la guerra a youtube...il giornale dell’information & communication technology dal 25 settembre...

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IL GIORNALE DELL’INFORMATION & COMMUNICATION TECHNOLOGY DAL 25 SETTEMBRE ALL’8 OTTOBRE PAG.22 L’ERA DELLA CONVERGENZA Multi Media SENTIERIdelVIDEO di Enrico Menduni ��������������������������������Enrico Gardumi La guerra a YouTube Da Warner a Gates, il mercato della condivisione dei video Microsoft lancia Soapbox contro il boss dell’upload Le cose cambiano, sul fronte con- tenuti. A passo di carica, e su vari livelli. Da un lato le strategie delle grandi major cinematografiche per gestire l’impatto del download. Dall’altro Apple e Microsoft con i dispositivi mobili per gli audiovisivi, iTv e Zune. Dall’altro, ancora, la guerra per la condivisione dei filmati. Partiamo da quest’ultima. Microsoft ha lanciato il guanto di sfida al sito-rivelazione dell’anno, YouTube, campione del mondo dell’upload (registra 70 milioni di contatti al giorno secondo Nielsen), con Soapbox, servizio per il momento attivo soltanto negli Usa in versione beta per un gruppo ristretto di utenti, in attesa della disponibilità nell’am- bito di MSN Video (12 milioni di utenti). SoapBox potrà essere integrato con Windows Live Messenger per permettere almeno per ora non vuole saperne di attivare alleanze con Apple. La Mela ha bussato alle porte di tutte le major per rifornire il magaz- zino di iTune audio Store, ma anche in pre- visione di iTv, “anello di congiunzione” fra pc e televisione (per ora negli Usa, presto anche in Europa). Solo Disney ha accettato (il Ceo Robert Iger ha dichiarato di aver commercializzato su iTunes 125mila film per il valore di 1 milione di dollari con la previsione di arrivare a generare 50 milioni di dollari di fatturato nel primo anno di attività). Ma Warner non ha fatto neanche un passo verso Apple. Perché - e arriviamo alla guerra delle major sul terreno online - uno degli ostacoli più massicci sulla strada di accordi per vedere film online si chiama rivenditori di dvd, Wal-Mart in testa. La catena di negozi rappresenta fra il 35 e il 40% del business delle major: qualunque mossa potenzialmente dannosa per i retailer potrebbe rivelarsi un boomerang. di allegare link ai video tramite Instant messaging e con Windows Live Spaces si potranno caricare i filmati sul proprio log. Gli utenti potranno votare, commentare ed etichettare i film. Inoltre sarà possibile collegare SoapBox direttamente al proprio sito o blog. Il vantaggio accumulato fin qui dal “piccolo” YouTube è rappresentato dal- l’accordo stretto con Warner Music che prevede, tra l’altro, la pubblicazione di tutta la videoteca Warner, gratuitamente, sul sito. L’accordo prevede una gestione personalizzata delle licenze di brani War- ner per gli utenti YouTube: il che significa libero utilizzo di brani di proprietà della major all’interno dei video dei “creativi del web”; gli introiti saranno assicurati ad entrambi i partner da annunci pubblicitari a pagamento sui video contenenti musiche Warner, prima etichetta musicale a trovare un accordo con la new media company. In effetti, Warner si profila come una delle major più attive a non bissare con le immagini la sconfitta incassata con la musica digitale. È Warner per esempio che potrebbe mettere la parole fine alla guerra dei formati HD grazie al nuovissimo bre- vetto per supporti multistandard (compati- bili con Blu-ray e HD-DVD). Ed è sempre Warner a distribuire, in virtù di un accordo con Nokia, i Looney Tunes e Co., insomma i cartoni della sua enorme scuderia in forma di videoclip sui telefonini dei mercati euro- pei e asiatici. Warner è attivissima, ma guardinga: L’APPLE IPOD, il lettore musicale più noto nel mondo, icona occidentale dell’ascolto sofisticato e personale, sta rallentando la sua corsa. Ancora non in Italia, dove continua a rappresentare uno status symbol di intellettualità per giovani e adulti, ottimo regalo di compleanno per teenager che sono stati promossi a scuola, oggetto di design immediatamente visibile che fa la differenza anche per strada; ma sicuramente negli Usa e nel Regno Unito ci si domanda se è possibile essere contem- poraneamente un oggetto di massa e un oggetto di culto, dopo aver piazzato circa 60 milioni di iPod nel mondo e aver scari- cato, con il negozio musicale on line iTunes, un miliardo di canzoni. La società di indagini di mercato Zandl di New York, che intervista regolarmente un panel di 3.000 consuma- tori tra i 25 e i 35 anni, per la prima volta ha raccolto qualche commento negativo sul- l’iPod. Si obietta che con la fine delle batte- rie (ricaricabili) l’iPod deve essere sostituito, si lamentano i prezzi di iTunes e la difficoltà di trasferimento della musica su altri player, o si mandano altri segni secondo i quali il picco di popolarità potrebbe essere stato superato. La concorrenza più insidiosa è quella dei cellulari che suonano anche musica. Nell’ultimo periodo natalizio sono stati venduti 14 milioni di iPod, ma nei qua- drimestri successivi le vendite sono scese a 8,5 e poi a 8,1 milioni, dopo quattro anni di crescita incessante (iPod è nato nel 2001 e ha cominciato a “correre” dopo il 2002, scontato l’effetto negativo 11 settembre). Adesso si attendono le contromosse di Apple, guidata da Steve Jobs, ricordando che Steve siede anche nel board della Disney dopo l’esperienza della Pixar, da lui acquistata e condotta ad un matrimo- nio stabile con Disney. Apple lancerà la possibilità di comprare e scaricare film sull’iPod, ampliandone la memoria e lo schermo e modificandone radicalmente il posizionamento sociale: da oggetto mobile a playstation, tipica di un mobilità a balzi, e non continua come il flusso musicale. Da tempo si parla anche di un iPhone, un telefono portatile Apple completo di iPod e con tanta memoria, ma ancora non si è visto niente e forse non si vedrà mai: la guerra con giapponesi, coreani, Nokia e Motorola sul loro terreno è molto più com- plicata della nicchia dei lettori MP3 dove iPod si confronta con lettori di poco prezzo senza marchio, o con le sue imitazioni. Insomma ne vedremo delle belle; ma se qualcosa insegna la storia di Apple (anche quella di Olivetti, un’industria che - quanto a design - le assomigliava), è che non basta un prodotto di successo per stare a lungo sul mercato, se non si colonizzano subito i segmenti di mercato contigui, appena prendono forma: difficile avere successo, ma molto più difficile mantenerlo. Non basta un iPod per stare sul mercato Rallenta la corsa la star di Apple. Avversari i music-phones

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IL GIORNALE DELL’INFORMATION & COMMUNICATION TECHNOLOGY DAL 25 SETTEMBRE ALL’8 OTTOBREPAG.22

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Enrico Gardumi La guerra a YouTubeDa Warner a Gates, il mercato della condivisione dei video

Microsoft lancia Soapbox contro il boss dell’uploadLe cose cambiano, sul fronte con-

tenuti. A passo di carica, e su vari livelli. Da un lato le strategie delle grandi major cinematografiche per gestire l’impatto del download. Dall’altro Apple e Microsoft con i dispositivi mobili per gli audiovisivi, iTv e Zune. Dall’altro, ancora, la guerra per la condivisione dei filmati. Partiamo da quest’ultima. Microsoft ha lanciato il guanto di sfida al sito-rivelazione dell’anno, YouTube, campione del mondo dell’upload (registra 70 milioni di contatti al giorno secondo Nielsen), con Soapbox, servizio per il momento attivo soltanto negli Usa in versione beta per un gruppo ristretto di utenti, in attesa della disponibilità nell’am-bito di MSN Video (12 milioni di utenti).

SoapBox potrà essere integrato con Windows Live Messenger per permettere

almeno per ora non vuole saperne di attivare alleanze con Apple. La Mela ha bussato alle porte di tutte le major per rifornire il magaz-zino di iTune audio Store, ma anche in pre-visione di iTv, “anello di congiunzione” fra pc e televisione (per ora negli Usa, presto anche in Europa). Solo Disney ha accettato (il Ceo Robert Iger ha dichiarato di aver commercializzato su iTunes 125mila film per il valore di 1 milione di dollari con la previsione di arrivare a generare 50 milioni di dollari di fatturato nel primo anno di attività). Ma Warner non ha fatto neanche un passo verso Apple. Perché - e arriviamo alla guerra delle major sul terreno online - uno degli ostacoli più massicci sulla strada di accordi per vedere film online si chiama rivenditori di dvd, Wal-Mart in testa. La catena di negozi rappresenta fra il 35 e il 40% del business delle major: qualunque mossa potenzialmente dannosa per i retailer potrebbe rivelarsi un boomerang.

di allegare link ai video tramite Instant messaging e con Windows Live Spaces si potranno caricare i filmati sul proprio log. Gli utenti potranno votare, commentare ed etichettare i film. Inoltre sarà possibile collegare SoapBox direttamente al proprio sito o blog.

Il vantaggio accumulato fin qui dal “piccolo” YouTube è rappresentato dal-l’accordo stretto con Warner Music che prevede, tra l’altro, la pubblicazione di tutta la videoteca Warner, gratuitamente,

sul sito. L’accordo prevede una gestione personalizzata delle licenze di brani War-ner per gli utenti YouTube: il che significa libero utilizzo di brani di proprietà della major all’interno dei video dei “creativi del web”; gli introiti saranno assicurati ad entrambi i partner da annunci pubblicitari a pagamento sui video contenenti musiche Warner, prima etichetta musicale a trovare un accordo con la new media company.

In effetti, Warner si profila come una delle major più attive a non bissare con

le immagini la sconfitta incassata con la musica digitale. È Warner per esempio che potrebbe mettere la parole fine alla guerra dei formati HD grazie al nuovissimo bre-vetto per supporti multistandard (compati-bili con Blu-ray e HD-DVD). Ed è sempre Warner a distribuire, in virtù di un accordo con Nokia, i Looney Tunes e Co., insomma i cartoni della sua enorme scuderia in forma di videoclip sui telefonini dei mercati euro-pei e asiatici.

Warner è attivissima, ma guardinga:

L’APPLE IPOD, il lettore musicale più noto nel mondo, icona occidentale dell’ascolto sofisticato e personale, sta rallentando la sua corsa. Ancora non in Italia, dove continua a rappresentare uno status symbol di intellettualità per giovani e adulti, ottimo regalo di compleanno per teenager che sono stati promossi a scuola, oggetto di design immediatamente visibile che fa la differenza anche per strada; ma sicuramente negli Usa e nel Regno Unito ci si domanda se è possibile essere contem-poraneamente un oggetto di massa e un oggetto di culto, dopo aver piazzato circa 60 milioni di iPod nel mondo e aver scari-cato, con il negozio musicale on line iTunes, un miliardo di canzoni. La società di indagini di mercato Zandl di New York, che intervista

regolarmente un panel di 3.000 consuma-tori tra i 25 e i 35 anni, per la prima volta ha raccolto qualche commento negativo sul-l’iPod. Si obietta che con la fine delle batte-rie (ricaricabili) l’iPod deve essere sostituito, si lamentano i prezzi di iTunes e la difficoltà di trasferimento della musica su altri player, o si mandano altri segni secondo i quali il picco di popolarità potrebbe essere stato superato. La concorrenza più insidiosa è quella dei cellulari che suonano anche musica. Nell’ultimo periodo natalizio sono stati venduti 14 milioni di iPod, ma nei qua-drimestri successivi le vendite sono scese a 8,5 e poi a 8,1 milioni, dopo quattro anni

di crescita incessante (iPod è nato nel 2001 e ha cominciato a “correre” dopo il 2002, scontato l’effetto negativo 11 settembre). Adesso si attendono le contromosse di Apple, guidata da Steve Jobs, ricordando che Steve siede anche nel board della Disney dopo l’esperienza della Pixar, da lui acquistata e condotta ad un matrimo-nio stabile con Disney. Apple lancerà la possibilità di comprare e scaricare film sull’iPod, ampliandone la memoria e lo schermo e modificandone radicalmente il posizionamento sociale: da oggetto mobile a playstation, tipica di un mobilità a balzi, e non continua come il flusso musicale.

Da tempo si parla anche di un iPhone, un telefono portatile Apple completo di iPod e con tanta memoria, ma ancora non si è visto niente e forse non si vedrà mai: la guerra con giapponesi, coreani, Nokia e Motorola sul loro terreno è molto più com-plicata della nicchia dei lettori MP3 dove iPod si confronta con lettori di poco prezzo senza marchio, o con le sue imitazioni. Insomma ne vedremo delle belle; ma se qualcosa insegna la storia di Apple (anche quella di Olivetti, un’industria che - quanto a design - le assomigliava), è che non basta un prodotto di successo per stare a lungo sul mercato, se non si colonizzano subito i segmenti di mercato contigui, appena prendono forma: difficile avere successo, ma molto più difficile mantenerlo.

Non basta un iPod per stare sul mercatoRallenta la corsa la star di Apple. Avversari i music-phones