insegnareducando. n ° 19 - 06/ 2012

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Sommario 1. Scuola sotto esame: Bocciata! 2. Come nasce un bullo... 3. ...e la scuola diventa un incubo! 4. Quello sguardo verticale del maestro. 5. Cercasi don Milani, disperatamente! 6. Studiare per cosa? 7. E se... cambiassimo sguardo e strategia? 8. Stainer ha ancora tanto da insegnare. 9. Dispersione scolastica: tutti contro. 10. Fare rete t’interessa? Cari colleghi, anche quest’anno veniamo bocciati! Ve lo scrivo con una tale tristezza nel cuore, che le parole mi si chiudono in gola. Avevo sperato davvero che qualcosa cambiasse, pensavo che ce l’avremmo fatta. Invece, no! Bocciati per non aver raggiunto gli obiettivi minimi prefissati: 1) saper far scuola davvero; 2) saper trasmettere amore per la cono- scenza a tutti i nostri allievi; 3)accompagnare i ragazzi nell’apprendi- mento, attraverso la continua esplora- zione, sperimentazione e riflessione delle proprie conoscenze; 4) insegnare la condivisione, il confronto, la cooperazione, la contaminazione di sa- peri e abilità personali, per apprendere in- sieme, in serenità; 5) aiutare i ragazzi a prendere coscienza delle proprie abilità e evolverle attraverso lo stimolo culturale e sociale. Le verifiche hanno dato un giudizio inap- pellabile: la categoria insegnanti è total- mente insufficiente in tutte le 5 discipline. L’elemento che ha maggiormente con- corso alla nostra bocciatura è stato il giu- dizio con il quale la maggiorparte di noi ha guardato la classe, i contesti e i percorsi di apprendimento. Anche quest’anno molti di noi hanno usato il tempo ad individuare e accusare ipotetici responsabili dei falli- menti, invece di provare a reagire. Le frasi più usate sono state: tu non sei in grado” ,“ tu non fai abba- stanza”, “voi non vi applicate”, “le fami- glie non vi educano più”, “tu non ti impegni abbastanza” “tu non ce la fai”, Tu non ti comporti bene”, “voi non ascoltate”, “voi non seguite”. Servendoci di questo linguaggio quasi quotidianamente, ci siamo convinti che la riuscita scolastica dipendesse da qual- cuno al di fuori di noi e dell’istituzione Scuola. Con la coscienza alleggerita (puntare il dito permette di non riflettere su se stessi), non siamo stati capaci di at- tivare il potenziale che ogni insegnante ha a disposizione per cambiare la situa- zione. Quindi: bocciati per distrazione! Se ci fossimo concentrati, avremmo pro- vato ancora ad incoraggiare Marta e Claudio che hanno smesso di frequen- tare la quinta superiore, due mesi prima della fine, convinti di non farcela al- l’esame; avremmo potuto aumentare l’autostima di Paolo che conclude la quinta elementare, credendo d’essere un “bullo fatto e finito” che non potrà mai andar bene a scuola; avremmo pro- vato e riprovato a catturare lo sguardo, l’attenzione, la gioia per l’apprendi- mento in quegli occhi spenti e annoiati dell’ultimo banco. Avremmo potuto fare molto, migliorare , prevenire e chiudere con gioia piena questo anno, se solo avessimo compreso la bellezza dell’inse- gnare. G.L. News 19 Giugno 2012 SCUOLA sotto esame: BOCCIATA! SCUOLA sotto esame: BOCCIATA! Tutti contro la dispersione scolastica!!! Ti impegni per “non perderne nessuno”? Hai lavorato contro la dispersione? Ti interessa fare rete? Partecipa al seminario di studio Certosa di Avigliana (TO) 16/17 luglio 2012 Dall’ultimo rapporto di Save the Children... La nascita di un bullo... Una proposta pedagogica eccezionale... Questo e altro sulla news di giugno. Buona lettura! 1

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Una voce diversa nel mondo della scuola. La proposta di chi si impegna in prima linea per creare una comunità educante.

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Sommario1. Scuola sotto esame: Bocciata!

2. Come nasce un bullo...

3. ...e la scuola diventa un incubo!

4. Quello sguardo verticale

del maestro.

5. Cercasi don Milani,

disperatamente!

6. Studiare per cosa?

7. E se... cambiassimo sguardo e

strategia?

8. Stainer ha ancora tanto

da insegnare.

9. Dispersione scolastica: tutti contro.

10. Fare rete t’interessa?

Cari colleghi,anche quest’anno veniamo bocciati!Ve lo scrivo con una tale tristezza nelcuore, che le parole mi si chiudono in gola.Avevo sperato davvero che qualcosacambiasse, pensavo che ce l’avremmofatta. Invece, no! Bocciati per non averraggiunto gli obiettivi minimi prefissati:1) saper far scuola davvero;2) saper trasmettere amore per la cono-scenza a tutti i nostri allievi;3)accompagnare i ragazzi nell’apprendi-mento, attraverso la continua esplora-zione, sperimentazione e riflessione delleproprie conoscenze;4) insegnare la condivisione, il confronto,la cooperazione, la contaminazione di sa-peri e abilità personali, per apprendere in-sieme, in serenità;5) aiutare i ragazzi a prendere coscienzadelle proprie abilità e evolverle attraversolo stimolo culturale e sociale.Le verifiche hanno dato un giudizio inap-pellabile: la categoria insegnanti è total-mente insufficiente in tutte le 5 discipline.L’elemento che ha maggiormente con-corso alla nostra bocciatura è stato il giu-

dizio con il quale la maggiorparte di noi haguardato la classe, i contesti e i percorsi diapprendimento. Anche quest’anno moltidi noi hanno usato il tempo ad individuaree accusare ipotetici responsabili dei falli-menti, invece di provare a reagire.

Le frasi più usate sono state:

“tu non sei in grado” ,“ tu non fai abba-stanza”, “voi non vi applicate”, “le fami-

glie non vi educano più”, “tu non tiimpegni abbastanza” “tu non ce la fai”,“Tu non ti comporti bene”, “voi non

ascoltate”, “voi non seguite”.Servendoci di questo linguaggio quasiquotidianamente, ci siamo convinti chela riuscita scolastica dipendesse da qual-cuno al di fuori di noi e dell’istituzioneScuola. Con la coscienza alleggerita(puntare il dito permette di non rifletteresu se stessi), non siamo stati capaci di at-tivare il potenziale che ogni insegnanteha a disposizione per cambiare la situa-zione. Quindi: bocciati per distrazione!Se ci fossimo concentrati, avremmo pro-vato ancora ad incoraggiare Marta eClaudio che hanno smesso di frequen-tare la quinta superiore, due mesi primadella fine, convinti di non farcela al-l’esame; avremmo potuto aumentarel’autostima di Paolo che conclude laquinta elementare, credendo d’essereun “bullo fatto e finito” che non potràmai andar bene a scuola; avremmo pro-vato e riprovato a catturare lo sguardo,l’attenzione, la gioia per l’apprendi-mento in quegli occhi spenti e annoiatidell’ultimo banco. Avremmo potuto faremolto, migliorare , prevenire e chiuderecon gioia piena questo anno, se soloavessimo compreso la bellezza dell’inse-gnare. G.L.

News 19

Giugno 2012

SCUOLA sotto esame: BOCCIATA!SCUOLA sotto esame: BOCCIATA!

Tutti contro

la dispersione scolastica!!!

Ti impegni per

“non perderne nessuno”?

Hai lavorato

contro la dispersione?

Ti interessa fare rete?

Partecipa al

seminario di studio

Certosa di Avigliana (TO)

16/17 luglio 2012

Dall’ultimo rapporto di Savethe Children...La nascita di un bullo...Una proposta pedagogicaeccezionale...Questo e altro sulla news digiugno.

Buona lettura!

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Paolo ha finito da pochi giorni unincubo: le elementari.Quando la mamma me lo rac-conta, sono tentata di non cre-derle, ma le lacrime che lesgorgano dagli occhi mi fanno so-spendere il giudizio.Inizia a raccontare col conta-gocce: sa che sono anch’io un’in-segnante elementare e ha paura.Sì, paura, d’essere giudicata an-cora una volta come buonista in-competente, incapaced’educare e dare regole a suo fi-glio. Inizia mostrandomi l’ultima nota suldiario, arrivata a pochi giorni dallafine della scuola: “Gentili genitori,è opportuno che vostro figlio nonpartecipi all’ultimo giorno discuola per evitare spiacevoli in-convenienti come è accadutotutto l’anno”.Mentre le maestre consegnano aPaolo il diario con l’ennesima an-notazione, aggiungono: "Da do-mani ti diamo 3 possibilità: ognigiorno vedremo come ti comportie decideremo se puoi venire allafesta di chiusura della scuola op-pure no”.Così, nelle pagine seguenti leggo:

“Oggi Paolo si è sforzato di mante-nere un comportamento corretto,nonostante ciò durante l’intervalloha dato un pizzicotto alla compa-gna di banco … ”La mamma non ha più il coraggiodi leggere. Si sente una madre fal-lita che ha cresciuto un mostro.Mentre noi parliamo, mi giro aguardare Paolo che spinge la car-rozzina del cuginetto di nove mesi,appena battezzato. Si ferma ditanto in tanto a controllare che ilvisino sia all’ombra, sposta l’om-brellino e lo culla. Poi prosegueguardando dritto la stradina da-vanti a sé. Può essere questo unbullo? È vero che alcuni bambinisono imprevedibili, ma un inse-gnante che li conosce bene, rie-sce sempre a prevedere esostituire la mossa con qualche co-s’altro di più interessante da fare.Con i bambini è possibile. Se poi ilbullo ha il cuore tenero, è ancorapiù facile!Allora, cos’è successo a Paolo?Anzi, cos’è successo nella suaclasse?A me piace osservare la situazioneda un punto di vista sistemico, quelbinocolo per guardare le cose

che scelgono gli educatori che la-vorano nei contesti difficili: sap-piamo tutti molto bene, infatti,come sia il contesto a determinarei ruoli sociali che ognuno di noi in-dossa e modificando le relazioni inun gruppo o giocando altre "ma-schere", si modifichi il tutto.Io l’ho imparato sperimentando ilgioco di ruoli col Teatro dell’Op-presso, approccio interessantis-simo che, a mio avviso, dovrebbefar parte della formazione obbli-gatoria dei docenti.Nel contesto classe, Paolo diventada subito, i primi giorni di primaelementare, l’unico bambino cheemula un compagnetto “sui gene-ris” che trascorre il tempo scola-stico sotto il banco. Tutti seduti edobbedienti alla maestra, menouno, Paolo, che sperimenta comesia bello guardare il mondo dalpavimento. Dopo 3 mesi di scuola,Paolo viene spostato nell’altraclasse perché la maestra ha giàun disagio da gestire e due sonoproprio troppi. Ma nell’altra classeil gruppo è già formato e Paoloviene presentato come “quelloche non ascolta, che fa cosavuole”. (Continua)

News insegnanti Gruppo Abele

Come nasce un bullo... alle elementariCome nasce un bullo... alle elementari

2

E’ una storia vera. Triste. E’ accaduta in una scuola bella, funzionale, attenta a “stare al passo coitempi”. E’ una storia che insegna: forse dovremmo tornare ad essere meno “efficienti”, ma più attenti

alle piccole - grandi persone che ci sono affidate!

Il binocolo

... E la scuola diventa un incubo!... E la scuola diventa un incubo!Iniziano le sottolineature: Paoloqui, Paolo là… e i ricatti: “Se faicosì, allora…”E Paolo indossa la maschera chegli viene offerta su un piatto d’ar-gento: essere diverso, disobbe-diente, provocatore, quello cheva sgridato!Il resto è scritto nel più banale ca-novaccio teatrale: tutti i compa-gni, le mamme dei compagni, leinsegnanti indossano le relativemaschere per contrastare il bullo.È così che la mamma di Paoloviene attaccata dalle sue colle-ghe madri: una volta deve ri-comprare una tuta su cui Paoloavrebbe versato un po’ di bian-chetto; un’altra volta una biro,poi un quaderno, un libro… cen’è per tutti.

La mamma si rivolge alle inse-gnanti per avere un conforto: èsempre Paolo che combina iguai della classe? Ma le maestre non hanno visto,sono già abbastanza scocciatedal suo comportamento durantele lezioni che di certo non pos-sono sorvegliarlo anche fuori.Piuttosto è lei che dovrebbe inse-gnargli l’educazione, le regole,perché Paolo non sa cosa siano!Guardo questa signora confusamentre Paolo si avvicina col sor-riso stampato sul viso: il bimboche ha cullato dorme profonda-mente. Ora può andare a gio-care e lo annuncia alla mamma.Davvero uno strano bullo, penso,e sorrido a lei che ricaccia ingola il magone.

“Per fortuna finisce l’incubo, ilprossimo anno sarà tutta un’altracosa”, le dico.“Mi piacerebbe fosse così, maPaolo mi ha detto che in qualun-que scuola andrà, comunque, luinon sarà come gli altri e nonandrà mai bene: gli altri impa-rano, lui no”Ah, è vero: l’attore fatica a posarela maschera quando esce discena!Bastava davvero poco per cam-biare i ruoli, per dare un incarico aquesto bullo dal cuore dolce per-ché potesse riscattarsi agli occhidi tutti. Bastava poco!Mannaggia agli insegnanti chedanno il via a drammi che nonsanno gestire e di cui, poi, nons’interessano più.

News insegnanti Gruppo Abele

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Il binocolo

UN FATTO CURIOSO: IL BULLO DEL 1800. QUANDO LA STORIA INSEGNA.

Nel 1845 c’erano già i bulli. Don Bosco ne incontrò uno alla stazione di Carmagnola (TO).

Era un capobanda, un vero e proprio “scugnizzo”.

Interessante vedere l’ approccio dell’educatore: poche frasi scambiate con quel tredicenne scapigliato, bastarono per

decidere di offrirgli una possibilità diversa dalla strada e dalla casa.

Il bullo frequentò l’oratorio. Gli fu affidato un ragazzo più grande, com’era di prassi, che gli facesse da “angelo custode”

e lo accompagnasse al meglio. Imparò ad vivere con gli altri, pur mantenendo le sue originalità e, naturalmente, diventò

capitano di squadra. A questo bullo, che si chiamava Michele Magone, fu offerta un’occasione unica per crescere,

come in realtà ogni educatore/insegnante dovrebbe saper dare ai ragazzi che gli vengono affidati.

Per approfondire: http://biesseonline.sdb.org/bs/2009/200905133.htm

"ll nostro giusto compito comeeducatori è quello di rimuoveregli ostacoli. Ogni bambino di qualsiasi etàporta qualcosa di nuovo nelmondo.Ed è nostro compito come edu-catori, di rimuovere gli ostacoli fi-sici e psichici dal suo cammino,rimuovere gli ostacoli affinché ilsuo spirito possa manifestarsinella vita in piena libertà"

Rudolf Steiner

Quello sguardo verticale del Maestro.Quello sguardo verticale del Maestro.News insegnanti Gruppo Abele

La bussola

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PER UNA SCUOLA MIGLIORE.

Sognavo di poter un giorno fondare una scuola in cui si potesse apprendere senzaannoiarsi, e si fosse stimolati a porre dei problemi e adiscuterli; una scuola in cui nonsi dovessero sentire risposte non sollecitate a domande non poste; in cui non si do-vesse studiare alfine di superare gliesami.Solo persone che hanno una certa dote - non si tratta di una dote propriamente in-tellettuale, si tratta di un rapporto interiore con i bambini - possono essere buoni insegnanti. Molti insegnanti vengono, per così dire,fatti prigio-nieri dalla scuola, vi stanno dentro da infelici e non possono piùuscirne. Ho fatto unaproposta molto semplice: a queste persone, che non sono affatto peggiori delle altre,bisogna costruire ponti d'oro perché se ne possano andare dalla scuola; al loro postoverranno dei giovani che in parte sono insegnanti nati. Fino a quando molti insegnantisono insegnanti amareggiati, amareggeranno i bambini e li renderanno infelici. Rimangono nella scuola fino al pensionamento, e tirano un sospiro di sollievo quantola pensione arriva. Fintantoché nella scuola restano insegnanti amareggiati, che percomprensibili motivi terrorizzano i bambini - anche perché essi vengono intimoriti dailoro superiori, ad esempio dagli ispettori -, la scuola non potrà diventare migliore.

KARL R. POPPER - “BREVIARIO” - a cura di Massimo BaldiniRusconi. Cap.XXIV - 1998.

APPUNTI PER RIFLETTERE

La scuola dovrebbe porsil'obiettivo minimo che ognibambino non si sentisse maicome si è sentito Pennac eche per ognuno di loro si la-vorasse per aiutarli a diven-tare "qualcuno".Dobbiamo vigilare per que-sto loro diritto. Ogni bam-bino che entra a scuoladeve sentirsi rispettato perquello che è e deve sentireche il suo "maestro" è lì peraiutarlo a crescere e matu-rare, ad apprendere se-condo le sue capacità e lesue potenzialità, ad aprirloalla speranza e a crederenel proprio futuro.Questo è il più grande pre-mio che gli possiamo dare,questo ci chiedono e vo-gliono da noi.

Emilia De Rienzo

lascuolariguardatutti.blogspot.it

“Dieci anni sono niente per l’adulto che calcola in decennila propria esistenza. Passano così in fretta dieci anniquando ne hai cinquanta! (...) Si dà il caso che per il ra-gazzo ognuno di quegli anni valga un millennio; per lui il fu-turo sta tutto nei pochi giorni a venire. Parlargli dell’avveniresignifica chiedergli di misurare l’infinito con il decimetro. Se il “diventare” lo paralizza è soprattutto perchè esprimela preoccupazione e la riprovazione degli adulti. L’avveniresono io in peggio, ecco come interpretavo le parole deimiei professori quando mi dichiaravano che non sarei di-ventato niente: cretino per sempre, nient’altro che mai,dove “sempre” e “mai” erano le uniche unità di misura chel’orgoglio ferito propone al somaro per sondare il tempo (...)...Diventato insegnante, seppi d'istinto che era inutile bran-dire il futuro sotto il naso dei miei allievi peggiori. A ognigiorno la sua pena, e a ogni ora di quella giornata, purchéin in essa sia sia pienamente presenti insieme.E io, da bambino in essa non c'ero. Mi sembrava che losguardo verticale del maestro fosse come uno dei raggi

venuti giù dai dischi volanti e mi strappasse dalla sedia per scagliarmi istantaneamente altrove. Dove? Esattamentenella sua testa! La testa del maestro! Era il laboratorio deldisco volante. Il raggio mi posava lì. E lì veniva misuratatutta la mia nullità, dopodiché ero risputato fuori, con unaltro sguardo, come un detrito, e rotolavo in una discaricadove non potevo capire né ciò che mi insegnavano, néperaltro cosa la scuola si aspettasse da me visto che ero ri-tenuto incapace. Questo verdetto mi offriva le compensa-zioni della pigrizia: a che pro darsi da fare se le massimeautorità reputano che non ci sia niente da fare? (...)Quell'infanzia non è stata divertente, e ricordarla non lo èdi più.Nessun avvenire.Bambini che non diventeranno.Bambini che fanno cadere le braccia.Alle elementari, alle medie, poi al liceo, ci credevo anch'io,vero come l'oro, a questa esistenza senza avvenire.

Daniel Pennac - Diario di scuola

Cercasi don Milani, disperatamente!Cercasi don Milani, disperatamente!

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News insegnanti Gruppo Abele

Bocciati alle elementari. Bocciatialle scuole medie inferiori. Bambinicon disagi, moltissimi extracomuni-tari. Ma anche molti e molte bam-bine italiane. La 12enne a cui èmorta la mamma di cancro e diconseguenza ha fatto molte as-senza? Bocciata. Il bambino pro-blematico? Non c’è più il sostegno,bocciato. Aida lavora come ca-meriera in centro città, vive solacon la figlia di 11 anni che fre-quenta una scuola in zona. Abi-tano lontanissimo, la ragazzina èintelligente ha solo bisogno di unpo’ di comprensione: bocciata.E’ emergenza.“Noi badiamo al profitto, ai voti.Questa è una scuola esigente, sfor-niamo ragazzi con alte perfor-mance. Chi non ce la fa devecercare altrove”.Dov’è l’altrove?Quasi 2 milioni e mezzo i NEET,acronimo di Not In EmploymentEducation or Training. Cioè ragazzitra i 15 e i 24 anni che non studianoe non lavorano. Non fanno niente.NON MI DITE CHE E’ COLPA LORO.

Non lo accetto. (...)Una scuola deve accogliere, farcrescere e accudire oltre cheeducare, almeno fino ai 15 anni.La valutazione sulle performancenon la fanno più nemmeno leaziende, che hanno capito che civuole anche altro.Diciamo invece che la scuola èstata fatta a pezzi, che i taglistanno dando i risultati che ve-diamo. E anche considerando ilproblema solo da un punti di vistadi costi, uno Stato farà pure un bi-lancio complessivo: i soldi per cosìdire risparmiati sbattendo fuori dalpercorso scolastico migliaia di ra-gazzini, non dovremo poi invecespenderli per sostenere i costi so-ciali dei NEET? E dunque convieneoccuparsi dei ragazzi e delle ra-gazze PRIMA che sia tardi. Questaè politica.Una scuola elitaria, siamo tornati aquesto. Perchè è chiaro cheandrà avanti chi è bravo certo,ma in particolar modo chi è se-guito da famiglie o insegnanti perlo studio assistito.

La bussola

15 giugno 2012

www.ilcorpodelledonne.net

Dispersione in aumento: l’ultimo rapporto di Save the Children parla di almeno 114.000 ra-gazzi dispersi da questa scuola che vuole prestazione e merito.

Dall’universo virtuale un bell’articolo che interroga.

“Lavoro io al pomeriggio, non hotempo!” rispondeva la madreadirata alla professoressa che lechiedeva di seguire i figli nello stu-dio. L’Italia, il Paese dove tutti

vanno a ripetizione, succede solo

qui.

A chi viene voglia o si può per-mettere di fare figli? Niente lavoroper le giovani ma se anche lo tro-vano poi dell’educazione se nedovranno fare carico le famiglie.Mente lavorano, curano i vecchi,puliscono eccetera eccetera.Siamo poi certe che il mondo cheverrà abbia bisogno di individuiperformanti? O di persone anchecon altre qualità?Non sono una buonista, tutt’altro,ma ritengo che si possa chiederemolto a degli studenti/essequando li si è prima aiutati a cre-scere nel modo migliore. Conamore oltre che con compe-tenza. In modo maieutico: cre-ando per loro un ambiente dovepossano capire chi sono e dun-que compredere cosa vorrannoessere. Mi vengono i brividiquando mi dicono che unaclasse è composta solo da bam-bini bravissimi: cosa ne verràfuori? Una elite ariana?Cosa ci sarà nel cuore di queibambini di prima elementarebocciati? A 6 anni è anche diffi-cile comprendere cosa mai avraifatto perchè la mamma sia cosìtriste, il papà arrabbiato. Sei almondo da così poco e già ti pre-sentano il conto? (...)Io credo che quando una so-cietà non è più in grado di pro-teggere gli anziani e i bambini,significa che un ciclo si è con-cluso e dobbiamo dare inizio adaltro. Facciamo in fretta.

News insegnanti Gruppo AbeleC’è posta per...

Studiare per cosa?Studiare per cosa?

“…Ritorniamo ora al problema di cosa noi ragazzi apprendiamo a scuola e di quanto questo incida sulla nostra vita.Studiamo geografia ma poi di fatto abbiamo bisogno del navigatore per poterci muovere in città.

Studiamo matematica ma poi quando siamo al ristorante e vogliamo dividere una cena tra i partecipanti, dobbiamo tirare fuori il cellulare e fare i conti con la calcolatrice.

Studiamo tanto italiano, ma quando scriviamo usiamo quelle orribili abbreviazioni che impieghiamo anche nel cellulare.Poi cosa importante studiamo la storia, vediamo i governi che hanno caratterizzato le varie epoche, dal l’assolutismo

del re Sole alle dittature di Mussolini e Stalin…..alla democrazia semplice e quelle delle Polis. Questo non diventa parte di noi, non viene assimilato e interiorizzato per portare a rifletterci.Tutte queste conoscenze rimangono nella nostra mente giusto il tempo di essere interrogati.

E’ uno dei classici apprendimenti “dalla testa”, lo so, che portano a nulla.I ragazzi non hanno bisogno di ricordare ... ma hanno bisogno di capire...

Il ricordare fa riferimento a un puro apprendimento memonico, capire fa riferimento alle nostre capacità intellettuali di rielaborazione e riflessione”.

(M.)

Tre studentesse di liceo raccontano su un blog cosa pensano della scuola.

lascuolaciriguardatutti. blogspot

“…Spesso, non veniamo percepiti come singoli individui bensì come voti, meri numeri su un foglio di carta.

Ovviamente non tutte le scuole sono fatte così;

tramite un convegno sono entrata in contatto con la scuola steineriana che pone alla base del suo insegnamento

un approccio armonico con la natura, con il corpo e con le materie stesse;

non vengono dati giudizi in modo che gli alunni valorizzino lo studio in sé e il piacere di conoscere

e in modo che gli insegnanti diano valore alla personalità e non al contenuto nozionistico,

instaurando così un rapporto profondo”.

(l.)

"Il nostro obiettivo:elaborare una pedagogia che insegni ad apprendere,ad apprendere per tutta la vita dalla vita stessa."

Rudolf Steiner

6

“Ogni ragazzo, nel periodo che tutti chiamano “adolescenza”

attraversa periodi di completo sconforto,

in cui ogni cosa gli pare vana e inutile,

vuole solo sognare ed immaginare mondi più semplici, facili

in cui tutto e tutti si spiegano da sé

e non è necessario domandarsi “perché”.

Siamo in un mondo o in un altro?

“Perché” non riusciamo a fare questo o quell’altro?

“Perché” non siamo gli uni uguali agli altri?

Dover accettare che siamo diversi, o meglio unici, non è facile

come sembra, perché accettare la propria diversità significa

accettare di essere da soli, soli nella propria unicità”.

(S.)

News insegnanti Gruppo Abele La collezione

E se... cambiassimo sguardo e strategia?E se... cambiassimo sguardo e strategia?Stainer la chiamava “Pedagogia Cura-tiva Antroposofica”. Era il 1924. Nelle sue esposizioni parlava di bambinie adulti bisognosi di “cure dell'anima”. L'essere umano deve essere consideratonella sua unicità individuale: il ragazzino,trovandosi in difficoltà ad esprimere lasua stessa unicità tramite un corpo fisiconon correttamente sviluppato, ha biso-gno di un sostegno esterno per portaread espressione le proprie potenzialità. “Individualità meravigliose e particolaripossono celarsi dietro lo specchio ap-pannato di un deficit corporeo o men-tale (o di un disagio): sta all'amore delpedagogo nel sapersi avvicinare con unatteggiamento creativo ed artistico, alcalore dell'anima che si saprà svilupparenella famiglia e nell'ambiente socialeche circonda tali individualità, la chiaveper velare il mistero di queste esistenze”. Sono passati molti anni: purtroppo pochihanno compreso la forza di questa pro-posta pedagogica eccezionale e le in-dicazioni ministeriali sono orientate intutt’altra prospettiva.

7

La pedagogia Waldorf mira a sviluppare individualitàlibere, in grado di continuare ad imparare dalla vita,cercando di riconoscere, coltivare e portare a mani-festazione le potenzialità di ciascun bambino, rispet-tando i tempi della sua evoluzione fisica e interiore. Ilbambino è un essere in divenire e importanti trasfor-mazioni sono in relazione a diverse fasi di sviluppo.Queste sono legate ad un ritmo di settenni. L'appro-fondita conoscenza dei processi di sviluppo permetteall'educatore di coglierli e accompagnarli con inter-venti pedagogici adeguati.

Per un sano sviluppo del bambino è necessario cer-care un equilibrio dinamico, in altre parole un "re-spiro", tra due correnti:

• Da un lato devono essere educate le capacità diaccogliere e comprendere il mondo esterno attra-verso un affinamento dei sensi e, successivamente, la conquista di un rigoroso pensiero riflessivo.• Dall'altro bisogna curare nel bambino tutto ciò chelo rende attivo: l'attività motoria, la fantasia, l'espres-sività, la creatività, l'iniziativa. Sono infatti questi ultimiaspetti che nell'epoca contemporanea dominatadalle informazioni, dalle macchine e dalla realtà vir-tuale, rischiano di venire trascurati; il che può comportare un impoverimento dell'esperienza del

bambino e, soprattutto, pregiudicare la formazionedi una sana e forte capacità di iniziativa autonoma.

Si accompagnerà il bambino a sviluppare sempre ar-monicamente l'attività delle mani, del cuore e dellamente. Proprio su questo equilibrio poggerà la suacapacità futura di divenire un uomo libero, fiduciosoin se stesso e capace di contribuire allo sviluppo dellacomunità umana.

Viene riconosciuta pari dignità alle materie intellet-tuali, artistiche e manuali, con la consapevolezzache dita abili producono abilità di pensiero. La sanaformazione di corpo, anima e spirito è l'intento prin-cipale della pedagogia Waldorf.

Gli allievi sono stimolati ad esprimere le loro abilità tra-endone soddisfazione personale, e ad interessarsianche a quelle dei compagni, rendendo viva l'espe-rienza di armonia del gruppo in classe. Se il mondo didomani potrà essere un luogo in cui la pace, i dirittiumani, la democrazia, la tolleranza, la multiculturalitàavranno maggior spazio di oggi dipenderà in mas-sima parte dall'educazione, ed è proprio agli aspettisociali che l'educazione Waldorf dedica una partico-lare attenzione.

www.rudolfsteiner.it

News insegnanti Gruppo Abele

"La vita stessa è la grande scuola di vita e si potrà uscire dalla scuola nel modo giusto

soltanto se dalla scuola si porta con sé la capacità diimparare

a conoscere la propria vita dalla vita."

Rudolf Steiner

Steiner ha ancora molto da insegnareSteiner ha ancora molto da insegnare

7/14 anni: il rapporto col mondo

Nel secondo settennio il bambino ricerca il rapporto con ilmondo e con chi lo abita, acquista quindi importanza

l’educazione dei sentimenti attraverso l’esperienza del bello.

Nei primi tre anni di scuola sono fondamentali il ritmo el’immaginazione, che porteranno successivamente al ri-

sveglio di un pensiero più logico. Il maestro come autoritàamata diventa la porta che si affaccia sul mondo, in una

relazione che muterà di pari passo ai mutamenti del bambino.

Ogni Classe inizia il suo percorso con un maestro che laaccompagnerà come figura di riferimento per tutto il ciclo

di 8 anni, affiancato, nel corso del tempo, da altri inse-gnanti specializzati nelle singole materie.

Suo compito è presentare le lezioni nel modo più artisticopossibile, e armonizzare i vari talenti e temperamenti dei

ragazzi in modo da suscitare simpatia, tolleranza e senso sociale.

"Il metodo della scuola Waldorf cerca di adattare comple-tamente il piano di studi ai principi di sviluppo, alle forze di

sviluppo del bambino secondo le diverse età. Fino ai nove anni è necessario parlare delle cose del

mondo, di piante e animali, di monti e fiumi come nellefiabe, appellandosi di preferenza alla fantasia; piante,

montagne e sorgenti gli devono parlare e venire incontrodal mondo esterno con lo stesso linguaggio che egli cono-sce già in se stesso. Quando raggiunge l’età caratterizzatafra i nove e i dieci anni, lo conduciamo alla botanica che

fa parte dell’intelletto, ma dell’intelletto mobile, vivente e alla zoologia che conduce

al rafforzamento della volontà."

Adolescenza: la ricerca dell’ideale

Alle soglie della pubertà il ragazzo manifesta nuovi bisogni di conoscenza e di relazione, i suoi pensieri e le sueesperienze lo orientano verso ciò che gli appare come unideale da raggiungere: il sapere del maestro, la chiarezza del pensatore o l’opera,la capacità creativa dell’artista. Gli stati d’animo dell’adolescente oscillano tra mille con-trasti e contraddizioni: i ragazzi anelano all’autonomia ealla libertà ma ancora non hanno conquistato la loro sicu-rezza interiore. Hanno sete di sapere, di trovare risposte agli interrogativisulla vita e sul mondo attivando il loro pensiero. Per dare risposte agli interessi più profondi degli adolescenti, un gruppo di insegnanti maggiormentespecializzati sostituisce il maestro di Classe nel guidarli enell’indirizzare in modo responsabile le loro forze individualie la loro autonomia di giudizio. Grande importanza acqui-sta l’approfondimento delle materie scientifiche che sti-molano l’esercizio dell’osservazione diretta del mondo edel pensiero logico-razionale: fisica, chimica, biologia, topografia, economia, forestazione, e così via, vengonoaffrontate in modo sperimentale e vivo. Lo studio delle materie umanistiche ha il compito di educare ad un atteggiamento oggettivo rispetto alleemozioni, al superamento di simpatie ed antipatie grazie a solide basi conoscitive. Parsifal e la sua ricerca sono il simbolo di questo periodo. Le materie artistiche continuano ad affiancare le altre, aumentando di numero.

www.rudolfsteiner.it

Insegnare = conoscere a fondo i processi evolutivi e saperli accompagnare.

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" Non ci si deve chiedere: cosa deve sapere ed essere in grado di

fare l’uomo per l’ordine sociale, perché questo già esiste; bensì: cosa

vi è di predisposto nell’essere umano e cosa può essere sviluppato

in lui? In questo modo sarà possibile arricchire l’ordine sociale di forze

sempre nuove provenienti dalla generazione degli adolescenti. Al-

lora, in questo ordine ci sarà sempre la vita che gli uomini, entrati a

fare parte di essa, sapranno realizzare; ma non si faccia della gene-

razione degli adolescenti ciò che vuole l’attuale organizzazione so-

ciale." Rudolf Steiner

La collazione

Dispersione scolastica: tutti contro!Dispersione scolastica: tutti contro!

News insegnanti Gruppo Abele Agorà libera

Oggi 114 mila giovani, secondol’ultimo rapporto di Save theChildren (o 500mila, secondoaltre indagini) finiscono per ab-bandonare la scuola. La scuola non riesce ad aggan-ciarli o peggio li allontana. Enti e Associazioni che lavoranoda anni contro la dispersione,tappano i buchi di una istituzionepubblica carente e tuttavia ilproblema si ripropone e i datidella dispersione continuano adaumentare. Che fare? Noi crediamo che la dispersionescolastica si possa contrastaredavvero.Le esperienze di seconda oppor-tunità hanno raggiunto grandi ri-sultati, ma stanno chiudendo ibattenti per motivi economici.Siamo di fronte ad un’occasioneunica che ci obbliga a riflettere,raccogliere gli elementi fondantidi queste esperienze (che hannopermesso a molti ragazzi di recu-perare percorsi scolastici inter-rotti o prevenire fallimentiripetuti) e provare a ri-portare l’attenzione educativa dentro lascuola di prima opportunità.

Ecco perché incontrarci!Questo convegno propone unlaboratorio per andare oltre” laseconda opportunità e ragio-nare su alcune CONDIZIONI DIBASE che permettono ad unascuola di lavorare davvero con-tro la dispersione, Per questo motivo, Il GruppoAbele, i Maestri di Strada di Na-poli, L’Associazione Icaro I Caredi Reggio Emilia invitano le orga-nizzazioni e le scuole che lavo-rano su uno o più caratteristichesalienti della lotta alla disper-sione scolastica (in elenco qui diseguito), per discutere e fissarealcuni punti condivisi in un docu-mento che verrà proposto agliorgani istituzionali.

1.Rapporto tra apprendimentiformali e informali: non si ap-prende solo dai libri …2.Star bene a scuola: basta conla frammentazione di orari e ma-terie che triturano l’esperienzadei ragazzi anziché facilitarneun’educazione integrata.3.Sinergie tra docenti e figure so-ciali: la scuola dei soli docentinon funziona.

4.Didattica laboratoriale e coo-perazione: apprendere a coope-rare creandone le condizioni: Ilvalore della cooperazione è unobiettivo primario, è l'essenzadell'apprendimento.5.Genitori - soggetti della scuola:che fine fanno in un progetto direcupero scolastico? I genitorinon sono un “danno collaterale”ma i "committenti" e laddovesono parte attiva diventano va-lore aggiunto.6.Co-docenza . Importante la fi-gura l’educatore in classe: non èil tutor, ma un educatore socialea tutto campo che facilita la di-mensione relazionale nell’ap-prendimento, stimola la veraautonomia, ovvero la capacitàdi stabilite relazioni per appren-dere insieme gli uni dagli altri(professori-allievi, allievi-allievi, al-lievi genitori, genitori-insegnanti). La due giorni ci darà l’opportu-nità di confrontarci e definire al-cuni punti fermi checaratterizzano un’esperienzascolastica educativa l’unità dellapersona anziché per la sua disso-ciazione e/o dispersione cultu-rale, relazionale e sociale.

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CONVEGNO CONVEGNO CONVEGNO

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Cari colleghi, Finire un anno scolastico è una impresa eroica! Poi le forze vengono meno...La pausa estiva è un’occasione per rigenenrarsi e trovare spazi aperti e sani dove aprire la mente all’essen-ziale. Ecco per voi qualche piccola riflessione e un invito per un incontro speciale alla Certosa di Avigliana,un luogo di pace e tranquillità. Vi aspettiamo con le vostre idee e i vostri suggerimenti per condividere edare voce a quello che “ci sta a cuore” dell’educare.Buona pausa rigenerante a tutti!

Lunedì 16 Luglio - Mattino: h.10/13

Accoglienza e presentazione obiettivi dell’incontro- Gruppo Abele

Esiste ancora la dispersione scolastica? - i dati diSave the Children

Volti storie prospettive a partire dalla dispersione –Cesare Moreno, Maestri di Strada Napoli

Pomeriggio: h 15/19Bocciare la scuola che boccia: la dispersione som-mersa e le strategie inefficaci della Scuola – GuidoTallone

Gruppi di confronto sugli elementi caratterizzantiuna proposta scolastica anti dispersione:

1) Continuità nel tempo: la scuola non ha memo-ria, ma si va a collegare al prima e dopo del per-corso di apprendimento del ragazzo

2) Continuità nello spazio - la scuola, la “casa” e lavita devono collegarsi e contaminarsi.

3) Continuità metodologica : • apprendimento informale e formale si contami-nano• gruppo-individuo, le due dimensioni dell’ap-prendimento devono intrecciarsi.

Martedì 17 Luglio: h: 9/13

Educatori a scuola contro la dispersione: perchéfunziona? – Icaro I care

La scuola è una sola ed è per tutti - Cesare Mo-reno

Costruiamo una rete anti dispersione - Icaro I Care,Maestri di Strada, Gruppo Abele...

Conclusioni e prospettive – Gruppo Abele.

La collezione

Informazioni e iscrizioni: Insegnanti Gruppo Abele - [email protected]

Presso Certosa di Avigliana (TO), via Sacra di San Michele, 51.Quota d’iscrizione 20 euro. Vitto e alloggio 60 euro

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