roberto devereux atto2

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  • 8/18/2019 Roberto Devereux Atto2

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    ATTO SECONDO

    Scena Prima(Sala come nell'atto primo)

    LORDIL'ore trascorrono, - surse l'aurora,Né il Parlamento - si scioglie ancora.Senza l'aita - della regina,Pur troppo è certa - la sua rovina.

    DAMETacete, o Lordi. ElisabettaQual chi matura - una vendetta,Erra d'intorno - fremente e sola,Ne muove inchiesta, - ne fa parola.

    TUTTIMisero conte!Il cielo iratoDi fosche nubiSi circondò!Il tuo supplizioÈ già segnato:

    In quel silenzioMorte parlò.

    Scena Seconda

    ELISABETTAEbben?

    CECILDel reo le sortiFuro a lungo agitate;Più d'amistà che di ragion possenteIl duca vivamente

    Lo difese, ma invan. Recar ti deveLa sentenza egli stesso.

    ELISABETTAEd era?

    CECILMorte!

    Scena Terza

    GUALTIERORegina¼

    ELISABETTAPuò la corte allontanarsi;richiamata in breve qui fia!(Partono tutti, tranne Gualtiero.)Tanto indugiasti?

    GUALTIEROAssente egli era,Ed al palagio suo non fe' ritorno

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    Che surto il nuovo giorno.

    ELISABETTASegui!

    GUALTIEROFu disarmato;e nel cercar se criminosi fogliNelle vesti chiudesse, i miei seguaciVider che in sen celavaSerica ciarpa. Comandai che toltaGli fosse, d'ira temeraria e stoltaEgli avvampando: "Pria", gridò, "StrapparmiVi è d'uopo il cor dal petto!"¼Del conte la repulsaFu vana¼

    ELISABETTAE quella ciarpa?

    GUALTIEROEccola.

    ELISABETTA

    (fra sè)Oh rabbia!¼Cifre d'amor qui veggio!¼(a Gualtiero)Al mio cospettoColui si tragga.Ho mille furie in petto!

    Scena Quarta

    NOTTINGHAMNon venni mai sì mestoAlla regal presenza.

    Compio un dover funesto.(Porge un foglio.)D'Essex è la sentenza.Tace il ministro, or parlaL'amico in suo favore:Grazia!Potria negarlaD'Elisabetta il core?

    ELISABETTAIn questo core è scultaLa sua condanna.

    NOTTINGHAMOh detto!¼

    ELISABETTAD'una rivale occultaFinor lo accolse il tetto¼Sì, questa notte istessaEi mi tradia¼

    NOTTINGHAM

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    Che dici?¼Calunnia è questa¼

    ELISABETTAOh! Cessa

    NOTTINGHAMTrama de' suoi nemici¼

    ELISABETTANo, dubitar non giova¼Al mancator fu toltaIrrefutabil prova¼(quindi è per firmare la sentenza)

    NOTTINGHAMChe fai!¼ sospendi¼ ascolta¼

    Su lui non piombi il fulmineDell'ira tua crudele!¼Se chieder lice un premioDel mio servir fedele,Quest'uno io chiedo, in lagrime,Prostrato al regio pie'.

    ELISABETTATaci: pietade o graziaNo, l'infedel non merta.Il tradimento è orribile,La sua perfidia è certa¼Muoia, e non sorga un gemitoA domandar merce'.

    Scena Quinta

    ELISABETTA(fra sè)

    Ecco l'indegno!(a Roberto)Appressati.Ergi l'altera fronte.Che dissi a te? Rammentalo.Ami, ti dissi, o conte?No: rispondesti¼ - Un perfido,Un vile, un mentitoreTu sei¼ Del tuo mendacioIl muto accusatoreGuarda, e sul cor ti scendaFero di morte un gel(Gli mostra la sciarpa)

    NOTTINGHAMChe!¼(Riconoscendola)(fra sè)OrrendaLuce balena!¼ Sara¼

    ELISABETTATremi alfine!

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    ROBERTO(fra sè)Oh ciel!¼

    ELISABETTAAlma infida, ingrato core,Ti raggiunse il mio furore!Pria che il sen di fiamma reaT'accendesse un Dio nemico,Pria d'offender chi nasceaDal tremendo ottavo Enrico,Scender vivo nel sepolcroTu dovevi, o traditor.

    NOTTINGHAM(fra sè)Non è ver¼ delirio è questo!¼Sogno orribile, funesto!No, giammai d'un uomo il coreTanto eccesso non accolse!¼Pur¼ si covre di pallore!Ahi! Che sguardo a me rivolse!Cento colpe a me disvela

    Quello sguardo, quel pallor.ROBERTO(fra sè)Mi sovrasta il fato estremo!Pur di me, di me non tremo¼Della misera il periglioTutto estinse in me il coraggio.Di costui nel torvo ciglioBalenò sanguigno raggio.Ah, quel pegno sciaguratoFu di morte e non d'amor!

    NOTTINGHAMScellerato!¼ Malvagio! E chiudeviTal perfidia nel cuore sleale?E tradir sì vilmente potevi¼La regina?

    ROBERTO(fra sè)Supplizio infernale¼

    NOTTINGHAMAh! la spada, la spada un istanteAl codardo, all'infame sia resa¼

    Ch'ei mi cada trafitto alle piante,Ch'io nel sangue deterga l'offesa¼

    ELISABETTAO mio fido, e tu fremi, tu pureDell'oltraggio che a me fu recato?(a Roberto)Io favello: m'ascolta! La scureGià minaccia il tuo capo esecrato.Qual si noma l'ardita rivale

  • 8/18/2019 Roberto Devereux Atto2

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    Di' soltanto, e, lo giuro, vivrai.Parla, ah! Parla.(Un istante di silenzio)

    NOTTINGHAM(fra sè)Momento fatale!

    ROBERTOPria la morte!

    ELISABETTAOstinato!¼ l'avrai.

    Scena Sesta(Ad un cenno della Regina, la sala si riempiedi Cavalieri, Dame, Paggi, Guardie, ecc)

    ELISABETTATutti udite. Il consiglio de' PariDi costui la condanna mi porse.Io la segno. - Ciascuno la impari:Come il sole, che parte già corseDel suo giro, al meriggio sia giunto,

    S'oda un tuono del bronzo guerrier:Lo percuota la scure in quel punto.

    CORO(fra sè)Tristo giorno di morte forier!

    ELISABETTAVa!Va, la morte sul capo ti pende,Sul tuo nome l'infamia discende;Tal sepolcro t'appresta il mio sdegno,Che non fia chi di pianto lo scaldi:

    Con la polve di vili ribaldiLa tua polve confusa sarà.

    ROBERTODel mio sangue la scure bagnataPiù non fia d'ignominia macchiata.Il tuo crudo implacabile sdegnoNon la fama, la vita mi toglie:Ove giaccion le morte mie spoglieIvi un'ara di gloria sarà.

    NOTTINGHAM(fra sè)

    No, l'iniquo non muoia di spada,Sovra il palco, infamato, egli cada¼Né il supplizio serbato all'indegnoBasta all'ira che m'arde in seno.A saziarla, ad estinguerla appienoAltro sangue versato sarà!

    CECIL, GUALTIEROSul tuo capo la scure già piomba¼Maledetto il tuo nome sarà.

  • 8/18/2019 Roberto Devereux Atto2

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    CORO(fra sè)Al reietto nemmeno la tombaUn asilo di pace sarà.

    (Ad un cenno di Elisabetta, Roberto è circondato dalle guardie.)