newsletter automotive dealer day 02.09
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Newsletter Automotive Dealer Day del 10 Febbraio 2009TRANSCRIPT
Febbraio 2009
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DEALER DAY 2009 SI APRE ALLE RETI DI MACCHINE AGRICOLE E VEICOLI INDUSTRIALI
Il programma di
A u t o m o t i v e
Dealer Day
2009 completa la propria offerta di networking e
workshop formativi per la distribuzione automobilisti-
ca integrando all’interno dell’evento anche i conces-
sionari di Veicoli Industriali e di Macchine Agricole.
L’idea nasce dal desiderio di sfruttare le analogie e le
numerose possibilità di confronto e sviluppo reciproco
riscontrate negli anni, conservando però le particola-
rità specifiche dei diversi settori. A questo scopo sono
stati creati due “eventi nell’evento”: TaO e VinCom.
TaO, ovvero TractorA-
griObservatory, nasce con
il patrocinio e la collabora-
zione di Fieragricola, uno
dei principali eventi dedicati al settore dell’agricoltura,
ed inserisce all’interno del programma due sessioni
mirate dedicate esclusivamente ai dealer di macchine
agricole, con una zona coffee-break riservata per fa-
cilitare il networking tra gli operatori.
In particolare le aree trattate saranno:
Evoluzione del sistema di-
stributivo nel settore delle trat-
trici agricole: situazione del
13-14 Maggio 2009 7ª edizione
mercato Italia 2008. Nuovi scenari e prospettive futu-
re per Dealer e case
Come gestire più marchi nelle Concessionarie
dell’agromeccanica: nuove opportunità di business e
fonte di profitti aggiuntivi per i Dealer.
Multimarca: cosa fanno coloro che hanno succes-
so? Esperienze di business ed idee gestionali presen-
tate da alcuni Dealer multibrand.
VinCom è dedicato alle
aziende che operano nel-
la commercializzazione
dei Veicoli Industriali e Commerciali, ed è stato realiz-
zato con il supporto di Shell Rimula. Anche in questo
caso l’iniziativa prevede una zona networking e due
workshop dedicati al settore, che affronteranno le
seguenti tematiche:
La mobilità delle merci e il ruolo della strada: da-
ti, proiezioni e considerazioni sul Trasporto merci e
sul Mercato dei Veicoli Commerciali e Industriali.
Strategie ed evoluzione delle reti autorizzate nelle
vendite e nel post-vendita.
Esperienze di business ed idee gestionali nel Mar-
keting e nelle Vendite.
Fattori di successo nel post-vendita: riparatori
autorizzati ed indipendenti a confronto. Cosa fanno
coloro che hanno successo.
Service innovativo e profittevole? Stimoli e stru-
menti per competere con successo.
Interagire con i Potenziali Clienti ed i Parchi Auto
nella propria area
Fatturato e redditività per le concessionarie di Macchine Agricole Investimenti in assistenza per le officine di Veicoli Industriali
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NADA 2009: CRISI E OPPORTUNI-
TÀ DAGLI STATI UNITI
Nell’edizione 2009 della Convention della Nada
(National Automobile Dealers Association),
l’associazione dei concessionari americani, che si è
tenuta a New Orleans dal 24 al 27 gennaio, si è
respirata un’atmosfera di incertezza e preoccupa-
zione, ma anche di forte coesione. Il tema
dell’evento, “Committed to Community”, ovvero
impegnati nella comunità, assume un senso ancora
più forte in una fase di mercato così difficile, e sot-
tolinea il ruolo e l’importanza del concessionario
nell’economia del proprio tessuto sociale.
Ancora una volta, e forse più che nelle edizioni
precedenti, la partecipazione all’evento è stata
un’importante finestra sul settore e sui suoi svilup-
pi. La crisi globale del settore automotive ha avuto
un fortissimo impatto negli Stati Uniti: nel mese di
gennaio il mercato americano è sceso del 37,1%,
con Ford, General Motors e Chrysler che sono crol-
late rispettivamente del 41,6%, del 49% e del
50%. Il mercato ha registrato 15 mesi consecutivi
di calo, tornando ad un numero mensile di vetture
nuove vendute pari a quello di dicembre 1981.
Il mercato americano non si può più considerare
diverso e distante da quello europeo e, nello speci-
fico, da quello italiano. Le tematiche dei workshop
dell’evento si sono focalizzate sulla redditività del
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Post-Vendita e dell’Usato,
dal momento che la ven-
dita del nuovo non ga-
rantisce più margini. Le
problematiche del pas-
saggio generazionale, la
redditività dei concessio-
nari monosede, lo spostamento delle preferenze dei
clienti verso modelli più economici nel prezzo e nella
gestione sono tutte tematiche affrontate nelle sessio-
ni della Convention e certamente comuni con il no-
stro mercato. Un legame che si è rafforzato ulterior-
mente con la notizia, diffusa proprio durante la
Convention, dell’accordo raggiunto tra Fiat Group Au-
tomobiles e Chrysler, una delle Big Three di Detroit.
Febbraio 2009
LA SCHEDA
NADA, National Automobile Dealers Association.
Fondata nel 1917 rappresenta oggi 19.700 concessio-
nari di vetture e veicoli commerciali/industriali, sia na-
zionali che esteri, per un totale di oltre 43.000 manda-
ti
La NADA Convention è l’evento annuale della Nada,
con una affluenza nel 2008 di 26.000 visitatori nei 4
giorni di apertura.
L’area Expo nel 2008 contava oltre 600 aziende, che si
sono ridotte a poco più di 500 nel 2009.
Da sinistra: Maurizio Sala (Quintegia), Marco Grilli, John
McEleney (Nada Chairman 2009), Leonardo Buzzavo e Elisa Giachelle (Quintegia)
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I due mercati quindi non sono molto distanti per
quanto riguarda le complessità che i concessionari
devono affrontare quotidianamente. Possono esse-
re però diversi nella mentalità e negli strumenti
con cui vengono ricercate delle soluzioni. Ed è per
questo che da un paio di edizioni alla Nada
Convention partecipa un nutrito gruppo di italiani.
L’edizione 2009 è già la seconda in cui
l’organizzazione della Nada Convention offre ai
partecipanti italiani la possibilità di seguire alcuni
workshop con la traduzione simultanea, per supe-
rare la barriera della lingua e poter quindi seguire
alcuni dei workshop principali.
L’idea, partita lo scorso anno con l’iniziativa
“Italy@Nada” di Quintegia, ha portato il gruppo
italiano ad essere la rappresentativa straniera più
numerosa alla Convention di quest’anno, con circa
100 partecipanti.
Al gruppo di ricerca di Quintegia si sono uniti un
gruppo di concessionari ed autoriparatori Mercedes
-Benz, i vincitori e la giuria del premio “Con Noi al
Nada” organizzato da InterautoNews ed ExxonMo-
bil, il gruppo del consorzio di concessionari e ripa-
ratori Asconauto ed alcuni riparatori iscritti alla
Confartigianato di Treviso e Vicenza.
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Italy@Nada Reception 2009
Al termine dei 3 giorni di sessioni DealerLAB ha orga-
nizzato la “Italy@Nada” Reception, una serata dedi-
cata ai partecipanti italiani ed internazionali della Na-
da Convention. Il party si è tenuto al Plimsoll Club,
un locale esclusivo all’ultimo piano del World Trade
Center di New Orleans, ed ha visto la partecipazione
di molti relatori e membri del consiglio direttivo della
Nada, tra cui:
Annette Sykora, Chairman uscente della Nada
Paul Taylor, Chief Economist per le Analisi Indu-
striali della Nada
Albert Gallegos, Director of International Affairs
della Nada
Charles de Marcilly, European Public Affairs Direc-
tor del CECRA
Dmitri Goulin, Presidente ROAD (associazione
Dealer russi)
DealerLAB è una iniziativa di Quintegia.
Febbraio 2009
Elisa Giachelle, Project Manager di DealerLAB, con An-
nette Sykora, Nada Chairman 2008
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UNA CRISI CHE PARTE DA LONTANO E
CAMBIERÀ IL MODO DI PENSARE L’AUTO di Giuseppe Volpato*
La crisi finanziaria globale
innescata dai mutui subpri-
me ha colto l’industria
dell’auto nel pieno di una
crisi che ha ben altre origini.
Può spiegare quali sono le
cause che hanno trascinato
l’auto così in basso?
La crisi dell’industria automobili-
stica mondiale è il risultato di un sovrapporsi di con-
cause che stanno innescando un circolo vizioso. Ov-
viamente la situazione è differenziata, negli Stati
Uniti è decisamente più grave di quanto non lo sia
in Europa e Giappone, mentre nei paesi in fase di
decollo della motorizzazione (Cina, India, Russia,
Brasile, ecc.) si assiste ad un rallentamento della
crescita. Comunque in generale possiamo dire che
gli elementi della attuale crisi sono tre: un ciclo con-
giunturale negativo che negli ultimi anni ha prodotto
un rallentamento della crescita del PIL nei principali
paesi e una crescita dei prezzi che ha ridotto la ca-
pacità di spesa delle famiglie. Su questa situazione
di debolezza complessiva, che in Italia non aveva
colpito il mercato dell’automobile grazie agli incenti-
vi alla rottamazione che hanno portato ad una ven-
dita record nel 2007 di 2,5 milioni di vetture, si è
aggiunto un forte aumento dei prezzi dei carburanti,
che ha innescato una forte incertezza tra i consuma-
tori. Il caro-petrolio ha naturalmente rafforzata la
frenata. Infine su questa situazione si è abbattuta la
crisi finanziaria, inizialmente in USA, in cui le fami-
glie si sono trovate nell’impossibilità di pagare le
rate dei mutui sulla casa e sull’auto, con un tracollo
dei valori prima immobiliari e poi mobiliari. La crisi
di Wall Street ha poi avuto effetti negativi anche da
noi. Poiché nei paesi più industrializzati le famiglie
dispongono già dell’automobile (in Italia abbiamo
650 veicoli circolanti ogni 1.000 abitanti), buona
parte degli automobilisti hanno deciso di rinviare il
rinnovo di questo acquisto.
L’industria dell’auto riuscirà a superare la cri-
si? Entro quali tempi? In quali condizioni?
Il trasporto individuale è un elemento essenziale dello
sviluppo economico e dello stile di vita quindi possia-
mo essere certi che la domanda di autovetture ritor-
nerà a farsi significativa. Tuttavia i tempi di questa
ripresa sono incerti e legati soprattutto ad una ripre-
sa di fiducia. Se i Governi attueranno in brevissimo
tempo delle misure di sostegno alla ripresa economi-
ca e al reddito delle famiglie, la ripresa potrebbe ini-
ziare già nella seconda metà del 2009. Se invece si
perderà tempo la crisi di fiducia potrebbe avvitarsi su
sé stessa: meno consumi, riduzione dei posti di lavo-
ro, meno reddito per le famiglie e quindi un altro ta-
glio ai consumi e così via.
Uno dei fattori che hanno piegato l’industria
automobilistica soprattutto in nord-America è
il forte aumento dei carburanti. Nel pieno della
crisi in corso il prezzo del barile di greggio si è
dimezzato in poco più di tre mesi. Cosa dobbia-
mo prevedere?
Gli Stati Uniti stanno scontando una crisi che anche in
questo caso ha tante concause. Da molti anni il prez-
zo dei carburanti in USA è molto più basso di quanto
non sia in Europa (2,4 $ per gallone = 3,78 litri) per-
ché prima Clinton e poi Bush non hanno voluto gui-
dare la salita del prezzo alla pompa attraverso un
prelievo fiscale, anche modesto, che avrebbe spinto
le case americane GM, Ford e Chrysler a investire di
più un vetture relativamente più piccole, più leggere
e a minori consumi. Si consideri che una vettura di 5
metri e 20 quintali di peso da noi è una vettura deci-
samente grande, ma da loro è considerata solo me-
dia. Inoltre le tre grandi case americane hanno segui-
to la domanda di vetture con prestazioni più elevate
con gli stessi motori, ma più grandi. In questo modo
però hanno perso fette crescenti di mercato sia a fa-
vore dei produttori europei che offrono modelli ad
alta tecnologia e consumi contenuti (BMW, Mercedes,
Audi, ecc.), sia a favore dei produttori giapponesi che
hanno vetture (medio-piccole per gli standard ameri-
cani) più moderne e personalizzate. La crescita del
costo dei carburanti ha contratto anche la domanda
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Il seguente articolo è stato pubblicato dal mensile
Autopro nel numero di dicembre 2008
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dei pick-up e dei SUV grandi (oltre 2,5 tonnellate di
peso) che erano le ultime riserve di caccia dei co-
struttori domestici. Ora il prezzo dei carburanti si è
ridotto, ma la gente teme che sia un fatto tempora-
neo, e ha ragione, perché i paesi dell’OPEC adesso
ridurranno la produzione per cercare di far risalire il
barile di petrolio.
Dalla crisi che stiamo vivendo scaturirà un
nuovo prodotto automobilistico?
Certamente il prodotto automobilistico dovrà cam-
biare. Un po’ perché i consumatori sono sempre più
diversi fra loro. In California abbiamo automobilisti
danarosi che hanno prenotato vetture elettriche con
le prestazioni di una Ferrari, ma da noi nessuno vor-
rebbe una vettura così perché il rombo ovattato di
una Ferrari o quello più profondo di una Lamborghini
sono una delle caratteristiche più importanti. In città
invece cresceranno ancora le piccole vetture. In Ita-
lia il 43% delle famiglie hanno più di una vettura in
garage e quindi sempre più famiglie ridurranno i co-
sti di trasporto urbano tenendo una vettura solo per
gli spostamenti lunghi e prendendo una vettura più
piccola per un uso cittadino.
Il salone di Parigi e la crisi petrolifera ha chia-
ramente indicato che le case credono che la
scelta a medio termine siano le vetture ibride
e quelle elettriche. E dopo?
La riduzione di emissioni nocive (CO e NOX) e del
gas ad effetto serra (CO2) è ormai una necessità
soprattutto nei centri urbani. Quindi avremo senza
dubbio un aumento di vetture ibride ed elettriche
(Pure Electric Vehicle-PEV), ma si consideri che le
vetture ibride consumano meno nell’uso cittadino,
ma costano di più e non danno vantaggi nei trasferi-
menti autostradali. Le vetture PEV cresceranno cer-
tamente nei prossimi anni, ma la previsione più otti-
mista stima 1 milione di unità per il 2015 e 2,4 milio-
ni per il 20020. Però nel 2015 la domanda comples-
siva mondiale di autovetture sarà di circa 85 milioni,
pertanto la quota di PEV risulterebbe comunque infe-
riore all’1%. In altre parole i motori tradizionali man-
terranno un ruolo preminente, anche perché sono
ancora lontani dall’aver raggiunto il loro massimo
sviluppo in termini di efficienza energetica. In Italia
poi le motorizzazioni a metano e a GPL sono
un’ottima alternativa che lo stato dovrebbe favorire
ulteriormente perché assicurano costi inferiori e forte
abbattimento delle emissioni nocive.
Dagli USA arrivano notizie inquietanti sulla
tenuta dei concessionari: molti falliscono o
vengono acquisiti da strutture più solide. Co-
me vede la situazione in Italia?
La situazione è difficilissima sia in USA che in tutta
Europa. In USA Annette Sykora, Chairman della Na-
tional Automobile Dealers Association (NADA) il 19
novembre, parlando di fronte al Comitato House Fi-
nancial Services, per richiedere l’aiuto del Congresso
per i concessionari americani, ha sottolineato che si
prevede che le 21.534 dealership del 1° gennaio
2008 scenderanno a 19.700 per la fine dell’anno con
la perdita di almeno 50.000 posti di lavoro. La crisi
sta colpendo sia grandi concessionari che i piccoli.
AutoNation il più grande gruppo americano, quotato
in borsa, ha dichiarato una perdita di 1,41 miliardi di
dollari nel solo terzo trimestre 2008. Mentre le con-
cessionarie di proprietà di minoranze etniche (neri e
ispano-americani) attualmente pari a 2.100 sono a
rischio di chiusura nel 75% dei casi data la loro mo-
desta capitalizzazione. In Europa e in Italia la situa-
zione non è così drammatica, ma è certamente gra-
ve. L’applicazione della New Block Exemption Regu-
lation del 2002, che scadrà tra un anno, ha spinto le
case ha chiedere forti investimenti espositivi per ri-
spettare alti standard qualitativi legati alla distribu-
zione selettiva e questa caduta della domanda colpi-
sce i concessionari in una fase molto delicata. Le
concessionarie stanno cercando di reggere svilup-
pando i business collaterali come l’usato (soprattutto
le grandi concessionarie che acquistano dalle società
di noleggio), e l’assistenza puntando anche su ricam-
bi di concorrenza: pneumatici, navigatori, olio, ecc.
Ma se le case non intervengono rivedendo le condi-
zioni di fornitura corrono il rischio di trovarsi fra bre-
ve con una rete decimata.
* Professore Ordinario di Economia e Direzione dei
Settori di Aziende Industriali, Università Ca' Foscari
Venezia.
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Grandi e piccoli concessionari
di fronte alla crisi
Con la caduta della domanda viene a mancare os-
sigeno per il funzionamento della distribuzione
automobilistica, e la respirazione del sistema di-
venta molto faticosa. Ma ci sono differenze negli
effetti della crisi e nelle risposte adottate tra i con-
cessionari di grande dimensione e quelli più pic-
coli? Per rispondere occorre guardare più da vicino
alla struttura commerciale di queste aziende e alle
loro logiche di funzionamento.
Le aziende concessionarie operano da rivenditori,
cioè acquistano dalle case automobilistiche dei
quantitativi di vetture che poi puntano a rivendere
nel mercato. Il finanziamento dei quantitativi di
vetture acquistati dalla concessionaria è coperto
per un certo periodo di tempo (ad esempio 45
giorni) dalla casa automobilistica (si parla a tale
proposito di franchigia). Escludendo i modelli che
“tirano” nel mercato o le vetture ordinate su misu-
ra dai clienti, i concessionari sono vincolati ad or-
dinare determinati quantitativi di vetture secondo
gli obiettivi stabiliti dalle case, e pertanto accumu-
lano grandi quantità di stock di vetture nuove in-
vendute, spesso pari all’equivalente di oltre due
mesi di vendite. In periodi di crisi particolarmente
gravi come quello attuale, gli stock possono arri-
vare all’equivalente di diversi mesi di vendite (per i
marchi in difficoltà vi è il rischio di superare i 180
giorni). Questo si traduce in due effetti principali:
in primo luogo la pressione di stock elevati induce
a forti sconti per conquistare i clienti (con un peg-
gioramento dei margini commerciali). In secondo
luogo gli stock abbondanti generano oneri finan-
ziari il cui impatto, in presenza di una stretta del
credito e un aumento del costo del denaro (come
quello verificatosi nelle ultime settimane) rappre-
senta una miscela esplosiva sui conti economici
delle concessionarie. Si tratta letteralmente di una
combinazione micidiale, dove gli oneri finanziari
finiscono per erodere ancora di più la già bassa
redditività operativa o, come più spesso accade in
questo periodo, portano i conti in rosso.
Come reagiscono allora i concessionari? I grandi
dealer, come emerso da numerosi interventi al
recente Top50 Dealer Forum (l’evento organizzato
annualmente da Quintegia e dedicato alle proble-
matiche strategiche e gestionali dei grandi dealer),
tendono in primo luogo a dedicare più attenzione
al controllo di gestione, affinando meccanismi di
monitoraggio che possono spingersi fino alla defi-
nizione di budget su base giornaliera, e allo stretto
controllo di indicatori di costo ad ampio spettro.
Parallelamente, i grandi dealer sono spinti a rive-
dere i meccanismi di incentivazione dei venditori,
per allineare il sistema delle provvigioni alla per-
formance complessiva dell’azienda.
E i concessionari più piccoli? La loro minore di-
mensione (e il fatto che spesso operano in una o
due sedi solamente) rende meno impellente un
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Riportiamo un articolo pubblicato da Il Sole 24 Ore di lunedì 1
dicembre 2008 realizzato da Luca Montagner, Project
manager Ricerche di Quintegia
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ROS (Ebit) 2006
ROS (Ebit) 2007
% interessi passivi su fatturato 2006
% interessi passivi su fatturato 2007
Top50 dealer 1,9% 1,8% 0,9% 0,9%
Altri dealer 1,4% 1,2% 0,8% n.d.
Fonte: Quintegia – Campione esplorativo di circa 100 dealer (30 tra i Top50)
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sistema strutturato di controllo di gestione, che
può essere surrogato da una presenza imprendito-
riale più vicina (anche fisicamente) ai fenomeni
d’azienda. Inoltre, la minore dimensione fa sì che i
più piccoli possano essere un po’ più agili e flessi-
bili in alcune voci di costo: si pensi ad esempio al
fatto che in una concessionaria in mano ad un im-
prenditore spesso non esista un livello gerarchico
di figure manageriali di spessore come in un gran-
de gruppo, per cui di fronte a momenti di crisi
l’imprenditore “tira la cinghia” presagendo un bi-
lancio peggiore, ma senza trovarsi dei manager a
libro paga.
Nel complesso, sia che si tratti di grandi o piccoli
concessionari, ciò che accade di fronte ad una crisi
profonda, è una forte attenzione al controllo dei
costi. Di fronte ad esigenze impellenti di recupero
di redditività è più probabile che si operino dei ri-
sparmi dove c’è maggiore discrezionalità nel breve
termine, ed è ciò a cui assistiamo attualmente.
Ecco infatti che alcune spese, tra cui in particolare
la comunicazione e la formazione, vengono ridotte
non perché meno importanti ma perché tra le po-
che su cui è possibile intervenire rapidamente, alla
frenetica rincorsa di un recupero di redditività.
Purtroppo non vi sono previsioni o stime sufficien-
temente attendibili circa la redditività dei dealer
per il 2008, un anno segnato da profonde difficol-
tà soprattutto nel secondo semestre. Tuttavia è
piuttosto scontato ipotizzare un forte peggiora-
mento della performance aziendale, che ha già
segnato dei cedimenti tra il 2006 e il 2007
(nonostante il record di immatricolazioni registrato
lo scorso anno) come evidenzia la figura a lato,
che riporta il ROS (ebit) e l’incidenza degli interes-
si passivi sul fatturato complessivo nel 2006 e nel
2007, distinguendo tra Top50 dealer e concessio-
nari di minori dimensioni.
Luca Montagner, ICDP (International Car Distribution
Programme), Project manager Ricerche Quintegia
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Da lunedì 9 febbraio online il nuovo sito di
Automotive Dealer Day Si rinnova completamente il sito di Automotive
Dealer Day, www.dealerday.it.
Dal portale è possibile iscriversi all’evento,
controllare il programma delle giornate, guar-
dare le fotogallery e scaricare le presentazioni
delle precedenti edizioni ed acquistare i cd-
rom con le registrazioni audio-video delle ses-
sioni 2007 e 2008
Sono disponibili online inoltre tutti i numeri
della newsletter di Automotive Dealer Day e la
rassegna stampa relativa all’evento.
Vai al sito
www.dealerday.it