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Attività editoriale a cura de Il Sole 24 ORE Business Media GASTROENTEROLOGIA E DISPOSITIVI MEDICI Attività editoriale a cura de Il Sole 24 ORE Business Media FORMAZIONE / Gli specializzandi possono usufruire della piattaforma multimediale Gastrolearning I centri migliori coltivano i nuovi medici in rete L’Italia si è organizzata e punta all’eccellenza in gastroenterologia mettendo in condivisione i migliori saperi N el comparto dei dispositivi medici si sta verificando una vera rivoluzione: nuovi materiali e tecnologie stanno cambiando il modo di diagnosticare le patologie e di curarle. Dai nanotubi alla robotica, le possibilità di mi- glioramento e di semplificazione in medicina si prospettano molteplici: s’intravedono nuove tecniche automatizzate in sala operatoria, diverse e più potenti tecniche di cattura del- le immagini in diagnostica, impianti riassorbibili. Ma il ve- ro cambiamento è culturale: la diffusione della prevenzione. La scienza oltre il presente L a gastroenterologia è una branca della medicina di grande importanza, alla quale la ricerca dedica sempre più attenzione. Essa ha vissuto e sta vivendo un profondo rinnovamento in tutti i suoi aspetti, non solo per le recenti scoperte in termini di mecca- nismi patogenetici e moleco- lari, ma anche per le novità dal punto di vista diagnostico. La formazione specialistica e continua è perciò fondamen- tale e le scuole di specialità italiane dimostrano di esse- re particolarmente attive e attente per l’aggiornamento costante in riferimento agli ultimi sviluppi della ricerca e alla messa in rete delle cono- scenze. Una riprova è data anche dall’iniziativa proprio delle scuole di specialità italiane in gastroenterologia ed endosco- pia digestive, che hanno dato origine alla rete Gastrolear- ning patrocinata da Sige, la Società italiana di gastroente- rologia. Gastrolearning è una piatta- forma multimediale dedicata ai medici in formazione spe- cialistica, nata con l’obiettivo di condividere lezioni multi- mediali tra tutte le scuole di specializzazione italiane di gastroenterologia. Ciascun seminario è tenuto a turno da una sede diversa e prevede una prima parte dedicata alla lezione frontale, seguita da un caso clinico e da una discus- sione interattiva. Il percorso didattico annuale è diretto dai docenti italiani di gastroente- rologia, ed è periodicamen- te programmato sulla base dell’autovalutazione e delle richieste degli stessi discenti, fornendo quindi uno stru- mento formativo personaliz- zato. L’utilizzo della web-conferen- ce consente numerosi vantag- gi per tutte le scuole aderenti: ottenere una maggiore acces- sibilità agli eventi, ampliare l’offerta didattica sfruttando la pluralità delle sedi colle- gate e selezionare relatori di alto profilo scientifico ri- sparmiando costi di trasferta o altre spese. Ricco il calen- dario degli appuntamenti in rete già fissati per i prossimi giorni e mesi. Il 29 aprile, nel pomeriggio, “Indicazioni e controindicazioni al trapianto di fegato” con il professor An- gelico dell’Università di Ro- ma Tor Vergata; il 13 maggio “Management del paziente in lista d’attesa per trapian- to di fegato” con il professor Toniutto dell’Università di Udine; il 20 maggio “Dalle linee guida dell’epatocarcino- ma alla pratica clinica” con il professor Trevisani dell’Uni- versità di Bologna; il 3 giugno “Epatocarcinoma: trapianto o resezione? A chi e perché” con il professor Cillo dell’Univer- sità di Padova; il 17 giugno, “Il trapianto di fegato” con la lezione del professor Pinna dell’Università di Bologna. Spedizione con tariffa Posta Target Magazine conv. naz./304/2008 del 01-06-2008 Salute Settimanale - Anno 6 N ° 23 Lunedì 22 aprile 2013 E enti © MONKEY BUSINESS - FOTOLIA.COM SPECIALE

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Attività editoriale a cura de Il Sole 24 ORE Business Media

GASTROENTEROLOGIA E DISPOSITIVI MEDICI

Attività editoriale a cura de Il Sole 24 ORE Business Media

■ FORMAZIONE / Gli specializzandi possono usufruire della piattaforma multimediale Gastrolearning

I centri migliori coltivano i nuovi medici in rete L’Italia si è organizzata e punta all’eccellenza in gastroenterologia mettendo in condivisione i migliori saperi

Nel comparto dei dispositivi medici si sta verifi cando una vera rivoluzione: nuovi materiali e tecnologie

stanno cambiando il modo di diagnosticare le patologie e di curarle. Dai nanotubi alla robotica, le possibilità di mi-glioramento e di semplifi cazione in medicina si prospettano molteplici: s’intravedono nuove tecniche automatizzate in sala operatoria, diverse e più potenti tecniche di cattura del-le immagini in diagnostica, impianti riassorbibili. Ma il ve-ro cambiamento è culturale: la diff usione della prevenzione.

La scienza oltre il presente

La gastroenterologia è una branca della medicina di

grande importanza, alla quale la ricerca dedica sempre più attenzione. Essa ha vissuto e sta vivendo un profondo rinnovamento in tutti i suoi aspetti, non solo per le recenti scoperte in termini di mecca-nismi patogenetici e moleco-lari, ma anche per le novità dal punto di vista diagnostico. La formazione specialistica e continua è perciò fondamen-tale e le scuole di specialità italiane dimostrano di esse-re particolarmente attive e attente per l’aggiornamento costante in riferimento agli ultimi sviluppi della ricerca e alla messa in rete delle cono-scenze. Una riprova è data anche dall’iniziativa proprio delle scuole di specialità italiane in gastroenterologia ed endosco-pia digestive, che hanno dato origine alla rete Gastrolear-ning patrocinata da Sige, la Società italiana di gastroente-rologia. Gastrolearning è una piatta-forma multimediale dedicata ai medici in formazione spe-cialistica, nata con l’obiettivo di condividere lezioni multi-

mediali tra tutte le scuole di specializzazione italiane di gastroenterologia. Ciascun seminario è tenuto a turno da una sede diversa e prevede una prima parte dedicata alla lezione frontale, seguita da un caso clinico e da una discus-sione interattiva. Il percorso didattico annuale è diretto dai docenti italiani di gastroente-rologia, ed è periodicamen-te programmato sulla base dell’autovalutazione e delle richieste degli stessi discenti, fornendo quindi uno stru-mento formativo personaliz-zato. L’utilizzo della web-conferen-ce consente numerosi vantag-gi per tutte le scuole aderenti:

ottenere una maggiore acces-sibilità agli eventi, ampliare l’off erta didattica sfruttando la pluralità delle sedi colle-gate e selezionare relatori di alto profi lo scientifi co ri-sparmiando costi di trasferta o altre spese. Ricco il calen-dario degli appuntamenti in rete già fi ssati per i prossimi giorni e mesi. Il 29 aprile, nel pomeriggio, “Indicazioni e controindicazioni al trapianto di fegato” con il professor An-gelico dell’Università di Ro-ma Tor Vergata; il 13 maggio “Management del paziente in lista d’attesa per trapian-to di fegato” con il professor Toniutto dell’Università di Udine; il 20 maggio “Dalle linee guida dell’epatocarcino-ma alla pratica clinica” con il professor Trevisani dell’Uni-versità di Bologna; il 3 giugno “Epatocarcinoma: trapianto o resezione? A chi e perché” con il professor Cillo dell’Univer-sità di Padova; il 17 giugno, “Il trapianto di fegato” con la lezione del professor Pinna dell’Università di Bologna.

Spedizione con tariffa

Posta Target Magazine

conv. naz./304/2008

del 01-06-2008

SaluteSettimanale - Anno 6 N° 23

Lunedì 22 aprile 2013

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2 Gastroenterologia e dispositivi mediciEventi

Lunedì 22 apile 2013

Équipe con

gastroenterologo

al lavoro

ordinari che varia, a seconda dei criteri di analisi utilizza-ti, dal 13% al 24%. In regime ordinario il numero dei rico-veri per cause gastroenterolo-giche giunge fino al 73% nelle unità operative di Medicina e Chirurgia Generale.In base ai dati di dotazione media di posti letto a livello nazionale, il numero di 3,6 posti letto/100.000 abitan-ti riportato dal Protocollo

ai reparti di medicina inter-na o di chirurgia generale”. A questa realtà si affianca la mancanza ormai strutturale di specialisti. “A oggi servirebbero 1.224 gastroenterologi solo per effettuare le procedure en-doscopiche - prosegue la presidente - ma ci sono solo 64 posti annuali attivi nelle scuole di specializzazione delle facoltà di Medicina”. Il

■ LIBRO BIANCO / Il documento, presentato in Parlamento nel 2011 da Fismad, descrive puntualmente le tendenze e le esigenze della branca specialistica

■ AIGO / Da oltre 40 anni promuove la cura delle malattie gastroenterologiche

Urge un incremento di posti letto per la gastroenterologia

Prevenzione in primo piano

d’intesa Fismad-ministero della Salute 2006 deve rima-nere garantito, si legge nel Libro Bianco. Tuttavia, sulla base dei dati recepiti nel do-cumento, si dice anche che appare vantaggiosa sul piano della qualità e dei costi una ridistribuzione dei posti letto ospedalieri, con incremento di quelli in dotazione alla Ga-stroenterologia.Una simulazione Ser, che ha escluso dall’analisi la popola-zione in età 0-17 anni, che ha considerato oltre ai ricoveri avvenuti in Gastroenterolo-gia con Drg medico, ordinari ed appropriati, anche i rico-veri urgenti con emorragia avvenuti negli altri reparti, ha ottenuto, per un tasso di uti-lizzo dei posti letto dell’85%, una stima pari a 5.1 posti letto di Gastroenterologia/100.000 abitanti. Questo motivato in-cremento dei posti letto per unità Gastroenterologiche potrà essere definito sulla ba-se dei piani sanitari regionali anche in base al contesto epi-demiologico.Il miglioramento dell’ap-propriatezza prescrittiva e dell’appropriatezza del rico-vero ospedaliero per malattie

lavoro scientifico contenuto nel Libro bianco, comunque, qualche risultato lo sta dan-do e rappresenta un suppor-to per l’azione di stimolo che l’Aigo compie nei confronti delle istituzioni. “La Regione Lombardia - esemplifica Buscarini - dopo il Veneto e a fronte dei dati che sono emersi ha istituito la rete delle strutture per af-frontare le emergenze emor-ragiche”.Altro tema che al centro dell’attenzione della socie-tà è la prevenzione. “Nelle 160 pagine in cui sono stati raccolti i risultati della com-missione parlamentare di inchiesta sugli errori in cam-po sanitario nella legislatura appena conclusa - ricorda la presidente Buscarini - è sta-to evidenziato come in Italia sia stata disattesa la Carta di

dell’apparato digerente ri-chiede la definizione e la con-divisione di percorsi diagno-stico-terapeutici (Pdt) con i medici di medicina generale. Questo processo di condi-visione di Pdt è in linea con l’indirizzo generale del mini-stero della Salute volto ad un maggior coinvolgimento dei medici di medicina genera-le nel processo diagnostico e terapeutico, un coinvolgi-mento, sostiene il Libro, che determinerà anche un mag-gior numero di visite specia-listiche gastroenterologiche per una più appropriata presa in carico del paziente.Nel seguire le linee di inter-vento delineate nel Piano nazionale della prevenzione vigente, i gastroenterologi in collaborazione con i Diparti-menti prevenzione dovranno implementare la prevenzione come promozione della salu-te, con l’adozione di interven-ti che possano portare alla riduzione dell’abitudine al fumo, al consumo di alcolici oltre che al controllo del pe-so. L’attività di educazione sa-rà rivolta sia alla popolazione generale che, in particolare, alla popolazione scolastica.

Ottawa, cioè l’importanza della prevenzione. Bisogna investire di più sui tre livelli di prevenzione - informazio-ne, screening, controllo dopo l’insorgenza e la cura della malattia - perché ciò signifi-ca investire in salute”. In merito alla prevenzione primaria, il medico insiste sulla necessità del cambio di stile di vita. “Anche le ma-lattie dell’apparato digerente confermano che stiamo pa-gando gli effetti di un’epoca di grande benessere diffuso. Mangiamo troppo - sottoli-nea - e conduciamo una vita troppo sedentaria. Le evi-denze scientifiche dicono che anche l’obesità, insieme all’al-col e al consumo eccessivo di carne rossa, è un fattore di rischio oncologico. Occorre - conclude la presidente Aigo - un cambio di mentalità”.

Secondo una stima del Ser, l’85% dei ricoveri riguarda patologie legate all’apparato digerente. Il trend infatti è in forte aumento

Tre i livelli di intervento per investire in salute: informazione, screening e controllo dopo l’insorgenza e la cura della malattia

Il suo aggiornamento è pre-visto nel 2015 e quindi fino

ad allora il “Libro Bianco del-la gastroenterologia italiana” presentato nel luglio del 2011 in Parlamento dai gastroente-rologi italiani, rappresentanti delle società scientifiche che afferiscono alla Fismad, la Federazione italiana malattie addominali, resta un faro per chiunque intenda avere una conoscenza piuttosto pun-tuale delle malattie dell’ap-parato digerente in Italia, con il loro impatto e i processi di prevenzione. L’impatto delle malattie dell’apparato digerente sul-la salute della popolazione italiana, rileva lo studio, è piuttosto rilevante, tanto che la mortalità per tali patologie rappresenta la quinta causa di morte nella popolazione ma-schile e la settima in quella femminile.

Potenziamento delle ga-stroenterologie, perché

il ricovero appropriato del paziente significa tempi di degenza inferiori e migliori esiti clinici e investimento massiccio nella prevenzione, a partire dalla sensibilizza-zione per un cambio dello stile di vita. L’insorgenza delle malattie dell’apparato digerente ha, infatti, un peso elevato sul sistema sanita-rio nazionale e le abitudi-ni alimentari scorrette, che comportano, per esempio, l’obesità, sono anche un im-portante fattore di rischio oncologico come ormai con-solidate evidenze scientifiche confermano. Sono due dei principali fron-ti su cui è impegnata l’Aigo, Associazione italiana ga-stroenterologi ed endosco-pisti digestivi ospedalieri, attiva da oltre 40 anni con l’obiettivo di tutelare la di-sciplina e i suoi specialisti, promuovere la conoscenza, la prevenzione, la cura e la riabilitazione delle malattie gastroenterologiche. A gui-dare l’associazione, la profes-

I decessi per tumori dell’ap-parato digerente nel 2009 rappresentavano, rispettiva-mente il 32,8 e il 30,1% dei decessi per tumore maligno nei maschi e nelle femmine. Complessivamente, la morta-lità per malattie dell’apparato digerente nel 2009 ha deter-minato il 15,3% dei decessi nei maschi e l’11,5% nelle femmine. Queste malattie, inoltre, rappresentano un’im-portante causa di malattie croniche (esclusa la malattia celiaca), che rappresentano il 3,7% del totale delle ma-lattie croniche riconosciute dall’esenzione per patologia, corrispondente all’1% della popolazione generale.Il numero di ospedalizzazioni per malattie dell’apparato di-gerente in Italia ha subito un trend in aumento nel decen-nio 1999-2009, rappresen-tando una delle più frequenti

soressa Elisabetta Buscarini, unica donna in un direttivo di nove componenti. Fedele ai suoi obiettivi statutari, nel 2011 l’Aigo è stata autrice del “Libro bianco della gastroen-terologia italiana”, un lavoro scientifico imponente che ha prodotto numeri e dati certi su alcuni aspetti cruciali che attengono l’appropriatezza delle cure in un’ottica di ef-ficientamento del sistema sanitario italiano e anche di risparmio di risorse econo-miche. “Il volume - sottolinea Bu-scarini - attesta chiaramen-te che quando le malattie dell’apparato digerente sono state trattate in un reparto di gastroenterologia si è guada-gnato in tempo di degenza e in risultati clinici. Inoltre, lo studio ha confermato che nei ricoveri urgenti per emorra-gia digestiva l’approdo nei reparti di gastroenterologia ha comportato un dimezza-mento dei decessi, passando dal 4 al 2%. È a fronte di que-sti e di altri numeri che la vo-ce dell’Aigo è stata ancora più forte nei confronti dei deci-

cause di ricorso ai servizi sanitari. Il ricorso ai ricoveri in regime diurno rappresenta una percentuale dei ricoveri

sori pubblici per richiamare l’urgenza di un investimento maggiore nella gastroentero-logia italiana”. L’importanza della richiesta risulta ancor più evidente se si pensa che “ogni anno in Italia ci sono 1,5 milioni di ricoveri per le malattie dell’apparato dige-rente - afferma il medico - ma solo il 10% dei pazienti fini-sce nei reparti specializzati. Il restante 90% è destinato

Sede operativa: Via Carlo Pisacane, 1 20016 Pero - Milano

Attività editoriale a cura de: Stampatori:ll Sole 24 Ore S.p.A. Via Busto Arsizio, 36 20151 Milano;Il Sole 24 Ore S.p.A. Via Tiburtina Valeria; Km 68,7 - 67061 Carsoli (Aq);Società Editrice Arena S.p.A. - Via Torricelli,14 37060 Caselle di Sommacampagna - (Vr);

Stampa Quotidiana S.r.l. Via Galileo Galilei, 280/A 40059 Località Fossatone - Medicina - (Bo);Centro Stampa Editoriale S.r.l. - Via Del Lavoro, 18 36040 Grisignano di Zocco - (Vi);Centro Stampa Quotidiani S.p.A. - Via dell’Industria, 52 25030 Erbusco - (Bs);

DIN NEWSLETTERSettimanale - Anno 6 - Numero 23 Lunedì 22 aprile 2013

Direttore responsabile: Mattia Losi

TERRITORIO | ISTITUZIONI | IMPRESE

E enti Agente:Viola MatteoTel.: 02 30223218 [email protected]

Registrazione Tribunale di Milano numero 208 del 21 marzo 2005

La professoressa

Elisabetta Buscarini,

presidente dell’Aigo

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5° CONGRESSO NAZIONALE SICCR

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Lecce, 7-9 ottobre 2013Presidente del Congresso: Donato F. Altomare

DALLE PERSONAL OPINIONS ALL’EVIDENCE BASED SURGERY

Gastroenterologia e dispositivi medici 3EventiLunedì 22 aprile 2013

rispondano appieno alle esi-genze del servizio sanitario nazionale. In proposito vi è totale accordo tra le tre socie-tà di gastroenterologia (Sige, Aigo e Sied) perché la ‘rete’ possa garantire un elevato

■ SIGE / È tradizionalmente identificata con la componente universitaria della Gastroenterologia

Sos: insufficiente il numero degli specialisti

grado di assistenza e ottimiz-zare le risorse”. A tale proposito, basteranno pochi esempi. I dati del Libro bianco 2012 della gastroente-rologia italiana “dimostrano inequivocabilmente che que-sta disciplina affronta le pa-tologie gravi di competenza meglio, a costo minore (mi-nore degenza) e con un esito più favorevole (minore mor-bidità e mortalità), inducen-do alcune regioni a creare le reti di centri dove far conflui-re i casi più gravi assicurando omogeneità ed eccellenza del-le cure”, aggiorna il presidente Sige. Inoltre, una gastroente-rologia avanzata è in grado di incidere sull’appropria-tezza degli esami richiesti, specialmente in endoscopia digestiva. “Una recentissima recensione (Lombardia 2011) ha evidenziato una perdita annua per esami endoscopici metodologicamente inap-propriati di ben 8,4 milioni di euro, lasciando intendere quale vantaggio deriverebbe da un adeguato uso delle ri-sorse stesse”, prosegue. Vi è infine “assoluta necessità di

abbattere il numero di rico-veri impropri nei reparti di chirurgia (l’85 % dei pazienti non arriva all’intervento) e di medicina generale per pa-tologie di stretta competenza specialistica”. In breve, eccel-lenza nella preparazione dei nuovi gastroenterologi, piena collaborazione con i centri ospedalieri di qualità e siner-gia con le autorità regolatorie cui la gastroenterologia ita-liana offre la propria piena disponibilità “non potranno che far crescere ulteriormente una gastroenterologia italiana già nei cinque primi posti del mondo”, conclude il professor Conte.

In Lombardia, nei prossimi 4 anni verrà a mancare, per pensionamento, il 43% dei 170 gastroenterologi attualmente in servizio. Occorre puntare sulla formazione e sulle reti create dagli ospedali di livello elevato

La carenza di gastroente-rologi in Italia è “vera,

strutturale e non potrà esse-re colmata in tempi brevi”. A parlare è il professor Dario Conte, ordinario di Gastro-enterologia all’Università degli studi di Milano e pre-sidente della Società Italiana di Gastroenterologia (Sige), tradizionalmente identificata con la componente universi-taria della disciplina. Questo deficit consegue alla man-cata programmazione del turnover degli specialisti, che dovrebbe essere basata ov-viamente sulla disponibilità dei dati relativi ai gastroen-terologi attivi nelle strutture pubbliche a direzione uni-versitaria od ospedaliera, in quelle private convenzionate o nella specialistica territoria-le. “Prendendo, per esempio, la Lombardia - spiega Conte - nell’arco di quattro anni verrà a mancare, a seguito di pen-sionamento, il 43% dei 170 gastroenterologi attualmente in servizio, rendendo impos-sibile la loro sostituzione, da-to che i posti disponibili per anno nella scuola di specia-

lizzazione unificata lombarda - della durata di cinque anni - sono otto. Dati sovrapponibili sono stati forniti dal Piemon-te e dal Triveneto”. La carenza sarà ancora più drammatica nei centri di en-doscopia, per esercitare nei quali la normativa vigente prevede la specializzazione in Gastroenterologia ed En-doscopia digestiva. In questo scenario, le università più avanzate stanno compien-do passi molto rilevanti per adeguare il livello formativo a quanto indicato dal Libro blu dell’Unione europea, che definisce le inderogabili ca-ratteristiche acquisite dallo specialista per raggiungere una completa autonomia. “Al termine del percorso for-mativo - illustra il presidente Conte - lo specialista deve essere idoneo nei vari settori della gastroenterologia, in-cluse l’endoscopia digestiva, l’epatologia e la pancreatolo-gia. Va notato che l’eccellenza della formazione è nettamen-te diseguale nelle varie re-gioni e che alcune università hanno potenziali al di sopra

degli attuali livelli. Ne con-segue l’opportunità storica di una identificazione di centri di formazione avanzata che in piena collaborazione con ospedali di elevato livello (concetto di ‘rete formativa’)

Sulle strategie di approccio al problema

c’è pieno accordo tra le tre società

di gastroenterologia: Sige, Aigo e Sied

Il professor Dario Conte, ordinario di Gastroenterologia

all’Università degli studi di Milano e presidente della Società

Italiana di Gastroenterologia (Sige)

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PeptestTM

Un metodo rapido e non invasivo per

rilevare la presenzadi pepsina

MALATTIA DA REFLUSSO GASTROESOFAGEOEdoardo Savarino - UOC di Gastroenterologia, Azienda Ospedale-Università di Padova, Padova, ItaliaNicola de Bortoli - UOC di Gastroenterologia, Azienda Ospedale-Università di Pisa, Pisa, Italia

DEFINIZIONE La malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE) è una condizione clinica che si determina quando il passaggio di contenuto gastrico in esofago è in grado di causare sintomi fastidiosi e/o complicanze.

SINTOMATOLOGIA I sintomi “tipici” comprendono il bruciore retrosternale e il rigurgito mentre i sintomi “atipici” più frequenti sono il dolore retrosternale, la disfagia e le eruttazioni. Altri sintomi comuni sono i cosiddetti sintomi extra-esofagei: tosse cronica, asma, raucedine o laringite cronica.

EPIDEMIOLOGIA In Italia, si stima una prevalenza in linea con gli altri paesi Europei (15-18%).In genere la MRGE si presenta con la stessa frequenza in maschi e femmine, e generalmente colpisce i soggetti al di sopra dei 45-50 anni di età.

FATTORI DI RISCHIO I fattori di rischio sono: l’età>50 anni, il peso corporeo aumentato, la presenza di ernia iatale, il fumo di sigaretta, l’eccessivo consumo di caffè e di bevande alcoliche (vino bianco, in particolare). Cibi particolarmente ricchi in grassi e zuccheri raffinati, sono maggiormente associati alla presenza di sintomi. DIAGNOSI La diagnosi della MRGE è essenzialmente clinica e si basa sulla presenza di sintomi “tipici” e/o “atipici”, e sulla risposta clinica al test con inibitore di pompa protonica (capace di bloccare la secrezione di acido gastrico), assunto per almeno 2-4 settimane, 20-30 minuti prima di colazione.

Utile al fine di diagnosticare una MRGE è il PEP-TEST: test per il dosaggio della pepsina (prodotta solo a livello gastrico) nella saliva. Il test è semplice, ripetibile, poco costoso e si esegue con la semplice raccolta di saliva al momento dei sintomi o al risveglio mattutino. I primi dati provenienti da uno studio multicentrico (Padova, Pisa, Genova) sembrano conferirne una buona accuratezza diagnostica.

Altre tecniche diagnostiche: Gastroscopia: evidenzia la presenza di esofagite o complicanze (consigliata sopra i 45 anni e in caso di sintomi d’allarme). Manometria + pH-(impedenzio)metria: evidenziano disturbi motori esofagei e permettono di ottenere una diagnosi di MRGE con un’accuratezza intorno al 95% (consigliata per i pazienti che non hanno segni di esofagite e/o che non rispondono alla terapia con IPP).

4 Gastroenterologia e dispositivi mediciEventi

Lunedì 22 apile 2013

Il dottor

Emilio Di Giulio,

presidente Sied

e responsabile

dell’Uod

Endoscopia

digestiva

dell’ospedale

Sant’Andrea

di Roma

ne “a rischio generico” cioè ai soggetti di età superiore ai cinquanta anni, mentre per coloro che abbiano “familia-rità” per la malattia è prevista una colonscopia. Compito di una società scien-tifica è anche quello di con-trollare e migliorare la qualità delle prestazioni mediche. Per questo la Sied ha lanciato recentemente il programma Equal (Endoscopic quality as-

■ SIED / Da sempre la società investe in innovazione e formazione

Più qualità delle prestazioni mediche

sessment level) con l’obiettivo di verificare online le per-formance della colonscopia in numerosi centri italiani e collabora con l’Osservato-rio Nazionale Screening alla realizzazione del progetto Equipe (Evaluation of quality indicators of the performan-ce of endoscopy), che valuta gli stessi risultati all’interno dei programmi di screening del cancro al colon rettale. La

formazione Sied si rivolge agli specialisti giovani, ma anche agli esperti che, attraverso corsi di re-training, possono acquisire nuove conoscenze teoriche e pratiche.Altro tema di interesse prio-ritario per Sied è l’appropria-tezza delle prestazioni en-doscopiche. “L’indicazione a eseguire un esame endo-scopico deve essere sempre posta dal medico. Svariati studi, alcuni condotti anche dalla Sied e pubblicati su ri-viste internazionali, mostra-no una consistente quota di prestazioni endoscopiche inappropriate, secondo le linee-guida internaziona-li, che intasano le strutture e consumano ingiustifica-tamente risorse”, precisa il dottor Di Giulio. Secondo i dati forniti nel 2011 dal Censis, la lun-ghezza delle liste d’attesa è la primaria causa di insod-disfazione del cittadino nei confronti del Sistema sani-tario italiano (per un endo-scopia l’attesa è in media di 54 giorni). Considerando che i programmi di scree-ning costituiscono un ulte-riore carico per il Servizio sanitario e che la lunghezza delle liste d’attesa peggiorerà in futuro, la Sied ritiene fon-damentale valutare l’appro-priatezza e la gestione delle priorità cliniche, attraverso il coinvolgimento dei medi-ci di medicina generale, de-gli specialisti, delle società scientifiche e delle aziende sanitarie.

Tra le iniziative, il lancio di due programmi, Equal ed Equipe, per verificare online le performance della colonscopia e dello screening del cancro al retto in numerosi centri italiani

Fedele alla ricerca di un miglioramento continuo

della qualità in campo me-dico, la Sied, Società Italia-na di Endoscopia Digestiva, investe molte delle sue ri-sorse su un doppio versante - innovazione e formazione - nonostante la situazione economica. Ne parliamo con il professor Emilio Di Giulio, presidente Sied e re-sponsabile dell’Unità opera-tiva di Endoscopia digestiva dell’Ospedale Sant’Andrea, sede della facoltà di Medici-na e psicologia dell’Univer-sità di Roma La Sapienza. “L’endoscopia ha rappre-sentato una conquista nel-la gestione delle malattie dell’apparato digerente. Con questa tecnica è oggi possi-bile ottenere immagini vi-sive delle strutture interne e prelievi di tessuti per la definizione istologica delle lesioni infiammatorie e neo-plastiche. Inoltre, attraverso l’eco-endoscopia si possono acquisire immagini ecogra-fiche ravvicinate degli orga-ni adiacenti al tratto dige-rente. In ambito terapeutico

l’endoscopia ha permesso di curare patologie in passato trattate chirurgicamente, con ricadute positive in primis sul paziente e poi sul sistema sa-nitario, riducendo costi, nu-mero e durata delle degenze”, spiega il dottor Di Giulio. Questa tecnica, diagnostica e terapeutica, è anche un valido strumento per la prevenzione di alcune malattie gastroen-terologiche, in particolare quelle neoplastiche, per il monitoraggio della risposta ai trattamenti intrapresi, l’iden-tificazione delle malattie in-fiammatorie e la gestione di alcune gravi urgenze quali le emorragie digestive. Risul-tano in aumento le infiam-mazioni croniche intestinali, mentre in campo oncologico il tumore al pancreas. “A differenza di quello al co-lon, il tumore al pancreas non prevede in genere inter-venti efficaci di prevenzione. La diagnosi e i sintomi sono spesso tardivi, le cause incer-te, sappiamo che esiste una predisposizione familiare, ma che hanno responsabilità anche fattori ambientali e stili

di vita”. Il programma di scre-ening per la prevenzione del tumore al colon - definita dal professor Di Giulio “cultura della prevenzione” - consiste in un semplice test non in-vasivo di ricerca del sangue occulto nelle feci. In caso di positività il cittadino è invi-tato a eseguire una colonsco-pia e l’eventuale asportazione del polipo. Tale programma è indirizzato alla popolazio-

N on vi è una definizione univoca di stipsi, per via

di una certa divergenza tra parametri medico-scientifici utilizzati dai medici e sintomi riferiti dai pazienti. Molto spes-so questi ultimi parlano di sen-sazioni o segni che non hanno alcuna rilevanza scientifica ma che da loro stessi sono ritenuti di estrema importanza. Si parla di stitichezza o stipsi quando la defecazione viene ritenuta in-sufficiente, ossia quando si veri-ficano una o più delle seguenti condizioni: per esempio ridotta frequenza di evacuazione (infe-riore alle 2 volte la settimana); eliminazione di feci eccessiva-mente disidratate e/o di scarso volume; sensazione di ostacolo anale durante l’evacuazione; ec-cessivo sforzo per l’evacuazione (se si prolunga per più di 10 minuti); necessità del ricorso a manovre manuali; sensazio-ne di evacuazione incompleta; necessità del ricorso a clisteri o lassativi di vario tipo per ar-rivare ad evacuare con regola-rità. Quando l’intestino è pigro la vita può diventare difficile: il malessere è generale, si arriva anche ad accusare cali d’umo-

Alimentazione sana, buona idratazione e sport sono alla base di un buon funzionamento intestinale: ecco i consigli del professor Filippo Pucciani

I rimedi alla stipsi cronica

re. La stipsi può diventare una vera nemica con cui convivere quotidianamente. Se non si tratta della conseguenza di una patologia, però, può essere mi-gliorata adottando uno stile di vita più sano. Nella gran parte dei casi, infatti, la stipsi cronica consegue a una cattiva educa-zione alimentare (stipsi sem-plice). Una dieta con scarso ap-porto di fibre naturali, associata a una vita sedentaria con scarsa attenzione verso il proprio cor-po, è il fattore determinante che

va corretto. Una dieta ad alto residuo con almeno 30 grammi giornalieri di fibre, contenute in verdura, frutta, cereali, legu-mi, associata a un’idratazione con almeno 1,5-2 litri di acqua non gassata al giorno, è il pri-mo passo da adottare. Questo intervento, unito all’aumento dell’attività fisica, è spesso suf-ficiente a ripristinare un buon funzionamento intestinale. Nei casi nei quali non si registri alcun miglioramento entro 3 mesi, è allora indicato un ap-profondimento diagnostico per appurare quale sia la causa della stipsi. La stipsi cronica, difatti, consegue o a un rallentamento del transito intestinale o a un’al-terazione della funzione ano-rettale oppure alla coesistenza di entrambi. Saranno valutazio-ni cliniche e indagini diagnosti-che, condotte in strutture spe-cialistiche colo-proctologiche, a definire quale sia la causa e a suggerire il trattamento tera-peutico più idoneo. Farmaci, ri-abilitazione e interventi chirur-gici saranno proposti di volta in volta, a secondo delle patologie in atto, con percentuali di suc-cesso molto elevate (≈80%).

SICCR / Dipartimento di Chirurgia e Medicina Traslazionale - Università di Firenze

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La celiachia è una intolleranza che prima viene riconosciuta e prima ti consente di uscire con lei fuori a cena.Riconoscerne i sintomi permette di conviverci e di uscire a pranzo o a cena fuori. I ristoranti e le pizzerie che offrono menù senza glutine sono diffusi in tutta Italia.Questo è uno dei risultati dei 30 anni di attività dell’Associazione Italiana Celiachia che ha selezionato oltre 2000 locali in cui Sebastiano può invitare sua mamma per una pizza senza glutine. E Gaia può stare tranquilla anche se sono i suoi amici a invitarlo fuori.

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Gastroenterologia e dispositivi medici 5EventiLunedì 22 aprile 2013

sodio, ossido di magnesio, citrato di sodio) rappresen-tano i rimedi dagli effetti più immediati contro i sintomi da iperacidità gastrica, per-ché neutralizzano i composti acidi direttamente nello sto-maco, riportando il corretto livello di pH gastrico. Gli an-tiacidi sono farmaci sintoma-tici, quindi non richiedono lunghi cicli di trattamento, ma possono essere usati al bisogno e più volte al giorno, seguendo le indicazioni con-tenute nei foglietti illustrativi. Poi ci sono gli antisecretori: di questo gruppo fanno parte, per esempio, gli inibitori del-la pompa protonica (tra cui il pantoprazolo), che agiscono sulle cellule che producono l’acido nello stomaco, bloc-cando l’attività della pompa protonica (un enzima) e ri-ducendo così la produzione di acido nello stomaco. Sono farmaci potenti con una lun-ga durata d’azione, ma che ri-chiedono cicli di trattamento da una a quattro settimane e quindi adatti per bruciore di stomaco e rigurgiti acidi par-ticolarmente frequenti. Infi-

■ PROBLEMI DI DIGESTIONE / Comportamenti e buone pratiche per far fronte al problema

Iperacidità gastrica: le soluzionidi pH gastrico) è minimo e non rappresenta la loro prin-cipale funzione. In genera-le, per ottenere una corretta efficacia da questi farmaci è importante che l’assunzione (dosaggi e posologia) avvenga secondo quanto riportato nel foglietto illustrativo, evitando abusi. Nel caso in cui, invece, il problema dovesse persistere è sempre consigliato rivolger-si al medico di fiducia.

Molto influisce un corretto stile di vita. Puntando, quando serve, sui farmaci specifici: antiacidi, antisecretori e citoprotettori

La digestione delle sostan-ze nutritive in composti

semplici e quindi in energia è tra le principali funzioni svol-te dallo stomaco. Protagonisti di questo processo i succhi gastrici, caratterizzati, com’è noto, da elevata acidità. Il re-flusso gastroesofageo si mani-festa con bruciore di stomaco e/o rigurgiti acidi che posso-no colpire in qualsiasi mo-mento, dopo un pasto, al la-voro, durante una riunione o prima di coricarsi. Questa ec-cessiva acidità può essere av-vertita all’altezza della bocca dello stomaco con sensazioni di bruciore, crampi, gonfiore, nausea e pesantezza o a livello della gola e del torace, a causa della risalita del contenuto ga-strico nell’esofago. A volte un regime alimentare squilibrato e/o una vita troppo frenetica-stressata possono stimolare un’eccessiva produzione di succhi gastrici, aumentando l’acidità gastrica con le con-seguenze sopra descritte. Ma è possibile prevenire molti di questi sintomi attraverso alcune regole dettate da un corretto stile di vita: ridurre

lo stress, fare pasti frequen-ti, poco abbondanti e a orari regolari, masticare lentamen-te evitando alimenti grassi e speziati, bevande gassate e caffeina, eliminare o limitare l’assunzione di alcol e fumo e usare tecniche di cottura leggera come forno, griglia o vapore. E ancora: non allonta-narsi troppo dal peso forma, anche grazie a un esercizio fisico regolare (non subito dopo i pasti), evitare di indos-sare indumenti troppo stretti in vita, che possono esercita-re pressione sullo stomaco, sdraiarsi subito i pasti. Infine, se si soffre di rigurgiti, è buo-na norma alzare la testiera del letto di 10-15 cm durante il sonno. Quando lo stile di vita non basta, si può ricorrere a diversi presidi farmaceutici indicati in caso di bruciore di stomaco e/o rigurgiti acidi che si differenziano tra loro per i principi attivi e quindi per i meccanismi di azione. A cominciare dagli antiacidi: generalmente costituiti da uno o più sali basici (idros-sido di magnesio, idrosido di alluminio, bicarbonato di

Quando lo stile di vita non basta,

si può ricorrere a diversi presidi farmaceutici

ne, un cenno ai citoprotettori: i più comuni sono gli alginati, utilizzati, in particolare, per ridurre il rigurgito gastroeso-fageo, perché formano un gel sopra il contenuto gastrico che ne impedisce la risalita lungo l’esofago. Proprio per questo particolare meccani-smo d’azione, il loro potere tamponante (neutralizzazio-ne dell’iperacidità di stomaco, riportando il corretto livello

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6 Gastroenterologia e dispositivi mediciEventi

Lunedì 22 apile 2013

Immagine

radiologica

di diverticolosi

massiva

Una sezione

dell’intestino

nella quale

è evidenziato

un diverticolo.

Immagini concesse

dal dottor Villanacci

degli Spedali Civili

di Brescia

sitaria, acquisendo così la necessaria conoscenza delle tecniche chirurgiche”. Pur essendo pochissimi i

rapia medica nella maggior parte di casi, pur richiedendo il ricovero, tuttavia può richie-dere interventi chirurgici a vol-te urgenti e complicarsi fino a portare a una peritonite.Ma quanto è frequente? I sog-getti anziani e stitici ne sono maggiormente colpiti. La fre-quenza di malattia diverticola-re osservata nella popolazione di alcuni paesi (Regno Uni-to, Stati Uniti e Australia), in rapporto all’età dei soggetti e all’origine etnica, varia dal 5 al 50%. Vi è un aumento progres-sivo forse perché la popolazio-ne più industrializzata sempre meno uso di fibre alimentari.Nei paesi occidentali la preva-lenza è difficilmente quantifi-cabile poiché almeno l’85% dei casi sono asintomatici; si è di-mostrato comunque che que-sta aumenta con l’età, ugual-mente distribuita in entrambi i sessi, a partire da un 10% di casi al di sotto dei 40 anni sino

■ SICCR / La Società italiana di chirurgia colorettale ha prestigio internazionale e conta 850 iscritti

■ SICCR / L’informazione della Società Italiana di Chirurgia Colo-Rettale

Un lavoro di sensibilizzazionea a favore dei pazienti

La malattia diverticolare

reparti di sola chirurgia colon rettale presenti nelle strutture sanitarie italiane, grazie all’azione della Siccr, che ha raccolto e potenziato un lavoro di sensibilizzazio-ne avviato ancor prima del-la sua costituzione ufficiale, sul territorio nazionale sono distribuiti in forma omoge-na 57 Ucp, Centri di colo-proctologia all’interno delle strutture sanitarie. “Sono dei Centri dove i pazienti sanno di poter trovare uno specia-lista in chirurgia colon retta-le – illustra il presidente – e sono suddivisi in tre livelli a seconda delle possibilità di terapia che possono erogare: strutture ambulatoriali e per piccoli interventi; strutture con posti di degenza; centri che abbinano la didattica al-la cura del paziente”. Un aspetto cui il presidente Trompetto tiene partico-larmente e su cui la Società concentra molte delle sue ri-sorse è la prevenzione. “Ab-biamo anche aperto tavoli di confronto e di progettazione con il ministero della Salute – fa sapere -, perché se il si-stema pubblico nel suo com-plesso potenziasse le attività

di prevenzione si avrebbero dei benefici straordinari sul-la salute dei cittadini e sulla spesa sanitaria. Basti pen-sare che ogni anno ci sono 60-70 nuovi casi di tumori al colon ogni 100 mila abi-tanti e che per essere curati richiedono un investimento di decine di migliaia di euro ciascuno ”. Quali i cardini della prevenzione? “Una vi-ta più sana con una corretta alimentazione, - sintetizza il dr Trompetto - cioè man-giare molta frutta e verdura e bere molta acqua, poiché il buon funzionamento dell’in-testino è in gran parte legato a ciò che mangiamo”.

In Italia la chirurgia colorettale non è riconosciuta come specialità, ma i medici di Siccr erogano un servizio ad hoc in centri dedicati

La patologia può comportare interventi chirurgici urgenti. Ce ne parla il dott. Corrado R.Asteria Dirigente Medico Responsabile Struttura Semplice Chirurgia Generale P.O. Asola -Dipartimento Chirurgico-Ortopedico Azienda Ospedaliera Carlo Poma, Mantova

Assicurare il più alto standard terapeutico ai

pazienti, sollecitando l’intro-duzione nella pratica medica dei progressi della scienza nella prevenzione, diagnosi e cura delle malattie del colon, del retto e dell’ano. È questa la finalità per cui dieci anni fa chirurgi gene-rali con particolare interesse in questo campo della medi-cina hanno dato origine alla Siccr, la Società italiana di chirurgia colon-rettale, che oggi conta 850 iscritti e tra le società chirurgiche è secon-da solo a quelle che riunisco-no i chirurgi generali. “In Italia la chirurgia colo-rettale non è riconosciuta come specialità – spiega il presidente Mario Trompetto che dirige a Vercelli presso una clinica convenzionata uno dei pochi reparti de-dicati a questa branca – e dunque i pazienti che hanno problemi all’intestino devo-no affidarsi al chirurgo gene-rale. Noi, invece, sosteniamo l’importanza della diagnosi e terapia effettuati da uno spe-cialista”. È da questa convin-zione e dai risultati ottenuti che la Siccr si è guadagnata

Dolore colico, prevalente nell’addome di sinistra,

febbre, vomito, blocco della de-fecazione e raramente diarrea inusuale, sanguinamento retta-le e, in alcuni casi, disturbi uri-nari. Sono i sintomi principali di una malattia intestinale dif-fusa: la Diverticolite, patologia che insorge come complicanza della formazione dei divertico-li (diverticolosi). Ma di cosa si tratta? I diverticoli sono delle estroflessioni sacciformi della parete dell’intestino e si localiz-

un prestigio internazionale. Tra gli ultimi riconoscimenti in ordine di tempo, l’invito per il presidente a partecipa-re quale relatore al convegno internazionale dell’Ascrs, la società scientifica statuni-tense di settore che è la più importante al mondo. “È la prima volta che a questo congresso viene chiamato a relazionare ufficialmente un italiano”, sottolinea il dottor Trompetto, che ricorda an-che i rapporti consolidati e gli scambi scientifici tra la Siccr e la società inglese di chirurgia colon rettale. La Siccr quest’anno ha te-nuto a battesimo anche una propria Scuola, sopperendo così alla nota mancanza di una preparazione specifi-ca in ambito universitario. “La frequenza alla scuola dura un anno – spiega il dottor Trompetto che ne è il direttore - Si è deciso di puntare sulla qualità dell’in-segnamento piuttosto che sulla quantità degli allievi, che quest’anno sono cin-que, anche nell’ottica di un adeguamento allo standard europeo. Uno dei tratti qua-lificanti la Scuola è la possi-

zano frequentemente nel colon sinistro e in particolare nel co-lon sigmoideo. La loro presenza non comporta necessariamente l’insorgenza della malattia diverticolare, intesa come complicanza della diverticolosi. Nello stadio ini-ziale il diverticolo può regre-dire, ma in un terzo dei casi il numero dei diverticoli e la loro estensione al colon sono desti-nati ad aumentare nel tempo. Quando si verifica un’infiam-mazione dei diverticoli, il qua-

bilità per gli allievi di poter davvero fare molta pratica, cosa infrequente durante gli anni di specialità univer-

dro clinico prende generica-mente il nome di Diverticolite ed esprime quindi la presenza di malattia diverticolare. Que-sta complicanza si verifica dal 10 al 25% dei casi di divertico-losi e dopo il primo episodio può ricomparire, malgrado la terapia, nel 25% entro i primi 5 anni. Fortunatamente, la malattia diverticolare si risolve con te-

L’obiettivo della terapia medica è di migliorare sintomi e di prevenire sia gli attacchi ricorrenti e le complicanza

della diverticolite. Quando questi si verificano la terapia me-dica risulta efficace nella maggior parte dei casi nel prevenire nel futuro la reazione infiammatoria e nel limitare l’evolu-zione della malattia.Il principale aiuto, però, viene da una dieta ricca di scorie; da un adeguato e proporzionale apporto idrico, condizione basilare per consentire evacuazioni di consistenza soffice e più rapida, evitando in tal modo le spinte eccessive. Una die-ta ad alta concentrazione di fibra è stata largamente racco-mandata e in commercio esiste una lunga lista di prodotti, tuttavia i livelli di evidenza che ne dimostrano una provata efficacia non sono consistenti.Esiste inoltre una serie di farmaci: spasmolitici, antibiotici, antinfiammatori (tipo mesalazina) e probiotici (fermenti lattici) che sono impiegati in modo svariato, singolarmente o associati. Per i prodotti menzionati non è stata comprovata la mag-giore efficacia di un singolo farmaco rispetto ad altri o dell’ associazione di più farmaci. Qualora i sintomi facciano so-spettare la presenza di una forma complicata di diverticolosi il paziente dovrebbe rivolgersi al proprio medico curante e successivamente, se ritenuto opportuno, inviato ad un chi-rurgo colo-rettale per un consulto, entro breve termine.Se poi la situazione clinica si complica e gli episodi dolorosi si ripetono, è necessario ricorrere alla chirurgia, addirittura in urgenza qualora subentri la perforazione intestinale del diverticolo e la conseguente peritonite. Gli interventi previsti riguardano la resezione del tratto in-testinale interessato, seguita sia da ricongiunzione diretta del tratto intestinale sano, sia da resezione con deviazione provvisoria delle feci (stomia), che andrà mantenuta per al-meno 180 giorni secondo la medicina basata sull’evidenza (Evidence Based Medicine).

La cura inizia a tavola: più acqua e fibre

Ogni anno si verificano 60-70 nuovi casi di

tumore al colon ogni 100 mila abitanti

ad oltre il 60% in soggetti con oltre 80 anni di età. Inoltre, la diverticolosi interessa princi-palmente il colon di sinistra

nell’80% dei casi mentre nella popolazione asiatica, con la stessa percentuale, riguarda il colon di destra.

Il dottor Mario Trompetto, presidente della Società Italiana

di Chirurgia Colorettale

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Gastroenterologia e dispositivi medici 7EventiLunedì 22 aprile 2013

Per quanto riguarda

le terapie, nella

maggior parte

dei casi si deve puntare

sull’asportazione

chirurgica del tratto

di intestino colpito

da tumore

terminale dell’apparato dige-rente) anche se, purtroppo, la possibilità di identifi carle con tale metodica non supera il 50%. Soggetti senza fattori di rischio dovrebbero sottoporsi a una colonscopia dopo i 50 anni, esame che va anticipato a 40 qualora vi sia una fami-liarità per neoplasia colon-rettale. In presenza di individui nelle cui famiglie vi siano molti ca-si di neoplasia colica o di altre neoplasie, oltre alla colonsco-

■ PATOLOGIE DIFFUSE / In Italia, 70 nuovi casi all’anno ogni 100.000 abitanti. Lo rileva Siccr

Neoplasia al colon: si può vincere con la prevenzione

pia è consigliato uno studio genetico dei familiari. “Per quel che riguarda, infi ne, la terapia, nella grande maggio-ranza dei casi bisogna punta-re sulla soluzione chirurgica, che prevede l’asportazione del tratto di intestino colpito da tumore e delle linfoghiandole che drenano la linfa dal tratto interessato”, conclude l’esper-to. “La tecnica - a diff erenza dei tumori del retto - prevede sempre la restaurazione della continuità intestinale, con-

sentendo perciò al paziente una normale funzionalità defecatoria. Solo in rari casi, come in interventi eseguiti in urgenza o in seguito a com-plicanze post-operatorie, vi può essere la necessità di con-fezionare una stomia per de-viare le feci all’esterno dell’ad-dome. In genere è provvisoria e nei mesi successivi la conti-nuità intestinale viene ripri-stinata. Nel caso in cui l’esame istologico dimostri la presen-za di tumore nei linfonodi, sarà necessario sottoporsi a chemioterapie di completa-mento che, a giudizio dello specialista oncologo, possono essere riservate anche ai casi più gravi”. In Italia tale chirurgia viene eseguita dai chirurghi gene-rali, in Europa e negli Stati Uniti esiste invece una fi gu-ra specializzata, che si chia-ma chirurgo colon-rettale. Le più recenti pubblicazioni a riguardo confermano co-me, nei Paesi dove sia attivo quest’ultimo, i risultati in termini di sopravvivenza e ri-dotto numero di complicanze siano migliori.

La ricerca del sangue occulto nelle feci è il mezzo più semplice e meno costoso, ma funziona solo nel 50% dei casi. Più sicura, anche se invasiva, la colonscopia, ma è consigliato anche uno studio genetico dei familiari se vi sono precedenti di neoplasie

Il secondo tipo di cancro come frequenza negli Sta-

ti Uniti è il tumore del colon (quasi sempre un adenocarci-noma), che colpisce annual-mente 140.000 nuovi soggetti ed è la causa di morte di circa 60.000 persone ogni anno. In Italia l’incidenza annuale di questa neoplasia - potenzial-mente curabile se diagnosti-cata in modo precoce - è au-mentata negli ultimi 40 anni, fi no a raggiungere il tasso di 70 nuovi casi all’anno ogni 100.000 abitanti. “In genere il tumore si sviluppa dalla mu-cosa colica (la parte più inter-na del colon) con la comparsa di un polipo (piccolo tumore benigno), che si sviluppa (nel 60% circa dei casi) con mag-gior frequenza nel sigma e nel retto”, spiega il dottor Claudio Mattana, Chirurgia generale 1 del Policlinico universitario A. Gemelli di Roma. “Facil-mente asportabile durante la colonscopia (esame ambula-toriale che consente la visua-lizzazione all’interno di tutto il colon) se diagnosticato precocemente, nel giro di 2-3 anni può ingrandirsi, diven-

tando una neoplasia maligna”.Il rischio aumenta con l’età dell’individuo e si raddop-pia ogni 10 anni: il 90% dei tumori colpisce individui ul-tracinquantenni. Alcune ma-lattie come la colite ulcerosa, il morbo di Crohn, la poliposi del colon e la pregressa pre-senza di cancri in altri organi (in particolare mammella e utero) sono spesso associate-alle neoplasie del colon. “Fermo restando che un fat-tore di rischio per neoplasie coliche e polipi del colon è sicuramente la familiarità - continua Claudio Matta-na - esistono due reali forme ereditarie. La prima è fami-liare (incidenza del 30-40%): i consanguinei di primo grado corrono un rischio due volte superiore di contrarla, specie se il primo soggetto è stato colpito in età inferiore a 50 anni. La seconda è legata ad anormalità genetiche specifi -che (4-6%) come, per esem-pio, la poliposi familiare, la sindrome di Lynch e altre sindromi”.Il sintomo più frequente della neoplasia colica è l’emissione

di sangue con le feci. Impor-tanti sono anche le alterazio-ni delle abitudini defecatorie (sia in senso diarroico sia con la comparsa di stipsi, a seconda di dove è localizzato il tumore), il dimagrimento e l’astenia. Al contrario, polipi e piccole neoplasie non danno alcun sintomo precoce. La ricerca del sangue occul-to nelle feci è il mezzo più semplice e meno costoso per lo screening delle neoplasie del grosso intestino (la parte

Il mal di stomaco si confi gu-ra come un insieme di sin-

tomi, quali il gonfi ore, l’erutta-zione e la nausea, e dunque si usa spesso per indicare diversi tipi di disturbo che hanno tra loro in comune la loca-lizzazione: la parte superiore dell’addome. Il mal di stomaco perciò non è una malattia in sé e i sintomi possono essere pre-venuti e curati.A generare i diversi disturbi vi sono cause molteplici e alcune di queste sono collegate allo stile di vita e a ciò che si man-gia e si beve. Il mal di stomaco, però, può essere generato an-che da altre patologie dell’ap-parato digerente. Tra le cause più comuni, pasti consumati troppo in fretta, abuso di caf-feina e alcol, eccessiva assun-zione di bevande gasate, fumo, nervosismo, traumi emotivi, infi ammazioni dello stomaco, ulcera. Da annoverare tra le possibili cause dei disturbi an-che il cancro allo stomaco. Ma quali sono i sintomi che più spesso si accompagnano a quel che si sintetizza come mal di stomaco? Vi possono essere più sintomi concomi-tanti, come la sensazione di

Da malesseri passeggeri a veri e propri campanelli d’allarme: questi disagi possono essere curati ma non devono mai essere sottovalutati

Fastidi, ma solo se di breve durata

pancia piena già durante il pasto anche se non si è man-giato molto; sensazione di pancia piena dopo il pasto; dolore lieve o intenso nella zona dell’addome superiore; bruciore di stomaco. Vi sono poi altri sintomi meno fre-quenti che accompagnano il

mal di stomaco, ma che tut-tavia possono presentarsi: la nausea, con la sensazione di vomito imminente; il gonfi ore di stomaco, che risulta essere teso e dolente.Il mal di stomaco lieve di solito non suscita preoccu-pazione. Va tuttavia consul-tato il medico subito se esso

continua per più di una-due settimane o se il dolore è in-tenso ed è accompagnato da dimagrimento o perdita di ap-petito, vomito, ittero. Il medi-co potrà prescrivere tutta una serie di esami specialistici per avere il maggior numero di informazioni atte a formulare una diagnosi precisa.Il mal di stomaco di solito non ha complicazioni gravi, ma può incidere negativa-mente sulla qualità della vita facendovi sentire a disagio e spingendovi a mangiare di meno. Se la diffi coltà di dige-stione è provocata da un’altra patologia, questa può presen-tare le proprie complicazioni distintive.Per prevenire il mal di sto-maco di lieve intensità è op-portuno seguire uno stile di vita sano, che comprende, per esempio, pasti frequenti e me-no abbondanti uniti ad una masticazione lenta. È inoltre importante evitare i fattori scatenanti, come gli alimenti grassi e speziati e le bevande gassate. Opportuno, poi, non allontanarsi dal proprio peso forma, fare esercizio fi sico re-golare e tenere a bada lo stress.

SINTOMI / Il mal di stomaco e la nausea

Può trattarsi di un’indigestione o

di un’infl uenza gastroenterica, ma il mal di stomaco può nascondere, specie se non

passa, un problema più serio

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8 Gastroenterologia e dispositivi mediciEventi

Lunedì 22 apile 2013

Nella pratica clinica si rav-visano di frequente fasti-

di collegabili alla presenza di gas nel tratto gastrointestinale: eruttazioni, meteorismo, flatu-lenza, sono solo malesseri per molti pazienti ma in certi casi possono diventare veri e propri problemi invalidanti. Nono-stante il disturbo colpisca molte persone, i sintomi e le relative cause non sono stati spesso oggetto di studi indirizzati alla prevenzione o terapia. Anche la loro prevalenza è poco indaga-ta. Lo scarso interesse generale è forse giustificato dall’oggettiva difficoltà diagnostica e dal fatto che la causa è per lo più funzio-nale. Lo rileva Lucio Lucchin, presi-dente dell’Associazione italiana di Dietetica e Nutrizione Clini-ca-Adi nell’ambito della ricerca specifica condotta dall’Unità operativa complessa di Die-tetica e Nutrizione Clinica dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige-comprensorio di Bolza-no, che, al contrario, ha affron-tato l’argomento con grande impegno e serietà.

Nella maggior parte dei casi, non si tratta di un vero aumen-to del contenuto gassoso inte-stinale, ma di una sua disomo-genea ridistribuzione, vuoi per una motilità intestinale alterata, vuoi per un’accentuazione dei riflessi viscero-motori intesti-nali o della lordosi lombare. Tra le altre cause di meteori-smo “funzionale” si possono annoverare: un’eccessiva emo-tività, con secondari fenomeni di somatizzazione e scorrette abitudini alimentari. La perce-zione soggettiva di gonfiore in regione epigastrica o nella parte sinistra dell’addome è dovuta raramente allo stomaco e più frequentemente al colon, specie al tratto trasverso. L’intestino normale, infatti, non contiene più di 200-250 ml di gas, quindi poco, sia a digiuno sia a stoma-co pieno. Al giorno si elimina-no in media 700 ml di gas con circa 15-20 flati, costituiti per il

99% da azoto (11-92%), ossige-no (0-11%), anidride carbonica (3-54%), idrogeno (0-69%) e metano (0-56%). La maggior parte dell’aria deglutita, invece, viene eliminata con numerose e anche inconsapevoli eruttazio-ni. Infatti, i gas nell’apparato di-gerente possono avere quattro diverse origini: aria deglutita, passaggio all’intestino dei gas sciolti nel sangue, produzione

intestinale e mancato assor-bimento di gas per accelerato transito. Dopo i pasti si avvia una com-plessa rete d’interazioni tra assorbimento, secrezione, mo-tilità, rilascio ormonale, scambi con il sistema nervoso centra-le. Una minima alterazione di queste fasi genera sintomi quali il meteorismo, ma vista la com-plessità del processo di digestio-

ne la definizione di una chiara strategia terapeutica in caso di disturbi, in via generale, è dif-ficoltosa. La ricerca indica che alterazioni funzionali del riem-pimento gastrico, delle modali-tà di miscelazione e osmolarità del bolo, della motilità e dell’en-tità del passaggio attraverso i vari segmenti intestinali, origi-nano meteorismo e flatulenza da causa non organica e che

Quando l’osservazione empirica incontra la scienzaEcco che cosa favorisce lo sviluppo dei gas nell’intestino

Più di rilievo nello sviluppo dei gas è il ruolo della produzione intestinale:

nell’individuo sano i residui alimentari sono quasi assenti, in quanto proteine e carboi-drati vengono quasi totalmente assorbite nell’intestino tenue, mentre in caso di ma-lassorbimento, scarsa digeribilità degli ali-menti, riduzione della superficie assorbente, insufficienza pancreatica ecc., assumono un significato clinico di rilievo. Si è visto, per esempio, che la produzione d’idrogeno sale vistosamente, più di 8-10 volte, se s’instilla lattosio in tutti i segmenti intestinali o se si assume un alimentazione ricca di pectine ed emicellulose. Altre cause di consistente au-mento dei gas intestinali sono: intolleranza al lattosio, fruttosio, sorbitolo, xilitolo, celia-chia, presenza di patologia epatica e/o renale che, compromettendo il circolo sanguigno, rendono più problematica l’eliminazione dei gas con la respirazione. Gli alimenti ri-sultati più frequentemente implicati nell’in-sorgenza del meteorismo, prevalentemente sulla base di osservazioni empiriche, sono risultati: dolci, patate, agrumi e melanzane cipolla, ravanelli, cetrioli, piselli, crusca, pa-ne integrale, grassi specie se fritti, formaggi fermentati, cioccolato al latte e fondente. Un

potere flatulente più elevato sembrano posse-derlo: latte e derivati, cipolle, fagioli, ceci, fa-ve, sedano, carote, cavoletti di Bruxelles, uva passa, banane, albicocche, succo di prugna, frullati di frutta.Quando nel colon giunge una maggior quantità di residui di carboidrati e/o pro-teine/lipidi vengono a prevalere i fenomeni fermentativi con produzione di anidride carbonica, idrogeno e acidi di diversa natu-ra. Fisiologicamente il processo fermentativo gioca un ruolo importante, recuperando energia dal riassorbimento degli acidi grassi a catena breve (acetato, propinato, butirra-to) in misura di circa il 62% e prevenendo la diarrea osmotica. Se l’alimentazione è ricca di carboidrati, specie di determinata provenienza alimentare, un certo beneficio si potrà ottenere dalla limitazione di frutta, legumi, farine di grano e mais, avena, pa-tate, fruttosio, sorbitolo, dolcificanti. Alcuni pazienti riferiscono un’eccessiva reazione ga-strointestinale all’ingestione di amidi come: pane fresco, paste alimentari, legumi secchi. In questi casi si può ricorrerre all’impiego di riso e prodotti secchi quali fette biscottate, bi-scotti, pane tostato. Tra i consigli terapeutici, la limitazione delle fonti alimentari di car-

boidrati maggiormente responsabili e l’uso di carminativi. Questi ultimi sono molecole farmacologiche (dimeticone, simeticone, α-galattosidasi, antispastici, disinfettanti intestinali) o naturali (carbone vegetale, pro-biotici, vegetali vari) in grado di ostacolare o rimuovere il ristagno di gas nel tubo dige-rente, fondamentalmente con 3 meccanismi. Il primo è un effetto spasmolitico (anetolo dell’anice e finocchio, cardamomo, camomil-la, cavolo e carvene del carvi, melissa, vale-riana, mirto, mirtillo, menta, cumino, salvia, senape, timo, issopo, cannella), il secondo è assorbente sui gas (carbone vegetale o ani-male, caolino), il terzo consiste in un rallen-tamento nella produzione di gas (antisettici come l’anetolo di anice e finocchio, bacche di ginepro, camomilla, probiotici 6 e prebiotici come l’inulina); Vi sono infine i fenomeni putrefattivi, so-spettabili per la presenza di flatulenza ab-bondante e maleodorante, a causa della produzione d’istamina, dimetilsolfuro, me-tanetiolo, indolo, cadaverina, putrescina, alcool metilico ecc. In questa circostanza non si dovrà eccedere con le sostanze proteiche e lipidiche di derivazione animale. Da non di-menticare, però, che si è documentato come il substrato preferenziale della putrefazione microbica sia costituito dalle albumine delle secrezioni intestinali, piuttosto che da quelle di origine alimentare. Quindi, in questo caso, si può parlare di causa organica.

■ RICERCA / L’Unità Operativa complessa di Dietetica e Nutrizione Clinica dell’Azienda sanitaria dell’alto Adige-comprensorio di Bolzano

Cibo e meteorismo: rapporto sul quale indagareAlterazioni funzionali del processo digestivo sono alla base di meteorismo e flatulenza da causa non organica. Una ricerca del prof. Lucio Lucchin, presidente Adi, ha individuato anche elementi che sovvertono il rapporto di causa-effetto tra cibo e colon irritabile, patologia spesso accompagnata da questi fastidiosi sintomi

Il ruolo giocato dall’aria deglutita nell’insor-

genza del meteorismo è secondario: l’eruttazione è un evento fisiologico con cui si elimina parte dell’aria deglutita, basti pensare al ruttino del neo-nato. L’eruttazione diven-ta problematica quando è molto frequente e/o male-odorante, per riproduzio-ne dell’odore degli alimen-ti ingeriti e parzialmente digeriti. La presenza di reflusso gastro-esofageo sollecita una maggiore sa-livazione per neutralizza-re l’acido. La conseguenza è un aumento del numero di deglutizioni, con l’ine-vitabile trascinamento di aria. Attenzione quindi alla gomma da mastica-re, alle caramelle a lenta dissoluzione e alla prote-si dentale lasca. Da non dimenticare anche che il fumo va a finire in parte nell’esofago e stomaco au-mentando la quota di gas. La masticazione frettolo-sa e incompleta comporta una maggiore ingestione d’aria a causa della supe-riore quantità di spazio morto tra le particelle ri-spetto a bocconi più smi-nuzzati (si pensi agli spa-zi lasciati dai granelli di sabbia rispetto a uguale volume di ciottoli).

Implicazioni e accorgimenti

nel reflusso gastro-esofageo

sotto l’aspetto terapeutico le categorie di farmaci che pos-sono dare qualche giovamento sono gli ansiolitici (lorazepam, lormetazepam, diazepam) e i procinetici (domperidone, me-toclopramide).Per i pazienti che soffrono di questi disturbi, però, è intuitiva la ricerca di una possibile cau-sa alimentare, che, in alcune circostanze, è piuttosto chia-

ra. L’equipe del prof. Lucchin si è chiesta se l’intolleranza alimentare può essere una concausa nell’insorgenza del colon irritabile o se è vero il contrario. Alcuni studi relati-vi al colon irritabile, in cui la presenza di meteorismo e fla-tulenza sono molto frequenti, sembrerebbe confermare che la patologia del colon irritabile genera intolleranze alimen-tari, così come altre allergie e alterazioni. Secondo una ri-cerca del 2008 (Tobin, Mopar-ty Farhadi De Meo Gansal Ke-shavarzian) le riniti allergiche sono 2,67 volte più frequenti nel colon irritabile, l’eczema 3,85 volte e la depressione 2,56 volte. Nei casi di intol-leranze alimentari, però, vi è l’impossibilità di determinare i livelli ematici di IgG, e deve essere il paziente stesso a cer-care d’identificare i possibili cibi a rischio, senza cadere in un’eccessiva rigidità e quindi impoverimento della propria alimentazione. Una recentissima ricerca, inol-tre, ha mostrato la relazione tra l’aumento della produzione in-testinale di metano e idrogeno e il peso corporeo. Chi al test del respiro presenta concentrazioni elevate di entrambi i gas è più facile che aumenti di peso e che abbia una maggiore quantità di tessuto all’interno del corpo. Il microorganismo responsabile è il Methanobrevibacter Smithii capace, se presente in eccesso, di fare assorbire più calorie.

Il prof. Lucio Lucchin

I disturbi associati alla presenza di gas nel tratto

gastrointestinale ora sono oggetto di studi indirizzati alla

prevenzione e all’individuazione di terapie appropriate

Colon

StomacoDuodeno

Fegato-lobo dx Lobo sin.

Milza

Struttura splenica

Discendente

SigmaRetto

Cieco

Ascendente

Traverso

Flessuraepatica

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Gastroenterologia e dispositivi medici 9EventiLunedì 22 aprile 2013

ciò che riguarda la dipen-denza dei sintomi dal glutine dobbiamo fidarci di quanto afferma il paziente. Questo è

■ GLUTINE / Una nuova forma di intolleranza alimentare

A volte è solo questione di sensibilità

un punto estremamente de-licato: il paziente deve esse-re ascoltato dal medico con grande attenzione, ma nume-

rosi studi hanno dimostrato la sua scarsa attendibilità in relazione alle intolleranze alimentari. Di conseguenza, la sensibilità al glutine deve essere gestita da medici spe-cificamente competenti e per una diagnosi certa è neces-sario verificare la risoluzio-ne del quadro clinico dopo l’esclusione del glutine dalla dieta e la ricomparsa dei sin-tomi alla sua reintroduzione. Esclusione e reintroduzione, tuttavia, debbono essere effet-tuate “in cieco”, in altre parole il paziente, per essere atten-dibile, non deve sapere se si trova in una fase di esclusione o reintroduzione, nella quale ultima il glutine è “maschera-to” in altri alimenti. Tale pro-cedura può sembrare piutto-sto macchinosa e complessa ma è l’unica, al momento, a garantire la correttezza della diagnosi.In conclusione, in presenza di una sospetta intolleranza al glutine, è assolutamen-te necessario che il paziente consulti un medico prima di intraprendere qualsiasi mo-dificazione della dieta. L’au-toprescrizione di una dieta priva di glutine comporta, infatti, una serie di rischi che vanno dalla esclusione inutile e nutrizionalmente dannosa di una sostanza frequentissi-ma nella dieta mediterranea alla preclusione di una futura, possibile diagnosi di una vera celiachia per la avvenuta ne-gativizzazione degli anticorpi e la remissione delle lesioni intestinali .

Gino Roberto Corazza, professore di Clinica Medica dell’Università di Pavia e presidente della Società Italiana di Medicina Interna e membro del board di Aic ci spiega in cosa consiste questa patologia, definita solo di recente

Un numero sempre mag-giore di pazienti attribu-

isce, sulla base di impressioni o di test diagnostici poco attendibili, i propri disturbi gastroenterici all’ingestione di questo o quell’alimento. Se da una parte ciò è compren-sibile -noi siamo quello che mangiamo-, la drastica e non sempre giustificata esclusio-ne di una serie di alimenti si ripercuote spesso negativa-mente sullo stato di salute . In effetti, il capitolo delle in-tolleranze e, soprattutto, delle allergie alimentari, per una serie di problemi di ordine diagnostico, rappresenta un terreno minato in cui mol-te volte il paziente si ritrova prigioniero. Un’eccezione è rappresentata dalla malattia celiaca. Questa condizione è veramente frequente, è do-vuta a una intolleranza im-munologica al glutine ed è caratterizzata da un quadro clinico variabilissimo, che va dalla diarrea profusa con marcato dimagrimento, a sintomi extraintestinali, quali anemia, astenia, amenorrea, infertilità, bassa statura, ulce-

re del cavo orale, osteoporosi, dolori articolari, dermatiti, edemi, alla associazione con altre malattie immunologi-che. La celiachia, tuttora sot-todiagnosticata, può essere infatti identificata con asso-luta sicurezza, attraverso la ricerca nel sangue di altera-zioni specifiche (la positività degli anticorpi antiendomisio ed antitransglutaminasi) e la presenza di lesioni intestinali tipiche (l’atrofia dei villi) rile-vabili attraverso biopsie effet-tuate in corso di gastroscopia. Il glutine, cioè la sostanza tos-sica, è una proteina vegetale complessa, contenuta nella farina di frumento e in altri cereali affini, quali segale ed orzo. Una dieta priva di tali cereali porta, nei pazienti con malattia celiaca, alla remis-sione delle lesioni intestinali ed alla scomparsa dei sintomi suddetti.Negli ultimi due-tre anni si è molto parlato di un’altra forma di intolleranza legata al misterioso glutine, diversa dalla celiachia, e per questo definita “sensibilità al glutine non celiaca”. Su tale condizio-

ne, che sembra “popolare” so-prattutto negli Stati Uniti, si è sviluppato rapidamente un insolito clamore mediatico, alimentato da interessi eco-nomici e siti specifici prolife-rati su internet. È opportuno premettere che su questo ar-gomento disponiamo più di parole che di fatti: gli studi finora pubblicati sono scarsi e passibili di importanti criti-che metodologiche. Ma in che cosa consiste la sensibilità al glutine? A dif-ferenza della celiachia non vi sono alterazioni nel sangue (gli anticorpi sono negativi) né lesioni intestinali (la biop-sia mostra un quadro norma-le). Il paziente, tuttavia, rife-risce egualmente la comparsa di sintomi all’ingestione del glutine e la loro remissione alla sua esclusione. I sinto-mi possono essere i più vari: dal semplice meteorismo ad importanti disturbi neuro-logici. Come si può capire, la diagnosi di questa nuova condizione pone numerosi ed importanti problemi: non disponiamo di test sicuri (gli anticorpi e la biopsia) e per

La celiachia è un’intolle-ranza permanente al glu-

tine presente negli alimenti. Il glutine è un complesso proteico che si trova in alcu-ni cereali, come frumento, segale, orzo, farro, kamut. L’incidenza della celiachia è stimata in un soggetto ogni 100 persone; i celiaci italia-ni sarebbero quindi circa 600mila, ma a oggi ne sono stati diagnosticati poco più di 135mila. I sintomi intestinali, come diarrea cronica, vomi-to, distensione addominale, debolezza muscolare, ano-ressia e irritabilità, insorgono comunemente nei bambini e possono essere diagnostica-ti nei primi due anni di vita; tuttavia, in età più avanzata, possono manifestarsi anche altri sintomi, come osteopo-rosi, infertilità, aborti ripe-tuti, bassa statura, anemia, diabete, tiroidite autoimmu-ne, alopecia, epilessia, linfo-ma intestinale, che indicano un’insorgenza dell’intolleran-za in età più avanzata. La diagnosi di celiachia si effettua mediante dosaggi (anti-tTG) sierologici: gli an-ticorpi anti-transglutaminasi e anti-endomisio (EMA) di classe IgA. Per la diagnosi

Dopo anni di impegno nel campo della comunica-

zione visiva e una passione comune per il cibo e il vino, Corrado Calabro e Marco Gat-ta hanno scelto di aprire uno spazio in cui accogliere a pran-zo e a cena i clienti come vecchi amici ai quali proporre piatti e degustazioni dalla qualità ri-cercata, in un ambiente intimo e originale, una promessa di gusto che solletica i sensi. Guyot è il nome scelto per il lo-cale, che negli ultimi due anni ha lavorato per creare la perfet-ta alchimia tra cibo e vino, tra sapori ed emozioni. Il nome è emblematico dell’integrità qualitativa che il ristorante propone: trae infatti ispirazio-ne da quello dell’inventore del metodo di potatura dei vitigni, detto appunto metodo guyot, che consiste nel mantenere un solo tralcio a frutto per pianta, facendola crescere più vigo-rosa, con grappoli di migliore qualità. La scelta di selezionare solo il meglio porta rapida-mente Guyot a tracciare una rotta ben definita nel suo modo di fare ristorazione: le etichette dei vini che Corrado, somme-lier esperto, conosce appro-fonditamente compongono una cantina selezionata con

Informazioni utili tramite il sito e la propria azione territoriale Il menu del ristorante Guyot consente ai celiaci pasti senza rinunce

L’insostenibile indigeribilità del glutine La privazione non è di casa

definitiva è comunque neces-saria la biopsia dell’intestino tenue. Una volta effettuata la diagnosi, il celiaco ha diritto, attraverso il Servizio sanita-rio nazionale e fino a un tetto massimo di spesa, all’eroga-zione gratuita dei prodotti dietetici senza glutine indi-cati nel registro del ministe-ro della Salute. Del resto, la dieta senza glutine, osservata con rigore e per tutta la vita, è al momento l’unica terapia disponibile. Nonostante il nu-

vini di qualità, anche biologici e biodinamici; i cibi non sono da meno, grazie soprattutto ai tanti risotti di qualità certificata e alla guida di Marco nella ge-stione di un cibo sempre sano, adatto anche a chi ha problemi alimentari.Guyot, infatti, è uno dei pochi ristoranti che possono essere considerati, da chi soffre di ce-liachia, una vera e propria ga-ranzia di sicurezza. Non esiste un menu a parte, bensì tutto è studiato per essere adeguato a qualunque ospite: la prepa-razione è accurata e attenta in ogni gesto, allo scopo di non contaminare i cibi, che sono così perfettamente digeribili per chiunque. Questo particolare riguardo permette a un ospite celiaco di scegliere liberamente dal me-

mero di alimenti consentiti sia comunque di gran lunga superiore rispetto a quelli vietati, non va dimenticato che anche piccoli quantitativi (tracce) di glutine, presenti per contaminazione acciden-tale, risultano dannosi. Sono tuttora in fase di studio pillo-le, vaccini, molecole e inibito-ri in grado di contrastare gli effetti tossici del glutine sulla mucosa intestinale, ma queste ricerche richiederanno tempi lunghi per essere completate.

nu, senza alcuna limitazione e in tutta sicurezza, garanten-do - anche a chi celiaco non è - una cena particolarmente digeribile e sana. Il gusto delle pietanze resta intatto, le carat-teristiche organolettiche inalte-rate e il piacere di una favolosa esperienza di gusto rende il pasto da Guyot un momento perfetto anche dopo, quando ci si alza da tavola. Guyot è membro di Aic - Associazione Italiana Celiachia, e ha scelto come fornitore per gli alimenti senza glutine il marchio Nutri-free. Tutti gli alimenti proposti da Guyot sono privi di glutine, mentre per il pane è possibi-le optare per la versione con oppure senza glutine. Le due tipologie vengono ovviamente preparate in ambienti separati, affettate e maneggiate senza

che ci sia contamina-zione di alcun tipo. I rigidi controlli seme-strali e la competenza di Marco, punto di riferimento del risto-rante sull’argomento, fanno sì che Guyot sia un luogo sano e ga-rantito per chiunque soffra di celiachia. Per info e prenotazioni: www.tavernaguyot.com

CELIACHIA / Le azioni dell’associazione AIC a sostegno dei pazienti RISTORAZIONE / Taverna Guyot è membro di AIC

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La sala del ristorante

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Alta pasticceria e prodotti senza glutineBrand of high quality gluten-free products

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Alimenti per intolleranzeGluten-free products distribution

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Congresso NazionaleSocieta Italiana di Cardiologia Invasiva

PORTO ANTICO DI GENOVACentro Congressi

9-11 Ottobre/October 2013

Innovazione nel terzo millennio

gse

CONSIGLIO DIRETTIVO GISEPresidenteAlberto Cremonesi (Cotignola)

Presidente uscenteGiulio Guagliumi (Bergamo)

ConsiglieriVittorio Ambrosini (Mercogliano) Francesco Bedogni (Milano) Sergio Berti (Massa) Gian Battista Danzi (Milano) Emanuela Piccaluga (Milano) Angelo Bruno Ramondo (Bassano del Grappa)

Rappresentante Soci AggregatiAntonella Merelli (Pisa)

Rappresentante Soci Aggregati uscenteBeatrice Magro (Rovigo)

SEGRETERIA SCIENTIFICA GISEVia Conservatorio, 22 - 20122 Milano Tel. 02 77297541 - Fax 02 [email protected] - www.gise.it

SEGRETERIA ORGANIZZATIVAOIC Srl Viale G. Matteotti, 7 - 50121 Firenze Tel. 055 50351 - Fax 055 5001912 [email protected] - www.oic.it/gise2013

DIRETTORI SCIENTIFICISergio Berti (Massa) Gian Battista Danzi (Milano)

COMITATO SCIENTIFICOAlessandro Bortone (Bari) Davide Capodanno (Catania) Giuseppe De Luca (Novara) Gennaro Galasso (Napoli) Antonio Micari (Palermo) Giuseppe Musumeci (Bergamo) Guido Parodi (Firenze) Francesco Saia (Bologna) Gennaro Santoro (Firenze) Gennaro Sardella (Roma)Carlo Trani (Roma) Marco Valgimigli (Ferrara)

Per la Fondazione GISEArturo Giordano (San Giuseppe Vesuviano) Ferdinando Varbella (Rivoli)

10 Gastroenterologia e dispositivi mediciEventi

Lunedì 22 apile 2013

scorso, frutto del confronto tra Commissione, Consiglio e Parlamento europei, disci-plina alimenti per lattanti e la prima infanzia, per i fini medici speciali, addirittura per coloro che devono per-

■ CELIACHIA/ I chiarimenti della dottoressa Caterina Pilo, direttore generale Associazione Italiana Celiachia (Aic)

L’Unione europea interviene sugli alimenti gluten-free

dere peso, ma esclude una specifica regolamentazione sugli alimenti senza glutine e rimanda alla competenza del regolamento sulle infor-mazioni al consumatore (reg 1169/2011) per la discipli-na dell’unica terapia ad oggi nota per il trattamento della celiachia.Tale deregulation banalizza la terapia per la celiachia ad una mera questione di etichetta e rischia di confondere la celia-chia, malattia autoimmune, multifattoriale, a componen-te genetica, con uno stile di vita, un’abitudine alimentare o moda, mettendo a grave rischio le tutele e l’assisten-za ai celiaci. I dati di crescita del mercato degli alimenti senza glutine danno segnali preoccupanti: su 240 milioni circa di valore complessivo/anno (70% distribuito nelle farmacie e il 30% nei super-mercati) solo 2/3 circa è ri-conducibile all’assistenza ai celiaci da parte del Servizio Sanitario Nazionale. Un ter-zo, cioè 80 milioni di euro/anno viene dall’autodiagnosi di non ancora ben note pa-

tologie glutine correlate e da consumi delle famiglie moti-vate da convinzioni prive di qualsiasi fondamento scien-tifico: la dieta senza glutine è più leggera, fa dimagrire, fa stare meglio, come sosten-gono molte star del cinema americano sui media di tutto il mondo, imitate poi dalla popolazione comune.Vero è che l’espansione del mercato potrebbe incidere positivamente sul prezzo di questi alimenti, ancora trop-po costosi per gravare sulle famiglie e far dipendere l’ac-cesso alla cura della malattia dei pazienti celiaci (quelli veri) dal censo. Oggi una do-manda anelastica rispetto al prezzo non ha prodotto al-cuna riduzione dei costi dei prodotti, anche se i celiaci crescono al tasso del 10% cir-ca all’anno: i prezzi degli ali-menti senza glutine dal 2001 ad oggi risultano aumentati del 17% circa. Ma un mercato che si gonfia artificialmente, sulla base di mode, infonda-te convinzioni ed in assenza di evidenze scientifiche non è una soluzione da auspicare.

In nome della semplificazione normativa, l’Europa smantella le disposizioni in materia di alimentazione particolare, destinati a categorie specifiche della popolazione, come i celiaci

Per la cura della celiachia, come noto, esiste una sola

terapia: una rigorosa e peren-ne dieta senza glutine, garan-tita dall’assunzione di alimen-ti nei quali tale proteina non superi la concentrazione dei 20ppm, parti per milione. In termini assoluti, l’assunzione di glutine giornaliera deve precauzionalmente mante-nersi al di sotto della soglia di 10 mg al giorno. Per il 35% del fabbisogno calorico com-plessivo, il Servizio Sanitario Nazionale italiano eroga i prodotti dietetici senza gluti-ne che il ministero della Sa-lute garantisce siano idonei ai pazienti celiaci. Tali alimenti, la loro produzione, la notifica delle etichette e i controlli per la verifica del rispetto del re-quisito fondamentale, l’assen-za di glutine, sono oggi disci-plinati dalla Direttiva Quadro 2009/39/CE, le cui norme, in-trodotte in Italia per la prima volta nel 1977, hanno seguito numerosi emendamenti fino ad arrivare alla situazione at-tuale. Nel 2009, inoltre, dopo decenni di dibattito scientifi-co su cosa potesse identificare

la definizione “senza gluti-ne”, il Regolamento Ue 41/09 regolamenta il claim senza glutine nei prodotti dietetici e anche nei prodotti di consu-mo corrente (cioè destinati a tutti), quando questi garanti-

scano un contenuto di glutine <20ppm.Questo scenario normativo sarà abrogato e sostituito con un nuovo regolamento, che, nella sua ultima e definitiva versione del 14 novembre

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GastroTrevisoGiornate gastroenterologiche trevigiane della salute e del benessere

Treviso 29-30 Giugno 2013

Responsabile ScientificoProf. Francesco Di Mario

Iniziativa promossa daA.S.G.E.T.Associazione Gastroenterologia Trevigiana

Gastroenterologia e dispositivi medici 11EventiLunedì 22 aprile 2013

L’incidenza delle malattie croniche intestinali

è in continuo aumento. Colpiscono individui

in giovane età

la manifestazioni extrainte-stinali delle IBD, quali l’ar-trite assiale, la spondilite anchilosante, l’eritema nodo-so, l’interessamento oculare (uveiti, irido-cicliti), le altera-zioni epatiche.Il quadro clinico complessivo è tuttavia abbastanza eteroge-neo, sia per la variabilità in-dividuale dei sintomi sia per il decorso, che generalmente presenta un andamento alta-lenante, alternando fasi di at-tività più o meno severa della

■ SICCR / Le malattie croniche intestinali

Patologie sempre più diffuse sulle quali intervenire

malattia a fasi di quiescenza con remissione temporanea dei sintomi. La prognosi è legata prevalentemente al-la durata della malattia, alla sua estensione anatomica e al grado di attività. Occorre tut-tavia ricordare che i pazienti affetti da IBD presentano un rischio più elevato, rispetto alla popolazione generale, di sviluppare neoplasie colo-rettali.Il sospetto diagnostico si basa inizialmente sul corteo sinto-matologico, ma è solo attra-verso gli esami di laboratorio e, soprattutto, la diagnostica strumentale (endoscopia, ra-diologia) che è possibile defi-nire gli elementi differenziali con altre patologie intestinali quali le enterocoliti infettive, la sindrome dell’intestino ir-ritabile, la malattia divertico-lare, le coliti microscopiche, ecc..In ogni caso, solo l’esame isto-logico può fornire gli elemen-ti patognomonici per una diagnosi di certezza, pur ri-cordando, come già menzio-nato, la persistenza a tutt’oggi di un sottogruppo di coliti

indeterminate, alle quali non siamo in grado di attribuire una più precisa definizione diagnostica.Infine, occorre sottolineare come gli aspetti psico-com-portamentali rivestano un ruolo di primo piano nel bi-lancio clinico e nella strategia terapeutica di queste malat-tie.Oggi la ricerca ha messo a di-sposizioni dei clinici nuovi e più efficaci farmaci, in grado di migliorare il controllo del-la malattia, garantire ai pa-zienti una più elevata qualità di vita e ridurre la necessità di trattamenti chirurgici. La terapia chirurgica è indicata nelle forme complicate, nei quadri che non rispondono alla terapia farmacologica e in presenza di lesioni precan-cerose.D’altro canto, i progressi tec-nici e tecnologici in ambito chirurgico consentono di eseguire sempre più frequen-temente interventi conser-vativi e ricostruttivi, evitan-do in molti casi il ricorso a estese resezioni intestinali o il confezionamento di stomie definitive, pur non sotta-cendo i risultati non sempre ottimali ottenibili in termi-ni di qualità della funzione intestinale. Senza dubbio, l’ottimizzazione dei risultati deve attualmente necessaria-mente passare attraverso la formazione di team medico-infermieristici, con una stret-ta integrazione delle diverse competenze specialistiche coinvolte.

Il dottor Antonio Amato, responsabile della Struttura Semplice di Colonproctologia - Dipartimento di Chirurgia - Ospedale di Sanremo, ci illustra le principali

Il tema delle malattie in-fiammatorie croniche in-

testinali (MICI, in inglese IBD - Inflammatory Bowel Diseases - acronimo con il quale vengono indicate nella letteratura scientifica inter-nazionale) attira sempre più l’interesse di clinici e ricerca-tori, poiché la loro incidenza è in costante aumento e le acquisizioni scientifiche su patogenesi e storia naturale sono in continua espansione.

  Si tratta di un gruppo di pa-tologie, le più comuni delle quali sono la RettoColite Ul-cerosa (RCU) e la Malattia di Crohn (MC). Pur essendo caratterizzate entrambe da un

processo infiammatorio cro-nico del canale alimentare, esse presentano caratteristi-che tali da configurare entità differenti sotto il profilo clini-co, endoscopico e istologico.Nella RCU le lesioni progre-discono in senso retrogrado dal retto, che è la localizza-zione più frequente, sino a poter interessare tutto il co-lon (pancolite), hanno un carattere di continuità e il processo infiammatorio è prevalentemente superficiale, interessando la mucosa e la sottomucosa intestinale.La MC, invece, può insorgere ubiquitariamente o in succes-sione in qualsiasi tratto del tubo digerente, dal cavo ora-le all’orifizio anale, sebbene i segmenti più frequentemen-te interessati siano l’ileo e il colon-retto; la sua estensio-ne è discontinua rilevandosi segmenti patologici alternati ad altri risparmiati dalla ma-lattia, il quadro flogistico in-teressa la parete intestinale a tutto spessore.Accanto a queste forme “clas-siche”, si riconosce un gruppo di coliti indeterminate, che

rappresentano circa il 10% dei casi, caratterizzate da aspetti endoscopici e anato-mo-istologici intermedi, non inquadrabili con certezza in nessuna delle due entità pato-logiche principali.Per quanto riguarda il quadro clinico, alcuni sintomi sono comuni sia alla RCU che al-la MC: dolore addominale, diarrea, presenza di sangue nelle feci, calo ponderale, compromissione dello stato di salute generale. Un ritar-do nell’accrescimento, evi-dente espressione di malas-sorbimento, si accompagna alla sintomatologia descritta quando l’esordio della malat-tia avviene in età pediatrica o adolescenziale. Un ulteriore tratto comune di queste pa-tologie è, infatti, l’insorgenza prevalentemente in giovane età: la RCU presenta un pic-co fra la seconda e la quarta decade di vita, tra la terza e quarta decade la MC. La dia-gnosi non infrequentemente viene formulata nell’età della crescita, mentre l’esordio ol-tre i 60 anni è sporadico.Relativamente comuni sono

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12 Gastroenterologia e dispositivi mediciEventi

Lunedì 22 apile 2013

Stefano Rimondi, presidente Assobiomedica

innovativi sul mercato, ma cercherà di abbassare le spese”.In questo senso, Assobiome-dica si oppone fortemente ai tagli lineari e propone di eliminare gli sprechi e le inef-ficienze e di usare le risorse disponibili per delle profonde riforme strutturali nell’ottica della perequazione dei servizi. “In Italia, infatti, ci sono si-tuazioni del centronord che rappresentano delle eccellen-ze a livello mondiale, mentre in altre regioni non si è in grado neppure di rispettare i livelli minimi di assistenza” continua Rimondi. Per questo Assobiomedica è convinta che la via da percorrere per uti-lizzare al meglio le risorse a disposizione sia quella di una valutazione delle tecnologie mediche, utilizzando la me-todologia, già adottata in altri paesi, dell’HTA (Health Tech-nology Assessment), che va a comparare i risultati in ter-mini di prestazioni con i costi che si devono sopportare.“Bisogna però stare attenti che non ne venga distorto il signi-ficato - commenta Rimondi -. Nei paesi in cui il metodo è stato utilizzato nessuno ha mai pensato di concepirlo

minimizzare gli errori do-vuti a eventuali disattenzio-ni. La sfida sta nella messa a punto di un sistema che sia in grado di interpretare in modo corretto la posizione delle mani e la loro traiet-toria, facendo in modo che i gesti siano brevi, semplici e naturali quanto possibile, per esprimere determinate funzioni mediche. I ricer-

■ ASSOBIOMEDICA / L’associazione è fortemente impegnata sul tema dei tagli alla sanità e sui ritardi dei pagamenti da parte della Pubblica amministrazione

■ INNOVAZIONE / Dagli Stati Uniti all’Europa, ricercatori al lavoro su dispositivi di ultima generazione e software specializzati

La mission è salvaguardare l’alta qualità dei prodotti sanitari

Robotica ed elettronica in sala operatoria

come uno strumento per li-mitare l’accesso al mercato dell’innovazione tecnologica, e non vorremmo che in Italia si facesse questo errore gravis-simo, di tenere cioè fuori dal mercato l’innovazione quan-do questa sembra comportare un incremento dei costi. Dico sembra perché l’innovazione tecnologica porta sempre, in realtà, a ridurre i costi com-plessivi”.Se i tagli messi a punto dal go-verno non favoriscono l’inno-vazione tecnologica, aprono anche le porte a un rischio an-cor più grave. “Temiamo che si venga a creare una doppia situazione sanitaria - spiega Rimondi -. Ci sarà una fascia di popolazione più abbiente che potrà far ricorso a una sanità privata e che potrà usu-fruire di tutte quelle che sono le innovazioni, mentre la sa-nità pubblica sarà destinata a offrire un servizio basico sem-pre più mediocre”.D’altro canto, se il problema del ritardo dei pagamenti - su-pera i cinque miliardi di euro il volume complessivo dei debiti insoluti a carico di Asl e ospedali nei confronti delle imprese fornitrici – può essere

catori cercano di istruire il sistema in modo che non sia necessario indossare apposi-ti guanti e/o indumenti, af-finché sia in grado di reagire in tempi brevi e comunicare, in qualche modo, la ricezio-ne del comando e, soprattut-to capace di trascurare gesti involontari del chirurgo. Lo stesso tipo di software, una volta messo a punto, po-

considerato atavico, oggi è di-ventato ancor più drammatico in quanto si è sposato con una riduzione del credito all’im-presa. I tempi medi di pagamento dei dispositivi medici da parte della Pubblica Amministra-zione si aggirano intorno ai 260 giorni con punte in alcune Regioni che superano i 1000 giorni, e le conseguenza sia per le piccole che per le grandi realtà imprenditoriali sono si-gnificative.“Sebbene il recente decreto sui pagamenti abbia finalmente preso in considerazione una questione gravissima che sot-tolineiamo da anni, temiamo che non risolverà di fatto il problema, soprattutto se si considera che dei 40 miliardi di debiti stimati in Sanità ne sono stati stanziati solo 14” afferma Rimondi.Non da ultimo, Assobiomedi-ca riproporrà al nuovo gover-no il tavolo tecnico già appro-vato dal ministro Balduzzi per mettere a confronto le proprie proposte, in contrapposizione alla politica dei tagli lineari, al fine di arrivare a una ottimiz-zazione del servizio sanitario nazionale.

trà essere impiegato anche per permettere al chirurgo di controllare computer in modo da poter accedere a diversi tipi d’informazioni mantenendo la sterilità ne-cessaria. Sempre per la camera ope-ratoria, è stato sviluppato, in Francia, un dispositivo di nuova generazione, finaliz-zato alla diffusione dell’uti-lizzo della chirurgia assistita da computer a beneficio dei pazienti. Questo robot, svi-luppato per procedure in-tracraniche che prevedono l’utilizzo di aghi (come biop-sie), interventi per l’epilessia e resezioni tumorali, è capa-ce di integrare un software per programmare gli inter-venti neurochirurgici, fun-zioni di robotica avanzata, tecnologia tattile e capacità di visualizzazione avanzate. Il sistema offre caratteristi-che tecnologiche all’avan-guardia come la navigazione “hands-free”, la complessa manipolazione degli stru-menti e l’innovativo sistema di registrazione automatica markerless.Lo sviluppo di apparecchia-ture altamente tecnologi-che spesso implica software particolari e altamente spe-cializzati. Oltre a quelli ne-cessari per il funzionamento dei sistemi accennati, sono particolarmente interessanti i software messi a punto per gestire l’enorme massa di da-ti e informazioni che le nuo-ve tecnologie permettono di raccogliere.

“Il rischio della corsa al ribasso dei prezzi è che le aziende non avranno più interesse a cercare d’innovare l’offerta”, avverte Rimondi

Semplificazione della procedura chirurgica, riduzione dei tempi di sala, minor invasività, migliori outcome clinici sono i vantaggi che gli scienziati intendono ottenere progettando i device automatizzati

Assobiomedica è la Fede-razione imprenditoriale

di Confindustria che rappre-senta le imprese che forni-scono alle strutture sanitarie italiane, pubbliche e private, strumenti e tecnologie bio-mediche e diagnostiche. Una categoria amplissima che comprende migliaia di pro-dotti: dai reagenti chimici per le analisi di sangue e tessuti biologici e relative apparec-chiature, alla cardiochirurgia, dalle protesi impiantabili agli apparecchi elettromedicali, dagli strumenti operatori alle attrezzature di sale chirurgi-che e unità di terapia intensi-va.Con oltre 280 imprese asso-ciate, Assobiomedica rappre-senta le aziende del proprio settore di riferimento e vuole essere un autorevole interlo-cutore nei confronti delle isti-tuzioni che operano nel setto-re sanitario, promuovendo al contempo la cultura della tec-nologia all’interno del mondo della salute.L’innovazione tecnologica è infatti un aspetto di fonda-mentale importanza all’inter-no del Ssn, che viene messo a rischio su più versanti.

Da un lato, c’è il problema irri-solto del ritardo nei pagamen-ti, dall’altro, le recenti mano-vre di spending review attuate dagli ultimi governi.“I tagli lineari sono assoluta-mente ingiustificati - afferma il presidente Stefano Rimondi - anche in virtù del fatto che, in Europa, la nostra sanità è una delle più virtuose.

Queste manovre non solo creeranno una forte perdita di posti di lavoro, ma sono dannose per i cittadini perché comporteranno la chiusura delle porte all’innovazione del settore. In particolare, l’im-posizione dei prezzi di riferi-mento regolati al ribasso farà sì che nessuno avrà più inte-resse ad introdurre prodotti

Un gruppo di ricercatori finanziato dall’Agenzia

statunitense per la ricerca e la qualità in salute sta svi-luppando un sistema che possa essere controllato dai chirurghi attraverso gesti e movimenti delle mani.Il dispositivo incorpora una videocamera sensibile al movimento del corpo uma-no e un software che sfrutta un algoritmo specifico ba-sato sull’antropometria, in grado di riconoscere i movi-menti delle mani come istru-zioni. Il tentativo è quello di sviluppare un software che permetta al robot di associa-re a semplici gesti fatti con le mani (indicando dei numeri, ad esempio) uno specifico strumento chirurgico.Robot di questo tipo sono in studio, in particolare, per sostituire gli esseri umani in quelle operazioni ripetitive e monotone che però sono di estrema importanza in sala operatoria, come ad esem-pio passare gli strumenti al chirurgo e tenere sotto con-trollo quelli usati, in modo da velocizzare gli scambi e

La robotica è una scienza che, in base ai comporta-menti degli esseri intelligenti, cerca di sviluppare

macchine in grado di interagire con l’ambiente esterno e di eseguire compiti specifici. Si tratta di una disciplina relativamente recente, che trova il suo spazio nel mercato sostituendosi all’uomo in compiti ritenuti rischiosi, fati-cosi, ripetitivi, noiosi e che richiedono precisione e velo-cità di esecuzione.Anche se la robotica è una branca dell’ingegneria, in essa confluiscono approcci di molte discipline sia di natura umanistica, come linguistica e psicologia, sia biologia e fisiologia, sia automazione, elettronica, fisica, informati-ca, matematica e meccanica. In virtù di questa natura interdisciplinare trova applica-zioni in molteplici settori, in particolare le sotto-discipli-ne che possono riferirsi al contesto sono la biorobotica e la robotica biomedicale. La prima è una disciplina teorica che studia il modo di creare sistemi viventi a partire da pezzi non viventi e spesso sfocia in quelle che vengono definite biologia sin-tetica o nanobiotecnologie; la robotica biomedicale, inve-ce, è un ramo della robotica molto vasto che comprende i robot capaci di assistere il medico durante le operazioni chirurgiche, la radioterapia robotica e anche le sofisti-cate apparecchiature per analisi biologiche utilizzate nei laboratori.Per quanto concerne la robotica biomedicale, vale la pe-na accennare a un’infermiera robotizzata.

Il futuro è nell’intelligenza artificiale

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BRESCIAAbs System srl Aertermica spaAla Officine spaAmbrosi spa Amica Chips spa ASO Siderurgica SrlBonetti srl Brescialat spa Carglass spa Cdr Srl C.I.B. Srl C.I.E.B. Elettroforniture spa Cavagna Group spa Corani&Partners spa Emmebi Multiutility Srl Energy Solution Group spa Filmar spa Fireco srl Foma spa Fonderie Guido Glisenti spa Galba srl GKN Wheels spa Gnutti Transfer spa Ghial spa

Itap spa Isval spa It Core spa Italpresse spa Ivar spa Line Wood srl Lorandi Silos spa Menoni Metalli srl Metallurgica Bresciana spa Metalprint srl Montecolino spa Mt Acciai srl Ntk Europe spa Nuova Carpenteria Odolese spa Omal spa Pasturi Srl Pelma spa Polito Serramenti spa Pollini Lorenzo srl R.M.B spa Raffinerie Metalli Capra spa RIB srl Risoli srl Rtm srl

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Queste sono le aziende Lombarde che ogni mese sostengono i progetti delle “fate” per la disabilità infantile. Sul nostro sito anche tu puoi partecipare al progetto delle fate in Lombardia: “Una fata per ogni bimbo”

Gastroenterologia e dispositivi medici 13EventiLunedì 22 aprile 2013

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14 Gastroenterologia e dispositivi mediciEventi

Lunedì 22 apile 2013

Massimo Volpe,

professore

ordinario di

Cardiologia presso

l’Università di

Roma La Sapienza

e presidente Siia

Giornata

mondiale contro

l’ipertensione

arteriosa dello

scorso anno

Il progetto, definito ‘Obiettivo 70%’, prevede un programma multidimensionale. Innan-zitutto si passa attraverso la comunicazione: vogliamo co-municare alla gente che deve misurarsi la pressione almeno una volta all’anno se adulto, e che deve tenerla sotto control-lo se scopre di essere iperteso. Si prevede inoltre il coinvolgi-mento dei medici di medicina generale. In Italia stimiamo circa 15 milioni di ipertesi. Non possono quindi essere cu-rati e seguiti solo da specialisti, ma dai medici di base. Cer-chiamo anche di spingere ver-so uno stile di vita più appro-

gi all’avanguardia nel mondo per quanto concerne l’utilizzo di tecnologie sanitarie inno-vative, soprattutto per quanto riguarda i dispositivi medici e i dispositivi medici-diagnostici in vitro.Questo è un passaggio fon-damentale che merita di es-sere sottolineato: i dispositivi medici sono tecnologie che pervadono i processi e le orga-nizzazioni sanitarie; l’uso di un dispositivo medico innovativo non ha valore solo per via del

■ IPERTENSIONE / Soltanto il 50% degli ipertesi è consapevole di esserlo

■ INNOVAZIONE TECNOLOGICA / Il progetto delle start-up

Il killer silenzioso del Terzo millennio

Dispositivi medici: un volano per lo sviluppo

miglioramento dell’efficacia della prestazione, bensì gene-ra nuove competenze, le quali a loro volta hanno ricadute su altri processi di innovazione che interessano le tecniche di trattamento, ulteriori disposi-tivi, la sfera dell’organizzazio-ne dei servizi sanitari. Il tutto avviene con grande velocità e frequenza in quanto, e questa è un’altra peculiarità del settore dei dispositivi medici, con ri-ferimento a queste tecnologie si riesce a passare dall’idea al

prodotto in pochissimo tem-po, in molti casi appena due o tre anni, beneficiando altresì delle innovazioni e progressi che via via si susseguono in numerosi campi e saperi. La Medicina, infatti, si caratte-rizza come un “concentratore tecnologico” formidabile che, proprio con particolare rife-rimento ai dispositivi medici, fornisce l’occasione applica-tiva dei progressi scientifici e tecnologici che avvengono nei più disparati settori (biologia, biotecnologie, chimica fisica, informatica, nanotecnologie, elettronica e scienza dei ma-teriali). Ebbene, dobbiamo es-sere bravi a trasformare questa eccellenza del nostro sistema sanitario in un vantaggio com-petitivo rispetto ad altri paesi nell’attrarre investimenti lega-ti appunto allo sviluppo e alla validazione di tali tecnologie. Date le competenze che abbia-mo in Italia, oggi riusciamo ad attrarre molto meno di quanto è teoricamente alla nostra por-tata; colmare questo gap, va-lorizzando le eccellenze della sanità italiana attraverso un’ap-propriata strategia a ciò finaliz-zata, dovrebbe quindi essere il primo obiettivo. Il Centro Stu-di Assobiomedica ha lanciato un portale che favorisce la col-laborazione tra imprese, start-up e centri di ricerca nel set-tore delle tecnologie mediche per promuovere l’innovazione nata nel nostro Paese. Si tratta di oltre 200 start-up censite e oltre 40 innovazioni pronte a essere trasferite all’industria medicale.

Siia si prefigge di arrivare al controllo della pressione sul 70% della popolazione entro il 2015

Valorizzare le eccellenze della sanità e della ricerca italiana attraverso un’appropriata strategia è quanto sostiene Assobiomedica, che alle innovazioni tecnologiche e alle start-up ha dedicato un database

L’ipertensione arteriosa è oggi la patologia più diffu-

sa nel pianeta. Le analisi più re-centi stimano circa 1 miliardo di ipertesi nel mondo, che do-vrebbero arrivare a 1 miliardo e mezzo entro il 2025. L’iper-tensione è anche la malattia più frequentemente associata a mortalità, ma è la condizione più facilmente identificabile e curabile. Per identificare l’iper-tensione basta avere misura-zioni ripetute della pressione arteriosa. Per curarla o preve-nirla è importante uno stile di vita virtuoso, collegato soprat-tutto all’avere peso ideale, non fumare, limitare quantità di calorie e sodio e svolgere attivi-tà fisica. Quando tutto ciò non è sufficiente serve una terapia farmacologica. Il problema è che malgrado sia così facile da riconoscere e da curare, sol-tanto il 50% degli ipertesi sa di esserlo. Inoltre anche quando diagnosticata, l’ipertensione non viene percepita nella sua pericolosità.Per sconfiggere o, quanto me-no, per ridurre i danni del co-siddetto ‘killer silenzioso del terzo millennio’, è fondamen-tale l’impegno della Società italiana ipertensione arteriosa

Mai come in questo perio-do è di stringente attuali-

tà la necessità per il nostro Pae-se di crescere. Non disponendo di risorse naturali e avendo un elevato costo del lavoro, l’Italia può pensare di crescere unica-mente puntando sui settori ad alta tecnologia e sugli investi-menti in ricerca&sviluppo.In tale contesto, la Sanità è un campo ideale.L’idea che la Medicina sia a pie-no titolo un driver di sviluppo, un generatore di ricchezza per l’Italia, sembrerebbe aver incontrato fino ad ora un’evi-dente resistenza culturale: si avverte, infatti, una certa rilut-tanza nell’associare il concetto di opportunità di sviluppo economico alla malattia e al-la sofferenza. A ben vedere tale riluttanza è totalmente ingiustificata e la questione andrebbe capovolta: non sono le malattie e le sofferenze a rap-presentare opportunità, bensì sono le capacità di prevenire o curare le stesse (che attraverso gli investimenti si mira a po-tenziare) a racchiudere in sé le opportunità in questione.Peraltro tutte le previsioni

(Siia) che si batte da 30 anni per cercare di migliorare la diagnosi e la terapia di questa malattia.“Nel 2012 ci siamo dati un obiettivo ambizioso, ovvero passare in 4 anni dal 30% at-tuale al 70% dei pazienti con un soddisfacente controllo pressorio (<140/90 mmHg) - afferma Massimo Volpe, pro-fessore ordinario di cardiolo-gia presso l’Università di Roma La Sapienza e presidente Siia - .

indicano una domanda di sa-lute in crescita esponenziale, in Italia e nel mondo. Se con-siderassimo questo dato esclu-sivamente come un problema di natura finanziaria (ovvero in termini di spesa da contene-re) incorreremo in due errori: il primo, perché la “battaglia” contro la spesa per la salute posta in questi termini sarebbe già persa in partenza; il secon-do, perché non coglieremmo le importanti opportunità di crescita fornite da un mercato anticiclico e in forte espansio-ne com’è appunto questo.Alcuni paesi guardano da tem-po alla Sanità come volano di sviluppo socio-economico. E non si tratta soltanto dei prin-cipali paesi industrializzati, ma anche di quelli emergenti. Nei confronti di tutti questi paesi l’Italia ha tuttora ogget-tivi punti di forza che devono essere mantenuti e potenziati, tra cui, e in primo luogo, una capacità d’innovazione (e di attrarre investimenti a ciò de-stinati) oggi sfruttata solo in parte.L’Italia è al settimo posto nel mondo - dietro a Stati Uniti

(1°), Inghilterra (2°), Germa-nia (3°), Giappone (4°), Ca-nada (5°), e Francia (6°) per numero di articoli scientifici citati. Tra questi al primo po-sto si trovano le citazioni di pubblicazioni nel campo della Medicina, tre volte più nume-rose di quelle relative a Fisi-ca e Chimica, due categorie scientifiche che pure hanno una grande tradizione nel no-stro Paese. Questo dato non è frutto del caso, bensì del fatto che in Italia siamo ancora og-

Promossa in tutto il mondo dalla World Hypertension League, la IX Giornata Mondiale contro l’Ipertensio-

ne Arteriosa, in programma per il prossimo 17 maggio, in Italia è sostenuta dalla Siia, con l’Alto patronato del presi-dente della Repubblica. Anche quest’anno Siia aderisce all’evento promuovendo, a livello nazionale, iniziative d’informazione e sensibiliz-zazione dell’opinione pubblica sul tema dell’ipertensione arteriosa e delle patologie ad essa correlate. Quest’an-no l’impegno è volto oltre che all’identificazione e cura dell’ipertensione, anche al controllo dell’alterazione del battito cardiaco.“Il nostro intervento è basato sulla disponibilità di misura-zioni gratuite e sulla distribuzione di materiale informati-vo presso tutte le farmacie aderenti all’iniziativa, su tutto il territorio nazionale - dice Massimo Volpe, presidente Si-ia - . In moltissime piazze italiane condivideremo l’attività con la Croce rossa italiana per fornire presìdi informativi e di misurazione della pressione. Le misurazioni potranno inoltre essere effettuate, sempre gratuitamente, presso tutti i centri per la cura dell’iperten-sione che afferiscono alla Siia. Non mancano anche ini-ziative d’informazione e prevenzione presso le scuole, che saranno attivate dalle sezioni regionali della Siia”.

IX giornata mondiale contro l’ipertensione arteriosa

priato, per esempio riducendo il consumo di sale aggiunto ai cibi a non più di 3 grammi al giorno”.Per quanto riguarda i farmaci, oggi sono disponibili terapie combinate, ma assumere 2 o tre farmaci per tenere sotto controllo la pressione a volte può essere un problema. Siia si sta battendo con le case farma-ceutiche e con l’Aifa (agenzia italiana del farmaco) per avere

l’azione combinata in un unico farmaco e con prezzi accessi-bili a tutti. Inoltre ha prodotto una serie di documenti rivolti per lo più ai medici, per tra-smettere le strategie necessarie a raggiungere il traguardo pre-fissato. Il 2015 non è lontano e l’obiettivo è davvero ambi-zioso, tuttavia ogni risultato migliorativo del 30% attuale porterà un grande beneficio per la collettività.

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Gastroenterologia e dispositivi medici 15EventiLunedì 22 aprile 2013

■ APPUNTAMENTI / 17 maggio 2013: IX Giornata Mondiale contro l’Ipertensione arteriosa

Una giornata per informarsi e prevenire la patologiaPostazioni mobili, ambulatori, farmacie e presidi ospedalieri saranno aperti a chiunque voglia effettuare un controllo pressorio gratuito

L’ipertensione non dà sin-tomi. Si verifica quando

la pressione arteriosa supera i 140/90 mmHg, ma l’unico l’unico modo per sapere se si è ipertesi è misurare la pres-sione arteriosa. Ecco perché è consigliabile misurarla al-meno una volta l’anno. Non sono in molti a conoscere le conseguenze di una pressio-ne arteriosa alta e per que-sto motivo questa patologia è sottovalutata. Ma a torto. Infatti, l’ipertensione affatica il cuore, può cambiarne le di-mensioni e la funzionalità e favorire l’aterosclerosi. Si cor-re così un rischio maggiore di infarto o ictus, di insufficien-za renale e problemi di vista.La pressione arteriosa, per-tanto, va tenuta seriamente sotto controllo. Lo consi-glia la SIIA, Società Italiana per l’Ipertensione Arterio-sa, presieduta dal professor Massimo Volpe, che anche quest’anno promuove la Gior-nata Mondiale contro l’Iper-tensione Arteriosa. Giunti oramai alla nona edizione, la giornata intende smuovere le coscienze e orientarle verso una corretta prevenzione del-la patologia cardiovascolare.

“Controlla la tua pressione e il tuo battito cardiaco”, è lo slogan di quest’evento che ha portata internazionale: infat-ti la Giornata è promossa in tutto il mondo dalla World Hypertension League. Ma come si svolgerà? Grazie al prezioso supporto della Cro-ce Rossa Italiana, saranno allestite in tutto il territorio nazionale numerose posta-zioni mediche per dare l’op-portunità a tutti i cittadini di controllare gratuitamente la pressione.

Inoltre, sarà possibile ese-guire gli accertamenti anche presso gli ambulatori e i cen-tri ospedalieri specializzati messi a disposizione per la giornata; infine sarà possibile usufruire del servizio anche in tutte le farmacie aderenti all’iniziativa.Per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’iper-tensione arteriosa e delle patologie a essa correlate, in ognuna di queste sedi sarà possibile ritirare del materia-le informativo e divulgativo

sui rischi causati dalle cattive abitudini e su un corretto sti-le di vita. L’obiettivo è quello di diffon-dere un messaggio sociale sull’importanza di tenere sot-to controllo i valori pressori, imparando anche a conoscere i sintomi della malattia iper-tensiva, per una prevenzione che parta dalla consapevo-lezza che, con alcuni accor-

gimenti, è possibile limitarne consistentemente i danni.L’ipertensione arteriosa è, in-fatti, una delle patologie più diffuse del nostro secolo e la principale causa di malat-tie cardiovascolari: in Italia, ne soffrono circa quindici milioni di persone, circa il 30% della popolazione e, nonostante la disponibili-tà di terapie efficaci per la

grande maggioranza dei ca-si, solo un paziente iperteso su quattro segue una terapia adeguata.Per questa ragione, è indi-spensabile promuovere ini-ziative di prevenzione, in gra-do di raggiungere un numero di cittadini esteso a tutto il territorio nazionale e capace di sensibilizzare le coscienze sul proprio stato di salute.

Un momento della Giornata Mondiale dello scorso anno

Postazione medica mobile

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CID SpA e un’azienda che, con la produzione e commer-cializzazione di innovativi dispositivi per la cura di gravi pa-tologie arteriose, permette all’Italia di essere leader nellatecnologia medicale degli stent impiantabili. Tali dispositivi,costituiti da una sottilissima maglia metallica a forma cilin-drica, vengono impiantati nelle arterie coronariche e peri-feriche per trattare ostruzioni che limitano il corretto flussosanguigno, di fondamentale importanza per un regolarefunzionamento del cuore e degli altri organi vitali. CID (Car-bostent & Implantable Devices) e una realta tutta italianache esporta in tutto il mondo i prodotti che sviluppa e pro-duce nella sede di Saluggia (VC) all’interno di un polo tec-nologico di assoluta eccellenza. Tra le innovazioni specifichedei prodotti CID ricordiamo il rivestimento in puro carbonio,

che si lega alla superficie metallica dello stent ottimizzan-done la biocompatibilita una volta impiantato, e la piu re-cente realtiva allo stent a rilascio di farmaco Cre8 (leggasi“Cri-eit”). La rivoluzione apportata da tale prodotto e il si-stema di rilascio micro-controllato del farmaco senza l’uti-lizzo di polimeri, elementi estranei al corpo umano e causa

potenziale di effetti collaterali (ad esempio trombosi tardivadello stent e riocclusione). Il Cre8, differenziandosi daglianaloghi dispositivi presenti sul mercato, rilascia il farmacodalla struttura metallica all’arteria mediante scanalaturerealizzate solo sulla superficie esterna dello stent a contattocon la parete del vaso (Fig. 1). Il farmaco rilasciato nel tes-suto in micro quantita per un tempo opportunamente pro-lungato permette di ottimizzare l’efficacia dell’impianto co-me dimostrato dallo studio NEXT realizzato confrontandol’efficacia di Cre8 rispetto al prodotto di un importanteconcorrente che, come gli altri, utilizza polimeri. I risultatidello Studio hanno dimostrato la forte superiorita di Cre8in termini di efficacia, suscitando l’interesse della comunitamedica internazionale sia in ambito europeo che america-no.Il Dott. Antonio Colombo, primario di Cardiologia Inter-ventistica all’ospedale San Raffaele di Milano, ha sottolineatoche la superiorita di Cre8 in termini di efficacia potrebbeapportare ai pazienti diabetici notevoli benefici clinici, inquanto in tale popolazione i comuni stent a rilascio di far-maco con presenza di polimeri hanno una ridotta attivitaterapeutica.Durante il prossimo congresso europeo di cardiologia in-terventistica che si terra a Parigi nel mese di maggio, comeafferma il CEO Ing. Vallana, CID rilascera per la prima voltai dati dello Studio Demostr8 (Leggasi “Demonstr-eit”) incui il Cre8 potra dimostrare che la sua ineguagliata bio-compatibilita ed emocompatibilita costituisce un forte ra-zionale per ridurre la durata della doppia terapia farmaco-logica anti-aggregante con conseguente vantaggio per ilpaziente, minor rischio di sanguinamento e una riduzionedei costi relativi alla gestione del paziente.

L’innovazione tecnologica medicale ha sede in ItaliaParete del vaso

Scanalatura dello stentcontente il farmaco

16 Gastroenterologia e dispositivi mediciEventi

Lunedì 22 apile 2013

Valvola

transcatertere TAVI –

Corevalve

Cremonesi - che dimostrano di avere un rapporto costo-efficacia vantaggioso. In questo senso il nostro con-tributo, sotto il profilo tecni-co-scientifico, nel processo di selezione e validazione dell’innovazione sulla base di dati oggettivi e studi clinici e successiva diffusione della “best practice”, è fondamenta-le, la vera mission della socie-tà scientifica”.Se l’obiettivo dichiarato risie-de nel coniugare qualità del-la prestazione e sostenibilità economica, è dunque neces-sario ridisegnare il rapporto tra Istituzioni di Governo

■ GISE / L’Associazione conta circa 1.700 soci tra personale medico e tecnico infermieristico e oltre 260 centri di emodinamica. Prioritario anche il dialogo con le istituzioni

Interventi mini-invasivi tra le best-practice in Cardiologia

Pubblico, Società Scientifi-che e Partner Industriali in un’ottica d’interesse comune. Se le risorse a disposizione diminuiscono, è più che mai necessario selezionare le prio-rità su base di costo/efficacia, attraverso l’azione sinergica delle parti interessate.Per individuare le “best prac-tice” servono però dati clini-ci obiettivi. In tal senso, Gise svolge da diversi anni una rilevazione analitica dell’atti-vità svolta in tutti i laboratori di emodinamica italiana e, di recente, attraverso il progetto denominato Gise Network, intende consolidare questa

funzione. Tramite il collega-mento on line dei program-mi gestionali dei singoli cen-tri con un database centrale del Gise è possibile ottenere una rappresentazione in tempi reali della situazione dell’emodinamica italiana. Questa nuova piattaforma di raccolta dati, oltre a consen-tire una funzione di verifica in tempo reale sull’attività diagnostico-interventistica (globale e dei singoli labora-tori), rappresenta una solida base su cui programmare studi di valutazione di nuo-vi dispositivi e studi di esito clinico.

Alberto Cremonesi, presidente della Società Italiana di Cardiologia Invasiva: “Le nuove tecnologie hanno un rapporto costo-efficacia vantaggioso”

Contribuire all’ottimizza-zione dell’efficienza del

sistema sanitario e all’evolu-zione dell’innovazione, anche

in tempi di spending review. È questa la mission attuale che si pone Gise, la Società Italiana di Cardiologia In-

vasiva che, focalizzata sulla cardiologia interventistica, attualmente raggruppa circa 1700 soci, fra personale me-dico e tecnico/infermieristi-co, e oltre 260 centri di emo-dinamica.“La cardiologia interventisti-ca, che si occupa di diagnosi e terapia cardiovascolare con interventi mini invasivi, ha avuto negli ultimi tempi un rapido sviluppo grazie all’evo-luzione della tecnologia, così che oggi sono molte le pato-logie nelle quali può offrire trattamenti di elezione rispet-to ad altre terapie” spiega Al-berto Cremonesi, presidente Gise. Se è innegabile che le inno-vazioni in campo sanitario, e in particolare nell’ambito dei dispositivi impiantabili, possono condizionare posi-tivamente l’efficacia del trat-tamento terapeutico, è anche vero che esse sono spesso co-stose. In questo senso, la sfida attuale è sostenere l’evoluzio-ne dell’innovazione, pur con le limitate risorse a disposi-zione dell’odierno sistema sanitario. “È necessario identificare le nuove tecnologie - afferma

Idispositivi impiantabili sono stati, negli ultimi 20 anni, por-tatori di grande innovazione. Gli stent, da tempo, hanno

sostituito, laddove possibile, gli interventi di by-pass aorto-co-ronarico, e si sono evoluti sotto la spinta dell’innovazione. Gli stent sono una struttura metallica altamente tecnologica che ha dimostrato, soprattutto se abbinata ad un farmaco anti-proli-ferativo, una elevatissima efficacia e sicurezza. Il metallo di cui sono costituiti ha però un limite potenziale: rimane per sempre nel segmento coronarico dove è stato impiantato e talvolta può creare uno stato di infiammazione da corpo estraneo. Per ov-viare questa situazione, oggi esistono stent coronarici completa-mente riassorbibili, realizzati in materiali biocompatibili, che si dissolvono progressivamente dopo l’impianto fino a scomparire completamente in circa due anni. Questi stent - il cui costo è più elevato - non sono indispensabili a chiunque, ma rappre-sentano la soluzione migliore, sotto il profilo costo/efficacia, per pazienti giovani con malattia coronarica già estesa e con numerosi fattori di rischio, che potrebbero avere la necessità di essere sottoposti in futuro a nuovi interventi di rivascolarizza-zione. L’innovazione si fa strada non solo a livello di dispositivi, ma anche di processi. In questo senso, è oggi possibile sostituire la valvola aortica senza aprire il torace, inserendo un catetere in un’arteria periferica come quando si fa un’angioplastica: una procedura che garantisce, nei pazienti ad alto rischio chirurgico, gli stessi risultati dell’operazione chirurgica a cuore aperto.

L’innovazione cambia i device e le procedure

Valvola transcatetere Edwards SAPIEN XT

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GIMAC: Macchine ed impianti per Estrusionee MicroestrusioneCome arrivarci? Gimac da 30 anni si occupa di questo. Gimac non si occupa di logistica ma produce impianti per la lavorazione di materie plastiche impiegati in settori critici: impianticapaci di realizzare prodotti microscopici, dispositivi in grado di arrivare negli angoli piu remoti del corpo umano, impianti capaci di realizzare prodotti vendibili in mercati difficili daavvicinare a causa di criticitá specifiche.Critici per complessitá, per dimensione, per valore. Settori come quello della microchirurgia, quello farmaceutico ma anche settori nei quali, a fianco di una bassa marginalitá, ci sonostringenti specifiche qualitative, di performance o di sicurezza.Una piccola impresa della provincia di Varese che basa la propria crescita sull’accostamento fra mercato globale e filiera locale.Quando tre decadi orsono il mercato correva alla conquista di spazi sempre piu grandi impiegando quantitá di capitali e risorse sempre piu grandi Giorgio Maccagnan, in totale controtendenza,decise invece di investire sulle microtecnologie e sulla base di minime quantitá di risorse, aggiungere valore, scommettendo quindi sul valore aggiunto piuttosto che sulla leva finanziaria.Fino ad allora i principali driver alla base della ricerca e dello sviluppo tecnologico erano il settore della difesa ed in parte quello aero-spaziale. Sulla base delle evoluzioni derivanti da taliambiti, nacque 30 anni fa un nuovo settore sempre piu determinante nell’ambito del progresso tecnologico, quello delle scienze della vita.Le scienze della vita hanno offerto a tutti coloro che volevano sfilarsi da affollati contesti contraddistinti da grandi numeri e poca innovazione, la possibilitá di crescere in termini di valoreaggiunto senza necessariamente crescere in termini occupazionali o strutturali, bensí investendo sulla subfornitura, sugli individui e sulla propria unicitá.

Questo è il mondo di Gimac che, focalizzandosi su quello che il territorio lombardo poteva offrire, ossia mano d’opera e subfornitura di altissima qualitá ed affidabilitá, sulle proprie capacitáinventive ed interpretative e sul mercato globale delle scienze della vita, è riuscita a costruire una competenza specifica chiamata microestrusione.Nella parola microestrusione si fondono due aspetti: l’estrusione, ossia la trasformazione attraverso fusione di una materia prima sotto forma di granulo in un prodotto finito o semifinitoin forma di tubo, profilo o fibra e la microstruttura, ossia non solo la forma e la dimensione del manufatto, non solo le caratteristiche macroscopiche ma, soprattutto le proprietá piuintime della materia che lo compone ed il modo in cui le molecole e gli eventuali additivi si organizzano per offrire proprietá meccaniche, chimiche o biologiche specifiche.Gimac da qualche anno è impegnata anche nel trasferimento delle conoscenze tecnologiche sviluppate nell’ambito delle life-sciences a settori con una minore marginalitá, trasferendoquindi tecnologie consolidate e testate e da settori che ne hanno potuto sostenere i costi di sviluppo ad altri nei quali, invece, la competitivitá dei paesi emergenti toglie le risorse persostenere l’innovazione necessaria per un progresso costante.Partendo da un mercato di riferimento globale, Gimac sta riportando sul territorio Lombardo la ricaduta della propria crescita economica e culturale.L’eccellenza del territorio Lombardo, letta e sfruttata da Gimac, ha creato prodotti ad altissimo valore aggiunto apprezzati da paesi come il Giappone, gli Stati Uniti, la Germania, l’ Irlandae la Svizzera.L’attaccamento al territorio della governance che tiene il timone di Gimac ne orienta le risorse e la crescita verso il territorio Lombardo.La principale risorsa di Gimac sono peró le Persone, appassionate e uniche; nel Team Gimac ognuno è indispensabile e questo garantisce e garantirá sempre che questo modello cresca.

Tel: +39 0332 892206 – E- mail: [email protected] - Sede operativa: Via Roma 5 - 21040 Castronno (VA)

Gastroenterologia e dispositivi medici 17EventiLunedì 22 aprile 2013

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18 Gastroenterologia e dispositivi mediciEventi

Lunedì 22 apile 2013

insulina durante tutta la gior-nata. I vantaggi legati all’uso di MI, sono molteplici: oltre al miglior controllo glicemi-co, si riducono la variabilità glicemica, la frequenza di ipoglicemie severe e il fab-bisogno insulinico stesso; il MI migliora la qualità della vita del paziente regalando maggior autonomia, libertà, flessibilità negli orari e senso di benessere. Infine, non resta che accen-nare a un recentissimo passo compiuto dalla ricerca in am-bito diabetologico, una nuo-va opzione terapeutica per il DM1: il monitoraggio conti-nuo della glicemia con lettura in tempo reale (CGMS-RT) attraverso l’uso di tecniche minimamente invasive (in particolare attraverso un sen-sore nel sottocute dell’addo-me).La misura continua della gli-cemia e una visione dinamica del profilo glicemico nelle 24 ore, consentiranno una sem-pre più accurata valutazione del rapporto profilo glicemi-co-terapia insulinica cosicché l’estrema variabilità associata alla pratica di attività motoria

■ DIABETE / I nuovi glucometri sono piccoli, precisi ed ergonomici e tengono in memoria i risultati dei giorni precedenti

■ UROLOGIA / Nuovi materiali e tecnologie cambiano la produzione dei dispositivi e le procedure di cateterizzazione urinaria

La tecnologia che aiuta a vivere meglio

Tollerabilità e sterilità al centro della ricerca

sarà sempre meno limitante. Al di là di ogni regola teorica e di ogni tecnologia innova-tiva disponibile, è importante imparare a conoscersi e te-stare praticamente le proprie

caratteristiche e modalità di risposta. Praticando regolar-mente lo sport preferito, sarà sempre più facile capire la risposta del diabete e diverrà semplice e spontaneo rispet-tare i dovuti accorgimenti e/o prendere opportuni provve-dimenti. Il tutto agevolato e perfezionato dal supporto offerto da una fervida ricerca tecnologica in ambito diabe-tologico.

Uno sport praticato in maniera regolare, l’uso di nuovi dispositivi efficaci e discreti: sono questi gli accorgimenti consigliati da Sid, Società Italiana di Diabetologia, alle persone affette dalla patologia

L’innovazione pervade anche il settore dell’Urologia: Vincenzo Mirone, professore ordinario di Urologia, Università Federico II di Napoli e segretario generale della Società Italiana di Urologia, ci spiega le novità in campo

L’uso appropriato di nuove tecnologie, opportunità

diagnostiche e terapeutiche, si integra perfettamente con il binomio diabete-attività fisica, rafforzandone e perfe-zionandone il legame; i van-taggi che ne derivano riguar-dano il diabetologo, nella sua attività clinica e/o di ricerca, ma soprattutto la persona che convive quotidianamente con il diabete, capace di raffinare il suo controllo glicemico, ma anche la performance fisica e la prestazione sportiva. Sono numerose le strumentazioni e le tecnologie innovative a disposizione di chi ha il dia-bete e considera la pratica di attività motoria parte in-tegrante del suo stile di vita. Opportunità significative, tra cui scegliere in maniera con-sapevole e vantaggiosa, dopo un’intelligente condivisione col diabetologo di fiducia o medico di famiglia, per rea-lizzare un uso appropriato, rispettoso delle personali esi-genze e preferenze.Il reflettometro (RF) o gluco-metro è considerato oggi, per chi ha il diabete, lo strumento indispensabile per l’automo-

Icateteri sono un presidio medico chirurgico fonda-

mentale nella pratica clinica urologica quotidiana. È ov-vio e intuitivo l’utilizzo di tali strumenti in ogni situazione clinica in cui il controllo del-la minzione si rende diffici-le o addirittura impossibile, (allettamento prolungato, pazienti con grosse difficoltà motorie, pazienti con gravi episodi d’incontinenza). Me-no intuitivo ma ugualmente necessario è l’utilizzo del ca-tetere in tutte quelle condi-zioni post-chirurgiche che, a prescindere dai tempi di allet-tamento più o meno prolun-gati, determinano una minor capacità minzionale: terapie chirurgiche della prostata, della vescica, chirurgia penie-na e uretrale. La cateterizzazione trans ure-trale prevede l’introduzione del catetere nella vescica del paziente attraverso l’uretra permettendo alle urine del paziente di fluire liberamen-te dalla vescica nella sacca di raccolta. Tale procedura può essere usata anche per iniet-tare liquidi nella vescica per

nitoraggio glicemico. Esisto-no RF ergonomici, piccoli e non ingombranti, comunque affidabili, precisi e veloci nel fornire il risultato (i più avan-zati impiegano 5 secondi); al-cuni hanno un display ampio e di facile lettura, capace di fornire con numeri grandi e ben visibili più informazio-ni (come l’ora e la data della misurazione) e di guidare il paziente con segnali sonori. Gli apparecchi più recenti sono dotati di una memo-ria che registra i valori dei giorni precedenti e consente, tramite appositi software, il collegamento con il compu-ter per ottenere elaborazio-ni grafiche e matematiche

trattamenti o diagnosi di al-cune patologie. Complicanze tipiche cui vanno incontro le cateterizzazioni sono l’in-crostazione (settica o sterile), l’infezione e, meno frequen-temente ma ugualmente im-portante, la presentazione di fenomeni allergici a causa dei materiali utilizzati (lattice) o dei lubrificanti. Per ovviare a tali complicanze sono stati approntati nuovi cateteri con rivestimenti particolari (Lu-briLAST) che non richiedono lubrificante, ma hanno un ri-vestimento idrofilo, che può essere usato da solo, oppure può essere collegato a un rive-stimento antimicrobico. Que-sto è progettato per rilasciare gradualmente l’antimicrobico quando entra in contatto con i fluidi corporei. Il rilascio può essere variato in base a quan-tità e tempo. Ciò significa che le proprietà possono essere variate a seconda che il cate-tere sia a lungo termine o in-termittente diminuendo così l’incidenza delle complicanze sopraelencate.Il catetere di Foley, uno dei più utilizzati, invece, è un ca-

dell’andamento delle glice-mie. La nuova sfida è il col-legamento diretto on line tra il reflettometro e i computer del Centro di Diabetologia o del medico di base. Infine, da poco tempo è disponibile sul mercato un RF già preca-ricato con strisce reattive che offre, con il semplice tocco di un pulsante e senza la neces-sità di interrompere l’attività motoria svolta, la disponibi-lità immediata della striscia per l’assorbimento della goc-cia di sangue.A questi perfezionamenti tecnici si è aggiunta di recen-te la cura dell’aspetto estetico, per rispondere all’esigenza di quei pazienti che non voglio-no essere notati o additati per l’uso di apparecchi vistosi e antiestetici.Il microinfusore (MI), invece, è un piccolo strumento idea-to per mimare la fisiologica secrezione pancreatica di in-sulina, ancor più della terapia insulinica multi-iniettiva (di solito 4 iniezioni/die di in-sulina): con un’accurata pro-grammazione e il rispetto di alcune impostazioni, si pia-nifica la somministrazione di

Anche i microinfusori sono di grande aiuto nella quotidianità dei

pazienti, perché mimano l’azione pancreatica

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tetere interno mantenuto in sede da un palloncino gonfia-to con acqua sterile, una sua peculiare variante (catetere da ematuria) è usata per l’emo-stasi post-Turp (resezione prostatica transuretrale). Il catetere può essere perma-nente o applicato in modo in-termittente.È affidata al medico la scelta del calibro, che dovrà essere tale da permettere sia il libe-ro drenaggio delle urine sia il controllo di eventuali perdite di urine intorno al catetere. Qualora le urine siano den-se, sia presente sangue o una gran quantità di sedimento in vescica, è necessario scegliere un diametro più ampio. Nell’uomo, il catetere è inseri-to nelle vie urinarie attraverso il pene, nella donna, il catete-re è inserito attraverso il mea-to uretrale. Talvolta, durante la cateterizzazione continua, si possono manifestare dei veri e propri spasmi vescicali, più frequenti negli uomini, che possono essere causati da una ostruzione del catetere dovuta a coaguli di sangue, da sedimento o da difetti nel ca-

tetere o nel tubo di drenaggio. Talvolta gli spasmi sono cau-sati dal catetere che irrita la vescica, la prostata o il pene. Per limitare i processi infiam-matori, la cateterizzazione dovrebbe essere eseguita da personale qualificato, come una procedura medica steri-le, usando strumenti adatti a questo scopo e, nei casi di au-to-cateterismo intermittente, il paziente deve essere oppor-tunamente istruito a eseguire la procedura da solo. La frequenza ottimale per sostituire il catetere va sta-bilita in base alle condizioni generali del soggetto catete-rizzato, delle urine e in base alle caratteristiche specifiche del catetere. Volendo fare un esempio, in un paziente senza complicanze e con urine lim-pide il catetere se in silicone può essere sostituito anche dopo 6-12 settimane, invece se in lattice siliconato va sosti-tuito almeno ogni 20-30 gior-ni. Nei soggetti che hanno un rischio maggiore di ritenzio-ne urinaria, l’intervallo di so-stituzione va ridotto rispetto a quello consigliato dall’azien-da produttrice: un consiglio è quello di valutare il tempo di insorgenza delle incrosta-zioni in base al quale si può progettare la rimozione pri-ma che si formino. Infine non va sottovalutata la necessità di avere in qualsiasi struttura ospedaliera un personale in-fermieristico preparato nella gestione di tali dispositivi, in seguito a un accurato training procedurale.©

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Gastroenterologia e dispositivi medici 19EventiLunedì 22 aprile 2013

applicata anche nelle radio-terapie per la lotta contro il cancro, compresa l’irradia-zione a micro fasci (Juliano et al., 2011). Una tecnologia nuova per l’analisi in vivo della mucosa gastrointestinale e la relati-va micro vascolarizzazione, è quella dell’endomicrosco-pia laser confocale (CLE) (Săftoiu and Vilmann, 2011). I tumori a danno del siste-ma digestivo hanno, attual-mente, un’elevata incidenza e rappresentano una delle maggiori cause di mortalità; la crescita della neoplasia e il suo potenziale metastatico dipendono dallo sviluppo di un network capillare dedica-to che, da un lato, rifornisce le cellule tumorali di ossige-no e nutrienti e, dall’altro, consente loro di raggiungere la circolazione sistemica. La caratterizzazione di questo sistema di microvascolariz-zazione attraverso minipro-bes, con l’ausilio di software per l’elaborazione delle im-magini, permette di diagno-sticare precocemente una trasformazione neoplastica

■ ELETTROMEDICALI / Gli specialisti potranno contare su nuove e innovative metodologie d’indagine nella lotta contro il cancro

Nuove frontiere nella diagnostica per immagini

e il potenziale metastatico del tumore. Questo endo-microscopio nasce dall’asso-ciazione di un microscopio confocale miniaturizzato, all’estremità di un endoscopio classico, permettendo così di effettuare l’analisi classica e quella a livello microscopico della mucosa simultanea-mente. L’endoscopio è attrez-zato con un laser a ioni di argon che emette un raggio a 488nm sulla superficie del tessuto, permettendo la re-gistrazione d’immagini della mucosa a diverse profondi-tà. Il sistema comprende un catetere flessibile che riveste fibre ottiche connesse a un micro-obiettivo e a un laser, che emette a 488nm, il tutto collegato a un software per il controllo e l’acquisizione. Questa tecnologia permette l’acquisizione d’immagini a un elevato grado di risolu-zione, anche grazie all’uti-lizzo di mezzi di contrasto fluorescenti, eccitati appunto dal laser, quali la fluorescei-na (somministrata per via intravenosa) o l’acriflavina (per uso topico). La prima

si lega in modo aspecifico all’albumina del plasma, “co-lorando” il sistema vascolare, mentre l’acriflavina è in gra-do di penetrare nelle cellule, evidenziandone il nucleo e il citoplasma. Lo spettro delle applicazioni potenziali del-la tecnologia endoscopica confocale è molto ampio e comprende patologie a cari-co sia dell’alto sia del basso intestino, soprattutto nel mo-nitoraggio dei cambiamenti a carico dell’architettura vasco-lare dell’esofago, dello stoma-co e del colon. La CLE può essere infine utilizzata per monitorare e caratterizzare un determinato tipo cellulare se questo può essere marca-to in modo specifico, dando origine a quella che viene definita “immunoendosco-pia”. Sempre nel tentativo di migliorare l’accuratezza della diagnosi di eventi cancero-si nell’apparato digerente, è stato presentato, dopo uno studio condotto in colla-borazione tra diversi centri europei, un nuovo ago per effettuare le biopsie durante un’endoscopia. L’ago è stato studiato per poter essere uti-lizzato con la sonda di un en-doscopio laser e permette di ottenere campioni di tessuto intatti che possono essere utilizzati per analisi di tipo istologico (al contrario del-le analisi citologiche, basate sulle singole cellule, effettuati normalmente sui campioni bioptici), in quanto in grado di raggiungere tessuti in zone scarsamente accessibili.

L’endomicroscopia laser confocale e le tecnologie a raggi X con uso di nanotubi di carbonio stanno cambiando il modo di diagnosticare le patologie in gastroenterologia. Acquisizioni sempre più definite per “vedere” meglio

Nel campo della dia-gnostica per immagini

- nonostante la tomografia computerizzata e tutti gli ap-procci basati sull’impiego dei raggi X abbiano compiuto enormi progressi negli ulti-mi decenni - il metodo per generare i raggi X fondamen-talmente non è cambiato ri-spetto a quello messo a punto da Roentgen alla fine dl XIX secolo. Tuttavia nel laboratorio di Otto Zhou (Carolina del Nord, Stati Uniti) è stato messo a punto un processo che utilizza nanotubi di car-bonio per generare un campo di emissione. Questo sistema ha indubbi vantaggi, primo tra tutti la possibilità di mo-dulare rapidamente la gene-razione dei raggi X, permet-tendo la sincronizzazione tra la sorgente dei raggi e il bat-tito cardiaco, o la respirazio-ne, in modo da minimizzare l’effetto sfuocato dovuto ai movimenti durante l’acquisi-zione delle immagini. Forse anche di maggior importan-za poi è la possibilità di co-struire arrays di sorgenti a

nanotubi, che possono essere accesi e spenti in modo che le immagini vengano acquisite senza che il paziente sia fatto

spostare, fornendo vantaggi non solo in termini di velo-cità, ma anche economici. La tecnologia CNT può essere

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20 Gastroenterologia e dispositivi mediciEventi

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