fn - gennaio 2011

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rivista mensile anno 2010 poste italiane s.p.a. spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n 46) art.1, comma 2, DCB (filiale di bergamo) famiglia nostra RIVISTA DELLA GENTE, DEI RELIGIOSI, DELLE RELIGIOSE SACRA FAMIGLIA w educare gennaio 2011 FESTA DI SANTA PAOLA ELISABETTA 23 GENNAIO Una memoria che feconda stili di vita nuovi

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Rivista dei Religiosi, delle Religiose e della Gente della «Sacra Famiglia»

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gennaio 2011

festa di santa Paola elisabetta23 gennaio

Una memoriache fecondastili di vitanuovi

Page 2: FN - Gennaio 2011

2 famiglianostra 3gennaio

All’inizio di un nuovo anno ci scambiamo gli auguri in fa-miglia, con gli amici, nella

comunità. Non è solo una formalità: ci aiutiamo gli uni gli altri ad aprire il cuore alla speranza e alla fiducia nelle cose belle, nella promessa, che la vita sempre contiene, di farci avvicinare sempre più alla felicità, senza dimenti-care le difficoltà e le sfide che il nuovo anno porterà, e che ci chiederanno in-telligenza, passione e forza. Anche noi, religiosi e religiose della Sacra Famiglia, uomini e donne che cerchiamo di vivere facendo spazio ogni giorno alla buona notizia del Vangelo di Gesù, vogliamo fare gli auguri a tutti voi, che sempre più fate parte della nostra famiglia, voi che incontriamo quotidianamente nelle nostre parrocchie, nelle nostre scuole, nei nostri centri giovanili, attraverso la

rivista, nel nostro impegno per la soli-darietà e la missione della Chiesa.

Quest’anno spetta a me, a nome di tutti gli altri fratelli, farvi gli auguri di buon anno. Mi sembra che auguri veri, non formali, sono quelli che parlano di ciò che siamo e facciamo, e lo dicono a persone conosciute e incontrate ogni giorno. Da qui la difficoltà che sento, visto che non conosco la maggioranza

di voi, cari amici che seguite e colla-borate alla vita e alla missione evan-gelizzatrice ed educativa della nostra Congregazione. Mi sento in difficoltà anche perché da anni non vivo in Italia e non provo sulla mia pelle ciò che re-almente rallegra e preoccupa ciascuno di voi. Quello che posso fare, per esse-re vero, è farvi gli auguri a partire da quello che la Congregazione della Sa-cra Famiglia vive in Mozambico e che fa con la gente delle nostre comunità di Marracuene, Maxixe e Mongue, ac-compagnata dalla vostra amicizia e an-che dal vostro aiuto concreto.

Auguri a tutte le vostre famiglie. Come religiosi e religiose della Sacra Fa-miglia, in Mozambico vogliamo vivere uno stile ‘famigliare’: cioè, ci disponiamo a crescere e vivere come fratelli e sorelle, e lo facciamo dedicando le nostre ener-gie e il nostro affetto alle famiglie che accogliamo, incontriamo ed educhiamo nel nostro lavoro quotidiano. Anche in Mozambico, pur con tradizioni e condi-zioni sociali molto diverse dall’Italia, la famiglia (intesa in senso largo, che com-prende dai nonni ai nipoti, che spesso vivono vicini) è il nucleo fondamentale dove la vita nasce, cresce e si compie. Anche qui i rapporti tra marito e moglie non sono già dati, ma hanno bisogno di cura, di pazienza, di rispetto, di fiducia (purtroppo la donna soffre molte forme di discriminazione e inferiorità, pur es-sendo in molti casi lei il vero perno della vita famigliare). Anche qui i rapporti tra generazioni affrontano grandi sfide, per i cambiamenti profondi e rapidi del modo di vivere, di comunicare, di progettare il futuro (il rispetto per gli anziani è anco-ra un valore, ma i giovani sono già pro-iettati verso orizzonti nuovi). Anche alle famiglie mozambicane raccontiamo la storia sempre nuova di Giuseppe, Ma-ria e Gesù, perché siamo convinti che in quella storia c’è un tesoro che non finire-mo mai di scoprire e che può arricchire tutte le famiglie del mondo.

Auguri a tutti i figli che crescono. La nostra Congregazione in Mozam-bico lavora soprattutto nel campo dell’educazione. Vi abbiamo già det-

to molte volte che questa scelta viene dall’origine della nostra Congregazio-ne (l’esperienza umana e spirituale di Santa Paola Elisabetta) e si rafforza dall’incontro con un paese che è fatto quasi interamente da giovani (con una media di età di 17 anni) e soffre di gra-vi carenze nel campo dell’educazione (a livello di linee educative, di perso-nale preparato, di infrastrutture). Il nostro intervento in campo educativo comincia con l’assistenza a mamme in difficoltà, aiutandole a nutrire i loro piccoli; continua con l’educazione pre-scolare, con le scuole materne; offria-mo una casa a un gruppo di bambini e adolescenti senza famiglia o con gravi difficoltà famigliari; una grande parte del nostro lavoro si svolge nell’istru-zione, con le scuole superiori e i corsi di laurea dell’Università. Molti dei ra-gazzi/giovani che ci frequentano non sono cristiani; ma a coloro che lo sono o lo vogliono diventare offriamo anche il percorso del catecumenato, per im-parare a conoscere Gesù Cristo e il suo Vangelo e entrare – se lo vogliono – a far parte della Chiesa, per vivere la vita con lo stesso stile di Gesù. Se le sfide dell’educazione in Mozambico sono diverse da quelle dell’Italia (avere un posto a scuola, poter studiare con un libro, trovare un lavoro), uguale è il va-lore di questo grande compito - l’edu-cazione - dal quale dipende il presente e il futuro di tutto il mondo.

Auguri a tutti quelli che vivono aperti agli altri e con fiducia in Dio. Mi capita spesso, parlando con amici che conoscono la missione della Con-gregazione in Mozambico, di sentire reazioni di questo tipo: come siete bra-vi… poveretta quella gente… come fate a fare tutto questo? Queste parole sono sincere, lo capisco; ma sento subito il dovere di aggiungere qualcosa, che quasi mai dico. Noi religiosi e religiose della Sacra Famiglia non andiamo in Mozambico perché siamo più bravi o generosi di voi; e neppure perché là c’è più lavoro da fare che qui. Non andia-mo perché loro sono poveri e incapaci di organizzarsi e aspettano quelli che

possano insegnare a vivere (su tante cose siamo noi a imparare; lo sviluppo di cui l’Africa ha bisogno non è dello stesso tipo di quello europeo). Andia-mo perché il Signore, attraverso la sua Chiesa/Congregazione, ci ha chiamati e ci convince giorno per giorno che il Vangelo contiene un progetto di vita bello per tutti, anche se non facile. An-diamo perché solo aprendoci agli altri, ai lontani, possiamo capire un po’ di più come Dio ama e incontra noi e tut-ti gli uomini della terra. Andiamo non perché dobbiamo risolvere tutti i pro-blemi degli altri, ma perché sentiamo che il Signore vuole stare vicino a loro, mentre affrontano le sfide della loro vita. E andiamo anche perché c’è una comunità, una grande famiglia che ci manda, ci sostiene, ci trasmette la sua fede e il suo sostegno. Se noi possiamo andare è perché voi siete qui, e ci ac-compagnate: la missione che il Signore ci affida, a tutti, è di crescere sempre di più nella fiducia in lui e nella fraternità con chi è diverso da noi. I modi cam-biano a secondo del posto dove siamo, della cultura in cui viviamo.

Buon anno a tutti. Ai miei fratelli e sorelle della Sacra Famiglia, perché cresca sempre di più la nostra fiducia in Dio e la valorizzazione delle per-sone che Dio ci fa incontrare. Ai miei fratelli e sorelle mozambicani, perché cresca sempre di più la coscienza del loro valore di uomini figli di Dio e pos-sano impegnarsi nella costruzione di una società più giusta e più bella. A tutti voi, papà, mamme, figli, che ci accompagnate da vicino e da lontano: perché la nostra amicizia vi ricordi che a ciascuno dei suoi figli Dio affida una missione, quella di rendere più umano il mondo, a partire da voi, dalla vostra famiglia. Così la missione ‘lontana’ entra nella vo-stra casa, e la vo-stra casa diventa grande come il mondo.

gli auguri della nostra famiglia per il nuovo anno EditorialE p. gianmarco Paris

superiore della regionedell’africa

africa

Sfogliando questa rivistaci ha preso una fresca letizia:e ci è venuto subito in mente

che, in questo mese di gennaio,noi amici della Sacra Famigliaricordiamo la nostra Fondatrice,e quindi i fatti che avvengonoin tutta la Congregazionesono una visibilizzazionedella sua creatività fecondaanche nei nostri giorni.Le Assemblee che si sono svoltein Brasile e in Italia;l’incontro con Irmà Marina,madre generale delle Suore di Montes Clarosper una più profonda comunionetra religiosi e religiosecon l’identica Fondatrice;l’esperienza di alcuni giovaninella Comunità mista di Maxixe;la pubblicazione del Direttoriodella Cerioli in portoghese;l’intestazione dell’Ospedale Bologninidi Seriate alla nostra Fondatrice;la visita del Vescovo di Bergamo,mons. Francesco Breschi presso le Suore a Comonte di Seriatee poi il dare i nome ai figli-che non si potevano avere-con il nome di Paola Elisabetta,sono segniche ci fanno intuirecome cresce e come si realizzail carisma della Cerioli.Saremo all’altezza come religiosi e religiosedi non tradire le attese della gentecon la proposta di uno stile di vita spirituale e familiarevicino agli uomini e alle donne di oggi?(ac)

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All’inizio di un nuovo anno ci scambiamo gli auguri in fa-miglia, con gli amici, nella

comunità. Non è solo una formalità: ci aiutiamo gli uni gli altri ad aprire il cuore alla speranza e alla fiducia nelle cose belle, nella promessa, che la vita sempre contiene, di farci avvicinare sempre più alla felicità, senza dimenti-care le difficoltà e le sfide che il nuovo anno porterà, e che ci chiederanno in-telligenza, passione e forza. Anche noi, religiosi e religiose della Sacra Famiglia, uomini e donne che cerchiamo di vivere facendo spazio ogni giorno alla buona notizia del Vangelo di Gesù, vogliamo fare gli auguri a tutti voi, che sempre più fate parte della nostra famiglia, voi che incontriamo quotidianamente nelle nostre parrocchie, nelle nostre scuole, nei nostri centri giovanili, attraverso la

rivista, nel nostro impegno per la soli-darietà e la missione della Chiesa.

Quest’anno spetta a me, a nome di tutti gli altri fratelli, farvi gli auguri di buon anno. Mi sembra che auguri veri, non formali, sono quelli che parlano di ciò che siamo e facciamo, e lo dicono a persone conosciute e incontrate ogni giorno. Da qui la difficoltà che sento, visto che non conosco la maggioranza

di voi, cari amici che seguite e colla-borate alla vita e alla missione evan-gelizzatrice ed educativa della nostra Congregazione. Mi sento in difficoltà anche perché da anni non vivo in Italia e non provo sulla mia pelle ciò che re-almente rallegra e preoccupa ciascuno di voi. Quello che posso fare, per esse-re vero, è farvi gli auguri a partire da quello che la Congregazione della Sa-cra Famiglia vive in Mozambico e che fa con la gente delle nostre comunità di Marracuene, Maxixe e Mongue, ac-compagnata dalla vostra amicizia e an-che dal vostro aiuto concreto.

Auguri a tutte le vostre famiglie. Come religiosi e religiose della Sacra Fa-miglia, in Mozambico vogliamo vivere uno stile ‘famigliare’: cioè, ci disponiamo a crescere e vivere come fratelli e sorelle, e lo facciamo dedicando le nostre ener-gie e il nostro affetto alle famiglie che accogliamo, incontriamo ed educhiamo nel nostro lavoro quotidiano. Anche in Mozambico, pur con tradizioni e condi-zioni sociali molto diverse dall’Italia, la famiglia (intesa in senso largo, che com-prende dai nonni ai nipoti, che spesso vivono vicini) è il nucleo fondamentale dove la vita nasce, cresce e si compie. Anche qui i rapporti tra marito e moglie non sono già dati, ma hanno bisogno di cura, di pazienza, di rispetto, di fiducia (purtroppo la donna soffre molte forme di discriminazione e inferiorità, pur es-sendo in molti casi lei il vero perno della vita famigliare). Anche qui i rapporti tra generazioni affrontano grandi sfide, per i cambiamenti profondi e rapidi del modo di vivere, di comunicare, di progettare il futuro (il rispetto per gli anziani è anco-ra un valore, ma i giovani sono già pro-iettati verso orizzonti nuovi). Anche alle famiglie mozambicane raccontiamo la storia sempre nuova di Giuseppe, Ma-ria e Gesù, perché siamo convinti che in quella storia c’è un tesoro che non finire-mo mai di scoprire e che può arricchire tutte le famiglie del mondo.

Auguri a tutti i figli che crescono. La nostra Congregazione in Mozam-bico lavora soprattutto nel campo dell’educazione. Vi abbiamo già det-

to molte volte che questa scelta viene dall’origine della nostra Congregazio-ne (l’esperienza umana e spirituale di Santa Paola Elisabetta) e si rafforza dall’incontro con un paese che è fatto quasi interamente da giovani (con una media di età di 17 anni) e soffre di gra-vi carenze nel campo dell’educazione (a livello di linee educative, di perso-nale preparato, di infrastrutture). Il nostro intervento in campo educativo comincia con l’assistenza a mamme in difficoltà, aiutandole a nutrire i loro piccoli; continua con l’educazione pre-scolare, con le scuole materne; offria-mo una casa a un gruppo di bambini e adolescenti senza famiglia o con gravi difficoltà famigliari; una grande parte del nostro lavoro si svolge nell’istru-zione, con le scuole superiori e i corsi di laurea dell’Università. Molti dei ra-gazzi/giovani che ci frequentano non sono cristiani; ma a coloro che lo sono o lo vogliono diventare offriamo anche il percorso del catecumenato, per im-parare a conoscere Gesù Cristo e il suo Vangelo e entrare – se lo vogliono – a far parte della Chiesa, per vivere la vita con lo stesso stile di Gesù. Se le sfide dell’educazione in Mozambico sono diverse da quelle dell’Italia (avere un posto a scuola, poter studiare con un libro, trovare un lavoro), uguale è il va-lore di questo grande compito - l’edu-cazione - dal quale dipende il presente e il futuro di tutto il mondo.

Auguri a tutti quelli che vivono aperti agli altri e con fiducia in Dio. Mi capita spesso, parlando con amici che conoscono la missione della Con-gregazione in Mozambico, di sentire reazioni di questo tipo: come siete bra-vi… poveretta quella gente… come fate a fare tutto questo? Queste parole sono sincere, lo capisco; ma sento subito il dovere di aggiungere qualcosa, che quasi mai dico. Noi religiosi e religiose della Sacra Famiglia non andiamo in Mozambico perché siamo più bravi o generosi di voi; e neppure perché là c’è più lavoro da fare che qui. Non andia-mo perché loro sono poveri e incapaci di organizzarsi e aspettano quelli che

possano insegnare a vivere (su tante cose siamo noi a imparare; lo sviluppo di cui l’Africa ha bisogno non è dello stesso tipo di quello europeo). Andia-mo perché il Signore, attraverso la sua Chiesa/Congregazione, ci ha chiamati e ci convince giorno per giorno che il Vangelo contiene un progetto di vita bello per tutti, anche se non facile. An-diamo perché solo aprendoci agli altri, ai lontani, possiamo capire un po’ di più come Dio ama e incontra noi e tut-ti gli uomini della terra. Andiamo non perché dobbiamo risolvere tutti i pro-blemi degli altri, ma perché sentiamo che il Signore vuole stare vicino a loro, mentre affrontano le sfide della loro vita. E andiamo anche perché c’è una comunità, una grande famiglia che ci manda, ci sostiene, ci trasmette la sua fede e il suo sostegno. Se noi possiamo andare è perché voi siete qui, e ci ac-compagnate: la missione che il Signore ci affida, a tutti, è di crescere sempre di più nella fiducia in lui e nella fraternità con chi è diverso da noi. I modi cam-biano a secondo del posto dove siamo, della cultura in cui viviamo.

Buon anno a tutti. Ai miei fratelli e sorelle della Sacra Famiglia, perché cresca sempre di più la nostra fiducia in Dio e la valorizzazione delle per-sone che Dio ci fa incontrare. Ai miei fratelli e sorelle mozambicani, perché cresca sempre di più la coscienza del loro valore di uomini figli di Dio e pos-sano impegnarsi nella costruzione di una società più giusta e più bella. A tutti voi, papà, mamme, figli, che ci accompagnate da vicino e da lontano: perché la nostra amicizia vi ricordi che a ciascuno dei suoi figli Dio affida una missione, quella di rendere più umano il mondo, a partire da voi, dalla vostra famiglia. Così la missione ‘lontana’ entra nella vo-stra casa, e la vo-stra casa diventa grande come il mondo.

gli auguri della nostra famiglia per il nuovo anno EditorialE p. gianmarco Paris

superiore della regionedell’africa

africa

Sfogliando questa rivistaci ha preso una fresca letizia:e ci è venuto subito in mente

che, in questo mese di gennaio,noi amici della Sacra Famigliaricordiamo la nostra Fondatrice,e quindi i fatti che avvengonoin tutta la Congregazionesono una visibilizzazionedella sua creatività fecondaanche nei nostri giorni.Le Assemblee che si sono svoltein Brasile e in Italia;l’incontro con Irmà Marina,madre generale delle Suore di Montes Clarosper una più profonda comunionetra religiosi e religiosecon l’identica Fondatrice;l’esperienza di alcuni giovaninella Comunità mista di Maxixe;la pubblicazione del Direttoriodella Cerioli in portoghese;l’intestazione dell’Ospedale Bologninidi Seriate alla nostra Fondatrice;la visita del Vescovo di Bergamo,mons. Francesco Breschi presso le Suore a Comonte di Seriatee poi il dare i nome ai figli-che non si potevano avere-con il nome di Paola Elisabetta,sono segniche ci fanno intuirecome cresce e come si realizzail carisma della Cerioli.Saremo all’altezza come religiosi e religiosedi non tradire le attese della gentecon la proposta di uno stile di vita spirituale e familiarevicino agli uomini e alle donne di oggi?(ac)

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DIARIO DI CONGREGAZIONE

Nella celebrazione della mia ordinazione presbiterale nella III domenica di Avvento, domenica della gioia (Gaudete), furono molto significative le parole del vescovo Ercílio, nella sua omelia: «il sacerdozio è un dono di Dio, che riceviamo non perché lo abbiamo meritato, ma per pura grazia di Dio…».

Quando riceviamo un dono da parte di qualcuno la nostra risposta può essere duplice: accettarlo o rifiutarlo. Pertanto, quando questo dono ci viene dato da Dio non è possibile rifiutarlo, molto di più quando questo dono è la vocazione religiosa e sacerdotale.

Il sacerdote è una persona che ha ricevuto un dono speciale da parte di Dio, di potere con le sue mani consacrate, ricevere le offerte de popolo e presentarle a Dio perché diventino il corpo e il sangue di Gesù, per il bene di tutta la Chiesa e del mondo. Come non essere felici per essere stati scelti da Dio per essere ‘alter Christus’ ?

Cristo è l’unico Sacerdote della nuova ed eterna Alleanza, la cui durata è eterna e infinita. Egli esercita dalla croce l’ufficio di sacerdote in modo visibile; e ai nostri giorni continua a esercitare invisibilmente lo stesso ‘ufficio’ e a sacrificarsi, incruentemente, sui nostri altari. Per essere di qualcuno in modo visibile, ciò si realizza attraverso gli uomini, che ricevono da Dio il dono del sacerdozio, e quelli che Cri-sto investe del suo potere sacerdotale dicendo: “Fate questo in memoria di me”. Da qui proviene tutta la dignità del sacerdozio… da qui l’appellativo di ‘alter Chrsius’. Da qui l’attribuire al sacerdote ciò che è attributo di Cristo, dicendogli: “Tu sei sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedeq” (Salmo 109, 4). Oggi nel giorno della mia ordina-zione ascolto tutto il popolo che nella Chiesa canta: “Tu sei sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedeq”. È anche una più grande quando il popolo riconosce tale dignità sacerdotale e si coinvolge nella preghiera, profonda, affettiva e materiale con la vocazione del padre!

Per questo grande dono che Dio mi ha concesso sono eternamente gra-to; innanzitutto a Lui, poi ai miei genitori che mi hanno dato il dono della vita e con esso una formazione cristiana che mi ha aiutato a dire di ‘Sì’ alla chiamata di Dio, poi sono grato alla Congregazione della Sacra Famiglia di Bergamo che mi ha accolto, mi ha formato per lav ita religiosa e sacerdotale e ora mi invia in missione in Mozambico. Che S. P. E. Cerioli mi aiuti a vivere sempre alla presenza di Dio con l’attitudine a lasciarmi disfare e nuovamen-te rifare nelle mani di Dio, al fine di vivere il mio sacerdozio non seguendo i miei pensieri, ma seguendo il volere di Dio, come amava ripetere S. P. E. Cerioli: “Signore, disfami e poi rifammi, perché io viva solo per voi…”.

La storia di ciascuno è fatta di ‘piccoli passaggi’ che fanno intravvedere un senso più grande.

Io sono nato in Campina di Lagoa-PR, il 06 genna-io 1982, dove ho vissuto molta parte della mia infanzia. Emigrai a Campo Mourão nel 1991 e nel 1995 a Peabirù, dove ho incontrato i padri della Sacra Famiglia. Ho fatto lo stages vocazionale a Jan-dira-SP nel 2000. Sono entrato in Seminario nel 2001, a Jandira. Nell’anno 2002 sono a Curitiba, dove inizio gli studi di filosofia, che si concludono nel 2004. Nel 2005 inizio il Noviziato a Peabirù e lo termino a Jandira. Il 23 gennaio 2005 faccio la professione dei pri-mi voti religiosi. Nel 2006 vivo in Moçambique, África, per svolgere l’anno di esperienza internazionale. Nel 2007 inizio gli studi di teologia in Curitiba-PR, che si concludono nell’anno 2010.

Ho fatto la professione perpetua il 07 febbraio 2010, nella città di Curiti-ba. L’ 11 aprile 2010 sono stato ordi-nato diacono per l’imposizione delle mani del Vescovo Dom Ottorino, in Itapevi-SP. Il 18 dicembre sono ordi-nato sacerdote. Il sentimento più grande che ho vissuto dopo essere stato ordinato sacerdote è stato quando sono salito sul presbiterio: un sentimento di pace, una pace profonda, come se fossi abbraccia-to con dolcezza dalla braccia di mia madre nel tempo della nascita. Le braccia che mi hanno accolto ora erano le braccia Dio, erano le braccia del Popolo di Dio lì presente, erano le bracci della Chiesa-Madre, che stava accogliendo un figlio sacerdote.

In ogni abbraccio, in ogni bacio nelle mani e nelle lacrime sparse per qualcuno sentii la confidenza della persone; come sentii il peso della responsabilità nell’accompagnare da vicino questo popolo essendo pastore, fratello, padre e figlio di tut-ti coloro che incontrerò e con tutti quelli con i quali vivrò, ap-prendendo e insegnando il Vangelo e la vita della Chiesa. Il mio sogno è di rendere le persone felici, come ha fatto Santa Paola quando ha aperto le porte del suo Palazzo e del suo cuore agli

orfani e agli abbandonati.Ho molto apprezzato le pre-

ghiere di tutti. Sono molto ri-conoscente alla Congregazione della Sacra Famiglia di Bergamo, mia cara e amata famiglia religio-sa, per avermi sostenuto perché questo momento diventasse una realtà. Sono molto riconoscente a Agnese e a Giuseppe, miei pa-drini vocazionali dell’Italia per l’aiuto materiale e spirituale che mi hanno dato. Sono inoltre mol-to riconoscente ai miei formatori: dom Ottorino Assolari, p. Gian-marco Paris, p. Ettore Dotti, p.

César Luciano e p. Roberto Maver.Che la benedizione di Dio possa estendersi su tutti coloro

che sono passati nella mia vita in questi dieci anni di cammino vocazionale, per l’intercessione di Santa Paola Elisabetta Cerio-li, nostra Fondatrice e della Santa Famiglia di Nazaret. E che S. Giuseppe interceda perché Dio susciti nel cuore dei giovani sante e abbondanti vocazioni alla vita sacerdotale e alla vita religiosa.

Messaggio dei religiosidell’assemblea

Adailton

Ordinato sacerdotenella Congregazione Sacra Famiglia11 dicembre 2010

Paulo

Noi, religiosi della Regione del Brasile, riuniti in As-semblea annuale ordinaria nei giorni 16 e 17 dicem-bre 2010, vogliamo espreimere a tutta la Congrega-

zione la gioia per il dono della Fraternità con il quae abbiamo vissuto questi giorni.

Sono stati momenti forti di comunnioe preceduti dal-la Ordinazione sacerdotale di p. Adailton Luduvico l’11 di-cembre, a Jandira, per il minstero del Lettorato del religioso Rogério Nabarrete, nel giorno di 16 dicembre e nella conclu-sione con l’ordinazione presbiterale di p. Paulo nel giorno 18 dicembre in Peabiru.

La presenza del Superiore generale con il suo Consiglio è il segno della comuninoe e della fraternità che ci unisce come fratelli nell’esperienza del carisma e della costruzione dell’identità carismatica brasilera Sacra Famiglia, tema que-sto che è stato il filo rosso di questi iorni di incotnro e di rifles-sione alla luce della IV lettera del Superiore generale che ci ha invitao a «ravvivare il dono di Dio che è in noi» sul tema della ormazione continua.

La presentazione dell’Instrumentum Laboris per la ela-borazione del Progetto carismatica da parte della Comunità di Jandira sono stati due segnali signfiicativi della vitalità che sta segnando la vita della Regione.

La partecipazione alla nostra Assemblea della Madre ge-nerale delle Sorelle della Sacra Famiglia di Montes Claros, Madre Marina, ha abbellito/ha impreziosito ancora di più il nostro incontro, ricordandoci la necessità di continuare a costruire, nel rispetto e nella fedeltà carismatica, le rela-zioni sempre più fraterne segnate dalla collaborazione reci-proca intesa come dono di Dio dato per mezzo della nostra Fondatrice. La presetnazione e la riflessione della Pastorale Giovanile Vocazionale Sacra Famiglia ha richiamato l’atten-zaione sul fatto che tutti siamo responsabili, a partire dalla

testimonianza dalla vita fraterna, della animazione vocazionale.

Nella grata gioia di ciò che abbia-mo vissuto in qursti giorni e nella

felicità di condividere con tutti, chiediamo l’intercessione della nostra Madre, la santa Paola Elisabetta Cerioli sopra la no-stra Regione e tutta la nostra Congregazione.

i religiosi del Brasilebrasile

Ordinato sacerdotenella Congregazione Sacra Famiglia18 dicembre 2010

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DIARIO DI CONGREGAZIONE

Nella celebrazione della mia ordinazione presbiterale nella III domenica di Avvento, domenica della gioia (Gaudete), furono molto significative le parole del vescovo Ercílio, nella sua omelia: «il sacerdozio è un dono di Dio, che riceviamo non perché lo abbiamo meritato, ma per pura grazia di Dio…».

Quando riceviamo un dono da parte di qualcuno la nostra risposta può essere duplice: accettarlo o rifiutarlo. Pertanto, quando questo dono ci viene dato da Dio non è possibile rifiutarlo, molto di più quando questo dono è la vocazione religiosa e sacerdotale.

Il sacerdote è una persona che ha ricevuto un dono speciale da parte di Dio, di potere con le sue mani consacrate, ricevere le offerte de popolo e presentarle a Dio perché diventino il corpo e il sangue di Gesù, per il bene di tutta la Chiesa e del mondo. Come non essere felici per essere stati scelti da Dio per essere ‘alter Christus’ ?

Cristo è l’unico Sacerdote della nuova ed eterna Alleanza, la cui durata è eterna e infinita. Egli esercita dalla croce l’ufficio di sacerdote in modo visibile; e ai nostri giorni continua a esercitare invisibilmente lo stesso ‘ufficio’ e a sacrificarsi, incruentemente, sui nostri altari. Per essere di qualcuno in modo visibile, ciò si realizza attraverso gli uomini, che ricevono da Dio il dono del sacerdozio, e quelli che Cri-sto investe del suo potere sacerdotale dicendo: “Fate questo in memoria di me”. Da qui proviene tutta la dignità del sacerdozio… da qui l’appellativo di ‘alter Chrsius’. Da qui l’attribuire al sacerdote ciò che è attributo di Cristo, dicendogli: “Tu sei sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedeq” (Salmo 109, 4). Oggi nel giorno della mia ordina-zione ascolto tutto il popolo che nella Chiesa canta: “Tu sei sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedeq”. È anche una più grande quando il popolo riconosce tale dignità sacerdotale e si coinvolge nella preghiera, profonda, affettiva e materiale con la vocazione del padre!

Per questo grande dono che Dio mi ha concesso sono eternamente gra-to; innanzitutto a Lui, poi ai miei genitori che mi hanno dato il dono della vita e con esso una formazione cristiana che mi ha aiutato a dire di ‘Sì’ alla chiamata di Dio, poi sono grato alla Congregazione della Sacra Famiglia di Bergamo che mi ha accolto, mi ha formato per lav ita religiosa e sacerdotale e ora mi invia in missione in Mozambico. Che S. P. E. Cerioli mi aiuti a vivere sempre alla presenza di Dio con l’attitudine a lasciarmi disfare e nuovamen-te rifare nelle mani di Dio, al fine di vivere il mio sacerdozio non seguendo i miei pensieri, ma seguendo il volere di Dio, come amava ripetere S. P. E. Cerioli: “Signore, disfami e poi rifammi, perché io viva solo per voi…”.

La storia di ciascuno è fatta di ‘piccoli passaggi’ che fanno intravvedere un senso più grande.

Io sono nato in Campina di Lagoa-PR, il 06 genna-io 1982, dove ho vissuto molta parte della mia infanzia. Emigrai a Campo Mourão nel 1991 e nel 1995 a Peabirù, dove ho incontrato i padri della Sacra Famiglia. Ho fatto lo stages vocazionale a Jan-dira-SP nel 2000. Sono entrato in Seminario nel 2001, a Jandira. Nell’anno 2002 sono a Curitiba, dove inizio gli studi di filosofia, che si concludono nel 2004. Nel 2005 inizio il Noviziato a Peabirù e lo termino a Jandira. Il 23 gennaio 2005 faccio la professione dei pri-mi voti religiosi. Nel 2006 vivo in Moçambique, África, per svolgere l’anno di esperienza internazionale. Nel 2007 inizio gli studi di teologia in Curitiba-PR, che si concludono nell’anno 2010.

Ho fatto la professione perpetua il 07 febbraio 2010, nella città di Curiti-ba. L’ 11 aprile 2010 sono stato ordi-nato diacono per l’imposizione delle mani del Vescovo Dom Ottorino, in Itapevi-SP. Il 18 dicembre sono ordi-nato sacerdote. Il sentimento più grande che ho vissuto dopo essere stato ordinato sacerdote è stato quando sono salito sul presbiterio: un sentimento di pace, una pace profonda, come se fossi abbraccia-to con dolcezza dalla braccia di mia madre nel tempo della nascita. Le braccia che mi hanno accolto ora erano le braccia Dio, erano le braccia del Popolo di Dio lì presente, erano le bracci della Chiesa-Madre, che stava accogliendo un figlio sacerdote.

In ogni abbraccio, in ogni bacio nelle mani e nelle lacrime sparse per qualcuno sentii la confidenza della persone; come sentii il peso della responsabilità nell’accompagnare da vicino questo popolo essendo pastore, fratello, padre e figlio di tut-ti coloro che incontrerò e con tutti quelli con i quali vivrò, ap-prendendo e insegnando il Vangelo e la vita della Chiesa. Il mio sogno è di rendere le persone felici, come ha fatto Santa Paola quando ha aperto le porte del suo Palazzo e del suo cuore agli

orfani e agli abbandonati.Ho molto apprezzato le pre-

ghiere di tutti. Sono molto ri-conoscente alla Congregazione della Sacra Famiglia di Bergamo, mia cara e amata famiglia religio-sa, per avermi sostenuto perché questo momento diventasse una realtà. Sono molto riconoscente a Agnese e a Giuseppe, miei pa-drini vocazionali dell’Italia per l’aiuto materiale e spirituale che mi hanno dato. Sono inoltre mol-to riconoscente ai miei formatori: dom Ottorino Assolari, p. Gian-marco Paris, p. Ettore Dotti, p.

César Luciano e p. Roberto Maver.Che la benedizione di Dio possa estendersi su tutti coloro

che sono passati nella mia vita in questi dieci anni di cammino vocazionale, per l’intercessione di Santa Paola Elisabetta Cerio-li, nostra Fondatrice e della Santa Famiglia di Nazaret. E che S. Giuseppe interceda perché Dio susciti nel cuore dei giovani sante e abbondanti vocazioni alla vita sacerdotale e alla vita religiosa.

Messaggio dei religiosidell’assemblea

Adailton

Ordinato sacerdotenella Congregazione Sacra Famiglia11 dicembre 2010

Paulo

Noi, religiosi della Regione del Brasile, riuniti in As-semblea annuale ordinaria nei giorni 16 e 17 dicem-bre 2010, vogliamo espreimere a tutta la Congrega-

zione la gioia per il dono della Fraternità con il quae abbiamo vissuto questi giorni.

Sono stati momenti forti di comunnioe preceduti dal-la Ordinazione sacerdotale di p. Adailton Luduvico l’11 di-cembre, a Jandira, per il minstero del Lettorato del religioso Rogério Nabarrete, nel giorno di 16 dicembre e nella conclu-sione con l’ordinazione presbiterale di p. Paulo nel giorno 18 dicembre in Peabiru.

La presenza del Superiore generale con il suo Consiglio è il segno della comuninoe e della fraternità che ci unisce come fratelli nell’esperienza del carisma e della costruzione dell’identità carismatica brasilera Sacra Famiglia, tema que-sto che è stato il filo rosso di questi iorni di incotnro e di rifles-sione alla luce della IV lettera del Superiore generale che ci ha invitao a «ravvivare il dono di Dio che è in noi» sul tema della ormazione continua.

La presentazione dell’Instrumentum Laboris per la ela-borazione del Progetto carismatica da parte della Comunità di Jandira sono stati due segnali signfiicativi della vitalità che sta segnando la vita della Regione.

La partecipazione alla nostra Assemblea della Madre ge-nerale delle Sorelle della Sacra Famiglia di Montes Claros, Madre Marina, ha abbellito/ha impreziosito ancora di più il nostro incontro, ricordandoci la necessità di continuare a costruire, nel rispetto e nella fedeltà carismatica, le rela-zioni sempre più fraterne segnate dalla collaborazione reci-proca intesa come dono di Dio dato per mezzo della nostra Fondatrice. La presetnazione e la riflessione della Pastorale Giovanile Vocazionale Sacra Famiglia ha richiamato l’atten-zaione sul fatto che tutti siamo responsabili, a partire dalla

testimonianza dalla vita fraterna, della animazione vocazionale.

Nella grata gioia di ciò che abbia-mo vissuto in qursti giorni e nella

felicità di condividere con tutti, chiediamo l’intercessione della nostra Madre, la santa Paola Elisabetta Cerioli sopra la no-stra Regione e tutta la nostra Congregazione.

i religiosi del Brasilebrasile

Ordinato sacerdotenella Congregazione Sacra Famiglia18 dicembre 2010

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6 famiglianostra 7gennaio

Nella giornata di martedì 28 dicembre 2010, pres-so la Casa religiosa di Martinengo, si è svolta la giornata di discernimento di Congregazione che

ha visto coinvolti insieme al Superiore generale e il suo Consiglio tutti i religiosi delle comunità presenti in Italia e Svizzera e per ringraziare anticipatamente per la vostra partecipazione e per il vostro apporto.

In questa giornata a tema c’è stata la presentazione del-la lettera per l´anno 2011 “Ti ricordo di ravvivare il dono che è in te”. La pratica della formazione continua Sacra Famiglia in un tempo di transizione e una riflessione del Superiore generale per accostare gli orientamenti pasto-rali della Chiesa italiana per il decennio in corso sul tema dell’educazione.

Ascoltare, discernere, dialogare esprimono l’atteggia-mento di quest’incontro.

Come ogni nostro incontrarci la giornata è stata posta sotto il segno di Dio: celebrazione delle Lodi, ascolto della Parola con riflessione sulla figura di S. Giuseppe da parte di p. Gianmarco Paris, la Messa alla sera sono stati i mo-menti che l’hanno caratterizzato.

Dopo il saluto e introduzione del Superiore generale, p. Roberto Maver ha presentato la linee generali della lettera “Ti ricordo di ravvivare il dono che è in te”. La pratica della formazione continua sacra Famiglia in un tempo di tran-sizione. Nel cammino di attuazione del XVIII Capitolo ge-nerale il Superiore generale e il suo Consiglio hanno scelto lo strumento della lettera pastorale annuale per animare e sostenere l’impegno di consacrazione e la testimonianza missionaria di ciascun religioso.

Dopo la pausa caffè il Superiore generale ha presentato: “In Cristo, il Maestro. Nel tempo dello smarrimento educati-vo”. Intervento alla luce del programma pastorale della Chie-sa italiana per il decennio 2010-20. Un invito alle parrocchie e ai centri educativi scolastici e sportivi. È seguito un dibattito assembleare, insieme alle Comunicazioni del Superiore ge-nerale e alle Comunicazioni dei Superiori regionali.

giornata di discernimentoa MartinengoPer una nuova collaborazione tra sorelle e religiosi

di Ir. Marina Francisco Gardim, Superiora generale Suore Montes Claros

unendo le forze per dare più signifi-cato alla nostra presenza nelle realtà nelle quali siamo inseriti. Oggi faccio un appello e una provocazione: se crediamo nella nostra vocazione ca-rismatica, perché non raccogliere la sfida di rafforzare e dinamizzare an-cor di più nei prossimi anni la nostra vocazione comune?

Mi rallegro con la vostra fami-glia religiosa per il percorso fatto in questi anni. Un cammino non sem-pre facile, ma che sta conducendo la Congregazione verso la vita e la crescita. Sono notevoli i vostri cam-biamenti, lo percepiamo nella vostra gioiosa luminosità.

Vediamo che vi state sempre più proiettando verso una vita religiosa con prospettive e progetti aperti sul presente e sul futuro. Comprendia-mo che siete una famiglia religiosa

che sogna e progetta: questo signifi-ca vita e crescita! Siamo felici, per-ché quello che riguarda voi parla molto anche di noi!

Desidero ora esprimere la mia gratitudine per la presenza della vo-stra Congregazione nella nostra vita durante questi 14 anni di esistenza. La nostra famiglia religiosa è stata accompagnata durante questi anni con affetto, sia dai i superiori gene-rali e regionali, sia da ciascun con-fratello che crede nella comunione e nella collaborazione fraterna vissuta giorno per giorno.

Dall’inizio della nostra fondazio-ne la relazione fraterna e collabora-tiva con la vostra Congregazione è stata decisiva per vivere il carisma e la spiritualità Sacra Famiglia. Il fatto più importante è stato l’investimen-to che le nostre Congregazioni hanno fatto in questi anni nella costruzione di una relazione di collaborazione nei diversi ambiti e dimensione della nostra vita religiosa, come la forma-zione, la pastorale e la missione. In questi luoghi l’impegno, la dedizione e la generosità di ogni religioso e re-ligiosa sono stati per la comunione da costruire.

Camminiamo sulla strada giusta perché poggiamo le nostre relazioni non sulla simpatia o antipatia, ma sulla fede carismatica che ci unisce e ci invia in missione. Siamo sorelle e fratelli che professano in ogni tem-po, in ogni giorno, in ogni esperien-

za, con la collaborazione nella formazione, nell’aposto-lato o nella comunità mista, che vale la pena credere nella costruzione della fraternità, pur con tutte le sfide che questa presenta.

Questa comunione e collaborazione non solo è pos-sibile, ma anche arricchente e stimolante per la vita e la crescita delle nostre Congregazioni. Le esperienze che stiamo realizzando dipendono dalla decisione e dall’impegno delle nostre Congregazioni nei diversi li-velli di realizzazione. Dipendono dai superiori generali, regionali e locali, ma dipendono, soprattutto da quelli e da quelle che si dedicano alle esperienza concrete; cioè da ogni sorella e fratello che crede nel progetto, indi-pendentemente dal luogo o dal lavoro che realizza. Tut-ti possiamo dare un contributo specifico e ugualmente importante.

In occasione del nostro Capitolo, celebrato nello scorso mese di gennaio, abbiamo assunto e rinnovato alcuni impegni nell’ambito della nostra vocazione di co-munione e di collaborazione con voi, nostri confratelli:• Continuare nell’impegno della comunione con i con-fratelli religiosi della Sacra Famiglia nell’espressione del carisma e della spiritualità;• Continuare l’esperienza della comunità mista, visto che in essa si realizza in modo più intenso il carisma della Sacra Famiglia. La vita fraterna nella comunità mista si manifesta in vari aspetti come la condivisione della vita, i momenti comunitari, i progetti e le decisio-ni prese insieme. Sono elementi forti e arricchenti, Che fanno crescere la disponibilità per la missione.

Cari fratelli, vi ringrazio per questa conversazione, per questo vostro gesto di accoglienza e dialogo, che apre sempre nuove prospettive di comunione e colla-borazione.

Che ciascuno di noi sia davvero coinvolto e impe-gnato in questo processo costruttivo di relazioni e di legami.

Con affetto e stima fraterna

Nell’Assemblea della Regione del Brasile, Irmà Marina, Superiora ge-nerale delle Suore di Montes Claros, ha incontrato i religiosi del Brasile. Presentiamo ampi stralci della re-lazione che ha offerto all’Assemblea sul tema della Comunione.

Cari confratelli saluto tut-ti con molto affetto. Sono molto felice di partecipare a

questa Assemblea della Regione del Brasile e ringrazio per la possibilità di condividere con voi il senso del-la nostra appartenenza al carisma e alla spiritualità Sacra Famiglia.

Essere qui oggi e partecipare a questo momento della vostra As-semblea fa parte di un desiderio delle nostre congregazioni di avvici-narsi di più gli uni agli altri nella co-munione e condivisione del carisma e della spiritualità di S. P. E. Cerioli che ci anima.

Coinvolgere ogni religioso e ogni religiosa nelle discussioni e decisioni circa la nostra comunione e collabo-razione fraterna significa dare ragio-ne del senso della costruzione comu-ne delle nostre esperienze concrete.

Per questo la mia partecipazione a questa Assemblea, pur semplice e breve, acquista un tono speciale per-ché diventa un mezzo per fare passi di apertura e di impegno nel vivere il carisma come ha voluto la nostra Fondatrice Santa Paola Elisabetta,

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6 famiglianostra 7gennaio

Nella giornata di martedì 28 dicembre 2010, pres-so la Casa religiosa di Martinengo, si è svolta la giornata di discernimento di Congregazione che

ha visto coinvolti insieme al Superiore generale e il suo Consiglio tutti i religiosi delle comunità presenti in Italia e Svizzera e per ringraziare anticipatamente per la vostra partecipazione e per il vostro apporto.

In questa giornata a tema c’è stata la presentazione del-la lettera per l´anno 2011 “Ti ricordo di ravvivare il dono che è in te”. La pratica della formazione continua Sacra Famiglia in un tempo di transizione e una riflessione del Superiore generale per accostare gli orientamenti pasto-rali della Chiesa italiana per il decennio in corso sul tema dell’educazione.

Ascoltare, discernere, dialogare esprimono l’atteggia-mento di quest’incontro.

Come ogni nostro incontrarci la giornata è stata posta sotto il segno di Dio: celebrazione delle Lodi, ascolto della Parola con riflessione sulla figura di S. Giuseppe da parte di p. Gianmarco Paris, la Messa alla sera sono stati i mo-menti che l’hanno caratterizzato.

Dopo il saluto e introduzione del Superiore generale, p. Roberto Maver ha presentato la linee generali della lettera “Ti ricordo di ravvivare il dono che è in te”. La pratica della formazione continua sacra Famiglia in un tempo di tran-sizione. Nel cammino di attuazione del XVIII Capitolo ge-nerale il Superiore generale e il suo Consiglio hanno scelto lo strumento della lettera pastorale annuale per animare e sostenere l’impegno di consacrazione e la testimonianza missionaria di ciascun religioso.

Dopo la pausa caffè il Superiore generale ha presentato: “In Cristo, il Maestro. Nel tempo dello smarrimento educati-vo”. Intervento alla luce del programma pastorale della Chie-sa italiana per il decennio 2010-20. Un invito alle parrocchie e ai centri educativi scolastici e sportivi. È seguito un dibattito assembleare, insieme alle Comunicazioni del Superiore ge-nerale e alle Comunicazioni dei Superiori regionali.

giornata di discernimentoa MartinengoPer una nuova collaborazione tra sorelle e religiosi

di Ir. Marina Francisco Gardim, Superiora generale Suore Montes Claros

unendo le forze per dare più signifi-cato alla nostra presenza nelle realtà nelle quali siamo inseriti. Oggi faccio un appello e una provocazione: se crediamo nella nostra vocazione ca-rismatica, perché non raccogliere la sfida di rafforzare e dinamizzare an-cor di più nei prossimi anni la nostra vocazione comune?

Mi rallegro con la vostra fami-glia religiosa per il percorso fatto in questi anni. Un cammino non sem-pre facile, ma che sta conducendo la Congregazione verso la vita e la crescita. Sono notevoli i vostri cam-biamenti, lo percepiamo nella vostra gioiosa luminosità.

Vediamo che vi state sempre più proiettando verso una vita religiosa con prospettive e progetti aperti sul presente e sul futuro. Comprendia-mo che siete una famiglia religiosa

che sogna e progetta: questo signifi-ca vita e crescita! Siamo felici, per-ché quello che riguarda voi parla molto anche di noi!

Desidero ora esprimere la mia gratitudine per la presenza della vo-stra Congregazione nella nostra vita durante questi 14 anni di esistenza. La nostra famiglia religiosa è stata accompagnata durante questi anni con affetto, sia dai i superiori gene-rali e regionali, sia da ciascun con-fratello che crede nella comunione e nella collaborazione fraterna vissuta giorno per giorno.

Dall’inizio della nostra fondazio-ne la relazione fraterna e collabora-tiva con la vostra Congregazione è stata decisiva per vivere il carisma e la spiritualità Sacra Famiglia. Il fatto più importante è stato l’investimen-to che le nostre Congregazioni hanno fatto in questi anni nella costruzione di una relazione di collaborazione nei diversi ambiti e dimensione della nostra vita religiosa, come la forma-zione, la pastorale e la missione. In questi luoghi l’impegno, la dedizione e la generosità di ogni religioso e re-ligiosa sono stati per la comunione da costruire.

Camminiamo sulla strada giusta perché poggiamo le nostre relazioni non sulla simpatia o antipatia, ma sulla fede carismatica che ci unisce e ci invia in missione. Siamo sorelle e fratelli che professano in ogni tem-po, in ogni giorno, in ogni esperien-

za, con la collaborazione nella formazione, nell’aposto-lato o nella comunità mista, che vale la pena credere nella costruzione della fraternità, pur con tutte le sfide che questa presenta.

Questa comunione e collaborazione non solo è pos-sibile, ma anche arricchente e stimolante per la vita e la crescita delle nostre Congregazioni. Le esperienze che stiamo realizzando dipendono dalla decisione e dall’impegno delle nostre Congregazioni nei diversi li-velli di realizzazione. Dipendono dai superiori generali, regionali e locali, ma dipendono, soprattutto da quelli e da quelle che si dedicano alle esperienza concrete; cioè da ogni sorella e fratello che crede nel progetto, indi-pendentemente dal luogo o dal lavoro che realizza. Tut-ti possiamo dare un contributo specifico e ugualmente importante.

In occasione del nostro Capitolo, celebrato nello scorso mese di gennaio, abbiamo assunto e rinnovato alcuni impegni nell’ambito della nostra vocazione di co-munione e di collaborazione con voi, nostri confratelli:• Continuare nell’impegno della comunione con i con-fratelli religiosi della Sacra Famiglia nell’espressione del carisma e della spiritualità;• Continuare l’esperienza della comunità mista, visto che in essa si realizza in modo più intenso il carisma della Sacra Famiglia. La vita fraterna nella comunità mista si manifesta in vari aspetti come la condivisione della vita, i momenti comunitari, i progetti e le decisio-ni prese insieme. Sono elementi forti e arricchenti, Che fanno crescere la disponibilità per la missione.

Cari fratelli, vi ringrazio per questa conversazione, per questo vostro gesto di accoglienza e dialogo, che apre sempre nuove prospettive di comunione e colla-borazione.

Che ciascuno di noi sia davvero coinvolto e impe-gnato in questo processo costruttivo di relazioni e di legami.

Con affetto e stima fraterna

Nell’Assemblea della Regione del Brasile, Irmà Marina, Superiora ge-nerale delle Suore di Montes Claros, ha incontrato i religiosi del Brasile. Presentiamo ampi stralci della re-lazione che ha offerto all’Assemblea sul tema della Comunione.

Cari confratelli saluto tut-ti con molto affetto. Sono molto felice di partecipare a

questa Assemblea della Regione del Brasile e ringrazio per la possibilità di condividere con voi il senso del-la nostra appartenenza al carisma e alla spiritualità Sacra Famiglia.

Essere qui oggi e partecipare a questo momento della vostra As-semblea fa parte di un desiderio delle nostre congregazioni di avvici-narsi di più gli uni agli altri nella co-munione e condivisione del carisma e della spiritualità di S. P. E. Cerioli che ci anima.

Coinvolgere ogni religioso e ogni religiosa nelle discussioni e decisioni circa la nostra comunione e collabo-razione fraterna significa dare ragio-ne del senso della costruzione comu-ne delle nostre esperienze concrete.

Per questo la mia partecipazione a questa Assemblea, pur semplice e breve, acquista un tono speciale per-ché diventa un mezzo per fare passi di apertura e di impegno nel vivere il carisma come ha voluto la nostra Fondatrice Santa Paola Elisabetta,

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9gennaio8 famiglianostra

DIARIO DI CONGREGAZIONE

L’iniziativa di pubblicare il Direttorio dell’Istituto delle Suore della Sacra Fami-glia si inserisce in un progetto più ampio

di traduzione dei testi legati alla spiritualità e al carisma di Santa Paola Elisabetta Cerioli, fonda-trice degli Istituti maschili e femminili della Sacra Famiglia.

Già da diversi anni circolano in modo più o meno completo alcuni di questi testi. Il più cono-sciuto e usato è cer-tamente il cosiddet-to MANOSCRITTO LONGONI, tradotto e pubblicato in lingua portoghese nel 2000. Ora il progetto preve-de la pubblicazione in una nuova collana, di tutti i testi della Fon-datrice e di alcune delle tra le più signi-ficative opere relative alla sua persona. La collana intende an-che ospitare nuove opere e nuovi studi sul suo carisma e sul-la sua spiritualità.

Ci muove la con-vinzione della ric-chezza dei pensieri, l’esemplarità della vita e la profondità della spiritualità di Santa Paola Elisa-betta. Ella ha ancora molto da dire a noi, uomini contempo-ranei, alle prese con problemi completa-mente diversi ma as-setati di parole vere. La Cerioli è una donna che parla con il cuore, che non è preoccupata della forma ma della sostanza, che nella sua semplicità smaschera le ambiguità della vita. Le sue parole sono quotidiane, ma mai banali, disciplinano e regolano la vita di ogni gior-no ma illuminano il senso della vita di ciascuno.

Il testo del DIRETTORIO non è stato scritto

Con commozione e un pizzico di legit-timo orgoglio Amedeo Amadeo diret-tore generale dell’Azienda ospedaliera

Bolognini di Seriate ha annunciato pubblicamente ieri mattina di aver ricevuto il decreto con cui la diocesi di Bergamo «concede che l’Azienda ospe-daliera Bolognini di Seriate possa annoverare come Patrona, accanto al SS. Redentore, la Santa Paola Elisabetta Cerioli».

Una concessione giunta in tempi rapidissimi, considerato che la richiesta inoltrata da Amadeo porta la data del 6 luglio: ap-pena due mesi - è datata, infatti, 8 settembre - ecco la conferma dell’accoglimento dell’istan-za da parte dell’ordinario della diocesi.

Una conferenza stam-pa anomala ieri matti-na, come ha specificato Amadeo: «In questi anni avremo fatto circa 240 conferenze, inaugurazio-ni, presentando servizi e innovazioni in ospedale. Ma quella di oggi ha forse un’importanza maggiore, per-ché con essa vogliamo valorizzare le virtù di una persona che ha vissuto in maniera concreta la realtà di Seriate del suo tempo, si è dedicata alla cura e istruzione dei ragazzi, ma in diversi episodi ha mostrato atten-zioni particolari ai malati».

Questa sensibilità è testimoniata negli atti pro-cessuali della santificazione di Paola Elisabetta Ce-rioli avvenuta nel 2004 con Papa Giovanni Paolo II, e nella bibliografia esistente. Così ad esempio nel libro «Come acqua che corre veloce» di Ro-berto Alborghetti, Carlino, ultimo figlio di Costan-za Cerioli, racconta: «Mamma organizzava delle uscite, una volta in parrocchia, un’altra volta si andava a pregare la Madonna della Cintura nella chiesa di S. Andrea in Città Alta, un altro giorno ci recavamo in visita ad alcuni ammalati di Seriate». La sensibilità di Santa Paola Elisabetta Cerioli ver-so i malati è un aspetto poco noto della sua vita, ma da rivalutare, come ha confermato suor Diletta Moretti in rappresentanza dell’Istituto Sacra Fa-miglia con suor Gianfranca Beretta. «Nel 1859, a

direttamente dalla Cerioli, ma è un lavoro redazionale che vede la luce nel 1906. È

rivolto a persone consacrate, alle Consorelle che hanno scelto e condiviso il carisma della Cerioli. Tuttavia si presenta come un messaggio per ogni cristiano che intende confrontarsi con uno spirito aperto, con una donna in ricerca, con una cristiana conquistata dalla persona di Cristo e pronta a do-

nare tutto per testi-moniare il suo amore.

L’originalità del pensiero della Cerioli si è quindi mantenuto intatto per quasi un secolo grazie a que-sto testo. E’ pertanto un omaggio a tutti i padri, i fratelli e le suore che, imbevuti di questa spiritualità, hanno incarnato nel-la storia lo spirito di Madre Paola e man-tenuto vivo, fino ai nostri giorni, la bel-lezza del carisma.

La lettura e la me-ditazione di questo testo avvicini ciascu-no, religioso e laico, non solo alla spiri-tualità e al carisma di Paola Elisabetta, ma allo Spirito stesso che ha ispirato le sue pa-role e la sua vita.

Abbiamo voluto pubblicare il Diretto-rio come primo testo della collana come omaggio a pe. Italo

Fani che si è cimentato in questa impegnativa e lo-devole impresa di traduzione nell’anno del suo 60° di ordinazione sacerdotale. La sua conoscenza e il suo amore per la Fondatrice possano trasmettere a molti altri giovani, anche attraverso questo suo lavoro, il desiderio di approfondire la spiritualità e il carisma della Santa Madre.

Seriate - ha raccontato suor Diletta - dopo uno scontro fra garibaldini e austriaci ci

furono feriti da ambo le parti. Un ufficiale bussò all’istituto di madre Cerioli che restò turbata e in-decisa pensando a come far interagire rudi soldati e tenere orfanelle. Ma ben presto fece approntare un ricovero con pagliericci e coperte, e lei stessa si dedicò ai malati con cure e cibo».

Amadeo ha raccontato di avere esposto l’idea della compatrona circa un anno fa al ve-

scovo Francesco Beschi, da poco in-sediato a Bergamo, «il quale mi

rassicurò molto sul progetto, e ciò mi era bastato».

Un ruolo nel buon esito della richiesta lo ha avuto anche l’arciprete di Se-riate, monsignor Gino Rossoni, al quale la Cu-ria ha preventivamente chiesto un parere. «E io

sono stato molto conten-to di dire di sì - ha annun-

ciato monsignor Rossoni -, finché con mia gradita sor-

presa settimana scorsa è arri-vato il decreto. Santa Cerioli sarà

compatrona non solo dell’ospedale ma anche della comunità di Seriate, come

è già nelle nostre intenzioni, non in maniera uffi-ciale, essendole già dedicato un altare nella chiesa parrocchiale. Santa Cerioli ha vissuto pienamente nel tessuto sociale di Seriate. È una santa adatta e ideale per un ospedale».

«Santa Cerioli compatrona dell’ospedale - ha concluso Amadeo - corre sulla linea della ricerca dell’umanità nella sanità. Vogliamo professionisti di qualità ma anche di grande umanità, come San-ta Cerioli».

Nel calendario liturgico la festa di Santa Ce-rioli cade il 23 gennaio. «È il giorno del 1858 - ha spiegato suor Diletta - in cui la Cerioli ha detto alle discepole: da oggi non mi chiamerete più donna Costanza ma suor Paola Elisabetta». A fine novem-bre un’apposita Messa sarà celebrata dal vescovo Beschi nella cappella dell’ospedale di Seriate. (E.Casali - da L’ECO DI BERGAMO, 25 settembre 2010)

il direttorio della fondatrice in portoghesedi p. Roberto Maver

santa Cerioli patrona dell’ospedale bolognini di seriatea cura delle Suore di Comonte

jandirabrasile

CoMontebergaMo

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9gennaio8 famiglianostra

DIARIO DI CONGREGAZIONE

L’iniziativa di pubblicare il Direttorio dell’Istituto delle Suore della Sacra Fami-glia si inserisce in un progetto più ampio

di traduzione dei testi legati alla spiritualità e al carisma di Santa Paola Elisabetta Cerioli, fonda-trice degli Istituti maschili e femminili della Sacra Famiglia.

Già da diversi anni circolano in modo più o meno completo alcuni di questi testi. Il più cono-sciuto e usato è cer-tamente il cosiddet-to MANOSCRITTO LONGONI, tradotto e pubblicato in lingua portoghese nel 2000. Ora il progetto preve-de la pubblicazione in una nuova collana, di tutti i testi della Fon-datrice e di alcune delle tra le più signi-ficative opere relative alla sua persona. La collana intende an-che ospitare nuove opere e nuovi studi sul suo carisma e sul-la sua spiritualità.

Ci muove la con-vinzione della ric-chezza dei pensieri, l’esemplarità della vita e la profondità della spiritualità di Santa Paola Elisa-betta. Ella ha ancora molto da dire a noi, uomini contempo-ranei, alle prese con problemi completa-mente diversi ma as-setati di parole vere. La Cerioli è una donna che parla con il cuore, che non è preoccupata della forma ma della sostanza, che nella sua semplicità smaschera le ambiguità della vita. Le sue parole sono quotidiane, ma mai banali, disciplinano e regolano la vita di ogni gior-no ma illuminano il senso della vita di ciascuno.

Il testo del DIRETTORIO non è stato scritto

Con commozione e un pizzico di legit-timo orgoglio Amedeo Amadeo diret-tore generale dell’Azienda ospedaliera

Bolognini di Seriate ha annunciato pubblicamente ieri mattina di aver ricevuto il decreto con cui la diocesi di Bergamo «concede che l’Azienda ospe-daliera Bolognini di Seriate possa annoverare come Patrona, accanto al SS. Redentore, la Santa Paola Elisabetta Cerioli».

Una concessione giunta in tempi rapidissimi, considerato che la richiesta inoltrata da Amadeo porta la data del 6 luglio: ap-pena due mesi - è datata, infatti, 8 settembre - ecco la conferma dell’accoglimento dell’istan-za da parte dell’ordinario della diocesi.

Una conferenza stam-pa anomala ieri matti-na, come ha specificato Amadeo: «In questi anni avremo fatto circa 240 conferenze, inaugurazio-ni, presentando servizi e innovazioni in ospedale. Ma quella di oggi ha forse un’importanza maggiore, per-ché con essa vogliamo valorizzare le virtù di una persona che ha vissuto in maniera concreta la realtà di Seriate del suo tempo, si è dedicata alla cura e istruzione dei ragazzi, ma in diversi episodi ha mostrato atten-zioni particolari ai malati».

Questa sensibilità è testimoniata negli atti pro-cessuali della santificazione di Paola Elisabetta Ce-rioli avvenuta nel 2004 con Papa Giovanni Paolo II, e nella bibliografia esistente. Così ad esempio nel libro «Come acqua che corre veloce» di Ro-berto Alborghetti, Carlino, ultimo figlio di Costan-za Cerioli, racconta: «Mamma organizzava delle uscite, una volta in parrocchia, un’altra volta si andava a pregare la Madonna della Cintura nella chiesa di S. Andrea in Città Alta, un altro giorno ci recavamo in visita ad alcuni ammalati di Seriate». La sensibilità di Santa Paola Elisabetta Cerioli ver-so i malati è un aspetto poco noto della sua vita, ma da rivalutare, come ha confermato suor Diletta Moretti in rappresentanza dell’Istituto Sacra Fa-miglia con suor Gianfranca Beretta. «Nel 1859, a

direttamente dalla Cerioli, ma è un lavoro redazionale che vede la luce nel 1906. È

rivolto a persone consacrate, alle Consorelle che hanno scelto e condiviso il carisma della Cerioli. Tuttavia si presenta come un messaggio per ogni cristiano che intende confrontarsi con uno spirito aperto, con una donna in ricerca, con una cristiana conquistata dalla persona di Cristo e pronta a do-

nare tutto per testi-moniare il suo amore.

L’originalità del pensiero della Cerioli si è quindi mantenuto intatto per quasi un secolo grazie a que-sto testo. E’ pertanto un omaggio a tutti i padri, i fratelli e le suore che, imbevuti di questa spiritualità, hanno incarnato nel-la storia lo spirito di Madre Paola e man-tenuto vivo, fino ai nostri giorni, la bel-lezza del carisma.

La lettura e la me-ditazione di questo testo avvicini ciascu-no, religioso e laico, non solo alla spiri-tualità e al carisma di Paola Elisabetta, ma allo Spirito stesso che ha ispirato le sue pa-role e la sua vita.

Abbiamo voluto pubblicare il Diretto-rio come primo testo della collana come omaggio a pe. Italo

Fani che si è cimentato in questa impegnativa e lo-devole impresa di traduzione nell’anno del suo 60° di ordinazione sacerdotale. La sua conoscenza e il suo amore per la Fondatrice possano trasmettere a molti altri giovani, anche attraverso questo suo lavoro, il desiderio di approfondire la spiritualità e il carisma della Santa Madre.

Seriate - ha raccontato suor Diletta - dopo uno scontro fra garibaldini e austriaci ci

furono feriti da ambo le parti. Un ufficiale bussò all’istituto di madre Cerioli che restò turbata e in-decisa pensando a come far interagire rudi soldati e tenere orfanelle. Ma ben presto fece approntare un ricovero con pagliericci e coperte, e lei stessa si dedicò ai malati con cure e cibo».

Amadeo ha raccontato di avere esposto l’idea della compatrona circa un anno fa al ve-

scovo Francesco Beschi, da poco in-sediato a Bergamo, «il quale mi

rassicurò molto sul progetto, e ciò mi era bastato».

Un ruolo nel buon esito della richiesta lo ha avuto anche l’arciprete di Se-riate, monsignor Gino Rossoni, al quale la Cu-ria ha preventivamente chiesto un parere. «E io

sono stato molto conten-to di dire di sì - ha annun-

ciato monsignor Rossoni -, finché con mia gradita sor-

presa settimana scorsa è arri-vato il decreto. Santa Cerioli sarà

compatrona non solo dell’ospedale ma anche della comunità di Seriate, come

è già nelle nostre intenzioni, non in maniera uffi-ciale, essendole già dedicato un altare nella chiesa parrocchiale. Santa Cerioli ha vissuto pienamente nel tessuto sociale di Seriate. È una santa adatta e ideale per un ospedale».

«Santa Cerioli compatrona dell’ospedale - ha concluso Amadeo - corre sulla linea della ricerca dell’umanità nella sanità. Vogliamo professionisti di qualità ma anche di grande umanità, come San-ta Cerioli».

Nel calendario liturgico la festa di Santa Ce-rioli cade il 23 gennaio. «È il giorno del 1858 - ha spiegato suor Diletta - in cui la Cerioli ha detto alle discepole: da oggi non mi chiamerete più donna Costanza ma suor Paola Elisabetta». A fine novem-bre un’apposita Messa sarà celebrata dal vescovo Beschi nella cappella dell’ospedale di Seriate. (E.Casali - da L’ECO DI BERGAMO, 25 settembre 2010)

il direttorio della fondatrice in portoghesedi p. Roberto Maver

santa Cerioli patrona dell’ospedale bolognini di seriatea cura delle Suore di Comonte

jandirabrasile

CoMontebergaMo

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10 famiglianostra 11gennaio

ESPERIENZE DI CONGREGAZIONE

Con molta allegria ed entusiasmo condivi-diamo con voi l’esperienza vissuta da me e Cendy presso la Comunità mista «Sacra

Famiglia» di Maxixe (Mozambico) dal 9 Luglio al 3 Agosto 2010. Anzitutto ringraziamo Dio per averci dato questa opportunità tanto ricca e significativa e, come si dice nel dialetto africano «Ha bonga Mkulukumba Bava, ka hinkuaswo a hi nyikiki!» e cioé: «Ringraziamo il Signore che èPadre, per tutte le meraviglie che ci dona!». La nostra esperienza in Mozambico è stata una «grande meraviglia»: tutto nella nostra vita proviene da Dio e pertanto è dav-vero «grande» ciò che in Lui si compie!

Come io e Cendy siamo arrivate a Maxixe? Per parte mia desidero citare una frase della fonda-trice, Santa Paola Elisabetta, che sempre mi ha sostenuta, la quale dice: «Educare è dare una seconda creazione e più eccellente della prima»; questa convinzione della Cerioli indica un mio profondo anelito, e vivendo in una parrocchia che manifesta questo carisma - la passione per l’evan-gelizzazione e l’educazione come occasione per portare Gesù al mondo - mi sono sentita soste-nuta nel compito di animare, di essere un agente di transformazione. Non indifferentemente l’in-contro con diversi religiosi e religiose mi ha of-ferto, nel tempo, la possibilità di creare condizioni interne adatte fino alla decisione di intraprendere quest’anno un viaggio missionario (a cui Cendy si è unita in amicizia e grande disponibilità): dap-prima l’incontro con p. Wagner, superiore locale della Comunità; in seguito l’incontro con suor Marina Gardim, attuale Superiora generale delle Sorelle della Sacra Famiglia di Montes Claros, che molto mi ha aiutata, particolarmente in una fase

Nei mesi di luglio e ot-tobre dello scorso anno (2010) la nostra Comunità mista «Sacra Famiglia» di Maxixe è stata visitata da quattro giovani, ric-chi di entusiasmo per la missione, attenti all’esi-genza di evangelizzazione della Chiesa e amici delle due Famiglie religiose che compongono la Comunità mista.

Neide e Cendy, due ra-gazze brasiliane, respon-sabili a livello diocesano del progetto dell’Infanzia Missionaria, Claudio e Andrea, educatori della Parrocchia di Sant’Eu-sebio in Genova - questi i loro nomi - raccontano il loro viaggio, il primo, in Mozambico. Parlano di sé, delle proprie emozioni, delle propria fede all’in-contro con la missionarie-tà, delle numerose rifles-sioni che, a contatto con i poveri fratelli e sorelle del Mozambico, li hanno spin-ti a «camminare», ad esse-re con maggior entusiasmo pellegrini dello spirito...

Li ringraziamo per la generosità con cui hanno vissuto la loro esperienza e auspichiamo ogni bene.

Oggi piove in via S. Luca (centro storico) mancano pochi giorni a Natale. Le vie sono affollate di gente che come me, è alla ricerca, talvolta affannata di mille pensieri

da regalare a parenti e amici. Come tutti, faccio parte anche io di quell’enorme ingranaggio che si mette magicamente in moto ogni anno, allo stesso giorno e alla stessa ora. Immerso nella folla, incontro ANDREA assorto davanti a una vetrina. Appena mi vede mi dice: Ah CLAUS”, come va? Stavo giusto guardando quel pre-sepe…guarda quella capanna! Cosa ti ricorda? Come un vortice comparso all’improvviso, tutto intorno a noi sparisce… e nella no-stra mente scorrono ricordi indimenticabili; frasi, sorrisi, volti di bambini, profumi, cocco, spiagge incontaminate, oceano…

Siamo in MOZAMBICO! Venti giorni di realtà missionaria, scandita da ritmi della natura, dove l’acqua è l’acqua e non H2O,

il cielo è stellato, il silenzio avvolgente e rassicurante, le strade sono di sabbia confuse nella savana e soprattutto il sole sembra divertirsi dipingendo di mille colori tutto l’ambiente in-torno a noi, facendo sobbalzare ogni volta il nostro cuore.

Il MOZAMBICO pulsa di vita: nelle strade vivono, parlano e si emozionano migliaia di per-sone sempre in cammino, per recarsi a prendere l’acqua percorrono anche parecchi chilometri a piedi, anche la sera e al buio perché soltanto una piccola porzione del paese è raggiunta dall’elet-tricità, spesso scalze, vestite non certo con la maglia dell’ultima moda o i pantaloni di tendenza, con un secchio d’acqua sulla testa, le mani occupate e magari un bambino in braccio.

Incontrare bambini e ragazzi, che fin dalla tenera età sono abituati a stare da soli e badare a se stessi intenti a giocare, andare a scuola o anche lavorare è fin troppo facile. Eppure il loro volto è illuminato sempre da un sorriso e da un’allegria semplice e genuina che ti contagiano e ti fanno innamorare perdutamente dell’AFRICA. Questo è un paese così diverso, dove per-sino i Padri e le Suore della Missione sembrano appartenere a una realtà differente, ma nella quale riesci a sentirti a casa, parte integrante di una Comunità e di un popolo. Tutto questo accadeva immancabilmente ogni giorno partecipando alla vita missionaria, ma soprattutto durante la Messa, i momenti di preghiera e condivisione, dove le distanze si azzeravano com-pletamente e tutte le differenze di pelle, culture, e di lingue scomparivano, dando l’impres-sione di essere nella nostra Parrocchia di S. Eusebio a due passi da casa.

Ed è proprio questo il significato della chiesa; il sentirsi tutti fratelli, l’essere parte di un’unica famiglia, che unisce tutto il mondo sotto un unico Padre che ci ama infinitamente. Tutte queste cose ce le stava dicendo Gesù che nasce, da quel presepe che noi stavamo guar-dando rapiti!

All’improvviso, urtati da un passante torniamo alla realtà, ma i sorrisi, il calore e l’uma-nità che abbiamo vissuto rimangono immagini indelebili nel nostro cuore e influenzeranno sempre il nostro modo di vedere la vita. In MOZAMBICO, nel paese più povero del mondo siamo rinati; proprio come Gesù, che ogni anno rinasce per noi rinnovando il suo messaggio di Amore e Speranza.

delicata della mia vita familiare. L’amicizia con p. Mario Vecchierelli e con p. Aurelio Fratus (primo mio formatore e catechista) mi hanno portata ad essere quella che sono oggi.

Questi amici li ho reincontrati in Mozambico a luglio e cosí ho sentito di essere in casa, in famiglia con la bella scoperta di non essere sola …

Stando in Mozambico io e Cendy siamo state inviate a visitare le scuole dell’infanzia e a con-divivere con la Casa di formazione in cui vivono ragazzi e ragazze che desiderano scoprire la loro vocazione; confesso che in quel contesto ho inteso il senso della mia chiamata, cosí come ho sentito la

bellezza dell’esperienza di religiosi e religiose che vivono insieme come una famiglia per amore del carisma di Santa Paola, che si dedicano con grande zelo ai più bisognosi. Suor Isidora, suor Lica e i re-ligiosi della Comunità sono stati per noi quella luce che ci hanno aiutate a comprendere il significato di una scelta missionaria. Abbiamo sentito forte den-tro di noi il desiderio di coinvolgere altri fratelli e sorelle brasilani a vivere questa opzione di amore e donazione di sé, magari, decidendo di spendere il tempo delle ferie per dedicarsi alla missione, per vivere con una comunità, dialogare e condividere le proprie idee e lasciare che lo Spirito Santo aiuti a indicare il cammino.

Ringrazio tutti coloro che, facendo parte della Commissione Diocesana Missionaria della nostra Diocesi di Osasco, particolarmente Monsignor Ersilio Turco, ci hanno incoraggiate, sostenute in questa esperienza, ci hanno aiutate nei preparativi, ci sono stati vicini, offrendo a me e a Cendy tutte le condizioni perché il viaggio fosse ricco così come di fatto si é realizzato.

Termino dicendo il nostro grande BONGANI, KANIMAMBO, OBRIGADO, cioé grazie per l’at-tenzione e l’affetto dimostrate da parte di tutta la Comunità Mista di Maxixe, della Comunitá di Môngue (p. Vittorio) e della Comunitá di Marra-cuene con la speranza che questa esperienza possa suscitare nel cuore di altri giovani il desiderio di vivere la stessa nostra gioia nel visitare altre terre, lasciandosi condurre, con disponibilità e amore, all’incontro com altre persone poiché Dio si mani-festa «in tutti e in diversi modi»; «quando le ali si aprono bisogna volare lontano affinché il proprio spirito non perda il senso dell’orizzonte».

la nostra esperienza in Mozambicodi Claudio e Andrea

grande meraviglia camminarecon i mozambicanidi Neide e Cendy Entrambe le ragazze provengono dalla Parrocchia «Nossa Senhora Aparecida» di Jandira –

Brasil dove lavora una Comunitá di Religiosi della «Sacra Famiglia».Neide è un membro del Consiglio Missionário Diocesano di Osasco con particolare attenzione all’animazione dell’Infanzia Missionaria; Cendy è amica e collaboratrice.

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10 famiglianostra 11gennaio

ESPERIENZE DI CONGREGAZIONE

Con molta allegria ed entusiasmo condivi-diamo con voi l’esperienza vissuta da me e Cendy presso la Comunità mista «Sacra

Famiglia» di Maxixe (Mozambico) dal 9 Luglio al 3 Agosto 2010. Anzitutto ringraziamo Dio per averci dato questa opportunità tanto ricca e significativa e, come si dice nel dialetto africano «Ha bonga Mkulukumba Bava, ka hinkuaswo a hi nyikiki!» e cioé: «Ringraziamo il Signore che èPadre, per tutte le meraviglie che ci dona!». La nostra esperienza in Mozambico è stata una «grande meraviglia»: tutto nella nostra vita proviene da Dio e pertanto è dav-vero «grande» ciò che in Lui si compie!

Come io e Cendy siamo arrivate a Maxixe? Per parte mia desidero citare una frase della fonda-trice, Santa Paola Elisabetta, che sempre mi ha sostenuta, la quale dice: «Educare è dare una seconda creazione e più eccellente della prima»; questa convinzione della Cerioli indica un mio profondo anelito, e vivendo in una parrocchia che manifesta questo carisma - la passione per l’evan-gelizzazione e l’educazione come occasione per portare Gesù al mondo - mi sono sentita soste-nuta nel compito di animare, di essere un agente di transformazione. Non indifferentemente l’in-contro con diversi religiosi e religiose mi ha of-ferto, nel tempo, la possibilità di creare condizioni interne adatte fino alla decisione di intraprendere quest’anno un viaggio missionario (a cui Cendy si è unita in amicizia e grande disponibilità): dap-prima l’incontro con p. Wagner, superiore locale della Comunità; in seguito l’incontro con suor Marina Gardim, attuale Superiora generale delle Sorelle della Sacra Famiglia di Montes Claros, che molto mi ha aiutata, particolarmente in una fase

Nei mesi di luglio e ot-tobre dello scorso anno (2010) la nostra Comunità mista «Sacra Famiglia» di Maxixe è stata visitata da quattro giovani, ric-chi di entusiasmo per la missione, attenti all’esi-genza di evangelizzazione della Chiesa e amici delle due Famiglie religiose che compongono la Comunità mista.

Neide e Cendy, due ra-gazze brasiliane, respon-sabili a livello diocesano del progetto dell’Infanzia Missionaria, Claudio e Andrea, educatori della Parrocchia di Sant’Eu-sebio in Genova - questi i loro nomi - raccontano il loro viaggio, il primo, in Mozambico. Parlano di sé, delle proprie emozioni, delle propria fede all’in-contro con la missionarie-tà, delle numerose rifles-sioni che, a contatto con i poveri fratelli e sorelle del Mozambico, li hanno spin-ti a «camminare», ad esse-re con maggior entusiasmo pellegrini dello spirito...

Li ringraziamo per la generosità con cui hanno vissuto la loro esperienza e auspichiamo ogni bene.

Oggi piove in via S. Luca (centro storico) mancano pochi giorni a Natale. Le vie sono affollate di gente che come me, è alla ricerca, talvolta affannata di mille pensieri

da regalare a parenti e amici. Come tutti, faccio parte anche io di quell’enorme ingranaggio che si mette magicamente in moto ogni anno, allo stesso giorno e alla stessa ora. Immerso nella folla, incontro ANDREA assorto davanti a una vetrina. Appena mi vede mi dice: Ah CLAUS”, come va? Stavo giusto guardando quel pre-sepe…guarda quella capanna! Cosa ti ricorda? Come un vortice comparso all’improvviso, tutto intorno a noi sparisce… e nella no-stra mente scorrono ricordi indimenticabili; frasi, sorrisi, volti di bambini, profumi, cocco, spiagge incontaminate, oceano…

Siamo in MOZAMBICO! Venti giorni di realtà missionaria, scandita da ritmi della natura, dove l’acqua è l’acqua e non H2O,

il cielo è stellato, il silenzio avvolgente e rassicurante, le strade sono di sabbia confuse nella savana e soprattutto il sole sembra divertirsi dipingendo di mille colori tutto l’ambiente in-torno a noi, facendo sobbalzare ogni volta il nostro cuore.

Il MOZAMBICO pulsa di vita: nelle strade vivono, parlano e si emozionano migliaia di per-sone sempre in cammino, per recarsi a prendere l’acqua percorrono anche parecchi chilometri a piedi, anche la sera e al buio perché soltanto una piccola porzione del paese è raggiunta dall’elet-tricità, spesso scalze, vestite non certo con la maglia dell’ultima moda o i pantaloni di tendenza, con un secchio d’acqua sulla testa, le mani occupate e magari un bambino in braccio.

Incontrare bambini e ragazzi, che fin dalla tenera età sono abituati a stare da soli e badare a se stessi intenti a giocare, andare a scuola o anche lavorare è fin troppo facile. Eppure il loro volto è illuminato sempre da un sorriso e da un’allegria semplice e genuina che ti contagiano e ti fanno innamorare perdutamente dell’AFRICA. Questo è un paese così diverso, dove per-sino i Padri e le Suore della Missione sembrano appartenere a una realtà differente, ma nella quale riesci a sentirti a casa, parte integrante di una Comunità e di un popolo. Tutto questo accadeva immancabilmente ogni giorno partecipando alla vita missionaria, ma soprattutto durante la Messa, i momenti di preghiera e condivisione, dove le distanze si azzeravano com-pletamente e tutte le differenze di pelle, culture, e di lingue scomparivano, dando l’impres-sione di essere nella nostra Parrocchia di S. Eusebio a due passi da casa.

Ed è proprio questo il significato della chiesa; il sentirsi tutti fratelli, l’essere parte di un’unica famiglia, che unisce tutto il mondo sotto un unico Padre che ci ama infinitamente. Tutte queste cose ce le stava dicendo Gesù che nasce, da quel presepe che noi stavamo guar-dando rapiti!

All’improvviso, urtati da un passante torniamo alla realtà, ma i sorrisi, il calore e l’uma-nità che abbiamo vissuto rimangono immagini indelebili nel nostro cuore e influenzeranno sempre il nostro modo di vedere la vita. In MOZAMBICO, nel paese più povero del mondo siamo rinati; proprio come Gesù, che ogni anno rinasce per noi rinnovando il suo messaggio di Amore e Speranza.

delicata della mia vita familiare. L’amicizia con p. Mario Vecchierelli e con p. Aurelio Fratus (primo mio formatore e catechista) mi hanno portata ad essere quella che sono oggi.

Questi amici li ho reincontrati in Mozambico a luglio e cosí ho sentito di essere in casa, in famiglia con la bella scoperta di non essere sola …

Stando in Mozambico io e Cendy siamo state inviate a visitare le scuole dell’infanzia e a con-divivere con la Casa di formazione in cui vivono ragazzi e ragazze che desiderano scoprire la loro vocazione; confesso che in quel contesto ho inteso il senso della mia chiamata, cosí come ho sentito la

bellezza dell’esperienza di religiosi e religiose che vivono insieme come una famiglia per amore del carisma di Santa Paola, che si dedicano con grande zelo ai più bisognosi. Suor Isidora, suor Lica e i re-ligiosi della Comunità sono stati per noi quella luce che ci hanno aiutate a comprendere il significato di una scelta missionaria. Abbiamo sentito forte den-tro di noi il desiderio di coinvolgere altri fratelli e sorelle brasilani a vivere questa opzione di amore e donazione di sé, magari, decidendo di spendere il tempo delle ferie per dedicarsi alla missione, per vivere con una comunità, dialogare e condividere le proprie idee e lasciare che lo Spirito Santo aiuti a indicare il cammino.

Ringrazio tutti coloro che, facendo parte della Commissione Diocesana Missionaria della nostra Diocesi di Osasco, particolarmente Monsignor Ersilio Turco, ci hanno incoraggiate, sostenute in questa esperienza, ci hanno aiutate nei preparativi, ci sono stati vicini, offrendo a me e a Cendy tutte le condizioni perché il viaggio fosse ricco così come di fatto si é realizzato.

Termino dicendo il nostro grande BONGANI, KANIMAMBO, OBRIGADO, cioé grazie per l’at-tenzione e l’affetto dimostrate da parte di tutta la Comunità Mista di Maxixe, della Comunitá di Môngue (p. Vittorio) e della Comunitá di Marra-cuene con la speranza che questa esperienza possa suscitare nel cuore di altri giovani il desiderio di vivere la stessa nostra gioia nel visitare altre terre, lasciandosi condurre, con disponibilità e amore, all’incontro com altre persone poiché Dio si mani-festa «in tutti e in diversi modi»; «quando le ali si aprono bisogna volare lontano affinché il proprio spirito non perda il senso dell’orizzonte».

la nostra esperienza in Mozambicodi Claudio e Andrea

grande meraviglia camminarecon i mozambicanidi Neide e Cendy Entrambe le ragazze provengono dalla Parrocchia «Nossa Senhora Aparecida» di Jandira –

Brasil dove lavora una Comunitá di Religiosi della «Sacra Famiglia».Neide è un membro del Consiglio Missionário Diocesano di Osasco con particolare attenzione all’animazione dell’Infanzia Missionaria; Cendy è amica e collaboratrice.

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12 famiglianostra

proprietàCongregazione sacra famiglia

via dell’incoronata, 1 - 24057 [email protected]

istituto delle suore sacra famiglia

via l. Corti, 624068 Comonte di seriate-bg

redazione

antonio Consonni (direttore)gianMarco Paris, giuseppe Vitari, giovanni Costioli,

Mauro ambrosini & eloriana Monticelli

autorizzazione del tribunale di bergamo n° 104 del 18 giugno 1948

abbonamenti 2011

ordinario E 27 |amico E 35

progetto grafico | grafiche la Passa

stampa | il Creativo

associato all’unionestampa periodica italiana

Un nuovo anno! lamento o gratitudine?

E ora che un nuovo anno comincia, il cuore deve decidere da che parte stare. Il cuore, che è la sede delle decisioni che davvero segnano l’esistenza, come dice la Bibbia.

E il nostro cuore, adesso che finisce un anno duro e pieno di fatiche, deve decidere: lamento o gratitudine? È sempre così. Lamento. Di fronte a un anno che passa, come di fronte al viso dei propri figli o delle persone che ti trovi accanto. Hai mille motivi per lamentarti, cuore nostro. Mille motivi per dare voce alle ferite. Alle delusioni. Ai torti subiti. Mille motivi per far parlare la lingua amara della rivendicazione. O la lingua stanca dell’avvilimento. Molte notizie che anche oggi troviamo sui giornali farebbero salire parole dure dal cuore. Gratitudine. Ma come c’è la durezza della pena, c’è anche la durezza della gioia. La resistenza, la forza della gratitudine. Quella che proviamo per cose che magari sui giornali non ci fi-niscono. La gratitudine per le cose da niente che costellano la nostra vita. Per il respiro che ancora ci viene accordato e il riso e anche per il pianto con cui conosciamo il dolore e l’amore. Le cose che non fanno notizia, come il sorriso di un figlio, l’occhiata della persona che amiamo, il suo voltarsi quando la salutiamo. Quelle cose da niente che non fanno notizia, ma che ci suggeriscono una gratitudine invincibile. E noi vogliamo scegliere di rendere grazie per queste cose da niente. Per la fede dei semplici, papi nel fulgore del loro ministero o ammalati nella penombra della loro offerta. Vogliamo ringraziare per tutte le madri che, camminando lavorando sof-frendo, non perdono la speranza. E custodiscono l’amore. Per tutti quelli che non fanno notizia e fanno andare il mondo, mettendo cura e pazienza in lavori senza onori apparenti. Gratitudine per la bellezza spaventosa e dolce di questo posto chiamato Italia, edificato dal genio, dalla fede e dalla operosità dei nostri padri, sotto i cui cieli abitiamo e vediamo panorami per cui vale la pena essere venuti al mondo. Il nostro cuore decide di ringraziare, in questa fine d’anno e per l’inizio del nuovo. Per le cose che ci hanno corretto. Per quelle che, pure facendoci soffrire, ci hanno legato di più a ciò che vale. E ringraziare per le cose da niente: i ‘buongiorno’ scambiati per le scale, i ‘se hai bisogno di una mano, ci sono’ che ci hanno detto anche con gesti silenziosi.Vogliamo rendere grazie per la benedizione dei bambini nostri e per quelli degli altri. Per i loro visi dove tutto re-inizia. E per la pazienza dei nostri anziani, che onorano il tempo senza sentirlo come una ingiustizia, ma come un chiarimento. Vogliamo ringraziare per la pazienza preziosissima dei sofferenti nel corpo, nella mente. Per chi è restato senza lavoro, ma non senza dignità. Per le cose che non fanno mai notizia, come la cura e l’amicizia offerta da tanti a chi è solo. Per il mare di bene che con onde silenziose sostiene il nostro viaggio.Ora che l’anno finisce e che sta per iniziarne uno nuovo strapperemo il cuore dalle mani del demonio lamentoso che vorrebbe non farci vedere come i cuori di tutti cercano il bene. Ora che finisce l’anno con tutte le sue ferite e le sconfitte e le perdite, rin-grazieremo per tutti i doni, e per il segreto bene che si nasconde anche nel patimento se una mano ci passa sugli occhi come ai bambini. Ringrazieremo per tutti gli abbracci silenziosi. Per i baci di amicizia e di amore scambiati. Per le cose da niente che non fanno notizia ma hanno fatto la vita e la spe-ranza per questo anno che finisce. E ringrazieremo per il dono più misterioso di tutti, la fede. Per le mani che ce lo hanno offerto, per i volti che lo hanno confermato in mezzo alle tenebre dell’anno.Per i dolci amici che ci hanno parlato di Lui, Signore buono dell’anno che va e dell’istante che viene (Davide Rondoni).