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Dispense di Linguistica italiana Modulo B (Sociolinguistica): Il linguaggio dei giornali

Universit di Pisa Anno accademico 2007-2008 Mirko Tavosanis

Licenza Creative Commons Attribution Noncommercial No Derivative Works 3.0 http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/

31 gennaio 2008

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Indice1. Introduzione......................................................................................................................................3 2. La variazione linguistica...................................................................................................................4 2.1. La variazione linguistica in generale e nel caso italiano......................................................4 2.2. Gli assi di variazione ...........................................................................................................5 2.3. I generi testuali.....................................................................................................................6 3. Caratteristiche generali del linguaggio dei giornali italiani ............................................................9 3.1. Generi testuali e articoli di giornale.....................................................................................9 3.2. Il linguaggio dei giornali e la variet dellitaliano.............................................................10 3.3 Il linguaggio dei giornali un gergo o una lingua speciale?..............................................13 3.4 Il linguaggio dei giornali ha un nucleo ideologico? Largomentazione di Michele Loporcaro..................................................................................................................................14 4. Il lessico..........................................................................................................................................19 4.1 Criteri di classificazione del lessico....................................................................................19 4.2 Classificazione etimologica................................................................................................19 4.3 Classificazione in base alluso...........................................................................................20 4.4 Il lessico e le diverse sezioni del giornale..........................................................................23 4.5 Il lessico della cronaca sportiva..........................................................................................24 4.6 Originalit nel lessico: il caso di Gianni Brera ..................................................................25 5. Morfologia e neostandard...............................................................................................................27 5.1 Il neostandard......................................................................................................................27 5.2 Diffusione della morfologia neostandard............................................................................30 6. Sintassi............................................................................................................................................31 6.1 Sintassi non standard...........................................................................................................31 6.2 Tratti generali della sintassi dei giornali contemporanei....................................................33 6.3 Particolarit nei titoli dei giornali.......................................................................................37 7. Il rapporto tra testo e immagini: unintegrazione mancata.............................................................39 8. Conclusioni: il linguaggio dei giornali e le altre variet di lingua.................................................40 Bibliografia.........................................................................................................................................42

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1. IntroduzioneQuesto modulo illustra alcune nozioni di sociolinguistica (cio: descrizione delle diversit di uso della lingua in situazioni reali) usando come materia prima il linguaggio dei giornali. Allinterno delle dispense vengono presentati assieme argomenti teorici e fenomeni grammaticali descritti in modo pi dettagliato: per esempio tratti neostandard e substandard (cap. 5) e alcuni fenomeni sintattici (cap. 6). Lobiettivo generale del corso consiste infatti nel fornire informazioni sulla sociolinguistica e sul linguaggio dei giornali e e nel dare al tempo stesso la competenza per riconoscere nei testi italiani reali alcuni tratti rilevanti. Nelle prove finali del corso, coerentemente, richiesto di descrivere correttamente alcune nozioni teoriche, ma anche di individuare tratti linguistici allinterno di testi giornalistici. Dal punto di vista pratico, quindi, le dispense sono integrate dagli esempi di verifica finale forniti sulle pagine del corso, che danno unidea pi precisa di ci che viene controllato. Per quanto riguarda le nozioni necessarie ad affrontare il corso, il Modulo B , appunto, la seconda parte di un corso pi ampio di Linguistica italiana. Non fissata una propedeuticit formale ma, nei fatti, alcune nozioni presentate qui rappresentano lampliamento e il consolidamento di quanto detto nel Modulo A e nel suo manuale di riferimento, gli Elementi di linguistica italiana di Ilaria Bonomi, Andrea Masini, Silvia Morgana e Mario Piotti (Bonomi e altri, 2003), che comprende gi una sezione di sociolinguistica. Anche la terminologia adottata far riferimento a questo manuale. Per quanto riguarda invece la scelta della materia, sembra opportuna qualche parola di giustificazione. Perch il linguaggio dei giornali pu essere scelto come oggetto di un corso di Linguistica italiana? Innanzitutto perch, come molti oggetti di studio, anche il linguaggio dei giornali interessante di per s, indipendentemente da qualunque fine pratico immediato. per molto difficile che qualunque tipo di descrizione scientifica rimanga privo di conseguenze. Per esempio, per quanto riguarda i risultati raggiunti dalla linguistica italiana, si noter pi volte anche allinterno di queste dispense che alcune caratteristiche di lingua si possono descrivere oggettivamente, mentre altre, nonostante se ne parli molto, sono molto difficili da misurare al punto che si possono legittimamente avere opinioni diverse sulla loro esistenza e sulla loro importanza. Una situazione simile si ritrova in molte altre circostanze, e il suo esame in questo caso pu avere quindi interesse pi ampio. Lo studio del linguaggio dei giornali ha per anche motivazioni pi pratiche: oggi, in Italia, i giornali e i giornalisti forniscono un modello per molti usi scritti della lingua. In alcuni casi una scelta voluta (per esempio, scrivere finti articoli di giornale una prova da esame di maturit). In altri casi, invece, il modello viene applicato involontariamente, per semplice mancanza di alternative e in situazioni del genere pu addirittura produrre effetti negativi. Per esempio, a volte capita di trovare elaborati di laurea triennale scritti come se fossero, pi che testi scientifici, lunghi articoli di giornale. Privi cio di struttura esplicita (scansione in sezioni, indici, e via dicendo) e di precisione espositiva (veicolata da note contenenti dettagli, bibliografie, indicazione esatta delle fonti, eccetera). Mettere a fuoco la natura spesso convenzionale del linguaggio giornalistico quindi probabilmente un buon esercizio anche ai fini dellapprendimento della scrittura.

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2. La variazione linguistica2.1. La variazione linguistica in generale e nel caso italiano Prima di iniziare a parlare del linguaggio dei giornali opportuno richiamare lattenzione su un fatto che sembra ovvio, ma che in realt lo solo fino a un certo punto: gli esseri umani non parlano tutti allo stesso modo.1 Questo tipo di comportamento, che pu essere definito in termini molto generici come variazione linguistica, stato descritto nei secoli con stupore, ammirazione, perplessite via dicendo. Particolarmente interessante per il caso italiano il modo in cui Dante, nel primo libro del De Vulgari Eloquentia, descrive la situazione della lingua a lui contemporanea in Europa, insistendo in particolare sulle diversit tra le diverse parti dItalia:Ma vediamo perch lidioma principale si diviso in tre rami; e perch ciascuna di queste variet si divide in s stessa, per esempio la parlata del versante destro rispetto a quella del versante sinistro dItalia: e infatti i Padovani e i Pisani parlano in modo diverso; e perch ancora genti di regioni limitrofe si differenziano nel parlare, come Milanesi e Veronesi, o Romani e Fiorentini; e cos popoli che appartengono alla stessa gente, come i Napoletani e i Caietani, i Ravennati e i Faentini; e inoltre, cosa che pi stupisce, membri di una stessa citt, come i Bolognesi di Borgo San Felice e quelli di Strada Maggiore (DVE, I, IX, 4; traduzione di Giorgio Inglese).

La variazione pu esistere tra lingue diverse o tra livelli di una stessa lingua. Il primo tipo di variazione si pu considerare ben presente alla coscienza di tutti i parlanti italiani adulti: tutti danno per scontato che un turista giapponese o indiano di passaggio a Pisa non sia in grado di parlare italiano, e che la maggior parte degli italiani avrebbe problemi a parlare turco. Il secondo tipo di variazione, quello tra diversi livelli di una stessa lingua, invece meno ovvio: gli italiani non parlano tutti italiano? E le differenze tra i diversi modi di esprimersi non sono tutte, semplicemente, sviste o errori da condannare? Questo modulo riguarda la Linguistica italiana, quindi si occuper di descrivere solo la variazione linguistica interna allitaliano. Questa scelta per pone subito un problema: quali sono i confini della lingua? Di nuovo, per la coscienza degli adulti italiani oggi si pu dare per scontato che le lingue straniere possano essere considerate senza problemi estranee allitaliano anche quando, come nel caso dello spagnolo, risultano facilmente comprensibili. Pi difficile invece dire quando finisce o comincia litaliano paragonandolo ai dialetti. I dialetti dellitaliano sono infatti lingue sviluppate e autonome (e, tra laltro, a un parlante italiano proveniente da altra regione, molti dialetti del nord o dellestremo sud dItalia suonano senzaltro meno comprensibili rispetto appunto a una lingua straniera come lo spagnolo); inoltre, il loro studio di solito distinto da quello dellitaliano. Per dettagli sulla dialettologia si rimanda al manuale (Bonomi e altri, 2003, pp. 22-36); ai fini di queste dispense per opportuno ricordare che in un celebre studio pubblicato nel 1960 il linguista G. B. Pellegrini ha formalizzato per primo la distinzione tra quattro diversi livelli di lingua, accessibili in contemporanea a molti italiani. I primi due livelli rientrano nellitaliano, gli altri nel dialetto:

Italiano Italiano regionale Dialetto regionale italianizzato Dialetto

1 Gli argomenti presentati in questo capitolo riprendono, con angolazione diversa, quelli presentati nella prima sezione del manuale (Bonomi e altri 2003)

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Il discrimine tra italiano e dialetto viene individuato da Pellegrini sulla morfologia (= se si usa una morfologia diversa da quella italiana, siamo nel dialetto; se si usa la morfologia dellitaliano, si tratta di italiano standard o, alla peggio, di italiano regionale). una scelta che pone diversi problemi e che stata messa in discussione da molto tempo, ma che pu servire come primo criterio di riferimento. Una volta esclusi i dialetti veri e propri e i dialetti regionali italianizzati (ma non litaliano regionale) dallarea trattata dal modulo, possibile mettere a fuoco la grande variabilit interna che esiste anche allinterno dellitaliano vero e proprio. In sostanza, il punto chiave che, senza uscire dai confini della lingua, la stessa cosa pu essere detta in modi molto diversi tra loro. Un esempio canonico dato dalla descrizione di questa scena fornita allinizio di un celebre scritto di Italo Calvino, Lantilingua (1965):Il brigadiere davanti alla macchina da scrivere. Linterrogato, seduto davanti a lui, risponde alle domande un po balbettando, ma attento a dire tutto quel che ha da dire nel modo pi preciso e senza una parola di troppo: Stamattina presto andavo in cantina ad accendere la stufa e ho trovato tutti quei fiaschi di vino dietro la cassa del carbone. Ne ho preso uno per bermelo a cena. Non ne sapevo niente che la bottiglieria di sopra era stata scassinata. Impassibile, il brigadiere batte veloce sui tasti la sua fedele trascrizione: Il sottoscritto essendosi recato nelle prime ore antimeridiane nei locali dello scantinato per eseguire lavviamento dellimpianto termico, dichiara dessere casualmente incorso nel ritrovamento di un quantitativo di prodotti vinicoli, situati in posizione retrostante al recipiente adibito al contenimento del combustibile, e di aver effettuato lasportazione di uno dei detti articoli nellintento di consumarlo durante il pasto pomeridiano, non essendo a conoscenza dellavvenuta effrazione dellesercizio soprastante.

Un esempio diverso di questa variabilit viene fornito da un esercizio letterario di Tommaso Landolfi. Ecco linizio del suo racconto La passeggiata (1966):La mia moglie era agli scappini, il garzone scaprugginava, la fante preparava la bozzima Sono un mucido, veh, sono perfino un po gordo, ma una tal calma, mal rotta da quello zombare o dai cuiussi del giardiniere col terzomo, mi faceva quel giorno leffetto di un malagma o di un dropace! Meglio uscire, pensai invertudiandomi, far magari due passi fino alla fodina. In verit siamo ormai disavvezzi agli spettacoli naturali, ed perci da ultimo che siam tutti cos magoghi e ci va via il mitidio. Val proprio la pena dessere uomini di mobole, se poi, non che andarsi a guardare i suoi magolati, non si va neppure a spasso! Basta. Uscii dunque, e mimbattei in uno dei miei contadini, che volle accompagnarmi per un tratto. Ma un vero pigo! In oggi di quegli arfasatti e di quelle ciammengole o manimorce, ve lo so dir io, non se ne trova pi a giro; n servono drusce per farli parlare, ma purtroppo hanno perso la loro bella lingua di una volta. Recava due lagene. - Dove le porti? - Agli arratori laggi: vede, dov quellessedo. C il crovello per loro.

Il gioco di Landolfi in questo racconto consiste, come si sar capito, nello scrivere un testo incomprensibile facendo ricorso non a parole inventate (come accade per esempio nella Gnosi delle fnfole di Fosco Maraini), ma a parole che, pur registrate nei vocabolari italiani, sono sconosciute alla maggior parte degli italiani stessi, anche di buona cultura, perch sono arcaiche, regionali, specifiche di un determinato settore e via dicendo (la classificazione del lessico sar trattata in dettaglio nel cap. 4). Per esempio, in questo brano la parola bozzima presentata nella prima frase semplicemente, secondo il vocabolario De Mauro, un termine usato nellItalia centrale per indicare il pastone per i polli.

2.2. Gli assi di variazione Presa coscienza delle variazioni possibili nelluso della lingua, utile introdurre una terminologia 5

specialistica per descrivere le differenze in modo un po meno impressionistico. Tradizionalmente, nella linguistica degli ultimi anni si fa ricorso a un assieme di parametri detti assi di variazione. I cinque principali sono: Diacronico = variazione nel tempo (lo stesso concetto viene espresso in modi diversi da persone che vivono in periodi storici diversi): egli dice / lui dice (italiano di inizio Novecento contro italiano contemporaneo) Diatopico = variazione nello spazio (lo stesso concetto viene espresso in modi diversi da persone che vivono in luoghi diversi): noi andiamo / noi si va (italiano standard contro italiano regionale toscano) Diastratico = variazione a seconda dello strato sociale (lo stesso concetto viene espresso in modi diversi da persone appartenenti a strati sociali diversi): Ci mal di testa / Accusa una cefalea (pi o meno...) Diafasico = variazione a seconda della comunicazione (lo stesso concetto viene espresso in modi diversi dalla stessa persona in situazioni diverse): Ci mal di testa / Accusa una cefalea (ila prima frase pu essere pronunciata da un medico parlando in famiglia, la seconda dalla stessa persona durante una presentazione formale) Diamesico = variazione a seconda dei mezzi di comunicazione (lo stesso concetto viene espresso in modi diversi dalla stessa persona quando usa mezzi di comunicazione diversi): Cio, un ci sha tempo pe studia / Non abbiamo tempo sufficiente per prepararci (lamentela espressa a voce contro lamentela espressa per iscritto) Occorre tener presente che la variazione linguistica ha una componente insopprimibile di originalit individuale: un singolo individuo pu sempre decidere, per ragioni proprie, di esprimersi in un modo diverso dal solito. Tuttavia nella maggioranza dei casi la variazione non casuale e, per esempio, in determinati casi la scelta di un modo di esprimerci o dellaltro ci fa capire meglio la situazione (formale o informale).

2.3. I generi testuali Come vedremo meglio pi avanti, nellanalisi del linguaggio dei giornali ha particolare importanza la variazione diafasica. In primo luogo va per approfondito un caso particolare di variazione diafasica: quella legata al genere testuale. Definire i generi testuali molto difficile. Una definizione di partenza potrebbe essere quella secondo cui i generi testuali sono azioni comunicative tipizzate, che si ripetono con molti tratti simili. Questo genere di definizione abbastanza intuitivo: in sostanza, dice che alcune azioni comunicative sono imparentate perch hanno in comune qualche elemento, nella forma (incluse le caratteristiche linguistiche), nel contenuto o nello scopo. Una classificazione completa dei generi testuali viceversa molto difficile. Alcuni casi sono semplici: quando parliamo di romanzi, poesie, articoli di giornale e via dicendo, sappiamo tutti di che cosa si parla (e, spesso, qual il tipo di linguaggio che possiamo incontrare al loro interno). I generi comunemente usati nella comunicazione contemporanea sono comunque sorprendentemente numerosi anche se ce ne accorgiamo solo quando proviamo a catalogarli sistematicamente. Uno studio sui generi testuali identificabili sul web ha individuato per esempio 48 generi identificabili a livello di pagina web. Solo tre di questi sono stati identificati come novit portate dal web (Crowston e Williams 1997):

hotlist (A list of Web sites not controlled by the list's author, often organized by topic)

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home page (A presentation of personal information, often with links to other information or a hotlist) statistiche siti web (Records of accesses to a Web server)

Gli altri 45 generi identificabili erano generi testuali che esistevano anche prima dellinvenzione del web. Per esempio:

Column: A special feature, esp. one of a regular series of articles or reports (definizione dellOxford English Dictionary, OED) Memorial: An article by which the memory of a person, thing, or event is preserved Concert review: Retrospective description of a concert Product reviews: Description and evaluation of products to advise potential purchasers Ratings: Numeric evaluations of products or services Submission instructions: Instructions for preparation of material to be submitted for consideration for publication Table of contents: A summary of the matters contained in a book, in the order in which they occur, usually placed at the beginning of the book (OED)

Complica ulteriormente le cose il fatto che i generi possono anche avere una gerarchia: al supergenere articolo possono essere ricondotti generi pi circoscritti come articolo scientifico, articolo scientifico in biochimica, articolo sullidentificazione di proteine e via dicendo (oppure: blog, post dei blog, link e menu dei blog...). Tuttavia, anche se le definizioni sono naturalmente convenzionali e possono essere esplicite o meno, molti generi sono immediatamente identificabili anche da parte di lettori non specialisti. Per esempio, per la maggior parte degli italiani non ci sono probabilmente problemi ad assegnare a tipi di testi ben precisi questi tre estratti: 1. Causa improvviso impegno precipitomi Roma stop. Prego prepararmi alloggio solite condizioni. 2. Vendesi appartamento zona Santa Marta, secondo piano senza ascensore, termosingolo, 75 mq. 3. Luna puella pallidula Luna flora eremitica Luna unica selenita La componente linguistica in questi casi fondamentale per lidentificazione dei generi: chiaramente, alcune parole sono plausibili in determinati tipi di testo, altre no. Alcuni generi possono inoltre essere pi formalizzati di altri anche a livello di suddivisione del materiale. Per esempio, un articolo scientifico tipicamente contiene (la terminologia ripresa da Matricciani 2003, p. 8):

Intestazione (titolo, lista e credenziali degli autori) Riassunto Introduzione Corpo (metodi, teoria, esperimento, risultati) Discussione Conclusione Ringraziamenti

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Riferimenti bibliografici (bibliografia)

Al contrario, di regola gli articoli di giornale hanno un titolo (che pu essere composto da diversi elementi: v. pi avanti), ma non hanno quasi mai delle suddivisioni interne. importante notare che allinterno del giornale tradizionale, inteso come oggetto fisico, compaiono molti generi testuali diversi. Per esempio, in aggiunta agli articoli veri e propri, compaiono:

lettere rubriche pubblicit a pagamento annunci economici eccetera...

Allinterno di questo modulo ci occuperemo per solo degli articoli (e non, per esempio, di A.A.A. Occasionissima offresi...), che sono senzaltro il genere testuale pi tipico dei giornali contemporanei.

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3. Caratteristiche generali del linguaggio dei giornali italiani3.1. Generi testuali e articoli di giornale Pi che un genere testuale, larticolo di giornale pu essere considerato un super-genere, perch esistono sottogeneri di articolo ben definiti (articolo di cronaca, editoriale...). A volte questi sottogeneri hanno anche una caratterizzazione linguistica piuttosto precisa che in passato era inoltre ancora pi marcata. Una classificazione tradizionale degli articoli di giornale (presentata in Bonomi 2002) prevede per esempio queste diverse categorie:

Editoriale articolo di fondo Corsivo Intervista (trasversale) Articolo di politica interna Articolo di politica estera Reportage Articoli di cronaca Articoli settoriali

A questa classificazione si sovrappone oggi una suddivisione in sezioni. Le diverse pagine del giornale sono infatti raggruppate in sezioni, diverse da giornale a giornale e spesso da giorno a giorno. Questa per esempio la suddivisione in sezioni usata dal Corriere della sera in un giorno scelto a caso dellautunno 2007:

Primo piano Esteri Politica Cronache Economia (Economia / Mercati Finanziari) Opinioni & Commenti Lettere al Corriere Cultura Libri Terza pagina Spettacoli Sport Televisione, meteo

E questa la corrispondente suddivisione del Tirreno:

Attualit Primo piano Attualit Economia

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Lettere & Opinioni Toscana Pisa Calsi S. Giuliano Vecchiano Cascina Lungomonte Pontedera Sport (Pisa) Spettacoli & Cultura Televisione / Cartellone

In ogni caso, qualche tratto in comune tra i diversi articoli c, al punto che spesso possiamo riconoscere un brano proveniente da un articolo di giornale anche quando lo vediamo fuori contesto. Per esempio, facile supporre che questo brano provenga effettivamente da un articolo di giornale:ROMA - Il tintore di Fontana di Trevi torna a colpire. E lo fa lanciando mezzo milione di palline di plastica colorate da Trinit dei Monti, che hanno raggiunto e colorato, rimbalzando sulla famosissima scalinata, la fontana di Piazza di Spagna, tra lo stupore di passanti e turisti. Un nuovo gesto plateale rivendicato da Graziano Cecchini, l'uomo che tinse di rosso l'acqua della Fontana di Trevi nell'ottobre scorso. un'operazione artistica che documenta con l'arte il problema che abbiamo in Italia, ha detto lo stesso Cecchini sul posto. Ci raccontano - ha detto ancora - tante bugie che non sono n di destra n di sinistra. I carabinieri hanno in seguito fermato Cecchini, insieme ad altre tre persone.

In altri casi, tuttavia, lidentificazione pi problematica. Per esempio, la descrizione del meccanismo di funzionamento dellantilingua visto nel testo di Calvino a 2.1. era linizio di un articolo di giornale anche se ben pochi lettori lo possono associare oggi a questo genere. Come si detto, la riconoscibilit di un genere si basa spesso sulla presenza al suo interno di tratti formali o di contenuto. Prescindendo dai contenuti, tra i tratti strutturali pi frequenti che caratterizzano gli articoli di giornale possiamo elencare:

la presenza di un titolo la presenza (non sempre) di una firma, un luogo o una data una lunghezza confinata entro limiti precisi: un testo troppo lungo non un articolo di giornale.

Anche per il modo di presentare linformazione esistono linee predefinite come quelle del modello a piramide: le informazioni pi importanti dovrebbero essere fornite allinizio, seguite da informazioni via via meno importanti (in realt, nel giornalismo italiano si seguono spesso schemi diversi, molto pi vicini al modello del tema scolastico).

3.2. Il linguaggio dei giornali e la variet dellitaliano A un livello pi propriamente linguistico, i giornali fanno uso di forme caratteristiche. Questuso adesso meno marcato di un tempo (per una descrizione dettagliata del modo in cui la situazione si evoluta nel corso del Novecento si rimanda a Bonomi 2002, cap. 1); tra i tratti pi caratteristici, imparentati con il linguaggio burocratico e con quello dei verbali di polizia, si segnalano per esempio il cosiddetto imperfetto cronistico (del tipo la sventurata si buttava dalla finestra) e il 10

ricorso frequente a sinonimi elevati, come portarsi per andare e operare un arresto per arrestare, ecc. Una situazione simile non una caratteristica italiana: una qualche forma di linguaggio giornalistico si sviluppata in molti paesi. Gaetano Berruto ha tracciato nel 1987 uno schema riassuntivo delle variet dellitaliano (fig. 1).

Fig. 1. Le variet dellitaliano (Berruto 1986, p. 21) Per un commento dettagliato a questo schema si rimanda ancora a Bonomi e altri (2003). Ci che ci interessa qui per una percezione diffusa: il posto dellitaliano dei giornali , secondo molti, al 11

centro dello schema. Litaliano dei giornali viene percepito insomma come una specie di modo di default di esprimersi nello scritto. Questa percezione corrisponde in buona parte alla realt. Tuttavia, in una discussione scientifica, davanti a unaffermazione di questo genere occorre sempre porsi una domanda: come facciamo a saperlo? Molte nozioni di senso comune si rivelano sbagliate non appena vengono esaminate sistematicamente. Non il caso dellidea appena descritta sulla posizione del linguaggio dei giornali; ma, appunto, come facciamo a saperlo? In fin dei conti, come detto nel paragrafo precedente, per buona parte del Novecento litaliano dei giornali ha ospitato frequenti tratti burocratici o letterari che spostavano la sua collocazione nello schema Quale metodo possiamo quindi usare per confermare la collocazione intuitiva di cui abbiamo appena parlato? La risposta pi immediata : il controllo della presenza di tratti linguistici che sono associati appunto con larea centrale dellespressione. La descrizione dei diversi tratti, che a volte riguardano il lessico, a volte la morfologia e a volte la sintassi, sar oggetto del resto del modulo. Prima di entrare nel dettaglio, per, possibile dare alcuni riferimenti essenziali. Proviamo per esempio a rispondere ad alcune domande: nei giornali hanno un ruolo significativo gli assi di variazione di cui abbiamo parlato prima? Per esempio, hanno un ruolo la variazione diatopica (ci sono diversit locali?), quella diacronica (com cambiato il linguaggio dei giornali nel tempo?) e, soprattutto, quella diafasica (i giornali sono diversi tra di loro? E le diverse sezioni, o i diversi giornalisti?)? Allultima domanda necessario fornire una risposta molto articolata, che sar illustrata gradualmente pi avanti. Pi rapido il discorso per la variazione diatopica, perch la sua presenza relativamente ridotta: litaliano dei giornali fortemente unitario. I giornali locali presentano spesso inserti locali (per esempio, la cronaca pisana del Tirreno presenta regolarmente poesie e testi in prosa in vernacolo nelle pagine della domenica); tuttavia queste aperture non si allargano agli articoli normali, in cui compaiono solo di rado veri e propri regionalismi (pi frequenti nei giornali locali o in quelli realizzati nel Centro-sud dItalia): vedremo meglio la situazione parlando del lessico (cap. 3). Per quanto riguarda la variazione diacronica, c un ampio consenso da parte dei linguisti: il linguaggio dei giornali molto cambiato a partire dalla met degli anni Settanta del Novecento. Come gi accennato, la componente letteraria e quella burocratica si sono molto ridotte; vedremo pi avanti (cap. 6) che la sintassi si semplificata, e, soprattutto, sono entrati stabilmente alcuni tratti di linguaggio colloquiale. Secondo questo consenso, infatti, la tendenza dominante degli ultimi trentanni (anche se non priva di controspinte) quella verso il colloquiale e lespressivo (lista di tratti in Bonomi 2002, p. 130; v. anche Dardano 1994, Serianni 2000). Non ovunque, peraltro, perch Bonomi (2002, pp. 134-5) nota anche come i giornali gratuiti abbiano per esempio come caratteri espressivi la leggibilit, lessenzialit, la mediet, la scarsa espressivit, che li differenziano significativamente dai quotidiani a pagamento, con molti stereotipi e affioramento del parlato nel lessico. Anche lapprofondimento linguistico di questi aspetti sar ripreso pi avanti. Per ora mi limito a notare che il consenso dei linguisti riconosce un ruolo fondamentale al quotidiano La Repubblica che dalla sua nascita, nel 1976, ha impresso al linguaggio giornalistico una forte spinta innovativa, avvicinandolo alla lingua comune e allontanandolo dal giornalese che certo contribuiva, insieme ad altre cause, alla scarsa leggibilit e popolarit dei quotidiani (Bonomi 2002, p. 128). Altri quotidiani, per esempio La Stampa di Torino, sono invece rimasti pi fedeli al modello tradizionale, cos come hanno fatto numerose testate locali. A questo punto, opportuno indicare alcune caratteristiche tradizionali del linguaggio dei giornali. Sociologicamente, i giornali italiani sono stati scritti per lungo tempo per pochi iniziati, ed erano caratterizzati da un linguaggio allusivo, dalla presenza di pochi fatti e molte interpretazioni, dallabbondanza di note politiche e dalla scarsit di notizie di cronaca... I giornali ottocenteschi, rivolti a unlite, avevano del resto ottime ragioni per ripetere questa formula. La tradizione per 12

rimasta forte anche quando i giornali sono arrivati a un pubblico pi ampio. Nel corso del Novecento c peraltro stata unevoluzione. Nel periodo 1943-1970, per esempio, si mantenuta una lingua sostenuta e sorvegliata ma scomparso il giornalismo del bello scrivere diffuso fin dalle origini (Bonomi 2002). Qualche tratto valido per tutto il periodo pu comunque essere indicato. In riferimento alle tre grandi aree indicate prima, e in confronto alla situazione attuale, si possono considerare caratteristiche del linguaggio giornalistico tradizionale:

lalta frequenza del lessico letterario-burocratico la presenza di una morfologia saldamente standard la complessit della sintassi

... anche se queste sono le punte pi marcate; la situazione reale, soprattutto per gli articoli di cronaca, era meno estrema.

3.3 Il linguaggio dei giornali un gergo o una lingua speciale? Parlando di alcune variet di italiano a volte si usano termini come gergo, gergo tecnico, codice e cos via. In linguistica si segue una classificazione pi rigorosa (v. Bonomi e altri 2003, pp. 60-76), in cui per esempio si considera il gergo come una lingua di un gruppo di persone, spesso ai margini della societ, usata per stabilire la solidariet di gruppo e per non farsi capire allesterno (variazione diastratica). Il gergo inteso in questo senso quindi un mascheramento del linguaggio comune. Esistono inoltre i gerghi temporanei, tipici di una comunit di persone che si trovano a vivere assieme per un periodo definito (caserme, collegi, ecc.); i gerghi temporanei hanno anche uno stretto rapporto con il linguaggio giovanile recente. Il linguaggio dei giornali ha quindi poco a che fare con i gerghi in senso linguistico. Sembra abbia invece una parentela pi stretta con le lingue speciali o i linguaggi settoriali: modi di esprimersi tipici di determinati gruppi sociali, sviluppati in collegamento a un mestiere o a una professione. Le lingue speciali hanno come caratteristiche la presenza di un lessico proprio (= parole che si usano solo in quellambito) e la tendenza alla monosemia (= alle parole viene dato un significato univoco, in contrasto con la molteplicit dei significati di molte parole del linguaggio comune). Esempi tipici di lingue speciali sono il linguaggio medico (che solo pochi al di fuori della professione medica possono conoscere in profondit), o quello della chimica. Ora, il mondo del giornalismo ha (e soprattutto aveva) qualche parola propria, da elzeviro a catenaccio, ma gli articoli di solito sono scritti usando il linguaggio comune al limite prendendo parole dalle lingue speciali di altri settori (economia, medicina...), come vedremo meglio a 4.4. Il linguaggio dei giornali quindi non una lingua speciale. opportuno fare ora una precisazione terminologica: tutte le lingue speciali usano parole difficili, cio, poco comprensibili a destinatari esterni, ai non addetti ai lavori. Per esempio, nel linguaggio medico compaiono espressioni caratteristiche come piretico, criptogenetico, gramnegativo. interessante notare che, dal punto di vista dellutilit, queste parole possono avere un peso molto diverso. Per convincersene basta controllare le traduzioni in linguaggio comune delle tre parole citate adesso:

Piretico = relativo alla febbre Criptogenetico = di origine sconosciuta Gram-negativo = di batterio che, sottoposto a un trattamento con un colorante basico, non mantiene il colore fissato in precedenza

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Come si vede, tra le prime due parole e la terza c una differenza notevole, anche solo per quanto riguarda la lunghezza della spiegazione necessaria a chiarire il significato. Nei primi due casi i termini tecnici possono essere perfettamente sostituiti da espressioni della lingua comune: sono tecnicismi collaterali. Nel terzo caso, invece, non esiste una sostituzione semplice: si tratta di un tecnicismo specifico che corrisponde a un concetto tecnico sconosciuto al linguaggio comune. Dal punto di vista del trasferimento di informazioni, i tecnicismi collaterali sono inutili; quelli specifici no. Come vedremo parlando del lessico, il linguaggio dei giornali, come quello della burocrazia, si serve di alcuni tecnicismi specifici ma fa soprattutto ampio uso di tecnicismi collaterali a fini espressivi. Se il linguaggio dei giornali non un gergo n una lingua speciale, che cos, allora? In positivo, il il linguaggio dei giornali viene oggi considerato semplicemente una variet di lingua (etichetta molto generica) veicolata da un dato mezzo di comunicazione e dotata di caratteristiche proprie. Nota sul mezzo (variazione diamesica): sono state indicate leggere differenze tra la lingua dei giornali su carta e quelle dei giornali in rete, ma non sono certo superiori a quelle tra diversi giornali su carta. Molto diverso il discorso sul linguaggio dei telegiornali che negli ultimi anni ha influito molto sui giornali tradizionali.

3.4 Il linguaggio dei giornali ha un nucleo ideologico? Largomentazione di Michele Loporcaro Una digressione su questo punto consente di illustrare il modo in cui oggi viene giudicato il linguaggio giornalistico: presenteremo quindi e commenteremo per qualche pagina un libro di Michele Loporcaro, Cattive notizie: la retorica senza lumi dei mass media italiani (Loporcaro 2005). Va tenuto presente che, a differenza dellanalisi per esempio della lingua dellepica nel Cinquecento, lanalisi del linguaggio dei giornali contemporanei un argomento che appassiona anche i non specialisti e capace di suscitare reazioni vivaci... e quindi sorprendente, ma solo fino a un certo punto, che il libro pi recente dedicato da un linguista al linguaggio dei giornali italiani sia, pi che un lavoro di ricerca, un pamphlet polemico fondato sullanalisi di alcuni tratti linguistici espressivi, spesso a livello del lessico. Riprendiamo qui una premessa generale (cap. 1): oggi, come sempre, c labitudine a dare giudizi sintetici su situazioni molto complesse. Per esempio, rimanendo in ambiti che ci interessano direttamente, si dice: la scuola italiana terribile, lultima riforma ha distrutto luniversit italiana, i giornali italiani sono peggiori di quelli degli altri paesi; e cos via. Oppure, viceversa: la scuola italiana ancora sana, la riforma ha salvato luniversit italiana, i giornali italiani sono migliori di quelli inglesi, eccetera eccetera. O, per quello che ci riguarda pi da vicino: gli italiani sono un popolo di scrittori oppure; gli italiani non sanno scrivere. Su moltissime questioni vengono date descrizioni di segno opposto. Come mai? Innanzitutto, perch appunto il mondo complesso e non riducibile a indicatori semplici. Alcuni valori si possono misurare scientificamente e in modo chiaro, altri no. Laltezza media degli italiani a 18 anni un dato misurabile. Le competenze degli italiani a 18 anni... meno. Si pu dire per esempio che una data percentuale degli italiani in grado a 18 anni di eseguire una determinata operazione matematica in determinate circostanze, e cos via; ma difficile dire se, per esempio, un calo delle prestazioni in grammatica italiana compensato da una maggiore fluidit con la lingua inglese, o da maggiore capacit di seguire una procedura, eccetera eccetera. E, soprattutto, se eventuali cambiamenti sono per il meglio o per il peggio. Allo stesso modo, si pu dire che tra i giornali italiani non esiste niente tanto serio quanto i 14

migliori giornali inglesi o americani, a cominciare dal New York Times. O si pu dire, per esempio, che almeno in Italia non esistono i tabloid scandalistici inglesi, come The Sun spazio occupato semmai dai nostri settimanali. Quale peso occorre quindi dare ai diversi fattori, al momento di esprimere un giudizio complessivo? secondo quali criteri? Ripercorriamo lanalisi di Loporcaro. Nel primo capitolo del libro, Due idee di notizia, due idee di societ, viene descritto il contrasto tra notizie come informazione e notizie come racconto mitico. Il primo tipo di notizie dovrebbe essere percepito come referenziale e oggettivo, il secondo come patetico e coinvolgente. Il primo tipo si rivolge allindividuo, a cui si forniscono dati per una valutazione individuale; il secondo al componente di una comunit, a cui si ricordano valori. Classificazione in buona parte accettabile, purch si tenga presente fin da ora che la separazione dei due tipi pu difficilmente essere totale. Fatta questa premessa, nel libro di Loporcaro segue un capitolo su I mass media italiani e la questione della lingua. Qui lautore riassume la situazione nei termini che abbiamo visto poco sopra. In sintesi: una volta il linguaggio dei quotidiani (e della comunicazione di massa) era poco comprensibile. Adesso diventato pi comprensibile, aderendo in questo (in buona parte casualmente) agli inviti dei linguisti, anzi, si adagiato sulla lingua della conversazione, al punto da perdere molte caratteristiche distintive. Loporcaro non si esprime in questi termini, ma, parafrasandone i contenuti, diciamo che il giornalismo italiano passato dal dire cose in un linguaggio incomprensibile al dire cose in un linguaggio di tutti i giorni. Il che di per s non certo un male, anzi - anche se nellottica di Loporcaro, un po lo , per i motivi che vedremo subito. Nella seconda sezione del libro, Linguaggio e retorica dei mass media italiani, Loporcaro traccia una sintetica analisi linguistica dei mezzi di comunicazione italiani, o meglio, delle loro sezioni informative: giornali e telegiornali. Il linguaggio dei giornali, va detto subito, viene visto soprattutto nel suo avvicinamento al linguaggio televisivo. Quindi, alcune delle considerazioni fatte riguardano in realt questo canale. Per, proprio perch la tesi di Loporcaro che il linguaggio dei giornali si sia ormai assimilato a quello della televisione, la differenza quantitativa pi che qualitativa. Lidea di base: questo linguaggio si talmente messo dalla parte della gente da essere una qualunquistica riproduzione dellesistente, cio dei luoghi comuni. Al punto che nel cap. 7, dedicato a La messa in scena delle notizie, si descrive limpatto che le parole collegate a:

sport motori delinquenza

hanno nella comunicazione giornalistica. Sport: discese in campo, autogol, a tutto campo, dribblare; motori: ammortizzatori sociali, partire in quarta, fare retromarcia, essere su / gi di giri, rimettersi in carreggiata. Criminalit: giustiziare, esecuzione, pulito, sballo, freddare. In fondo, i tg italiani parlano oggi cos per distanziarsi dal modello tradizionale, quello di una comunicazione pubblica condotta in linguaggio burocratico: cos che si passati dal burocratico assunzione di stupefacenti al colloquiale serata diversa o al gergale serata da sballo (Loporcaro 2005, p. 139), documentati da due servizi di due diversi telegiornali Rai del 23 marzo 2001: Sei ragazzi decidono di passare una serata diversa; Doveva essere una serata da sballo. Su questo passaggio, Loporcaro arriva al punto di dire che quando nei telegiornali per descrivere degli omicidi si usano verbi come giustiziare o esecuzione, la televisione sposa il punto di vista dei criminali. Adottandone il linguaggio, contribuisce a infrangere barriere, dove invece queste dovrebbero essere ben salde (p. 139). Insomma, il giornalismo si mette dalla parte dei criminali. Ora, che parole come giustiziare o esecuzione vengano usate in un senso diverso da quello 15

corretto verissimo. Tuttavia, questo non vuol certo dire sposare il punto di vista dei criminali (che, tra laltro, probabilmente, tra di loro non parlano in questo modo). semplicemente un uso espressivo che ha fatto perdere di vista il senso originario delle parole un po come successo ad ammazzare, la parola che Loporcaro propone a un certo punto come alternativa a quelle criticate. Una volta, ammazzare significava semplicemente colpire con una mazza: solo in un secondo momento ha assunto luso che oggi tutti conosciamo. In questo per non c nulla di strano uno dei tanti meccanismi di trasformazione della lingua, che ha dato passaggi ancora pi sorprendenti come fegato da iecur ficatum. Molte persone di buona cultura sono fortemente infastidite da questo modo di esprimersi, per, semplicemente, dire computer o scanner non ci trasforma in americani; dire cefalea o diverticolite non ci trasforma in medici. Alla peggio, o alla meglio, imparare a usare parole tipiche di un determinato ambiente ci avvicina un po alla conoscenza di quellambiente... e stop. Quindi, un conto sono le parole, un conto la realt dei fatti. Che i giornali e telegiornali italiani raccontino le cose in modo pieno di stereotipi, sciatto, spesso verissimo. Ma che luso di una parola significhi sposare il punto di vista del criminale, nei telegiornali italiani, che spesso grondano moralismo, non vero. N i giornalisti n gli spettatori interpretano verosimilmente le parole in questo modo. Laspetto interessante anche perch il registro brillante dei giornali e telegiornali viene messo a fuoco da Loporcaro proprio dal punto di vista lessicale. Nel libro c una sezione sintattica, dedicata alluso di e e ma a inizio frase, funzionali, secondo Loporcaro, a dare lidea di una narrazione continua (ne riparleremo nel cap. 6). Tuttavia, il grosso della caratterizzazione viene fatta a livello lessicale. Tornando quindi allargomentazione del libro, lo stile dei giornali di oggi brillante (e, secondo Loporcaro, criticabile) perch include le parole del mondo della droga o della delinquenza, oppure le parole della mafia a cominciare dai famosi pizzini di Tot Riina. Ora, ripetiamolo per chiarezza, che in un servizio sulla criminalit organizzata in Sicilia parlare di pizzini significhi mettersi dalla parte della mafia cosa che non sta n in cielo n in terra... eppure un linguista brillante come Loporcaro dice esattamente questo. Semplicemente, usi del genere sono tratti espressivi. La ricerca dello stile brillante di per s non avvicina allo stile anglosassone, ma potrebbe essere messa al servizio della critica sociale, anzich del qualunquismo, come dice Loporcaro. Tuttal pi si pu dire che rafforza la componente di coinvolgimento emotivo, pi che quella di analisi oggettiva e razionale. In linea di massima, quindi, il problema dei giornali italiani non pi, principalmente, un problema linguistico. Sembra soprattutto un problema di contenuti: il giornalismo italiano sembra, allocchio esterno, o acritico o di polemica. O si presenta senza la minima distanza critica lintervista al potente di turno, o si va allinsulto, mentre pare pi ridotta che altrove la via di mezzo, di presentazione razionale. Nei telegiornali, ovviamente, il fenomeno ingigantito. Su diverse cose perfettamente lecito che un giornalista non abbia opinione, e che voglia ascoltare due campane. Ma per esempio, in moltissime situazioni ci che i politici sparano talmente lontano dalla realt che ci si chiede quale essere umano voglia prestarsi a riferire pari pari cose del genere. Insomma, nella comunicazione giornalistica italiana sembra sorprendentemente ridotta, rispetto ad altre realt occidentali, la capacit di presentare ragionamenti o discutere criticamente le cose. Di sicuro questo atteggiamento ha una conseguenza ovvia, in questo sistema, in cui la verit non conta, chi comanda alla fine ha sempre ragione. Ed il contrario dellapproccio scientifico, in cui si dice chiaramente, ogni volta che ci sia possibile, chi ha ragione, chi ha torto e perch. In collegamento con il problema della scientificit e verificabilit possiamo poi tornare al problema linguistico: lanalisi di Loporcaro si basa su una competenza, per cos dire, intuitiva. Non ci sono statistiche di frequenza che dicano che, per esempio, nel corso degli anni la frequenza di una determinata parola da x diventata y, e cos via. Stiamo insomma parlando di impressioni dellautore... impressioni che coincidono con un comune sentire degli esperti, e che provengono da una persona con grande familiarit con largomento, ma che non sono sostenute da dati molto 16

solidi. E sicuramente, se invece di scegliere solo gli esempi rilevanti prendiamo articoli interi, il problema si ridimensiona. Bonomi (2002) presenta in questo modo i tratti espressivi nel lessico dei giornali (il capitolo da cui sono tratte queste considerazioni, quello finale, in effetti dedicato ai giornali on line ma, per i motivi gi esposti, le considerazioni possono essere estese anche agli altri tipi di giornale); in grassetto quel che coincide con la presentazione di Loporcaro, sottolineato ci che rimane fuori:

Componente attualistica (prestiti dallinglese e neologismi, spesso collegati ai settori economico, tecnico e bellico) Componente colloquiale (definita genericamente, attraverso esempi: calderone, fare fuori...) Retaggio giornalistico (sinonimi elevati, termini burocratici, stereotipi: giunto a unintersezione, urtava il veicolo...) Espressivit sportiva (definita attraverso una maggiore densit dei prestiti e della componente colloquiale, con traslati metaforici, ecc.)

Insomma, il fenomeno dellespressivit molto variato, e non affatto detto che, per esempio, lintroduzione di una terminologia specialistica sia di per s un male. Tuttavia, concludendo, nellottica di Loporcaro lespressivit giornalistica un male perch contribuisce a infrangere barriere, dove invece queste dovrebbero essere ben salde (Loporcaro 2005, p. 139) e diffonde un modo emotivo, piuttosto che razionale, di assimilare le notizie. Sar vero? In parte s, se si fa un confronto con la tradizione di lingua inglese e si scelgono esempi estremi. Segnalando con i grassetti le parti pi espressive, lesempio italiano proposto qui di seguito sembra senzaltro eccessivo, soprattutto se confrontato con un lapidario editoriale del New York Times:Repubblica BRUTTA cosa trascorrere l'autunno sulla riva del fiume e scoprire che il moribondo s' riavuto e il cadavere non passer. La profezia di Berlusconi fallita. Quella sulla durata dell'esecutivo in cui si esercitato a lungo. Sempre pi elastico, seguendo il ritmo di rotture e ricuciture, temporali e schiarite nella maggioranza. Fino al low profile di "non cadr necessariamente in questi giorni ma non possono durare a lungo". Ieri, a Palazzo Madama, la Finanziaria passata. Aveva ragione, il Cavaliere, "wait and see": bastava aspettare, vedere quel che sarebbe accaduto. Solo che non si visto quello che lui prevedeva. Un'attesa lunga, la sua, animata da una girandola di previsioni. Dalla certezza della crisi ai pi dignitosi esercizi di cautela: "La maggioranza potrebbe venir meno, a breve". (Repubblica online: 16 novembre 2007, Alessandra Vitali, La crisi, la spallata, l'implosione / le profezie fallite del vate Silvio) New York Times White House Chief of Staff Joshua Bolten and Harriet Miers, the former White House counsel, showed their utter disregard for Congress, the Constitution and the American people when they defied Congressional subpoenas in the United States attorneys scandal. The House Judiciary Committee rightly voted to hold them in contempt, and now the matter goes to the full House. Speaker Nancy Pelosi should schedule a vote quickly, the House should hold them in contempt and Attorney General Michael Mukasey should ensure that they are punished for their defiance of the nations law. The House Judiciary Committee subpoenaed Ms. Miers and Mr. Bolten in connection with its investigation of the purge of nine top federal prosecutors and other apparent malfeasance in the Justice Department. Invoking executive privilege, Ms. Miers refused to appear and Mr. Bolten refused to turn over critical documents. Times of India The Left has won the battle of nerves. A victory for the party, the protector of our national interests. The country has been saved from the ignominy of being made to dance to America's geopolitical strategic tune. A Left spokesperson claimed proudly in a television programme that it was a notable victory for the aam aadmi. A few questions then, on behalf of aam aadmi. In a recent press conference, the general secretary of the CPM reportedly said that even if China supported India in the

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Nuclear Suppliers Group meeting, the party would not change its declared stance that it is not in India's national interest to operationalise the agreement. In other words, the party seems comfortable with India reconciling herself to a pariah status in international trade and transfer of nuclear fuel and technology for civilian purposes.

Tuttavia quasi sempre impossibile trovare esempi di articoli corrispondenti da una cultura allaltra. Per questo motivo, anche se difficile non concordare sul giudizio di massima, va detto sinceramente che non abbiamo una documentazione scientifica inoppugnabile di queste differenze.

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4. Il lessico4.1 Criteri di classificazione del lessico La classificazione del lessico dei giornali richiede a monte qualche nota sui modi per classificare il lessico in generale. Il lessico di una lingua come litaliano si pu classificare in base a molti criteri; per esempio:

Su criteri morfologici o grammaticali (come stato fatto nel modulo A): sostantivi, aggettivi, verbi... 2 In base alletimologia (da dove viene la parola?) In base alluso, distinguendo per esempio: Parole pi o meno frequenti Parole usate solo in determinati contesti Parole usate solo da determinati gruppi

In pratica, per quanto riguarda luso, possibile classificare il lessico usando come punto di partenza gli assi di variazione indicati in precedenza. 4.2 Classificazione etimologica Per quanto riguarda invece letimologia, occorre tener presente che nel caso della lingua italiana il lessico fondamentale (vedremo poi meglio che cosa significa questa espressione) per oltre il 90% di base latina; cio, prosegue direttamente parole latine; a volte non del latino classico, ma di un ricostruibile latino volgare. Alcune delle parole italiane vengono poi da lingue parlate in Italia prima che si diffondesse il latino; per esempio, nella coppia bufalus / bubus la prima forma, osco-umbra, ha soppiantato la seconda, che era quella del latino classico. Qualcosa di pi viene poi da lingue con cui le popolazioni viventi in Italia sono entrate in contatto in vari periodi (parole greche, germaniche, francesi... e, negli ultimi centanni, una spolverata di parole inglesi). Per lultimo punto si parla di prestiti o forestierismi: dalle lingue germaniche, dal francese, dallinglese... A volte la natura di prestito ancora percepibile anche ai non esperti (bunker), a volte no (guerra). Poich labbondanza di prestiti linguistici recenti uno dei tratti pi caratteristici del lessico dei giornali opportuno approfondire largomento. Si distinguono a questo proposito due grandi categorie: quella dei prestiti veri e propri e quella dei calchi. I prestiti veri e propri introducono in una lingua parole nuove anche nella forma e possono essere suddivisi in categorie in base a diversi criteri. In base alla motivazione: prestiti di necessit (patata ) prestiti di lusso (impeachment ) In base a tratti formali: 2 Ogni tanto questa classificazione deve essere richiamata anche per gli altri criteri: per esempio, facile notare che nelcaso italiano i prestiti linguistici sono spesso sostantivi o verbi, mai congiunzioni.

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prestiti integrati (bistecca ) prestiti non integrati (camion, film, computer... )

I calchi sfruttano parole gi esistenti in una lingua dotandole di nuovi significati o combinandole in modo nuovo. Si distinguono due tipi di calchi:

il calco semantico (treno) il calco traduzione, per parole composte (sky-scraper > grattacielo )

I giornali per usano di frequente anche parole nuove non importate da lingue straniere. In questo caso si parla generalmente di neologismi. I meccanismi di creazione dei neologismi sono molto diversificati. A volte una parola nuova pu essere stata inventata letteralmente a tavolino da un poeta, da un linguista o da un creatore di slogan (nel caso dellitaliano successo questo anche per parole oggi di ampio uso come tuta, velivolo, autista). Molto pi spesso, per, le parole nuove si formano sulla base di parole gi esistenti. I meccanismi attraverso cui vengono formate sono:

derivazione (suffissi e prefissi, suffissoidi e prefissoidi) e alterazione (prodiano, dalemiano, momentino...) composizione (asciugamani) creazione di neologismi semantici (calcolatore) fissazione di polirematiche (del pi e del meno) formazione di sigle (aids, dvd...)

Individuare forestierismi e neologismi allinterno di un testo pu essere piuttosto difficile. Nella pratica, una conoscenza della base latina forse lo strumento pi utile per individuare le parole entrate nella lingua a partire dal Medioevo. In generale, una buona sensibilit linguistica e una conoscenza delle lingue da cui pu avvenire limportazione sono prerequisiti per lanalisi del lessico. In altri casi per possibile individuare per esempio alcuni forestierismi sulla base di tratti formali come la presenza di lettere o combinazioni di lettere che non si ritrovano nellitaliano e la presenza di combinazioni anomale di maiuscole, minuscole, segni di interpunzione. Per esempio, in questo testo giornalistico sono segnate in grassetto le parole (a parte i nomi propri di azienda o prodotto) che non vengono riportate nel dizionario di De Mauro (2000), che qui sar usato come opera di riferimento. I prestiti non adattati gi presenti nel dizionario sono invece sottolineati:Il piccolo telefono di 3 uno di quegli oggetti che potrebbe scatenare una vera rivoluzione: gli utenti Skype nel mondo sono 246 milioni e sono destinati, secondo tutte le ricerche, a crescere. A spingere verso questa crescita potrebbe essere proprio l'avvento di questo cellulare, che per la prima volta stacca il VoIP dal computer. Non c' alcun bisogno, infatti, di essere collegati al computer, e nemmeno di essere vicini a un hotspot wi-fi per Internet, lo Skypephone utilizza la rete Umts e il collegamento agevole in mobilit, aprendo la frontiera della telefonia via Internet anche a un pubblico tecnologicamente non preparato, a chi non ha un collegamento al Web, a chi non vuole maggiori difficolt rispetto alla telefonia cellulare "tradizionale". Oltretutto il pubblico pi giovane, che gi fa uso di Skype da casa, dovrebbe essere particolarmente interessato all'offerta, sia dei terminali a 99 euro sia di quelli a costo zero con abbonamenti di tipo diverso

4.3 Classificazione in base alluso De Mauro etichetta le parole italiane registrate nel suo dizionario ricorrendo a diverse categorie (De 20

Mauro 2000, VIII-X): FO (fondamentale) AU (alto uso, corrispondente ad alta frequenza) AD (di alta disponibilit) CO (comune) TS (tecnico-specialistico) LE (di uso solo letterario) RE (regionale) DI (dialettale) ES (esotismo) BU (di basso uso) OB (obsoleto) Il significato generale di alcune di queste categorie evidente. Le categorie pi importanti sono per relative a una classificazione in base alla frequenza / importanza che conviene riportare per esteso: 1. parole fondamentali che, rioccorrendo con enorme frequenza (da il, e, che ad andare, fare, cosa), coprono mediamente il 94 % di tutti i testi detti o scritti; esse sono, in italiano, circa 2.000 parole, mediamente assai pi brevi delle altre e con significati larghi e molteplici e sono note a chiunque sia italiano e abbia un livello almeno elementare di istruzione (90 % degli adulti); 2. parole di alta frequenza che coprono un altro 5 % dei testi: esse sono, in italiano, altre 3.000 parole circa, mediamente un po pi lunghe delle precedenti e con significati relativamente pi specifici; 3. parole di alta familiarit o di alta disponibilit, rarissime nelluso normale ma legate ad atti e oggetti della vita quotidiana (da aceto e avvitare o forchetta a vomito o zuppa), che abbiamo continuamente in mente e costituiscono un insieme di altre 1.800 parole circa. In totale le tre categorie appena indicate formano un gruppo di circa 7.000 parole che costituiscono il vocabolario di base dellitaliano. Secondo De Mauro questo nucleo si pu considerare interamente noto a chi italiano e ha un livello almeno medio-inferiore di istruzione (52 % della popolazione) . importante notare che lidentificazione di queste parole non stata condotta sulla base dellintuizione di un ricercatore ma ha richiesto una procedura complessa e oggettiva. In particolare, numerosi testi sono stati raccolti e analizzati per produrre liste di frequenza e i risultati sono stati controllati con informatori di varia provenienza. Ovviamente, alcune valutazioni sono molto pi difficili di altre: i regionalismi, per esempio, sono tipici casi di parole davanti alle quali i parlanti provenienti da diverse parti dItalia hanno reazioni molto diverse. Termini di uso comune in una citt o regione possono essere per esempio sconosciuti anche a poche decine di chilometri di distanza, quindi la scelta degli informatori per verificare i dati dellanalisi statistica deve essere effettuata in modo attento. Soprattutto, le distinzioni pi sottili sono quasi ineludibilmente soggettive. Una parola che suona letteraria a una persona pu sembrare invece di uso comune a unaltra, e solo le distinzioni pi marcate possono essere considerate sicure. I verbi catalogati come obsoleti o letterari nel dizionario di De Mauro sono quindi verbi molto letterari. Per esempio, tra i verbi che cominciano con b, e, v registrati nel dizionario le forme letterarie pi comuni, controllate su un corpus di blog, sono parole che anche a unanalisi istintiva risulterebbero spesso fortemente letterarie: basire, bastarsi, beare, biasmare, biondeggiare, biscazzare, bruire, bruttare, bugiare, elicere, ergere, esondare, esperire, esplicare, estimare, evoluire, vacare, vagolare, vanire, vaticinare, ventare, 21

vigoreggiare, villaneggiare, volvere, volversi. Ancora pi marcati sono i verbi registrati dal vocabolario ma di uso meno frequente (controllati anchessi su un corpus di blog): baiare, balbuzzire, ballonzare, basciare, benedicere, biancicare, biastemiare, blasmare, bombire, botare, botarsi, bravare, buccinare, bulicare, ebere, ecclissare, educere, enfiare, enfiarsi, escomunicare, escuotere, escusare, esinanire, espedire, esseguire, esterminare, estollere, estollersi, estorre, estruere, estruare, esturbare, esurire, evellere, evenire, vagheggiarsi, vanare, vengiare, vengiarsi, verberare, verdicare, verdire, vernare, verzicare, vilificare, vincire. Curiosamente, il dizionario etichetta come letterario anche il verbo vigilare che per presenta nel corpus usato per il controllo una frequenza cento volte maggiore rispetto a quella degli altri verbi controllati (il che testimonia quanto in molti casi sia difficile assegnare etichette appropriate). Sulla base di queste informazioni possibile verificare fino a che punto lespressivit nel lessico dei giornali pu essere misurata in modo oggettivo. La lista tratta da Bonomi (2002) data a 3.4 descrive una serie di componenti che hanno una corrispondenza solo parziale con le marche del dizionario De Mauro:

Componente attualistica (prestiti dallinglese e neologismi, spesso collegati ai settori economico, tecnico e bellico): corrisponde alle marche ES, TS, ma la sovrapposizione non perfetta Componente colloquiale (definita genericamente, attraverso esempi: calderone, fare fuori...): per definizione, rappresenta un sottoinsieme di FO, AU, AD, CO Retaggio giornalistico (sinonimi elevati, termini burocratici, stereotipi: giunto a unintersezione, urtava il veicolo...): rappresenta un sottoinsieme di BU, LE Espressivit sportiva (definita attraverso una maggiore densit dei prestiti e della componente colloquiale, con traslati metaforici, ecc.): v. sopra

Insomma, in nessun caso le categorie normalmente usate per descrivere il linguaggio dei giornali si sovrappongono perfettamente a categorie classificabili del lessico. Le informazioni oggettive oggi disponibili sul lessico possono per essere utilizzate per altri tipi di classificazione, applicabili anche agli articoli di giornale. Per esempio, sono di uso comune i sistemi per classificare automaticamente la difficolt di un testo in base ad alcuni parametri e alla presenza di parole appartenenti alle varie fasce del vocabolario De Mauro. Tra i parametri usati per la classificazione vale la pena di ricordare che alcuni dei pi importanti sono decisamente grezzi. Per esempio:

Le parole lunghe sono (in media) pi difficili di quelle brevi Le frasi lunghe sono (in media) pi difficili di quelle brevi

Comunque, qui stiamo parlando di lingua scritta , quindi ha senso fare conti sulle lettere, sulle parole, sui segni dinterpunzione e via dicendo. Due indici di leggibilit di un testo, disponibili da anni anche allinterno del popolare programma di scrittura Word (che ha un correttore ortografico italiano sviluppato dalla Expert Systems di Modena), sono il Gunning fog e il GULPEASE. Il primo funziona attraverso alcuni semplici passi:

Calcolare la lunghezza media delle frasi di un testo, espressa in parole (per esempio, 25 parole) Calcolare la percentuale di parole presenti nel testo e lunghe pi di tre sillabe (con alcune eccezioni): per esempio, 13% Sommare la lunghezza media delle frasi e la percentuale di parole con pi di tre sillabe

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allinterno del testo (per esempio, 25 + 13) Moltiplicare per 0,4

Risultato di questa procedura un numero (15,2) che esprime il numero di anni di scuola che una persona deve avere alle spalle per comprendere bene il testo. Il sistema ovviamente molto grezzo e funziona fino a un certo punto, e solo per la lingua inglese. Pi tarato sulle caratteristiche dellitaliano invece lindice GULPEASE. In questo caso lindice di facilit di lettura dato dal risultato della formula 89 LP/10+FR*3, dove:

LP = lettere per 100 / totale parole FR = frasi per 100 / totale parole 89: costante

Il valore 100 calcolato con questa formula indica un testo leggibilissimo, il valore 0 un testo illeggibile (un testo considerato molto difficile quando lindice ha un valore inferiore a 39). Lindice GULPEASE poi completato dallindicazione della percentuale del lessico comune (ovviamente, su base De Mauro) allinterno del testo: pi alta la percentuale, pi semplice il testo. 4.4 Il lessico e le diverse sezioni del giornale Una volta le differenze linguistiche tra le diverse sezioni del giornale erano abbastanza marcate (in particolare, esistevano sezioni letterarie), e questo fatto aveva conseguenze anche sul piano lessicale. Oggi le differenze sono molto ridotte e questo vero anche tra giornale e giornale (in alcuni casi i toni sono pi accesi e si ricorre addirittura alla volgarit, ma le differenze sembrano pi quantitative che qualitative); tuttavia, la diversit di contenuto produce ancora, necessariamente, qualche diversit lessicale. Sezioni diverse del giornale richiedono trattamenti diversi. Sia i tipi di articolo che le sezioni del giornale hanno a volte un rapporto stretto con i contenuti. Dal punto di vista lessicale, per, lunica sezione tra quelle elencate a 3.1 a fare ampio uso di tecnicismi la sezione economica, con testi che rientrano, secondo la classificazione Bonomi, nella tipologia degli articoli settoriali. Alcuni giornali hanno, occasionalmente, sezioni dedicate per esempio alla scienza o alla medicina; ma la sezione economica al momento quella che fornisce la maggior parte dei testi appunto alla categoria degli articoli settoriali. La cosa interessante che, nella distribuzione dei termini tecnico-scientifici, gli altri tipi di articolo fanno spesso ricorso a tecnicismi collaterali. Gli articoli settoriali fanno invece ricorso, assieme ai tecnicismi collaterali, anche ai veri e propri tecnicismi specifici. Per esempio, in questo testo sono stati evidenziati con il grassetto i tecnicismi economici, con la sottolineatura i rimandi ad altri settori dattivit (quello giudiziario in particolare) e le parole pi espressive:Ci sono ancora 130 miliardi di dollari di svalutazioni di obbligazioni cartolarizzate legate ai mutui subprime. Il verdetto tuttaltro che definitiva arriva dagli analisti di Goldman Sachs, che hanno operato una raffica di downgrade tra i colossi del credito di mezzo mondo. Sul banco degli imputati tornata, tra laltro, Citigroup, il cui titolo stato tagliato da neutral a sell visto che le ultime stime prevedono per il colosso finanziario numero uno degli Stati Uniti svalutazioni fino a 15 miliardi di dollari nellarco dei prossimi due trimestri. Le svalutazioni, hanno spiegato gli esperti, colpiranno i Cdo detenuti da Citigroup nel portafoglio, ovvero strumenti finanziari rappresentati da obbligazioni con alto tasso di rischio, garantite spesso da mutui subprime.

Come esempio della situazione opposta invece possibile prendere larticolo di commento politico gi visto a 3.4. I termini espressivi qui sono molti, ma esiste un unico tecnicismo specifico (peraltro 23

di uso oggi comune): esecutivo per governo.BRUTTA cosa trascorrere l'autunno sulla riva del fiume e scoprire che il moribondo s' riavuto e il cadavere non passer. La profezia di Berlusconi fallita. Quella sulla durata dell'esecutivo in cui si esercitato a lungo. Sempre pi elastico, seguendo il ritmo di rotture e ricuciture, temporali e schiarite nella maggioranza. Fino al low profile di "non cadr necessariamente in questi giorni ma non possono durare a lungo". Ieri, a Palazzo Madama, la Finanziaria passata. Aveva ragione, il Cavaliere, "wait and see": bastava aspettare, vedere quel che sarebbe accaduto. Solo che non si visto quello che lui prevedeva. Un'attesa lunga, la sua, animata da una girandola di previsioni. Dalla certezza della crisi ai pi dignitosi esercizi di cautela: "La maggioranza potrebbe venir meno, a breve".

4.5 Il lessico della cronaca sportiva Un caso a parte rispetto a quelli appena visti rappresentato dalla cronaca sportiva. Il linguaggio degli sport, preso di per s, sicuramente una lingua speciale (come quelle della chimica, della medicina: v. 3.3); ha per, pi di altre lingue speciali, frequentissimi scambi con il linguaggio comune. I giornali hanno un forte legame con il linguaggio degli sport. Innanzitutto perch, come vedremo subito, le sezioni dedicate alla cronaca sportiva sono tra le pi espressive; e in secondo luogo perch, come abbiamo gi visto, il linguaggio dello sport una componente espressionistica importante anche nelle altre (v. Loporcaro, 3.4: dribbling, scendere in campo...). Fermiamoci sul primo aspetto. Da molti punti di vista, la cronaca sportiva rappresenta unesasperazione delle caratteristiche del linguaggio giornalistico, anche nellottica di Loporcaro. E, del resto, la funzione di informazione dellopinione pubblica qui decisamente secondaria: lo sport di per s non pu contribuire che in minima parte alla formazione del cittadino consapevole. Il rapporto moderno tra la societ e lo sport prende in effetti forma nel Regno Unito a fine Ottocento quando lo sport si afferma come argomento relativamente neutro di conversazione tra classi sociali e gruppi diversi. Lorigine britannica ha anche una conseguenza di diretto rilievo linguistico: il lessico specialistico di alcuni degli sport pi diffusi in buona parte inglese (anche se in alcuni casi arrivato in Italia attraverso la mediazione del francese). In passato inoltre la situazione era ancora pi marcata da questo punto di vista: una parte dei prestiti originali (per esempio football o jockey) stata eliminata nel periodo 1920-1940 da sostituti italiani, tanto che il lessico fondamentale del calcio da decenni fondamentalmente italiano, a cominciare dal nome dello sport e dai ruoli dei giocatori (goalkeeper diventa portiere, ecc.). In alcuni casi, il termine originale e la traduzione italiana coesistono. Una preziosa fonte di informazioni per documentare questo stato di cose oggi fornita dai moderni corpus (raccolte di testi messe assieme a fini linguistici), e in particolare da quelli disponibili su web con interfaccia di consultazione. Per esempio, il CODIS (Corpus di Italiano Scritto) dellUniversit di Bologna contiene una sezione di 20 milioni di parole tratte da quotidiani e periodici degli anni Ottanta e Novanta. Strumenti di questo genere rendono molto semplice la verifica della distribuzione di alcuni tipi di parole. Per esempio, nel CODIS Stampa ci sono:

15 goal / 2137 gol / 3329 rete (di cui solo il 20% circa con significato calcistico: forse 600 occorrenze?) 86 corner / 24 calcio dangolo 243 cross / 15 traversone

In altri casi, esiste quasi solo il termine inglese, senza che le traduzioni italiane abbiano una diffusione significativa. il caso, per esempio, di dribbling o forcing. Va inoltre tenuto presente che la diffusione di una disciplina sportiva si porta dietro molto spesso la terminologia connessa, qualunque sia la lingua di partenza. Nel caso italiano, per quanto riguarda 24

gli sport meno diffusi (e spesso estranei alle cronache dei giornali) i prestiti linguistici hanno per esempio basi molto variate, individuabili anche nei nomi stesse delle discipline: sanscrito (yoga), cinese (kung fu), giapponese (karate), coreano (taekwondo). In alcuni casi inoltre lapprendimento comporta anche un apprendimento lessicale: comune per esempio luso del vocabolario giapponese per dare indicazioni sulle mosse da compiere in alcune arti marziali, e via dicendo. Anche tra gli sport importati, alcuni hanno perso di popolarit (pugilato) . Altri hanno sempre avuto un lessico fondamentalmente inglese, per esempio il tennis (con un incremento recente). In altri casi, il nome stesso dello sport che (si dice) negli ultimi anni ha recuperato in misura crescente la forma inglese, che spesso ha il vantaggio di essere pi breve. In effetti nel CODIS pallacanestro, 37 occorrenze, nettamente battuto da basket, 307; tuttavia non c affatto un rapporto simile tra pallavolo, 100 occorrenze, e volley 107 (e forse negli ultimi anni il quadro rimasto stabile). Per confrontare non tanto la statistica quanto un quadro pi rappresentativo della situazione, si pu dire che oggi, tra i 12 corsi disponibili al CUS Pisa, ben 7 sono presentati inserendo come nome un forestierismo non adattato, ma che solo in due casi il forestierismo inglese: aerobica, judo, karate, kung fu, nuoto, pallacanestro, pallavolo, potenziamento muscolare, rugby, tae soo doo, tennis, wing tsun. A parte i forestierismi, bisogna notare che per lo sport pi diffuso e pi trattato dai giornali, il calcio, sono rare le innovazioni (relativamente) recenti, a volte nate in Italia o diventate tipiche del calcio italiano (per esempio il catenaccio, traduzione del termine francese originario verrou). Il linguaggio sportivo in generale, invece, utilizza a fondo (...) le possibilit derivative e compositive dellitaliano (Mengaldo): discesista, destraccio. Nel calcio si ha poi spesso la specializzazione di parole del linguaggio comune (che diventano quindi termini della lingua speciale): cannonata, controllo. Ecco un esempio da una tipica cronaca sportiva, con evidenziazione dei tecnicismi:La partita ha accontentato il pubblico modenese, tra cui molti bambini entusiasti, con gli azzurri a far spettacolo, a parte un calo finale. Il primo gol (un autogol di Benjaminsen) dopo dieci minuti ha spianato la strada agli azzurri che hanno insistito alla ricerca di altre reti con continui traversoni e cross da parte di Oddo e Grosso, ma anche con inserimenti efficaci di Palladino e Ambrosini. Questo ha permesso alla squadra di Donadoni di trovare altri due bellissimi gol prima del 45': con Toni al 36' (controllo e girata irresistibile di destro, rete n.14 in Nazionale) e con Chiellini al 41'(tiro a sorpresa di sinistro dai 25 metri).

4.6 Originalit nel lessico: il caso di Gianni Brera Parlando di cronaca sportiva indispensabile ricordare il modello fornito da Gianni Brera (1919-1992) , che per quasi cinquantanni stato uno dei pi influenti giornalisti sportivi italiani e, da un certo momento in poi, il pi influente in assoluto. Teorico del catenaccio allitaliana, ma soprattutto famoso per lo stile e lespressivit linguistica, che esasperano le tendenze perfino del giornalismo sportivo. Alcune componenti del suo modo di scrivere sono:

luso continuo di sinonimi espressivi al posto della parola pi immediata (La Goeuba = la Juventus) soprannomi fissi aggettivi spesso privi di contenuto informativo escursione tra diversi livelli di lingua: letterario sostenuto, dialettale, tecnico...

Spicca inoltre luso di soprannomi da lui inventati per riferirsi a calciatori. In alcuni casi la sostituzione regolare, cio, il calciatore viene sempre chiamato con il soprannome piuttosto che 25

con il nome. I casi pi famosi sono: Abatino = Gianni Rivera Rombo di tuono = Gigi Riva Bonimba = Roberto Boninsegna Accaccone = Helenio Herrera Accacchino = Heriberto Herrera Va notato che spesso questi soprannomi rappresentano alterati di un nome di base. Per dare unidea complessiva, ecco un tipico brano tratto da un articolo di Brera. Le sottolineature indicano parole tecnicamente espressive: appartenenti allitaliano letterario, come sicumera, o al linguaggio tecnico dellallevamento dei cavalli (lipizzani): Ricordo di RiveraLho visto la prima volta in Alessandria-Milan, nel 1959. Era linizio del campionato che avrebbe vinto la Juventus. Nel Milan giocava ancora Liedholm, eroicamente sollevando i ginocchi al modo dei lipizzani da parata. Il ragazzino portava i capelli allUmberta e, valutato ad occhio, aveva il carrello un po basso, le cosce ipertrofiche, il petto miserello. Si muoveva tuttavia con un garbo che era indice di stile sicuro (non di classe, analfacalcio che siete!): toccava di destro con raffinata misura: fintava di corpo domando la palla e quindi apprestandosi al dribbling, che non sempre aveva bisogno di fare: lanciava palle pulite, mai viziate di effetti difficili. Portava la maglia numero 9 ma centravanti non era, bens rifinitore: e questo scrissi, con ovvia sicumera, avendolo visto mandare tre volte in gol un certo Tacchi (umiliato il Milan fra la sorpresa generale).

Lespressivit degli articoli di Gianni Brera si basa inoltre sulluso frequente di aggettivi, spesso espressivi. Alcuni aggettivi sono espressivi per contenuto (lessico): il Foggia ineffabile; altri per collocazione sintattica: raffinata misura. interessante notare che in alcuni casi gli aggettivi vengono collegati regolarmente a un sostantivo: diventano epiteti fissi (dagli inizi del Novecento caratteristica del giornalismo ma lo era anche di infiniti contesti in cui si deve dire qualcosa in fretta: dalla poesia omerica agli improvvisatori in rima italiani del Settecento, fino ai giorni nostri). Al di l del caso di Gianni Brera possiamo identificare oggettivamente alcune scelte lessicali di questo tipo verificando la distribuzione delle collocazioni. In linguistica si intende con questo termine una sequenza di parole che si trova accostata pi spesso di quanto dovrebbe succedere per semplice caso. Per esempio, una parola che compare ogni 4.500 parole e una parola che compare ogni 12.300 parole, quante volte dovrebbero trovarsi assieme in un corpus di un milione di parole se la loro distribuzione fosse casuale? Oltre una certa soglia, la vicinanza non casuale ha motivi grammaticali o di stile Il calcolo automatico di questi dati relativamente facile ed disponibile per esempio nel CODIS anche attraverso linterfaccia web. Ne esce confermata la percezione comune: il lessico dei giornali pieno di collocazioni sotto forma di formule, frasi fatte, ecc. (fitta e nebbia) Per esempio, nel CODIS colpo compare spesso vicino a un o il, ma anche vicino a stato e a pistola; arma compare vicino a fuoco; tremendo vicino a impatto; eccetera Per verificare questo rapporto occorre sapere, ovviamente, quanto sono frequenti le singole parole allinterno di una raccolta e per avere dati statisticamente affidabili, di solito le opere di un singolo autore non sono abbastanza ampie.

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5. Morfologia e neostandard5.1 Il neostandard Come abbiamo gi detto, esistono diversi livelli di lingua. Abbiamo anche visto a 3.2 che per litaliano viene richiamata spesso la sistemazione proposta da Berruto (1987). In questo schema esiste un neostandard unitario, condiviso dal parlato (e in parte dallo scritto) di tutta Italia e diverso dallo standard delle grammatiche; i tratti neostandard non sono molti, come vedremo tra poco, ma alcuni di essi sono molto caratterizzati e ben individuabili. Nonostante la classificazione stessa di Berruto sembri collocare il neostandard verso il polo scritto della variazione diamesica, in realt quasi tutti i generi di scrittura fanno un uso molto limitato di tratti neostandard. Solo alcuni di questi si ritrovano quindi nello scritto dei giornali mentre sono molto frequenti, per esempio, nello scritto informale dei forum, delle chat e cos via. Alcune distribuzioni sembrano evidenti anche a uno sguardo superficiale, altre sono molto pi incerte: solo lesame di un corpus pu dare certezza sul modo in cui i tratti si distribuiscono allinterno di un genere testuale. Tavoni (2006) ha esaminato proprio su questa base la distribuzione di 41 tratti neostandard (in pratica, tutti quelli finora segnalati), pi 10 usi lessicali rappresentativi, e li ha classificati in tre categorie:

NS: neostandard, usato anche nello scritto dei giornali (dove di solito coesiste con il tratto pi tradizionale) anche al di fuori degli articoli di colore SS: substandard, non documentato nelluso dei giornali e presumibilmente di uso solo parlato NS-SS: casi incerti

Per dare unidea dei rapporti, vediamo in che modo variano i pronomi tra standard, neostandard e substandard nel caso di un classico paradigma verbale: Standard Io sono tu sei egli noi siamo voi siete essi sono Neostandard Io sono tu sei lui noi siamo voi siete loro sono Substandard Io sono te sei lui noi siamo voi siete loro sono

Ecco, per esteso, la lista dei tratti usata da Tavoni (2006, 126-129): Pronomi1. 2. 3. 4.

SS. Te in funzione di soggetto (Questo lo dici te). NS. Lui, lei, loro in funzione di soggetti (Lui ha detto proprio questo, Non detto che lei sia daccordo, Loro non sono venuti). NS-SS. Lui, lei, loro riferiti a cose (Lautomobile anche lei fa quello che pu con queste salite). SS. Gli per a lei (Ho visto Maria e gli ho detto di venire anche lei).

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5. 6. 7. 8. 9. 10.

NS. Gli per a loro, masch. e femm. (Ho visto quelli della III B e gli ho detto di venire anche loro). NS. Declino di loro come allocutivo di cortesia (Loro si rendono conto / Voi vi rendete conto). NS. Dimostrativi usati come pronomi personali, spesso con una sfumatura negativa (Ora questo mi si presenta, e cosa gli dico? Quelli non ne vogliono sapere). NS-SS. Forme rafforzate questo qui, quello l (Se continua a tenere quellatteggiamento l, fa poca strada). SS. Forme sto, sta, ecc., per questo, questa (E cos c sto problema del rimborso). NS. Niente usato come aggettivo (Niente scherzi, mi raccomando!). Tempi e modi verbali

11. 12. 13.

14.

15. 16.

17. 18. 19.

NS. Presente indicativo per il futuro (Stasera danno un film giallo; Dove vai per Pasqua? Mi laureo fra due anni). NS-SS. Presente per il passato (presente storico vivace) (Si mette l in fila, e chi si trova davanti?). NS-SS. Passato prossimo invece del passato remoto nelle narrazioni storiche (Nel 1968 il sindacato ha condotto delle lotte molto dure; Renzo e Lucia alla fine si sono ritrovati dopo molte peripezie). NS-SS. Passato prossimo per futuro anteriore (Quando ho finito il servizio civile mi metto a cercare lavoro, Dopo che il Parlamento ha approvato la finanziaria forse si apre la crisi di governo). NS. Imperfetto attenuativo di cortesia (Volevo dirti unaltra cosa). NS-SS. Imperfetto per il condizionale nelle ipotetiche dellirrealt (Se me lo dicevi in tempo, ti potevo dare una mano; ma non Se Kennedy accettava i missili sovietici a Cuba, era una sconfitta per gli Stati Uniti). NS-SS. Imperfetto per il futuro nel passato (Ha detto che veniva domani, ma non La Corte ha dichiarato che emetteva la sentenza domani). NS-SS. Imperfetto per significare intenzione e previsione (Partiva stasera, ma non La ditta appaltatrice consegnava ledificio restaurato entro giugno). NS-SS. Indicativo al posto del congiuntivo in proposizioni dipendenti (Non dico che hai torto; Gli chiesi se poteva aiutarmi, ma non Pu darsi che ha ragione, Speriamo che il signore ci aiuta, Dubito che sono in buona fede). Ipotetiche dellirrealt con doppio imperfetto indicativo: v. n 16. Preposizioni e particelle avverbiali

20. 21.

NS-SS. Preposizioni + articoli partitivi (Sul tavolo c un bicchiere con del latte, ma non Si sono messi in delle situazioni difficili). SS. Gli per ci locativo [ipercorrettivo da ci italiano popolare per gli: Ce lo dico io] (Non portarglielo il bambino in quellambulatorio). Posizione dei clitici

22. 23.

NS. Risalita del clitico con verbi modali (Non ci posso credere invece di Non posso crederci; Ora te lo posso dire; Non ti voglio far perdere tempo; Lo devo incontrare). SS. Risalita lunga del clitico in complessi verbali (Ci continuano a far aspettare; La sto

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cercando di rintracciare). Fenomeni di tematizzazione24.

25. 26.

NS. Frase segmentata (Il giornale non lho ancora letto; Le conosco bene, queste situazioni; Lo so che non vero). dislocazione a sinistra dislocazione a destra SS. Anacoluto o tema pendente (Lingegner Bertocchi, non ne voglio pi sentir parlare; I figli, ci pensa lei). NS. Frase scissa (Sono io che lo chiedo a te; Giovanna che si tirata indietro; per amicizia che ti ha fatto questa proposta; Quand che ci vieni a trovare?; Chi che deve prendere il suo posto? Com che non ti sei pi fatto vivo? Non che ce lhai con me, per caso?). Che polivalente (ne parleremo a parte)

27.

28. 29.

NS. Con valore temporale (Il giorno che ci siamo conosciuti; Mi sono alzato che era ancora notte), finale (Vieni, che te lo spiego) consecutivo o causale, o di subordinazione generica. NS. Che in frase scissa: vedi sopra il tratto n 26. NS. Nessi dichiarativi (il fatto che, ecc.) ridotti al solo che (Tieni conto che abbiamo poco tempo). Frase relativa (anche di questa parleremo a parte)

30. 31.

32. 33. 34.

NS-SS. Che invariabile + clitico di ripresa ( un gatto che non gli piace la carne; Il problema del conflitto di interessi un problema che non se ne esce). SS. Che invariabile senza clitico di ripresa (Ho un amico che la madre lavora alla ASL; unazienda che i dipendenti non si trovano bene). A volte poco distinguibile dal che congiunzione polivalente del n 27. SS. Di cui, a cui ecc. + clitico di ripresa ( proprio questo di cui non posso farmene carico). NS. Cosa interrogativo invece di che, che cosa (Cosa sei venuta a fare?). NS. Che + aggettivo (Che bello! Che simpatico Guido!). Concordanze a senso

35. 36. 37. 38. 39.

NS. Concordanza a senso di verbo plurale con soggetto collettivo + complemento di specificazione (Una decina di sciatori rimasero bloccati dalla bufera). SS. Concordanza a senso di verbo plurale con soggetto collettivo (La gente muoiono). NS o SS. Riprese anaforiche a senso di verbo plurale con soggetto collettivo: come i ni 35 e 36. NS-SS. Concordanza del verbo con la persona del soggetto logico (Io sono uno che mi alzo presto; Voi siete dei giudici che non perdonate). SS. Mancata concordanze del verbo con soggetti posposti che rappresentano il NUOVO (Non c problemi; Ci vorrebbe degli strumenti adatti).

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Altre costruzioni40. 41.

NS. Costruzioni pronominali affettive (Ci prendiamo un t; Stasera mi guardo la partita; Fatti una bella dormita; La vacanza non me la sono goduta per niente). NS. Costrutti vari di senso impersonale: III persona plurale senza soggetto espresso (Finalmente hanno ridato la luce; Dicono che sar unestate tropicale); soggetto indefinito uno (Capita sempre quando uno non se laspetta); tu generico (Tu credi di aver finito, e ti danno dellaltro lavoro da fare) Lessico

42. 43. 44. 45. 46. 47. 48. 49. 50. 51.

SS. Affatto e assolutamente usati con significato negativo, specialmente nelle risposte (Te la sei presa?- Assolutamente!). NS. Si capisce ovvio, sottinteso, certamente (Si capisce che questi prezzi poi vanno scontati). NS-SS. Quello che , quelli che sono come riempitivo (Veniamo ora a quelli che sono gli sviluppi della situazione). NS-SS. Mi sa mi sembra, ho limpressione, penso (Mi sa che non viene pi). NS. Si vede che chiaro, evidentemente (Non ancora arrivato, si vede che ha trovato traffico). NS. Ci vuole, ci vogliono occorre, occorrono (Ci vuole pazienza; Ci vogliono certi requisiti). NS. Lo stesso ugualmente (Ci sono andato lo stesso). NS. Se no, senn altrimenti (Bisogna ridurre i costi, se no salta tutto il bilancio). NS. Per forza obbligatoriamente; necessariamente (Con questo costo del denaro, linflazione deve scendere per forza). NS. Solo che tuttavia, per (Hai ragione, solo che io non ti posso aiutare).

5.2 Diffusione della morfologia neostandard Luso dei corpus permette di controllare in modo autonomo la rappresentativit di molti tratti. Per esempio, nel Codis si hanno in totale 61 occorrenze della forma pronominale standard ella di fronte a 6940 lei e 1026 egli (decisamente pi vivo di ella) di fronte a 10863 lui. Se lo standard ella non del tutto sconosciuto nel corpus (Come le conviene, ella conduce una vita poco appariscente), ma certo poco usato, va per tenuto presente che il semplice calcolo delle forme non per uninformazione adeguata anche se in questo caso, come vedremo, il quadro complessivo non cambia. Per esempio, 11 delle 61 occorrenze di Ella non sono pronomi, ma citazioni del nome proprio Ella Fitzgerald o di altri nomi propri, o semplici errori di battitura: le occorrenze reali del pronome sono solo 50. Daltra parte, molti dei lui e lei trovati sono sicuramente pronomi che non hanno funzione di soggetto (nel corpus non c classificazione sintattica), e sono quindi usati in modo compatibile con lo standard. Un controllo a campione mostra che i lui e lei soggetto sono comunque il 33% del totale, cio forse 3300 e 330 casi, rispettivamente. Il rapporto con le forme tradizionali quindi di 3 a 1 per il neostandard lui, 6 a 1 per il neostandard lei come soggetti.

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6. Sintassi6.1 Sintassi non standard In continuit con quanto detto nel cap. 5, la presentazione dei tratti generali della sintassi giornalistica in questa sezione