la comunicazione interculturale in ambito...
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LA COPERTURA VACCINALE NELLE POPOLAZIONI MIGRANTI E NELLE POPOLAZIONI MARGINALI
XII CONVEGNO DELL’ITALIAN NATIONAL FOCAL POINT - INFECTIOUS DISEASES AND MIGRANT
Anna Maria Luzi, Anna Colucci Unità Operativa Ricerca psico-socio-comportamentale, Comunicazione, Formazione
Dipartimento Malattie Infettive, Parassitarie ed Immunomediate
Istituto Superiore di Sanità
Roma, 28 maggio 2013
La comunicazione interculturale in ambito vaccinale
Nel nostro Paese il fenomeno migratorio è caratterizzato da:
• persone che hanno alla base del proprio progetto di cambiamento molteplici
motivazioni (fuga da situazioni di guerra e di carestia, ricerca di migliori condizioni di vita, ricongiungimento familiare)
• si differenziano sia per caratteristiche socio-anagrafiche, sia per status giuridico (persone con permesso di soggiorno, persone in attesa di rinnovo dello stesso, persone irregolari, rifugiati politici, richiedenti asilo, minori non accompagnati), sia per provenienza etno-geografica e culturale
Premessa [1]
Si tratta di condizioni diversificate e complesse che potrebbero rappresentare fattori di rischio per la salute del migrante e creare difficoltà nell’aderire a programmi di prevenzione, talvolta, considerati dalla persona straniera non prioritari
In questo ambito, particolare attenzione va rivolta al tema delle vaccinazioni che implica non solo aspetti di carattere sanitario, ma anche sociale e culturale, legati alla concezione di salute e di malattia che ciascun individuo elabora a partire dal proprio personale sistema di riferimento
Premessa [2]
Tale scenario obbliga a riflettere sui limiti e sulle potenzialità dei nostri modelli sanitari sia a livello organizzativo, sia a livello relazionale
Il presente intervento intende:
• porre attenzione al processo interattivo insito nella relazione tra il personale sanitario impegnato nei Servizi vaccinali e la persona straniera
• individuare modalità comunicativo-relazionali che facilitino la reciproca comprensione
Di cosa parleremo
La comunicazione
Communis: mettere insieme
scambiare (informazioni, conoscenze, bisogni, atteggiamenti, emozioni)
La comunicazione è un processo che coinvolge individui di una stessa specie, o anche appartenenti a specie differenti, i quali attraverso segni di varia natura stabiliscono una base per un comune intendimento
È, quindi, un processo di scambio di informazioni e di influenzamento reciproco che avviene in un determinato contesto (Watzlawick P., 1967)
Comunicazione interculturale
È un fluido interattivo nel quale le competenze comunicative dell’autoctono
(operatore) e dello straniero entrano in gioco in una relazione tra sfondi culturali differenti
Hannerz U., 1992
La comunicazione tra individui e gruppi appartenenti a differenti culture deve essere intesa in senso interattivo, dialogico, come processo bidirezionale di negoziazione che preveda aggiustamenti persistenti e reciproci, in continua evoluzione, in grado di decodificare il diverso significato assegnato a parole, a gesti, a modelli comportamentali
Ann Ist Super Sanità 2013 | Vol. 49, No. 2: 138-142 - DOI: 10.4415/ANN_13_02_05
La relazione professionale in ambito interculturale
La relazione professionale è un’interazione tra soggetti che hanno ruoli diversi e che interagiscono in un rapporto di tipo complementare (accettazione incondizionata dell’Altro)
In ambito interculturale la relazione consiste in un movimento di reciprocità, in un’interazione dinamica
che permette di superare l’approccio unidirezionale e di porre attenzione al punto di vista dell’Altro, alla sua memoria storica, alle sue fonti, alle sue narrazioni, al suo sistema di attese rispetto al futuro
Nanni e Al. 1999 :42
E’ un processo bidirezionale di negoziazione fortemente influenzato dal contesto
all’interno nel quale interagiscono i soggetti coinvolti. Tenendo sempre presente la specificità e unicità di ogni singola persona che va considerata come Soggetto Attivo
Importanza di una visione traslazionale
Tradurre ipotesi teoriche, risultati di ricerche e riflessioni scaturite dal dialogo tra le scienze umane e quelle biomediche in Modelli Operativi corredati da procedure condivisibili, replicabili e al contempo dinamiche e flessibili
Modello Operativo: l’esperienza dell’Italian National Focal Point
Nell’ambito delle malattie infettive sono stati attivati tavoli di lavoro (anche all’interno di specifici corsi di formazione) che hanno portato con la collaborazione di alcuni componenti dell’Italian NFP, all’elaborazione di un protocollo di riferimento relazionale comprendente specifiche procedure (azioni) per l’operatore socio-sanitario impegnato in interventi di prevenzione, diagnosi, cura rivolti alla persona migrante (Progetti promossi e finanziati dal Ministero della Salute, 2009 – 2013)
Un Modello Operativo nell’intervento vaccinale
Le conoscenze e le competenze acquisite nelle precedenti esperienze
potrebbero essere implementate anche nell’area delle vaccinazioni
Obiettivo fornire all’operatore dei Servizi vaccinali una mappa di riferimento flessibile, dinamica che consenta una sistematizzazione di tutti gli aspetti della relazione professionale, ridefinita ogni volta in base alle specificità della singola persona
Presupposti di base [1]
Protocolli, modelli, procedure, azioni risultano efficaci solo nella misura in cui l’operatore sia in grado di entrare in modo autentico, consapevole ed intenzionale nella relazione con la persona immigrata
Per un adeguato approccio alla persona immigrata ogni intervento preventivo deve, necessariamente, essere integrato con la dimensione culturale della singola persona
È importante che il processo comunicativo-relazionale individuato non sia rigido, ma flessibile e personalizzato rispetto alla storia individuale e alla specifiche richieste
In ogni fase operativa l’approccio dell’operatore deve essere orientato allo sviluppo/ restituzione di competenze (autonomia, consapevolezza, capacità decisionale) e responsabilità alla persona migrante, in quanto in grado, se adeguatamente supportata ed aiutata, di fronteggiare le situazioni
critiche e di decidere per sé e per la propria salute (empowerment)
L’applicazione efficace di protocolli di riferimento comunicativo-relazionali necessita di operatori socio-sanitari costantemente aggiornati, in grado di creare un “clima” di apertura e disponibilità affinché la persona straniera possa usufruire di uno spazio di “sensibilità culturale” per comunicare la propria percezione del “problema”, le proprie preoccupazioni e i propri vissuti.
Spazio all’interno del quale sviluppare l’intero processo vaccinale con la presenza oltre che del personale sanitario, anche di altre due figure professionali: l’educatore di salute di comunità e il mediatore linguistico culturale
Presupposti di base [2] La Formazione
Risulta, pertanto, indispensabile, in quest’area di prevenzione, definire, predisporre ed organizzare, a livello nazionale, specifici
percorsi di formazione rivolti al personale socio-sanitario presente nei Servizi vaccinali impegnati, in modo particolare, con
la popolazione migrante.
È questo quello che ci proponiamo di fare nel prossimo futuro.
Sviluppi futuri
Conclusioni
“Ricondurre i vari schemi culturali ad uno solo, che non sia né la riaffermazione di una cultura, né un semplice comodo compromesso per la coesistenza di differenze” Bennet M. J., 1998
…quindi una negoziazione continua per una reale reciprocità relazionale
Grazie per l’attenzione!
Anna Maria Luzi Unità Operativa Ricerca psico-socio-comportamentale, Comunicazione, Formazione Dipartimento Malattie Infettive, Parassitarie ed Immunomediate Istituto Superiore di Sanità Viale Regina Elena, 299 - Roma Tel. 06 49902695/2168 E-mail: anna. [email protected]