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Cliccare sull’immagine per aprire la pagina web o collegarsi al seguente link https://ancesicilia-bim.wixsite.com/prezzariobim-ancesi Collegio Regionale dei Costruttori Edili Siciliani 90133 Palermo, Via A. Volta, 44 Tel.: 091/333114/324724 Fax: 091/6193528 C.F. 8029280825 - [email protected]www.ancesicilia.it La Rassegna Stampa è consultabile nel sito: www.ancesicilia.it Venerdì flash

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Collegio Regionale dei Costruttori Edili Siciliani 90133 Palermo, Via A. Volta, 44 Tel.: 091/333114/324724 Fax: 091/6193528 C.F. 8029280825 - [email protected] – www.ancesicilia.it

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Palermo – La legge “Semplificazioni” del 2020, che integra la legge “Sblocca cantieri”

del 2019, nelle intenzioni del legislatore mira a rimettere velocemente in moto il settore

delle opere pubbliche come risposta immediata alla crisi pandemica, favorendo il rilan-

cio delle imprese edili locali, delle attività tecniche, dell’industria dei materiali e della fi-

liera delle forniture e facendo così sviluppare l’occupazione e l’economia dei territori in-

teressati. Nella sua applicazione pratica, invece, il precedente governo nazionale, riguar-

do alla realizzazione delle principali opere strategiche, ha fatto il contrario, orientando –

anche nei primi recenti casi in Sicilia – l’assegnazione dei lavori secondo il vecchio e falli-

mentare modello dei mega-appalti (come nel caso dei recenti bandi Rfi Lotti 1 e 2 della

Messina-Catania), ai quali possono partecipare solo colossi o raggruppamenti di imprese

dotati di requisiti non presenti fra le imprese dell’isola. Infatti, in queste due gare di Rfi

si è avuta la partecipazione di un solo concorrente sul lotto 2 del valore di oltre 1,1 mld di

euro e di soli due concorrenti sul lotto 1 di circa 700 milioni di euro, determinando, di

fatto, un monopolio sui mega-appalti.

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Nell’ultimo decennio – anche in Sicilia – il ricorso ai mega-appalti, oltre ad escludere

tutte le imprese locali dalle gare, è stato sinonimo di mancanza di concorrenza e di tra-

sparenza, di totale inefficienza, di tempi biblici e opere incompiute o mal eseguite, di

contenziosi infiniti con le stazioni appaltanti e, soprattutto, di mancati pagamenti alle

ditte subappaltatrici, aggravando così la condizione occupazionale ed economica del-

le comunità coinvolte.

L’Ance Sicilia, di fronte a questa preoccupante tendenza – che penalizza i territori e ri-

schia di condizionare negativamente anche la realizzazione delle prossime infrastrutture

strategiche che saranno inserite nel “Recovery Plan” – , condivide e sostiene la richiesta

della Conferenza delle Regioni dello scorso 4 febbraio al governo nazionale – in occasio-

ne dell’audizione nelle Commissioni competenti di Camera e Senato sul Dpcm per le 58

opere strategiche da realizzare tramite commissari straordinari – di una maggiore con-

certazione con le Regioni sugli strumenti, sui finanziamenti e sulle prerogative dei com-

missari riguardo agli interventi infrastrutturali di maggiore complessità e urgenza. E ac-

coglie in tal senso con favore e speranza l’impegno assunto nelle stesse Commissioni dal

nuovo ministro Enrico Giovannini di operare, per queste infrastrutture e per quelle del

“Recovery Plan”, in pieno raccordo con le Regioni.

L’Ance Sicilia, conseguentemente, confida nella sensibilità del governatore Nello Musu-

meci verso i problemi delle imprese locali e fa appello perché, anche nella sua prossima

veste di commissario straordinario per alcune opere come la Ragusa-Catania, intervenga

con la sua consueta determinazione sul governo nazionale, sul gruppo Rfi-Anas (titolare

della quasi totalità delle opere strategiche da realizzare nell’Isola) e sui commissari

straordinari, affinché si rinunci al fallimentare modello dei mega-appalti, si mantenga in

capo alle efficienti strutture tecniche e amministrative di Rfi e Anas la regia, la gestione e

il controllo diretto sui cantieri e si ricorra alla suddivisione degli appalti in più lotti di mi-

nor importo, facilitando così la partecipazione da parte di aggregazioni di aziende

del comparto Pmi.

Solo la scelta, sottolinea l’Ance Sicilia, di ridurre l’importo dei singoli lotti aprirebbe la

partecipazione delle gare alle imprese locali qualificate e garantirebbe trasparenza, cor-

retta gestione dei cantieri e dei pagamenti e, soprattutto, certezza di completamento dei

lavori: in caso di intoppi in un cantiere si eviterebbero ritardi in tutti gli altri.

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Secondo l’Ance Sicilia, opere fondamentali per il futuro dell’Isola e attese da più di ven-

t’anni, come la Ragusa-Catania, la Ss 640, il riassetto della viabilità provinciale, la ferro-

via Palermo-Trapani via Milo, la velocizzazione della ferrovia Palermo-Catania-Messina,

ma anche gli altri interventi che sono o che saranno inseriti nel “Recovery Plan”, non

possono rischiare di restare impantanati nella nebulosità di una tendenza al “grande e

pubblico è bello” che, oltre a rendere possibile il rischio di una gestione dei finanziamenti

monopolistica e poco trasparente, è figlia per lo più di un crescente sentimento anti-im-

prese che non può più essere tollerabile, soprattutto in piena emergenza pandemica.

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La legge di semplificazione del 2020 che integra la legge “Sblocca cantieri” del 2019, nelle intenzioni del legislatore mira a rimettere velocemente in moto il settore delle opere pubbliche come risposta immediata alla crisi pandemica, favorendo il rilancio delle imprese edili locali, delle attività tecniche, dell’industria dei materiali e della filiera delle forniture e facendo così sviluppare l’occupazione e l’economia dei territori interessati. Nella sua applicazione pratica, invece, il precedente governo nazionale, riguardo alla realizzazione delle principali opere strategiche, ha fatto il contrario, orientando – anche nei primi recenti casi in Sicilia – l’assegnazione dei lavori secondo il vecchio e fallimentare modello dei mega-appalti (come nel caso dei recenti bandi Rfi Lotti 1 e 2 della Messina-Catania), ai quali possono partecipare solo colossi o raggruppamenti di imprese dotati di requisiti non presenti fra le imprese dell’isola.

Infatti, in queste due gare di Rfi si è avuta la partecipazione di un solo concorrente sul lotto 2 del valore di oltre 1,1 mld di euro e di soli due concorrenti sul lotto 1 di circa 700 milioni di euro, determinando, di fatto, un monopolio sui mega-appalti. Nell’ultimo decennio – anche in Sicilia – il ricorso ai mega-appalti, oltre ad escludere tutte le imprese locali dalle gare, è stato sinonimo di mancanza di concorrenza e di trasparenza, di totale inefficienza, di tempi biblici e opere incompiute o mal eseguite, di contenziosi infiniti con le stazioni appaltanti e, soprattutto, di mancati pagamenti alle ditte subappaltatrici, aggravando così la condizione occupazionale ed economica delle comunità coinvolte.

L’Ance Sicilia, di fronte a questa preoccupante tendenza – che penalizza i territori e rischia di condizionare negativamente anche la realizzazione delle prossime infrastrutture strategiche che saranno inserite nel “Recovery Plan” – , condivide e sostiene la richiesta della Conferenza delle Regioni dello scorso 4 febbraio al governo nazionale – in occasione dell’audizione nelle Commissioni competenti di Camera e Senato sul Dpcm per le 58 opere strategiche da realizzare tramite commissari straordinari – di una maggiore concertazione con le Regioni sugli strumenti, sui finanziamenti e sulle prerogative dei commissari riguardo agli interventi infrastrutturali di maggiore complessità e urgenza. E accoglie in tal senso con favore e speranza l’impegno assunto nelle stesse Commissioni dal nuovo ministro Enrico Giovannini di operare, per queste infrastrutture e per quelle del “Recovery Plan”, in pieno raccordo con le Regioni.

L’Ance Sicilia, conseguentemente, confida nella sensibilità del governatore Nello Musumeci verso i problemi delle imprese locali e fa appello perché, anche nella sua prossima veste di commissario straordinario per alcune opere come la Ragusa-Catania, intervenga con la sua consueta determinazione sul governo nazionale, sul gruppo Rfi-Anas (titolare della quasi totalità delle opere strategiche da realizzare nell’Isola) e sui commissari straordinari, affinché si rinunci al fallimentare modello dei mega-appalti, si mantenga in capo alle efficienti strutture tecniche ed amministrative di Rfi e Anas la regia, la gestione e il controllo diretto sui cantieri e si ricorra alla suddivisione degli appalti in più lotti di minor importo, facilitando così la partecipazione da parte di aggregazioni di aziende del comparto Pmi.

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Solo la scelta, sottolinea l’Ance Sicilia, di ridurre l’importo dei singoli lotti aprirebbe la partecipazione delle gare alle imprese locali qualificate e garantirebbe trasparenza, corretta gestione dei cantieri e dei pagamenti e, soprattutto, certezza di completamento dei lavori: in caso di intoppi in un cantiere si eviterebbero ritardi in tutti gli altri. Secondo l’Ance Sicilia, opere fondamentali per il futuro dell’Isola e attese da più di vent’anni, come la Ragusa-Catania, la Ss 640, il riassetto della viabilità provinciale, la ferrovia Palermo-Trapani via Milo, la velocizzazione della ferrovia Palermo-Catania-Messina, ma anche gli altri interventi che sono o che saranno inseriti nel “Recovery Plan”, non possono rischiare di restare impantanati nella nebulosità di una tendenza al “grande e pubblico è bello” che, oltre a rendere possibile il rischio di una gestione dei finanziamenti monopolistica e poco trasparente, è figlia per lo più di un crescente sentimento anti-imprese che non può più essere tollerabile, soprattutto in piena emergenza pandemica.

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ANCE SICILIA-No a megaappalti che escludono il territorio e le imprese-Regione intervenga su Stato-Rfi-Anas

La legge “Semplificazioni” del 2020, che integra la legge “Sblocca cantieri” del 2019, nelle intenzioni del legislatore mira a rimettere velocemente in moto il settore delle opere pubbliche come risposta immediata alla crisi pandemica, favorendo il rilancio delle imprese edili locali, delle attività tecniche, dell’industria dei materiali e della filiera delle forniture e facendo così sviluppare l’occupazione e l’economia dei territori interessati. Nella sua applicazione pratica, invece, il precedente governo nazionale, riguardo alla realizzazione delle principali opere strategiche, ha fatto il contrario, orientando – anche nei primi recenti casi in Sicilia - l’assegnazione dei lavori secondo il vecchio e fallimentare modello dei mega-appalti (come nel caso dei recenti bandi Rfi Lotti 1 e 2 della Messina-Catania), ai quali possono partecipare solo colossi o raggruppamenti di imprese dotati di requisiti non presenti fra le imprese dell’isola. Infatti, in queste due gare di Rfi si è avuta la partecipazione di un solo concorrente sul lotto 2 del valore di oltre 1,1 mld di euro e di soli due concorrenti sul lotto 1 di circa 700 milioni di euro, determinando, di fatto, un monopolio sui mega-appalti. Nell’ultimo decennio – anche in Sicilia – il ricorso ai mega-appalti, oltre ad escludere tutte le imprese locali dalle gare, è stato sinonimo di mancanza di concorrenza e di trasparenza, di totale inefficienza, di tempi biblici e opere incompiute o mal eseguite, di contenziosi infiniti con le stazioni appaltanti e, soprattutto, di mancati pagamenti alle ditte subappaltatrici, aggravando così la condizione occupazionale ed economica delle comunità coinvolte. L’Ance Sicilia, di fronte a questa preoccupante tendenza - che penalizza i territori e rischia di condizionare negativamente anche la realizzazione delle prossime infrastrutture strategiche che saranno inserite nel “Recovery Plan” - , condivide e sostiene la richiesta della Conferenza delle Regioni dello scorso 4 febbraio al governo nazionale - in occasione dell’audizione nelle Commissioni competenti di Camera e Senato sul Dpcm per le 58 opere strategiche da realizzare tramite commissari straordinari - di una maggiore concertazione con le Regioni sugli strumenti, sui finanziamenti e sulle prerogative dei commissari riguardo agli interventi infrastrutturali di maggiore complessità e urgenza. E accoglie in tal senso con favore e speranza l’impegno assunto nelle stesse Commissioni dal nuovo ministro Enrico Giovannini di operare, per queste infrastrutture e per quelle del “Recovery Plan”, in pieno raccordo con le Regioni. L’Ance Sicilia, conseguentemente, confida nella sensibilità del governatore Nello Musumeci verso i problemi delle imprese locali e fa appello perché, anche nella sua prossima veste di commissario straordinario per alcune opere come la Ragusa-Catania, intervenga con la sua consueta determinazione sul governo nazionale, sul gruppo Rfi-Anas (titolare della quasi totalità delle opere strategiche da realizzare nell’Isola) e sui commissari straordinari, affinché si rinunci al fallimentare modello dei mega-appalti, si mantenga in capo alle efficienti strutture tecniche e amministrative di Rfi e Anas la regia, la gestione e il controllo diretto sui cantieri e si ricorra alla suddivisione degli appalti in più lotti di minor importo, facilitando così la partecipazione da parte di aggregazioni di aziende del comparto Pmi. Solo la scelta, sottolinea l’Ance Sicilia, di ridurre l’importo dei singoli lotti aprirebbe la partecipazione delle gare alle

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imprese locali qualificate e garantirebbe trasparenza, corretta gestione dei cantieri e dei pagamenti e, soprattutto, certezza di completamento dei lavori: in caso di intoppi in un cantiere si eviterebbero ritardi in tutti gli altri. Secondo l’Ance Sicilia, opere fondamentali per il futuro dell’Isola e attese da più di vent’anni, come la Ragusa-Catania, la Ss 640, il riassetto della viabilità provinciale, la ferrovia Palermo-Trapani via Milo, la velocizzazione della ferrovia Palermo-Catania-Messina, ma anche gli altri interventi che sono o che saranno inseriti nel “Recovery Plan”, non possono rischiare di restare impantanati nella nebulosità di una tendenza al “grande e pubblico è bello” che, oltre a rendere possibile il rischio di una gestione dei finanziamenti monopolistica e poco trasparente, è figlia per lo più di un crescente sentimento anti-imprese che non può più essere tollerabile, soprattutto in piena emergenza pandemica.

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Nella sua applicazione pratica, invece, il precedente governo nazionale, riguardo alla realizzazione delle principali opere strategiche, ha fatto il contrario, orientando – anche nei primi recenti casi in Sicilia – l’assegnazione dei lavori secondo il vecchio e fallimentare modello dei mega-appalti (come nel caso dei recenti bandi Rfi Lotti 1 e 2 della Messina-Catania), ai quali possono partecipare solo colossi o raggruppamenti di imprese dotati di requisiti non presenti fra le imprese dell’isola. Infatti, in queste due gare di Rfi si è avuta la partecipazione di un solo concorrente sul lotto 2 del valore di oltre 1,1 mld di euro e di soli due concorrenti sul lotto 1 di circa 700 milioni di euro, determinando, di fatto, un monopolio sui mega-appalti.

Nell’ultimo decennio – anche in Sicilia – il ricorso ai mega-appalti, oltre ad escludere tutte le imprese locali dalle gare, è stato sinonimo di mancanza di concorrenza e di trasparenza, di totale inefficienza, di tempi biblici e opere incompiute o mal eseguite, di contenziosi infiniti con le stazioni appaltanti e, soprattutto, di mancati pagamenti alle ditte subappaltatrici, aggravando così la condizione occupazionale ed economica delle comunità coinvolte.

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L’Ance Sicilia, di fronte a questa preoccupante tendenza – che penalizza i territori e rischia di condizionare negativamente anche la realizzazione delle prossime infrastrutture strategiche che saranno inserite nel “Recovery Plan” – , condivide e sostiene la richiesta della Conferenza delle Regioni dello scorso 4 febbraio al governo nazionale – in occasione dell’audizione nelle Commissioni competenti di Camera e Senato sul Dpcm per le 58 opere strategiche da realizzare tramite commissari straordinari – di una maggiore concertazione con le Regioni sugli strumenti, sui finanziamenti e sulle prerogative dei commissari riguardo agli interventi infrastrutturali di maggiore complessità e urgenza. E accoglie in tal senso con favore e speranza l’impegno assunto nelle stesse Commissioni dal nuovo ministro Enrico Giovannini di operare, per queste infrastrutture e per quelle del “Recovery Plan”, in pieno raccordo con le Regioni.

L’Ance Sicilia, conseguentemente, confida nella sensibilità del governatore Nello Musumeci verso i problemi delle imprese locali e fa appello perché, anche nella sua prossima veste di commissario straordinario per alcune opere come la Ragusa-Catania, intervenga con la sua consueta determinazione sul governo nazionale, sul gruppo Rfi-Anas (titolare della quasi totalità delle opere strategiche da realizzare nell’Isola) e sui commissari straordinari, affinché si rinunci al fallimentare modello dei mega-appalti, si mantenga in capo alle efficienti strutture tecniche e amministrative di Rfi e Anas la regia, la gestione e il controllo diretto sui cantieri e si ricorra alla suddivisione degli appalti in più lotti di minor importo, facilitando così la partecipazione da parte di aggregazioni di aziende del comparto Pmi.

Solo la scelta, sottolinea l’Ance Sicilia, di ridurre l’importo dei singoli lotti aprirebbe la partecipazione delle gare alle imprese locali qualificate e garantirebbe trasparenza, corretta gestione dei cantieri e dei pagamenti e, soprattutto, certezza di completamento dei lavori: in caso di intoppi in un cantiere si eviterebbero ritardi in tutti gli altri.

Secondo l’Ance Sicilia, opere fondamentali per il futuro dell’Isola e attese da più di vent’anni, come la Ragusa-Catania, la Ss 640, il riassetto della viabilità provinciale, la ferrovia Palermo-Trapani via Milo, la velocizzazione della ferrovia Palermo-Catania-Messina, ma anche gli altri interventi che sono o che saranno inseriti nel “Recovery Plan”, non possono rischiare di restare impantanati nella nebulosità di una tendenza al “grande e pubblico è bello” che, oltre a rendere possibile il rischio di una gestione dei finanziamenti monopolistica e poco trasparente, è figlia per lo più di un crescente sentimento anti-imprese che non può più essere tollerabile, soprattutto in piena emergenza pandemica.

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"Sono sinonimo di mancanza di concorrenza e di trasparenza" (ANSA) - PALERMO, 05 MAR - «Nell’ultimo decennio - anche in Sicilia - il ricorso ai mega-appalti, oltre ad escludere tutte le imprese locali dalle gare, è stato sinonimo di mancanza di concorrenza e di trasparenza, di totale inefficienza, di tempi biblici e opere incompiute o mal eseguite, di contenziosi infiniti con le stazioni appaltanti e, soprattutto, di mancati pagamenti alle ditte subappaltatrici, aggravando così la condizione occupazionale ed economica delle comunità coinvolte». Lo afferma una nota di Ance Sicilia che chiede al governatore Nello Musumeci, anche nella sua prossima veste di commissario straordinario per alcune opere come la Ragusa-Catania, di intervenire «con la sua consueta determinazione sul governo nazionale, sul gruppo Rfi-Anas (titolare della quasi totalità delle opere strategiche da realizzare nell’Isola) e sui commissari straordinari, affinché si rinunci al fallimentare modello dei mega-appalti, si mantenga in capo alle efficienti strutture tecniche e amministrative di Rfi e Anas la regia, la gestione e il controllo diretto sui cantieri e si ricorra alla suddivisione degli appalti in più lotti di minor importo, facilitando così la partecipazione da parte di aggregazioni di aziende del comparto Pmi». (ANSA).

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Pagina 1 di 1 https://sicilia.opinione.it/

“No a mega-appalti che escludono il territorio e le imprese locali”. É la posizione di Ance Sicilia,

l’associazione dei Costruttori Edili, chiede maggiore concertazione tra governo e regioni nella

definizione degli appalti, maggiore presenza (nello specifico) della Sicilia e avanza alcune proposte

sui lotti e i progetti da assegnare.

L’associazione sottolinea: “La legge “Semplificazioni” del 2020, che integra la legge “Sblocca cantieri”

del 2019, nelle intenzioni del legislatore mira a rimettere velocemente in moto il settore delle opere

pubbliche come risposta immediata alla crisi pandemica. Nella sua applicazione pratica, invece, il

precedente governo nazionale, riguardo alla realizzazione delle principali opere strategiche, ha fatto

il contrario, orientando – anche nei primi recenti casi in Sicilia – l’assegnazione dei lavori secondo

il vecchio e fallimentare modello dei mega-appalti (come nel caso dei recenti bandi Rfi Lotti 1 e 2

della Messina-Catania), ai quali possono partecipare solo colossi o raggruppamenti di imprese dotati

di requisiti non presenti fra le imprese dell’isola”.

“Nell’ultimo decennio – anche in Sicilia – il ricorso ai mega-appalti, oltre ad escludere tutte le

imprese locali dalle gare, è stato sinonimo di mancanza di concorrenza e di trasparenza, di totale

inefficienza, di tempi biblici e opere incompiute o mal eseguite, di contenziosi infiniti con le stazioni

appaltanti e, soprattutto, di mancati pagamenti alle ditte subappaltatrici, aggravando così la

condizione occupazionale ed economica delle comunità coinvolte”.

“L’Ance Sicilia, di fronte a questa preoccupante tendenza – che penalizza i territori e rischia di

condizionare negativamente anche la realizzazione delle prossime infrastrutture strategiche che

saranno inserite nel “Recovery Plan” – , condivide e sostiene la richiesta della Conferenza delle

Regioni dello scorso 4 febbraio al governo nazionale – in occasione dell’audizione nelle

Commissioni competenti di Camera e Senato sul Dpcm per le 58 opere strategiche da realizzare

tramite commissari straordinari – di una maggiore concertazione con le Regioni sugli strumenti, sui

finanziamenti e sulle prerogative dei commissari riguardo agli interventi infrastrutturali di maggiore

complessità e urgenza. E accoglie in tal senso con favore e speranza l’impegno assunto nelle stesse

Commissioni dal nuovo ministro Enrico Giovannini di operare, per queste infrastrutture e per quelle

del “Recovery Plan”, in pieno raccordo con le Regioni”.

“L’Ance Sicilia, conseguentemente, confida nella sensibilità del governatore Nello

Musumeci verso i problemi delle imprese locali e fa appello perché, anche nella sua prossima veste

di commissario straordinario per alcune opere come la Ragusa-Catania, intervenga con la sua

consueta determinazione sul governo nazionale, sul gruppo Rfi-Anas (titolare della quasi totalità

delle opere strategiche da realizzare nell’Isola) e sui commissari straordinari, affinché si rinunci al

fallimentare modello dei mega-appalti, si mantenga in capo alle efficienti strutture tecniche e

amministrative di Rfi e Anas la regia, la gestione e il controllo diretto sui cantieri e si ricorra alla

suddivisione degli appalti in più lotti di minor importo, facilitando così la partecipazione da parte di

aggregazioni di aziende del comparto Pmi. Solo la scelta, sottolinea l’Ance Sicilia, di ridurre

l’importo dei singoli lotti aprirebbe la partecipazione delle gare alle imprese locali qualificate e

garantirebbe trasparenza, corretta gestione dei cantieri e dei pagamenti e, soprattutto, certezza di

completamento dei lavori: in caso di intoppi in un cantiere si eviterebbero ritardi in tutti gli altri”.

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La legge “Semplificazioni” del 2020, che integra la legge “Sblocca cantieri” del 2019, nelle intenzioni del legislatore mira a rimettere velocemente in moto il settore delle opere pubbliche come risposta immediata alla crisi pandemica, favorendo il rilancio delle imprese edili locali, delle attività tecniche, dell’industria dei materiali e della filiera delle forniture e facendo così sviluppare l’occupazione e l’economia dei territori interessati. Nella sua applicazione pratica, invece, il precedente governo nazionale, riguardo alla realizzazione delle principali opere strategiche, ha fatto il contrario, orientando – anche nei primi recenti casi in Sicilia – l’assegnazione dei lavori secondo il vecchio e fallimentare modello dei mega-appalti (come nel caso dei recenti bandi Rfi Lotti 1 e 2 della Messina-Catania), ai quali possono partecipare solo colossi o raggruppamenti di imprese dotati di requisiti non presenti fra le imprese dell’isola. Infatti, in queste due gare di Rfi si è avuta la partecipazione di un solo concorrente sul lotto 2 del valore di oltre 1,1 mld di euro e di soli due concorrenti sul lotto 1 di circa 700 milioni di euro, determinando, di fatto, un monopolio sui mega-appalti. Nell’ultimo decennio – anche in Sicilia – il ricorso ai mega-appalti, oltre ad escludere tutte le imprese locali dalle gare, è stato sinonimo di mancanza di concorrenza e di trasparenza, di totale inefficienza, di tempi biblici e opere incompiute o mal eseguite, di contenziosi infiniti con le stazioni appaltanti e, soprattutto, di mancati pagamenti alle ditte subappaltatrici, aggravando così la condizione occupazionale ed economica delle comunità coinvolte. L’Ance Sicilia, di fronte a questa preoccupante tendenza – che penalizza i territori e rischia di condizionare negativamente anche la realizzazione delle prossime infrastrutture strategiche che saranno inserite nel “Recovery Plan” – , condivide e sostiene la richiesta

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della Conferenza delle Regioni dello scorso 4 febbraio al governo nazionale – in occasione dell’audizione nelle Commissioni competenti di Camera e Senato sul Dpcm per le 58 opere strategiche da realizzare tramite commissari straordinari – di una maggiore concertazione con le Regioni sugli strumenti, sui finanziamenti e sulle prerogative dei commissari riguardo agli interventi infrastrutturali di maggiore complessità e urgenza. E accoglie in tal senso con favore e speranza l’impegno assunto nelle stesse Commissioni dal nuovo ministro Enrico Giovannini di operare, per queste infrastrutture e per quelle del “Recovery Plan”, in pieno raccordo con le Regioni. L’Ance Sicilia, conseguentemente, confida nella sensibilità del governatore Nello Musumeci verso i problemi delle imprese locali e fa appello perché, anche nella sua prossima veste di commissario straordinario per alcune opere come la Ragusa-Catania, intervenga con la sua consueta determinazione sul governo nazionale, sul gruppo Rfi-Anas (titolare della quasi totalità delle opere strategiche da realizzare nell’Isola) e sui commissari straordinari, affinché si rinunci al fallimentare modello dei mega-appalti, si mantenga in capo alle efficienti strutture tecniche e amministrative di Rfi e Anas la regia, la gestione e il controllo diretto sui cantieri e si ricorra alla suddivisione degli appalti in più lotti di minor importo, facilitando così la partecipazione da parte di aggregazioni di aziende del comparto Pmi.

Solo la scelta, sottolinea l’Ance Sicilia, di ridurre l’importo dei singoli lotti aprirebbe la partecipazione delle gare alle imprese locali qualificate e garantirebbe trasparenza, corretta gestione dei cantieri e dei pagamenti e, soprattutto, certezza di completamento dei lavori: in caso di intoppi in un cantiere si eviterebbero ritardi in tutti gli altri. Secondo l’Ance Sicilia, opere fondamentali per il futuro dell’Isola e attese da più di vent’anni, come la Ragusa-Catania, la Ss 640, il riassetto della viabilità provinciale, la ferrovia Palermo-Trapani via Milo, la velocizzazione della ferrovia Palermo-Catania-Messina, ma anche gli altri interventi che sono o che saranno inseriti nel “Recovery Plan”, non possono rischiare di restare impantanati nella nebulosità di una tendenza al “grande e pubblico è bello” che, oltre a rendere possibile il rischio di una gestione dei finanziamenti monopolistica e poco trasparente, è figlia per lo più di un crescente sentimento anti-imprese che non può più essere tollerabile, soprattutto in piena emergenza pandemica.

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Appalti, Ance: "No a mega gare che escludono le imprese locali" "La legge 'Semplificazioni' del 2020, che integra la legge 'Sblocca cantieri' del 2019, nelle intenzioni del legislatore mira a rimettere velocemente in moto il settore delle opere pubbliche come risposta immediata alla crisi pandemica, favorendo il rilancio delle imprese edili locali, delle attività tecniche, dell’industria dei materiali e della filiera delle forniture e facendo così sviluppare l’occupazione e l’economia dei territori interessati. Nella sua applicazione pratica, invece, il precedente governo nazionale, riguardo alla realizzazione delle principali opere strategiche, ha fatto il contrario, orientando – anche nei primi recenti casi in Sicilia - l’assegnazione dei lavori secondo il vecchio e fallimentare modello dei mega-appalti (come nel caso dei recenti bandi Rfi Lotti 1 e 2 della Messina-Catania), ai quali requisiti non presenti fra le imprese dell’isola". La denuncia arriva da Ance Sicilia.

I costruttori spiegano che "in queste due gare di Rfi si è avuta la partecipazione di un solo concorrente sul lotto 2 del valore di oltre 1,1 mld di euro e di soli due concorrenti sul lotto 1 di circa 700 milioni di euro, determinando, di fatto, un monopolio sui mega-appalti. Nell’ultimo decennio – anche in Sicilia – il ricorso ai mega-appalti, oltre ad escludere tutte le imprese locali dalle gare, è stato sinonimo di mancanza di concorrenza e di trasparenza, di totale inefficienza, di tempi biblici e opere incompiute o mal eseguite, di contenziosi infiniti con le stazioni appaltanti e, soprattutto, di mancati pagamenti alle ditte subappaltatrici, aggravando così la condizione occupazionale ed economica delle comunità coinvolte". L’Ance Sicilia, "di fronte a questa preoccupante tendenza - che penalizza i territori e rischia di condizionare negativamente anche la realizzazione delle prossime infrastrutture strategiche che saranno inserite nel Recovery Plan - , condivide e sostiene la richiesta della Conferenza delle Regioni dello scorso 4 febbraio al governo nazionale - in occasione dell’audizione nelle Commissioni competenti di Camera e Senato sul Dpcm per le 58 opere strategiche da realizzare tramite commissari straordinari - di una maggiore concertazione con le Regioni sugli strumenti, sui finanziamenti e sulle prerogative dei commissari riguardo agli interventi infrastrutturali di maggiore complessità e urgenza".

Ance "accoglie in tal senso con favore e speranza l’impegno assunto nelle stesse Commissioni dal nuovo ministro Enrico Giovannini di operare, per queste infrastrutture e per quelle del Recovery Plan, in pieno raccordo con le Regioni". L’Associazione "conseguentemente, confida nella sensibilità del governatoreNello Musumeci verso i problemi delle imprese locali e fa appello perché, anche nella sua prossima veste di commissario straordinario per alcune opere come la Ragusa-Catania, intervenga con la sua consueta determinazione sul governo nazionale, sul gruppo Rfi-Anas (titolare della quasi totalità delle opere strategiche da realizzare nell’Isola) e sui commissari straordinari, affinché si rinunci al fallimentare modello dei mega-appalti, si mantenga in capo alle efficienti strutture tecniche e amministrative di Rfi e Anas la regia, la gestione e il controllo diretto sui cantieri e si ricorra alla suddivisione degli appalti in più lotti di minor importo, facilitando così la partecipazione da parte di aggregazioni di aziende del comparto Pmi". Solo la scelta, sottolinea l’Ance Sicilia, di ridurre l’importo dei singoli lotti aprirebbe la partecipazione delle gare alle imprese locali qualificate e garantirebbe trasparenza, corretta gestione dei cantieri e dei pagamenti e, soprattutto, certezza di completamento dei lavori: in caso di intoppi in un cantiere si eviterebbero ritardi in tutti gli altri. Secondo l’Ance Sicilia, opere fondamentali per il futuro dell’Isola e attese da più di vent’anni, come la Ragusa-Catania, la Ss 640, il riassetto della viabilità provinciale, la ferrovia Palermo-Trapani via Milo, la velocizzazione della ferrovia Palermo-Catania-Messina, ma anche gli altri interventi che sono o che saranno inseriti nel “Recovery Plan”, non possono rischiare di restare impantanati nella nebulosità di una tendenza al “grande e pubblico è bello” che, oltre a rendere possibile il rischio di una gestione dei finanziamenti monopolistica e poco trasparente, è figlia per lo più di un crescente sentimento anti-imprese che non può più essere tollerabile, soprattutto in piena emergenza pandemica.

Page 23: flash cid:image005.jpg@01D3A9C8.D4AA99E0 FLASH 05-03... · 2021. 3. 26. · La Rassegna Stampa è consultabile nel sito:  Venerd

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https://www.alpauno.com/

La legge “Semplificazioni” del 2020, che integra la

legge “Sblocca cantieri” del 2019, mira a rimettere velocemente in moto il settore delle opere pubbliche come risposta immediata alla crisi pandemica, favorendo

il rilancio delle imprese edili locali, delle attività tecniche, dell’industria dei materiali e della filiera delle forniture e facendo così sviluppare l’occupazione e l’economia dei

territori interessati.

Il precedente governo nazionale, riguardo alla realizzazione delle principali opere strategiche, ha fatto il

contrario, orientando – anche nei primi recenti casi in Sicilia – l’assegnazione dei lavori secondo il vecchio e fallimentare modello dei mega-appalti ai quali

possono partecipare solo colossi o raggruppamenti di imprese dotati di requisiti non presenti fra le imprese dell’isola siciliana. Nell’ultimo decennio – anche in

Sicilia – il ricorso ai mega-appalti, oltre ad escludere tutte le imprese locali dalle gare, è stato sinonimo di mancanza di concorrenza e di trasparenza, di totale inefficienza, di tempi biblici e opere incompiute o mal eseguite, di contenziosi infiniti con le stazioni

appaltanti e, soprattutto, di mancati pagamenti alle ditte subappaltatrici, aggravando così la condizione occupazionale ed economica delle comunità coinvolte.

L’Ance Sicilia, di fronte a questa preoccupante tendenza – che penalizza i territori e

rischia di condizionare negativamente anche la realizzazione delle prossime infrastrutture strategiche che saranno inserite nel “Recovery Plan” – , condivide e

sostiene la richiesta della Conferenza delle Regioni dello scorso 4 febbraio al governo nazionale. Solo la scelta, sottolinea l’Ance Sicilia, di ridurre l’importo dei singoli lotti

aprirebbe la partecipazione delle gare alle imprese locali qualificate e garantirebbe trasparenza, corretta gestione dei cantieri e dei pagamenti e, soprattutto,

certezza di completamento dei lavori: in caso di intoppi in un cantiere si eviterebbero ritardi in tutti gli altri. Secondo l’Ance Sicilia, opere fondamentali per il futuro dell’Isola

e attese da più di vent’anni, come la ferrovia Palermo-Trapani via Milo.