phyto journal novembre dicembre 2015

32
Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1, comma 1 PUBBLICAZIONE BIMESTRALE Anno XVI - n. 6 Novembre - Dicembre 2015 ORGANO UFFICIALE F.E.I.

Upload: phytojournal

Post on 31-Jul-2016

218 views

Category:

Documents


2 download

DESCRIPTION

~ Editoriale - La Pianta prima di tutto (nasce Scientia Herbarum) ~ Professione Erborista Chetone di lampone, naturale o di sintesi? L’importante è fare chiarezza ~ VI Bando Premio Fei ~ Legislazione Comunitaria Idrocarburi Policiclici Aromatici - IPA Polycyclic Aromatic Hydrocarbons - PAHs ~ Ecologia applicata L’affaire Xylella Quando muoiono gli ulivi - parte seconda ~ Professione erborista Bardana - Bardanae folium; Bardanae radix

TRANSCRIPT

Page 1: Phyto journal novembre dicembre 2015

Sped

izio

ne in

abb

onam

ento

pos

tale

- D

.L. 3

53/2

003

(con

v. in

L. 2

7/02

/200

4 n.

46)

art

.1, c

omm

a 1

PUBBLICAZIONE BIMESTRALE Anno XVI - n. 6 Novembre - Dicembre 2015

ORGANO UFFICIALE F.E.I.

Page 2: Phyto journal novembre dicembre 2015
Page 3: Phyto journal novembre dicembre 2015

F.E.I. PHYTO JournalStoria, Scienza e Tecnica delle Piante Officinali

Anno XVI - n. 6 novembre - dicembre 2015 Periodico bimestrale a carattere

Sindacale, Culturale, Tecnico e Scientifico

Organo ufficiale della F.E.I. Federazione Erboristi Italiani

Palazzo Confcommercio P.zza G.G. Belli, 2 - 00153 Roma Tel. 06 55280704 - 06 5866345 Fax 06 90285589 - 06 5812750

[email protected] - [email protected] www.feierboristi.org

Editore Phytostudio srl Via I. Vivanti, 157 - 00144 Roma

Tel. 06.55280704 [email protected] - [email protected]

Direttore Responsabile Angelo Di Muzio

Vice Direttore Responsabile Roberto Di Muzio, Maurizio Gai

Segreteria di Redazione Sergio Cassone

Coordinamento tecnico-editoriale Maurizio Gai

Comitato di Redazione Gabriella Cavallo, Antonio Cecere,

Walter Culicelli, Maurizio Gai, Rita Pecorari, Muriel Rouffaneau, Loredana Torti,

Alberto Virgilio, Attilio Virgilio

Traduzioni e consulenza Letizia Casoni

Grafica Daniele Di Muzio

Fotolito e stampa VAL PRINTING srl

Pubblicità Phytostudio srl

Via I. Vivanti, 157 - 00144 Roma

PR - MKT Maurizio Gai - Tel. 3381902550

Registrazione al Tribunale di Roma n. 341/1999 del 21/7/1999

Finito di stampare nel mese di Dicembre 2015

Gli articoli e le note firmati, (da collaboratori esterni o ottenuti previa autorizzazione ) esprimono soltanto l’opinione dell’autore e non impegnano la Federazione Erboristi Italiani e/o la redazione del periodico.L’ Editore declina ogni responsabilità per possibili errori od omissioni, nonchè per eventuali danni derivanti dall’uso dell’informazione e dei messaggi pubblicitari contenuti nella rivista.

5 EditorialeLa pianta prima di tutto!

7 Professione ErboristaChetone di lampone, naturale o di sintesi? L’importante è fare chiarezza

18 Ecologia applicataL’affaire Xylella Quando muoiono gli ulivi - parte seconda

24 Professione erboristaBardana Bardanae folium; Bardanae radix prima parte

Som

mario

n. 6 novembre - dicembre 2015 3

15 Legislazione ComunitariaIdrocarburi Policiclici Aromatici - IPA Polycyclic Aromatic Hydrocarbons - PAHs

14 VI Bando Premio di Laurea F.E.I.

Page 4: Phyto journal novembre dicembre 2015

spazio pubblicitario.pdf 1 21/12/15 11:10

Page 5: Phyto journal novembre dicembre 2015

n. 6 novembre - dicembre 2015

Dott. Angelo Di MuzioDirettore Responsabile

Presidente Nazionale F.E.I. - Confcommercio

La pianta prima di tutto!

Editoriale

Questa è la denominazione che abbiamo scelto per dare una connotazione precisa ed inequivocabile dei contenuti che intendiamo proporre agli erboristi e agli studenti dei vari corsi di laurea in Scienze e Tecniche Erboristiche. I corsi, i convegni e i seminari che da anni la F.E.I. propo-ne con grande successo tra i partecipanti sono cosa ben nota, ma la volontà è quella di andare oltre proponendo momenti di vera cultura erboristica con il diretto coinvol-gimento dei partecipanti. Corsi impegnativi e per questo molto qualificanti come il primo che nel 2016 sarà svolto in collaborazione con il Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università Sapienza di Roma.

Da qui il titolo dell’editoriale, “La pianta prima di tut-to!”, sì perché ci siamo resi conto del grande interesse di tanti futuri e attuali colleghi circa la conoscenza effet-tiva dell’essenza del nostro lavoro, la pianta officinale. Non solo estratti preconfezionati, integratori vari ma la necessità e la voglia di “sporcarsi” le mani con le pian-te esaminandole con attenzione, scrutandole nei loro minimi dettagli, dal macro al microscopico, fino all’a-nalisi dei loro metaboliti secondari, quelle moleco-le che costituiscono il tanto citato “fitocomplesso” ma di cui molti non percepiscono il profondo significato. Dopo tanti incontri fatti con gli erboristi, tra i più signi-ficativi quelli a Kew Gardens e Chelsea Physic Garden di Londra, all’Orto Botanico di Linneo ad Uppsala in Svezia, a

quello storico di Padova, e di Toscolano Maderno sul lago di Garda nel giugno scorso, dal titolo “Fare botanica in Orto” abbiamo ricevuto tante richieste di approfondimento rela-tivamente alle materia caratterizzanti il lavoro dell’erbori-sta che non voglia essere solo un semplice commerciante, vale a dire la Farmacognosia, la Botanica Farmaceutica e la Fitochimica che benché facenti parte dei programmi uni-versitari di tutti i corsi di laurea, a volte necessitano di un ulteriore e puntuale approfondimento, ancorché richiesto.

Per questi motivi vogliamo inaugurare il percorso forma-tivo della rinnovata Scuola FEI con il corso annuale “La pianta prima di tutto!” - Corso di riconoscimento e valutazione farmacognostica delle piante medicinali.

Si tratterà di incontri teorico/pratici per l’identificazione delle piante officinali, da svolgersi presso le aule ed i labo-ratori del Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Univer-sità Sapienza di Roma, sotto la guida di esperti docenti, si tratterà di quello che ogni erborista dovrebbe conoscere per affrontare con coscienza e responsabilità la propria professione.

Ogni partecipante avrà quindi la possibilità di procedere, alcuni forse per la prima volta nella loro carriera professio-nale, alla moderna determinazione delle droghe vegetali, attraverso lo studio, la descrizione e l’analisi anatomo –

5

spazio pubblicitario.pdf 1 21/12/15 11:10

Diffondere la cultura erboristica dalla tradizione alla scienza moderna rientra tra i compiti di un’importante Federazione di categoria.

La Federazione Erboristi Italiani vuole iniziare il nuovo anno presentando la Scuola della F.E.I., rinnovata soprattutto nel nome e ambiziosa nei contenuti proposti.

Page 6: Phyto journal novembre dicembre 2015

morfologica dei tessuti e organi vegetali evidenziandone le caratteristiche degli stessi.

Nel laboratorio di anatomia microscopica si affronterà l’a-nalisi istologica della droga per valutare la qualità delle specie che forniscono droghe da utilizzare in erboristeria, attraverso lo studio microscopico di campioni secchi e fre-schi, con scelta della migliore tecnica per le osservazioni, preparazione diretta dei campioni ed interpretazione dei risultati. Particolare approfondimento sarà riservato al riconosci-mento di eventuali adulterazioni e sofisticazioni con dro-ghe provenienti da specie di costo inferiore o con altre sostanze estranee potenzialmente nocive per la salute ag-giunte in modo fraudolento, esempi in tal senso non ne mancano di certo. Ma anche il riconoscimento di eventuali segni di deterioramento della droga frutto di non corret-te od errate procedure di preparazione, essiccamento e/o conservazione, fino alla verifica macro e microscopica del-la presenza di muffe, insetti o parassiti vari.

Lezioni ed esercitazioni saranno riservate all’aspetto tas-sonomico vegetale attraverso l’uso delle chiavi analitiche, fino ad arrivare allo studio almeno a livello introduttivo del metabolismo secondario e ai metodi estrattivi in riferimen-to al tipo di droga con esercitazioni specifiche.

Non potrà mancare inoltre la parte relativa al controllo di qualità con prove di laboratorio, ad ulteriore conferma del-la caratterizzazione completa delle droghe prese in esame.

Alla fine di questo corso altamente professionalizzante lo studente dovrà essere in grado di evitare errori di identi-ficazione conseguenti alla scarsa conoscenza della droga vegetale in esame, riuscendo a riconoscere eventuali sofi-sticazioni conseguenti l’utilizzo di specie diverse di piante dello stesso genere, con potenziale rischio di differente at-

tività e/o tossicità, ma anche riconoscere contaminazioni con altre piante di diverso genere e specie avvenute sia durante la coltivazione/raccolta che nelle successive fasi di lavorazione o attraverso contaminazione ambientale.

Il programma dettagliato del corso, gli orari, i costi ed ogni altra notizia utile saranno diffusi attraverso i nostri canali non appena possibile.

Mi fa piacere terminare questo editoriale citando un volume che mi è molto caro dal titolo “Microscopic characterization of botanical medicines” ed in particolare il suo programma dal quale, in parte ho preso spunto per la definizione del primo corso di “Scientia Herbarum”:

What’s in a Name? Nomenclature of Botanicals Materials. To Be or Not to Be? A Focus on Botanical adulteration. Microscopy for Identification of Botanical Raw Materials: Uses and Limitations. Setting Up a Microscopy Lab. Major Plant Groups. Structure and Primary Plant Body and Basic Plant Anatomy. Diagnostic Characterization of Tissues. Organization of Tissues in Medicinal Plants. Preparation of Sample for Microscopic Analysis.

Con la speranza che questa iniziativa possa essere so-stenuta ed avere il giusto risalto nel settore, auguro, con la redazione di Phyto Journal ed i colleghi del Con-siglio Direttivo F.E.I., ai nostri Soci, alle Aziende di pro-duzione, ai docenti universitari con i quali collaboriamo attivamente su vari fronti e a tutti i nostri lettori, un ottimo e proficuo 2016.

n. 6 novembre - dicembre 20156

Editoriale

Page 7: Phyto journal novembre dicembre 2015

Chetone di lampone, naturale o di sintesi?L’importante è fare chiarezza

Il Raspberry Ketone è una sostanza molto nota soprattutto come aroma-tizzante sintetico nei settori alimenta-re e cosmetico.Fu descritto per la prima volta nel 1957 da Schinz et Al. come facente parte del complesso aromatico del frutto fresco di lampone (Rubus ida-eus L.). Lo si ritrova anche in altre specie vegetali come aglicone e anche come glucoside o gallil-glucoside, an-che nel lampone è presente sia in for-ma libera che glicosilata.L’aroma caratteristico dei frutti di lampone è dato principalmente dal 4-(4’-idrossifenil)butan-2-one (Rasp-berry Ketone – chetone di lampone),

anche denominato reosmina, rasketo-ne, frambinone, p.idrossibenzil aceto-ne e 4-(p-idrossifenil-2.butanone.Altri componenti del bouquet aroma-tico dei frutti di lampone sono: α-ion-one e β-ionone, altri terpenoidi come linalolo e geraniolo, damascenone e cis-3-hexenol, benzil alcol, acetoina

(3-idrossibutanone o acetil metil carbi-nolo), acido aceti-co, acido esanoico.

Il Raspberry Keto-ne è quindi sicura-mente la principale molecola aromati-

ca dei frutti di lampone (Rubus idaeus L.), è stata riscontrata la sua presen-za anche in altri frutti di bosco come i lamponi neri, (Rubus occidentalis L.) ma anche nei frutti di kiwi (Ulbricht

et al. 2013), more, olivello spinoso, come pure in miele di grano sarace-no secondo il “Volatile Compounds in Food (UCF) database (TNO, 2014).

Glucoside derivati sono stati trovati in cranberry (Mirtillo rosso americano, Vaccinium macropcarpon Alton), nel rabarbaro e nel pino (Borejsza-Wy-socki et al. 1992).

Sotto la denominazione di Raspberry Ketone (RK) sono presenti sul mer-cato nazionale, europeo ed extra co-munitario una serie di prodotti, alcuni notificati in Italia come integratori ali-mentari.

Il marketing, spesso piuttosto aggres-sivo attribuisce al Raspberry Ketone, chetone di lampone, funzionalità per la diminuzione del peso e per combat-tere l’obesità.

La sua struttura chimica è simile alla capsaicina e sinefrina, alle quali alcu-ni studi attribuiscono un certo effetto sulla di perdita di peso. Studi prelimi-nari indicano che RK può promuove-re la secrezione di adiponectina, (un ormone proteico della famiglia delle citochine che modula alcuni proces-si metabolici, inclusa la regolazione del glucosio e il catabolismo degli acidi grassi), da adipociti in coltura cellulare e mostra effetti anti-obesità se somministrato ai topi. Nonostan-te la ridotta letteratura pubblicata a sostegno dell’utilità di RK per la di-minuzione del grasso corporeo pro-dotti a base di questa sostanza sono venduti come un supplementi per la di perdita di peso. Questi integratori sono spesso commercializzati come stimolanti della secrezione di adi-ponectina, ma non esiste nessuno studio pubblicato relativo all’effet-to di RK sulla secrezione di adipo-

nectina dal tessuto adiposo in vivo.

La prima confusione nasce dal nome stesso che individua tanto l’estrat-to dei frutti di lampone quanto la sostanza strutturalmente definita C6H6CH2COCH3, 4-(4’-idrossifenil)bu-tan-2-one. CAS NUMBER: 5471-51-2, peso molecolare: 164,20 g/mol, con-tenuta nell’estratto stesso e in quello di altre piante.

Il chetone di lampone come principale composto aromatico del frutto di lam-pone, è largamente utilizzato nell’in-dustria alimentare come sostanza aromatizzante, ma anche nel settore dei profumi e in quello dei cosmetici.

Attualmente, ma già da alcuni anni, questa sostanza è alla ribalta per le sue presunte proprietà dimagranti e la si ri-trova sempre più spesso in integratori alimentari molti dei quali sono com-mercializzati anche on-line. La ritrovia-mo mescolata ad estratto di lampone e a tutta una serie di altre piante o in-gredienti alimentari, a volte in formu-lazioni che lasciano perplessi, in pro-dotti che vantano presunte proprietà di accelerazione del metabolismo, di dre-naggio dei liquidi corporei, per la dimi-nuzione dell’appetito e così via.

Sotto il termine di Raspberry Ketone, la pubblicità di diversi prodotti fa in-tendere che si tratti di una miscela non meglio identificata di vari cheto-ni, o addirittura di enzimi, generando ancora più confusione di quanta non ce ne sia già. Il Chetone di lampone spesso è accompagnato da altre tipo-logie di estratti ad azione dimagran-te, drenante, riducente, brucia grassi, ecc. Il razionale di questi prodotti è piuttosto discutibile, e l’erborista ac-corto dovrebbe essere in grado di in-terpretare correttamente queste for-

Dott. Angelo Di MuzioPresidente Nazionale F.E.I. CTU - Chimica Industriale

Professione erborista

n. 6 novembre - dicembre 2015 7

Page 8: Phyto journal novembre dicembre 2015

mulazioni per evitare di acquistare prodotti dalle proprietà mirabolanti che di fatto si dimostrano spesso al di sotto delle aspettative dichiarate e tanto sbandierate. Oltre ad avere dei dubbi sulla loro totale innocuità.

Non di meno si pone l’accento sul-la presunta derivazione naturale del chetone, che come vedremo è tutta da dimostrare, nascondendosi dietro al fatto di citare nell’elenco ingre-dienti qualche milligrammo di estrat-to proveniente dai frutti di lampone e il subdolo utilizzo di claims con-sentiti sulle confezioni oggetto della notifica al Ministero della salute ma di tenore ben diverso nel materiale informativo diffuso.

L’aggiunta di chetone di lampone, at-tualmente, non è autorizzato negli in-tegratori alimentari, in Danimarca e in Inghilterra è considerato Novel food. Ma anche in questi Paesi prodotti a base di chetone di lampone sono re-golarmente commercializzati soprat-tutto nelle vendite via internet.Correntemente nel mercato si ritro-vano integratori contenenti dosaggi di chetone di lampone molto variabili tra loro, e comunque fino anche a 1.400 – 2.000 mg/die, mentre dalla fon-te naturale non se ne assumono che quantità molto limitate, dell’ordine di pochi milligrammi.

Tutto sembra iniziare nel febbraio 2012 quando attraverso una trasmis-sione televisiva dal titolo “ The No. 1 Miracle in a Bottle”, il Dr. Mehmet Oz, pubblicizzava con grande enfasi gli effetti miracolosi sulla perdita di peso ad opera di supplementi alimentari a base di Raspberry Ketone.Il risultato di questa operazione di co-municazione commerciale fu quello di un incredibile incremento della popo-larità del RK, tanto che a seguito dello show del Dr. Oz, sul motore di ricerca Google ci fu un enorme incremento della ricerca del termine “rasperry ke-tons”, a questo corrisponde un incre-dibile aumento delle vendite on line di prodotti a base di chetone di lampone (Bootsman et al. 2014).

La rapida crescita delle richieste di

integratori a base di RK fu accompa-gnata dalla creazione di claims ad hoc al fine di indirizzare il consumatore all’uso di questi prodotti, ad es. il RK “aumenta il metabolismo e brucia i grassi in eccesso”, “aumenta la sen-sibilità all’insulina”, “aiuta il controllo dell’appetito” (“Bioactive Raspberry Ketones” 2014. “Lolo: Do Raspberry Ketone really work?” 2014).Nel suo programma televisivo il Dr. Oz affermava che gli studi provano che consumare Rasperry Ketone trenta minuti prima di un pasto, diminuirà l’assorbimento di carboidrati e grassi assunti con il pasto stesso (CellHe-althMakeover.com). In quasi tutti i casi, a tali affermazioni però non ci sono stati riscontri a livello scientifico, pubblicati su riviste specializzate tali da supportare un rigoroso consenso scientifico.

Concentrazione nel Lampone

Sebbene il Raspberry Ketone da solo non rappresenti tutto il fitocomplesso aromatico del frutto di lampone, uno studio sensoriale e organolettico ha stabilito che i livelli più elevati di RK sono associati ad un sapore ed ad un aroma più intensi (Aprea et al. 2015).Ne consegue che la sintesi di RK nel lampone aumenta con la maturità del frutto ed è associata a maggiori con-centrazioni di antocianine e zucchero (Borejsza - Wysocki et al. 1992).

La concentrazione di questo compo-sto, nel frutto di lampone, varia larga-mente ma è una costante rilevarlo in quantità piuttosto ridotte (Goeffe and Klee 2006). Honkanen et. al. nel 1980 hanno trovato che la concentrazione di RK in lamponi selvatici è all’incirca tre volte superiore a quella delle culti-var Preussen and the Ottawa che con-tengono solo tracce di RK (Honkanen et al. 1980).

Il contenuto di RK nei lamponi oscilla tra 0.009 e 4.3 mg/kg (TNO, 2014). Tale variazione potrebbe essere do-vuta ai differenti stadi di maturazione dei frutti campionati, infatti i lampo-ni più maturi contengono maggiori concentrazioni di RK che aumentano appunto durante il processo di matu-

razione. Inoltre diverse varietà con-tengono quantità diverse di RK. Per questo motivo, l’estrazione di RK dai frutti risulta essere incoerente e so-prattutto antieconomica.In ogni caso sarebbero necessari da 0,5 kg fino a 100 kg di lamponi per ottenere solo 1 grammo di chetone di lampone, ne consegue che il chetone di origine naturale è molto più costoso di quello ottenuto per sintesi chimica, con prezzi che superano abbondante-mente i 20 dollari/g per il composto naturale estratto dai frutti (Beekwil-der et al. 2007).Eppure sulle confezioni dei prodotti in commercio non è raro trovare la di-citura “estratto naturale di lampone”.

Un metodo alternativo per produrre RK, considerato come “naturale” è attraverso una sospensione di cellu-le, coltivate da foglie di lampone. La sospensione cellulare non subisce lo stesso processo di maturazione come per il frutto, che ha come già visto, un effetto diretto sulla produzione di RK. Sebbene la resa di questo proces-so sia nettamente superiore a quel-la dell’estrazione diretta dai frutti di lampone, anche questa via non for-nisce una resa sufficiente ed econo-micamente valida per la produzione massiva di RK.

D’altro canto il RK ottenuto per sin-tesi chimica via condensazione del-la p-idrossibenzaldeide con acetone o biosintetizzato da microrganismi geneticamente modificati come bat-teri o lieviti, è una materia prima sicuramente molto più a buon mer-cato (Beekwilder et al. 2007; Serra et al. 2005).

E’ stato anche sviluppato un metodo che consta di un’ossidazione bioca-talitica ‘verde’, per la produzione di chetone di lampone a partire dalla trasformazione di 4-(p-idrossifenil)butan-2-olo (rhododendrolo) in 4- (p-idrossifenil) butan-2-one (lampone chetone). Diverse cellule liofilizzate di Rhodococcus spp. sono state sottopo-ste a screening per la loro capacità di portare a termine l’ossidazione richie-sta. Rhodococcus equi IFO 3730 e R. ruber DSM 44541 sono state in grado

Professione erborista

Page 9: Phyto journal novembre dicembre 2015

di utilizzare l’acetone come accettore di idrogeno.

Biosintesi del Raspberry Ketone

La comprensione della biosintesi del RK, 4-4(idrossifenil)butan-2-one è sta-ta il frutto del lavoro di ricerca di Bo-rejsza-Wysocki e Hrazdina (1993) du-rante l’investigazione di metodiche per aumentarne il rendimento estrattivo.La struttura del RK si pensa derivi dal metabolismo dei fenilpropanoidi, il meccanismo che converte fenilalanina a cumaroil CoA. Il metabolismo dei fe-nilpropanoidi sta alla base di migliaia di composti vegetali, specialmente fe-nolici (Weisshaar and Jenkins 1998).

Il RK è probabilmente il risultato di una “branca” del meccanismo respon-sabile della ben nota reazione della calcone-sintasi (CHS), lo stesso mec-canismo responsabile della sintesi del flavonoide naringenina (Borejsza-Wy-socki and Hrazdina 1993). Il passag-gio fondamentale di questa sintesi è riassunto in figura 1.

Figura 1: Meccanismo della sinte-si chimica del raspberry ketone nei frutti. PAL = phenylalanine ammo-nia lyase; CHS = chalcone syntha-se; BAS = benzylacetone syntha-se; BAR = benzylacetone reductase

Si tratta della condensazione di ma-lonil-CoA con p-coumaryl-CoA per

formare l’intermedio p-idrossifenil-but-3-ene-2-one. Questo composto è poi convertito a p - i d ross i f en i l bu -tan-2-one, il nostro chetone di lampone.Esperimenti mostra-no che malonil-CoA e p-coumaryl-CoA, quando aggiunti a cellule di lampone o ad estrazioni di frutti di lampone formano il ben noto precur-sore, p-idrossife-nilbut-3-ene-2-one (p-idrossibenzilace-tone). Il chiarimen-to di questo mec-canismo che porta alla formazione di RK, permette una migliore compren-sione della sintesi che consente di produrre cheto-ne di lampone in elevate quantità.

Teoricamente, aumentando l’e-spressione genica nelle colture di lampone per la benzalacetone sintasi (BAS), l’enzima limitante la conversione del malonil-CoA e del p-coumaroyl-CoA a p-idros-sibenzilacetone dovrebbe porta-re ad una maggiore produzione di RK dai tessuti.Tuttavia l’identificazione di quel gene è ancora oggetto di ricer-ca, ma si suppone che anche con la sua scoperta la produzio-ne da colture o da tessuti porti a rese ancora notevolmente in-feriori di quelle della sintesi chi-mica diretta.

Ovviamente questi sviluppi sono assai interessanti per il settore degli integratori alimentari, che a tutt’oggi, a torto o ragione, è il maggior utilizzatore di chetone di lampone.

Somiglianze strutturaliSinefrina e capsaicina

L’effetto anti – obesità.

Da dove nasce il razionale che giusti-fichi il presunto effetto anti – obesità del chetone di lampone?Nasce dalla leggera somiglianza strut-turale con le molecole della sinefrina e della capsaicina sostanze già associa-te con la perdita di peso.

Figura 2: Strutture chimiche di sinefri-na, capsaicina, e chetone di lampone.

Le tre strutture contengono un grup-po idrossifenile, RK e capsaicina han-no un gruppo carbonile, mentre la si-nefrina presenta un gruppo alcolico.La capsaicina, responsabile del sapo-re piccante del peperoncino, influen-za il metabolismo lipidico aumentan-do la mobilitazione e la secrezione delle catecolamine nei ratti (Kawada et al. 1986; 1988). Negli uomini au-menta la termogenesi e l’ossidazione dei lipidi indotta dalla dieta (Yoshioka et al. 1995; 1998). Una metanalisi sugli effetti in tal senso della capsai-cina non consente però di stabilire un reale effetto sulla perdita di peso (Ludy et al. 2012).

La sinefrina, alcaloide che si ritro-va nel genere citrus è presente ne-gli integratori alimentari contenenti estratti dai frutti immaturi di arancia

Professione erborista

Page 10: Phyto journal novembre dicembre 2015

amara, ha guadagnato maggiore po-polarità a seguito del divieto di utiliz-zo dei prodotti “naturali” contenenti efedra (l’efedrina è causa di proble-matiche cardiovascolari e non solo), ma in sostanza è considerata un sostituto dell’efedrina (Gange et al. 2006). La sinefrina influenza il me-tabolismo energetico, agendo come un agonista α-adrenergico, ma i suoi effetti sulla perdita di peso non sono stati stabiliti con certezza (Haaz et al.2006). In realtà gli effetti della si-nefrina, presente nell’arancia amara, sono stati associati a casi di angina (Gamge et al. 2016).

Effetti del chetone di lampone sull’obesità e steatosi epatica

Pochi sono gli studi che depongono a favore del presunto effetto anti-o-besità del RK e del suo effetto sul metabolismo energetico. Il primo e probabilmente più citato articolo che mette in correlazione il RK e obesità è quello di Morimoto et al. (2005). In questo studio i ricercatori hanno esaminato l’effetto del RK sull’obesi-tà e sul metabolismo lipidico nei topi mashi ICR. I risultati dello studio, al-quanto discutibili, mettono in eviden-za che i topi nutriti con l’aggiunta del 2% di RK nella dieta, in una razione alimentare ricca di grassi, presenta-vano un peso inferiore rispetto a quelli alimentati con lo stesso regime die-tetico ma senza l’aggiunta di RK. Lo studio non mette in evidenza alcuna risposta dose-dipendente riguardo la riduzione del peso corporeo quando i topi venivano alimentati con dosi pari allo 0.5%, 1.0% e 2.0% di RK. Tutta-via diete contenenti dall’1.0 al 2.0% di RK sembra prevengano fenomeni di “fegato – grasso” in topi alimentati con un’elevata percentuale di grassi.Sulla base di questi risultati Morimoto giunse alla conclusione che l’1.0% di RK è probabilmente una dose suffi-ciente al fine di determinare una per-dita di peso e per la prevenzione della steatosi epatica non alcolica.Ulteriori studi hanno determinato che il RK non ha influenza sull’assorbi-mento dei grassi alimentari.Alcuni effetti sull’assorbimento dei grassi e sulla riduzione del peso sono

stati presumibilmente osservati con dosaggi critici di RK ben al di sopra di quelli fisiologicamente ammissibili.Nessuno studio ha esaminato l’assor-bimento di RK e dei suoi metaboliti negli adipociti e nel tessuto epatico, inficiando la qualità e i risultati di di-verse ricerche.Solo uno studio clinico sull’uomo, condotto per quattro settimane ha determinato l’impatto dell’assunzione di RK sul peso e sul grasso corporeo. I risultati dimostrerebbero una signi-ficativa riduzione dei trigliceridi e dei fenomeni aterosclerotici. Purtroppo è stato pubblicato solo in giapponese, è pochissimo citato e non sono di-sponibili informazioni sul medesimo studio. Tale studio, anche a seguito di un successivo approfondimento (Ulbricht et al. 2013) non è stato ri-tenuto sufficientemente credibile per valutare l’efficacia anti-obesità del Raspberry Ketone.

Tossicologia del Raspberry Ketone

Il chetone di lampone 4-(4-idrossife-nil)butan-2-one, è stato riconosciuto come GRAS (Generally Recognized As Safe) nel 1965 da FEMA (Flavor and Extract Manufacturees Association). E’ importante osservare che la mag-gior parte degli integratori presenti in commercio contengono una quantità di chetone di lampone decisamente più alta, circa 1.000 mg/die, ben 40 volte il livello massimo relativo al suo uso come aromatizzante.In passato si supponeva, sulla base di alcuni studi sui ratti, che è improbabi-le che RK possa causare effetti nega-tivi permanenti alle dosi generalmen-te consigliate per l’uomo. La tossicità acuta viene stimata a 0.35 g/kg per le femmine e a 0.7 g/kg per i maschi.Un unico studio di tossicità subacuta (Gaunt et al. 1970) non mostrava ef-fetti significativi per i ratti a 100 mg/kg/ die (circa 0.2% della dieta).Ultimamente però si sta riconsideran-do la sicurezza degli integratori con-tenenti composti chetonici del lampo-ne sia singoli che in miscela con altri composti o piante per la perdita di peso come, caffeina, garcinia, acaji, mango, ecc.

Solo lo studio citato (Gaunt et al. 1970) è stato identificato nel corso di una recente ricerca bibliografica. Que-sto studio in aggiunta ad alcuni altri studi non pubblicati è stato utilizzato nella valutazione del RK come anor-ressizante dall’EFSA e da JECFA.In letteratura non è stato riscontrato nessuno studio sulla genotossicità del RK. Come d’altro canto sulla possibile cancerogenicità, sugli effetti sulla ri-produzione e sullo sviluppo.Inoltre il già citato studio di Morimo-to er al. 2005 sulla perdita di peso in concomitanza di una dieta grassa ar-ricchita con chetone di lampone non può essere utilizzato come studio di eventuale non tossicità. Anzi non è raro trovare documenti nei quali la ri-duzione del peso corporeo osservata in animali da laboratorio, dopo som-ministrazione orale di una sostanza in grado di manifestare un effetto anti obesità, sia ritenuta non innocua. In-fatti il peso corporeo è un utile indi-catore della salute generale degli ani-mali tanto che variazioni di peso sono associate alla valutazione del rischio connesso alla valutazione di farmaci, prodotti chimici e additivi alimenta-ri come affermato dall’ “Internatio-nal Programme on Chemical Safety” (IPCS, 2009. Effetti sul peso corporeo sono aspecifici e possono essere il ri-sultato di molti fattori estranei.La diminuzione del peso corporeo os-servata dopo l’esposizione ripetuta può essere una conseguenza diretta di esposizione ad un agente tossico o semplicemente un effetto secondario, o uno specifico effetto tossico quando le risorse di adattamento dell’organi-smo sono impoverite od esaurite.

Tossicità basata sulla relazione attività – struttura

Il concetto del rapporto struttura/attività è basato sul presupposto che molecole con le caratteristiche strutturali comuni possano deter-minare attività biologiche similari.

Un gruppo ossidrile su un anello ben-zenico libero, presente in molti com-posti, e tra essi anche il Raspberry Ketone, è stato associato ad un certo grado di estrogenicità. Il RK è stato

Professione erborista

Page 11: Phyto journal novembre dicembre 2015

esaminato per la possibile attività di alterazione del sistema endocrino solo in pochi studi, in vitro e in silico, che mostrano (in vitro) solo una debole attività estrogenica la cui rilevanza fisiologica date le elevate concentra-zioni di RK testate, è discutibile.Gli studi in silico, in estrema sinte-si, non escludono anche sulla base dei limitati dati disponibili, un effetto negativo del RK sulla riproduzione, sullo sviluppo e su una eventuale cardiotossicità.Considerando il limitato numero di studi di tossicità in vivo e le elevate quantità di RK utilizzate negli inte-gratori alimentari contenenti cheto-ne di lampone (naturale e di sintesi) sono assolutamente indispensabili ulteriori test per chiarire se questi rischi sono presenti.

Valutazione tossicologica del chetone di lampone

Non è stata stabilita nessuna ADI (Acceptable Daily Intake) per il chetone di lamponeIl RK è stato valutato come sostan-za aromatizzante o di supporto sia dall’EFSA (2008, 2011) sia da JECFA (2001, 2011). Tali valutazioni si ba-sano su un graduale approccio che integra i dati sull’assunzione cor-rente (come aroma), utilizzando le relazioni struttura/attività, metabo-lismo e quando necessario tossicità.Il RK, tenendo conto della suddi-visione delle sostanze in tre classi strutturali (I, II e III), Cramer et al. (1978) è classificato nella classe I. La TTC (uhman exposure thresholds – limiti di esposizione umana) per gli aromi classificati in classe I è 1,8 mg/die (stimata da EFSA 2,4 mg/die) per un individuo di 60 kg (Mun-ro er al., 1996).Siccome l’assunzione di RK stimata con la dieta è superiore a 1,8 mg/die, questo dato viene considerato come non sicuro, in quanto si po-trebbero determinare problemi di sicurezza al livello stimato di assun-zione. JECFA ha raggiunto la stessa conclusione per un valore di assor-bimento di 3,8 mg/die di RK.Evitando di addentrarci in interes-santi calcoli tossicologici (valutazio-

ne di MOS, NOAEL, ecc.) possiamo concludere affermando che la limi-tata quantità dei dati tossicologici sul RK è stata sufficiente esclusi-vamente per una sua valutazione sotto il profilo di sicurezza come aromatizzante perché l’esposizione alla sostanza stimata dalla dieta era relativamente bassa. Tuttavia, tali dati non sono affatto sufficienti per fornire la prova di sicurezza relativa alle alte dosi raccomandate da alcu-ni produttori di supplementi a base di RK che possono raggiungere an-che 1.400 – 2.000 mg/die.

In ogni caso è importante notare che esistono, a partire dal 2005 soltanto cinque lavori sulle pro-prietà del chetone di lampone. Un unico studio è stato effettuato sull’uomo e sinceramente lascia aperti molti dubbi sull’efficacia del chetone di lampone, in quanto il prodotto esaminato era una misce-la di diverse piante per cui è diffici-le attribuire al raspberry ketone gli effetti riscontrati.

Per quanto riguarda gli studi in vi-tro, le concentrazioni utilizzate sono assolutamente improbabili nell’uso umano, tanto da non poter definire eventuali effetti collaterali, anche a fronte del fatto che non è noto come il chetone di lampone viene me-tabolizzato nel nostro organismo. Semplicemente non ci sono studi in merito e neanche la “tradizione d’uso” ci può aiutare, ma purtrop-po a fronte di questa preoccupan-te mancanza di dati, in commercio si ritrovano prodotti iperdosati in chetone, commercializzati come in-tegratori alimentari per il solo fat-to che all’interno ci siano tracce di chetone effettivamente estratto dai frutti di lampone.

La normativa sui Novel Food.Il chetone di lampone

è un Novel Food?

Il Regolamento CE 258/97 prevede che all’interno dell’Unione Europea un “nuovo” alimento o ingrediente alimentare è quello che non è sta-to utilizzato per il consumo umano

in modo significativo prima del 15 maggio 1997.Per commercializzare questi nuo-vi alimenti o ingredienti alimentari le aziende devono inviare una ri-chiesta corredata da informazio-ni scientifiche e un rapporto sulla valutazione della sicurezza, all’au-torità alimentare nazionale (Mini-stero della salute), provvedendo ad inviarne copia alla Commissione Europea, (ai sensi del regolamen-to 258/97) del Parlamento Europeo relativo ai nuovi prodotti e ai nuovi ingredienti alimentari).I requisiti per gli studi tossicologici necessari per ottenere la qualifica-zione di nuovo prodotto o ingre-diente alimentare variano in rela-zione della tipologia di prodotto, si decide caso per caso.

Nel marzo 2014 il Regno Unito, ha classificato il Raspberry Ketone come nuovo prodotto alimenta-re, ad opera della Food Standards Agency (FSA, da non confonder-si con EFSA). Tale riconoscimento vale soltanto per estratti di frutti di lampone preparati con una soluzio-ne idroalcolica etanolo/acqua 20:80 (1:4 = 20% in etanolo). Tali estratti secondo FSA sono “nuovi” e devono rientrare nel campo di applicazione del regolamento 258/97 in mate-ria di nuovi alimenti. Ovviamente qualsiasi altro tipo di estratto non è autorizzato. Il problema però che si viene a creare è se il RK ottenu-to con questo procedimento possa essere considerato un “nuovo pro-dotto alimentare” in tutti gli Stati europei.Al momento la sostanza non è elen-cata nel catalogo dei “Novel Food”.

In ogni caso secondo il nostro avvi-so i prodotti contenenti chetone di lampone non proveniente da pro-cessi estrattivi che contemplano l’a-zione solvente di acqua o della so-luzione acqua/etanolo al 20% non dovrebbero essere commercializza-ti in Europa. Tantomeno prodotti a base di estratti di frutti di lampone ottenuti per estrazione con etanolo al 20% ma addizionati con chetone di sintesi.

Professione erborista

Page 12: Phyto journal novembre dicembre 2015

Si tratta comunque di un caso molto frequente per il quale abbiamo sol-lecitato un intervento di chiarimento da parte dell’autorità sanitaria, alla quale abbiamo consegnato ufficial-mente in data 30 luglio 2015 un nostro studio effettuato su prodotti in commercio e realizzato in colla-borazione con due sedi universitarie specializzate.Sono ad esempio in commercio in-tegratori nella cui etichettatura è indicato l’uso di un estratto al 5% di chetone di lampone con una dose max giornaliera di 20 mg.A questo punto, ammettendo (dai dati analitici citati sopra) che il con-tenuto di RK oscilla tra le 0.009 e le 4,3 ppm (1ppm=1mg/kg), nella mi-gliore delle ipotesi utilizzando la so-luzione acqua/etanolo al 20%, e tro-vandoci alla presenza di un estratto secco con concentrazione 8:1 (dati rilevati da scheda tecnica della ma-teria prima di un prodotto in com-mercio), la massima concentrazione di chetone di lampone ottenibile sa-rebbe di 34,4 mg di chetone.Se in etichetta è dichiarato che l’e-stratto secco dei frutti di lampone è titolato al 5% (5g in 100g o 50g in 1.000g) questo vuol dire che siamo in presenza di un estratto che con-tiene ben 50.000 mg/kg di RK.Siamo ovviamente ben lontani dal limite che abbiamo fissato, po-nendoci nelle migliori condizioni di estrazione, di 34,4 mg/kg concen-trando “solo” 8 volte il nostro iniziale estratto di lampone.Non è difficile immaginare che da 34,4 mg/kg a 50.000 mg/kg si deve prevedere necessariamente l’ag-giunta di chetone di lampone di sin-tesi. A questo punto è per noi e per il consumatore essenziale capire se ci troviamo nell’ambito della nor-mativa dei Novel Food, tenendo an-che in debito conto, che come visto precedentemente, che per le dosi di RK presenti nella maggior parte dei prodotti in commercio non ci sono studi tossicologici sufficienti per decretarne l’innocuità anzi, come si evince dai dati sopra riportati ci sono sospetti di potenziale cardio-tossicità, di effetti estrogenici, ma anche effetti negativi sulla riprodu-

zione e lo sviluppo relativamente al rapporto struttura/attività.Purtroppo dietro “l’innocuo” e popo-lare termine di “Raspberry Ketone” si cela una molecola la cui struttura non depone molto favorevolmente ad essere del tutto innocua alle me-gadosi presenti sul mercato. A livel-lo di pubblicità ma anche su internet si utilizzano denominazioni come “100% naturale” o altre terminolo-gie volte ad indurre il consumatore a credere di trovarsi di fronte a pro-dotti “all natural”. In realtà ci trovia-mo di fronte a quantità consistenti di 4-(4-idrossifenil)-2-butanone di sintesi, terminologia dal suono non così rassicurante come quello di “Raspberry Ketone” e probabilmen-te non in grado di essere presentato come “completamente naturale” a tutto svantaggio della sua popolarità tra i consumatori.Riteniamo comunque che la valu-tazione del rischio del RK venduto come integratore alimentare do-vrebbe essere la stessa a prescin-dere se il composto è estratto da fonti naturali, fabbricato per sintesi chimica o biosintetizzato da micro-organismi.Ci aspettiamo queste valutazioni e queste risposte, perché secondo noi della F.E.I., l’erboristeria seria, quella che non guarda solo al cas-setto e ai facili guadagni, sull’onda della popolarità decretata da discu-tibilissime trasmissioni televisive, o da fantascientifici proclami in in-ternet e sui social media, dovrebbe escludere tali prodotti dal proprio repertorio. Gli erboristi dovrebbero chiedere maggiori garanzie ai pro-pri fornitori, avere la capacità di discriminare sulla qualità e tipolo-gia dei prodotti acquistati e dei loro componenti, saper fare due conti, o in mancanza di tutto ciò rivolgersi ai propri referenti per una valuta-zione di merito.

La F.E.I. si è già attivata in tal senso e ha predisposto un protocollo ana-litico che ha previsto l’analisi chimi-ca di prodotti presenti sul mercato ad opera di laboratori universitari qualificati e specializzati, trasfe-rendo quindi i report analitici det-

tagliati al Ministero della salute, dal quale ci aspettiamo risposte precise nei tempi e nei modi previsti, ma le risposte ci dovranno essere al fine di tutelare i cittadini, il nostro operato di erboristi e quello di tan-te aziende di produzione che stante l’incertezza normativa sull’utilizza-bilità di questa tipologia di estratti arricchiti o meno, non hanno con-sapevolmente e, contrariamente ad altre aziende, posto in commercio tali prodotti subendone un rilevante danno economico.

Dalle analisi effettuate si riscontra:a) la quantità di RK rilevata nei pro-dotti analizzati non è assolutamente compatibile con quanto idealmen-te presente nel succo di lampone e quindi deve essere stata addizionata come singola sostanza probabilmen-te di origine sintetica, data la sem-plicità della sua struttura e quindi della metodica di preparazione;b) il RK corrisponde ad una serie di sostanze di origine naturale, quali catina, catinone, efedrina, sinefrina, che o sono state bandite dal mer-cato o ne è stata limitata la quan-tità da assumere. La loro struttura è evidentemente correlata alle an-fetamine, di cui la presunta attività per diminuire di peso, ma probabil-mente anche gli effetti che ne hanno determinato il bando.

La situazione descritta è del resto confermata da diverse fonti indi-pendenti, ed in particolare dall’EF-SA, che hanno evidenziato i se-guenti punti:a) se la concentrazione anomala deriva dal processo di produzio-ne, ad es. del RK, allora il prodotto deve essere collocata nell’ambito dei Novel Foods.b) l’anomala concentrazione di RK è in evidente contrasto con quanto riportato in etichetta.

Ma prima di tutto vogliamo sotto-lineare che è necessario fare chia-rezza, avere delle certezze sulla sicurezza di questi prodotti, perché l’erboristeria non può e non deve vendere di tutto ma esclusivamente prodotti sicuri con valenze fisiolo-

Professione erborista

Page 13: Phyto journal novembre dicembre 2015

n. 6 novembre - dicembre 2015 13

giche definite come vuole la legge e soprattutto il buonsenso, special-mente quando allo stato attuale non sono disponibili dati scientifici sulla reale efficacia del Rasperry Ketone

nell’uomo e quelli sugli animali sono realizzati in condizioni sperimentali irrealistiche.La F.E.I. ha agito nell’interesse del settore rappresentato, facendosi

carico degli studi effettuati e dei relativi oneri, adesso ci aspettiamo precise risposte.

Tenore in chetoni nei preparati di lampone impie-gabili negli integratori alimentari

Il frutto di lampone (Rubus idaeus L) rientra tra le parti della pianta contemplate negli allegati del de-creto 27 marzo 2014 che ha aggiornato il DM 9 luglio 2012 sulle sostanze e i preparati vegetali ammessi all’uso negli integratori.I “botanicals” ottenuti dal frutto di lampone contengo-no nella loro composizione anche chetoni perché tali sostanze ne rappresentano un naturale costituente.Ai sensi del quadro normativo vigente:- i preparati e gli estratti di frutto di lampone che hanno fatto registrare una storia di consumo tra-dizionale possono essere impiegati negli integratori come ingredienti con il titolo di chetoni che ne deriva;- i chetoni tal quali non possono essere im-piegati come ingredienti perché vanno considerati novel food.Secondo i dati disponibili il tenore naturale di chetoni nel frutto è molto basso, tra 0,009 e 4,3 mg/kg.Nella tradizione alimentare ed erboristica italiana i frutti di lampone sono consumati freschi oppure sotto forma di sciroppo, succo o gelatina piuttosto che in forma di estratti.Circa i dati disponibili sulla storia di consumo di estrat-ti in UE, la FSA del Regno Unito, dopo aver raccolto informazioni per fare il punto della situazione, ha con-cluso che non sono da considerare novel food quelli

del frutto preparati con acqua o con il 20% di etanolo (1:4 etanolo - acqua).Sulla base delle notifiche pervenute e considerando che in pubblicità si arriva a rivendicare un elevato te-nore di chetoni per prodotti privi in etichetta di indi-cazioni sulla titolazione dell’estratto impiegato come ingrediente, si è ritenuto di dover definire il tenore di chetoni ammissibile per la sua derivazione naturale in estratti che per la loro tipologia e il conseguente pro-filo compositivo non si configurano come novel food.A tal fine, considerando il tenore di chetoni che può essere presente in estratti ottenuti secondo le mo-dalità indicate dalla FSA (al riguardo appositamente predisposti e analizzati dall’Università di Torino sulla base di quanto convenuto nella riunione del 22 otto-bre scorso della Commissione unica per la dietetica e la nutrizione), si conclude che: tenuto conto della variabilità nelle piante del contenuto di “sostanze ad effetto nutritivo o fisiologico”, per essere considerato di derivazione naturale il tenore di chetoni in estratti idroalcolici di frutto di lampone non deve risultare su-periore a 50 mg/kg (0,005%).Conseguentemente le imprese titolari di integrato-ri contenenti derivati del frutto di lampone con un tenore in chetoni non in linea con quanto sopra indicato sono tenute a conformare i prodotti a partire dalle produzioni avviate dal 2016.

Roma, 4 dicembre 2015

Estratto energizzatoAttivo ed efficace anche a bassi dosaggi

Quando è la testa a risentirne, Citoyang Zenzero Indicato per il contrasto degli stati di tensione localizzati, per la funzionalità articolare, la funzione digestiva e antinausea

Citoyang Zenzero

www.renacoitalia.com By R.I. GROUP S.R.L. Via del Commercio, 20/A 31041 Cornuda (TV) Tel. +39 0423 839.264 [email protected]

Proprio mentre ci accingiamo andare in stampa riceviamo dal Ministero della salute la nota DGISAN 0045383-P-04/12/2015 in cui si fissa il tenore in chetoni nei preparati impiegabili negli integratori alimentari che di seguito pubblichiamo integralmente.

Professione erborista

Page 14: Phyto journal novembre dicembre 2015

n. 6 novembre - dicembre 2015

Società Italiana di FitochimicaVI BANDO PREMIO DI LAUREA F.E.I.

FEDERAZIONE ERBORISTI ITALIANIBando per l’assegnazione di due premi per tesi di laurea da euro 1.500,00 cadauno.

Riservato ai laureati in Tecniche Erboristiche e denominazioni affini, classe L - 24, (DM 4 agosto 2000 – GU 19.10.2000 n. 245 S.O. n.170), Scienze e Tecnologie Farmaceutiche e L – 29 (DM 16 marzo 2007 GU 9.7.2007 n.155),

Scienze Farmaceutiche Applicate che abbiano conseguito il diploma di laurea tra il 01 giugno 2014 e il 30 giugno 2016Scadenza presentazione delle domande: 05 luglio 2016

Con delibera del Consiglio Direttivo F.E.I. del 20 luglio 2015 la Federazione Erboristi Italiani, ha stabilito lo stanziamento di euro 3.000,00 per l’assegnazione di due premi per tesi di laurea conseguite dal 01 giugno 2014 al 30 giugno 2016.I requisiti per l’ammissione, le modalità e i termini per la presentazione delle domande sono indicate nel seguente Regolamento.

REGOLAMENTOArt.1

Il Consiglio Direttivo della Federazione Erboristi Italiani, F.E.I., con delibera del 20 luglio 2015 ha stabilito lo stanziamento di euro 3.000,00 (tremila) per l’assegnazione di due premi per tesi di laurea dell’importo di euro 1.500,00 (millecinquecento) ciascuno, al lordo degli oneri di legge.Non sono ammessi alla partecipazione coloro i quali abbiano già partecipato al Premio FEI in edizioni precedenti.

Art.2Qualora le tesi pervenute e ritenute idonee dalla Commissione a partecipare all’assegnazione dei premi fossero in numero inferiore a 10, ai partecipanti sarà restituita l’intera somma versata per la partecipazione al Premio F.E.I. 2016.

Art.3I premi di laurea sono riservati alle tesi sia compilative che sperimentali, relative ai Corsi di Laurea triennale in Tecniche Erboristiche e denominazioni affini, appartenenti alla classe L - 24, (DM 4 agosto 2000 – GU 19.10.2000 n. 245 S.O. n.170, Scienze e Tecnologie Farmaceutiche) e L – 29 (DM 16 marzo 2007 GU 9.7.2007 n.155), Scienze Farmaceutiche Applicate con chiaro riferimento ad un percorso di studi erboristico aventi per oggetto: argomenti attinenti alla tradizione erboristica; coltivazione, lavorazione di piante officinali e dei loro derivati; aspetti normativi e legislativi relativamente alla produzione e al commercio di piante officinali e/o loro derivati sia per uso erboristico, fitoterapico, alimentare che cosmetico; alla professione di erborista, studio fitochimico, farmacognostico, analitico, estrattivo, farmacologico o clinico di piante officinali, di loro preparazioni o dei loro principi attivi.

Art.4Possono partecipare all’assegnazione del premio per tesi di laurea istituito dalla F.E.I. i soggetti in regola con l’iscrizione alla Federazione Erboristi Italiani in qualità di laureati in Tecniche Erboristiche e denominazioni affini a seguito del versamento della quota di iscrizione di euro 70,00 (settanta), (50,00 iscrizione F.E.I. - 20,00 iscrizione Premio F.E.I.) come da modello da presentarsi congiuntamente alla domanda di iscrizione al premio F.E.I. che:• abbiano sostenuto tesi di laurea pertinenti alle materie indicate all’art.3.• abbiano conseguito il diploma di laurea dal 01 giugno 2014 al 30 giugno 2016;• presentato la domanda di iscrizione al Premio FEI entro il 5 luglio 2016.Il giudizio della Commissione avrà ad oggetto l’attinenza delle tesi presentate agli argomenti di cui all’art.3 del presente Regolamento ed il valore scientifico delle stesse secondo criteri di valutazione predeterminati dalla Commissione Esaminatrice.A parità di valutazione sugli elaborati costituiranno titoli valutabili ai fini dell’effettuazione della graduatoria di merito:• la maggiore votazione di laurea• la minore età anagrafica

Art.5La domanda di partecipazione, allegata al presente regolamento e scaricabile dal sito www.feierboristi.org o da richiedersi direttamente alla F.E.I. e da compilarsi su apposito modulo, dovrà obbligatoriamente essere corredata dai seguenti documenti: 1. copia della tesi di laurea in formato .pdf su supporto informatico (CD ROM) completa di frontespizio e riferimenti bibliografici. 2. sintesi della tesi (max dieci pagine in formato word) corredata da elementi grafici (foto e tabelle), per l’eventuale pubblicazione sull’organo di stampa della Federazione Erboristi Italiani - “FEI – Phyto Journal”, sullo stesso CD ROM contenente la tesi completa. Non saranno accettate domande non corredate dalla sintesi della tesi; 3. modulo di iscrizione alla F.E.I. nel settore laureati in Tecniche Erboristiche; 4. domanda di partecipazione al Premio F.E.I 2016; 5. attestazione dell’Università riportante il conseguimento della laurea e della relativa votazione; 6. dichiarazione sostitutiva (autocertificazione) corredata da copia del documento di identità del dichiarante, attestante la data di nascita; 7 attestazione del versamento di euro 70,00 (settanta) esclusivamente a mezzo di bonifico bancario intestato alla Federazione Erboristi Italiani; 8. dichiarazione di consenso al trattamento dei dati ai sensi del D. Lgs. 30/06/2003 n. 196 “Codice in materia di protezione dei dati personali”.

Art.6I documenti di cui all’art. 5 dovranno essere spediti in unica busta chiusa indirizzata a:

Federazione Erboristi Italiani – F.E.I. – ConfcommercioUfficio di Presidenza - P.zza G.G. Belli, 2 - 00153 Roma

e dovranno essere inviati entro e non oltre il 05 luglio 2016 a mezzo raccomandata A/R.Per la data di trasmissione farà fede il timbro postale.Le domande spedite oltre tale limite non saranno ritenute valide.Le tesi in formato .pdf e le relative sintesi in formato word dovranno anche essere spedite entro il temine sopra indicato contestualmente ai seguenti indirizzi di posta elettronica: [email protected] e [email protected] ogni caso per l’ammissione dei lavori sarà ritenuto valido esclusivamente il termine indicato per la spedizione postale.

Art.7L’assegnazione dei premi di laurea sarà decisa da una apposita Commissione composta da massimo nove membri nominati dal Consiglio Direttivo F.E.I.Il giudizio della Commissione è inoppugnabile.Ai partecipanti saranno comunicati, mediante avviso inviato per e-mail, luogo e data della cerimonia di premiazione.In caso di assenza del/i vincitore/i è ammesso il ritiro dei premi da parte di soggetti opportunamente segnalati all’organizzatore prima dell’inizio della premiazione muniti di delega scritta del partecipante sottoforma di autocertificazione e di una copia del documento del delegato e del delegante. In caso di assenza del vincitore/i e degli eventuali delegati, saranno premiate le tesi che hanno riportato un punteggio successivo alle prime classificate non oltre le terze classificate.I premi saranno consegnati solo dopo aver verificato l’identità del vincitore o del suo delegato.

Art.8La Federazione Erboristi Italiani si riserva il diritto di pubblicare totalmente o parzialmente le tesi ricevute sul proprio organo ufficiale di stampa “FEI – Phyto Journal” citando il nominativo dell’Autore, sottoforma di articolo informativo dei principali contenuti e risultati raggiunti redatto in accordo con l’Autore, e/o le sintesi ricevute. Il partecipante si impegna pertanto a non pubblicare, ed a non permettere la pubblicazione da parte di terzi, della tesi oggetto del presente bando su altre testate/pubblicazioni, anche on-line, per un periodo pari a due anni, per le tesi prima e seconda classificate, e per un anno per tutte le altre. La F.E.I. ammette, in deroga a quanto sopra (e per non costituire ostacolo alla carriera dei giovani studiosi), la pubblicazione dei soli lavori sperimentali di particolare valore scientifico, riportati nella tesi su riviste internazionali, in lingua diversa dall’italiano, ricono-sciute e dotate di Impact Factor.Il mancato rispetto della precedente prescrizione obbliga i partecipanti classificatisi ai primi posti per le relative Aree, alla restituzione degli importi corrisposti a titolo di premio.Gli elaborati ricevuti non saranno comunque restituiti.

FEDERAZIONE ERBORISTI ITALIANI – F.E.I.CONFCOMMERCIO IMPRESE PER L’ITALIA

PIAZZA G. G. BELLI, 2 - 00153 ROMAtel. 06 55280704 – 06 5866345 - 305 - fax 06 5812750 - [email protected][email protected]

Page 15: Phyto journal novembre dicembre 2015

n. 6 novembre - dicembre 2015

Legislazione comunitaria

15

Idrocarburi Policiclici Aromatici - IPAPolycyclic Aromatic Hydrocarbons - PAHs

Emanato il Regolamento (UE) 2015/1933, relativo ai tenori massimi di IPA – Idrocarburi Po-liciclici Aromatici negli integratori alimentari ed altre sostanze.

Il nuovo regolamento modifica la parte 6 del regolamento (CE) n.1881/2006, specificando il contenuto di benzopi-rene (prima colonna) e della somma di benzo(a)pirene, benzo(a)antrace-ne, benzo(b)fluorantrene e crisene (seconda colonna). Tali tenori massi-mi sono espressi in μg/kg (ppb).Il nuovo regolamento stabilisce un contenuto max di 10 μg/kg per il solo benzo(a)pirene e di 50 μg/kg per la somma delle sostanze di cui sopra, i cosiddetti IPA4.I limiti si riferiscono agli integratori alimentari “botanici” di seguito indica-ti, oltre che a erbe e spezie essiccate.Nel regolamento sono, tra l’altro indi-cati i tenori max per i semi di cacao e relativi derivati.

Il regolamento si applicherà a de-correre dal 1 aprile 2016, ad ec-cezione degli alimenti di cui al punto 6.1.11, tenendo presente che i pro-dotti alimentari legalmente immes-si sul mercato prima del 1 aprile 2016 possono rimanere sul mercato dopo tale data fino al loro termine mi-nimo di conservazione o alla data di scadenza.Il nuovo, ma atteso regolamento, im-

porrà alle aziende nuovi e stringenti controlli analitici che potrebbero esse-re piuttosto onerosi.

Monitoraggio IPA – Idrocarburi Policiclici Aromatici su matrici ve-getali per la realizzazione di inte-gratori alimentari. Piante officina-li e spezie essiccate.

La F.E.I. Settore Produzione, in collaborazione con il Gruppo Tec-nico Regolatorio Linneus, ha in-tenzione di avviare un monitoraggio particolareggiato sul contenuto di IPA (Benzopirene ed IPA4) negli integratori alimentari ed in particolare sulle mate-rie prime botaniche, come previsto dal nuovo regolamento (UE) 2015/1933 che fissa i tenori massimi di idrocar-buri policiclici aromatici negli integra-tori alimentari, nelle erbe aromatiche essiccate e nelle spezie essiccate.

Tale monitoraggio si estenderà a tutta

una serie di preparazioni ma anche di sostanze ad es. propoli, pappa rea-le, microalghe o loro preparati, ol-tre ad erbe aromatiche essiccate, piante e loro preparazioni, fino a tinture, estratti ed oli essenziali. Lo studio è necessario al fine di veri-ficare su quali materie prime è neces-sario porre la maggiore attenzione a livello analitico onde limitare, con co-gnizione di causa, i controlli a carico

delle imprese al fine di ridurre i costi analitici.

Nel nuovo quadro che si andrà a deli-neare è necessario avere una panora-mica il più completa possibile riguardo al contenuto degli IPA nelle materie prime vegetali e sostanze alimentari che ci interessano, vista la frammen-tarietà dei dati disponibili, ricordia-mo che il regolamento citato sarà applicabile dal 1 aprile 2016.

Dalla letteratura scientifica si evin-ce che gli IPA si formano essenzial-mente da:– processi industriali vari (in partico-lare: produzione di alluminio, produ-zione di ferro e acciaio, fonderie);– lavorazioni del carbone e del petrolio;– impianti di generazione di energia elettrica;– inceneritori;– riscaldamento domestico, special-

mente a legna e carbone;– emissioni da veicoli a motore;– incendi di foreste;– combustioni in agricoltura;– cottura di alimenti su fiamma;– fumo di tabacco.Non si formano nella pianta, ma si ritrovano a seguito dell’accu-mulo da fonti di inquinamento e processi di combustione. Sono composti lipofili, poco solubili

in acqua e solubili nei solventi organici.In teoria si possono ritrovare nelle fo-glie, in cui si possono depositare (in rapporto alla superficie fogliare, più grande è la foglia, maggiore la super-ficie a disposizione per il deposito) dal particolato atmosferico, nei fiori, nei frutti (sia nella cuticola esterna che nel-la polpa), nelle radici (gli IPA possono anche depositarsi nel terreno e quindi essere assorbiti dalle radici e stoccati

Legislazion

e comu

nitaria

Comitato Tecnico - Scientifico Regolatorio - F.E.I. - Linneus

Page 16: Phyto journal novembre dicembre 2015

n. 6 novembre - dicembre 201516

tramite lo xilema nei vari organi della pianta, compresa la corteccia).La F.E.I. e il Gruppo Tecnico Regolatorio Linneus promuovono quindi, anticipan-do i tempi, un progetto di ricerca volto a sottoporre a screening una serie di prodotti botanici e loro preparati, scelti in base a criteri ben specifici.In particolare abbiamo selezionato, tra le specie ammesse dal Ministero del-la Salute o dalla lista Belfrit, le piante maggiormente utilizzate negli integra-tori, tra queste quelle provenienti da aree maggiormente a rischio d’inqui-namento da IPA e quelle sottoposte a processi di essiccazione con fumi non del tutto sottoposti a filtrazione per trattenere il particolato fine, al di sot-to di PM2,5 (in cui rientrano anche gli IPA), tra queste abbiamo scelto le spe-cie per cui si utilizzano parti di pianta ipoteticamente maggiormente a rischio di accumulo di IPA, semi, frutti, foglie a lamina estesa, radici e cortecce.Oltre alle piante tal quali o alle rispet-tive soluzioni idroalcoliche o estratto secco in capsula monopianta, abbiamo inserito nell’elenco dei preparati vege-tali da sottoporre a screening anche oli essenziali, oli vegetali, funghi, alghe e derivati animali quali olio di pesce, olio di fegato di merluzzo e olio di krill.

Si chiede pertanto ai Soci, ma l’in-vito è allargato anche alle aziende non associate, vista l’importanza della problematica in essere e le consistenti ricadute determinate dall’applicazione del regolamen-to (UE) 2015/1933 a partire dal 1 aprile 2016, di aderire e collabora-re al presente progetto mettendo a disposizione alcuni prodotti, da un minimo di 3 ad un massimo di 20 campioni, a scelta tra quelli indica-ti nel file denominato allegato II, inviandoli direttamente al labora-torio che abbiamo individuato per l’effettuazione del monitoraggio.

In forza dell’accordo raggiunto le azien-de aderenti potranno usufruire di costi molto convenienti.

I campioni conferiti al laboratorio d’ana-lisi saranno analizzati al fine di valutare il tenore in benzo(a)pirene e IPA4, sul-

la scorta dei risultati ottenuti saranno fatte delle valutazioni e comparazioni, quindi si procederà alla pubblicazione e divulgazione (in forma anonima) dei ri-sultati ottenuti che saranno illustrati in un convegno che F.E.I. e Linneus orga-nizzeranno agli inizi del prossimo anno.

In base a questa valutazione si de-finiranno i possibili rischi focalizzan-do dove concentrare l’attenzione e gli eventuali controlli, il tutto al fine di ot-timizzare costi e tempi che è del resto la richiesta e l’obiettivo di ogni azienda. Ogni azienda riceverà i risultati dei propri campioni, e un report sui rischi dell’eventuale contaminazione. Solo raramente produttori e distributori ef-fettuano tali controlli tanto che ad oggi non si dispone di un database aggior-nato sui reali rischi.

Nella speranza di aver reso un servizio utile e gradito confidiamo nella massi-ma risposta del settore ricordando, an-cora una volta che il regolamento UE 2015/1933 entrerà in vigore dal 1 aprile 2016 e per quella data piante officinali ad uso infusionale e integrato-ri alimentari dovranno necessariamente rispettare i limiti previsti dalla normati-va comunitaria.

Allegato I – PROGETTO DI RICERCA

Titolo del progetto di ricerca:IPA in Botanicals

Presentazione del progetto di ri-cerca: ricerca e quantificazione di benzo(a)pirene e IPA4 nei preparati vegetali al fine di poter mettere a pun-to una metodica di lavoro, da fornire alle aziende, per poter monitorare la propria produzione e mantenerla nei li-miti di contaminanti dettati dalla legge.

Base di partenza scientifica: gli Idrocarburi Policiclici Aromatici sono composti organici con due o più anelli aromatici condensati che si ritrovano nel particolato atmosferico e nel fumo di tabacco. Sono poco solubili in acqua e solubili in solventi organici oltre ad essere altamente lipofili. Gli IPA si formano durante la combu-stione incompleta del materiale organi-

co, come carbone, legna, prodotti pe-troliferi e rifiuti, quindi sono associati a:– processi industriali vari (in particola-re: produzione di alluminio, produzione di ferro e acciaio, fonderie);– lavorazioni del carbone e del petrolio;– impianti di generazione di energia elettrica;– inceneritori;– riscaldamento domestico, special-mente a legna e carbone;– emissioni da veicoli a motore;– incendi di foreste;– combustioni in agricoltura;– cottura di alimenti su fiamma;– fumo di tabacco.

Negli alimenti non sottoposti a tra-sformazione, la presenza degli IPA è essenzialmente dovuta a contamina-zione ambientale: deposizione di ma-teriale particolato atmosferico (es. su grano, frutta e verdure), assorbimento da suolo contaminato (es. per le pa-tate), assorbimento da acque di fiume e di mare contaminate (es. per mitili, pesci e crostacei). Sorgenti comuni ne-gli alimenti trasformati o lavorati sono i trattamenti termici (in particolare: la cottura alla griglia, arrosto e al forno, e la frittura) e i processi di lavorazione. Questi ultimi riguardano specialmente i processi di essiccazione attraverso i fumi di combustione, ad esempio nel caso degli oli vegetali, e i processi di affumicatura con i metodi tradizionali.Una volta ingeriti gli IPA vengono as-sorbiti dal tratto gastro-intestinale e dall’epitelio polmonare e quindi di-stribuiti nei vari tessuti, soprattutto quelli più ricchi di grassi, compresi quelli fetali.All’interno dell’organismo il composto originale viene sottoposto ad ossidazio-ne da parte degli enzimi della famiglia del citocromo P450, con formazione di epossidi e specie idrossilate in varie posizioni, che subiscono a loro volta ulteriori trasformazioni metaboliche. Mentre gli IPA in sé sono chimicamente inerti, nel corso di queste reazioni me-taboliche possono formarsi degli inter-medi elettrofili capaci di interagire con varie macromolecole biologiche, com-preso il DNA. Gli effetti tossici degli IPA sono ascri-

Legislazione comunitaria

Page 17: Phyto journal novembre dicembre 2015

n. 6 novembre - dicembre 2015 17

vibili sia alla generazione di intermedi metabolici reattivi, che alla attivazione da parte della molecola parentale del recettore AhR (Aryl hydrocarbon Re-ceptor). Il recettore AhR è un regola-tore trascrizionale localizzato nel cito-plasma che, attivato dal suo ligando, entra nel nucleo ove si lega a sequenze specifiche del promotore e dell’enhan-cer (AHRE, AhR Response Elements) attivando la trascrizione di varie fami-glie di geni coinvolti nel metabolismo degli xenobiotici, nella trasduzione del segnale e nel controllo della prolife-razione cellulare. Tra gli effetti tossici degli IPA, l’immunosoppressione, gli effetti teratogeni e sulla riproduzione, e l’effetto promovente nella canceroge-nesi sono mediati dalla attivazione del

recettore AhR. Riteniamo che, qualora esistano delle evidenze scientifiche che dimostrino un effetto cancerogeno e citotossico di un composto, sarebbe necessario prevedere una non esposizione all’a-gente, ma nel caso ciò non sia pos-sibile andrebbero almeno rispettati i limiti previsti. A tale scopo abbiamo messo in atto un programma di monitoraggio delle con-centrazioni di benzo(a)pirene e IPA4 nei prodotti botanici e loro preparati (piante intere o a pezzi o parti di pian-ta sottoposti a spremitura, torchiatura, estrazione, frazionamento, distillazio-ne, concentrazione, fermentazione, es-siccazione) al fine di poter avere un’in-dicazione per poter progettare e fornire

alle aziende una metodica efficace per il monitoraggio di tali contaminanti.

Risultati scientifici attesi:attraverso questo screening puntiamo ad ottenere dei risultati che ci possa-no far meglio comprendere il destino di bioaccumulo dei contaminanti IPA nelle piante utilizzate dall’industria degli in-tegratori alimentari. Approccio metodologico:vengono omogeneizzati i campioni, quindi vengono estratti gli IPA con op-portuni solventi e purificati. L’identificazione e la quantificazione del benzo(a)pirene e degli IPA4 viene eseguita con gas-massa (GC-MS) o cromatografia liquida ad alta presta-zione (LC-MS).

A. MinArdi & Figli s.r.l. Via Boncellino 32 - 48012 Bagnacavallo (Ra) - Tel. 0545 61460 - Fax 0545 60686

dal 1930 laVoRazione e commeRcio pianTe oFFicinali

www.minardierbe.it [email protected]

Bibliografia di riferimento:

Bocca B, Crebelli R, Menichini E. Presenza degli idrocarburipoliciclici aromatici negli alimenti. Rapporti ISTISAN 03/22Corradetti E, Mirti M, Celani S, Poli G, Gricinella B, Corradetti D. Le contaminazioni ambientali negli alimenti (Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) negli oli d’oliva e di sansa). Arpa Marche, 2012.Steyaert NL, Hauck M, Van Hulle SW, Hendriks AJ. Modelling bioaccumulation of se-

mi-volatile organic compounds (SOCs) from air in plants based on allometric princi-ples. Chemosphere. 2009 Oct;77(6):727-32. Guillén MD.Polycyclic aromatic compounds: extraction and determination in food. Food Addit Contam. 1994 Nov-Dec;11(6):669-84.Phillips DH.Polycyclic aromatic hydrocarbons in the diet. Mutat Res. 1999 Jul 15;443(1-2):139-47.Ciemniak A, Mocek K. Polycyclic aromatic hydrocarbons in tea and tea infusions. Rocz Panstw Zakl Hig. 2010;61(3):243-8.

Per i dettagli sul conferimento dei campioni ed i relativi costi, i nostri Soci sono stati già informati, le Azien-de che desiderano avere precise informazioni in merito al Progetto IPA nei botanicals e verificare le specie botaniche da testare, inserite nell’allegato II sono pregate di contattarci presso [email protected]

Legislazione comunitaria

Page 18: Phyto journal novembre dicembre 2015

n. 6 novembre - dicembre 2015

L’affaire Xylella Quando muoiono gli ulivi

LA RESISTENZA

Premessa

Vale la pena di affermare che il filo logico conduttore di tutta questa trat-tazione consiste nella dimostrazio-ne della necessità di affrontare, con mentalità e strumenti del tutto nuovi, eventi che presentano notevoli ed im-portanti novità. L’unica possibilità di avere successo nei riguardi di situa-zioni in evoluzione consiste nell’ab-bandonare i precedenti schemi e pa-radigmi consolidati a favore di nuovi strumenti e di idee innovative. L’utiliz-zo ossessivo e persistenze di soluzio-ni, che nel passato hanno avuto suc-cesso, finisce per tradursi in inutilità di fronte ad evoluzioni nate proprio dalla necessità di annullare l’effetto delle precedenti soluzioni. Sarebbe come continuare ad erigere massicce mura difensive dopo l’invenzione di possen-ti cannoni demolitori, oppure insiste-re nel combattere i black blocks con poliziotti appesantiti da ingombranti giubbotti ed incapaci di muoversi con rapidità. In altre parole, la spirale evolutiva, passa solo apparentemente nello stesso punto precedente ma ad un livello superiore, annullando con questo movimento quanto prima era moderno ed efficace.Tutto questo sarà via via esattamente argomentato, utilizzando un meto-do di studio del fenomeno opposto a quello impiegato finora, ovvero non isolando il fenomeno ma inserendolo in una serie di eventi tra loro coeren-ti. Intanto, per cominciare a capire il fenomeno della malattia degli olivi in Puglia, bisogna dimenticare la paro-la emergenza, finora tanto abusata. Dobbiamo quindi inquadrare l’episo-

dio all’interno di un quadro comples-so di eventi ambientali che stanno influendo profondamente sulla situa-zione a cui ci siamo abituati. Questi eventi necessitano di essere compresi appieno perché solo in questo modo è possibile apprendere dal presen-te per influire sul futuro, accettando come ineluttabili alcuni cambiamenti. I fattori di cambiamento in corso su cui incentreremo l’attenzione sono: la resistenza, le migrazioni, il batterio, il controllo mediante sistemi integrati e sostenibili.Tutto questo necessiterà di un certo numero di pagine e di pazienza da parte del lettore. Ciascuno di questi tasselli sarà trattato a parte, prenderà vita e corpo indipendentemente, per poi alla fine concorrere a ricomporre il tutto nel quadro generale, dal quale provare a produrre delle soluzioni al problema da cui eravamo partiti. Vale la pena di ripetere il carattere dell’im-postazione: gli argomenti principali non necessariamente saranno espli-citamente incentrati sulla Xylella, ma avranno un loro sviluppo che solo alla fine farà preciso riferimento alla ma-lattia degli olivi. L’intento è dimostra-re che il caso Xylella non è altro che un esempio dell’insieme in movimen-to, tipico dei fenomeni biologici, che chiamiamo sistemi dinamici comples-si, con quale dovremo fare sempre più i conti nel secolo XXI.Colgo infine l’occasione per ringra-ziare il dott. Angelo Di Muzio e tutta la F.E.I. per avermi concesso questa occasione unica di poter sviluppare un argomento di attualità, non dico completamente, ma per lo meno con un certo agio, ospitandolo nel Phyto Journal. Certo esistono i libri dell’a-rea scientifica, che in maggioranza

per ingordigia degli editori, si sono trasformati in collezioni di aneddoti e di volgarizzazione portata all’ecces-so. Simpatici e facili da leggere, ma non di questo c’è bisogno da parte del mondo scientifico L’incoraggiamen-to del dott. Di Muzio è stato fonda-mentale nel far sì che i miei scritti, che altrimenti terrei gelosamente nel cassetto, possano diventare di domi-nio pubblico. Fortunatamente, ci sono anche segnali positivi da parte dei lettori, ai quali sono profondamente grato per la benevolenza.Possiamo ora andare ad incominciare.

Le Origini della Resistenza

Mentre sto scrivendo, è in pieno svol-gimento lo tsunami causato dallo scandalo Dieselgate della Volkswa-gen, che riempie totalmente i talk-show, con tutti i commentatori che improvvisamente divengono esperti di problemi ecologici e di inquina-mento, esattamente gli stessi che ieri si occupavano di immigrazione e l’al-tro ieri della riforma delle istituzioni. Di fatto, la faccenda è nata in Uni-ted States e la responsabilità è tutta

Ecologia applicataEc

olog

ia a

pp

licat

a

18

Prof. Marcello NicolettiDipartimento di Biologia Ambientale

Università Sapienza di Roma

Seconda Parte

Page 19: Phyto journal novembre dicembre 2015

n. 6 novembre - dicembre 2015

Ecologia applicata

dell’EPA, che è l’ente governativo che sovrintende da quelle parti ai proble-mi ecologici, Environmental Protection Agengy. L’EPA è totalmente scono-sciuta ai più ed è stata praticamente ignorata dai media, mentre tutti quelli che si occupano di questi problemi la conoscono perfettamente. Per cui vale la pena di spendere qualche parola, a cominciare dal fatto che l’EPA, tanto per dare un’idea di cosa stiamo par-lando, ha un bilancio annuale di 9 mi-liardi di dollari. Tutto è partito nel 1962, con il libro Silent Spring scritto da Rachel Carson,

che documentava attentamente gli ef-fetti ambientali dell’uso indiscriminato dei pesticidi sintetici. Fino ad allora si era fatto uso massiccio soprattutto del DDT, che era considerato benemerito per aver valorosamente debellato la malaria, sterminando il vettore, e per-messo di aumentare le rese delle col-tivazioni agricole, grazie allo sterminio di milioni e milioni di insetti. Veniva svelato al grande pubblico il lato oscu-ro dei pesticidi, con gli effetti deleteri su una miriade di animali benevoli, in particolare gli uccelli, ma anche gli in-teressi economici che avevano gene-rato tanta indifferenza da non rendersi conto di quanto il mondo stava e sta cambiano sotto i nostri occhi, in modo devastante.La Carson accusava chiaramente l’in-dustria chimica di disastro ecologico e di avere volutamente diffuso dati fuor-vianti ed utilizzato propaganda giorna-listica a proprio favore, nonché denun-ciava le autorità e la politica di essere conviventi ed accettare, indifferenti delle conseguenze, tutte le richieste dell’industria. Nonostante l’esplicita

campagna contraria, orchestrata dal fronte industriale con l’appoggio di gran parte della stampa, il libro ebbe un enorme impatto sull’opinione pub-blica e agì da evento seminale per la nascita di un movimento ambientalista e per l’apertura di un dibattito sull’am-biente che continua tuttora.

Silent Spring di Rachel Carson pren-de spunto dalla mancanza del canto primaverile degli uccelli, sterminati dall’abuso degli insetticidi.Da allora il dibattito non si è mai ar-restato. Ronald Regan ne fece uno dei

temi fondamentali della sua campagna presiden-ziale. Avendo poi vinto, nel suo discorso di inse-diamento, potè affermare. “Eccoci qui. Nonostante tutte le minacce e le pre-visioni catastrofiche, degli ecologisti siamo ancora in grado di produrre e di di-ventare sempre più forti e potenti”. Evidentemente la polemica tra potere istitu-zionale e gufi è cosa vec-

chia. Il 1972 segna un punto decisivo del lungo confronto. L’impiego in agri-coltura del DDT viene proibito negli USA, e poco dopo in EU. Crolla l’impero del DDT con le sue 600 000 tonnellate utilizzate solo negli USA. Il movimen-to ambientalista segna un forte punto a suo favore con la creazione dell’US EPA (Environmental Protection Agen-cy). Da allora il declino dei pesticidi di sintesi non si è mai arrestato, non per tanto per le reazioni ambientali-ste (non avevano e non hanno tutt’ora tanta forza), ma per reazione dei di-retti interessati, nel fenomeno che ha preso il nome di resistenza. Affrontiamo il problema da un punto di vista generale. In sostanza, in questo caso, resistenza significa che i prodot-ti insetticidi, che finora hanno tenuto in gran parte sotto controllo gli insetti nocivi, hanno via via perso la loro ef-ficacia, fino ad essere tra breve privi di reale attività. Il primo fenomeno di resistenza riguarda proprio il DDT in 1914. Per accelerare, arriviamo ai no-stri giorni: nel 2015, il presidente USA Obama affronta il problema e insedia

una apposita commissione riguardo al fenomeno della resistenza. Alla fine dei lavori la Commissione consegna una relazione finale, nella quale si stabi-lisce l’importanza primaria della multi resistenza agli antibiotici, chiedendo di prendere in seria considerazione la proibizione dell’impiego degli antibio-tici nelle pratiche agricole, comprese quelle relative all’allevamento.

Esattamente che cosa si intende in questo caso per resistenza e come si origina?Secondo la definizione corrente, per resistenza possiamo intendere “un cambiamento ereditabile nella sen-sibilità di una certa popolazione che si riflette nella consolidate incapacità di un prodotto di effettuare i livelli di controllo richiesti quando impiega-to secondo le usuali modalità.” Que-sta versione ufficiale mette troppo in risalto il problema derivante sul pro-dotto. Proviamo a passare dal punto di vista dell’organismo, perché è da lì che nasce tutto. Alla precedente defi-nizione, ne affiancheremo un’altra, per la quale la resistenza si riferisce: “alla capacità inerente di un organismo a ri-sultare tollerante rispetto al dosaggio di un prodotto che dovrebbe essere fatale per la sua specie”. La resistenza è in fenomeno emergente, che inte-ressa diversi casi di interazione degli esseri umani con l’ambiente, inclusi la resistenza dei microorganismi agli antibiotici e quella degli insetti agli in-setticidi. La resistenza è un problema in forte crescita. E’ possibile che nei prossimi 20-30 anni, tutte le sostanze chimiche, attualmente in uso in questi anni, possano perdere gran parte del-la loro efficacia. La chiave della futura possibilità di combattere la resistenza è insita negli elementi di novità, capaci di cambiare l’usuale scenario. Attualmente, gli insetticidi sono impie-gati per ridurre i danni ingenti causa-

19

Page 20: Phyto journal novembre dicembre 2015

n. 6 novembre - dicembre 2015

ti dagli insetti ai raccolti ed agli al-levamenti mediante la trasmissione di malattie, ma anche nella fase di stoccaggio. In agricoltura, le perdi-te dovute ad insetti resistenti sono calcolate intorno al 59% del totale di quelli derivati da insetti, mentre i danni nell’allevamento ammontano al 41%, ed i numeri sembrano desti-nati ad aumentare. Per essere effica-ce un insetticida deve risultare letale alla maggioranza degli individui di una certa popolazione di insetti. Un insetticida può perdere la sua effica-cia quando numerosi individui all’in-terno di una certa popolazione hanno sviluppato resistenza agli effetti tos-sici dell’insetticida, e questo è dovu-to all’attivazione di certi geni. Vale la pena di insistere su questo punto, che è un passaggio chiave. Si tratta essenzialmente di un ulteriore esem-pio delle conseguenze derivanti dalla tendenza dell’uomo ad amplificare lo sfruttamento delle risorse naturali ol-tre ogni limite, di modo da ottenere il massimo degli effetti e senza tenere in conto le conseguenze.

Bisogna considerare gli aspetti ine-renti del problema: la resistenza si manifesta a seguito dell’impiego massiccio e persistente dei pesticidi, esattamente come per gli antibiotici per i microorganismi. Questo parti-colare è importante per inquadrare il fenomeno. Nel momento in cui viene

usato l’insetticida in questo modo, alcuni individui all’interno della po-polazione risultano resistenti. Dopo di che, gli insetti sensibili sono desti-nati a morire, eccetto quelli resisten-ti, che potranno invece svilupparsi e proliferare. Molte specie hanno già prodotto numerose popolazioni re-sistenti ad uno o molti trattamenti. Il risultato di questo meccanismo è che, in certo lasso di tempo, inset-ticidi una volta efficaci perdono la loro capacità di controllo, in quanto gli individui resistenti prendendo il sopravvento via via facilitati dall’im-piego del pesticida. Gli insetticidi attualmente in uso, esattamente come gli antibiotici, si basano su tre o quattro meccanismi d’azione, ed in poco tempo la mul-ti-resistenza diventa realtà. Se finora la situazione risulta impressionante, è molto probabile che la resistenza sia solamente la cima dell’iceberg. La resistenza potrebbe essere as-sociata con importanti cambiamenti nello genoma dell’organismo, tali da aumentarne di molto la virulenza. In

questo caso lo scenario cambia radi-calmente.

Dalla Resistenza alla Multi-resistenza

Se la multi-resistenza è lo stadio fina-le di un effetto boomerang, generato

da un massiccio e ripetuto impiego di insetticidi, il meccanismo può molti-plicarsi e molte specie possiederan-no numerose popolazioni resistenti a molti insetticidi, che potranno propa-gare il meccanismo di resistenza ren-dendolo generale. In natura, e cioè in condizioni normali, il meccanismo è ipoteticamente possibile, essendo inerente al genoma, ma poco proba-bile ed in ogni caso con velocità del tutto diverse.

Del resto, come non inquadrare il fe-nomeno nel rapporto generale uomo/natura. Una massiccia introduzione di prodotti di sintesi nell’ambien-te comporta effetti eccezionali sugli esseri viventi, generalmente, quali l’accelerazione di cambiamenti gene-tici, al di fuori della legge della sele-zione naturale. Quindi, la resistenza può essere considerata un fenomeno naturale, derivato da una risposta a condizioni anomale. A questo punto, la resistenza risulta praticamente un fenomeno che deriva dalle condizioni ambientali, il che comporta che qual-che cosa rispetto ai fattori di scate-namento potrebbe esserci sfuggita.

Alla luce di tutto quanto è stato det-to, le precedenti definizioni rischia-no di essere insufficienti per descri-vere in modo efficace il complesso sistema alla base del manifestar-si del fenomeno della resistenza o della incapacità di esercitare gli aspettati controlli. Soprattutto, la vecchia semplice rassicurante so-luzione “trova l’arma migliore per uccidere il batterio (o l’insetto) ed il problema è risolto” appare del tut-to inadeguata. La vicenda ricorda quella famosa in farmacologia del “proiettile magico”, quando si pen-sava che qualsiasi malattia poteva essere facilmente debellata trovan-do il giusto farmaco, consistente nella adeguata molecola. Questo approccio, seppure in parte utile, è attualmente in piena crisi per vari problemi, principalmente perchè la fisiologia umana è risultata più complicata di quanto si era pensato e derivata da una serie di eventi in-terconnessi a vari livelli.

Ecologia applicata

20

Page 21: Phyto journal novembre dicembre 2015

n. 6 novembre - dicembre 2015

Contro il Paradigma Dominante

Il paradigma delle precedenti defini-zioni, basato sulla sequenza sostanza → risposta da parte dell’organismo → manifestazione della resistenza, deve essere riconsiderato in favore di un approccio più complesso. Proviamo quindi a rivedere il tutto, partendo

dalle attuali conoscenze. A - Il paradigma dominanteLa figura mette a confronto una serie di generazioni di insetti in due diverse condizioni. In verde sono rappresen-tati gli individui normali ed in rosso quelli resistenti, tutto all’interno del-la stessa popolazione. Con qualche piccolo cambiamento la stessa se-quenza può essere proposta nel caso della resistenza in una popolazione di microrganismi. Nella prima linea in alto viene riprodotta una sequenza tradizionale, direttamente presa da Wikipedia, che evidenzia il concetto che la resistenza sia essenzialmente un processo di rafforzamento di certi individui che, grazie alla capacità di sopravvivere al pesticida, diventano progressivamente dominanti men-tre gli individui normali sono vittime dell’insetticida. Nella seconda linea in basso, viene riportata una situazione in assenza trattamento.Il significato della figura è che la pre-

valenza della parte resistente della popolazione è praticamente una con-seguenza dell’impiego massiccio de-gli insetticidi, sebbene potenzialmen-te la resistenza sia già presente, ma non sia stata espressa.L’attenzione è totalmente incentrata sugli organismi in rosso, aspettando il loro declino ed invece registrando il contrario.

B - Il reale effetto degli insetticidiIn questa figura, la prima linea è de-dicata ad una sequenza che evidenzia

quanto l’insetticida sia deleterio per l’intera popolazione. Nella prima linea

infatti la grande maggioranza di tutti gli individui viene sterminata, anche quelli resistenti risultano in minore quantità, mentre quelli verdi sono quasi sterminati. La seconda linea ri-porta ancora una volta la situazione normale per evidenziare gli effetti di squilibrio nella linea precedente. Gli insetticidi attualmente impiegati non sono sufficientemente selettivi, con effetti devastanti su tutta la popola-zione, e non solo. Leggiamo sui libri che il DDT è stato bandito per il suo accumulo nel terreno, ma in realtà il pericolo maggiore era dovuto al fatto che sterminava ogni tipo di insetti, e degli insetti noi abbiamo assoluto bi-sogno. Il problema è ancora più evi-dente per quello che riguarda i mi-crorganismi. Sappiamo bene quanto il nostro microbiota, ovvero l’insieme sterminato dei batteri nostri simbion-ti, venga compromesso quando pren-diamo l’antibiotico. A non molto serve prendere il probiotico, pensate all’im-pegno di una vita per raggiungere il dovuto equilibrio tra le migliaia di specie e varietà di batteri che ospitia-mo. Da loro dipende la nostra salu-te, il nostro buon umore, gran parte delle capacità intuitive e sensoriali, e soprattutto le proprietà del sistema immunitario. Mantenere la migliore situazione dei nostri microbi benefi-ci è importante per la nostra salute,

soprattutto quando siamo attaccati. C - Verso un nuovo paradigma

Ecologia applicata

21

Page 22: Phyto journal novembre dicembre 2015

Il problema è che finora l’attenzione è stata incentrata sugli individui ros-si, in quanto rappresentavano il tar-get naturale quali responsabili della malattia, tralasciando gli equilibri nella comunità, mentre gli individui verdi sono considerati non importanti ed in ogni caso viene lasciato che in qualche modo se la cavino da soli. In realtà anche gli individui verdi sono importanti, soprattutto nell’equilibrio tra loro e nell’ambiente. Dobbiamo finirla di guardare solo agli individui rossi e rivalutare l’importanza dei verdi. Bisogna quindi trovare inset-ticidi più rispettosi dell’ambiente, tenendo in conto l’importanza degli individui normali. L’opzione miglio-re sarebbe insetticidi più selettivi in grado di salvaguardare la presenza degli individui utili.A questo punto, completiamo la revisione, rifiutando perfino la pa-rola “resistenza” che andrebbe so-stituita con “reazione”, che meglio evidenzia la naturale capacità degli esseri viventi di adattarsi e reagi-re alle situazioni avverse, persino quando si tratta di molecole supe-rattive e appositamente seleziona-te. In realtà, il termine che meglio configura l’azione che si vuole ot-tenere con gli antibiotici di nuova generazione è “persistenza” ovvero la conservazione di un equilibrio del microbiota che prima l’attacco del patogeno e quindi l’azione dell’an-tibiotico potrebbero aver compro-messo particolarmente. Il concetto di persistenza contiene i caratteri che i nuovi concetti di sostenibilità e rispetto che le moderne conce-zioni scientifiche richiedono, senza mai dimenticare la necessità di era-dicare la popolazione patogena cau-sa della malattia con un opportuno farmaco. Senza questo evento, tut-to il resto è contorno senza reale efficacia. Vedremo più avanti come affrontare questo problema, tenen-do conto di tutti e due gli aspetti. Se quanto visto, spero, può sem-brare impressionante quanto affa-scinante, ancora non avete visto il bello. Preparatevi ad incontrare i supermicro-organismi associati ad insetti vettori alieni.

AppendiceTutto questo scritto ha avuto un filo conduttore criptato, che ora può es-sere svelato. La parola chiave su cui è stata costruita tutta la trattazione è paradosso.Siamo ora in grado di tornare sul cuo-re del fenomeno resistenza. Ragio-nando siamo andati a sbattere dritti su un evidente paradosso: l’insettici-da, nato per sterminare gli insetti ne-gativi oppure i miroorganismi patoge-ni, si converte in un formidabile loro alleato. Proviamo ancora una volta a mettere da parte tutte le considera-zioni sociali e culturali, ed utilizzare un freddo approccio scientifico, ov-vero ricondurre semplicemente tutto ad un problema di sequenze succes-sive di un sistema in movimento, e quindi di spostamento, insomma pra-ticamente un problema di termodina-mica. La termodinamica è quanto di più soddisfacente dal punto di vista degli enunciati, praticamente due principi. Il primo, quello della conser-vazione dell’energia e della materia, ed il secondo, quello dell’entropia e della macchina del moto perpetuo. Poi ancora ricordarsi che qualcuno ha avuto la genialità di andare contro questi principi, così chiari, convincen-ti, universali ed apparentemente in-violabili. Quel tale è il fisico scozzese James Clerk Maxwell e la sua crea-zione un diavoletto. Il luogo, da cui tutto è partito, un ordinario seminario pubblico tenuto nel 1867. Il fatto è le cose più belle i fisici non le hanno tirate fuori da esperimenti pratici, ma se le sono inventate di sana pianta e le hanno descritte in esperimenti te-orici. Allora riescono ad affascinare il mondo e a rivoltarlo come un pedali-no, dai gemelli di Einstein al calcolare di Turing. La missione del diavoletto è sconfiggere il secondo principio del-la termodinamica controllando una porticina che connette due scatole, che contengono particelle differenti tra loro. Normalmente, aperta la por-ticina, le particelle (molecole o cosa altro vi piaccia) più calde (più velo-ci) passeranno naturalmente nella scatola con le particelle meno calde (meno veloci), per una ovvia legge di equilibrio. Ma il diavoletto sceglie le

Laboratori Biokyma s.r.l. Località Mocaia, 44B - 52031 Anghiari (AR) - ItaliaT: +39 0575 749989 I: www.biokyma.com

LE ERBE DI QUALITÀ

A C C A D E M I A DE LL A TI SANA

AC

C A D E M

IA

DE

L

L A T I S A

NA

Page 23: Phyto journal novembre dicembre 2015

particelle più calde della parte più fredda e le passa dalla parte già cal-da. Vengono tralasciati alcuni parti-colari, il diavoletto (per questo è un diavolo) non consuma energia nel fare questo trasporto ed è dotato di intelligenza selettiva (che non viene considerata termodinamicamente). Insomma non ha personalmente a che fare con l’entropia.

Ricordando che in ogni caso il passag-gio intermedio dell’impiego della so-stanza insetticida, o antibiotica, non è al momento eludibile, il nostro pa-

radosso della resistenza sembra avere qualcosa a che fare con il diavoletto di Maxwell (per di più l’uso precedente delle palline rosse e verdi sembra in-vitarlo). L’antibiotico spinge gli indivi-dui resistenti a violare il paradigma del loro sterminio per il quale l’antibiotico era stato inventato, approfittandone per rafforzarsi. Per combattere questo fenomeno è necessario un contromec-

canismo altrettanto paradossale, ov-vero evitare lo sterminio totale della popolazione positiva per sfruttare, in un secondo stadio, la loro presenza

riequilibriatrice. E qui siamo caduti, mani e piedi, nel segreto dei segreti. I processi biologici negli esseri viventi devono sottostare alle leggi generale della matematica, della fisica e della chi-mica. Ovviamente. Eppure qualcosa ogni tanto ci sfugge, la selettività della molecole organiche una volta che entrano a far parte della cellu-la, e la loro capacità di aggregazio-ne, il contenuto energetico che serve a una reazione per poter avvenire, ecc. Sentiamo difficile da afferrare lo stesso concetto di Vita. Proprio come se un diavoletto possa violare certi paradigmi a cui ci siamo abituati.Nel frattempo, limitiamo al nostro rassicurante livello sperimentale per risolvere i problemi quotidiani, ma questo lo vedremo solo all’ultima puntata.

CAMPAGNA ASSOCIATIVA 2016Associarsi alla FEI Conviene agli Erboristi e alle Imprese

Erboristerie: € 180,00

Erboristi dipendenti in erboristeria / farmacia: € 100,00

Studenti e Laureati non praticanti: € 50,00

Imprese e laboratori di produzione: previo contatto con la Segreteria

Estremi per il versamento: Bonifico a Federazione Erboristi Italiani – F.E.I. Banca Popolare di Novara ag. 9 – RomaIBAN: IT96Q0503403209000000016515

Causale: iscrizione o rinnovo iscrizione FEI anno 2016 – Indicando il nome dell’iscritto. Dal sito www.feierboristi.org - si possono scaricare i moduli da utilizzare esclusivamente

per le prime iscrizioni.(info: 0655280704 – 065866345-305)

Con l’iscrizione si ha in oltre diritto a ricevere le Newsletter di aggiornamento e FEI - Phyto Journal l’organo Ufficiale della F.E.I. e, le credenziali per accedere all’ area riservata del sito F.E.I. e per gli

erboristi diplomati o laureati in attività, la spilla distintivo con il logo “Erborista“. Il socio F.E.I. può iscriversi gratuitamente al Registro Nazionale Erboristi Professionisti

LA QUOTA ANNUALE E’ UN ONERE INTEGRALMENTE DEDUCIBILE DAI COSTI AZIENDALI

Fine Seconda Parte

*[email protected]

Ecologia applicata

Page 24: Phyto journal novembre dicembre 2015

n. 6 novembre - dicembre 201524

BARDANABardanae folium; Bardanae radix

foto: Maurizio Pedrazzini. Alpi trentine,

Val di Fiemme. luglio 2014

Arctium lappa L.

Nome scientifico

Arctium lappa L. Fam. Asteraceae (Compositae)Sinonimi: Arctium majus Bernh.Nomi comuniBardana (ital.), Burdock (ingl.), Grosse Klette (ted.), Bardane (fr.), Bardana (sp.).Parti usateFoglie, radici, semi.DescrizionePianta erbacea biennale, alta da 100

a 200 cm, con grossa radice a fitto-ne, fusto eretto scanalato, spesso rossastro.Nel primo anno produce una rosetta basale di foglie, nel secondo fiorisce e fruttifica.Foglie alterne di grandi dimensioni, fino a 50 cm di lunghezza e 30-40 cm di larghezza, le basali ovali-cuorifor-mi, picciolate, le cauline cuoriformi, sessili; la pagina superiore è verde, la inferiore bianco-grigia, tomentosa.

foto: M.Pedrazzini. Colli di Parma. Giugno 2015

Infiorescenza corimbosa di capolini peduncolati, sferici, diametro 2-4 cm, con fitte brattee uncinate; fiori violet-to-lillacini, tutti tubulosi, ermafroditi.

Frutti: acheni oblunghi rosso-bruni, con un pappo di setole ciliate alla base.E’ presente su tutto il territorio ita-liano dal livello del mare fino a quota subalpina (1800 m), con l’eccezione della Sicilia.Antesi: da luglio a ottobre.Habitat: ambienti ruderali, radure, bordi delle strade.Etimologia: il nome del genere “Ar-ctium” deriva dal greco arktos, orso, e allude alla pelosità della pianta, simile a quella dell’orso. Il nome della specie “lappa” deriverebbe dal celtico lapp, mano, perchè i frutti afferrano come una mano quando si attaccano al vello degli animali; il nome lappa fu usato da Virgilio nelle Georgiche, I, 53.Un’altra possibile etimologia sarebbe

Dott. Maurizio PedrazziniPresidente Provinciale F.E.I. - Parma

Erborista

Professione erboristaP

rofe

ssio

ne

erb

oris

ta

Prima Parte

Page 25: Phyto journal novembre dicembre 2015

n. 6 novembre - dicembre 2015 25

dal greco lambano = prendo, afferro, sempre con riferimento ai frutti che si attaccano con gli uncini al pelo anima-le o alle vesti: L’attribuzione della nomenclatura Ar-ctium lappa si deve a Linneo. Con il termine bardana anticamente erano designate diverse piante con le fo-glie grandi, oltre alla attuale bardana anche il farfaraccio e la farfara. Al-tra denominazione diffusa in passato era quella di “personata”, che in la-tino significa maschera; questo per-chè le foglie erano usate, grazie alla loro grandezza, per confezionare delle maschere.

Tempo balsamico

1. Radici: la radice di bardana è a fittone, lunga anche 50 cm, con un diametro fino a 3 cm, grigio-bruna all’esterno; la sua corteccia occupa circa un sesto del diametro; il legno, bianco-giallastro, è percorso da stri-sce raggiate più scure: La consistenza carnosa, molto acquosa e fragile. Si raccolgono preferibilmente nell’au-tunno del primo anno o alla fine del primo inverno. Per ottimizzare l’essic-cazione si taglia in rondelle o cubetti e si essicca in forno.2. Foglie: si raccolgono in estate, da giugno ad agosto. Si eliminano i pic-ciuoli e si essiccano all’ombra in strato sottile, rimuovendo spesso.3. Semi: si raccolgono in settembre e ottobre. Si colgono i capolini maturi, si battono facendo fuoriuscire i semi e si setacciano.

Fitocomplesso

1. Radici (Bardanae radix, Radix Bardanae): circa 70% carboidra-ti, di cui dal 30 al 45% inulina; da 0,001 a 0,002% poliacetileni, di cui i principali sono sono 1,11-tridecadie-ne-3,5,7,9-tetraino e 1,3,11-trideca-triene-5,7,9-triino; composti acetile-nici solforati (acido aretico, arctinolo, arctinone); acidi volatili (acido ace-tico, propionico, butirrico, isovaleri-co, costico, 3-ottenoico, 3-exonoico; acidi nonossidrilici (acido laurico, miristico, palmitico, stearico); aci-di polifenolici (caffeico, clorogenico,

isoclorogenico); acido gamma-guani-dino-n-butirrico; tannini; olio essen-ziale (da 0,06 a 0,18%); sitosterolo e stigmasterolo. Sali minerali: nitrato di calcio,solfato e fosfato di potassio, magnesio e calcio.2. Foglie (Bardanae folium, Folium Bardanae): contengono arctiolo, dei-drofuchinone, fukinannolide, beta-eu-desmolo, petasitolone, eremofilene, tarassasterolo.3. Semi (Bardanae semen, Semen Bardanae): contengono dal 15 al 30% di oli fissi, arctina (glucoside amaro), acido clorogenico, lignani (lappaolo A e B), germacranolide.Rif.bibl. Max Wichtl (a cura di). Teedrogen. Wis-

senschaftliche Verlagsgesellschaft, Stuttgart.

Leung, Foster. Enciclopedia delle piante medici-

nali. Edizioni Aporie. Roma.

Foto: M. Pedrazzini. Appennino parmense. Luglio 2015

Proprietà e indicazioni terapeutiche

Azione farmacodinamica:1. depurativa2. antiforuncolosa, antiacneica3. ipoglicemizzante, antidiabetica4. diuretica, antiurica

5. antibiotica contro i Gram+.Indicazioni:a) Uso interno:1. foruncolosi2. dermatosi umide e purulente, acne, eczema, dermatosi squamose, psoriasi3. reumatismi, gotta4. litiasi urinaria.b) Uso esterno:1. seborrea, eczemi2. ulcere atone, adeniti3. piaghe purulente.Rif. bibl.

M. Pedretti. L’erborista moderno. Studio Edi-

zioni. Milano

J. Valnet. Fitoterapia. Aldo Martello_Giunti

Editore. Firenze

J. Barnes, L.A. Anderson, JD Phillipson. Her-

bal Medicines. Pharmaceutical Press. London,

Chicago

Posologia

1. Decozione della radice -> 4 g in 100 ml di acqua, bollire 10’, lasciare in infusione 10’. 3 tazze al giorno.Nella gotta: decotto al 6%, preparato come sopra, 2 litri al giorno tra i pasti.2. Radice in polvere: 1 g 3 volte al giorno.3. Tintura officinale 20%, 10-30 goc-ce, 2-3 volte al giorno.4. Tintura madre: 40-50 gocce, 2-3 volte al giorno.5. Enolito 4%: 2-3 bicchierini al giorno.6. Estratto fluido: 40 gocce, 2-3 volte al giorno.Rif. Bibl.

M. Pedretti. op.cit.

J. Barnes et al. op.cit.

J. Valnet. op.cit.

M. Rossi. Tinture madri in fitoterapia.Studio

Edizioni. Milano

Modo di somministrazione

Per via orale.Per le applicazioni esterne impacchi con il decotto della radice, cataplasmi di foglie fresche contuse, pomate.

Gravidanza e allattamento

La monografia EMA ne sconsiglia l’uso in gravidanza e allattamento per man-

Professione erborista

Page 26: Phyto journal novembre dicembre 2015

n. 6 novembre - dicembre 2015

canza di dati sufficienti al riguardo.

Controindicazioni

Ipersensibilità alla specie o a piante della famiglia delle Asteraceae (EMA). Sempre la monografia EMA sconsiglia l’uso per i bambini e gli adolescenti sotto i 18 anni, ancora per mancanza di dati sufficienti.

Interazioni

Non sono segnalate interazioni (EMA). Un testo (Barnes et al. op.cit.) avver-te che dosi eccessive possono interfe-rire con trattamenti ipoglicemizzanti.

Effetti collaterali

La monografia EMA segnala casi di shock anafilattico, ma precisa che la frequenza non è conosciuta.

Autori

Sulla bardana esiste una ricca lettera-tura erboristica e fitoterapica, con im-portanti contributi da parte di autori di indiscussa autorevolezza. Una bella monografia su proprietà far-macologiche e impiego terapeutico di bardana risale agli anni ‘60 del secolo scorso. Si trova nel volume collettivo di Benigni, Capra, Cattorini (Piante medicinali chimica farmacologia e te-rapia. Inverni & Della Beffa ed. Mila-no.1963). Gli autori scrivono che oltre alla azione diuretica e diaforetica si attribuiscono alla bardana quella sti-molante delle funzioni epato-biliari e quella ipoglicemizzante. Per quanto riguarda la stimolazione epato-biliare il testo fa riferimento ai lavori di Savini C., Annal. de Malad. de l’app.digest. et de la nutrit. 1918 e di Chabrol e coll., C.R.Soc.Biol., 108,1100, 1931; mentre la azione ipoglicemizzante è rimandata alla presenza nella droga di vitamine del gruppo B, che influirebbero sul me-tabolismo glucidico, secondo quanto sosteneva PiotrowskiG., Soc. de The-rap., 8 mag.1935. Inoltre, la bardana introdotta nell’a-limentazione dei ratti, secondo uno studio citato dagli autori, aumente-

rebbe il glicogeno epatico grazie a un miglioramento dell’assorbimento e utilizzo del levulosio proveniente dalla idrolisi dell’inulina (Krautz J.C., Carr C.J., J. Pharmacol. exp. Ther., 41, 1931). Come per altri autori, anche per que-sti ricercatori un ruolo importante della bardana attiene al campo der-matologico. In particolare per il trat-tamento delle furoncolosi, dell’acne, della seborrea, dell’eczema squamo-so e impetiginoso. La disamina parte dal lavoro del francese Lecomt, che già nel 1914 riferiva dell’azione con-tro la foruncolosi (Lecomt V.J., cit. in Decaux F., Revue de Phytothérapie 19° Ann.n. 147,11,1955 e Meyer-Ou-lif M.Th., ibid. 15° Ann.n.114, 1951; le indicazioni di Lecomt furono poi riprese e confermate da diversi altri ricercatori: Osborn E.M., Brit.Journ.Exp.Path., 24,227,1943, Burnier M.R., press. Méd., 2 mai 1918). Vincent D. e Segonzac G. indagarono l’azione antibiotica di bardana, rile-vandola attiva contro lo stafilococco (Vincent D., Segonzac G., Soc. pharm. Toulouse, 11 genn.1948).Altri ricercatori isolarono dalle foglie di Arctium minus, specie molto vici-na alla bardana, un principio attivo cristallizzabile dotato di proprietà an-tibatteriche su germi gram-positivi: Staphilococcus albus, S. aureus, S. hemolyticus, S. viridans, pneumococ-chi I,III,XIX, B. subtilis, B. botulinus, B. tetani, B. oedematiens, B.dell’e-dema maligno e B. welchii (Cavallito C.J., Bailey J.,Kirchner F., J.Am.Che.Soc., 67, 948,1945; CavallitoC.J., Kirchner F.K., J.Am.Chem.Soc., 69; 3330,1947).Dopo questo brillante testo italiano vediamo che cosa ha scritto sulla bar-dana Henri Leclerc, uno dei fondatori della moderna medicina erboristica su basi scientifiche, che impiegò le piante officinali in tutta la sua lunga carriera e ne documentò ampiamente l’esperienza. In uno dei suoi testi più noti (H. Le-clerc, Précis de phytothérapie, Ed. Masson, 1976, Paris) egli dedica una sintetica monografia alla bardana, in-quadrata nella categoria dei DEPURA-TIVI. Leclerc cita le esperienze di col-

leghi che hanno utilizzato la bardana e documentato i suoi effetti: innanzi-tutto il dottor Leconte, che utilizzò la radice fresca raccolta in primavera per il trattamento della foruncolosi, con-statando che faceva cessare il dolore e bloccava la formazione di nuovi fo-runcoli. Leclerc riferisce di aver usato spesso il metodo di Leconte e di aver ottenuto ottimi risultati, che confer-mavano pienamente le affermazioni dell’autore (V.I. Leconte, La racine de Bardane stabilisée dans le traitment des furoncles, de panarìs et de ph-legmons. L’année médicale de Caen et de Basse-Normandie, déc.1926). Un secondo autore di cui riferisce Le-clerc è Francisco Bascompte, secondo il quale l’effetto descritto della bar-dana dipende da un’azione sullo sta-filococco (F. Bascompte. Contribution a l’étude pharmacodynamique de la Bardane. RE. espana med.cir., 1927). Questa posizione sarebbe suffragata anche dalla individuazione nelle foglie di bardana, da parte di J. Chester e coll., di un principio attivo battericida dotato di una mite azione contro i bat-teri gram-positivi. E ancora, sempre secondo Leclerc, si dovrebbe tener conto di una stimolazione della cute che favorisce l’eliminazione di scorie attraverso le ghiandole sudorifere e al tempo stesso di un incremento della secrezione epato-biliare, come evidenziato da E. Savini per l’estratto fluido di bardana, capace di attivare la diuresi e ridurre l’ittero e il volume del fegato (E. Savini. Bardane et co-liques hépatiques. Ann. de maladies de l’appareil digestif et de la nutrition, 1918).Sempre nello stesso testo, Leclerc riferisce per esperienza diretta che la polpa fresca di radice o il decotto concentrato sono realmente efficaci in applicazioni locali per la seborrea del viso, l’eczema squamoso o impetigi-noso e l’acne. (H. Leclerc. La Bardane. Journ. de Praticiens, 1913. / Reméd-es de champs et de bois: la Bardane. Presse médicale, 1927, n°73 /La Bar-dane, son emploi en phytothérapie et en diététique. Revue de phytothérap-ie, juin 1942).Leclerc riporta anche interessanti osservazioni sulle foglie di bardana:

Professione erborista

26

Page 27: Phyto journal novembre dicembre 2015

n. 6 novembre - dicembre 2015

innanzitutto, riferisce il parere di M. Legendre, di Bléneau, riguardo all’ap-plicazione delle foglie contuse sui morsi di vipera, i cui effetti A. Brisse-moret attribuisce a una modificazione ossidativa dei principi costitutivi del veleno, con un’azione simile a quella del permanganato di potassio. Inol-tre, l’autore riferisce dei buoni risul-tati comunicati dal Dr. Terray di Aix-les-Bains con l’applicazione a pazienti reumatici delle foglie fresche macera-te per una notte nell’aceto salato allo 8/1000; il trattamento provoca una reazione urticante energica, ma be-nefica. Infine, Leclerc evidenzia l’importanza dei numerosi lavori a lui contempora-nei che mettevano in luce gli effetti antibiotici delle foglie. Il filone è stato poi ripreso anche dalla ricerca a noi più vicina nel tempo, con risultati al-terni. Secondo lui i principi antibiotici delle foglie di bardana, che in Inghil-terra furono estratti in forma cristal-lina da Osborn, in Francia da Vincent e Segonzac, in America da Cavalli-to, hanno un effetto paragonabile a quello della penicillina. Secondo F. Bonnet l’azione antibiotica si esercita sui germi gram-positivi, stafilococco aureo, streptococco, pneumococco, B. subtilis. Pertanto il nostro autore consiglia l’uso dell’alcolaturo di fo-glie fresche di bardana nelle infezioni oro-faringee a flora patogena mista “sbarrando così la strada a molte in-fezioni respiratorie e del digerente il cui punto di partenza risiede nelle alte vie respiratorie”.Dopo Leclerc, un altro maestro della moderna medicina erboristica, Jean Valnet. In un libro famosissimo (J.V. Fitoterapia Cura delle malattie con le piante. Aldo Martello-Giunti editore. Firenze.1976) Valnet traccia un sin-tetico profilo della bardana, molto vi-cino, peraltro, a quello del collega e connazionale Leclerc.Secondo Valnet tra le principali pro-prietà della bardana vi sono quelle depurativa, diaforetica, diuretica eli-minatrice dell’acido urico, coleretica e antidiabetica. In seconda istanza, sono considerate da questo notissi-mo autore l’azione lassativa, quella antibiotica contro germi gram-posi-

tivi, quella antivelenosa. E’ proba-bile che nell’esperienza terapeutica di Valnet il primo gruppo di azioni della bardana abbia avuto un rilievo maggiore; tant’è, che anche nelle indicazioni terapeutiche prevalgo-no l’impiego contro le foruncolosi, le dermatosi umide e purulente, il morbillo, la gotta, i reumatismi e la litiasi urinaria. In particolare, per il morbillo Valnet consiglia il decotto di radice al 4%, da somministrare in dose di un cucchiaino da caffè ogni 5 minuti; in questo modo, secondo il nostro autore, l’eruzione cutanea è completa in due ore e la guarigione si verifica in 3 giorni. Nella litiasi uri-naria consiglia 2-3 tazze di decotto al giorno, così come nelle altre patolo-gie indicate. Nella gotta l’indicazione è un decotto al 6%, con ebollizione 5 minuti, da assumere in ragione di due litri al giorno, tra i pasti.

Foto: M. Pedrazzini. Alpi trentine, Val di Fiemme,

luglio 2015.

Alla scuola francese e in particolare a Leclerc si sono riallacciati diversi autori soprattutto in Francia e Italia, paesi nei quali la bardana ha una lunga tradizione ed è una pianta

importante nella prassi erboristica attuale. Una precisa scheda sulla barda-na in linea con il lavoro di ricerca e sperimentazione della “scuola” erboristica francese si trova nel bel libro dell’erborista Patrice de Bon-neval, nelle cui pagine si percepi-sce l’incontro tra tradizione, ricerca su basi scientifiche e prassi (Patri-ce de Bonneval. Manuel pratique de l’herboriste. Editions Presence. Saint-Vincent-sur-Jabron. 1990).Scrive de Bonneval che, essendo la bardana una pianta dotata di nume-rose proprietà, è spesso utilizzata in erboristeria. La descrizione delle sue proprietà e indicazioni ricalca esattamente il profilo disegnato da Leclerc e Valnet: pianta depurativa specifica per le malattie della pel-le, in particolare foruncolosi e acne, le cui proprietà antidiabetiche faci-litano il trattamento di queste pa-tologia, che si attiva sovente con un’accumulazione di stafilococchi che proliferano su un terreno ricco di zuccheri. Accanto a questo cam-po elettivo de Bonneval riprende le classiche indicazioni per la ritenzio-ne idrica, la litiasi renale, la gotta, le artriti, le malattie esantematiche, le ulcere delle gambe. L’autore ri-tiene la bardana efficace anche per le coliche epatiche e la insufficiente secrezione di bile.Per applicazioni topiche nelle malat-tie cutanee e nelle ulcere delle gam-be anch’egli consiglia applicazio-ni con il decotto concentrato della pianta o la polpa fresca. De Bonne-val ricorda anche l’uso tradizionale per il morso di vipera e caldeggia la realizzazione di studi sistematici sugli effetti delle piante per questo problema.Per le infiammazioni articolari ar-tritiche anch’egli ritiene validi i ca-taplasmi con le foglie.Analoga valutazione troviamo nella letteratura erboristica italiana. Come caso esemplare si potrebbe citare la scheda sulla bardana con-tenuta in un testo classico dell’er-boristeria italiana, il Nuovo Erbario Figurato (Giovanni Negri. Nuovo Er-bario Figurato. Editore Ulrico Hoepli.

Professione erborista

27

Page 28: Phyto journal novembre dicembre 2015

Milano. 1976). Negri riprende lette-ralmente le indicazioni di Leclerc, che cita esplicitamente e le cui in-dicazioni ritiene realmente efficaci. Negri sottolinea che essiccazione e bollitura distruggono quasi comple-tamente i principi attivi della barda-na e propugna l’uso di estratti della droga preparati da materiale fresco. A questo proposito si può osservare che l’esperienza pratica tenderebbe se non a smentire, per lo meno a limitare la nettezza di questa affer-mazione: la bardana risulta infatti sempre attiva, anche con i prepa-rati ottenuti dalla radice essiccata, come la tisana o l’estratto fluido. Sicuramente, invece, l’uso del ma-teriale fresco è indispensabile per i preparati e le applicazioni realizzati con le foglie.Comunque, il Negri ripropone una formulazione di Leclerc per il trat-tamento della foruncolosi: estratto molle di bardana stabilizzata 8g, elisir Garus 80 g, sciroppo semplice q.b. a 200 g, da assumere in ragione

di 2-3 cucchiai al giorno. Secondo Negri l’efficacia di questo preparato è riconosciuta da molti osservatori anche nel caso di disturbi invetera-ti; dopo un paio di giorni cessa il dolore e, se il foruncolo è isolato, regredisce l’infiammazione locale, il cencio perde la durezza e forma col pus una raccolta sierosanguigna, che è riassorbita o eliminata senza dolore; nel caso di molteplici forun-coli, invece, la guarigione principia dal maggiore, mentre gli altri ten-dono a riassorbirsi, scomparendo talvolta nello stesso tempo richiesto dalla guarigione del maggiore. Eli-minata la raccolta sieropurulenta, l’area del foruncolo diventa veloce-mente molle e bluastra, si forma ra-pidamente la cicatrice e il foruncolo non recidiva.Ora, nel testo l’autore non specifica come sia ottenuto l’estratto molle, ma in base a quanto affermato in precedenza pare sottinteso sia ri-cavato da materiale fresco; tutta-via, il processo di risoluzione così

ben descritto è pressochè identico a quello riferito da molti utilizzato-ri del decotto di radici essiccate di bardana; magari cambiano i tempi, variabili da caso a caso, ma la so-stanza è quella. Ferma restando, dunque, la pre-ferenza per preparati ottenuti dalla pianta fresca, pare non si debba-no disprezzare nemmeno preparati da pianta secca di qualità, ottenuti con metodo affidabile.Anche Negri ritiene molto soddi-sfacenti gli effetti dell’applicazione topica di radice fresca contusa o di decotto concentrato di radice sta-bilizzata per la seborrea del viso, la psoriasi, l’acne, l’eczema squamo-so e impetiginoso; come pure i ca-taplasmi di foglie fresche contuse e macerate in aceto e sale per una notte sulle zone interessate da do-lori dio origine reumatica e la ap-plicazione delle foglie contuse sui morsi di vipera.

Professione erborista

n. 6 novembre - dicembre 201528

Page 29: Phyto journal novembre dicembre 2015

n. 6 novembre - dicembre 2015

REGISTRO NAZIONALE ERBORISTI PROFESSIONISTI

R.N.E.P. - F.E.I.

Sei un erborista diplomato o laureato ai sensi delle normative vigenti? Sono aperte le iscrizioni al Registro Nazionale Erboristi Professionisti per il 2016

Scarica il Regolamento e la domanda di iscrizione

Per i colleghi Erboristi, titolari e dipendenti, che si iscriveranno alla associazione e per coloro che rinnoveranno la loro iscrizione per il 2016 le iscrizioni al Registro Nazionale Erboristi Professionisti, saranno GRATUITE.

Rimane ovviamente gratuita l’i-scrizione al Registro per i Laureati in Tecniche Erboristiche e denomi-nazioni affini che si iscriveranno o rinnoveranno la loro iscrizione alla F.E.I. per l’anno 2016.Naturalmente anche quei colleghi che non intendono associarsi alla Federazione Erboristi Italiani pos-sono di iscriversi al Registro Nazio-nale Erboristi Professionisti pagan-do un contributo. Uno degli scopi del Registro è quello di dare visibilità all’area professionale e qualificata del set-tore erboristico e di valorizzare la professione offrendo nel contempo garanzie oggettive ai cittadini che intendano utilizza-

re le piante officinali per la propria salute.E’ molto importante, soprattut-to per i rapporti con le istituzioni, aderire a questa innovativa inizia-tiva promossa dalla F.E.I. a tutela della categoria e dei nostri clienti.La modulistica per l’iscrizione al Registro Nazionale Erboristi Pro-fessionisti completa di Regola-mento e Codice Deontologico è a disposizione sul sito

www.feierboristi.org

La Segreteria F.E.I. Tel. 06/5866345 - 305 - è comun-

que a disposizione per ogni ulteriore chiarimento.

REGISTRO NAZIONALEERBORISTI PROFESSIONISTI

FEI - Federazione Erboristi Italiani

29

Page 30: Phyto journal novembre dicembre 2015

n. 6 novembre - dicembre 2015

Page 31: Phyto journal novembre dicembre 2015

NOVITÀ

Perla o Clessidra?

B R U C I A

ad ogni silhouette il suo Xana

Nelle migliori Farmacie, Parafarmacie ed Erboristerie

www.promopharma.it

La clessidra ha una forma ad X e ricorda chi ha fi anchi larghi e vita sottile

La perla ha una forma rotonda che ricorda i soggetti con pancia

XANADEPUR Fei Phyto Journal.indd 1 02/12/15 11:39

Page 32: Phyto journal novembre dicembre 2015

C

M

Y

CM

MY

CY

CMY

K

Fei PHYTO-ALOE POCKET nov_dic.pdf 1 29/09/15 11:15