vdg dicembre 2015

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i Viaggi del Gusto VDG MAGAZINE I VIAGGI DEL GUSTO | ANNO 5 | N.54 | MENSILE | Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. C/RM/19/2011 | Germania Euro 10,90 | Belgio Euro 8,30 | Svizzera Canton Ticino Ch.Fr. 9,90 | Costa Azzurra Euro 11.90 DICEMBRE 2015 EURO 4,90 9 772039 887006 50054 Moda, cibo, artigianato: storie, luoghi e idee per uno shopping di Natale autenticamente italiano #regalamadeinitaly Viaggio nell’italia delle “3 b”: bello, buono e ben fatto itinerari A Carpi, la città delle griffe Marche, nel regno delle scarpe l’italia CHe merita Scervino, l’alfiere del fashion Fiasconaro, panettoni born in Sicily terre&tradiZioni Belluno, il distretto degli occhiali Guida alle pasticcerie storiche Salute&belleZZa Carne e tumori, tutta la verità Gasparotti: la mia chirurgia plastica aPPuntamenti La Roma che si apre al Giubileo I migliori eventi di dicembre VdG Magazine Seguiteci su

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i Viaggi del Gusto

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Moda, cibo, artigianato: storie, luoghi e idee per uno shopping di Natale autenticamente italiano

#regalamadeinitalyViaggio nell’italia delle “3 b”: bello, buono e ben fatto

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dicembre 2015 9

editorialedi Domenico marasco

[email protected]

Cari lettori, Un altro anno sta per andarsene. Un anno che - co-me tutti gli altri, del resto - ci ha dato sia ombre che luci. Qui a Milano, il 2015, sarà ricordato come l’an-no di Expo. L’anno delle polemiche infinite prima, durante e dopo l’evento. Quel che resta, alla fine di tutto, è un bilancio positivo (e indiscutibile) in termi-ni di visitatori, ma soprattutto di visibilità e di “ab-bellimento” della città sotto ogni aspetto. Sarebbe troppo facile oggi sottolineare, “noi l’avevamo det-to”. Non lo facciamo, invitando piuttosto i lettori ad andarsi a rivedere la copertina “expottimista” che abbiamo dedicato all’Esposizione Universale di Milano nel lontano agosto dell’anno scorso. Quello che sta per volgere al termine, sarà ricorda-to in Italia, anche come l’anno della (seppur leg-gera) risalita dopo la lunga, lunghissima congiun-tura. Le previsioni parlano persino di un 1% in più nei consumi interni che si andrà a registrare entro fine anno. Anche qui siamo stati facili profeti, in-vitando il Paese all’ottimismo della ragione, anche quando tutti - politici, stampa, analisti e specula-tori uniti nel coro delle cicale - cantavano il “de profundis”. Sia chiaro, la strada è ancora lunga, la luce è lontana, ma alcuni indicatori economi-ci lasciano presagire che molto verosimilmente il momento peggiore è passato. E lentamente, gradualmente, anche i nodi stanno venendo al pettine. Per i furbetti che infestano il nostro Paese sono tempi duri. La magistratura sta facendo il suo lavoro andando a colpire in manie-ra sempre più incisiva la corruzione, l’affarismo, le ruberie. E i tanti strumenti a disposizione del cosid-detto fact-checking fanno emergere ogni giorno di più le illiceità piccole e grandi. Di recente, a questo proposito, merita una sottoli-neatura doverosa il fatto che siano stati declassifi-cati alcuni “grandi” (?) oli industriali italiani, perché ritenuti non in possesso dei prerequisiti necessari a

potersi fregiare della denominazione di “extraver-gine d'oliva”. Ancora una volta e anche in questo caso possiamo affermare di “essere stati sul pez-zo”. Un’altra copertina di VdG, stavolta nel 2013, era stata dedicata infatti alle truffe dell’olio. Aveva-mo scritto a chiare lettere come vengono perpetra-te le frodi nel settore oleicolo, lanciando l’allarme su quelle aziende che, nonostante le apparenze e le etichette allusive, non hanno titolo a poter dichia-rare di produrre “olio a tutti gli effetti italiano”. Per quegli articoli, una notissima azienda di olio italia-no (ma oggi di proprietà straniera) ci ha querela-ti. La stessa azienda, manco a dirlo, oggi s’è vista declassificare dagli esperti i propri oli come “non extravergine di oliva”. Il tempo, dunque, si confer-ma galantuomo. Noi, comunque, fedeli al nostro credo, alla fine di quest’anno abbiamo voluto dedicare ancora una volta un numero al Made in Italy (quello vero) e ai suoi straordinari prodotti. L’invito che vogliamo lan-ciare infatti, in occasione del Natale 2015, è com-prate e regalate “prodotti autenticamente italiani”. Servirà a far ripartire le nostre imprese e anche a re-stituirci fiducia e speranza, in noi stessi e nel nostro futuro. Se avete dubbi in merito, leggete le prossi-me pagine. Troverete spunti, notizie e storie del me-glio delle eccellenze nazionali in ogni campo: cibo, artigianato, moda, oggetti per la persona. È il no-stro modo di fare gli auguri di buone feste all’Italia. Al mondo intero invece, funestato da notizie tragi-che alle quali è impossibile non pensare in queste ore, diciamo di andare avanti, malgrado tutto. Per-ché la vita deve sempre prevalere sulla morte. Buone feste, buona vita e buon viaggio del gusto a tutti

Un anno da ricordare Expo-boom, ripresa economica, frodi oleicole: avevamo previsto tutto

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sommariosommario dicembre 2015

panorama40 Il personaggio: Toni Scervino Quattro chiacchiere con il Ceo della maison

italiana che ha saputo conquistare la Russia

42 La città delle griffe: Carpi Molti dei nostri brand di moda hanno casa

qui in Emilia nel cuore del “distretto dei filati“ 48 Marche, la valle delle scarpe Andiamo a scoprire Fermo e Macerata, regno

delle italian shoes e paradiso dello shopping

54 Intervista a Marco Gasparotti Uno dei migliori chirurghi plastici al mondo ci spiega come districarci nella giungla dei lifting

58 Scienza&Vita: l'allarme carne Bistecche e rischio tumori: cosa c'è di vero? La parola a due scienziati, Pulina e Veronesi

62 I viaggi del gusto di... ... Antonino Cannavacciuolo, lo chef che ha

saputo coniugare i sapori del Nord e del Sud

inviaggio 66 Roma, verso la Porta Santa Tempo di Giubileo nella Capitale: mettiamoci

in cammino tra i tesori sacri e quelli... profani

74 In Trentino, nella Val di Sole Piste, terme, castelli e natura: se sognate una

vacanza sulla neve, eccovi una location ideale 80 Una città in 24 ore: Verona

Dieci tappe ideali per visitare al volo la città di Giulietta e coglierne tutta l'arte e la bellezza

86 Proposte week-end

104 Viaggi per tutte le tasche

106 Travel Quotidiano news

16 Almanacco di Barbanera

18 Appuntamenti

40

54

66

28 Cover storyEh sì, il Natale potrebbe essere l'occasione ideale per investire

sulle eccellenze che hanno reso grande il nostro Paese

alimentando il mito dello stile italiano nel mondo. Come? Con una scelta di shopping che non sia dettata solo da suggestioni

patriottiche e campanilistiche ma dall'opportunità di poter

puntare su prodotti di qualità e artigianalità senza eguali. Del resto, dalla manifattura di lusso

alla gastronomia di alta gamma, dagli oggetti per la persona agli

accessori di moda, la vetrina dell'Italia delle “3b” (bello,

buono e ben fatto) offre di tutto e di più. Noi abbiamo provato a

togliervi dall'imbarazzo della scelta, proponendovi una carrellata di suggerimenti arricchiti da storie, dati e

testimonianze su come e dove nascono le produzioni migliori e

più autenticamente tricolori

dicembre 201510

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sommariosommario dicembre 2015

cibo&territorio112 Tutto sulle ostriche Da dove vengono? A che cosa si accostano? Vizi e virtù del più desiderato tra gli antipasti

114 Paste, pasticciotti e pasticceri Saperi antichi, dolci squisiti e arte sopraffina: viaggio goloso tra i forni storici della Penisola

120 Natale al sapore... di mare Piatti di pesce anche a dicembre? Scopriamo

insieme cosa, come, perché e soprattutto dove

122 A ogni tavola il suo vino Solo bollicine per le feste? Diremmo proprio

di no. Consigli per bere bene e spendere poco

128 Le grappe del Monferrato Sono 170 gli anni festeggiati dalla Mazzetti d'Altavilla, distillatori in Piemonte dal 1846

130 Fatti e contraffatti, il panettone

132 Il buono a tavola

piaceri136 L'occhialeria di Belluno Trecento aziende, una storia antica: è veneto il distretto degli occhiali più famoso al mondo 138 Le mani raccontano Maurizio Talarico e le sue cravatte con la cucitura a x, simbolo di qualità e artigianalità 140 Libri

142 Piaceri da polso

144 Piaceri/gioielli

146 Trendy

148 Shopping

152 Le selezioni di VdG

122

Direttore ResponsabileDomenico Marasco

Direttore EditorialeSergio Luciano

Coordinatore di redazioneFrancesco Condoluci

Grafica e impaginazioneDaniel Addai

EditingGilda Ciaruffoli

Segreteria di redazioneMonia Manzoni - Tel. 02.8688641 [email protected]

Responsabile relazioni istituzionaliRoberto Patti

Responsabile relazioni esterneCavaliere Nicolino Narducci

Editore: Opera Italia SrlVia Pola, 15 20124 Milano

Sito web: www.vdgmagazine.it

Stampa: Tiber S.p.a. 25124 Brescia (Bs)

Distribuzione ItaliaSo.Di.P. S.p.A. Via Bettola 18 20092 Cinisello Balsamo (MI)

AbbonamentiOpera Italia Srl - Via Pola 15 - 20124 MilanoTel. 02.86886479 - fax [email protected] Servizio abbonati è in funzione dal lunedì al venerdì dalle 10,00 alle 12,30. L’abbonamento può avere inizio in qualsiasi periodo dell’anno. L’eventuale cambio di indirizzo è gratuito. Informare il Servizio abbonati almeno 20 giorni prima del trasferimento, allegando l’etichetta con la quale arriva la rivista.GARANZIA DI RISERVATEZZA PER GLI ABBONATI L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi dell’art. 7 del D. leg. 196/2003 scrivendo a:Opera Italia SrlSede legale: via Pola 15 - 20124 Milano Redazione: via Pola 15 - 20124 Milano tel. 02.8688641 - fax 02.89053290Registrazione Tribunale di Milano n. 92 del 10/02/2011

Per la vostra pubblicità: OPERA ITALIA Srl Via Pola 15 - 20124 MilanoTel. 02.8688641 - fax 02.89053290e-mail: [email protected]

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N.B. Ci riserviamo il diritto di accettare solo la comunicazione pubblicitaria coerente con i contenuti e le immagini della testata.

Responsabile per i cambi merce pubblicitariRuggero Marasco (VdG Market)

L’editore ha ricercato con ogni mezzo i titolari dei diritti fotografici senza riuscire a reperirli. È ovviamente a piena disposizione per assolvere quanto dovuto nei loro confronti

magazine

i Viaggi del Gusto

Rivista ufficialedel CIM

dicembre 201512

128114

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contributors dicembre 2015

hanno collaborato a questo numero:

Lucrezia ArgentieroAntonella AquaroAlessandro BorgheseGermana CabrellePiero CaltrinOlga CarliniPaola CaselliIsabella CattoniFrancesca CiancioGilda CiaruffoliElena ContiGina CuomoMaria Pia Fanciulli Marco GemelliElena IntronaNatale LabiaPino LoperfidoClaudio ModestiMonia ManzoniMaria Grazia TornisielloFondazione Veronesi

ottobre 201514“Il trattamento dei dati personali che la riguardano viene svolto nell’ambito della banca dati elettronica di Opera Italia Srl, nel rispetto di quanto stabilito dalla Legge sulla tutela dei dati, D. Igs 196/2003, di cui la garantiamo la massima riservatezza, al fine di aggiornarla su iniziative e offerte dell’Editore. I suoi dati non verranno comunicati o diffusi a terzi e per essi Lei potrà richiedere in qualsiasi momento la modifica e la cancellazione. Se non desidera comunicazioni dell’Editore lo segnali barrando l’apposita casellina a lato

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Con bollettino postale sul c/c 001007876251

Con addebito su carta di credito

MARCOGEMELLIGiornalista professionista dal 2007. Dopo essersi occupato per anni di cronaca ed economia, oggi vive a Firenze e collabora felicemente con diverse testate nel settore eventi, turismo ed enogastronomia. Ha ideato i progetti “Le cene della legalità” e “L’Opera a Tavola”, e fondato il sito www.itreforchettieri.it. pagg. 28 e 40

RICCARDOLAGORIOÈ nato a Brescia 47 anni fa, vive con la valigia sempre pronta, il bloc-notes e la penna in mano, ferri del mestiere da cronista vecchio stampo. Allievo prediletto di Luigi Veronelli, viene definito un “food scout”. E di scoperte gastronomiche ne ha fatte davvero a migliaia. La sua corporatura ne è testimone. pagg. 66-112

GIORGIO CALDONAZZOBresciano, ex cronista di nera, s’è lasciato alle spalle le storie più brutte per inseguire quelle più belle (e più buone). Ai fornelli a stento sa strapazzare un uovo ma, quando a cucinare sono gli altri, può diventare un feroce critico enogastronomico. Ama viaggiare e sogna ad occhi aperti musei, mostre, città d’arte e riserve naturali.pag. 80

MARA CINQUEPALMI Trentanove anni, giornalista professionista e foggiana di nascita, per vivere ha scelto la città di Bologna. Scrive di consumi, attualità e cultura e ha una passione per il data journalism e le questioni di genere. Cura il progetto web www.viadelmareracconta.it e un osservatorio sugli stereotipi sessisti nell’informazione sportiva.pag. 42

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dicembre 201516

almanacco di barbanera di M. Pia Fanciullialmanacco di barbanera

Da ricordare

Giovedì 24 dicembre – Vigilia di NataleD’origine pagana, l’usanza della cena della vigilia si riallaccia alla veglia notturna che precedeva i giorni dedicati alle divinità. In un certo senso è quel che avviene anche oggi, con la famiglia riunita prima della festa. La preparazione del presepio, l’albero, i regali e la confezione dei cappelletti, sono momenti di una ritualità squisitamente domestica. Ma la veglia è anche espiazione, e il divieto di mangiar carne la lega ai piatti di pesce, alla cena di “magro”. La carne appartiene infatti al giorno della festa, con il cappone, il gallo, che annuncia il nuovo giorno, nascita del sole e di Cristo.

Il SoleIl 1° sorge alle 07.08 e tramonta alle 16.30L’11 sorge alle 07.18 e tramonta alle 16.29 Il 21 sorge alle 07.24 e tramonta alle 16.32

Le giornate prima si accorciano e poi si allungano. Il 1° dicembre si hanno 9 ore e 22 minuti di luce solare e il 22 se ne hanno 9 e 07 minuti. Si perdo-no 15 minuti. Il 31 si hanno 9 ore e 10 minuti di luce solare: si guadagnano 2 minuti di luce.

La Luna Il 1° tramonta alle 11.22 e sorge alle 22.18l’11 sorge alle 06.54 e tramonta alle 16.57Il 21 tramonta alle 02.34 e sorge alle 13.47

La Luna è all’Apogeo sabato 5 alle ore 16. È al Perigeo lunedì 21 alle ore 10.

Luna in viaggioIn questo mese il giorno favorito dalla Luna per gli spostamenti è il 10.

Sole e Luna

Orti e dintorniOra che la stagione non chiede particolari lavori da fare all’esterno, si può dedicare più tempo alle piante in casa, da cui eliminare innanzitutto le parti secche. Poi, per farle respirare meglio, e favorirne lo sviluppo, un’operazione importante è la pulizia delle foglie. La polvere che vi si deposita ostruisce infatti i pori ostacolandone la crescita. Per eliminarla, pulire le foglie, sia la pagina superiore che inferiore, con un panno o una spugna umidi. Inoltre ricordate che le piante stanno bene se la temperatura in casa non è superiore ai 20°C e che bisognerà sempre annaffiarle con acqua riposata. Quindi, dopo averle irrigate, riempite di nuovo il contenitore da utilizzare la prossima volta. Nell’orto invece è tempo di piantare, in Luna calante, i bulbi di aglio e cipolla e di seminare fave e piselli. Controllare con attenzione che i teli di serre e tunnel siano integri e ben ancorati a terra. Lavorare il terreno, ma solo se non è bagnato. In crescente, raccogliere i cavolfiori e i cavoli da broccolo con temperature sopra lo 0°C.

Il giorno più corto dell’annoCon il solstizio, il freddo non si fa attendere. Anche se poi le giornate riprendono subito ad allungarsi e a scaldare la temperatura ci pensa l’allegria delle feste, mentre nell’orto non tutto si è fermato

Belli e saniUn efficace aiuto per risollevare l’umore viene dalla valeriana. Si lasciano a macerare in 250 ml di acqua, per una notte, 10 gr di radice fresca, pulita e tagliata a pezzi. Poi si filtra il preparato e se ne bevono due tazzine al giorno lontano dai pasti. Per un bel bagno rilassante, invece, si lasciano in infusione 80 gr di radice di valeriana in 2 litri di acqua bollente per 15 minuti. Dopo averlo filtrato, si verserà l’infuso nell’acqua del bagno. Effetto relax garantito.

Saggezza popolare· Per santa Lucia, l’inverno si mette per la via.· Gabbano e stivali difendono da molti mali.· Se Natale è senza Luna, sette nevi sopra una.

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fino al 10 gennaioTuTTi al SanTa ClauS VillageLungo il porto canale disegnato da Leonardo da Vinci e sul lungomare Carducci, si estende il più grande Villaggio di Babbo Natale della Riviera Adriatica. Qui è possibile visitare la fabbrica dei giocattoli e la stalla delle renne, ma anche pattinare sul ghiaccio. Da vedere il presepe galleggiante, quello di sabbia e quello artigianale presso il Museo della Marineria.

Cesenatico (Fc) – Emilia Romagna www.santaclausvillagecesenatico.it

fino al 10 gennaioUna fiaba tra i ghiacciUn elegante giardino d’inverno apre la strada verso il Villaggio di Natale Flover, il mercatino di Natale al coperto più famoso d’Italia, con oltre 7mila metri quadri dedicati alla festa più amata, quest’anno a tema “Fiaba tra i ghiacci“. Decorazio-ni da tutto il mondo, corsi, animazioni, musica, golosità, spettacoli; tra le novità di quest’anno, la merenda e la cena con Babbo Natale e il presepe di ghiaccio con il Frozy Show. Unici giorni di chiusura il 25 dicembre e il 1° gennaio.

Bussolengo (Vr) – Veneto www.flover.it – www.ilvillaggiodinatale.it

fino al 6 gennaioUn natale al profUmo di birra Torna come ormai da tradizione la Foresta Natalizia allestita proprio a fianco allo stabilimento dell’azienda altoatesina Forst (l'unica grande realtà produttrice rimasta 100% ita-liana), che per l'occasione si trasforma in un vero e proprio villaggio di Natale. Qui i visitatori possono degustare le spe-cialità della cucina locale all’interno di pittoresche casette di montagna, accompagnate da ottime birre e dal caratteristi-co brûlé di birra, prodotto in esclusiva per le festività. Poco distante anche il Felsenkeller, temporary restaurant ricavato dalle cantine in cui un tempo si conservavano i blocchi di ghiaccio per raffreddare il mosto di birra; durante le sei set-timane di apertura del ristorante, lo Chef stellato Michelin Luis Haller preparerà particolari piatti partendo dalle carat-teristiche delle specialità birrarie Forts. Inoltre, solamente in questa location, sarà possibile sorseggiare la Felsenkellerbier, una specialità birraria torbida e non pastorizzata dal retro-gusto morbido. Tra le novità di quest’anno anche l’apertura della Sala Sixtus, l’incursione dei “terribili” Krampus della tradizione locale, il piccolo Zoo nel quale i bimbi potranno incontrare un asinello, un cavallo e delle pecorelle, e la bella bottiglia in vetro finemente decorata che contiene tutta la bontà della speciale birra di Natale Forst.

Lagundo/Merano (Bz) – Trentino Alto Adige www.forestanatalizia.it

fino al 10 gennaiola CiTTà Che S’illumina La 18a edizione di Luci d’Artista è l’evento di punta del ContemporaryArt Torino. Peculiarità della rassegna è mettere in mostra opere che interagiscono con gli spazi pubblici, allestimenti realizzati utilizzando l’elemento luce come unico mezzo di espressione. Le installazioni, ormai note in tutto il mondo, sono diventate un importante simbolo della città.

Torino – Piemonte www.contemporarytorinopiemonte.it

di Gilda Ciaruffoli

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fino al 24 gennaiolUci riflesse nel mare Anche Salerno s’accende con le Luci d’Arti-sta, opere d’arte luminose installate lungo le strade, le piazze e le aree verdi della cit-tà di Ippocrate. Tema di quest’anno sarà la “foresta luminosa” che impreziosirà la co-siddetta Rotonda, ovvero la centralissima Piazza Flavio Gioia, mentre per la prima vol-ta le luminarie saranno presenti anche sulla neonata spiagga di Santa Teresa. Non man-cheranno i caratteristici mercatini di Natale, come quelli del Lungomare Trieste.

Salerno – Campania www.lucidartista.salerno.it

fino al 6 marzoil miTo di STradiVari e la ViTToria alaTaIl 1937 è un anno decisivo per la rinascita della liuteria italiana e il Museo del Violino di Cremona lo celebra con una mostra dalla doppia anima, dove storia e musica raccontano il mito di Stradivari: in esposizione foto d'epoca e i migliori violini costruiti per le celebrazioni stradivariane di quell’anno. Al Museo Archeologico inoltre si potrà ammirare per la prima volta la statua della Vittoria Alata, simbolo di quel periodo e oggetto di curiose vicende storiche da scoprire.

Cremona – Lombardia http://musei.comune.cremona.it www.museodelviolino.org

4 dicembre – 8 maggioun bohémien nella CapiTale Con circa 170 opere del Museo di Belle Arti di Budapest, arriva al Museo dell’Ara Pacis una grande mostra su Toulouse-Lautrec che ne ripercorre la vita dal 1891 al 1900. Attraverso questa esposizione sarà possibile conoscerne a tutto tondo l’opera grafica: illustrazioni, copertine di spartiti e locandine, alcune delle quali sono autentiche rarità perché stampate in tirature limitate, firmate e numerate e corredate dalla dedica dell’artista.

Roma – Lazio www.arapacis.it

4 dicembre – 3 gennaiouna CiTTà-preSepe I Sassi, patrimonio Unesco, sono davvero uno scenario naturale perfetto per ricreare l’ambientazione della Natività, con le loro case costruite nella roccia e le grotte rupestri in lontananza. Da sei anni in effetti proprio qui si allestisce un affascinante presepe che quest’anno ha come tema portante La Famiglia. L’evento, seppur unico, si terrà in più sessioni, ovvero: 4-8 dicembre e ogni fine settimana successivo, e ancora 1-3 gennaio 2016.

Matera – Basilicatawww.presepematera.it

4 dicembre – 6 gennaio nella città delle fiaccole Fervono ad Abbadia San Salvatore i preparativi per la costruzione delle Fiaccole, cataste di legna che si levano al cielo in attesa della mezzanotte del 24 dicembre quando verranno incendiate durante la Notte delle Fiaccole. Un rito antico che quest’anno rappresenta solo uno degli ap-puntamenti che animano il borgo del Monte Amiata. Si va infatti dalla Festa di Santa Barbara del 4 dicembre ai mercatini che prendono il via il 5, agli spettacoli e alle musiche che animano il paese fino alla sera del 24.

Abbadia San Salvatore (Si) Toscana www.fiaccoledinatale.it

3 dicembre – 10 gennaio arte in comUne A Palazzo Marino, all'ombra della Ma-donnina, si rinnova anche quest’anno l’appuntamento natalizio con l’arte: le porte della sede comunale si apro-no infatti per permetterci di ammirare uno dei maestosi capolavori di Pietro Paolo Rubens, una grande pala d’al-tare che raffigura l’Adorazione dei pa-stori, patrimonio della Pinacoteca Civi-ca di Fermo. Un’occasione preziosa per celebrare le festività natalizie posando lo sguardo sul capolavoro dell'artista fiammingo, dipinto grandioso che ne raccoglie la summa poetica e anticipa la nascita del Barocco.

Milano – Lombardia www.turismo.milano.it

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5-8 dicembrela cUltUra del cioccolato Assaporare il pregiato cioccolato preparato ancora oggi secondo un’antica ricetta azteca, non è l’unico motivo per cui ChocoModica 2015 merita un viaggio! Interes-santi e di rilievo sono anche gli appuntamenti culturali che animano la dolce kermesse in programma in questa autentica perla del Barocco siciliano. A raccontare il ruolo avuto dalla cittadina in occasione dell’Esposizione Univer-sale, per esempio, sarà la mostra Expo Memories, percor-so espositivo allestito nel centro storico che proporrà gli scatti di volti, incontri e momenti significativi che hanno portato Modica all’attenzione del mondo; l’Auditorium Floridia proporrà invece un vivace palinsesto dedicato a musica, cinema e arte. Particolarmente ricco sarà il ven-taglio di attività per i bambini, mentre per tutti i golosi non mancheranno degustazioni guidate, laboratori e il fornitissimo emporio Chocolate Show dove scoprire tut-te le sfaccettature del tipico e celeberrimo cioccolato di Modica che viene tradizionalmente lavorato a freddo, e è caratterizzato da una consistenza granulosa unica nel suo genere, un gusto del tutto peculiare e una piacevole sensazione aromatica che stuzzica tutti i sensi.

Modica (Rg) – Sicilia www.chocomodica.eu

5 dicembremuSiCa dagli alberiA suonare non sono classici vinili, ma dischi di legno realizzati da tronchi d’albero durante il concerto del tedesco Bartholomäus Traubeck che si tiene all’Opificio Golinelli. Per l'occasione, l’artista presenta le sette tracce dei suoi vinili che trasformano in musica gli anelli di accrescimento di un albero grazie a un software che traduce le venature naturali in suoni di pianoforte (tracce raccolte nell’album Years), in un dj set che alterna musica e performance.

Bologna – Emilia Romagna www.fondazionegolinelli.it

5-6 dicembreper bacco... le pettole!La Città delle Ceramiche si veste a festa per due giorni da trascorrere con i colori e i sa-pori del periodo natalizio, in un’atmosfera carica di magia grazie a Per Bacco è Nata-le, prima edizione di un evento che include street food, degustazioni e spettacoli. Sette in particolare le postazioni dove poter as-saggiare le calde pettole (palline di pasta lievitata e fritta che si preparano durante le festività natalizie in Puglia), anche in versio-ne gluten-free, con il vino principe dei per-corsi di degustazione grazie alle produzioni autoctone delle migliori cantine pugliesi.

Grottaglie (Ta) – Puglia www.facebook.com/perbacconatale

5-8 dicembremai STaTa CoSì CurioSaTorna la kermesse organizzata da ModenaFiere dove trovare idee regalo, creatività, enogastronomia e “l’inaspettato che ti sorprende”. Da segnalare, la mostra di presepi artistici della tradizione soprattutto napoletana, e Una decorazione di Natale per sorridere, progetto rivolto a tutti i creativi per realizzare palline natalizie solidali decorate a mano, il cui ricavato sarà interamente devoluto all'Aseop – Associazione Sostegno Ematologia Oncologia Pediatrica Onlus – di Modena.

Modena – Emilia Romagna www.curiosainfiera.it

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Domenica 6 Dicembre aperti. Open on Sunday 6th December.

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5 dicembre – 14 febbraioGiochiamo aGli indianiGli spazi della Fondazione Culturale Her-mann Geiger ospitano la mostra Nativi. Sulle tracce dei popoli delle Grandi Pianu-re, esposizione che vuole far conoscere la storia e la cultura delle popolazioni delle pianure nordamericane con un'attenzione particolare rivolta alla nazione dei Lakota Sioux. Attraverso preziosi reperti etnografi-ci, la mostra presenta una ricostruzione del-la vita tradizionale di queste popolazioni, prima dell’istituzione delle riserve indiane, e descrive l’organizzazione della società e la composizione delle tribù e dei villaggi.

Cecina (Li) – Toscana www.fondazionegeiger.org

5-13 dicembreUn’opera ineditaUn appuntamento unico quello con il dipinto inedito Caino e Abele, recentemente attribuito al Guercino. In passato, la sua straordinaria qualità fu apprezzata anche fuori dai confini italiani, quando l’opera entrò a far parte, nel corso dell’Ottocento, della collezione di Sir Thomas William Holburne e successivamente dell’Holburne Museum di Bath. Il dipinto sarà esposto e visitabile – esclusivamente in questo periodo – all’interno del percorso museale del Castello Estense.

Ferrara – Emilia Romagna www.castelloestense.it

5 dicembre – 2 giugnoTesTimoni di Tempi diversi Due le mostre che inaugurano la sta-gione invernale degli eventi al Forte di Bard. Da una parte troviamo Golden Age. Rubens, Brueghel, Jordaens. Pit-tura olandese e fiamminga dalla Colle-zione Hohenbuchau con esposti 116 dipinti, molti di grandi dimensioni, rap-presentativi del Secolo d’Oro della pit-tura fiamminga e olandese del Seicento e Settecento. Dall’altra (6 dicembre-6 gennaio) la mostra World Press Pho-to, un’occasione per vedere le imma-gini più belle e rappresentative che, per un anno intero, hanno accompagna-to, documentato e illustrato gli avveni-menti del nostro tempo sui giornali di tutto il mondo.

Bard (Ao) – Valle d’Aosta www.fortedibard.it

8 dicembreUna Tradizione lUnGa 150 anniNel lontano 1861, la città di Torre del Greco fu coinvolta da una terrificante eruzione del Ve-suvio. I Torresi fecero voto alla Madonna Imma-colata di portarla in processione se il cataclisma fosse cessato. Miracolosamente la lava si arre-stò e da quel giorno, ogni 8 dicembre, un gran-de carro con la statua dell’Immacolata viene portato per la città da oltre cento volontari.

Torre del Greco (Na) – Campania www.immacolataditorredelgreco.it

6 dicembrenelle stanze di Federico Aprono eccezionalmente le porte del Castello di Monteu Roero (Cn), maniero immerso nelle colline patrimonio Unesco del Roero, che ospitò Federico II e il Barbarossa. Un’opportunità unica per scoprire una struttura rimasta per anni celata agli occhi del pubblico e la sua biblioteca, museo nel museo, dove sono raccolti centinaia di volumi antichi di medicina e anatomia. Visite guidate: è consigliata la prenotazione.

Monteu Roero (Cn) – Piemonte www.castellomonteuroero.it

20 dicembre – 17 gennaioi 10 presepi di soave Per il periodo natalizio, il bel borgo veneto ospita nelle sue strutture più pregevoli una serie di rappresentazioni della Natività, come quelle protagoniste della mostra all’interno della chiesa di Santa Maria di Monte Santo dei Padri Domenicani, quelle esposte nella chiesa di San Rocco e ancora nel duomo di San Lorenzo, nella chiesa di San Giorgio, nella Giassara (un'antica ghiacciaia) e nel Palazzo del Capitano, sede del municipio. In borgo Bassano, invece, si trova il presepe con animali viventi allestito nel Santuario della Madonna della Bassanella.

Soave (Vr) – Veneto vwww.prolocosoave.itwww.presepecampofontana.it

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20-21 dicembre TrenT’anni di gare La mitica Gran Risa, i campioni all’opera e i grandi del passato, un paesaggio scintillante di neve e l’emozione delle grandi occasioni. Quest’anno l’Alta Badia festeggia i 30 anni della Coppa del Mondo di sci alpino fra le sue montagne, e lo fa in grande stile con discese notturne, la presenza dei grandi nomi di ieri e di oggi, la classica estrazione dei pettorali, musica, feste e intrattenimento.

Alta Badia (Bz) – Trentino Alto Adige www.altabadia.org

26-27 novembreIl presepe pIù grande...Rivive il passato all’interno della Gola di Fra-sassi, poco distante dalle celebri Grotte, gra-zie al presepe vivente di Genga che, con la sua superficie di circa 30mila metri quadri, da oltre trent’anni si connota come il più grande al mondo. La manifestazione vede la parteci-pazione di circa 300 figuranti impegnati a re-stituire l'atmosfera e le tradizioni che hanno sostenuto e animato la vita quotidiana di que-sto territorio. L’evento ha anche una valenza solidale poiché gli incassi vengono devoluti in iniziative di beneficenza.

Genga (An) – Marchewww.presepedigenga.it

20 dicembre – 3 aprile lascIate ognI trIstezza voI ch’entrateNel 2015 ricorre il trentennale di Quelli della notte, una delle “invenzioni” di Renzo Arbore che hanno più inciso nella storia della cultura e dell’intrattenimento italiani dello scorso secolo. Per commemorare questa data significativa, negli spazi espositivi della della Pelanda al Macro di Testac-cio viene allestita una mostra dedicata al genio dell'artista pugliese. All’ingresso della mostra campeggerà la significa-tiva scritta “lasciate ogni tristezza voi ch’entrate”, mentre all’interno, in un percorso espositivo sorprendente, saranno esposti gli oggetti che sono stati testimoni di questa straor-dinaria avventura: dalle copertine dei dischi alle collezioni più improbabili dello stesso Arbore, dalle radio d’epoca al-le cravatte più strane, dagli oggetti in plastica conservati in modo quasi maniacale alle memorabilia dei suoi viaggi, da-gli strumenti musicali agli elementi scenografici che hanno caratterizzato le sue trasmissioni televisive. Tante ovviamen-te anche le incursioni audio e video dell’artista. La mostra è accompagnata dal volume di Renzo Arbore E se la vita fosse una jam session? Fatti e misfatti di quello della notte, a cura di Lorenza Foschini, edito da Rizzoli.

Roma – Lazio www.museomacro.org

5 gennaio ... e quello più anTico Correva l’anno 1951quando per la prima volta a Rivisondoli veniva realizzato il presepe vivente in località Piana di Piè lucente. Da allora, quella affascinante tradizione non si è interrotta, rendendo la rappresentazione la più “vecchia” d’Italia. A interpretare il Bambinello, come da tradizione, l’ultimo nato dell’anno in paese, che per il 2015 è Lorenzo Verlingieri.

Rivisondoli (Aq) – Abruzzowww.presepeviventerivisondoli.it

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PanoramaPanorama

40 Il personaggIo: TonI scervIno

Quattro chiacchiere con il ceo della maison italiana che ha saputo conQuistare la russia

42 la cITTà delle grIffe: carpI

molti dei nostri brand di moda hanno casa Qui in emilia nel cuore del “distretto dei filati“

48 Marche, la valle delle scarpe

andiamo a scoprire fermo e macerata, regno delle italian shoes e paradiso dello shopping

54 InTervIsTa a Marco gasparoTTI

uno dei migliori chirurghi plastici al mondo ci spiega come districarci nella giungla dei lifting

58 scIenza&vITa: l'allarMe carne

bistecche e rischio tumori: cosa c'è di vero? la parola a due scienziati, pulina e veronesi

62 I vIaggI del gusTo dI... ... antonino cannavacciuolo, lo chef che ha saputo coniugare i sapori del nord e del sud

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eh sì, il natale potrebbe essere l'occasione ideale per investire sulle eccellenze che hanno reso grande il nostro paese alimentando il mito dello stile italiano nel mondo. come? con una scelta di shopping che non sia dettata solo da suggestioni patriottiche e campanilistiche ma dall'opportunità di poter puntare su prodotti di Qualità e artigianalità senza eguali. del resto, dalla manifattura di lusso alla gastronomia di alta gamma, dagli oggetti per la persona agli accessori di moda, la vetrina dell'italia delle “3b” (bello, buono e ben fatto) offre di tutto e di più. noi abbiamo provato a togliervi dall'imbarazzo della scelta, proponendovi una carrellata di suggerimenti arricchiti da storie, dati e testimonianze su come e dove nascono le produzioni migliori e più autenticamente tricolori

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Regali Made in Italydi Marco Gemelli

Eh sì, il Natale potrebbe essere l'occasione ideale per investire sulle eccellenze che hanno reso grande il nostro Paese alimentando il mito dello stile italiano nel mondo. Come? Con una scelta di shopping che non sia dettata solo da suggestioni patriottiche e campanilistiche ma dall'opportunità di poter puntare su prodotti di qualità e artigianalità senza eguali. Del resto, dalla manifattura di lusso alla gastronomia di alta gamma, dagli oggetti per la persona agli accessori di moda, la vetrina dell'Italia delle “3b” (bello, buono e ben fatto) offre di tutto e di più. Noi abbiamo provato a togliervi dall'imbarazzo della scelta, proponendovi una carrellata di suggerimenti arricchiti da storie, dati e testimonianze su come e dove nascono le produzioni migliori e più autenticamente tricolori

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Eh sì, il Natale potrebbe essere l'occasione ideale per investire sulle eccellenze che hanno reso grande il nostro Paese alimentando il mito dello stile italiano nel mondo. Come? Con una scelta di shopping che non sia dettata solo da suggestioni patriottiche e campanilistiche ma dall'opportunità di poter puntare su prodotti di qualità e artigianalità senza eguali. Del resto, dalla manifattura di lusso alla gastronomia di alta gamma, dagli oggetti per la persona agli accessori di moda, la vetrina dell'Italia delle “3b” (bello, buono e ben fatto) offre di tutto e di più. Noi abbiamo provato a togliervi dall'imbarazzo della scelta, proponendovi una carrellata di suggerimenti arricchiti da storie, dati e testimonianze su come e dove nascono le produzioni migliori e più autenticamente tricolori

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Potrebbe essere quella “spinta” de-cisiva per portare il nostro Paese definitivamente fuori dalla reces-sione: forse il paragone è un po’

forte, ma a conti fatti il Natale 2015 potrebbe essere l’occasione ideale per un ritorno a una sana forma di autarchia. Non sarebbe male, all’avvicinarsi delle festività di fine anno, ap-profittarne per (ri)scoprire e far condividere quel patrimonio di prodotti e saperi anche profondamente diversi tra loro ma che ormai accomuniamo nella definizione di Made in Italy. E se Natale è il momento più adatto per esaltare l’Italia dei distretti produttivi che fun-zionano – quelli che riescono a fare numeri nonostante la crisi – comprare italiano non sarebbe soltanto una scelta di shopping ve-lata di suggestioni patriottiche, ma un inve-stimento su ciò ha reso grande il nostro Pae-se in almeno quattro settori: l’abbigliamento, l’arredo, l’artigianato e l’agroalimentare, quel-le che l’economista Marco Fortis ha definito le “quattro A” dell’eccellenza italiana, e che contano insieme 410mila imprese con 3,1 milioni di addetti. Dall’arte artigiana di alta fascia ai prodotti gastronomici di qualità, da-gli oggetti per la persona agli accessori moda: per continuare sulla falsariga degli acronimi, il nostro Paese è a tutti gli effetti la patria delle “tre B” (bello, buono, ben fatto) che contribu-iscono ad alimentare il sogno dello stile ita-liano in tutto il mondo e a portare il nostro Paese al terzo posto tra i brand più conosciuti al mondo, dietro CocaCola e Visa.

Agroalimentare, fucina di eccellenzeA far da “serra” a queste produzioni sono i vari distretti produttivi, a partire dalla food valley emiliana dove nascono alcune delle maggio-ri eccellenze gastronomiche italiane. È il caso di Soragna, patria del Parmigiano reggiano, di Zibello e il suo culatello Dop, di San Secondo celebre per la spalla cotta, Felino col suo sala-me Igp e Colorno col suo tortél dols di zuc-ca. Più ovviamente il prosciutto di Parma, lo strolghino e i tortelli emiliani, o il Lambrusco

Un impero da 40 miliardi di euro. A tanto ammonta, secondo le ul-time stime, il valore delle produ-zioni Made in Italy nei settori più diversi. E non ci riferiamo solo alle grandi griffe del lusso, dominate da brand come Gucci (7 miliardi) o Armani, Ferrari, Prada o Bulgari (3 miliardi), ma anche ad aziende pic-cole e grandi di ogni settore, dalla Tod’s alla Barilla, dalla Brembo al-la Poltrona Frau fino alla Azimut Benetto o alla Technogym. Solo l’occhialeria, ad esempio, vale 2,9 miliardi e conta 869 aziende atti-ve. Oppure pensiamo al design, le cui 190 aziende nel complesso muovono ordini per 8,3 miliar-di. Le tendenze per il futuro so-no incoraggianti: a settembre le

esportazioni hanno registrato un +6,3%, il sesto aumento consecuti-vo dell’anno, e a fare da traino tro-viamo settori che ben si prestano ai regali di Natale, come il tessile-abbigliamento (5,4 miliardi) e gli alimentari (2,8 miliardi). In quanto alle previsioni per il Natale 2015, è facile che venga confermata una tendenza già vista l’anno scorso, quando per la prima volta l’agro-alimentare ha superato ogni altra voce e – complice il boom dell’eno-gastronomia – è diventata la più “pesante” nel budget che le fa-miglie italiane destinano ai regali, per complessivi 4,1 miliardi di euro (il 35% del budget, mentre la spe-sa per abbigliamento o artigiana-to si ferma al 25%).i n

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A Natale, cibo... a pacchi

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Brand o stile?Quando inizia il Made in Italy? Ai tempi del Rinascimento o negli anni Sessanta, a seconda se consideriamo il momento in cui sono nate molte delle tradizioni lavorative italiane, oppure se preferiamo considerare quel parti-colare momento storico in cui per una serie di ragioni – il basso costo del la-voro, l’emergere di un ceto imprendi-toriale illuminato, il fiorire di alcuni sti-listi d’indubbio talento, nonché la voglia di riscatto di un’intera nazione dopo la Seconda Guerra – il nome dei prodotti italiani iniziò a conquistare il mondo. Da un certo punto di vista, quindi, il merito di aver creato il brand Made in Italy (anche se ancora l’Italia non era che una mera espressione ge-ografica, per dirla con Metternich) va alle generazioni di maestri bottegai fiorentini così come ai grandi e meno noti personaggi che hanno dato lustro al nostro Paese al di fuori dei confini nazionali: è il caso di Marco Polo, Gio-vanni Caboto o Amerigo Vespucci, che compirono imprese al servizio di altri Stati, di Leonardo Da Vinci che trovò a Parigi il terreno più adatto per espri-mere il suo genio, oppure delle miglia-ia di artigiani reclutati da Carlo VIII per disegnare il volto architettonico della Francia medievale. Se invece vogliamo vedere il fenomeno in senso più stret-to, già dieci anni dopo il boom delle produzioni italiane, alla fine degli anni Settanta, il Made in Italy aveva conqui-stato consumatori da ogni parte del pianeta, in primis per il fatto di essere garanzia di un perfetto connubio tra bello e funzionale.A rafforzare quest’immagine hanno influito film come Vacanze Romane e La dolce vita, che hanno mostrato al mondo lo stile di vita di quella Italia. Non solo un marchio dunque, ma un modus vivendi a 360 gradi.

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e la coppia piacentina. In tema natali-zio, invece, una perla poco conosciuta è l’antica spongata di Busseto, una tor-ta con una base simile alla pasta brisée riempita con marmellata di mele e pere, frutta candita, pinoli, mandorle e rico-perta da un secondo strato di sfoglia. A questo distretto, restando in argomento enogastronomico, si accompagna quel-lo veneto del Conegliano Valdobbiade-ne, dove nasce il Prosecco Superiore, che oltre 6000 aziende vinificano da uve col-tivate su 22mila ettari di colline trevigia-ne particolarmente vocate. Restiamo in Veneto anche per il pandoro, punta di diamante del distretto agroalimentare locale insieme al mandorlato tipico del-

la zona di Cologna Veneta, mentre per il caffè è possibile guardare alle 18 impre-se della provincia di Trieste, appartenenti all’intera filiera produttiva: in pochi chi-lometri si concentrano importatori, cru-disti, decaffeinizzatori, torrefattori, spe-dizionieri, assaggiatori e produttori di macchine da caffè.

Taglia, cuci, creaUn altro esempio di distretto utile per un regalo italiano di qualità è quello concia-rio di Santa Croce sull’Arno, in Toscana, dove in un raggio di 10 km si concentra il 35% della produzione nazionale di pelli e il 98% del cuoio da suola: il distretto è vivo sin dalla metà dell’Ottocento, conta

abbigliamento, arredo, artigianato e agroalimentare:ecco le “quattro a” dell'eccellenza italiana: quelleche offrono il meglio delle nostre produzionie che hanno portato il made in italy ad essere il terzo marchio più famoso al mondo dietro coca-cola e visa

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oggi circa 600 piccole aziende sparse tra una decina di Comuni, ed è a sua volta parte della leather valley fiorentina con capitale Scandic-ci, dove storiche imprese artigiane e industrie griffate producono le borse e gli accessori in pelle dei grandi brand, fianco a fianco con mar-chi storici come Braccialini. I distretti produt-tivi riguardano gli ambiti più svariati e ben 86 di questi funzionano nonostante la crisi, nel senso che hanno aumentato le esportazioni nei primi nove mesi di quest’anno. I risulta-ti più soddisfacenti sono arrivati dai distretti orafi del Piemonte e di Valenza (che addirittu-ra segna un +23,7%, per un valore di 340 mi-lioni), dall’occhialeria di Belluno (+14%, 545 milioni) e dalla pelletteria fiorentina (+13%, 763 milioni). Un evergreen è poi il distretto calzaturiero delle Marche, tra le province di Fermo e Macerata: le aziende si concentrano attorno ai Comuni di Montegranaro, Civita-

Segnali di ripresa all’orizzonte, sia per il Made in Italy che per l’econo-mia tout court, grazie anche all’ef-fetto Expo: è quanto intravede per il prossimo futuro Massimo Vivoli, presidente nazionale Confesercen-ti. «Il nostro auspicio – spiega – è che sia un Natale finalmente sereno: se non di ripresa, almeno di ripar-tenza. Ci sono segnali che lasciano ben sperare: quest’anno le famiglie hanno recuperato parte della fidu-cia perduta e sembrano guardare con maggior ottimismo al futuro. E sono tornate anche a incremen-tare i consumi, pure se fino a ora è stata una ripartenza molto lenta». Secondo le previsioni che Confeser-centi elabora insieme a Ref ricerche, infatti, il 2015 si dovrebbe chiudere con una spesa degli italiani in cre-scita quasi dell’1%: «Poco in senso assoluto – conferma Vivoli – ma co-munque il primo aumento di una certa consistenza, che dovrebbe ri-portare i regali sotto l’albero dopo anni di feste nel segno dell’austeri-tà, anche se, soprattutto nel Mez-zogiorno, ci sono ancora molte fa-miglie in difficoltà. In generale gli italiani faranno comunque tesoro della crisi, cercando doni dal giusto rapporto qualità-prezzo». Già, ma quali? Per le festività alcune ten-denze restano costanti: «I grandi classici non tramontano mai, come abbigliamento, accessori, viaggi. Da anni, ormai, anche il comparto tecnologia è entrato di diritto nei classici regali di Natale: smartpho-ne, console, tablet. Molto forte va anche l’enogastronomia: vini, bir-re artigianali, prodotti tipici di alta qualità; dalla salumeria ai dolci, le eccellenze agroalimentari sono di-ventate una vera passione per gli italiani e saranno protagoniste sot-to l’albero. Un fenomeno di cui è complice l’effetto Expo, il cui suc-l'

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Confesercenti:Made in Italy vuol dire qualità

cesso ha valorizzato le produzioni del nostro Paese, un territorio dal-la tradizione alimentare incredibil-mente varia e ricca di storia». Ma perché oggi gli italiani dovrebbero puntare su regali made in Italy? Se-condo il presidente Vivoli, «per le stesse ragioni per cui si dovrebbe puntare sul Made in Italy tutto l’an-no: sono generalmente produzioni di alta qualità e originalità. E non lo diciamo solo noi: sono caratteri-stiche riconosciute in tutto il mon-do, soprattutto nei comparti della moda, del tessile e dell’artigianato di pregio, dove esiste un rapporto qualità-prezzo molto alto, come di-mostra l’attrazione che lo shopping italiano esercita sui turisti che ogni anno visitano il nostro Paese».

secondo il presidentemassimo vivoliquest'anno, sottol'albero, il belpaese troverà una ripresadei consumi. “le famiglie in parte hanno riacquistato fiducia e punteranno sulle eccellenze nazionali”

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In principio era un “malus” Alla metà degli anni Cinquanta il nome dei prodotti italiani iniziò a conquistare il mondo. Non lo fe-ce attraverso il marchio Made in Italy, però: a differenza di quan-to si può immaginare, infatti, il brand (e quindi l’etichetta che ve-niva posta su abiti o altri oggetti) non è affatto nato a difesa della qualità o per far risaltare le spe-cificità dei prodotti italiani in ot-tica positiva, bensì con l’obiettivo opposto. All’inizio degli anni Ses-santa, infatti, Paesi europei come Germania, Inghilterra o Francia presero l’abitudine di far apporre agli importatori etichette su tut-

ti i prodotti di provenienza estera (con particolare rigore per il tes-sile e calzaturiero), per difende-re la propria produzione interna in chiave autarchica e indicare ai consumatori quali fossero quelli da evitare. Alla base della scelta di questi Paesi c’era la convinzione che quel tipo di industria fosse da considerarsi “povera” e più adatta a nazioni tecnologicamente meno sviluppate. All’epoca l’Italia tardò ad abbandonare questo tipo di modello industriale, e fu la sua – e nostra – fortuna. È solo col passare del tempo, infatti, che i produtto-ri italiani riuscirono a trasformare un potenziale fattore d’isolamen-to in un’opportunità che ne avreb-be segnato il cammino negli anni a seguire. Il marchio di provenien-za si trasformò così in marchio di garanzia, e quello che in principio era nato come un handicap si rive-lò una fortuna sulla quale l’Italia del manifatturiero ha saputo co-struire un’identità ben precisa.

nova, Porto Sant’Elpidio e Sant’Elpidio a Ma-re, dove si trovano fabbriche e outlet di brand come Santoni, Docksteps, Bikkemberg, Pirel-li, Harley Davidson, Cesare Paciotti, Fornari-na o Alberto Guardiani. Poi c’è l’impero della famiglia Della Valle, che si estende su 25mila metri quadri di area produttiva dove nasco-no le Tod’s e le Hogan, mentre a poca distan-za sorgono gli stabilimenti dove vengono pro-dotte le creazioni Prada, Pollini, Samsonite e Fratelli Rossetti. Un cenno più approfondito merita il distretto del cachemire umbro, che vede nel guru Brunello Cucinelli il catalizza-tore imprenditoriale ed etico intorno a cui so-no fiorite aziende come Cruciani, Fabiana Fi-lippi, Pashmere, Della Ciana, Luisa Spagnoli o Lamberto Losani.

Tutto sull’arredo Se dall’abbigliamento ci spostiamo al mondo dell’arredo, la “vetrina italiana” offre il distretto del mobile della Brianza, concentrato su 258 km tra Como e Monza e specializzato nella produzione di oggetti finiti in legno e metal-lo oltre che complementi d’arredo pregiati sia per qualità dei materiali e delle rifiniture sia per il design e lo stile. Punti di forza competi-tivi sono sia la cura nella progettazione che il rapporto di collaborazione tra le imprese, che favorisce un’innovazione continua e capilla-re. Chi cercasse invece prodotti d’arte artigia-na può guardare al distretto del mobile d’arte di Bassano, tra le province di Vicenza, Trevi-so e Padova, le cui 2000 aziende danno lavo-ro a quasi 10mila addetti e sono specializzate nell’arte povera, nel restauro e nella riprodu-zione di mobili d’epoca che riprendono mo-delli d’arredamento sia italiani che francesi.

Oltre i distretti: le eccellenze diffuse Al di là dei singoli distretti, comunque, l’inte-ra penisola racchiude una serie di produzioni Made in Italy che possono rappresentare una valida soluzione per chi – specie all’avvicinarsi delle festività – si trova alle prese con la scelta di un regalo per amici e parenti. Da nord a sud l

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ànegli anni '60 in paesi come francia, germania, inghilterra, le etichette sui prodotti importati servivano a indicare ai consumatori le produzioni “da evitare”. un handicap che, alla lunga, per l'italia s'è rivelato una fortuna

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l'occhialeria di belluno, la “leather valley”in toscana, il distretto del cachemire

in umbria, quello calzaturiero nelle marche, sono solo alcuni esempi della capacità

delle aziende italiane di fare sistema senza perdere di vista la qualità

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Il panettone born in Sicily amato in tutto... l’universo di Francesco Condoluci

«No, scusami, possiamo risentirci più tar-di? Prima devo finire il mio giro qui in la-boratorio, non posso proprio fermarmi adesso». La voce è affannata e il tono in-solitamente grave: il perché lo scopriremo mezz’ora dopo, quando finalmente Nicola Fiasconaro è disponibile a parlare al tele-fono. Laggiù in Sicilia, a Castelbuono, alle porte delle Madonie, i Fiasconaro – quat-tro generazioni di artisti della pasticceria – stanno facendo i salti mortali. Lavorano senza fermarsi, assieme a un centinaio di dipendenti, dallo scorso mese di agosto. «Per la prima volta, in tanti anni, ho dovu-to lasciare tutti i miei impegni, dagli show-cooking in giro per il mondo alla presenza in trasmissione su Rai2, per concentrarmi sulla produzione» ci spiega Nicola, il mae-stro che ha rivoluzionato il panettone, fa-cendo del dolce che più milanese non si può una specialità tutta sicula. Quest’an-

no, la quota export delle creazioni targate Fiasconaro s’è impennata del 20%: «Asia, Australia, Nordamerica, Medio Oriente, Africa: nel 2015 siamo stati investiti da un meraviglioso tsunami di ordini. Una cosa mai vista». Per soddisfare entro Natale la domanda di panettoni che arriva dai quat-tro angoli del globo, a Castelbuono si stan-no sfornando anche fino a 9mila pezzi al giorno, tutti rigorosamente fatti a mano. “Pezzi unici” realizzati in maniera artigia-nale, senza l’ausilio di pulsantiere e cate-ne di montaggio. Ecco perché ogni minu-

to, lì in azienda, è prezioso. «A conti fatti – commenta Nicola – tra Pasqua e Nata-le, quest’anno toccheremo la cifra-record di un milione di lievitati prodotti. Il che si-gnifica che, nel 2015, in tutto il mondo, dal Qatar agli Usa fino al Giappone, circa 10 milioni di persone avranno mangiato le nostre colombe e i nostri panettoni». Nu-meri da far girare la testa a chiunque, ma non a Nicola Fiasconaro, uno che col pa-nettone ci ha fatto praticamente di tutto: dopo essersi innamorato un quarto di se-colo fa delle paste acide e della lievitazio-ne naturale – galeotta fu una lezione im-partitagli a Chioggia dal maestro lievitista Teresio Busnelli – s’è inventato una fortu-nata versione “born in Sicily” dell’antico e lombardissimo pan del Toni, l’ha “desta-gionalizzato” rendendolo commerciabile tutto l’anno e poi l’ha fatto conoscere a tutto il pianeta e… anche oltre: nel 2008

la versione sicula del più milanese dei dolci, nel 2008 è stata inserita dalla nasa tra i viveri degli astronauti per la missione in orbita dello shuttle discovery

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una delle sue creazioni è stata persino scelta dagli specialisti della Nasa per essere inserita nella scorta di viveri a disposizione degli astronauti duran-te la missione in orbita dello Shuttle Discovery. Da 15 anni, da quando si è affacciato sulla scena internazionale, Fiasconaro, in tutti i continenti, è in-somma sinonimo di panettone italia-no. I suoi pezzi, confezionati con ma-terie prime siciliane veraci, viaggiano in aereo per essere esportati in decine e decine di Paesi e sono finiti più volte sulle tavole dei grandi della terra, in primis quella del Papa. Ma l’orgoglio più grande della famiglia Fiasconaro resta quello di aver costruito una filie-ra corta appunto “made in Sicily”: «La-voriamo con tutte le province dell'iso-la – racconta orgoglioso Nicola – dove ci riforniamo delle materie prime: il pi-stacchio di Bronte, la frutta martora-na di Catania, il vino delle valli trapa-nesi, le uova, il cioccolato di Modica, i vini Marsala e Zibibbo, e persino il grano “tinnìa” che si produce qui sul-le Madonie. È una sinergia fruttuosa che dà lavoro a tanta gente e valoriz-

za le grandi ricchezze alimentari della Sicilia». Dietro un successo che, stan-do ai numeri, quest’anno vivrà la sua consacrazione a livello globale, ci sono talento e tradizione, certo, ma anche innovazione e ricerca. A parte quali-tà delle materie prime e artigianalità della produzione («la grande distribu-zione non ci interessa, noi facciamo il panettone, non i panettoni standar-dizzati»), c’è un altro elemento infatti al quale i Fiasconaro non rinuncereb-bero mai: la sicurezza alimentare. Per questo, al controllo dei loro processi produttivi collaborano le Università: «Ci atteniamo a dei disciplinari molto rigidi, perché con la sa-lute della gente non si scherza – ripeto-no a Castelbuono – e poi non ci sen-tiamo mai appa-gati: ogni anno la nostra rego-la è migliorare gli ingredienti e il prodotto fi-nale».

la “vetrina” delle eccellenze italiane propo-ne must contemporanei come i braccialetti Cruciani o antichi come gli occhiali Persol (nati nel 1917 a Torino, e da allora emble-ma del made in Italy per l’alchimia perfetta tra estetica e tecnologia) accanto a bijoux artigianali come Fibrae, oppure le borse fat-te a mano da piccoli artigiani come il ferra-rese Alfio Terroni, che lavorano su numeri piccoli ma di elevata qualità. Sul fronte dei cappelli meritano un cenno la pugliese Do-ria1905 e l’evergreen Borsalino – la cui ita-lianità potrebbe non venire garantita in fu-turo –, mentre tra i calzini la lombarda Gallo è sempre un’icona di stile. Sul versante ac-cessori, si oscilla ancora tra i foulard Parcae ispirati alla mitologia greco-romana e quelli di Faliero Sarti, fino alle cravatte napoleta-ne Marzullo o Marinella. Chi si orienta sui profumi può invece scegliere tra la fiorenti-na Teatro Fragranze Uniche e i Profumi del Marmo delle sorelle carraresi Sara e Clau-dia Vannucci, le cui fragranze si ispirano a marmi come il Calacatta, l’Arabescato e lo

Statuario, e i cui tappi marmorei pro-vengono dalla stessa cava in cui Mi-

chelangelo scelse il bianco per la sua Pietà. In quanto all’eno-

gastronomia, quest’anno un’attenzione particolare può essere riservata alle produzioni Made in San-nio colpite dall’alluvione lo scorso ottobre, a parti-re dalla pasta Rummo o

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occhiali, braccialetti, cappelli, borse, bijoux, calzini, foulard, cravatte e profumi. da nord a sud la vetrina delle produzioni autenticamente italiane propone di tutto e di più. per non parlare del food tricolore che mai come quest'anno sarà protagonista della regalistica di natale

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dai vini della cantina Solopaca. Interessanti an-che i mosti del Borgo del Balsamico (Reggio Emilia), con un packaging elegante o i cantucci pratesi del biscottificio Mattei.

Shopping “smart” ed etico Un motivo in più per regalare Made in Italy a Natale è che sempre più spesso le aziende che fanno dell’italianità il proprio punto di forza stanno attraversando una sorta di evoluzione concettuale, data dal fatto che oggi i consu-matori hanno accesso a molte più informa-zioni riguardanti la provenienza dei prodotti, e possono così influenzarne le scelte strategi-che: oltre alle caratteristiche storiche del Made in Italy – materie prime pregiate, controllo su tutti gli anelli della catena produttiva e distri-butiva, ricerca di un compromesso al rialzo tra bellezza e funzionalità – negli ultimi anni, per ogni azienda è diventato importante occuparsi anche di sostenibilità ambientale o responsabi-lità etica. Per chi fa shopping, insomma, nella scelta di un prodotto vengono valutati anche criteri come la sicurezza sul lavoro adottata e il rispetto dell’ambiente.

Si fa presto a dire Made in Italy. Se da un certo punto di vista questo termine indica non solo le proprietà dell’ogget-to che si acquista ma l’intero italian-st-yle, occorre però prestare attenzione e fare un po’ di chiarezza, soprattutto perché dagli anni Ottanta in poi questo marchio è stato usato in maniera mas-siva da produttori esteri che ne hanno percepito l’immenso valore commercia-le. Occorre partire proprio dai marchi, che la legge tutela sia a livello statale che internazionale. Non sempre con la stessa efficacia, però: oggi si conta-no marchi come “Made in Italy”, “Ma-de in Italy 100%” e “100% Handmade in Italy”, ognuno dei quali indica una cosa diversa e ha una propria tutela. La prima sostanziale differenza è tra

il “Made in Italy” e il “100% Made in Italy”: quest’ultima dicitura è consen-tita solo per i prodotti ideati, disegna-ti, progettati, lavorati e confezionati esclusivamente sul territorio italiano, utilizzando materie prime anche d’im-portazione, mentre del semplice “Ma-de in Italy” possono fregiarsi anche quei prodotti che non sono stati realizzati interamente nel nostro Paese ma che qui hanno ricevuto l’ultima sostanzia-le trasformazione. Ciò riguarda tutti gli ambiti, dall’abbigliamento all’agroali-mentare, mentre nel caso specifico del manifatturiero artigianale c’è anche la denominazione “100% Handmade in Italy” che riguarda quei prodotti rea-lizzati completamente a mano e inte-ramente in Italia. Questi devono essere

costruiti con materiali naturali di quali-tà e di prima scelta, con modelli esclusivi e adottando le tradizionali lavorazioni artigianali italiane. Le truffe più comu-ni sono tre: l’uso di indicazioni che in-ducono il consumatore a credere che il prodotto sia interamente realizzato in Italia quando magari nel nostro Paese avviene solo l’ultimo passaggio (come nel caso di portafogli realizzati in Cina, magari con pellame nostrano, ma con-fezionati in Italia), la falsa indicazione di provenienza (quando si scrive “Ma-de in Italy” su prodotti non originari dell’Italia) e l’uso di marchi che faccia-no credere che un certo prodotto sia in qualche modo legato al nostro Paese mentre in realtà non lo è, come il for-maggio Parmesan.o

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Attenti all'etichetta, per evitare le truffe

la dicitura “100% made in italy” è consentitasolo ai prodotti ideati, lavorati e confezionati sul territorio italiano. possono essere considerati“made in italy” invece anche quelli realizzatiall'estero e trasformati nel nostro paese

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Scervino, l'Italiache conquista

di Marco Gemelli

Ilpersonaggio

Con i recenti successi conseguiti

sui mercati russi, la maison fiorentina si conferma alfiere della moda italiana

nel mondo. E il Ceo Toni Scervino

ne è sicuro: per il Made in Italy

il futuro è roseo

Gli addetti ai lavori non hanno dubbi: il nuovo zar di Russia parla italiano. Il suo nome è Ermanno Scervino, il cui marchio – già molto amato a queste latitudini (quasi il 20% del fatturato arriva dal mercato ex so-vietico) – ha letteralmente fatto impazzire i fashion-addicted di Mosca dopo l’evento di metà ottobre sulla Piazza Rossa, per celebrare i 10 anni della presenza del brand nel Paese. Un exploit che nasce da lontano, dall’amicizia nata a Forte dei Marmi tra l’imprenditore Toni Scervino, deus ex machina della griffe di moda, e la coppia Mikhail ed Ekaterina Kusnirovic, maggiori azionisti dei celebri grandi magazzi-

ni Gum nonché fondatori del colosso della distribuzione Bosco dei ciliegi. Con l’evento moscovita Scervino ha compiuto un passo importante sul cammino del rilancio del made in Italy in Russia, ed è in coerenza con tutto ciò che l’imprenditore toscano invita a regalare italiano “per dare seguito ai segnali di fiducia per il futuro della nostra economia”. Il Ceo si rispecchia perfettamente nell’idea di un’autarchia made in Italy per dare impul-so alle forze produttive del Paese, insomma. E dire che il nome Ermanno Scervino è da molti annoverato tra gli alfieri dell’italianità nel mondo, ma in realtà non tutti sanno es-sere una sintesi anagrafica tra le due anime della casa di moda: da un lato Ermanno Da-elli, il cuore creativo della maison fiorentina, dall’altro Toni Scervino, che è invece colui che da amministratore unico dell’azienda ha il polso della situazione sia sul versante economico che delle tendenze di stile.

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Cosa dobbiamo aspettarci per il Natale, dal punto di vista dei regali? Per il Natale 2015 mi auguro che si possa assistere a una ripresa dei consumi e a un incremento delle vendite spinto dal clima di fiducia che si inizia a respirare. Certo, la situa-zione del nostro Paese è ancora tutt’altro che florida ma ci sono segnali di fiducia che fanno ben sperare: l’Istat ha mostrato la fotografia di un’Italia che guarda al futuro con più spe-ranza e meno preoccupazione, e ciò vale sia per le famiglie che per le imprese. In questo scenario il regalo Made in Italy serve a tutti: non è una questione di campanilismo ma di investimenti sulla qualità.

A proposito di qualità, perché oggi gli italiani dovrebbero puntare sulle produzioni interne?Perché chi sceglie di donare un prodotto italiano regala qualcosa che è destinato a durare nel tem-po, fornito di tutte le certificazioni di qualità, che ha anche il valore di un riconoscimento all’im-portanza del lavoro dei nostri artigiani. In fondo, tutto ciò che viene realizzato oggi nel nostro Pa-ese nei settori dell’abbigliamento, dell'artigiana-to o dell'agroalimentare è sinonimo di qualità: ormai nei comparti più diversi le produzioni di medio-basso livello vengono portate all’estero, dove il costo del lavoro è più basso, mentre in Italia è rimasto l’alto di gamma.

Che suggerimento darebbe a tutti gli imprendi-tori del made in Italy che magari in questi anni di magra hanno stretto la cinghia senza cedere alle lusinghe della delocalizzazione?Non mollate ma continuate a dare vita a pro-dotti da sogno, perché nelle vostre mani c’è un patrimonio di fantasia e di qualità che il nostro Paese non può perdere. Continuate a emozio-nare il mondo con la vostra opera.

Parliamo di Mosca, e dei 10 anni di Ermanno Scervino in Russia...Siamo orgogliosi dell’evento al Gum di Mosca: la partnership con i fondatori del Bosco dei ci-liegi ci ha permesso di lanciare sia una capsule

Nella foto d'apertura, Ermanno Daelli (a sinistra) e Toni Scervino, rispettivamente cuore creativo e amministratore della casa di moda. Qui in alto un'immagine della recente sfilata al Gum di Mosca

Nelle mani degli imprenditori italiani c'è un patrimonio di fantasia e qualità che il nostro Paese non può perdere. Per cui nonbisogna mollare, anzi. Continuiamo a emozionare il mondocon le nostre creazioni. E il mercato continuerà a premiarci

collection celebrativa dei 10 anni della nostra presenza nella capitale sia un flagship store nel cuore del centro commerciale. Il forte deprezzamento del rublo sta penalizzando i consumi sul mercato russo, ma non quelli di prodotti di alta qualità per cui il Made in Italy è famoso nel mondo. Del resto, per noi il mercato russo vale il 19% del fatturato di circa 100 milioni che stimiamo per quest’an-no, in sostanziale tenuta sul 2014 ma con una significativa crescita della prima linea, ovvia-mente Made in Italy, con cui presidiamo il mercato d’alta fascia. E in Russia qualità e artigianalità sono molto apprezzate, se mixa-te con l’estrema femminilità dei capi.

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Carpi, città delfashion systemdi Mara Cinquepalmi

Poco più di 70mila abitanti per oltre 260 imprese che progettano, producono o fanno produrre e commercializzano i loro prodotti nell’ambito della moda. Da queste parti inoltre un giro di shopping può diventare ancora più piacevole se condito con qualche goccia di aceto balsamico, un cucchiaino di mostarda o una passeggiata nel bel centro storico cittadino

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La capitale del tessile nel cuore dell’Emilia. Carpi, scrigno rinascimentale a meno di venti chilometri da Modena, è uno dei principali distretti in Italia per la produzione di maglieria e abbigliamento. La vocazione imprenditoriale affonda le radici già tra ’800 e ’900 quando le donne carpigia-ne intrecciavano i trucioli, paglie sottilissime ricavate dai tron-chi dei salici e dei pioppi, per realizzare cappelli e borse. Poi il grande salto nella seconda metà del secolo scorso. Dai labo-ratori in casa si passa alla produzione industriale con marchi che conquisteranno i mercati internazionali e, soprattutto, gli armadi delle donne. Qui sono nati, solo per ricordarne alcuni, Liu Jo, Blumarine, Twin Set, Gaudì e Denny Rose. Dai bot-toni all’intimo mare, dai filati ai vestiti, fare shopping a Carpi è un’esperienza a 360 gradi che inizia sotto i portici di piazza dei Martiri e si conclude negli spazi poco fuori il centro abita-to, alcuni facilmente raggiungibili dall’autostrada. Oggi la città conta oltre 100 spacci aziendali. L’ultimo in ordine di tempo ad aprire è stato il Luxury Outlet di Blumarine, uno spazio espositivo di 250 metri quadrati inaugurato poche settimane fa dove acquistare una selezione delle collezioni di abbiglia-mento e accessori dei brand del gruppo. L’outlet nasce negli spazi della ex Zanichelli adiacenti a Blumarine, dove una volta si producevano tessuti e filati. Un edificio dove sono state scrit-te alcune pagine della storia della maglieria che ha riaperto le sue porte grazie a un’importante opera di riqualificazione.

In apertura, la sala dello spazio Blumarine all'interno del Museo della Città di Palazzo dei Pio in Piazza dei Martiri (sotto)

Carpi

Emilia Romagna

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La crisi e il terremoto del 2012 hanno messo a dura prova il distretto di Carpi, che però già nel 2014 ha segnato un +3,1% di fatturato globale

Nel dedalo della moda Secondo i dati di Carpi Fashion System, sono 261 le imprese che progettano, producono o fan-no produrre e commercializzano i loro prodotti qui. Piccole e medie realtà che hanno fatto della tradizione nella lavorazione dei filati e nella pro-duzione di maglieria, il punto di forza di un di-stretto che ha saputo mettere insieme creatività, design e standard tecnici di eccellenza. La crisi economica però non ha risparmiato nemmeno questo settore e in dieci anni le imprese si sono quasi dimezzate, con una radicale trasformazio-ne della base produttiva. «Il nostro distretto – rac-conta Giorgio Vecchi, commerciante del centro storico e presidente Confcommercio provincia-le – può contare su una manodopera eccellente e sulle donne, vero e proprio motore del tessile, alle quali spesso non è stato riconosciuto il giu-sto merito». Il distretto è stato poi messo a dura prova dal sisma del 2012 con danni stimati in 38 milioni di euro. Dopo un 2013 negativo, il 2014 si è chiuso con una crescita del 3,1%. Risultati – come mostra l’XI Rapporto sul Distretto, curato dal Comune di Carpi – trainati dalle aziende di maggiori dimensioni e dai grandi marchi. La mo-da per Carpi è un pezzo di storia e come tale va custodita e fatta conoscere. Per questo il Torrione degli spagnoli di Palazzo dei Pio, dopo il restauro, ospiterà il Labirinto della moda, una immensa raccolta di modelli frutto delle donazioni delle aziende locali.

Oltre lo shoppingA chi arriva in treno da Modena, Carpi si lascia scoprire dopo una breve passeggiata che dalla stazione porta facilmente in centro. Una serie di portici accolgono il turista e lo accompagnano fino a Piazza dei Martiri. Sulla terza piazza per grandezza in Italia si affacciano il Palazzo dei Pio, la cattedrale dell’Assunta (ora chiusa per restau-ro), il Portico Lungo con le sue 52 arcate che ac-compagnano la piazza per tutta la sua lunghezza e che hanno come appendice le alte volte del Por-tico del Grano, (anche questo in fase di restauro), e il Teatro Comunale. Sotto i portici di Piazza dei Martiri è possibile fare incetta di prodotti della

La mostarda fina carpigianaUna ricetta dimenticata negli archivi e che ora sta per tornare a tavola: la mo-starda fina carpigiana, celebrata anche in un verso della Secchia Rapita di Ales-sandro Tassoni, era una specialità molto nota nel Cinquecento grazie alla fami-glia Pio che la donava a cardinali e a famiglie importanti del tempo. Poi se ne sono perse le tracce fino a quando qualche anno fa Carlo Rossini, cultore delle tradizioni enogastronomiche, l’ha ritrovata e raccontata nel libro L’Isquisitis-sima alla mensa de’ grandi. Dalla carta alla cucina il passo è stato breve grazie alla tenacia di Gianfranco Zinani, sommelier e proprietario del ristorante L’in-contro, che ha deciso di metterla nuovamente in produzione. Fatta con le mele pink lady, il miele e le bucce d’arancia, quella fina di Carpi «non è una mostarda da accompagnamento – spiega Zinani – ma va gustata a fine pasto come dolce oppure a merenda. Nei prossimi mesi lanceremo la Mostardina torta sopraffi-na, una torta fatta con il pane raffermo e, appunto, la mostarda».

La moda per Carpi è un pezzo di storia e come tale va custodita e fatta conoscere. Per questo il Torrione degli spagnoli di Palazzo

dei Pio, dopo il restauro, ospiterà il Labirinto della moda, un'immensa raccolta di modelli frutto delle donazioni delle aziende locali

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tradizione modenese. Come i cappelletti, l’aceto balsamico, il prosciutto, ma anche una Doc co-me il Lambrusco Salamino di Santa Croce. Per rinfrancarvi dalle fatiche dello shopping dovete assaggiare i “diavoletti” di Gianpietro Piccagliani, maestro cioccolatiere della Pasticceria San Fran-cesco, premiati qualche settimana fa dall’Acca-demia Italiana della Cucina. Nate nel 1992 da un’idea dello stesso Piccagliani, queste delizie di cioccolato «sono piccole tentazioni – spiega il maestro pasticcere – e ognuna ha un tipo di mi-scela particolare, come la menta piperita di Pan-calieri, le nocciole del Piemonte». Infine, merita una visita l’Acetaia comunale, ospitata nel sot-totetto di Palazzo Scacchetti, sede del Comune. Composta da tre batterie di botticelle pregiate che portano il nome di importanti donne del passato della città (Maria Beatrice, Caterina e Adelaide) e due botti madre, l’Acetaia è aperta al pubblico il secondo sabato di ogni mese ed è curata dalla comunità carpigiana della Consor-

Scelti per voi

dove mangiareRistorante L’incontroLocale accogliente e di gusto, sia per il palato che per l’atmosfera. Da provare i tortelli di ricotta e bietole con coste croccanti, piatto vincitore della sfida tra Modena e Bologna “la Sfoglia Tira”. Piatto forte della casa, i radicchietti di campo con guanciale abbrustolito. Prezzo medio: 35 euro Via delle Magliaie, 4/1Tel. 059.693136

Ristorante CarducciPiatti della cucina tradizionale, come il risotto all’aceto balsamico con salsiccia, a cura di chef Moreno. Ambiente elegante. Prezzo medio: 30 euroViale Carducci, 16Tel. 059.6229518

MaltoLocale piccolo, nel cuore della città, propone gnocco e tigelle accompagnate da salumi e buon vino. Prezzo medio: 20 euro Piazza Garibaldi, 4Tel. 059.7134903

dove dormireHotel TouringLungo la strada che porta dalla stazione ferroviaria al centro storico, l’Hotel dispone di 65 camere, incluse una junior suite e una suite. Prezzi da 77 euroViale Darfo Dallai, 1Tel. 059.681535

Carpi HotelPoco fuori dal centro, ideale per chi raggiunge Carpi in auto, l’Hotel propone 80 camere confortevoli. Quattro sono prive di barriere architettoniche. Prezzi da 77 euroVia delle Magliaie, 2/4Tel. 059.645915

Hotel GabardaA due km dal casello della A22 Modena Brennero. Adiacente all’albergo, il Ristorante Gabarda. Singola da 79 euro, tariffe speciali nei week-endVia Carlo Marx, 172Tel. 059.693646

Stile sociale A Carpi tradizione vuole dire anche innovazione. Proprio come quella di Vesta, linea d’abbigliamento pensata per persone non autosufficienti dalla start up Mo.Ve. Allacciature facilitate, tessuti che tengono conto della regolazione della temperatura corporea e cerniere cucite in punti strategici sono alcuni degli accorgimenti che l’esperienza degli artigiani locali ha messo al servizio di questo nuovo progetto.

Oltre al Museo della Città, il complesso di edifici di Palazzo dei Pio ospita opere d'arte e pregiati affreschi

Carpi entra a far parte del network NTV. Dal 13 dicembre partirà Italobus, grazie al quale si potrà facilmente raggiungere anche Carpi con ben 4 collegamenti giornalieri, partendo dalla stazione di Reggio Emilia AV Mediopadana (o viceversa da Carpi si può andare in stazione). www.italotreno.it

teria dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Mo-dena. Una bottiglietta dell’acetaia comunale è stata donata alla regina Elisabetta nel 2008 in occasione del centenario della maratona ai Gio-chi di Londra, quella di Dorando Pietri, il mara-toneta carpigiano squalificato all’arrivo. Londra e Carpi unite nel ricordo dello sfortunato atleta e dal gusto del prezioso condimento.

Per saperne di più:www.palazzodeipio.itwww.carpidiem.it

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Marche, la Valle dell’Eden delle scarpe Nell’Italia centrale, tra le province di Macerata e Fermo, si consuma in tutta la sua stravaganza la “patologia dell’essere femminile” espressa attraverso l’amore spasmodico per le calzature. Qui le aziende, gli spacci e le boutique sono talmente tanti che è bello perdersi in piacevoli tour all’insegna dello shopping, facendo tappa a Montegranaro, Sant’Elpidio a Mare e Monte Urano

di Antonella Aquaro

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All’origine, la “camicia”, ricavata attraverso qualche passaggio manuale a colpi di “veli-na” e carta adesiva. È il primo passo sulla stra-da del modello che si appoggia alla forma e dà nome alla scarpa. Non è un rebus, né un gioco di parole, ma solo l’avamposto per la conquista di una sedia in prima fila nello scintillante mondo delle scarpe. Ad accogliervi, le Marche, il terri-torio che dà ospitalità a uno dei più grandi di-stretti italiani in ambito calzaturiero. È, questo, il quartier generale delle calzature di medio-al-

Non solo calzature Scarpe, ovvero moda, cultura, turismo. Sono tante le assonanze che sul territorio allargano a dismisura il potenziale attrattivo del “distretto”. È così che Sant’Elpidio a Mare, da riferimento dell’industria calzaturiera, diventa anche luogo di storia grazie al Museo della Calzatura Cavalier Vincenzo Andolfi: a ospitare una vasta collezione di scarpe storiche, italiane e internazionali, e di attrezzature da lavoro, l’ex convento dei Filippini. Il la della cultura richiama Fermo e la sua Piazza del Popolo, con il cinquecentesco Palazzo dei Priori, la Pinacoteca civica e i dipinti, di scuola veneziana e marchigiana, con la Natività di Rubens e la Sala del Mappamondo. Da non perdere anche le Cisterne Romane attribuite a Cesare Ottaviano Augusto. A chiudere simbolicamente il distretto, Macerata, scrigno d’arte e sapienza con la sua Università, tra le più antiche d’Italia e lo Sferisterio con la sua stagione lirica. Fra le opere architettoniche significative, Palazzo Buonaccorsi, custode di importanti collezioni di arte antica e moderna; molto suggestiva infine è la Sala dell’Eneide con i suoi grandiosi affreschi.

to profilo, dove “fare scarpe”, al di là di tutto, è una questione di famiglia, di dna. Sullo sfondo, i monti Sibillini, il Gran Sasso, i Monti della La-ga, nonché la riserva del Conero, che fanno da cornice a un tessuto produttivo intenso e per-meante dove, al di là del ritornello della crisi che non ha risparmiato nessuno, è percepibi-le un discreto gradiente di vitalità.

Mettersi un regalo ai piediA guardare i numeri delle sole province di Ma-cerata e Fermo, si parla di circa 600 milioni di euro di fatturato (risultati del primo semestre 2015) dovuti anche, come fa notare Assocal-zaturificio, agli Stati Uniti che hanno conqui-stato il primato dell’export regionale detenuto, fino al 2014, dalla Russia. Per comprendere il fenomeno in maniera empirica è consigliabile mettersi per strada in auto: nel raggio di poco meno di 30 km infatti è possibile addentrarsi in un vero e proprio ginepraio di punti vendi-ta. I nomi vanno dai blasonati Tod’s, Prada, Vit-torio Virgili – tutti a Sant’Elpidio a Mare –, a Cesare Paciotti, in quel di Civitanova Marche. A Monte San Giusto c’è invece Fabi con il suo mega-store di scarpe, abbigliamento, profumi e trucchi e l’angolo outlet. A Porto Sant’Elpi-dio incontriamo il quartier generale di Loriblu che in maniera stravagante abbina la vendita di scarpe a bottiglie di vino, le stesse che in de-gustazione seducono particolarmente la clien-tela russa. In macchina, o in aereo, dall’Italia o dall’estero, sembra non esserci freno al flusso di shoes addicted che costantemente arriva nel

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In apertura Annarita Pilotti, ad dell'azienda calzaturiera Loriblu. Qui sopra il Palazzo dei Priori a Fermo

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distretto per mettersi un regalo ai piedi. L’im-portanza del fenomeno è tradotta in un’orga-nizzazione dei punti vendita che, nei periodi clou (ottobre, novembre e dicembre), impone ritmi di lavoro 7 giorni su 7, a orario continuato. Così, se da un lato le vendite confermano nel tempo qualità e competenza nel fare le scarpe del territorio, non si può dire certo la stessa co-sa quando si parla di artigianalità calzaturiera. Nuove esigenze economiche hanno infatti im-posto un’elevata macchinizzazione dei processi di lavoro, nonché un’alta specializzazione delle figure professionali tendendo a isolare, se non a estraniare, la figura dell’artigiano che nel miglio-re dei casi viene inglobata in azienda, mentre in altri si dedica all’alta imprenditoria (quando non muore sotterrato della concorrenza).

Il prezioso lavoro di Doriano MarcucciVero e proprio maestro di bottega passato dall’ar-te tout-court allo studio e lavorazione della pelle, diventando inconsapevolmente una sorta di ra-rità nel panorama dell’artigianato delle scarpe, è Doriano Marcucci. E nonostante la sua giovane età (è “appena” 50enne) si porta dietro l’appellati-vo di mastro-calzolaio; un artigiano “vecchio stile” capace ancor oggi di realizzare scarpe interamen-te a mano utilizzando sistemi di concia interna

È uno scenario fatto di padri, figli, nuore e cugini, quello del distretto calzaturiero di Fermo e Macerata, con la famiglia che tira le redini

del comparto fin dal 1800. In realtà, la vocazione economica locale trapela già da documenti del ’400, ma il periodo migliore della sua storia economica risale al Dopoguerra grazie all’importante richiesta interna,

ma anche all’esplorazione e alla conquista di mercati internazionali

È uno scenario fatto di padri, figli, nuore e cugini, quello del distretto calzaturiero di Fermo e Macerata, con la famiglia che tira le redini del comprato fin dal 1800. In realtà, la vocazione economica locale, trapela già da documenti del ’400 in cui si parla di chiochiere, modelli somiglianti a pianelle di pelle di stoffa sfoderata, senza tacco, inizialmente prodotte per i merca-ti regionali e successivamente esportate nello Stato Pontificio e nel Regno di Na-poli. Il periodo migliore della storia eco-nomica del distretto risale al Dopoguer-ra grazie all’importante richiesta interna, ma anche all’esplorazione e alla conqui-

sta di mercati internazionali. Rientra per-fettamente in questa prospettiva la storia di Vittorio Virgili, capostipite dell’omoni-ma azienda calzaturiera. «Avevo 14 an-ni quando ho iniziato a lavorare le scar-pe – ricorda Virgili – iniziando dal basso. Ho fatto l’apprendista poi sono passato in fabbrica e a 24 anni ero finalmente pron-to per la mia impresa che ho fondato in società con un cugino trascinandomi die-tro mamma e papà». Oggi ha all’attivo una produzione di 100mila pezzi annui e svariati mercati di vendita, fra cui Giap-pone, Francia e Stati Uniti. Come racconta Vittorio in passato il calzolaio era un figu-

ra completa, capace di realizzare il pro-dotto dalla a alla z, di occuparsi di ammi-nistrazione, di stile e design, di vendite: «era più faticoso produrre, ma più facile vendere», commenta. Oggi la partita è completamente invertita: le scarpe sono pronte dalla sera alla mattina, ma la ge-stione aziendale e le vendite sono spesso un vero rebus. «Mia figlia mi dice che oggi è importante essere on-line e un anno fa siamo partiti con un sito e-commerce. So-no convinto che nel tempo porterà frut-ti, è il futuro della commercializzazione, ma non chiedermi altri dettagli perché per me questo è già futuro”.

Vittorio Virgili: tra famiglia e export

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Scelti per voi

dove mangiareL'ArcadeNikita Sergreev è un giovane chef – 26 anni, russo d’origine ma sangiorgese d’adozione – capace di sperimentare tutti i componenti della cucina locale in un’ottica allargata. Il risultato? Menu che accolgono influenze asiatiche, ispirazioni della lontana steppa e gli elementi del territorio che gli arrivano freschi ogni mattina. Divertente la Piantina grassa, a base di zite fritte, servita come entrée; inimitabili le Melanzanine ripiene di sgombro su base di aglio nero. Interessante l’Ostrica in brodo dashi.Prezzo medio: 45 euroVia Giordano Bruno, 76Porto San Giorgio (Fm)Tel. 0734.675961 www.ristorantelarcade.it

Ristorante Mezzo BaioccoCucina semplice, ma gustosa. Nel menu, paste rigorosamente fatte in casa e carni bio. La pizza è a lunghissima lievitazione (72/96 ore).Prezzo medio: 30 euroVia Giuseppe Saragat, 3Osimo (An)Tel. 071.7230082 www.mezzobaiocco.it

dove dormireHotel Villa Quiete All’origine, una villa del 1700 adibita a luogo di sosta durante le battute di caccia dei nobili Perozzi. Oggi un elegante albergo 4 stelle caratterizzato da arredi e rimandi stilistici d’epoca. Doppia da 90 euro Via Enrico Mattei loc. Valle Cascia Montecassiano (Mc)Tel. 0733.599559 www.villaquiete.it

B&B Campodisole Antico casolare immerso nel verde delle colline. Ideale per la famiglia. Costi da 60 a 120 euro, in base alla stagioneVia Croce San Paterniano, 8 Osimo (An)Tel. 388.8438826www.bbcampodisole.it

In alto, lo Sferisterio e la Porta Picena di Macerata. In basso a sinistra, foto di gruppo al calzaturificio Virgili

(in bottega) e sperimentando costantemente la tavolozza colori. Una dedizione per le scar-pe che poggia su una formazione artistica (di-ploma in belle arti) affiancata a un’esperienza di settore (operaio per 10 anni) che, abilmente intrecciate, generano esemplari dal forte ap-proccio creativo, esclusività delle lavorazioni su misura. «Ho abbinato il vecchio modo di fa-re scarpe a un gusto personale e caratterizzan-te – afferma Doriano – creandomi un seguito di clienti affezionati». La sua bottega, in uno dei vicoli di Montegranaro, è diventata così il quartier generale di un’attività che oltre a in-graziarsi le più alte figure istituzionali italiane e straniere (Papa Gregorio XVI, Giorgio Na-politano, nonché lo sceicco del Qatar) richia-

ma l’attenzione di veri e propri fanatici della calzatura diventando inconsapevolmente un portavoce internazionale del Made in Italy. È all’estero più che in Italia che Doriano pre-sta la sua opera. A essere affascinati dalla sua manualità in particolare la Russia, il Maroc-co, la Svizzera e la Nigeria, senza trascurare però l’elevata richiesta di artigianalità appli-cata al pezzo unico proveniente dal mondo arabo. «Vado spesso in Svizzera su richiesta dei negozianti che in occasione di eventi spe-ciali offrono ai propri clienti la possibilità di realizzare scarpe su misura. Faccio il calco del piede, oltre a raccogliere i dettagli stilistici e in 2-3 giorni, per una spesa minima di 1.500 euro, le scarpe sono pronte».

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La bellezza, ah la bellezza. Chi non la rincorre, non la desidera, non la vorrebbe preservare? E chi, magari contemplandosi l’adipe in eccesso, non ha mai fatto pensiero a un “ritocchino” capace di restituire mi-racolosamente il piacere di guardarsi allo specchio? Se i miracoli, quelli “alti” restano appannaggio dei santi, per queste più effimere e veniali bramosìe ba-sta rivolgersi, si sa, ai demiurghi del nostro tempo: i chirurghi plastici. A loro, i medici curanti dell’umana vanità, è demandata infatti la cura di ciò che, oggi-giorno, pare essere il bene più prezioso: l’apparenza. Ma come ogni cosa di cui s’abusa, anche la ricerca ossessiva della forma può avere controindicazioni. Sul corpo e sulla psiche. Il bisturi, insomma, è un’ar-ma da maneggiare con (molta) cura. E prima di af-fondarlo nella pelle per porre riparo agli errori della natura, forse bisognerebbe indagare l’anima che c’è dietro quel gluteo troppo rotondo o quel seno ormai cadente. Purtroppo – come i miracoli – anche l’eti-ca, ahinoi, è cosa rara. E così succede che la chirur-gia estetica finisca spesso per assomigliare più a una giungla selvaggia che a un branca medica. Spesso, ma non sempre, per fortuna. L’eccezione, in questo caso, ha la faccia simpatica, il sorriso cordiale e il cur-riculum da applausi di Marco Gasparotti, chirurgo plastico di fama mondiale, pluripremiato in America – dove lo Sherrell Aston Center of Cosmetic Surgery di New York l'ha inserito nella lista dei 100 migliori del pianeta – ma soprattutto uomo di scienza e co-scienza, ci verrebbe da dire.

Il sogno del “ritocchino” per ritrovare la bellezza, a volte

può diventare un incubo. Colpa della disinformazione

e di regole non sempre applicate. Per capire come muoversi

nella giungla dei lifting e delle liposuzioni, abbiamo parlato

con un mago del bisturi: Marco Gasparotti, ideatore

della tecnica della liposcultura, docente universitario, ma anche

testimonial della lotta all’obesità e ai tumori dell’infanzia,

nonchè autore del fortunato libro “Che faccio, mi rifaccio?”

Chirurgia plastica,istruzioni per l’uso

di Francesco condolucil’intervista

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Dunque prof, che faccio, mi rifaccio? Che fa, cita il mio libro? No battute a parte, dicia-mo subito che con la chirurgia estetica non si scher-za. È un campo molto complesso, che si rivolge più all’anima che al corpo. Prendiamo chi è in sovrap-peso, ad esempio. A queste persone va fatto un di-scorso di stile di vita, di sport, di alimentazione. La chirurgia estetica va vista come ultima spiaggia, co-me un qualcosa che aiuti a star meglio e vivere bene, a ringiovanire, vedersi più in forma, ma deve essere preceduta e seguita da un corretto stile di vita».

Sentirla parlare così fa un certo effetto. Nell'im-maginario collettivo, i chirurghi plastici vengo-no percepiti quasi nemmeno come medici, ma come semplici "scultori del corpo". Colpa del-la deregulation in materia o dell'etica a volte sacrificata ai soldi? In realtà, le regole ci sono eccome. Esiste una spe-cializzazione universitaria in chirurgia plastica, rico-struttiva ed estetica. Vi si accede dopo aver superato un concorso pubblico molto selettivo, ma l’offerta è di gran lunga inferiore alla domanda, ci sono po-chissimi posti. Il fatto che, purtroppo, la legge non richieda specializzazione per eseguire interventi di chirurgia plastica o trattamenti di medicina estetica è un vulnus legislativo. Un medico chirurgo oggi è abilitato a operare in qualsiasi specialità medica, ec-cetto anestesia e radiologia. Se io volessi potrei effet-tuare interventi di cardiochirurgia o neurochirurgia. Sta all’etica e al buon senso non farlo. Purtroppo le molte richieste e la falsa credenza, da parte di me-dici e pazienti, che quella estetica sia una chirurgia “facile” ha prodotto disastri.

Ergo, che consigli dà a chi sogna il ritocchino?Primo: riflettere bene sull’effettiva necessità. Poi rivolgersi alla Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, la Sicpre, per conoscere i chirurghi che operano in ogni regione, magari con-sultandosi prima col medico di fiducia, per sapere quali sono i più affidabili. Bisogna diffidare di chi sul ricettario o sulla targa del proprio studio ha la scritta “Chirurgo Plastico” invece che “Specialista in Chi-rurgia Plastica”. E non bisogna mai rivolgersi a chi non opera in cliniche (solo gli specialisti possono far-lo, NdR) ma in ambulatori medici senza la presenza di un anestesista, o a chi promette risultati facili a costi molto contenuti.

Lei ha più di 30 anni di esperienza. I pazienti di oggi sono diversi da quelli di ieri? La chirurgia estetica è cambiata molto. Negli anni ‘80 era rivolta a ragazzine con le orecchie a svento-la, alle signore over 50 che volevano ringiovanire il viso o a donne che, dopo la gravidanza, avevano ri-lasciamenti del seno e della pancia, quindi addomi-noplastiche o mastopessi. Oggi che nel lavoro conta

molto l’aspetto fisico, la chirurgia plastica è assai richiesta per dare di sé un’immagine di efficienza e professionalità. E sono aumentati gli uomini che ricorrono alla chirurgia del viso. Adesso si fanno fi-gli in età avanzata, e non sono pochi i cinquanten-ni che non vogliono essere scambiati per i nonni dei loro bimbi, quando vanno a prenderli all’asilo. Insomma il risvolto psicologico conta molto di più che in passato. Basti pensare alle adolescenti che, bombardate dalle immagini mediatiche di bellez-za, entrano in crisi per delle semplici imperfezioni fisiche e rincorrono gli stereotipi. In questi casi, so-no le famiglie e la scuola a dover porre riparo.

Quella volta che incontrai un genio... «L’episodio più singolare che ricordo? Quello di una signora, alla quale feci il lifting, e che a ogni visita mi presentava un uomo diverso come il proprio marito. Alla fine, dopo 5 medicazioni e 5 uomini diversi, le chiesi quale fosse quello vero. Mi rispose che suo marito era il primo uomo che l’aveva accompagnata, aggiungendo: "È lui che ha pagato l’intervento. Gli altri sono tutti miei fidanzati, a ognuno dei quali ho chiesto i soldi per l’operazione già pagata appunto da mio marito. Così oggi mi ritrovo un viso giovane e in tasca quattro volte i soldi pagati per l’intervento"».

I pazienti deturpatisono all'ordine del giorno. Un buon 70% dei casi che tratto personalmente sono di chirurgia secondaria, terziaria e anche oltre. Da me vengono moltissime vittime di interventi malriusciti

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Qual è stata la sua più grande soddisfazione professionale? Essere riuscito a restituire il sorriso e una vita nor-male a molti bambini vittime della guerra balca-nica negli anni '90. Andavo lì, nell'ex Jugoslavia, per intervenire sugli esiti cicatriziali da ustioni del viso di quelle povere creature.

E la sua prossima sfida?La ricerca sulle cellule staminali. Il futuro della chi-rurgia estetica oggi si basa molto sul grasso, che è ricco di cellule staminali e si può trapiantare sul viso o sul seno, per ridare forme e volume, ma soprattutto nella chirurgia ricostruttiva post-ma-stectomia. Altra sfida, ma questa più personale, sarà quella riuscire a trasmettere a mio nipote An-drea, che quest’anno è entrato alla Scuola di Spe-cializzazione in Chirurgia Plastica, i valori fondanti di questo lavoro: l’umiltà, lo studio e l’etica, so-prattutto.

La prevenzione giovanile è un tema che la toc-ca molto, visto il suo impegno in cause molto nobili come l’obesità e i tumori dell’infanzia...A un certo punto della mia carriera, pur facendo un lavoro apparentemente futile, ho sentito la necessità di rendermi utile anche socialmente. Ho visto troppi adolescenti venire da me, accompagnati da mamme disperate, perché risolvessi loro il problema dei troppi accumuli di grasso sui fianchi, il torace, le mammelle. Oggi l’obesità è una patologia che affligge più del 64% dei nostri ragazzi. Da qui l’idea di fare qualcosa per aiutare le tante famiglie, spesso indigenti, che in Italia hanno bambini obesi, costituendo la Fondazio-ne per la lotta all’obesità infantile. Nei nostri centri gli specialisti visitano gratuitamente questi bambini e li seguono in un percorso di indirizzo a una vita più sana. Anche i genitori vengono educati a un'alimen-tazione corretta, all’attività fisica e a uno stile di vita più sano per i loro figli che, se non curati, a 20 anni saranno cardiopatici, diabetici, ipertesi.

Ho visto troppi ragazzi rivolgersi a me perché

risolvessi loro il problema di accumuli di grasso. Oggi l'obesità affligge il 64% dei nostri figli.

Ecco perché ho deciso di costituire una Fondazione per la lotta

all'obesità infantile, dove i ragazzi e le loro

famiglie vengono seguiti gratuitamente ed educati

a un corretto stile di vita

Per saperne di più:www.marcogasparotti.com

www.sicpre.org

Il professor Gasparotti in sala operatoria. «Diffidate di chi non è specialista in chirurgia estetica», il suo consiglio

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l’intervista

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Allarme “carne rossa”:tutta la verità

Carne rossa e tumori: un binomio inquietante che da qualche settimana è diventato letteralmente “virale”, in ogni angolo del globo. Colpa – si fa per dire – della diffusione di uno studio messo a punto dallo Iarc, l’Istituto di ricerca anticanceroge-na che fa parte dell’Oms, secondo il quale, stan-do ai dati degli ultimi decenni, ci sono evidenze numeriche molto significative tra il consumo di carni rosse e l’insorgenza di determinate patolo-gie tumorali nella popolazione mondiale. Da qui a far scattare l’allarme il passo è stato brevissimo. Anche perché i contenuti dello studio Iarc sono stati diffusi, soprattutto in Rete, in maniera molto superficiale, dando il la a una vera e propria psicosi collettiva nei confronti della carne, arrivata – pro-prio per via di un’interpretazione molto appros-simativa e frettolosa dello studio – a essere mes-sa sullo stesso piano di tabacco e amianto come potenziale causa di neoplasie. Proviamo dunque a capirne qualcosa di più col professor Giuseppe Pulina, docente di Animal Science all’Università di Sassari, ma soprattutto uno dei più autorevoli esperti italiani in materia di produzioni animali.

Stando all’allarmismo delle ultime settimane, quello tra Giuseppe Pulina, uno dei più autorevoli esperti italiani in materia di produzioni animali, e Umberto Veronesi, punto di riferimento

internazionale in materia oncologica e vegetariano convinto, avrebbe dovuto essere uno scontro netto. Invece, quello tra i due

stimati ricercatori, è un dialogo che, partendo da posizioni diverse, evidenzia significativi momenti di riflessione comune

di Francesco condoluciscienza e vita

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Professore, mettiamo subito i puntini sulle “i”. Lo Iarc ha classificato nel gruppo 1, tra i fatto-ri di rischio cancerogeno, le carni “lavorate” e non le carni rosse tout-court. Giusto? Marchia-mo la differenza... Lo Iarc ha pubblicato su The Lancet Oncology una nota di due pagine che ha scatenato un putiferio mediatico: 22 scienziati hanno ritenuto carcinoge-nico il consumo di carni conservate e probabilmente carcinogenico quello di carni rosse. Pur riconoscendo l’alto valore nutrizionale delle carni, questa afferma-zione ha portato lo Iarc a classificare relativamente al cancro al colon-retto (Crc) le carni conservate nel gruppo 1 (sostanze carcinogeniche per gli umani) e le carni rosse in quello 2A (sostanze probabilmen-te carcinogeniche per gli umani). Va precisato che il gruppo di scienziati non è stato unanime nel respon-so e che dei circa 800 lavori consultati ne ha preso in considerazione soltanto 27 (1/3 dei quali a riposta nulla) per le carni conservate e 29 (metà dei quali a ri-sposta nulla) per quelle rosse. Gli scienziati Iarc hanno anche fornito (appoggiandosi su un unico lavoro) il rischio relativo del consumo di questi alimenti.

Qual è la sua personale opinione sui rischi cancerogeni associati al consumo di carne? Soltanto un anno fa un altro gruppo di 23 scien-ziati, provenienti da 8 Paesi, aveva pubblicato conclusioni opposte, a dimostrazione di quanto la materia sia altamente controversa. In buona so-stanza, il parere reso a maggioranza deriva proprio dalla letteratura scientifica tutt’altro che univoca nell’indicare un’associazione tra carni rosse e can-cro; anche per le carni trasformate, malgrado le evidenze sperimentali siano più rilevanti, riman-gono ampi margini di incertezza.

Ci può fare una panoramica globale del con-sumo di carne nel mondo e di quali sono le prospettive future? Contemporaneamente all’incremento demo-grafico, non solo aumenterà la richiesta di cibo, specialmente nei Paesi emergenti e nei Paesi in via di sviluppo, ma varierà anche la sua compo-sizione: infatti, al progressivo inurbamento, che porterà nel 2030 più del 60% della popolazione a risiedere in città con riduzione dell’efficienza nella catena distributiva del cibo, si aggiunge il deciso miglioramento delle condizioni di reddito di vasti strati delle popolazioni di Paesi quali la Ci-na e l’India, che si tradurrà in un forte aumento della domanda individuale di prodotti animali.

Dal punto di vista dell’impatto globale dell’associazione tra consumo di carne e in-sorgenza del cancro, l’Italia può essere con-siderata come un Paese particolarmente a ri-schio, alla luce delle carni che qui vengono lavorate e consumate?La qualità nei controlli delle filiere delle carni ita-liane sono sufficienti a garantire il consumato-re nei confronti di questo e di altri rischi di tipo salutistico e tossicologico. Non bisogna dimen-ticare che molti salumi prodotti in Italia, soprat-tutto i prosciutti crudi, non contengono i nitrati e i nitriti indicati quale causa della cancerogeni-tà delle carni trasformate.

La qualità nei controlli delle carni italiane garantiscono il consumatore nei confronti di rischi di tipo salutistico e tossicologico. Tanto più che molti salumi prodotti in Italia nanche contengono i nitrati e i nitriti indicati quale causa di cancerogenità

In seguito alla pubblicazione di uno studio dello Iarc e soprattutto della sua superficiale diffusione in Rete, questo autunno verrà ricordato come la stagione dell'emergenza carne rossa

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Quanto qualità e genuinità delle carni in-cidono sulla loro cancerogenicità?Le carni (e il latte) dei ruminanti, soprattutto se allevati al pascolo, contengono un princi-pio attivo, il Cla, considerato un potente an-ticarginogeno in grado di contrastare effica-cemente, in modelli animali, l’insorgenza di tumori. Inoltre, il consumo di latticini ricchi di calcio fornisce una protezione ulteriore con-tro i tumori all’apparato digerente.

Lo studio Oms mette in guardia anche sui metodi di cottura della carne. Nata-le è vicino e probabilmente sulla tavola degli italiani, i piatti a base di carne ab-bonderanno… La nota Iarc ricorda che i composti derivanti dai nitrati e nitriti (Noc), usati come conser-vanti in salumeria, e gli idrocarburi policicli-ci aromatici (Pah) derivanti dalla cottura alla brace, sono la causa della presunta cance-rogenicità delle carni. Tuttavia esistono stu-di che mostrano come nitrati e nitriti pos-sono anche essere metabolizzati in ossido nitrico e, come tale, promuovere un bene-ficio cardiovascolare. Va aggiunto, infine,

che le carni trasformate non sono le uniche fonti nell’alimentazione dell’uomo per Noc e Pah: molti tipi di vegetali freschi (lattughe, sedani, carote, spinaci, cavoli, rucola, etc) sono fonti significative di entrambi questi elementi, mentre i prodotti da forno, di-versi tipi di bevande e i frutti di mare sono certamente fonti primarie di Pah.

Dobbiamo diventare tutti vegetariani per scongiurare i rischi? O basterà man-giare carni bianche? Occorrono molte più evidenze scientifiche di quelle utilizzate dallo Iarc per la classifica-zione delle carni rosse e trasformate per po-ter con certezza affermare che il consumo di un alimento così complesso possa essere associato, seppure con livelli di rischio molto bassi (1/10 dell’esposizione allo smog, 1/20 del consumo di alcool, 1/30 del fumo di siga-retta) all’insorgenza di cancro al colon-retto. Non è indispensabile diventare vegetariani o consumare solo carni bianche per evitare rischi: lo dimostra la dieta dei centenari del-la Sardegna composta prevalentemente da carni ovine e da formaggi.

L’opinione di Umberto VeronesiAllora, dopo il pronunciamento dell’Orga-nizzazione Mondiale della Sanità contro le carni lavorate e rosse in quanto cance-rogene, dobbiamo diventare tutti vegeta-riani? Nemmeno un vegetariano convinto come Umberto Veronesi, oncologo, chiede questo. Nonostante che già da una venti-na d’anni sostenesse e denunciasse questo nesso tra carne rossa o insaccati e cancro, in particolare del colon. Del resto non so-no solo le ragioni della salute alla base della sua scelta personale, ma anche motivi etici (è un fervente animalista) e di sostenibilità ambientale (un solo esempio: per produrre un chilo di carne servono 15 mila litri d’ac-qua mentre ne bastano mille per un chilo di cereali). Il consiglio di Veronesi rivolto a tutti è di limitare il consumo di carne. E ri-chiama i principi della famosa Dieta Medi-terranea che viene in genere rappresentata come una piramide. Il posto delle carni rosse è in alto, nella punta: dunque nello spazio più piccolo. Nella base, larga, stanno i cere-ali, le verdure, la frutta, alimenti ai quali va data la netta preferenza. Ma così facendo non ci verranno a mancare nutrienti prezio-si? Risponde il professor Umberto Veronesi: «Frutta e verdura rispondono perfettamen-te ai bisogni del nostro organismo e contri-buiscono a proteggerlo. In questi prodotti della terra abbiamo scoperto risorse prezio-se, vitamine, antiossidanti e inibitori della cancerogenesi come i flavonoidi e gli isofla-voni. Studiamo le funzioni protettive del-le molecole contenute in alcuni alimenti, come il licopene nei pomodori maturi con-tro i tumori della prostata, il resveratrolo nell’uva per i tumori gastro-intestinali, gli isotiocianati e l’indolo delle crucifere che hanno mostrato un’azione antitumorale in varie forme di cancro. Non solo, i valo-ri pressori dei vegetariani sono nettamen-te più bassi, sia come “massima” che come “minima”, rispetto a quelli delle persone onnivore». C’è altro da aggiungere?

la salute nel piatto

Dobbiamo diventare tutti vegetariani? Nemmeno Umberto Veronesi pretende tanto. Il suo consiglio è invece quello di limitare il consumo

di carne. E richiama i principi della famosa Dieta Mediterranea che viene in genere rappresentata come una piramide. Il posto delle carni

rosse è in alto, nella punta: dunque nello spazio più piccolo

scienza e vita

dicembre 201560

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di Paola Caselli

Per il pubblico televisivo è l’amatissimo eroe di Cu-cine da incubo la fortunata trasmissione, giunta al-la terza edizione, in onda su Sky, e dal prossimo 17 dicembre entrerà ufficialmente nell’arena di Ma-sterchef Italia come quarto giudice. Ma fuori dallo schermo, Antonino Cannavacciuolo, classe 1975, campano Doc e figlio d’arte, resta uno dei migliori chef italiani. Un professionista che prosegue nella sua avventura culinaria conservando tre valori per lui fondamentali: umiltà, passione, amore. Per pas-sione ha iniziato a cucinare da giovanissimo e con umiltà è cresciuto professionalmente facendo te-soro delle tante esperienze nei grandi ristoranti ita-liani e internazionali. Per amore, infine, ha messo radici in Piemonte: è qui infatti che ha incontrato e sposato Cinzia Primatesta, con la quale oltre che una famiglia, condivide la gestione del Ristorante Relais & Chateaux Villa Crespi a Orta San Giulio, un’oasi magnifica affacciata su uno dei laghi più belli d’Europa. Peso massimo di sensibilità e gene-rosità, Cannavacciuolo è riuscito a coniugare le tra-dizioni gastronomiche del Nord e del Sud trasfor-mandole in proposte innovative, dalle quali emerge tutto il suo amore per il cibo e la sua inconfondibile napoletanità. Solare e carismatico, quanto attento e rispettoso, la generosità forse è proprio una delle sue cifre, insieme al continuo movimento. Di star fermo non ne vuole sapere, tanto che a ottobre è partita una sua nuova avventura, il Cannavacciuolo Café & Bistrot, aperto nella splendida location del-lo storico Teatro Coccia di Novara. Un luogo spe-ciale dove ancora una volta la sapiente fusione di tradizione e innovazione accoglie gli ospiti in un clima avvolgente e frizzante. L’accoglienza, d’al-tra parte, è sempre stata una delle sue specialità, e un po’ il segreto del suo successo. «È ciò che fa sentire l’ospite a casa – spiega – il più caloroso dei benvenuti che trasmette il piacere di coccolare e la passione per il nostro lavoro».

Dalla Campania sei approdato sul lago d’Orta, nel cuore del nord Italia. Raccontaci quest’espe-rienza... La mia esperienza è partita dalla volontà di lasciare la mia terra d’origine, per lavorare in un’altra regio-ne. Poi, come si dice, da cosa è nata cosa… sul la-go d’Orta, a Pettenasco, ho conosciuto mia moglie

Antonino Cannavacciuolo

Dal Sud con sapore

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Foto

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i viaggi del gusto di...

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Cinzia, e con lei abbiamo iniziato l’avventura di Villa Crespi. La possibilità di esprimermi a pieno in un ristorante tutto mio mi ha consentito di provare a integrare le conoscenze del mio baga-glio personale con le materie prime del territo-rio piemontese.

Cosa proponi a Villa Crespi e cosa ti piace-rebbe che trovassero le persone che arrivano a Orta San Giulio?A Villa Crespi propongo una cucina che tra-smette le stesse emozioni che provo io stesso nel lavorare le materie prime. Mi lascio ispirare dal ricordo delle tradizioni e poi personalizzo i piatti a mio gusto seguendo l’istinto. I visitato-ri che arrivano a Orta San Giulio, si trovano da-vanti un borgo medievale ben conservato, uno tra i più caratteristici d’Italia. Sono davvero fe-lice che ne rimangano tutti estasiati. Di solito non ci si aspetta tanta bellezza da un borgo co-sì discreto.

Expo Milano si è chiuso da poco, facendo di-scutere tanto sul tema “nutrire il pianeta”. Tu che ne pensi?Il mio pensiero, riguardo a questo tema così im-portante, è molto semplice. Ritengo infatti che bisognerebbe limitare gli sprechi, per rispetto di chi quotidianamente è costretto a lottare contro la fame in tante parti del mondo.

Quale sarà secondo te il futuro della cucina italiana?Be’, speriamo sia un ottimo futuro! Il nostro Pa-ese offre prodotti che ci rendono unici a livello mondiale. Dobbiamo solo essere capaci di farci conoscere sempre di più. E di non sottovalutarci.

Sogni nel cassetto? Se proprio devosceglierne uno, dicoche mi piacerebbe essere un “uomo di mare”, un pescatore ad esempio. Quando sto al mare, sto benissimo. L’elemento acqua mi completa in tutto e per tutto

In apertura Antonino Cannavacciuolo, chef patron del Ristorante Relais & Chateaux Villa Crespi a Orta San Giulio, nella foto in alto. A destra, il nuovo Cannavacciuolo Café & Bistrot, aperto nello storico Teatro Coccia di Novara

Oltre al tuo paese natale, Vico Equense, hai un luogo prediletto per le vacanze? E quan-do vai a cena fuori?Entrambe le domande hanno una sola risposta. Mi piace stare a casa, in famiglia e in tranquilli-tà. Con mia moglie, i nostri bambini, le persone a noi più vicine. A Vico Equense purtroppo non rie-sco ad andare spesso, ma il terrazzo di casa mia, affacciato sul lago d’Orta, posso garantirlo, è ‘na fantastica alternativa.

Il tuo sogno nel cassetto?Se proprio devo sceglierne uno, dico che mi piace-rebbe essere un “uomo di mare”, un pescatore ad esempio. Quando sto al mare, sto benissimo. L’ele-mento acqua mi completa in tutto e per tutto.

dove&comeRistorante Relais & ChateauxVilla Crespi Via Fava, 18Orta San Giulio (No) Tel. 0322.911902

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In ViaggioIn Viaggio

66 Roma, veRso la PoRta santa

Tempo di Giubileo nella CapiTale: meTTiamoCi in Cammino Tra i Tesori saCri e quelli... profani

74 In tRentIno, nella val dI sole

pisTe, Terme, CasTelli e naTura: se soGnaTe una vaCanza sulla neve, eCCovi una loCaTion ideale

80 Una cIttà In 24 oRe: veRona

dieCi Tappe ideali per visiTare al volo la CiTTà di GiulieTTa e CoGlierne TuTTa l'arTe e la bellezza

da pag. 86Rubriche• Proposte week-end• Viaggi per tutte le tasche• Travel Quotidiano news

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In cammino verso la Porta Santadi Riccardo Lagorio

Il centro storico della Capitale comprende più di 25mila luoghi di incomparabile valore storico e artistico, tra i quali emergono per numero e bellezza le chiese. Le stesse che diventano protagoniste degli itinerari dei fedeli arrivati qui da tutto il mondo in occasione del Giubileo della Misericordia. Percorsi lungo i quali non sarà peccato far tappa anche nelle antiche botteghe capitoline, altro patrimonio inestimabile della Città Eterna

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inviaggio

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È appena calato il sipario su Expo che ha puntato i riflettori sulla capitale finanziaria d’Italia, Milano, ed ecco che Roma risponde con l’inizio dell’Anno Santo, il Giubileo della Misericordia, indetto da papa Francesco nel mese di marzo. Non a caso Bergoglio ha scelto l’8 dicembre, giorno dedicato all’Immacolata Concezione, per l’apertura della Porta Santa (preceduta il 29 novembre dalla celebrazione di apertura della Porta Santa della Cattedrale di Bangui, nella Repubblica Centrafricana, durante il suo viaggio apostolico), nel 50° anniversario della conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II. Dopo l’inizio solenne dell’Anno Santo tutte le Chiese particolari spalancano la propria Porta della Misericordia in comunione con la Chiesa di Roma all’interno della celebrazione eucaristica della terza domenica d’Avvento, il 13 dicembre. Il Papa apre quel giorno la Porta Santa della cattedrale di Roma, la Basilica di San Giovanni in Laterano.

Le vie dei pellegrini Il pellegrinaggio è un segno peculiare dell’Anno Santo e l’invito del pontefice è di vivere questo periodo seguendo l’antica tradizione del Cam-mino per raggiungere la Porta Santa. Anche per questo sono stati ripristinati nella loro comple-ta fruibilità antichi percorsi che fanno parte di itinerari religiosi e di pellegrinaggio provenienti dall’Oriente e dall’Occidente europeo come la Via Francigena e i Cammini di San Benedetto e San Francesco, gran parte dei quali interessano il territorio capitolino. Ma l’opportunità di se-guire un percorso nella Città Eterna permette di immergersi anche nell’immenso patrimonio di cultura materiale che caratterizza le sue stra-de e i suoi vicoli. Si può ad esempio scegliere il classico itinerario del pellegrino giubilare che porta da San Giovanni in Laterano a Piazza San Pietro passando per alcune delle icone del turi-smo mondiale come il Colosseo e i Fori Impe-riali, ma soprattutto per strade che ricordano il passaggio dei pellegrini nei secoli; l’omonima via ne è l’esempio più trasparente.

Roma

Lazio

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inviaggio

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... e quelle dei bottegai Questo stesso itinerario dà anche la possibi-lità di conoscere più da vicino alcune botte-ghe artigiane della Capitale. Dopo la visita al Carcere Mamertino, dove secondo tradizio-ne gli apostoli Pietro e Paolo battezzavano i compagni di cella convertiti al cristianesimo, e alla michelangiolesca piazza del Campido-glio, si passa per le strade dove aprivano le botteghe gli ebanisti e i cordai e che tuttora mantengono il nome di quelle arcaiche atti-

inviaggio

Pangiallo, il dolce di Natale Legato alla tradizione natalizia, ma oggi disponibile anche fuori stagione, il pangiallo rappresenta la Roma dolce. Confezionato in forma tondeggiante, si ottiene impastando farina bianca, lievito e acqua tiepida e aggiungendo scorza d’arancia candita, pinoli, mandorle sgusciate e pelate, uva sultanina, cannella, zafferano e olio extravergine d’oliva. Dopo una lievitazione di 12 ore, si prepara una pastella con acqua, farina, olio e zafferano e si spalma sulla pagnotta ottenuta, prima di passare nel forno. Lo si può trovare presso la Forneria Colapicchioni di Via Tacito. www.colapicchioni.it

vità (dei Falegnami e dei Funari). Alta tradi-zione sartoriale invece quella della famiglia Bracci proprio in Via dei Funari: camicie su misura dai migliori tessuti, cravatte prepa-rate con sete e lane e tanti dettagli di vanità maschile. Ai fabbricanti di catini che contri-buivano al sollievo dei viandanti dopo chilo-metri percorsi a piedi fu eretta nel Seicen-to la chiesa di San Carlo ai Catinari, dalla grandiosa facciata in travertino e arricchita dal cinquecentesco Crocifisso sull’altare con intarsi di marmo, vetro e madreperla. Altra tappa del perscorso la chiesa di Santa Maria di Monticelli, dalle antiche fondazioni e più volte trasformata, con un bel frammento di mosaico del XII secolo che raffigura il Re-dentore per poi passare in piazza della San-tissima Trinità dei Pellegrini. Incastonato tra piazza Farnese e Campo dei Fiori, l’enoteca L’Angolo Divino (e non poteva chiamarsi altrimenti… ) si è trasformata da negozio a enoteca in quasi settant’anni nelle mani del-la stessa famiglia in Via Balestrari.

Il giro delle Sette Chiese Anche nella toponomastica Roma affascina. lungo questo itinerario si attraversano strade dal ricorrente nome delle botteghe che le af-follavano: Cappellari e Baullari. O Vicolo dei Leutari. Il nome lo dice: qui erano prodot-ti viole, violini e liuti. Michel Eggimann si è aperto bottega poco distante, in Via di Mon-toro, nel 2007, e si è specializzato soprattutto

Gli interni della Basilica di San Giovanni in Laterano, la cui Porta Santa verrà aperta il 13 dicembre

Secondo le parole di papa Francesco,

il Giubileo della Misericordia

è stato indetto perché“questo non è tempo

per la distrazione, ma al contrario

per rimanere vigili e risvegliare in noi

la capacità di guardare all’essenziale”. Un momento

propizio per ricordare che il Natale dietro

l’angolo va vissuto con un occhio alla sobrietà

e alla regolatezza

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nella riproduzione di strumenti dei maestri cremonesi del Seicento e Settecento prose-guendo una tradizione che era molto dina-mica nei secoli andati. Nei pressi di Via del Pellegrino si concentrano quindi le botteghe artigiane. Abiti, camicie e cravatte di fattura sartoriale come quelli della Sartoria Scavelli in Via Sora e gioielli creati anche con fossili, conchiglie e sassi dal maestro orafo Vincen-zo Villani: una bottega che riporta alla mente

Scelti per voi

dove mangiareRistorante ParisStanchi di piatti sciatti o porzioni minimaliste? In un palazzo del Seicento la consuetudine romanesca più genuina, di struggente bontà: minestra d’arzilla, carciofi alla giudia, coda alla vaccinara. E ancora pesce fresco. 40 euro il prezzo medioPiazza San Calisto, 7Tel. 06.5815378

Ristorante La Campana dal 1518Da scegliere non perché vanta la fondazione più antica della città ma per i suoi piatti, di osservante tradizione. Locale di impronta classica che non tradisce mai. Si mangia con 40 euroVicolo della Campana, 18Tel. 06.6875273

dove dormirePensione BarrettNell’edificio che risale al Cinquecento e poggia sull’antico ingresso del Foro di Pompeo, visse per qualche tempo la poetessa inglese Elizabeth Barrett. Non mancano memorie nelle sue stanze. Doppia da 130 euroLargo di Torre Argentina, 47Tel. 06.6868481

Hotel Saint PaulModerno, in zona Eur. Vale per la tranquillità e per i servizi affidabili. Doppia da 100 euroVia Vito Volterra, 43Tel. 06.5591911

In alto, la cella di San Pietro nel Carcere Mamertino. A destra, la Basilica di San Pietro

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La Porta Santa è la porta di una Basilica che viene murata e aperta solo in occasione di un Giubileo. Attraversando la Porta Santa si ottiene l’indulgenza plenaria

Crescono le corse tra la Capitale e Milano. Saranno 15 i treni no-stop che collegheranno Roma Termini e Milano Centrale in 2 ore e 55 minuti. Un’offerta complessiva di 40 treni al giorno che nelle ore di punta connetteranno le due città ogni mezz’ora.www.italotreno.it

l’atmosfera della Dolce Vita. Poco distante la chiesa di Santa Maria in Vallicella, la Chiesa Nuova. Da qui San Filippo Neri diede inizio del tutto spontaneamente e inconsapevol-mente al pellegrinaggio più famoso di Roma, quello delle Sette Chiese. Era il 1552 e il san-to fiorentino non fece che riprendere l’antica usanza medioevale dei pellegrini romei alle tombe di Pietro e Paolo. Consuetudine che nel corso dei secoli, soprattutto con il primo grande Giubileo istituito nell’anno 1300 da Bonifacio VIIII, aveva indicato le tappe che il devoto viaggiatore doveva compiere una volta giunto nella Città santa degli aposto-li e dei martiri; già durante il pontificato di Pio IV (avvenuto tra il 1560 e il 1565) erano migliaia i fedeli che intraprendevano questo stesso pellegrinaggio alle sette basiliche giu-bilari. Si distingue ormai Ponte Sant’Angelo, quello scenografico alternarsi di dieci statue di angeli con i simboli della Passione, capola-voro barocco nato dal genio di Gian Lorenzo Bernini. Mancano pochi passi per assicurarsi l’ingresso alla Porta Santa di San Pietro.

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Tutte le strade portano...

... a Roma, ovviamente. Magari non proprio tutte, ma di certo quelle percorse dai mezzi Green Line, tour operator che proprio in occasione del Giubileo propone itinerari che toccano i simboli della cristianità, le località più prossime alla Capitale come Sutri, dove nasce la Via Francigena, e persino un tour speciale per partecipare all’Udienza Papale

news

di Paola Camera

Vivere comodamente i molti volti della Città Eterna: dalla Roma Cattolica del Vaticano e delle cento chiese a quella imperiale, alla cit-tà del Rinascimento di Michelangelo e Raffa-ello o del Barocco di Bernini e Borromini, alla moderna metropoli con boutique di alta mo-da, caffè, ristoranti e trattorie. È la filosofia alla base dell’offerta di Green Line Tours, che con i suoi itinerari a Roma e dintorni consente di scoprire la città a 360°, accompagnati dal comfort e dall’esperienza di 37 anni di attivi-tà, allettati da una irrinunciabile riduzione del 30% sul costo dei biglietti per tutti i tour fi-no al 31 marzo 2016. Molte le scelte possibili per l’anno del Giubileo, in cui oltre al classico itinerario in bus a due piani, il tour operator propone il tour Roma Classica, che compren-de la Basilica di San Pietro e la domenica an-che la Benedizione Papale, il giro dedicato a Musei Vaticani e Cappella Sistina (con siste-ma salta la fila), l’itinerario dedicato alla Roma Cristiana attraverso le basiliche di Santa Maria Maggiore e San Giovanni in Laterano, la via

Per saperne di più:Tel. 331.4655079 [email protected]/it

Appia Antica e le Catacombe di San Callisto o Santa Domitilla o San Sebastiano. E per un’espe-rienza unica, l’operatore effettua anche un tour speciale il mercoledì, che prevede la partecipa-zione all’Udienza Papale. «Stiamo studiando un altro itinerario, dedicato proprio all’anno giubila-re, che comprenderà tutte e quattro le Basiliche e contiamo di lanciare con la programmazione 2016 – racconta Alberto Desideri, general ma-nager Green Line Tours – Per chi invece desidera un’esperienza differente, il consiglio è di conce-dersi la nuova escursione a Sutri, l’affascinante borgo etrusco che segna la prima tappa della Via Francigena. La nostra lunga esperienza sul cam-po ci permette di proporre un’offerta sempre al passo con i trend della domanda e realizzata con i migliori servizi disponibili sul mercato. Ne è te-stimonianza, ad esempio, la proposta dei tour in 7 lingue, compresi russo e giapponese». Oltre a Sutri, Green Line Tours effettua anche altre escur-sioni nei dintorni della Città Eterna: a Tivoli, Ostia Antica e i Castelli Romani. Un ultimo suggeri-mento, per concludere la giornata, dopo un po’ di shopping e di soddisfazione del palato, ecco l’itinerario serale Roma Illuminata per una visione completa e privilegiata della Capitale.

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In questa immagine, Alberto Desideri, general manager Green Line Tours

travel quotidiano

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di Pino Loperfido

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Se il Trentino fosse una farfalla, la Val di Sole sarebbe l’estremità della sua ala destra. E se ne-ve e sole dovessero un bel giorno decidere di andare ad abitare assieme, beh, è proprio lì, in quell’ango-lo incantato compreso tra il Garda e l’Alto Adige, che si andrebbero a celebrarne le nozze. Tre i com-prensori sciistici: in pratica è possibile sciare ogni giorno in una nuova ski area e affrontare così piste sempre diverse, fino alla vertiginosa altitudine di tremila metri, e in 24 ore godere della bellezza di tre paesaggi diversi tra loro, con attrattive differen-ti e uniche. Proprio così: una vacanza che ne vale tre, perché dai 150 Km di piste del comprensorio sciistico di Folgarida-Marilleva collegato con Ma-donna di Campiglio e Pinzolo, possiamo passare al ghiacciaio Presena, al Passo Tonale e, infine, a Pe-io, gioiello incastonato nel cuore dello storico Par-co Nazionale dello Stelvio (dare un’occhiata alla mappa della ski Area sul sito web per credere…). Impianti di risalita e cabinovie modernissime, an-che per toccare con gli occhi la magnificenza del paesaggio che tutto il mondo invidia al Trentino e all’Italia: le Dolomiti di Brenta, l’Adamello-Presa-nella ed il gruppo dell’Ortles-Cevedale.

La Valle baciata dal SoleNeve in quantità, ma neve di qualità. Sorta di parco giochi tutto bianco dedicato a grandi e piccini, esperti e neofiti, vanta tre Ski Area con quasi 300 km di piste, castelli, centri termali, ottimi alberghi e due parchi Nazionali. E anche questo inverno è lieta di stupire tutti con la sua bellezza e i suoi eccellenti servizi

inviaggio

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Trentino Alto Adige

Val di Sole

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Acqua, fonte di vita Certo, la Val di Sole gode di condizioni climati-che decisamente favorevoli, con una media di giornate di sole che supera di gran lunga quel-la delle altre zone delle Alpi, ma pare che il suo nome abbia un’origine ancora più remota. Si ri-ferisca cioè alla divinità celtica Sulis, la romana Minerva. Un’origine validata dal fatto che oltre agli sport invernali, la Vale di Sole è luogo carat-terizzato dalla presenza di centinaia di laghi e la-ghetti, fiumi e torrenti e ben due stazioni termali: Pejo, aperta anche l’inverno, e Rabbi fruibile nel periodo estivo. Acqua, dunque, elemento vitale,

Dolomiti ExpressFacciamo una scommessa. In poco più di dieci minuti vi porteremo dal centro della Val di Sole direttamente nel cuore della rinomata Ski Area Campiglio Dolomiti di Brenta Val di Sole-Val Rendena. Impossibile, dite? Niente di più fattibile, oggi, grazie alla moderna e veloce telecabina da 8 posti ad agganciamento automatico, con piano d’imbarco integrato direttamente nella stazione ferroviaria di Daolasa-Commezzadura! A Folgarida-Marilleva gli impianti si integrano dunque perfettamente con la storica Ferrovia elettrica Trento – Malè – Marilleva, creando un sistema “gomma-rotaia-fune”, finalizzato alla riduzione del traffico, soprattutto quello giornaliero, verso gli attuali accessi all’area sciabile. Utilizzando questo sistema di trasporto alternativo all’auto, dalla stazione di Trento gli sciatori giungono infatti direttamente a Daolasa–Commezzadura, esattamente di fronte la partenza della telecabina a 8 posti, senza dover affrontare ulteriori scalinate o attraversamenti di strada.

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inviaggio

Ospitalità è una delle parole chiave in Val di Sole, in un giusto mix tra tradizione e modernità, tra "storie del focolare" e connessione Internet

che grazie al cielo d’inverno si trasforma in ne-ve: tanta, tantissima neve. Una garanzia, questa, in Val di Sole. Con due stazioni poste a oltre tre-mila metri, facilmente raggiungibili anche gra-zie a una nuova e tecnologica telecabina, piste lunghissime, adatte ad ogni tipologia di sciata. Neve in quantità, ma neve di qualità: soffice, bianca, pulita, ben battuta, con piste curate su cui si concentra l’attenzione degli impiantisti. Una ghiotta occasione per dilettarsi nello sci e nello snowboard, senza limiti di sorta, per di-vertirsi e fare la pace con se stessi, nel momento in cui ci si concede una vacanza davvero rige-nerante. E dopo la discesa, perché non provare a rilassarsi grazie alle acque della salute di Pejo? Applicazioni e cure termali che si possono ab-binare anche con suggestive passeggiate sulle “ciaspole” (racchette da neve): escursioni, diur-ne e notturne al chiaro di luna, organizzate dal

Parco Nazionale dello Stelvio e dal Parco Natu-rale Adamello Brenta su ben 36 itinerari battuti e ben segnalati per un totale di 150 km.

A misura di famiglia, ma non soloIl fatto è che risulta difficile farne comprendere tutte le attrattive e le particolarità a chi ancora non ci ha messo piede. È come se la Val di Sole fosse stata progettata da un architetto celeste particolarmente ispirato. Una sorta di monta-gna di neve che è un vero e proprio parco gio-chi tutto bianco dedicato a grandi e piccini. Grandi esperti o meno esperti e addirittura ne-ofiti; e ancora snowboarder appassionati, scial-pinisti, ciaspolatori in cerca di atmosfere uni-che. Insomma, a queste latitudini non si corre certo il rischio di annoiarsi. Prenotare una set-timana bianca in Val di Sole non ha bisogno di garanzie di annullamento. La garanzia supre-

La ski area che si è fatta in tre

Un’emozione lunga 150 kmSkiarea Campiglio Dolomiti di Brenta Val di Sole, Val RendenaIl collegamento sci ai piedi tra Folgarida-Marilleva, Madonna di Campiglio e Pinzolo, permette di sciare su un unico comprensorio sciistico di ben 150 Km di piste e 62 impianti di risalita nel cuore delle Dolomiti di Brenta.

Un paradiso per lo sciAdamello Ski, Pontedilegno Tonale Val di SolePasso del Tonale offre 30 moderni impianti a servizio di 100 km di piste e garantisce l’opportunità di sciare anche in tardo autunno ed in primavera inoltrata, grazie agli impianti del Ghiacciaio Presena, a quota 3000 metri.

Tremila metri nella naturaPejo 3000, Val di SoleLa stazione di Peio, nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, è adatta soprattutto a famiglie con bambini, ma anche a sciatori più esperti ed esigenti grazie alla funivia Pejo 3000 e alla pista Variante dei Monti.

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Il fatto è che risulta difficile farne comprendere tutte le attrattive e le particolarità a chi ancora non ci ha messo piede: è come se la Val di Sole

fosse stata progettata da un architetto celeste particolarmente ispirato

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ma la offrono il territorio e la ricercata formu-la dell’offerta turistica. Pensiamo solo ai parchi gioco sulla neve che così tanto fanno la gioia dei bambini, così come tutte le iniziative a lo-ro dedicate: ad esempio, le scuole di sci. E per chi vuole dedicarsi completamente agli sport anche dopo lo sci, sono a disposizione inoltre campi da tennis al coperto, stadi del ghiaccio per il pattinaggio, l’hockey e il broomball, pi-scine e palestre. Non mancano infine le possi-bilità di andare a cavallo o correre con le slitte trainate da cani.

Parchi, castelli e DolomitiDulcis in fundo: le Dolomiti, dal 2009 Pa-trimonio naturale dell’Umanità dall’Unesco, abitano anche in Val di Sole da un tempo im-memorabile, in particolare parliamo delle Do-lomiti di Brenta, laddove si estende il Parco Naturale Adamello Brenta. E potremmo fer-marci qui. Ma non ci fermiamo qui, perché dobbiamo svelare che le forme di “queste” Dolomiti offrono profili e panorami maesto-samente unici e austeri, così diversi da tutte gli altri. Il Parco Nazionale dello Stelvio, inve-ce, si sviluppa attorno al massiccio montuoso dell’Ortles-Cevedale e costituisce l’area pro-tetta più vasta dell’intero arco alpino. Se a ciò sommiamo la possibilità di visitare i castelli della Val di Sole – Ossana e Caldes, il primo è aperto anche l’inverno –, testimonianza di un passato culturale epico e cavalleresco, ecco che la nostra vacanza si rivela completa, adat-ta ad ogni palato culturale e a ogni esigenza di divertimento. Anche quest’anno la piccola grande Val di Sole è lieta di stupire tutti: con bellezza, eccellenza e qualità.

dove&comeAPT Val di Soleviale Marconi, 7Malé (Tn)Tel. [email protected]

Il calore della tradizione, la comodità di InternetDopo una giornata passata sugli sci, però, è bello tornare in albergo e trovare quel ca-lore che è tipico della dimen-sione famigliare. È proprio questa l’altra garanzia vin-cente che la Val di Sole offre ai propri ospiti. Un giusto mix tra tradizione e modernità, dall’immaginario delle storie del focolare alla velocità del-le connessioni Internet: ecco cosa deve aspettarsi chi de-cida di trascorrere le proprie vacanze invernali nel regno del sole e della neve, giusto in cima all’ala destra della “far-falla” trentina. In tutti i pic-coli borghi della Val di Sole, a partire dal capoluogo Malè, si trova un’intensa atmosfera di cordialità e ospitalità nei mol-ti hotel a conduzione fami-gliare e dotati di ottimi servi-zi (centri benessere, palestre, miniclub, shuttle bus gratuito per gli ospiti...) come pure nei residence, agritur, rifugi, cam-peggi e nei numerosi apparta-menti disponibili in tutti i pa-esi. Insomma, qui si diventa clienti, ma allo stesso tempo amici di gestori e proprietari.

Per saperne di più:www.valdisole.net www.ttesercizio.it

Due le stazioni oltre i 3mila metri, raggiungibili anche grazie a una nuova e tecnologica telecabina, con piste lunghissime e adatte a ogni tipologia di sciata

La Val di Sole vanta una media di giornate di sole che supera di gran lunga quella delle altre zone delle Alpi, ma pare che il suonome abbia un’origine ancora più remota e si riferisca alla divinità celtica Sulis, la romana Minerva

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I VIAGGI DEL GUSTO_220X285_403.indd 1 8.09.2015 15:48

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di GiorGio Caldonazzo

Vanta luoghi celebri in tutto il mondo, dall’Arena al balcone di Giulietta. Ma forse il meglio di sé lo riserva a chi passeggia per il centro storico. Tenete d’occhio il calendario delle sue mostre d’arte, ormai di livello mondiale: quella in corso è dedicata a Seurat, Van Gogh e Mondrian

Verona in dieci tappeSua maestà l’ArenaLa Verona romana, nel I° secolo d.C., era in piena espansione e pure in ansia da divertimento, al punto da realizzare uno degli anfiteatri più grandi dell’Im-pero, capace di contenere oltre 15mila persone ap-passionate di lotte gladiatorie e di combattimenti con bestie feroci. Nacque così l’Arena, un mito mon-diale che resiste ancora, con la sua leggendaria sta-gione lirica estiva. È visitabile tutti i giorni.

Il balcone più romantico del mondoIl balcone da cui Giulietta avrebbe dichiarato a Ro-meo di amarlo in gran segreto è senz’altro il luogo più affollato di Verona e non cessa di attirare mi-gliaia di innamorati. Si affaccia sul cortile interno di un palazzo medioevale in centro, ma in realtà è un falso, perché fu aggiunto negli anni Venti del seco-lo scorso, con materiali del Quattrocento. Del resto tutta la vicenda di Romeo e Giulietta, i due giovani che si amavano contro il volere delle due famiglie in guerra fra loro, è una geniale invenzione di Shake-speare. Da quest’anno, sotto il balcone, si organiz-zano letture e scene teatrali.

Due piazze da gran signoriVerona è prima di tutto una città magnifica per pas-seggiare fra le vie del centro storico, a partire da quella Piazza delle Erbe che è il vero fulcro della vita scaligera, dai tempi del Foro romano a quelli degli attuali aperitivi. La affianca Piazza dei Signori, ele-gantissima, più intima e raccolta. Da non perdere, a pochi passi dalle due piazze, le Arche scaligere, bel-lissimi monumenti funebri gotici dei Della Scala, la famiglia regnante nella Verona medioevale.

Un aperitivo spettacolareSulla torre più alta di Verona, la Torre dei Lamberti, si può salire per ammirare il centro storico dall’alto. Ma in alcune date è possibile partecipare ad aperitivi incredibili (gli Aperintorre) o addirittura organizzarli per feste private sulla cima della torre medioevale, che sorge fra Piazza delle Erbe e Piazza dei Signori.

La salita a Castel San PietroCastel San Pietro è una caserma asburgica che avrebbe ben poco di simpatico, non fosse per la posizione, che regala la più bella vista sul centro di Verona. Come se non bastasse, è davvero suggesti-vo il percorso per raggiungerlo, a partire dal Ponte Pietra sull’Adige, l’unico ponte romano rimasto in città. Poi si sale lungo un viottolo dalle case colora-tissime, passando accanto al Teatro romano tuttora in funzione.

Un gioiello poco conosciutoValgono assolutamente una visita le tarsie lignee di Santa Maria in Organo: con pazienza certosina le realizzò un monaco benedettino olivetano, Fra

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una città in 24 ore

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dicembre 2015 81

dove mangiareCasa Perbellini Semplicemente un tempio della gastronomia nazionale. Si mangia con 50 euro nei giorni ferialiPiazza San Zeno, 16Tel. 045.8780860www.casaperbellini.it

Trattoria Al Bersagliere. Locale storico per godere degli autentici sapori veronesi.Prezzo medio: 35 euroVia Dietro Pallone, 1Tel. 045.8004824www.trattoriaalbersagliere.it

dove dormireIl sogno di Giulietta Relais romantico con vista sulla casa dell’eroina di Shakespeare. Gli ospiti possono scendere nel cortile di Giulietta, sotto il celebre balcone, senza la folla dei turisti. Doppia da 180 euroVia Cappello, 23Tel. 045.8009932www.sognodigiulietta.it

Hotel AuroraAlbergo tre stelle, l’unico che si affaccia su Piazza delle Erbe. Camera doppia da 110 euroPiazzetta XIV Novembre, 2Tel. 045.594717www.hotelaurora.biz

Giovanni da Verona: un grande artista che al-la fine del 1400 accostò migliaia di pezzetti di legno per disegnare incredibili scorci prospetti-ci di città oppure oggetti all’interno di armadi che sembrano veri. Decorano il coro e la sagre-stia del complesso ecclesiastico poco distante da Castel San Pietro.

Il Giardino che incantò Mozart e GoetheQui hanno passeggiato, incantati, Mozart e Goe-the, zar e imperatori. Il Giardino Giusti sorge non lontano da Castel San Pietro ed è uno splendi-do omaggio all’arte dei giardini all’italiana voluto dalla famiglia Giusti, che nel Quattrocento si tra-sferì qui da Firenze.

Una delle chiese più belle d’ItaliaVerona vanta alcune delle chiese più belle d’Ita-lia (fra cui la poco nota San Lorenzo) e la basi-lica di San Zeno è la chiesa più bella della città. Un po’ defilata, svetta in tutta la sua millenaria bellezza romanica. Leggenda vuole che i due leoni di pietra all’ingresso facciano entrare solo le anime degne.

La grande arte in mostraTenete d’occhio il calendario delle mostre d’arte di Verona, perché da qualche anno riserva sorprese notevoli. Adesso a Palazzo della Gran Guardia (fino a metà marzo) è in corso la mostra Seurat Van Gogh Mondrian. Il post impressionismo europeo. Il museo dei capolavori antichi è invece a Castelvec-chio, la fortezza degli Scaligeri: ospita opere di Bellini, Veronese, Tiepolo. Quando si esce si può percorrere il Ponte di Castelvecchio, il più fotografato di Verona.

Un angolo d’AfricaNon tutti sanno che Verona è la capitale dei missionari comboniani in Italia, con la sede della loro rivista storica Nigrizia. I combo-niani hanno anche organizzato un museo africano, in Vicolo Pozzo, dove si possono ammirare collezioni di oggetti e studiare le culture del continente africano.

Scelti per voi

Ammirare le bellezze della città di Romeo e Giulietta viaggiando con Italo ora è pos-sibile. Dal 13 dicembre infatti la stazione di Verona Porta Nuova entra a far parte del network Ntv con ben 8 treni giornalie-ri che la collegano a Roma passando per Bologna e Firenze. www.italotreno.it

In queste pagine alcuni scorci della bella città scaligera. In apertura la Torre dei Lamberti in Piazza delle Erbe, qui sotto il balcone della casa di Giulietta e un dettaglio dell'Arena in Piazza Bra. A destra il Giardino Giusti

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TrentinoVacanze e Relax

in Emozioni a 5 stelle

28 suite in stile alpinoFood experience

SPA a misura di clienteProgrammi Beauty personalizzati

Garage incluso con 28 posti auto Wireless in tutto l’hotel gratuito

30 dipendenti a disposizione dell’ospite

Alpen Suite Hotel ***** Madonna di Campiglio Tel 0465 440100 [email protected] www.alpensuitehotel.it

Eventi e Manifestazioni

MONTEBONDONE

(Trento)

12 DicembreFesta dellaPrima Neve

12 FebbraioMoonlight Uphill

27 FebbraioNordic Ski Marathon

MADONNA diCAMPIGLIO

(Trento)

22 Dicembre3TRE Audi Fis Ski

World Cup Night Slalom

Dal 21 al 24 GennaioWinter Marathon 2016

30 GennaioVertical Up Tour 2016

più importanti

Eventi e Manifestazionipiù importanti

(Sci alpinismo in notturna)

(Scalata sulla neve con dislivello)

SANCANDIDO(Bolzano)

Dal 27/11 al 06/01Mercatico di

Natale

!8 DicembreAudi Fis Ski

Cross World Cup

09 Gennaio39° Pustertaler Ski

Marathon

Eventi e Manifestazionipiù importanti

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MONTEBONDONE

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MADONNA diCAMPIGLIO

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World Cup Night Slalom

Dal 21 al 24 GennaioWinter Marathon 2016

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Eventi e Manifestazionipiù importanti

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Cross World Cup

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Eventi e Manifestazionipiù importanti

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NataleCapodannoNataleCapodanno

in

Romagna

e

Chef Service Linea Oro : per Bar, Ristoranti, Hotels.

Gastronomia biologicadi qualità Prodotti senza

glutine

In esclusiva per l’Italia: Formula srl per info scrivete a: [email protected]

Prodotti per vegani

Eventi e Manifestazioni

CESENATICO(Fc)

Durante tutte le FestivitàMercatinodi Natale

Dal 14.11 al 10.01Santa Claus Village

Dal 29.11 al 10.01Presepe della Marineria

RICCIONE(Rn)

più importantiEventi e Manifestazioni

più importanti

(Villaggio di Natale per tutta la famiglia)

santaclausvillagecesenatico.it

SAN GIOVANNI INMARIGNANO (Rn)

Eventi e Manifestazionipiù importanti

31 Dicembre 2015Gran Concerto di Fine Anno

Dal 14.11 al 17.01Cesenatico sul Ghiaccio

Dal 21 Novembre 2015al 24 Gennaio 2016

Riccione ChristmasVillage

Dal 08.12 al 06.01FantaNatale a

San Giovanni in MarignanoAll’interno del FantaNatale:

Antica Fiera di Santa Lucia

Dal 05.12 al 08.12Presepe vivente a Urbino

Mercatini, concerti, spettacoli e animazione per bambini,tipicità gastronomiche locali e tanto altro ancora…

31 DicembreCapodanno a Cattolica

06 Gennaio 2015 Festa della Befana

riccionechristmasvillage.itRiferimento web:

facebook.com/riccionechristmasvillageo�cial

La pista di pattinaggio sul ghiaccio più grande d'Europa, il castello di cristallo e la casa di Babbo Natale, il castello della Regina del Ghiaccio, la tana degli orsi, l’albero di Natale con 100.000 luci e il tunnel del bacio, la ruota panoramica, lo snow tubing, la galleria d'archi...Inoltre: spettacoli, concerti e veglione di capodanno in piazzale Ceccarini...

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NataleCapodannoNataleCapodanno

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Eventi e Manifestazionipiù importanti

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Riccione ChristmasVillage

Dal 08.12 al 06.01FantaNatale a

San Giovanni in MarignanoAll’interno del FantaNatale:

Antica Fiera di Santa Lucia

Dal 05.12 al 08.12Presepe vivente a Urbino

Mercatini, concerti, spettacoli e animazione per bambini,tipicità gastronomiche locali e tanto altro ancora…

31 DicembreCapodanno a Cattolica

06 Gennaio 2015 Festa della Befana

riccionechristmasvillage.itRiferimento web:

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La pista di pattinaggio sul ghiaccio più grande d'Europa, il castello di cristallo e la casa di Babbo Natale, il castello della Regina del Ghiaccio, la tana degli orsi, l’albero di Natale con 100.000 luci e il tunnel del bacio, la ruota panoramica, lo snow tubing, la galleria d'archi...Inoltre: spettacoli, concerti e veglione di capodanno in piazzale Ceccarini...

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dicembre 201586

Tra design moderno e mura storiche, un Eco Wellness Hotel

alle porte di Milano dove concedersi una pausa dal tran tran

metropolitano. Un quattro stelle dall’atmosfera country

chic all’interno del quale è stata recentemente inaugurata

una Spa che regala momenti di assoluto benessere e si presta

perfettamente all’organizzazione di feste e eventi a tema

di Olga Carliniweek-end benessere

Beauty Solution Spa al Mulino

L’atmosfera e l’intimità di un antico Mulino del ‘500 con i servizi e l’accoglienza di un hotel di benessere e charme. Un luogo per rilassarsi e immergersi nel benessere totale in un rustico e campestre paradiso naturale. Un’occasione uni-ca per riscoprire il piacere di prendersi cura di sé. Un luogo antico, sapientemente recuperato, do-ve la tradizione si fonde con la natura, e l’ospite

dove&comeHotel Mulino GrandeVia Cisliano, 26 - Cusago (Mi)Doppia da 124 euroTel. 02.90390731 www.hotelmulinogrande.itwww.beautysolutionssrl.euwww.theorganicpharmacy.com

è accolto in un mondo di lusso semplice, vero. Tutto questo è l’Hotel Mulino Grande, struttura a 4 stelle sorta nelle campagne di Cusago, nel milanese, che di recente ha arricchito la propria offerta con l’apertura della Beauty Solutions Spa, un centro benessere moderno e attrezzato con ambienti essenziali ed emozionali, dotati di evolute attrezzature per soddisfare le più svaria-te aspettative. L’hotel con la sua nuova Beauty Solutions Spa è ideale per una piacevole fuga dalla vicina città o per un weekend romantico all’insegna di coccole e carezze, ma anche per una provvidenziale pausa rigenerante, tra una riunione di lavoro e l’altra. I trattamenti, i rituali e i prodotti selezionati sono del celebre marchio The Organic Pharmacy che da sempre esalta un approccio naturale e biologico alla cosmesi, at-traverso le mani sapienti di “beauty specialist” altamente professionali. I prodotti The Organic Pharmacy, privi di conservanti, coloranti profumi e sostanze chimiche di sintesi, sono utilizzati per la maggior parte dei trattamenti in cabina volti alla rigenerazione del corpo e dello spirito per un vero e proprio viaggio dei sensi. Alla Spa è associato anche un protocollo Detox, per conci-liare un percorso che ha come intento quello di uniformare il tutto in maniera funzionale attra-verso percorsi benessere con formule di soggior-no week end detox. Oltre che un’oasi di pace, la nuova Beauty Solutions Spa vuole essere qualco-sa di più: una location originale e raffinata dove poter organizzare eventi e feste a tema, conven-tion aziendali, oltre ad essere il ritrovo ideale per gruppi di amici che hanno la possibilità di affit-tare l’intera struttura in esclusiva. Un indirizzo importante insomma per valorizzare la propria bellezza e ritrovare il proprio benessere.

I trattamenti, i rituali e i prodotti selezionati sono del celebre marchio The Organic Pharmacy che da sempre esalta un approccio naturale e biologico alla cosmesi, attraverso le mani sapienti di “beauty specialist”

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Il pIacere dI un vIaggIo ad alta qualItàbenvenutI a bordoIl network pag. 88

le novItà pag. 89

le nostre offerte pag. 90

la carrozza cInema pag. 90

glI ambIentI pag. 91

Il programma fedeltà dI Italo pag. 92

I partnerpag. 92

la sIcurezza a bordo pag. 93

i Viaggi del Gusto

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dicembre 201588

Questo mese debutta Italobus: la soluzione di Italo per l’intermodalità. Tra le novità in-vernali di NTV infatti c’è il nuovo servizio di connessione rotaia-gomma che metterà in collegamento le città del network di Italo con nuove destinazioni in Emilia Romagna.Comodità e alta velocità, da sempre tratti di-stintivi dell’esperienza di viaggio su Italo, si rin-novano sulle tratte di Italobus, il nuovo auto-bus brandizzato NTV che collegherà la stazione di Reggio Emilia Mediopadana, snodo prin-cipale del network, a diversi centri dell’Emilia Romagna quali Carpi, Mantova, Parma, Pia-cenza, Cremona, Modena e Sassuolo. I col-legamenti saranno bidirezionali e congiun-geranno Reggio Emilia verso nord (Milano e Torino) e verso sud (Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Salerno). Obiettivo principale dell’ini-ziativa è quello di avvicinare progressivamente all’alta velocità anche quei centri cittadini che fino ad ora ne erano rimasti esclusi.

Numerose le connessioni con la stazione di Reggio Emilia Mediopadana: 9 collegamenti giornalieri con Parma, 8 collegamenti gior-nalieri con Modena, 6 collegamenti con Pia-cenza (tre diretti, tre con fermata a Parma); 6 collegamenti giornalieri con Mantova (due diretti, quattro con fermata a Carpi); 6 colle-gamenti giornalieri con Sassuolo (tutti con fer-mata a Modena), 4 collegamenti giornalieri con Cremona (tutti con fermata a Parma); 4 collegamenti giornalieri con Carpi. Per quan-to riguarda gli orari, le corse sono distribuite in maniera tale da andare incontro alle diver-se tipologie di viaggiatore. Oltre a favorire la mobilità locale di coloro che si spostano quo-tidianamente per motivi di lavoro, il proget-to Italobus è un ottimo incentivo anche per il turismo: l’Emilia-Romagna è una tra le aree italiane più belle e ricche di storia, cultura e tradizione eno-gastronomica, quale migliore punto di partenza?

Con l’acquisto di un biglietto integrato i pas-seggeri potranno partire in treno con Italo e proseguire il viaggio con Italobus verso le nuove destinazioni o viceversa (si parte in bus e si prosegue in treno) sicuri di godere, anche in questo caso, della massima assi-stenza da parte di NTV che offrirà servizi di accoglienza al binario nella stazione di Reg-gio Emilia Mediopadana e stalli bus in pros-simità delle stazioni servite.Partner del progetto Italobus è la Trotta Bus Services Spa che fornisce il servizio e i pul-lman, dedicati e brandizzati Italobus. Trotta è una società presente sul mercato da ol-tre 50 anni che opera sull’intero territorio nazionale fornendo un servizio fortemente orientato alla soddisfazione del cliente con uso di tecnologie all’avanguardia che garan-tiscono puntualità e sicurezza.

il network

Foto di copertina di Massimo Rinaldi

Arriva Italobus: alta comodità e alta velocità direttamente nella tua città

Come si acquista • italotreno.it

• Pronto Italo allo 06.07.08

• Agenzie di viaggio convenzionate

• Biglietterie in Casa Italo

Come si acquistano i biglietti Italobus• Il sito internet di italotreno.it

• Il Contact Center Pronto Italo allo 06.07.08

• Le agenzie di viaggio convenzionate

• Le biglietterie in Casa Italo

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Milano Centrale, Torino Porta Nuova e Verona: così cresce Italo

Dal 13 dicembre ITALO arriva aMILANO CENTRALE

dicembre 2015 89

le novità

L’inverno sta arrivando e Italo è già pronto! Le novità si fanno infatti sem-pre più numerose e si moltiplicano le proposte per i passeggeri. La crescita dell’offerta complessiva aumenta in maniera significativa, passando dagli attuali 48 treni giornalieri ai 56 in vigore dal 13 dicembre. Con la stagione invernale inoltre Italo approderà sui binari di nuove stazioni e si fermerà alla stazione CENTRA-LE DI MILANO, facilitando le inter-connessioni con il sistema ferroviario regionale ma senza abbandonare la fermata di MILANO ROGOREDO, tan-to apprezzata dai milanesi e da chi si reca nel capoluogo lombardo per la-voro. Saranno 15 i treni no-stop che collegheranno ROMA TERMI-NI a MILANO CENTRALE in 2ore e 55 minuti. Un’offerta complessiva di 40 treni al giorno che nelle ore di punta connetteranno la Capita-le a Milano ogni mezz’ora.

In Italia, a fine 2014, erano più di 4 milio-ni tra vegetariani e vegani. Il fenomeno cresce di anno in anno in tutto il mondo, le stime parlano di quasi un miliardo di persone che adottano queste abitudini ali-mentari. Si fa sempre più attenzione infatti a tematiche quali rispetto ambientale, tu-tela della salute animale oltre che quella umana. Il proliferare di queste tendenze ha fatto sì che tutto il mondo alimentare co-minciasse a venire incontro alle esigenze dei consumatori vegetariani/vegani. Altro fenomeno ultimamente diffusosi è quello della celiachia, fronteggiata dal proliferare di cibi gluten free. Questa pa-tologia affligge oggi 1 persona su 100 sia in Italia che nel mondo; sono 85 mila ogni anno i casi diagnosticati solo sul territorio nazionale. Nel corso degli ultimi anni per fortuna si sono fatti grandi passi in avanti: dal 2005 c’è una legge che tutela i celiaci

garantendogli un pasto ad hoc nelle men-se pubbliche, gli alimenti senza glutine ero-gabili sono arrivati a 1736 (contro i 281 del 2001), sono ben 1200 le strutture italiane (tra cui alberghi, ristoranti, gelaterie) in cui si può andare senza correre rischi. C’è an-cora tanta strada da fare ma il cammino in-trapreso sembra essere quello giusto e Ntv vuole dare il suo contributo.Da oggi anche Italo infatti si adopera per ri-spondere alle richieste dei suoi viaggiatori, mettendo a disposizione cibi per celiaci e prodotti vegani. Si potranno trovare all’in-terno dei distributori automatici, posizionati in carrozza 3 e in carrozza 7, 3 nuovi snack: un prodotto dolce per vegani, uno dolce e uno salato per celiaci.Arricchendo la propria offerta Ntv dimo-stra di essere sempre più al passo con i tempi. Non resta che salire a bordo e pro-vare i nuovi sfizi!

Arrivano snack per vegani e celiaci a bordo di Italo

Il network Ntv continua ad espandersi, con la stagione invernale alle porte aumentano le tratte e i collegamenti

Altra novità dell’orario invernale è l’arrivo di Italo in centro città an-che a Torino. L’offerta raddoppia all’ombra della Mole: la fermata di Porta Nuova si aggiungerà a quella di Porta Susa.Dal 13 dicembre inoltre i passeg-geri di Italo potranno raggiungere la città di Verona, altra meta turi-stica molto ambita, che ogni gior-no ospita visitatori provenienti da ogni parte del mondo. Verona Porta Nuova sarà collegata a Roma da 8 treni che, passando per le stazioni di Firenze Santa Maria Novella e Bologna, colle-gheranno tre dei principali si-ti turistici italiani. Confermati i collegamenti tra Venezia e Roma in 3h45 m. La città lagunare infat-ti rappresenta da sempre una delle eccellenze turistiche nazionali, ri-chiamando vacanzieri e non in tut-te le stagioni dell’anno.

Page 90: VdG dicembre 2015

dicembre 201590

le nostre offerte

ITALO SPECIAL, METà PREzzO IL MARTEDì, IL MERCOLEDì E IL SABATO**

Per usufruire della riduzione del 50% sull’offerta Flex, basta acquistare il proprio biglietto fino a due giorni prima della partenza del treno. L’offerta è valida per viaggiare nell’Ambiente Smart, eXtra Large e Prima, su tutti i treni e su tutte le tratte.

ITALO SENIOR, L’OFFERTA PER GLI OVER 60

Italo dedica l’offerta Senior agli over 60 con una riduzione del 50% sulla tariffa Flex. Chi ha compiuto più di 60 anni, infatti, può beneficiare dell’offerta valida solo per l'ambiente Prima

ANdATA E RITORNO A PARTIRE DA 19 EURO

Viaggiare con Italo acquistando in un’unica soluzione un’andata e ritorno è comodo e conveniente. L’offerta per-mette spostamenti a partire da 19 euro: basta prenotare fino alle ore 24 del giorno precedente la partenza!

CON ITALO FAMIgLIA I RAGAzzI VIAGGIANO GRATIS

Con l’offerta Italo Famiglia, i giovani di età inferiore ai 15 anni viaggiano gratis con la famiglia negli am-bienti Smart ed eXtra Large. Gli adulti possono acquistare i biglietti al prezzo dell’offerta Flex. I minori di 4 anni che viaggiano in braccio ad un adulto, non sono calcolati ai fini del gruppo.

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Le proposte per viaggiare con Italo*,sempre più convenienti e adatte alle esigenze di tutti i viaggiatori

Programma subito i tuoi spostamenti o le fughe dalla città. Italo prolunga le vendite di tutti i suoi treni, incluse le nuove destinazioni.

*Le Tariffe sono soggette a variazioni. Consulta Termini e Condizioni su www.italotreno.it

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Chi sceglie la Carrozza Cine-ma non sbaglia mai. La car-rozza numero 11, quella de-dicata al cinema, consente ai viaggiatori di tutte le età di go-dersi comodamente il viaggio intrattenuti da un buon film. Commedie italiane, thriller, ca-polavori internazionali o storie d’amore vi accompagneranno

durante il tragitto a seconda della programmazione*. Gli 8 monitor posti in carrozza, da 19 pollici ognuno, e rigoro-samente in HD, garantiran-no una visione di ottimo livel-lo: servirà solamente collegare l’auricolare alla presa posta ac-canto alla seduta. Salite a bor-do e godetevi lo spettacolo!

Il Cinema a bordo di Italo: lo spettacolo è assicurato

Valiant - piccioni da combattimento

Space chimps Indovina chi viene a Natale?

Quasi amici

Winx Club - Magica avventura

Una magicanotte d'estate

Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni

Sole a catinelle

No

rd -

Su

dSu

d -

No

rd

* Il palinsesto è soggetto a variazioni, consulta la sezione Viaggiare con italo su www.italotreno.it

Acquista gli auricolari a bordo di Italo

la carrozza cinema

**solo per la Italo Special sabato è necessario acquistare entro 3 giorni prima della partenza

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dicembre 2015 91

gli ambienti

Si chiama eXtra Large, l’ultima arrivata a bordo di Italo: un am-biente che unisce alla conve-nienza del viaggio Smart, la grande comodità della Prima grazie alle sedute più ampie con-cepite per tale ambiente. Sedili in pelle Frau reclinabili, con un lar-go corridoio e ampi spazi indivi-duali. Pochi euro in più rispetto al prezzo di un posto in Smart rega-leranno un’esperienza di viaggio

in un ambiente superiore. Per chi sceglierà la eXtra Large, Italo met-te a disposizione un’Area Snack in carrozza 3, dove poter ac-quistare bevande fredde e calde, caffè e snack (da oggi disponibili anche quelli per vegani e celiaci) in completa autonomia grazie alla presenza dei distributori automa-tici. Come in tutte le altre carrozze Wi-Fi e portale di bordo sono sempre gratuiti.

Club Executive, il salotto in movimentoUn vero salotto, riservato ai Viag-giatori più esigenti: comfort, tecnologia, spazi più ampi e un servizio su misura garanti-to dal personale di NTV. La Club Executive è la punta di diaman-te del treno Italo. La carrozza numero 1, situata a una delle estremità del treno per garantire maggiore tranquillità, difatti ha 19 comode poltrone: 11 posti in un’area “open space” a cui si ag-giungono due salotti da 4 posti ciascuno, dedicati a coloro che gradiscono maggiore privacy.

Ogni posto è equipaggiato con uno schermo da 9 pollici touch screen dal quale si accede al pro-gramma di intrattenimento of-ferto dal portale Italolive: film, serie tv, giornali, notizie, ecc. Co-me in tutti gli altri ambienti di Italo, anche nella Club Executive è prevista la copertura Wi-Fi per connettersi gratuitamente a in-ternet. Completano l’esperienza di viaggio il servizio di benve-nuto con caffè espresso servito al posto, snack dolci e salati e un’ampia scelta di drink.

In Prima,comfort e convenienzaIn Prima Italo coccola i suoi Viaggiatori con tanto spazio, comfort e attenzioni. Si co-mincia dal servizio di benve-nuto comprendente snack dolci e salati accompagnati da un’am-pia scelta di bevande. Chi prefe-risce può, invece, usufruire dei distributori automatici in car-rozza 3 per acquistare bevande calde, fredde, caffè e snack in completa autonomia, oltre alle novità di cibi per vegani e ce-liaci. Poi tanto spazio, con pol-trone in pelle Frau reclinabili disposte in file da tre su un largo corridoio. Fra le tante comodi-tà si annoverano i poggiapiedi, i nuovi poggiatesta con ali imbot-

La Smart, dinamica e giovane

tite, le prese elettriche, il coman-do luci di lettura personale ed un comodo vano porta oggetti tra i sedili doppi. Come in tutto il treno la copertura Wi- Fi per l’accesso al portale di bordo e a internet è gratuita.

Economicità e praticità, sen-za nulla togliere al comfort dei Viaggiatori: sono le caratteristi-che dello stile Smart, improntato al self-service per favorire la mas-sima convenienza economica an-che attraverso offerte commer-ciali mirate a questo ambiente. Uno spazio giovane, sottolineato

da colori vivaci, che permette al Viaggiatore di accomodarsi sui sedili in pelle Frau reclinabili, di usufruire di prese elettriche in-dividuali e dei tavolini, in preva-lenza singoli. La copertura Wi-Fi è gratuita, come nelle altre carrozze. In più è possibile acce-dere al portale di bordo Italolive, con decine di film gratuiti, quo-tidiani digitali e altri contenuti di intrattenimento. Per rende-re il viaggio più gradevole Italo mette a disposizione anche una piccola Area Snack in carroz-za 7, dotata di distributori au-tomatici, dove acquistare caffè espresso, bevande fredde e cal-de e snack (tra cui anche i nuo-vi prodotti per vegani e celiaci) a prezzi competitivi.

E la comodità diventaeXtra Large

Un particolare del Poggiatesta

in Prima

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dicembre 201592

il programma fedeltà di Italo

Italo ha messo a punto un programma fedeltà, Ita-lo Più, che riserva vantaggi esclusivi pensati per da-re ai Viaggiatori un valore in PIÙ. A tutti gli iscritti saranno riservate delle favolose promozioni speciali, tanti biglietti premio che consentono a chi viaggia spesso di poter usufruire di viaggi gratis. C’è poi il viag-gio in cabina, esperienza unica per grandi e piccini appassionati di treni. L’iscrizione al programma fedeltà consente anche di avere accesso diretto al Borsellino Italo, un conto elettronico per l’accredito dei rim-borsi e per i nuovi acquisti. Per agevolare qualsiasi operazione e dedicare la massima attenzione ai viaggia-tori, Italo riserva agli iscritti ItaloPiù anche accesso ad internet rapido e veloce, il riconoscimento imme-diato (attraverso profilo personale) sul sito www.ita-lotreno.it , al contact center Pronto Italo 06.07.08 e al numero 89.20.20 Italo assistenza.

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Dicembre, tempo di presepi e mercatini na-talizi. Se state pensando di organizzare un weekend tra bancarelle, lucine e delizie ga-stronomiche Booking.com e Italo sanno come aiutarvi. La partnership tra Italo e Booking.com, leader mondiale per prenotazioni di sog-giorni online in Italia e nel mondo, riserva a tutti i viaggiatori tantissime offerte e pro-mozioni sotto l’albero. Ma anche tanti sug-gerimenti su itinerari e luoghi da visitare, da Nord a Sud Italia. Per questo mese, Booking.com e Italo propongono le città di Napoli e Bologna che con le loro tradizioni - tra le più antiche d’Europa -, vi faranno respirare l’au-tentica atmosfera natalizia. Tra la Fiera di Santa Lucia, il tradizionale Mer-catino di Natale e le botteghe specializzate nella creazione di presepi nelle zone di Spac-canapoli e San Gregorio Armeno, queste due importanti città italiane, entrambe raggiun-te dai treni Italo, sembrano splendere di luce

propria durante il periodo delle feste.Per chi voglia alloggiare nella città delle due Torri, Booking.com offre 425 strutture ricet-tive. Per chi preferisce, invece, immergersi nel folcloristico clima partenopeo, l’offerta è an-

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dicembre 2015 93XIaprile 2015 / April 2015

La mappa a bordo treno / On-board train map

sicurezza a bordo / on-board safety instructions

Legenda / Legend

Uscita di emergenzaEmergency exit

Martello frangivetroHammer for breaking glass

Finestrino di emergenzaEmergency window

CASSETTA DIPRONTO SOCCORSO

Cassetta di pronto soccorsoFirst aid kit

Via di fugaEscape route

EstintoreFire extinguisher

Persona a mobiltà ridottaPersons with reduced mobilityPMR

DistributoreAutomatic vending machine

ToiletteToilet

FasciatoioDiaper change pad

Posti per sedia a rotelleWheelchair spaces

Toilette handicapDisabled toilet

TOILETTE

Maniglia allarme passeggeriHandle passenger alarm

Cestini indifferenziataOther waste baskets

Cestini cartaPaper baskets

Cestini plasticaPlastic baskets

Carrozza / Coach: 1 Carrozza / Coach: 2, 4, 5

Carrozza / Coach: 3 Carrozza / Coach: 6

Carrozza / Coach: 7 Carrozza / Coach: 8

Carrozza / Coach: 9, 10 Carrozza / Coach: 11

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Nella condizione ordinaria di marcia in sicurezza, i passeggeri devono occupare esclusivamente gli spazi idonei al loro tra-sporto in modo da non ostacolare il per-sonale di bordo nell’espletamento delle attività connesse con la sicurezza e even-tuali operazioni di evacuazione del treno in emergenza. In caso di evacuazione del treno in emergenza è necessario attenersi alle istruzioni del personale di bordo pre-stando attenzione al rispetto delle seguen-ti istruzioni di carattere generale:

• Abbandonare il treno senza indugi, in maniera ordinata e con calma;

• Aiutare chi si trovi in difficoltà, con priorità a soggetti “sensibili” (bambi-ni, donne in stato di gravidanza, por-tatori di handicap, ecc.);

• Abbandonare i bagagli e non tornare indietro per nessun motivo;

• In presenza di fumo o fiamme cam-minare chini.

In ordinary condition of safe running, travellers must remain in their assigned seats so that they do not prevent the work of on-board staff per-forming safety-related tasks or interfere with train evacuation in the event of an emergency. In the event of an emergency evacuation, fol-low the instructions of the on-board staff and the following general safety information:

• Evacuate the train quickly, calmly and in an orderly fashion;

• Help passengers requiring assistance, giving priority to children, pregnant wo-men, the disabled;

• Leave your luggage behind, and do not re-enter the train for any reason;

• Walk bending down if there is smoke or flame.

Come comportarsi in caso d’emergenza / What to do in an emergency

Esodo galleria linea AV/AC Firenze-BolognaTunnel AV/AC evacuation Florence-Bologna

Per un ordinato e rapido esodo dalla galle-ria è necessario attenersi alle istruzioni for-nite dal personale ferroviario direttamente o mediante gli impianti di diffusione sono-ra, prestando comunque osservanza alle seguenti indicazioni di carattere generale:1. Una volta discesi dal treno occorre di-rigersi verso la direzione più opportuna per l’esodo seguendo i cartelli segnaletici affissi sulla parete della galleria e/o le in-dicazioni fornite dal personale ferroviario;2. La galleria dovrà essere percorsa cam-minando esclusivamente sul marciapiede laterale della stessa evitando di invadere i binari;3. L’attraversamento dei binari, se neces-sario per raggiungere l’uscita, deve essere preventivamente autorizzato dal persona-le ferroviario;4. Durante l’esodo occorre mantenere la calma, non spingere o accalcarsi con le persone che precedono, non creare allar-mismo;5. Aiutare, per quanto possibile, le perso-ne a mobilità ridotta;6. Una volta raggiunta l’uscita occorre non disperdersi e seguire le istruzioni im-partite dalle squadre di soccorso.

XIIaprile 2015 / April 2015

For an orderly and efficient evacuation in a tunnel please follow the instructions provi-ded by the train personnel either or over the train P.A. system, while bearing in mind the following general indications:1. Once off the train, you must head in the most appropriate direction for evacuation by following the indications of the train per-sonnel and/or, if there are, the signs on the tunnel walls;2. While in the tunnel, walk along the side pavement only and be sure to avoid encroa-ching on the tracks; 3. Crossing of the tracks, if required in order to reach the exit, must be authorized in ad-vance by the train personnel;4. During the evacuation you must keep calm all the time. Avoid pushing or crow-ding the people in front and do not panic;5. People with reduced mobility should be helped as much as possible;6. On reaching the exit, remain in the area and follow the instructions provided by re-scue teams.

sicurezza a bordo / on-board safety instructions

Finestrini / WindowsPrelevare il martello frangivetro (Fig. 2), colpire il finestrino nel punto indicato sul vetro (Fig. 3) e spingere il finestrino.

Pick up the hammer for breaking glass (Fig. 2), use it to strike the window at the spot marked (Fig. 3) and push the window out.

Apertura porte di emergenza / Opening the emergency exits

Per aprire la porta in emergenza:• girare la maniglia verso il basso (Fig. 1, disegno A - 1); • attendere l’accensione del pulsante rosso;• premere il pulsante rosso ed aprire la porta (Fig. 1, disegno B - 2).

To open the emergency exits:

• Turn the handle downwards (Fig. 1, drawing A-1);• Wait until the red light comes on;• Press the button with the red light on it open

the door (Fig. 1, drawing B–2).

Fig. 1

Fig. 2

Fig. 3

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Per chi, anche nella notte di San Silvestro, non vuole rischiare di perdere la linea cedendo alle tentazioni del veglione, al Centro Tao di Limone sul Garda hanno pensato a un “soggiorno mi-ni-cura” che parte proprio da Capodanno con il Galà Dinner Tao (un menu “controllato” per non perdere di vista salute e forma fisica) e si conclude il 3 gennaio. È un modo di iniziare il 2016 ritro-vando il proprio equilibrio energetico in una strut-tura che è stata scelta come buen retiro anche da molti volti noti dello spettacolo, da Zucchero a Isabella Ferrari. Intendiamoci: anche il Centro Tao inevitabilmente si farà contagiare dall’atmosfera allegra delle feste natalizie, ma chi non mette in secondo piano la salute neanche nei momenti più spensierati avrà l’occasione di seguire un corretto percorso di trattamenti e alimentazione detox per iniziare davvero in forma l’anno nuovo. Il Centro Tao è una Medical Spa all’interno di un albergo a 5 stelle, il Park Hotel Imperial, dove le più innova-tive applicazioni della scienza medica occidentale, grazie a trattamenti personalizzati, si incontrano con la millenaria Medicina Tradizionale Cinese. Si comincia con una visita medica d’ingresso, con

Scegliere il Centro Tao del Park Hotel Imperial per trascorrere i primi giorni del nuovo anno, significa inaugurare in salute il 2016, ritrovando il proprio equilibrio sia fisico che psichico in uno scenario da favola come quello di Limone sul Garda, località famosa proprio per il suo speciale microclima favorevole all’organismo

dove&comePark Hotel ImperialVia Tamas, 10/B Limone sul Garda (Bs) Tel. 0365.954591Pacchetto Capodanno da 1.040 euro a personawww.centrotao.com www.parkhotelimperial.it

di Germana Cabrelleweek-end lago

Per un Capodanno detoxl’analisi del peso e del metabolismo basale, analisi iridologica della fase di risposta allo stress psicofi-sico, analisi degli organi e della matrice extracellu-lare, nonché ricerca delle intolleranze alimentari. «Il significato dell’ideogramma Tao è “via verso il benessere”, camminando lungo il sentiero della prevenzione» spiega la fondatrice Arianna Risat-ti, fra le prime in Italia, nel 1986, a credere nelle potenzialità curative della medicina naturale cine-se. Un’idea originale, quindi, quella di trascorrere (quasi sempre in accappatoio!) quattro giorni a Capodanno a Limone sul Garda. L’offerta com-prende il soggiorno dal 31 dicembre al 3 gennaio in mezza pensione e tutto il percorso curativo con massaggi a ogni ora. Insomma una full immersion nel benessere per iniziare al meglio il nuovo anno. Con il primo proposito già messo a segno: non acquistare peso. Che regalo gradito!

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Vi sembreranno vicinissime le stelle che brillano sopra i tetti di Borgo San Felice, prestigioso al-bergo toscano della catena Relais & Chateaux immerso nella campagna senese, lontano da fonti di inquinamento luminoso. Atmosfera ra-refatta di un luogo senza tempo, che con il suo fascino semplice e innato strega i visitatori da tut-to il mondo. Come quel cliente russo così inna-morato del posto che, volendo riservare il borgo tutto per sé e i suoi amici e constatando la man-canza di un eliporto, ne ha fatto costruire uno a sue spese, pronto per l’occasione (o almeno così vuole la leggenda!). Ma qui le stelle brillano an-che nel Ristorante Il Poggio Rosso, che prende il nome da una delle etichette dell’Agricola San Felice, che ha fatto la storia del Chianti Classico, dove per il quarto anno consecutivo è stata rin-novata la collaborazione con lo chef pluristella-to Francesco Bracali, maremmano d’origine, che cura la gastronomia dell’albergo con l’obiettivo

Nasce nelle case di un antico paese toscano questo hotel a 5 stelle, dove la semplicità è il massimo dell’eleganza, la cucina porta la firma di Francesco Bracali e una Spa vi farà godere di vino e olio toscani come mai avete fatto prima

dove&comeBorgo San FeliceCamera Matrimonial classicda 399 euro Località San Felice Castelnuovo Berardenga (Si)Tel. 0577.3964 www.borgosanfelice.it

di ElEna Contiweek-end verde

Profumo di Chianti al Borgo San Felice

di offrire emozioni vere legate alle qualità del Chianti come territorio. Sapori eccellenti e ma-terie prime autentiche sono i punti forti della cucina di Bracali, senza trascurare lo charme dei piatti. Presente due giorni la settimana al Pog-gio Rosso, viene coadiuvato da due suoi allievi, la bravissima chef Alessandra Zacchei e il marito Nazareno Dodi, chef pasticciere. «Non è facile tradurre in parole il percorso di vita che porta a diventare cuoco – racconta Bracali – La mia cucina parla di me e di ciò che mi sta intorno. Manda messaggi precisi in un linguaggio unico e diverso, in continua evoluzione, attraverso un mix di emozioni, tradizione riscoperta, sapori, consistenze ma anche inconsistenze, per sta-bilire un contatto con il degustatore. Usando tutti i sensi: olfatto, vista, gusto e tatto». Un gioco di sensazioni, che a Borgo San Felice si traduce anche in trattamenti unici di benesse-re, eseguiti dai professionisti della Spa come la vinoterapia, uno degli ultimi ritrovati della co-smesi naturale, che riprende antiche conoscen-ze sui benefici dell’uva, i suoi straordinari effet-ti antiossidanti, leviganti e detossinanti, dovuti soprattutto ai polifenoli dei vinaccioli. Regala-tevi un bagno nelle essenze di prodotti ricava-ti dai mosti e un massaggio agli olii di oliva, ne uscirete rigenerati. Nell’antico borgo toscano trasformato in hotel a 5 stelle la semplicità è il massimo dell’eleganza; la professionalità e la gentilezza del personale, sono la garanzia di un’esperienza unica.

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Si trova al centro di una vasta conchiglia disegna-ta dai profili di cinque montagne, tutte alte più di 2000 metri e innevate da novembre ad aprile, la Stazione sciistica Campo Felice. Da una di que-ste cime, il Monte Rotondo, si può godere nel-le giornate nitide, di un panorama eccezionale, che abbraccia in un solo sguardo le vette più al-te d’Abruzzo: il Gran Sasso, il Sirente, il Velino, la Duchessa e la Maiella. Uno scenario dalla bellezza senza eguali immerso nel silenzio che, alla fine de-gli anni ‘60 del ‘900, si è deciso di valorizzare pun-tando sul turismo legato agli sport invernali.

Neve sicuraOggi, chi sceglie di trascorrere la propria settimana bianca o un semplice fine settimana immerso nella candida neve, trova a Campo Felice impianti che garantiscono un accesso pratico e veloce alle piste, con una portata complessiva di circa 21.000 perso-ne all’ora. La conformazione geografica della zona

Siamo a Rocca di Cambio, in provincia de L’Aquila,

il Comune più alto di tutto l’Appennino che sorge nella parte

settentrionale dell’Altopiano Velino-

Sirente, oggi noto come Altopiano delle Rocche. Si trova qui la stazione sciistica Campo Felice,

che dagli anni ‘60 a oggi si è affermata come

punto di riferimento per gli amanti degli sport invernali (e non solo)

del Centro-Sud d’Italia

di Olga Carliniweek-end neve

Sciare in Abruzzo? Una scelta... felice

consente di praticare gli sport invernali anche in caso di cattivo tempo poiché gli oltre 38 km di piste da sci confluiscono in un ampio plate-au; queste stesse piste, avendo pendenze mol-to diverse tra loro, consentono inoltre la piena fruibilità a tutti i tipi di sciatori, dal principiante al più esperto. Campo Felice ha un estensione di circa 770.000 mq al centro di un’area con-tornata da cime innevate per la maggior parte della stagione invernale: se per caso l’inneva-mento naturale dovesse essere insufficiente, i modernissimi impianti di innevamento pro-grammato sono pronti a intervenire per creare un ottimo fondo e quello spolverio che tanto piace agli sciatori. La stazione è infatti dota-ta di oltre 400 cannoni ad alta pressione, una tecnologia d’avanguardia che assicura la mas-sima produzione di neve, anche alle tempera-ture marginali, e l’utilizzazione di tutte le ore di freddo; il tutto è comandato da 2 centrali di

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dove&comeCampo FeliceLocalità Caporitorto Rocca di Cambio (Aq)Tel. 0862.914507www.campofelice.it

pompaggio interconnesse, con un potenziale totale di innevamento di circa 900 mc di ac-qua ogni ora, avendo la possibilità di attinge-re a 2 invasi di accumulo idrico, un impluvio naturale alla base della Seggiovia Cisterna e di uno inserito nel parcheggio località Cerchiare, che hanno una capacità di circa 85.000 mc di acqua. Circa il 90% delle piste da sci è servito dall’impianto di innevamento programmato.

Snow park da medaglia d’oro Fiore all’occhiello della stazione è lo Swup Snowpark un’area attrezzata a snow park si-tuata vicino alla seggiovia campo felice, sud-divisa in uno spazio per principianti e uno per i più avanzati, dotata di ampie e varie struttu-re con terrazzamenti, box, numerosi rails etc. Lo snow park – che ha una sciovia dedicata a servizio dei suoi utenti lunga circa 250 m, ed è dotato di impianto di innevamento – nel 2012

Non solo sci L’ampio sviluppo delle strutture della stazione ha permesso negli anni di ospitare diverse e importanti manifestazioni sportive di rilievo nazionale e internazionale. Negli ultimi 4 anni è andata crescendo l’affluenza di utenti nella stagione estiva stimata in 5.000/8.000 presenze, grazie all’incentivazione di attività sportive outdoor legate alla montagna, quali tracciati con diversi livelli di difficoltà per mountain bike e down-hill, il ciclo-escursionismo, il trekking e le passeggiate a cavallo. Oltre a diverse manifestazioni sportive come l’Ecotrail dell’Altopiano delle Rocche, gara podistica nelle bellezze naturali della zona, e corsi di nordic walking, nell’estate del 2011 la stazione ha potuto ospitare una tappa del Campionato Italiano di Down Hill organizzato dalla Federazione Ciclistica Italiana.

e nel 2013 si è classificato come miglior snow park del Centro-Sud Italia agli Snowpark Awards, gli oscar dedicati agli snow park ita-liani. Campo Felice è dotata anche di una Fun Kids Area dedicata ai bambini, con circuito per snow tubing e giochi gonfiabili; anche quest’area e servita da un proprio impianto di risalita costituito da un tapis roulant. I servi-zi di ristoro sono assicurati da 5 ristoranti e 3 chioschi bar, distribuiti alla base delle stazioni di partenza e sulle piste da sci, mentre per il noleggio delle attrezzature da sci e snowbo-ard, sono presenti 7 noleggi, dotati di tutte le più moderne attrezzature. La località sciistica è raggiungibile da due versanti, dal Comune di Rocca di Cambio, sui cui territori insistono gli impianti, e dal Comune di Lucoli. La sta-zione dispone di 2 ampi parcheggi: quello sul lato di Rocca di Cambio ha una capienza di circa 700 autovetture, mentre quello sul lato di Lucoli ne accoglie circa 2.500 oltre ai 70 posti riservati ai pullman. Il posteggio è to-talmente gratuito. Insomma, Campo Felice ha tutto per soddisfare chi alla “passione del bianco” non sa proprio rinunciare.

Dalla cima di Monte Rotondo si può godere, nelle giornate nitide, di un panorama eccezionale, che abbraccia in un solo sguardo le vette più alte d’Abruzzo: il Gran Sasso, il Sirente, il Velino, la Duchessa e la Maiella

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Nel mare verde dei vigneti che ricoprono la ter-ra d’Irpinia, zona di produzione del Taurasi, si è pervasi da un senso di pace e di energia. Lo sguardo scivola tra i filari, i castagneti (pregiata la Castagna di Montella Igp) e i querceti, incon-tro a paesini che hanno saputo mantenere nel tempo la propria autenticità. Così a Nusco, tra i Borghi più Belli d’Italia e balcone dell’Irpinia, con lo sguardo che spazia sui massicci montuosi del Partenio, del Matese e dei Picentini. Si gira tra vicoli e piazzette – su tutte quella di Sant’Ama-to, con la Cattedrale – caratterizzati da ampi portali scolpiti e da abitazioni dalle tonalità pa-stello, e vie lastricate ancora come un tempo. In una di queste strade, quasi nascosto all’interno del complesso ottocentesco delle Suore Stim-matine, si trova Cena, campus enogastromico e regno dello chef Antonio Pisaniello (Stella Mi-chelin per La Locanda di Bu) e di sua moglie Jen-ny, sommelier. L’obiettivo è sviluppare un polo enogastronomico internazionale che, esaltando le eccellenti materie prime locali, sia in grado di far conoscere il territorio fuori dai confini. Ci si può iscrivere ai corsi di cucina rurale, seguire le-zioni per imparare a fare la pasta fatta in casa, come i cecaluccoli, o imparare a cucinare i vari tipi di carne. E ovviamente si possono degustare i migliori piatti della tradizione rivisitati in chiave moderna (il ristorante è aperto ogni venerdì e sabato sera e la domenica a pranzo). Una volta fuori ci si può spingere fino a Folloni di Montel-la, per ammirare il Santuario di San Francesco.

O una nonna. Una donna dalla storia ricca di suggestioni e bellezza. Così è l’Irpinia. E proprio come si farebbe con una mamma è da lei che torniamo per mangiare i patti della tradizione, imparare a cucinarli e ascoltare racconti che sanno di antico. Oggi possiamo farlo grazie alla Culinary School Cena e a un interessante Festival

dove&comeCena SchoolCulinary School of ItalyVia delle Stigmatine, 1 Nusco (Av)Prezzo medio: 35 euroTel. 0827.64644www.cenaschool.com

di Lucrezia argentieroweek-end goloso

Come una madre...

Oppure si può approfittare per prendere parte al Fe-stival Irpinia Madre Contemporanea, per scoprire tut-te le storie che questa terra dall’importante passato artistico, culturale e rurale, sa raccontare. Il progetto include otto comuni, con Gesualdo a capofila, e si caratterizza per un ricco cartellone di appuntamenti (tra cui un evento legato alla gastronomia del Medio-evo dal gusto contemporaneo) che si concluderà il 27 gennaio prossimo. Da segnare in agenda, il 5 dicem-bre, Residenze d’artista di Sound Art a Bagnoli Irpino e il 27 gennaio Gesualdo Consort of Gesualdo, con-certo ad Altavilla Irpina, sotto la direzione di Marco Berrini (www.irpiniamadrecontemporanea.it).

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E se facessimo tappaa Mauritius?

di Mariella Cattaneo

Nasce dalla partnership tra Naar, tour operator specialista del viaggio tailor made che da oltre vent’anni opera

sul mercato italiano, e Beachcomber Hotels, sinonimo di ospitalità mauriziana di qualità, la selezione di viaggi combinati che a un

itinerario in Cina, India e Sudafrica abbinano un soggiorno nella paradisiaca isola bagnata delle acque dell’oceano Indiano

Tuffarsi in calde acque turchesi a ridosso della bar-riera corallina oppure fare trekking alla scoperta di lussureggianti foreste color smeraldo? Oziare su una spiaggia di un bianco abbagliante o passeg-giare tra dimore che rimandano intatto il fascino di un passato coloniale? No, non occorre scegliere questa volta: non se Mauritius è la nostra destina-zione. L’isola icona dell’oceano Indiano consente di godere appieno di queste e di tante altre espe-rienze indimenticabili lungo tutto l’arco dell’anno, grazie a un clima gradevole che sembra non voler mai abbandonare l’estate. I colori, quelli sgargian-ti dei fiori e dei pesci tropicali, e i profumi, quello dolciastro delle immense piantagioni di canna da

zucchero e quelli pungenti di una incredibile quanti-tà di spezie, colpiscono da subito per imprimersi poi nella memoria e diventare ricordo indelebile di Mau-ritius. Insieme alla gente: sì, quel popolo ospitale e allegro, splendida mescolanza di influenze africane, indiane con tocchi francesi e britannici che riesce a far sentire a casa pur nella consapevolezza di essere in vacanza, in un momento sospeso. Mauritius può diventare l’epilogo ideale a chiusura di un intrigante itinerario alla scoperta di Paesi lontani: un momento di puro relax, da trascorrere in alcune delle location più spettacolari dell’isola, come quelle scelte da Be-achcomber Hotels per i suoi alberghi. Qui, nel lus-so discreto dei 5 stelle o nell’atmosfera romantica e decontracté dei 4 stelle, coppie, famiglie o gruppi di amici sono circondati da attenzioni al di là di ogni aspettativa che rispecchiano in ogni momento la tradizione dell’ospitalità della gente dell’isola.

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India & MauritiusL’India classica di Delhi, Jaipur e Agra si combina nell’itinerario Triangolo d’Oro e Amritsar con il più straordinario tempio indiano, il Tempio d’Oro di Amritsar, capitale del ricco stato settentrionale del Punjab. Lo scintillante edificio di marmo, bronzo e oro zecchino abbina la sua bellezza con un’at-mosfera autenticamente sacra. Particolarmente suggestiva la cerimonia del saluto al tramonto del sole.

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Sudafrica & MauritiusIl Sudafrica dei parchi e dell’oceano, il Paese dei Big Five e dei vigneti: ec-co il tour The best of South Africa che offre una panoramica a 360 gradi della destinazione. L’itinerario con termine a Città del Capo lo rende inoltre meglio combinabile con estensioni alle cascate Vittoria e a Mauritius. Siste-mazione in hotel e lodge di prima categoria superiore tra cui la rinomata riserva di Kapama.

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Cina & MauritiusUn assaggio dello sconfinato Celeste Impero, con tre tappe imprescindibi-li, da Pechino a Xi’an per terminare a Shanghai. È questa la proposta Cina Facile che conduce alla scoperta della capitale cinese e dei suoi tesori, dalla Città Proibita al Palazzo d’Estate. Dal famosissimo e impressionante esercito di terracotta per arrivare alla Shanghai odierna, passando dalla città vecchia e dai templi a una “foresta” di altissimi grattacieli.

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Debrecen e la magia della puszta

... ovvero l’Ungheria più autentica, lontana dai riflettori di Budapest ma non per questo meno affascinante. Raggiungere questa terra così vicina all’Italia e ancora fuori dalle rotte del turismo di massa, oggi è più semplice grazie ai voli low cost della compagnia Wizz Air da Bergamo Orio al Serio

newsdi Isabella Cattoni

Si trova nella parte nord-orientale del Paese, Debrecen, seconda città più grande dell’Un-gheria, candidata a diventare un polo turisti-co di primaria importanza grazie a un fitto calendario di eventi, a una natura intatta e a una gastronomia che ha negli ingredienti ge-nuini e nella varietà i suoi punti di forza. Con i suoi 200 mila abitanti, è uno scrigno di musei, chiese e monumenti: il centro della città, con la piazza principale racchiusa nell’isola pedonale, è la base ideale dalla quale partire alla scoperta della Grande Chiesa Calvinista – Debrecen è il centro del calvinismo ungherese – o della cat-tedrale di sant’Anna. La cittadina è animata da eventi durante tutto l’anno. Fra i più celebrati, il Carnevale dei Fiori di agosto, o le Giornate del Jazz organizzate durante il mese di giugno. Da non dimenticare nemmeno le Giornate Cul-turali di Primavera e d’Autunno e alcuni eventi gastronomici di rilievo come i Giorni del Tacchi-no in giugno, la Festa del Panpepato in luglio o la Festa di Palinka e Salsiccia di Debrecen in settembre. Ma Debrecen è soprattutto la base di partenza ideale per spingersi alla scoperta della selvaggia puszta ungherese: Hortobàgy, la più grande steppa dell’Europa Centrale, di-sta infatti soli 40 chilometri da Debrecen. In questo habitat naturale davvero unico pasco-lano mandrie di cavalli, bufali, bovini grigi, par-

Oltre il turismo di massa Debrecen e la puszta ungherese racchiudono in sé una serie di plus che ne fanno una meta ideale per il turismo italiano: l’estrema competitività dei costi, grazie anche al volo diretto operato due volte alla settimana dalla compagnia low cost Wizz Air da Bergamo Orio al Serio; la vicinanza all’Italia e il fascino di una destinazione ancora lontana dai flussi turistici di massa. Come se non bastasse, l’Ungheria nord-orientale gode si strutture ricettive di alto livello a prezzi davvero molto convenienti.

ticolari ovini con le corna a torciglione, si le-vano in volo stormi di uccelli; non per niente l’Unesco ha inserito dal 1999 Hortobàgy fra le località Patrimonio Mondiale dell’Umani-tà. Le occupazioni possibili vanno dall’equi-tazione al trekking, alla scoperta di antiche attività legate alla pastorizia, nel rispetto di una gastronomia genuina. Ancora vive inol-tre tradizioni folcloristiche come quelle di Balmazùjvàros e di Hajdùböszörmény. Am-pie infine le possibilità per gli amanti del ter-malismo, che possono scegliere Hajdùszobo-szlò, il più grande centro termale dell’Europa Centrale, oppure il polo all’avanguardia di Aquaticum di Debrecen.

Per saperne di più:www.iranydebrecen.hu/en www.turismoungherese.it

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travel quotidiano

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Con Air France il viaggio d’affari è “Flex”

Volare è sempre un piacere, ma per i viaggiatori business, costantemente di corsa tra una riunione e un meeting

in località distanti centinaia di chilometri, godere di servizi tagliati su misura, di voli frequenti e comodi orari può

rappresentare un importante plus. Lo sa bene la compagnia di bandiera francese, che ha dedicato loro un’offerta specifica

news

di Mariella Cattaneo

Ai viaggiatori d’affari Air France riserva un ser-vizio completamente su misura per le loro esi-genze, sia che viaggino in business class sia che scelgano l’economy. Chi si muove per motivi di lavoro ha infatti bisogno di rapidità, flessibilità assoluta ed efficacia negli spostamenti; nella rete a medio raggio della compagnia, in par-tenza da o in arrivo a Parigi-Charles de Gaulle, questa tipologia di clientela rappresenta qua-si il 30% della totalità dei passeggeri. Proprio per rispondere al meglio alle loro richieste, Air France ha ascoltato i propri clienti e ha deciso di proporre dalla scorsa primavera una nuova of-ferta su misura in cabina economy denomina-ta “Economy Flex”, che si integra con le tariffe “Mini” e “Classic”. Questa offerta, che rispon-de appieno ai bisogni del business traveller, in-clude numerosi vantaggi esclusivi: innanzitutto i biglietti sono rimborsabili e modificabili senza spese (nella stessa classe di prenotazione) ed è prevista la possibilità di prendere un aereo più presto rispetto a quanto previsto inizialmente, lo stesso giorno, senza spese aggiuntive (nei li-miti dei posti disponibili). Inoltre: imbarco gra-tuito in stiva di un bagaglio di 23 chili mentre in cabina sono previsti un bagaglio e un acces-sorio per un peso totale di 12 chili. Un percorso SkyPriority garantisce poi un servizio rapido in aeroporto. I passeggeri che viaggiano in classe “Economy Flex” saranno posizionati nella parte anteriore della cabina, così da effettuare l’im-barco e lo sbarco in priorità. Tutti i clienti, infi-ne, accumuleranno più Miglia nell’ambito del programma frequent flyer Flying Blue. L’offerta è totalmente abbinabile alle altre tariffe dispo-nibili: ad esempio, i clienti possono usufruire di una tariffa “Mini” all’andata e di un prezzo “Economy Flex” al ritorno. Air France opera in partenza dall’Italia 280 frequenze alla settima-na su Parigi (incluse quelle in collaborazione con il partner Alitalia); a titolo di esempio, solo da Milano Linate, la compagnia effettua fino a 12 voli al giorno. Quindi, se la tua riunione di lavoro termina prima, grazie alla flessibilità del-la tariffa “Economy Flex” è ora possibile antici-pare la partenza sul volo precedente!

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Cibo&TerritorioCibo&Territorio

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112 TuTTo sulle osTriche

Da Dove vengono? a che cosa si accostano? vizi e virtù Del più DesiDerato tra gli antipasti

114 PasTe, PasTiccioTTi e PasTicceri

saperi antichi, Dolci squisiti e arte sopraffina: viaggio goloso tra i forni storici Della penisola

120 NaTale al saPore... di mare

piatti Di pesce anche a Dicembre? scopriamo insieme cosa, come, perché e soprattutto Dove

122 a ogNi Tavola il suo viNo

solo bollicine per le feste? Diremmo proprio Di no. consigli per bere bene e spenDere poco

128 le graPPe del moNferraTo

sono 170 gli anni festeggiati Dalla mazzetti D'altavilla, Distillatori in piemonte Dal 1846

da pag. 130Rubriche• Fatti e contraffatti• Il buono a tavola

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«L’ottimista è un uomo che, senza una lira in ta-sca, ordina delle ostriche nella speranza di po-terle pagare con la perla trovata». Parola di Ugo Tognazzi, l’indimenticato attore cremonese che con questa frase contribuì ad alimentare il senso di attra-zione delle ostriche nella gastronomia sfarzosa degli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso.

Une Pousse en claire, s’il vous plaîtAmate e odiate allo stesso tempo, da anni le ostri-che in Francia si distinguono sulla base del territo-rio di provenienza e delle modalità di allevamento. La tradizione transalpina viene da lontano: fu infatti Napoleone III Bonaparte nella prima metà dell’Ot-tocento a rendersi conto della penuria di ostriche causata dall’eccessiva domanda a livello europeo e dalla mancata applicazione delle regole di sfrutta-mento marino, condotte che stavano impoverendo gli allevamenti e le coste. L’imperatore affidò al cele-bre biologo Victor Coste la ricerca della soluzione al

Ostriche, antipasto

del desideriodi Riccardo Lagorio

Si ama alla follia o alla follia si detesta questo cibo ricco,

proibitivo per buona parte dei nostri connazionali sino a quando

non si è affacciato – di recente – nei supermercati. Anche chi

ne apprezza molto sapore e consistenza, forse però non ne conosce le origini, le varie

tipologie o i giusti abbinamenti... quelli perfetti per esempio per accentuarne la portata

afrodisiaca! Scopriamoli insieme

problema. Durante le sue ricerche Coste visitò il lago Fusaro, nei dintorni di Napoli, un luogo che riconobbe come particolarmente ricco di plancton, fondamentale per la crescita delle ostriche che infatti qui proliferavano abbon-danti. Nonostante l’esistenza di questo prezio-so giacimento, è soltanto in tempi recenti che queste prelibatezze sono divenute oggetto di disquisizioni anche in Italia. In particolare Lu-ca Nicoli sta da qualche anno introducendo una cultura dell’ostrica collegata alle differen-ze organolettiche dipendenti dall’ambiente di coltivazione. Nicoli spiega che «I francesi so-no stati molto bravi a legare le ostriche al ter-ritorio, distinguendo tra Fine, Special o Pousse. Sono sempre molto ricercate le Belòn, ostri-che piatte affinate nell’omonimo fiume, ma si stanno facendo sempre più strada nomi di

Davvero stuzzicanti...Nel mondo antico sim-bolo di prosperità, di rinascita e fertilità, le loro conchiglie erano legate al culto paga-no della riproduzione. Eppure, benché già i Romani fossero dediti all’allevamento di ostri-che e le considerassero una ghiottoneria tanto da creare una moneta, il denarius, che doveva avere proprio il peso di un’ostrica, fino a me-tà Quattrocento non si trovano specifiche tracce delle loro vir-tù afrodisiache, men-tre ora sappiamo che il presunto fervore lega-to alla loro assunzione deriva dall’alta percen-tuale di zinco che fa-vorisce la funzionalità degli ormoni e del te-stosterone.

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cibo&territorio

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ostriche che fanno riferimento al modo con cui sono state confezionate o alla famiglia di ostricol-tori». Ormai entrati a far parte delle conoscenze comuni sono ad esempio Fine de claire o Spéciale de claire mentre i palati più allenati potranno ri-conoscere come eccelsa la Pousse en claire.

Viste da vicino Ma cosa significa claire? Un tempo vasca scava-ta nei terreni argillosi utilizzata per trarne sale mediante l’evaporazione dell’acqua marina, da qualche decennio viene utilizzata come bacino di finissaggio per alcune tipologie di ostriche. Vi rimangono in media per 4 settimane. «Le ostriche Fine de claire vengono allevate in numero massi-mo di 20 per metro quadrato e sono apprezzate da coloro che amano un sapore equilibrato, io-dato ma privo di picchi gustativi». Le Spéciale de

Fino a metà '400 non si trovano specifiche tracce delle virtù afrodisiache delle ostriche, mentre ora sappiamo che il presunto fervore legato alla loro assunzione deriva dall’alta percentuale di zinco che favorisce la funzionalità degli ormoni e del testosterone

In alto, reti metalliche per all'evamento delle ostriche

claire godono invece di una polpa più croccante, un gusto che vira sul minerale grazie all’apporto di fitoplancton che è generato dall’entrata nel-le insenature delle correnti atlantiche ricche di sostanze organiche. L’ostrica è di colore avorio e il bilanciamento tra gusto salato e dolce risulta gradevole, spiccato il retrogusto iodico e mine-rale, assai prolungato. Le ostriche Pousse en clai-re vengono affinate in numero variabile tra 3 e 5 per metro quadrato e rappresentano il vertice della piramide della categoria en claire. In que-sto caso l’affinamento dura almeno quattro me-si, ma spesso si arriva a otto e le conchiglie han-no un aspetto rugoso con linee bianche e nere orizzontali. L’ostrica che se ne trae ha una polpa molto croccante, il sapore di iodio è deciso, il re-trogusto dolce di nocciola e frutta secca, prolun-gato sotto un’ombra di piacevole astringenza. A queste macrocategorie di ostriche ciascuna Ca-sa applica piccoli o grandi accorgimenti che le fanno distinguere proprio come accade al vino. Vino che non potrà non essere, a questo punto, durante le festività natalizie, italiano.

OstricaFine de claireSpéciale de ClairePousse en claire

VinoPagadebit di Romagna DocVerdicchio di Matelica DocLugana Doc

Abbinamenti consigliati

Per saperne di più:www.lapiazzettadelpesce.it

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Sono arrivati a noi spesso immutati attraverso i secoli, i dolci da forno della tradizione artigianale. Oggetti del desiderio per lungo tempo accessibili solo a pochi fortunati, beni di culto protetti e trasformati nel segreto dei monasteri, sono divenuti accessibili al popo-lo e universalmente condivisi grazie all’intraprendenza e al talento di tanti maestri artigiani; quei pasticceri che, come i panettieri e i fornai, sono nati nei forni pubblici, santuari laici del fuoco e parte di un sistema diffuso di mutua assistenza in cui si pagava con il baratto di pro-dotti della terra o lo scambio di servizi nei campi. Forni attorno ai quali si è sviluppata la vita di tutte le comuni-tà dalle origini fino a oggi, e che insieme alla chiesa e al municipio hanno contribuito a nutrire e animare gene-razioni, sostenendone il percorso fisico e spirituale. So-no alchimisti i pasticceri e al tempo stesso museo viven-te delle nostre radici: a loro è stato affidato dalla storia il copito di tramandare nei secoli una preziosa eredità fatta di ricette, creatività e tradizioni che ci appartiene

Poche cose, come i dolci artigianali, possono regalarci attimi di così poetico piacere, emozioni intime eppure universali. Un patrimonio così importante per il nostro Paese al punto che, ovunque vi troviate, basta chiudere gli occhi e annusare la scia tiepida che s’insinua per strade e piazze, per raggiungere un forno storico e sentirsi a casa. Da Torino a Napoli, dalla torta mirandola alla sfogliatella, scopriamo gli indirizzi più golosi

di Paola Caselli

Paste, pasticciotti e pasticceri

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cibo&territorio

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in modo viscerale, si lega alla storia personale di ognuno di noi, si perpetua attraverso noi.

Un “vero Paradiso”Da nord a sud del Paese, sono infatti centinaia le storie che si possono raccontare attorno al pane e ai dolci. Come quella della Pasticceria Pfatisch a Torino che, dal 1915, non smette di essere pun-to di riferimento di cultori del cioccolato e golosi d’ogni sorta. Fu proprio all’inizio del secolo passa-to che il maestro Gustavo Pfatisch avviò, insieme al laboratorio di dolci, la sua fabbrica di cioccola-to con macchinari di avanguardia per l’epoca; un vero paradiso nel quale si potevano gustare le più squisite torte, così come raffinate praline, creme e dolci. Negli anni ’30 Pfatisch affidò la gestione dell’attività al suo socio Ferraris per avviare una nuova pasticceria che ha gestito fino al 1963. Og-gi è ancora la famiglia Ferraris a guidare la storica pasticceria di Via Sacchi 42, dove non si può fare a meno di restare sedotti dalla torta mirandola, dal gianduja, dal festivo o dalla torronata, così come dalla ricchezza dei cioccolatini o dai loro prelibati marroni della Val Susa. Del tutto simile la storia della Pasticceria Vigoni di Pavia che dal 1878, con la “vera torta Paradiso”, è diventata il simbolo di una famiglia e di una città. Medaglia d’oro all’Ex-po del 1906, la torta, come recitava la descrizione impressa sulle pregiate confezioni, era “raccoman-data dai signori medici per ammalati, convalescen-ti e bambini” ed è ancora prodotta con la stessa ri-cetta segreta dagli eredi Vigoni.

I pasticcieri di Prato davanti al duomo cittadimo. Sotto, le Pesche di Prato

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cibo&territoriocibo&territorio

Il maestro di color che… impastanoE come si può non citare il numero uno del-la pasticceria italiana, il maestro Iginio Massa-ri che dalla sua Pasticceria Veneto a Brescia è divenuto famoso in tutto il mondo. Guida e mentore di generazioni di giovani, autore di veri e propri capolavori dell’arte dolciaria, è a Massari che si deve probabilmente anche la riscoperta e la salvaguardia di tanti nostri prodotti tradizionali, attraverso i quali è fiori-to il talento di molti nuovi pasticceri. È il ca-so di Paolo Sacchetti, fiorentino ma originario del Valdarno, che alla scuola di Massari ha sa-puto fare tesoro anche delle sue radici conta-dine, per interpretare la tradizione in chiave contemporanea, affermandosi nel 2012 come miglior pasticcere italiano. Trasferitosi a Prato nel 1989, la sua pasticceria Nuovo Mondo è la stella polare del Consorzio di talenti artigia-ni che oggi ha riconquistato un posto di pri-mo piano, sfornando ogni giorno mille delizie prodotte con selezionate materie prime locali di altissima qualità (tra questi il Forno Steno, di Vaiano, Prato). «Sono nato in una famiglia contadina, alla fine degli anni ’50 – racconta Sacchetti, famoso tra l’altro per la sua specialis-sima versione delle Pesche di Prato – Ai tempi, quello che si mangiava veniva per lo più da ciò che si produceva in casa. Il pane lo cuoceva-mo da noi al sabato perchè avevamo il forno, che mettevamo a disposizione anche di altre famiglie. E già che si accendeva il forno ci si cuocevano anche biscotti e dolci». E anche lui era in prima fila nella preparazione di queste delizie casalinghe: «Ogni domenica preparavo

qualcosa di nuovo per la mia famiglia. Fu però grazie a mio fratello che l’estate dei miei 13 anni, iniziai a lavorare in una pasticceria; mi piacque così tanto che continuai anche l’inverno divi-dendomi con la scuola. Feci così fino alla matu-rità, ma appena ottenuto il diploma mi dedicai completamente alla pasticceria e a 21 anni ero primo pasticcere». Poi ha voluto perfezionarsi a Torino da Schicchi e Bellissima, e finalmente a Brescia da Massari all’Accademia Maestri Pa-sticceri di cui è poi diventato vice-presidente. Oggi, in ognuno dei suoi dolci c’è tutta la sua maestria ed è davvero una gioia dei sensi gusta-re le sue creazioni. A cominciare dal Giulebbe, un ricco pane dolce a forma di bauletto farcito con fichi secchi di Carmignano, noci toscane e glassato ai pinoli di San Rossore.

Iginio Massari, numero uno della pasticceria italiana nel mondo e maestro di intere generazioni di pasticcieriDue indirizzi

modenesi Scivoliamo quindi verso Modena dove troviamo l’Antico Forno San Gior-gio, che risale addirittura al 1500 e, condotto per più di un secolo dalla fa-miglia Morandi, è riuscito a conservare e tramandare di padre in figlio le stesse ri-cette; come ha fatto anche l’Antica Pasticceria San Bia-gio, santuario tra gli altri del famoso Bensone. È gestita fin dai primi anni del ‘900 dai Ronchi, eredi del capo-stipite Bruno Barbieri, gran-de cultore di raffinatezze e ricercatore, che da sempli-ce garzone diventò illumi-nato proprietario.

Alla scuola di Massari, Paolo Sacchetti, ha saputo fare

tesoro delle sue radici contadine reinterpretando la tradizione

in chiave contemporanea, fino ad affermarsi come miglior

pasticciere italiano nel 2012

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Scelti per voi

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Pasticciotti e sfogliatelle a Mezzogiorno Dalla Toscana alla Puglia il nostro museo vivente non può non comprendere la pa-sticceria Ascalone di Galatina il cui fon-datore, mastro Andrea, a metà del ‘700 creò una meraviglia come il pasticciot-to, fatto di crema e pasta frolla, divenu-to simbolo del Salento, tutt’ora amatis-simo a ogni latitudine e appena sbarcato a Milano grazie ai giovani eredi di quella tradizione. Antica è anche la storia del-la sfogliatella, che come tanti dei nostri dolci nacque in un convento da un guiz-zo d’ingegno per non sprecare un impa-sto avanzato. La prima sfogliatella ven-ne dunque fuori dalle mani benedette di una monaca del convento di Santa Rosa vicino ad Amalfi. Narra la leggenda che era tale la sua bontà da trasformarsi su-bito in un provvidenziale introito per il convento e in un godimento per il popo-lo al quale le suore iniziarono a vender-la. Fu Pasquale Pintauro, non si sa bene se oste o pasticcere, a portare a Napoli la sfogliatella, nella ricetta originale delle suore amalfitane, ma solo nell’800 quan-do aprì il suo locale di Via Toledo; ancora oggi nello stesso luogo si può gustare la paradisiaca bontà di questo dolce appena sfornato, nella versione liscia o riccia.

Nella versione liscia o riccia, la sfogliatella è un capolavorodell'arte dolciaria partenopea.

La leggenda la vuole nata dalle mani "benedette"

di una monaca nel convento di Santa Rosa, vicino Amalfi,

e poi esportata a Napoli

Pasticceria Pfatisch Via Sacchi, 42TorinoTel. 011.568 3962www.pfatisch.com

Antico forno San GiorgioVia Università, 41 ModenaTel. 059.7110755

Antica Pasticceria S.Biagio Via Emilia Centro, 77ModenaTel. 059.217284pasticceriasanbiagio.it

Pasticceria Vigoni Corso Strada Nuova, 110 - PaviaTel. 0382.22103www.tortavigoni.com

Paolo Sacchetti Pasticceria Nuovo Mondo Via Garibaldi, 23 – PratoTel. 0574.27765

Forno Steno Via G. Braga, 180Vaiano (Pr)Tel. 0574.946292www.fornosteno.it

Pasticceria Ascalone Via Vittorio Emanuele, 17 Galatina (Le)Tel. 0836.566009 Sfogliatelle Pintauro Via Toledo, 275NapoliTel. 081.417339

cibo&territorio

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IL VINO E' UNʼALCHIMIAOTTENUTA AL 99% DA ARCANO E DELIZIA.IL RESTO È SORTE.

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Cenoni di fine anno al sapore di mare

di Natale Labia

Un menù per le feste non è speciale senza crostacei, molluschi e pesci pregiati, a tranci o a filetti. Più la

varietà del mare è assortita – e le ricette di pesce sono quelle classiche – più la tradizione è rispettata e si può tramandare ai giovani cuochi di domani. Con la cucina

marinara l’atmosfera delle feste ha un sapore tutto particolare, che resta invariato nel tempo

Cambiano i tempi e cambiano le abitudini, si sa. E se la modernità, con i suoi comfort, da un lato ci regala più tempo libero, dall’al-tro ci impone di adeguarci a nuovi stili di vi-ta. Gli anni delle massaie che perdevano intere giornate per scegliere i prodotti migliori e più genuini e poi ai fornelli per preparare squisiti manicaretti, sembrano ormai andati in soffitta.

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Oggi, un po’ per scelta un po’ per necessità, le priorità di coppie e famiglie sembrano al-tre. E forse solo in occasione delle festività di Natale e fine anno, quando si sa che all’ap-puntamento davanti al desco si presenteran-no in tanti, torna la voglia di dare un po’ più di attenzione a quello che si andrà a servire nei piatti. Il problema, a quel punto, è che forse non c’è più tempo per una preparazio-ne accurata. Come fare?

Il porto dietro l’angolo Be’, qui, ecco che rientrano in gioco le co-modità dei tempi moderni. Quelle che ci consentono di avere qualcuno che pensa a scegliere le materie prime al posto nostro. E di poter stupire gli ospiti del 25 dicembre o di Capodanno con crostacei ricercati, come lo scampo della Porcupine Bank, o il gam-bero rosso dell’Atlantico, senza aver perso troppo tempo alla caccia degli ingredienti giusti. Insomma, cucinare piatti da veri chef come le trofie al nero di seppia e salmone, non è solo ancora possibile, ma può essere incredibilmente semplice e veloce. Merito

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di quelle aziende che si sono specializzate nella selezione dei prodotti migliori e nella ricerca di formule innovative per distribuire pesce buo-no e sicuro. Come Sapore di Mare. Nata nelle Marche sulle rive dell’Adriatico, l’azienda in 20 anni di attività si è ampliata piano piano in tutta Italia fino a contare oggi più di 95 ne-gozi che propongono un ampio assortimento, non solo di pesce ma anche di piatti pronti. La formula è conveniente oltre che vincente, perché i prodotti vengono venduti sfusi e “a self-service”, col vantaggio di poter acquistare solo la quantità desiderata. L’intuizione è sta-ta quella di puntare sulla qualità, con l’obiet-tivo di portare il pesce appena pescato in ogni angolo d’Italia, anche dove il mare è lontano. E lo fa congelando i prodotti a bordo dei pe-scherecci o immediatamente dopo lo sbarco, consentendo al pesce di arrivare, in totale sicu-rezza, dal mare alla tavola senza perdere carat-teristiche organolettiche e nutrizionali. Dal-le aragoste alle capesante, dalla verdesca alla rana pescatrice, dalla gallinella al granciporro: sui banchi di Sapore di Mare arriva il miglior pescato dai mari italiani, certificati e tracciati nell’intera filiera, e di una pregiata selezione dai mari del mondo; prodotti ideali per la cu-cina di tutti i giorni ma anche per portate dal gusto raffinato. Come l’astice, per esempio, ri-cercato per la qualità e la dolcezza delle sue carni, che può essere accompagnato da gusto-se linguine, in modo classico, oppure servito in purezza con un condimento speciale frutto del vostro estro culinario.

Tutto (già) pronto per la festa E se a mancare è la fantasia? Ci sono le soluzio-ni già pronte. Perché l’eccellenza di una realtà del territorio non si esprime soltanto in qualità e sicurezza, ma anche con l’innovazione. Così, da un attento studio dei bisogni dei consuma-tori, sono state sviluppate numerose ricette, anche esclusive, prodotte dalla stessa azienda, facili da cuocere e pronte in pochi minuti. Fa-re bella figura nelle occasioni importanti, ser-

vendo un risotto alle fragole con gamberi o una pasta ripiena di salmone, diventa così alla portata di tutti. L’assortimento è ampio, con oltre cento soluzioni preparate ogni giorno con esperienza e passione, la cui fonte d’ispi-razione resta sempre il territorio: l’impegno di Sapore di Mare è infatti quello di riscopri-re le ricette marinare locali che, tramandate negli anni, costituiscono un grande patrimo-nio per il nostro Paese. A partire dal Brodet-to di Pesce, la zuppa della tradizione marchi-giana che rappresenta il meglio della cucina dell’Adriatico, fino all’inedito connubio dei Pizzoccheri di Mare. Pensate per il Natale sono poi ricette speciali come quella della polenta al baccalà, tipicità veneta, o i tortellini ripieni di pesce spada, piatto emiliano rivisitato in chia-ve marinara. E per brindare al nuovo anno con un augurio fortunato non possono mancare le lenticchie al sapore di mare, da cuocere anche pochi minuti prima della mezzanotte.

In rete è nata una community,FoodPescion, dove è possibile condividere la propriapassione per la cucinadi mare e le ricette preparate con i prodotti del vasto assortimento di Sapore di Mare

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A ogni tavolail suo vinodi Francesca Ciancio

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Il Paese dei mille campanili si trasforma in quello delle centinaia di piatti della tradizione con le feste natalizie. L’Italia ha il ricettario più ricco del mondo e non c’è crisi che regga: tra il 24 dicembre e il 6 gennaio ogni occasione è buona per se-dersi a tavola. Ma questo è anche il Natale dell’Italia che riparte, almeno stando al rap-porto curato da Acri e Ipsos per la 91a Gior-nata Mondiale del Risparmio dell’ottobre scorso, che parla di un Paese dove la crisi morde ancora, ma spaventa sempre meno. Le festività saranno un importante banco di prova per le tipologie di spesa: meno cose necessarie e qualche lusso in più? Di certo il Natale ai fornelli sembra essersi consoli-dato. Agli italiani piace cucinare per ami-ci e parenti, tant’è che fino all’anno scorso buona parte delle tredicesime è stata spe-sa in prodotti enogastronomici, più che in regali. E se la ricetta di casa è insostituibile, risulta alquanto noioso invece bere sempre la stessa etichetta. Nel paese con la più vasta ampelografia del mondo, gli abbinamenti possono essere infiniti, andando dai vitigni alloctoni a quelli autoctoni, in versione friz-zante, secca e dolce. La regola è che non ci

sono (più) regole e l’abbinamento un tem-po ritenuto improbabile può dare una spin-ta inaspettata a un piatto.

Dolcetto o cicchetto? Il manzo all’olio, ad esempio, ricetta fran-ciacortina che ha la sua culla in Rovato, la “capitale” del territorio lombardo – la Fran-ciacorta appunto – dove si producono le famose bollicine. Tutti penserebbero a un rosso, e invece Lucia Barzanò, proprietaria della cantina Il Mosnel, punta sull’efferve-scenza: «La ricetta è antichissima, si hanno sue notizie già dalla metà del XVI seco-lo. La carne è accompagnata da una sal-sa di capperi o acciughe e dalla polenta. Struttura e grassi non mancano, per questo consiglio un Franciacorta Pas Dosé. Me-glio ancora in versione rosè, perché il Pi-not Nero ha il nerbo giusto per sostenere un piatto tanto ricco». Più a est troviamo altre bollicine, quelle del Prosecco, il vino italiano più famoso nel mondo. Eppure, la sua versione tradizionale, “colfondo” (o sur lie) cioè quella rifermentata in bottiglia, senza sboccatura e quindi più torbida, ha bollicine meno invadenti. Era il vino che

La prima regola dell’abbinamento è che non esistono regole. Anche con i piatti tipici. E persino nel momento più tradizionale dell’anno: il pranzo di Natale. Percorriamo la penisola da nord a sud facendo tappa sulle tavole imbandite per la festa, brindando a Prosecco, Magliocco, Corinto Nero... pronti a sperimentare e a stupirci

Le bollicine italiane volano altoChe per “l’effervescenza nostrana” sia un momento propizio lo conferma anche Alessandro Regoli, di-rettore del sito di informazione sul vino Winenews: «Le bollicine italiane, trascinate dai mercati stranie-ri, mettono a referto un 2015 decisamente positivo, anche se non al livello del 2014, con tutti i principali territori degli spumanti del Bel Paese, dal Prosecco al Trentodoc, dalla Franciacorta all’Asti, in crescita sia in termini di volumi venduti che di valore. Adesso si aspettano le feste di fine anno, in cui voleranno oltre 50 milioni di tappi Made in Italy, secondo le previsione dell’Ovse, l’Osservatorio economico nazionale dei mercati e consumi vini e vini spumanti»

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accompagnava i cicchetti veneziani nei ba-cari e a Natale si serviva con il “musetto con il cren”: «È ancora il nostro abbinamento – spiega Luca Ferraro dell’azienda trevigiana Bele Casel – il Prosecco col fondo lo faceva-mo 40 anni fa. Dopo una lunga pausa, abbia-mo ricominciato a farlo nel 2008 ed è il vino che meglio ci rappresenta». Pensando ai rossi viene in mente il Piemonte, ma si può festeg-giare anche senza Nebbiolo. L’uva Dolcetto è da sempre il frutto di un vino quotidiano, inteso come schietto, croccante, profumato: «L’abbinamento inizia dagli antipasti – spie-ga Anna Abbona, a capo dell’azienda Mar-chesi Di Barolo – perché il Dolcetto si presta ad accompagnare il vitel tonné come l’insa-lata russa, ma anche gli agnolotti al sugo di arrosto, nella forma classica o pizzicati e per questo detti da noi al plin».

Verdicchio e Ciliegiolo... fanno “centro”In centro Italia le dinamiche non variano di mol-to: ancora piatti antichi e abbinamenti autoctoni. Come nelle Marche dove lo stoccafisso all’anco-nitana ha un’Accademia dedicata e contatti se-colari con la Norvegia in nome del merluzzo ar-tico. La preparazione, fatta con patate, pomodori e olive, ha bisogno del vino bianco: il Verdicchio. «Potrebbe andare anche con il Rosso Conero – racconta Michele Bernetti dell’azienda Umani Ronchi – vista la corpulenza del piatto, ma il no-stro bianco più importante regge bene il peso della ricetta. Il mio consiglio è quello di non pren-derlo di annata, ma sceglierne uno più vecchio. Oggi berrei un 2013». In quel territorio che un tempo era noto come Tuscia – tra Lazio, Toscana e Umbria –, c’è invece un dolce non dolce che non ha eguali in Italia, i maccheroni con le no-ci. Si tratta di una normale pastasciutta condita però con un impasto a base di gherigli di noci, zucchero e cannella, a cui si possono aggiungere rum, mistrà o cacao. Qui l’abbinamento è arduo, meglio passare alla parmigiana di gobbi (i cardi) che si trova sempre in zona, in particolare in Um-bria: «Un piatto grasso come questo – racconta Leonardo Bussoletti, viticoltore di Narni – dove i cardi sono passati in pastella e fritti, vuole un vi-no con una bella acidità, ma non eccessivamen-te tannico. Dalle nostre parti c’è il Ciliegiolo che, conosciuto in passato solo come vino da taglio, si sta prendendo una bella rivincita».

In apertura, Franciacorta Mosnel Parosé e qui, in basso, il Mosnel Rosè, bottiglie dalla “ricetta”

antichissima. Qui una ricca insalata russa, grande classico dei cenoni della Vigilia e di Capodanno

Status symbol vs curiosità Non va dimenticato che il vino in tavola, fino a una trentina di anni fa, voleva dire lo sfuso comprato dal contadino o dalle cooperative sociali, come spiega Attilio Scien-za, docente di Agraria all’universi-tà Statale di Milano: «Le etichette blasonate erano scelte da famiglie benestanti. Se il cibo era per tutti, la bottiglia importante rappresentava lo status. Non a caso la regalistica per dottori, avvocati e commercia-listi è sempre stata fatta di cassette di Barolo e di Champagne. Oggi la scelta è più ampia e più colta: quindi se si opta per vini meno impegnati-vi, sia nella beva che nel costo, non è solo segno di risparmio, ma anche di curiosità». A far di conto ci pensa-no gli enotecari, per i quali il Natale è sempre una voce importante del fatturato. Lo conferma Marco Mo-lesini, dell’enoteca omonima di Cor-tona, con 1500 referenze in vendi-ta: «A noi aiuta l’estero: Stati Uniti e Nord Europa ci chiedono Brunello di Montalcino (2010 andato a ruba) e Amarone. Se si parla di nuove ten-denze bisogna guardare ai super al-colici però: è il momento di whisky, cognac e gin di grande qualità». Fo

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Il Dolcetto Marchesi Di Barolo si presta bene ad accompagnare gli agnolotti, che in Piemonte vengono ”pizzicati“ e per questo detti al plin

Natale mediterraneo Il classico zampone con lenticchie ha prova-to a unire l’Italia del Natale, ma al Sud alcune pietanze hanno la meglio. Come in Calabria, con la lasagna cosentina fatta di polpette gran-di come biglie e strati di pasta e soppressata. Altro immancabile piatto è il capretto al vino. «Siamo più di quaranta a tavola il 25 dicembre – racconta Luigi Nola dell’azienda vitivinicola Ferrocinto – e si beve Magliocco, un’uva con-centrata e colorata che dà un vino morbido e dalla buona alcolicità». Dal nome femminile è la Monica, un’uva sarda diffusa soprattutto nel Sassarese che ha profumi di mora e di ciliegia: «Il piatto che ci abbiniamo, invece, direi che è piuttosto “rude” – spiega Alessandro Dettori di Tenute Dettori a Sennori, non lontano da Por-to Torres – e sono i piedini di agnello in salsa agliata (una sorta di gazpacho). È un piatto da “ciucciare” più che da mangiare e per ogni por-zione se ne contano sei o sette». La conclusio-ne è dolce e isolana. Sulle tavole natalizie del-le isole eoliane c’è il coniglio in agrodolce, con i capperi presidio Slow Food, ma anche con uva passita e mandorle: «In particolare Salina

Scelti per voiFranciacorta Parosé, Il Mosnel: 28 euro

Prosecco Còlfondo, Bele Casel: 13 euro

Dolcetto d’Alba Bossèt, Marchesi di Barolo: 17 euro

Verdicchio di Jesi Classico Superiore Vecchie Vigne, Umani Ronchi: 20 euro

Ciliegiolo di Narni Vigna Vecchia, azienda Leonardo Bussoletti: 27 euro

Magliocco Igt Calabria, Tenute Ferrocinto: 12 euro

Chimbanta, Tenute Dettori: 20 euro

Corinto Nero Nero Du Munti, azienda Caravaglio: 12 euro

ha una vocazione ancora profondamente agri-cola – racconta Nino Caravaglio, proprietario dell’azienda omonima – e per questo piatto utilizziamo tutto quello che qui si coltiva. E anche con il vino non ci spostiamo: consiglie-rei un Corinto Nero, un vino che sa di prugna e pepe nero. Un abbinamento natalizio pro-fondamente mediterraneo».

Un tempo le famiglie benestanti bevevano bottiglie blasonate. Oggi la scelta è più ampia e più colta e se si opta per vini meno impegnativi, non è solo segno di risparmio, ma anche di curiosità

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È un “mare di colline” quello nel quale ci si trova immersi percorrendo le stra-de che segnano il Monferrato. Una ter-ra affascinante in ogni stagione e che in questo autunno che lambisce l’inverno, con le sue distese di vigneti e i suoi bor-ghi e castelli – da quello austero dei Pale-ologi a quello di Lignano, tra i più antichi della zona, al castello di Uviglie, con il suo panorama senza eguali – invita alla sosta. E alla degustazione. Dei suoi ottimi vi-ni, ovviamente, ma anche delle sue nobili grappe. Che riscaldano il corpo in queste fredde giornate dicembrine, ma anche il cuore, quando portano con sé una storia e una tradizione belle da raccontare. Succe-

Grappe piemontesi d'eccellenzaAd un solo mese dal traguardo dei 170 anni di storia dell'azienda, Mazzetti d'Altavilla festeggia un cammino lungo e pieno di riconoscimenti. Un'azienda storica, carica di tradizione e di passione, situata nel cuore di un meraviglioso territorio e simbolo dell'eccellenza distillatoria che caratterizza appunto il Monferrato

de per esempio ad Altavilla Monferrato, sulla cima della cui collina ha la sua sede storica la Mazzetti d’Altavilla – Distillatori dal 1846.

Un’esperienza da Cinque Grappoli Vale davvero la pena permettersi almeno un assaggio del prezioso distillato di bandiera ele-gantemente confezionato da Mazzetti d’Alta-villa, perché con i suoi quasi 170 anni di inin-terrotta attività, l'azienda si configura come una delle più antiche, arricchita da un patri-monio di saperi tramandato nel tempo attra-verso sette generazioni che, senza interruzione alcuna di continuità, si sono avvicendate alla guida di questa storica grapperia. L’attenzione alle tecniche produttive di carattere artigianale,

di Natale Labia

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la meticolosa scelta delle più nobili e fresche vinacce di soli vitigni piemontesi e la quasi maniacale dedizione al packaging fanno di quest’azienda un fiore all’occhiello del Made in Italy, come dimostra il nutrito elenco di premi ottenuti dai Distillati Mazzetti d’Al-tavilla, ultimo dei quali il trionfo tributato dalla dalla Guida Bibenda, prima nel 2015 e ora anche nell’edizione 2016, che riporterà ben due Grappe di Casa Mazzetti ritenute meritevoli dei “Cinque Grappoli”, emble-ma di eccellenza nell’arte della distillazione italiana. Si tratta di Riserva Gaia Mazzetti, grappa di vitigni Moscato e Cortese invec-chiata oltre diciotto mesi in botti di piccoli carati di legni pregiati, e di Segni, grappa che invecchia per oltre cinque anni seguendo il metodo dell’Aceto Balsamico Tradizionale ovvero soggiornando, con travasi periodici, in sei piccole botticelle di capacità decre-scente (da 100 a 10 cl) e di essenze lignee tutte differenti.

Regali a 23 carati Ma Gaia Mazzetti e Segni sono soltanto alcu-ne delle eccellenze distillatorie che Mazzetti d’Altavilla propone in queste settimane che ci separano dal Natale. È infatti vasto il pano-rama di Grappe piemontesi, giovani, invec-chiate e Riserve, di Acquaviti d’Uva (giovane e invecchiata), di Brandy e di tante declina-zioni di Grappa (Liquori, Frutta al Liquore, Zuccherini Spiritosi ed ancora Marrons Gla-cés e Grappés®) che ben si prestano, grazie anche alle prestigiose confezioni, a diveni-re articoli da ricorrenza in vista delle ormai prossime festività. Perfetti da presentare sot-to l’albero sono anche Oro di Mazzetti, li-quore prezioso a base di Grappa di Mosca-to con scaglie di oro alimentare (23 carati) e gli squisiti Cioccolatini alla Grappa, fino alle innovative creme di bellezza con essenza di Grappa. A completare la gamma dei prodotti Mazzetti d'Altavilla anche le salse, i pesti, le confetture e la Frutta all’Aceto Balsamico di Modena Igp della linea Altavilla Gourmet.

A caccia di doni, per terra e per... webSe non avete l’opportunità di vi-sitare direttamente la sede sto-rica della Mazzetti d’Altavilla (aperta tutti i giorni per degusta-zioni con possibilità di visite gui-date su prenotazione alla storica Distilleria e alla suggestiva Barri-caia, oltre che a mostre d’arte e alla cappella votiva La Rotonda), tante sono le alternative per as-sicurarvi il vostro perfetto regalo di Natale. Le produzioni di Casa Mazzetti sono presenti nei mi-gliori negozi di tutta Italia (per scoprire il più vicino a casa vostra scrivete una mail a [email protected]) oppure sono reperibili attra-verso il sito di e-commerce www.mazzetti.it che permette di rice-vere i prodotti selezionati a do-micilio in pochi giorni. A Marcal-lo, alle porte di Milano, si trova inoltre il Grappa Store Mazzet-ti d’Altavilla, show room dove è possibile scegliere le soluzio-ni personalizzate per le proprie strenne natalizie. Per essere ag-giornati sui tanti eventi e le no-vità di Casa Mazzetti è possibile iscriversi alla mailing list azienda-le ([email protected]) o segui-re la pagina facebook Mazzetti d’Altavilla – Distillatori dal 1846, l’account twitter Dal1846Maz-zetti ed ancora google+, pinte-rest, flickr, linkedin, tripadvisor, foursquare e instagram.

Mazzetti d’AltavillaDistillatori dal 1846Viale Unità D’Italia, 2Altavilla Monferrato (Al)Tel. 0142-926147www.mazzetti.it

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fatti e contraffatti

ll decreto ministeriale del 22 luglio 2005 stabi-lisce gli ingredienti e le caratteristiche di alcuni dolci tradizionali italiani tra i quali figura il pa-nettone. Il classico milanese deve essere a pasta morbida e ottenuto per fermentazione con lie-vito naturale da pasta acida. Deve essere fatto con farina di frumento, zucchero e uova, ma con una maggiore percentuale di tuorli rispetto agli albumi. Poi uvetta e scorza di agrumi can-diti in quantità non inferiore al 20%, e burro in quantità compresa tra il 16 e il 20%. Il panet-tone è considerato un fiore all’occhiello anche dalla produzione industriale perché realizzato ancora con un sistema artigianale: 7 ore per preparare l’impasto, 12 ore per la lievitazione naturale, e altre 6 per la cottura in forno e il raf-freddamento. Premesso che il prezzo non può essere indicativo della qualità di questo dolce tradizionale, per evitare di incappare in imitazio-ni celate dietro confezioni e riferimenti inganne-voli, è sufficiente saper leggere l’etichetta. E sa-pere per esempio che i dolci di imitazione non possono fregiarsi della dicitura “panettone”, pertanto presentano nomi fantasiosi come: il dolce di Milano, specialità milanese, pan mor-bido di Natale, il morbido lievitato. Nei finti pa-nettoni inoltre troviamo margarina oppure oli e grassi vegetali come palma e palmisto (che ridu-cono di ben il 50% il costo delle materie prime) al posto del naturale e pregiato burro e/o bur-ro di cacao, che conferiscono al vero panettone un gusto inconfondibile. E ancora, i prodotti di imitazione riportano in etichetta la dicitura “uo-va” e non “uova fresche”, e non contengono veri frutti canditi in pezzi ma impasto di canditi; inoltre uvetta e canditi dovrebbero comparire in etichetta prima dello zucchero, visto che gli in-gredienti sono riportati in ordine di quantità de-crescente. L’assenza di alcuni ingredienti, la loro sostituzione con altri o la presenza di ingredien-ti aggiuntivi deve invece essere indicata chiara-mente nella stessa denominazione di vendita: “Panettone senza canditi”, “Panettone farcito alla crema”, “Panettone con gocce di ciocco-lato”... Anche nel panettone artigianale, infine, le indicazioni sulle materie prime devono essere dichiarate attraverso un cartellino ben esposto. Purtroppo la normativa nazionale consente di utilizzare la denominazione “artigianale” anche nel caso di panettoni realizzati con l’utilizzo di semilavorati industriali, ricchi di agenti lievitanti e additivi vari che accelerano i processi di produzio-ne; e dunque anche questi prodotti “artigianali” dovrebbero essere ben distinti da quelli di eccel-lente fattezza realizzati con ingredienti di grande qualità come burro nordeuropeo, uva passa au-straliana, bacche di vaniglia del Madagascar.

Occhio al panettone!Che manchi ormai poco a Natale lo capiamo dalle corsie di migliaia di supermercati transennate da confezioni del tipico dolce lievitato milanese... ma anche da molte imitazioni. Come orientarsi nell’acquisto? Basta (come sempre) imparare a leggere le etichette

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di Claudio Modesti

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CON L’ACQUISTODI 1 SACCHETTO DI PRALINE

75% DI SCONTOSUL SECONDO

CON L’ACQUISTODI 1 CREMA

75% DI SCONTOSULLA SECONDA

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Questo mese Alessandro Borghese, chef della sua azienda di catering “AB – il lusso della semplicità”, in onda su Sky Uno

con Alessandro Borghese Kitchen Sound e ogni martedì con Alessandro Borghese 4 Ristoranti, firma la sua rubrica

su VdG con ricette dal sapore caldo ed elegante

Bottarga di muggine con chutney di peperoni e prugne, pane croccante e misticanza

Ingredienti per 4 persone2 fette di pane casareccio1 piccolo peperone rosso1 piccolo peperone giallo3 prugne (non troppo mature)100 gr di zucchero bianco 150 gr di acetosale q.b.

peperoncino piccante q.b. zenzero (circa 2 cm)

PreparazioneTaglia i peperoni e le prugne a quadratini. Mettili in una padella insieme a zucche-ro, aceto, sale, zenzero e peperoncino.

Fai cuocere a fuoco medio fino a quando non assume una consistenza sciropposa. La-

scialo raffreddare in una ciotola per farlo rapprendere. Fai abbruscare le fette di pane in una padella con un filo d’olio e taglialo a punta di coltello.Impiatta preparando una base con il chutney, una manciata di pane croccante, la bottarga a fette e infine aggiungi la mi-sticanza.

“Ascolto: Time Warp – The Rocky Horror Picture ShowBevo: Rosa dei Frati – Cà dei frati riviera del Garda”

Involtini di capocollo con cipolla infornata, verza e mango candito

Ingredienti per 4 persone4 fette di capocollo di maiale4 foglie di verza1 cipolla Caciocavallo 150g1 spicchio di mango candito1 spicchio di aglioprezzemolo q.b.olio d’oliva q.b.sale q.b.pepe q.b.10 cl di succo d’aranciasale di Cervia q.b.

Preparazione Pulisci e fai bollire la cipolla in acqua salata per 6/7 minuti. Scola, tagliala a metà e passala al forno con la parte taglia-ta verso l’alto. Insaporiscila con sale, pepe e un po’ di succo d’arancia.Copri con della carta forno le fette di capocollo e battile con un batticarne. Taglia il caciocavallo a fette sottili. Metti un paio di fette per ogni fetta di carne. Prima di comporre gli involtini, insaporiscili con un pizzico di prezzemolo, aglio tritato, sale e pepe. Avvolgili formando rotolini piccoli e compatti. Rosola gli involtini in una padella antiaderente, con un filo d’olio evo e uno spicchio d’aglio in camicia a fiamma moderata. Nel frattempo taglia le foglie di verza in forme a tuo piacere. Immergile nell’acqua bollente per 12 secondi e poi ferma la cottura scolandole e immergendole in acqua ghiacciata. Asciugale su un panno da cucina e lu-

Per info e contatti:alessandroborghese.com

Che la festa cominci!

alessandroborghese.com

Darwin scrisse: “Il cibo è il piacere dei sensi che si trasforma più rapidamente in un valore sociale”. Che noi chiamiamo convivialità, un mix di chiacchie-re, musica, sorrisi e buon gusto; un’avventura della mente e del palato attraverso i sapori di una serata unica. Esistono ingredienti che provocano, racconta-no una storia e stimolano attraverso i colori, le for-me e il sapore, con un potere evocativo, tale da re-stare immutato nel tempo. Quando preparo il menu per un evento, voglio incontrare i miei clienti più vol-te, interpretare i loro sogni attraverso i miei piatti. La mia cucina, inventiva e generosa, soddisfa con gusto i palati di chi ama le cose ricercate, ma non vuole ri-nunciare alla tradizione. Mantenere la propria iden-tità lavorativa, allo stesso tempo modificarsi seguen-do i cambiamenti, resta la filosofia dell’“Alessandro Borghese – il lusso della semplicità”.

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il buono a tavola a cura dello chef AlessAndro Borghese

Il lusso dellA semplIcItàBAnquetIng’n’cAterIng

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cidale facendole saltare in padella, per pochi secondi a fiamma alta, con un filo d’olio.Con lo spallinatore crea delle piccole palline di mango candito e impiatta due involtini, il cuore della cipolla in-fornata, tre quattro fette di verza; aggiungi un giro d’olio evo e un pizzico di sale dolce di Cervia.

“Ascolto: Pet Shop Boys – Always On My MindBevo: Riesling – Vins d’Alsace Audrey et Christian Binner”

Pesche marinate allo Strega e spezie su crumble alle mandorle

Ingredienti per 4 persone2 pesche grandi100 gr di zucchero semolato 300 gr di acqua5 chicchi di pepe nero del Madagascar2 chicchi di cardamomo1 anice stellato1 pizzico di zafferano in pistilliMezza bacca di vaniglia bourbon50 gr di farina di mandorle 50 gr di farina 00 50 gr di burro 50 gr di zucchero di canna 15 mandorle pelate8 cl di liquore Strega sale Maldon q.b.

Preparazione In un recipiente prepara la marinata con zucchero, spezie, liquore Strega e acqua e amalgama bene. Lava le pesche sotto l’acqua corrente e tagliale a fette. Aggiungile alla ma-rinata, copri il tutto con una pellicola trasparente e lascia riposare in frigo per 24 ore. Prepara il crumble impastando le mandorle tagliate a pez-zetti, la farina di mandorle, la farina 00, il burro e lo zuc-chero di canna, ottieni un composto non compatto. In una placca da forno con carta oleata forma delle grandi briciole e inforna a 180 gradi fino a doratura. Lascia fred-dare il crumble prima di impiattare. Estrai le pesche dalla marinata, in un colino a maglie fini, filtra la marinata e tienine un po’ da parte. In una fondina metti il crumble di mandorle, adagia al di sopra le pesche e versa un po’ di marinata. Guarnisci con alcuni chicchi di pepe e qual-che fiocco di sale Maldon.

“Ascolto: Wham! – Last ChristmasBevo: Pink Witch – Cocktail”

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La nostra cena si apre con bottarga di muggine con chutney di peperoni e prugne (in apertura), prosegue con involtini di capocollo con mango candito, per finire con pesche marinate allo Strega

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Convivialità significa chiacchiere, sorrisi e buon gusto; un’avventura della mente e del palato attraverso i sapori di una serata unica. Ma anche musica, tanta musica, per ballare e scatenarci assieme al grido di “let's do the Time Warp again!”

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La Tenuta dell’Arbiola, al confine tra il Monferrato e le Langhe, sorge sulla som-mità dell’omonima collina, dove domina la valle del Nizza.

La famiglia Terzano proprietaria del-la Tenuta da oltre 4 secoli gestisce una struttura aziendale che ha un’estensione complessiva di circa 30 ettari, di cui 20 destinati alla coltura della vite con una produzione annua di 250.000 bottiglie

pluripremiate. Visite con degustazione, previa prenotazione.

L’azienda offre ristoro e ospitalità nel RELAIS interno all’azienda con il Suo ristoran-te caratterizzato da proposte di cucina tipica del territorio. Il Relais dell’Arbiola è un Wi-nery Resort inserito fra i vigneti dell’azienda. Con tre eleganti suite si propone come oasi di riposo oltre che come luogo di esperien-ze legate al vino e alla cucina.

Tenuta dell’Arbiola Winery & Winery Resort

Regione Saline 6714050 San Marzano Oliveto (AT)tel. 0141 856194 – 0141 856619

fax 0141 856800email: [email protected]

www.arbiola.it

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PiaceriPiaceri

136 L'occhiaLeria di BeLLuno TrecenTo aziende, una sToria anTica: è veneTo il disTreTTo degli occhiali più famoso al mondo

138 Le mani raccontano

maurizio Talarico e le sue cravaTTe con la cuciTura a x, simbolo di qualiTà e arTigianaliTà

da pag. 140Rubriche• Libri• Piaceri da polso• Piaceri/gioielli• Trendy• Shopping• Le selezioni di VdG

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Inizia alla fine dell’800 per felice intuizione di un giovane artigiano di Calalzo di Cadore

la storia della prestigiosa “occhialeria bellunese”.

Un distretto oggi noto in tutto il mondo che conta oltre 300

aziende produttrici, dalle lenti agli astucci. Una tradizione della

quale Luxottica rappresenta senz’altro il fiore all’occhiello,

tramandata oggi grazie a un museo e a una scuola di

formazione appena inaugurata

Bellunosotto

la lente di Maria Grazia Tornisiello

C’è chi – come canta Franco Bat-tiato – si mette degli occhiali da sole per avere “più carisma e sin-tomatico mistero” e c’è chi addi-rittura, come la stilista Vivienne Westwood, non riesce neanche a pensare senza gli occhiali. Forse non tutti sanno però che i primi oc-chiali furono inventati inconsapevol-mente intorno al 1290 dai maestri ve-trai di Murano, i quali cominciarono a fabbricare il vetro plasmabile, che sa-rebbe stato utilizzato in seguito per la costruzione dei primi supporti da let-tura. Col tempo gli occhiali sono di-ventati oggetti di uso quotidiano, non limitandosi più soltanto a correggere i difetti visivi, ma trasformandosi in veri e propri accessori di moda.

È tutta una montatura! L’aveva quindi vista lunga il gio-vanissimo Angelo Frescura quando, il 15 marzo del 1878, a Calalzo di Ca-dore, vicino Belluno, fonda, insieme al fratello Leone e all’amico Giovanni Lozza, la Fabbrica Occhiali A. Frescu-ra e C. considerata l’atto di nascita del-le occhialerie bellunesi. È trascorso più di un secolo da allora, e oggi il distretto veneto dell’occhiale è noto in tutto il mondo e conta oltre 300 aziende pro-duttrici di montature da vista, occhiali da sole, astucci, minuterie per occhia-li, macchinari e attrezzature di pro-duzione, lenti e trattamenti galvanici. Con i suoi 12mila addetti, il distretto si concentra prevalentemente in Ca-

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terre&tradizioni

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Qui a sinistra il celebre modello "Aviator" di Ray Ban, azienda oggi facente parte del gruppo

Luxottica. Sotto, a destra, la prima fabbrica di occhiali

sorta a Pieve di Cadore

Occhio al museo Per mantenere viva la me-moria della storia dell’oc-chialeria bellunese, negli anni ‘90 viene inaugura-to, a Pieve di Cadore, per volontà di Vittorio Tabac-chi, l’allora presidente del-la Safilo, il Museo dell’Oc-chiale dove sono raccolti circa 2mila pezzi dal Me-dioevo ai giorni nostri. Og-getti unici, provenienti da collezioni private italiane e straniere, che conduco-no il visitatore alla scoper-ta di due percorsi paralleli: il primo illustra la nascita e l’evoluzione dell’occhiale, il secondo si sofferma sulla storia dell’occhialeria bel-lunese a partire dalla fine del secolo XIX.

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dore, area in cui è localizzato circa il 50% delle imprese, nell’Agordino, dove ha sede la Luxot-tica, leader mondiale del settore, nelle zone di Longarone, Alpago, Feltrino, dove si trovano, tra le altre, la Safilo e la Marcolin, e in Val Belluna. Col passare degli anni, questo fiore all’occhiel-lo del Made in Italy, nonostante i periodi di cri-si dovuti alla crescente concorrenza cinese e al processo di delocalizzazione delle grandi impre-se, ha sempre avuto la capacità di rialzare la testa e di reinventarsi. Infatti, dagli ultimi dati diffusi dal Monitor dei distretti di Intesa San Paolo re-lativi al secondo trimestre 2015, vediamo come l’export di montature, occhiali da sole e lenti sia aumentato del 15,7% registrando una forte cre-scita negli Stati Uniti e in Cina.

Crescita a vista Uno degli elementi essenziali è senza dubbio la capacità d’innovazione che, come sostengo-no, Adil Khan e Massimo Vian, amministratori delegati di Luxottica, rappresenta il motore per lo sviluppo di nuovi canali distributivi a elevato potenziale e per il rafforzamento della presenza nei mercati emergenti. «È davvero gratificante – sottolineano Khan e Vian – constatare la con-tinuità della crescita in tutte le aree di business. Prevediamo che questi trend positivi prosegua-no nel 2016, con un incremento degli utili supe-riore alle vendite. Guardando avanti, confermia-mo l’obiettivo di raddoppiare i ricavi nell’arco dei prossimi dieci anni». Un comparto, quello

dell’occhialeria, che intende puntare molto anche sulla formazione di nuove figure pro-fessionali. Lo scorso mese di settembre, per esempio, ha aperto i battenti, nella sede pa-dovana della Safilo, la prima Scuola Prodotto Occhiale, un percorso triennale di avviamento alla professione di product manager, destina-to a formare nove giovani dirigenti tra i 24 e i 31 anni, scelti tra gli oltre 200 candidati, che avranno l’opportunità di imparare un mestie-re sul campo e di fare apprendistato nelle va-rie sedi Safilo in Italia e nel mondo. Un futuro per il distretto, da guardare, è il caso di dirlo, attraverso la lente dell’ottimismo.

Per saperne di più:www.distrettoocchiale.itwww.museodellocchiale.itwww.certottica.it

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È un autentico self-made-man Maurizio Talarico, che dalla Calabria, dove ha fondato

la sua prima bottega, è arrivato a Roma con uno showroom che

oggi è un punto di riferimento per i grandi del mondo. Le sue

cravatte le troviamo al collo di politici e capi di stato, tutte

su misura e rese inconfondibili grazie a un dettaglio nascosto

X, in hoc signo vinces

Se pensate che il segno “X” equivalga sem-pre a un pareggio, vi sbagliate. C’è un ca-so, ed è quello che stiamo per raccontarvi, in cui la X, al contrario, vuol dire vittoria. Vitto-ria del Made in Italy e della qualità artigianale, nello specifico. Questa, signori, è la storia delle cravatte Talarico, quelle con la cucitura inter-na a forma di “X”, appunto. Un contrassegno di qualità e sartorialità non solo a prova di bomba, ma praticamente “inimitabile”. «Sì, l’ho anche brevettato – ci racconta il titolare dell’azienda, Maurizio Talarico – oggi non è facile capire se una cravatta è davvero fatta a mano, ecco per-ché ho scelto di identificare i miei prodotti con questo tipo di cucitura sul retro, che può esse-re eseguita solo da mani sapienti. Così i clienti possono riconoscere le mie cravatte e avere al contempo una garanzia assoluta di artigianali-tà». Bella mossa, Maurizio. Inventarsi anche un originale ed elegantissimo metodo anticontraf-fazione fai-da-te, oltre che disegnare e confezio-nare cravatte apprezzate in tutto il mondo, non è decisamente cosa da tutti.

di Piero Caltrin

In questa immagine il dettaglio della lavorazione artigianale della classica cucitura a X sul retro delle cravatte Talarico. Nella pagina a fianco, uno scorcio del laboratorio e il ritratto di Maurizio Talarico

lemaniraccontano

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Negli armadi del potere Certo, la Talarico Cravatte ne ha fatta di strada, da quando nacque come piccolo atelier, nel 1999, in Calabria, terra di origine del suo deus ex machina. Passione, cura dei dettagli e determinazione ne han-no contraddistinto fin da subito il cammino. Quello stesso che, dalla punta dello Stivale, l’ha condotta a Roma, dove ha aperto uno showroom diventato in breve punto di riferimento stabile dello shopping internazionale di qualità ma anche dei grand com-mis dello Stato – dirigenti e funzionari di ministeri ed enti pubblici – che hanno iniziato a scegliere Ta-larico sempre più spesso per il loro abbigliamento d’ordinanza e come idea-regalo istituzionale per gli ospiti stranieri che apprezzano l’italian style. Oggi non a caso le cravatte con le “X” all’interno, spesso prodotte in edizione limitata ed esclusiva e persino “su misura” (la più famosa, una regimental, venne ordinata dallo scomparso ex presidente della Re-pubblica, Francesco Cossiga) sono appese negli ar-madi di capi di Stato e di governo, di imprenditori, giornalisti, manager e diplomatici. Per intenderci, negli anni le hanno sfoggiate al collo personaggi come Romano Prodi e Silvio Berlusconi, Vladimir Putin e Re Juan Carlos di Spagna. Una soddisfazio-ne impagabile per uno come Maurizio, cresciuto fin da piccolo con il culto dell’accessorio maschile più elegante e vero self-made-man della moda tri-colore. Al punto da curare in prima persona, ancora oggi, stili e disegni delle sue cravatte e voler seguire direttamente ogni aspetto della lavorazione.

Leggerezza che “vola” per il mondo«Le mie cravatte sono tutte “pezzi unici”, hanno il taglio classico, a cinque, sette o addirittura no-ve pieghe – ci illustra Maurizio Talarico – Vengo-no realizzate con un metro di tessuto e piegate ad angolo verso il centro, caratteristica che conferisce loro una consistenza molto naturale. Si tratta di cravatte sfoderate e orlate a mano, e sono proprio la mancanza di fodera e la particolarità dell’orla-tura a renderle così leggere e a farne degli accessori di culto. Per i tessuti utilizzo seta, seta pesante-jac-quard importati da Francia e Inghilterra e il cache-mire che mi arriva dai lanifici Loro Piana, Zegna e

Irish Linen». La prossima collezione avrà come prodotto di punta il “modello Talarico” ma il suo creatore, in proposito, preferisce non sbot-tonarsi più di tanto, limitandosi ad accennare che «sarà di elevata qualità e senza preceden-ti». Giappone, Stati Uniti, Russia e Corea del Sud sono i mercati più sensibili alle cravatte di Talarico ma la domanda cresce sempre più in quelle aree del mondo dove la ricerca di eccel-lenze Made in Italy è in costante aumento. Nel 2016 l’azienda aprirà uno show-room a Lon-dra, oltre che dei punti-vendita a Milano e Bari, e in cantiere c’è pure un progetto dedicato alle donne che avrà come protagonista il foulard. E c’è da scommettere che la nuova partita di Talarico, anche questa volta finirà col segno X, quello della vittoria, nel suo caso.

dove&comeTalarico cravatteVia dei Coronari, 52RomaTel. 06.68131717www.talaricocravatte.it

Oggi per il cliente non è facile capire se una cravatta è davvero fatta a mano, ecco perché Maurizio Talarico ha scelto di identificare i suoi prodotti con una speciale cucitura a X sul retro, che può essere eseguita solo da mani sapienti e che ha persino brevettato

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libri letti per voi di ElEonora Fatigati

L’ora del tè Csaba dalla Zorza è giornalista e conduttrice televisiva, attualmente uno dei volti più noti del canale Real Time. Specializzata in cucina mediterranea, ha pubblicato 13 libri e vinto numerosi premi tra i quali il Best cook book in the world.

Come e quando ti piace bere una tazza di tè?Inizio a berlo verso le 15 e di solito prendo l’ultima tazza prima di andare a letto, scegliendo un blend leggero, a base di tè verde, profumato con fiori e frutti, secondo la stagione. Il tè per me è un rituale, quindi mi piace prepararlo nella teiera in ghisa, usando foglie sfuse e seguendo il rituale dell’infusione “perfetta”.

Suggerimenti per le feste natalizie?Servo due tè diversi, un verde agrumato e un nero speziato, insieme al panettone classico e agli immancabili scones. Adoro i sandwiches, e per il Christmas Tea preparo quelli con pane integrale e salmone affumicato.

Ci sono ricette della nostra tradizione che si sposano bene con il momento del tè?Sì, certo, c’è un intero capitolo dedicato al tè all’italiana, con crostate e biscotteria da abbinare a tè da pomeriggio. A me piacciono i classici Earl Grey e Darjeeling. Ma anche le tartellette al limoncello con meringa all’italiana... una prelibatezza che può sconfinare volentieri verso la sera.

Guido Tommasi editore 192 pg

17,90 euro

Il sapore dell’arteProfessore, scrittore e autore televisivo con un passato da mercante d’arte, Philippe Daverio ci presenta il suo libro, un viaggio nell’arte raccontata come sempre in modo suggestivo e originale.

Perché hai scelto la parola “gioco” per il titolo?Associandola al gioco volevo togliere alla pittura quel senso retorico con cui di solito viene presentata. Volevo restituire all’arte il senso della leggerezza, come nelle rime di La Fontaine che cito nell’introduzione, “je vais de fleur en fleur et d’objet en objet”, vado di fiore in fiore e di oggetto in oggetto. I quadri sono come le ciliegie, uno tira l’altro: questo è il senso del gioco che si può fare con la pittura.

Cosa volevi trasmettere ai tuoi lettori?Il senso della curiosità e poi la forza della documentazione diretta che la pittura ha rispetto alla vita degli esseri umani che ci hanno preceduto: se guardo un quadro di Botticelli, mi immergo nel mondo della Firenze del Quattrocento, se osservo i contadini di Courbet capisco la vita nella campagna francese nell’Ottocento.

A chi lo consigli?Ai giovani dai 7 ai 77 anni, come era scritto sulla copertina di Tin Tin, il fumetto che ha accompagnato la mia infanzia. Ma può apprezzarlo anche chi ha superato quell’età.

Rizzoli447 pg35 euro

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Putin, vita di uno zarVladimir Vladimirovi Putin è un protagonista chiave del nostro tempo, di quelli che certamente, nel bene e nel male, sarà ricordato per aver segnato un’epoca. Un personaggio enigmatico e complesso, spesso criticabile per manifestazioni di autocrazia, la cui reale biografia appare degna di un romanzo di John le Carrè, dove fitti misteri si fondono con elementi d’introspezione psicologica. La figura del leader russo non può essere compresa a pieno se non si analizzano la sua vicenda biografica e la storia culturale e politica della Russia. Ci ha pensato Gennaro Sangiuliano, giornalista, vicedirettore del Tg1 e storico, con questa biografia frutto di oltre due anni di ricerche che ne ripercorre la storia personale, dalle origini della famiglia fino ai giorni nostri, passando per la nascita nella Leningrado post assedio, la giovinezza, gli studi in giurisprudenza, l’ingresso e l’attività di agente operativo del Kgb, l’incarico di vice sindaco nella Leningrado ridiventata San Pietroburgo, l’ascesa politica.

Mondadori 287 pp 22 euro

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Quanto manca alla mezzanotte?La parola d’ordine del Capodanno 2015? Scintillare. Anche per gli orologi, e poco importa che a brillare siano diamanti veri, cristalli o i nuovi materiali che caratterizzano i modelli maschili. Quel che conta è far risplendere il Made in Italy anche al polso!

Lo stile italiano si vede non solo nel design, sem-pre molto importante, ma anche nelle caratteristi-che di produzione. Fra le scelte innovative quella di Bvlgari, con il suo Diagono Magnesium: cassa in acciaio, carrure in magnesio e Peek (re dei polime-ri), lunetta in ceramica; una triplice alleanza per un modello leggero, ma eccezionalmente resistente. Siete fashion dipendenti? Fra gli stilisti coabitano proposte mirate al Natale, dal Dykos di Versace in edizione limitata, ai G.Timeless di Gucci (ø 27 e 38 mm) in acciaio e diamanti, mentre Trussardi, uno degli ultimi Brand di moda approdato fra le lancette, vi si trova benissimo con gli Swiss Made Milano da uomo e Galleria da donna; se amate la natura i Sector Nature No Limits hanno casse e bracciali in legno di sandalo. Torniamo in ambito

classico con un Firshire di Paul Picot, marchio svizze-ro, ma italiano di cuore e cervello (lo fondò nel 1976 Mario Boiocchi). Gli anni ‘60 sono di moda con cas-se sottili e ampi quadranti: il look classico dei Loc-man 1960 viene mitigato dai colori disponibili nei cinturini. E proprio il cinturino avvolto più volte in-torno al polso, idea lanciata diversi anni fa da Her-mès, sicuramente piacerà alle signore sugli Olivia di Brosway. Eleganti i segnatempo Drops di Morella-to, ø 24 mm, una misura che li rende simili a gio-ielli. E a proposito di gioielli apriamo una parente-si per i bracciali in metallo giunti dalla gioielleria agli orologi; ci riferiamo in particolare ai bracciali in oro o acciaio/oro dei Lucea di Bvlgari, ispirati dalle scaglie trapezoidali della collezione Serpenti e dalle linee orizzontali del Tubogas, dando vita a un bracciale flessibile e comodo da indossare. Per i polsi maschili infine non si possono dimenticare temi come l’ispirazione militare o i legami con le automobili. Il più recente Tcm è lo Zero-Sen, co-sì gli americani chiamavano l’aereo Mitsubishi: il movimento automatico si carica ruotando la lunet-ta altrimenti bloccata da una leva. Per chi adora il mondo dei motori ricordiamo i Maserati realizzati su licenza dal Gruppo Morellato & Sector.

Per saperne di più:www.solopolso.it

In apertura, il modello Lucea di Bvlgari.

Qui, in senso orario: Swiss Made Trussardi, Zero-Sen Tmc, Dykos

Versace, Locman 1960

di ElEna Intronapiaceri da polso

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MSD è un marchio di Merck, Sharpe & Dohme Corp., a�liata di Merck & Co., Inc., Whitehouse Station NJ, USA. I marchi registrati utilizzati sono di proprietà di Intervet International B.V., delle sue consociate o di licenziatari e sono protetti da copyright e da altre leggi di tutela dei marchi e della proprietà intellettuale. Copyright © 2012 Intervet International B.V., a�liata di Merck & Co., Inc., Whitehouse Station, NJ, USA. Tutti i diritti riservati.

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Un latte sano e di qualità si ottiene solo da bovine sane con mammelle sane, in grado quindi di garantire la sicurezza alimentare per il consumatore. La loro salute aiuta i produttori di latte a controllare i costi ed otteneredi più in termini di qualità, quantità e redditività del latte. I vaccini, i medicinali e le tecnologie della nostra piattaformaper la salute della mammella aiutano gli allevatori nella prevenzione di mastiti e infezioni, mantenendo le loro bovine da latte produttive e in salute.

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gioiellipiaceri

Quel canto irripetibile Punta di diamante delle collezioni Bianca Moretti, Le Sirene è nata dall’idea di Cecilia Farina che ne realizza personalmente

il design, sceglie i materiali e ne segue la lavorazione, affidata esclusivamente ad artigiani italiani. Per questo, ogni creazione è una piccola ed esclusiva scultura, un pezzo unico, numerato e irripetibile. Il ciondolo sirena realizzato in bronzo placcato oro 18kt e abbinato a una lunga collana, ha coda e corpetto intercambiabili; finemente smaltati, si possono sganciare con un semplice movimento a scatto e sostituire con altri di colori diversi o impreziositi da strass o glitter.

Per saperne di più:www.biancamoretti.it

Stile di un altro pianeta Diva gioielli si distingue per il suo design essenziale

e contemporaneo, caratterizzato da forme lineari

e minimal. Ciascuna

collezione è il risultato di una continua ricerca su materiali e dello sviluppo di volumi tridimensionali. Come Eclisse, che rappresenta un’orbita perfetta che mette i pianeti in opposizione e in relazione. La boule è l’elemento protagonista che riflette un design espressione di linearità e purezza. Gli elementi si sviluppano su una vasta gamma di combinazioni grazie alle 4 varianti di colore, disponibili nelle versioni lucido, spazzolato e arricchito da perle. La collezione, in argento, è proposta in 3 differenti colori: placcato in oro giallo, rosa o brunito.

Per saperne di più:www.divagioielli.com

Un arcobaleno di luceNel cuore della Toscana, patria di cultura, arte e buon vivere, dal 1968 la Falcinelli Italy è regina incontrastata di gusto ed eleganza. La qualità proposta è senza tempo e l'azienda si distingue per una produzione curata nei più piccoli dettagli. Forme sinuose, materiali preziosi, finiture perfette grazie alle quali catturare e riflettere la luce: questo il segreto della bellezza secondo la maison toscana.Caratteristiche che ritroviamo nel particolare anello della linea Rainbow in oro rosa con diamanti e pietre semipreziose, che si contraddistingue per le sue forme definite, squadrate, e una particolare indossabilità che coinvolge medio e anulare.

Per saperne di più:www.falcinelliitaly.it

Italians draw it betterIl design italiano non finisce mai di stupire. Non c’è crisi capace di offuscare la creatività dei veri “artisti della forma”, che si tratti di quella scultorea delle Sirene di Bianca Moretti, di quella minimalista di Diva gioielli o di quella luminescente di Falcinelli Italy

di Gina Cuomo

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trendytrendy di Olga Carlini

Tutto il comfort dell'invernoNo, non siamo

impazziti, sappiamo bene che le temperature

sono basse e che gli appassionati di sport

invernali sono tutti in fibrillazione

in attesa della loro meritata settimana

bianca. Il clima confortevole infatti

non è quello esterno ma quello interno

ai nostri guanti, alle nostre scarpe...

merito della membrana Gore-Tex®! Scopriamone

insieme i segreti

Che siate esperti alpinisti, appassionati di mountain bike, freerider, escursionisti o trail runner – ma anche solo degli inguaribili fred-dolosi – certamente conoscerete le qualità dei prodotti Gore-Tex®. E se non lo fate, dovreste. Ve lo dice anche Pep Guardiola, grande cen-trocampista prima e mitico allenatore poi del Barcellona, oggi alla guida del Bayern Monaco, che dell’azienda statunitense sarà ambasciatore ufficiale per i prossimi 4 anni. «Il perfezionismo e la visione strategica giocano un ruolo crucia-le nella vita di un atleta e di un allenatore – ha dichiarato Guardiola – E le stesse caratteristiche le ho ritrovate applicate ai prodotti Gore-Tex®. Per questo sono lieto di rappresentare un brand così autorevole». «Solo continuando a dedicare tempo e passione al tuo obiettivo, avrai la pos-sibilità di migliorare giorno dopo giorno. Grazie al duro lavoro è possibile raggiungere risultati straordinari – prosegue – Ed è proprio l’impe-gno del marchio Gore-Tex® rivolto alla qualità e

all’innovazione che mi ha convinto ad aderire al progetto di collaborazione».

Soddisfatti o rimborsatiMa cosa rende i prodotti Gore tanto specia-li? Prendiamo ad esempio le nuove calzature Gore-Tex® SurroundTM. Traspiranti e impermeabi-li, il particolare comfort climatico che assicurano al piede è dovuto proprio alla struttura micropo-rosa della membrana Gore-Tex® che permette al sudore di fuoriuscire facilmente, mentre pioggia e acqua non possono penetrare. I marchi part-ner di Gore come Igi&Co, Primigi, Melluso, La sportiva, Scarpa, possono dare spazio alla loro creatività usando diversi colori e forme per crea-re nuovi modelli originali, con suole innovative, veri e propri elementi di design, fermo restando però la possibilità da parte dei consumatori di identificare immediatamente la nuova funzio-nalità Gore-Tex® SurroundTM e riconoscerla fa-cilmente, grazie alle aperture nella suola, chiara

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indicazione della sua traspirabilità. Nella suola aper-ta, un tessuto non tessuto molto robusto protegge il laminato Gore-Tex® dalle pietre e dagli oggetti ap-puntiti; questo tessuto è incorporato nella scarpa tra il laminato, lo strato decorativo e la suola. La mem-brana Gore-Tex® viene applicata a modelli altamente funzionali da escursionismo e arrampicata, nelle cal-zature da running, bici e motociclismo, ma anche a modelli casual da lavoro e per il tempo libero. Que-sta loro caratteristica è garantita da test specifici, du-rante i quali la scarpa tester deve compiere 500.000 passi immersa in una vasca d’acqua nella camera cli-matica e tutti i loro componenti, dai materiali della tomaia fino al filo per le cuciture, devono essere re-sistenti all’acqua. Inoltre, se un cliente non dovesse essere completamente soddisfatto dell’impermea-bilità o della traspirabilità delle sue calzature, Gore provvederà a ripararle, a sostituirle o a rimborsare il prezzo di acquisto.

A ognuno il suo guantoL’abbiamo provato tutti: quando nevica sulle piste da sci o durante una battaglia a palle di neve, i guanti si bagnano e le dita gelano. I guanti dotati di membrana Gore-Tex® sono impermeabili nel tempo, antivento e traspiranti e mantengono le mani piacevolmente calde e asciutte. È possibile scegliere tra un’ampia gamma di diverse tecnologie di prodotto: se cercate una presa si-cura e un eccellente controllo sulle punte delle dita per impugnare i bastoncini da sci o tenere una piccozza, i guanti Gore-Tex® con tecnologia di prodotto +Gore Grip sono ciò che fa per voi; i prodotti con tecnologia + Gore Warm sono la soluzione ideale per chi preferi-sce il calore, anche nelle condizioni più estreme le ma-ni infatti restano calde. Quando le condizioni atmosfe-riche sono mutevoli, le mani sensibili sono protette al meglio con la tecnologia +Gore 2 in 1.

Visti da vicinoGore è una società basata sul-la tecnologia, focalizzata sul-la scoperta e l’innovazione di prodotto. Famosa per il lami-nato Gore-Tex®, il portfolio aziendale spazia dai tessuti ad alte prestazioni ai dispositivi medicali impiantabili ai com-ponenti per la produzione in-dustriale e l’elettronica aero-spaziale. Con sede negli Stati Uniti, in Europa, ha avviato l’attività solo pochi anni do-po la fondazione dell’azien-da nel 1958. Ma cosa c’è die-tro la tecnologia Gore-Tex® e cosa la rende così speciale? Tutto ebbe inizio nel 1969 quando Bob Gore fece una scoperta pionieristica: il po-litetrafluoroetilene espanso (ePtfe), una sostanza chimica con qualità eccezionali, che è alla base della membrana Go-re-Tex®. Sottile come una la-mina e altamente funzionale, la membrana è l’elemento es-senziale di tutti i prodotti Go-re, e vanta una struttura mi-croporosa con pori che sono 20.000 volte più piccoli di una goccia d’acqua ma 700 volte più grandi di una molecola di vapore acqueo: in questo mo-do la pioggia non può pene-trare all’interno, mentre il su-dore fuoriesce facilmente. La struttura impedisce inoltre al vento di insinuarsi mantenen-do il corpo caldo. Il laminato viene utilizzato da produt-tori di abbigliamento come adidas, Arc’teryx, Mammut, Norröna, Peak Performance o The North Face. Dal 2010 Gore fornisce anche lamina-ti approvati bluesign® (www.bluesign.com): alla fine del 2014, oltre il 60% dei lamina-ti di consumo Gore soddisfa-va già gli elevati requisiti del-lo standard bluesign®.

Per saperne di più:www.gore-tex.com

facebook.com/goretexeu

In queste immagini alcuni esempi di guanti e scarpe resi impermeabili e resistenti a ogni intemperia dalla tecnologia Gore-Tex®

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... e chi non la vorrebbe? Sarebbe di certo il regalo più gradito per il 2016. Se poi la buona sorte prendesse la forma di un elegantissimo cornetto in pregiato corallo del Mediterraneo lavorato con cura da esperti artigiani

di Torre del Greco e trasformato in una piccola opera d’arte tutta da indossare, allora la scelta è proprio inevitabile!

Un cornetto in corallo da indossare a Natale? Pensateci bene: è rosso, benaugurante e mol-to stiloso, il che non guasta mai. Be’, se l’idea vi convince, allora è il caso che vi rivolgiate a Rovian Gioielli Italiani, azienda campana che in fatto di gioielli&coralli se ne intende parecchio. Quest’an-no, in vista dello shopping natalizio Rovian ha de-ciso di proporre, con vesti “coralline”, un must della cultura napoletana: il cornetto portafortuna. Il corallo, del resto, vanta una storia antichissima

nel corso della quale un insieme di leggende esal-ta le sue virtù terapeutiche e scaramantiche, svol-gendo un ruolo importante nei riti religiosi e magi-ci. Un vero amuleto contro il malocchio, insomma. Purché sia regalato! La simpatica proposta dicem-brina è infatti proprio quella di giocare con le su-perstizioni, augurando in modo originale, una vita sana e piena di soddisfazioni. Il cornetto di corallo rosso targato Rovian presenta una contromaglia in oro bianco o giallo, liscia o in pavé di diamanti,

Un po’ di fortuna sotto l’albero

shopping di Gina Cuomo

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disponibile anche nella versione arricchita da perle. La collezione è disponibile solo on line con prezzi a partire da 30 euro. Insomma, co-me disse il grande Eduardo, “non è vero ma ci credo”. Ancora di più se si pensa che da sem-pre Rovian Gioielli Italiani è sinonimo di quali-tà grazie alla creazione di monili autentici che vedono protagonisti coralli e cammei abbinati a pietre preziose, oro o platino.

Corallo... I like it! Sono piccole “sculture à porter”, plasmate ri-gorosamente a mano in Italia, nei laboratori di Torre del Greco, dove selezionatissimi coral-li del Mar Mediterraneo vengono lavorati con cura da esperti artigiani orafi e incisori, così da dar forma a piccole opere d’arte tutte da in-

Esploratori degli abissi Cosa unisce un gioiello pre-zioso a un sottomarino? Una lunga e affascinante storia di famiglia. Un’avventura nata nel 1926, quando Vincenzo Raiola, a bordo di una coralli-na, prese a solcare il Mar Me-diterraneo alla ricerca di ban-chi di corallo. Nel 1968, anche il figlio Francesco, con il socio Francesco Conte, decise di se-guire le sue orme iniziando a esplorare con quello stesso sottomarino, chiamato “An-tonino Magliulo”, le acque di Capri e della Sardegna, sem-pre alla ricerca di “oro ros-so”. «Così si faceva – afferma con orgoglio Vincenzo Raio-la che, insieme al fratello Ro-berto, guida oggi la maison – I miei nonni rischiavano anche la vita in quei fondali marini ma la soddisfazione di trova-re veri miracoli della natura, esemplari di corallo talvolta così particolari e maestosi che erano gelosamente custodi-ti in quella che è adesso una parte della nostra collezione privata, dava loro un senso di orgoglio al pari dei grandi esploratori!». L’amore per l’ar-te del corallo e dei cammei li ha portati, oltre alla collezio-ne privata, ad allestire un’al-tra esposizione, quella di uno degli incisori italiani più rap-presentativi del Novecento: «il maestro Giovanni Noto, inci-sore ufficiale della Casa Reale – conclude Vincenzo – La fami-glia ci ha affidato tutta l’eredi-tà, così da contribuire alla sua memoria, storica e artistica».

Rovian Gioielli ItalianiSede e laboratoriVia Enrico De Nicola, 25Torre del Greco (Na)Tel. 081.8819038

Showroom e MuseumCentro Orafo “Il Tarì”Via Pozzo Bianco, 1Marcianise (Ce)Tel. 0823513150www.rovian.itwww.rovianjewels.it

Il corallo vanta una storia antichissima nel corso della quale ha svolto un ruolo

importante nei riti religiosi e magici, e ha dato vita a un insieme di leggende

che esalta le sue virtù terapeutiche. Un vero amuleto contro il malocchio,

insomma. Purché sia regalato!

In queste immagini, i gioielli Rovian capaci di esaltare la naturale magnificenza del corallo. In alto, i cornetti Lucky Rouge

dossare. Come la collezione Raffaello, diamanti brown e grigi in abbinamento con i white e i cabouchon di corallo rosso e quello rosa chia-mato peau d’ange in un mix di raffinatezza e colori abbinabili. Per gli amanti delle linee es-senziali ed equilibrate, c’è l’ultima nata, la Col-lezione Links. Cabouchon di bellissimo coral-lo rosso che sembrano incastonati da raffinati corsetti di diamanti; un trionfo di eleganza che mette in luce la semplicità dei colori e l’altissi-ma qualità delle pietre, mai così protagoniste. La maison Rovian è anche vicino alle esigenze di chi desidera un prodotto sbarazzino e alla portata di tutti, sempre mantenendo il conno-tato di qualità e di artigianalità. Nasce così I li-ke it, la linea di braccialetti che utilizzano corda marina (sagola) indistruttibile, capace di con-servare, nel tempo, i particolari colori vivaci e brillanti che li rendono perfetti da portare sem-pre, anche in spiaggia o in piscina. Al centro di ogni bracciale, un cammeo inciso rigorosa-mente a mano con tutti i simboli più richiesti, le iniziali, i segni zodiacali, gli animali, i simboli religiosi e i teschi, tutti deliziosi e assolutamen-te unisex. La linea si è recentemente arricchita dalla versione con perle. Quasi 50 anni di sto-ria e di esperienza nel mondo del corallo e del cammeo. Quel mondo che affascina gli appas-sionati di tutto il mondo.

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shoppingshopping di Monia Manzoni

Miti senza tempoDa oltre 30 anni, Tonino Lamborghini interpreta lo stile italiano rimanendo fedele alla tradizione familiare, che torna anche nel simbolo del “Toro che carica” su sfondo rosso. Il modello 05 della linea Spyder 12H – variante del modello cult Spyder – è un cronografo al quarzo con movimento Ronda RL 3540.D. I pulsanti sono in alluminio lavorati e anodizzati rossi a 12H. Il cinturino è in pelle con rivestimento in trama carbonio e cuciture rosse, la fibbia deployante con trattamento in PVD-Nero è arricchita dalla scritta “Tonino Lamborghini” e dallo scudo del Toro in 3D gravati. Prezzo: 1.450 euro

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Kosher, bio e cruelty free: la qualità dell’oro rosso coltivato dall’azienda toscana in regime di agricoltura integrata e biologica dalla Val di Cornia al grossetano, dalla Maremma alla Val di Chiana e alle campagne senesi e pisane, non viene solo sancita da queste prestigiose certificazioni, ma è anche premiata da enti autorevoli. A rendere così speciale una materia prima tanto eccellente l'esclusiva lavorazione a bassa temperatura

Il Gruppo Petti continua a ricevere riconoscimen-ti anche a livello internazionale. Dopo il presti-gioso Premio Eletto Prodotto dell’Anno 2015 nella categoria Conserve di Pomodoro, l’azien-da guidata da Pasquale Petti, ha ricevuto anche il premio Best Product Food 2015 durante la fie-ra Anuga dello scorso ottobre in Germania, uno degli appuntamenti internazionali più importan-ti in ambito food. Tornando in Italia, aver rice-vuto il Premio Eletto Prodotto dell’Anno proprio nel Paese dove viene coltivato e trasformato il pomodoro migliore del mondo, ha dato al mar-chio una notevole crescita in termini di prestigio e un'ulteriore garanzia di qualità nei confronti di tutti i consumatori. Ad essere premiata è stata infatti l’intera linea Petti – Il pomodoro al centro confezionata nello stabilimento di Venturina Ter-me, in provincia di Livorno, utilizzando solo po-modoro toscano lavorato a bassa temperatura, per conservare al meglio la fragranza, il colore rosso vivo e il sapore del pomodoro fresco.

Petti, un capolavoro di pomodoro toscano

Rosso vivoMa come nasce tanta bontà? L’oro rosso tosca-no arriva in stabilimento e viene lavorato entro sei ore dalla raccolta in coltivazioni a regime di agricoltura integrata e biologica in Val di Cornia, a Grosseto, in Maremma, in Val di Chiana e nel-le campagne senesi e pisane. I pomodori coltiva-ti in queste zone della Regione Toscana godono infatti dei benefici dati dalla vicinanza del mare e delle montagne, i terreni poi sono ricchi di sali mi-nerali, quali fosforo e potassio e, per l’irrigazione, possono vantare l’utilizzo di falde acquifere più profonde e per questo più pure, grazie ai pozzi artesiani. Il Gruppo Petti ha concluso in positivo la campagna 2015 di raccolta e lavorazione del pomodoro da industria con un forte incremento produttivo: sono state lavorate quasi 80.000 ton-nellate di pomodoro toscano, circa il 40% in più della produzione del 2014. Inoltre è raddoppia-ta anche la lavorazione di pomodoro biologico, arrivata a 16.000 tonnellate. Da ricordare infine

Pasquale Petti, Ad del Gruppo, premiato all'Anuga in Germania

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che da quest’anno il Gruppo gode di una certifi-cazione in più, oltre a quelle Kosher e biologica: la sua filiera a Km 0 infatti è anche cruelty free grazie alla Certificazione Etica VeganOK. Tutti loghi riportati sulle speciali etichette trasparenti che informano il consumatore dettagliatamente sulla genuinità dei prodotti Petti e permettono di vedere, già prima dell’acquisto, il rosso vivo come di pomodoro fresco appena raccolto. Cia-scun prodotto ha poi un suo nome e un colore dedicato che permette di identificarlo facilmen-te sullo scaffale dei supermercati. Passate, Polpe, Pelati, Concentrato e Doppio concentrato sono disponibili in tante pratiche confezioni per per-mettere di evitare sprechi, dall’innovativa bustina monodose da 30 gr alle bottiglie da 350, 500 e 700 gr; senza dimenticare il segmento del biolo-gico: fra le referenze troviamo infatti la Passata di Datterini Bio e i Datterini pelati Bio. Tutti coloro che portano sulle proprie tavole i prodotti Petti hanno perciò la garanzia di consumare un pro-dotto lavorato direttamente da pomodoro fre-sco, garantito 100% toscano e certificato.

Gruppo PettiVia Enos Cerrini, 67 Venturina Terme (Li) Tel. 0565.855150 www.ilpomodoropetti.com

Petti Pomodoro Petti_1925 @Pettipomodoro Petti Pomodoro Pettirossoblog.com

Andiamo a conoscerloIl Gruppo Petti sta presentando i suoi prodotti in giro per il Bel Paese con eventi promozionali, showcooking dello chef ambas-sador Max Mariola (protagoni-sta in tv di diversi programmi su Gambero Rosso Channel della piattaforma Sky), e attività di free tasting presso i principa-li punti vendita del territorio nazionale. Inoltre, i consuma-tori del pomodoro Petti so-no costantemente aggiornati e coinvolti circa novità, consi-gli e ricette attraverso il blog www.pettirossoblog.com, il si-to www.ilpomodoropetti.com e i canali social come Facebook e Instagram. L’obiettivo finale è quello di stimolare anche quel-le catene di supermercati del-la Grande Distribuzione Italia-na che in alcune Regioni ancora non trattano i prodotti Petti (ad esempio in Lombardia ed Emi-lia Romagna) affinché possano garantire ai loro clienti una più completa offerta di prodotti di alta qualità e con origine geo-grafica certificata.

In queste immagini la filiera a Km Zero dei prodotti Petti: dai campi gestiti in regime bio e integrato alla produzione e trasformazione

In onda sulle reti Rai, La 7, Real Time e Dmax lo spot pubblicitario

dei prodotti Petti – Il pomodoroal centro per ribadire ai consumatori

l’esclusiva provenienza toscanadella materia prima e lo speciale

metodo di lavorazione a bassa temperatura, che conferiscono ai

prodotti il caratteristico Gusto Unico

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Prende il nome dall'imponente airone che d'inverno abita le saline di Marsala, il Bianco Maggiore. Omaggio a una terra ricca di meraviglie della quale questo bianco morbido ma sapido, fresco e al contempo avvolgente, di straordinaria salmastra mineralità e dal ricco bouquet è degno testimone

Il Grillo che nasce dal mare

È un nettare che nasce in riva al mare il Bianco Mag-giore 2014; quel mare che lambisce i filari che si sus-seguono nell’area dominata dalla Riserva naturale dello Stagnone, contendendosi il paesaggio con le decine di colline di oro bianco di Marsala, quel sale candido che si accende ai primi raggi del sole mattu-tino. Ed è proprio grazie a questa felice origine che il Grillo di casa Rallo ha ottenuto il riconoscimento dei “Tre Bicchieri” assegnato dalla Guida Vini d’Italia 2016 edita dal Gambero Rosso, uno dei più ambiti riconoscimenti attestati dalle guide italiane di setto-re. Il Bianco Maggiore Rallo lo ottiene per la seconda volta in tre anni, entrando di diritto nella lista dei mi-gliori e più apprezzati vini italiani, e quindi del mon-do. Nella bottiglia ritroviamo la vite, il sale e il ma-re quindi, ma anche la vinificazione in purezza di un vitigno che sino a qualche decennio or sono veniva destinato ad altro. E così, l'eccellenza della Sicilia Oc-

Azienda Agricola RalloVia Vincenzo Florio, 2 – Marsala (Tp)Tel. 0923.721633www.cantinerallo.it

cidentale – di cui sono testimoni i molti successi enologici della provincia di Trapani, e della quale Rallo si candida ad essere autorevole testimone –, viene ribadita e proiettata nel futuro non so-lo da vini dolci o a carattere ossidativo, ma dal-le fragranti note fruttate e floreali di un bianco morbido ma sapido, fresco e al contempo avvol-gente, di straordinaria salmastra mineralità. Un vino dato alla luce più dal mare che dalla terra, considerando quella che è la sua storia e le sue caratteristiche organolettiche: un ricco bouquet in grado di catapultare i consumatori più esigen-ti sulla west coast della Trinacria, distinguendone nitidamente gli odori e assaporandone il gusto, in un viaggio onirico guidato da un calice di vi-no. Un viaggio che parte, quindi e torna alle sa-line, area che accoglie l’inverno di un imponente airone, affascinante simbolo di questo scorcio di Sicilia. Da lui, il Grillo Rallo mutua il nome, Bianco Maggiore. La velleità è chiara: rappresentare fe-delmente la bellezza multiforme di quest’area... e considerato il suo palmares sembra proprio che ci stia riuscendo!

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Le nuove cabine girevoli di Skyway Monte Bianco porteranno, in pochi minuti, da Courmayeur ai 3.466 metri della stazione di Punta Helbronner: un viaggio spettacolare a 360° sul tetto d’Europa! Tutti i «4.000» delle Alpi occidentali si stagliano dinnanzi alla terrazza panoramica dell’impianto funiviario, unico al mondo per innovazione e modernità. Anche questa è la Valle d’Aosta.

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Nuovi rituali quotidiani, stesso amore per la qualità: così si potrebbe riassumere il progetto che ha dato

vita a EspressoWine, la proposta semplice e geniale che arriva dall’Azienda Vinicola Consoli di Olevano

Romano, località rinomata dai tempi più antichi come zona di produzione del famoso vino Cesanese

Con Consoli il brindisi è fuori dagli schemi

È stata inaugurata nel 1948 da Gioacchino Con-soli l’Azienda Vinicola Consoli. Cresciuta con i fi-gli Roberto e Renato, oggi è passata alla terza gene-razione che ha voluto da-re un forte segnale di inno-vazione attraverso il lancio di un nuovo prodotto, nato dall’idea di unire un ottimo

vino alla comodità di poter-lo gustare ovunque e in ogni

momento. Per chi ama condi-videre un bicchiere con gli ami-

ci nelle situazioni più svariate, per brindare a due nei luoghi più im-

pensati, per il piacere di un sano bicchiere anche quando si consuma un pasto veloce in ufficio così come per accompagnare un romantico picnic nel parco, EspressoWine rap-presenta una novità interessante che rompe gli schemi della cultura del buon bere. Facile da utilizza-

re, igienico, realizzato esclusi-vamente con eccellenti vi-ni italiani, Espresso Wine contiene vino conservato in atmosfera protetta ed è sigillato ermeticamente

con una tecnologia brevet-tata a livello internazionale,

senza utilizzo di colle alimen-tari per mantenere intatte le pro-

prietà organolettiche. «Espresso Wi-ne – spiega Alessia Consoli, una delle rappresentati della terza generazione

al timone dell’Azienda Vinicola Con-soli – sta riscuotendo consensi soprat-tutto per la sua modalità di consumo: la giusta dose a pasto (187 ml) per evitare sprechi ed eccessi, con la pos-sibilità di bere tutte le volte un vino ottimo e gradevole al palato, come da una bottiglia appena stappata». «Proprio in questi giorni – aggiunge Alessia – stiamo lavorando sulla massi-ma distribuzione di EspressoWine: sa-rà presto possibile trovarlo nei bar, nei locali, presso attività di degustazione e grande distribuzione. Ampia la scelta che include bianchi, rossi e rosé, in una proposta che abbraccia Chardonnay, Pinot, Merlot, Nero d’Avola e le oltre 40 etichette di vini trattate dalla nostra Azienda. Tutte nel segno della qualità che si evolve nella formula ma si con-ferma immutata nella “sostanza”».

Per chi ama condividere un bicchiere con gli amici nelle situazioni più svariate, EspressoWine rappresenta una novità interessante che rompe gli schemi della cultura del buon bere

Azienda Vinicola ConsoliViale Vittorio Veneto, 92Olevano Romano (Rm)Tel. 06.9564291www.vinicolaconsoli.itEspresso Wine contiene, in atmosfera protetta,

la giusta dose di vino per un pasto (187 ml)

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L’idea in più per questa fine di 2015? Abbinate i piatti classici delle feste ai grandi vini di Cva Canicattì, a partire dal Nero

d’Avola che nell’entroterra agrigentino, dove opera l’azienda, esprime il meglio le sue potenzialità. Vi suggeriamo qualche

accostamento, in attesa della nuova annata che porterà in dote vini particolarmente intensi e piacevoli

La tavola di Natale profuma di Sicilia

L’anno che si sta per concludere è stato davve-ro sorprendente per Cva Canicattì che, grazie ai prestigiosi riconoscimenti internazionali con-quistati con le proprie etichette e a un aumen-to delle vendite, ha saputo trasmettere l’anima e l’autenticità della Sicilia in giro per l’Italia e il mondo. La vendemmia di quest’anno è stata davvero ottima: il buon andamento climatico registrato nell’entroterra agrigentino ha per-messo alle uve di giungere in cantina al giusto grado di maturazione. La nuova annata porterà in dote vini intensi e piacevoli, ideali compagni per gustosi abbinamenti tra cibo e vino da con-dividere in famiglia e con gli amici. Le festività natalizie alle porte rappresentano il momento perfetto per godere di alcune delle più blaso-nate etichette di Cva Canicattì in abbinamen-to ai grandi piatti classici delle feste per porta-re in tavola i sentori autentici della Sicilia più vera, a partire dal Nero d’Avola che in queste terre esprime il massimo delle sue potenzialità. Il pranzo di Natale potrebbe aprirsi con un gu-stoso antipasto fatto di polipo scottato su una crema di patate al timo da abbinare al Fileno, grillo in purezza che esprime con modernità e piacevolezza le migliori tipicità di questo impor-tante vitigno della tradizione siciliana. A segui-re un grande classico della cucina di Natale, la lasagnetta di pasta fresca con erbe di campo e pomodoro da abbinare al Diodoros, blend di nero d’avola, nerello cappuccio e nerello ma-scalese, un'etichetta che prende vita dai vigne-ti posti sotto il tempio di Giunone, nella valle dei Templi; la trama di questo vino affascinan-te, ricco di frutto e di grande struttura, ben si adatta a questa portata aromatica e dalla parti-colare tendenza dolce tipica della pasta all’uo-vo. Il piatto più importante al vino più impor-tante: un succulento arrosto di spalla di vitello ben salsata è compagna ideale per l’Aynat, vi-no di punta della gamma Cva, un Nero d’Avola in purezza di classe superiore, dove espressività e armonia si traducono in una bocca gustosa e vibrante in cui primeggiano il calore e la facilità di beva, resa possibile anche dai tannini vellutati. In chiusura, un dolce al cioccolato fondente da abbinare a Sciuscia, vendemmia tardiva di Nero d’Avola, vino di grande struttura che con la sua dolcezza bilancia i sentori amari del cioccolato.

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Quando qualità e tradizione si fondono, l’eccellenza è assicurata. Ed è proprio su questi principi che si basa da quasi 100 anni l’attività dell’azienda Contorno, la più antica realtà del suo comparto ancora produttiva. Un’esperienza che ritroviamo nei prodotti dell’azienda palermitana, dai sughi alle salse alla famosa caponatina

Ambasciatori di tradizioni siciliane

Sette Cannoli è l’undicesimo quartiere di Palermo, sor-to nel corso dell’Ottocento. In quell’occasione il comu-ne decise di creare dei lavatoi pubblici dotando l’area di una rete idrica che, paradossalmente, grazie alle perdite delle tubature, rese il terreno particolarmen-te fertile e adatto alla coltivazione degli agrumi. Dal 1916, proprio in questo quartiere, cominciò l’attività conserviera di prodotti tipici siciliani dei fratelli Contor-no. Negli anni questo nome si è imposto sul mercato per l’autentica genuinità e freschezza aromatica delle sue conserve, la stessa che ha fatto meritare al Cavalier Antonino Contorno, corazziere di Sua Maestà Vittorio Emanuele III, un attestato di benemerenza di Casa Sa-voia. «Inizialmente realizzavamo conserve di pomodo-ro e citrato di calcio, estratto dal succo di limone am-piamente usato in campo alimentare. Quando l’acido citrico cominciò a essere prodotto per via sintetica, le vendite crollarono e l’attività cessò, con pesanti riper-cussioni nell’intero comparto agrumicolo palermitano. Insomma... bisognava inventarsi qualcosa di nuovo!», ci racconta Maurizio che oggi, insieme al fratello Ago-stino, si occupa dell’azienda. «Fu proprio in quel mo-

mento che i Contorno decisero di diversificare le loro attività e la scelta cadde sui derivati del pomodoro, come i concentrati o l’estratto, semplici da produrre ma molto richiesti; nonché la famosa caponatina di melanzane. Da allora – prosegue Maurizio – c’è sta-ta sempre da parte nostra una continua ricerca di innovazione. Siamo passati dalla semplice salsina di pomodoro venduta nell’unico spaccio della zona du-rante la Seconda Guerra alla variegata produzione at-tuale, in decenni di storia durante i quali l’esperienza di 4 generazioni ci ha permesso di diventare grandi». Oggi la Fratelli Contorno, con le sue 35 maestranze, rappresenta le più antica realtà economica del settore ancora produttiva, capace di mettere in risalto tutta le potenzialità della cucina siciliana che bene si espri-mono, ad esempio, nella caponatina di melanzane, condimento per pasta con sarde e salsa di pomodoro ciliegino. Tante le proposte dell’azienda, i cui respon-sabili viaggiano per il mondo alla ricerca di consuma-tori di qualità: «Non è un caso – conclude Maurizo – che ci considerano “ambasciatori di tradizioni sici-liane”. E noi ne siamo fieri e orgogliosi!».

Siamo passati dalla salsa di pomodoro venduta nell’unico spaccio della zona durante la Seconda Guerra alla variegata produzione attuale, in decenni di storia durante i quali l’esperienza di 4 generazioni ci ha permesso di diventare grandi

Fratelli Contorno SRL Via Gangitano, 4 Palermo Tel. 091.6214023www.fratellicontorno.com

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Succede tutto nell’arco di pochi chilometri: le olive vengono raccolte nelle vallate del veronese e fatte confluire nei tre frantoi dell’azienda, tutti poco distanti da Grezzana, sede

di questa realtà dell’eccellenza olivicola veneta dal 1895

Redoro: l'eccellente olio veneto a Km zero

Stanno lavorando a pieno ritmo i frantoi Redoro. È da ottobre, ovvero da quando è iniziato il pe-riodo della raccolta, che qui confluiscono le olive delle terre vicine comprese in un raggio di esten-sione che abbraccia ben sette valli; sono quasi un migliaio i produttori agricoli che portano qui le loro migliori olive; la loro produzione media annua è di circa 30.000 quintali, che vengono suddivisi nei tre frantoi di produzione. E volen-do identificare un segreto all’origine della qua-lità dei prodotti Redoro, potremmo dire che sta proprio qui, nella vicinanza cioè del frantoio al cuore della produzione. L’azienda Redoro infatti è situata a Grezzana, nel cuore della Valpantena, a nord di Verona. Proprio in questa località si tro-va uno dei frantoi aziendali, un altro è a Mezza-ne e un terzo nelle vicinanze del Lago di Garda. La produzione dell’olio è rigorosamente control-lata da personale specializzato che segue con attenzione ogni fase di lavorazione, portando a molitura solo olive sane e di qualità in grado di produrre le eccellenze dei Frantoi Redoro, e cioè:

Redoro – Frantoi Veneti Via G. Marconi, 30 Grezzana (Vr) Tel. 045.907622 www.redoro.it

Redoro 100% Italiano, Redoro Biologico, Extraver-gine Garda Dop, Extravergine Veneto Valpolicella Dop. L’olio che esce dal frantoio è molto profuma-to, dal colore verde intenso con riflessi dorati, dal sapore dolce, corposo e fragrante di oliva, subito pronto per essere gustato sul pane o su qualsiasi altra pietanza. Anche la confezione dell’olio è ben curata: ne è prova la scelta della bottiglia registra-ta a marchio Redoro, bella esteticamente e funzio-nale, grazie al suo originalissimo manico. L’amore della famiglia per la terra, che si ritrova nello stile di lavoro e nei rapporti con ogni collaboratore, è presente nella filosofia aziendale Redoro, basata essenzialmente sulla qualità di quello che produce e sulla garanzia che vuole dare al consumatore.

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La Sardegna, si sa, è terra di centenari. E forse uno dei segreti di questa longevità consiste proprio nell’acqua che viene bevuta da sempre dai suoi abitanti. Smeraldina è così: pura, leggera, limpida, dal perfetto equilibrio di sali minerali, capace di rigenerare il benessere dell’organismo. Non per niente è una delle dieci migliori al mondo

Il segreto di lunga vita

L’acqua oligominerale naturale Smeraldina nasce in Sardegna, nel cuore incontaminato del Monti di Deu (la Montagna di Dio). È questo un luogo remoto, lontano dalle città, dalle industrie, dal traffico, dove il vento spazza continuamente l’aria, rendendola tersa e fresca, e il resto è silenzio millenario. Qui l’acqua se-gue un lunghissimo processo naturale nel cuore del-la roccia, che le conferisce delle proprietà eccezionali e preziose per la salute, con un perfetto equilibrio di sodio, di cloruri, di bicarbonati, di calcio e di magne-sio, e con un’ideale percentuale di potassio. Smeral-dina è imbottigliata alla sorgente, senza stoccaggio, e le sue caratteristiche qualitative vengono costan-temente controllate con le più sofisticate e moder-ne strumentazioni di analisi, attraverso più di 100 controlli giornalieri effettuati dal laboratorio interno all’azienda. Per tutti questi motivi, Smeraldina è stata di recente inserita nella classifica delle dieci migliori acque minerali del mondo dalla prestigiosissima rivi-sta americana Gayot, che da cinquant’anni è un pun-to di riferimento autorevole per tutti gli amanti del buon vivere. Per l’azienda a conduzione familiare che da sempre imbottiglia la Smeraldina alla sorgente, questo 2015 è un anno speciale in quanto ricorre il suo 30° anniversario: la sua storia infatti ha inizio nel 1985, grazie al talento di un imprenditore visionario,

Giovanni Maria Solinas, un uomo che non misu-rava il successo in numeri, ma in gioia, in benesse-re, in purezza, e che ha trasmesso questa passione ai suoi cinque figli. Da allora sono cambiate tan-te cose, ma non la qualità dell’acqua. E neppure i valori umani dell’azienda, quali la passione per il lavoro, il profondo rispetto verso il prodotto, i con-sumatori e l’ambiente. Ma il 2015 è stato un anno speciale anche per le vittorie della Dinamo Banco di Sardegna, di cui Smeraldina è official water. Oggi è possibile acquistare quest’acqua davvero speciale non solo in Sardegna e in Italia ma anche sui principali mercati internazionali, fermo restan-do che il modo più facile per assicurarsene una fornitura è riceverla a casa con un servizio di con-segna gratuito, comodo e veloce. L’azienda, infat-ti, ha sviluppato un servizio di e-commerce agile ed efficiente, grazie al quale si può ordinare con pochi click, andando sul sito smeraldinashop.it.

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Si riconosce subito dal suo sapore fragrante e fruttato l’olio dell’azienda siciliana. In particolare del Solaris, che deve la sua

peculiarità alla non omogeneità delle olive utilizzate, tra le migliori che si possano trovare sull’Isola del Sole

“L’oro liquido” firmato Failla

È ubicato nell’aria collinare a coltivazione intensi-va compresa tra le province di Agrigento e Calta-nissetta, l’oleificio Failla. A condurlo un canicat-tinese purosangue, Alfonso Failla, imprenditore che si è fatto da sé e che, grazie al suo amo-re per l’olio e il suo mondo, è riuscito, tra mille difficoltà, a tenere alto nel mondo il vessillo di questo lembo di Sicilia. Ad accompagnare il suo lavoro sono state passione, dedizione e pazien-za, che lo hanno portato, da una parte, a vedere crescere la sua azienda garantendo ai suoi con-sumatori un prodotto sempre più d’eccellenza, dall’altra a ricevere la nomina proprio, in que-sto 2015, a Presidente dell’Associazione Sicilia-na Vini e Oli Bio. Ma torniamo all’olio Failla, azi alle olive. Nella zona di produzione aziendale a primeggiare sono le cultivar Biancolilla, Nocel-lara del Belice e altre varietà secolari tra le più pregiate per la produzione dell’olio extravergine, che vengono raccolte direttamente dalla pianta all’inizio della maturazione, consegnate in gior-nata al frantoio e trasformate entro le 24 ore dal confezionamento. Il frantoio nel quale conver-gono è costituito da un moderno impianto a ci-

clo continuo nel quale le olive vengono spremu-te integre, con il giusto grado di maturazione, con tecniche adeguate che restituiscono all’olio un sapore fruttato e un basso tenore di acidità. Nasce così, per esempio, l’olio Solaris, che deve la sua particolarità proprio alla “non omogenei-tà” della composizione varietale: un’autentica ricchezza, perché è in virtù di essa che questo prodotto acquista gusto e fragranza straordina-ri. Ampia comunque la produzione dell’oleificio Failla – che il prossimo anno si aprirà anche al bio e ai prodotti aromatizzati – della quale fa parte anche l’ottimo olio Flavius, piacevolmente fruttato, dai sentori di pomodoro verde e dalle persistenti note di mandorla amara.

Oleificio Failla di Alfonso Failla C.da Grottarossa (Cl) Tel. 334/9586180 [email protected]

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Si scrive Calabraittica ma si legge rispetto della tradizione riletta con gli occhi dell’innovazione tecnologia. Obiettivo dell’azienda è infatti quello di mantenere vivi gli antichi metodi di lavorazione del pesce che hanno scritto la sua storia, così come la filiera corta, garantendo sempre a clienti e consumatori prodotti d’eccellenza

L’Oroazzurro delle coste calabresi

Comincia nel Dopoguerra, quasi “a dorso di mulo”, la storia di Calabraittica, oggi industria artigiana di conserve ittiche, di Anoia, nella provincia di Reggio Calabria. Ai tempi, i nonni materni, e in particolare la nonna degli attua-li proprietari, con un due ruote trainato da un cavallo, andavano a vendere le sardine in quei luoghi di montagna dove i pescatori locali non riuscivano ad arrivare ricorrendo, a volte, anche al baratto. Grazie al loro sapere tramandato e fatto proprio dalla successiva generazione, la piccola bottega di famiglia diventa un’industria condotta dai fratelli Felice e Domenico Alvaro, e nel 1990 viene creato il marchio Oroazzurro con l’obiettivo di valorizzare il pesce azzurro pro-

veniente principal-mente dalle coste cala-

bre, lavorato e preparato usando i metodi e le ricette tradizionali di un piccolo la-boratorio artigianale. Il pescato viene trasfor-mato in tempi brevi (massimo 24/36 ore) per dar vita a prelibatezze come il Patè di alici, i Sughi, la Delizia di alici, la Colatura di alici e il Filetto di alici con cipolla rossa di Tropea (stabi-limento notificato presso il Consorzio di Tute-la Igp cipolla rossa di Tropea Calabria). Oltre ai tanti premi ricevuti in questi anni in occasione delle principali fiere (come quello di “Prodot-to Innovativo” al Filetto Reale di alici al pepe-roncino al Tutto Food di Milano nel 2011), va sottolineata la collaborazione con l’Università degli studi di Scienze Gastronomiche di Pol-lenzo e la produzione delle Alacce di Lampe-dusa Presidio Slow Foods, unico stabilimento accreditato per la lavorazione del prodotto. Oggi i principali prodotti Calabriaittica sono in vendita nei migliori negozi d'Italia e all’estero, dall’Austria al Belgio, dalla Francia, alla Sviz-zera, dalla Germania al Canada all’Australia, e prossimamente in Brasile. Tutti i processi produttivi aziendali vengono operati rigorosa-mente con sistema Haccp, adottando tutte le procedure e le prescrizioni previste dallo stan-dard Ifs; l’azienda è inoltre operatore control-lato da Icea per la lavorazione del Biologico.

Quello di Calabraittica è l'unico stabilimento

accreditato per la lavorazione e

la produzione delle Alacce di Lampedusa Presidio Slow Foods

CalabraitticaVia S. Francesco, 1

Anoia (Rc)Tel. 0966.944935

www.calabraittica.it

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maGazine selezioni

Questione di perlage

È una delle più importanti realtà vinico-le italiane la Cantina Viticoltori Friulani La Delizia, che associa oltre 500 viticoltori con all’attivo 2.000 ettari di vigneti che si estendono attraverso tutta la pianura friu-lana, da Casarsa ad Aquileia, all’interno delle rinomate aree Doc Friuli Grave e Pro-secco, zone ricche di storia e con una forte vocazione vitivinicola. L’azienda ha ottenu-to grandi performance di vendita nel corso di questi ultimi anni. Se analizziamo i dati relativi al 2014, il fatturato dell’azienda ha fatto registrare una crescita del 34,26%, con un aumento delle vendite del 40% in Gdo e del 17% nel canale Horeca. A pro-posito di Horeca, quindi bar e ristoranti, la Cantina Viticoltori La Delizia propone una serie di linee ad hoc per le esigenze degli operatori del fuori casa. Per esempio, la gamma di spumanti Naonis, che ha rag-giunto la cifra record di 600 mila bottiglie vendute dal momento del suo lancio. Si tratta di una linea che nel corso del 2015 si è ampliata e così, al Moscato, alla Ribol-la Gialla, al Prosecco Doc Extra Dry, al Ro-sè, al tradizionale Spumante brut Il Nostro si sono aggiunti il Prosecco Doc Brut e la Cuvée Jadér Brut. Quest’ultimo in partico-lare, il cui nome trae ispirazione dal nome

maschile di origine punica Iader, è un vino spumante Brut dal perlage fine e persi-stente, nato dall’accurata selezione di uve a bacca bianca che gli conferisce un sapo-re fresco e fragrante. Il Prosecco Doc Brut, dal colore giallo paglierino con riflessi ver-dognoli, è invece un vino dal profumo in-tenso, fruttato e floreale, dal sapore grade-vole, ottimo se degustato come aperitivo. La linea Naonis rappresenta perfettamente la filosofia della Cantina Viticoltori La De-lizia, che da sempre punta su fattori come la qualità, l’innovazione, la sperimentazio-ne, la ricerca e la certificazione. La forma cooperativistica dell’azienda risulta esse-re il miglior modello per il consumatore e l’operatore in quanto garantisce il control-lo e la tracciabilità lungo tutta la filiera, la massima trasparenza, e assicura inoltre un forte legame con il territorio friulano. Il ri-gore produttivo della Cantina cooperati-va è attestato da numerose certificazio-ni (UNI EN ISO 9001:2008, BRC Global Standard for Food Safety e Internatio-nal Food Standard IFS), che testimo-niano il risultato dell’impegno che Vini La Delizia dedica all’innovazio-ne tecnologica e alla ricerca di livelli sempre più alti di qualità.

Viticoltori Friulani La DeliziaVia Udine, 24Casarsa della Delizia (Pn)Tel. 0434.869564www.ladelizia.com

La prestigiosa linea di spumanti Naonis rappresenta perfettamente la filosofia della Cantina Viticoltori Friulani La Delizia, che da sempre punta su qualità, innovazione, sperimentazione, ricerca e certificazioni. Con le sue 600 mila bottiglie vendute nel canale Horeca, rappresenta inoltre un vero e proprio caso di successo nel mondo delle bollicine italiane di qualità

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