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3 Review n. 4 – Italus Hortus 13 (4), 2006: 3-16 Herbals: the connection between plants and medicine Abstract. The prehistoric discovery that certain plants cause harm and others have curative powers is the origin of the healing professions and its practitio- ners (priest, physician, and apothecary), as well as professions devoted to plants (botany and horticultu- re). The description of plants and their properties and virtues (termed herbals in the 16th century) became an invaluable resource for the physician and apothe- cary. The earliest medico-botanical treatises date to antiquity. A Sumerian tablet from about 2100 BCE (before current era) contains a dozen prescriptions and proscribes plant sources. In China, the Pen T’Sao Ching, assumed to be authored by the legendary Emperor Shen Nung in “2700 BCE,” but probably writ- ten in the first century, contains about 100 herbal remedies. The Ebers Papyrus, a medical treatise from ancient Egypt dates to 1550 BCE but contains mate- rial from 5 to 20 centuries earlier. In Greece, the great botanical treatise Enquiry into Plants of Theophrastus, devotes book IX to the medicinal value of herbs. The herbal De Materia Medica by Pedanios Dioscorides of Anazarba, a Roman army physician, written in the year 65, the most famous ever written, was slavishly referred to, copied, and commented on for 1500 years. The great epoch of printed herbals appeared in the 16th century of which the most notable are: Das Buch zu Distillieren (1500) by Hieronymus Brunschwig; Herbarum Vivae Eicones (1530, 1532, 1536) by Otto Brunfel; Kreüter Buch (1542) by Hieronymus Bock; De Historias Stirpium (1542) of Leonhart Fuchs; New Herball (1551, 1562, 1568) by William Turner; Commentarii “on Dioscorides” (1544) by Pier Andrea Mattioli; Crôÿdeboeck (1554) by Rembert Dodoens; and the Herball (1597) by John Gerard. Botany and medicine were essentially in step until the 17th century when both arts turned scientific and, at this juncture, botanical works would essentially ignore medicinal uses while medical works were devoid of plant lore. Yet, the medicinal use of herbs continues as an alternate form of medicine and remains popular in various forms to the present day despite the questionable efficacy of many popular herbs and the reliance of many herbal recommenda- tions on superstition and astrology. The fact that most drugs were originally plant-based has encouraged a new look at the medicinal properties of plants. Introduzione Gli uomini preistorici avevano già empiricamente determinato gli usi potenziali delle piante che li cir- condavano. Attraverso prove ed errori trovarono pian- te che erano gradevoli o disgustose, commestibili o velenose, che potevano guarire o uccidere, potevano indurre sonno, visioni o euforia, o che potevano alle- viare sintomi di disagio che andavano dalla costipa- zione all’ansia. Già nell’antichità più remota, infatti, si faceva ricorso a piante con gusti ed aroma forti (erbe aromatiche ed spezie) per alleviare le malattie e per migliorare il cibo. La scoperta che certe piante sono commestibili o hanno poteri curativi ed altre che, invece, sono immangiabili o possono causare altera- zioni più o meno gravi è all’origine delle professioni curative e dei loro praticanti - preti, medici e farmaci- sti - e delle discipline scientifiche più strettamente legate alle piante - botanica ed orticoltura (intesa, que- st’ultima, nell’accezione inglese del termine horticul - ture che ha un significato molto più ampio dell’italia- no orticoltura, comprendendo anche la coltivazione, e le attività a questa connesse, delle piante ornamentali e da frutto). Le prime arti mediche erano associate alla ricerca e alla conoscenza delle sostanze curative così come alla magia e alla religione. Per comprendere l’ignoto, gli uomini crearono una panoplia di dei, spiriti e forze sovrannaturali, molte delle quali associate con animali e piante, di cui presero la forma per essere venerate. Il culto della fertilità, una credenza quasi universale degli uomini preistorici, fu simboleggiato da alberi o animali e da questo deriva l’Albero della Vita, l’Albero Sacro, il Culto del Toro ed i sacrifici animali. 1 Traduzione ed adattamento del testo a cura di Francesco Ferrini. Il testo è tratto da un articolo pubblicato originariamente su HortTechnology April- June 2003 13(2) e da un seminario tenuto dal Prof. Janick all’Accademia dei Georgofili il 6 dicembre 2005. * Gli Erbari, tra medicina e botanica 1 Jules Janick* Department of Horticulture & Landscape Architecture, Purdue University, 625 Agriculture Mall Drive, West Lafayette, IN 47907-2010, USA Data di ricezione: 20 giugno 2006; data di accettazione: 30 giugno 2006

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Review n. 4 – Italus Hortus 13 (4), 2006: 3-16

Herbals: the connection betweenplants and medicine

Abstract. The prehistoric discovery that certainplants cause harm and others have curative powers isthe origin of the healing professions and its practitio-ners (priest, physician, and apothecary), as well asprofessions devoted to plants (botany and horticultu-re). The description of plants and their properties andvirtues (termed herbals in the 16th century) becamean invaluable resource for the physician and apothe-cary. The earliest medico-botanical treatises date toantiquity. A Sumerian tablet from about 2100 BCE(before current era) contains a dozen prescriptionsand proscribes plant sources. In China, the Pen T’SaoChing, assumed to be authored by the legendaryEmperor Shen Nung in “2700 BCE,” but probably writ-ten in the first century, contains about 100 herbalremedies. The Ebers Papyrus, a medical treatise fromancient Egypt dates to 1550 BCE but contains mate-rial from 5 to 20 centuries earlier. In Greece, the greatbotanical treatise Enquiry into Plants of Theophrastus,devotes book IX to the medicinal value of herbs. Theherbal De Materia Medica by Pedanios Dioscorides ofAnazarba, a Roman army physician, written in theyear 65, the most famous ever written, was slavishlyreferred to, copied, and commented on for 1500years. The great epoch of printed herbals appeared inthe 16th century of which the most notable are: DasBuch zu Distil l ieren (1500) by HieronymusBrunschwig; Herbarum Vivae Eicones (1530, 1532,1536) by Otto Brunfel; Kreüter Buch (1542) byHieronymus Bock; De Historias Stirpium (1542) ofLeonhart Fuchs; New Herball (1551, 1562, 1568) byWilliam Turner; Commentarii “on Dioscorides” (1544)by Pier Andrea Mattioli; Crôÿdeboeck (1554) byRembert Dodoens; and the Herball (1597) by JohnGerard. Botany and medicine were essentially in stepuntil the 17th century when both arts turned scientificand, at this juncture, botanical works would essentiallyignore medicinal uses while medical works were

devoid of plant lore. Yet, the medicinal use of herbscontinues as an alternate form of medicine andremains popular in various forms to the present daydespite the questionable efficacy of many popularherbs and the reliance of many herbal recommenda-tions on superstition and astrology. The fact that mostdrugs were originally plant-based has encouraged anew look at the medicinal properties of plants.

Introduzione

Gli uomini preistorici avevano già empiricamentedeterminato gli usi potenziali delle piante che li cir-condavano. Attraverso prove ed errori trovarono pian-te che erano gradevoli o disgustose, commestibili ovelenose, che potevano guarire o uccidere, potevanoindurre sonno, visioni o euforia, o che potevano alle-viare sintomi di disagio che andavano dalla costipa-zione all’ansia. Già nell’antichità più remota, infatti,si faceva ricorso a piante con gusti ed aroma forti(erbe aromatiche ed spezie) per alleviare le malattie eper migliorare il cibo. La scoperta che certe piantesono commestibili o hanno poteri curativi ed altre che,invece, sono immangiabili o possono causare altera-zioni più o meno gravi è all’origine delle professionicurative e dei loro praticanti - preti, medici e farmaci-sti - e delle discipline scientifiche più strettamentelegate alle piante - botanica ed orticoltura (intesa, que-st’ultima, nell’accezione inglese del termine horticul -ture che ha un significato molto più ampio dell’italia-no orticoltura, comprendendo anche la coltivazione, ele attività a questa connesse, delle piante ornamentalie da frutto).

Le prime arti mediche erano associate alla ricerca ealla conoscenza delle sostanze curative così come allamagia e alla religione. Per comprendere l’ignoto, gliuomini crearono una panoplia di dei, spiriti e forzesovrannaturali, molte delle quali associate con animalie piante, di cui presero la forma per essere venerate. Ilculto della fertilità, una credenza quasi universaledegli uomini preistorici, fu simboleggiato da alberi oanimali e da questo deriva l’Albero della Vita,l’Albero Sacro, il Culto del Toro ed i sacrifici animali.

1 Traduzione ed adattamento del testo a cura di Francesco Ferrini. Il testo ètratto da un articolo pubblicato originariamente su HortTechnology April-June 2003 13(2) e da un seminario tenuto dal Prof. Janick all’Accademiadei Georgofili il 6 dicembre 2005.*

Gli Erbari, tra medicina e botanica1

Jules Janick*Department of Horticulture & Landscape Architecture, Purdue University, 625 Agriculture Mall Drive,West Lafayette, IN 47907-2010, USA

Data di ricezione: 20 giugno 2006; data di accettazione: 30 giugno 2006

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La conoscenza del potere curativo di piante diven-ne una speciale vocazione dei religiosi e dei maghi eduna fonte di potere. Per moltissimi anni, il ruolo deireligiosi e dei medici furono combinati e questa com-mistione di ruoli esiste tuttora nella forma di stregone,sciamano, esorcista e nel cosiddetto “uomo dellamedicina”.

La parola farmacia si origina, infatti, dall’anticotermine egizio pharmaki e dal greco pharmakon ed ècorrelato ad un’altra parola egizia pharagia, che signi-fica l’arte di fare magie.

Nel tempo, la professione di guaritore si divise inprofessioni separate, medici e preti, sebbene ci sianomolti che desidererebbero ricomporre questa dicoto-mia attraverso mezzi alquanto diversi, da Mary BakerEddy (1821-1910), fondatrice della Scienza Cristiana,a Sigmund Freud, fondatore della psicoanalisi e, piùrecentemente, vari praticanti di metodi curativi alter-nativi conosciuti sotto lo pseudonimo di medicina oli-stica.

La separazione della professione medica dallasuperstizione e religione, avvenuta attraverso una con-tinua e sistematica acquisizione di conoscenze, daprima empiriche e poi sperimentali, ha reso la medici-na una disciplina strettamente scientifica (Singer,1958). La base degli studi razionali delle arti medichefu la percezione che le malattie e le alterazioni eranodeterminate da cause naturali e non soprannaturali.Questo concetto non è ancora del tutto ovvio ed è inqualche maniera contro-intuitivo; molti credono anco-ra che la malattia sia dovuta più ad un castigo che nona cause naturali. I religiosi, sebbene si attengano anco-ra al concetto che la religione controlla il potere cura-tivo, hanno rinunciato dall’essere dispensatori di cure.Tuttavia, molti ancora sostengono che l’esito di moltemalattie potrebbe dipendere dai capricci della mente oda alti poteri. In conseguenza di ciò, cure miracolose,il potere delle reliquie, sortilegi, preghiera, unzioni,una volta merce degli sciamani, rimangono ancoracome una forza nelle credenze religiose, specialmentequando la medicina si dimostra impotente.

Nella storia della medicina, dall’antichità al pre-sente, le piante, intere o parte di esse, sono state unadelle principali fonti di principi attivi per la prepara-zione di medicinali. Si stima che, attualmente, il 70%delle medicine sia derivato più o meno direttamentedalle piante. Infatti, sebbene le piante siano organismirelativamente semplici rispetto agli animali, questasemplicità di forme è compensata da una biochimicaalquanto complessa, gran parte della quale è dedicataa repellere i loro patogeni o predatori. È questa carat-teristica delle piante ad essere stata esplorata per la

produzione di medicine o di sostanze funzionali allasalute umana. In conseguenza di ciò, la coltivazionedelle piante e la medicina sono da sempre collegate.Queste conoscenze sono state trasmesse a noi permezzo di libri e trattati conosciuti come erbari, conte-nenti i nomi e le descrizioni di piante con le loro pro-prietà e virtù medicinali (Singer, 1923; 1927). Questihanno avuto ed hanno tuttora una lunga tradizione inmolte culture, antiche e moderne e rappresentano illegame vitale fra la botanica e medicina, orticoltura esalute. La storia degli erbari qui presentata trae spuntoda quattro fonti principali: Anderson (1977), Arber(1938), Blunt e Raphael (1979), Singer (1958).

L’antichità

Le antiche civiltà del Medio Oriente, dell’EstremoOriente e dell’America

I primi esempi di civiltà avvennero indipendente-mente in varie parti del mondo, incluse la Valle delTigri e dell’Eufrate, la Valle del Nilo, la Valledell’Indù, l’Estremo Oriente e l’America centrale.Tutte le agricolture sviluppate si basavano sulle colti-vazione delle piante. Le prime civiltà ebbero origine,come sappiamo, in Sumeria, l’antica civiltà dellaFertile Mezzaluna (4500 a.C.), e si unirono nelle suc-cessive civiltà dell’Accadia, Babilonia, Assiria eGiudea. I Sumeri erano popolazioni non semitiche chesi stanziarono nella Mesopotamia meridionale e svi-lupparono le città di Nippur, Lagash, Larsa e Ur. Essifurono i primi a sviluppare un sistema di scritturausando impressioni cuneiformi o a forma appuntita sutavolette di argilla la cui datazione risale al 3000 a.C.,inizio della storia scritta. I Sumeri introdussero laprima forma di agricoltura irrigata in modo sistemati-co ed esistono riferimenti a piante utilizzate a scopicurativi. Il primo compendio farmaceutico è una tavo-letta cuneiforme scoperta a Nippur fatta risalire al2100 a.C., consistente in un set di formule e indicazio-ni per la preparazione (fig. 1). Le popolazioni semiti-che si stanziarono nel Nord della Sumeria. Il leggen-dario Sargon I, fondatore dell’impero Accadico-Sumerico intorno al 2500 a.C., scoperto come Mosèin un cesto di cannucce, divenne un giardiniere e fupoi premiato con la sovranità dal dio Ishtar. Nel Nord,su entrambe le rive del Tigri, i guerrieri Assiri si sta-bilizzarono intorno al 3000 a.C. e fondarono cittàcome Ashur e Ninive. La prima medicina assiro-babi-lonese fu largamente dominata dalla credenza deisegni e dei presagi che coinvolgevano i religiosi, siacome indovini sia come esorcisti, seppure includesseanche trattamenti medicinali. L’esame delle tavolette

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di argilla nella biblioteca del re Assurbanipal (ultimogrande re di Assiria, 668-626 a.C.) contribuì ad identi-ficare 128 farmaci minerali e 250 farmaci vegetalicomprendenti assafetida (Ferula assa-foetida), ferula(Ferula communis), calamo (Acorus calamus), canapa(considerata un antidepressivo), ricino, croco, galbano(Ferula galbaniflua), liquirizia (Glycyrrhiza glabra) ,elleboro, Mandragora (Mandragora officinalis, syn.M. officinarum, M. autumnalis), menta, mirra, oppio,trementina di pino, benzoino (Styrax benzoin) e timo.

Le informazioni provenienti dalla Giudea sonopervenuti a noi intatte attraverso le bibbie Ebraica eCristiana che sono una preziosissima fonte di infor-mazioni sulle erbe medicinali e sulle spezie.

L’uso di piante per scopi medicinali era diffusoanche presso le civiltà della Valle dell’Indù,

nell’Estremo Oriente e nell’America Centrale(Rosengarten, 1973). Nella leggenda Cinese,l’Imperatore Shen Nung, il “Divino Coltivatore” efondatore della medicina Cinese, fu l’autore del P e nTs’ao Ching (il Classico Erbario) nel 2700 aC Questoantichissimo erbario menziona più di 100 piantemedicinali, includendo la cassia, ma fu probabilmentecompilato nel primo secolo, sebbene contenga infor-mazioni di secoli precedenti. La cassia è menzionatada Confucio (551-479 a.C.) e nel Ch’u Ssu (Elegia diCh’u) del quarto secolo a.C.. Il più completo ErbarioCinese, dal titolo Ts’ao Kang Mou fu pubblicato perla prima volta da Li Shih Cen nel 1596. Il compendioTsao Kang-mou, attribuito ad una codificazione fattaper ordine dell’Imperatore Shemmeng nel 2697 a.C.,contiene 8.160 formule, preparate con 1.871 sostanzedel tipo di corno di cervo, pelo di tigre e carne di ser-pente.

Tracce di erbari utilizzati in India con liste di pian-te alle quali veniva attribuito valore terapeutico sifanno risalire al 500 a.C.. Scritti medici di Cahraka (Isecolo d.C.) e Susruta II (II secolo d.C.) fanno riferi-mento ad erbe medicinali ed a spezie. Un erbaioAzteco, compilato nel 1522 da De la Cruz-Badiano,include piante allucinogene come il peyote(Lophophora williamsii Lem. ex SD).

L’Antico Egitto ed il Papiro di EbersL’Egitto ha una continua documentazione relativa

a 6.000 anni di storia grazie ad un’agricoltura unica eproduttiva (Janick, 2002), già tecnologicamente avan-zata. Vi è una connessione diretta fra la medicina e latradizione delle piante nell’Antico Egitto. Un trattatodi medicina saccheggiato da una tomba della XVIIIdinastia ed acquistato da un professore tedesco,George Ebers nel 1862, per l’allora enorme somma di8.000 dollari, è forse il primo trattato conosciuto sullamedicina. Il Papiro di Ebers, datato intorno al 1550a.C., è una collezione di 811 prescrizioni, costellato didiagnosi, sintomi, descrizioni fisiologiche dell’azionedel cuore e si conclude con i trattamenti chirurgici diferite e piaghe (Bryan, 1936; Sonnedecker, 1976). Ilmanoscritto, un rotolo di carta largo 30 cm e lungo 20metri, consiste di circa 3.000 righe di testo scritto inun corsivo chiamato Ieratico (fig. 2). Il testo, infram-mezzato di formule magiche e incantesimi, è una rac-colta che contiene scampoli di precedente materiale;in un passaggio esso fa supporre che la sua origine siarelativa alla prima dinastia, circa 3400 a.C.

Alcune delle “ricette” sembrano abbastanza fanta-siose e sono composte da una mistura di varie sostan-ze tra cui parti di pianta, di insetti o altri animali e diminerali. Erano efficaci? Sembra improbabile che

Fig. 1 - La tavola sumerica in caratteri cuneiformi scoperta aNipur databile al 2100 aC è il più antico testo di medicina

conosciuto. Le nozioni scritte potrebbero essere anche più antichedi circa un millennio. Un’interpretazione induce il praticante a

“polverizzare la corteccia di pero (?) e l’albero della luna; quindimetterli in infuso con vino kushumma e lasciare che resina e

resina calda di cedro si spandano” (Cowen and Helfand, 1988;Kramer, 1954).

Fig. 1 - A Sumerian cuneiform tablet discovered at Nipur andpressed into clay circa 2100 BCE is the earliest known medical

text. The contents may be older, perhaps by as much as amillennium. One translation directs the practitioner to “pulverize

the bark of pear (?) tree and the “moon” plant; infuse it withkushumma wine, let tree oil and hot cedar oil be spread over it.”

(Cowen and Helfand, 1988; Kramer, 1954).

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molte di esse lo fossero; ma in molte altre è abbastan-za chiaro che un effetto terapeutico potesse esseredovuto ad almeno uno degli ingredienti. Per esempiovi si trovano alcuni rimedi per curare la costipazioneche includono l’olio di ricino, mentre il papavero eraprescritto per indurre il sonno. Il croco autunnale, lafonte della colchicina, è inoltre prescritto nella medi-cina diuretica, ma non è chiaro se il suo uso comerimedio per la gotta fosse conosciuto. Altro materialevegetale includeva acanto, acacia, aloe, balsamina(Tanacetum balsamita), orzo, cumino, cedro, corian-dolo, croco, cetriolo, dattero, sambuco, fava, finoc-chio, fico, aglio, vite, ginepro, lattuga, semi di lino,menta, gelso, nasturzio, cipolla, palma, papiro, mentapiperita, melograno, papavero, zafferano, sicomoro,cocomero, grano, salice, assenzio e giuggiolo ebraico(Zizyphus lotus).

Molte ricette erano complesse ed attentamente pro-porzionate. Si somministravano come gargarismi, ina-lazioni, suffumigi, supposte, enteroclismi, cataplasmi,decotti, infusioni, pillole, pastiglie, lozioni, unguenti.

Grecia e RomaLa civiltà greca, una delle fondamenta della civi-

lizzazione occidentale, è la culla della filosofia. Lafilosofia greca è volta alla ricerca di spiegazioni dieventi del mondo naturale, includendo quindi anche learti curative. Analogamente a quanto visto per leprime civiltà, anche in Grecia le arti curative si rifan-no a credenze religiose. Nel VII secolo a.C., Asclepio(Esculapio a Roma, dio patrono della medicina) aiuta-to dalle sue due figlie, Igea e Panacea, rimpiazzò

Apollo come il più grande degli dei guaritori ed in suoonore furono eretti templi per favorire la guarigionedei malati. Leggenda vuole che il centauro Chitoneinsegnò ad Asclepio le conoscenze farmacologicherelative alle piante medicinali.

Ippocrate (460-370 a.C.), il creatore della scuolagreca di medicina curativa, fu il primo ad esporre lateoria che le malattie hanno un’origine naturale anzi-ché sovrannaturale. Basandosi sul colore e sul palloredelle persone malate, la malattia fu considerata comeuno squilibrio dei quattro umori: sangue, flemma, bilegialla e bile nera, un concetto che ha influenzato lamedicina per 2000 anni. Un’enfasi curativa fu ripostasulle purghe, nel tentativo di purificare il corpo dallemalattie che producevano eccessi di umori. L’uso dierbe medicinali non era ignorato ed erano conosciutecirca 200-400 erbe. Associato alla Scuola diIppocrate, ma in realtà ad essa precedente, fu un grup-po di esperti di piante medicinali (Rhizotomist, lette-ralmente scavatori di radici o raccoglitori di erbe) cheraccoglievano radici di piante indigene e le vendevanocome prodotti farmaceutici (fig. 3). Il primo erbariogreco, scritto nel III secolo a.C. da Diocle e Caristo,non è più esistente, ma alcuni frammenti da un erbarioillustrato di Crateua (un Rhizotomist) sono giunti finoa noi dal I secolo a.C.

La Historia de Plantes ed il De Causis Plantarum d iTeofrasto

I due trattati botanici di Teofrasto di Ereso (372-

Fig. 2 - Papiro di Ebers, in alfabeto Ieratico, 1530 a.C. Bryan (1936).

Fig. 2 - The Ebers Papyrus in Hieratic script, 1530 BCE.Source: Bryan (1936).

Fig. 3 - Raccoglitori di erbe (Apuleius Platonicus, erbario circa1200). Blunt e Raphael (1979).

Fig. 3 - Rhizotomists gathering herbs (Apuleius Platonicus herbalcirca 1200). Source: Blunt and Raphael (1979).

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287 a.C.) (fig. 4) sono sopravvissuti nelle traduzioni erappresentano la più grande fonte di informazionibotaniche ed agrarie dell’antichità. Teofrasto di Eresofu uno studente e successore di Aristotele come capodel L y c e u m, una combinazione di scuola, museo ecentro di ricerca sotto il patrocinio di Alessandro. Ilavori botanici di Aristotele sono andati perduti ma idue trattati Historia de Plantes ed il De CausisPlantarum rappresentano il culmine di un millennio diesperienze, osservazioni e scienza dall’Egitto allaMesopotamia. Sebbene contengano informazioni sullafarmacopea, non sono erbari nel senso tradizionale,ma appaiono come l’equivalente di letture contenentiosservazioni empiriche sulle discipline scientifichevegetali, ciò che noi oggi consideriamo la morfologiadelle piante, la classificazione, propagazione per semeo vegetativa, geobotanica, selvicoltura, orticoltura(sensu lato), malattie e aromi e sapori delle piante.

Il libro IX della Historia tratta di erbe come medi-cine, la parte di pianta usata, i metodi di raccolta ed iloro effetti su uomo e animali; include esempi di tec-niche valide imparate con metodo empirico o daosservazioni, riferimenti ad altri Autori, così comepratiche legate a superstizione. Sebbene il lavoro diTeofrasto fu perduto prima del Rinascimento, ilmanoscritto è stato fortunatamente conservato in Siriae successivamente tradotto in Arabo e, da questo, inLatino.

Il De Materia Medica di Dioscoride Ben poco è conosciuto su Pedanius Dioscorides

(fig. 5), nome latinizzato di Pedianos Dioskurides (20-70 d.C.), nato ad Anazarbo, una città della Cilicia set-tentrionale nel sud-est dell’Asia Minore (BassaArmenia), vicino a Tarso, in quella che adesso è la

parte sud-orientale della Turchia. Dioscoride servivanell’esercito romano, forse come medico militare, eviaggiò estesamente.

Fig. 4 - Teofrasto di Ereso. A sinistra: busto di epoca romana(Janick, 1989). A destra: immagine tratta dall’Erbario di Gerard,

2a ed. (1633).Fig. 4 - Theophrastus of Eresos. Left: Portrait Roman bust

(Janick, 1989). Right: Image from Gerarde’s Herball, 2nd ed.(1633).

Fig. 5 - Pedaniius Dioscorides (circa 20-70 d.C.). A. Dioscoridericeve la mandragola (Mandragora officinalis) dalla ninfa Epinoia

perché la faccia dipingere da Krateuas. Da Materia Medica diDioscoride in Codex Vindobonensis, 512 d.C. circa. Raphael

(1979). B. Stessa scena disegnata da Singer (1958). C. Epinoiamostra la mandragola (Mandragora officinalis) a Dioscoride

(destra) e Krateuas (sinistra) nel Codex Vindobonensis.Christopher (1981). D. Ancora la scena mostrata in B, disegnata

da Martha Breen (Bredemeyer). D’Andrea (1982). E. Immagine diDioscoride tratta da Herbarium Vivae Eiconesi di Brunfel (1530).Anderson (1977). F. Immagine di Dioscoride tratta dall’Erbario di

Gerard, 2a ed. (1633). Johnson (1633).Fig. 5 - Pedaniius Dioscorides (circa 20-70 CE). A. Dioscorides

receiving mandrake (Mandragora officinalis) from the nymphEpinoia for Krateuas to paint. From Codex Vindobonensis, ofDioscorides’ Materia Medica, about 512 CE. Source: Raphael

(1979). B. Scene in A traced by Singer (1958). C. Epinoia showsthe mandrake to Dioscorides (right) and Krateuas (left) in the

Codex Vindobonensis. Source: Christopher (1981). D. Scene in Bdrawn by Martha Breen (Bredemeyer). Source: D’Andrea (1982)

E. Dioscorides from title page of Brunfel’s Herbarium VivaeEicones, 1530. Source: Anderson (1977). F. Dioscorides from title

page of Gerarde’s Herball (1633), 2nd edition. Source: Johnson(1633).

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La sua accattivante fama risiede nel suo unicolavoro conosciuto, una raccolta intitolata Perì hyl e siatrikês concernente circa 500 piante scritta in Greconell’anno 65, adesso conosciuta con il titolo latino DeMateria Medica. L’opera contiene descrizioni di pian-te delle quali fornisce origine e virtù medicinali. Illavoro fu tradotto in Siriano e successivamente inArabo e Persiano e divenne un importante testo nelmondo Musulmano. In Europa fu tradotto in Latino edurante il Rinascimento tradotto con commenti inItaliano, Tedesco, Francese, Spagnolo e Boemo. Tra il1652 ed il 1655, il botanico inglese John Goodyer lotradusse in Inglese, ma questa versione rimase nonpubblicata fino al XX secolo (Gunther, 1934).

L’opera di Dioscoride, divisa in cinque libri e pro-babilmente non illustrata, è giunta a noi attraverso unavasta tradizione manoscritta. Il De Materia Medica sioccupa degli elementi semplici, principalmente dipiante dalle virtù terapeutiche ma anche di sostanzeanimali e di minerali e delle qualità medicamentosedei diversi tipi di vini ed aceti utilizzati per confezio-nare farmaci.

Sebbene il manoscritto originale non fosse illustra-to, una magnifica copia (Codex Vindobonensis oCodex Vondobonensis graecus) (fig. 6) con oltre 400illustrazioni a colori fu pubblicato nel 512 per JulianaAnicia, figlia di Flavius Anicius Olybrius che fu perbreve tempo Imperatore Romano d’Occidente primadella sua morte avvenuta nel 472. Questo manoscrittopotrebbe essere la fonte originale di altre copie.Successivamente il manoscritto originale passò attra-verso diverse mani, che effettuarono correzioni eaggiunsero i nomi in Turco, Arabo ed Ebraico; que-st’ultima aggiunta fu sicuramente fatta dal suo ultimopossessore, il medico ebreo Soleimano il Magnifico.Nel 1562 l’ambasciatore in Turchia del SacroRomano Impero, Ogier Ghiselin de Busbecq (1522-92), famoso per l’introduzione di numerose specie, frale quali l’ippocastano, il lillà ed il tulipano dal MedioOriente all’Europa, notò l’esistenza del manoscritto,ma non ne poté trattare il prezzo. Alla fine esso fuacquistato, probabilmente dall’Imperatore del SacroRomano Impero Massimiliano II, e posto nella libreriaimperiale di Vienna ed è attualmente il libro più pre-zioso della Österreichische Nationalbibliothek.Un’edizione facsimile fu pubblicata in 5 volumi dal1965 al 1970.

Delle 500 piante descritte nel testo, circa 130 eranostate annotate in frammenti greci (collezione diIppocrate) parecchi secoli prima. In accordo conSinger (1927), 44 essenze menzionate da Dioscoridesopravvissero nella farmacopea europea fino al XXsecolo. Nonostante ci fosse poco nel libro che potesse

essere interpretato come efficace, il lavoro diDioscoride divenne l’erbario scritto più influente ed èrimasto l’autorità finale nell’arte farmaceutica per piùdi 1500 anni.

De Materia Medica è propriamente considerato ilfondamento di tutta la letteratura erboristica. Quale fuil motivo che, contrariamente a quanto avvenne conlavoro di Teofrasto, lo rese così influente? In primoluogo, come indicato nell’introduzione dello stessoDioscoride, fu chiaramente scritto come un trattatomedico che si rivolgeva direttamente ai bisogni delpaziente. Inoltre, è presentato in modo chiaro e con-creto rispetto ai trattati botanici precedenti diTeofrasto, che sono più didattici e scientifici, più inte-ressati alle sole piante. In aggiunta, Dioscoride feceuno sforzo per ridurre a sistema le conoscenze sullepiante, raggruppandole per forma e origine, un meto-do utilizzato fino a Linneo.

L’opera è stata tanto diffusa che di essa sono staterealizzate diverse redazioni e molteplici copie, a voltemodificate anche nella struttura, con l’obiettivo diprodurre manuali pratici, anche illustrati. Già duesecoli dopo la morte dell’autore esisteva una versionerimaneggiata del trattato in cui le sostanze erano stateordinate alfabeticamente (in aperta violazione del

Fig. 6 - Disegni di Dioscoride. A. Vigna unguiculata; B. Ferula,Codex Vindobonensis (512 dC circa). Arber (1938); C. Caglio

rolfino (Galium), geranio (Erodium) e Geranium; D. Alchechengi(Physalis) e Tasso (Verbascum). Codex Neopolitanus, 7° secolo.

Blunt e Raphael (1979).Fig. 6 - Images from Dioscorides. A. Cowpea; B. Ferula, CodexVindobonensis, about 512 CE. Source: Arber (1938); C. Lady’s

bedstraw (Galium), Cranesbill (Erodium), and Geranium; D.Winter Cherry (Physalis) and Mulleins (Verbascum). Codex

Neopolitanus, 7th century. Source: Blunt and Raphael (1979).

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Gli Erbari, tra medicina e botanica

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disegno dioscorideo) ed il testo abbreviato e taloramodificato, per renderne più facile e rapida la consul-tazione. Alla descrizione di ciascuna pianta venneinoltre premessa una ricca serie di sinonimi. La reda-zione alfabetica si è poi tramandata nei secoli insiemecon quella originale, dando luogo anch’essa ad unaricca tradizione manoscritta.

Come detto, è probabile che le miniature sianostate aggiunte in un secondo momento al testo diosco-rideo, originariamente non illustrato. Sembrerebberotestimoniarlo tra l’altro l’assenza di qualsiasi rimandonel testo alle immagini e l’esistenza di più filoni ditradizione iconografica attestata da diversi manoscrit-ti. È possibile che le miniature risalgano, almeno ingran parte, all’erbario illustrato di Crateua (vedisotto).

La Historia Naturalis di PlinioPlinio il Vecchio (23-79), il profilico autore di

Historia Naturalis, scrisse una monumentale enciclo-pedia della Scienza e dell’Ignoranza. La sua opera sulmondo naturale è la più conosciuta ed è la maggiorfonte di riferimento per la storia naturale classica.Sebbene noto per essere assai credulo, Plinio è un’in-credibile fonte di informazione di ogni fatto concepi-bile e di leggende incluso un’ampia sezione sullepiante curative e sui loro usi medicinali.

Molti dei trattati erboristici dell’antichità sonoandati perduti e ne conosciamo la loro esistenza dagliscritti di altri, in particolare di Plinio. Egli cita cheCrateua, erborista e medico greco ai tempi diMitridate VI Eupatore, Re di Ponto dal 120 al 63 aC(eroe di una delle prime opere di Mozart) descrisse lanatura di alcune erbe e le dipinse a colori (Plinio è tut-tavia critico sulla loro qualità), creando così il primoerbario illustrato.

L’Erbario di Apuleius PlatonicusUn trattato erboristico derivato da Plinio e

Dioscoride, conosciuto come Erbario di ApuleiusPlatonicus, potrebbe essere stato originariamentescritto intorno al 400 d.C. ed esso fu la fonte di moltierbari medievali illustrati.

Il testo è molto inferiore a quello di Dioscoride e leillustrazioni sono grossolane, ma sembra abbia subitomolte revisioni e trasformazioni. La prima stesura delmanoscritto risale al VI secolo e fu tradotta in linguaanglosassone nel secolo XI. L’erbario di Apuleius,nonostante la sua qualità discutibile, ebbe un’influen-za alquanto rilevante nel mondo medievale.

Manoscritti medievali sull’Erboristeria

Dopo la caduta dell’Impero Romano nel VI secolo,ci fu un declino nelle conoscenze del mondo occiden-tale ed un periodo di regressione, conosciuto comeEra Oscura.

Nei successivi 600 anni, il centro di gravità delpensiero intellettuale si spostò verso il mondoMusulmano, una conseguenza dell’invasione e con-quista di Bisanzio. Studiosi ebrei e musulmani raccol-sero manoscritti antichi, sviluppando scuole diapprendimento scientifico e tecnologico e traducendoi manoscritti dal Greco e dall’Arabo. Vestigia di que-sta erudizione persistevano, nel mondo occidentale,nelle biblioteche dei monasteri, sebbene la ChiesaCristiana fosse più interessata alla teologia che allastoria naturale.

La Physica di Ildegarda di Bingen (1099-1179) fuil primo libro in cui una donna discuteva di piante inrelazione alle loro proprietà medicinali ed il primolibro di storia naturale scritto in Germania. Ildegardafu un’autrice mistica e prolifica e badessa in un con-vento benedettino. La P h y s i c a, suo unico lavoroscientifico, ebbe grande influenza sui botaniciTedeschi del XVI secolo.

Albert Bollstat (1193-1280, conosciuto comeAlberto Magno o Alberto il Grande) (fig. 7) fu unmembro originario dell’ordine dei frati domenicaniche fondò scuole nel Centro Europeo diApprendimento. Egli fu responsabile per la traduzione

Fig. 7 - Alberto Magno (1193-1280).Fig. 7 - Albertus Magnus (1193-1280).

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di Aristotele e influenzò la ripresa di informazionibotaniche e colturali basate sugli scritti dell’antichitànel suo lavoro “Sulle piante”. Molti scrittori medievalisuccessivamente trassero ispirazione dalla tradizionedi Dioscoride e Plinio, sebbene la descrizione si ispi-rasse sempre più alla raffigurazione di piante viventi efossero fatti sforzi per conciliare gli scritti antichi conla flora spontanea.

Dal XIV secolo, la tendenza verso i disegni natura-listici divenne palese, anche grazie all’influenza delpensiero rinascimentale sulle arti e sul pensiero. Lepiante non erano più pedissequamente copiate daimanoscritti passati, ma disegnate ex novo dagli artistiche traevano ispirazione dalla flora locale.

Nel tardo Medioevo, il concetto di “dottrina deisegni” si sviluppò nella teoria secondo la quale le qua-lità interne delle piante medicinali fossero rivelate dasegni esterni (fig. 8). Questo pensiero fu codificato dascrittori mistici come Paracelso (1493-1541) eGianbattista Porta, autore della P h y t o g n o m o n i c a(1588).

In questo modo, le piante longeve avrebbero allun-gato la vita dell’uomo, quelle con vita breve l’avreb-bero accorciata. La linfa gialla avrebbe curato l’itteri-zia, le piante con una superficie ruvida avrebberocurato le malattie che alterano la levigatezza dellapelle e le piante che assomigliavano a farfalle sareb-bero state efficaci contro le punture d’insetti. Il con-cetto principale fu comunque che la medicina basatasulle erbe fu stampata nei trattati con chiare indicazio-ni sui loro usi. Un dispensario del XVII secolo spiegail concetto: “I poteri dell’H y p e r i c u m sono dedotticome segue: io ho spesso dichiarato come dallamorfologia esterna e le qualità delle piante noi cono-sciamo le loro virtù intrinseche che Dio ha messo inloro per il bene degli uomini. Così nell’iperico noiprendiamo nota delle forma delle foglie e dei fiori, laporosità delle foglie, le venature. 1. La porosità dellefoglie significa che questa pianta aiuta la cura internaed esterna dei tagli e dei buchi della pelle. 2. I fioridell’iperico, quando sono putrefatti sono come il san-gue e ciò ci insegna che questa pianta è cibo per leferite, per chiuderle e riempirle (Paracelo - da Arber,1938).

Erbari stampati

L’avvento della stampa nel XV secolo ebbe un’e-norme influenza sugli erbari. Essi erano richiestissimida medici e farmacisti, così come da quell’élite istrui-ta che necessitava di una fonte di rimedi. I codiciminiati degli amanuensi erano troppo costosi per tutti,ad eccezione della nobiltà o del clero nei monasteri

più ricchi. Perciò i libri stampati divennero una pre-ziosa fonte di informazioni per la classe media enuove informazioni uscirono dalle nascenti università.

Nel XVI secolo, l’era delle esplorazioni e l’iniziodella diffusione dell’informazione scientifica, l’enor-me interesse per le nuove piante scoperte nel “NuovoMondo” portò una domanda senza precedenti di erbaristampati.

Uno dei nuovi trattati stampati nel XVI secolo, chesi dimostrò più influente degli altri, fu il Commentarii(sui libri di Dioscoride), scritto in Italiano nel 1544 esuccessivamente in Latino da Pier Andrea Mattioli da

Janick

Fig. 8 - Piante medicinali, disegni basati sulla “Doctrine ofSignatures” esposta nella Phytognomonica di Porta. Anderson

(1977). A. Piante per il cuore, fra le quali pesche, limoni e bulbi.B. Piante per curare la pelle squamata fra le quali pigne, cardi,

amento e giglio. Il serpente e il pesce sono mostrati per illustrarela pelle squamata.

Fig. 8 - Medicinal plants based on the “Doctrine of Signatures”in Porta’s Phytognomonica. Source: Anderson (1977). A. Heartplants include peaches, citrons and bulbous roots. B. Plants for

scaly diseases include pine cones, thistles, catkins, and lily bulbs.The snake and fish were added to show scaly skin.

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Siena (1501-1577) (fig. 9). Questo lavoro, contenente562 incisioni, aveva lo scopo di riconciliareDioscoride con le innovazioni arabe e le nuove specie

Fig. 9 - A. Pierandrea Mattioli, 1501-1577. Arber (1938). B.ritratto dalla prima edizione Boema dei Commentarii (su

Dioscoride). Il motto nec igne, nec ferro (nè fuoco nè ferro) sireferisce alla sua preferenza per la medicina rispetto alla chirurgia.

Anderson (1977). C. Pero: incisione. Arber (1938). D. Melo:incisione. Arber (1938). E. Psillio: incisione. Singer (1958).

Fig. 9 - A. Pierandrea Mattioli, 1501-1577. Source: Arber (1938).B. Portrait from the first Bohemian edition of Commentarii (on

Dioscorides). The motto nec igne, nec ferro (neither fire nor iron)refers to his preference for medication over surgery. Source:Anderson (1977). C. Woodblock print of pear. Source: Arber

(1938). D. Woodblock print of apple. Source: Arber (1938). E.Woodblock print of psyllium. Source: Singer (1958).

che venivano introdotte dall’Oriente e dalleAmeriche. Edizioni successive avevano magnificheillustrazioni che sono l’apogeo dell’arte incisoria.

Menzione deve essere fatta per HieronymusBrunschwig, un medico chirurgo tedesco (autore diDer Cirurgia nel 1497) che pubblicò un famoso lavorosulla disti l lazione in Germania (Das Buch zuDistillieren) nel 1500 (fig. 10). Questa tecnologia,un’iniziale applicazione della chimica alla medicina,ebbe successivamente una profonda influenza sullaconcentrazione dei principi attivi nelle preparazionedelle medicine. Il lavoro fu largamente tradotto e ladistillazione divenne una regolare applicazione nelleresidenze dei benestanti.

I padri tedeschi della BotanicaI luterani tedeschi, che riformarono sia la Chiesa

che la Botanica, scrissero una serie di trattati erboristi-ci. Fra i più conosciuti troviamo Otto Brunfels (1468-1534), Jerome Bock (noto anche come HieronimusTragus) (1498-1544), e Leonhart Fuchs (1501-1566).Otto Brunfels, teologo e monaco, fu l’autore dell’in-fluente Herbarum Vivae Eicones nel 1530 (fig. 11).

Il suo valore era basato non sul testo ma nell’usodi stupende xilografie di Hans Weiditz che disegnavapiante dalla realtà. Questa innovazione negli erbaristampati rese realmente possibile identificare le piantedai disegni anche alle persone comuni.

Jerome Bock (fig. 12) creò un erbario non illustra-to ma ben scritto, chiamato Kreüter Buch, che risultòquello con maggiore rigore scientifico dall’epoca diTeofrasto. Egli perfezionò una nuova sistemazionedelle piante ed intraprese una nuova direzione, una

Fig. 10 - Frontespizio di Heironymus Brunschwig per “Das Buchzu Distillieren“. Anderson (1977).

Fig. 10 - Heironymus Brunschwig’s frontpiece for Das Buch zuDistillieren. Source: Anderson (1977).

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discussione sulle caratteristiche e dei nomi delle pian-te locali, ricavate dalla sua stessa esperienza inGermania.

Leonhart Fuchs (fig. 13) studiò alla Università diIngolstadt e ricevette il master in Arti e Dottore dellaMedicina. La sua grande opera, De Historia Stirpum,

Fig. 11 - A. Otto Brunfels. B. Frontespizio dell’Herbarium VivaeEicones (1530). C. Immagine di Anemone pulsatilla, che mostra

l’evoluzione nella tecnica di disegno.Fig. 11 - A. Otto Brunfels. B. Herbarium Vivae Eicones

frontpiece, 1530. C. Image of Anemone pulsatilla, showing theadvance in drawing.

Fig. 12 - Hieronymus Bock (1498-1554). Autore di Kreuter Buch(1551). Arber (1938).

Fig. 12 - Hieronymus Bock (1498-1554). Author of Kreuter Buch,1551. Source: Arber (1938).

Fig. 13 - A. Leonhard Fuchs (1501-1566). Arber (1938). B. Laprima xilografia di mais chiamato “Türckisch korn” da De

Historia Stirpium (1542). Blunt e Raphael (1979). C. Incisore(Veit Rudolf Speckle) e illustratori (Heinrich Fullmaurer eAlbrecht Meyer) di De Historia Stirpium. Arber (1938).

Fig. 13 - A. Leonhard Fuchs (1501-1566). Source: Arber (1938).B. The first woodcut of maize called “Türckisch korn” from DeHistoria Stirpium 1542. Source: Blunt and Raphael (1979). C.

Engraver (Veit Rudolf Speckle) and illustrators (HeinrichFullmaurer and Albrecht Meyer) of De Historia Stirpium.

Source: Arber (1938).

fu basata su Dioscoride, ma le incisioni aggiunsero unnuovo livello di eccellenza da un punto sia botanico,sia artistico. I titoli dei capitoli erano in Greco, mentrei nomi delle piante erano in Latino e Tedesco. I termi-ni maschili e femminili erano usati non in senso ses-suale, ma per distinguere le qualità “forti” e “deboli”delle piante, un concetto medievale. Le 508 incisionicontrollate da Fuchs erano eccezionali e formarono labase per i successivi erbari. Oltre 100 nuove piante vierano menzionate, incluso il mais, chiamato “granoturco” poiché si pensava provenisse dalla Turchiaanziché dalle Americhe. Lo stesso errore fu commes-so per il termine improprio con cui viene indicato iltacchino in lingua inglese (turkey).

I botanici fiamminghiA tre botanici fiamminghi, Rembert Dodoens,

Charles de l’Escluse e Matthias de l’Obel, sono statidedicati tre generi botanici: Dodonea, Clusia, Lobelia.

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Dodoens (1517-1585) (fig. 14), il più prominente,nacque nelle Fiandre e si laureò in medicinaall’Università di Louvain all’età di 18 anni. Più tardidivenne medico personale dell’imperatoreMassimiliano II e poi di Rodolfo, per terminare la pro-pria carriera all’Università di Leyden come Preside diMedicina (1583). Il suo principale lavoro sulla botani-ca, Crôÿdeboeck, pubblicato nel 1554, fu la base pertutti i successivi scritti botanici e fu alla fine pubblica-to come Stirpium Historiae in Pemptades Sex , unvolume di 900 pagine con 1.309 incisioni, molte dellequali copiate da Fuchs e 6 di esse dal C o d e xV i n d o b o n e n s i s di Dioscoride. Charles de l’Ecluse(Charles de l’Escluse o Carolus Clausius) tradusse ilCrôÿdeboeck in Francese sotto il titolo di Histoire dePlantes (fig. 15). Matthias de l’Obel (morto nel 1616)spese gran parte della sua vita professionale inInghilterra (fig. 16). Fu coautore di un lavoro,

Fig. 14 - Rembert Dodoens (1517-1585). Arber (1938).Frontespizio di Crôÿdeboeck (1554).

Fig. 14 - Rembert Dodoens, 1517-1585. Source: Arber (1938).Frontpiece of Crôÿdeboeck, 1554.

Fig. 15 - Charles de L’Escluse (L’Ecluse) (1526-1609).Arber (1938).

Fig. 15 - Charles de L’Escluse (L’Ecluse) 1526-1609.Source: Arber (1938).

Fig. 16 - Mathias de L’Obel (1538-1616). Arber (1938).Fig. 16 - Mathias de L’Obel (1538-1616). Source: Arber (1938).

Stirpium Adversaria Nova, con Pierre Pena, con unsistema di classificazione rinnovato e fu un nefastocollega di John Gerard (vedi sotto).Gli Erbari Inglesi

Gli erbari in Inglese hanno una storia tortuosa(Henrey, 1975). Esistevano alcuni manoscritti risalen-ti al VI secolo e alcuni frammenti del Leech Book ofBald (900-950), il più antico giunto fino a noi. Dopola conquista normanna, gli erbari Anglo-Sassoni cad-dero in disgrazia ed il Latino prese il sopravventocome lingua delle persone istruite, ma molti erbariinglesi furono semplicemente tradotti. I nuovi erbarifurono diffusi in seguito, poiché la stampa ebbe unadiffusione susseguente a quella degli altri Paesi euro-pei.

Banckes’ Herbal del 1524 fu il primo erbarioinglese stampato in diverse edizioni con correzioni.Esso era probabilmente una raccolta di RichardBanckes anziché una traduzione basata su un mano-scritto medievale. Il primo erbario illustrato inglesefu il Grete Herball del 1527 (fig. 17), una traduzione

Fig. 17 - Il Grete Herball del 1526. Henrey (1975).Fig. 17 - The Grete Herball of 1526. Source: Henrey (1975).

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dal Francese Le Grant Herbier, con parti derivate daerbari tedeschi (H e r b a r i u s, 1485 e Hortus Sanitatus,1491).

William Turner (1508-1568), conosciuto come il“Padre della botanica britannica”, pubblicò due picco-li libri nel 1583, dando il nome di essenze in Greco,Latino, Inglese, Tedesco e Francese. Il suo famosoHerball pubblicato in tre parti (1551, 1562 e 1568) fuil primo a descrivere le piante britanniche dall’osser-vazione e dall’esperienza. Sono descritte più di 200specie native dell’Inghilterra. Egli si fece beffe dellesuperstizioni e ammonì contro l’eccessivo uso di qual-siasi erba. Nel 1558, Henry Lyte (1529-1560) pub-blicò A Nievve Herball, una traduzione inglese dellaversione francese di l’Ecluse del Crôÿdeboeck d iDodoen (fig. 18).

L’erbario inglese più famoso, sicuramente conmerito, è The Herball of Generall Historie of Plantesdi John Gerard (1545-1612) conosciuto comeGerarde’s Herball del 1597. John Gerard, il più cono-sciuto erborista inglese, fu un barbiere-chirurgo diprofessione ma innamorato delle piante. Egli possede-va un famoso giardino a Holborn (Fetter’s Lane) esovrintendeva il giardino di William Cecil (LordBurleigh), il famoso ministro della Regina ElisabettaI, nello Strand ed a Theobalds nell’Herfordshire. Nel1596 compilò una lista di piante a Holborn, il primo

Fig. 18 - Litografia di A Nievve Herball (1578). Henrey (1975).Fig. 18 - Lyte’s A Nievve Herball of 1578. Source: Henrey (1975).

catalogo mai pubblicato in Inghilterra, considerabilecome punto di riferimento dell’introduzione di nuovepiante in Inghilterra.

Le origini del lavoro sono affascinanti. Lo stampa-tore John Norton commissionò ad un certo Dr. RobertPriest di tradurre il lavoro finale di Dodoens, ilPemptades del 1583, ma Priest morì prima di comple-tare il lavoro. Gerard adottò la traduzione di Priest, macambiò la struttura da quella di Dodoens a quella dil’Obel. Nella sua introduzione egli scrive: “…Il Dr.Priest ha (come ho saputo) tradotto l’ultima edizionedi Dodoens e voleva pubblicarla; ma essendo morto lasua traduzione lo è altrettanto”. In accordo con Arber(1938) l’interpolazione “come ho saputo” è indubbia-mente falsa. Una delle lettere introduttive scritte daStephen Bredwel riconosce: “il Dr. Priest per la suatraduzione di Dodoens ha quindi lasciato una tombaper la sua onorevole sepoltura. Mr Gerard arrivandoultimo ma non per questo da meno, ha in molti modifavorito la diffusione dell’intero lavoro nella nostranazione inglese…” (Morale: Leggete le vostre lettereintroduttive).

Le incisioni nell’Erbario di Gerard provengonod a l l ’Eicones Plantarum di Jacobus Teodorus(T a b e r n a e m o n t a n u s ) del 1590. Ci furono alcuni pro-blemi nel reperire le giuste incisioni con le correttedescrizioni e fu richiesto a l’Obel di correggere lefigure. Si originò una discussione e Gerard terminò lacollaborazione sull’incerta ragione che l’Obel avevadimenticato il suo Inglese!

Sebbene Gerard sia in qualche modo credulo e lasua reputazione offuscata, il suo stile è gradevole edElisabettiano. Sono le sue aggiunte che danno al lavo-ro il suo fascino e carattere.

John Gerard nel suo Erbario consigliava di metterele foglie, i fiori e i semi di iperico a macerare in unbicchiere con olio d’oliva, posto poi in un luogo caldoe assolato. Dopo qualche settimana il liquido venivafiltrato e nuovamente posto al sole; se ne otteneva unolio di colore del sangue che veniva usato per le feriteprofonde. I petali dell’iris erano comunemente usaticome poltiglia in caso di contusioni (segnatura delcolore). Se una parte della pianta riproduceva la formadi un organo o di una parte del corpo umano, potevaessere usata per curarne le patologie (segnatura dellaforma). Le foglie della portulaca venivano usate percurare le patologie renali proprio perché hanno unaforma che assomiglia a quest’organo. L’equiseto, ocoda cavallina, veniva impiegato per la cura dellemalattie originanti dalla colonna vertebrale. L’ipericoera usato per curare le patologie cutanee perché letasche lisigene che caratterizzano le foglie di questapianta assomigliano a delle bolle. La contraddizione

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risiede nella possibilità di comparsa di discromie cuta-nee, dopo esposizione solare, nelle persone che usanoquesta pianta come antidepressivo.

L’Herball è anche famoso per la prima descrizioneinglese della patata e della patata dolce. La prima edi-zione non ebbe concorrenza per una generazionequando si vociferò che un tal John Parkinson avrebbepresto prodotto un nuovo erbario. Thomas Johnson fuquindi incaricato di preparare una nuova edizionedell’Herball di Gerard. La seconda edizione del 1633conteneva 2.766 incisioni ed è considerata superioreall’originale. La Dover Press pubblicò un facsimiledell’edizione nel 1975 (fig. 19).

Nicholas Culpeper (1616-1654), l’autore di APhysicall Directory, fu un erborista che abbandonò ilbuon senso e divenne il maggior esponente della“astrologia botanica” (fig. 20). Egli credeva che ognimalattia fosse causata da un pianeta e che per curare lepersone fosse necessaria un’erba appartenente ad unpianeta opposto. Egli, inoltre, considerava che le cure

Fig. 19 - Frontespizo di The Herball of John Gerard, 2a ed.(1633).

Fig. 19 -Frontpiece of The Herball of John Gerard, 2nd ed.(1633).

Fig. 20 - Nicholas Culpeper (1616-1654), astrologo e botanico.Arber (1938).

Fig. 20 - Nicholas Culpeper (1616-1654), astrologic botanist.Source: Arber (1938).

potessero essere talvolta fatte per “simpatia”, median-te l’uso di erbe sotto il dominio del pianeta responsa-bile della malattia: “ogni pianeta cura le sue stessemalattie” egli scrisse “così come il Sole e la Lunamediante le loro erbe curano gli occhi, Saturno ladepressione, Giove il fegato, Marte la bile e le malat-tie della collera” (Henrey, 1975). Culpeper fu immen-samente popolare fino al XIX secolo ed è ancora cita-to dai creduli.

Conclusioni

Le cure a base di erbe nel passato variano da sensi-bili, a inefficaci, a ridicole, fino a dannose. Mentresorridiamo alle scandalose affermazioni degli erbori-sti, è assodato che le medicine derivate dalle pianterimangono tuttora la base per gran parte della medici-na moderna. Il trend attuale è quello di scoprire i prin-cipi attivi e sintetizzare variazioni o permutazionidelle molecole efficaci. Sfortunatamente l’industriafarmaceutica non è interessata a quelle botaniche per-ché non possono essere protette da brevetto. Il recenteinteresse nelle erbe officinali come cure o come indut-tori di benessere è adesso una parte prominente dellamedicina alternativa ed ha indotto un risveglio di inte-resse per i vecchi erbari. Alcune delle erbe usate nelpassato sono state resuscitate ed in molti casi sonostati invocati nuovi benefici.

Queste includono l’echinacea, approvata inGermania come terapia di supporto per il raffreddoree infezioni croniche delle vie respiratorie e del trattourinario inferiore, il ginseng come tonico e adattoge-no, ovvero agisce sui sistemi immunitario, endocrinoe nervoso aiutando l’organismo ad adattarsi più facil-mente alle circostanze che lo colpiscono, l’iperico

Page 14: Gli Erbari, tra medicina e botanica - Italus · PDF fileantichissimo erbario menziona più di 100 piante medicinali, includendo la cassia, ma fu probabilmente compilato nel primo secolo,

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come leggero antidepressivo. Il lettore dovrebbe esse-re cauto e seguire il buon senso nell’approccio allacure a base di erbe. Una guida alquanto autorevole suquesto argomento può essere trovata in The HonestHerbal: A Sensible Guide to Herbs and RelatedRemedies di Varro E. Tyler (1981).

Riassunto

Il testo sottolinea l’importanza delle piante nellamedicina nel corso della storia dell’umanità, dall’anti-chità al XIX secolo. Gli erbari, nelle diverse formeconsentite dal progresso umano hanno sempre costi-tuito un punto di riferimento per le pratiche mediche.Le cure a base di erbe nel passato variano da sensibili,a inefficaci, a ridicole, fino a dannose, ma è assodatoche le medicine derivate dalle piante rimangono tutto-ra la base per gran parte della medicina moderna. Iltrend attuale è quello di scoprire i principi attivi e sin-tetizzare variazioni o permutazioni delle molecoleefficaci. Sfortunatamente l’industria farmaceutica nonè interessata a quelle botaniche perché non possonoessere protette da brevetto. Il recente interesse nelleerbe officinali come cure o come induttori di benesse-re è adesso una parte prominente della medicina alter-nativa ed ha indotto un risveglio di interesse per i vec-chi erbari. Alcune delle erbe usate nel passato sonostate resuscitate ed in molti casi sono stati invocatinuovi benefici.

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