le san blas in barca

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Le San Blas in barca Le 350 isole dell’arcipelago delle San Blas, nel Mar dei Caraibi, a dieci miglia dalla costa nordoccidentale di Panama, sono quasi disabitate. Gli indios Kuna, appartenenti a un’etnia precolombia na di origine andina, popolano solo una cinquantina di queste isole e utilizzano parte delle rimanenti come piantagioni di palme di cocco e di banane. Di indole pacifica, i Kuna tengono molto alla loro autonomia. Avendo resistito in passato ai tentativi di conversione al cristianesimo operati dagli spagnoli, hanno mantenuto riti e tradizioni a cui i rari visitatori possono assistere. Un’ottima occasione è il “congresso” che si tiene ogni settimana sotto una grande capanna, dove la comunità si riunisce per discutere problemi e cantare inni propiziatori agli dei. Altri momenti speciali sono le serate danzanti al chiaro di luna o le cerimonie organizzate da queste comunità matriarcali per festeggiare il passaggio delle ragazze dalla pubertà alla maturità. Mentre gli uomini trascorrono le giornate andando a pesca sulle “ulu” (canoe ricavate da tronchi di alberi chiamati “kaobwala”) o nella foresta tropicale (dove si riforniscono di acqua, frutta, cacciagione ed erbe medicinali), le donne si dedicano alla lavorazione e alla decorazione delle “molas” (tessuti colorati sovrapposti e “intarsiati” con motivi decorativi). Le abitazioni, costruite con canne di bambù e coperte di foglie di palma, sono la prova concreta della vittoria di questa etnia sui tentativi di speculazion e turistica avvenuti negli anni Settanta. Solo le isole più vicine

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Le San Blas in barca

Le 350 isole dell’arcipelago delle San Blas, nel Mar dei Caraibi, a dieci miglia dalla costa

nordoccidentale di Panama, sono quasi disabitate. Gli indios Kuna, appartenenti a un’etniaprecolombiana di origine andina, popolano solo una cinquantina di queste isole e utilizzanoparte delle rimanenti come piantagioni di palme di cocco e di banane.

Di indole pacifica, i Kuna tengono molto alla loro autonomia. Avendo resistito in passato aitentativi di conversione al cristianesimo operati dagli spagnoli, hanno mantenuto riti e tradizionia cui i rari visitatori possono assistere. Un’ottima occasione è il “congresso” che si tiene ogni

settimana sotto una grande capanna, dove la comunità si riunisce per discutere problemi ecantare inni propiziatori agli dei. Altri momenti speciali sono le serate danzanti al chiaro di luna ole cerimonie organizzate da queste comunità matriarcali per festeggiare il passaggio delle

ragazze dalla pubertà alla maturità.

Mentre gli uomini trascorrono le giornate andando a pesca sulle “ulu” (canoe ricavate da tronchidi alberi chiamati “kaobwala”) o nella foresta tropicale (dove si riforniscono di acqua, frutta,cacciagione ed erbe medicinali), le donne si dedicano alla lavorazione e alla decorazione delle

“molas” (tessuti colorati sovrapposti e “intarsiati” con motivi decorativi). Le abitazioni, costruitecon canne di bambù e coperte di foglie di palma, sono la prova concreta della vittoria di questaetnia sui tentativi di speculazione turistica avvenuti negli anni Settanta. Solo le isole più vicine

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alla costa sono raggiunte da alcune navi da crociera, mentre il rimanente arcipelago è ancoracompletamente sconosciuto al turismo di massa.

Il modo migliore per esplorare quest’angolo di paradiso è quello di navigare di isola in isola esoffermarsi qua e là per nuotare tra i pesci della barriera corallina che circonda l’arcipelago.Altrimenti ci si può addentrare nella giungla per ammirare fiori e uccelli esotici, o per rinfrescarsinelle acque di un laghetto. Si possono percorrere a piedi i sentieri tracciati dalla popolazionelocale o risalire in gommone i fiumi che attraversano la foresta tropicale.

Per avvicinarsi alla vita e alle abitudini dei Kuna è sufficiente partecipare a una battuta di pescaall’aragosta, o soffermarsi a osservare le donne che decorano le “molas” e i bambini che

raccolgono conchiglie sulla spiaggia, oppure entrare in un ristorante per provare la cucinalocale.

Le 350 isole dell’arcipelago delle San Blas, nel Mar dei Caraibi, a dieci miglia dalla costanordoccidentale di Panama, sono quasi disabitate. Gli indios Kuna, appartenenti a un’etniaprecolombiana di origine andina, popolano solo una cinquantina di queste isole e utilizzanoparte delle rimanenti come piantagioni di palme di cocco e di banane.

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Di indole pacifica, i Kuna tengono molto alla loro autonomia. Avendo resistito in passato aitentativi di conversione al cristianesimo operati dagli spagnoli, hanno mantenuto riti e tradizionia cui i rari visitatori possono assistere. Un’ottima occasione è il “congresso” che si tiene ogni

settimana sotto una grande capanna, dove la comunità si riunisce per discutere problemi ecantare inni propiziatori agli dei. Altri momenti speciali sono le serate danzanti al chiaro di luna ole cerimonie organizzate da queste comunità matriarcali per festeggiare il passaggio delleragazze dalla pubertà alla maturità.

Mentre gli uomini trascorrono le giornate andando a pesca sulle “ulu” (canoe ricavate da tronchidi alberi chiamati “kaobwala”) o nella foresta tropicale (dove si riforniscono di acqua, frutta,cacciagione ed erbe medicinali), le donne si dedicano alla lavorazione e alla decorazione delle

“molas” (tessuti colorati sovrapposti e “intarsiati” con motivi decorativi). Le abitazioni, costruitecon canne di bambù e coperte di foglie di palma, sono la prova concreta della vittoria di questaetnia sui tentativi di speculazione turistica avvenuti negli anni Settanta. Solo le isole più vicinealla costa sono raggiunte da alcune navi da crociera, mentre il rimanente arcipelago è ancoracompletamente sconosciuto al turismo di massa.

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Il modo migliore per esplorare quest’angolo di paradiso è quello di navigare di isola in isola esoffermarsi qua e là per nuotare tra i pesci della barriera corallina che circonda l’arcipelago.Altrimenti ci si può addentrare nella giungla per ammirare fiori e uccelli esotici, o per rinfrescarsinelle acque di un laghetto. Si possono percorrere a piedi i sentieri tracciati dalla popolazionelocale o risalire in gommone i fiumi che attraversano la foresta tropicale.

Per avvicinarsi alla vita e alle abitudini dei Kuna è sufficiente partecipare a una battuta di pescaall’aragosta, o soffermarsi a osservare le donne che decorano le “molas” e i bambini cheraccolgono conchiglie sulla spiaggia, oppure entrare in un ristorante per provare la cucinalocale.

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