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Palermo – La legge “Semplificazioni” del 2020, che integra la legge “Sblocca cantieri”
del 2019, nelle intenzioni del legislatore mira a rimettere velocemente in moto il settore
delle opere pubbliche come risposta immediata alla crisi pandemica, favorendo il rilan-
cio delle imprese edili locali, delle attività tecniche, dell’industria dei materiali e della fi-
liera delle forniture e facendo così sviluppare l’occupazione e l’economia dei territori in-
teressati. Nella sua applicazione pratica, invece, il precedente governo nazionale, riguar-
do alla realizzazione delle principali opere strategiche, ha fatto il contrario, orientando –
anche nei primi recenti casi in Sicilia – l’assegnazione dei lavori secondo il vecchio e falli-
mentare modello dei mega-appalti (come nel caso dei recenti bandi Rfi Lotti 1 e 2 della
Messina-Catania), ai quali possono partecipare solo colossi o raggruppamenti di imprese
dotati di requisiti non presenti fra le imprese dell’isola. Infatti, in queste due gare di Rfi
si è avuta la partecipazione di un solo concorrente sul lotto 2 del valore di oltre 1,1 mld di
euro e di soli due concorrenti sul lotto 1 di circa 700 milioni di euro, determinando, di
fatto, un monopolio sui mega-appalti.
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Nell’ultimo decennio – anche in Sicilia – il ricorso ai mega-appalti, oltre ad escludere
tutte le imprese locali dalle gare, è stato sinonimo di mancanza di concorrenza e di tra-
sparenza, di totale inefficienza, di tempi biblici e opere incompiute o mal eseguite, di
contenziosi infiniti con le stazioni appaltanti e, soprattutto, di mancati pagamenti alle
ditte subappaltatrici, aggravando così la condizione occupazionale ed economica del-
le comunità coinvolte.
L’Ance Sicilia, di fronte a questa preoccupante tendenza – che penalizza i territori e ri-
schia di condizionare negativamente anche la realizzazione delle prossime infrastrutture
strategiche che saranno inserite nel “Recovery Plan” – , condivide e sostiene la richiesta
della Conferenza delle Regioni dello scorso 4 febbraio al governo nazionale – in occasio-
ne dell’audizione nelle Commissioni competenti di Camera e Senato sul Dpcm per le 58
opere strategiche da realizzare tramite commissari straordinari – di una maggiore con-
certazione con le Regioni sugli strumenti, sui finanziamenti e sulle prerogative dei com-
missari riguardo agli interventi infrastrutturali di maggiore complessità e urgenza. E ac-
coglie in tal senso con favore e speranza l’impegno assunto nelle stesse Commissioni dal
nuovo ministro Enrico Giovannini di operare, per queste infrastrutture e per quelle del
“Recovery Plan”, in pieno raccordo con le Regioni.
L’Ance Sicilia, conseguentemente, confida nella sensibilità del governatore Nello Musu-
meci verso i problemi delle imprese locali e fa appello perché, anche nella sua prossima
veste di commissario straordinario per alcune opere come la Ragusa-Catania, intervenga
con la sua consueta determinazione sul governo nazionale, sul gruppo Rfi-Anas (titolare
della quasi totalità delle opere strategiche da realizzare nell’Isola) e sui commissari
straordinari, affinché si rinunci al fallimentare modello dei mega-appalti, si mantenga in
capo alle efficienti strutture tecniche e amministrative di Rfi e Anas la regia, la gestione e
il controllo diretto sui cantieri e si ricorra alla suddivisione degli appalti in più lotti di mi-
nor importo, facilitando così la partecipazione da parte di aggregazioni di aziende
del comparto Pmi.
Solo la scelta, sottolinea l’Ance Sicilia, di ridurre l’importo dei singoli lotti aprirebbe la
partecipazione delle gare alle imprese locali qualificate e garantirebbe trasparenza, cor-
retta gestione dei cantieri e dei pagamenti e, soprattutto, certezza di completamento dei
lavori: in caso di intoppi in un cantiere si eviterebbero ritardi in tutti gli altri.
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Secondo l’Ance Sicilia, opere fondamentali per il futuro dell’Isola e attese da più di ven-
t’anni, come la Ragusa-Catania, la Ss 640, il riassetto della viabilità provinciale, la ferro-
via Palermo-Trapani via Milo, la velocizzazione della ferrovia Palermo-Catania-Messina,
ma anche gli altri interventi che sono o che saranno inseriti nel “Recovery Plan”, non
possono rischiare di restare impantanati nella nebulosità di una tendenza al “grande e
pubblico è bello” che, oltre a rendere possibile il rischio di una gestione dei finanziamenti
monopolistica e poco trasparente, è figlia per lo più di un crescente sentimento anti-im-
prese che non può più essere tollerabile, soprattutto in piena emergenza pandemica.
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La legge di semplificazione del 2020 che integra la legge “Sblocca cantieri” del 2019, nelle intenzioni del legislatore mira a rimettere velocemente in moto il settore delle opere pubbliche come risposta immediata alla crisi pandemica, favorendo il rilancio delle imprese edili locali, delle attività tecniche, dell’industria dei materiali e della filiera delle forniture e facendo così sviluppare l’occupazione e l’economia dei territori interessati. Nella sua applicazione pratica, invece, il precedente governo nazionale, riguardo alla realizzazione delle principali opere strategiche, ha fatto il contrario, orientando – anche nei primi recenti casi in Sicilia – l’assegnazione dei lavori secondo il vecchio e fallimentare modello dei mega-appalti (come nel caso dei recenti bandi Rfi Lotti 1 e 2 della Messina-Catania), ai quali possono partecipare solo colossi o raggruppamenti di imprese dotati di requisiti non presenti fra le imprese dell’isola.
Infatti, in queste due gare di Rfi si è avuta la partecipazione di un solo concorrente sul lotto 2 del valore di oltre 1,1 mld di euro e di soli due concorrenti sul lotto 1 di circa 700 milioni di euro, determinando, di fatto, un monopolio sui mega-appalti. Nell’ultimo decennio – anche in Sicilia – il ricorso ai mega-appalti, oltre ad escludere tutte le imprese locali dalle gare, è stato sinonimo di mancanza di concorrenza e di trasparenza, di totale inefficienza, di tempi biblici e opere incompiute o mal eseguite, di contenziosi infiniti con le stazioni appaltanti e, soprattutto, di mancati pagamenti alle ditte subappaltatrici, aggravando così la condizione occupazionale ed economica delle comunità coinvolte.
L’Ance Sicilia, di fronte a questa preoccupante tendenza – che penalizza i territori e rischia di condizionare negativamente anche la realizzazione delle prossime infrastrutture strategiche che saranno inserite nel “Recovery Plan” – , condivide e sostiene la richiesta della Conferenza delle Regioni dello scorso 4 febbraio al governo nazionale – in occasione dell’audizione nelle Commissioni competenti di Camera e Senato sul Dpcm per le 58 opere strategiche da realizzare tramite commissari straordinari – di una maggiore concertazione con le Regioni sugli strumenti, sui finanziamenti e sulle prerogative dei commissari riguardo agli interventi infrastrutturali di maggiore complessità e urgenza. E accoglie in tal senso con favore e speranza l’impegno assunto nelle stesse Commissioni dal nuovo ministro Enrico Giovannini di operare, per queste infrastrutture e per quelle del “Recovery Plan”, in pieno raccordo con le Regioni.
L’Ance Sicilia, conseguentemente, confida nella sensibilità del governatore Nello Musumeci verso i problemi delle imprese locali e fa appello perché, anche nella sua prossima veste di commissario straordinario per alcune opere come la Ragusa-Catania, intervenga con la sua consueta determinazione sul governo nazionale, sul gruppo Rfi-Anas (titolare della quasi totalità delle opere strategiche da realizzare nell’Isola) e sui commissari straordinari, affinché si rinunci al fallimentare modello dei mega-appalti, si mantenga in capo alle efficienti strutture tecniche ed amministrative di Rfi e Anas la regia, la gestione e il controllo diretto sui cantieri e si ricorra alla suddivisione degli appalti in più lotti di minor importo, facilitando così la partecipazione da parte di aggregazioni di aziende del comparto Pmi.
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Solo la scelta, sottolinea l’Ance Sicilia, di ridurre l’importo dei singoli lotti aprirebbe la partecipazione delle gare alle imprese locali qualificate e garantirebbe trasparenza, corretta gestione dei cantieri e dei pagamenti e, soprattutto, certezza di completamento dei lavori: in caso di intoppi in un cantiere si eviterebbero ritardi in tutti gli altri. Secondo l’Ance Sicilia, opere fondamentali per il futuro dell’Isola e attese da più di vent’anni, come la Ragusa-Catania, la Ss 640, il riassetto della viabilità provinciale, la ferrovia Palermo-Trapani via Milo, la velocizzazione della ferrovia Palermo-Catania-Messina, ma anche gli altri interventi che sono o che saranno inseriti nel “Recovery Plan”, non possono rischiare di restare impantanati nella nebulosità di una tendenza al “grande e pubblico è bello” che, oltre a rendere possibile il rischio di una gestione dei finanziamenti monopolistica e poco trasparente, è figlia per lo più di un crescente sentimento anti-imprese che non può più essere tollerabile, soprattutto in piena emergenza pandemica.
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ANCE SICILIA-No a megaappalti che escludono il territorio e le imprese-Regione intervenga su Stato-Rfi-Anas
La legge “Semplificazioni” del 2020, che integra la legge “Sblocca cantieri” del 2019, nelle intenzioni del legislatore mira a rimettere velocemente in moto il settore delle opere pubbliche come risposta immediata alla crisi pandemica, favorendo il rilancio delle imprese edili locali, delle attività tecniche, dell’industria dei materiali e della filiera delle forniture e facendo così sviluppare l’occupazione e l’economia dei territori interessati. Nella sua applicazione pratica, invece, il precedente governo nazionale, riguardo alla realizzazione delle principali opere strategiche, ha fatto il contrario, orientando – anche nei primi recenti casi in Sicilia - l’assegnazione dei lavori secondo il vecchio e fallimentare modello dei mega-appalti (come nel caso dei recenti bandi Rfi Lotti 1 e 2 della Messina-Catania), ai quali possono partecipare solo colossi o raggruppamenti di imprese dotati di requisiti non presenti fra le imprese dell’isola. Infatti, in queste due gare di Rfi si è avuta la partecipazione di un solo concorrente sul lotto 2 del valore di oltre 1,1 mld di euro e di soli due concorrenti sul lotto 1 di circa 700 milioni di euro, determinando, di fatto, un monopolio sui mega-appalti. Nell’ultimo decennio – anche in Sicilia – il ricorso ai mega-appalti, oltre ad escludere tutte le imprese locali dalle gare, è stato sinonimo di mancanza di concorrenza e di trasparenza, di totale inefficienza, di tempi biblici e opere incompiute o mal eseguite, di contenziosi infiniti con le stazioni appaltanti e, soprattutto, di mancati pagamenti alle ditte subappaltatrici, aggravando così la condizione occupazionale ed economica delle comunità coinvolte. L’Ance Sicilia, di fronte a questa preoccupante tendenza - che penalizza i territori e rischia di condizionare negativamente anche la realizzazione delle prossime infrastrutture strategiche che saranno inserite nel “Recovery Plan” - , condivide e sostiene la richiesta della Conferenza delle Regioni dello scorso 4 febbraio al governo nazionale - in occasione dell’audizione nelle Commissioni competenti di Camera e Senato sul Dpcm per le 58 opere strategiche da realizzare tramite commissari straordinari - di una maggiore concertazione con le Regioni sugli strumenti, sui finanziamenti e sulle prerogative dei commissari riguardo agli interventi infrastrutturali di maggiore complessità e urgenza. E accoglie in tal senso con favore e speranza l’impegno assunto nelle stesse Commissioni dal nuovo ministro Enrico Giovannini di operare, per queste infrastrutture e per quelle del “Recovery Plan”, in pieno raccordo con le Regioni. L’Ance Sicilia, conseguentemente, confida nella sensibilità del governatore Nello Musumeci verso i problemi delle imprese locali e fa appello perché, anche nella sua prossima veste di commissario straordinario per alcune opere come la Ragusa-Catania, intervenga con la sua consueta determinazione sul governo nazionale, sul gruppo Rfi-Anas (titolare della quasi totalità delle opere strategiche da realizzare nell’Isola) e sui commissari straordinari, affinché si rinunci al fallimentare modello dei mega-appalti, si mantenga in capo alle efficienti strutture tecniche e amministrative di Rfi e Anas la regia, la gestione e il controllo diretto sui cantieri e si ricorra alla suddivisione degli appalti in più lotti di minor importo, facilitando così la partecipazione da parte di aggregazioni di aziende del comparto Pmi. Solo la scelta, sottolinea l’Ance Sicilia, di ridurre l’importo dei singoli lotti aprirebbe la partecipazione delle gare alle
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imprese locali qualificate e garantirebbe trasparenza, corretta gestione dei cantieri e dei pagamenti e, soprattutto, certezza di completamento dei lavori: in caso di intoppi in un cantiere si eviterebbero ritardi in tutti gli altri. Secondo l’Ance Sicilia, opere fondamentali per il futuro dell’Isola e attese da più di vent’anni, come la Ragusa-Catania, la Ss 640, il riassetto della viabilità provinciale, la ferrovia Palermo-Trapani via Milo, la velocizzazione della ferrovia Palermo-Catania-Messina, ma anche gli altri interventi che sono o che saranno inseriti nel “Recovery Plan”, non possono rischiare di restare impantanati nella nebulosità di una tendenza al “grande e pubblico è bello” che, oltre a rendere possibile il rischio di una gestione dei finanziamenti monopolistica e poco trasparente, è figlia per lo più di un crescente sentimento anti-imprese che non può più essere tollerabile, soprattutto in piena emergenza pandemica.
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Nella sua applicazione pratica, invece, il precedente governo nazionale, riguardo alla realizzazione delle principali opere strategiche, ha fatto il contrario, orientando – anche nei primi recenti casi in Sicilia – l’assegnazione dei lavori secondo il vecchio e fallimentare modello dei mega-appalti (come nel caso dei recenti bandi Rfi Lotti 1 e 2 della Messina-Catania), ai quali possono partecipare solo colossi o raggruppamenti di imprese dotati di requisiti non presenti fra le imprese dell’isola. Infatti, in queste due gare di Rfi si è avuta la partecipazione di un solo concorrente sul lotto 2 del valore di oltre 1,1 mld di euro e di soli due concorrenti sul lotto 1 di circa 700 milioni di euro, determinando, di fatto, un monopolio sui mega-appalti.
Nell’ultimo decennio – anche in Sicilia – il ricorso ai mega-appalti, oltre ad escludere tutte le imprese locali dalle gare, è stato sinonimo di mancanza di concorrenza e di trasparenza, di totale inefficienza, di tempi biblici e opere incompiute o mal eseguite, di contenziosi infiniti con le stazioni appaltanti e, soprattutto, di mancati pagamenti alle ditte subappaltatrici, aggravando così la condizione occupazionale ed economica delle comunità coinvolte.
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L’Ance Sicilia, di fronte a questa preoccupante tendenza – che penalizza i territori e rischia di condizionare negativamente anche la realizzazione delle prossime infrastrutture strategiche che saranno inserite nel “Recovery Plan” – , condivide e sostiene la richiesta della Conferenza delle Regioni dello scorso 4 febbraio al governo nazionale – in occasione dell’audizione nelle Commissioni competenti di Camera e Senato sul Dpcm per le 58 opere strategiche da realizzare tramite commissari straordinari – di una maggiore concertazione con le Regioni sugli strumenti, sui finanziamenti e sulle prerogative dei commissari riguardo agli interventi infrastrutturali di maggiore complessità e urgenza. E accoglie in tal senso con favore e speranza l’impegno assunto nelle stesse Commissioni dal nuovo ministro Enrico Giovannini di operare, per queste infrastrutture e per quelle del “Recovery Plan”, in pieno raccordo con le Regioni.
L’Ance Sicilia, conseguentemente, confida nella sensibilità del governatore Nello Musumeci verso i problemi delle imprese locali e fa appello perché, anche nella sua prossima veste di commissario straordinario per alcune opere come la Ragusa-Catania, intervenga con la sua consueta determinazione sul governo nazionale, sul gruppo Rfi-Anas (titolare della quasi totalità delle opere strategiche da realizzare nell’Isola) e sui commissari straordinari, affinché si rinunci al fallimentare modello dei mega-appalti, si mantenga in capo alle efficienti strutture tecniche e amministrative di Rfi e Anas la regia, la gestione e il controllo diretto sui cantieri e si ricorra alla suddivisione degli appalti in più lotti di minor importo, facilitando così la partecipazione da parte di aggregazioni di aziende del comparto Pmi.
Solo la scelta, sottolinea l’Ance Sicilia, di ridurre l’importo dei singoli lotti aprirebbe la partecipazione delle gare alle imprese locali qualificate e garantirebbe trasparenza, corretta gestione dei cantieri e dei pagamenti e, soprattutto, certezza di completamento dei lavori: in caso di intoppi in un cantiere si eviterebbero ritardi in tutti gli altri.
Secondo l’Ance Sicilia, opere fondamentali per il futuro dell’Isola e attese da più di vent’anni, come la Ragusa-Catania, la Ss 640, il riassetto della viabilità provinciale, la ferrovia Palermo-Trapani via Milo, la velocizzazione della ferrovia Palermo-Catania-Messina, ma anche gli altri interventi che sono o che saranno inseriti nel “Recovery Plan”, non possono rischiare di restare impantanati nella nebulosità di una tendenza al “grande e pubblico è bello” che, oltre a rendere possibile il rischio di una gestione dei finanziamenti monopolistica e poco trasparente, è figlia per lo più di un crescente sentimento anti-imprese che non può più essere tollerabile, soprattutto in piena emergenza pandemica.
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"Sono sinonimo di mancanza di concorrenza e di trasparenza" (ANSA) - PALERMO, 05 MAR - «Nell’ultimo decennio - anche in Sicilia - il ricorso ai mega-appalti, oltre ad escludere tutte le imprese locali dalle gare, è stato sinonimo di mancanza di concorrenza e di trasparenza, di totale inefficienza, di tempi biblici e opere incompiute o mal eseguite, di contenziosi infiniti con le stazioni appaltanti e, soprattutto, di mancati pagamenti alle ditte subappaltatrici, aggravando così la condizione occupazionale ed economica delle comunità coinvolte». Lo afferma una nota di Ance Sicilia che chiede al governatore Nello Musumeci, anche nella sua prossima veste di commissario straordinario per alcune opere come la Ragusa-Catania, di intervenire «con la sua consueta determinazione sul governo nazionale, sul gruppo Rfi-Anas (titolare della quasi totalità delle opere strategiche da realizzare nell’Isola) e sui commissari straordinari, affinché si rinunci al fallimentare modello dei mega-appalti, si mantenga in capo alle efficienti strutture tecniche e amministrative di Rfi e Anas la regia, la gestione e il controllo diretto sui cantieri e si ricorra alla suddivisione degli appalti in più lotti di minor importo, facilitando così la partecipazione da parte di aggregazioni di aziende del comparto Pmi». (ANSA).
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Pagina 1 di 1 https://sicilia.opinione.it/
“No a mega-appalti che escludono il territorio e le imprese locali”. É la posizione di Ance Sicilia,
l’associazione dei Costruttori Edili, chiede maggiore concertazione tra governo e regioni nella
definizione degli appalti, maggiore presenza (nello specifico) della Sicilia e avanza alcune proposte
sui lotti e i progetti da assegnare.
L’associazione sottolinea: “La legge “Semplificazioni” del 2020, che integra la legge “Sblocca cantieri”
del 2019, nelle intenzioni del legislatore mira a rimettere velocemente in moto il settore delle opere
pubbliche come risposta immediata alla crisi pandemica. Nella sua applicazione pratica, invece, il
precedente governo nazionale, riguardo alla realizzazione delle principali opere strategiche, ha fatto
il contrario, orientando – anche nei primi recenti casi in Sicilia – l’assegnazione dei lavori secondo
il vecchio e fallimentare modello dei mega-appalti (come nel caso dei recenti bandi Rfi Lotti 1 e 2
della Messina-Catania), ai quali possono partecipare solo colossi o raggruppamenti di imprese dotati
di requisiti non presenti fra le imprese dell’isola”.
“Nell’ultimo decennio – anche in Sicilia – il ricorso ai mega-appalti, oltre ad escludere tutte le
imprese locali dalle gare, è stato sinonimo di mancanza di concorrenza e di trasparenza, di totale
inefficienza, di tempi biblici e opere incompiute o mal eseguite, di contenziosi infiniti con le stazioni
appaltanti e, soprattutto, di mancati pagamenti alle ditte subappaltatrici, aggravando così la
condizione occupazionale ed economica delle comunità coinvolte”.
“L’Ance Sicilia, di fronte a questa preoccupante tendenza – che penalizza i territori e rischia di
condizionare negativamente anche la realizzazione delle prossime infrastrutture strategiche che
saranno inserite nel “Recovery Plan” – , condivide e sostiene la richiesta della Conferenza delle
Regioni dello scorso 4 febbraio al governo nazionale – in occasione dell’audizione nelle
Commissioni competenti di Camera e Senato sul Dpcm per le 58 opere strategiche da realizzare
tramite commissari straordinari – di una maggiore concertazione con le Regioni sugli strumenti, sui
finanziamenti e sulle prerogative dei commissari riguardo agli interventi infrastrutturali di maggiore
complessità e urgenza. E accoglie in tal senso con favore e speranza l’impegno assunto nelle stesse
Commissioni dal nuovo ministro Enrico Giovannini di operare, per queste infrastrutture e per quelle
del “Recovery Plan”, in pieno raccordo con le Regioni”.
“L’Ance Sicilia, conseguentemente, confida nella sensibilità del governatore Nello
Musumeci verso i problemi delle imprese locali e fa appello perché, anche nella sua prossima veste
di commissario straordinario per alcune opere come la Ragusa-Catania, intervenga con la sua
consueta determinazione sul governo nazionale, sul gruppo Rfi-Anas (titolare della quasi totalità
delle opere strategiche da realizzare nell’Isola) e sui commissari straordinari, affinché si rinunci al
fallimentare modello dei mega-appalti, si mantenga in capo alle efficienti strutture tecniche e
amministrative di Rfi e Anas la regia, la gestione e il controllo diretto sui cantieri e si ricorra alla
suddivisione degli appalti in più lotti di minor importo, facilitando così la partecipazione da parte di
aggregazioni di aziende del comparto Pmi. Solo la scelta, sottolinea l’Ance Sicilia, di ridurre
l’importo dei singoli lotti aprirebbe la partecipazione delle gare alle imprese locali qualificate e
garantirebbe trasparenza, corretta gestione dei cantieri e dei pagamenti e, soprattutto, certezza di
completamento dei lavori: in caso di intoppi in un cantiere si eviterebbero ritardi in tutti gli altri”.
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La legge “Semplificazioni” del 2020, che integra la legge “Sblocca cantieri” del 2019, nelle intenzioni del legislatore mira a rimettere velocemente in moto il settore delle opere pubbliche come risposta immediata alla crisi pandemica, favorendo il rilancio delle imprese edili locali, delle attività tecniche, dell’industria dei materiali e della filiera delle forniture e facendo così sviluppare l’occupazione e l’economia dei territori interessati. Nella sua applicazione pratica, invece, il precedente governo nazionale, riguardo alla realizzazione delle principali opere strategiche, ha fatto il contrario, orientando – anche nei primi recenti casi in Sicilia – l’assegnazione dei lavori secondo il vecchio e fallimentare modello dei mega-appalti (come nel caso dei recenti bandi Rfi Lotti 1 e 2 della Messina-Catania), ai quali possono partecipare solo colossi o raggruppamenti di imprese dotati di requisiti non presenti fra le imprese dell’isola. Infatti, in queste due gare di Rfi si è avuta la partecipazione di un solo concorrente sul lotto 2 del valore di oltre 1,1 mld di euro e di soli due concorrenti sul lotto 1 di circa 700 milioni di euro, determinando, di fatto, un monopolio sui mega-appalti. Nell’ultimo decennio – anche in Sicilia – il ricorso ai mega-appalti, oltre ad escludere tutte le imprese locali dalle gare, è stato sinonimo di mancanza di concorrenza e di trasparenza, di totale inefficienza, di tempi biblici e opere incompiute o mal eseguite, di contenziosi infiniti con le stazioni appaltanti e, soprattutto, di mancati pagamenti alle ditte subappaltatrici, aggravando così la condizione occupazionale ed economica delle comunità coinvolte. L’Ance Sicilia, di fronte a questa preoccupante tendenza – che penalizza i territori e rischia di condizionare negativamente anche la realizzazione delle prossime infrastrutture strategiche che saranno inserite nel “Recovery Plan” – , condivide e sostiene la richiesta
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della Conferenza delle Regioni dello scorso 4 febbraio al governo nazionale – in occasione dell’audizione nelle Commissioni competenti di Camera e Senato sul Dpcm per le 58 opere strategiche da realizzare tramite commissari straordinari – di una maggiore concertazione con le Regioni sugli strumenti, sui finanziamenti e sulle prerogative dei commissari riguardo agli interventi infrastrutturali di maggiore complessità e urgenza. E accoglie in tal senso con favore e speranza l’impegno assunto nelle stesse Commissioni dal nuovo ministro Enrico Giovannini di operare, per queste infrastrutture e per quelle del “Recovery Plan”, in pieno raccordo con le Regioni. L’Ance Sicilia, conseguentemente, confida nella sensibilità del governatore Nello Musumeci verso i problemi delle imprese locali e fa appello perché, anche nella sua prossima veste di commissario straordinario per alcune opere come la Ragusa-Catania, intervenga con la sua consueta determinazione sul governo nazionale, sul gruppo Rfi-Anas (titolare della quasi totalità delle opere strategiche da realizzare nell’Isola) e sui commissari straordinari, affinché si rinunci al fallimentare modello dei mega-appalti, si mantenga in capo alle efficienti strutture tecniche e amministrative di Rfi e Anas la regia, la gestione e il controllo diretto sui cantieri e si ricorra alla suddivisione degli appalti in più lotti di minor importo, facilitando così la partecipazione da parte di aggregazioni di aziende del comparto Pmi.
Solo la scelta, sottolinea l’Ance Sicilia, di ridurre l’importo dei singoli lotti aprirebbe la partecipazione delle gare alle imprese locali qualificate e garantirebbe trasparenza, corretta gestione dei cantieri e dei pagamenti e, soprattutto, certezza di completamento dei lavori: in caso di intoppi in un cantiere si eviterebbero ritardi in tutti gli altri. Secondo l’Ance Sicilia, opere fondamentali per il futuro dell’Isola e attese da più di vent’anni, come la Ragusa-Catania, la Ss 640, il riassetto della viabilità provinciale, la ferrovia Palermo-Trapani via Milo, la velocizzazione della ferrovia Palermo-Catania-Messina, ma anche gli altri interventi che sono o che saranno inseriti nel “Recovery Plan”, non possono rischiare di restare impantanati nella nebulosità di una tendenza al “grande e pubblico è bello” che, oltre a rendere possibile il rischio di una gestione dei finanziamenti monopolistica e poco trasparente, è figlia per lo più di un crescente sentimento anti-imprese che non può più essere tollerabile, soprattutto in piena emergenza pandemica.
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Appalti, Ance: "No a mega gare che escludono le imprese locali" "La legge 'Semplificazioni' del 2020, che integra la legge 'Sblocca cantieri' del 2019, nelle intenzioni del legislatore mira a rimettere velocemente in moto il settore delle opere pubbliche come risposta immediata alla crisi pandemica, favorendo il rilancio delle imprese edili locali, delle attività tecniche, dell’industria dei materiali e della filiera delle forniture e facendo così sviluppare l’occupazione e l’economia dei territori interessati. Nella sua applicazione pratica, invece, il precedente governo nazionale, riguardo alla realizzazione delle principali opere strategiche, ha fatto il contrario, orientando – anche nei primi recenti casi in Sicilia - l’assegnazione dei lavori secondo il vecchio e fallimentare modello dei mega-appalti (come nel caso dei recenti bandi Rfi Lotti 1 e 2 della Messina-Catania), ai quali requisiti non presenti fra le imprese dell’isola". La denuncia arriva da Ance Sicilia.
I costruttori spiegano che "in queste due gare di Rfi si è avuta la partecipazione di un solo concorrente sul lotto 2 del valore di oltre 1,1 mld di euro e di soli due concorrenti sul lotto 1 di circa 700 milioni di euro, determinando, di fatto, un monopolio sui mega-appalti. Nell’ultimo decennio – anche in Sicilia – il ricorso ai mega-appalti, oltre ad escludere tutte le imprese locali dalle gare, è stato sinonimo di mancanza di concorrenza e di trasparenza, di totale inefficienza, di tempi biblici e opere incompiute o mal eseguite, di contenziosi infiniti con le stazioni appaltanti e, soprattutto, di mancati pagamenti alle ditte subappaltatrici, aggravando così la condizione occupazionale ed economica delle comunità coinvolte". L’Ance Sicilia, "di fronte a questa preoccupante tendenza - che penalizza i territori e rischia di condizionare negativamente anche la realizzazione delle prossime infrastrutture strategiche che saranno inserite nel Recovery Plan - , condivide e sostiene la richiesta della Conferenza delle Regioni dello scorso 4 febbraio al governo nazionale - in occasione dell’audizione nelle Commissioni competenti di Camera e Senato sul Dpcm per le 58 opere strategiche da realizzare tramite commissari straordinari - di una maggiore concertazione con le Regioni sugli strumenti, sui finanziamenti e sulle prerogative dei commissari riguardo agli interventi infrastrutturali di maggiore complessità e urgenza".
Ance "accoglie in tal senso con favore e speranza l’impegno assunto nelle stesse Commissioni dal nuovo ministro Enrico Giovannini di operare, per queste infrastrutture e per quelle del Recovery Plan, in pieno raccordo con le Regioni". L’Associazione "conseguentemente, confida nella sensibilità del governatoreNello Musumeci verso i problemi delle imprese locali e fa appello perché, anche nella sua prossima veste di commissario straordinario per alcune opere come la Ragusa-Catania, intervenga con la sua consueta determinazione sul governo nazionale, sul gruppo Rfi-Anas (titolare della quasi totalità delle opere strategiche da realizzare nell’Isola) e sui commissari straordinari, affinché si rinunci al fallimentare modello dei mega-appalti, si mantenga in capo alle efficienti strutture tecniche e amministrative di Rfi e Anas la regia, la gestione e il controllo diretto sui cantieri e si ricorra alla suddivisione degli appalti in più lotti di minor importo, facilitando così la partecipazione da parte di aggregazioni di aziende del comparto Pmi". Solo la scelta, sottolinea l’Ance Sicilia, di ridurre l’importo dei singoli lotti aprirebbe la partecipazione delle gare alle imprese locali qualificate e garantirebbe trasparenza, corretta gestione dei cantieri e dei pagamenti e, soprattutto, certezza di completamento dei lavori: in caso di intoppi in un cantiere si eviterebbero ritardi in tutti gli altri. Secondo l’Ance Sicilia, opere fondamentali per il futuro dell’Isola e attese da più di vent’anni, come la Ragusa-Catania, la Ss 640, il riassetto della viabilità provinciale, la ferrovia Palermo-Trapani via Milo, la velocizzazione della ferrovia Palermo-Catania-Messina, ma anche gli altri interventi che sono o che saranno inseriti nel “Recovery Plan”, non possono rischiare di restare impantanati nella nebulosità di una tendenza al “grande e pubblico è bello” che, oltre a rendere possibile il rischio di una gestione dei finanziamenti monopolistica e poco trasparente, è figlia per lo più di un crescente sentimento anti-imprese che non può più essere tollerabile, soprattutto in piena emergenza pandemica.
05 marzo 2021
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La legge “Semplificazioni” del 2020, che integra la
legge “Sblocca cantieri” del 2019, mira a rimettere velocemente in moto il settore delle opere pubbliche come risposta immediata alla crisi pandemica, favorendo
il rilancio delle imprese edili locali, delle attività tecniche, dell’industria dei materiali e della filiera delle forniture e facendo così sviluppare l’occupazione e l’economia dei
territori interessati.
Il precedente governo nazionale, riguardo alla realizzazione delle principali opere strategiche, ha fatto il
contrario, orientando – anche nei primi recenti casi in Sicilia – l’assegnazione dei lavori secondo il vecchio e fallimentare modello dei mega-appalti ai quali
possono partecipare solo colossi o raggruppamenti di imprese dotati di requisiti non presenti fra le imprese dell’isola siciliana. Nell’ultimo decennio – anche in
Sicilia – il ricorso ai mega-appalti, oltre ad escludere tutte le imprese locali dalle gare, è stato sinonimo di mancanza di concorrenza e di trasparenza, di totale inefficienza, di tempi biblici e opere incompiute o mal eseguite, di contenziosi infiniti con le stazioni
appaltanti e, soprattutto, di mancati pagamenti alle ditte subappaltatrici, aggravando così la condizione occupazionale ed economica delle comunità coinvolte.
L’Ance Sicilia, di fronte a questa preoccupante tendenza – che penalizza i territori e
rischia di condizionare negativamente anche la realizzazione delle prossime infrastrutture strategiche che saranno inserite nel “Recovery Plan” – , condivide e
sostiene la richiesta della Conferenza delle Regioni dello scorso 4 febbraio al governo nazionale. Solo la scelta, sottolinea l’Ance Sicilia, di ridurre l’importo dei singoli lotti
aprirebbe la partecipazione delle gare alle imprese locali qualificate e garantirebbe trasparenza, corretta gestione dei cantieri e dei pagamenti e, soprattutto,
certezza di completamento dei lavori: in caso di intoppi in un cantiere si eviterebbero ritardi in tutti gli altri. Secondo l’Ance Sicilia, opere fondamentali per il futuro dell’Isola
e attese da più di vent’anni, come la ferrovia Palermo-Trapani via Milo.