inchiostro fresco: febbraio 2015

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La madrina del mese è Laura Chiaramonte di Novi Ligure - Sul nostro sito servizio di Chiara Boarini con foto di Claudio Passeri Sped. in abb. post. D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1 comma 1 D.C.B. / Alessandria / nr 570 anno 2005 / Taxe perçue / Tassa risc. ord. (inf. 500 pz) www.inchiostrofresco.it - [email protected] - Tel. 0143/46.569 Distribuito gratuitamente La voce del tuo territorio La voce del tuo territorio ANNO XXX / N. 1 - FEBBRAIO 2015 Fondato nel 1985 Fondato nel 1985 Nel Magazine la storia di un locale cult del Basso Piemonte: il Mulino di Borghetto Borbera - Un’intervista di Mattia Nesto ad Alessandro Grosso Torriglia: una gara di solidarietà per Ilaria - Tutto nelle pagine delle Valle Scrivia Torriglia: una gara di solidarietà per Ilaria - Tutto nelle pagine delle Valle Scrivia A Masone concessa la cittadinanza onoraria al prof. Saccomanno A Masone concessa la cittadinanza onoraria al prof. Saccomanno Ecco il conto dell’alluvione Ecco il conto dell’alluvione Intervista a Mario Pesce, Primo Cittadino di Castelletto d’Orba C astelletto d’Orba, assie- me a Viguzzolo, è sta- to il paese più colpito della provincia di Alessandria durante l’alluvione dello scorso ottobre”. Queste le parole di Ma- rio Pesce, Sindaco di Castelletto che ha dovuto affrontare (come del resto i suoi colleghi dell’Oltre- giogo) il catastrofico evento allu- vionale. Pesce, dopo la classica riunione mattutina che tiene con i cantonieri per pianificare i lavori da farsi in giornata (“Il controllo del territorio prima di tutto” ), ha accolto nel suo ufficio i reporter de “l’inchiostro fresco”, ai quali ha mostrato in cifre i danni subiti dal paese: “Richiesta danni generici 991.000 euro, richiesta danni per le attività commerciali e impren- ditoriali 256.000, 36.000 euro per i terreni, mentre per quelli desti- nati alle attività 89.000 euro. Per un ammontare pari a 1 milione 372.426. Una montagna, letteral- mente, di soldi”. Castelletto (come ha sottolineato il sindaco) è stato il paese più sinistrato, perché è attraversato da ben due torrenti, l’Albara e l’Albedosa. I due corsi d’acqua, che scorrono in budelli stretti tra vie e case, sono tracima- ti e l’irruenza delle acque ha finito per “svuotare” le case degli ogget- ti e dei beni contenuti: “La furia dell’acqua ha portato via qualcosa come centomila euro di suppellet- tili – ci dice il sindaco – ora diven- tata, spiace dirlo, spazzatura”. Una giornata vissuta davvero con Sul nostro sito ampio reportage fotografico e video realizzato da Gian Battista Cassulo, Davide Parodi e Mattia Nesto. tanta paura: “Ricordo che alle 8.20 ero sul ponte del Cannone, quan- do è arrivata la prima ondata ed era tutto tranquillo, non pioveva neppure – afferma Pesce – Poi, in- torno alle 9.30-10.45 il finimon- do, un mare è esploso da questi due torrenti. Per come sono anda- te le cose è un miracolo che nessu- no si sia fatto male. Per fortuna a quell’ora i bambini erano già tutti al sicuro, a scuola”. Anche grazie all’impegno quotidiano del senato- re Federico Fornaro (già sindaco di Castelletto d’Orba) “a cui quoti- dianamente rompo le scatole sulla questione”, Pesce ci dice che Stato e Regione Piemonte stanzieranno i fondi necessari, probabilmente non tutti, ma buona parte, al fine di fare ripartire il paese. “Grande la risposta dei castellettesi e di tut- te quelle ragazze e ragazzi che ci hanno dato una mano – ricorda il Sindaco – Senza di loro non ci sa- remmo potuti rialzare in così bre- ve tempo. Un grazie speciale an- che a Don Stefano, alla Caritas e alla Croce Verde Ovadese che sono riusciti a fare avere alle persone colpite dall’alluvione 43 elettrodo- mestici”. L’Amministrazione ha an- che aperto un conto corrente dedi- cato agli alluvionati: “Non certo per trovare tutti i fondi utili, ma per far sentire meno sole queste per- sone sfortunate”, dice il sindaco. In conclusione Pesce ha voluto ri- cordare come “La strada e il ponte per i Crebini Cazzuli (ndr: dura- mente colpita durante l’alluvione) è di competenza provinciale. I la- vori di ripristino sono già partiti e abbiamo avuto rassicurazioni verbali da Alessandria che quanto prima la situazione tornerà nor- male”. Mattia Nesto N on ereditiamo la terra dai nostri avi; la prendiamo a prestito dai nostri figli. Nostro è il dovere di restituirgiela”. Questa la risposta di un pel- lerossa ad un colono bianco che gli chiedeva perchè la sua tribù cercasse di utiliz- zare meno risorse possibili, facendo anche dei sacrifici. Per anni, pubblico e priva- to in Italia hanno seguito la regola opposta: costruire, pensando solo al vantaggio immediato. Al massimo, si tentava di rimediare gra- zie alla buona volontà del privato o, più spesso, na- scondendo il tutto con una sanatoria. La crisi ha ridot- to stanziamenti pubblici ed attivismo privato: risultato, il territorio cede ed il citta- dino ne paga il prezzo. Le recenti alluvioni nel Ge- novesato e nell’Oltregiogo dimostrano come la poli- tica “costruisci ora, pen- sa poi” non paga. I danni, in termini di produzione, paura e (purtroppo) vite umane, sono ormai trop- po rilevanti e spingono ad un cambio radicale di strategia. Allora, il primo passo è una rinnovata fermezza dello Stato: ba- sta nascondere la polvere sotto il tappeto, è tempo di dare ai nostri figli una terra degna (e sicura) di essere abitata. Matteo Clerici Quale eredità? Quale eredità? P ubblichiamo questa vignetta uscita dalle matite di Gianni Bozzola in solidarietà e rispetto verso le vittime dell’attentato parigino a Charlie Hebdo. Un attacco alle libertà occidenta- li, in particolare alla libertà di parola e di espres- sione. Valori simbolo scaturiti dalla Rivoluzione Francese del 1789, quando dalla rappresentanza per ceti si passò alla rappresentanza individuale e libertaria, archiviando definitivamente il con- cetto teocratico dell’origine del potere. La Redazione Le giovani speranze del Carrosio calcio - pag. 29 Le giovani speranze del Carrosio calcio - pag. 29 di Federico Cabella “Il sentiero è tracciato” P artiamo dalle splendide coste di Lerici e passiamo attraverso la pia- na di San Lazzaro di Savena per arrivare nelle nostre dolci colline. Percorso tortuoso” dirà qualcuno: non è un caso, perché tortuosa è an- che la materia di cui vogliamo parlare. È cronaca ormai dell’anno scorso che il primo cittadino del grazioso paese ligure ha approvato il nuovo piano urbanistico, cancellando le nuove costruzioni e fermando così il consumo del territorio. segue nelle pagine centrali

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Page 1: Inchiostro Fresco: febbraio 2015

1l’inchiostro frescoFebbraio 2015

La madrina del mese è Laura Chiaramonte di Novi Ligure - Sul nostro sito servizio di Chiara Boarini con foto di Claudio Passeri

Sped. in abb. post. D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1 comma 1 D.C.B. / Alessandria / nr 570 anno 2005 / Taxe perçue / Tassa risc. ord. (inf. 500 pz)

www.inchiostrofresco.it - [email protected] - Tel. 0143/46.569 Distribuito gratuitamente

La voce del tuo territorioLa voce del tuo territorio ANNO XXX / N. 1 - FEBBRAIO 2015

Fondato nel 1985Fondato nel 1985

Nel Magazine la storia di un locale cult del Basso Piemonte: il Mulino di Borghetto Borbera - Un’intervista di Mattia Nesto ad Alessandro Grosso

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Ecco il conto dell’alluvioneEcco il conto dell’alluvioneIntervista a Mario Pesce, Primo Cittadino di Castelletto d’Orba

“Castelletto d’Orba, assie-me a Viguzzolo, è sta-to il paese più colpito

della provincia di Alessandria durante l’alluvione dello scorso ottobre”. Queste le parole di Ma-rio Pesce, Sindaco di Castelletto che ha dovuto affrontare (come del resto i suoi colleghi dell’Oltre-giogo) il catastrofi co evento allu-vionale. Pesce, dopo la classica riunione mattutina che tiene con i cantonieri per pianifi care i lavori da farsi in giornata (“Il controllo del territorio prima di tutto” ), ha accolto nel suo uffi cio i reporter de “l’inchiostro fresco”, ai quali ha mostrato in cifre i danni subiti dal paese: “Richiesta danni generici 991.000 euro, richiesta danni per le attività commerciali e impren-ditoriali 256.000, 36.000 euro per i terreni, mentre per quelli desti-nati alle attività 89.000 euro. Per un ammontare pari a 1 milione 372.426. Una montagna, letteral-mente, di soldi”. Castelletto (come ha sottolineato il sindaco) è stato il paese più sinistrato, perché è attraversato da ben due torrenti, l’Albara e l’Albedosa. I due corsi d’acqua, che scorrono in budelli stretti tra vie e case, sono tracima-ti e l’irruenza delle acque ha fi nito per “svuotare” le case degli ogget-ti e dei beni contenuti: “La furia dell’acqua ha portato via qualcosa come centomila euro di suppellet-tili – ci dice il sindaco – ora diven-tata, spiace dirlo, spazzatura”. Una giornata vissuta davvero con

Sul nostro sito ampio reportage fotografi co e video realizzato da Gian Battista Cassulo, Davide Parodi e Mattia Nesto.

tanta paura: “Ricordo che alle 8.20 ero sul ponte del Cannone, quan-do è arrivata la prima ondata ed era tutto tranquillo, non pioveva neppure – afferma Pesce – Poi, in-torno alle 9.30-10.45 il fi nimon-do, un mare è esploso da questi due torrenti. Per come sono anda-te le cose è un miracolo che nessu-no si sia fatto male. Per fortuna a quell’ora i bambini erano già tutti al sicuro, a scuola”. Anche grazie all’impegno quotidiano del senato-

re Federico Fornaro (già sindaco di Castelletto d’Orba) “a cui quoti-dianamente rompo le scatole sulla questione”, Pesce ci dice che Stato e Regione Piemonte stanzieranno i fondi necessari, probabilmente non tutti, ma buona parte, al fi ne di fare ripartire il paese. “Grande la risposta dei castellettesi e di tut-te quelle ragazze e ragazzi che ci hanno dato una mano – ricorda il Sindaco – Senza di loro non ci sa-remmo potuti rialzare in così bre-ve tempo. Un grazie speciale an-che a Don Stefano, alla Caritas e alla Croce Verde Ovadese che sono riusciti a fare avere alle persone colpite dall’alluvione 43 elettrodo-mestici”. L’Amministrazione ha an-che aperto un conto corrente dedi-cato agli alluvionati: “Non certo per trovare tutti i fondi utili, ma per far sentire meno sole queste per-sone sfortunate”, dice il sindaco. In conclusione Pesce ha voluto ri-cordare come “La strada e il ponte per i Crebini Cazzuli (ndr: dura-mente colpita durante l’alluvione) è di competenza provinciale. I la-vori di ripristino sono già partiti e abbiamo avuto rassicurazioni verbali da Alessandria che quanto prima la situazione tornerà nor-male”.

Mattia Nesto

“Non ereditiamo la terra dai nostri avi;

la prendiamo a prestito dai nostri fi gli. Nostro è il dovere di restituirgiela”. Questa la risposta di un pel-lerossa ad un colono bianco che gli chiedeva perchè la sua tribù cercasse di utiliz-zare meno risorse possibili, facendo anche dei sacrifi ci. Per anni, pubblico e priva-to in Italia hanno seguito la regola opposta: costruire, pensando solo al vantaggio immediato. Al massimo, si tentava di rimediare gra-zie alla buona volontà del privato o, più spesso, na-scondendo il tutto con una sanatoria. La crisi ha ridot-to stanziamenti pubblici ed attivismo privato: risultato, il territorio cede ed il citta-dino ne paga il prezzo. Le recenti alluvioni nel Ge-novesato e nell’Oltregiogo dimostrano come la poli-tica “costruisci ora, pen-sa poi” non paga. I danni, in termini di produzione, paura e (purtroppo) vite umane, sono ormai trop-po rilevanti e spingono ad un cambio radicale di strategia. Allora, il primo passo è una rinnovata fermezza dello Stato: ba-sta nascondere la polvere sotto il tappeto, è tempo di dare ai nostri fi gli una terra degna (e sicura) di essere abitata.

Matteo Clerici

Quale eredità?Quale eredità?

Pubblichiamo questa vignetta uscita dalle matite di Gianni Bozzola in solidarietà e

rispetto verso le vittime dell’attentato parigino a Charlie Hebdo. Un attacco alle libertà occidenta-li, in particolare alla libertà di parola e di espres-sione. Valori simbolo scaturiti dalla Rivoluzione Francese del 1789, quando dalla rappresentanza per ceti si passò alla rappresentanza individuale e libertaria, archiviando defi nitivamente il con-cetto teocratico dell’origine del potere.

La RedazioneLe giovani speranze del Carrosio calcio - pag. 29 Le giovani speranze del Carrosio calcio - pag. 29

di Federico Cabella“Il sentiero è tracciato”Partiamo dalle splendide coste di Lerici e passiamo attraverso la pia-

na di San Lazzaro di Savena per arrivare nelle nostre dolci colline. “Percorso tortuoso” dirà qualcuno: non è un caso, perché tortuosa è an-che la materia di cui vogliamo parlare. È cronaca ormai dell’anno scorso che il primo cittadino del grazioso paese ligure ha approvato il nuovo piano urbanistico, cancellando le nuove costruzioni e fermando così il consumo del territorio.

segue nelle pagine centrali

Page 2: Inchiostro Fresco: febbraio 2015

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AI LETTORI

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2 l’inchiostro frescoFebbraio 2015 TERRITORIO

“Enzo è stato un uomo che professionalmen-te amava molto la

politica genuina e la scuola. La laurea in lettere e fi losofi a lo ha condotto a dedicare tutta la sua breve vita ad Ovada, la sua città. In questo borgo antico adagiato sui rilievi tra Piemonte e Ligu-ria, Enzo è stato prima pro-fessore di liceo, poi preside di scuola media. La capacità di attuare metodi d’insegnamen-to innovativi, aperti al dialo-go con tutti gli addetti, gli ha permesso di guadagnarsi l’af-fetto incondizionato di allievi, colleghi ed in genere di tutto il personale scolastico. L’acuta intelligenza di cui era dotato gli ha consentito di diventa-re presto un protagonista sia come politico sia come pubblico amministratore. Uomo che ave-

va come principio fondamen-tale il rispetto della libertà di pensiero, ha trovato la sua giusta collocazione in quel partito che negli anni Settanta maggiormente ri-spondeva a questa caratteristica: il Partito Socialista Italiano. I suoi in-terventi nelle as-semblee di partito e con i cittadini erano sempre ca-ratterizzati da una lucidità d’analisi che non aveva con-fronti. Nei tempi in cui il Partito So-cialista era al governo del Paese e della Regione Piemonte, Enzo ha sempre indirizzato tutti i propri sforzi e tutte le autore-voli conoscenze intessute nel corso degli anni a livello nazio-nale, per favorire lo sviluppo della sua città. A riscontro di questo fatto, moltissimi ovade-si affermano come Ovada abbia vissuto il solo periodo di eccel-lenza proprio quando Enzo ne è stato Vice sindaco e poi Pre-sidente dell’Asl. La realizza-zione dell’ospedale civile di via Ruffi ni è sicuramente l’esempio più signifi cativo. Purtroppo l’aver dedicato tutte le sue ca-pacità e tutto il suo impegno in una città profondamente ancorata ad una tradizione di

potere matrice PCI, ha avuto per lui risultati penalizzanti. Infatti ad Ovada tutto quello che deriva da una parte politi-ca diversa da quella che anco-ra oggi risulta maggioritaria,

Dedichiamo l’ospedale Dedichiamo l’ospedale di Ovada a Genocchio di Ovada a Genocchio

Una proposta de “l’inchiostro fresco” per ricordare un uomo politico ovadese

è cosa, pare, da cancellare o dimenticare. Quando Enzo si rese conto dell’impossibilità di abbattere questo “muro di Ber-lino”, decise di impegnarsi in un contesto molto più ampio, ottenendo subito importan-ti riconoscimenti nel partito Socialista prima ed in Forza Italia poi. Ma la malattia del secolo, il cancro, lo portò via, proprio quando stava rag-giungendo i massimi livelli della sua carriera politica, a tutte le persone che gli voleva-no e gli vogliono, ancora bene. Oggi Ovada è diventata una città dormitorio e vive anco-ra quasi esclusivamente delle opere realizzate da Vincenzo Genocchio, come giustappun-to l’ospedale per la difesa del quale attualmente sono sorti numerosi comitati. Però fi no ad ora l’Amministrazione co-munale se ne è guardata e se ne guarda bene da denomina-re l’ospedale civile con il suo nome, anzi il posizionamen-to di una targa a suo ricor-do (posta nell’atrio d’ingres-so), è stata un’iniziativa non partita dalle Istituzioni ma voluta unicamente del perso-nale dell’ospedale stesso. Caro Enzo, non importa. Tutti quel-li che ti hanno stimato e voluto bene non hanno dimenticato la tua espressione intrigante ed affettuosa nello stesso tem-po. Io non potrò mai scordare le tante ore trascorse insieme come compagni di partito e come amico, le tue parole e le canzoni che amavi tanto”.

Pier Sandro CassuloGià sindaco di Capriata d’Orba

fondamen-a libertà di

la sua

Casualmente andan-do ad Ovada per

un servizio fotografi -co abbiamo visto un manifesto che annun-ciava una conferenza in ricordo di Vincenzo “Enzo” Genocchio. Ci ha fatto piacere il fatto che quest’uomo politi-co venga ricordato per il suo impegno nei con-fronti dei suoi concitta-dini. Infatti Genocchio è stato un vero pro-tagonista nel mondo della politica ovadese e non. Abbiamo quindi chiesto all’ex sindaco di Capriata d’Orba, Pier Sandro Cassulo, il qua-le è stato per molti anni un amico e collaborato-re di Enzo Genocchio, una rifl essione, mista al ricordo personale, di questo politico che per anni ha militato nelle fi la del Partito Sociali-sta Italiano.

La redazione

Uffi ciali aristocratici e reclu-te in miseria, analfabeti ed intellettuali, industriali e

pastori. La Prima Guerra Mondiale è uno spaccato della società italia-na: logico che ne mostri uno degli aspetti più rilevanti, come la super-stizione. Tra gli oggetti più usati, simboli religiosi. Esponenti di una fede popolare, i soldati italiani pen-savano che crocifi ssi, medagliette ed ex voto fossero in grado di devia-re o fermare i proiettili. Alcuni per sicurezza, accoppiavano al possesso l’invocazione del santo protettore o quello più venerato nel proprio pae-se. Con il progredire del confl itto, la religione viene quantomeno accan-tonata. Benito Mussolini, all’epoca in prima linea, ricorda come ogni soldato creava il suo portafortuna personalizzato. I simboli sacri la-sciarono spazio a statuette d’avorio, cornetti e lettere dei familiari. I più arditi toccavano le stellette dei su-periori, mentre i più romantici por-tavano con sé un sacchettino di ter-ra raccolta vicino casa: nel peggiore dei casi, non sarebbero stati seppel-liti in terra “totalmente” straniera.

Matteo Clerici

100 anni fa 100 anni fa l’Italia entrava l’Italia entrava

in guerrain guerraIl 24 maggio 1915 il nostro Paese, rompen-

do la Triplice Alleanza entrava in guerra a fi anco della Triplice Intesa contro gli Imperi Centra-li. Da questo numero vi propor-remo una serie di anedoti sulla Grande Guerra.

Page 3: Inchiostro Fresco: febbraio 2015

Dott. Sergio DianaMedico Chirurgo

Prof. a c. di impiantologiaUniversità di Genova

Specialista in Chirurgia Maxillo - FaccialeSpecialista in Odontostomatologia

C.T.U. Tribunale di Genova

[email protected] urgenze festivo 393/20.00.084

OrariVia Torino 54

OvadaLun 9 - 12.30Mer 9 - 12.30

Gio 15 - 19.30

Tel. 0143/80.301

Via XX Settembre 8/2 GenovaLun 15 - 19.30Mar 9 - 17.00Mer 15 - 19.30Ven 15 - 19.30Tel. 010/54.37.64 Tel e Fax 010/58.88.75

Un campanile da salvareUn campanile da salvareGnocchetto d’Ovada riferimento religioso anche per la Valle Stura

Iniziati alla frazione Gnocchetto d’O-vada i lavori di restauro al campanile della Chiesa del Santissimo Croci-

fi sso risalente al 1935. I lavori relativi alle opere murarie sono fi nanziati dal Comune di Belforte Monferrato, nel cui territorio si trova la Chiesa e una parte della frazione, e dalla Regione Piemonte per una spesa di trentamila Euro, messi a disposizione dal Gal Borba attraverso il bando del “Programma di svilup-po locale Le vie del Bene-essere”. Alle casse della chiesa competerà la spesa per il ripristino delle quattro campane, con una spesa di circa diecimila Euro. Resteranno poi da affrontare una serie di opere riguardanti i muri di sostegno dell’intercapedine retrostante la chiesa, le scale laterali esterne ed altri inter-venti alle pareti esterne della chiesa e della canonica. Già negli anni 2004-2005 si erano svolti i lavori di restauro del tetto e della facciata della chiesa fi nan-ziati dalla popolazione, dalla Diocesi di Acqui Terme, dal Comune di Belforte

Monferrato e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Torino. Tra l’altro nella Parrocchia viene allestito in occasione del Natale il caratteristico presepe uno dei più belli e meno conosciuti dell’ova-dese e della Valle Stura, realizzato dalla famiglia Pastorino su una superfi cie di circa cinque metri quadrati e compren-dente anche alcuni elementi meccaniz-zati. Una Parrocchia non priva di un suo fascino tanto che si racconta che, dove ora sorge il tempio, esisteva un “pilo-ne” antichissimo sul quale era dipinta e diffi cile da cancellare un’ immagine del Crocifi sso. Proprio in quel luogo, al tempo custodito da un eremita e da due fedelissimi chiamati “Protettori del Cro-cifi sso”, nacque il Sante Criste. Non solo gli abitanti della frazione Gnocchetto sono legati a questa Chiesa, ma anche famiglie di Belforte, Ovada e della vicina Valle Stura che si ritrovano durante la S. Messa del sabato delle ore 16 durante il periodo che va dal 28 marzo fi no al 31 ottobre. (l.r.)

Ravera: il nodo del bilancioRavera: il nodo del bilancioCome di consueto, a ini-

zio anno, il Sindaco di Belforte, Franco Rave-

ra, ha informato le famiglie del paese con una lettera in cui si delinea l’elenco dei lavori e delle spese sostenute nel cor-so del 2014, oltre alle prospet-tive future. Tra i lavori iniziati e terminati nell’ anno appena trascorso fi gura la messa in si-curezza per i danni alluvionali della strada comunale Belforte – Sante Criste per un importo di 112.100 Euro, mentre tra i lavori iniziati e non ancora terminati fi gurano la realiz-zazione del collettore fogna-rio da zona ponte di Belforte a depuratore comunale per 200.000 Euro, l’allargamento e nuova illuminazione pubbli-ca Via Rossiglione per 94.000 Euro e la ristrutturazione del campanile della Chiesa Sante Criste alla frazione Gnocchet-to con un contributo della Gal Borba per 45.000 Euro. Sono stati anche effettuati inter-venti dalla società di gestione del servizio idrico integrato Comuni Riuniti Belforte Mon-ferrato, riguardanti la sostitu-zione delle catene depuratore comunale per 1.300 Euro, il ri-facimento delle condotte idri-che per 13.000 Euro, la sostitu-zione di due pompe sommerse dell’acquedotto comunale per 6.000 Euro, la manuten-zione degli impianti elettrici dell’acquedotto comunale per 6.200 Euro e il ripristino delle condotte per danni alluvionali per 48.000 Euro. A preoccu-pare però il primo cittadino è il fatto che le nuove norma-tive sulle imposte municipali

(IMU, TARI, TASI), privano l’amministrazione comunale di imposte proprie per un va-lore di 300.000 Euro, per cui Belforte Monferrato non sarà più in grado di garantire inve-stimenti sulle infrastrutture e i servizi volti al miglioramen-to del bene pubblico come è avvenuto in passato. Inoltre il Sindaco, quale presidente dell’Unione dei Comuni “Dal Tobbio al Colma”,( con Belfor-te fi gurano i Comuni di Bosio, Casaleggio Boiro, Cremolino, Lerma, Molare, Moltaldeo, Mornese e Tagliolo Monferra-to), dopo i danni alluvionali del 13 ottobre scorso, si è fatto portavoce presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, affi nché, in luogo di fi nanzia-menti e contributi, si possano utilizzare, per il tempo neces-sario all’ammortamento di interessi e capitale, gli introiti IMU provenienti dai fabbricati di tipo D ubicati nel proprio territorio. Infatti la particolare posizione geografi ca e l’ocula-ta politica amministrativa han-no consentito l’insediamento nel Comune di diverse attività industriali, artigianali e com-merciali di rilievo. Quindi gli introiti potrebbero fi nanziare l’accensione di mutui fi nalizza-ti agli interventi di ripristino e messa in sicurezza, nonché di intervento per la tutela idroge-ologica del territorio per tutti i Comuni colpiti facenti parte dell’Unione Montana, una so-luzione che non richiederebbe esborsi diretti da parte di Sta-to, Regione e Provincia.

Enzo Prato

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Bilancio di un anno e prospettive future di un piccolo Comune a ridosso del centro zona di Ovada

Page 4: Inchiostro Fresco: febbraio 2015

Shopping ad OvadaShopping ad Ovada

4 l’inchiostro frescoFebbraio 2015 OVADA

Parte il progetto “Una Parte il progetto “Una bussola per Piperita”bussola per Piperita”

Un’iniziativa di “Sentiero di Parole” e “Tavola Rotonda”

Sentiero di Parole, l’Associa-zione di Ovada che si occu-pa dei disturbi dell’appren-

dimento, in collaborazione con la “Tavola Rotonda” ha ottenuto il fi nanziamento di un nuovo Pro-getto, da parte della Fondazione social dal titolo “Una bussola per Piperita”. Il nome scelto per il Progetto ha evidentemente lo scopo di destare curiosità. In ef-fetti il tema dei Disturbi Specifi ci dell’apprendimento ha ancora bisogno di molta attenzione. No-nostante la normativa scolasti-ca sia presente ed accorta, dal 2010 in poi, si suscitano piccoli e grandi drammi nei familiari che vivono direttamente il disagio di scoprire di avere un fi glio o una fi glia dislessica, di doversi orien-tare all’interno del problema: ca-pire che percorso intraprendere e soprattutto, strada facendo, avere la forza e la costanza di accompagnare, seguire e soste-nere il bambino, la ragazzina nel quotidiano... I compiti, la fatica, i voti, le sconfi tte, il proporre con-tinuamente letture della situazio-ne che non creino ansie, frustra-zioni, che non scatenino confl itti o smarrimenti, cadute di fi ducia in se stessi... Tuttavia, non pochi autorevoli fi rme hanno provato ad offrire visioni più solari e sdram-matizzanti del tema delle diffi col-tà di apprendimento. Ad esempio, Daniel Pennac ha scritto “Diario di scuola”, un’autobiografi a che con toni umoristici, ma non smi-nuenti, narra tali fatiche dal pun-to di vista del bambino, e poi del professore illuminato da buoni propositi e buone prassi utili per coinvolgere gli studenti più ostici. Si è scelto quindi Piperita, un per-sonaggio della serie famosissima di Schulz, meno noto di Snoopy e Charlie Brown, ma estremamen-te signifi cativo: in poche vignette

L’Aido per la cultura L’Aido per la cultura della disponibilitàdella disponibilità

Il gruppo “Grazia Deprimi” propone alle scuole

Il Gruppo AIDO “Grazia Deprimi” potrà sviluppa-re, nel 2015, progetti ed

implementare con nuove ini-ziative la propria presenza sul territorio grazie all’aiuto del Gruppo “Calasanzio” facente riferimento alla Comunità del Padri Scolopi di Ovada. Il con-tributo recentemente elargito a favore dell’AIDO ovadese sarà quasi totalmente destinato alla realizzazione del progetto “Im-parare a Donare” destinato ai ragazzi in età scolare. Si trat-ta di una iniziativa, nata nella primavera del 2013, che ha la

duplice fi nalità di divulgare la donazione di organi a scopo di trapianto terapeutico e di pro-muovere la cultura della dispo-nibilità verso gli altri. Sarà uti-lizzato il materiale predisposto dall’AIDO nazionale integrato con i supporti didattici elabora-ti dal nostro Gruppo. “Il nostro obiettivo - spiega la referente del progetto Maria Paola Giac-chero - è quello di avvicinare il maggior numero di giovani perché riteniamo fondamen-tale proporre a loro un model-lo di solidarietà ed impegno a prescindere dalle loro scelte fu-

Raddoppia il mercato dell’usatoRaddoppia il mercato dell’usatoNel 2015 gli amanti degli oggetti d’antiquariato ad Ovada troveranno più scelta

Saranno sempre sette le edi-zioni del Mercatino dell’An-tiquariato e dell’Usato pro-

poste dalla Pro Loco di Ovada e dell’Alto Monferrato Ovadese, ma con diverse innovazioni. Intanto le date fi ssate sono quelle tradi-zionali del Lunedì dell’Angelo, il 6 Aprile, il venerdì 1 maggio, festa dei Lavoratori, Martedì 2 giugno festa della Repubblica, Sabato 15 Agosto, Domenica 4 Ottobre, Domenica 1 novembre solennità di Ognissanti e Martedì 8 Dicem-bre festa dell’Immacolata. Due le Domeniche in calendario, quella di Ottobre e quest’anno anche il 1 novembre dal momento che la Festa di Tutti i Santi cade proprio la domenica. Intanto la prima no-vità riguarda l’abbinamento con la Mostra scambio auto, moto, bici, accessori e ricambi d’epoca allestita presso il Parco “Pertini” che con il 2015 viene riproposta due volte: accanto alla consueta

data dell’8 dicembre, quest’anno si svolgerà anche il 1 maggio. Il successo di questa mostra scam-bio, organizzata dal Vespa Club in collaborazione con la Pro Loco di Ovada all’interno del mercantino, ha infatti acquistato una impor-

tanza tale da riproporla un’altra volta con aumento di espositori e naturalmente di visitatori. “Ave-vamo avuto quest’ idea – spiega l’organizzatore Nico Bonaria - con la prima edizione del 2010 ed il successo è andato via via

in crescendo”. Contemporanea-mente si svolgerà in Via Buffa un raduno statico di auto, moto, bici d’epoca: chi arriverà può posteg-giare il mezzo e per chi lo desi-dera un pranzo tra appassionati. L’altra particolarità, per la verità già sperimentata durante l’ultimo appuntamento del Mercatino del dicembre scorso, è l’abbinamen-to con il tradizionale mercato che troverà spazio in Via Torino e in Via Buffa e si andrà ad aggiungere agli appuntamenti consolidati del mercoledì e sabato. Un impegno notevole per gli organizzatori, per la Polizia Municipale, ma con un riscontro di fl usso turistico senza precedenti in quanto Ovada du-rante questi appuntamenti viene presa letteralmente d’assalto da visitatori provenienti non solo dal Nord Italia, ma anche dall’e-stero per cui “il tutto esaurito” viene sempre assicurato. (l.r.)

coglie appieno gli accadimenti del rapporto tra studente con diffi col-tà e mondo scolastico. Il titolo del progetto richiama quell’idea e la volontà di offrire un orientamento sul tema dei Disturbi Specifi ci di Apprendimento ed un possibile approccio più sereno. Occorrono dei punti di riferimento per af-frontare un problema: consulenti, strumenti, strategie adeguati, an-che modulabili rispetto alle uni-cità dei casi. Occorrono insomma delle “bussole”. Sentiero di Parole si propone così di dare continuità al progetto 2013 “Dislessici, ma non stupidi” dell’associazione

di Volontariato Onlus “La Tavola Rotonda” con un’alternanza dei ruoli di partnership e di capofi la, che consente una crescita di com-petenza delle stesse organizzazio-ni e puntando sul soddisfacimen-to dei bisogni culturali e formativi del territorio. Intanto hanno preso avvio presso la Sede di Jovanet di Via S.Antonio ad Ovada gli in-contri sulle mappe concettuali per aiutare a studiare aperti ai Soci già tesserati o per chi vuole iscriversi. Il prossimo incontro è fi ssato per il 20 febbraio alle 20.30.

(La Segreteria dell’associazione)

ture. Proprio in questi giorni, con il Parroco Don Caviglione e le collaboratrici parrocchia-li, stiamo programmando per i mesi di Gennaio e Febbraio 2015 i primi incontri con gli studenti delle comunità di Tagliolo M.to e Belforte M.to. Attività che abbiamo inten-zione di estendere anche ai plessi scolastici della zona”. “Tra le iniziative di sostegno ai progetti di promozione so-ciale, conclude la Presidente Ada Bovone, abbiamo attivato il sito del gruppo che, nel corso del 2014, ha registrato quasi 1000 contatti; un dato lusin-ghiero in considerazione della specifi cità della nostra pro-posta e del limitato raggio di competenza territoriale della delegazione.” Al 31 Dicembre 2014 il Gruppo AIDO “Grazia Deprimi” contava 929 iscritti residenti ad Ovada e nei 16 Co-muni del comprensorio con un incremento di 38 unità rispetto all’anno precedente. Numeri importanti che collocano il Gruppo Ovadese tra i più nu-merosi della provincia di Ales-sandria.

Anche Molare ha il suo mer-catino dell’antiquariato il

terzo sabato di ogni mese in Piazza Negrini. “Non conosce soste – afferma il Sindaco Ni-ves Albertelli, ideatrice di que-sto appuntamento – sta diven-tando un appuntamento im-portante. Averlo poi spostato dal centro del paese all’attuale sito lungo la provinciale che porta ad Acqui e Cassinelle sta suscitando più interesse”.

Anche a MolareAnche a Molare

Page 5: Inchiostro Fresco: febbraio 2015

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5l’inchiostro frescoFebbraio 2015OVADA

La Vadum Big BandLa Vadum Big Band di nuovo in scenadi nuovo in scena

Grande ritorno di un gruppo musicale degli anni ‘80

Dopo tantissimi anni è stata costituita un’ orchestra ad Ovada. Si tratta di una nuova formazione ovadese, dal nome

“Vadum Big Band”, proprio a testimoniare le origini e il legame con la città di Ovada ed utilizzando il termine latino Vadum che rap-presenta il primo nome con cui veniva chia-mata la cittadina, in base agli scritti ritrovati negli archivi storici. Quindi anche un omaggio storico/culturale alla città. È un gruppo, nato dalla volontà di due musicisti ovadesi, Gian-ni Olivieri, Maestro del Corpo Bandistico “A. Rebora” e di Andrea Oddone, direttore d’or-chestra, compositore ed arrangiatore ormai affermato, entrambi componenti della nuova compagine. “L’ultima orchestra, forse risale agli anni 80, con la ritmo sinfonica del com-pianto Fred Ferrari - affermano gli organiz-zatori - per cui l’idea era in serbo da tempo e dalla collaborazione tra noi due con altri musicisti in varie orchestre in cui ci si ri-trova a suonare, abbiamo trovato lo stimolo per far nascere anche ad Ovada una nuova big band. La nostra città ha sempre avuto un forte legame ed interesse nei confronti della musica e la Scuola “Rebora” ne è testimo-nianza ed artefi ce al tempo stesso”. Questa è una tradizionale big band formata da 16 musi-cisti (4 trombe, 4 tromboni, 5 sax, pianoforte, batteria e basso), alcuni ovadesi ed altri pie-montesi e liguri, tutti professionisti che hanno un notevole curriculum alle spalle. Quasi tutti svolgono attività di insegnamento musicale in

diverse scuole di ordine e grado, molti hanno all’attivo incisioni per importanti etichette di-scografi che; citare i curricula di ognuno è pra-ticamente un’impresa interminabile; si ricor-dano soltanto le esperienze e collaborazioni di alcuni di loro con artisti quali Avion Travel, PFM, Roberto Vecchioni, Simone Cristicchi, Paolo Conte. Inoltre tra i componenti c’è chi si occupa specifi camente di direzione di orche-stre sinfoniche, chi ricopre ruoli di prima par-te presso importanti teatri lirici italiani, altri arrangiatori e compositori. L’esordio si è svol-to al Teatro “Splendor” di Ovada nel dicembre scorso in occasione del tradizionale concerto di Natale, ma sono in programma altri appun-tamenti. (e.p.)

Carnevale Carnevale a Roccaa Rocca

FOLKLORE E GASTRONOMIA IN PIAZZA

Impazza nell’ovadese il Carnevale. Senz’altro l’appun-tamento più importante è a Rocca Grimalda, ma ovun-que si festeggia Re Carnevale. L’edizione 2015 del Car-

nevale di Rocca Grimalda è in programma nei giorni 7 – 8 febbraio con un programma articolato. Sabato 7 febbraio alle ore 16 inizia la tradizionale questua: la Lachera visita alcune cascine del territorio eseguendo le danze propizia-torie di rito nelle aie sempre accolta con offerte di vino e cibo. Spesso al calar della sera nelle cascine vengono ac-cesi fuochi. Il corteo con largo seguito di amici e aggregati rientra in paese intorno alle ore 20 e raggiunge il belvede-re dove si brucia il Carvà con suggestive danze intorno al fuoco. Nel pomeriggio, dalle ore 18 circa, nel centro sto-rico si svolge la questua dei bambini: accompagnati dal suono di campanacci e coperchi bussano di casa in casa chiedendo dolci e generi alimentari con un grande rinfre-sco conclusivo alle ore 19. Tutti si ritrovano alla piazza belvedere alle ore 20 per il falò. La Lachera proseguirà fi no a notte fonda raggiungendo la corte di Santa Limba-nia per le danze fi nali. Domenica 8 febbraio alle ore 15, dopo aver visitato l’ultima cascina il corteo della Lachera rientra in paese e attraversa il centro storico eseguendo le danze tradizionali nelle varie poste: dalla “porta” al “bel-vedere” con balli conclusivi aperti a tutti. Il centro storico diventa una grande isola pedonale con spettacoli di gio-coleria, truccabimbi, clown, trampolieri, danze, teatro di strada. Nelle corti generi alimentari preparati dalle asso-ciazioni locali. Ospite straordinario dell’edizione 2015 “La Poulido de Gemo” con costumi, danze, tradizioni, parodie e ambiguità dal carnevale della Provenza. Nelle corti del centro storico generi alimentari a cura delle associazio-ni locali. Il Carnevale di Rocca Grimalda si svolge con qualsiasi condizione meteo, in caso di brutto tempo gli spettacoli si effettueranno nelle grandi cantine di Palazzo Borgatta. Collaborano al Carnevale di Rocca la Lachera, Saoms, CRB San Giacomo, Polisportiva, Gruppo Parroc-chiale, Museo della Maschera.

Ovada inOvada inmascheramascheraIl Carnevale di Ovada cambia for-

mula. L’appuntamento presentato dalla Pro Loco di Ovada e dell’Al-

to Monferrato ovadese si svolgerà domenica 15 febbraio alle 14.30 nel centro storico, ma non ci sarà più la Caccia al Tesoro proposta dai gruppi Scout e Borgoallegro. Dopo due anni il Carnevale verrà animato da veri professionisti, specializzati in questi eventi con tema “Il circo”. Verrà alle-stita una struttura dove prenderanno parte mangiafuochi, fachiri, illusioni-sti, domatori di serpenti che faranno provare ai bambini nuove emozioni. Tutti sono invitati a partecipare ma-scherati con il tema proposto per gio-care e divertirsi serenamente. “Ovada – afferma il Presidente della Pro Loco Tonino Rasore – non poteva rinun-ciare a questo appuntamento”. Sem-bra comunque che per l’edizione 2016 si ritornerà alla tradizionale sfi lata di maschere e carri.

Luisa Russo

Con la Vadum Big Band, Ovada può fre-giarsi della denominazione di “Città

della Musica”. Un appellativo che si addi-ce perché annovera il Corpo Bandistico “A. Rebora” e soprattutto la Scuola di Mu-sica, ma in passato la città ha registrato la presenza di numerose orchestre costi-tuite da personaggi di spicco quali Dino Crocco, Fred Ferrari, Cesare Marchini tanto per citarne alcuni. Altri stanno per spiccare il volo a dimostrazione della vi-vacità musicale della città. (e.p.)

Città della musicaCittà della musica

Per ulteriori informazioni rivolgersi allo IAT di Via Cairoli,

tel 0143 82.10.43.

Page 6: Inchiostro Fresco: febbraio 2015

Direttore onorario: Rino VaccaroDirettore responsabile: Luisa Russo

Sito a cura di Mattia NestoGrafi ca e impaginazione:

a cura di Sara Pontagrafi [email protected]

Editore de "l’inchiostro fresco"Club Fratelli Rosselli

Iscritto alla C.C.I.A.A. di Alessandriaal n° 226160 il 4/10/2005

P. IVA e C.F. 02096520065Sede Legale: Piazza Garibaldi, 5 - 15076 Ovada (AL)

“l'inchiostro fresco” è registrato presso:Reg. Stampa AL n. 322 del 31/01/1985

R.O.C. n. 11700 del 12/02/1998Trattamento dati: Gian Battista Cassulo

Presidente Ass. Club F.lli Rosselli

La raccolta pubblicitaria è curata in propriotramite i soci dell’Associazione Club Fratelli Rosselli

Tipografi a: Industrie Tipografi che Sarnub S.p.A. Cavaglià (BL)

La tiratura di questo numero è di 15.000 copie

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6 l’inchiostro frescoFebbraio 2015 OVADA E OVADESE

Il “photo35 centro fotografi co ovadese” comunica l’avvio di

una serie di incontri fotografi ci per fare conoscere le basi del-la fotografi a. Gli incontri sono rivolti a tutti gli appassionati di fotografi a, siano essi fotografi dilettanti o principianti, non è fondamentale avere una sofi sti-cata attrezzatura o solamente uno smartphone, è importante avere il piacere di imparare ad utilizzare al meglio la propria attrezzatura. Gli incontri arti-colati in 6 serate di cui due di teoria di base per il miglior uso di qualsiasi strumento fotografi -co, due escursioni dove si potrà affrontare le differenti tipolo-gie di immagini e due incontri intercalati con le escursioni di commento alle foto realizzate. Al termine degli incontri con data da concordare verrà allesti-ta una mostra dei partecipanti. Curatore degli incontri sarà il professionista Angelo Gandolfi , noto fotografo naturalista, vinci-tore di prestigiosi premi internazionali e abi-tuale fotografo del-la rivista “Oasis” e “Bell’Europa”. Gli appunta-menti avranno inizio venerdì 13 febbraio nel-la Sala Mostre della Biblioteca Civica “Coniugi Ighina”, piazza Cereseto 7, Ovada. (e.p.)

Corso diCorso difotografiafotografia

Al via i corsi di formazioneAl via i corsi di formazioneper ottocento volontariper ottocento volontari

Più di 800 volontari coin-volti, tredici Agenzie Formative impegnate

nell’erogare formazione sono i numeri di un corso al quale sono iscritti tutti i volontari di Protezione Civile della Provin-cia di Alessandria, facenti par-te delle Associazioni o Gruppi Comunali o Intercomunali di Protezione Civile regolarmente iscritte ai registri territoriali. Il titolo del corso ha come de-nominazione “Sensibilizzazio-ne alla gestione di situazioni di rischio per volontari della Protezione Civile del Piemon-te”, ha la durata di quattro ore ed avrà luogo presso le Agenzie Formative presenti in tutte le città capo zona della Provincia di Alessandria. E’ Andrea Mor-

chio di Ovada, fi gura nota del-la Protezione Civile per il suo impegno, il referente del coor-dinamento provinciale del vo-lontariato per questi corsi gra-tuiti: “Non c’è solo un impegno sul campo sempre puntuale ed

Il 6 febbraio presso la Secon-daria Pertini di Ovada, si terrà

un importante evento: i settanta ragazzi del Laboratorio Teatrale dopo tre mesi di attività, attra-verso le esperienze proposte dalle docenti del laboratorio, Cavanna, Frisone, Pettinati e Priano, sono pronti per una pro-va davanti al pubblico. La perfor-mance sarà itinerante nei locali della scuola ed il pubblico, su prenotazione, avrà a disposizione cinque repliche a cui assistere, a partire dalle ore 18, una ogni ora con ultimo inizio alle ore 22, per un massimo di 20-25 persone a replica. E’ possibile prenotare l’orario dello spettacolo presso la portineria o i docenti responsabi-li. Si tratta di un evento unico nel suo genere che sarà un’ulteriore occasione di “scuola aperta” e di sperimentazione attiva per rendere i ragazzi “protagonisti” e “attori” ma di nuove e diverse forme di apprendimento. La rea-lizzazione è a cura della Compa-gnia “Poco Stabile” del Labora-torio teatrale della Scuola Media Pertini in collaborazione con gli alunni ed i docenti del Corso Mu-sicale istituito presso la scuola ovadese di via Galliera. (e.p.)

Studenti in Studenti in palcoscenicopalcoscenico

I pendolari dell’Acqui-Ovada-Ge-nova sanno benissimo che, ogni volta che piove un po’ intensa-

mente, rischiano di trovarsi la linea bloccata da qualche frana che pre-cipita, o rischia di cadere, sull’unico binario. Gli ultimi eventi alluvionali, ma non solo quelli, hanno provocato su tutto il nostro territorio appenni-nico decine d’interruzioni di strade per frane. Molte frazioni sono rima-ste completamente isolate; alcuni paesi hanno potuto essere raggiunti solo con strade alternative. Oltre ai disagi, costi di ripristino per queste situazioni sono sempre ingenti. Per prevenire, come doveroso, questi fe-nomeni, ci sono tre sistemi: o costo-sissime e spesso obbrobriose opere in cemento armato; o terrazzamenti dei terreni, come si faceva una vol-ta in molte zone della Liguria, che richiedono, però manutenzione attenta e continua; oppure lasciare fare alla natura, nel senso che gli alberi che naturalmente crescereb-bero, nel nostro clima, sui pendii, rappresentano un ottimo freno agli smottamenti del terreno. Sia perché proteggono dalle erosioni dovute da precipitazioni intense, sia perché il loro apparato radicale forma una rete di stabilizzazione sotterranea. Per funzionare in tal modo, le pian-te hanno però bisogno di crescere abbastanza. Se ogni dieci o venti anni si taglia il bosco per far legna, i poveri alberelli non hanno il tem-po di creare un apparato radicale abbastanza profondo ed esteso. Oc-correrebbero perciò anche norme di legge che obblighino a mantenere un’adeguata copertura arborea per tutti i pendii, oltre una certa penden-za, gravitanti su strade e ferrovie. Non si tratterebbe neppure di super-fi ci improduttive, perché tali aree potrebbero essere dedicate anche alla raccolta di funghi o castagne o ghiande o frutti di bosco. Ma forse a qualcuno conviene spendere tanti soldi in appalti per muraglioni di ce-mento o ripristini di strade franate, invece che prevenire.

Stefano Rivara

effi cace – dice – come sta avve-nendo in questi ultimi mesi, ma con questi percorsi forma-tivi si intende uniformare ed approfondire le conoscenze di base dei volontari in materia di prevenzione integrandole con le competenze tipiche del ruolo, consentendo, attraver-so una specifi ca sensibilizza-zione, l’acquisizione di una maggiore consapevolezza di tutti gli aspetti da considera-re per attuare in modo sicuro ed effi cace gli interventi a cui sono chiamati i volontari nelle diverse situazioni”. Gli addetti alle Segreterie sono infatti im-pegnati nel contattate tutti gli iscritti per la richiesta dei docu-menti necessari per poi partire con i relativi appuntamenti. Tra

le Agenzie coinvolte troviamo oltre alla Fondazione Casa di Carità Arti e Mestieri Onlus con le sedi di Novi Ligure, Ovada e Tortona, l’Enaip Piemonte di Acqui Terme ed Alessandria, l’ENFAP Piemonte di Alessan-dria, la CNOS FAP di Alessan-dria, l’Ente Scuola per l’Indu-stria edilizia ed affi ni di Alessan-dria, il FOR.AL. – Consorzio per la F.P. dell’alessandrino con le sedi di Alessandria, Casale Mon-ferrato, Novi Ligure, Valenza. Tra i principali argomenti trattati le situazioni di rischio in caso di emergenza, riconoscere la catena di comando del servizio e lo sce-nario di rischio degli interventi, nonché agire in sicurezza.

Enzo Prato

Strade, Strade, ferrovie ferrovie e franee franeChiusure e fallimenti: Chiusure e fallimenti:

2014 anno nero2014 anno nero

Il lavoro nobilita l’uomo... basta trovarlo... ma a volte è tutto inutile

151 fallimenti e 25 concorda-ti preventivi nell’anno 2014 nel circondario del Tribuna-

le di Alessandria, che comprende tutto il territorio della provincia tranne la zona del casalese, più una piccola parte della provincia di Asti (la zona di Nizza Monfer-rato). A questi va aggiunto un numero imprecisato di chiusu-re di società e ditte, che hanno cessato l’attività soprattutto per gli effetti della crisi economica, pur senza bisogno di dichiarare il fallimento. I numeri sono in aumento rispetto agli anni pre-cedenti, che già risentivano della situazione di crisi. Colpite sono soprattutto le ditte di edilizia, di trasporti e del settore commer-

ciale; ma nessun settore è esente da diffi coltà. Vi sono anche nomi piuttosto noti, come la Acerbi di Tortona e come la storica Fon-ti Feja di Castelletto d’Orba, inattiva già dal 2013, della quale tutti avranno bevuto almeno una volta l’acqua minerale. In tutta la provincia, la situazione meno infelice pare quella dell’acquese, dove le criticità sono meno gra-vi che altrove. Tra le chiusure, ricordiamo la tipolitografi a Ovadese e le concessiona-rie FIAT SAMA di Alessandria e Cavanna di Ovada. Anche un’altra nota ditta di imbottiglia-mento, questa volta di bevande dolci, la Abbondio di Tortona, partecipa a questo triste elenco.

Era una delle prime produttri-ci di bibite italiane, fondata nel lontano 1889. Quest’azienda per tanti anni è stata uno dei princi-pali fornitori locali di bevande gassate, soprattutto gazzosa e chinotto. Negli ultimi anni si era

ingrandita puntando ad un mer-cato più esteso, inizialmente con un discreto successo. Evidente-mente, la concorrenza e il calo dei consumi sono stati fatali.

Stefano Rivara

Page 7: Inchiostro Fresco: febbraio 2015

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Veleni nello Stura?Veleni nello Stura?Campo Ligure: liquami dalla discarica in località Caporale chiusa da anni

Il 30 dicembre 2014, a seguito di segnalazione di residenti, il Consigliere Regionale della

Lega Nord, Francesco Bruzzone, ha presentato al Presidente del-la Regione, Claudio Burlando, e alla Giunta un’interrogazione con risposta scritta avente per oggetto: “liquami rossastri provenienti dalla discarica del Caporale - Comune di Campo Ligure (GE)”. Parrebbe infatti che dalla discarica scendano nei ruscelli adiacenti, oltre all’acqua,

anche liquami dalla colorazione rossastra che, come riscontrato da un sopralluogo, sembrano aver già colorato indelebilmen-te il fondo dei rivi, affl uenti del torrente Stura. Nel corso di una breve intervista l’esponente del Carroccio ha spiegato che la si-tuazione è emersa dopo i recen-ti eventi alluvionali del mese di novembre, in seguito ai quali le intemperie hanno eradicato la fi tta vegetazione che occultava i ruscelli rendendoli visibili. La

fuoriuscita dei liquami, potrebbe avere origine dal percolato del-la discarica che può contenere metalli pesanti ed il colore rosso potrebbe far pensare alla presen-za di cromo. La preoccupazione dei residenti pare quindi essere giustifi cata e condivisibile. Con l’interrogazione Francesco Bruz-zone ha chiesto di sapere se la Regione Liguria sia a conoscenza della situazione e se a tal propo-sito non ritenga opportuno avvia-re un sollecito accertamento da

parte di ASL e ARPAL con la fi na-lità di fare luce sulle circostanze e, nel caso risultasse necessario, attuare tutte le azioni di tutela igienica, sanitaria ed ambientale. Queste risposte dovranno arri-vare entro 60 giorni dalla data di presentazione dell’interrogazio-ne e la stampa come i cittadini Campesi saranno, anche sulle colonne de “l’inchiostro fresco”, dovutamente informati.

Fausto Piombo

Nella mattinata di sa-bato 20 Dicembre 2014, in occasione

di un Consiglio Comunale straordinario e alla presen-za di un numeroso pub-blico, è stata conferita al prof. Fabio Saccomanno la cittadinanza onoraria del Comune di Masone. Tale onorifi cenza ha una duplice valenza. La prima è legata al profondo vincolo affet-tivo del professore alla fra-zione della Cappelletta di Masone, di cui è stato ed è ancora “il Sindaco”. La se-conda è un riconoscimento professionale che ha impli-citamente portato lustro al paese, orgoglioso di avere uno scienziato di fama na-zionale e internazionale nel campo dell’ analisi e con-trollo dei sistemi elettrici di potenza. Il suo attacca-mento alla Cappelletta di Masone lo ha portato anche a scrivere un volumetto ad essa dedicato. Nel corso del Consiglio Comunale, dopo le parole del Sindaco, Enrico Piccardo, sulle mo-tivazioni dell’assegnazione della cittadinanza, ha preso la parola il prof. Tomaso Pirlo, amico da una vita di Saccomanno. È intervenuto anche l’ex Sindaco, Paolo Ottonello, per sottolinea-re il suo gradimento a tale onorifi cenza.

Silvia Pastorino

Gli eventi alluvionali dello scorso ottobre

hanno rilevato la fragilità del nostro territorio. Se l’esondazione dei torrenti Ponzema e Berlino nella notte tra il 10 ed 11 ottobre hanno devastato parte de-gli abitati di Campo Ligure e Rossiglione, è stato l’ura-gano del lunedì successivo a collassare un territorio già provato da mesi di ab-bondanti precipitazioni. Innumerevoli frane hanno colpito case, strade, mi-nacciato corsi d’acqua, cau-

sando danni per milioni di euro. Dopo l’intervento dei militari, i Comuni valligiani hanno attivato importanti lavori di ripristino per la messa in sicurezza, ma a che punto sono i lavori? E quali sono le principali criticità riscontrate? Nel prossimo numero daremo un ampio resoconto sullo stato dei lavori, sulle pro-blematiche ancora aperte e sulle soluzioni adottate e da adottare.

Massimo Calissano

Acqua dolce per Acqua dolce per un conto salatoun conto salato

Apprezzamenti per Apprezzamenti per il presepe di Campoil presepe di CampoMercoledì 7 gennaio si

è tenuto il consueto incontro per lo scam-

bio degli auguri tra il cardinal Angelo Bagnasco e i rappre-sentanti della Regione Liguria. Come negli anni passati la ceri-monia ha avuto luogo nella sala al piano terreno del palazzo regionale in piazza De Ferrari a Genova, dove, per l’occasio-ne, erano stati allestiti alcuni presepi tipici della tradizione ligure. Alla presenza di buona parte dei Consiglieri e degli as-sessori regionali, il presidente Claudio Burlando ha indirizza-to gli auguri di rito a Sua Emi-nenza; a sua volta il cardinale, nel ringraziare e contraccam-biare gli auguri, ha ricordato come il lavoro costituisca oggi, nella nostra Regione, la priorità assoluta. Mons. Bagnasco e il governatore hanno quindi pas-sato in rassegna le teche che custodivano oggetti, statuine e sculture legate alla tradizione del presepe ligure. In partico-lar modo si sono soffermati ad ammirare un pezzo provenien-te dal presepe meccanizzato di Campo Ligure. Si tratta della riproduzione di una antica fu-cina campese opera di Simone Leoncini (Renzo di Ghingo) che da molti anni collabora all’As-sociazione “Amici del presepe” che allestisce il grandioso pre-sepe meccanizzato nell’Orato-rio dei Santissimi Sebastiano e Rocco.

Massimo Calissano

Masone: SaccomannoMasone: Saccomannocittadino onorariocittadino onorario

Il cardinale Bagnasco loda Simone Leoncini per la sua “fucina campese”, fi ore all’occhiello del presepe mec-canizzato di Campo Ligure gestito dall’Associazione “Amici del presepe” dell’oratorio SS. Sebastiano e Rocco

Il Sindaco di Masone, ing. Enrico Piccardo, insieme al neo cittadino masonese, Fabio Saccomanno, che sta ringraziando il Consiglio comunale per l’onorefi -cenza ricevuta

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8 l’inchiostro frescoFebbraio 2015 VALLE STURA

La meridiana di MasoneLa meridiana di MasoneIl prof. Pastorino illustra un antico manufatto

Nel pomeriggio di sabato 20 dicembre 2014, nella sala del Consiglio Comu-

nale di Masone, il prof. Pasqua-le Aurelio Pastorino, per due mandati Sindaco masonese, ha presentato il modello di una me-ridiana piana ad ore canoniche realizzata da Domenico Mac-ciò “Terasin”, noto inventore di Masone. Tutti nasce durante una delle consuetudinarie pas-seggiate di Pastorino, durante la quale casualmente ha scorto, nei pressi del Parco del Romito-rio di Masone, una pietra dalla forma particolare. Osservato con più attenzione quello che poi si rivelerà come un reperto di grande valore, si è subito reso conto di essere di fronte ad una vera rarità: una meridiana pia-na ad ore canoniche, seppure parzialmente mutilata. Con pa-zienza ha fatto ricerche mirate dell’oggetto e ne ha studiato il possibile uso e funzionamento, procedendo quindi alla realiz-zazione di un modello in scala 1:2. Nella vita quotidiana dei monasteri vi è un aspetto poco conosciuto: quello relativo ai metodi di misurazione del tem-po. Si sa che i monaci medievali usavano orologi ad ore solari, detti comunemente “meridiane ad ore canoniche”, con le quali scandivano i momenti di attività e di preghiera della loro giorna-ta. I diversi censimenti fatti in Italia dall’Unione Astrofi li Italia-na hanno accertato che esistono ormai solo rari casi di quadran-ti medievali ad ore canoniche. Pertanto, l’aver riconosciuto il reperto di un orologio solare ad ore canoniche e di averne compreso il funzionamento, è stato motivo di grande soddi-sfazione per il prof. Pastorino. Sono stati forniti da Pastorino numerosi dettagli costruttivi ri-guardante lo gnomone (o stilo), il suo posizionamento angolare rispetto al piano orizzontale del-

I canti degli alpiniI canti degli alpiniIl coro della Valle Stura incanta la Commenda di Prè

Nella cornice storica e suggestiva della Com-menda di Prè, a Geno-

va, nel cuore del centro storico, si è svolta il 19 Dicembre una serata dedicata alla musica ed ai ricordi. È infatti nella Chie-sa Inferiore ed Oratorio di San Giovanni di Prè in Commenda che il Coro Rocce Nere, del gruppo Ana Rossiglione ed il Coro Monte Zerbion, del Grup-po Ana Sant’Olcese, hanno in-trattenuto gli ospiti con canti

Siri: difendiamo il territorioSiri: difendiamo il territorioUn dibattito a Masone con ospite il Consigliere regionale

Lo scorso dicembre a Masone presso il teatro “Opera Macciò” si è te-

nuto un incontro pubblico sul tema più che mai attuale del dissesto idrogeologico, titolato: “Difesa e sicurezza del terri-torio, un impegno prioritario per le Valli Stura ed Orba”. L’in-contro-dibattito è stato organiz-zato dal Consigliere Regionale valligiano Aldo Siri, che in oc-casione dei drammatici eventi alluvionali dell’ultimo autunno si è dimostrato sensibile ai pro-

blemi locali e soprattutto vicino agli abitanti di Genova e della Valle Stura colpiti dalla calami-tà. All’evento, moderato da Ma-ria Luisa Repetto, conduttrice dell’emittente televisiva lo-cale TeleMasone, hanno pre-so parte G u i d o P a l i a g a (Vice Pre-s i d e n t e Ordine dei Ge-

ologi di Genova), e Germano Gadina (Presidente Regionale Coldiretti) che hanno illustra-to le problematiche del nostro territorio legate alla mancan-

za di manutenzione ed all’abbandono delle campagne, situazioni che, oggi più che mai,

si ripercuotono ne-gativamente

non solo s u l l ’ a m -b i e n t e n a t u r a -

le ma anche sui centri abitati. Buona la partecipazione dei cittadini dei comuni di Masone, Campo Ligure, Rossiglione e Tiglieto che hanno quasi riem-pito la sala, partecipando atti-vamente al dibattito con diversi interventi con i quali sono stati affrontati gli aspetti essenziali relativi al dissesto idrogeolo-gico del territorio, rendendo possibile anche l’analisi cause – effetti – soluzioni.

Fausto Piombo

la meridiana, l’orientamento del manufatto su cui è realizzata la meridiana e il sottile gioco di incroci tra l’ombra dello gno-mone (di cui è presente ancora il perno tronco sulla pietra) e le cordicelle laterali. L’Ammini-strazione Comunale di Masone ha ringraziato Pastorino per la chiarezza ed il rigore scientifi co dell’esposizione. Si informa che il reperto è custodito all’interno dell’ Abbazia del Romitorio, in attesa di una sua valorizzazione e della sua fruibilità.

Silvia Pastorino

Mi presento, sono Virginia Calissano, redattrice da ormai 3 anni per il nostro caro Inchiostro Fresco, piccolo ma grande perno

dell’attualità locale e non solo! Ho una notizia da comunicare a te, Lettore: sono diventata GIORNALISTA! L’ordine me lo ha comuni-cato giovedì 22 Gennaio. Parlo in prima persona, perché è un av-venimento importante per la mia carriera nel campo comunicativo intrapresa a 360 gradi! Continua quindi a seguirci, con la passione che da prima che entrassi in redazione sicuramente hai maturato! Grazie quindi a Te e al Team dell’Inchiostro Fresco, per il cammino già intrapreso e per quello che seguirà! (m.v.c.)

Una nuova giornalistaUna nuova giornalista che hanno spaziato dal tema natalizio ad i più classici e tipici della nostra regione e cultura. Una raccolta di canzoni scandi-te in 4 Tempi da quattro/cinque selezioni ciascuna. Nonostante fi no a qualche tempo addietro sembrava che questi cori an-dassero pian piano a scompari-re vista l’anzianità dei membri, abbiamo notato con piacere l’arrivo nei due gruppi canori di giovani che con costanza ed entusiasmo si sono inseriti! Anche gli abiti, oltre alle ma-gnifi che voci unite, sono stati i protagonisti dell’evento: come vuole la tradizione, la divisa “da montagna” con camicie colo-rate e scozzesi e scarponcini abbinati, hanno reso ancora più suggestivo il contesto. Lo sfon-do che ha accompagnato la se-rata è stato benefi co: lo scopo è quello infatti di devolvere i fon-di raccolti in occasione di ogni concerto in favore della Com-menda stessa o delle missioni in India di supporto alla popo-lazione. Un ringraziamento va a Ezio Falco, fotografo ed amico dei coristi, che grazie a queste fotografi e, permetterà a chi non ha potuto partecipare di avere un ricordo della serata.

Virginia Calissano

Page 9: Inchiostro Fresco: febbraio 2015

Vara Inferiore (Savona) - Via Vara, 18 Tel. 019 733.004 - [email protected]

Ampio salone per Cerimonie, Matrimoni e ComunioniCucina casalinga Pensione familiare

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Aperto tutto l’anno

Urbe dà il benvenuto al 2015Urbe dà il benvenuto al 2015Fuochi d’artifi cio tra le montagne del Beigua

La solita vecchia storia, tante aspettative moltissi-me delusioni. Capodanno

scivola quasi sempre via con una coda di sorda delusione. C’è chi sceglie una città d’arte, chi una festa esclusiva in un lo-cale alla moda e c’è anche chi “organizza tutto a casa, così è più facile”, ma il risultato quasi sempre è lo stesso: una sera-ta storta, in “cui si vuole fare troppo e invece si fi nisce col non fare nulla”. Eppure c’è chi si diverte, quasi nascosto tra i monti e le valli. Il 31 dicembre

i cittadini di Urbe e i villeggian-ti hanno festeggiato un ultimo dell’anno davvero diverso. No-nostante il leitmotiv della tem-peratura sotto zero, la serata “ha scaldato i cuori”, come ha detto il sindaco Fabrizio Anto-ci nell’inviarci una suggestiva istantanea dei festeggiamenti di fi ne d’anno. E a giudicare dal-la foto che qui vi proponiamo, scattata ai rintocchi della mez-zanotte, quello di Urbe “è un anno nuovo che sarà tutto da ricordare”.

Scaramouche

Fare comunità Fare comunità Olba S. Pietro: volontariato in nome dell’acqua

L’acqua dello zampillo della fontana della frazione di Olba San Pietro, prove-

nendo da un acquedotto privato, aveva un costo assolutamente in-sostenibile per il Comune (circa 2300 euro a semestre). A questo punto la comunità di San Pietro si è mossa spontaneamente. Due no-stri compaesani hanno deciso di fornire gratuitamente l’acqua met-tendo a disposizione una sorgente di loro proprietà. Un altro nostro compaesano ha dato disponibilità ad effettuare gratuitamente il lavo-ro per collegare la fontana con la vicina sorgente. Un altro ancora ha messo a disposizione il mezzo per lo scavo e la sua manodopera. Altri hanno dato supporto e hanno ripulito la vasca. All’amministra-zione comunale non è rimasto che impiegare un proprio dipendente a supporto e accollarsi i costi mi-nimali della tubisteria e del poco asfalto a freddo necessario. Pic-cole storie di paese, si potrebbe dire. In realtà si tratta di esempi virtuosi. In un momento in cui l’I-talia si dibatte in una crisi econo-mica e di valori senza precedenti, nelle piccole comunità come la nostra si trovano gli anticorpi per combattere questi virus che sem-brano inarrestabili. La cultura dell’accoglienza, della solidarietà e del volontariato sono la medicina migliore per tirarci fuori da questo periodo nero. Mi pare che noi, a Urbe, ci stiamo dando da fare po-sitivamente: abbiamo famiglie e bambini che vengono da altre par-ti d’Italia e del mondo che si sono perfettamente integrati e sono una ricchezza per tutta la comunità, nel rispetto di regole condivise.

Ritengo che il percorso che ci ha condotto all’Unione con

Sassello sia l’unico percorribi-le, in considerazione sia delle leggi vigenti e di quelle che si annunciano nel breve, sia delle obiettive diffi coltà in cui si di-battono i piccoli comuni come il nostro, oberati ormai da mil-le normative e stretti fra le esi-genze dei magrissimi bilanci e la necessità di fornire, sempre e comunque, servizi all’altez-za. Siamo orgogliosi del nostro stemma e della nostra storia ed è per questo che consideriamo l’Unione una giusta risposta ai nostri problemi, una risposta di buon senso e antitetica rispetto alla fusione. Con i contributi re-gionali e statali che saranno at-tributi all’Unione dei comuni del Beigua, si copriranno le spese e gli investimenti di avviamento, in primis per adeguare ed uni-formare le piattaforme informa-tiche dei due comuni. Abbiamo già avviato sinergie nelle attività di Ragioneria e, a brevissimo, ci convenzioneremo per la fun-zione di Polizia Municipale. A seguire provvederemo, in sin-tonia con Sassello, ad integrare le altre funzioni, secondo il cro-noprogramma già consegnato alla Regione. Questo percorso ci consentirà, a regime, una mi-gliore organizzazione del lavo-ro, maggiore effi cienza e com-petenza, il tutto per il bene delle nostre comunità. Lasciatemi infi ne esprimere le mie congra-tulazioni per il primo presidente dell’Unione, eletto nella seduta inaugurale del 23 dicembre, Da-niele Buschiazzo, cui va tutta la stima mia e di tutta la nostra amministrazione.

Fabrizio Antoci

Sassello&UrbeSassello&Urbe

Ci conosciamo tutti ed è pertanto più facile aiutare gli anziani, i più deboli e i più bisognosi. Ci sono coloro che, in ogni frazione, spon-taneamente si curano, ognuno se-condo il tempo e le capacità di cui dispongono, delle proprietà comu-nali - aiuole, alberi, tombini, fon-tane - oppure organizzano feste e sagre, allestiscono lotterie, si cura-no delle chiese, senza parlare dei volontari della Croce Rossa e delle Protezione Civile. Quando non ci si divide, quando si fa squadra, si vince: possiamo tutti dare e fare di più ma, ripartendo da questi picco-li grandi valori, abbiamo ancora la speranza di una rigenerazione con-tro la corruzione, il malcostume e l’indifferenza dilaganti.

Fabrizio AntociSindaco di Urbe

Un beato Un beato a Sasselloa Sassello

Si è uffi cialmente conclusa martedì 6 gennaio con il sigillo da parte del vescovo

di Acqui, monsignor Pier Giorgio Micchiardi (nella foto), della do-cumentazione che verrà inviata alla Congregazione per le Cause dei Santi, la fase diocesana della causa di beatifi cazione e canoniz-zazione del Servo di Dio, il car-melitano scalzo fra Gioacchino al secolo Leone Pietro Giacomo Ramognino. Nato a Sassello in provincia di Savona il 12 febbra-io 1890 da una famiglia modesta e laboriosa, da giovane si mise a fare il falegname dopo aver aiu-tato sin da piccolo i genitori in diverse attività. La sua partecipa-zione attiva ed intensa a momenti associativi, confraternite e opere di mutuo soccorso furono da su-bito esempio di profonda atten-

zione ai bisogni della gente. Fra Gioacchino è soprattutto ricorda-to per essere stato il promotore dell’idea di erigere un santuario in onore di Maria Regina della Pace sul monte Beigua.

Gian Luca Ferrise

Page 10: Inchiostro Fresco: febbraio 2015

Il Premio Internazionale Bien-nale Acqui Ambiente giunge

quest’anno alla decima edizione: una manifestazione scientifi co-culturale che ha preso spunto dal-la pluriennale lotta degli abitanti della valle Bormida per il diritto a vivere in un ambiente salubre, pulito, sano e culturalmente sti-molante. In questi giorni gli editori stanno spedendo libri che concor-rono nella sezione delle opere a stampa di autori italiani e stranieri pubblicate dal 2013 al 2015 su ar-gomenti scientifi co-divulgativi re-lativi all’ambiente e libri dedicati alla tutela del territorio. (f.b.)

PremioPremioAcqui AmbienteAcqui Ambiente

Capriata d’Orba (Al) - Via Roma, 80Tel. 0143.460015 - Fax. 0143.460757

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Una questione particolarmen-te travagliata quella dell’as-segnazione della gestione

per i prossimi 8 mesi dell’hotel a quattro stelle di piazza Italia. Ma ecco che, dopo lunghe giornate di attesa, si è fi nalmente defi nita l’as-segnazione della gestione del grand hotel Nuove Terme. Il consiglio d’amministrazione delle Terme di Acqui presieduto dall’avvocato Ste-fano Ambrosini ha defi nitivamente assegnato la gestione al gruppo Uap-pala Hotels di Livorno nonostante dopo l’apertura delle buste e la gara al rilancio la gestione fosse stata as-segnata con riserva al gruppo Alle-groitalia Hotels & Resorts. Il gruppo, che annovera fra le sue gestioni an-che il Golden Palace di Torino, aveva presentato l’offerta più alta superan-do la soglia dei 300 mila euro sebbe-ne la base d’asta fosse stata posta a

176 mila euro. Ci facciamo spiegare dal Sindaco di Acqui Terme, Enrico Bertero, cosa sia accaduto: “Il pro-blema che si era presentato duran-te la gara era quello che il gruppo Allegroitalia aveva preso parte alla gara non direttamente ma con una società partecipata che però non aveva il requisito richiesto della ge-stione di strutture alberghiere per un determinato numero di anni. Di qui - continua il Sindaco - l’asse-gnazione con riserva ed una serie di successivi approfondimenti che alla fi ne hanno determinato la scel-ta del consiglio d’amministrazione di assegnare la gestione al gruppo Uappala Hotels nonostante l’offer-ta fosse stata inferiore rispetto al gruppo Allegroitalia”. Spontaneo chiedersi come si evolverà questa situazione e cosa si proporrà per questa struttura una volta che il gruppo Uappala Hotels terminerà il suo mandato di gestione. Attual-mente chiuso per manutenzione ed inventario delle suppellettili, la riapertura del grand hotel è previ-sta per il prossimo 1° febbraio, data d’inizio del contratto per il nuovo gestore. Attesissima qualche indi-screzione circa il processo di priva-tizzazione attualmente in atto che dovrebbe entro quest’anno portare alla pubblicazione di un nuovo ban-do per la cessione delle quote della società termale acquese da parte di FinPiemonte Partecipazioni che at-tualmente ne detiene il 79,9 % mentre anche il Comune di Acqui Terme che possiede il 16,77% del pacchetto azio-nario dovrebbe procedere alla pubbli-cazione di un bando per la dismissio-ne della propria partecipazione nelle Terme di Acqui.

Federica Balza

La BollenteLa Bollente Il monumentoIl monumentoFilippo Lingeri, cittadino ac-

quese ed eccellente curatore del seguitissimo gruppo Face-

book “Sei di Acqui se...”, lancia un appello, condiviso da molti cittadini acquesi: “Il monumento della Bol-lente non dovrà andare ai privati”. È possibile infatti che, in occasione della prossima cessione delle quo-te sociali ai privati, il monumento, di proprietà delle Terme di Acqui, opera dell’ing. Cerruti e inaugurato l’11 maggio del 1879, non rimanga di proprietà pubblica. Il sindaco Enrico Bertero accoglie l’appello e conferma il sussistere del problema: “Fino ad oggi come amministra-zione comunale non ci siamo posti questo problema ma evidentemente

deve essere analizzato con atten-zione per trovare una soluzione tenuto conto che il monumento della Bollente è a tutti gli effetti di proprietà delle Terme di Acqui e con la cessione delle quote sociali potrebbe effettivamente passare ai privati”. Aggiunge, quindi, essere un problema di cui parlerà al prossi-mo incontro con il Consiglio d’Am-ministrazione. Fra le soluzioni: la “scorporazione”, strumento grazie al quale il monumento della Bollen-te verrebbe assegnato al Comune di Acqui Terme che, già da sempre, ne cura periodicamente la manutenzio-ne. Restiamo in attesa degli sviluppi.

Federica Balza

La fontana “la Bollente” e il suo monumento opera dell’ing. Cerruti veniva

inaugurato l’11 maggio del 1879 con la contemporanea sistemazione dell’omonima piazza. Le Poste Italiane emette-ranno nel 1979 un francobollo dedicato al pri-mo centenario a seguito di una campagna for-temente voluta dall’editore Bo-laffi , proprieta-rio di una delle più importanti

aziende di fi latelia e numisma-tica del settore, e da un allora giovane dottor Carlo Sburlati. La fontana d’acqua calda or-mai divenuta caratteristica della città aveva rappresenta-

to allora una speranza di rilancio terma-le per la città, speranza anco-ra attuale. Dal-la Bollente in-somma “nasce” e deve ripartire il futuro della città termale.

Federica Balza

Un anno decisivo per la cit-tà termale. Il 2015 sarà un

anno molto importante per il futuro di Acqui Terme. Infatti, nelle prossime settimane, verrà pubblicato il bando per la realiz-zazione delle nuove sedi per le scuole medie cittadine. La scelta dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Enrico Ber-tero è stata quella di utilizzare in nuovo strumento del contrat-to di disponibilità. Anche l’area produttiva ed artigianale di re-gione Barbato potrà fi nalmente decollare grazie all’ampliamento del passaggio a livello della linea ferroviaria Acqui Terme – Ales-sandria. Oggi i mezzi pesanti non possono raggiungere regione Barbato in quanto il passaggio a livello è troppo stretto. Con il suo allargamento l’area diven-terà fi nalmente accessibile per i camion e quindi pienamente fru-ibile per le aziende. Per quanto riguarda invece il sistema terma-le acquese è stata assegnata pro-prio nei giorni scorsi la gestione del grand hotel Nuove Terme di piazza Italia per otto mesi al gruppo Uappala Hotels di Livor-no. Nel frattempo, le Terme di Acqui stanno effettuando la va-lutazione del proprio patrimonio aziendale per poi giungere alla defi nitiva messa in vendita delle quote sociali che secondo le pre-visioni dovrebbe avvenire entro la fi ne dell’estate. Attualmente il pacchetto azionario delle Ter-me di Acqui spa è in mano per il 79,9% a FinPiemonte Partecipa-zioni, la fi nanziaria della Regio-ne Piemonte e per il 16,77% al Comune di Acqui Terme. Le re-stanti quote del 2,19% sono della Fondazione Cassa di Rispar-mio di Alessandria e per l’1,05% dall’omonima banca a cui si ag-giunge il restante 0,08% che è in mano alla Finsystem di Genova. La vendita ai privati delle Terme di Acqui dovrebbe fi nalmente consentire il rilancio del sistema termale acquese. Il 2015 oltre ad essere l’anno dell’Expo sarà l’occasione di una serie d’impor-tanti eventi. Nei prossimi mesi si terrà il campionato mondiale di scacchi mentre il 10 e 11 ottobre Acqui Terme verrà letteralmen-te invasa da oltre 25 mila penne nere per il raduno del 1° raggrup-pamento alpini che comprende Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta e Francia. L’evento più impor-tante dell’anno sarà comunque rappresentato dalla mostra anto-logica dedicata a Pablo Picasso che si terrà nell’area espositiva del liceo classico “Giuseppe Sa-racco” di corso Bagni. (g.l.f.)

Un anno decisivoUn anno decisivo

Tutto sul Grand HotelTutto sul Grand HotelIl Sindaco, Enrico Bertero, ci spiega la vicenda inerente la struttura simbolo della città

Page 11: Inchiostro Fresco: febbraio 2015

Paesi: sicurezza e tecnologiaPaesi: sicurezza e tecnologiaGENTE D’IMPRESA: La Elete S.r.l. un’eccellenza del territorio a tutela della nostra tranquillità

Per la nostra rubrica “Gente d’impresa” presentiamo la Elete S.r.l., azienda ovadese

leader nel settore della vigilanza. Elete Guard ha iniziato la propria at-tività il 1 gennaio del 2001, dopo che per anni il titolare, Severino Tirandi, si era occupato di impiantistica per allarmi. “È stata una naturale evo-luzione - ci dice Tirandi – ci siamo infatti accorti del fatto che ormai far suonare una sirena non era più un deterrente per fermare i malintenzionati. Occorreva fare di più, dando una copertura completa ai nostri clienti. Perciò, da gesto-ri di impianti di sicurezza, dopo aver acquisito la certifi cazione del RINA per la Qualità e l’attestazio-ne di Professionista della Security Aziendale, siamo diventati una azienda di vigilanza con guardie armate e videosorveglianza”. Ele-te gestisce impianti in un territorio molto ampio che copre l’intero ova-dese, arrivando sino a Genova e alla riviera ligure. “L’area compresa tra Masone e Tortona, e tra Lerma e Prasco è completamente servita dalla nostra rete Wireless criptata con nostri ripetitori – prosegue Se-verino – un territorio così vasto ri-chiede la ricezione tempestiva de-gli allarmi per poter partire prima e riuscire ad arrivare in un tempo ragionevole. Questo è il motivo per cui proponiamo rivelatori e tele-camere esterni.”. Chiediamo quale sia, oltre al “fattore tempo”, un altro dato fondamentale per Elete: “Per noi è importantissimo che arrivi il segnale di allarme, per questo testiamo tutte le centrali dei nostri clienti anche più volte al giorno. Le Telecamere installate sono poi di grandissimo aiuto per ottenere informazioni adeguate al rischio

e informare opportunamente la pattuglia presente sul posto”. Eppu-re con un sistema di telecamere in teoria i ladri dovrebbero essere im-mediatamente riconosciuti: “Non è così semplice, dato che noi seguia-mo scrupolosamente le norme sulla privacy – spiega Tirandi – le nostre

telecamere, che devono essere sem-pre annunciate da segnalazioni apposite, richiedono autorizzazio-ni specifi che da parte del Garante della Privacy, a cui noi ci attenia-mo scrupolosamente”. Chiediamo ancora: “Le Pubbliche Amministra-zioni sono sensibili al problema

della sicurezza?”: “La domanda di sicurezza da parte della popola-zione è molto forte e i comitati di quartiere richiedono la presenza di aree video-sorvegliate. I Comuni certamente “sentono” il problema, ma devono rispondere anche a esi-genze di bilancio. Il rischio serio però è che spesso quando le teleca-mere servono non funzionino cor-rettamente. Mantenere l’adeguato livello di servizio è per noi un im-pegno imprescindibile, per questo tutte le telecamere dei nostri clienti vengono controllate anche più volte al giorno, per avere la certezza che quando le immagini servono siano poi realmente disponibili”. Elete ha 9 guardie armate per il presidio della sala operativa e per i servizi di ispe-zione presso i siti dei clienti abbona-ti: “La copertura per 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 rappresenta il nostro

impegno costante per essere sem-pre pronti alle esigenze dei nostri clienti. Riuscire ad allestire anche delle Pattuglie diurne signifi ca fare due turni in più rispetto ai due tur-ni canonici delle guardie notturne, quelle che mettono i biglietti nelle serrande dei negozi per capirci, e ci permette di essere sempre subi-to pronti per essere più vicini alle esigenze dei nostri clienti”. Vi è mai capitato un episodio particolarmen-te singolare, in merito ad una segna-lazione di un privato?: “Constatia-mo come i ladri, negli ultimi anni, siano quasi sempre organizzati in bande di 3-4 elementi e questo rende diffi cile il nostro lavoro sul campo. In più sanno perfettamente che appena toccano il suolo pub-blico, diventano privati cittadini e diventa diffi cile poter procedere. Si fi guri che durante un’effrazio-

Storia di un silvanese minatoreStoria di un silvanese minatoreQuando la campana suona per chi è andato via: dall’Orba allo Utah

Piemonte, primi del Nove-cento: Cesare Motta è un contadino di Silvano d’Or-

ba che per sfuggire alla miseria decide di emigrare oltreoceano, insieme all’amico Luigi Bisio. A raccontare la loro storia è una delle discendenti di Luigi. I due arrivano negli USA e si trasferi-scono nello Utah, dove lavorano nella miniera di rame del Bing-ham Canyon, vicino a Salt Lake City. I due parlano inglese poco e male, ma sanno essere pruden-ti: quando arriva la paga, invece di sperperarla in qualche saloon, can-can, whiskey, poker e don-

ne facili, i due corrono in città e spediscono i soldi in patria, per la famiglia. Cesare e Luigi lavorano negli States per 15 anni, tornando ogni tanto a Silvano a rivedere amici e parenti. Durante uno di questi soggiorni, Cesare sposa la

cognata di Luigi e si trasferisce in USA dove nascono, Elma, Ambro-gio (Bisi) e Domenico. La famiglia Motta acquista un piccolo terreno dove coltiva ortaggi secondo la tradizione silvanese. Ha successo, e dal campo si passa ad una fat-toria che Domenico e Bisi hanno condotto fi no alla pensione. Ma i legami con la terra dei padri non sono interrotti: quando uno dei fi -gli di Cesare, Domenico, ormai già grande e sotto le armi, viene invia-to nel 1953 di stanza a Parigi, pren-de una licenza per visitare Silvano. L’obbiettivo della sua macchina fotografi ca coglie le immagini più

suggestive del vecchio borgo, del-la processione di San Pancrazio, della vendemmia e delle elezioni, quando ancora la DC sfi dava alla “Peppone e Don Camillo” il PCI. Il tempo passa, l’amore per le pro-prie radici non muta. I ragazzi di Cesare Motta sono ormai cittadini americani, ma dai viaggi a Silva-no si sono portati oltreoceano il suono registrato delle campane del borgo. L’eco delle campane in America non si sente ed a loro manca, dicono i parenti quando parlano dei silvanesi d’America.

Matteo Clerici

ne, una volta scoperti dalla signo-ra che si era sporta dal terrazzo, i ladri non hanno fatto altro che fare un passo dall’altra parte della strada e, stando fermi, guardare con sfacciataggine verso il nostro cliente.”. Dopo i primi anni, in cui la videosorveglianza, soprattutto nei luoghi pubblici, era avvertita dalla popolazione come una violazione della privacy, una specie di “gran-de fratello”, la situazione è molto cambiata. Anzi si è, per certi versi, completamente rovesciata: un luogo video-sorvegliato è un posto dove ci si sente più sicuri: “Questo è proprio vero anzi, le richieste dei cittadini per l’installazione di nuove teleca-mere in aree più o meno a rischio sono sempre di più anche se non è la telecamera a rendere sicuro un luogo, ma una vigilanza costante, veloce ad intervenire ed effi cace nelle procedure di intervento.”. Se doveste dire qualcosa che contrad-distingue in modo particolare la vo-stra azienda?: “Non dovremmo dirlo noi – risponde il titolare – ma la formazione continua, l’attenzione all’evoluzione tecnologica, il rap-porto fi duciario che si instaura con i nostri clienti sono certamente un plus che ci viene riconosciuto. Un cliente che ci sceglie, praticamente, ci consegna le chiavi della propria casa in mano. Logico che si fi dino molto di noi”. Prima di congedar-ci Severino Tirandi ci dice: “In un mondo tecnologico come il nostro, anche i ladri sono sempre più pre-parati, per questo noi, che abbiamo la responsabilità delle proprietà affi date in sorveglianza, dobbiamo cercare di essere sempre almeno un passo avanti!”. L’eterna “lotta tra Guardie e Ladri” si arricchisce di un nuovo capitolo. (m.n.)

Passando per un paese qualunque di Rondinaria, le telecamere sono ormai

vista comune. Nei negozi come negli spazi pubblici, moderne o più datati, gli occhi elettronici fanno parte della nostra vita quotidiana. Di fronte a tale au-mento di tecnologia, qualcuno sicuramente penserà a Skynet, la rete di computer principale antagonista della serie Termi-nator. Aldilà di paure apocalit-tiche, più telecamere vuol dire più sicurezza in zone altrimenti diffi cili da controllare. “Skynet si è fermato a Rondinaria”, può essere cosa buona. (m.c.)

Le nuoveLe nuovesentinellesentinelle

La storia di Luigi Bisio, ri-portata in questa pagina, è

racconto dolce amaro. È un bel racconto di realizzazione e coraggio, di un uomo capace di andare oltreoceano ed ottenere un futuro migliore. Ma è anche una storia di dolore e sacrifi cio: abbandonare la propria terra non è facile, lasciare i propri affetti, emigrare è sempre una scommessa. Ora, la storia si ri-pete: come nella Silvano d’Orba che fu, i giovani italiani espa-triano in cerca di futuro. O la terra od il lavoro, a voi la scelta.

Matteo Clerici

O la terraO la terrao il lavoroo il lavoro

Page 12: Inchiostro Fresco: febbraio 2015

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12 l’inchiostro frescoFebbraio 2015 RONDINARIA

Carrosio, mia cara CarrosioCarrosio, mia cara Carrosio

Carrosio, mia cara Carrosio, sei purtroppo in continuo e costante declino. Quan-

to scritto nella Divina Commedia da Dante - III canto dell’inferno, “Lasciate ogni speranza Voi ch’entrate” potrebbe sicuramen-te ben adattarsi al nostro bene-amato paese. L’amministrazione comunale guidata dal Sindaco Cassano, reggente oramai 2007, non può certamente esimersi da evidenti responsabilità per ciò che sta accadendo. L’area indu-striale ha avuto oramai il soprav-vento su quella urbana. Lo spopo-lamento è certamente un dato di fatto inconfutabile. Molti e molti anni fa se non altro era luogo di villeggiatura, oggi neanche più questo. E dico ciò con immenso rammarico. Recentemente un fatto è stata l’ennesima riprova di questo impoverimento. La ma-celleria ha chiuso. Non perché a Carrosio siano tutti vegetariani, ma bensì perché l’amministra-zione di Voltaggio ha offerto un piccolo contributo spese, affi n-ché l’attività si trasferisse da loro. Cosa ha fatto il nostro Sindaco per difendere una delle pochissi-me attività commerciali presenti? Nulla! Nessun contributo, nes-sun aiuto! Per sottoscrivere però polizze di tutela legale in favore degli amministratori comunali, i soldi sono stati reperiti, eccome. Soldi pubblici, dei cittadini. Se si considera che l’età media delle persone residenti a Carrosio è di oltre 75 anni, si ha la necessità di sostenere incondizionatamente e senza remore le due o tre attività ancora rimaste. Queste continua-no il loro lavoro, certamente più per spirito di servizio che per red-ditività. Ma purtroppo non fi nisce qui. Parrebbe infatti che anche il medico Massa stia per lasciare… Sicuramente negli ultimi anni il

Sindaco ha riservato estrema e massima attenzione per altre pro-blematiche, sicuramente rilevanti quali il Metanodotto, la Centrale a Biomasse, il Terzo Valico, impie-gando il tempo a fare riunioni, a partecipare a congressi, a con-tattare consulenti, ad elaborare progetti. Ha tralasciato però le piccole cose, quelle dei semplici cittadini. Ma talvolta sono pro-prio le piccole cose che fanno la differenza. Oggi i cittadini si sen-tono soli, abbandonati al proprio destino. Privi magari di cose ba-nali, come un semplice momento di aggregazione. Neanche per il Capodanno l’amministrazione è riuscita ad organizzare un picco-lo evento, nonostante siano state recentemente effettuate notevoli spese sia per la ristrutturazione dell’asilo che per l’acquisto della cucina al suo interno, nulla è sta-to fatto. Carrosio un paese a dir poco lunare. Basta attraversare le sue vie in un qualsiasi giorno della settimana: un deserto. Non si incontra nessuno. L’unica ragio-ne che oggi stimola le persone a venire nel nostro paese è la voglia di passare una piacevole serata nella nostra bellissima pizzeria. Ah dimenticavo… i 20 minuti in cui avvengono i fuochi pirotecnici per la festa patronale! Ho ritenuto doveroso scrivere queste brevi considerazioni certamente con spirito di critica ma fi nalizzate ad una crescita ed a difesa di quelle poche cose che ancora ci sono rimaste.

Piero Odino

Pensieri in libertà de “l’inchiostro fresco”

[email protected] - tel. 0143 46.569

Riceviamo e pubblichiamo questa rifl essione e nel contempo lettera aperta indirizzata al Sindaco di Carrosio

rimaste.

Piero Odi

“Sono un cittadino di serie Z”“Sono un cittadino di serie Z”La vita e la casa di Carlo Massone testimoniano la sua tragica vicenda

“Sono un cittadino di serie Z, ecco quello che sono. Non posso più

andare avanti così, guardate come sono costretto a vivere” ci dice Carlo Massone quando ci accompagna a visitare la sua casa ai Crebini Cazzuli, dove vive da solo in condizioni quantome-no disagiate. Infatti, a causa della vicenda prima dei camion con i collaudi falsi e poi per la man-canza cronica di lavoro portata dalla crisi, il camionista non ha più alcuna forma di reddito e in più “non ho neppure sviluppato i contributi necessari per avere una pensione, come devo fare?”. La casa di Massone si articola su tre piani e all’ingresso sono ap-pesi ad una parete tutti gli stralci degli articoli di giornale che nel corso di questi trentun anni si sono occupati della sua vicen-da. La prima stanza, una sorta di studio, è invasa da un nume-ro incalcolabile di fogli e faldoni “tutti documenti raccolti da me che testimoniano quest’orrore che mi riesce diffi cile chiamare vita” esclama il castellettese. In un angolo vi è una stufa, dall’aria piuttosto vecchia e consunta, “unica forma di riscaldamento che mi posso permettere” dice il camionista. Ai piani superiori vi è un’altra sala, dove sono conte-nute invece le cartelle esattoriali di Equitalia e tutte le citazioni in Tribunale e multe, “ho talmente tanto buste verdi (le comunica-zioni giudiziarie, ndr) che sem-brano un cesto di insalata” fa, tra il serio e il faceto, Massone. Infi ne all’ultimo piano c’è la cuci-na, con un desolante frigo vuoto. Alla nostra domanda su come, dato che non possiede reddito, riesca a sopravvivere, Massone ci dice: “Grazie a forme di soli-darietà spontanea, come quella di una signora di Mantova che mi ha donato alcuni pacchi di cibo (pasta, conserva di pomo-dori e formaggi, ndr). Gli assi-

stenti sociali mi hanno dato un buono di 50 euro, lo scorso novembre e dicembre, per fare la spesa. Come posso tirare avanti in questa condizione?”. Infi ne, Carlo Massone ci mostra la propria camera da letto che egli stesso defi nisce “tana”. In effetti più che ad una camera da letto rassomiglia maggiormente ad una di quelle tane che i sol-dati, impegnati durante la Prima Guerra Mondiale, si scavavano letteralmente tra una trincea e l’altra. Sopra la testata di un letto improvvisato ecco le fotografi e degli immancabili camion, quasi una sorta di monito giornaliero: la prima cosa che Massone vede, quando si sveglia o quando va a dormire, sono la foto dei suoi camion, il simbolo della propria vicenda paradossale e tragica. “Sono un uomo solo, ossessio-nato dai suoi debiti e che si mangia le mani per essere sta-to onesto, troppo onesto da più di trent’anni. Non so se avrò la forza di tirarmi su ancora dal letto. Se le cose non cambie-ranno in fretta – afferma Carlo Massone prima di salutarci in una nota fi nale piena di inquie-tudine – non so davvero per quanto ancora avrò la forza di vivere”. Dal primo gennaio 2015 sono cambiate le norme per la revisione periodica degli auto-veicoli. Infatti la legge impone ai centri di revisione privata di dotarsi di videocamere, in modo da documentare il regolare svol-gersi delle operazioni. “Tutto giusto – commenta Carlo Mas-sone – peccato che per chi come me ha a che fare con i mezzi pesanti non si può rivolgere ai centri privati, ma alle Moto-rizzazioni, le quali non hanno l’obbligo di dotarsi di camere”. Gattopardianamente insomma, sostiene Massone, “si cambia tutto per non cambiare niente”.

Mattia Nesto

Velo-non okVelo-non okBosco Marengo, paese “presidiato”

Dallo scorso 20 Dicembre chi passa da Bosco Marengo avrà trovato ad accoglierlo

gli ormai famosi Velo-ok; indipen-dentemente dalla strada da cui si arrivi loro sono lì ad aspettare. Per dovere di cronaca esattamente un giorno dopo uno dei Velo-ok è stato vandalizzato dai soliti incivili ma è stato prontamente ripristi-nato. Dunque facciamo un po’ di chiarezza su questi Velo-ok, cosa sono e come funzionano. Iniziamo col dire che ne ho lette e sentite di tutti i colori soprattutto sul fatto

che siano legali o no per cui allo stato attuale delle cose posso dire che i Velo-ok sono legali. Detto questo lo strumento in questione non è nient’altro che un cilindro vuoto di materiale plastico e di co-lore arancione con un led di segna-lazione sulla sommità alimentato da un pannellino solare. Per cui di per sé serve esclusivamente come deterrente nelle zone critiche dove di solito gli automobilisti indisci-plinati corrono troppo; ma all’oc-correnza può essere dotato al suo interno di sistema di rilevazione della velocità ma in questo caso deve essere presidiato da un’agen-te delle forze dell’ordine perché la multa sia valida, anche se l’argo-mento è molto nebuloso in quanto sembra che ultimamente il mini-stero dei trasporti abbia cambiato l’articolo che ne regola l’utilizzo. L’unica cosa chiara per me rimane il buon senso: per cui Velo-ok o no NON correte soprattutto nei centri abitati. La vita, a differenza di una multa, non ha prezzo.

Daniele Cifalà

Page 13: Inchiostro Fresco: febbraio 2015

13l’inchiostro frescoFebbraio 2015RONDINARIA

L’Arca di Noè di Davide Ferreri

Il globo

Un esercizio di geografi a molto facile è guardare anche di sfuggita un planisfero e vedere la distribuzione delle nazioni sul totale del nostro pianeta. Europa e Stati Uniti,

che hanno tirato i fi li della Storia degli ultimi 2500 anni circa, anche perché i fi li li avevano in mano loro, sono due coriandoli nella vastità delle popolazioni che abitano le terre emerse. Se fra duecento o duecentomila anni dovesse rovesciarsi la proporzione fra suolo occupato e potere internazionale, il fenomeno non sarebbe né bello né brutto, né favoloso, né catastrofi co, ma solo, per il calcolo delle probabilità, del tutto realistico.

Silvano: un paese denso di storiaSilvano: un paese denso di storiaAlla scoperta di un percorso storico-culturale ideato da Pierfranco Romero

Con questo numero de l’in-chiostro fresco termino

la mia “Via Crucis” sperando di non avervi annoiato troppo. Devo però dire che parecchi lettori hanno telefonato alla redazione del giornale ed a me per avere più notizie e per sa-pere come visitare i siti: a loro un Grazie affettuoso. Conside-rato che il territorio di “Rondi-naria” non è solo il silvanese ma è ben più vasto, mi permet-terò di scrivere di questa bel-lissima zona, ricca di storia e di monumenti, in un prossimo numero a veloce “volo d’uccel-lo”. Grazie a tutti.

Pierfranco Romero

Le foto di questa pagina sono di Claudio Passeri.

Comune di Silvano d’Orba

Oggi nel centro del paese un bel fabbricato: il no-

stro Comune. Per quel che ricordo la sede comunale nei primi del’900 (1925?) era sito nel palazzo delle Scuole Ele-mentari, al primo piano. Gra-zie all’interessamento dell’al-lora Sindaco, professor Meo Minetti, Monsignor Mariani cedette alla cittadinanza l’e-difi cio che ospitava l’asilo infantile intitolato a Palmina Robbiano. L’edifi cio non solo fu ristrutturato ma, sul retro fu costruita una casa alloggio per anziani e, nelle vecchie stalle, un bellissimo spazio polivalente particolarmente adatto a mostre e conferenze.

La Fontana

Sulla strada che porta al ponte sull’Orba che collega Silvano

a Rocca Grimalda, una vecchia fontana. In effetti a fi ne ‘800 inizi ‘900 era un lavatoio che veniva utilizzato dalle silvanesi per lavare indumenti, fare bu-cato, oppure come fontana per rifornirsi di acqua ad uso do-mestico. Purtroppo il lavatoio era posto a fi anco di un rio che faceva defl uire le acque di sco-lo di cucine e bagni. Negli anni Quaranta infi ltrazioni di questi liquami causarono un’epidemia di tifo: il medico condotto decre-tò la chiusura del lavatoio. Apriti o cielo! Ed a furor di popolo fu riaperta la fontana: si ripresentò il tifo. Il lavatoio fu chiuso defi -nitivamente e solo negli scorsi anni è stato ristrutturato ed oggi, si può vedere in tutta la sua ori-ginale bellezza.

La Soms

La Società Operaia di Mutuo Soc-corso viene fondata a Silvano

nel 1876 con il preciso scopo di so-stenere le famiglie dei soci in caso di necessità. Fu proprio nel periodo della Guerra ’15-’18 che fu operativa, aiutando le famiglie che si trovavano in diffi coltà economica perché padri, mariti e fi gli erano stati chiamati alle armi e, molti, purtroppo non torna-rono. Nel 1905 fi nì la costruzione del fabbricato che oggi vediamo: fu per molti anni sala da ballo e cinema-tografi ca, ospitò anche più o meno improvvisate compagnie di rivista. Oggi, rivisitata ed ampliata, viene uti-lizzata in particolare per presentazio-ni culturali, sportive e per rappresen-tazioni teatrali. Sulla Soms ha scritto un bellissimo libro Marina Elettra Maranetto (pluripremiata scrittrice di origini silvanesi): “Una storia nella cronaca – La società operaia a Silvano d’Orba dal 1876 al 1926”.

La Pietra Grossa

Le piene dei torrenti Orba e Piota molti, molti anni

fa, portarono alla luce questo “enorme masso” che costituì per molto tempo punto di riferimen-to per le carte topografi che e fu termine di confi ne tra Silvano e Rocca Grimalda (confi ne più volte contestato). Se oggi que-sto reperto storico può essere ricordato nell’antico splendore, lo dobbiamo a Dominic Motta, che nel 1953 la immortalò con altre bellezze di Silvano che sono scomparse. Nel 1977, una disastrosa alluvione la som-merse quasi completamente: lo scorso agosto un gruppo di gio-vani silvanesi dell’Associazione

“Silvano Oggi”, con la collabora-zione storica del circolo dialet-tale “Ir Bagiu”, ha riportato alla nostra vista buona parte della pietra stessa.

Ecco la Madrina Ecco la Madrina del mesedel mese

Laura Chiaramonte Laura Chiaramonte

di Novi Liguredi Novi Ligure

Intervista di Chiara Boarini suwww.inchiostrofresco.it

Sui binariSui binaridei ricordidei ricordi

Sulle nostre pagine fac-ciamo ancora una volta

rivivere, grazie al reportage fi rmato da Giovanni Calde-rone e “illustrato” da Clau-dio Passeri, “questo picco-lo gioiello” che il 5 maggio 1953 da una “mano barbara e vile” venne cancellato. Un percorso sinuoso che partiva da Novi Ligure ed arriva fi no ad Ovada. Un “giro dei pae-si su rotaia” il cui ricordo è ancora vivo nel cuore di chi è stato passeggero anche per un solo giorno. Nell’articolo (che potrete trovare propo-sto integralmente sul nostro sito) Calderone si interroga sui motivi che spinsero le Au-torità di allora a dismettere questa linea perfettamente integrata con il territorio, in nome di un non ben defi nito progresso ed a favore delle “couriere”, ben più inquinanti e ingombranti. Noi de “l’in-chiostro fresco” ci sentiamo in dovere di non perdere que-sta memoria del tempo che fu, perché se è vero che “la Storia è maestra di vita”, è vero anche che “dagli sbagli si impara”. Invece di insegui-re un fumoso quanto dubbio progresso, perché non ripen-sare alle cose davvero utili e funzionali, come appunto fu questa splendida tramvia, che il passato ci aveva donato?

Eleuterio

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Page 14: Inchiostro Fresco: febbraio 2015

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14 l’inchiostro frescoFebbraio 2015 RONDINARIA

I re pastori dell’OltregiogoI re pastori dell’OltregiogoL’anima dei paesi: i Sindaci con il loro spirito di servizio per la comunità

La politica di contenimen-to dei costi ha coinvolto

come sappiamo anche il terri-torio alessandrino attraverso una riduzione delle fermate dei treni, con conseguente rischio di un vero e proprio isolamento nonché di note-voli disagi per i lavoratori pendolari e gli studenti. Pro-prio i tagli alle fermate sulla linea “Torino-Genova” hanno messo in seria diffi coltà gli abitanti di Frugarolo e Bosco Marengo, che già nel mag-gio scorso si sono riuniti in un’assemblea pubblica per far sentire la loro voce contro le decisioni prese da Trenitalia e Regione Piemonte. Il perio-do di diffi coltà economica e la necessità di una riduzione della spesa, infatti, hanno condotto a decisioni che ri-schiano di paralizzare il tes-suto locale, mettendo a dura prova tutti coloro che sono costretti giornalmente a ricor-rere al servizio ferroviario per ragioni di studio o di lavoro. Proprio per questa ragione, i due comuni interessati dai tagli continuano la loro bat-taglia per un ripristino delle fermate dei treni, inserendo un apposito questionario on line che, una volta compila-to, permetterà di quantifi care il bacino di utenza del servi-zio. Il questionario, in forma anonima, lo si trova nel sito del Comune di Frugarolo e può essere compilato acce-dendo direttamente al form oppure stampandolo per poi consegnarlo presso i seguenti punti di raccolta a Frugarolo: Comune, Bar S.M.S., Bar “Dal Tubo”, Tabaccheria di Via Matteotti.

Samantha Brussolo

Frugarolo eFrugarolo eBosco a piediBosco a piedi

I re pastori. Nel mondo an-tico erano i primi sovrani, i capi delle più antiche

comunità d’Europa. Lontani dagli sfarzi degli imperi orien-tali, i re pastori vivevano in piccoli nuclei, a volte poco più che famiglie allargate, e gover-navano grazie al carisma ed all’impegno per la comunità. Erano i custodi delle tradizioni locali, cucitori sociali che co-struivano il loro regno giorno per giorno. Sono passati mil-lenni, ma i re pastori esistono ancora nell’Oltregiogo. Sono il notaio, il parroco, il farmacista o il maresciallo dei carabinieri. Tutti i piccoli notabili di paese, fondamenta della società e cu-stodi delle tradizioni, pronti ad assumere oneri e spesso privi di onori. Durante la Seconda Guerra Mondiale, furono que-sti “re pastori” a salvare i loro paesi, agendo da mediatori in-formali tra nazifascisti e parti-giani. Negli anni del terrorismo agirono da moderatori della

scena politica, evitando che tante piccole Guerre Fredde si trasformassero in confl itti veri e propri. Con l’avvento della crisi, sono l’ultima risorsa per molti disperati, che lo Stato non può (o non vuole) aiuta-re. Spesso, danno l’impulso decisivo ad attività di volon-tariato o promozione sociale, sostenendo (con risorse pro-prie) organizzazioni meritorie ma fragili. In un mondo che cambia alla velocità della luce, mantengono vivi usi e costumi, tutelando un “piccolo mondo antico” magari pieno di difetti. Il regno di un “re pastore”, gli attuali Sindaci, è un regno dif-fi cile: non sono per lui gli onori di un conquistatore, né le ric-chezze di un sovrano opulento. Più spesso, gli verranno rinfac-ciate le colpe, mentre i meriti verranno dimenticati. Allora, nel nostro piccolo, grazie a questi moderni re pastori.

Matteo Clerici

Andando ad intervistare i Sindaci ed avvicinandoci alle realtà dei pa-esi di Rondinaria, ci siamo resi conto di come questi Primi Cittadini

siano in “trincea”. Infatti tra loro e la popolazione non vi è nessuna me-diazione, come ad esempio hanno i politici di “più alto rango”, e abbia-mo visto come faticano sempre più ad amministrare a causa, oltre alla mancanza di risorse, anche perché nei paesi stanno scemando le antiche fi gure, richiamate nell’articolo di Matteo Clerici, che facevano da “cu-scinetto” tra loro e la gente. Vogliamo dunque rendere omaggio a questi Sindaci e nel contempo ricordare quell’”antico diorama” ormai andato, assumendoci nel nostro piccolo, come giornale, l’onere di contribuire a rendere ancor più vicina la fi gura del Sindaco alla sua gente.

La redazione

Paese mio che stai sulla collinaPaese mio che stai sulla collina

L’arte dei presepi in VallemmeL’arte dei presepi in VallemmeScopriamo l’arte di Leardo Traverso in esposizione a Gavi

Cambio di proprietà a Bo-sco Marengo per il com-

plesso monumentale di Santa Croce, il Demanio ha infatti deciso di donare la struttura al Comune. Dopo anni di con-troversie, quindi, il complesso torna, a titolo gratuito, ai bo-schesi come da promesse fatte dalla nuova giunta comunale e dal sindaco Gianfranco Gaz-zaniga qualche tempo fa. Per Santa Croce, ora, si prospetta un futuro da centro interna-zionale per la sicurezza del patrimonio culturale mobile in emergenza. Un’ottima notizia quindi per chi ama questa im-portante risorsa architettonica che speriamo venga valorizza-ta e curata sempre più.

Daniele Cifalà

Santa CroceSanta Crocedi Boscodi Bosco

Leardo Traverso è conosciuto, ormai da vent’anni, come “mister presepe”. Infatti il tecnico di compu-ter nato a Carrosio ha una vera e genuina passione

per quest’arte nella quale si contraddistingue per la cura nei dettagli e un legame molto stretto con il territorio. “È dal 1995 che faccio presepi – ci dice Traverso – ho ini-ziato così per gioco e ora tutti gli anni, da settembre a novembre, realizzo un presepe ex novo”. Originariamente le creazioni era tutte in legno ora sono fatte di gesso: “Per creare scene sempre nuove mi ispiro ai borghi dell’Oltregiogo, soprattutto quelli più piccoli – spiega il nostro interlocutore – le mie rappresentazioni non fi gurano mai un paese in particolare ma, come in una specie di puzzle, prendo un pez-zo di uno e un pezzo dell’altro, per cre-are un set, a mio avviso, originale”. Le creazioni di Traverso presentano statuine

semplici “di quelle che si comprano al mercato ma che io adatto per poter dialogare con le altre”. Infatti ad ogni statuina viene tolto il basamento e poi si “aggiunge” un oggetto: un sacco, una boccia, un fi asco di vino op-pure uno scialle di seta. E in più, come bene evi-denzia la foto, ogni singola abitazione è decorata anche all’interno, con cura e passione. “Tanto

per dire quando ho dovuto rea-lizzare una panetteria mi sono chiesto: – ci dice Traverso - come faccio a realizzare i fi loni di pane? Ho provato con il dido, ma non ero capace. Allora mi sono messo ad impastare per davvero – illustra il nostro interlocutore – dei mini panini, appositamente pensati per il presepe”. Tutti i presepi di Traverso sono improntati al realismo, dalla pro-porzione tra gli oggetti e le statuine alla veridicità delle suppellettili: “Mi piace

pensare ai miei presepi come un organismo vivente - af-ferma Traverso in conclusione del nostro incontro – una volta ho fatto una via che rimaneva un po’ buia e un po’ stretta. Allora ho inserito alla fi ne di questa via cieca un vespasiano, come quelli di una volta. Pura e semplice verità insomma, colorata verità”.

Mattia Nesto

Page 15: Inchiostro Fresco: febbraio 2015

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Il Mulino di una voltaIl Mulino di una voltaAlessandro Grosso ricorda il padre Nino, storico proprietario del locale

Raggiungiamo Alessandro Grosso, affermato impren-ditore nel settore del de-

sign del legno, per farci racconta-re “Il Mulino di una volta”, visto che suo padre, Nino, ne è stato lo storico proprietario ed “invento-re”. “Molti si dimenticano che quando ha aperto il Mulino, nel 1968, c’erano soltanto altre due discoteche, anzi sale da ballo con dischi in Italia: il Piper di Roma e la Capannina di Viareg-gio – ci dice Alessandro Grosso – ricordo ancora la volta che mio padre Nino, imprenditore edile, passando per la val Borbera ha notato quel gruppo di case diroc-cato. Lì è nato il Mulino ed è di-ventato subito il centro nevralgi-co del mondo giovane di allora”. Ma chi “passava” per il Mulino? “Faccio prima a rispondere tutti – afferma sorridendo Grosso – fi -gurarsi che nel 1969 è arrivata Patty Pravo. C’era tanta di quel-la gente che la statale da Vignole e Borghetto era completamente intasata, però in sala ci saran-no state 200 persone scarse per-ché si pagava 5.000 lire, trop-pe. Allora mio padre ha messo il biglietto a tremila lire ed ha riempito in un attimo la sala. Se non un successo economico – continua Alessandro Grosso – fu un clamoroso successo d’imma-gine: da quel momento il Mulino lo conoscevano tutti”. Al Mulino si sono esibiti Beppe Grillo (“Ve-niva da Genova in treno e lo an-davo a prendere in stazione ad Arquata”), Pippo Baudo, Mike Buongiorno, si poteva assistere al cabaret di Cochi&Renato, dei Gatti di Vicolo Miracoli, ascoltare

il jazz di Roma-no Mussolini ed anche le grandi orchestre di li-scio. “Una volta i cachet erano abbastanza con-tenuti – spiega Grosso – e di con-seguenza si pote-va avere grandi artisti sotto casa, per così dire. Alle volte poi si instauravano amicizie specia-li, come quella con Fabrizio De André e Ivano Fossati. Una mi-

tica sera – prosegue l’imprendi-tore – davanti ad un caminetto Fossati, Oscar Prudente e De André hanno improvvisato un concerto con pentole e voce per pochi intimi. Una serata ma-gica”. Grosso ha avuto anche una fortunata carriera come DJ “Uno dei primi qui in Piemon-te. Ho lavorato con Linus a Ra-dio Milano International ed una volta alle Rotonde di Garlasco ho presentato una sconosciuta cantante italo-americana: era Madonna!”. Il racconto di una stagione forse irripetibile che è fi nita nella seconda metà degli anni ’80, “Ovvero con l’esplosione delle tv private. Gli artisti pren-devano di più e in televisione raggiungevano un pubblico ben maggiore”. Al Mulino sono cre-sciuti, ascoltando buona musica e guardando grandi spettacoli, intere generazioni di ragazze e ragazzi che lì si sono conosciuti e magari anche innamorati!

Mattia Nesto

Nella foto grande la pista all’a-perto coperta dal “fungo” diven-tato simbolo del locale stesso.A lato Nino Grosso impeccabile barman.Nella foto in basso Patty Pravo in un momento di relax pri-ma del suo mitico concertro del 1969 con a fi anco il piccolo Alessandro Grosso

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Il ballo è Il ballo è per giovaniper giovani

Il ballo: un’attività socialmente associata a un mondo adulto, d’“altri tempi”. Nulla di più

sbagliato. Spiccano i giovani, anzi, i giovanissimi. Presso la scuola WB Danze di Castellazzo Bormida si allenano talenti cat.12-15 anni. Federica e Vasile sono campioni italiani di liscio tradizionale pie-montese classe B3 e vincitori del-la Coppa Italia nello stesso genere e nel ballo da sala. Elisa e Mattia sono campioni nazionali e deten-tori della Coppa Italia nel liscio tradizionale piemontese classe B1 e vicecampioni della Coppa Italia classe B2 nel ballo da sala. Ragaz-zi che hanno ereditato la passione per la danza dai genitori. La cop-pia Federica-Vasile si è formata un capodanno in una sala da ballo, a 10 e 8 anni, inizialmente per gioco, poi l’affi nità in pista li ha decretati “ballerini da competizione”. Eli-sa e Mattia sono stati accoppiati intorno ai 10 anni e hanno subito “funzionato”. Il ballo non è solo divertimento, ma ha anche regole

da seguire. Una disciplina che fa felici anche i genitori, molto pre-senti e coinvolti. Perché il ballo è “poco moderno” ma completo: coinvolge mente, corpo, ha un piglio diverso. In tempi “virtuali” e di social network, si riscoprono il rispetto, il senso dello stare in-sieme e del ritrovarsi: i ragazzi si ingentiliscono verso le ragazze, si rapportano faccia a faccia e con-dividono esperienze. La ricchezza delle scuole di ballo sono proprio i giovani. Il ballo favorisce anche l’integrazione: Vasile, di origine rumena, ha trovato nella danza un forte strumento di coesione e condivisione. Federica, Vasile, Eli-sa e Mattia sono in primis amici, mai antagonisti, nonostante ga-reggino nella stessa categoria. Il ballo è corretto, rafforza i legami, diverte e coinvolge, aiuta a mi-gliorarsi: parafrasando un famoso fi lm, “non è (solo) uno sport per vecchi”.

Benedetta Acri

Page 16: Inchiostro Fresco: febbraio 2015

16 l’inchiostro frescoFebbraio 2015

I falsi d’autore diventaScopriamo la coppia di falsari di opere d’arte a P

Capitare in una mostra d’arte o in un mu-seo gremito di opere di artisti eccellenti è sempre un’esperienza incantevole per un

appassionato di arte o anche per tutti quelli che quando vedono un bel quadro provano una sen-sazione piacevole e entusiasmante. Ma ritrovarsi in un museo “casalingo” non è un’esperienza da tutti, perché la casa di Fulvia Crepaldi e Fabrizio Gastaldo non è un’abitazione come tutte le altre, anzi l’atmosfera del focolare domestico si fonde con quella frenetica, delirante e fantasiosa dell’a-telier di un pittore. Non sono critici d’arte, non sono allievi di accademie artistiche, né profes-sori di storia dell’arte, ma marito e moglie che decidono, in un giorno di trent’anni fa, di essere una cosa sola: falsari. E forse sono davvero una cosa sola. I loro quadri, che riproducono copie in olio su tela, su juta o cartoncino dei capolavori dei più grandi maestri del passato, sono dipinti a quattro mani; Fulvia inizia a stendere un lun-go collo alla Modigliani e Fabrizio seguirla com-pletando occhi, capelli e viso della dama presa a soggetto. Ogni falso è carico di una profonda unicità, tratto principale dei quadri, è sempre ori-ginale e non è mai uguale al precedente anche se ritrae la medesima scena. Se vi siete immaginati

la coppia che dipin-ge con il cavalletto immersi in un prato fi orito di campa-gna, o nel classico atelier appartato e solitario dall’ar-redamento ra-dical chic ave-te sbagliato: il luogo dove si concentra tutta la loro creatività è s e m p l i c e -mente la cu-cina di casa, zona angolo cottura per essere precisi, mentre la vita di tutti i giorni scorre come se nulla fosse. Perché ciò che colpisce di più è proprio come la routine domestica si fonda con il talento e che il tutto sia vissuto in modo gioviale, familiare e ludico tra le mura domestiche. Dietro ogni loro creazione, che amano e cura-

dipin-alletto pratopa-icoo e ar-a-

La mia vita da romanzoLa mia vita da romanzoRoberto Rizzo, storico gioielliere di Novi Ligure

Roberto Rizzo è una persona tutta da leggere. L’abbiamo incontrato per una chiacchie-

rata informale sul suo libro “Il testa-mento. Uno scambio di persone per l’eredità Arfi ni” uscito per la Casa Editrice Kimerik ma ben presto il discorso è scivolato sui “grandi temi”: dal concetto di uguaglian-za e libertà nella società moderna, passando per pensieri come “la bella letteratura è quella che ti sor-prende, che ti lascia con gli occhi incollati alla pagina” sino ai ricor-di di una vita vissuta intensamente, tra i quali le amicizie con persone del calibro di Eugenio Montale e Fabrizio De André. “Ho sempre avuto la pas-sione della scrittura e ho scritto di tutto: dalle poesie ai testi fi losofi ci fi no ai thriller” ci dice Rizzo davanti ad una tazzina di caffè “stretto, anzi strettissimo”. Come la letteratura che ama, anche la vita del nostro interlocuto-re è stata, decisamente, “da romanzo”: “A 18 anni mi sono messo a girare l’Europa in autostop – racconta Rizzo – ed ho fatto i lavori più svariati ed impensabili per guadagnare quei pochi soldi che mi servivano per vivere”. Anni fruttuosi questi che lo hanno di fatto come “accompagnato” nel mondo dei gioielli. Roberto Rizzo durante il suo percorso esistenziale ha fatto la conoscen-za dicevamo di personaggi fondamentali per la cultura di questo Paese (e non solo): “Ho frequentato Montale a Milano. Andavo a casa sua tutte le settimane – ci dice Rizzo – Una persona di cultura eccezionale, che non aveva bisogno di farne sfoggio perché era parte inte-grante della sua persona. Un vero liberale, un uomo libero, come ce n’erano un tempo. All’epoca partecipavo ai concorsi letterari e fu proprio lui a sconsigliarmi di farlo. Mi diceva continua a scrivere ma lascia perdere quei mondi imbolsiti”. Intensa anche l’amicizia con De André, storia di una collaborazione mancata: “Mi sono dilettato a scrivere musica al punto da sostenere con successo un esame come autore musicale e letterario ed un giorno un importante produttore di Torino, Amos

Pilotti, mi notò e disse che sarei piaciuto tantissimo a De André e allora fi ssò un appuntamento – il nostro interlocutore illustra – Co-nobbi De André che fu subito en-tusiasta. Avrei dovuto partire con lui e De Gregori per la Sardegna, per la registrazione dell’album. Purtroppo la sera prima di parti-re – confessa Rizzo – fui vittima di un gravissimo incidente e per mesi rimasi immobilizzato. Ahimè la collaborazione non andò in porto, ma l’amicizia e la stima rimasero intatte”. Tutto ha un che di avven-

turoso e particolare nella vita di Rizzo. Anche la scelta della casa editrice è stata avventurosa: “Esatto, è stato lo zampino di mia moglie che ha inviato le bozze di alcuni libri, a mia insaputa – illustra Rizzo – Con mio compiacimento ho ricevuto molte risposte positive, an-che di grandi case editrici, tra cui appunto quella della Kimerik”. Come mai ha scelto proprio la casa editrice di Patti? “Per la motivazione con la quale hanno scelto “Il Testamento” – risponde pronto Rizzo – Hanno detto che hanno intenzione di intessere una collaborazione a lunga scadenza con me. Per questo hanno scelto il li-bro più breve e con minori risvolti psicologici. In fondo gli altri, che usciranno nei prossimi anni, erano molto più corposi, tomi di 500 pagine di lettura meno agi-le. Siamo partiti dal piccolo per arrivare al grande!”. Chiediamo a Rizzo quali siano i suoi numi tutelari in fatto di scrittura: “Io ho letto ed amato Kafka, Proust, Joyce e London, poi vengono tutti gli altri – ci dice dopo aver rifl ettuto per qualche secondo – Ho scelto questi autori, eleggendoli a scrittori del cuore, perché nella loro lette-ratura non ci si annoia, ci sono sorprese, vicende che ti avvincono. Non amo la letteratura che si intorcina su se stessa, come in Musil, in cui in 1600 pagine non succede mai nulla. La letteratura dev’essere come la vita: i fatti non possono scivolare indolori anche se ci appaiono strani in fondo restano sempre agganciati al dato reale della nostra esistenza”. Scaramouche

La strada è segnata, la Resistenza di quanti non si arrendono allo

“sviluppo” portato avanti a colpi di betoniera dà i primi frutti. Nel frattempo si viene a sapere che la giovane Sindachessa - così si dice? - del comune del Bologne-se da tempo sta portando avanti la battaglia istituzionale contro un nuovo enorme complesso edilizio i n una frazione rurale del paese. La sua fi lo- sof ia parte da un assunto molto semplice: prima si sfrutta lo spazio già occupato da carcasse di costruzioni dismesse, poi semmai si pas-sa ad altro. La freschezza del pensiero di una ragazza unito alle doti di buone econome da sempre riconosciute a tutte le donne. Che il futuro sia davvero il loro? Non lo si può dire con certezza, ma di sicuro la salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità rappresenta la nuova frontiera del confronto politico. L’argo-mento, per intenderci, sul quale presto o tardi si polarizzerà la dialettica dei nostri governanti. Noi ovviamente non siamo in grado di dare risposte, Dio ce ne scampi!, ma due conti semplici li sappiamo fare: è bastata una stagione con qualche millimetro di precipitazioni in più per mettere in seria diffi coltà il nostro ter-ritorio, mostrando come la Natura, per dirla con Leopardi, non tenga in alcun conto “le magnifi che sorti e progressive”. Invitia-mo gli amministratori del nostro territorio – quasi tutti uomini, ovviamente – a rifl ettere sul comportamento della giovane e co-raggiosa sindachessa. O quantomeno a lasciare maggiore spazio alle donne in politica: ne avremmo solo che dei benefi ci.

Federico Cabella

Il sentiero è tracciatoprosegue dalla prima pagina

ARTE - CULTURA - LETTERATURA - TEA

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SottomissioneSottomissioneBusalla 2313: l’anno della...

Nonostante sia appena cominciato, possiamo già affermare che “Sot-

tomissione” di Michel Houelle-becq è il libro più discusso del 2015. Infatti lo scrittore-fi losofo francese nel suo romanzo (che prende il titolo dalla traduzio-ne letterale della parola Islam, ndr) tratteggia come nel 2022 le elezioni presidenziali francesi vengano vinte da un candidato di confessione islamica (che batte al rush fi nale Marine Le Pen) il quale porta gradualmen-te la Francia, sulla scia di quan-to sta avvenendo in tutta Euro-pa, ad una islamizzazione sem-pre più spinta. La tesi di fondo proposta dal libro è quella del “tramonto della civiltà fon-data sui valori dell’Illumini-smo”: molto più che un libro di islamizzazione si tratta quindi di un libro sulla de-illuminizza-zione del Vecchio Continente. Temi molto vicini, seppur fat-te le debite differenze, a quelli proposti in “Anno 2313. Una strada spedizione” di Vittorio Pluderi, edito da De Ferrari nel 2012. Pluderi, milanese di na-scita ma genovese d’adozione, immagina appunto un’Europa islamizzata, in cui grandi cata-strofi naturali si sono abbattute sull’Italia, rendendola remo-ta e irraggiungibile come “un tempio dell’antico Egitto”. Nel libro si vedono strani “commi-stioni di cognomi” che indica la mescolanza delle origini in

Prima dell’orrenda mattanza del 7 gennaio, quanti co-muni mortali avevano mai

sentito nominare il settimanale satirico francese ora internazio-nalmente noto? Quanti seguivano le sue dissacranti vignette della discordia? Oggi (15 gennaio, ndr), quelle pagine raggiungeranno quo-ta 5 milioni di copie per ribadire la loro sopravvivenza, in una sorta di

“the day after” dove vengono tenu-ti alti il tiro e i toni. In Italia un quo-tidiano le distribuirà addirittura come proprio inserto…cosa non si farebbe per vendere una copia in più! Qualcuno poi si sta già “fa-cendo il grano” con la produzione di gadget riportanti lo slogan del momento: “Je suis Charlie”, dalle magliette alle matite e altro an-cora. Dicevano che i napoletani erano maestri in queste cose, ma anche in Francia a quanto pare non scherzano. Così, mentre mol-ti hanno colto l’occasione per farsi

un giro a Parigi (meglio se a spese nostre) tra capi di stato e cagnoni vari, altri vendono “ricordini” o video amatoriali, o fotogrammi di immagini scabrose (quanto avrà pagato Rai uno con Vespa per ave-re l’esclusiva di svelarci i cadaveri nel supermercato ebraico? Non vedevamo l’ora!), mentre tutto questo accade, la gente comune, pacifi ca, inerte e impreparata ad affrontare questa terza guerra mondiale, la esorcizza portandosi a casa un Charlie, un oggetto, un simbolo. Perché in questo modo, forse inconsciamente, già com-memora, già vorrebbe relegare al passato qualcosa di enorme e di terribilmente presente e…ahimè futuro. E intanto in Inghilterra si pensa alla possibilità di censura-re i fumetti di Peppa Pig perché i maiali sono esseri impuri! Siamo alla follia.

Ester Matis

Kalashnikov Kalashnikov e fantasiae fantasia

Rifl essioni a ruota libera di Ester.Ester… nando…!!!

questa Italia “di un futuro non troppo lontano”: Mohammed Salvatore Costa, Aziz Augusto Croccarepetto, Fatima Tavella, Alì Pastore etc. Anno 2313 è un libro singolare, in cui “posan-do lo sguardo sul domani si cercano di trovare le risposte dell’oggi”. Busalla insomma ha il suo Houellebecq.

Eleuterio

17l’inchiostro frescoFebbraio 2015

Sono Federica Fossati, e lo scorso settembre mi sono lau-reata in Scenografi a all’Acca-

demia Ligustica di Belle Arti di Ge-nova. Il mio progetto di tesi è nato dall’idea di unire la fotografi a al te-atro. Ho quindi pensato che il modo migliore fosse quello di realizzare una retrospettiva fotografi ca di uno spettacolo teatrale. Così avrei potu-to seguire uno spettacolo fi n dalle fasi della preparazione, e osservare e documentare in prima persona quali sono tutti i passaggi che por-tano ad uno spettacolo pronto ad andare in scena. Solitamente quan-do si va a teatro non ci si sofferma sui dettagli “tecnici”, ma si guarda l’opera nella sua totalità. Ma è pro-prio lì che sta la magia, nel riuscire a far sì che non si notino i singoli particolari, ma lo spettacolo nella sua pienezza. Lo spettacolo che

ho seguito è “Scacco Matto”, prodotto dal Teatro della Tos-se per la stagione estiva ed è andato in scena a Genova e ad Apricale (in provincia di Imperia). Il mio lavoro è con-sistito nell’assistere ai vari in-contri tra il direttore artistico, il regista, lo scenografo e il co-stumista, e nel documentare il lavoro per la realizzazione dei costumi, la costruzione delle sceno-grafi e e l’allestimento. Ho assistito alle prove dello spettacolo, alla prima e all’ultima replica. Questa esperienza al Teatro della Tosse mi ha permesso di capire, almeno in parte, come funziona la “macchina teatrale”. Sono entrata in contatto con registi, attori, tecnici, scenogra-fi , costumisti e sarte, ma anche cas-siere, segretarie, pubblico, ognuno dei quali vive e affronta l’esperienza

del teatro in modo diverso. Nono-stante i momenti di stress, di insicu-rezza, di ansia da prestazione, tutti avevano sempre il sorriso in viso. Quando ho dovuto salutare tutti per l’ultima volta ero triste, perché signifi cava che quell’esperienza vol-geva al termine. Ma ogni fi ne ha un nuovo inizio e spero che il futuro mi riservi ancora momenti come quelli che ho vissuto in quei mesi.

Federica Fossati

ano“veri”Pozzolo Formigaro

no come piccoli “fi gli”, non c’è solo una spiccata capacità nel dipingere, ma visite ai musei, studi approfonditi e meticolo-si sui libri dedicati, ricerca del particolare, per rendere la co-pia il più possibile vicina all’ori-ginale. E ci riescono, tanto che i loro quadri sono conosciuti a livello internazionale e sono stati esposti in luoghi presti-giosi come l’Hotel de Paris di Montecarlo, il Carlton di Can-nes fi no all’Hilton di Milano. Per non parlare dei personaggi del mondo dello spettacolo e di quello politico che hanno volu-to nella propria casa un quadro di Fulvia e Fabrizio, da Patty Pravo ad Antonello Venditti, dalla famiglia Del Piero a Jerry Calà. “L’arte è una menzogna che ci fa capire la verità”, dice-va Orson Welles in F for Fake, fi lm del 1973 dedicato proprio ai falsari di opere d’arte. La

cosa strana è che questi quadri, anche se chiamati falsi, sanno comunque trasmette-re una ve-rità.

Eleonora Gatti

La magia del teatroLa magia del teatroFederica Fossati presenta una nota sull’arte scenica

ATRO E RIFLESSIONI NELL’OLTREGIOGO

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18 l’inchiostro frescoFebbraio 2015

Uno spreco chiamato PozzoloUno spreco chiamato PozzoloAbbiamo intervistato Agamennone, coscienza critica del paese che non le ha mandate a dire

“Ho letto il vostro arti-colo Pozzolo paese in festa (n. 9 2014 p. 22,

ndr). Ma quale festa? Pozzolo For-migaro è un paese abbandonato, in preda all’incuria e allo spreco!” queste le parole di Agamennone, nota “coscienza critica locale” che ci ha raggiunto in redazione per fare il punto della situazione in cui versa il paese. Agamennone quasi vuole “accompagnarci” per le vie, denunciando le varie bruttu-re lungo l’ideale cammino: “Subito all’ingresso di via Roma, dopo la rotonda del pozzo d’entrata in paese, i due marciapiedi sono in una condizione fatiscente – dice il pozzolese - sono pieni di buchi e risultano molto pericolosi” Quindi l’attenzione del nostro interlocu-tore si rivolge alla piazza centrale e più precisamente al dosso dis-suasore di velocità, posto tra la farmacia e il monumento ai caduti: “Quel dosso non dissuade un bel niente – ci dice Agamennone – in-fatti è stato pensato appositamen-te per la Milano-Sanremo, evento che capita una volta l’anno. Se i ciclisti non debbono trovare dif-fi coltà a passarlo fi guratevi se in macchina qualcuno rallenta per quel dosso”. La soluzione di Agamennone è quella di destina-re almeno uno dei cinque vigili presenti a Pozzolo in quella zona, dando così anche una mano ad attraversare la strada ai bambini che, prima di andare a scuola, si recano in panetteria per comprare la colazione. Agamennone a questo punto si “scaglia” contro la locale Pro Loco: “Alla Pro Loco interessa soltanto organizzare cene e pran-zi, non si preoccupano di offrire una proposta culturale al paese” sostiene con forza l’interlocutore. “Un altro problema è lo stato in cui versano le chiese, soprattutto quella del cimitero – fa Agamen-none continuando il discorso – è inutile che certi preti si adornino con tutti i paramenti, con tanto di bastone pastorale e fanno suo-

“Pozzolo terra mia”“Pozzolo terra mia”Giacomo Martini, memoria storica locale, si racconta

“La passione per la Storia, anzi per le storie è nata quando lavoravo in fer-

rovia. È in stazione, ascoltando le battute e i discorsi dei viaggiatori che ho preso consapevolezza della mia terra” in questo pensiero bio-grafi co si può condensare l’intera

nare le campane ad ogni ora, con evidente inquinamento acustico, se non si occupano di segnalare alla diocesi di Tortona come gli edifi ci di culto locali cadano lette-ralmente a pezzi”. La “denuncia” si sposta ora “sul fatto che ai disa-bili è praticamente precluso non soltanto l’ingresso alla farmacia sita nella piazza principale – sot-tolinea il pozzolese – ma anche lo stesso ingresso del Comune non è a misura di disabile, dato che è in salita”. Infi ne Agamennone si con-centra su, a suo dire, “lo scandalo dei pacchi alimentari”: “Parlo di scandalo perché - spiega il pozzole-se – trovo assurdo, anzi vergogno-so che persone che hanno un lavo-ro, una macchina e una casa di proprietà ricevano dei pacchi ali-mentari. Bisognerebbe destinare

le magre risorse a chi ne ha dav-vero bisogno!”. Prima di congedar-si la “coscienza critica del paese” vuole ancora esprimere un ultimo concetto: “Perché dobbiamo vede-re sprecate le risorse in progetti inutili oppure in piccoli privile-gi, come ad esempio una specie di taxi a disposizione di un ex papabile, auto parcheggiato tutte le mattine in una via traffi cata, quando, con poco sforzo, tutti i quasi cinquemila pozzolesi po-trebbero vivere in armonia e, soprattutto, con pari dignità? Tutte le Amministrazioni – con-clude Agamennone – che si sono succedute in questi anni sono andate nella direzione opposta. Invece di Pozzolo paese in festa io direi uno spreco chiamato Pozzolo!”. (m.n.)

Vi presentiamo in questa pagina “due facce della

stessa medaglia”. Infatti en-trambi i personaggi di questi articoli amano intensamente il loro paese, Pozzolo Formi-garo, ma lo amano “su due posizioni diametralmente opposte”: uno lo loda, magnifi -candone la storia e la tradizio-ne, l’altro lo critica, e lo critica perché “ne è affezionato” e perciò lo vorrebbe più bello e più vitale di quanto, a suo avviso, sia. Noi de l’inchiostro fresco ci poniamo nel mezzo, attenti osservatori, pronti a cogliere il buono di ciascuna delle due “facce”.

Scaramouche

Prima puntata

Al centro del dipinto “La battaglia di San Romano” (1438) di Paolo Uccello, è raffi gurato Michele At-tendolo signore di Pozzolo

Dipinto di Giancarlo Moncalvo

opera storica di Giacomo Martini che negli anni, grazie a conferenze, libri e articoli sulle colonne de “Il Popolo di Tortona”, ha raccolta una mole immensa di materiale su Poz-zolo e le sue tradizioni. Un lavoro fatto di “passione, passione per una memoria che dev’essere condivisa, altrimenti è un binario morto, non serve a niente” ci dice Martini. Lo storico pozzolese volge la propria attenzione sulle nuove generazioni, “menti fervidi che non devono es-

sere lasciate sole” perché è da lì che parte il nostro futuro. Abitare in un piccolo centro come Pozzolo non signifi ca non poter fare i conti con la “grande” storia: “Quanti di voi sanno che nel celebre dipinto La Battaglia di San Romano – spiega Martini – il condottiero che troneg-gia al centro è Michele Attendolo, fu signore proprio di Pozzolo nel XV secolo?!”. Quindi una storia dal valo-re antropologico molto forte? “Esat-to. Come ebbe modo di dire il gran-de antropologo pozzolese Francesco Remotti, mio compagno di scuola alle elementari – confessa lo stori-co – nell’era dell’interconessione globale l’identità stessa risiede nelle differenze e l’ossessione della purezza e della diversità produce incomprensioni e confl itti – con-clude Giacomo Martini – conoscere la storia vuol dire anche coltivare la pace”.

Mattia Nesto

Si è svolto lunedì 2 febbra-io nell’Aula rossa dell’I.I.S

Ciampini-Boccardo di Novi Ligu-re un incontro dibattito sul tema della nascita della società indu-striale dell’800, le ripercussioni del fenomeno in ambito sociale, la nascita del movimento ope-raio e delle società assistenziali-stiche che lo accompagnarono. Un discorso ampio e articolato alla presenza di uno dei più noti storiografi locali in materia, Lo-renzo Robbiano. Gli alunni del-le classi V, hanno avuto modo di interagire con l’autore, che ha illustrato alcuni aspetti della questione attraverso la presen-tazione della sua opera “I Senza Volto” di recente pubblicazione.

Marta Calcagno

“I Senza Volto”“I Senza Volto”a scuolaa scuola

Nove anni come Presi-dente della Repubblica. Nove anni come arbitro

delle contese politiche del Pae-se, come supremo garante del-la Costituazione. Sicuramente, per Giorgio Napolitano sono stati nove anni vissuti appieno, costosi dal punto di vista fi sico e mentale. Ma, parafrasando la celebre canzone, cosa resterà di questi nove anni? Allora, nell’al-bum dei ricordi entrerà di sicuro la fi ne del 2011, con l’Italia che scopre la crisi e Silvio Berlusco-ni costretto a lasciare il ruolo di premier a Mario Monti. Napoli-tano traghetta l’Italia attraverso acque agitate: la sua azione è così decisiva da spingere il New York Times a battezzarlo “Re Giorgio”. Altra fotografi a, questa volta più informale. In visita alla natia Napoli, l’orami ex presi-dente espone una maglietta con la scritta: “Mi chiamo Giorgio e sono di Napoli”. Origine mai negata, sia nei momenti belli, quando il Caffè Gambrinus gli aveva dedicato un coctkail, che in quelli sgradevoli, come quan-do Bossi gli aveva dato del te-rùn. Soprattutto, però, tanta vita istituzionale. Più volte, Napolita-no ha sottolineato la necessità di abbassare i toni e di lavorare in un clima di concordia partitica. Più volte, gli si è risposto con indifferenza mista a disprezzo, come se si parlasse ad un pa-rente rimbambito dall’età e non alla massima carica dello Stato.

Riflessionia Ruota

Libera

segue nella pagina a fi anco

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Una delle SAOMS di

cui si parla nel libro

Page 19: Inchiostro Fresco: febbraio 2015

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19l’inchiostro frescoFebbraio 2015

Nell’anno in cui a Novi Ligure cadevano le bombe, ov-vero nel 1944, a Basaluzzo nascevano questi baldi

giovanotti che settant’anni dopo si sono ritrovati in com-pagnia del Sindaco Gianfranco Lodovici e del loro parroco

don Aldo Tacchino. “l’inchiostro fresco” sarà disponibile a pubblicare una foto del loro incontro anche tra cento anni!

La Redazione

I nostri settantenniI nostri settantenniDomenica 16 Novembre

partecipando alla S. Messa della Giornata

del Ringraziamento, i quattro "levanti" del 1944 si sono ritro-vati per ricordare e festeggiare i loro settant'anni. Attorniati da familiari e da amici della comu-nità francavillese, Gabriella, Vit-torina, Mario e Gianfranco han-no reso grazie al Signore per le tante gioie che hanno accom-pagnato il cammino della loro vita e, terminata la celebrazione, sul sagrato della chiesa, hanno iniziato a far memoria del loro passato rispolverando aneddoti, fatti e personaggi del loro ricco percorso di vita. Il clima di af-fetto ed amicizia si è fatto ancor più intenso presso l'accogliente agriturismo "La Baita" dove, a

Quelli di Francavilla BisioQuelli di Francavilla Bisiotavola, hanno ripercorso - con emozione - momenti dell'infan-zia e della gioventù trascorse a Francavilla Bisio, documentan-do il tutto con fotografi e e de-diche le cui date erano inequi-

vocabili... Al termine, un po' a malincuore, i saluti di commia-to con il proposito di ritrovarsi molto presto!!!

Rosa Mazzarello

e quelli di Basaluzzoe quelli di Basaluzzo

“Le leve” sono molto radicate nei paesi, forse perché possono essere considerate come un modo diverso per “stare assieme, ritrovarsi e passare una giornata diversa dalle altre”. Infatti le ragazze e i ragazzi

“di ieri”, durante questi pranzi e cene, tornano a rivivere gli episodi di ieri: “Ti ricordi Giuseppe quando pescavamo assieme al fi ume?”, “E tu ti ricordi, Nina, quando coglievamo i Non ti scordar di me in quel pratone dietro alla chiesa”. Nei paesi, forse per il fatto di essere pochi, ci si conosce tutti e quindi anche la possibilità di aver condiviso momenti belli assieme è maggiore. Ecco cosa sono le leve per noi de l’inchiostro fresco, un simpatico modo per viaggiare attraverso i propri ricordi di ieri e quelli di oggi.

Uno Stato per cui ha sacrifi cato tempo e salute. Bolzano: duran-te il conferimento di una laurea honoris causa, la combinazione tra toga da cerimonia e caldo di stagione gli provoca un malore. Sebbene ripresosi, Napolitano dovette ammettere come il Qui-rinale non è “Una passeggiata di salute”. Un dovere percepito come male necessario ed in-dispensabile, come gli annessi duelli con Berlusconi. 2011: durante i mesi di agonia del Go-verno Berlusconi, il Cavaliere risponde al Presidente con voce alta e sgarbata. Napolitano lo riprende in maniera gelida: “Si calmi”. La rivincita nel 2013: Na-politano viene rieletto e le depu-tate di Berlusconi lo accolgono con un coro di scherno “Meno male che Giorgio c’è”. Insomma, nove anni di duelli, contrasti ed (almeno qualche soddisfazione): alla Storia il giudizio su cosa ri-marrà veramente.

Matteo Clerici

“Campionissimo Me”“Campionissimo Me”Riccardo Guasco espone al Museo dei Campionissimi

La prestigiosa mostra Cam-pionissimo me – Riccardo Guasco un illustratore sul

tracciato: illustrazioni, disegni e schizzi intorno al mondo del cicli-smo continua a riscuotere succes-so ed interesse. All’inaugurazione, avvenuta il 2 gennaio scorso, 55° anniversario della morte di Fausto Coppi, erano presenti la direttrice del museo Chiara Vignola, il sinda-co di Novi Ligure Rocchino Mulie-re, il giornalista sportivo Davide Dezan e soprattutto l’autore delle opere Riccardo Guasco, oltre ad altre personalità del mondo politi-co, sportivo e culturale. Il sindaco Muliere ha ricordato il Campionis-simo Coppi, “un grande uomo ol-tre che un mito sportivo”. Guasco ha asserito che “è un onore espor-

re al Museo dei Campionissimi in questa data particolare. Nella mia mostra sono presenti non solo lavori fi niti, ma anche schiz-zi e ogni mia opera sul ciclismo. Non essendo un esperto di questo sport, mi sono concentrato sugli aspetti personali, legati alla vita di Coppi e di altri campioni, ho immortalato più uomini-ciclisti che sportivi in bici. Sono molti infatti i volti, è centrale la ri-cerca dell’aspetto umano, epico ed interiore del ciclismo, non la bicicletta in sé.”. Accompagna-no l’esposizione alcune dueruote storiche concesse in prestito dalla Mitica, la corsa vintage la cui im-magine è stata realizzata proprio da Guasco. Diverse opere espo-ste possono essere acquistate dai

visitatori e verranno consegnate loro al termine della mostra, che sarà a disposizione del pubblico fi no all’ultimo fi ne settimana di marzo. Riccardo Guasco, “Rik”, illustratore e pittore, è un artista alessandrino conosciuto e ap-prezzato a livello nazionale ed internazionale: è segnalato da “La Repubblica” tra gli undici illustra-tori italiani che tutto il mondo ci invidia. I suoi tratti sono semplici e spigolosi, uno stile che ricorda il futurismo e il cubismo, con mol-ti ritratti di profi lo. Utilizza pochi colori, caldi, terrei, infondendo leggerezza e calore ai suoi lavo-ri. Visitando la mostra ci si ritro-va immersi in un mondo fatto di espressioni, di passione, di gioia e di dolore, di colori e di volti spi-golosi ma intensi. Il tutto ricorda per certi aspetti l’atmosfera epica, eroica e surreale del lungometrag-gio “Appuntamento a Belleville” di Sylvain Chomet. Spesso gli schizzi sono anche più interessan-ti delle opere fi nite, denotando al meglio il valore artistico e la visio-ne d’insieme dell’illustratore. A tal proposito, l’immagine più signifi -cativa è proprio quella del Cam-pionissimo, “di casa” a Novi e al Museo: il ritratto di Fausto Coppi con il sorriso e non malinconico è una gradita novità e la summa del lavoro e della visione dei ciclisti di Guasco.

Benedetta Acri

Riflessioni a Ruota Liberaprosegue da pag. 18

Di paese in paese, di Leva in Leva

MAGAZINE

Page 20: Inchiostro Fresco: febbraio 2015

20 l’inchiostro frescoFebbraio 2015

Ingredienti

500 g di ricotta, 200 g di zucchero, 150 g biscotti tipo digestive, 60 g burro, 5 fogli di gelatina, mandarini, baccello di vaniglia, latte, rhum.

PreparazioneFrullate i biscotti con il burro morbido e un cucchiaio di rhum. Distribu-ite il composto sul fondo di uno stampo a cerniera foderato con carta forno. Pressate e mettete in frigo per 20 minuti. Mettete in ammollo tre fogli di gelatina. Mescolate la ricotta con 150g di zucchero, i semi di mez-zo baccello di vaniglia e la scorza grattugiata di un mandarino. Sciogliete la gelatina strizzata in tre cucchiai di latte caldo, poi unitela alla ricotta e mescolate bene. Mettete in frigo per 30 minuti. Versate il composto di ricotta nello stampo, livellate la superfi cie e mettete in frigo per due ore. Mettete in ammollo altri due fogli di gelatina , spremete i mandarini, fi l-trate il succo e pesatene 300g poi sciogliete nel succo 50g di zucchero e portate a ebollizione per un minuto. Togliete dal fuoco, unite la gelatina strizzata e mescolate fi no a farla sciogliere completamente. Lasciate raf-freddare fi no a quando il composto non inizierà a rapprendersi. Dispone-te sulla superfi cie della ricotta un giro di spicchi poi versate la gelatina in modo da ricoprire la superfi cie. Rimettete in frigo per altre 4 ore. Toglie-te la cheesecake dallo stampo e decorate a piacere.

ucinare per una

ucinare per una

Fame da Lupi

Fame da Lupi

C’era una volta… la capacità di preparare piatti semplici con prodotti della nostra bellissima terra tra Liguria e Piemonte dove la massaia pescava a pie-

ne mani dalle tradizioni delle due regioni. In questo periodo dell’anno abbiamo le radici di Chiavari, la scorzonera, le radici a bastoni: tutte verdure disintossicanti e amarognole, che insieme a costetto, valeriana, borragine costituiscono depu-ratori naturali eccezionali. Ricetta le frittelle di borragine si fanno così: grammi 400 di borragine, 50 g di grana, 200 g di farina, maggiorana, birra, sale, olio per friggere. La pastella si fa con farina, birra un goccio d’olio e la si lascia riposare due ore, tritare la borragine, unire la maggiorana, il formaggio grattugiato e il sale e mischiare alla pastella, friggere in olio bollente quindi a cucchiate. Una volta… tutto questo era preceduto dalla raccolta nelle nostre campagne facendo belle scampagnate, oggi (terzo valico permettendo) contadini della Merella li produco-no con tanta pazienza e passione.

l'Orto l'Orto di Marisa di Marisa

A San Valentino l’omaggio fl oreale è sicuramente tra i più tradizionali ed apprezzati: ma cosa scegliere? Il fi ore romantico per eccellenza è la rosa rossa a gambo lungo,

come la qualità Red Naomi, dalla splendida infi orescenza e dal dolcissimo profumo.Altri fi ori che si prestano per questa festività sono i gigli bianchi, omaggio alla purez-za dei sentimenti, oppure le orchidee, emblema della sensualità. Le rose, a differenza degli altri fi ori, possono essere facilmente seccate per conservare il ricordo di questa giornata nel tempo: sistematele in un luogo caldo e ventilato per qual-che giorno, spruzzandoci sopra un po di lacca per capelli per mantenerle lucide. Piccolo consiglio: aggiungere all’acqua per i fi ori recisi qualche goccia di candeggina delicata servirà ad abbattere la carica batterica presente e li farà durare di più!

San Valentino San Valentino in fiorein fiore Le radici tesori nascostiLe radici tesori nascosti

per qualr

Cheesecake al mandarino

MMa quando si può affermare che un cane... “sta invecchiando”? Innanzitutto va detto che questa con-dizione varia a seconda della stazza, del peso, delle eventuali malattie avute in precedenza, delle at-tività svolte nell’arco degli anni e della conformazione morfologica. Un soggetto di grossa taglia, per

esempio, invecchierà prima di uno di taglia “toy”; un esemplare che ha trascorso una vita sana e attiva lo farà, invece, meno velocemente di coloro che hanno subito operazioni o trascorso lunghi periodi con grandi o pic-coli problemi di salute. A grandi linee, un cane si defi nisce anziano quando ha: 11 anni e mezzo se è di taglia piccola (meno di 10 kg) - 10 anni se è di taglia media (tra 10 e 25 kg) - tra gli 8 e i 9 anni se è di taglia grande (tra 26 e 45 kg) - 7 anni e mezzo se è di taglia gigante (più di 45 kg). La sua alimentazione va controllata e, a volte, integrata da glucosamina, acidi grassi e vitamine C ed E; a questo proposito è bene dare un alimento

“Senior”. Quindi Cibi troppo ricchi e non ben bilanciati in proteine e minerali possono portare a complicanze anche serie. Cerchiamo di alimentare al meglio il nostro amico , ma questo già da cucciolo, perché l’obesità può avere come conseguenza lo scatenarsi o l’aggravarsi di una serie di patologie, già di per sè tipiche dell’età. Infi ne un piccolo consiglio che do: adottate un cane anziano, vi saprà ripagare con tanto amore !

La banda di Anna

Il cane Il cane anziano anziano

PROFUMI, SAPORI E AMICI A QUATTRO ZAMPE

Page 21: Inchiostro Fresco: febbraio 2015

Nella foto Mattia Nesto mentre intervista l’avv. Fabio Garaventa nel suo studio.Sotto uno scorcio particolarmente pericoloso delle strutture abbando-nate dell’Avventure Park

Sul nostro sitowww.inchiostrofresco.itampio servizio fotografi co e contributi video

Giovedì 8 gennaio la troupe de “l’inchiostro fresco TV” si è recata presso il Parco

Castello per documentare lo sta-to di completo abbandono in cui versa l’ex “Parco Avventura”. In-fatti, come è stato già testimonia-to da molti giornali (e in particola-re dall’articolo di Gino Fortunato “Il Parco avventura chiude e di-venta un debito per Novi” appar-so su “La Stampa” di mercoledì 7 gennaio a pag. 43), il 31 dicembre è scaduta la convenzione dell’ulti-ma gestione del parco, quella che era stata affi data all’imprenditore di origini romene Johnny Pasca-nu. A distanza di una settimana l’intera struttura è completamen-te abbandonata, come testimo-niano le nostre immagini, dive-nendo un serio pericolo per tutti gli avventori, specie se bambini, che si avventurano sul Castello. Sulle colonne de “La Stampa” l’assessore ai Lavori Pubblici e vice sindaco, Felicia Broda, ha spiegato come le strutture non possano essere rimosse in quanto “sotto sequestro giudiziario”. In-fatti la società che nel 2010 aveva aperto il parco avventura, la “Pro-getto outdoor”, già dopo un anno era stata coinvolta in problemi di insolvenza dei pagamenti nei confronti della ditta fornitrice le attrezzature. Una serie di blocchi e contro blocchi dell’attività ha fatto sì che il parco in questi anni funzionasse “a singhiozzo”, sino alla defi nitiva chiusura lo scorso dicembre. Naturalmente capia-mo le ragioni, fondate, fornite dall’Amministrazione Comunale, ma siamo perfettamente consci di

ucinare per una

Fame da Lupi

Un castello troppo solitarioUn castello troppo solitarioScaduta la convenzione dell’ultima gestione del “Parco Avventura” di Novi Ligure

come, soprattutto per il fatto che spesso il sindaco di Novi Ligure Rocchino Muliere, si riferisca, durante i suoi discorsi pubblici, allo “spirito del sindaco Carlo Acquistapace che nonostante le devastazioni della guerra e del bombardamento, si impegnava a piantare gli alberi in Castello”, non si possa tenere “il polmone verde della città” in un tale stato di abbandono. Bisogna considera-re anche il fatto che, nonostante il parco sia chiuso, essa rimanga un costo per la città, dato che l’e-ventuale smontaggio delle strut-ture signifi cherebbe un esborso notevole per le già esangui casse municipali. Occorrerebbe forse, e questa è la proposta che mol-to modestamente ci sentiamo di muovere come inchiostro fre-sco, pensare a forme alternative di utilizzo del parco. Perché ad esempio non usare la suggestiva scenografi a naturale del Castello, costituito da una fresca boscaglia e da scorci quasi “gotici”, per organizzare un Festival Medio-

evale, magari coinvolgendo le Associazioni di Volontariato e gli appassionati di fumetti, di libri e saghe fantasy che affollano Novi come l’Italia? Da un posto morto e senza voce, si potrebbe otte-nere una larga partecipazione di giovani e giovanissimi, che affol-lerebbero le pendici del castello, ricreando una magica atmosfera degna de “Il Trono di Spade” o

di “Ivanhoe”. La credete u n ’ u t o p i a ? Forse è così, ma non rite-nete che an-che il sindaco Acquistapace, in un periodo così diffi cile come quello della Rico-struzione, non avesse fatto a suo tempo un gesto utopico, “piantando gli alberi lad-dove fi schia-

vano le bombe”? Abbiamo poi raggiunto lo studio dell’avv. Fabio Garaventa, per avere un parere legale sulla vicenda. “Prima di essere un avvocato sono un citta-dino di Novi – ci dice Garaventa – e negli ultimi tempi mi ritrovo con amici in Castello a portare a spasso il cane. Uno spazio tanto bello tenuto così male è diffi cile

a vedersi”. Quali i rischi di questo abbandono?: “Una volta c’è era un custode che si occupava del Parco Castello – ricorda l’avvoca-to – ma ora non c’è più nessuno che ne occupa, basti vedere come i cestini, pochi, pochissimi, non vengono quasi mai svuotati. Tut-te le attrezzatture lasciate senza nessun tipo di vigilanza sono un pericolo per tutti. Se qualcuno, in maniera improvvida, le usas-se e poi si facesse male, mi pare giusto ritenere che dovrà essere il Comune, e quindi noi citta-dini-contribuenti, a rispondere per pagare i danni”. Garaventa ha poi tenuto a precisare come, proprio in questi giorni, il sinda-co Rocchino Muliere si sia più volte detto pronto “ad interve-nire personalmente” e quindi pare che la situazione si possa in qualche misura sbloccare. “Oltre all’Adventure Park dismesso e senza controlli o impedimenti fi sici per raggiungere le strut-ture - spiega l’avvocato – mol-to grave è la situazione in cui versa il patrimonio boschivo ed arboreo del parco. Proprio domenica scorsa – conclude il legale – ho visto con i miei oc-chi un gruppo di turisti rus-si passeggiare per il Castello, lamentandosi di come non vi fosse nessun tipo di attività per bere qualcosa di caldo. In un pe-riodo di crisi come questo, dove l’eventuale superfl uo va neces-sariamente tagliato, non vedo perché non si debba sfruttare l’essenziale che già si possiede”.

Mattia Nesto e Davide Parodi

Giovedì 15 gennaio il comita-to di cittadini “no antenna”

rappresentato da Gianni Caccia, professore del liceo Amaldi, ha incontrato l’Amministrazione comunale sulla questione di un nuovo impianto per la te-lefonia mobile da eseguirsi in via San Giovanni Bosco, non distante dall’omonima Scuola per l’Infanzia. Nessuna “alzata di toni” da parte del comitato ma nelle parole di Caccia una serie di domande che i cittadini novesi si sono fatte: “Lungi da noi il voler lanciare allarmi e men che mai vogliono fare ciò i fi rmatari della petizione, ma immagino che nessuno voglia barattare il segnale telefonico con la salute”. Il comitato ha presentato i dati ARPA 2011, nel quale è riportato come: “la so-glia di potenza del segnale per la telefonia mobile si categoriz-za su alta” e quindi come, stan-te le più di 36 antenne presenti in città, non vi sia “urgenza” per l’implementazione di nuovi dispositivi per il segnale telefo-nico. L’Amministrazione Comu-nale, rappresentata dal sindaco Rocchino Muliere, dal vice Fe-licia Broda, dell’Assessore alla Pubblica Istruzione e Cultura con delega all’Ambiente Cecilia Bergaglio e dal consigliere Al-fredo Lolaico, si è detta disponi-bile ad ascoltare le richieste del comitato e soprattutto “A darsi un nuovo appuntamento di na-tura tecnica – come sottolineato anche da Muliere – così da fare il punto con i tecnici del Comu-ne”. In conclusione il Sindaco ha ribadito che “rivedremo le zone sensibili, che magari negli anni potrebbero essere cambiate”.

Eleuterio

No antenne?No antenne?

Page 22: Inchiostro Fresco: febbraio 2015

Shopping a Novi LigureShopping a Novi Ligure

22 l’inchiostro frescoFebbraio 2015 NOVI LIGURE

Rotary ClubRotary ClubIl presidente Ghelardi presenta il

Il Rotary Club cambia rotta: praticamente conclusi i gran-di progetti internazionali, il

nuovo corso passa per l’aiuto al territorio ed all’attenzione verso i suoi protagonisti. Gian Paolo Ghelardi, presidente del Rotary Club Novi Ligure, descrive azioni e programmi dell’anno rotariano in corso. Parola d’ordine, “Ba-sta progetti internazionali, sì a quelli locali in particolare nel sociale ed a favore dei giovani”. Al primo posto, l’Aiuto contro la povertà con le Dame di San Vin-cenzo, già concretizzatosi con la fornitura di nuove cucine alla mensa dei Poveri e da sviluppa-re ulteriormente con il supporto alla realizzazione, insieme a don Livio Vercesi, di una casa-famiglia nel novese. Altrettanto importan-te, il progetto Giovani. In tandem con il Club di Acqui, Ghelardi e compagni hanno offerto uno spettacolo-lezione di orienta-mento alle superiori, dedicata agli studenti di terza media. E gli stage, pensati per favorire la scel-ta del percorso universitario: tra gli istituti coinvolti, l’Università Cattolica di Piacenza. Sulla stessa linea, le borse di studio dedicate ai meritevoli: l’ultima in ordine di tempo quella per Giada Cipollina, studentessa di Biologia, anche grazie alla sponsorizzazione di Elah-Dufour. Si muove nel mondo dei giovani anche il Progetto De-fi brillatore: in tandem con il Club di Gavi-Libarna, ha come fi nalità il fornire tale strumento medico

d’emergenza ad alcune scuole della città. Parlando del territorio, menzione speciale per il progetto “Emergenza alluvione” e “Scri-viamo la mia Novi”. Grazie alla prima iniziativa, è stato utilizzato un fondo alluvione per sostenere tre micro-imprese, danneggiate dal recente maltempo. La secon-da istituisce un premio letterario con la pubblicazione del libro i cui proventi andranno ad un progetto del Servizio Emergenza Anziani cittadino che mira ad as-sicurare agli anziani il rifornimen-to dei medicinali essenziali anche nei periodi festivi. Infi ne, menzio-ne speciale per il Premio Rotary che, dal 1981, ogni anno premia i protagonisti nel “fare del bene” del mondo locale. Tra i vincitori, le suore di Don Bosco, la Croce Rossa, il Centro aiuto alla Vita, l’associazione Diapsi, l’associa-zione IRIS, il Banco Alimentare ed il Corpo Musicale “Romualdo Marenco”.

Matteo Clerici

Il discorso del meseIl discorso del meseIl Mons. Viola saluta la città ed i suoi abitanti

Messa di saluto per Vitto-rio Viola. Il neo nomina-to vescovo della diocesi

di Tortona onora la città di Novi Ligure celebrando messa nella Chiesa della Collegiata. L’even-to, svoltosi il 4 gennaio, ha visto la presenza dei rappresentanti della vita politica istituzionale: i sindaci, di Novi e dei paesi vici-ni, i comandanti dei carabinieri e dei vigili urbani. A fi anco a loro, le varie associazioni: Croce Ros-sa, Agesci, dame di San Vincenzo ed altre congregazioni religiose. Da non dimenticare, la gente comune, venuta in massa per co-noscere meglio il nuovo pastore. Ad aprire la cerimonia, il sindaco Muliere: il suo discorso introdut-tivo ha ricordato la storia della Collegiata, che nel 1815 ospitò il Papa Pio VII, e di Martino Canes-sa, vescovo emerito ancora nel cuore dei fedeli. Ha poi sottoline-ato come pubblica amministra-zione, cittadini ed associazioni (laiche e cattoliche) abbiano cre-ato punti di riferimento, spirituali ed umani. Chiusura speciale con un monito alla politica, affi nchè rimanga servizio destinato ai cit-tadini, e con un dono al prelato, una targa ed il gonfalone cittadi-no. Momento di commozione du-rante la predica, quando il Vesco-vo ha spiegato come Dio abbia scelto di farsi bambino, piccolo e debole, per stare al livello dell’uo-mo. Questo è il Natale: un Dio a misura d’uomo, che riduce la sua potenza per amore di tutti. Ciò

deve spingere all’azione: all’amo-re, gratis come quello divino, ed al fare senza lamentarsi: “Reali-smo, senza pessimismo”. L’idea-le è ispirarsi allo stemma di Novi, incarnando il motto “In Novitate Vivam” una novità continua nel rapportarsi col prossimo, specie con il povero “La cui presenza è scuola di fede”. Alla fi ne del-

la messa, la parola ai sacerdoti locali, che hanno ringraziato il vescovo Viola per la presenza, dichiarandosi pronti ad un rinno-vamento della fede ed una piena collaborazione. Dopo la liturgia, il prelato è rimasto in città per i colloqui individuali.

Matteo Clerici

Già da alcuni mesi è mancata all’affetto dei suoi cari e dei suoi amici Monica Rumore. Oggi si sente ancora di più la mancanza della sua gioia di vivere e della sua disponibilità per gli altri. Il padre Mimmo e tutti i familiari ringraziano quanti hanno partecipato alle esequie.

Un ricordo di MonicaUn ricordo di Monica

Foto di Federica Fossati

Il MEM, Master in Enologia e Marketing, (prima denominato

MES, Master in Enologia a Som-melleire), della Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università Cattolica del Sa-cro Cuore, compie 10 anni. Da otto il corso è svolto in collabo-razione con l’Ente di Formazione Fondazione Casa di Carità Arti e Mestieri, nella sede di Novi Ligu-re, presso la quale si svolgono, prevalentemente, le lezioni fron-tali. Le esercitazioni e i laboratori e lo stage di fi ne Master si effet-tuano, invece, presso l’Università Cattolica, nella sede di Piacenza, e presso Aziende del settore viti-vinicolo a livello nazionale ed estero. Per il decimo complean-no del corso, non poteva esserci regalo migliore dell’ottimo rico-noscimento internazionale rag-giunto che, nell’anno accademico appena concluso, l’ha classifi cato al 13° posto tra i Master ed i corsi MBA Mondiali del settore Food and Beverage, secondo il ranking Eduniversal Best Master america-no. Tale classifi cazione ha preso in considerazione oltre 4000 Ma-ster ed MBA presenti in oltre 150 Paesi e li ha suddivisi in 30 settori omogenei. Il Prof. Marco De Fa-veri, direttore del Corso Master, sottolinea che, anche per queste motivazioni, il corso attira nu-merosi studenti da molte Regioni Italiane, dal nord al sud, e diversi sono stati gli stranieri che hanno studiato nel Master che si tiene a Novi Ligure. (l.m.)

Master inMaster in EnologiaEnologia

Page 23: Inchiostro Fresco: febbraio 2015

La Grande Festa del Cioc-colato Artigianale si è

tenuta da venerdì 9 a dome-nica 11 Gennaio nel centro di Serravalle Retail Park, allietando i clienti con degu-stazioni e iniziative per adul-ti ma anche per più piccoli. Gli eventi si sono succeduti in ogni giornata e compren-devano vari momenti: La Fabbrica del Cioccolato (tutti i giorni dalle 10 alle 20), un laboratorio dove è stato possibile conoscere le fasi di lavorazione grazie an-che all’impiego di una mac-china per la macinazione delle fave di cacao tostate e di macchinari che permet-tono la creazione di ciocco-latini; Lezioni di cioccolato per adulti (domenica dalle 10 alle 12) e Laboratori per bambini Baby-Ciok (tutti i giorni dalle 15.30 alle 17.30) per chi si è voluto avvicina-re alla lavorazione del cioc-colato in modo divertente; Cioccolato &... (tutti i giorni alle 18) per concludere la giornata con degustazioni di birra e cioccolato. La Festa del Cioccolato si è realizza-ta con la collaborazione di Chocomoments, una vera e propria Fabbrica di Cioc-colato Itinerante nelle piaz-ze italiane, con lo scopo di

far conoscere la storia dell’ amatissimo ali-

mento attraverso la sua lavorazione

in presa diretta e con l’uso di

materie prime di alta qualità. Del

progetto fa parte Domenico Spadafora,

lo chef patissier calabrese volto del programma di Rai 2 “Detto Fatto”, che dome-nica 11 gennaio alle ore 12 ha tenuto per l’appunto lo show-cooking davanti a un attento pubblico. “Siamo stati lieti di portare Cho-comoments a Serravalle Retail Park” spiega Spada-fora “le persone sono sta-te partecipi anche perché come si sa il cioccolato at-tira tutte le età”. Lo chef è stato Campione del Mondo di pasticceria a Rimini nel 2009 e ora vive e lavora a Pavia. Tutti i giorni alla Mo-stra Mercato del Cioccolato Artigianale sono state espo-ste le creazioni dei maestri cioccolatieri, acquistabili e soprattutto gustabili.

Eleonora Gatti

La FabbricaLa Fabbricadel Cioccolatodel Cioccolato

Lo chef Spadafora Lo chef Spadafora con il titolare con il titolare

della Chocomomentdella Chocomoment

Sul nostro sito ampio reportage Sul nostro sito ampio reportage a cura di Marta Calcagnoa cura di Marta Calcagno

ChocomomentChocomoment

Il Parco Mairano di Via Libarna, dedicato al sindaco arquatese de-gli anni ‘60 e terminato nel 2013, si proponeva come uno spazio

verde ricco di piante ma anche come “area sensoriale” con gradini profumati, sedute aromatiche e aree musicali attrezzate anche per i concerti. I 3000 metri quadrati di giardino promettevano relax, con-vivialità e sicurezza di essere in un luogo protetto e salvaguardato. Ad oggi le cose non stanno proprio così: il parco si presenta mal tenuto, abbandonato e purtroppo preso di mira come scarico di ri-fi uti urbani, nonostante l’installazione di telecamere. I cittadini, al di là della musica e dei profumi, rivorrebbero un’area verde pulita e protetta per poter portare i bambini a giocare in tutta tranquillità. È un peccato che una così bella iniziativa sia lasciata andare, data la sua strategica posizione e le opportunità che offre. (e.g.)

Dopo un primo ricorso presen-tato mesi fa al TAR del Lazio

competente sulle grandi opere, l’Amministrazione comunale di Arquata ha conferito agli avvocati Emiliano Bottazzi e Maria Crucioli del foro di Genova nuovo mandato al fi ne di impugnare la determina del 30 ottobre scorso con la quale il Ministero dell’Ambiente aveva dato parere favorevole sul primo lotto del progetto esecutivo del Terzo Valico dei Giovi. “Esistono elementi aggiuntivi – chiarisce il sindaco Paolo Spineto – soprattut-to la preoccupazione per le fonti idriche di Borlasca, Rigoroso, che alimentano l’acquedotto di Arquata e in parte gli abitati di Serravalle Scrivia, Novi Ligure e Pratolungo di Gavi, nonché le fon-ti del Monte Zuccaro, che alimen-tano l’acquedotto di Sottovalle”. Secondo il Comune di Arquata il Cociv non ha rispettato la delibe-ra del Cipe 2006 che chiedeva ap-positi sondaggi idrogeologici per preservare le fonti idriche, studi da eseguire prima dell’avvio dei lavori e non durante gli stessi. A compro-mettere le fonti sarebbe in partico-lare lo scavo del tunnel dei Giovi sotto l’Appennino, che dovrebbe iniziare a breve, a partire dal can-tiere di Radimero. Risponde Cociv che gli approfondimenti idrogeo-logici a tutela delle fonti degli ac-quedotti “sono stati regolarmente effettuati, come risulta anche da un documento redatto dal gruppo di lavoro idrogeologia, nel quale si fa riferimento a un censimento delle fonti del 2005 e del 2012, che evidenzia come la linea passereb-be distante dalle sorgenti di Rigo-roso e Borlasca”. Anche i cittadini della frazione arquatese di Sotto-valle hanno fatto opposizione al Tribunale delle Acque, attraverso il consorzio che gestisce l’acquedot-to, perché non ancora approvato dal tavolo di confronto regionale il progetto di un acquedotto alterna-tivo, da realizzare prima dell’inizio dei lavori. (m.p.)

Il parco dimenticatoIl parco dimenticato

“Questa è“Questa èla mia terra”la mia terra”

Abbiamo intervistato Melania Cazzulo, archeologa arquatese

“Archeologa per pas-sione e per mestiere, oltreché innamorata

del suo lavoro”. Si presenta così Melania Cazzulo, giovane arche-ologa arquatese tornata nella sua terra dopo studio e lavoro. La sua è una storia che inizia tanti anni fa, quando da bambina “Giocavo a farmi le interviste, fi ngendomi una rinomata professionista che girava documentari sugli scavi in cui lavorava, fi lman-do in diretta le sue scoperte”. La passione dell’infanzia diventa scelta precisa col percorso di stu-

dii Il liceo classico, poi l’universi-tà: prima a Genova, Conservazio-ne dei Beni Culturali, poi Pisa, la specialistica in Archeologia; infi -ne di nuovo nel capoluogo ligure. Nel mezzo, esperienze sul cam-po, come quella ai Balzi Rossi ed in Calabria, al tempio magno di Kaulonia. Momenti formativi, che la mettono in contatto con colleghi e professori tanto amici quanto utili formatori. Tornata in Piemonte in cerca di lavoro, conosce Arteventi Libarna, as-sociazione di Alessandria che crede nel potenziale del territorio

e vuole farlo conoscere. Nasce così Archeosapori, evento in cui Cazzulo un viaggio nelle cucine dei romani, da quelli più poveri a quelli più ricchi, cercando di far capire qual era il signifi cato del cibo allora. Nel mentre, segue un doppio binario. Da una parte, lavora con la Soprintendenza del Piemonte: studio di materiale, ma anche articoli e convegni. Dall’al-tra la preparazione in attesa del premio Liliana Mercando, di un bando dei Beni Culturali e di un nuovo cantiere. Un percorso che permette a Melania un giudizio complessivo sull’archeologia ita-liana. Sicuramente, vi sono aspet-ti incoraggianti. La preparazione degli addetti ai lavori: “Siamo sicuramente avvantaggiati, ma non i migliori. Il nostro è un metodo più severo e rigoroso ri-spetto a quello di altri paesi,ad esempio gli Stati Uniti amano stupire abbandonandosi a volte ad interpretazioni molto fan-tasiose e sensazionalistiche. Abbiamo una vecchia scuola, esperienza sul campo, ma buo-ne scuole di archeologia sono presenti altrove, soprattutto in Francia, dove la metodologia di scavo è molto valida.”. O come le potenzialità del territorio, “Ric-

chissimo di archeologia, ma non lo sappiamo. Il potenziale dal punto di vista paesaggisti-co, enogastronomico e culturale è enorme”. Non vanno però tra-scurati ostacoli ed impedimenti. Tra i peggiori, la progressiva di-minuzione di fondi: il Ministero sovvenziona solo gli scavi di emergenza, mentre università ed altri enti di ricerca non hanno più soldi. Di conseguenza, peggiora la situazione degli archeologi: “Università e Ministero conti-nuano a creare escamotage per coinvolgere “giovani” di trenta e quarant’anni, fornendo rimbor-si inadeguati alla manodopera altamente qualifi cata e specia-lizzata”. In ogni caso, Melania ha scelto: “Io ho deciso di non andare a cercare l’oro in altre terre, ma di rimanere qui strin-gendo i denti. Questa è la mia terra, qui sono le mie origini ed è giusto che io mi dedichi alla loro scoperta e al loro studio, lo sento come un dovere”.

Marisa Pessino

Il Terzo ValicoIl Terzo Valicodavanti al TARdavanti al TAR

L’inchiostro fresco ad Arquata si trova in tutte le edicole e presso i super-mercati UNES e Micro. A Serravalle Scrivia presso il Mercatone Uno. A Ri-goroso presso il negozio di alimentari. È reperibile anche a Grondona. La Redazione ringrazia questi punti di distribuzio-ne per l’ospitalità.

Page 24: Inchiostro Fresco: febbraio 2015

Shopping ad ArquataShopping ad Arquata

24 l’inchiostro frescoFebbraio 2015 ARQUATA SCRIVIA E VAL BORBERA

Teatro della “Juta”Teatro della “Juta”Spettacoli teatrali nell’Oltregiogo:riparte la stagione ad Arquata e a Castelnuovo

Ad Arquata Scrivia Sabato 17 gennaio alle ore 21 si riapre il sipario su M.AR.T.(E) – ORAN-GE 2014/2015, inizia la stagione teatrale

organizzata dalla Compagnia Teatrale Stregatti e dall’Associazione Commedia Community, con il sostegno della Fondazione Live Pie-monte dal Vivo e di Acos Energia, presso il Teatro della Juta. Un nuovo e tanto atteso appuntamento con la recitazione che viene sostenuto anche quest’anno dalla Fon-dazione Live Piemonte dal Vivo Acos Energia S.p.a, con la collaborazione del Consorzio Le Botteghe di Arqua-ta e del Distretto Novese. Il Carnet degli spettacoli è denso di opere di straordinario valore artistico, con inizio sabato 21 gennaio con “Il malato immaginario” di Molière, portato sulla scena dalla Compagnia Teatrale Stre-gatti per la regia di Gianluca Ghnò e Luca Zilovich. Sabato 21 febbraio

sarà la volta della Compagnia Macapà e compagni di viaggio, che porta in scena Pre-occupati, testo di Riccardo Gigli e regia di Desiree Angiletta. Sabato 21 marzo la compagnia Masca in langa ripercor-

re le strade delle langhe di Beppe Fenoglio, con Lettere dal parentado, liberamente tratto da “Il mio amore è Paco”. Saranno numerosi gli spettacoli fuori cartellone, legati all’Orange festival , riguarderanno prosa, cabaret, musi-ca, con Paolo Bonfanti, noto bluesman e i

BuddyBolden Legacy Band. Assoluta novi-tà della stagione teatrale 2014-15 del

teatro della Juta è “Domenica a teatro” una mini rassegna dome-

nicale che prevede due spet-tacoli. Domenica 1 febbraio ore 16 “L’uomo perfetto” e

domenica 22 marzo “Il gatto in tasca” di G. Faydeau.

Marta Calcagno

Teatro del RimbomboTeatro del RimbomboAl via la stagione teatrale

2015 anche per il Teatro del Rimbombo in colla-

borazione con il Comune di Ca-stelnuovo Bormida, all’interno del teatro costruito dai membri della compagnia stessa, tra le na-vate della sconsacrata chiesa di Santa Maria del Rosario, di Piaz-za Marconi. Dopo lo spettacolo “Farfalle, in scena il 27 febbra-io”, scritto diretto e interpretato da Andrea Robbiano, con la sce-nografi a di Francesca Mazzarello, gli spettacoli proseguono a ritmo incessante fi no a giugno presen-tando i lavori che la compagnia del Teatro del Rimbombo (che festeggia i venticinque anni di attività) ha messo in scena negli ultimi anni: si tratta di spettacoli scritti da Enzo Buarnè (fondatore

della compagnia insieme a Laura Gualtieri) e da Andrea Robbiano, per le regie di Enzo Buarnè, Lau-ra Gualtieri e Andrea Robbiano. I titoli fi nali del cartellone sono costituiti dai saggi delle quattro classi di allievi dei corsi di teatro che la compagnia del Teatro del Rimbombo organizza all’interno del Centro Culturale del Pioppo nelle cui sale è in allestimento il Museo del Pioppo. Il 1 marzo alle ore 21 andrà in scena “Cabaret-noir”, (comic horror) di Renzo Buarnè, regia Laura Gualtieri, il 28 marzo ore 21, “C’era una volta il giorno dopo” (teatro canzone) di Enzo Buarnè e Andrea Rob-biano, il 18 aprile ore 21 “Favola Jazz”(commedia gangstes) con Enzo Buarnè e Andrea Robbiano, 16 marzo ore 21 “Von Blau” (tra-

gedia scritta da E. Buarnè), e in ultimo, il 19 luglio la programma-zione terminerà con lo spettacolo itinerante “Sulla scacchiera”. Una compagnia d’eccezione quella del Rimbombo, artisti di straordina-rio talento, che portano in scena un entusiasmante e coinvolgente esempio di arte e passione.

Marta Calcagno

C’era posta per te...C’era posta per te...Portalettere dopo l’Unità d’Italia: Elena Ratti di San Martino di Sorli

Le Poste Italiane nacquero nel 1862, un anno dopo l’Unità d’Italia. Per entrare a farne parte bisognava avere superato la maggiore età, essere cittadino del

Regno, di specchiata onestà, superare un attento esame per dimostrare di sapere leggere e scrivere, far di conto e conoscere un po’ il francese. Allora gli Uffi ci Postali Peri-ferici erano dati in concessione dal Regno ai privati che si occupavano del recapito e del ritiro della corrispondenza. Molte volte i procaccia e i portalettere erano “fi gli d’arte” poiché questo lavoro si tramandava di padre in fi glio. Il portalettere era depositario di segreti di molte famiglie: dal libretto di risparmio al ritiro con delega della pensio-ne, alla lettura della corrispondenza. Elena Ratti nasce a Sorli nel 1869 – prima di quattro sorelle, tutte alfabetizza-te – discendente dalla famiglia dei Notai Ratti, presenti a Sorli sin dal 1753, dove nella vecchia casa è stata di re-cente posta una targa, - e venne assunta dalle Regie Poste con l’autorizzazione di padre Costantino. La portalettere Elena percepiva uno stipendio più basso dei suoi colleghi uomini e non aveva la possibilità di fare carriera. Partiva ogni mattina da San Martino di Sorli a piedi, inerpicando-si nei luoghi più sperduti, per un raggio di azione di chi-lometri e attraverso il sentiero della Madonna del Lago giungeva all’Uffi cio Postale di Garbagna per il ritiro della posta, si portava appresso una borsa di cuoio detta “bol-getta”, pesantissima e carica di posta. A quei tempi nu-

merosi italiani erano analfabeti e la posta era una sorta di magia a cui sempre più persone faceva ricorso: dettando la missiva che voleva inviare a una persona cara o farsi leggere la lettera appena giunta. Elena con il bello e cat-tivo tempo – con la sua inseparabile bolgetta e d’inverno con ampio mantello nero e sovrascarpe – recava a destina-zione a Sorli ed Albarasca la cartolina per l’arruolamento nell’Esercito, una lettera d’amore, le notizie da un parente nelle “Meriche” o la morte di un soldato al fronte. Un gior-no aprì una lettera destinata alla sua famiglia che arriva-

va da uno non ben precisata “zona di guerra” con la quale comunica- vano la morte di suo fi glio Aman- sio di anni diciotto deceduto in prigio- nia nella prima guerra mondiale. Durante la s e c o n d a guerra mondiale perse un fi glio in un bombardamento, uno tornò dal fronte ferito e un altro andò soldato in Afri-ca. Finita la seconda guerra mondiale, Elena andò in pen-sione con attestato di benemerenza e medaglia. Lasciò il suo lavoro alla fi glia Rita Poggio, la quale, per entrare alle Poste, non ha più avuto bisogno dell’autorizzazione pater-na, guadagnava quanto i suoi colleghi maschi e aveva la stessa possibilità di fare carriera (i primi passi vero le pari opportunità!) non andava a piedi, ma in bicicletta e poi in moto. L’altra fi glia Poggio Maria Pia nata nel 1897, fu titolare dell’Uffi cio Postale alla Castagnola di Fraconalto, e successivamente all’uffi cio Postale di Arquata Scrivia, sapeva l’alfabeto Morse e usava il telegrafo. Entrambe le fi glie andarono in pensione con diploma dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e medaglia d’oro raf-fi gurante San Michele Arcangelo Patrono delle Poste e Telegrafi .

Elena Fighetti

Domenica 22 febbraio Arquata Scrivia si ani-

merà con i colori e le atmo-sfere del carnevale abbinate ad una “spruzzata” di lette-ratura. Infatti, con partenza alle ore 14, si svolgerà per le vie cittadine la festa “Car-nevale con i grandi libri”, dove i partecipanti saranno invitati a travestirsi come i celebri personaggi dei rac-conti più belli: vi sarà quindi chi impersonerà il maghet-to Harry Potter, le ragazze dal viso dolce diventeranno per un giorno Dorothy da Il Mago di Oz e ci sarà anche chi, magari sfoggiando per l’occasione un ghigno d’al-tri tempi, farà la parte del terribile capitano Achab. Buon divertimento…e buo-na lettura!!!

Eleonora Gatti & Scaramouche

Carnevale Carnevale ad Arquataad Arquata

l’inchiostro frescol’inchiostro fresco

Page 25: Inchiostro Fresco: febbraio 2015

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La gara di solidarietà unisce la Val Trebbia nella raccolta fondi per trovare una cura...

In tutta la Val Trebbia prosegue la catena di solidarietà in favore di Ilaria Biggi, la ragazza

diciasettenne di Montebruno che, dall’estate scorsa è stata colpita dall’Atassia di Frederich, una malattia degenerativa che comporta danni progressivi al sistema nervoso. Per questa terribile malattia, purtroppo, al momento non esiste alcun tipo di cura. In breve tempo, a Montebruno ed in tutta la Val Trebbia è scattata una catena di solidarietà che ha colpito un po’ tutti, a cominciare dal padre Luca, che pur conoscendo la grande umanità degli abitanti del profondo entroterra ligure, non si immaginava un tale riscontro. La famiglia Biggi ha creato l’associazione “Per il sorriso

Tutti per IlariaTutti per Ilariadi Ilaria”, che raccoglie fondi a favore della ricerca su questa patologia degenerativa. Tra le numerose iniziative in favore dell’associazione e della ricerca, è stata particolarmente partecipata quella del giorno dell’Epifania, presso il Centro equestre “Il Mulino del Lupo” di Torriglia, dove i gestori, Marco e Timothy Monfrini, hanno ideato la “Befana di Solidarietà”, una festa equestre, durata tutta la giornata, che ha visto numerosi partecipanti ed il cui ricavato è andato interamente in benefi cenza per la ricerca contro questa terribile malattia. Nella mattinata della Befana, caratterizzata da un magnifi co sole invernale ed una temperatura particolarmente mite, i protagonisti assoluti sono stati i bambini, con il battesimo della sella, mentre nel pomeriggio si è svolta una ginkana non competitiva, che ha visto molti partecipanti, sia bambini

che adulti, tra cui la stessa Ilaria Biggi. Particolare simpatia hanno suscitato, tra il pubblico presente, i due splendidi pony cavalcati da bambini. Luca Biggi, padre di Ilaria ha spiegato che “l’idea è nata dai gestori del maneggio, che hanno organizzato questa manifestazione, la cui risposta da parte della gente è stata eccezionale, sia come pubblico che come partecipanti. Anche la famiglia Monfrini aveva scoperto quasi per caso la vicenda di Ilaria e ne è rimasta colpita, decidendo di organizzare questo evento e si sta anche pensando ad un secondo evento di solidarietà in primavera. Anche l’evento del ping-pong a Montebruno del 3 gennaio ha avuto una grande partecipazione di persone”. Riguardo ai contatti Biggi dice “siamo sempre attivi con la Gofar di Torino, che porta avanti la ricerca su questa malattia”.

Fabio Mazzari

2015: acqua salata a Propata2015: acqua salata a PropataNel piccolo comune montano spuntano bollette arretrate di anni. La popolazione più che disorientata è allibita

Per i centosettanta residenti di Propata, piccolissimo co-mune situato a mille metri ai

piedi del Monte Antola, il 2015 non è certamente iniziato nel migliore dei modi. Gli abitanti del paese, infatti, si sono visti recapitare nelle cas-sette della posta le lettere di Medi-terranea delle Acque che chiedono il pagamento di oltre mille euro a testa, per i consumi idrici effettua-ti dal 2006 al 2012. Per capire cosa è successo, è indispensabile una spiegazione a monte: all’interno del Comune di Propata si trova il Lago del Brugneto, il principale bacino idrico artifi ciale della Provincia di Genova. Proprio per questa ragio-

ne, anche in virtù di un onere di compensazione, nel piccolo comu-ne della Val Trebbia l’acqua non si è mai pagata dalla fi ne degli anni Cinquanta in poi. Dopo l’arrivo del-le lettere shock, più della metà dei residenti di Propata si sono rivolti ad un legale, che ha potuto con-statare di come non vi sia deposi-tato da nessuna parte un contratto tra Mediterranea delle Acque ed il Comune di Propata. I residenti, a cominciare dal sindaco, Renato Cogorno, chiedano espressamente a Mediterranea delle Acque che la fornitura del servizio idrico venga regolata con un regolare contratto e che venga pagata dai cittadini so-lamente l’acqua effettivamente con-sumata, come avviene pressoché ovunque. Una situazione abbastan-za paradossale quella di Propata, il paese infatti è ricchissimo di fonti

idriche, tuttavia, a causa proprio del contratto gratuito non scritto, l’ac-qua nei rubinetti di casa non arriva depurata, come nel resto della Pro-vincia, ma assolutamente pura, con il problema che, spesso nei mesi autunnali in seguito alle forti piog-ge, esca dai rubinetti mista a fango e terriccio, costringendo, assurdo ma vero, i residenti ad utilizzare in quel periodo dell’anno l’acqua minerale per cucinare! Mediterranea delle Acque per il momento non fa passi indietro, e, a sostegno degli abitanti del piccolo comune appenninico si sono schierati anche i Forum per l’acqua pubblica, nelle prossime set-timane sarà esaminata, dai giudici, la questione, che potrebbe costitui-re un caso a livello nazionale per la giurisprudenza.

Fabio Mazzari Uno scorcio del Lago di Brugneto

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26 l’inchiostro frescoFebbraio 2015 VALLE SCRIVIA

Il naif della Val PolceveraIl naif della Val PolceveraIl pittore Marino Di Fazio si dedica a questa particolare tecnica

Ha esposto in due mostre tra novembre e dicembre, alla prestigiosa Galleria

d’Arte “Il Crocicchio” di Cam-pomorone. Si tratta di Marino Di Fazio, pittore che si dedica ad una tecnica piuttosto rara: il naif. Di Fazio, classe 1949, ha iniziato a dipingere quasi per caso, da com-pleto autodidatta nella seconda metà degli anni Settanta “Avevo comprato un libro sui pittori naif della Jugoslavia, e mi ero letteralmente innamorato di quelle immagini, da lì è nata in me l’idea di provare a realizzare dei quadri simili” spiega l’artista, che continua “il naif è uno stile particolare e particolareggiato, per realizzarlo ci vuole tantissi-ma pazienza, è come immedesi-marsi in un mondo visto con gli occhi di un bambino”. I quadri di Di Fazio sono una sorta di naif realistico, in quanto immortalano luoghi, monumenti e persone re-almente esistenti. I suoi soggetti principali infatti sono le vallate dell’Oltregiogo: la Val Polcevera soprattutto, ma anche la Valle Scrivia e la Valle Stura, special-mente durante i mesi invernali, che sono quelli più amati dall’a-nimo bambino. Numerose sono le località ritratte da Marino Di Fazio: la stessa Campomorone, Pontedecimo all’epoca del tram, il Santuario della Guardia, Busalla, Arquata Scrivia, ma anche scorci della Riviera Ligure con alcuni, rari, “sconfi namenti” al di fuori dalla nostra regione come le Dolo-miti o la celebre Piazza del Campo di Siena. I luoghi dipinti sono presi da fotografi e e reinterpretati da Di Fazio. Nella vita di tutti i giorni, Di Fazio da poco in pensione, ha avuto un’occupazione comple-tamente differente: il tecnico di computer, essendo stato uno dei primissimi in Italia, nel lontano 1972 a fare questo lavoro. Con la Galleria d’Arte “Il Crocicchio”, Di Fazio ha da anni una profi cua collaborazione, con mostre che,

I misteri dell’entroterra genoveseI misteri dell’entroterra genoveseL’Oltregiogo è ricco di leggende e fatti inspiegabili. Ai confi ni della realtà

L’entroterra ligure è ricco di leggende, tradizioni e misteri. Alcuni di essi

sono antiche credenze popola-ri, la cui origine si perde nella notte dei tempi, spesso retaggio dell’antica povertà che per seco-li ha contraddistinto queste zone prima dello sviluppo economico del Novecento. Ma altri raccon-

ti sono molto recenti e, quindi, ancora più misteriosi, in quanto nell’attuale civiltà delle missioni spaziali, dei voli intercontinenta-li e delle telecomunicazioni che ormai raggiungono ogni angolo del globo, tutto ciò che non ha una spiegazione strettamente scientifi ca è ormai raro e, ine-vitabilmente, fa notizia. Sono

molti, come detto prima, gli av-venimenti inspiegabili che sono successi in Liguria, in particolar modo nella sua zona interna, prendendo spunto da tre libri, ovvero “Liguria Misteriosa” di Valerio Lonzi, “Liguria leggen-daria e misteriosa” di Massi-mo Centini e Danilo Tacchino e “Misteri e segreti di Genova” di

ad ogni edizione, riscuotono sem-pre grande successo di pubblico. Svariate sono le mostre a cui Ma-rino Di Fazio ha preso parte, sia collettivi che personali, tra cui ricordiamo il Premio Naif “Trofeo Progesso” di Genova, il diploma d’onore “Premio Areopago” di Roma, la Rassegna internazionale naif di Chivasso, la Biennale d’ar-te naif ad Andresy in Francia, la Mostra del naif europeo di Madrid e molte altre ancora. Nel mese di gennaio, infi ne, ha esposto alla Mostra internazionale d’arte naif di Castiglione del Lago, in Umbria.

Fabio Mazzari

Stefano Roffo e Elena Donato; si può fare un viaggio negli avveni-menti inspiegabili della nostra terra. Il primo mistero è stato vissuto in prima persona, all’età di quattordici anni, dall’autore del primo libro: Valerio Lonzi si trovava infatti a Nè, in Val Gra-veglia (entroterra di Levante) in un campo scout quando verso la mezzanotte fu svegliato da un ru-more insolito, aprì la tenda, pre-se in mano una torcia elettrica e si trovò di fronte ad una cosa incredibile: un essere grigio, rit-to sulle zampe posteriori, con enormi occhi scuri, simile ad un coniglio gigante era davanti a lui, spaventato gridò e svegliò gli altri ragazzi, a cui raccontò, in stato confusionale di aver visto questo strano animale. Tornato a casa, la madre notò inoltre tre cicatrici sulla schiena, i medici dichiararono che tali cicatrici potevano essere state fatte sola-mente da strumenti chirurgici a laser. Sempre nell’entroterra di Levante, in Val d’Aveto, si trova

il Lago delle Lame, situato ad oltre 1600 mt di altitudine, è un lago glaciale incastonato in una splendida area paesaggistica. Nei pressi di questo lago, un campeggiatore, vide un cervo bianco, specie ritenuta estinta almeno in zona, e gli scattò una foto. Una volta ritornato a Geno-va, però, una sorpresa inquietan-te apparve sviluppando le foto: al posto del cervo le foto ritra-evano una donna dalla fi gura evanescente, vestita solamente di un abito bianco leggero, che beveva l’acqua del lago.

Fabio Mazzari

Un manifesto che lascia poco spazio all’interpretazione quello apposto dall’Amministrazione Comunale di Torriglia contro l’abbandono dei rifi uti ingombranti e le discariche abusive. Il

Comune dell’Alta Val Trebbia, sin dall’insediamento dell’attuale am-ministrazione comunale (nel 2010) ha posto tra gli obiettivi primari l’aumento della raccolta differenziata e la lotta al degrado provocato dall’abbandono dei rifi uti. Nel parcheggio pubblico di Torriglia, vicino alle abitazioni, ai campi sportivi ed all’ingresso del cimitero comunale, si trova una discarica abusiva in mezzo ai posti auto che periodicamen-te, nonostante venga spesso sgomberata, ricompare più o meno nello stesso punto. Davvero un brutto biglietto da visita per quello che è, in tutta la sua restante area, uno dei paesi più belli dell’entroterra geno-vese. È perciò triste constatare che, malgrado l’epiteto “incivile” a chi abbandona i rifi uti, e la specifi cazione ben precisa, delle sanzioni pecu-niarie a chi viene colto in fragrante (fi no a 620 euro per i privati), questo triste fenomeno non si è ancora concluso.

Fabio Mazzari

TorrigliaTorrigliaLa discarica a cielo aperto di

Nella foto una suggesti-va immagine notturna di Campo Ligure tratta da: www.mcglenmysteries.itNei prossimi numeri pro-seguiremo questo viaggio nell’ignoto.

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27l’inchiostro frescoFebbraio 2015VALLE SCRIVIA

Il Calendario 2015 dell’AntolaIl Calendario 2015 dell’AntolaDodici mesi dedicati alle bellezze naturali della Val Trebbia

Il Parco Naturale Regionale dell’Antola rinnova l’appun-tamento con il Calendario

annuale, dedicato alle bellezze paesaggistiche presenti all’in-terno del vasto territorio del Parco. Le fotografi e, realizzate da fotografi professionisti e non, tutti provenienti dalla Pro-vincia di Genova, immortalano

le meraviglie di questo angolo dell’entroterra ligure. Si comin-cia dal mese di gennaio, con il Monte delle Tre Croci innevato, con il cartello completamente coperto dal manto bianco, sug-gestiva la foto di febbraio, con il mare visto dalla cima dei monti, marzo con il tramonto dal Mon-te Prelà, uno splendido arcoba-

leno sopra il Lago del Brugneto è invece, il soggetto del mese di aprile. A maggio è la volta della catena dell’Antola con i prati fi oriti, mentre le luci della Festa di San Pietro sul Monte Anto-la vengono immortalate nella pagina di giugno, semplice ma allo stesso tempo spettacolare è la fotografi a di luglio: due far-

Economia: una rosa contro il declinoEconomia: una rosa contro il declinoSi è tenuto presso Palazzo Spinola di Genova un importante convegno con numerose associazioni

Un incontro vivo e stimolan-te quello svoltosi giovedì 4 dicembre presso la Sala

della Minoranza di Palazzo Spinola di Genova, recante per titolo “Una rosa contro il declino. Per rilan-ciare l’economia e creare nuovi posti di lavoro”. Il titolo, sicura-mente azzeccato perché stimolava la fantasia e la curiosità, partiva da un concetto semplice ma pervica-ce, che ci riassume così Miriam Pastorino, grande animatrice e ideatrice del progetto: “Si parte da una cosa apparentemente picco-la, bella ma anche un poco inuti-le: la rosa. Dalla rosa si inizia un viaggio per scoprire un mondo: un mondo fatto di industria, con lo sciroppo di rose e l’agricoltura connessa ad esso, l’importanza dei parchi delle ville di Genova e del suo Entroterra. La rosa è un simbolo d’amore ma spesso ha anche le spine, ed ecco allora che si parla di disagio giovanile e pa-dri separati. La rosa insomma è il nostro simbolo, simbolo di una società complessa e in diffi coltà, ma che non si vuole arrendere”. La manifestazione, patrocinata tra i numerosi Enti dal Comune di Genova, dalla Provincia di Genova e dall’Arci, ha visto sfi lare nume-rosi esperti e professionisti, che hanno presentato le loro proposte per rilanciare un territorio, quello dell’Oltregiogo, troppe volte sot-tostimato dai suoi stessi abitanti. Molto interessante, anche alla luce di quanto fatto in questi anni da “l’inchiostro fresco”, la volontà di quest’organizzazione di intessere un rapporto molto forte e vicende-vole tra Genova e il suo retroterra, anzi in una visione più ampia tra costa e Oltregiogo. Non a caso l’e-vento si è svolto proprio nei saloni che ospitano le riunioni della Città Metropolitana: infatti se città me-tropolitana dovrà essere, essa do-vrà necessariamente partire da un maggior interscambio “tra mare e monti”. Tra i partecipanti German-no Gadino, Presidente della Col-

Sabato 17 gennaio, nell’affa-scinante scenario dell’Ora-

torio di Sant’Antonio Abate di Mele, in occasione della festa patronale del comune più limi-trofo a Genova dell’entroterra di Ponente, si è tenuta la pre-miazione uffi ciale del concorso dei presepi, organizzata dalla Confraternita di Sant’Antonio Abate, con il patrocinio del Comune di Mele e della Pro Loco Mele Ex-Melle. Le sacre rappresentazioni presenti era-no divise in tre categorie diffe-renti: presepi realizzati da pri-vati, i presepi delle vetrine dei negozi all’interno del Comune di Mele ed i presepi realizzati dalle scuole. Questi ultimi era-no, ovviamente, i più numerosi, quest’anno si è avuto il record con ben settantacinque classi scolastiche che andavano dagli asili nido fi no alle scuole medie, che hanno partecipato e straor-dinaria è stata la partecipazione a livello territoriale. Hanno par-tecipato infatti scuole della Cit-tà di Genova, della Valle Stura e Leira, del Ponente Genovese, di Ovada (tra cui ha avuto un buon risultato la scuola primaria Gio-vanni Paolo II del nostro diret-tore, Luisa Russo, ndr), della Provincia di Alessandria e della Provincia di Savona. A tutte le settantacinque classi è stato donato un pacco contenente materiale didattico. Grande soddisfazione espressa anche dal Sindaco Mirco Ferrando.

Fabio Mazzari

PresepiPresepida premioda premio

diretti Liguria, ha illustrato come “nonostante le asperità del terri-torio, l’agricoltura negli ultimi tempi ha ripreso spazi, talvolta troppi spazi. Questo però sotten-de una volontà forte di fare im-presa in questo strategico settore. Se c’è molta domanda, signifi ca che vi sono anche ottime possi-bilità di guadagno. Nei prossimi cinque anni il Governo stanzierà 379 milioni di euro per Genova. Sono fondi che vanno intercettati e fatti fruttare a dovere”. Il Pre-sidente Gadina ha poi voluto sot-tolineare come: “Impegnarsi in un’agricoltura consapevole vuol dire anche essere sentinella del

territorio. È dannoso – conclude il suo intervento – vedere enormi terreni lasciati nel più completo abbandono. I danni ambienta-li sono fi gli anche di questa non cura del territorio”. Anche Sergio Rossi, noto esperto di tradizioni lo-cali, si è detto convinto del proget-to: “Anche perché se non si parte da dove si poggiano i piedi, cioè sulla terra, da dove si dovrebbe partire?”

Mattia Nesto

Si ringrazia la dott.ssa Fulvia Meinero per l’imprescindibile aiuto e sostegno.

falle che si posano sulle arniche fi orite, una splendida immagine dell’estate montana. Le faggete ombreggiate della Val Terenzo-ne, tra Gorreto e Rondanina, sono il soggetto di agosto, men-tre a settembre vi è l’immagine di due daini in combattimento, presi da vicino, nella Val Bru-gneto. Di tutt’altro carattere è la fotografi a del mese di otto-bre, non più bellezze natura-listiche ma un immagine dal sapore quasi fantascientifi co: la notte stellata nei pressi dell’Os-servatorio di Casa del Roma-no, con i celebri cieli stellati di questa zona, completamente priva di inquinamento lu-minoso, che permettono straordinarie osservazioni astronomiche. Novembre con l’incontaminato pascolo delle vacche e dicembre con un suggestivo paesaggio inne-vato regalano una fi ne d’anno di rara bellezza.

Fabio Mazzari

Nella foto un momento del Convegno.Sul nostro sito il resoconto integrale di questa interessante

giornata di studio.

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Tel. 339 4657915Tel. 339 4657915349 3653201349 3653201

A TassaroloA Tassarolo

Lui é Donkan, é scappato di casa lunedì a Predosa (Ales-sandria), ha 4 mesi, l’orec-chio destro ancora un po’ storto e la pettorina rossa, soffre di epilessia, quindi ha bisogno delle sue medicine.

A PredosaA Predosa

trovatotrovato

28 l’inchiostro frescoFebbraio 2015 EVENTI & PERSONAGGI

Da Cuba a NoviDa Cuba a NoviEl Nigro alla Casa del Batterista

Presso La Casa del batteri-sta di via Roma 28 a Novi Ligure, Andrea Barabino,

maestro di batteria, la prima settimana di marzo organizzerà un incontro con un drummer d’eccezione, Horacio El Nigro Hernandenz, direttamente da Cuba. La sesiòn di batteria con l’artista cubano sarà un’oc-casione più unica che rara per apprendere tutti i trucchi del mestiere, in compagnia di un professio-nista che ha suonato, tra gli altri, con Santana. Solo alla Casa del batterista di An-drea Ba-rabino si può avere la possi-bilità di

partecipare ad eventi di così alto livello, umano e musicale. Perché, come cantava Pino Da-niele, “Il feeling è sicuro/ quello non se ne va/ lo butti fuori ogni momento/ è tutta la tua vita e sai/ di essere un nero a metà”.

Eleuterio

IIn questi tempi di cri-si la canzoncina che

più rimbomba dentro la testa è un tormentone che i media sono andati a ripescare fi no in fon-do agli anni trenta (il 1939 per la precisione) simbolo, allora come oggi, della speranza di ognuno di noi, comune mortale, di vedere la pro-pria busta paga gonfi arsi come una zampogna. A dire il vero questa canzone non è mai passata di moda, al punto che gli esperti la inserirono nel novero dei brani evergreen, i più popolari tra gli italiani. Parliamo, dopo cotanto preambolo, di

“Mille lire al mese”, che nel 1939 sbancò, diven-tando una sorta di inno nazionale. Negli anni del boom economico fu rispolverata come beffardo sfottò ad una povertà che consideravamo alle

spalle, negli anni ottanta accompagnò la nascita dello yuppismo e dell’edonismo reaganiano, nei novanta quello della luna di miele col bipolari-smo. Ed oggi è una delle più popolari sdramma-tizzazioni della crisi economica globale. A can-tare “Mille lire al mese” era un piemontese, per la precisione alessandrino: quella voce sorniona, agrodolce, gonfi a di ironia, arrivava dall’ugola di Gilberto Mazzi, nato tra Tanaro e Bormida il 3 gennaio 1909. Alessandria gli consegnò le prime lezioni di canto, lui poi si trasferì a Milano, poco più che adolescente, ma ebbe esperienze giova-nili anche negli Usa. E fu proprio Mazzi a raccon-tare che negli Stati Uniti ebbe la sua prima espe-rienza davanti ad un microfono, in occasione di un’intervista che un cronista gli fece circa le sue impressioni (di italiano) sulla città statunitense dove si trovava: New York.

Fabio Buffa

Le biografi e di BuffaLe biografi e di BuffaMister mille lire al mese

Una storia d’altri tempi, di prima del motoreMondo del BurracoMondo del Burraco

Mimmo Rumore ci spiega i mille segreti del

Raggiungiamo al Circolo Ilva di Novi Ligure Mim-mo Rumore, storico volto del negozio Flamp e amante del gioco del burraco. “Il gioco del bur-

raco – ci dice Rumore – è per l’80% fortuna e per il 20% conoscenza delle regole. Logico che in partite piuttosto tirate la tensione salga e possano avvenire anche dei litigi: forse è per questo che mariti e mogli non giocano mai assieme”. Rumore, in modo molto competente ed appassionato, ci descrive questo mondo, fatto di regole precise e di un’organizzazione raffi nata: “Organizzare un torneo di burraco non è affar semplice – spiega il giocatore - l’Associazione Salice Burraco, a cui faccio parte, conta più di cento iscritti. Quindi bisogna an-che trovare luoghi ad hoc per svolgere i tornei”. Anche a Novi Ligure, dopo qualche tempo di dimenticanza (se si eccettua la tradizione portata avanti dalla locale Ac-cademia), si sta riprendendo a giocare a burraco: “In ef-fetti io con altri amici ci stiamo muovendo e abbiamo già organizzato delle giornate di gioco a novembre, a dicembre, poi il 18 gennaio, al circolo Ilva, mentre il 25 gennaio all’Hotel I Viaggiatori”. Nelle parole di

Mimmo Rumore si capisce bene come siano “giornate di grande condivisione, dove le signore, più numero-se dei signori, sono forse meno competitive ma quelle brave, sono davvero degli assi!”. Nonostante la tradizio-ne del burraco non sia così radicata in zona (molto più diffusa in Lombardia e nell’alto Piemonte) anche a Novi e dintorni sta crescendo l’interesse verso questo sport: “Negli ultimi mesi ci siamo recati tre volte a Grondo-na – afferma il nostro intervistato prima di accomiatar-si – per spiegare, regolamento alla mano, il gioco del burraco. Anche ad Arquata e in Valle Scrivia c’è tanto desiderio di riprendere le carte da gioco in mano!”.

Mattia Nesto

Nel cuore di Novi mangiare beneNel cuore di Novi mangiare beneApre un nuovo ristorante all’insegna della cucina ligure e non solo: All’Ulivo

A Novi Ligure in via G.C. Abba 5 apre il risto-rante All’Ulivo. “Sono

stata sempre appassionata al mondo della cucina e della ga-stronomia” ci dice Ginevra che assieme alla mamma Rosanna è l’ideatrice del progetto - “La mia famiglia è di Genova ma originaria di Rovereto, dove adesso abitiamo. Cercavamo un locale accogliente in centro a Novi. Ora l’abbiamo trova-to e vogliamo che il cliente da noi si senta coccolato ed a suo agio”. Il ristorante propone una cucina di ispirazione ligure – piemontese, senza dimenticare “sortite” anche in altre regioni d’Italia: “Mi piace defi nire la cucina che faremo come sapori uniti d’Italia: su una base ligu-re e piemontese, proporremo di volta in volta pietanze da tutte le regioni d’Italia”. In un’atmo-sfera intima e raffi nata, All’Ulivo

si candida a diventare un risto-rante “da segnare sull’agenda”. All’ingresso, quasi ad accogliere il cliente, troneggia un maestoso dipinto raffi gurante un ulivo: “Il mio trisavolo – spiega in con-clusione Ginevra – aveva un ristorante nel centro storico di Genova agli inizi del secolo. Per noi, la cucina, è un vizio di fa-miglia!”.

Mattia Nesto

Parte il Liceo Sportivo AmaldiParte il Liceo Sportivo AmaldiL’offerta formativa a Novi Ligure si arricchisce di una nuova proposta: sabato 24 gennaio è sta-

to infatti presentato presso l’aula magna del comprensorio scolastico il nuovo Liceo Sporti-vo. Il Liceo Sportivo sarà un percorso di studi improntato all’approfondimento delle scienze

motorie, in un quadro culturale che favorisca l’apprendimento di discipline economiche, matema-tiche, fi siche e naturali. Presso il liceo Amaldi potranno quindi essere formate fi gure professionali subito spendibili nel mondo agonistico. Una scuola a tutto sport!

Eleuterio

smarritosmarrito

Page 29: Inchiostro Fresco: febbraio 2015

Il calcio è giovane a CarrosioIl calcio è giovane a CarrosioSettore giovanile con 90 iscritti e i Giovanissimi 2001 grandi protagonisti nel campionato regionale

Un vecchio spot di una pubblicità televisiva lo-cale recitava: “Il futuro del calcio comincia da Carrosio”. È proprio così, nel piccolo

centro della Val Lemme il calcio giovanile rifi ori-sce con 90 iscritti e una squadra, i Giovanissimi, che dopo aver vinto la fase provinciale, dispu-tano quella regionale con risultati importanti. In questa stagione il Carrosio è presente con i Piccoli Amici, leve 2007, 2008 con Mister Corra-do Cuttica; quindi i Pulcini 2006 di Luca Grosso, i 2005 di Giovanni Sorce. i 2004 con Andrea Cavo e i Giovanissimi 2001 di Salvatore Magrì; prepara-tore dei portieri è Michele Elia; Direttore Sportivo Luca Filippini e Auditor tecnico dell’attività di base Emanuele Bruzzone. Come si vede la società ha puntato su tecnici di esperienza, competenza e qualità con trascorsi importanti. Inutile nascon-dere che il fi ore all’occhiello è rappresentato dai Giovanissimi 2001 qualifi cati ai regionali grazie ad un cammino provinciale di otto vittorie in altrettante gare, 94 gol segnati e zero subiti. Ora per i ragazzi di Salvatore Magrì si sono spalancati i palcoscenici regionali che hanno portato ad affrontare compagi-ni blasonate quali Chieri, Pedona, Valenzana Mado, Asti, Cambiano, Pro Dronero, Luserna, Centallo. Nel-la storia del Carrosio Calcio era successo una sola volta che una squadra si qualifi casse per i regionali , ma questa qualifi cazione, per i numeri espressi, non ha riscontri non solo nella storia del Carrosio Cal-cio ma ne trova diffi cilmente anche nel panorama provinciale. È stata una cavalcata straordinaria ed indimenticabile, e se è vero che la qualifi cazione ai regionali era l’obiettivo del gruppo, è altrettanto vero che nessuno poteva prevedere risultati così eclatan-ti. Sono numeri quindi inequivocabili che sanciscono senza dubbio le credenziali della migliore squadra della provincia alessandrina - e che costituiscono quello che può senza dubbio essere considerato un vero e proprio record. Mister Magrì ha certamente preso in mano un gruppo con validissime credenzia-li, ma il lavoro che ha svolto alacremente dal 22 ago-sto, primo giorno del ritiro, è stato magistrale: ha co-struito la mentalità della squadra, ha dato al gruppo nozioni tecniche fondamentali, ha reso ogni calciato-re del gruppo sicuro di se stesso, individualmente ed all’interno del gruppo. Nessuna prima donna, ma tut-

Una giornata di sportUna giornata di sportAtleti all’insegna di una genuina competizione

Domenica 18 gennaio a Novi Ligure il Comitato Provinciale C.S.A. In.

di Alessandria, con il patroci-nio della regione Piemonte, del CONI regionale e del comune di Novi Ligure, è stato promotore di una giornata di sport dedicata in primis ai giovani. Presso l’ippo-dromo “Corrado Romanengo”, struttura ormai in abbandono che meriterebbe di essere risco-perta e sfruttata, si è tenuto il

“XVII Cross Coppa Città di Novi Ligure”. La kermesse di corsa campestre, sotto l’egida dell’At-letica Novese, ha visto la parte-cipazione di 244 atleti di tutte le età. Nella stessa mattinata, il Palazzetto dello Sport è stato “invaso” da centinaia di piccoli atleti al cospetto di un pubblico numeroso e appassionato. L’ASD Il Tempio del Karate ha orga-nizzato il “Gran Prix Regionale C.S.A.In. 2015 X Memorial Ba-

rison e Robotti”, competizione di carattere interregionale, che ha coinvolto circa 250 atleti pro-venienti da società sportive pie-montesi, lombarde e liguri. Un altro esempio lampante di quan-to lo sport rimanga un momento di aggregazione e di formazione, una scuola di vita grazie alla sana competizione e al confronto, fu-cina di amicizie e di caratteri.

Benedetta Acri

ti protagonisti di un calcio globale, che mai si affi da agli episodi. Una squadra che non rinuncia mai alla propria identità e che cerca sempre di imporre il pro-prio gioco. La dimensione fa certamente effetto, ma

non è risultato del caso. Il Carrosio Calcio, se da una parte può rappresentare la sorpre-

sa, ha lavorato in silenzio in questi anni, concentrando le proprie forze sul setto-re giovanile. Ora i programmi di medio termine non escludono che a Carrosio si possa tornare a vedere qualche squa-dra di categoria, ma se così sarà, lo sarà

esclusivamente se questa sarà frutto del-la continuità del settore giovanile. Mister

Magrì, uomo innamorato del calcio, gran-de competente, ha sposato proprio questo concetto: lavoro, sul campo, con i giovani

per insegnare loro e riportare prioritari i concetti della tecnica, della tattica. Il Carrosio merita ora il rispetto degli addetti ai lavori, e certamente la stima per l’impegno profuso. Sul campo, a fi anco di Mister Magrì, Michele Elia che si è preso cura dei portie-ri. Questa la rosa: Portieri: Matteo Petrucci, Mirco Cairello; Difensori Luca Lechner, Samuele Carrea, Marco Ottaviani, Andrea Cairello, Mirko De Ceglia, Alessio Bruzzone; Centrocampisti: Matteo Contardo, Matteo Ferraris, Davide Demicheli, Edoardo Repet-to, Matteo Tosonotti; Attaccanti: Alessio Repetto, Dario Maroni, Marco Repetto, Diego Brunetti, Fe-derico Zunino.

Enzo Prato

Karate Karate a Novia NoviUna domenicaUna domenica

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30 l’inchiostro frescoFebbraio 2015 SPORT

I talenti dell’ASD Tiger NoviI talenti dell’ASD Tiger NoviCalcio: tanto entusiasmo per le squadre del Settore Giovanile

Dopo i primi mesi di attività, l’ASD Tiger Novi, società sportiva che aderisce al

progetto Scuola Calcio Milan, ha presentato le squadre del Settore Giovanile al cospetto del sindaco di Novi Ligure, Rocchino Muliere, dell’assessore allo sport Stefano Ga-briele e del responsabile di Milan Ju-nior, il dott. Edgardo Zanoli. A dimo-strazione del continuo sostegno e partecipazione attiva dell’AC Milan verso questo progetto che coinvolge molte società calcistiche a livello na-zionale ed internazionale. Il sindaco Muliere ha sostenuto che “il ruolo delle società sportive è fondamen-tale per una città come la nostra, dei Campionissimi del ciclismo. Ed è importante l’impostazione che una grande società dà ad una scuola calcio.”. L’assessore Gabriele ha sottolineato che “i settori giova-nili sono importantissimi perché sono incubatori di educazione. Non si impara solo uno sport, ma anche ad essere amici, a rapportar-

si con gli altri e stare insieme. È una vera e propria scuola di vita, si impara ad essere uomini”. Il dott. Zanoli ha ribadito la vicinanza del Milan alla società, dicendo che “è una soddisfazione, soprattutto per il coinvolgimento non solo dei ragazzi ma anche dei genitori. La condivisione è importante. Il pro-getto vuole trasmettere la cultura sportiva e i valori della società

AC Milan dando la possibilità ai ragazzi di avere un’esperienza cal-cistica a tutto tondo ed esprimere il proprio talento. È un dovere for-mare i giovani, dentro e fuori dal campo: lo sport serve a fare molte cose nella vita, aiuta a vivere me-glio, ed è questo che principalmente l’esperienza nelle scuole calcio Mi-lan deve signifi care, a prescindere dalla carriera che intraprende-

ranno in futuro questi giovani”. Il vicepresidente Franco Ciliberto ha esposto un bilancio dei primi 3 mesi di attività congiunta tra ASD Tiger e AC Milan: sono 70 i tesserati, con quasi il 50% di nuovi iscritti; gli allenatori possono usufruire del por-tale telematico per rimanere sempre aggiornati sulle migliori tecniche di preparazione e hanno la possibilità di recarsi al centro sportivo Vismara per assistere agli allenamenti delle squadre giovanili del Milan; conti-nua amche il lavoro con i genitori, sia sul discorso calcistico che per la crescita personale dei ragazzi, sottolineando ancora una volta l’im-portanza della collaborazione tra società e famiglie. È questo il bello del calcio, il calcio pulito e diverten-te che piace a tutti e che vorremmo vedere più spesso negli stadi. Una scuola di sport e di vita per gli atleti e le famiglie, secondo lo stile Milan (almeno quello di una volta).

Benedetta Acri

Ecco il torneo di PasquaEcco il torneo di PasquaOvada: dopo il torneo di Natale, un altro evento

Dopo il riuscitissimo Tor-neo di Natale organizza-to dall’A.S.D. Boys Cal-

cio che ha coinvolto le strutture al coperto del Geirino di Ova-da, il “Maccagno” di Capriata d’Orba e il palazzetto di Regio-ne “Castelvero” di Castelletto d’Orba dove si è svolto anche il torneo della Befana, sono già aperte le iscrizioni al Torneo di Pasqua 2015 in programma il 2 - 3 - 4 e 6 Aprile. Si prospettano numerosi adesioni in quanto il torneo giovanile si svolgerà su ben quattro strutture: il campo maggiore del Polisportivo “Gei-rino” di Ovada che all’occor-renza può anche disporre del campo sintetico oltre che del Palazzetto in caso di pioggia; la

struttura del “Maccagno” di Ca-priata d’Orba che dispone di una struttura al coperto e tre campi all’aperto di cui due sintetici e uno in erba a undici, la new entry rispetto alla scorsa edi-zione di Castelletto d’Orba che dispone del campo maggiore a undici più il Palazzetto ed infi ne lo “Stefano Rapetti” di Silvano d’Orba che presenta il campo maggiore in erba oltre a due campi sintetici. Come si vede le disponibilità di spazi sono note-voli per cui ci sono i presupposti per accogliere numerose squa-dre con le fi nali di categoria in programma il 6 Aprile solo ad Ovada. Ci si avvicina anche alla 29° edizione dell’appuntamento giovanile, una delle più longe-

ve non solo della Provincia per cui l’organizzazione dell’Ovada Calcio e dei Boys Calcio confi -dano in un successo. In campo le categorie Giovanissimi 2000, Giovanissimi 2001, Esordienti 2002, Esordienti 2003 tutte a undici giocatori, quindi Pulcini 2004, 2005, 2006 e Piccoli Amici a sette giocatori. Per le iscrizioni contattare Paolo Brenta al 328 7732149, Carmelo Barca al 347 3122169 oppure compilare l’ap-posito modulo scaricabile dal sito dell’Ovada Calcio nel sito asd ovadacalcio.it oppure tra-mite fax al numero 0143/80149. Le iscrizioni devono pervenire entro il 13 marzo 2015.

Enzo Prato

Il “Carando”Il “Carando”Piccoli campioni crescono

Trofei del Carando e Acqui Calcio ai Boys di Maffi eri, Maestro di cal-cio, ma prima di tutto di vita. Tecnico che non è mai stanco di vin-cere: Giulio Maffi eri aggiunge altri due allori alla sua lunga storia

alla guida dei Pulcini 2004. Vincitori al 17° Memorial Carando, il grande evento di calcio giovanile organizzato dall’Arquatese, che quest’anno si è disputato nel weekend del 20-21 dicembre. Il gruppo oggi Boys Calcio Ovada allenato da Maffi eri è abbonato al primo gradino ad Arquata aven-dolo vinto anche negli ultimi tre anni quando erano la gloriosa “Due Valli Stefano Rapetti di Silvano D’Orba”. In questo importante torneo oltre la grande prestazione collettiva si sono distinti con premi individuali Nicolò Mazzarello per la determinazione e la grinta dimostrata in campo e Ja-copo Cannonero come capocannoniere. Il successo è stato bissato, la settimana successiva, al torneo organizzato dall’Acqui Calcio presso il centro sportivo Mombarone, dopo che la squadra di Maffi eri ha ot-tenuto la qualifi cazione alla fi nale sconfi ggendo squadre della portata dell’Acqui, Felizzano Olimpia e salendo sul gradino più alto del po-dio vincendo contro l’Orione Voghera. Formazione Boys Calcio: Massone, Sciutto, Mazzarello, Barbato, Cannone-ro, Tagliotti, Alloisio, Ozzano, Campodo-nico, Visentin, Canestri.

Daniele Bonafi glia

Giangiusi Loi promossoGiangiusi Loi promossoOk per la Boxe Ovada e il Maestro Sergio Corio

Dopo Luca Susetti e Benito Di Gregorio, un altro ovadese a distanza di vent’anni sale ring della boxe come Prima Serie Nazionale e questo traguardo rappresenta per il

Maestro Sergio Corio ed i suoi collaboratori motivo di grande soddisfazione. Si tratta di Giangiusi Loi, classe 1982 che soltanto nel 2005 ha cominciato il suo percorso nella “noble art” con 38 combattimenti da dilettante di cui 13 incontri nella Terza Serie e 25 nella Seconda Serie con le sconfi tte sempre ai punti e mai prima del limite. Così la FederBoxe, grazie ai risultati raggiunti negli ultimi due anni, gli ha riconosciuto il passaggio che gli per-metterà di combattere senza il casco protettivo. Così lo descrive il Maestro Sergio Corio al quale si deve la continuità di questo sport ad Ovada: “Giangiusi – dice – è il classico ragazzo che non salta un allenamento, ha buona potenza e grande velocità, mentre l’unico neo riguarda la mancanza di continuità che è un vero peccato, perché ha grinta da vendere. Comunque sa rapportarsi con tutti coloro che frequentano la palestra e soprattutto si rende utile verso i più giovani”. Ora si attende l’esordio da “Prima Serie” in modo da far ritornare ad Ovada nuove emozioni con la boxe.

Enzo Prato

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