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David Foster Wallace Roger Federer come esperienza religiosa Traduzione di Matteo Campagnoli Edizioni Casagrande

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Page 1: Roger Federer Come Esperienza Religiosa - David Foster Wallace

David Foster WallaceRoger Federercome esperienza religiosa

Traduzione di Matteo Campagnoli

Edizioni Casagrande

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From The New York Times© August 20 2006 The New York TimesAll rights reserved. Used bypermission and protected by theCopyright Laws of the UnitedStates. The printing copying,redistribution or retransmissionof the Material without expresswritten permission is prohibited.

© 2010 Edizioni Casagrande s.a., Bellinzonawww.edizionicasagrande.comISBN 978-88-7713-602-2

Copertina:Marco Zürcher studio CCRZ

Versione Elettronica 1.0 - 3/1/2012

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Quasi tutti gli appassionati di tennis che seguono il circuito maschile in televisione, da qualche anno a questa parte hanno avuto modo di sperimentare quelli che si potrebbero definire Momenti Federer. Sono gli attimi in cui, mentre guardi il giovane svizzero in azione, ti cade la mascella, strabuzzi gli occhi ed emetti suoni che fanno accorrere la tua consorte dalla stanza accanto per controllare che tutto sia a posto.Questi Momenti sono ancora più intensi se hai giocato a tennis quanto basta per renderti conto che ciò che gli hai appena visto fare è impossibile. Gli esempi abbondano, e ognuno ha i suoi. Eccone uno: Finale degli U.S. Open 2005, Federer contro Agassi. Siamo agli inizi del quarto set, serve Federer; parte una serie di scambi piuttosto lunga, con il tipico schema a farfalla del moderno gioco d'attacco da fondocampo, Federer e Agassi si buttano a vicenda da una parte all'altra, cercando di chiudere il punto da fondo... finché all'improvviso Agassi gioca un rovescio incrociato potentissimo che scaraventa Federer fuori dal lato sinistro del campo, Federer ci arriva ma, allungandosi tutto, riesce a malapena a giocare uno slice di rovescio che finisce poco dopo la linea del servizio - ovviamente, l'invito a nozze preferito da Agassi - e mentre Federer si volta per rientrare, Agassi corre incontro alla palla e la colpisce di controbalzo,

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scagliandola esattamente nello stesso angolo di prima, in modo da prendere Federer in contropiede, e ci riesce - Federer è ancora vicino all'angolo ma sta rientrando al centro, con la palla che si dirige verso un punto alle sue spalle, dov'era un secondo prima, e senza la minima possibilità di voltarsi, mentre Agassi segue il colpo a rete dalla parte del rovescio... E cosa fa Federer? Non si sa bene come, ma inverte istantaneamente la marcia saltellando all'indietro di tre o quattro passi, a una velocità impossibile, per giocare un diritto al posto del rovescio, con il peso tutto sbilanciato all'indietro, e viene fuori un passante lungolinea in topspin, un siluro che, mentre Agassi accenna a spostarsi, è già atterrato nell'angolo di fondocampo dietro di lui, con Federer che sta ancora danzando all'indietro quando la palla tocca terra. E segue quel tipico secondo di silenzio sbalordito prima che il pubblico newyorkese vada in delirio, mentre John McEnroe con la cuffia colorata da cronista televisivo commenta (più che altro tra sé e sé, sembra): «Come si fa a fare un colpo vincente da lì?». E ha ragione: data la posizione di Agassi e la sua straordinaria rapidità, per riuscire a passarlo Federer doveva spedire la palla dritta lungo un tubo di cinque centimetri, ed è proprio quello che ha fatto, mentre saltellava all'indietro, senza il tempo di posizionarsi e caricare il peso. Era impossibile.

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Sembrava di vedere «Matrix».Non mi ricordo il genere di suoni emessi, ma mia moglie dice che quando è entrata in stanza il divano era coperto di popcorn e io ero in ginocchio, con i bulbi oculari tipo quelli dei negozi di scherzi.Comunque sia, è solo un esempio di un Momento Federer, oltretutto in televisione - e la verità è che il tennis in televisione sta al tennis dal vivo più o meno come un film porno sta alla reale sensazione dell'amore umano.Da un punto di vista giornalistico, non ho nessuna notizia fresca da darvi su Roger Federer. A 25 anni è il miglior tennista vivente. Forse il migliore di sempre. Le biografie e i profili abbondano. Non più tardi dell'anno scorso, la trasmissione «60 Minutes» gli ha dedicato uno speciale. Tutto quello che volete sapere su Mr. Roger N.M.I. Federer - l'ambiente in cui è cresciuto, la città natale di Basilea, l'incoraggiamento rispettoso ed equilibrato che i genitori hanno dato al suo talento, la carriera tennistica negli juniores, i problemi precoci di fragilità e carattere, la morte accidentale nel 2002 del coach che l'ha cresciuto e a cui era legato da un affetto profondo, come quest'esperienza l'abbia insieme distrutto e temprato per fare di lui quello che è oggi, i 39 titoli di singolare, gli 8 Grandi Slam, il rapporto incredibilmente stabile e maturo con la fidanzata, che lo accompagna ovunque (cosa rara

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nel circuito maschile) e gestisce i suoi affari (cosa mai vista nel circuito maschile), lo stoicismo, la tenuta mentale e la sportività d'altri tempi, la palese e complessiva correttezza, la sollecitudine, la generosità nella beneficenza - basta digitare il suo nome in Google e cliccare per rimanere sbalorditi.Questo saggio riguarda più che altro l'esperienza che uno spettatore ha di Federer, e il suo contesto. La tesi specifica che si sostiene qui è che se non avete mai visto questo ragazzo giocare dal vivo e poi vi capita di assistere a un suo incontro, di persona, sull'erba sacra di Wimbledon, nel caldo torrido, letteralmente, poi nel vento e sotto la pioggia dell'edizione 2006, allora siete nella condizione di avere quella che un autista delle navette per la stampa ha definito una «bloody near-religious experience», una maledetta esperienza quasi religiosa. Si potrebbe essere tentati, sulle prime, di giudicare una frase simile come una delle tante iperboli che le persone usano per descrivere la sensazione di un Momento Federer. Ma la frase dell'autista risulta vera - letteralmente, per un istante, estaticamente - anche se ci vuole del tempo e un'attenzione considerevole per vedere emergere questa verità.L'obiettivo dei giochi di competizione non è la produzione di bellezza, ma qualsiasi sport praticato ad alto livello diventa una sede privilegiata per

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l'espressione della bellezza umana. Il rapporto è più o meno lo stesso che intercorre tra coraggio e guerra.La bellezza umana di cui stiamo parlando è un tipo particolare di bellezza; potremmo definirla bellezza cinetica. L'attrazione e il fascino che esercita sono universali. Non ha niente a che vedere con il sesso e le norme culturali. Semmai, sembra essere strettamente legata alla possibilità per un essere umano di riconciliarsi con il fatto di avere un corpo (1).Ovvio, negli sport maschili nessuno parla mai della bellezza, della grazia, o del corpo. Gli uomini possono professare il loro «amore» per uno sport, ma questo amore deve sempre essere espresso e rappresentato nella simbologia della guerra: eliminazione e avanzamento, gerarchie di rango e posizione, statistiche maniacali, analisi tecniche, fervore tribale e/o nazionalistico, uniformi,'frastuono collettivo, bandiere, petti percossi, facce dipinte, ecc. Per ragioni che non sono totalmente chiare, molti di noi trovano i codici della guerra più sicuri di quelli dell'amore. Se è così anche per voi, allora lo spagnolo mesomorfo e totalmente marziale Rafael Nadal - quel lo dai bicipi t i scopert i e gl i autoincitamenti in stile Kabuki - è il vostro uomo ideale. Inoltre, Nadal è anche la nemesi di Federer e la grande sorpresa di questa edizione di

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Wimbledon, dato che è uno specialista della terra battuta e nessuno si aspettava che superasse i primi due o tre turni. Mentre Federer, fino alle semifinali, non ha offerto né sorprese né drammi agonistici di sorta. Ha sconfitto ogni avversario con tale facilità da far temere alla stampa televisiva e giornalistica che i suoi incontri fossero troppo noiosi e non po tessero competere co l fe rvore nazionalistico dei mondiali di calcio (2).In ogni caso, la finale maschile del 9 luglio è il sogno di chiunque. Nadal contro Federer 14 è la replica della finale degli Open di Francia del mese scorso, vinta da Nadal. A oggi, Federer ha perso solo quattro incontri in tutto l'anno, ma tutti contro Nadal. Tuttavia, la maggior parte di questi è stata giocata sulla terra rossa, la superficie di Nadal. L'erba è quella di Federer. D'altro canto, la calura della prima settimana ha inaridito l'erba e tolto ai campi di Wimbledon parte della loro scivolosità, rendendoli più lenti. Inoltre, Nadal ha aggiustato il suo stile da terraiolo alle esigenze dell'erba - sta più vicino alla linea durante gli scambi da fondo, ha potenziato il servizio e vinto l'allergia alla rete. Al terzo turno ha semplicemente spazzato via Agassi. Le televisioni sono in estasi. Prima dell'incontro, sul Centrale, mentre i guardalinee entrano in campo con le loro uniformi della Ralph Lauren che li fanno somigliare a tanti marinaretti, si possono vedere i

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commentatori televisivi, dietro i vetri appena sopra il fondale sud, che praticamente saltano sulle sedie.Questa finale di Wimbledon ha la trama della vendetta, la dinamica da re-contro-regicida, la contrapposizione netta delle personalità.Sono le due facce dell'Europa a confronto: il machismo passionale del Sud contro la clinica e intricata maestria del Nord. Apollo e Dioniso. Scalpello e spaccaossa. Il n. 1 e il n. 2 al mondo. Nadal, l'uomo che ha portato il moderno gioco d'attacco da fondocampo alle sue estreme conseguenze, contro l'uomo che questo stesso gioco è riuscito a trasfigurarlo e la cui precisione e varietà sono impressionanti quanto il ritmo e il gioco di gambe, ma che potrebbe essere particolarmente vulnerabile, anche mentalmente, davanti al primo. Un giornalista sportivo inglese, esultando con i suoi colleghi nel settore riservato alla stampa, ripete due volte: «Sarà una guerra». Come se non bastasse, siamo nella cattedrale del Campo centrale. E la finale maschile si disputa sempre la seconda domenica delle due settimane di torneo; un simbolismo che Wimbledon enfatizza evitando di programmare incontri per la prima domenica. E la pioggia e le raffiche di vento che tutta la mattina hanno ribaltato la segnaletica dei parcheggi e rovesciato gli ombrelloni, smettono all'improvviso un'ora prima dell'incontro, con il sole

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che si affaccia proprio mentre lo staff provvede a riavvolgere il telone impermeabile che copre il Centrale e a infilare i paletti della rete al loro posto.Federer e Nadal escono tra gli applausi, eseguono l'inchino di rito verso la tribuna dei nobili. Lo svizzero indossa la giacca crema che la Nike gli ha confezionato apposta per l'appuntamento londinese di quest'anno. Su Federer, e probabilmente solo su di lui, non sembra assurda abbinata ai calzoncini corti e alle scarpe da tennis. Lo spagnolo fa a meno di qualsiasi tipo di vestiario da riscaldamento, costringendoti a fare subito i conti con i suoi muscoli. Entrambi sono vestiti Nike dalla testa ai piedi, compresa la stessa fascetta col marchio posizionato sopra il terzo occhio.Nadal la porta sopra i capelli, Federer no, e il continuo riaggiustarsi e lisciarsi i ciuffi cascanti è il tic principale di Federer che i telespettatori riescono a vedere; come l'ossessivo avanti e indietro di Nadal per prendere l'asciugamano dal raccattapalle tra un punto e l'altro. Ci sono però altri tic e vezzi, gratificazioni minori per chi è seduto' sugli spalti.Ad esempio, l'estrema cura con cui Roger Federer sistema la giacca sullo schienale di una delle due sedie a bordo campo, per bene, in modo che non si stropicci - ha ripetuto la stessa cosa prima di ogni incontro, con un gesto che ha qualcosa di infantile e insolitamente dolce. O il modo in cui cambia

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immancabilmente la racchetta a un certo punto del secondo set, quella nuova sempre in un identico sacchetto di plastica trasparente chiuso da un nastro adesivo blu, che lo svizzero sfila con cura dalla racchetta e poi consegna sempre a un raccattapalle perché lo butti. O ancora l'abitudine di Nadal di staccare continuamente i suoi lunghi calzoncini dalle natiche mentre fa rimbalzare la palla prima di servire, e il modo in cui fa scorrere gli occhi con circospezione da una parte all'altra mentre percorre la linea di fondo, come un detenuto che si aspetti di essere accoltellato da un momento all'altro. E anche qualcosa di strano nel servizio dello svizzero, se lo osservi attentamente. Quando porta la racchetta e la palla davanti a sé, poco prima d'iniziare il movimento, Federer posiziona sempre la palla esattamente nell'apertura a «V» del cuore della racchetta, di poco sotto l'ovale e solo per un istante. Se l'accoppiamento non è perfetto, aggiusta la posizione della palla fino a quando non lo diventa.Accade tutto molto rapidamente, ma lo fa ogni volta, sia quando serve la prima che la seconda palla.Ora Nadal e Federer si scaldano per cinque minuti esatti, cronometrati dal giudice di sedia. I palleggi di riscaldamento dei professionisti sono regolati da un ordine e da un'etichetta estremamente precisi, ma è

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qualcosa che la televisione non reputa di vostro interesse. Il Centrale tiene tredicimila e rotti spettatori. Qualche altro migliaio ha fatto quello 18 che la gente qui è disposta a fare ogni anno, cioè comprare direttamente ai cancelli d'entrata un biglietto generico a un costo piuttosto esorbitante e poi riunirsi, con ceste da picnic e spray antizanzare, per seguire l'incontro su uno schermo gigante posizionato fuori dal Campo n.1. Il perché resta un mistero.Appena prima di iniziare si procede, con i due giocatori a rete, alla cerimonia del lancio della moneta per vedere chi servirà per primo.È un altro rituale di Wimbledon. Quest'anno il lanciatore onorario della moneta è William Caines, assistito dal giudice di sedia e dal supervisor del torneo. William Caines è un bambino di sette anni originario del Kent che ha contratto un cancro al fegato all'età di due anni ed è in qualche modo sopravvissuto dopo un intervento e svariate chemioterapie terrificanti. È qui in rappresentanza della Cancer Research UK. È un biondino dalle guance rosa che arriva più o meno alla cintola di Federer.Il pubblico approva calorosamente il rituale del lancio. Per tutto il tempo Federer mantiene un sorriso distaccato, mentre Nadal non smette mai di danzare sul posto come un pugile, scrollando le

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braccia. Non so se le televisioni americane mostrino il lancio della moneta o meno, se questa cerimonia sia prevista dal contratto o se possano mandare in onda la pubblicità. Mentre William viene accompagnato fuori; il pubblico esulta nuovamente, ma in modo sparso e disorganizzato; la maggior parte degli spettatori non sa bene cosa fare. È come se alla fine del rituale il motivo della presenza di questo bambino fosse percepito veramente. C'è qualcosa d'importante, qualcosa che allo stesso tempo mette e non mette a disagio nel fatto che un bambino malato di cancro lanci la moneta di questa finale da sogno. La sensazione, il suo significato potenziale, è simile a quando hai qualcosa sulla punta della lingua ma non ti viene, e resta elusivo per almeno i primi due set (3).La bellezza degli atleti di questo calibro è quasi impossibile da descrivere in modo diretto. O da evocare. Il diritto di Federer è una frustata ampia e fluida, il rovescio un colpo a una mano che può essere piatto, in topspin o backspin - il backspin eseguito con una tale rapidità che la palla disegna delle figure in aria e schizza via sull'erba più o meno all'altezza delle caviglie. Il servizio viaggia alle più alte velocità, ma la varietà delle rotazioni e dei punti in cui Federer riesce a piazzare la palla è inavvicinabile; il movimento è sciolto e ortodosso, e si differenzia (in TV) solo per una sorta di scatto da

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anguilla dell'intero corpo al momento dell'impatto. L'anticipo e il senso della posizione sono ultraterreni, e il gioco di gambe è il migliore del circuito - da piccolo era anche un prodigio del calcio. È tutto vero, ma non serve minimamente a spiegare né a evocare l'esperienza di vedere quest'uomo in azione. Di toccare con mano, dal vivo, la bellezza e il genio del suo gioco. Bisogna arrivarci più che altro in modo obliquo, girarci attorno, o - come faceva Tommaso d'Aquino con il suo soggetto ineffabile - cercare di definirlo tramite ciò che non è.Tanto per cominciare, non è telegenico. Almeno non completamente. Il tennis in televisione ha i suoi vantaggi, ma questi vantaggi hanno i loro svantaggi, tra i quali soprattutto una certa illusione d'intimità. I replay a rallentatore, i primi piani e i grafici ci fanno sentire così privilegiati da farci dimenticare quanto vada perso nelle riprese. E gran parte di ciò che va perso è l'assoluta fisicità del tennis giocato a questi livelli, la percezione della velocità della palla e del tempo di reazione dei giocatori. Il perché di questa perdita è facile da spiegare. La priorità della televisione, durante un punto, è la copertura dell'intero campo, una visione onnicomprensiva, così che i telespettatori possano vedere entrambi i giocatori e la geometria complessiva dello scambio. La televisione sceglie

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quindi un punto di vista speculare, riprendendo il gioco da una postazione elevata dietro una delle linee di fondo. Tu, spettatore, sei in alto e guardi giù da dietro il campo. Questa prospettiva, come saprebbe dirvi qualsiasi studente d'arte, «scorcia» il campo. Il tennis vero, dopotutto, è tridimensionale, ma l'immagine televisiva di dimensioni ne ha solo due. La dimensione che si perde (o meglio, che si distorce) sullo schermo è la reale lunghezza del campo, i 23,77 metri fra le due linee di fondo, con la pallina che percorre questa distanza alla velocità di un proiettile, un fatto che la televisione nasconde e che dal vivo fa paura. Tutto questo potrebbe sembrarvi teorico o esagerato, in questo caso dovreste assolutamente andare di persona a vedere un torneo di professionisti - meglio ancora ai primi turni, quando si può trovare posto a cinque o sei metri dalla linea laterale - e sperimentare da voi la differenza. Se avete visto il tennis sempre e solo in televisione, semplicemente non avete idea di quanto forte questi giocatori picchino la palla, quanto la palla sia veloce (4), quanto poco tempo abbiano per raggiungerla e quanto rapidamente riescano a muoversi, voltarsi, colpire e rientrare. E nessuno è veloce, o vi fa sembrare tutto questo così ingannevolmente naturale, come Roger Federer.È interessante notare come il tratto di Federer che

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si perde meno in. televisione sia la sua intelligenza, perché è un'intelligenza che molto spesso si manifesta nelle angolazioni. Federer sa vedere, o creare, spazi e angolazioni per un colpo vincente che nessun altro è capace di immaginare, e la prospettiva offerta dalle riprese televisive è perfetta per vedere e rivedere questi Momenti Federer.Quello che è più diffici le apprezzare dal teleschermo è il fatto che queste angolazioni e questi colpi vincenti così spettacolari non escono dal nulla, ma sono spesso preparati con molto anticipo e dipendono tanto dalla manipolazione della posizione dell'avversario quanto dalla potenza e dal piazzamento del colpo di grazia. E per capire come Federer sia in grado di spostare per il campo a questo modo altri atleti di livello mondiale, ci vorrebbe anzitutto una conoscenza tecnica del tennis moderno superiore a quella che la televisione - ancora una volta - è attrezzata per offrire.Wimbledon è un luogo bizzarro. E veramente la Mecca di questo gioco, la cattedrale del tennis; ma sarebbe più facile mantenere il livello appropriato di venerazione in loco se il torneo non fosse così costantemente impegnato a ricordarti che è la cattedrale del tennis. Si tratta di una combinazione peculiare di autocompiacimento tradizionalista e di inarrestabile autopromozione e differenziazione. E

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un po' come quelle autorità i cui uffici hanno i muri ricoperti di ogni possibile diploma, placca e onorificenza che le siano mai stati assegnati, e ogni volta che ci entri sei costretto a guardare i muri e dire qualcosa che faccia intendere quanto sei impressionato. E i muri di Wimbledon, lungo quasi ogni corridoio o passaggio significativo, sono tappezzati di poster e cartelli con fotografie di campioni del passato, liste di fatti e curiosità su Wimbledon, aneddoti storici, ecc. Alcune cose sono interessanti; altre sono solo stranezze. Il Wimbledon Lawn Tennis Museum, ad esempio, ospita una collezione di tutti i tipi di racchette che sono stati usati qui durante i decenni, e uno dei tanti cartelli lungo il passaggio al secondo piano del Millenium Building (5) promuove questa mostra con foto e testi didattici, una specie di Storia della racchetta. Questa, sic, è la conclusione saliente del testo:«I telai di oggi, fatti di materiali dell'era spaziale come grafite, boron, titanio e ceramica, con ovali più grandi - mid-size (580-612 cmq) e over-size (710 cmq) - hanno trasformato totalmente il carattere del gioco. Oggigiorno è il picchiatore potente che domina con pesanti topspin. I giocatori serve-and-volley e quelli che si affidano al tocco sono praticamente scomparsi».Sembra a dir poco strano che una simile diagnosi

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continui a restare appesa in modo così prominente nel quarto anno del dominio di Federer a Wimbledon, dato che lo svizzero ha portato nel tennis maschile gradi di sensibilità e sottigliezza mai visti da (quantomeno) i tempi d'oro di McEnroe. Ma in verità il cartello è solo una prova del potere del dogma. Da quasi due decenni, la linea di partito è stata che certi miglioramenti nella tecnologia delle racchette, nella condizione fisica e nell'allenamento con i pes i hanno t r as fo rma to i l t enn i s professionistico da uno sport di rapidità e finezza a uno di prestanza fisica e forza bruta. E come eziologia del moderno gioco d'attacco da fondocampo questa versione è in linea di massima accurata. Che i professionisti di oggi siano più grossi, più potenti e' meglio allenati lo si può constatare a vista d'occhio (6), e le racchette moderne ad alta tecnologia hanno realmente aumentato la loro capacità di imprimere rotazioni e velocità alla pallina. Che un giocatore della consumata raffinatezza di Federer sia arrivato a dominare il circuito maschile lascia quindi ampiamente perplessi.Ci sono tre spiegazioni valide per l'ascesa di Federer. La prima ha a che vedere con il mistero e la metafisica ed è, a mio avviso, la più vicina alla verità. Le altre sono più tecniche e funzionano meglio come giornalismo.

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La spiegazione metafisica; è che Roger Federer è uno di quei rari atleti preternaturali che sembrano dispensati, almeno in parte, da certe leggi della fisica. Di questa categoria fanno parte Michael Jordan (7), che non solo saltava ad altezze disumane ma riusciva anche a rimanervi sospeso per una o due battute in più di quanto consenta la gravità, e Muhammad Ali, che letteralmente «fluttuava» sul ring e nel lasso di tempo necessario ad assestare un jab riusciva a piazzarne il triplo. Ci sono probabilmente una mezza dozzina di altri esempi che si potrebbero portare dal 1960 a oggi. E Federer è di questa specie - una specie che si potrebbe definire dei geni, o mutanti, o avatar. Non e mai in affanno o sbilanciato La palla in avvicinamento resta sospesa in aria, per lui, una frazione di secondo in più di quanto dovrebbe I suoi movimenti sono sciolti invece che possenti Come Ali, Jordan, Maradona e Gretzky, Federer sembra al con tempo meno e più solido dei suoi avversari Soprattutto nella tenuta rigorosamente bianca che Wimbledon, non senza una certa com piaciuta soddisfazione, riesce ancora a imporre, Federer sembra ciò che in effetti potrebbe (a mio avviso) essere: una creatura dal corpo che è insieme di carne e, in qualche modo, di luce.Quanto alla palla che collabora e resta sospesa, rallentando la corsa, come influenzata dalla volontà

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dello svizzero - qui c'è un'autentica verità metafisica. Come nell'aneddoto seguente. Dopo la semifinale del 7 luglio, durante la quale Federer aveva distrutto Jonas Björkman - non battuto, distrutto - e appena prima della conferenza stampa, dove Björkman, che è amico di Federer, avrebbe detto di ritenersi fortunato ad «aver avuto il posto migliore dello stadio» per vedere lo svizzero «giocare quanto più vicino alla perfezione sia possibile», Federer e Björkman ridono e scherzano, e Björkman gli chiede quanto più grande del normale era oggi per lui la pallina, al che Federer gli risponde che era «come una palla da bowling, o da basket»È una battuta benevola e modesta per rincuorare Björkman e confermargli che sa di aver giocato straordinariamente bene, ma Federer sta anche rivelando qualcosa su come e davvero il tennis per lui. Immaginate di essere una persona con riflessi, coordinazione e rapidità molto superiori alla norma, e che il vostro mestiere sia il professionista di tennis. La vostra esperienza, giocando, non sarà quella di possedere dei riflessi e una rapidità fenomenali; piuttosto, vi sembrerà che la palla sia relativamente grande e lenta e ci sia sempre tempo in abbondanza per colpirla. Vale a dire che non avvertirete nulla della (empiricamente vera) rapidità e abilità che gli spettatori presenti, guardando la

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pallina andare così veloce da sibilare e deformarsi, vi attribuiranno (8).La velocità è solo un aspetto. Adesso è ora di passare alla tecnica. Il tennis è spesso definito «un gioco di centimetri», ma è un cliché che si riferisce più che altro al punto in cui cade un colpo. Se invece pensiamo al giocatore che colpisce la pallina in movimento, il tennis è in realtà uno sport di micrometri: evanescenti minuscoli cambiamenti attorno al momento dell'impatto incideranno moltissimo su come e dove viaggerà la palla Lo stesso principio spiega come mai anche la minima imprecisione nel puntare un fucile può produrre un colpo a vuoto se il bersaglio e abbastanza distante.Per illustrare la questione e necessario procedere con calma. Immaginate di essere un tennista posizionato appena dietro la linea di fondocampo dal lato dei punti pari. L'avversario vi serve sul diritto, voi ruotate su voi stessi per mettervi di fianco rispetto alla traiettoria della palla e iniziate ad aprire, portando la racchetta indietro, per rispondere. Continuate a visualizzare la scena finché siete all'incirca a metà del movimento in avanti; adesso la palla è a brevissima distanza dalla vostra anca anteriore, diciamo a una quindicina di centimetri dal punto d'impatto.Considerate alcune delle varianti che vi si offrono in questo momento. Sul piano verticale, inclinando il

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piatto corde di appena un paio di gradi in avanti o indietro otterrete, rispettivamente, un topspin o un backspin; mantenendolo perpendicolare, un colpo piatto senza rotazioni. Orizzontalmente, inclinando l'ovale sempre di così poco verso sinistra o destra, e colpendo la palla un millisecondo prima o dopo, otterrete un colpo incrociato o un lungolinea. Ulteriori minimi cambiamenti nell'esecuzione e nel finale del movimento concorreranno a determinare l'altezza della vostra risposta sopra la rete, il che, sommato alla velocità del movimento (assieme ad alcune caratteristiche della rotazione impartita , produrrà un colpo più o meno profondo, un rimbalzo più o meno alto, ecc. Quelle elenca te sono solo, ovviamente, le distinzione più generiche esistono varie intensità di rotazione in topspin e in backspin, colpi molto o poco incrociati, ecc. C'è anche la questione di quanto fate avvicinare la palla al corpo, di come impugnate la racchetta, quanto piegate le ginocchia e/o quanto peso; corporeo scaricate in avanti, e se sapete guardare simultaneamente la palla e quello che' fa il vostro avversario dopo aver servito. Anche tutto questo è importante. Inoltre, non state mettendo in movimento un oggetto statico ma invertendo la direzione e (in varia misura) la rotazione di un proiettile che vi viene incontro, nel caso del tennis professionistico, a velocità che rendono impossibile un atto conscio del pensiero.

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La prima palla di Mario Ančić, ad esempio, viaggia spesso attorno ai 210 km/h. Siccome ci sono 23,77 metri fra la linea di fondocampo di Ančić e la vostra, questo significa che il suo servizio impiegherà qualcosa come 0,40 secondi a raggiungervi (9). Che è meno di quanto ci vuole a sbattere le palpebre un paio di volte, rapidamente.La conclusione è che il tennis professionistico implica intervalli di tempo troppo brevi per permettere di compiere atti intenzionali. Dal punto di vista temporale, siamo più nella sfera operativa dei riflessi, cioè di quelle reazioni puramente fisiche che bypassano il pensiero cosciente. Eppure una buona risposta al servizio dipende da un numero considerevole di decisioni e aggiustamenti fisici che sono molto più complicati e intenzionali di un battito di palpebre, un soprassalto quando si viene colti di sorpresa, ecc.Per riuscire a rispondere bene a un servizio potente serve quello che a volte viene chiamato «senso cinestetico», vale a dire la capacità di controllare il corpo e le sue estensioni artificiali attraverso sistemi di funzioni complesse ed estremamente rapide. Esiste un°intera costellazione di termini per definire questa capacità: sensibilità, tocco, forma, propriocezione, coordinazione, coordinazione mano-occhio, cinestesia, grazia, controllo, riflesso e via dicendo. L'affinamento del senso cinestetico è

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l'obiettivo principale del famigerato ed estenuante regime di allenamenti quotidiani cui sono sottoposte le giovani promesse del tennis (10). È un allenamento insieme muscolare e neurologico. Colpire centinaia di palle, giorno dopo giorno, sviluppa la capacita di fare istintivamente ciò che non può essere fatto tramite il normale pensiero cosciente. Questo genere di esercitazioni ripetitive appaiono spesso tediose o perfino crudeli a un osservatore esterno, ma chi guarda da fuori non può avvertire ciò che accade dentro il giocatore - un susseguirsi di aggiustamenti microscopici e la sensazione degli effetti di ogni cambiamento che, paradossalmente, si fa sempre più acuta man mano che recede dalla coscienza (11).Il tempo e la disciplina richiesti per un serio allenamento cinestetico sono uno dei motivi per i quali i professionisti di alto livello, in genere, sono persone che a partire dalla prima adolescenza (al più tardi) hanno dedicato la maggior parte della loro vita in stato di veglia al tennis. Roger Federer, ad esempio, ha abbandonato definitivamente il calcio, e un'adolescenza riconoscibile, a 13 anni per entrare nel centro nazionale svizzero di Ecublens. A 16 ha lasciato gli studi per iniziare a competere seriamente a livello internazionale.Appena poche settimane dopo aver abbandonato la scuola, Federer ha vinto il torneo under 18 di

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Wimbledon Ovviamente, non è una cosa alla portata di tutti i giovani che si dedicano al tennis. Ed e altrettanto ovvio che non basta allenarsi per ore e ore - esiste il talento puro, e vari gradi di talento. Per far si che gli anni passati ad allenarsi non siano tempo sprecato, e necessario che un ragazzino possieda una quantità straordinaria (e misurabile di capacita cinestetica ma da li col tempo, la crema inizia a salire in superficie e a separasi. Quindi, una delle spiegazioni tecniche della supremazia di Federer è che possiede un talento cinestetico di poco superiore a quello degli altri professionisti. Solo di pochissimo, dato che qualsiasi giocatore tra i primi cento al mondo è cinesteticamente dotato - ma, si diceva, il tennis è uno sport di centimetri.Come risposta è plausibile, ma incompleta. Non lo sarebbe stata nel 1980, forse. Ma nel 2006 è lecito chiedersi perché questo tipo di talento conti ancora così tanto. Ricordatevi di quello che si diceva a proposito del dogma e del cartello di Wimbledon. Virtuoso cinestetico o no, oggi Roger Federer domina il circuito maschile più ampio, potente, atletico, allenato e addestrato che sia mai esistito, dove ogni giocatore usa una racchetta nucleare che a detta di molti renderebbe irrilevanti le più sottili calibrazioni del senso cinestetico, un po' come cercare di fischiettare Mozart durante un concerto dei Metallica.

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Secondo fonti attendibili la storia del lanciatore onorario della moneta, William Caines, e che un giorno, quando aveva due anni e mezzo, sua madre gli ha scoperto un bubbone nella pancia e lo ha portato dal medico, la massa si e dimostrata essere un tumore maligno al fegato A questo punto non possiamo, ovviamente, immaginare... un bambino così piccolo sottoposto a chemioterapia intensiva, con la madre che deve assistere ai trattamenti, portarlo a casa, accudirlo, riportarlo in ospedale per altre chemio. Come avrà risposto alla domanda del bambino - la domanda grossa, quella ovvia? E chi poteva rispondere alle sue? Cosa potrebbe dire un prete o un pastore che non risulti grottesco?Siamo due a uno per Nadal nel secondo set della finale, serve lui. Federer ha vinto il primo set a zero ma poi si è assentato per un po', come a volte gli capita, ed è subito sotto di un break. Adesso, sul vantaggio di Nadal, assistiamo a un punto di sedici scambi. Nadal sta servendo molto più forte di quanto abbia fatto a Parigi. Questo servizio è al centro. Federer risponde con un diritto morbido e alto, cosa che può permettersi solo perché Nadal non segue mai il servizio a rete. Lo spagnolo assesta il suo tipico diritto in topspin, pesante e profondo sul rovescio di Federer; Federer ribatte con un topspin di rovescio ancora più carico, quasi

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un colpo da terra battuta, così inaspettato da costringere Nadal a retrocedere e a controbattere con una palla pesante e bassa che atterra poco oltre la T della linea del servizio, dalla parte del diritto di Federer. Su una palla come questa, contro la maggior parte degli avversari, Federer potrebbe chiudere il punto, ma uno dei motivi per cui Nadal gli dà filo da torcere è che è più rapido degli altri, prende cose per altri inarrivabili; quindi Federer si limita a colpire un diritto piatto incrociato, di media potenza, senza cercare un colpo vincente ma giocando una palla piuttosto corta e leggermente angolata che sposta Nadal sul lato destro del campo, quello del suo rovescio. Nadal sferra un lungolinea in corsa sul rovescio di Federer; Federer risponde con uno slice lungo la stessa linea, lento e fluttuante per via del backspin, che fa tornare Nadal allo stesso punto di prima. Nadal gioca anche lui uno slice in lungolinea - è il terzo colpo di seguito lungo la stessa linea - e Federer rigioca di nuovo la stessa palla, questa volta ancora più lenta e fluttuante, Nadal si pianta bene a terra e sferra un rovescio a due mani in lungolinea - ormai sembra che Nadal sia accampato nell'angolo destro; non rientra più tra uno scambio e l'altro, lo svizzero lo ha leggermente ipnotizzato Federer adesso gioca un rovescio in topspin molto potente e profondo uno di quelli che sibilano, verso un punto di poco nella

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parte sinistra del campo di Nadal, una palla che Nadal incrocia di diritto e Federer ribatte con un rovescio incrociato ancora più potente e pesante, così profondo e veloce che Nadal è costretto a colpire il diritto all'altezza del piede posteriore per poi affrettarsi alla meglio verso il centro, mentre il colpo batte forse un metro troppo corto, di nuovo sul rovescio di Federer. Federer va incontro alla palla e gioca un rovescio incrociato totalmente diverso, molto più corto e angolato del precedente, un'angolazione assolutamente imprevedibile, un colpo così carico di topspin che rimane molto stretto e cade appena dentro la linea laterale, schizzando via dopo il rimbalzo, con Nadal che non può arrivarci né tagliando il campo né correndo lateralmente lungo la linea di fondo, perché la palla è troppo angolata e arrotata - fine del punto. È un colpo vincente spettacolare, un Momento Federer; ma vedendolo dal vivo ci si rende conto di come Federer abbia iniziato a prepararlo quattro o addirittura cinque colpi prima. Tutti i colpi dopo quel primo slice in lungolinea sono stati architettati dallo svizzero per manovrare Nadal e placarlo e poi spezzargli il ritmo e l'equilibrio e aprire quell'ultimo angolo inimmaginabile un angolo che sarebbe stato impossibile senza un topspin estremo.Il topspin estremo e il segno distintivo del tennis moderno. E in questo il cartello di Wimbledon e

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corretto. Perché il topspin ha un ruolo così centrale, però, è compreso raramente. In genere si crede che le racchette in fibre composite ad alta tecnologia impartiscano molta più velocità alla palla, un po' come le mazze da baseball in alluminio rispetto a quelle di buon vecchio legno. Ma si tratta di un falso dogma. La verità è che, a parità di resistenza alla trazione, i compositi a base di carbonio sono più leggeri del legno, ed è questo che consente alle racchette moderne di essere una cinquantina di grammi più leggere e almeno tre centimetri più larghe di ovale delle vecchie Kramer e Maxply. Ed è proprio la larghezza dell'ovale a fare la differenza. Un ovale più largo vuol dire un piatto corde più ampio, che a sua volta vuol dire un punto d'impatto più grande. Con una racchetta in fibre non è necessario impattare la palla nel centro geometrico del piatto corde per generare una buona velocità o eseguire un topspin, una rotazione che (ricorderete) richiede un inclinazione dell'ovale e un movimento curvato verso l'alto, in modo da spazzolare la palla da sopra invece di colpirla piatta cosa particolarmente difficile con le racchette di legno, per via degli ovali più piccoli e dei punti d'impatto decisamente avari. Gli ovali più grandi e più leggeri e i centri più generosi delle racchette in fibre composite permettono agli atleti di eseguire movimenti più rapidi e di imprimere molto più

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topspin alla palla... e, del resto, più topspin si imprime alla palla, più forte si può colpirla, perché c'è più margine d'errore. Il topspin fa si che la palla passi alta sopra la rete, disegni un arco acuto e ricada rapidamente nel campo dell'avversario (invece, magari, di scappare via).Quindi, la formula principale è che le racchette in fibre composite favoriscono il topspin, che a sua volta genera colpi da fondocampo molto più veloci e potenti di vent'anni fa - oggi è normale vedere i professionisti sollevati da terra e mezzi avvitati in aria dalla potenza dei loro stessi colpi, il che, ai tempi, accadeva solo a Jimmy Connors.Connors, sia detto per inciso, non è il padre del gioco d'attacco da fondocampo. Picchiava duro dalla linea di fondo, è vero, ma i suoi colpi erano piatti e dovevano passare molto bassi sulla rete. E non lo e stato neppure Björn Borg. Entrambi giocavano delle versioni specializzate del gioco da fondocampo classico, che si era evoluto per contrastare l'ancora più classico serve-and-volley, per anni forma dominante del gioco d attacco maschile di cui John McEnroe e stato il più grande esponente moderno. Probabilmente tutto questo lo sapete già e anche che McEnroe ha spodestato Borg per poi dominare il tennis maschile fino alla comparsa, attorno alla metà degli anni Ottanta, di (a) le racchette moderne in fibre composite (12) e

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(b) Ivan Lendl, che giocava con una prima versione delle racchette in fibra ed è stato il vero progenitore del gioco d'attacco da fondocampo (13).Ivan Lendl è stato il primo grande tennista i cui colpi e la tattica sembravano costruiti attorno alle prestazioni delle nuove racchette. Il suo obiettivo era di vincere i punti dalla linea di fondo, con un passante o direttamente con un colpo vincente. Le sue armi erano i colpi da fondocampo, soprattutto il diritto, che poteva colpire con estrema potenza grazie alla quantità di topspin che riusciva a imprimere alla palla. La combinazione di velocità e topspin permetteva a Lendl di fare anche qualcosa che si e poi rivelato fonda mentale per l'avvento del tennis moderno. Sarebbe a dire giocare colpi da fondocampo molto potenti con angolazioni radicali e straordinarie, soprattutto perché il topspin pesante fa ricadere e atterrare la palla con estrema rapidità, impedendole di finire troppo larga. In retrospettiva, e esattamente questo che ha cambiato l'intera fisica del tennis aggressivo. Per decenni, erano state proprio le angolazioni a rendere il serve-and-volley così letale. Più si è vicini alla rete, più il campo dell'avversario si apre - il tipico vantaggio delle volée era che permettevano di giocare determinate angolazioni che, se cercate da fondo o da metà campo, avrebbero fatto uscire la palla. Ma il topspin impresso a un colpo da fondocampo, se è davvero

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estremo, può far ricadere la palla molto presto e abbastanza corta da permettere di sfruttare una buona parte di quegli stessi angoli. Specialmente se la palla che ci viene incontro non è molto profonda - meno profonda è la palla, più si riesce ad angolarla. Velocità, topspin e angolazioni estreme da fondo: ed eccolo, il gioco d'attacco da fondocampo.Non che Ivan Lendl fosse un campione immortale. È semplicemente stato il primo professionista a dimostrare cosa un topspin pesante e la forza bruta fossero in grado di fare da fondocampo. E, soprattutto, i risultati erano riproducibili proprio come le nuove racchette oltre una certa soglia di predisposizione fisica e allenamento in campo, i requisiti principali erano l'atletismo, l'aggressività e una potenza e una preparazione atletica superiori. Il risultato (omettendo varie complicazioni e sottocategorie) (14) e stato il tennis professionistico degli ultimi vent'anni: gioca tori sempre più imponenti, forti e fisicamente preparati che generano velocità e topspin senza precedenti e cercano di forzare tutte le palle deboli o corte che capitano a tiro.Statistica illustrativa: nella finale di Wiimbledon 2002, che ha visto Lleyton Hewitt sconfiggere David Nalbandian, non c'è stato un solo punto serve-and-volley (15).

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Il tipico gioco d'attacco da fondocampo non è noioso - certamente non se paragonato ai punti da due secondi del vecchio serve-and-volley o al tedio delle parabole del classico logorio da fondocampo. Ma è comunque piuttosto statico e limitato; non è però, come gli esperti hanno pubblicamente temuto per anni, l'ultimo stadio evolutivo del tennis. La conferma di questo è Roger Federer. E lo ha dimostrato dall'interno del gioco moderno.Il fatto che l'abbia dimostrato dall'interno è fondamentale, perché è quanto un resoconto puramente neurale omette. Ed è per questo che attribuzioni seducenti come tocco e sensibilità non devono essere fraintese. Con Federer, non ci troviamo di fronte a un aut-aut. I colpi da fondocampo dello svizzero non hanno niente da invidiare a quelli di Lendl o Agassi anche lui si stacca da terra quando colpisce e da dietro la linea di fondo può picchiare più forte persino di Nadal (16). Ciò che davvero non va nel cartello di Wimbledon è il tono dolente che lo pervade. Sagacia, tocco e finezza non sono morti nell'era del gioco d'attacco da fondocampo. Sì, perché nel 2006 siamo ancora in piena era del gioco d'attacco da fondocampo e Roger Federer è un picchiatore di prima categoria, uno che da fondocampo ti spacca. Il punto è che Federer non è solo questo. C'è anche l'intelligenza, la previsione occulta, il senso del

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campo, la capacità di leggere e manipolare gli avversari, di dosare le rotazioni e le velocità, di spiazzare e nascondere i colpi, di usare l'intuizione tattica, la visione periferica e la varietà cinestetica invece di uno stantuffo meccanico - tutto questo ha svelato i limiti, e le possibilità, del tennis maschile com'è giocato oggi.So che può sembrarvi tutto molto esagerato e carino, ma per favore rendetevi conto che questo ragazzo non è né esagerato né astratto. Né carino. Nello stesso modo enfatico, empirico e schiacciante con cui Lendl aveva imposto la propria lezione, Roger Federer sta dimostrando che la velocità e la potenza sono semplicemente lo scheletro del tennis odierno, non la carne. Federer ha dato, figurativamente e letteralmente, una nuova forma corporea al tennis maschile, e per la prima volta in diversi anni il futuro di questo gioco è diventato imprevedibile. Avreste dovuto vedere, sui campi secondari di Wimbledon, il balletto variopinto che è stato il torneo juniores di quest'anno. Volée smorzate e rotazioni miste, servizi rallentati, mosse pianificate con tre colpi d'anticipo - tutto mischiato ai soliti grugniti e siluri. Se tra questi juniores ci fosse un futuro Federer non possiamo saperlo, ovviamente. I l genio non è r iproducibi le. L'ispirazione, però, è contagiosa e multiforme - e anche solo vedere da vicino come la potenza e

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l'aggressività possano essere rese vulnerabili alla bellezza ci fa sentire ispirati e (in modo fuggevole e mortale) riconciliati.

NOTE(1) Ci sono molte cose negative rispetto al fatto di avere un corpo. Se questo non è così ovvio per chiunque da non richiedere alcun esempio, possiamo menzionare velocemente dolori, piaghe, odori, nausea, vecchiaia, gravità, sepsi, goffaggine, malattia, limiti - ogni minimo scisma tra la nostra volontà fisica e le nostre attuali possibilità. C'è davvero chi dubita che abbiamo bisogno d'aiuto per essere riconciliati? Devo proprio dirlo? In fin dei conti, è il nostro corpo che muore. Ci sono anche cose meravigliose, ovviamente, nell'avere un corpo - soltanto sono molto più difficili da percepire e apprezzare in tempo reale. Più o meno come certe rare ed elevate epifanie sensoriali («sono così felice di avere gli occhi per poter vedere questo tramonto!», ecc.), i grandi atleti sembrano catalizzare la nostra consapevolezza di quanto glorioso sia toccare e percepire, muoversi nello spazio, interagire con la materia. Certo, le cose che i grandi atleti fanno con il proprio corpo il resto di

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noi può solo sognarsele. Ma i sogni sono importanti - compensano diverse cose.

(2) Al momento sono i media americani a essere più preoccupati perché quest'anno nessuno statunitense di ambo i sessi è sopravvissuto fino ai quarti di finale (se avete la passione per le statistiche oscure, è la prima volta che accade dal 1911).

(3) A dire il vero, questo non è l'unico avvenimento durante la seconda settimana di Wimbledon che coinvolge Federer e un bambino malato. Tre giorni prima della finale maschile, appena dopo un'intervista speciale faccia-a-faccia con Mr. Roger Federer (*) - tenutasi in un ufficietto affollato della International Tennis Federation, accanto alla sala stampa -, mentre il rappresentante dell'ATP accompagna fuori Federer dall'uscita posteriore per il suo impegno successivo, un tizio della I.T.F (che durante l'intervista non ha smesso un secondo di parlare ad alta voce al telefono) si fa avanti e chiede a Roger un attimo del suo tempo. L'uomo, che parla con un leggero accento genericamente straniero, tipico di quelli della I.T.F., gli dice: «Scusa. Davvero, normalmente non faccio queste

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cose. È per il mio vicino di casa. Suo figlio è malato. Faranno una raccolta fondi, è tutto organizzato, non è che potresti firmare una maglietta o qualcos'altro, non so - qualsiasi cosa». Ha l'aria affranta. Il rappresentante dell'ATP gli lancia un'occhiata. Federer, invece, si limita ad annuire, alzando le spalle: «Non c'è problema. Te la porto domani››. Domani è il giorno delle semifinali maschili. Il tizio della I.T.F. intendeva sicuramente una delle magliette di Federer, magari quella dell'incontro, col sudore di Federer (a fine incontro Federer di solito lancia al pubblico i polsini usati, e le persone a cui arrivano sembrano contente, non schifate). Il tizio della I.T.F, dopo aver ringraziato molto rapidamente Federer per tre volte, scuote la testa: «Scusa ancora». Federer, ancora sulla soglia: «Non c'è problema». Ed è vero. Come tutti i professionisti, Federer cambia sempre la maglietta durante gli incontri e gli basta farne tenere via una e poi firmarla. Non è che Federer stia facendo Gandhi - non si ferma a chiedere i dettagli sul bambino o sulla malattia. Non fa finta di curarsene più di quanto sia vero. È solo un altro dei tanti impegni, ufficiali o meno, che gli rubano il tempo e che deve trovare il modo di gestire. Ma dice di sì, e se ne ricorderà; si capisce subito. E non permetterà che questo lo distragga. È bravo in queste cose - anche in queste.

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(*) Solo delle considerazioni di spazio e credibilità impediscono una descrizione completa delle difficoltà da affrontare per ottenere un simile faccia-a-faccia. In breve, è come la vecchia storiella di quello che deve scalare una montagna enorme per riuscire a parlare con il tizio seduto in cima a gambe incrociate, se non che qui la montagna è interamente fatta di burocrati dello sport.

(4) È vero che i servizi più veloci dell'ATP raggiungono spesso i 200-215 km/h, ma quello che i radar e le statistiche non dicono è che i colpi dei veri picchiatori da fondocampo superano spesso i 140 km/h, che è la velocità di una palla da baseball colpita dalla mazza di un giocatore della big-league. Se vi avvicinate abbastanza al campo, durante uno scambio tra professionisti, potete sentire il rumore che arriva dalla pallina in volo, una sorta di sibilo liquido prodotto dalla combinazione di velocità e rotazione. Dal vivo e da vicino, capirete meglio anche il perché della «postura aperta«» che è ormai diventata un emblema del gioco d'attacco da fondocampo. L'espressione, dopotutto, significa solo che non ci si mette completamente di fianco rispetto alla rete prima di colpire la palla, e il motivo che spinge così tanti giocatori ad adottare questa

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postura è che ormai la palla arriva troppo in fretta perché riescano a girarsi completamente.

(5) È l'ampia struttura (costruita sei anni fa, credo) dove l'amministrazione di Wimbledon, i giocatori e i media hanno tutti le loro aree riservate e i loro quartieri generali.

(6) (Alcuni, come Nadal o Serena Williams, sembrano più supereroi dei fumetti che persone reali.

(7) Quando gli è stato chiesto, durante la summenzionata intervista, di fare qualche esempio di atleti che lo colpiscono per la bellezza delle loro performance, Federer ha menzionato per primo Jordan, poi Kobe Bryant, poi «un calciatore come - gente che gioca molto rilassata, uno tipo Zinédine Zidane, roba così: ce la mette tutta, ma ti da l'impressione che non deve sforzarsi più di tanto per ottenere i risultati».La risposta di Federer alla domanda seguente, che è cosa pensa quando gli esperti e gli altri tennisti descrivono i l suo gioco come «bello», è interessante soprattutto perché è piacevole,

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intelligente e accomodante - come lo è Federer - senza in realtà dire nulla (perché, in tutta sincerità, cosa si può dire sul fatto che gli altri ti descrivono come bello? Cosa direste voi? In definitiva, è una domanda stupida): «È quello che le persone vedono per primo - per loro, è il tuo tratto distintivo. Quando guardavi John McEnroe, hai presente, la prima volta, cosa vedevi? Vedevi uno con un talento incredibile, per il modo di giocare, nessuno giocava così. Come giocava la palla, era tutto basato sulla sensibilità. Poi passi a Boris Becker e vedi subito un giocatore potente, no?(*) Quando vedi giocare me, vedi un “bel” giocatore - poi magari ti accorgi che è veloce, magari che ha un buon diritto, poi magari vedi che ha un buon servizio. Prima, no, c'è una sensazione di base, e per me, lo trovo fantastico, sai, e penso di essere molto fortunato che di base vengo visto come “bello”, voglio dire, per lo stile...Vedi me e vedi, tipo, “il bel giocatore”; funziona, mi piace».

(*) Gli intercalari più marcati di Federer, quando parla in inglese, sono «maybe» e «you know» [qui variamente tradotti con «magari», «sai», «hai presente», «voglio dire», «no», n.d.t.]. Alla fine, questi vezzi sono utili perché servono a ricordarti quanto in realtà sia ancora incredibilmente giovane.

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Se vi interessa, in questa circostanza il miglior giocatore del mondo indossa un paio di pantaloni della tuta bianchi e una maglietta a maniche lunghe in microfibra, molto probabilmente della Nike. Niente giacca, però. La sua stretta di mano è solo mediamente forte, anche se la mano in sé è come la raspa di un carpentiere (per ovvie ragioni, i tennisti tendono a essere molto callosi). È un po' più imponente di quanto sembri in televisione - con le spalle più larghe e il torace più ampio. È seduto accanto a un tavolino coperto di visiere e fascette che autografa con una Sharpie.Tiene le gambe incrociate, sorride in modo affabile e sembra molto rilassato; non giocherella mai con la penna. L'impressione generale è che Federer sia o un gran bravo ragazzo o uno molto bravo a relazionarsi con i media - o (molto probabilmente) entrambe le cose.

(8) Supporto speciale per questa affermazione dal faccia-a-faccia con Federer: «È interessante, perché questa settimana, in realtà, Ančić [virgola Mario, il gigante croato tra i primi dieci al mondo che Federer ha battuto nei quarti di finale] ha giocato sul Centrale contro il mio amico, sai, lo svizzero Wawrinka [virgola Stanislas, il compagno di Coppa Davis di Federer], e sono andato a

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vederlo, hai presente, dove si siede di solito mia moglie Mirka [Vavrinec, ex giocatrice tra le prime cento al mondo, ritiratasi a causa di un infortunio, e ora diventata la Alice B. Toklas di Federer], e sono andato a vedere - per la prima volta da quando sono qui a Wimbledon -, sono andato a vedere un incontro sul Centrale, e sono rimasto sorpreso, veramente, sai, dalla velocità del servizio e da quanto devi essere veloce a reagire per rispondere, specialmente quando serve uno come Mario [Ančić, famoso per la violenza del suo servizio], hai presente? Ma poi quando sei in campo è tutta un'altra cosa, sai, perché vedi solo la palla, davvero, e non vedi la velocità della palla...».

(9) Per semplificare, stiamo facendo i conti come se la palla volasse dritta come un corvo. Per favore, non inviate le vostre correzioni [il presente saggio, commissionato da «Play», la rivista sportiva del «New York Times», è uscito il 20 agosto 2006, n.d.t.]. Se volete includere nel calcolo il rimbalzo del servizio in modo da ottenere la distanza totale percorsa dalla palla come la somma dei due lati corti; di un triangolo ottusangolo(*), fate pure - vi ritroverete con qualcosa tipo 2-5 centesimi di secondo in più, il che è totalmente irrilevante.

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(*) Più la superficie del campo è lenta, più ci si avvicina a ottenere un triangolo rettangolo. Sull'erba, l'angolo disegnato dal rimbalzo e sempre ottuso.

(10) Anche la preparazione atletica è importante, ma soprattutto perché la prima cosa che la fatica fisica attacca è il senso cinestetico (gli altri antagonisti sono la paura, l'insicurezza e il forte squilibrio emotivo - per questo è raro trovare una psiche fragile tra i professionisti).

(11) L'analogia più accurata in campo non professionistico è, probabilmente, il modo in cui un guidatore esperto sa prendere le miriadi di decisioni e fare tutti gli aggiustamenti necessari a una buona guida senza dovervi prestare alcuna attenzione.

(12) (Alle quali né Connors né McEnroe sono riusciti a passare con molto successo - il loro modo di giocare era vincolato alle racchette pre-moderne.)

(13) Dal punto di vista formale, col suo diritto frustato, il rovescio a una mano molto potente e

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l'accanimento sulle palle corte, Lendl è stato una sorta di precursore di Federer. Ma il cecoslovacco era anche rigido, freddo e brutale; il suo gioco era impressionante, ma non bello (il mio compagno di doppio ai tempi dell'università diceva sempre che guardare una partita di Lendl era come vedere Il trionfo della volontà in 3D).

(14) Si veda, per esempio, l'efficacia ininterrotta di una certo serve-and-volley (soprattutto nella variante Sampras/Rafter, altamente dipendente dagli ace e dalla rapidità) sui campi veloci per tutti gli anni Novanta.

(15) È anche illustrativo che la finale di Wimbledon del 2002 sia stata l'ultima finale pre-Federer.

(16) Nel terzo set della finale del 2006, sul tre pari e 30-15, Nadal serve una seconda palla in kick sul rovescio di Federer. Si capisce che Nadal è stato istruito a giocare palle alte e arrotate sul rovescio di Federer, ed è quello che fa, punto dopo punto. Federer risponde con uno slice che batte mezzo metro dentro la linea di fondo al centro del campo di Nadal - non così corto da permettere allo spagnolo

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di giocare un colpo vincente ma abbastanza da farlo entrare leggermente nel campo, e da lì Nadal colpisce un diritto a tutta forza, molto arrotato, sul rovescio (ancora) di Federer. La velocità della palla è tale che Nadal sta ancora arretrando verso la linea di fondo quando Federer si stacca da terra e sferra un rovescio in topspin fortissimo, in lungolinea, dalla parte destra del campo di Nadal, che Nadal - fuori posizione ma rapidissimo - arriva a prendere e riesce a ribattere con un rovescio molto profondo, a una sola mano, che finisce (ancora) sul rovescio di Federer, ma questa volta la palla è lenta e fluttuante, e Federer ha tempo di girarci intorno e colpire un diritto a uscire, un diritto tra i più potenti di tutto il torneo, con un topspin carico quanto basta a non far uscire la palla e a farla cadere nell'angolo di sinistra del campo di Nadal, che ci arriva ma non riesce a ribatterla. Grande ovazione. Di nuovo, quello che sembra un colpo vincente da fondocampo assolutamente incontenibile, in realtà era stato preparato con quel primo slice leggermente corto e avvantaggiandosi della prevedibilità del gioco di Nadal. Il diritto di Federer, comunque, era un vero siluro. Gli spettatori si guardano in faccia e applaudono. La cosa straordinaria di Federer è che è Mozart e i Metallica allo stesso tempo, e l'armonia è squisita.Tra parentesi, è più o meno in questo momento, o

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nel game successivo, che assistendo alla partita tre diverse sensazioni interiori si uniscono e si fondono tra loro. Una è il profondo senso di privilegio personale che si avverte a essere vivi e poter vedere tutto questo; un'altra il pensiero che molto probabilmente William Caines è seduto anche lui da qualche parte sugli spalti del Centrale, a guardare la partita, forse accanto a sua mamma. La terza è il ricordo improvviso del modo schietto con il quale l'autista della navetta aveva presagito proprio questo tipo di esperienza. Perché l'ho avuta. E difficile descriverla - è un pensiero che è anche una sensazione. Uno non vuole farla troppo grossa, né fingere che le due cose si bilancino equamente; sarebbe grottesco. Ma la verità è che qualsiasi divinità, entità, energia o flusso genetico casuale produce bambini malati, ha prodotto anche Roger Federer, e vi basta guardarlo laggiù in campo. Guardatelo!

CORREZIONEIl passo riguardante il punto giocato tra Federer e Agassi durante la finale degli U.S. Open 2005 è incompleto e descrive erroneamente la posizione di Agassi sull'ultimo colpo dello scambio. Fra il rovescio incrociato che butta Federer fuori dal

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campo e il suo colpo seguente, Agassi gioca un rovescio al centro del campo di Federer. Inoltre, sul colpo vincente di Federer, Agassi si trovava a fondocampo e non a rete.