sport 2.0 : gennaio 2011

68
FOOTBALL AMERICANO Il nuovo free magazine che parla di sport N° 3 - MENSILE - GENNAIO 2011 GRATIS Orgoglio Tennistico Italiano STEFANIA CHIEPPA BOULDERING Core e Marchisio PIERO GROS v a l a n g a a z z u r r a

Upload: sport-20

Post on 28-Mar-2016

219 views

Category:

Documents


0 download

DESCRIPTION

bouldering core e marchisio bmx stefania chieppa football americano ginnastica ritmica sportforlife vertical team basket in carrozzina piero gros

TRANSCRIPT

FOOTBALLAMERICANO

Il nuovo free magazine che parla di sportN

° 3 -

MEN

SILE

- G

ENN

AIO

201

1

GRATIS

Orgoglio Tennistico Italiano

STEFANIA CHIEPPA

BOULDERING

Core e Marchisio

PIEROGROS

valanga azzurra

4-5/

12/2

010

FINA

LE C

AMPI

ONAT

O SE

RIE A

1, A2,

BPa

laru

ffin

i di t

orin

o

foto

by

M. P

inca

Ernesto & FrancoCorso Brunelleschi, 18

10141 TORINOTel: 011.79.82.85 - 011.77.40.204

www.ernestoefranco.it

www.officinadellostile.com

Marco & Loren Todaro Via Cristoforo Colombo, 45

10128 TORINOTel: 011.59.61.19

www.mlstudioparrucchieri.it

Dopo mesi di rose, lettere e nottate roventi, avete ceduto al test della convivenza. Peccato che, oltre alla corrispondenza d’amorosi sensi, vi siate condannati anche ad una brusca corrispondenza di attività corporali, comprese ahimé le meno nobili. Dalla condivisione del sesso si passa infatti immediatamente alla condivisione del cesso, i cui rumori e afrori saprebbero spoetizzare anche il principe azzurro. Ma se pensate di aver superato tutte le sfide dell’intimità di coppia con il cess-sharing, vi sbagliate. La nuova frontiera della condivisione arriva infatti con lo sport. Abbandonate trucco e parrucco, contropelo e profumo di dopobarba: condividendo l’attività sportiva seminerete olezzi di coppia, i calzini bucati si mischieranno nella stessa borsa della palestra e il vostro corpo e la vostra anima saranno finalmente una cosa sola. Finirà l’era del “cara, stasera vado al calcetto”. Perché voi sarete al suo fianco, come un pappagallino inseparabile. Sport 2.0 vi propone una grande storia d’amore consumata tra spuntoni di roccia e altezze vertiginose, ma anche tante altre storie d’amore. Per lo sport e per l’avventura. Da Piero Gros a Stefania Chieppa, da Kid Barraco ai tanti amici a rotelle. Ripensandoci, non serve sempre la coppia per innamorarsi. Diciamo che aiuta.

Anno 01 Numero 03 Gennaio 2011

Direttore ResponsabileIlaria [email protected] EditorialeMarco [email protected] CollaboratoStefano BozzoLeo NuceraUmberto CombaFrancesca TabassoPer fare pubblicità[email protected] LegaleCorso Vittorio Emanuele II, 6210121 TorinoDirezione Redazione AmministrazioneVia Cardinal Fossati, 5/P10141 Torino

Reg. Tribunale di Torino n°57 del 25/10/2010PeriodicitàMensileGrafica e ImpaginazioneHEYOU design s.n.c.StampaGrafica Piemontese s.r.l.

In corso di iscrizione al ROC - registro operatori della comunicazione.

Copyright©, tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione totale o parziale di testi, foto, disegni pubblicati su Sport 2.0, con qualsiasi mezzo, salvo espressa autorizzazione dell’Editore. L’editore non risponde dell’opinione espressa dagli autori.

Per collaborare, sottoponi le tue idee a:[email protected]

di IlariaGaraffoni

Love 2.0GENNAIO 2011

03

Francesca TabassoDisegnatrice

Edoardo BlandinoContributor

Massimo PincaFotografo

Ilaria BuccaContributor

Torino - Via Nizza 379Torino - Via Nizza 82

Torino - Via Di Nanni 73Orbassano - Via Alfieri 10Susa - Corso Stati Uniti 41

Ginnasticaritmica

CHIEDILO AL

63

SPORTFORLIFE23

DottorDUFF

PIEROGROS06

Basket incarrozzina

13Ginnastica

ritmica

19 26

STEFANIA

CHIEPPA

34

BOULDERINGCore e Marchisio50

UNAMANO DISMALTO

59 60BMXBOX

FOOTBALLAMERICANO

42

UNA VALANGADI NOME GROSLa valanga azzurra, il sogno italiano dello sci alpinistico e un mito come Piero Gros. L’uomo che nel 74 ha portato a casa la Coppa del Mondo e nel 76 ha vinto la medaglia d’oro in slalom speciale ai XII Giochi olimpici invernali di Innsbruck. Una leggenda dello sci e una personalità decisamente 2.0: nella disciplina, nei valori, ma soprattutto nel cuore.

06

Piero, cosa significa vincere un oro alle Olimpiadi?E’ il coronamento della carriera di un atleta. Nella storia si viene ricordati come campioni olimpici, non per aver vinto la coppa del mondo. Cosa avresti voluto vincere e non hai vinto?Una discesa libera, la regina dello sci.

Se non fossi il campione che sei, cosa saresti?Un falegname. Mi piace lavorare il legno, ho parecchie cose qui dentro fatte da me: scale, mobili, sedie. Mio zio era falegname, ma a 18 anni vincevo già la mia prima gara in coppa del mondo e non ho potuto portare avanti altro se non il grande sogno dello sci.

Per te cosa rappresenta la montagna?Tutto, è la mia vita. Non potrei pensare di vivere al di fuori di questo contesto.

E il mare?Un passaggio. Diciamo che ora sono più per il mare che per la montagna per-ché sto invecchiando, ma è un pezzo della mia vita. Tutto il resto è tra i monti.

E’ cambiato qualcosa nel mondo dello sci dai tuoi anni ad oggi?Da un punto di vista sportivo e dell’ambiente, direi quasi nulla. Ciò che ha subito un’evoluzione importante è la sicurezza in pista. Un tempo bastavano due balle di fieno e una rete, ora ci sono protezioni di ogni tipo, soprattutto nella discesa libera. E ovviamente si è molto evoluto il livello tecnologico degli sci, al punto da cambiare lo stile di discesa.

E’ dai tempi di Alberto Tomba che in Italia manca un campione di sci. Perché?Non mancano i talenti: è lo stile di vita che è cambiato, il modo in cui si affronta una carriera professionale. Io non mi sono mai sognato di tornare alle 5 del mattino o fare capodanno fuori: al massimo andavo al bar ma alle 11 ero a nanna. Fare sport impone delle rinunce e forse i giovani non sono più disposti a questo.

Questo però è un problema globale, ma ci sono paesi come l’Austria che continuano ad avere dei campioni. Quindi?Dipende anche dalla legge dei grandi numeri: tutti sciano e le probabilità di vincere sono più alte. Nono-stante ciò, dopo Stemmark ci sono voluti 24 anni per vincere una coppa del mondo con Mayer. Comunque da noi è anche un problema politico. Nonostante la montagna in Italia porti un fortissimo indotto, man-cano investimenti importanti da parte dei comuni e delle regioni. E manca una politica di promozione dello sport agonistico.

E’ anche un problema di valori sportivi?Assolutamente sì. Nel calcio alcuni comportamenti scorretti vengono puniti con poche settimane di squalifica, quando ci vorrebbero degli anni in pan-china. Bisogna rieducare gli sportivi. Dobbiamo ca-pire che ogni avversario è la nostra forza, la nostra fortuna, perché senza di lui non saremmo nessuno. Io ero sempre dietro a Stemmark e per questo lo rispettavo come un padre. C’è bisogno di tornare un po’ indietro, recuperare alcuni valori per far capire che chi fa sport è un privilegiato.

Perché esiste il doping?Perché le risorse non sono distribuite equamente. Perché se sei il numero uno prendi 10 milioni di euro, ma se sei il numero 10 prendi meno di un ventesimo, quindi fai uso di doping per ambire alla prima posizione. Fuori dalle prime posizioni manca l’incentivo economico necessario per andare avanti. Sei passato anche tu allo sci da carving o usi ancora i tuoi vecchi sci?Ormai è un passaggio obbligato, anche se darei un secondo ancora a tutti coi miei vecchi sci. Scherzo!

Quando è nato il termine valanga azzurra?E’ nato nel 75, quando a Berchtesgaden siamo arri-vati in 5 italiani nei primi 5, non era mai successo nella storia.

Cosa farai da “più grande”?Il pensionato. Spero.

Avvicina il tuo smartphone e inquadra questo qr code. Potrai visualizzare il video di

Piero Gros

VALANGAAZZURRA

Avete presente un’enorme e spumosa palla di neve che rotola a 300 all’ora? Dev’essere quello che hanno visto i tifosi durante il mitico slalom gigante del gennaio ‘74, quando la squadra azzurra stravinse, scrivendo la pagina più felice della storia dello sci italiano di tutti i tempi. Cinque gli eroi dell’impresa, cui i giornali diedero il nome di “valanga azzurra”: il nostro Piero Gros, Gustav Thöni, Erwin

Stricker, Helmuth Schmalzl e Tino Pietrogiovanna. Uno dopo l’altro, gli atleti della valanga azzurra si piazzaro-no ai primi cinque posti della classifica finale, scatenando una nuova e incontenibile valanga. Quella dell’emozione collettiva, dell’orgoglio nazionale, della passione per lo sport e della diffusione a macchia d’olio dello sci alpino e degli impianti di risalita. Ma la ridente località bavarese di Berchtesgaden, teatro dell’impresa del ‘74, fu solo il primo di una serie di successi altrettanto spettacolari della squadra italiana. Dai tanti trofei collezionati in quegli anni d’oro ci sorridono oggi gli incredibili protagonisti di questa avventura. Anche Erwin Stricker, scomparso proprio un anno fa: ciao, “cavallo pazzo”. Ti chiamavano così, vero?

Si eseguono riparazioni sci.Trattiamo inoltre il giubbotto con AIR BAG per motociclisti.Per chi vuole avvicinarsi al golf consigliamo il corso da 5 lezioni singole a € 75,00.

...e tanto altro

AttivitàSCI - SCI ALPINISMO E FONDOTENNISSNOWBOARDSKATEHOCKEYGOLFRUNNINGPALESTRAPISCINATENNIS TAVOLOSQUASH

Si effettuano incordature con corda del cliente a € 5,00

noleggio sci+scarpone jr stagionale a € 90,00noleggio sci+scarpone sr stagionale a € 130,00noleggio tavola snowboard+scarpone a € 130,00

Proposte

Sito nel centro di Torino, con una superficie di circa 1000 mq, offre l’attrezzatura delle migliori marche per

praticare il vostro sport preferito.

Ritagliando questo

coupon avrete

diritto a uno sconto di € 30,00 su

un acquisto di €100,00

di listino.

Via Nizza, 5310125 Torino

011.650.75.53

Un

a p

alla

, u

n p

an

iere

e d

ue

ru

ote

di Il

aria

Buc

ca13

Potremmo raccontarvi una storia di ospedali e vite spezzate. Invece vi raccontiamo una storia di sport. Con tanto di preparazione, riscaldamento, placcaggio, fallo, tiro da due, tiro da tre e tatuaggi aggressivi da cestisti doc.

Una storia di ordinario allenamento per una squadra che di ordinario ha ben poco. L'HB Torino si allena nella palestra di Moncrivello dal 2004. Dieci atleti in tutto, sui trent'anni, accumunati da una grinta che l'anno scorso li ha portati in A1 e da una disabilità che rende la loro storia ancor più straordinaria. Li siamo andati a trovare e siamo letteralmente im-pazziti per il carattere e la forza che mostrano di ave-re in campo, e non solo lì. I ragazzi dell'HB entrano in fila indiana e quando proponiamo una partita esul-

tano come bambini davanti a una sacher torte. Nove atleti co-minciano a sfrecciare sulle sedie a rotelle da corsa (più leggere, pri-ve di schienale e con le cinghie per blocca-re la gambe), mentre l'allenatore Andrea Ronchi resta a fare due chiacchiere con noi. E' un fanatico del basket: ci giocava già prima dell'incidente, cioè prima dei quindi-ci anni. Giusto, perché anche lui è disabile e lo sport gli è servito per ricostruirsi una vita nor-male, dove ritrovare il desiderio di fare tutto quello che faceva pri-ma. Anzi di più. "E' sta-to fantastico scoprire che potevo andare in aereo, sposarmi...e continuare a gioca-re a basket!". Ma An-drea è tra i pochi che giocava sin da prima: ben sei ragazzi su nove hanno infatti iniziato a giocare a basket solo dopo l'incidente. "Lo sport è un'ottima occasione per con-frontarsi, socializzare, parlare delle proprie difficoltà rispetto alla disabilità" - continua Andrea - "senza sotto-valutare, ovviamente l'importanza che ha

dal punto di vista del recupero fi-sico". E su questo aspetto, non c'è proprio nulla da dire: muscoli tonici e guizzanti, braccia da cestisti del-l'NBA, concentrazione da profes-sionisti navigati e quella cattiveria sul campo che non fa mai male. Riccardo mi mostra il tatuaggio che ha sul braccio: una palla da basket “indemoniata” che sbuffa fumo dalle narici. E' il logo della squadra: l'ha disegnato lui e rap-presenta la caparbietà che esige questo sport.

Soprattutto se giocato su due

ruote.

Avvicina il tuo smartphone e inquadra questo qr code. Potrai visualizzare il video di

Basket in Carrozzina

Ennio DorisPresidente di Banca Mediolanum

Messaggio Pubblicitario. Condizioni contrattuali nei Fogli Informativi sul sito www.bancamediolanum.it e presso i Family Banker®. Il rendimento del 2,20% netto annuo, derivante dalla Polizza Mediolanum Plus di Mediolanum Vita S.p.A., è riservato ai nuovi sottoscrittori e riconosciuto fino al 31 dicembre 2010 oltre i 15.000 euro. Polizza e conto operano con un meccanismo automatico di versamento e prelievo. Quando il saldo del conto supera la giacenza di 17.000 euro, la liquidità oltre i 15.000 euro viene investita sulla polizza; ugualmente, quando il saldo del conto scende sotto la giacenza di 13.000 euro, viene disinvestito dalla polizza l’importo necessario a ristabilire sul contoconto la giacenza di 15.000 euro. Il rendimento del 2,20% netto sarà quindi garantito sulle somme investite sulla Polizza Mediolanum Plus. Prima della sottoscrizione leggere Nota informativa e Condizioni di polizza sul sito www.mediolanumvita.it e presso i Family Banker®. Donazione a favore di Fondazione Francesca Rava Nph Italia Onlus valida fino al 31 marzo 2011. * Lordo equivalente se riferito ad un conto corrente ordinario.

www.bancamediolanum.it

INOLTRE PER OGNI NUOVO CONTO FREEDOMDIAMO UN MESE DI SCUOLAA UN BAMBINO DI HAITI

a favore di

SCEGLI FREEDOM:È UN CONTO CORRENTE,NON CI SONO VINCOLI.GRAZIE ALLA POLIZZAMEDIOLANUM PLUS, CHE NON TI COSTA NULLA,DÀ IL 2,20% NETTODÀ IL 2,20% NETTOSULLE SOMME OLTRE I 15.000 EURO.

CORRISPONDE AL

CONTO MEDIOLANUM FREEDOM:È IL NETTO CHE CONTA

Responsabile AgenziaAlessandro CaroleoBanker Group Manager

corso Re Umberto, 5610128 Torinotel. 011.505025

Cerchio

Palla

Clavette

Finale delcampionatodi serie A1, A2 e B

Nastro

Fune

Sono cinque gli attrezzi base della ginnastica ritmica, una disciplina dove il ritmo è solo una minima par-te delle competenze richieste. Con-centrazione, equilibrio, grazia, forza fisica, eleganza, armonia sono tutte qualità necessarie alle atlete, ma non sufficienti. Per gareggiare serve la perfezione dei gesti e delle mo-venze, anche nelle loro espressioni più involute.

19

Ce ne siamo accorti al Palazzetto dello Sport Ruf-fini lo scorso dicembre, alle finali del campionato italiano di A1-A2-B. Un trionfo di lustrini e lacrime, musiche classiche e scarpe da tennis abbando-nate negli spogliatoi, emozione di mamme e un tifo da stadio con tamburi e trombette, accon-ciature scintillanti di lacca e trucco colato sotto responsabilità troppo pesanti per quelle che in fondo sono ancora delle bambine. Ma la gara è questo ed altro. La camminata d’ingresso esige una perfezione a tratti meccanica, con piedi in punta e tensio-ne muscolare ai massimi. Poi parte la musica e cominciano a volare in aria nastri multicolore, cerchi e clavette che paiono davvero impossibili da riprendere. E invece gli attrezzi tornano, docili e mansueti, nelle mani di queste giovani atlete, che sorridono per la soddisfazione ma anche per una tensione che non si scioglie mai del tutto. Tra uno scroscio di applausi, il fiato resta sospeso in attesa del punteggio. Qui il nostro fotoracconto.

Risultati serie A1 Armonia d’Abruzzo

Ginnastica Aurora FanoGinnastica VirtusRisultati serie A2Ginnastica Brixia

Ritmica PiemonteS.G. Raffaello Motto

Risultati serie BArcobaleno Prato

Ritmica 2000S.G. Etruria

Avvicina il tuo smartphone e inquadra questo qr code. Potrai visualizzare il video di

Ginnastica Ritmica

Squash for life!

Gioca che ti passa. In Congo, dove le notti appartengono alle pericolose gang dei bambini di strada, lo squash diventa una possibilità di recupero e di integrazione sociale per ricostruirsi una vita fuori dai margini. Sport for Life se ne sta occupando: diamole una mano

di Leo Nucerae Stefano Bozzo

23

Dopo le 18.30 a Kinshasa, capitale del Congo, comincia a fare buio. E anche se ci si trova nelle zone eleganti del centro, passeggiare può diventare pericoloso perché di notte la strada appartiene agli enfants de la rue - bambini di sei, otto, dieci o dodici anni che vivo-no in branco, per strada. Quando incrociano un bianco o un africa-no benestante lo circondano per chiedergli denaro. E’ una stretta opprimente cui non si può sfug-gire: meglio “dare spontanea-mente” tutto quello che si ha, per evitare che se lo prendano con la forza o che diventino violenti, so-prattutto con le donne.Tanto per mettere a fuoco il problema: Kinshasa conta circa

Togliere i bambini di strada per portarli in palestra: il campione Simon Yoka costruisce il futuro del suo paese insegnando lo squash

nove milioni di abitanti e gli enfants de la rue sono un numero impressionante, una vera piaga sociale. Inoltre il Congo è una terra dalle fortissime sperequazioni sociali, che acuiscono e incancreniscono i naturali conflitti del tessuto sociale. Accanto ai po-chi che si arricchiscono con diamanti, oro, argento e petrolio, c’è tantissima gente che muore di fame. Gli enfants de la rue sono tra questi. Come recuperarli? Come rein-tegrarli nel tessuto sociale? Come insegnar loro le regole del vivere sociale? Di base sono i missionari ad occuparsi di questi bambini, e spesso con ottimi risultati. Ma esistono anche delle iniziative minori, comunque capaci di produrre dei risultati significativi. Ci riferiamo all’iniziativa della Federation du Squash (con team interamen-te congolese), che promuove lo sport quale strumento di reintegrazione e sviluppo so-ciale. E in particolare lo squash: lo stesso sport che siamo abituati ad associare ai bro-ker miliardari di Wall Street. Grazie all’iniziativa e all’energia di un grup-po ristretto di appassionati congolesi è sta-to avviato un programma di introduzione allo squash che riesce a tenere lontano dalla strada decine di giovani e ad indirizzarli ad una vita più stimolante e dignitosa.

Simon Yoka, campione congolese di Squash, ci mette anima e corpo: insegna tre volte alla settimana ai bambini di stra-da, gratuitamente, assieme a Nestor e Chan, gli altri due maestri. Si gioca in tre diverse parti della città, in modo da coprirla il più diffusamente possibile, e in tutte le palestre disponibili, il circolo Elais, l’Hotel Memlin e l’Hotel Internationale, quando sono libe-ri. La federazione offre qualche soldo per il trasporto, l’acqua e uno snack per i ragazzi: è un programma piccolo che però merite-rebbe di potersi sviluppare. Basterebbero equipaggiamenti e strutture. Sportforlife, un’organizzazione non governativa che pro-muove gli sport minori nei paesi in via di sviluppo, ha promesso di aiutarli. E Sport 2.0 anche.

Avvicina il tuo smartphone e inquadra questo qr code. Potrai visualizzare il video di

Sport for life

MaGaWebAgencyVia Cardinal Fossati, 5/P

10141 Torino

tel.: 011.195.03.889Fax: 011.198.37.886

[email protected]

inte

rnet

- co

mun

cazi

one

- im

mag

ine

www.verticalifeteam.it

Fotografie: Adele Obice

Snowboarder: Riccardo Chiura

26

di Vertical Staff

Una Rumbler del 69 che perde pezzi per strada, leoni marini e balene che fanno ciao e l’immancabile tavola sotto braccio. Tutto quel che serve per partire da Lima alla volta della Patagonia, e poi giù fino alla Terra del Fuoco, la fine del mondo descritta dal buon Magellano. Diario di un viaggio estremo, tassativamente per sportivi 2.0.

Da Lima alla Patagonia c’è un bel po’ di strada: la Panamericana Sud è dav-vero lunga. Deserti, montagne, colline; sterrato: ci serve un mezzo sicuro e affidabile, spazioso ed elegante. Una breve ricerca nella zona “chic” di Lima basta per trovare quello che fa al caso nostro: Rumbler del 1969, 500 euro, motore “petrolero” da 2500 cc, molto lunga, bordeaux, ruote lisce e crepate, freni funzionanti (fin trop-

po), perde petrolio dal serbatoio, i tergicristalli non funzionano, le porte non si chiudono… insomma, è perfet-ta.A metà settembre “La Chacaliaza” è pronta per la strada, il rombo del mo-tore è un dolce suono, un suono che non permette di sentire null’altro. Le ruote iniziano a macinare chilometri, non ci preoccupiamo del fatto che dopo poco, in piena corsa, il cofano si spalanca completamente sbatten-

do forte contro il parabrezza. Ma una pietra del deserto basterà a riparare il danno, fa parte del gioco. Tutto farà parte del gioco…un gioco bellissimo.Inizia una lenta discesa che ci por-terà verso Sud. Superato il confine, attraversiamo gli immensi deserti del nord del Cile. La stagione invernale sta per finire, ma nel profondo Sur la neve abbonda ancora. Alla vista delle Ande imbiancate ci carichiamo la tavola a spalla e, dopo una lunga

camminata, facciamo la prima disce-sa della stagione. La Cordigliera delle Ande, seconda solo all’Himalaya, è ricca di cime affascinanti che ci accol-gono con la loro neve primaverile.Decidiamo di attraversare le Ande per raggiungere l’Argentina. L’idea è di muoversi lungo la Ruta 40, mitica strada ai piedi delle Ande che scen-de fino in Patagonia, ma le condizioni non lo permettono. Vista la stagione, la Ruta 40 è ancora coperta di neve

e ghiaccio, quindi l’unico modo per muovere verso le sconfinate terre pa-tagoniche è dalla costa. Ci fermiamo a Bariloche, la più famosa stazione sci-istica del Sud America. La location è veramente spettacolare, passiamo la giornata a fare belle discese a picco sul grande lago Lago Nahuel Huapi.Torniamo in Cile, lasciamo “La Cha-caliaza” all’isola di Chilo dal nostro amico Il Doc, conosciuto mesi prima a Lima, e prendiamo un volo per Punta

Arenas. Siamo di fronte allo stretto di Magellano, davanti a noi la Terra del Fuoco. Siamo arrivati alla fine del mondo.Passiamo gli ultimi giorni di viaggio visitando i grandi parchi patagoni-ci: il Parco Nazionale della Tierra del Fuego, il Torres del Paine e il Perito Moreno. Tra leoni ed elefanti marini, pinguini e guanachi, praterie e pae-saggi sconfinati il nostro viaggio volge al termine.

Avvicina il tuo smartphone e inquadra questo qr code. Potrai visualizzare il video di

Vertical Team

L’orgoglio tennistico italiano dal tocco glamour

Col suo mito Steffi Graf condivide talento, grinta, eleganza, una passione totale per il

tennis... e pure il nome. Parliamo di Stefania Chieppa, rivolese di nascita e romana di

adozione, tra le prime 15 tenniste italiane e tra le prime 300 al mondo. Stefania gioca

a tennis, studia all’Università, conduce un programma TV. Ed è pure bellissima.Dopo Steffi, Stefi

34

Stefania Chieppa a soli 7 anni aveva già le idee chiare sul suo futuro. Cresce come agonista al Circolo delle Pleiadi di Moncalieri, allenata da Gianpiero Ar-bino. A 14 anni è già una promessa: sfida le big del tennis italiano come Pennetta e Vinci, e qualche volta porta a casa la vittoria. Temuta a livello internazionale, Ste-fania colleziona trofei, mentre conti-nua ad allenarsi al centro federale di Roma. A 15 anni deve affrontare un bivio: studio o tennis? Sostenuta dai genitori, Stefania sceglie di terminare bene gli anni del liceo, senza comun-que smettere di giocare e allenarsi col suo primo maestro Arbino allo Stampa Sporting, ma durante l’università recu-pera appieno la sua forma agonistica, questa volta a fianco di Gianluca Luddi, suo fidanzato. E’ con lui che raggiunge i migliori risultati da professionista: entra tra le prime 15 giocatrici italiane e tra le prime 300 al mondo. Oggi è 2.1 nel ranking nazionale. Come il suo mito Steffi Graf, Stefania Chieppa ama lo sport ma ama anche la moda e sa sapientemente dosare eleganza e potenza, sensualità e una forza muscolare mostruosa fatta di te-nacia e di un’inarrestabile grinta. Ma Stefania non si ferma: frequenta l’u-niversità, diventa maestra di tennis e conduce, assieme a Massimo Caputi, un programma TV sul canale satellitare Super Tennis. Versatile, simpatica e brillante, ancora non sa quale sarà il suo destino, ma se tornasse indietro... non cambierebbe una virgola.

Palmares1) Vice campionessa in singolo under 12 e 14 e campionessa italiana di doppio under 14 (2 volte) con Flavia Pennetta e Roberta Vinci2) Campionessa europea di doppio under 14 con Roberta Vinci3) Vincitrice del torneo internazionale under 14 di Pescara, in finale con la Pennetta4) Vincitrice di 2 tornei da 10.000$ in singolo e finalista di 9 tornei sempre da 10.000$ in singolo5) Vincitrice di 18 tornei di doppio tra 10.000$ e 25.000$6) Medaglia di bronzo ai giochi del mediterraneo di Almeria 20047) Ha battuto agli internazionali d’Italia 2008 la Sprem ex 17 al mondo

Miti, leggende e botte da orbiwww.aftblitz.it

di Edoardo Blandino

In una foresta fitta di abeti, un tizio con casco e protezioni fissa attento un altro tizio col fischietto in bocca. Al via, il primo scatta in avanti. Nella sua traiettoria c’è un vecchio e solidissimo abete. L’uomo corre dritto verso l’albero, che si fa sempre più grande e minaccioso. Cinquanta metri, 30, 20, 10, 5... Sbang. L’uomo colpisce in pieno il tronco e si accascia. Un istante dopo eccolo in piedi. E bello sorridente, perché sa che entrerà nella squadra di difesa.

42

1 0 2 0

2 01 0

Sarà anche roman-zata, ma è questa la leggenda che cir-cola su come un al-lenatore di football scelga i propri gio-catori della difesa o dell’attacco. Del re-sto – diciamolo – il football americano non è propriamente un gioco per signo-rine. Non a caso chi lo pratica sorride quando lo sente de-finire “sport di con-tatto”. Per chi gioca a football, il basket o la danza sono sport di contatto, mentre il football è uno sport di colli-sione, un gioco per uomini duri. Ma non è violento come sembra: si scende in campo per vincere e non per dar sfogo alla propria rabbia. Negli ultimi anni, poi, la federazione ha fatto molto per ridurre gli scontri cattivi, infliggendo forti penalità per i tackle scorret-ti. Nonostante ciò, l’infortunio è die-tro l’angolo e il ri-schio di farsi male è molto concreto. Al-lora cosa spinge un ragazzo a innamo-rarsi del football? Non tutti sanno ri-spondere, però chi si avvicina a questo sport difficilmente

lo abbandona. Ci si potrà prendere una pausa più o meno lunga, ma alla fine si torna sempre in-dietro. Insomma: anche se non è sem-pre colpo di fulmi-ne, il football sa se-durre lentamente, come un bravo e pa-ziente amante.

Football all’amatricianaIn Italia il football americano non è popolare come ne-gli USA, eppure non è così difficile reclutare giocatori. Ovviamente non c’è lo stesso interesse del calcio o del ba-sket, ma se qual-cuno pensa che si tratti di uno sport di nicchia, si sba-glia di grosso. Da qualche tempo sta tornando di moda, dopo un periodo buio. Da pochissi-mo anche il CONI lo ha riconosciuto ufficialmente at-traverso la FIDAF, Federazione Italia di American Foot-ball. A livello mon-diale l’Italia è mol-to indietro, ma sta compiendo gran-di passi in avanti grazie all’apporto di Brock Olivo, ex giocatore NFL ed

2 0 3 0 4 0

4 03 02 0

attuale coach della nazionale italiana. L’allenatore ameri-cano si sta avvalen-do di un’importan-te rete di esperti collaboratori italia-ni e recentemente, guardando al Pie-monte, si è rivol-to all’attuale pre-sidente degli AFT Blitz Ciriè, Ferruc-cio De Bastiani. Che noi abbiamo incon-trato. Nonostante gli ol-tre 30 anni trascor-si in questo mondo, De Bastiani ha an-cora una gran vo-glia di parlare del football. Il presi-dente dei Blitz snoc-ciola aneddoti su aneddoti, raccon-tandoci che in Ita-lia non si gioca per professione, anche se qualcuno fatica a crederci. Ci rife-riamo nientemeno che a John Grisham (quello che ha scrit-to il Rapporto Peli-can e l’Uomo della Pioggia): quando nel 2005 scoprì che anche nel Belpaese si gioca a football e si fa per puro dilet-to, ci scrisse sopra “Play for Pizza” (in italiano, Il Profes-sionista).Quello di presiden-te dei Blitz per De Bastiani è un ruolo

che ricopre per pas-sione, non come la-voro. Nonostante si tratti di un hobby impegnativo, non si è mai sottratto ad un impegno. È pre-sente costantemen-te all’allenamento e va in trasferta sempre e ovunque. L’anno scorso i Blitz hanno raggiunto i playoff e lui è an-dato con la squadra sia a Ferrara (quar-ti) che a Venezia (semifinale). Nella nuova stagio-ne alle porte, sarà difficile ripetere i risultati dell’ul-timo campionato, tuttavia con un po’ di entusiasmo e un po’ di fortuna nul-la è precluso. L’im-portante sarà ben figurare nei derby contro i Centurions Alessandria e i Pi-rates Savona, per-ché – come in ogni sport che si rispetti – anche nel football ci sono delle rivali-tà storiche.

Avvicina il tuo smartphone e inquadra questo qr code. Potrai visualizzare il video di

Football Americano

4 0

4 0

3 0

3 0

2 0

2 0

2 0

2 0

1 0

1 0

La coppia non sopravvive alle bollette, ai pannolini del bimbo e a un’attività sessuale che cala a picco?

Provate col bouldering.

50

Sospesi nella roccia in posizioni improponibili, con tutti i muscoli tesi a sfiorare i confini dell’impossibile e nemmeno un appiglio a cui sostenervi, riscoprirete il piacere di una seratina a guardare Pippo Baudo con la cara, vecchia coperta della nonna sulle gambe.

LUI, LEIE LA MONTAGNA

Questa è la storia di un ragazzo di 18 anni e di una ragazza di 16 che si sono conosciuti scalando, che si sono innamorati scalando e che si sono sposati scalando. Anzi, sospesi nel vuoto. La loro passione per l’arrampicata è nata in modo diverso: Stella, torine-se, è figlia dell’appassionato di alpini-smo Lodovico Marchisio ed è sempre stata a contatto con la montagna. Per Stella è più facile ricevere l’appoggio necessario per seguire la sua passio-ne e trovare qualche struttura artifi-ciale dove potersi allenare.

Invece Christian Core, di Savona, di-venta scalatore quasi per caso. Un giorno l’alpinista Fulvio Scotto, suo professore alle scuole medie, decide di far provare a scalare qual-che alunno. Per Christian è un colpo di fulmine: ce l’aveva nel sangue. Per lui l’iniziazione alla scalata è più tor-tuosa rispetto a Stella: a Savona non c’erano tante strutture e competenze per indirizzare i giovani verso l’ar-rampicata e i pochi appassionati non erano sempre disposti a seguire un ragazzino di 11 anni.

Vietate le funivie, gli ascensori, ma anche le scale, i corrimano e soprattutto i pavimenti. Nel bouldering

tutto e’ diff icile. Se non lo e’, lo si complica.

Spesso le prese sono posizionate con incredibile perfezione. Dio doveva essere un boulderista

Ma dal punto di vista dell’allenamen-to entrambi si son fatti tutti da soli. Christian e Stella hanno sperimenta-to diversi metodi sulla propria pelle, si sono fatti male un sacco di volte e alla fine hanno imparato a cono-scere il loro corpo, a rispettarlo e a lavorare sui limiti imposti dalla mente, senza nasconderli ma affrontandoli assieme. Come farebbe una squadra affiatata, che è esattamente quello che sono: “tra noi non c’è mai sta-ta competizione: siamo uno la forza dell’altro, nello sport e nella vita”. Perché l’arrampicata non è solo uno sport e una passione, ma un vero e proprio stile di vita e per Christian è diventata anche un lavoro, dal mo-mento che gareggia per la squadra sportiva della Polizia di Stato (Fiam-me Oro) ormai da parecchi anni. En-trare in un corpo gli ha dato la pos-sibilità di dedicarsi all’arrampicata al massimo delle sue potenzialità, sia fi-siche che mentali, e gli ha consentito di vincere tutte le competizioni pos-sibili. Non a caso Christian è tuttora l’unico boulderista al mondo ad aver chiuso il cerchio di tutte le gare.Ma anche Stella deve essere molto soddisfatta dei suoi risultati, consi-derato che si è dovuta fermare varie volte per infortuni di lungo periodo e che deve comunque conciliare gli allenamenti con il suo lavoro. E so-prattutto si è sempre divertita, non si è mai arresa ed ha imparato a con-trollare un’emotività che talvolta le è stata d’ostacolo in competizione.

Ora Christian e Stella sono molto mo-tivati a provare linee su roccia. Hanno valorizzato tanti boulder dalle loro parti (Varazze, Triora e anche Rifugio Barbara, vicino a Pinerolo) e girano il mondo alla ricerca di linee e roc-ce nuove. Vogliono creare un circuito di mete e ambienti che permetta ad altri arrampicatori di armonizzarsi con contesti naturali inesplorati, di rinsaldare nuove e vecchie amicizie, di salire i blocchi soli con le proprie capacità e i propri limiti, di affronta-re la paura dell’altezza e del vuoto, di superare quel conflitto profondo e continuo tra fermarsi e osare ancora, e ancora e ancora.

L’elisir di lungo amore? La passione. Fatta di batticuori, sesso bollente e bouldering

Avvicina il tuo smartphone e inquadra questo qr code. Potrai visualizzare il video di

Core e Marchisio

[email protected]

branding-printweb design-web marketing

photography

HEYOU de

sign s.n.

c.

corso sa

vona, 2 b

is

10024 -

moncalieri

(to)

UNAMANO DISMALTOdi Mirko Tagliaferri

Art director diMake Up Service

59 Unghia smaltata uguale donna. Strafi-ga, ovviamente.Questa equazione vale anche, e a maggior ragione, nello sport. Vale anche nello sport perché ormai in palestra, in cordata e pure sul ring sia-mo abituati a vedere ragazze sempre più belle, curate ed attente alla loro femminilità. La stessa attività sportiva è spesso interpretata come una vetri-na per mostrarsi. E in questa vetrina le mani sono sempre in primo piano: dal saluto alle amiche al sollevamento pesi, dal gesto di riavviarsi i capelli alla più micidiale battuta di pallavolo. Ma l’equazione “unghia smaltata uguale donna” vale a maggior ragione nello sport, dove le ragazze sembrano (e sottolineo sembrano) tutte acqua e sapone, come mamma le fece. In realtà la “naturalezza” è frutto di meticolose attività di mascheramen-to, ombreggiature e vedo non vedo, ma in ogni caso davanti ad una figura all’apparenza nature le mani possono sempre concedersi di osare. Per chi fa sport o spettacolo (perché anche lo sport è una forma di esibizione) l’unghia smaltata non è mai eccessi-va. Certamente non bisogna eccedere con l’uso di colori fluo, neri disastranti o rossi lacca flash. Inoltre non è bene tenere le unghie troppo lunghe (anche per questioni di praticità, specie se si fa uso di attrezzi sportivi), ma certa-mente la sportiva deve avere le mani in ordine, con unghie curate senza cu-ticole e idratate con una buona crema. Viva lo smalto, anche e soprattutto nello sport.

DALLA PLAYSTATION ALLO STREET

di Umberto Comba

Simone Barraco detto KIDDiciannove anni, genovese, mangia, dorme e va in bici. E’ tra i BMX

rider italiani più forti del momento e fa strada a una velocità inau-dita, piazzandosi bene anche nelle gare internazionali. Ah, adora la

playstation.

Come ti sei avvicinato alla BMX? I miei genitori mi hanno sempre lasciato fare lo scemo

con le bici. A 13 anni ho scoperto un gruppo di trial che usciva a Genova: ho comprato una bici mezza adatta e mi

sono subito aggregato. Una sera ho incontrato il leggendario Alberto Acetulli, che con una BMX provava ollie, barspin e tailwhip...cose

che si vedevano giusto nel mitico Mat Hoffman della playstation. Lì ho deciso di comprare una GT e ho iniziato a girare in park e street.

Un soggetto che ti ha ispirato?Seth Kimbroug e tutti i personaggi del videogioco Mat Hoffman 2! E ovviamente Alberto, il mio idolo. Una volta l’ho incontrato in stazione: sembrava un barbone con la bici, invece stava facendo il biglietto per andare a girare. Diede un senso particolare alla mia giornata.

Park, street o trail? Sicuramente street e park, ma anche trail (le poche volte che l’ho praticato mi sono divertito come un bambino). In realtà non ho uno spot preferito, mi gaso per lo street in generale!

Trick preferito?Direi barspin, ma era molto più divertente qualche anno fa. Ora me ne piacciono diversi, ma dipende anche dallo spot. Comunque adoro la sensazione dei manual 180 dai gap. Ogni volta che giro, chiudo qualcosa che non avevo ancora fatto, e questo mi spinge a continuare giorno dopo giorno.

60

DALLA PLAYSTATION ALLO STREET

Infortuni all’attivo?Non so perché, ma finisco inesorabilmente col rompermi piedi e caviglie, così

non posso girare per dei mesi! Il primo piede me lo sono rotto alla Simpel Ses-sion di due anni fa a Tallin, poi ho rotto la caviglia l’estate dopo, poi di nuovo

il piede in inverno e infine di nuovo la caviglia. Ora dovrei essere a posto. Ma se proprio mi devo far male ancora, la prossima volta spero di rompermi un braccio

o una mano. Le dita sono invece uno standard, ma almeno permettono di girare!

Il tuo rider preferito? Sono tantissimi e cambiano sempre. Per oggi mi viene da dire Bruno Hoffman: ogni volta che

lo vedo girare non riesco a credere a quello che sa fare e a come lo fa!

Tu con che gente giri?Con dei tipi loschissimi! [ride] Qui a Genova giro con la mia crew, la ROTsixtysix. Tutti

gasati di street come me. Ho iniziato con loro cinque anni fa, accolto da Fefé e Box e adesso siamo noi ad accogliere i novellini. Quando invece sono in giro per gare,

spesso mi trovo assieme a Froio, Barbero e Steveeee. Spesso vado da Roby a Fronto-cean e lì si gira con chi c’è! Sempre bella gente, come Mitch, Saoner, lo stesso Roby e

spesso i 365 che vengono a montare le loro bici e si gasano in mini.

Il tuo stile in tre paroleNon-lo-so.

Oltre al BMX hai altre passioni?Disegno, faccio grafiche. Il mondo dei graffiti mi piace molto, ma ultimamente è meglio lasciar stare...

I primi tre siti che apri quando accendi il computer?Facebook, FAT Bmx e Thecomeup. Se mi avessi chiesto i primi cin-

que, ci avrei messo anche il blog 365 e sportduepuntoze-ro...peccato!

Consigliaci un film, un libro e una canzone Film: Ali G; canzone: I’m back di T.I. Sul libro... naaaaa...

non saprei proprio!

Cos’è cambiato nella BMX in Italia da quando hai iniziato? Ci sono molte più strutture, molta più gente che sta iniziando, le bici sono migliorate e si

moltiplicano gli eventi.

Progetti per il futuro?Io e Steve abbiamo deciso di trasferirci qualche mese a Barcellona: stiamo lavo-rando a un progettino chiamato bmXL, che spero riusciremo presto a presentarvi. Quindi filmeremo un po’, anche se forse solo per noi o magari per qualche sponsor. Si vedrà.

Fatti una domanda a cui vorresti risponderePosso offrirti da bere? Si, grazie.

Avvicina il tuo smartphone e inquadra questo qr code. Potrai visualizzare il video di

Simone Barraco

Il mondo di Sport 2.0 continua sul webVisita il sito su: www.sportduepuntozero.com

Chied

ilo al

DottorDottor

DuffDuffCaro Dr. Duff,

gioco a calcetto e torno a casa ammaccato, vado

a correre e mi strappo sempre qualche muscolo, ho

provato a pattinare e mi sono capottato (15 gior-

ni di prognosi)...Ma lo sport non dovrebbe fare

bene? O sbaglio qualcosa io?

Uli

Caro Uli,esistono due tipi di lesioni muscolari. Quella da trauma diretto

(la classica “botta”, che in medicalese si chiama contusione) e quel-la da trauma indiretto che, in base alla gravità, può essere a grandi linee suddivisa in contrattura, elongazione o vera e propria lesione. La contrattura si manifesta con dolore muscolare mal localizzato,

che insorge quasi sempre a distanza dall’attività sportiva ed è causato da un affaticamento muscolare. L’elongazione

insorge di solito acutamente durante l’attività sportiva e in maniera localizzata.

63

Dottor Duff, al vostro servizio

Che ci crediate o no, il Dottor Duff esiste davvero ed esercita qui a Torino. Mettetelo alla prova: risponderà a qualsiasi quesito medico-sportivo.

scrivi a: [email protected]

Il più delle volte ti costringe ad interrompere l’attività, an-che se non si tratta di una vera rottura delle fibre. Infine la distrazione (il classico strappo) può essere di vari gradi (I, II o III) in base alla quantità di fibre, ai fasci o alla sezione di muscolo interessato. Parte con un dolore violento che compare durante il gesto sportivo. In base alla gravità, può portare all’incapacità di muovere l’arto e quasi sem-pre è interessato da un versamento di sangue. La linea di demarcazione tra un tipo di lesione e l’altro è sottile, quindi se ti fai male cerca di descrivere dettagliatamente come ti è successo: aiuterai il tuo dottore nella diagnosi e nel dettare i tempi di recupero. L’ecografia o la RMN aiutano, ma le macchine non sono infallibili, quindi racconta più che puoi.

Cosa fareIndipendentemente dal tipo di lesione, la prima cosa da fare è fermarsi. La parola d’ordine non è solo STOP, ma R.I.C.E., acronimo inglese per Rest, Ice, Compression, Elevation. Rest significa riposo. Quindi se senti dolore, metti a riposo il muscolo, non sforzarlo maggiormente perché peggiore-resti la situazione. Poi mettici del ghiaccio (Ice) il più pre-sto possibile: diminuirà il dolore e migliorerà la prognosi. Il ghiaccio va bene per 48 ore anche due tre volte al giorno per una ventina di minuti…ma attenzione alle ustioni da freddo. Magari usa una borsa del ghiaccio o un panno. Poi puoi usare un bendaggio non rigido (Compression), utile a ridurre gonfiore e versamento. Ma occhio a non stringere troppo e controlla sempre che l’arto non diventi freddo ...non è affatto un buon segno. Infine Elevation: solleva l’arto in modo da ridurre il carico e la tensione del mu-scolo. Questa posizione aiuta il ritorno venoso ed evita che l’arto si gonfi ancora di più. Ma non restare rigido come uno stoccafisso: muoviti sempre un minimo perché le contrazioni dei muscoli vicini aiutano a far circolare il sangue. Sul fronte farmacologico, non esagerare con gli antinfiammatori perché è vero che tolgono il dolore, ma

nelle prime fasi possono favorire il sanguinamento. Inol-tre, riducendo il dolore, potrebbero farti fare il passo più lungo della gamba... peggiorando la situazione. I tempi di recupero dipendono dal tipo di lesione e possono andare da qualche giorno a parecchi mesi. Per un recupero più rapido, dopo qualche giorno l’applicazione di calore, terapie fisiche, massaggi, stretching e successivamente rinforzo, ricondizionamento e il recupero del gesto atletico sono fasi importantissime. Un’ultima curiosità: le lesioni muscolari si sviluppano mag-giormente non in fase di contrazione, ma in fase di allun-gamento, quella che noi medici chiamiamo fase eccentrica. Lì muscoli e tendini subiscono una forza anche superiore al 100% della forza producibile nella fase di contrazione e possono subire i danni più seri. Per questo anche le contrazioni eccen-triche, classiche o “flash” sono una parte importante dell’allenamento. Per quanto riguarda la tua perso-nale tendenza a farti male, posso-no esserci dei fattori di predispo-sizione: l’imperfetta preparazione specifica e generale, quindi l’incapa-cità di un muscolo a sopperire alle

richieste che gli vengono fatte; la debolezza dettata da una pregressa lesione di quella zona; la scarsa elasticità e una forza insufficiente; un’aumentata tensione determi-nata da fattori fisiologici o emotivi (es. la tensione di gara, anche se mi pare di capire che tu giochi a livello amatoria-le). Poi ci sono fattori ambientali come le caratteristiche dei terreni, il freddo...Fossi in te, caro Uli, ascolterei bene il mio corpo e cercherei di rinforzarlo. Occorre alimentarsi correttamente, riposare bene, allenarsi con attenzione in modo da aumentare la forza e l’elasticità. Perché solo un muscolo allenato, forte ed ela-stico si mette al riparo da frequenti infortuni. Tienimi aggiornato.

I cerotti Lifewave sono diversi dai comuni cerotti:Non hanno composti chimici

Non hanno composti magneticiNon hanno effetti collaterali

Si possono attaccare anche sopra i vestiti

www.lwsporteam.com

MAL DI SCHIENAINFIAMMAZIONI

TENDINITICRAMPI

i cerotti lifewaveentro 5 minuti

alleviano drasticamente i dolori

Eliminano le

vibrazion

i negat

ive cau

sate da

lle onde

di shoc

k

Testat

e ed app

rovate

da scia

tori pr

ofessio

nisti, so

no indi

cate pe

r tutte

le

attività

sulla nev

e, in par

ticolar

modo in c

ondizio

ni di ne

ve ghia

cciata.

VOLTA

PRE-FORMATA traspir

ante.

Responsabile VenditeGiancarlo Almondo

cell. +39 [email protected]