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ON STAGE magazine NICCOLÒ FABI ALICE IN CHAINS ELISA DAVE MATTHEWS BAND LAURA PAUSINI RENATO ZERO EROS RAMAZZOTTI ARCTIC MONKEYS FRANZ FERDINAND EDITORS n°26 dic'09 /gen '10

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Onstage numero 26 gennaio/febbraio

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ONSTAGEmag az i n e

NICCOLÒ FABI ALICE IN CHAINS ELISA DAVE MATTHEWS BAND

LAURA PAUSINIRENATO ZEROEROS RAMAZZOTTIARCTIC MONKEYSFRANZ FERDINANDEDITORS

n°26 dic'09 /gen '10

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Tutti i locali di Milano e Roma dove trovi Onstage Magazine

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MILANOBar CarducciBar MagentaBar RattazzoBeigeBhangraBarBiblioteca SormaniBlancoBondCargoColonialCuoreDeseoExploit Frank Café Fresco ArtFrida Cafè Good FellasIedItem JamaicaJanga CafèJulien Café KapuzinerLa Bodeguita del MedioLa voglia diLe Coquetel LelephantMilano CafèMetropolisMom MorgansMoveNoir CafèPacino CaféRadetskyReefelRoialto Café Sergent Peppers Skip IntroStardustTrattoria ToscanaTurnèTwelveUnionVoloYguana

ROMA200 gradi3 jolì american bar AnimaBaliCircolo degli artistiLatte piu’ Comingout Club 32 Express St’a Salotto 42 Emporio caffe’ Chakra caffe’ Caffe’ friends Stairs club Freni e frizioni Casina dei pini Mom art

Le sorelle Sugar Caffe’ letterario BlobBlow clubBookBrasiaBulldog innCharity cafè Club akabDeja’ vuDistillerie clandestineFashion bar FoncleaGregory’s jazz clubGustoI giardini di adoneIl Bidone Il boomLa locanda bluesL’alibiLe Coppelle 52Penny Lane Pride Pub Friend’s Art Café Birreria Martini Birreria Marconi Antilia Trillo PubFata MorganaCrazy Bull Take it easy café Simposio Mondo Perduto Pub Tumbler Black Falcon Roma Q’s Pub Barbagianni Rock Castle Café Old Trafford Coyote On The Rox Morrison’s JamboreeIl Barone Rosso Lettere cafèL’infernottoLiving room cafèLocanda atlantideMagnolia Meo pinelliMicca clubMojbhaNag’s headNew scarabocchioOpen music cafè Open wine cafèOre 20Punto g Secrets cafèSgt. pepper’s pubSotto casa di andreaSotto sottoTam tam Tantra pop galleryTrinity collegeTumblerVinoteca novecentoZen.0

ONSTAGE MAGAZINE_ON TOUR_DICEMBRE 2009 / GENNAIO 2010

LAURA PAUSINI: 09/12 TORINO, 22/12 MILANO, 23/12 MILANO; EROS RAMAZZOTTI: 30/11 MILANO, 01/12 MILANO, 02/12 MILANO, 04/12 MILANO 05/12 MILANO,12/12 TORINO, 13/12 TORINO; RENATO ZERO: 11/12 MILANO, 12/12 MILANO.

Direttore ResponsabileEmanuele Vescovo

Direttore EditorialeDaniele [email protected]

Art DirectorFederico [email protected]

Progetto graficoInedit srlvia Pietrasanta, 12 20143 [email protected]

GraficaKarin [email protected]

Hanno collaborato a questo numero:Andrea Beretta, Damir Ivic, Susanna La Polla, Massimo Longoni, Roberta Maiorano, Gianni Olfeni, Aurelio Pasini, Tommaso Perandin, Francesco Prandoni, Marco Rigamonti, Giorgio Rossini.

PubblicitàAreaconcerti srlvia Carlo De Angeli, 320143 Milanotel. 02.533558Luca [email protected] [email protected] Casieri [email protected] [email protected]

Pubblicità Triveneto, Mantova, Emilia RomagnaEver Est s.n.c.via Roma 5/A - 35010 Limena (PD)Tel. 049.8849246 [email protected] Pubblicità Lazio, Umbria, MarcheDownload ADV srlvia Sardegna 69 - 00187 RomaTel. 06.42011918Fax [email protected]

RedazioneFrancesca [email protected]

StampaCentro Stampa Quotidiani SpaVia dell’Industria, 52 25030 Erbusco (BS)

DistribuzioneMario [email protected]

Webhttp://www.onstageweb.comhttp://www.mylive.it

Onstage MagazineRegistrazione al tribunale di Milano N°362 del 01/06/2007

editoriale/ dicembre/gennaio

caro babbo natale,di Daniele Salomone

è passato molto tempo dall’ultima volta che ti ho scritto, ma spero che tu non te la sia presa. Ho smesso di farlo perché arriva per tutti il momento in cui si è costretti. Bisogna crescere, diven-tare “grandi”. E per starci, nel mondo dei grandi, meglio convincersi che tu non esista. Eppure io convinto del tutto non lo sono mai stato e ho sempre avuto la tentazione di scriverti. Non lo dico per ruffianeria, né per opportunismo, è la verità. Ti starai chiedendo perché mi sono deciso proprio quest’anno. E’ che sento un estremo bisogno di confidarmi e ho l’impressione che tu sia la persona giusta con cui farlo. Forse perché t’immagino come il più saggio tra i saggi, con quella tua lunga barba bianca. O forse perché non mi puoi giudicare e nemmeno rimproverare.Vedi, caro Babbo Natale, ho paura di non essermi meritato quello che ho avuto quest’anno. Ep-pure non non ho rubato - è vero, c’è qualche mp3 nel mio lettore che non ho acquistato, ma li ho solo presi in prestito da amici, in fondo si faceva anche con le cassette e nessuno diceva niente – e non ho proprio commesso reati. Ma sento di non avere la coscienza del tutto a posto. Pensandoci bene, credo dipenda dal fatto che mi sono curato poco degli altri, eccetto le poche persone che fanno parte del mio mondo. La mia famiglia, la ragazza con cui vivo, qualche amico, niente più. Non credo sia sufficiente. Sono stato troppo egoista, anche se ho sempre pensato che l’altruismo sia una delle principali virtù dell’animo umano, ma proprio non ci riesco. Certo, la fuori ti sbra-nano vivo solo se ci provi, ma non è un buon motivo per rinunciare. Voglio liberarmi di questo fardello. Senti la mia proposta: l’anno prossimo mi occuperò anche degli altri, specialmente dove un aiuto può essere davvero utile. Se ci riesco, non voglio alcun regalo. Ma se non ce la dovessi fare, ti prego di darmi la peggiore delle punizioni e fare in modo che non siano più incisi dischi degni di questo nome e che nessun concerto venga più organizzato. Però, pensandoci bene que-sto penalizzerebbe molte altre persone. Ecco, ci risiamo.Caro Babbo Natale, ho bisogno del tuo aiuto.

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8 INDICE/ DICEmbrE/gENNIao

rubriche

21. RENATO ZERO

33. ARCTIC MONKEYS

26. EROS RAMAZZOTTI

Era Zero ed è rimasto Zero. Decade per decade ripercorriamo le evoluzioni di un artista sempre controcorrente ma comun-que vincente.

Altro che fenomeni tardo adolescenziali, le scimmiette sono una band di tutto rispetto. Lo dimostra Humbug e la chiacchie-rata con Onstage.

Certe storie non finiscono mai. Come quella tra Eros e i suoi fan, documentata dal report della prima data del nuovo tour mondiale, a Rimini.

ontourGli appuntamenti live da non perdere: Alice in Chains, Deep Purple, Vinicio Capossela, Niccolò Fabi e chi più ne ha più ne metta.

10

rock 'n' fashionL’ospite di questo mese è Giuliano Palma. “The King” ha pubblicato, insieme ai Bluebeaters, un nuovo album, Combo. Passato o presente, questo è il dilemma.

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what’s newElisa direttamente dal tredicesimo secolo, Bob Dylan vestito da Babbo Natale, l’uomo serio dei Fratelli Cohen e i soliti consigli per non dormire.

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onstage chiama deejayContinua l’amore infinito tra Onstage Magazine e Radio Deejay. E’ il turno di Gianluca Vitiello, uno a cui piace trasmettere Dee Notte.

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coming soonTorna in Italia la Dave Matthews Band e la prima volta è una mini tournèe. E anche Carmen Consoli ha una sua “prima volta” davvero sorprendente.

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16. LAURA PAUSINIQuando ancora era in America, Laura ci ha parlato del suo fan-tastico momento, artistico e umano. Che ventata di ottimismo!

face2face

Franz Ferdinand

Editors

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10 ontour / dicembre/gennaio

Julian Plenti12/12 Milano

Prendete un frullatore ed inserite nell’or-dine un po’ di Motown , un pizzico di R’n’B della Stax, rock ‘n’ roll anni ‘60 (tipo Beatles e Rolling Stones) quanto basta, abbondante ska degli Specials e dei Mad-ness. Spolverate con un po’ di musica ita-liana, da Adriano Celentano a Caterina Valente e gli arrangiamenti di Morricone,

mettete il coperchio, girate l’interruttore ed avrete Nina Zilli. Dopo essersi dedicata al suo primo EP intitolato proprio con il suo nome, Nina è pronta a girare l’Italia con uno show energico e coinvolgente da cui è difficile non farsi contagiare. Provare per credere.

Nina ZilliPer tutte le date: myspace.com/ninazilli e livenation.it

Julian Plenti non esiste, è la maschera dietro il quale si nasconde (ma neanche poi tanto) Paul Banks, meglio conosciuto come cantante degli Interpol. Julian/Paul ha momentaneamente messo da parte il gruppo newyorkese che ha contribuito a portare al successo mondiale e ha pub-blicato Julian Plenti is… Skyscraper (re-censione nella rubrica What’s New, nda)

disco che lo sta facendo conoscere anche e soprattutto dal vivo, Italia compresa. Siccome l’album ha un suo significato ed è evidentemente il frutto di una non sempli-ce produzione, sorge il dubbio che Banks aspettasse da tempo lo spiraglio per una scappatella. Speriamo solo che sappia ge-stire la doppia relazione.

Di Niccolò Fabi conosciamo la raffinatezza fin da quando nell’ormai lontano 1997 si presentò a Sanremo con Capelli. In questi dodici anni, il cantautore romano è rimasto fedele al suo stile elegante e mai sopra le righe, pubblicando 6 album (tra cui l’ultimo bellissimo Solo un uomo) e prendendo parte a numerosi progetti. Tra questi ci sono anche dei programmi a favore del miglioramento delle condizioni di vita in Africa: è in quest’ottica che Niccolò ha partecipato al documentario re-alizzato dalla ong “Medici con l’Africa Cuamm” nei luoghi in cui sono in fase di attuazione i progetti della medesima organizzazione, in particolare in Uganda e nella regione della Karamoja. Per aiutare l’ong, nei mesi in cui sarà impegnato con la tournèe iniziata il 25 novembre (che non terminerà prima di marzo), l’arti-sta romano parteciperà alle presentazioni del documentario organizzate in molte delle città toccate dal tour, presso le locali sedi universitarie. Un gesto nobile che merita di essere sottolineato. Per ulteriori informazioni: www.mediciconlafrica.org

Niccolo’ Fabi

Vinicio Capossela

Per tutte le date: niccolofabi.it e livenation.it

E’ uno di quegli artisti che non rilascia interviste, non fa dichiarazioni, non partecipa ad eventi, non si fa notare altro che per la sua musica, insomma. Del resto i progetti di Vinicio Capossela sono così ricchi che non ha bisogno di altro per comunicare. L’ulti-mo, in ordine temporale, si chiama Solo Show ed è molto più di un concerto, un vero e proprio spettacolo in due parti, ispirato al “side show”, una sorta di “circo delle stra-nezze” ricco di suggestioni coreografiche e sorprese, con gabbie, personaggi circensi e molto altro. Tanto per capirci, nella pausa in mezzo agli atti (15 minuti) si esibiscono il mago Cristofer Wonder e la mangiafuoco Jessica Love. Solo Show ha contato più di 60 date nelle principali città italiane (oltre 100mila spettatori) tra novembre 2008 e aprile 2009 ed è stato immortalato nel dvd+cd Solo Show Alive. Dal 24 novembre sono partite le ultime repliche, che si concludono con gli spettacoli programmati per le notti di Natale e Santo Stefano. Se volete vivere un’esperienza iper-reale, gli spettacoli di Vinicio sono il massimo che potete trovare.

Per tutte le date: viniciocapossela.it

Special eventPLAY TO STOP

Dal 7 al 18 dicembre è in programma a Copenhagen la 15esima Conferenza ONU sui cambiamenti climatici. Le Nazioni Unite discuteranno delle emis-sioni di gas serra, ovvero di quell’anidride carbonica che è prima responsabi-le del surriscaldamento globale. Proprio per il giorno d’apertura, nell’ambito dell’iniziativa “Climate Action – Energy for a changing World” promossa dal-la Commissione Europea, è fissato il terzo e ultimo concerto della campagna “Play To Stop”, sostenuta da Mtv, e pensata per chiedere ai leader europei di trovare l’accordo e guidare il resto del mondo sul tema ambientale. Sul palco i Backstreet Boys, tornati insieme proprio quest’anno dopo un lungo periodo di inattività (This Is Us è uscito il 6 ottobre). La band inglese succede a Moby e Editors, protagonisti dei primi due appuntamenti. Mtv punta a sensibilizzare soprattutto i giovani sull’impegno e il ruolo che l’Unione Europea deve avere nella lotta contro i cambiamenti climatici, accendendo i riflettori sull’evento di Copenhagen. Le recenti parole di Obama sulla possibilità che questo dicembre si raggiunga un accordo globale riguardo alle emissioni di CO2 non sono certo promettenti. Ma proprio per questo è ancora più importante che l’opinione pubblica si sensibilizzi e faccia pressione sui governi.

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11os

per tutte le date: baglioni.it e fepgroup.it

Claudio Baglioni

The Bastard Sons Of Dioniso

Dopo aver scandagliato e raccontato l’animo umano in tutte le sue sfaccet-tature ed età, Claudio Baglioni ha spostato il suo spirito introspettivo sulla musica, fida compagna di vita soprattutto dal 1972, anno in cui si è con-sacrato con Questo piccolo grande amore. E proprio da qui Baglioni è voluto ripartire, con il progetto Q.P.G.A (di cui fanno parte gli omonimi film e ro-manzo quest’anno) che a fine novembre ha vissuto un nuovo capitolo con la pubblicazione del doppio cd Q.P.G.A. Per quest’ultimo album il cantautore romano ha lavorato su strofe, ritornelli ed accompagnamenti per dar vita a 52 brani (tra reinterpretazioni e inediti) che si mescolano in una fusion di rock, pop, classica e jazz. I 150 minuti di musica, a cui hanno contribuito ben settanta tra i più importanti nomi della scena italiana, sono stati presentati in anteprima al pubblico dei concerti che Baglioni ha tenuto questa estate. E’ giunto il tempo di portare Q.P.G.A nei teatri.

Sono tra i pochissimi ad essere usciti da X-Factor con un vero seguito di fan. E infatti i Bastard Sons of Dioniso sono in tour dal 28 novembre e andranno avanti (almeno) fino a gennaio. I tre ragazzi trentini presentano le canzoni del loro primo album, In stasi perpetua, il cui singolo di lancio è una sorta di omaggio a Mara Maionchi. Mi par che per adesso è infatti figlio di quella contaminazione tra generi diversi a cui la Maionchi li ha indirizzati durante il reality. Il pezzo trae ispirazione dall’opera L’incoronazione di Poppea del compositore seicentesco Claudio Monteverdi: “Se Monteverdi avesse avuto un Marshall con le valvole fiammeggianti probabilmente avrebbe scritto qualcosa di simile al nostro nuovo singolo, un connubio tra opera lirica e chitarroni distorti”. Con questo spirito è molto probabile che i poco più che ventenni Jacopo, Federico e Michele riescano a spezzare il cordone che an-cora li lega a mamma Rai e costruirsi un futuro tutto loro. Buona fortuna.

Per tutte le date: tbsod.com e livenation.itC’è stato un tempo in cui capelli lunghi, camicie a quadrettoni e stivali da boscaiolo dominavano l’universo, un tempo in cui l’hard rock sembra-va potesse venire da una sola città. Quel tempo sembra poter vivere oggi un nuovo sussulto con il grande ritorno degli Alice In Chains, che del grunge di Seattle hanno sempre incarnato lo spirito più heavy. Sette anni dopo quel tragico aprile 2002, quando un’overdose ha stroncato la vita dell’indimenti-cato vocalist Layne Staley, Jerry Cantrell e soci hanno trovato la forza per far ripartire il carroz-zone. E’ il cantante/chitarrista William DuVall, ex Comes With The Fall, a guidare la truppa

nell’era post-Staley, aperta dalla pubblicazione del primo disco di inediti dopo 14 anni: Black Gives Way To Blue (uscito alla fine di settembre) ha ottenuto ottime critiche ed è stato accolto benissimo anche dai fan, anche in Italia. Tanto che il concerto di Milano ha dovuto subire un cambio di location vista la grande richiesta di biglietti e dall’Alcatraz è stato trasferito al più capiente Palalido. Colmare il vuoto lasciato da Layne Staley non sarà facile per DuVall e i “vec-chi”, ma la storia degli Alice In Chains è talmen-te importante da meritare una seconda chance. Chissà, potrebbe addirittura andare meglio.

Alice In Chains02/12 Milano

Deep Purple

“I Deep Purple sono un gruppo rock britannico nato nel 1968, fra i più importanti ed influenti di sempre. Insieme a Led Zeppelin e Black Sab-bath, sono considerati i pionieri dell'hard rock e dell'heavy metal”. Sarà anche vero che Wiki-pedia non è sempre attendibile quanto possono esserlo le enciclopedie cartacee, ma esistono parole migliori per definire in modo sintetico i Deep Purple? Trattasi di storia del rock, punto e a capo.Uno degli aspetti che più stupiscono della lon-geva formazione inglese è la line up attuale. In questo ennesimo tour, sul palco salgono due

membri entrati nel gruppo nel 1969 (Ian Gillan e Roger Grover) e persino uno dei fondatori (il batterista Ian Paice), mentre è più recente l’in-gresso del chitarrista Steve Morse (1994) e di Don Airey (2002). In poche parole, sono davvero i Deep Purple, non cinque signori che sfrutta-no avidamente un marchio glorioso. Che siano quasi tutti sopra i sessanta potrebbe sembrare un dettaglio, ma se date un occhio al calendario dei concerti noterete che hanno già programma-to date per l’autunno 2010. Roba da far invidia persino alle più attive band di sbarbati. Rock on!

10/12 Bolzano11/12 Jesolo12/12 Roma

14/12 Perugia15/12 Milano16/12 Bologna

Special eventLG PARTY

LG ti aspetta all’LG Party del 10 dicembre presso il Lime-light di Milano per la finale del Mobile Italian Cup. A parti-re dalle 20,30 La Pina e Diego presentano i dodici digitatori di messaggi che hanno raggiunto la finalissima, pronti per sfidarsi a colpi di sms. Il vincitore si aggiudica un favoloso viaggio di una settimana all-inclusive presso l’Eden Villa-ge di Djerba. La festa prosegue con l’attesissimo concerto di J-AX, il primo a Milano dell’ex Articolo 31 dopo lungo tempo. A farti ballare fino a notte fonda ci pensa invece Max Brigante di Radio 105. Partecipare all’LG Party è sem-plice: basta scaricare l’invito su www.lgcampionatosms.it, l’ingresso è ad esaurimento posti. Il countdown è iniziato, affrettati! Se invece vuoi cimentarti nel campionato sms, il record da battere per aggiudicarsi il primo premio è di Alessandro1 di La Spezia, che ha composto un sms di 160 caratteri in soli 0’23”351. Riesci a fare di meglio?

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12 FACE2FACE/ FrAnz FErdinAnd di Daniele Salomone

Sono in molti a pensare che i Franz Ferdinand siano la migliore espressione del rock di questo millennio. Per la musica, il sound e l’attitudine. A quanto pare, nessuna band o artista interpreta meglio di loro il concetto di indie rock, che in fondo è semplice-mente la volontà di fare musica senza curarsi troppo del resto, specialmente dei numeri. Sarà vero? A giudicare dalle parole di Nick McCarthy, che nei Franz Ferdinand suona chitarra e tastie-re (e canta anche), sembra proprio così.

Ci sono o ci fanno?

Franz Ferdinand Live

TorinoJesolo (VE)

07/12 08/12

Scherzavamo da tempo sulla possibilità di ottenere dei suoni da un teschio, perché no? E poi costa solo 15 sterline… Chissà le altre ossa quanto poco valgono! Scherzi a parte, lo studio era situato in un palazzo molto vecchio, sembrava il set di un film horror, un teschio ci stava bene. Così l’abbiamo preso senza avere una precisa idea di come utiliz-zarlo, era eccitante e spaventoso allo stesso tempo. Un giorno ci serviva un nuovo suono percussivo: uno sguardo tra noi, una risata, ed eccoci a suonare il teschio.

Prima di ascoltare Tonight: Franz Ferdinand avevo preventivato la possibilità che fosse un disco di canzoni “facili”, la svolta verso il grande pubblico. Tutt’altro. Avete mai avuto la tentazione?Non credo che qualcuno del gruppo abbia mai pensato a uno sviluppo del genere. E’ una dimensione che non ci appartiene. Non ci sentiamo bene all’idea di suonare mu-

sica ovvia, forse perchè è troppo facile. Ma chi lo sa, magari con il prossimo al-bum (ride, nda). La nostra unica volontà è comporre musica che ci piace.

State suonando senza pausa da un anno e mezzo. Non c’è il rischio che vi annoiate? Cosa si deve aspettare chi vi

ha già visto nel corso dell’ultimo biennio? Posso dire che proponiamo canzoni da tutti i nostri album e che si tratta di uno show molto rock ‘n’ roll. Vogliamo incendiare l’atmosfera esattamente come ogni rock band spera di fare. Ma non sono in grado di aggiungere altro perché la riuscita di un concerto dipende sempre da molte cose, anche da cosa vuole e da come reagisce il pubblico. Però ti posso dire quello che ci aspettiamo noi: che la gente venga al concerto dei Franz Ferdi-nand con l’idea di partecipare ad una grande festa.

Programmi per il futuro?Dopo il tour in Sud America del prossimo marzo cominceremo seriamente a pensare al prossimo disco. Per Tonight: Franz Ferdinand abbiamo lavorato moltissimo e siamo consapevoli di volere un album meno impegnativo. Scrivere canzoni e registrarle abba-stanza in fretta sarà la prossima missione. E sono convinto che ci aiuterà a dare nuova linfa al nostro sound.

edizione italiana di uno storico magazine musicale vi ha indicato come band di riferimento di questa prima decade del Duemila. Grande! E’ un ottimo complimento. Non so cosa dire, sono contento ma non spetta a me dire “Sì, hanno ragione”.

Mettiamola così: pensi che il sound dei Franz Ferdinand abbia rappresentato un mo-mento di rottura con il passato, anche recente? Sicuramente non abbiamo l’impatto old fashion che molte band cercano e il nostro suono è diverso da quello che ha caratterizzato gli anni Novanta, specialmente l’ultima fase dei Novanta. In effetti è esattamente quello che vogliamo, il nostro obiettivo è sempre stato suonare qualcosa di nuovo, musica che fosse nostra e basta. Ma penso che per capire con esattezza quanto e come ci siamo staccati dal passato ci vorrà ancora qualche anno.

Alex Kapranos (vocalist della band, nda) ha detto che Tonight: Franz Fer-dinand è un disco buono per ballare. Siete ancora una rock band? Certo, c’è una bella differenza tra “dan-ce music” e “music to dance” (musica per ballare, nda). Tutta la nostra storia gira intorno a questo concetto, anche il primo album. La dance music che riempie oggi le radio è davvero noiosa, noi facciamo tutt’altro: siamo una pop band che vuole scrive-re canzoni pop e suonarle con un approccio molto rock ’n’ roll.

Siete quel genere di gruppo che entra in studio con un’idea precisa di cosa incidere?Quando abbiamo cominciato a lavorare all’ultimo disco non avevamo la minima idea di quello che sarebbe venuto fuori. Abbiamo sperimentato diverse soluzioni, perché solo quando fai dei tentativi capisci davvero cosa è buono e cosa no. Per intere settima-ne abbiamo provato e riprovato gli stessi pezzi, ci siamo lanciati in lunghe jam session seguendo l’esempio di maestri come James Brown e Miles Davis: suonando all’infinito lo stesso brano riesci a tirarne fuori l’anima.

Si dice che durante le registrazioni dell’ultimo disco abbiate utilizzato un teschio come percussione. Dimmi che non è vero!

“ La dance music che oggi riempie le radio è noiosa, noi facciamo tutt’altro: siamo una pop band che vuole scrivere can-zoni pop e suonarle con un approccio molto rock ’n’ roll

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14 FACE2FACE/ Editors di Marco Rigamonti

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Fin dal primo album (The Back Room, 2005), la stampa li ha indicati come “the next big thing”. Giudizio confermato due anni più tardi, con l’uscita di An End Has a Start. Oggi gli Editors sono freschi freschi di terzo disco (In This Light And On This Evening) e continuano a volare alto. A sentire il batterista Edward Lay è tutto merito di una totale con-vinzione nei propri mezzi e della voglia di stupire. Anche perché altri-menti, dove starebbe il divertimento?

i dice che il terzo disco sia un esame di maturità. E’ una sfida che vi ha stimolato?Veramente credo che ogni album sia importante. E’ fondamentale riuscire a dare al pubblico ogni volta qualcosa di nuovo senza snaturarsi; nessuno vuole sentire sempre le stesse cose, non ci si può riciclare continuamente

perché come si cambia nella vita ci si evolve anche nella carriera. Siamo sempre stati molto attenti a non accettare compromessi e a non farci guidare da nessuno: noi vogliamo fare quello che crediamo sia giusto, vogliamo suonare insieme e divertirci mentre lo facciamo, perchè è l’unico modo per essere sinceri e trasmettere emozioni. E’ triste che nessuno com-pri più musica e che non si possa festeggiare una data di uscita come un tempo. Io ti dico che andrò là fuori e comprerò una copia del mio album, perché credo ancora nell’impor-tanza di avere qualcosa di fisico tra le mani, ed è oltremodo importante per me e per il duro lavoro che c’è stato dietro. Avete centellinato la chitarra, che era lo stru-mento centrale nei primi due dischi? Vi siete affidati al caro e vecchio analogico o avete pre-ferito buttarvi sul virtuale e su moderne piat-taforme di registrazione?Gli strumenti analogici hanno qualcosa in più, è innegabile: hanno un carattere e una storia. In studio eravamo pieni di synth d’annata e non potrebbe essere altrimenti con Flood. Il tutto è avvenuto comunque in maniera molto naturale, così come l’utilizzo di strumenti virtuali; stavamo cercando un suono per noi nuovo e quindi abbiamo provato tutto, senza escludere niente a priori.

Come cambierà il vostro set-up in fase di concerto? Devo dire la verità, non ho avuto molte occasioni per mettermi a pensare se abbiamo dav-vero avuto successo oppure no e cosa significhi avere successo. Per come la vedo io, essere un artista, un musicista, significa non essere mai davvero felice perché non puoi mai ac-contentarti di ciò che hai. Se vedi le cose da un punto di vista creativo devi sempre tendere a migliorarti. Alla fine di quest'anno dovremo metterci a scrivere per il prossimo album e qualunque successo possiamo avere avuto dobbiamo cercare di fare ancora meglio.

Hai menzionato Flood. Tra i progetti da lui seguiti ce n’è qualcuno in particolare che vi ha spinto a sceglierlo come produttore?Senza dubbio il suo lavoro con i Depeche Mode. In This Light And On This Evening aveva già una direzione precisa anche prima che venisse coinvolto Flood; eravamo convinti di volere un suono dark e industriale e lui è il maestro in quest’ambito. Ab-biamo pensato che il suo tocco ci avrebbe donato il controllo che avremmo avuto difficoltà a trovare da soli, e così è stato.

La new wave e il synth-pop negli ultimi anni hanno vissuto un importante revi-val. Durante la creazione di questo nuovo album vi siete ispirati esclusivamente agli originali oppure avete guardato anche a gruppi più moderni?Non credo sia possibile vivere sotto una campana di vetro. E’ normale che oltre

ad ispirazioni di stampo classico (per esempio Talking Heads o il kraut rock di Neu! e Kraftwerk) abbiamo assimi-lato anche l’influenza di band come Lcd Soundsystem e Tv On The Radio. C’è qualcosa di davvero interessante e umano nascosto in molti dischi elettro-nici e noi non volevamo il freddo: ci ha

ispirato qualsiasi cosa che pur sfruttando l’elettronica avesse un tocco di umanità.

Prima di gennaio 2009 avevate già scritto 18 canzoni. Come mai nel disco ne troviamo solo 9?Abbiamo composto tanto perché eravamo ispirati dalla nuova direzione che abbia-mo preso. Considera che nel secondo disco avevamo solo 11 canzoni che poi sono diventate 10, quindi capisci che essere nella posizione di avere tanti brani rende più facile il lavoro di selezione. E’ comunque un discorso che riguarda il flusso dell’album: abbiamo capito che se avessimo incluso altre canzoni avremmo minato l’energia del disco, e siamo tutt’ora convinti che questi 9 pezzi riflettano perfetta-mente nella forma e nell’ordine quello che volevamo.

tutta farina del nostro sacco

Editors Live

RomaMilano

03/1204/12

Siamo sempre stati molto attenti a non accettare compromessi e a non farci guidare da nessuno: vogliamo solo suonare e divertirci, perchè è l’unico modo per esse-re sinceri e trasmettere emozioni

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vinci il cd dei Editors!Invia una mail a:

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LivestyLe> di Susanna La Polla / foto: Giovanni de Sandre

L Ancora una volta hai ottenuto della nomination (come miglior album pop femminile e miglior regis-trazione) ai Latin Grammy Awards, in programma il 5 novembre a Las Vegas. Non solo, ci sono anche due candidature al Premio Oye in Messico come miglior solista femminile e miglior canzone per pel-licola o serie tv. Il tuo appeal sul pubblico sudameri-cano è enorme…Si è sempre dimostrato molto accogliente e caloroso nei miei confronti, proprio come lo è la loro terra, dove mi sento a casa. Mi piacerebbe che gli italiani la conoscessero meglio, perché a volte sembra abbiano un'idea un po' stereotipata. Il Messico, per esempio, è un paese bellissimo per cultura e tradizioni ma anche per modernità: Città del Messico e Monterey sono metropoli pulite e tecnologicamente più avanzate delle nostre. Ricevere queste nomination in pie-no tour, è stata proprio una bella sorpresa ed essere l’unica rappresentante italiana ai Grammy è per me un vero onore e allo stesso tempo una grande responsabilità nei confronti del mio paese. Quest'anno riceverò anche il premio per il miglior disco italiano in Europa ai World Music Awards a Montecarlo, un ulteriore riconoscimento che mi rende molto felice, anche se purtroppo non posso presenziare alla premiazione perché in quei giorni sono impegnata a Las Vegas per le prove della mia esibizione nello spettacolo La reve del Cirque du Soleil.

aura, come sta andando il tour? E’ un momento bellissimo. Sto facendo esattamente quello per cui sono nata, ovvero cantare dal vivo di fronte a un pubblico. Anche dopo 16 anni di carriera, continua a stupirmi, specialmente quando sono lonta-na da casa, che ci sia tanta gente che mi vuole bene. La mia band poi è

pazzesca, sono ottimi musicisti e grandi amici, compresi i tecnici e gli ingegneri che, no-nostante lo stress fisico e l'assenza delle persone a loro care, sono molto gentili e sereni. Tutto ciò è un privilegio, non sempre va così dopo tanti mesi di tour.

Il cd/dvd Laura Live (in uscita a novembre) documenta questa lunga tournée mondiale. Ci puoi anticipare qualcosa, soprattutto per quanto riguarda i contenuti extra del dvd?Amo i contenuti speciali, è la cosa che più mi incuriosisce di un dvd. Trovo affascinante vedere quello che succede prima e dopo lo show o durante la preparazione di un video. Per questo da anni ormai mi occupo personalmente di questa parte dei miei film. In Laura Live ci sono molti backstage, esibizioni live e alcuni video. Inoltre ho inserito i Laura's gifts, cinque canzoni che ho cantato in alcune tappe del tour e che non eseguirò più, in nessun’altra occasione.

Lo show dura oltre due ore con più di 30 brani in scaletta, come ti sei pre-parata fisicamente per affrontare una serie di spettacoli così dispendiosi?Faccio il possibile per seguire un regime alimentare serio ed equilibrato allo stesso tem-po, facendomi consigliare da un medico professionista. Non amo particolarmente la ginnastica, la mia attività fisica sono i concerti... più di due ore sul palco non sono male! Ciò a cui tengo maggiormente è mantenere una certa “forma” mentale per dare il me-glio di me stessa dal vivo. Durante la prima parte del tour mi allenavo con un program-ma di cardio-fitness insieme a Maria Grazia Salvo (la mia personal trainer), in questa seconda parte in America, invece, mi è molto difficile farlo visto che un giorno lo passo in viaggio e l'altro tra interviste e concerto.

Entusiasmante ed entusiasta, serena e rasseneran-te, Laura Pausini è un vortice di emozioni positive. Torna in Italia dopo aver girato l’America da un capo all’altro (e aver raccolto il solito enorme successo), ma non sembra che le fatiche di una tournèe lunghis-sima abbiano minimamente intaccato il suo innato ottimismo. Quando ancora si trovava oltreoceano si è concessa a Onstage con lo stesso mix di grazia e grinta che la contraddistingue sul palco.

IL MERAVIGLIOSO MONDO DI LAURA

Laura Pausini

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foto Federico Riva

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Laura Pausini Live

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Ricevi gratis nella tua casella di posta elettronica il reportage fotografico del tour di Laura!

Come?Invia un sms al 320.2043040 (al costo del tuo abituale pia-no tariffario) indicando il tuo indirizzo e-mail preceduto dal numero 125 ([email protected]) e ricevi il reportage direttamente nella tua casella di posta entro 48 ore

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Dopo aver ottenuto tutti i principali riconoscimenti ai quali un musicista può ambire c’è ancora qualche sogno nascosto nel cassetto di Laura?Certo! Anche per chi è fortunato come me i sogni non devono mai finire, perché smettere di sognare significa spegnersi. Sono sempre alla ricerca di nuove cose da conoscere e speri-mentare; sono certa che ce ne siano molte ancora, per cui farò di tutto per continuare a vi-vere con stupore. La responsabilità, la disciplina e la consapevolezza sono importantissime, ma se non sogni non te ne fai nulla.

Hai duettato con grandissimi artisti come Ray Charles, Pavarotti e Charles Az-navour. Chi manca all’appello? Bè, ne mancano molti. Tra poco uscirà un bellissimo duetto con Claudio Baglioni, poi ho in progetto un disco dove ospiterò le artiste con le quali ho condiviso il palco di San Siro per l’iniziativa ‘Amiche per l'Abruzzo’. Amo lavorare con altre donne e vorrei ripetere quell’esperienza che ricordo con grande emozione e commozione. L’importante comun-que è interpretare un duetto perché lo si sente col cuore e non per fini commerciali. E’ questo che mi ha permesso di godermi tutti quelli che ho fatto sinora, da Bublè a James Blunt, da Gilberto Gil a Miguel Bosè.

Hai più volte dichiarato che la tua cantante italiana preferita è Elisa. Cosa ti piace di lei che le altre non hanno? Elisa è una sognatrice, l'ho conosciuta quest'anno al suo concerto di Milano. Da allora ci scriviamo e mi piacerebbe molto che venisse ricono-sciuta anche all'estero per ciò che è, una bravissima artista italiana, perché se lo merita. L'ho incoraggiata ad affrontare la tournée di grande successo che ha fatto in America. Starei ore a sentirla cantare e mi piacerebbe avere la sua calma: quando mi è vicina sento che non ci possono esserci problemi. In realtà amo anche Giorgia, ho tutti i suoi dischi e conosco le sue canzoni a memoria. Lo stesso vale per Fiorella Mannoia e Gianna Nannini e inoltre ultima-mente mi piace molto una giovane artista che si chiama Chiara Civello.

Nella tua formazione musicale hanno avuto maggiore peso le grandi dive della musica internazionale o quelle italiane?Le mie origini sono italiane e non posso negarlo, ma sono una grande divoratrice di musica, spazio tra svariati generi e contaminazioni diverse, anche lontane anni luce dalle mie. Ho ascoltato con grande interesse Elis Regina, Caterina Valente, Etta James, Ornella Vanoni e Mina come anche Anna Oxa, Whitney Houston e Celine Dion.

Grazie al concerto-evento Amiche per l’Abruzzo, da te fortemente voluto e pro-mosso, sono stati raccolti 1.183.000 euro, destinati alla ricostruzione della scuola elementare De Amicis di L’Aquila. Gianna Nannini ha detto che “come volevasi dimostrare, sono le donne a mandare avanti l’Italia”. Concordi? Hai rimproveri da fare a qualche rappresentante del sesso maschile? Mi trovo perfettamente d’accordo con Gianna ma non ho nessun rimprovero per i colleghi di sesso maschile. Sono molto fiera di noi donne che abbiamo raccolto tantissimi fondi, ma penso che tutto il mondo del pop abbia dimostrato grande generosità. Nonostante la mu-sica in questo momento stia attraversando un momento di crisi, che coinvolge molti artisti, siamo stati proprio noi cantanti a unirci e sentirci più forti per raccogliere tanti soldi per i nostri sfortunati compatrioti.

Ti sei esposta sui talent show dichiarando che alcuni concorrenti di X-Factor sono irrispettosi nei confronti dei maestri. Ti piacerebbe condurne uno?

Il mondo della tv mi ha sempre affascinata, insi-sto però su un fatto: vorrei che le cose venissero fatte al meglio. Sono stata ospite sia di X Factor che di Amici e in entrambe le occasioni ho cercato di dare consigli ai ragazzi ricordandogli che de-vono rimanere umili e rispettare i professionisti che mettono a loro disposizione la propria espe-rienza. Se si accetta di partecipare ad un talent show si conoscono anche i professori coi quali si lavorerà, contestarli dopo è poco corretto. In

generale comunque questi programmi mi piacciono quando sono concentrati sull'aspetto artistico. Amo vedere la crescita dei ragazzi, le liti invece mi annoiano e cambio canale. Mi piacerebbe molto condurne uno ma non potrei assicurare la mia presenza con continuità visti i miei molti impegni all’estero. Quando lavoro sono un treno ed esigo rispetto e profes-sionalità, non potrei pensare di non assicurarli io per prima.

E’ vero che perlustri Myspace in cerca di talenti, soprattutto autori?E’ successo. Forse da gennaio, quando mi fermerò per un po’, ripeterò l’esperimento. Ades-so non ho tempo, visito solo il mio sito “laura4u.com”, dedicato al fanclub ufficiale, e Twit-ter (“officialpausini”). Avevo anche una pagina su Facebook ma non riuscivo a seguirla e quindi l’ho chiusa.

I fan ti chiamano “divina”, la tua casa di Solarolo è ora sede del fan club uf-ficiale ed è stata trasformata in una sorta di museo. Alcuni dei tuoi devoti sfio-rano la patologia (leggevo di un fan che costringeva la sua fidanzata a vestirsi

““ Anche per chi è fortunato come smettere di sognare significa spegnersi. La responsabilità, la disciplina e la consapevolezza sono importantis-sime, ma se non sogni non te ne fai nulla

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come te e la chiamava col tuo nome). Ti è mai capitato di avere paura per la tua incolumità?No, mai. Ho un rapporto molto forte e diretto con i miei fan, in modo particolare con tutti i ragazzi del fan club ufficiale. Con loro dialogo e scambio consigli. Dopotutto sono quella che sono anche grazie a loro. Ci sono persone che a volte hanno un po’ esagerato ma non le considero fan, in alcuni casi si può parlare di stalker (persone che perseguitano altre persone, nda)

Nel nuovo inedito Con la musica alla radio ribadisci l’idea che la musica è la colonna sonora della nostra vita. Quali brani hanno segnato la tua?Ogni momento della mia esistenza è legato ad un bra-no. Ora che sono in tour, per esempio, le canzoni che mi stanno accompagnando, a parte le mie, sono tutte quelle che mi fanno sentire più vicina a casa e agli amici. Mi tro-vo in un periodo un po’ inquieto per cui desidero soprat-tutto pace e calma, che riesco a raggiungere ascoltando assiduamente la bossanova.

Prosegue la tua love story con Paolo Carta. Quan-to è importante nella vostra relazione il fatto che condividiate lo stesso lavoro e la stessa passione per la musica? Abbiamo un rapporto solido basato sulla complicità e sul rispetto reciproco. Fare un lavoro come il nostro, che ti tiene lontano da casa e dagli affetti per lunghi periodi, contribuisce a rafforzare il legame con la persona che hai accanto. E in questo noi siamo ancora più agevolati perché lavoriamo insieme, condividiamo tutto. E’ fonda-mentale avere questi punti di contatto. Certo non è facile

non staccarsi mai l’uno dall’altra, ma siamo molto diversi e se Paolo non fosse stato qui con me adesso sarei crolla-ta. E poi sono orgogliosa di lui e del suo talento: Paolo è in nomination ai Grammy come produttore e autore di Invece no, alla faccia di tutte le malelingue che trovano sempre da ridire sulle collaborazioni tra fidanzati.

Hai detto più volte di voler diventare madre, forse avrai tempo per dedicarti alla maternità una vol-ta finito questo lunghissimo tour? La musica è una componente fondamentale della mia vita. Credo sarebbe impossibile metterla da parte anche se per un evento così speciale come la maternità. Mi pia-cerebbe tantissimo diventare mamma ma non credo che sia una cosa che si possa pianificare a tavolino. Sarà solo il destino a decidere. Certo, ho 35 anni e ancora non ho figli, ma non è tardi. E’ solo che non è così semplice. Forse ho già avuto tanto dalla vita. C’è una canzone del mio disco Primavera in anticipo che inizia con questa frase: “Io non chiedo niente più di quel che ho” e io canto vera-mente quel che sento!

“ Io e Paolo abbiamo un rappor-to solido basato sulla complici-

tà e sul rispetto reciproco. Un lavoro come il nostro, che ti tiene lontano da casa e dagli affetti per lunghi perio-di, contribuisce a rafforzare il nostro legame

““Mi giro a guardarli, i miei musici-sti, e mi sento davvero orgogliosa della band che ho messo insieme”. Così diceva la Pausini all’inizio del tour. Ecco l’dentikit dei magnifici 5 strumentisti che accompagnano Laura on stage. E non dimentichia-moci l’apporto fondamentale dei 3 coristi: Roberta Granà, Emanuela Cortesi e Gianluigi Fazio.

Laura canta, noisuoniamo

Paolo Carta, chitarreOltre ad essere il fidanzato-chitarrista di Laura, è un apprezzato autore (per la Pausini ha scritto, tra le altre, Invece No). Il rock è il suo mondo di ri-ferimento, ma Paolo è sempre stato aperto a tutti i generi musicali, come dimostrano la sua carrie-ra solista e le molte collaborazioni con artisti di culture differenti, da Celentano a Lionel Richie. E pensare che ha studiato chitarra classica!

Gabriele Fersini, chitarreLa storia di Gabriele inizia a Sanremo ’93, quando partecipa nella categoria “Nuove proposte”. In quell’occasione conosce Laura Pausini, ma il suo primo tour mondiale è al fianco di Eros Ramaz-zotti l’anno dopo. Nasce comunque una grande intesa sul palco e in studio con Laura: Fersini scri-ve molti brani della cantante (tra cui Che storia è) e arrangia album come Tra te e il mare.

Matteo Bassi, bassoLa prima esperienza ad alto livello arriva nel 1999, quando ha solo vent’anni, con Max Pezzali. Matteo è una scoperta di Claudio Cecchetto e Pier Paolo Pieroni, che lo convincono a lavorare anche su brani propri: nel maggio 2002 esce il suo primo album Vivo sulla luna. L’anno dopo si esibisce con Syria e comincia a collaborare con grandi artisti italiani, tra cui proprio Laura Pausini.

Emiliano Bassi, batteriaTutto comincia nel 2001, quando Emiliano, clas-se 1981, riceve una telefonata dal fratello Matteo, in quel periodo impegnato con Max Pezzali. Un mese dopo i due sono in Germania sul palco dell'Antenne Bayern Festival con l’ex 883 (di spal-la a Lionel Richie) davanti a 180.000 persone. Tre anni dopo Emiliano è per la prima volta a fianco di Laura Pausini, che accompagna ancora oggi.

Bruno Zucchetti, pianoforteBresciano, prossimo ai 40, Zucchetti è uno dei più apprezzati session man italiani, oltre che produt-tore e arrangiatore. Il suo pianoforte ha accom-pagnato molti tra i più grandi musicisti italiani, tra cui Antonello Venditti, Fabio Concato, Pooh, Mina, Marco Masini e Anna Oxa. Da qualche anno è uno dei punti fermi dell’affiatata band che accompagna la Pausini in giro per il mondo.

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TURN THE WORLD UPSIDE DOWN.

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Zero compromessiControcorrente o sempre due metri davanti a tutti. Il percorso artistico di Renato Zero non è mai stato parallelo alla storia del costume italiano: in 40 anni di carriera ha sempre fiutato prima di tutti l’aria che porta al successo. Eppure la strada verso la celebri-tà non è stata certo in discesa. Mentre lo ZeroNove Tour continua la sua marcia trionfale, ripercorriamo l’avventura di un giovane aspirante ballerino diven-tato un mito della canzone italiana.

Renato Zero Live

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LivestyLe

Renato Zero

> di Roberta Maiorano

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foto Federico Riva

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livestyle/ renato zero

“sei uno zero!”Lo scintillio della Swingin’ London ha raggiunto anche l’Italia, attraverso i dischi dei Beatles e dei Rolling Stones e grazie alla rivoluzione di Mary Quant (“l’alta sacerdo-

tessa della moda degli anni Sessanta”, secondo lo scrittore Bernard Levin), che induce le ragazzine ad indossare la minigonna. In quest’atmosfera leggera e patinata si aggira all’interno di piccoli club della Capitale un giovane aspirante ballerino, tal Renato Fiacchi-ni, che ama esibirsi travestito da soubrette, con calzamaglie lucide e colorate, canottiere e boa di struzzo. Personaggio alquanto strano, Renato ha solo 15 anni ma sembra fregarse-ne di qualsiasi insulto che proviene dal pubblico cui fa saltare i nervi e gli urla: “Sei uno zero!!” . Lui solo decide di ribattezzarsi Renato “Zero”, con evidente aria di sfida ma viene anche notato da Don Lurio che lo vuole con sé al mitico Piper, locale di punta della Roma degli anni Sessanta. Entra a far parte de I Collettoni (corpo di ballo del prestigioso club) e qui incontra Rita Pavone, Teo Teocoli, Patty Pravo e le sorelle Bertè (Mimì e Loredana) che diventeranno sue grandi amiche. Inizia ad incidere qualche 45 giri, ma alcuni di questi non vengono nemmeno pubblicati. Al di fuori del ristretto giro di “vip” che folleggiano al Piper, c’è ostilità nei confronti di un personaggio tanto eccentrico. L’atmosfera ingenua e allegra dell’epoca beat comincia a farsi più pesante: l’eco rivoluzionaria del Sessantotto, con tutti i cambiamenti politici e intellettuali che ha portato, si fa sentire in maniera pre-potente. Renato Zero, con i suoi travestimenti e canzoni ammiccanti e ambigue, fatica a farsi largo in un momento storico in cui sono i cantautori ad occupare la scena musicale. E’ il tempo di Dylan e Cohen dall’altra parte dell’Oceano e di De Andrè e Tenco da noi. E’ il tempo delle barricate politiche e delle battaglie sociali, non certo il tempo dei lustrini e del maquillage.

libero di esprimersiLa carriera artistica di Renato Zero, in realtà, comincia ufficialmente verso la fine degli anni Settanta: partita dal Regno Unito, la fase “glam” del rock ovunque ha preso

una deriva “punk”, ma in Italia, paese musicalmente spesso in ritardo rispetto al resto del mondo, l’eco si sente ancora. Eppure Renato, l’insegnamento di icone del glam-rock come Mark Bolan, David Bowie e Iggy Pop, l’aveva già appreso tempo prima: grazie a loro era stata sdoganata l’arte del travestimento e quel modo di far musica non eccessivamente complicata, ma al tempo stesso teatrale, con testi zeppi di ambiguità e riferimenti omoses-suali. E’ un periodo di paura e confusione: sono “anni di piombo” questi, terroristi neri e rossi seminano panico e morte in più parti d’Europa e la musica risente di momenti tanto tragici quanto disillusi. I sogni del rock and roll si sono infranti e giacciono sepolti sotto gli

insulti dei musicisti punk (i Sex Pistols sbeffeggiano, oltraggiano e se ne fottono, i Clash vorrebbero una nuova rivoluzione) e in Italia la scena mu-sicale sembra essere totalmente estranea a questo tipo di situazione: una nuova generazione di cantautori (Dalla, Venditti, De Gregori) si muove su territori alternativi, mentre una serie di complessi e cantanti melodici non propongono nulla di interessante (adolescenti in piena tempesta ormona-le, trash a profusione, nonsense, storie d’amore zuccherose: questi i temi dominanti). E’ Renato Zero l’unico artista in grado di scuotere l’atmosfera sonnolenta e imbambolata dell’Italia musicale: brani come Il triangolo, Ma-dame, Sbattiamoci, Mi vendo e Il cielo scandalizzano e stuzzicano l’interesse di critica e pubblico. Zero sa mescolare abilmente ritmi dance e melodici e vestirli di tematiche scottanti (la battaglia anti-abortista, la droga, le di-stinzioni sessuali, la tolleranza). La gente inizia a innamorarsi di questo personaggio dal volto truccato, dagli occhi dipinti con il glitter, dai lunghi capelli neri e una voce profonda da transessuale. I suoi dischi scalano le classifiche di vendita (Zerofobia e Zerolandia sono i due fortunati 33 giri pubblicati tra il ’77 e il ’78) e in tanti cominciano ad identificarsi in lui, venendo allo scoperto con le proprie tendenze sessuali. Anche se la “zero-follia” non è ancora un fenomeno di massa, i fan di Renato cominciano a diventare sempre di più. In ogni caso il tempo della totale consacrazione per l’artista romano non è ancora arrivato, non tutti sono disposti ad esse-re tolleranti con un musicista che si presenta sul palco agghindato come Wanda Osiris.

l'invasione dei sorciniIl talento di Zero, le sue trovate, la sua sensibilità fuori dal comune cominciano a prendere il sopravvento sullo scetti-

cismo dei benpensanti e dei puristi della musica italiana. La lezione di Bowie e del suo Ziggy Stardust sembra essere stata ampiamente assorbita e oltrepassata. La casa discografica di Renato, la RCA, esulta visti gli ec-cellenti risultati di classifica. Ma questo è il tempo di pensare in grande, così l’artista decide di staccarsi dalla major per fondare una sua etichetta: la Zeromania Music. Da solo mette a segno nuovi colpi, firmando piccoli capolavori come Più su, Il carrozzone, Amico mentre nei live dà ulteriore prova di essere un artista a 360°. Quel ristretto circolo di affezionati, inizia ad aprirsi anche alla gente comune che letteralmente lo idolatra. E’il 1980

70's 80's

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Lui chi e’?Come il nostro Renato insegna, la storia del pop-rock è piena di musicisti e band che hanno fatto del travestimento un’arte sopraffina. Ecco la Top Five di Onstage Magazine. E non ce ne vogliano gli esclusi, a cominciare da un certo Peter Gabriel…

DAVID BOWIE Re indiscusso del travestimento e della corrente “glam” nella storia del rock è l’inglese David Bowie. Creando il personaggio Ziggy Stardust, con cui spesso amava con-fondersi, ha sdoganato nel mondo l’arte del travestimen-to. Trucco shocking, fuseaux e piume, il Duca Bianco, in-sieme al primo Lou Reed e a Marc Bolan, ha portato nel rock ammiccamenti (omo)sessuali e spianato la strada a molte band formatisi negli anni successivi.

MARC BOLAN E’lui il padre del glam-rock, genere nato per rispondere con la provocazione e la leggerezza, all’eccessiva serietà con cui si prendevano i figli dei fiori. Ex modello, fron-tman dei T-Rex, è il primo dandy decadente del rock bri-tannico. Seminale: la spettacolarità aggressiva e sensuale della sua musica, il gusto particolare per gli abiti sgar-gianti e l'ambiguità sessuale, fanno di lui il primo eroe dell’epoca post-hippie.

ROXY MUSIC Band legata a due personalità carismatiche (quella dandy di Bryan Ferry e quella geniale di Brian Eno) i Roxy Mu-sic fanno il loro ingresso sulla scena rock, proponendo un tipo di glam eccentrico e sperimentale. Ferry lascia subito il segno grazie a una vocalità particolarmente sensuale e a giacche piene di paillettes, Eno, che non passa inosser-vato grazie ad un’estrema cura nel trucco e nelle accon-ciature, lascia intendere presto la sua infinità ecletticità.

FREDDIE MERCURY Non esattamente appartenente alla sfera del glam-rock, ma assolutamente maestro nell’arte del travestimento androgino e della provocazione. Freddy Mercury, fron-tman dei Queen (leggendaria band nata all’inizio degli anni Settanta e ancora oggi attiva, sebbene Mercury sia morto nel ’91), ha costruito il suo personaggio spinto non solo da una proverbiale voglia di stupire e scioccare il pubblico, ma soprattutto dalla sua mai celata bisessua-lità.

KISS Inizialmente nati come glam-band e capitanati dal bas-sista Gene Simmons, i Kiss hanno preso una deriva de-cisamente hard ed heavy nel corso del tempo. La prero-gativa della band newyorchese è un inarrivabile modo di proporsi on stage: cerone bianco in viso, su cui sono disegnati enormi graffi neri, grandi parrucche nere e tute aderenti e borchiate. Memorabili i numeri eseguiti da Simmons travestito da mangiafuoco, sputi di sangue sintetico e chitarre che sparano fumo.

quando, dopo un concerto in Toscana, Renato si vede assediato da un’enorme folla di fan in delirio e, dalla sua auto, commenta così:”Sembrano tanti sorci!” E’ da questo momento che nasce la leggenda dei “sorcini”, il popolo di Renato Zero. Nell’Italia degli anni Ottanta il travestimento non scandalizza più, i riferi-menti all’ambiguità sessuale sono dappertutto e non solo nelle canzoni. Per Re-nato è arrivato il momento di togliere il cerone e i collant e scegliere un’immagi-ne più sobria, anche attraverso i temi dei suoi dischi: nei testi si legge una nuova maturità e riflessioni differenti dal passato. Anche gli arrangiamenti risentono di questa nuova profondità: è l’incontro con il maestro Renato Serio a rendere il tutto più efficace. E nascono nuovi splendidi episodi come Amico e Spiagge. La notorietà conquistata finora, anche a costo di passate censure e cocenti falli-menti, porta Renato Zero a far parte del cast di Fantastico 3 (show televisivo cult degli anni Ottanta italiani) e a firmare le due sigle: Viva la Rai e Soldi. In Italia tira un’aria decisamente meno asfittica rispetto agli “anni di piombo”, i giovani hanno voglia di divertirsi e di lasciarsi alle spalle i malcontenti e le paure. Tutto sembra concesso ai giovani, ma senza eccessi. E proprio in un momento come questo, a Zero piace andare contro la corrente. Infatti pubblica il suo album più introspettivo e, come viene definito dalla critica, più “politico” della sua car-riera: Icaro. Al suo interno ci sono riferimenti alla Guerra Fredda, al contrasto destra/sinistra, alla questione gay, alla fede. Soltanto nei live si ritrova il Renato dei travestimenti e degli eccessi (memorabile quella volta in cui aprì un concerto entrando in scena su una carrozza trainata da un cavallo bianco): oltre ad essere dotato di una presenza scenica e di un carisma rari, Zero continua a voler in qualche modo scioccare un pubblico che lo considera una specie di profeta.

ripartire da SanremoSul finire degli anni Ottanta però, a dispetto dell’enorme schiera di affezionati, la vena ar-tistica di Renato sembra essersi esaurita e i ri-

sultati di vendita sono decisamente deludenti. In Italia stanno nascendo nuovi personaggi sulla scena musicale, artisti giovani in grado di dar voce alla nuova generazione e creare nuove tendenze. Qualche nome? Vasco Rossi, Eros Ramaz-zotti, Luca Carboni. E mentre l’Italia scivola verso l’abisso di Tangentopoli, Re-

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Zeronove Tour“Non è mai facile, un ritorno non è impresa da niente”. A pronunciare queste parole è Renato Zero, tra le righe del suo ultimo e fortunato brano Ancora qui. Dopo due anni di assenza dai palchi, tra le mani il triplo disco di platino per Presente, pubblicato a marzo dalla sua piccola etichetta Tattica (primo step importante dell’autoproduzione discografica in Italia) e che ha venduto oltre 300 mila copie, Renato riconsegna se stesso a quel pubblico che lo ama alla follia. Zeronove Tour è partito il 16 ottobre scorso dal palasport di Acireale ed è stata una marcia trionfale, fatta di sold out, grande entusiasmo e commozione. Nessun travestimento, nessun eccesso: Zero decide di dar spazio solo alla sua voce e alla sua arte poetica. L’unica traccia glam del suo passato sono completini eccentrici, giacche lunghe e bombetta. Lo stesso cantautore mette in chiaro a tal proposito che: «In questo spettacolo sono meno trasgressivo, più serio. Sono sceso nella cantina della memoria a rovistare e a recuperare certe sfumature sacrificate». Oltre due ore di show, aperto dal brano Vivo, una scaletta fatta di 26 brani che racchiudono più di 30 anni di storia della musica italiana e della sua vicenda personale, fatta di vizi, manie, mode e tendenze. Dall’archivio della discografia zeriana viene scovato un divertente pezzo del 1974, 113. Sono 12 i brani tratti dall’ultimo album e particolarmente intenso è il duetto con Mario Biondi in Non smetterei più. Per la prima volta dopo anni mancano canzoni come Il cielo e Cercami, ma c’è spazio anche per un inedito assoluto, L’ormonauta. L’essenzialità del palco sottolinea l’importanza della musica e delle parole. Solo intensi giochi di luci, immagini multimediali, vele e ventagli colorati che si alzano dal palco a formare un caleidoscopio. Gli unici eccessi che Renato si concede sono sette cambi d’abito. Suggestivi gli arrangiamenti dei brani, con l’orchestra d’archi diretta da Renato Serio e schierata sul palco accanto ai musicisti della band. Una grandissimo ensemble che vede Lele Melotti alla batteria, Paolo Costa e Micky Feat al basso, Phil Palmer alle chitarre, Fabrizio Bosso e Stefano Di Battista ai fiati, Rosario Jermano alle percussioni e Danilo Madonia alle tastiere. R.M.

nato Zero decide di prendersi qualche anno di pausa. Il ritorno sulle scene avviene nel ’91 prima con l’uscita di un album (Voyeur) prodotto a Londra con la collaborazione di Geoff Westley, poi reso ufficiale dalla sua prima volta al Festival di Sanremo. Una giovanissima Mariella Nava confeziona per lui Spalle al muro, testo che racconta la difficoltà di accettare lo scorrere del tempo. L’interpretazione di Renato (vestito con un essenziale abito nero) la-scia a bocca aperta tutti: accorata, commossa e senza eccessi o sbavature. Arriva secondo, ma questo gli permette di rientrare nel cuore della gente. A Sanremo torna anche nel 1993 con Ave Maria, stavolta accolto da un consenso unanime di critica e pubblico. E Renato, con grande furbizia, sa che una preghiera serve. In un momento storico di grandi tensioni, l’Italia, violentemente scossa dagli effetti della seconda Guerra del Golfo, sembra ritrovar-si in un uomo come Renato: che ha faticato per il successo, che ha sofferto per esprimere se stesso, che ha saputo accettare le regole dello show-biz con discrezione. Zero non si ferma solo alla musica: sono gli anni dell’impegno sociale, nasce il progetto per “Fonopoli”, la città della musica, del teatro, dell’arte e della solidarietà.

Renato è di tuttiNel nuovo millennio sembra che conti soltanto l’immagi-ne. La tv pare l’unico mezzo per fare successo, o meglio per far parlare di sé. E’ il tempo di reality e talent-show:

personaggi famosi sul viale del tramonto tornano in scena e gente comune diventa vip. E grazie all’exploit parallelo del web, chiunque può farsi pubblicità e guadagnare notorietà. E anche per molti musicisti apparire in tv è diventata un’abitudine: Celentano, Morandi, Dalla, Ranieri sono conduttori di one-man show di grande successo. E tocca anche a Re-nato: nel suo spettacolo Tutti gli zeri del mondo (da cui nascerà anche un album) ritroviamo i suoi mille volti. Quest’ulteriore visibilità gli giova non poco: da personaggio istrionico e controverso a uomo normale e mito della musica italiana. Album dopo album, duetti importanti e concerti sold-out, l’ex divo del Piper sembra vivere una seconda giovinez-za, testimoniata dal successo dell’ultimo disco (Presente è uscito a marzo ed è già 5 volte disco di platino) e dallo ZeroNove Tour che proprio in ottobre prende il via, con una serie lunghissima di concerti in tutta Italia. Sono lontanissimi i tempi in cui Zero si esibiva tra-vestito all’interno del tendone di Zerolandia: è un artista amato da tutti, capace di riempire teatri, palasport e stadi. Ma capace soprattutto, e come sempre, di far parlare di sé, nel bene e nel male.

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PER NATALEREGALATI UNA

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Eros Ramazzotti Live

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> di Aurelio Pasini / foto: Elena Morelli

Eros Ramazzotti

V

Ci sono relazioni che vanno avanti all’infinito per inerzia, a volte per pigrizia di una o entrambe le parti. Altre invece si mantengono stabili nel tempo perché la fiammella della passione è sempre accesa, pron-ta per diventare un grande fuoco ad ogni stimolo. La storia tra Eros e il suo pubblico è una di quest’ultime. E quest’anno (merito di Ali e radici e del nuovo tour) ha ripreso a bruciare con grande intensità.

E’ SEMPRE UNA STORIA IMPORTANTE

Alle 21.25 in punto, le luci si sono spente all’improvviso ed è partita la musica, mentre dall’alto fasci di luce arancione, muovendosi all’impazzata, hanno ini-ziato a illuminare il pubblico. Nel frattempo, un container veniva lentamente calato dal basso, lasciando presagire un contenuto speciale. Quando finalmente l’enorme box si è posato sul palco, dietro il portellone è apparso Eros, seduto a un tavolino, pronto a intonare le prime parole di Appunti e note, la canzone con cui si apre anche Ali e radici. È carico, Ramazzotti, e ha voglia di divertire e divertirsi. Si alza su-bito e si porta al centro del palco, per poi avvicinarsi al pub-blico entusiasta e salutarlo, al termine del pezzo, con un “I love you” che tutto è parso tranne che di circostanza. Since-ro come il testo di Dove c’è musica, il brano immediatamente successivo: “Dove c’è musica c’è ancora fantasia… dove c’è musica io ci sarò”. E, ancora una volta, Eros c’è. Intanto, alle sue spalle, i container si sono spostati mostrando un enorme maxischermo (cento metri quadrati!), che per tutta la durata dello show alternerà riprese in diretta dello spet-tacolo con filmati montati per l’occasione. Il concerto è tutto un susseguirsi di emozioni, diverse e complementari. Eros canta di “storie importanti” e di “cose della vita”, descrive l’amore nelle sue mille sfumature, ne canta la purezza ma anche le delusioni; si mette a nudo e, così facendo, rinsalda ancora una volta il legame speciale che ha saputo creare con chi lo ascolta. Ogni volta che finisce una canzone, l’en-

entotto anni di carriera, undici album (raccolte e live esclusi), concerti trionfali ai quattro angoli del globo, collaborazioni di prestigio con al-cuni tra i big della scena pop/rock internazionale. E, ancora, oltre cin-quanta milioni di dischi venduti in tutto il mondo. Basterebbero questi dati a inquadrare la grandezza di Eros Ramazzotti. Ma per giudicare

un musicista non sono sufficienti le opere e il curriculum, bisogna guardare anche ad altre cose: all’impegno profuso sul palco, per esempio; all’onestà; alla capacità di creare un legame duraturo col proprio pubblico e, insieme, all’amore che questo prova per lui. Ed è proprio da questo punto di vista, ancor prima che da quello delle nude cifre, che Eros è da almeno due decenni una delle star più luminose del firmamento pop italiano. Ecco perché, dopo quattro anni di assenza dai palchi, la prima data del nuovo tour (21/10, 105 Stadium di Rimini) aveva davvero tutti i crismi dell’evento. E tale si è rive-lato per i seimila presenti: un evento, emozionante e indimenticabile. Fin dalla mattina, quando i primi fan si sono assiepati fuori dai cancelli ancora chiusi, nonostante il freddo e la pioggia, per conquistare i tanto agognati posti in prima fila. Un’attesa che, col pas-sare delle ore, si è fatta sempre più frenetica, fino a quando non è arrivata, liberatoria, l’apertura delle porte. Tra il pubblico, persone di ogni età: adolescenti, trentenni e tanti oltre gli “anta”; ragazze e ragazzi al primo concerto e veterani degli appuntamenti live; gruppi di amici e non pochi gruppi familiari. Tutti con una luce inconfondibile negli occhi: quella di chi sa che sta per accadere qualcosa di magico.La serata si apre con le breve esibizione di Yuri Da Cunha, cantante proveniente dall’Angola, protagonista di un set coloratissimo e all’insegna di una felice commistio-ne fra sonorità africane e pop/rock occidentale. Un antipasto senz’altro gradevole, che ha svolto pienamente la propria funzione: intrattenere e far crescere la voglia del main event lasciando intravedere la scenografia, all’apparenza semplice e quasi minimale, composta principalmente da due colonne di container disposti uno sull’altro.

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tusiasmo degli applausi è misto alla curiosità di scoprire quale sarà quella successiva, sempre e comunque salutata con gioia.

Quasi a voler mettere il pubblico a proprio agio, Eros snoc-ciola in sequenza alcuni dei suoi più grandi successi, da Quanto amore sei a Se bastasse una canzone, passando per Terra promessa e il medley Una storia importante/Adesso tu. Ci si ritrova come a casa, avvolti dal calore confor-tante di suoni e parole che si conoscono alla perfezione, ma che qui ac-quistano una forza nuova, per la vicinanza con il loro autore e, insieme, per come vengono proposte: in una veste sontuosa, fatta di giochi di luci impeccabili (Stella gemella in un atmosferico blu), immagini ed effetti visivi di estrema efficacia (l’effetto-neve in Bucaneve, le mongolfiere che compa-iono per Un’emozione per sempre). E poi c’è il supporto di una band che gira a mille, a partire dal chitarrista statunitense Michael Landau, uno che in carriera ha suonato con personaggi del calibro di Miles Davis, Pink Floyd e Michael Jackson. Il tutto mentre Eros non smette un minuto di correre da una parte all’altra del palco e salutare tanto chi è in prima fila quanto chi sta in tribuna. Almeno fino a quando non imbraccia la chitarra e, un assolo dopo l’altro, dimostra di potersela giocare, come strumentista, col blasona-to collega americano.

A suon di rock, ma anche di intermezzi funky, di lunghi passaggi strumentali (l’ariosa Musica è) e di melodie armoniose, i minuti scorrono velocissimi e le sensazioni forti si susseguono. Arriva il momen-to di I Belong To You, e le “tre caramelle” (le brave coriste Sara Bellanto-ni, Romina Falconi e Chiara Vergati) si alternano a cantare la parte che in origine era di Anastacia, senza farla rimpiangere troppo. Quando attacca L’ombra del gigante, invece, le ritmiche si fanno serrate e le luci ricordano quelle di una discoteca. Poi il volume sonoro cessa, la band lascia il palco, e ad accompagnare Ramazzotti rimane soltanto il pianista Luca Scarpa, per una parentesi di tre canzoni dal taglio nettamente più intimistico. Anzi-tutto L’aurora, scritta nel 1996 per la figlia appena nata, toccante oggi tanto quanto lo era allora. Quindi, Sta passando novembre, con la voce di Eros che

CLAUDIO GUIDETTI, chitarre Musicista genovese classe ‘64, Claudio conosce casualmente Eros a metà degli anni Novanta e gli fa ascoltare la futura Più bella cosa. Da allora ha composto molti suc-cessi di Ramazzotti (è anche produttore dei suoi album) e collabora con grandi ar-tisti italiani, da Renato Zero a Pieraccioni, per cui ha scritto diverse colonne sonore, compresa quella de Il Ciclone.

MICHAEL LANDAU, chitarreAl suo nome sono legati oltre 600 album. Tanti sono infatti i dischi in cui Mike ha suonato, impreziosendo il lavoro di molti dei più importanti musicisti degli ultimi tre decenni. Nato a Los Angeles 51 anni fa, Landau è considerato il miglior chitar-rista session man del mondo. In Italia, oltre a Eros, solo Vasco ha avuto il privilegio di lavorare con lui.

GARY NOVAK, batteriaFiglio d’arte (suo padre Larry è un noto pianista), Gary è cresciuto lontano dal rock, prediligendo generi come jazz e fusion, nell’ambito dei quali ha lavorato con grandi artisti come George Benson e Chick Corea. L’incontro con Alanis Morrisette (nel 1998) ha permesso a Novak di ampliare il suo raggio d’azione, che si è spinto fino al pop-rock di Eros.

REGGIE HAMILTON, basso Newyorkese di nascita, Hamilton ha avuto la fortuna di essere allievo di Kim Clarke, pilastro del basso. Dopo essersi trasferito a Los Angeles, un altro Clarke (Stanley) gli ha fatto da mentore: un incontro fondamentale nella carriera di Reggie che, da quel momento, ha cominciato a suonare con grandi musicisti come Tina Turner, Randy Newman e Seal.

EVERETTE HARP, fiati Nato a Houston nel 1961, Everette comincia a studiare il sax a 4 anni. Noto per la sua collaborazione con Marcus Miller, bassista tra i più noti della scena contempo-ranea, negli ultimi anni Harp si è concentrato sulla carriera solista (nel 2006 ha rag-giunto il numero 2 della Billboard’s Contemporary Jazz Chart con In The Moment). Ma non ha abbandonato Eros. D.S.

Fenomeni OnstageTra i dieci musicisti che accompagnano Eros durante l’Ali e radici World Tour, qualcuno ha una storia alle spalle che merita di essere raccontata. E noi ve la raccontiamo, senza scordare l’apporto degli altri (Nicola Peruch alle tastiere, Luca scarpa al pianoforte, Chiara Vergati, Sara Bellantoni e Romina Falconi ai cori) tutti decisivi e fondamentali.

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sembra per un istante rompersi, forse per l’emozione, forse per la fatica. Infine L’orizzonte, una dichiarazione d’amore di un’onestà che lascia senza parole, e indubbiamente uno dei vertici emotivi dell’intera serata. Non c’è però tempo per sta-re a pensarci su, perché lo show deve andare avanti, e il rock pure. Ecco quindi Ali e radici cedere il passo a Il cammino, Cose della vita (con cantante e coriste in un container riconvertito a vagone ferroviario) precedere la torrida e passionale Fuoco nel fuoco, fino a Parla con me e alla ritmatissima Questo grande immenso show, al termine della quale l’artista si congeda, affa-ticato e visibilmente soddisfatto.Nel parterre come sulle gradinate, nessuno pensa che sia fini-ta. E infatti nel giro di pochi minuti, accompagnato dalle note di un sassofono, Eros ritorna sul palco per gli immancabili bis: Controvento e Non possiamo chiudere gli occhi, quest’ultima scandita da un sottofondo di immagini di degrado urbano, a sottolinearne ulteriormente il messaggio sociale ed ecolo-gista.

Dopo oltre due ore sotto i riflettori, Eros ri-entra nel cassone da cui era uscito. Si accendono le luci, il concerto è ufficialmente finito. Negli sguardi dei presenti non c’è dispiacere ma un misto di felicità e soddisfazione per la consapevolezza di aver assistito a uno spettacolo speciale. Nei giorni immediatamente successivi alla serata di Rimini, l’Ali e radici World Tour prenderà la strada dell’Europa con esibizioni in Francia, Olanda, Belgio, ma anche in Scandina-via e nei paesi dell’Est. La prima data però non poteva che essere qui da noi e il pubblico di Rimini ha ripagato la prefe-renza con tutto il calore possibile. Lo stesso che, ne siamo cer-ti, saluterà le prossime date italiane dell’artista, in calendario a partire da fine novembre. Così come siamo sicuri che in molti dei presenti alla “data uno” vorranno fare il bis, perché di certe canzoni, e di certe emozioni, non ci si stanca davvero mai. Come succede in ogni storia importante.

Nuovo tour, Vecchio Continente

le date ...

i paesi toccati dal

toureuropeo

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SveziaFinlandia

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> di Daniele Salomone

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Arctic Monkeys

QUESTO E’ QUELLO CHE SIAMODall’uscita di Whatever People Say I Am, That's What I'm Not, primo disco degli Arctic Monkeys e album d’esordio più venduto della storia discografica inglese, sono pas-sati poco più di 3 anni. Un brevissimo lasso di tempo, in cui le Scimmie sono riuscite nell’impresa di trasformarsi da presunto fenomeno passeggero ad affermata realtà del rock mondiale. Che non è esattamente facile. Chiac-chierando con i quattro ragazzi di Sheffield ci siamo resi conto di che pasta sono fatti.

Arctic Monkeys Live

Milano26/01

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> di Damir Ivic

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foto Federico Riva

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che conteneva il mio laptop, dove c’erano tutti i provini per il disco nuovo. Andato. Ci siamo dovuti rimettere a lavorare non dico da zero, ma molto lavoro è stato perso. In questo modo però siamo tornati sulle nostre idee, abbiamo potuto riconsiderarle e abbiamo capito che alcune cose erano da sviluppare molto di più di quanto pensassimo al momento di completare i provi-ni che poi sono andati persi. Insomma, perdere il laptop con dentro il frutto di mesi di lavoro a prima vista è sembrata una sciagura, col senno di poi è stato un bene”. Borse smarrite a parte, la lavorazione del disco è stata molto pacifica. “La prima scintilla per Humbug è nata nella campa-gna inglese, nel Norfolk”, spiega Matt Helders, batterista dei Monkeys (ed estemporaneo dj). “Due settimane d’estate che ci sono servite per mettere insieme le idee di scrittura, confrontan-doci di continuo”. La cosa buona, prosegue Nick O’Malley, il bassista, era lo spirito fra i compo-nenti della band: “Uno scambio continuo di idee fra di noi, affrontato da tutti con grande entu-siasmo. Prima di rinchiuderci tutti insieme in campagna c’eravamo presi un periodo di pausa: erano sei mesi che non suonavamo insieme, che non facevamo vita da gruppo. E’ stato davvero

livestyle/ ARCtiC MONKeys

C' è da ammirarli, i quattro Arctic Monkeys. Avrebbero potuto facilmente perdere la testa. Sarebbe stato normale perdere il senso della realtà, con un paese intero (l’Inghilterra) ai tuoi piedi appena hai fatto uscire il disco d’esordio, neanche il tempo di rendersi conto di cosa sta succedendo e già ti stanno spiegando che sei più grande degli Oasis (o almeno, cifre alla mano,

il tuo album di debutto ha avuto un successo ancora più fulmineo ed epocale del loro). Sareb-be stato ovvio incartarsi, con tutte quelle pressioni su di te, con una carriera che da semplice e speranzoso abbozzo diventa una faccenda complicatissima da gestire e con delle responsabilità enormi. Responsabilità che nemmeno ti aspettavi. In quei concitati mesi del 2006, attorno al grup-

po era tutto un “Scusateci, noi per primi non sappiamo come gestire la cosa, è pazzesco quello che ci sta succedendo attorno”. Era sinceramente sorpreso, quasi costernato, il management. Quello che di solito deve ostentare sicurezza e consapevolezza sulle strategie da seguire. Figuriamoci come era messo il gruppo.

Bene: tre anni dopo gli Arctic Monkeys sono tutto tranne che un fuoco di paglia, sono arrivati al traguardo del terzo album e questo terzo album, beh, è davvero un si-gnor album. “Nasce tutto da uno sfortunato incidente, che poi si è rivelato una gran fortuna”, rac-conta Alex Turner, il cantante. “Sfortuna, o per meglio dire sbadataggine mia: ho perso una borsa

Foo FightersFoo Fighters(Capitol Records, 1995)

X Factor ’86-‘09

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“ La prima scintilla per Humbug è nata nella campa-gna inglese, dove abbiamo speso due settimane per mettere insieme le idee di scrittura, uno scambio continuo affrontato da tutti con grande entusiasmo ”

Whatever People Say I Am, That's What I'm Not è l’album di debutto più venduto della storia discografica britannica. Gli rendiamo omaggio stilando una nostra personalissima top ten dei migliori dischi (rock) d’esordio a partire dal 1986, anno di nascita del giovanissimo Alex Turner, cantante e leader degli Arctic Monkeys.

Jeff BuckleyGrace (Columbia, 1994)

Guns ‘n’ Roses Appetite For Distruction (Geffen Records,1987)

Pearl Jam Ten (Epic, 1991)

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Arctic Monkeys Whatever People Say I Am, That’s What I’m Not (Domino Records, 2006)

OasisDefinitely Maybe(Creation Records, 1994)

The White Stripes The White Stripes (Sympathy for the Record Industry, 1999)

Arcade FireFuneral (Merge Records, 2004)

The StrokesIs This It(RCA Records, 2001)

Pj Harvey Dry (Too Pure/Indigo, 1991)

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salutare, nel momento di rivederci eravamo tutti belli carichi e con una gran voglia di dare vita ad un nuovo album degli Arctic Monkeys”.

C’è una persona molto speciale, tra quelle coinvolte nella lavorazione di Humbug: Josh Homme. Ovvero il leader un tempo dei Kyuss poi dei Queens Of The Stone Age, pietre miliari del desert rock, nonché uomo-ovunque sempre pronto a scom-paginare le carte, a cambiare la formazione dei propri gruppi o ad infilarsi in quella di altri. A lungo tempo è stato nell’orga-nico degli Eagles Of Death Me-tal, ora sta ridando vita ai Them Crooked Vultures con una com-pagnia, come dire?, di un certo riguardo: Dave Grohl dei Foo Fighters (e, ovviamente, dei Nirvana) e John Paul Jones dei Led Zeppelin. Ecco, Josh è uno che si muove tra gente di questo tipo. E la gente in questione, lo venera. Alex: “Un anno prima di lavorare a quelli che erano i demo per Humbug lo avevamo incontrato e, accidenti, tutti quanti avevamo pensato ‘Quanto sarebbe figo avere lui come produttore!’. Sapevamo che lui produceva tutti i

“ Un anno prima di lavorare a quelli che erano i demo per Humbug avevamo incontrato Josh Homme e, accidenti, tutti quanti avevamo pensato ‘Quanto sa-rebbe figo avere lui come produttore! ”

suoi dischi, ma non sapevamo se accettasse di lavorare in conto terzi. Ci ab-biamo provato: a demo completati, glieli abbiamo spediti. Lui non solo ci ha risposto, ma ci ha anche detto di andare da lui, in America. Vive a Los Ange-les, stiamo stati anche a casa sua, ma la maggior parte del tempo ce l’ha fatta passare da un suo amico nel deserto, a Joshua Tree, al Rancho Dela Luna. Quelle settimane sono state assolutamente decisive nel definire quello che

poi è stato il sapore dell’album”. Continua Matt: “Come potreb-be essere altrimenti? Credo ci ricorderemo per sempre il viag-gio da Los Angeles a Joshua Tree. Due ore e mezza, con Josh alla guida che sceglieva i cd da mettere nell’autoradio e questo

panorama assolutamente fantastico, quasi irreale, che si sviluppava attorno a noi. Dire che non eravamo mai stati in posti come questo prima nella no-stra vita è dire poco”. “Già”, specifica Nick, “non avevamo mai registrato nulla fuori dall’Inghilterra. Magari c’era anche un po’ di timore in noi, per quanto inconscio. Invece è andato tutto benissimo. L’idea iniziale su questa permanenza da Josh non aveva molte pretese, ma ci siamo trovati così bene

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qua da noi, a Milano, terranno la stessa scaletta degli show delle ulti-me settimane, sarà tutto chiaro fin dall’inizio, fin dalla prima traccia in scaletta, Dance Little Liar, che ad un certo punto contiene perfino echi di Metallica. Non che i Monkeys abbiano snaturato il loro suono; lo hanno semplicemente reso più adulto, più maturo, più consapevole, più vissuto, uscendo dal seminato della indie-band-inglese-rivelazione, che può essere buono per un album o due ma poi ti condanna, con cer-tezza quasi assoluta, all’anonimato e infine alla dissoluzione. Non sarà questo il caso Alex Turner e compagni, grazie anche alla potenza dei loro spettacoli dal vivo. Senza tanti fronzoli o scenografie pazzesche, ma con un’intensità e un’essenzialità che non fa prigionieri (non a caso, nel 2009 il prestigiosissimo Q Awards distribuito dalla rivista Q alla voce

“best live band” è andato a loro). “Eh sì, ora per molto tempo saremo in tour…”, sospira proprio Alex. “Ma a me piace un sacco!”, interviene Matt, “Anche per me è una figata” chiosa Nick. Inquadra meglio il di-scorso Matt: “Stare in studio e andare in tour sono situazioni entrambe con lati positivi e lati negativi. Fortunatamente, continuiamo a divertirci sia in un caso che nell’altro. Il segreto probabilmente è trovare il giusto equilibrio tra queste due fasi. Crediamo sia stato saggio aver diradato i ritmi tra il secondo e il terzo disco, mentre tra l’esordio e il secondo lp avevamo fatto tutto così in fretta, era una giostra che non si fermava mai. Abbiamo imparato che per mettere bene a fuoco le idee prendersi un po’ di tempo è forse non necessario, ma di sicuro utile”. “Già”, entra nella frase Alex, “probabilmente anche per l’album successivo faremo così, ci prenderemo un po’ di tempo per riflettere e ricaricare le idee”. “Oppure”, lo interrompe ridendo Matt, “siamo andati così bene con Humbug e con le sue modalità di produzione che abbiamo già accumu-lato le energie mentali necessarie per incidere di corsa e senza soluzione di continuità un quarto album. Ora come ora ti direi quasi che le cose stanno davvero così, da quanto bene ci sentiamo”.

livestyle/ ARCtiC MONKeys

”“E’ stato saggio aver diradato i ritmi tra il secondo e il terzo disco. Abbiamo imparato che, per mettere bene a fuoco le idee, prendersi un po’ di tempo è forse non necessario, ma di sicuro utile

(e siamo stati trattati così bene) che fin da subito abbiamo capito che la direzione da dare all’album era quella formatasi nei giorni di Joshua Tree”. Alex: “La session spesa con Josh alla fine ha figliato una decina di canzoni piuttosto ben definite. Ma c’era ancora lavoro da fare. Io sentivo l’esigenza di scrivere almeno un altro paio di canzoni, per vedere l’effetto che avrebbero fatto inserite nella tracklist, e noi tutti volevamo completare il lavoro con James Ford, che è il nostro uomo di fiducia quando si tratta di definire la produzione. Anche se è super-impegnato siamo riusciti a trovare un buco nella sua agenda e ci siamo incontrati a Brooklyn. Non eravavamo in cerca di suggestioni new-yorkesi, dopo aver assaporato quelle californiane: era semplicemente il posto più comodo per lui”. “Sulla carta”, prosegue Matt, “poteva essere un rischio. Poteva infatti esserci troppa discontinuità tra il lavoro fatto con Homme sotto il sole del deserto e quanto avremmo fatto con Ford a Brooklyn. Questo sulla carta. Ma nei fatti noi tutti sapevamo che la traccia lasciata dai giorni di lavoro a Joshua Tree era su di noi così forte e importante che si trattava solo di definire alcune cose con James, che ha sempre rispettato il nostro tocco e si è sempre messo al nostro servizio. Poi, beh, a garanzia ulteriore bisogna dire che l’ingegnere del suono è stato il buon Alain Johannes in entrambe le sessioni”.

E’ vero, quello che ci stanno raccontando. Lo si capisce vedendoli dal vivo. La band ha incorporato nel dna un corredo genetico molto più vicino al rock. Se anche passando

Scimmie ontour10 le date dei Monkeys a gennaio 2009

63 i gigs tra l’uscita di Humbug e la fine del 2009 02/07/09 il primo concerto del tour, all’Open’er Festival di Gydnia, Polonia

12 le date già fissate per l’inizio del 2010

10/02/10 l’ultimo live (a Düsseldorf, Germania) prima di una meritata pausa

11 le esibizioni in Inghilterra

2 i concerti alla Wembley Arena di Londra

30 i concerti in Nord America (Usa+Canada)

4 i continenti toccati dal tour: Europa, America, Asia, Oceania

15 i festival a cui hanno partecipato gli Arctic Monkeys

I dati sono aggiornati al 20 novembre 2009

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38 comingsoon/ febbraio

alice in chains02/12 Milano

alessandra amoroso7/02 Palermo8/02 Trapani9/02 Catania12/02 Pordenone13/02 Bussolengo (VR)18/02 Bergamo19/02 Brescia20/02 Milano25/02 Brindisi26/02 Matera28/02 Andria (BA)

brett anderson3/02 Milano

emiliana Torrini12/02 Milano13/02 Scandiano (RE)14/02 Roma

eros ramazzotti23/02 Bolzano

elio e le storie Tese01/02 Verona03/02 Savona05/02 Carpi (MO)06/02 Copparo (FE)08/02 Cesena 10/02 Bologna11/02 Firenze15/02 Civitanova Marche (MC)16/02 Jesi (AN)20/02 Gallarate (VA)

J-ax25/02 Torino

Joss stone6/02 Padova7/02 Roma8/02 Milano

Kasabian18/02 Milano19/02 Bologna20/02 Roncade (TV)

morgan13/02 Ferrara

neffa6/02 Brescia10/02 Milano12/02 Biella13/02 Sestri Levante (GE)23/02 Salerno24/02 Roma26/02 Ancona27/02 Ripamolisani (CB)

niccolò fabi 05/02 Gattatico (RE)13/02 Belluno19/02 Fasano (BR)

roberto Vecchioni20/02 Firenze22/02 Roma25/02 Lamezia Terme (CZ) 26/02 Marsala (TP)

The swell season05/02 Ferrara 06/02 Roma 07/02 Milano

Vasco rossi5/02 Milano6/12 Milano10/02 Milano11/02 Milano15/02 Milano16/02 Milano20/02 Milano21/02 Milano

White Lies17/02 Milano18/02 Roma

Dave Matthews Band

Carmen Consoli

22/02 Milano 23/02 Roma 25/02 Padova

Per tutte le date: www.otrlive.it

hiariamo subito un concetto fondamentale: stiamo parlando di una band che negli ultimi 15 anni è stata tra le più importanti negli States e che in gran parte dell’Europa gode di un ottimo seguito. In quella “gran parte”, purtroppo, non

ci siamo. Eppure uno zoccolo durissimo di estimatori esiste anche da noi. Tanto che in un passato molto recente il fan club ufficiale italico ha raccolto (petizione online) oltre 5mila firme per convincere un qualche promoter nostrano a portare la DMB in Italia. Il fatto è accaduto. Lo scorso luglio a Lucca, nella splendida cornice di Piazza Napoleone, Dave Matthews e soci si sono esibiti davanti a oltre 8mila persone (vi immaginate la gio-ia dell’incredulo promoter?). Durata del concerto: 3 ore e 40. Avete mai visto un concerto di quella durata? Difficile. Il punto è che un live della DMB è un’esperienza irripetibile, ma non solo per la durata. La qualità dei musicisti è qualcosa di assolutamente mai visto in ambito di popular music e le canzoni di Dave Matthews sono degne di quelli che comu-nemente conosciamo come “i migliori compositori del mondo”. Del resto, non è un caso che negli Usa riempiano gli stadi e nel 2003 abbiano radunato 200.000 persone a Central Park. Ma queste sono cose dell’altro mondo. Noi ci accontentiamo di poter finalmente accogliere la DMB in un tour italiano. Tre date. E chi l’avrebbe mai detto?

opo aver ascoltato le canzoni dell’ultimo, bellissimo disco della Can-tantessa (Elettra, recensione a pagina 48-49), era lecito aspettarsi un tour teatrale. Che infatti arriva puntuale a febbraio. Ma l’artista siciliana non

si è fermata qui. Ha deciso di sorprendere tutti e ai teatri aggiungerà i club, che la vedranno protagonista di uno spettacolo totalmente diverso. Proprio così, Carmen Consoli sarà impegnata in due tournèe che viaggeranno in parallelo e attraverse-ranno l’Italia da cima a fondo.Per la versione teatrale, ribattezzata “Elettra” proprio come il nuovo album, Car-men riproporrà dal vivo i suoni acustici e le atmosfere del nuovo album, salendo sul palco affiancata da archi e percussioni, oltre che dagli strumenti standard (chi-tarre, basso, batteria). Il tutto amalgato da precise scelte scenografiche, con tanto di costumi. Il club tour “Ventunodieciduemilatrenta” proporrà invece una versione inedita dell’artista siciliana che, accompagnata da una band completamente diver-sa, darà vita ad una serie di concerti elettronici (!) studiati per offrire uno spazio nuovo agli elementi più sperimentali della musica di Carmen. Ciliegina sulla torta, la Cantantessa per questa tournèe suonerà il basso.Carmen ci stupisce da anni, ma questo è davvero un progetto sorprendente, oltre che molto coraggioso. Non ci resta che scegliere quale delle due versioni gustarci. Entrambe? Ci può stare.

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40 rock 'n' fashion

A cura di Elena Manferdini

Stylist: Chiara Allievi Foto: Ago Panini

La musica di Giuliano Palma e i Bluebeaters trascende la dimensione temporale, la divora. Il presente è passato, il passato è presente e il futuro può continuare a bussare alla porta, prima o poi qualcuno gli aprirà. Non c’è fretta. Ieri e Oggi si stanno scambiando un segno di pace e non è il caso di esporsi a spiacevoli irruzioni.

Che poi, come facciamo a sapere cosa e come sia il futuro? Come possiamo essere certi che sia davvero lui?

Combo è il passato che ringiovanisce, un lifting naturale, senza plastica, bisturi, liquidi strani. Ska, rock steady, northern soul, reggae, soul, rhythm ‘n blues si guardano allo specchio e riconoscono il vigore che ne ha caratterizzato il profilo durante gli anni d’oro. E come d’incanto, ci sono pure nuovi tratti, inediti, che ne cristallizzano la bellezza.

Perché ci disperiamo alla ricerca del futuro?Non dovremmo affannarci per modellare il presente a nostra immagine e somiglianza?

Giuliano Palma ha un cuore grande così. E’ li dentro che passato e presente si riconoscono e si abbracciano come vecchi amici. E’ li dentro che musica ed emozioni generano vortici spazio-temporali. Delle cui cause siamo all’oscuro. Ma di cui conosciamo benissimo i risultati. E’ li che è nato Combo, ultimo atto d’amore firmato “The King”.

Il curioso caso di Giuliano Palma

Combo, il nuovo album di Giuliano Palma & The Blueabeaters è uscito il 6 novembre per l’eticchetta v2 records / universal. La band è in tour, per tutte le date: www.myspace.com/thebluebeaters

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41os

Camicia: MADE IN ITALY 2.0 di ITALIA INDIPENDENT Cravatta: MARC JACOBS

Occhiali: PERSOL

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42 rock 'n' fashion

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Occhiali: PERSOLVestito: COSTUME NATIONAL

Scarpe: DR MARTEN'S

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44 rock 'n' fashion

Jump suit - vintage Zandra RhodesDress & cape by BuRBeRRy

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Camicia e pantalone: MADE IN ITALY 2.0 di ITALIA INDIPENDENTCravatta: MARC JACOBS

Pcchiali: PERSOLscarpe: DR MARTEN'S

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46 rock 'n' fashion

1. 21,50 € - Basco rosso con fiocco - 2. 550,00 € - Piumino nero lucido con inserti in denim - 3. 12,90 € - Body grigio in cotone con pois bianchi - 4. 322,90 € - Cintura in pelle con fibbia bombata - 5. 42,00 € - Pochette rossa con rosa applicata - 6. 68,00 € - Leggings nero effetto lucido in biestensibile - 7. 129,00 € - Ballerine rosse glitter - 8. 115,00 € - Pull girocollo con maniche a pipistrello a maglia traforata

Siamo ragazze di oggi

1. Accessorize

6. Denny rose

3. Tezenis

8. Quiksilver

7. PreTTy BAllerinAs

2. Miss sixTy

5. cAMoMillA

4. FrAnkie Morello

incontrare nuova genteprovare nuove emozioni

e stare amici di tutti

... dentro i cinema vuoti

nella notte piu' scurae camminiamo da soli

seduti in qualche bar

noi non ci fermeremo non ci stancheremo di cercare

una terra promessaun mondo diverso

il nostro cammino

dove crescere i nostri pensieri

... pensiamo sempre all'America

troppo lontanoguardiamo lontano

viaggiare e' la nostra passione

' Terra Promessa'” 1985 by Eros Ramazzotti

A cura di Eileen Casieri e Marianna Maino

anche se il domanici fa un po' paura

finche' qualcosa cambiera'finche' nessuno ci dara'

anime nella citta'...

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48 what'snew/ musica

arà forse perché sono un fenomeno Uk, ma io questi 15 anni degli Snow Patrol li sento poco. Vero, ci sono 5 album all’atti-

vo. Ma è anche vero che fino a Final Straw (2003) se li filavano davvero in pochi. Forse il motivo è che la personalità della band è tuttora in fase di definizione, come dimostra l’ultimo A Hundred Million Suns, recensito (bene) in queste pagine un

anno esatto fa. Ora, non c’è niente di davvero as-surdo nell’optare per una raccolta dopo 15 anni di carriera e 5 album. E ci sta infilarci la simpatica cover di Crazy In Love di Beyoncè. O le azzeccate versioni live di Run e Chasing Cars. O il divertente nuovo singolo Just Say Yes (e un altro paio). Ma erano davvero necessari due cd?

ulian Plenti è il nome del progetto solista di Paul Banks, frontman degli Interpol. Non si aspettino i fan della band newyor-

kese una semplice variazione sul genere, masche-rata da scappatella artistica del leader, come spes-so accade in questi casi. Skyscraper è un progetto nel vero senso della parola e gli undici brani che lo compongono ne sono la dimostrazione. Dello stile

degli Interpol non c’è traccia, eccetto che in qual-che passaggio e, ovviamente, nel timbro vocale di Paul, sempre teso all’esplorazione di lontani orizzonti musicali. In definitiva, è un disco pie-no di spunti interessanti, certamente coraggioso, perché manca un filo conduttore e l’ascolto non è certo dei più facili.

S

J

Julian Plenti

Snow Patrol

Julian Plenti Is… SkyscraperMatador

Up To NowFiction Records

DI GIorGIo rossInI

DI MArCo rIGAMonTI

i fronte a un disco di Bob Dylan è impossibile resta-

re indifferenti. E stavolta rie-sce difficile persino fare una critica imparziale: l’ascolto di Christmas In The Heart in-tenerisce anche il cuore più duro e le orecchie più sofisti-cate. Il Natale cantato da Mr Zimmerman ha un sapore talmente particolare che non sembra nemmeno di esse-re immersi nell’era attuale. Quell’inconfondibile voce nasale non disturba la leg-gerezza di certi classici, anzi l’amplifica. I campanellini e i piccoli cori femminili di The First Noel o di The Herald Angel Sing e le fisarmoniche cajun di Must Be Santa creano una commistione suggesti-

va con la vocalità arricchita e invecchiata del Profeta di Duluth. In questo disco, che non nasconde un gradevole sapore “vintage”, c’è il Dy-lan ebreo che si perde e poi si ritrova cristiano, il Dylan che non è mai rimasto anco-rato ad un’unica concezione della vita. E’ un disco felice e senza pretese di grandezza, accarezzato da pennellate country, folk e rockabilly. Importante sapere che le ro-yalties internazionali saran-no devolute al Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite, per fornire 500 mila pasti a bambini dei paesi in via di sviluppo e 15 mila pasti a senzatetto in Gran Bretagna durante le fe-stività natalizie.

D

Bob DylanChristmas In The Heart Columbia Records

DI roberTA MAIorAno

scoltando Heart mi è venuto in mente il Dolce Stil Novo. Di quella fonda-mentale corrente poetica (tredicesimo secolo, Dante e Cavalcanti gli au-tori più influenti) si ricorda in particolare l’approccio stilistico, che faceva

della metafora e del simbolismo i suoi elementi fondamentali. L’uso di un linguag-gio raffinato, nobile, serviva per stabilire un contatto con la dimensione spirituale, con Dio, spesso attraverso una donna dalle sembianze angeliche, come Beatrice nella Divina Commedia. Bene, lasciatemi dire che Elisa interpreta in chiave post-moderna l’estetica stilnovista. Perché Heart è pervaso da una tensione altamente simbolica, lo spirito umano è naturale interlocutore e allo stesso tempo approdo. Non c’è una donna come tramite, c’è la musica, anch’essa angelica, con tutta la sua carica emo-tiva a stabilire il contatto, non con Dio ma con la dimensione ideale dell’uomo. Che sia il rock di Your Manifesto, il canto potente del duetto con Giuliano Sangiorgi (Ti vorrei sollevare) o la magia di Forgiveness (featuring Antony Hegarty), il risultato è sempre lo stesso. Dolcemente influenzata dalla gravidanza, mamma Toffoli sembra aver trovato il modo giusto per dare sfogo alla sua urgenza espressiva. Volendo muovere un’unica piccolissima critica, all’artista più che all’album, Heart è un tantino autoreferenziale. Da quando la conosciamo, ovvero dal 1997 (quan-do sono usciti i singoli Sleeping In Your Hand e Labyrinth, estratti da Pipe&Flowers ), non ha trovato grandi alternative da un punto di vista puramente compositivo. Ma tant’è, con una voce così in Paradiso ci sia arriva lo stesso.

A

ElisaHeartSugar

DI DAnIele sAloMone

vinci il cd dei Julian Plenti!Invia una mail a:

[email protected] oggetto “Julian Plenti“

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49os

l cerchio è chiuso. Con questo non s’intende che Elettra abbia esaurito le potenzialità della can-tantessa, anzi. Semplicemente Carmen ha con-

fermato la scelta, che già era apparsa evidente in Eva contro Eva (2006), di lasciarsi alle spalle i canoni del pop, peraltro mai completamente abbracciati, per sposare un cantautorato che andrebbe definito letterario, tanti sono gli spunti che accomunano il nuovo progetto discogra-fico a un’opera letteraria. Elettra è un personaggio della mitologia greca, matricida figlia di Agamennone e Cli-tennestra: nella sua vicenda ci sono molti degli elemen-ti che caratterizzano le storie narrate dalle 10 canzoni dell’album. Carmen ci racconta dell’amore nelle sue più tragiche manifestazioni: personaggi grotteschi lottano tra incesto, abuso, prostituzione, omertà e violenza. “E’ forse una remota speranza la felicità?” si chiede l’artista siciliana nel singolo Non molto lontano da qui. Ci ponia-mo questa domanda da secoli. Forse non ne verremo mai a capo, ma opere raffinate come Elettra ci offrono lo spunto per andare un po’ più a fondo.

orah cambia pelle. E ci vuole un bel coraggio considerando che ha venduto 37 milioni di dischi con soli 3 album. Complice una band

tutta nuova, pescata direttamente dalla inesauribile fu-cina della celebre etichetta jazz Blue Note (sua label di sempre) la trentenne texana si rimette in gioco. Con The Fall sperimenta suoni nuovi, ricchi di effetti e riverberi, e per la prima volta consente alla chitarra di prevalere sul piano. Il tentativo è quello di scrollarsi di dosso (ma non del tutto, ci mancherebbe… ) l’immagine di cantan-te “country”. Norah, come sempre, firma tutti i brani e ci delizia con la sua voce mentre si alterna abilmente tra piano e chitarra. E’ disarmante la disinvoltura con cui passa da brani come Chasing Pirates, divertente pezzo d’apertura il cui ritornello (decisamente orecchiabile) è accompagnato dal ritmo sincopato di un Wurlitzer, al rock di It’s gonna be, per poi ripiegare su sonorità jazzy più familiari con Back To Manhattan e December. Chiude il disco, e il cerchio, Man Of The Hour, un irresistibile honky tonk anni ’60.

I

N

Norah Jones

The FallBlue Note Records

DI Tommaso PeranDIn

Carmen Consoli

ElettraUniversal

DI GIannI olfenI

ome celebrare al meglio vent’anni di car-riera e di successi? La risposta degli Elio e le Storie Tese si chiama Gattini, doppio cd

dal titolo volutamente ironico che ripercorre la storia della band milanese dal 1989 ad oggi. Non è la clas-sica antologia di successi per due ragioni. La prima è che un doppio cd non sarebbe bastato a racchiudere il meglio di questi vent’anni, tanto che classici come Supergiovane o Tapparella (solo per citarne alcuni) non fanno parte della tracklist. E poi le canzoni sono

state re-incise e ulteriormente impreziosite dall’ac-compagnamento orchestrale della Filarmonica Ar-turo Toscanini. Anche gli ospiti già presenti nelle versioni originali (tra cui Enrico Ruggeri e Riccardo Fogli) non hanno fatto mancare il proprio apporto. La chicca è rappresentata dall’inedito Storia di un bellimbusto che già da qualche settimana imperversa nelle radio nazionali. Non c’è che dire: Elio e le Storie Tese non sono banali nemmeno quando pubblicano un greatest hits. Questione di stile.

i sono voluti vent’anni per appianare la guerra fratricida all’interno degli Spandau Ballet e permettere una reunion attesa da

migliaia di fan. Sarà che oggi sono tutti più maturi, come si evince dall’ascolto dell’album che, non pre-visto all’inizio, accompagna questo ritorno. Scartata (per fortuna) l’idea dell’ennesima raccolta, ecco un paio di inediti a impreziosire un bel po’ di hit rima-neggiate con un piacevole mood acustico e, a tratti, jazzy. Spogliati degli arrangiamenti 80’s, i pezzi si appoggiano soprattutto sulla voce di Tony Hadley,

sempre più piena e a suo modo classica, che ne en-fatizza prepotentemente la carica melodica. L’uni-co pezzo a perderci davvero nel confronto con gli originali è Through The Barricades anche perché, già semiacustica, un suo rifacimento aveva poco senso. Decisamente d’impatto e quel tantino ruffiano il sin-golo inedito che dà il titolo all’album: una ballato-na pronta per gli accendini (o i cellulari come si usa oggi) dei tanti che affolleranno i concerti della pros-sima primavera.

C

C

Elio e le Storie Tese Gattini Sony Music

DI GIorGIo rossInI

RihannaRated R Def Jam

DI marCo rIGamonTI

Spandau Ballet Once MoreUniversal

DI massImo lonGonI

na Rihanna così non te l’aspetti. L’hai sco-perta con un pezzo solare come Pon De Replay, poi ha cantato cose tipo Umbrel-

la e Don’t Stop The Music e adesso la ritrovi dura e violenta con un album che consiglia l’ascolto ad un pubblico adulto e un singolo (Russian Roulette) che finisce con un inequivocabile “bang”. Facile collega-re il tutto a quanto accaduto con il suo ex-boyfriend Chris Brown (che ha combinato gli stessi casini del suo omonimo Bobby con Whitney Houston), chi non sarebbe condizionato da certi fatti. Al di là di questo,

la ragazza sta crescendo. La scelta di non ripercor-rere per filo e per segno una strada già battuta è da lodare, anche se è per una come lei è più facile: ver-rà comunque ascoltata. Viene difficile pronunciare la parola pop quando c’è un pezzo (prodotto da un ispirato Justin) che dura oltre 6 minuti. O quando spuntano delle chitarre distorte qua e là (in Rockstar 101 le suona Slash) a sporcare e contaminare. Questa volta balleremo solo Rude Boy. Ma da oggi non sarà più automatico sghignazzare quando la definiranno artista.

U

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50 what'snew/ cinema a cura di Nick

Usa , commedia 2009

Con Simon Helberg, Richard Kind, Adam Arkin, George Wyne

Di Joel Coen, Ethan Coen

uomo che non c’era è tornato e, nell’ultimo film dei fratelli Coen, veste i panni di A Se-

rious Man: Larry, un mite professore di fi-sica del Minnesota, che abita le geometrie troppo perfette della provincia americana degli anni '60. Larry è un regolare e ha una moglie insoddisfatta, due figli sca-pestrati e un rapporto di fedeltà distratta con l’ebraismo. Qualcosa però innesca una frana e, da quel momento, la fine ha inizio. È inevitabile mettere a confronto Larry con Ed Crane di L’uomo che non c’era.

Entrambi sono dei Mr. Nobody, destinati a soccombere sotto il peso di “un disegno” che sembra venire dalle alte sfere. Il paca-to tono noir del capolavoro del 2001, qui si fa più aspro, per certi versi apocalittico, dal momento in cui il protagonista, pron-to a subire tutto ciò che gli capita, vuole al tempo stesso sapere il perché. L’occhio dei Coen è caustico, ma qui lo sguardo su una religione che, oltre a non dare risposte, si rende ridicola, lascia in bocca un retrogu-sto amaro. E se la storia di quest’uomo se-rio ha comunque il tono irriverente che ca-

ratterizza il lavoro dei due autori, rimane la sensazione di aver visto una commedia nera come la pece.

Perchè vederlo?Perché i Coen (ormai maestri consacrati) fanno un cinema inattaccabile, divertente e pensante: qui guardano alle proprie ori-gini (la loro religione, la loro città natale), regalandoci l’ennesimo esilarante e impie-toso teorema sul vuoto.

A Serious Man

E’ in edicola nick dicembre !L'

Il detective più celebre di tutti i tempi, creato dall’elegante penna di Sir Arthur Conan Doyle, viene sottoposto alla cura Guy Ritchie: si trasforma in icona pop, abbandona la radicale buona creanza in favore di una più accentuata propensio-ne all’azione (boxe e arti marziali), can-cella il suo amore per vizi poco legali - la cocaina e l’oppio - per la digestione del grande pubblico di massa, e scambia la propria sottile ironia con un umorismo più tranciante. Si parla già di sequel.

Perchè vederlo?Per vedere il nuovo Sherlock Holmes, mito rifondato e adattato al cinema con-temporaneo: supereroe bohemien autoi-ronico, uomo di scienza, certo, ma anche d’azione e alle prese con personaggi in bilico sul fantasy.

Sherlock Holmes

Gb, Aus, Usa, azione 2009Con Robert Downey Jr., Jude Law, Rachel McAdamsDi Guy Ritchie

critica

pubblico

critica

pubblico

critica

pubblico

critica

pubblico

Jennifer, dopo aver assistito con l’ami-ca Needy a un concerto di musica rock, decide di seguire i membri della band all’interno del loro furgone. Qui scopre che si tratta di un gruppo di satanisti, i quali la iniziano ai loro rituali. Da quel momento, viene posseduta da un de-mone misterioso e inizia a nutrirsi dei ragazzi di una cittadina del Minnesota. Needy, disperata per le sorti dell’amica, deve liberare la comunità dal demonio, ma per farlo è chiamata a uccidere Jenni-fer e la rockband.

Perchè vederlo?Spaccato di vita giovanile che utilizza toni lievi e qualche risata per trattare ar-gomenti sociali di drammatica attualità. Nunziante mette dentro tutto: pregiudi-zi territoriali, mondo dello star system e una (in)evitabile iniezione d’amore.

Jennifer’s Body

Usa , horror 2009Con Megan Fox, Amanda Seyfried, Johnny Simmons, Adam BrodyDi Karyn Kusama

Il marine Sam Cahill viene mandato in Afghanisthan e qui dato per disperso. Dopo la sua scomparsa il fratello Tom-my, considerato la pecora nera della famiglia, decide di prendersi cura delle sue due figlie e della moglie Grace, con la quale fino a prima era in pessimi rap-porti. Quando fra Tommy e Grace inizia a nascere l’amore arriva una telefonata di Sam: non è morto e sta tornando a casa. Visibilmente traumatizzato dall’espe-rienza della guerra Sam deve affrontare il fratello.

Perchè vederlo?Sceneggiato da David Benioff (La 25ª ora), è un remake della pellicola della regista danese Susanne Bier (Non deside-rare la donna d’altri, 2004). Gli U2 hanno scritto appositamente per il film la can-zone White as Snow.

Brothers

Usa, drammatico 2009Con Natalie Portman, Tobey Maguire, Jake Gyllenhaal, Taylor GeareDi Jim Sheridan

La vita è dura per il postino Eric. De-motivato al lavoro, single, con due fi-gli a carico che non lo rispettano e una grande passione: il calcio. Per prendersi cura della nipotina, Eric vede una volta al giorno Lily, la prima moglie, l’unica donna che ha amato e che adesso lo tie-ne a distanza. Disperato, invoca il suo idolo, il calciatore-filosofo del Manche-ster United, Eric Cantona. Che, come per magia, si materializza e comincia a dispensargli le sue perle di saggezza.

Perchè vederlo?La prima commedia di Ken Loach (73 anni), coerente con i suoi temi, è un pic-colo capolavoro sull’amicizia e sul valo-re dei sogni. Il vero Cantona (che fa la parodia di se stesso) porta la speranza, il gruppo dei postini porta autentiche risate.

Il mio amico Eric

Gb, commedia 2009Con Steve Evets, Eric CantonaDi Ken Loach

critica

pubblico

SHERLOCK HOLMES AVATAR JENNIFER�S BODYINVICTUS

JOEL E ETHAN

COEN RICHARD

GEREMALIN

AKERMAN

DIECI COME GLI ANNI CHE SCORRONO IN QUESTO NUMERO SPECIALE. UN VIAGGIO DAL ���� A OGGI ATTRAVERSO I FILM, I FATTI E LE IDEE CHE HANNO CAMBIATO IL MONDO. IN COPERTINA, MISTER ����: GEORGE CLOONEY

�� 2009

Page 51: Onstage -dicembre

in collaborazione con con il patrocinio di

Reporter o paparazzi? Quel che conta è il risultato. Se tra i soggetti dei tuoi scatti estivi ci sono delfini, cetacei,tartarughe marine, o anche semplicemente mare e spiaggedeturpate, puoi partecipare al concorso.Vai su www.lastampa.it/chilavvisto, registra i tuoi dati,scegli la traccia e carica la foto con data, ora e luogo di avvistamento.

In palio:1 Ecocamp CTS a Caprera per 2 persone per l’estate 20101 Nikon Reflex D50006 fotocamere Nikon Coolpix S10 Binoculars Nikon

Hai tempo fino al 15 ottobre.

Foto di un delfino comune (Delphinus delphis) scattata l'1 luglio 2008 nel Parco Marino di Alonissos in Grecia . Autore Andrea Galli, vincitore dell'edizione 2008 di "Chi l'avvisto?".

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52 a cura di Andrea Berettawhat'snew/ games

Dopo il successo planetario della serie Guitar Hero, Activision lancia un altro brand, dedicato dal mon-do del djing e del mixing. Il prodotto è stato pensato e realizzato per dare a tutti facile accesso ad un’arte mistica e sensazionale, qual è quella del dj. La pe-riferica, tramite cui farete ballare orde scatenate di fan digitali, è ben congegnata. I comandi, costituiti da un giradischi affiancato ad un mixer, sono una riproduzione miniaturizzata di una console, così da rendere l’ esperienza ancor più realistica. Con il vo-stro mini-turntable vi potrete cimentare in frenetici scratch, mentre il mixer servirà sia per la scelta di campioni vocali, da utilizzare in momenti specifi-ci, che per la selezione del canale audio attraverso il crossfader: una levetta che si muove orizzontalmen-te a destra e a sinistra. L’aspetto che più colpisce

ed incuriosisce, è la selezione musicale. Sono infatti presenti ben 93 tracce diverse, realizzate attraverso l’unione di generi del tutto differenti tra loro. I mix presenti sono tutti di alta qualità e spaziano notevol-mente: si passa da remix dei Queen e Marvin Gaye ai Daft Punk, Eminem, 50 Cent, Jay-Z e moltissimi altri. Chiunque troverà ciò che cerca all’ interno del-la Dj bag di questo incredibile titolo. Tuttavia non poteva essere tutto rose e fiori, giusto? Tra i difetti purtroppo bisogna annoverare un bilanciamento pessimo del livello di difficoltà. Inoltre il comparto on-line risulta limitato ed essenziale. Nonostante queste pecche, Dj Hero saprà davvero soddisfare sia in termini di gameplay che musicali. Ecco un altro successo targato Activision: be a Dj, be a Hero.

DJ Hero

(Xbox 360/Ps3/Wii/Ps2) Genere: rhytm Game

Ezio Auditore, è il nuovo assassino di cui ripercorreremo le gesta, lungo un vasto arco narrativo che va dalla gioventù alla maturità. Tra le vie di una Firenze in pie-no fiorire rinascimentale, per la precisio-ne nell’Anno Domini 1476, incontrere-mo numerosi personaggi, storici come Leonardo da Vinci, o i membri della nobile famiglia Auditore, che presto, ahimè, farà una brutta fine, facendo di Ezio l’unico erede. Mosso da un feroce desiderio di vendetta, il nostro si mette sulle tracce dei congiurati, determinato a spezzare una ad una le loro vite. Ci tro-veremo, quindi, ad affrontare una lunga catena di missioni, che si susseguiranno in un arco narrativo ben sviluppato, tra-mite lunghe cut scene. Queste provve-deranno a scavare a fondo nella vicenda di Ezio, incastonando le sue avventure in un contesto fanta-storico, costruito in-torno ad una moltitudine di carismatici

personaggi comprimari. Per quanto lo scopo di Ezio sia unico, la varietà delle missioni è notevole: la natura spiccata-mente narrativa del plot concede infatti ampie divagazioni relative a personag-gi, che avranno interesse nel sostenere la sua causa, nonché talvolta ad aiutarlo nei preparativi necessari per compiere i delitti più complessi. L’arsenale a dispo-sizione di Ezio è assai ampio: spade, ala-barde, mazze ed asce, lame nascoste, per uccidere in modo spettacolare e silenzio-so. Inoltre Auditore ha la possibilità di utilizzare una piccola pistola monocolpo creata appositamente dal genio di Leo-nardo. Il gameplay ed il comparto tecni-co sono molto convincenti, l’esperienza è completa ed assolutamente godibile. Con questo secondo capitolo la saga di Assassin’s Creed ha trovato la piena ma-turità.

Assassin’s Creed 2

(Xbox 360/Ps3) Genere: action-adventure

La morte del terrorista russo Zachaev ha lasciato vacante un trono, che non tarda ad essere occupato da un nuovo sangui-nario leader: Vladimir Makarov. E’ una persona senza scrupoli, senza bandiera, senza ideali. E’ un uomo crudele e per-fido che dobbiamo catturare, uccidere, impersonando, durante tutto l’arco del-la campagna, diversi soldati. La guerra infatti impazza in tutto il globo, uno scenario apocalittico e mai così vicino ci si para davanti agli occhi. Ora Ranger impegnati a difendere quel che resta del suolo americano, ora appartenenti alla Force 141, tenteremo di seguire le trac-ce lasciate dal folle terrorista. Correndo come matti su è giù per il globo, dalle Fa-velas al Kazakistan, tra una folle fuga in motoslitta al rafting in canotto, affronte-remo fasi concitate di guerriglia, perme-ate di tensione viva. Per quanto riguarda il gameplay, l’intelligenza artificiale dei

nostri nemici ha avuto un significativo upgrade, inoltre il respawn (generazio-ne automatica) è stato fortemente limita-to. Grazie a ciò sarà possibile avere un approccio ancor più tattico durante gli scontri a fuoco. Non pensate che que-sto renda tutto una passeggiata, Modern Warfare 2 è ancora in grado di strappa-re imprecazioni irripetibili anche al più santo dei giocatori. Affianco alla campa-gna, è stata introdotta un’altra modalità chiamata “operazioni speciali”, in grado di regalare anche qualche ambientazione inedita, giocabile in cooperativa. Affian-co ad essa vi è l’immancabile comparto online solido, divertente, infinito. Ore e ore di guerriglia sanguinaria vi aspetta-no: siete pronti all’ingaggio?

Call Of Duty: Modern Warfare 2

(Xbox 360/Ps3) Genere: sparatutto

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54 di Massimo Longonionstage chiama/ deejay

D

Radio Deejay scritta nel destino. Da ascoltatore ne è stato praticamen-te la mascotte, con oltre 300 premi fedeltà vinti, roba da Guinness. Poi a 22 anni è entrato nella grande famiglia per un “incidente” davvero particolare. Nicola Vitiello è una delle voci più amate della radio, so-prattutto da chi ascolta in orari “particolari”: dopo sei anni da padrone di casa del mattino presto, dal 2008 lui e Gianluca Vitiello (nessuna parentela ma una grandissima affinità) intrattengono il popolo dei not-tambuli con Dee Notte.

all'alba a notte fonda, la radio non ti fa dor-mire...Sì è vero. Devo dire che però ne vale la pena. Quelle che facciamo con Gianluca sono dav-

vero le due ore più felici della giornata: divertimento, risate, sfogo… Per noi è come se fosse il momento della ricreazione. Facciamo un passo indietro. Ci racconti come sei entra-to nel mondo di Deejay?Tutto nasce per una bestemmia del tizio che lavorava alle news di Radio Capital prima di me. Era il 1992, il notiziario all'epoca si registrava tre minuti prima del-la messa in onda. Lui dice una bestemmia e il fonico per errore la mette in onda. Risultato: licenziato. Que-sto succede un giovedì e il venerdì avevo il colloquio con Claudio Cecchetto: tre giorni dopo ero in onda. E dopo come è arrivata la possibilità di diventare de-ejay?Per due anni e mezzo mi sono occupato dei notiziari, ho anche preso il tesserino da giornalista pubblicista. Poi ho iniziato a scrivere i testi con Savino e Digei Angelo. Quando nel 1997 tutta la truppa è passata a Deejay mi sono trasferito anche io. Prima mi hanno fatto fare qual-cosa di domenica, in programmi che parlavano di calcio, argomento del quale non so nulla, e poi nel 2001 ho ini-ziato con 6 sveglio?, all'alba.

Quello è il programma con il quale il pubbli-co ti ha conosciuto e amato. Quanto ci sei legato?

Moltissimo. Al punto che, devo essere sincero, ci sono ri-masto malissimo quando mi è stato tolto. Ho fatto molta fatica a digerire la decisione di Linus, dopo sei anni… e gli ascolti erano molto buoni. Oggi capisco che è normale un certo avvicendamento, ma all'epoca ero infuriato al punto da aver messo in dubbio anche la mia permanenza in radio.

Invece poi tutto si è appianato...Sì, anche perché, come spesso accade, da un’esperienza negativa è nata un’opportunità.

Parli di Dee Notte?Non solo. Intanto ho conosciuto Gianluca. In quei mesi lui era a Deejay come stagista e mi è stato vicino. È nata prima una simpatia dovuta all'omonimia e poi una vera e propria intesa. Quando mi è stata offerta la trasmissio-ne della domenica pomeriggio, una maratona di sei ore di diretta, ho chiesto di essere affiancato da qualcuno e ho fatto il suo nome.

Dopo di che la coppia è continuata nel programma not-turno...Sì, Dee Notte è cominciato nel 2008 e l'anno scorso abbia-mo fatto una stagione grandiosa. Con Gianluca l'intesa è tale ormai che ci siamo trasformati nei “Vitiellos”. En-trambi ne guadagniamo e, oggi come oggi, tra il mattino e la notte non avrei dubbi a scegliere quest'ultima.

Il popolo della notte ti ha conquistato?Credo di fare il programma che tutti ci invidiano. An-

che se non è esattamente così, sembra che possiamo fare quello che vogliamo. E c'è una grande intimità con gli ascoltatori. Forse è anche per questo che, anche se ancora non me lo spiego, non riceviamo mai insulti! Ci vogliono bene e ci chiedono persino dei consigli: che noi ovvia-mente non siamo in grado di dare perché le nostre vite sono più devastate di quelle di chi ci chiede aiuto.

Quale pensi sia il vostro segreto?Forse la capacità di non trascendere mai. Grazie anche a Martina, la ragazza al centralino, siamo bravi ad aprire i cancelli solo alle persone che si vogliono raccontare in maniera sobria, così trattiamo sempre tutto con delicatez-za, anche più di quanto viene fatto in altre fasce orarie.

Al di fuori dalla radio che progetti hai?Sono molto pigro. Mi occupo solo delle cose che mi piac-ciono, come doppiaggi e speakeraggi. Se mi chiamano sono un treno, ma coltivare rapporti, frequentare le feste per conoscere gente, per me è come violentarmi. Adesso con Gianluca pensavamo a un modo di riproporre il for-mat della trasmissione in discoteca: la gente manderebbe messaggi su un maxi schermo e noi li commenteremmo in diretta, il tutto senza fermare la musica. Ma è un pro-getto per il futuro.

Mentre in radio hai qualche desiderio ancora da esau-dire?Se mi chiedi cosa vorrei fare a Deejay la mia risposta è: “Quello che sto facendo ora”.

G iornalista, conduttore, speaker, doppiatore e persino autore di cortometraggi. Nicola Vitiello è

un personaggio a dir poco poliedrico con un grande amore: Radio Deejay. Ascoltatore al limite del fanatismo, entra in radio nel 1992 diventandone di fatto una delle voci più longeve. Dal 2001 al 2007 conduce 6 sveglio?, programma che apre la giornata. Dal 2007 dà il via a Domenica Deejay, maratona pomeri-diana di sei ore, dove inizia a collaborare con Gianluca Vitiello. I due, con il nome “Vitiel-los” conducono insieme, dal 2008, Dee Notte. Nel 1999 Nicola è stato anche una Iena.

Forever and ever

aLta fedelta’

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Ons-Easy-Rider3-Blue_s.pdf 1 06.10.09 14:53

Page 56: Onstage -dicembre

10.06.2009 16:38 pm

Shopping! Dai vieni anke tu!!

Ci facciamo una pizza e andiamo tutti al cinema! ;-)

10.06.2009 16:37 pm

Hey ragazze, ke state facendo?

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