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Infine: - se P, > O,9 si classifica come « sottoesposizione n ; - se P, < 0,l si classifica come «sovraesposizione»; - se 0,l < P, < 0,9 si classifica come possibile

sovraesposizione D.

Un metodo di calcolo analogo si può applicare per la previsione della probabilità di sovraesposizione a lungo termine quando si disponga di un numero limi- tato di misure di esposizione media giornaliera. Un criterio adottabile C che la probabilità di soaraesposi- zione a lungo termine non dovrà superare il 5 :;

Nell'ipotesi della distribuzione logaritmico-normale delle esposizioni medie giornaliere, si calcola:

CM, y, = log -

STD dove: ChI, = ~ : concentraiione media giornaliera nclla

i-esima giornata S T D = TLV, TWA

n - l

Si ottiene quindi la probabilità di sovraesposizione - .. Y

P, mediante il calcolo di z = -, come già riportato.

Se 1'. supera 0,05 (5 76) si ritiene opportuno pren- dere provvedimenti al fine di ridurrc il rischio di sovra- esposizione.

I risultati riportati nelle Tabelle l e 2 sono stati otte- nuti con i metodi di prelievo e di analisi già descritti nella nota precedente.

Si osserva che le concentrazioni sono risultate piu elerate, durante i controlli consecutivi, nelle prime ore del pomeriggio (ore 14-16). Pertanto si suppone che gli intervalli ad alta esposizione prevista siano gli 8 intervalli di 15 minuti dalle 14 alle 16; in trc di essi si sono eseguiti rilievi per la concentrazione di punta.

Si riportano nella tavola 1 i risultati relativi al pro- cedimento « a )): probabilità di superamento del « ceil- i n g » durante la giornata lavorativa; nella tavola 2 i risultati relativi al procedimento « b »: probabilità di sovraesposizione a lungo termine.

a) Per la valutazione riferita al N ceiling n, la proba- bilità di sottoesposizione calcolata è (1 - P) = 0,42 (42 5") se riferita ad uno solo degli 8 intervalli a maggior rischio previsto (caso quindi di possibile sovraesposi- zione) e 0,013 (1,3 0:,) se riferita a tutti gli 8 intervalli a maggior rischio previsto (caso quindi di probabile sovraesposizione). Tali risultati concordano sostanzial- mente con quelli già da noi esposti [l], ed ottenuti con diverso metodo di calcolo, con il quale pure si arriva al giudizio di « possibile sowaesposizione n.

Tabella 1. - Probobilihì di superamcnto del « Ceilinga durante la @ornata lauoratii,~.

.--p- ~ ~ --- -~~.. ~-~..- - . --.*

NUME,I0 Ourr'" Ginicnir.. ~ " I ~ F V " .;un< Ji CP. ", - i.. ("1 ) (ore, puntz CI,, Diiinq Crilinp -.

1 . . . . . . . 14,15-14,30 3 . 5 2 1,17 0,0682 2 . . . . 15,OO-15,15 2.61 0,87 - 0,0605

. . . . . . . 3 l5,3C-15,45 3,25 1,08 0,0334

y = 0,0137 v ' > 0 s = 0,0666 r, , _. - 0,5832 puriibilr. rovrnerporizioiie r - 0,2057 P. = (1 - 8)' 5 = numero degli inter-

valli non csrnpio- noti ad alta esposi. iione prcvistn

P, - 0,011 .*.0,1 roi~raerporizioiie pro. bnbile

-- ~. - ~~~ --- -- ..p- -~~p. .--p ----- ~~A

7 == -0,179f P. = 1 - 0,9633 = 0,0367 ( < 5 $0) s = 0,1001 sottoesposirione probabile 1 = 1,79 -- -- ~ . ~ W ~ ~

b) Per la probabiliti di soaracsposizionc a lungo tcr- mine si ottiene = 0,5 71 corrispondente al caso di probabile sottoesposizione.

I metodi di valutazione applicati nella presente inda- gine permettono la previsione della probabilità di ri- schio per periodi di tempo per cui i dati disponibili sono relativamente pochi. Tuttavia, in merito ai procedi- menti « a » e « b » si osserva che per le probabilità I', e I'. non si considera la questione dei limiti di affi- dabilità e pertanto essi non possono essere applicati per g id i r i di sovraesposizione o di sottoesposizione, ma solo come guide indicative nella valutazione del rischio ambientale e nella decisione su eventuali provvedimeni migliorativi 141.

Il sienificato della metodoloeia statistica consiste -~ 0

nel permettere la standardizzazione non solo delle tec- niche di prelievo e di analisi, ma anche delle previsioni sulla probabilità di rischio, pur senza alcuna contrap- posizione con l'esperienza professionale, che spesso permette di giungere a previsioni analoghe a quelle ottenute con elaborazione statistica.

Rirwulo il 27 fcbraio 1981. Are f fa /o il 17 aprile 1981.

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Utilizzando il test di Ames abbiamo saggiato I'atti- v i t i mutagena di quindici composti che entrano nel ciclo di lavorazione di una fabbrica che produce appa- rati per telefonia (la Telettra S.p.A. di Trieste) e tre composti chimici usati nella Cartiera del Timabo di Duino-Aurisina (Triestc).

Cicli di produzione.

l'rima di riportare i risultati è opportuno descrivere brevemente i cicli lavorativi in cui sono impiegate le sostanze da noi saggiate [7, 81.

La prima fabbrica (la Telettra S.p.A.) produce appa- rati per telefonia: nel suo schema produttivo vi sono essenzialmente operazioni di assemblagpio e collaudo, ed un'attivita produttiva a rischio chimico, cioè la costruzione delle piastre a circuito stampato.

Nelle varie fasi di lavorazione vengono usati diversi prodotti chimici alcuni dei quali a composizione ignpta. Quelli che sono stati saggiati col test di Ames sono riportati in Tab. 1.

La seconda fabbrica è la Cartiera del Timavo di Duino- Aurisina (Trieste); in sintesi il ciclo di lavorazione prevede la preparazione dell'impasto, cioe della so- spensione acquosa che poi in macchina continua si trasformeri in carta, una volta drenata su rete ed essiccata.

Per quanto riguarda i prodotti usati nella cartiera il test di mutagenesi 6 stato eseguito soltanto su due ad- ditivi, il Blancofor PSG (sbiancante ottico) e il Busan 52 (antibatterico) ed inoltre su un lubrificante per tela di bronzo, il Butrol 26, di recente produzione, e le cui modalità di applicazione (il prodotto viene nebu- lizzatn) portavano ad una rilevante esposizione; inoltre gli operai, durante l'applicazione, denunciavano fre- quenti disturbi di natura diversa.

Tabella 1. - Elenco dellr sostan?e utilixr(ate nel Rrparto piastre e nel Repartu P2 della Telettra di Trieste sotfoportr a/ test di Ames alle concentrqioni di 5, 0,5 e 0,05 mg/piastra.

.. .p- -. --~-. --~-- ---- -.p- --p---

NOME COMMERCIALE Uso

Mwex 90176 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Metex 90170 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . Metex PTH 90172

. . . . . . . . . . . . . . Metex PTH 90173

Elga Copper Clenn . . . . . . . . . . . . .

Plating Resist 29-709 N F Blsck

Solvente per plating . . . . . . . . . . .

Screen Filler 6 . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Fiesatore a Z » . . . . . . . . . . . . . . . . . .

LG706 Dolph's . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . Colofonia Resiflex T-

Gtalii iatore per vernice rossa . .

Epoxal 679/A . . . . . . . . . . . . . . . . .

Colla Elme con resina HI-TC 633..

Vernice siliconica . . . . . . . . . . . . . .

Colofonia Kesrer 932-G . . . . . . . .

Sgrassaggio piastre

Attivazione piastre

Ramatura chimica

Fa parte della ramatura chimica

Brillsntantc del bagno di ramatura elettrolitico

Inchiostro serigrafico

Inchiostro per iinpcrmeahiliriare i telai

Incollapgio spire di bobine per altis. sime frequenze

Attivatore di saldature

Agente inducente per la vernice

Miscelato con materiale di carica e inducente, serve per i'incollaggio di ferriti

Protegge dal calore le piastre du. tante le saldatura

Protezione contro l'umidità ed il ca. lore dei circuiti stampati ed altri equi, paggiamenti elettronici

Attivatore di saldature

Carbonato e idrorsido di sodio con un tensio- attivo incognito (acidi grassi superiori)

Pallsdio colloidsle, acido cloridrico, cloniro stannoro e stannico

Solfato di rame, sldeide formica. sodio idrato. complesaante organico (sodio etilendiaminote- tracetato)

Idrossido di sodio, ditiobiureto

Butindiolo, sodio birolhtu

Solvente a base di idrocarburi aromatici, vei- colo a base cloroparafinica e cellulosics. pig. mento organico (nero ai grassi Ceren Schwarti - C.1. 22440)

Miscela tipo Solvesso 200

Soluzione acquosa non meglio identificata

Olio di ricino, etil cellulosa, alcool lisobu. tilico

Il veicolo è una resina del tipo butadiene- stirenc

Resina naturale + d v e n t e

Solvente non identificato; veicolo: prohabil. mente resina fenolica

Diluente: soluiioiie di ammoniaca al l2 veicolo: caucciù sintetico (l-4-cispoliisopropene)

Il solvente è una miscela di toluolo, ctilbenrolo - xilolo; veicolo: resina siliconica

I n questa indagine sono stati usati i ceppi di Sai- mondlo ?yphinmriurn, Th100 e Th98, che hanno una mutazione nello operone dell'istidina e vengono retro- mutati da sostanze che provocano rispettiramcnte so- stituzione di coppie di basi e slittamento del modulo di lettura (Eramcshift). Tutte le sostanze sono state sag- +te anche in presenza di « S9-mix D, costituito da un omogenato di fegato di ratto indotto con Aroclor 1254 con l'aggiunta di opportuni cofattori [9, 101.

Come controlli positivi sono stati usati metjlniet:in- sulfonato (AIMS) per il ceppo TA100, Icaiitone per il

ccppo TA98, ed il 2-aminofluorene come inutageno che richiede attivazione metabolica.

Per il sa%gio di niutagcoesi la colla Elme, con re- sina III-TC 633 è stata sciolta in acqua, la vernice siliconica in acetone ed il LC 706 Dolph's in diossano; tutte le altre sostanze sono state sciolte in dimetilsul- fossido. Opportuni controlli sono stati allestiti con i vari solventi usati.

Le concentrazioni usate nel test di Ames erano pcr t lastra e le sostanze della Tclettra 5, 0,s c 0,05 mg,p'

per i prodotti della Cartininvo, 1 e 0.1 iq/piastra; al11 concentrazione di 10 m,</piastr.i si osservavano prcci- pitati, coi1 questi ultimi prodotti.

Tabella 2. - A/ti~,itd tn,r/q,ena in Salmonella typhimurium o'i Efbosd 679/.4 e Uiitrol 26

0 14. 3 0 24. 8 21. 11 31, i 8 1 3 , 28 25, 25

Epoxal 679:A: 0 , 0 5 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 0 , 15 27. 16 24, 21 27, 2 3 30, 24 21, 35

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 0 , 5 13, 31 20. 28 16 , ?f 21, 33 32, 31 25, 14 5 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15, 20 16, 18 23, 15 22, 31 28. 2 3 27, 25

Butrol 26: 0.1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22, 12 27, I l 18, 19 23. i4 IH. i 2 2 6 . 21 1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24, 17 13, l 9 17, I5 101, n7 89. 79 92 , 94

Metilmetansulfonato: 0 ,002 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . i l . 28 15, 11 q, 17 n. s

Icantone: 0.01 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 5 4 , 207 115, 261 2 1 7 . 252 n. s

2-aminofluorcne: 0.002 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . i l , 9 7 , 15 17. 24 312, 253 501. 256 239, 270

0.5 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 439, 370 5 4 5 , 415 440, 415 305, 272 248 . 227 261, 243 5 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 476, 545 521. 562 b i l , 586 1 .041 , 051 1 .191 , I N 9 1 .095 , 1.IC3

Icantone: 0.01 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 239, 284 271, 302 327, 291 (1. S .

1 nunieri rnppresentmu i retromutsnci per piastra ot tcnuti i n rrc csperimenti indiprnilciiii. Il rrartarncnto con su!,> solvente (c!iitisti!sulfussi2i1) d w n un numero di rctroniutanti par i a dci rctroiiiutnnt~

sponrmei . Sono r m i u n t i coine coiitrulli p>r i t i c i due iiiut;i~eni diret t i : inrtilmernnsuifunato e icsnrone, e 2-;,iiiiii<itluorene che

richiede nttir:iiinne imetnholica. n. S . - non saggiati.

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Recenti acquisizioni sul Campylobactm fetw jejuni

G . SCUDERI, T. CARASSITI, G. D E FELIP

Laboratorio degli Alimenti, Istitritq Superiore di Sanità, Roma.

Riassunto. - Nel presente articolo sono il/ustrati gli arpctti pid sign@catiui del Campylobacter fetus jejuni, ger- rnc che, negli ultimi anni, ha interessato molti ricercatori. In pur~icolare, souo descritti gli aspetti microbiologici, epidemia- logici, patogcnctici, rlinico-diagnostici e terupeutici.

Summary (New Acquisition about Campylobucter fctur jejuni). - In tbe prercnt reuicw arc explained the most signifi- cunt usptctr of tbc Campylobacter fetus jejuni, gcrm rvirb, in t6c iastyears. gaue rised to fhe intcrestr of many rechercherr. In purticu/ur ara described tbc microbiological, epidemiologirnl, puthogenetic, clinical-diagnostic and thernpeutic arpectr.

Il problema delle gastroenteriti, sia della prima in- fanzia che degli adulti, continua a suscitare vivo inte- resse non solo per le note implicazioni pratiche ma anche per i'incessante sviluppo delle nostre conoscerne sulla loro etiologia.

Ricorderemo, a tale proposito, le recenti acquisizioni su taluni vibrioni alofili, quali il Vibrio purahaemo~- ficur, e sulle tossine dell'Ercberichia coli enteropatogena che hanno aperto, tra l'altro, nuove prospettive nel campo dell'igiene e della microbiologia degli alimenti.

Sempre in tale settore l'attenzione di numerosi ricer- catori si è accentrata, recentemente, su un agente di gastroenteriti rimasto, per lunghi anni, misconosciuto ai più e insufficientemente studiato sia sotto il profilo microbiologico che patogeneticn: si tratta del Campy- lobacter fetnr jejuni.

Solo da pochi anni le nostre conoscenze su tale ger- me si sono sviluppate in maniera soddisfacente permet- tendo di meglio inquadrarne il ruolo, non certo mar- ginale, in gastroenteriti prima ritenute di oscura origi- ne; molti aspetti, tuttavia, rimangono ancora da chia- rire, specialmente per quanto concerne il ruolo svolto da taluni alimenti nella diffusione di questo microrganismo.

Con la presente monografia ci siamo proposti di fornire un quadro sufficientemente aggiornato e com- pleto, anche se non troppo esteso, dell'argomento.

Campylobacterfetur fu identificato per la prima volta nel 1913 [l] ed allora designato Vibrio fetur (Smith e Taylor [21) a causa della sua morfologia - bastoncello

Gram negativo, incurvato - e della sua rapida mobi- liti nonché in quanto riconosciuto agente etiologico di infertiliti ed aborto in bovini ed ovini.

L'infezione umana fu acccrtata solamente nel 1974 131 ed i primi casi riportati erano costituiti prevalente- mente da setticemia [4-81, aborto [3, 91, meningite [IO- 121, endncardite [13], artrite [6, 141.

Nel 1957 Elizabeth King [15], studiando le caratte- ristiche di Vibrio fetus di origine umana, noti3 che al- cuni ceppi isolati da pazienti affetti da diarrea, pur essendo dagli altri indinstinguibili morfologicamente e biochimicamente, costituivano un gruppo separato essendo caratterizzati da una temperatura ottimale di crescita insolitamente alta (42 "C).

L'Autrice chiamò provvisoriamente questi ceppi « related vibrios » in riferimento al loro legame con T/ibrio fetus, ma la loro posizione tassonomica rimase per lungo tempo oggetto di discussione.

Essi, riconosciuti da Veron e Chatelain [l61 nel 1973 come due specie distinte ( C . coli e C . jejuni), sono stati successivamente inclusi in un'unica sottospecie deno- minata Campylobacter fetus jejuni (Smibert [17]).

Campy/obucter fetus jejuni è ormai riconosciuto come agente etiologico di una sindrome gastroenterica clini- camente definita.

Sebbene esso sia stato ritenuto un germe enteropa- togeno per l'uomo fin dalla sua scoperta, soltanto nel 1973 è stato dimostrato essere causa relativamente fre- quente di diarrea [18).

Fino a tale data, infatti, l'incidenza di questa infe- zione è stata sottostimata giacché non erano state an- cora sviluppate specifiche tecniche di coprocoltura e la etiologia veniva determinita solamente nei casi in cui la diarrea era associata a batteriemia [8, 19-23], in base alla emocoltura, un esame certo di uso non fre- quente in casi di enterite.

Dal 1973 ad oggi è stato accertato che tale germe è responsabile di un elevato numero di casi di enterite in Inghilterra [2&31], Svezia [32, 331, Paesi Bassi [la, 341, Spagna 135, 361, Canada [37, 381, Stati Uniti 139, 401, Rwanda [41], Sud Africa [4245], Australia [46] ed Indonesia 1471, essendo stato isolato con una (re- querna variabile dal 4,2 al 13,9 ;$ (con una media del 7 % circa) dei pazienti affetti da diarrea nonché dallo 0-1,3 % di persone asintomatiche; tali frequenze di isolamento son talvolta pari o addirittura superiori a quelle delle salmonelle o degli altri germi enteropato- geni [24-26, 28, 29, 33, 39, 41, 42, 41, 471.

Recentemente è stato proposto un ulteriore test, I'idrolisi dell'ippurato [56] per differenziare C. jejuni (ippurato +) dal C. Mtestinalis (ippurato -).

Inoltre in base ai tests di crescita a 25 "C e a 42 OC, sensibilità ali'acido nalidixico, idrolisi dell'ippurato e produzione di H,S su TSI sono stati distinti 2 biotipi del C. jejrrni [53].

Per quanto concerne il complesso problema della ascrizione tassonomica dei microrganismi appartenenti al genere Campylobacter sono stati proposti metodi di classificazione anche su base sierologica.

La loro struttura antigenica è, tuttavia, molto com- plessa ed ancora non completamente chiarita cosicché non è ancora disponibile uno schema di tipizzazione .iiitigenica utile ai fini di una identificazione sierologica.

Osservazioni preliminari hanno suggerito, comunque, la presenza di antigeni termostabili e termolabili.

Berg ct al. [57] hanno suddiviso il genere in 3 siero- tipi principali, A, B, C; mediante tests di agglutina- zione, sia su vetrino che in tubo, usando come antigeni sospensioni batteriche in soluzione fisiologica trattate al calore. Gli antigeni responsabili di tali reazioni sono considerati gli antigeni O (somatici) poiché sono termo- stabili. È stata inoltre compiuta una sottoclassifica- lione di tali sierotipi, mediante reazione di agglutina- zione in tubo, usando come antigeni sospensioni forma- iinizzate del germe. Vengono evidenziati cosi antigeni termolabili i quali sono in numero di 7 ed indicati con i numeri romani.

Alcuni ceppi dello stesso sierotipo-O possono avere differenti antigeni di superficie termolabili, mentre ceppi con lo stesso antigene termolabile possono avere antigeni O ascrivibili a gruppi diversi. La situazione è dunque simile a quella della tipizzazione delle Sal- monelle: per una fine tipizzazione sierologica è neces- sario quindi identificare sia gli antigeni termostabili che termolabili [58].

Rimane ancora da determinare se tali antigeni termo- labili nei campilobatteri siano di natura flagellare (H) e capsulari o di superficie (K).

È stato dimostrato 1591 in C. fetm Nifestitioiir che 1'Ag O (somatico) è estraibile con TCA, procedimento usato per estrarre tale antigene nelle Enterobacteriaceae. L'analisi di tali estratti acidi mediante immunodiffu- sione ed immunoelettroforesi ha rilevato la presenza di 3 frazioni antigeniche chiamate a, b e C, nessuna delle quali corrisponde ali'antigene 0. L'Ag a appare al iiiicroscopio elettronico localizzato sulla superticie cel- Mare presentandosi come una struttura discontinua carica negativamente formante una microcapsula. l'ro- Ilabilmente esso comprende un componente della parete cellulare (forse la membrana proteica esterna), dal punto di vista chimico tale sostanza i: una glico- proteina 1601 e la composizione della frazione proteica i tipica delle proteine strutturali delle pareti batteriche. Sembra che nella cellula integra sia associata in com- plesso con un lipopolisaccaride mediante legami non covalenti.

Per quanto riguarda i caratteri antigenici della specie j jnni si hanno pochi dati poiché la maggior parte degli studi sulla struttura antigenica del genere Catnpyio- bqcter sono stati condotti sulla sottospecie/etur essendo stati effettuati prima della scoperta da parte di Butzler della patogenicità del C. jrjuni per l'uomo.

È stato dimostrato, tuttavia, mediante tests di agglu- tinazione [15, 571 che anche dal punto di vista anti-

genico i « related v i b r i o s ~ sono nettamente distinti dagli altri membri del genere: secondo la classificazione di Berg 1571 infatti essi appartengono al sierotipo C, inoltre hanno I'antigene termolabile 1.

Anche mediante la tecnica di Co-agglutinazione e di Immunoelettroforesi[61] è stato dimostrato che il C. jcjuni è antigenicamente distinto dalla sottospecie fetw e infestinalir.

Recentemente allo scopo di tipizzare i ceppi di C. btns jquni è stata anche sfruttata la tecnica della emoag- glutinazione passiva usando sospensioni del germe in soluzione fisiologica: tali estratti salini sono infatti capaci di adsorbirsi agli etitrociti e renderli agglutina- bili in presenza di anticorpi specifici 162, 631.

Si pensa che gli antigeni responsabili di tale reazione siano gli Antigeni 0; essi sono infatti termostabili ed è stato dimostrato che hanno la stessa specificità degli antigeni estratti trattando le sospensioni con EDTA, procedimento usato per produrre antigeni polisaccaridici ( 0 ) dalle specie Gram negative.

Sono stati compiuti numerosi studi per determinare la sensibilità in vitro del C. jduni a numerosi agenti antimicrobici utilizzando la tecnica della diluizione, sia in agar [42, 64, 651 che in terreno liquido [la, 661, i> della diffusione in agar [25, 42, 671.

Da tali studi è risultato che il germe è sensibile a eritromicina, streptomicina, tetraciclina, gentamicina, clindamicina, doxiuclina e furazolidone, mentre è resistente a penicillina, colistina, polimixina B, vanco- micina, rifampicina, trimethoprim e cefalosporine.

Attività intermedia hanno: ampicillina, sulfametho- xazolo, cotrimoxazolo, mentre Vattivita ce1 cloramfe- nicplo è controversa.

E stato accertato che la resistenza alla penicillina è associata con la produzione di beta-lattamasi ma non è stata ancora determinata la percentuale dei ceppi produttori di tali endmi 1681. Sembra inoltre che la produzione di betalattamasi sia di origine cromosomica; sono in corso indagini per accertare il ruolo sostenuto dai plasmidi su tale resistenza e sull'eventuale possi- bilità di trasferimento ad altri germi [69].

I'er quanto riguarda, in particolare, la resistenza alla tetraciclina questa si presenta nel 15 % circa dei ceppi; è di natura plasmidica e nel genere Campyiobacfer si verifica un trasferimento intra e interspecie [69].

Anche per I'eritromicina è stata riportata una per- centuale di ceppi resistenti: questa, in passato pari all'l-2 % circa 166, 691, recentemente salita a11'8,4 [64, 651.

La via di trasmissione dell'enterite da Cj. comporta la penetrazione. del germe per via orale.

L'epidemiologia di tale enterite è comunque ancora incerta per quanto concerne le sorgenti di infezione poiché i tentativi per identificarle esaminando in retro- spettiva le storie dei pazienti sono stati spesso infrut- tuosi.

Sembra comunque che tali sorgenti debbano essere numerose poiché il germe risulta ampiamente diffuso nel regno animale, sia come agente etiologico di varie forme morbose sia come comn~ensale.

C$ joir,ni è, infatti, causa di aborto in ovini 1701, di epatite ed enterite nel pollame [71, 721 e di diarrea

in bovini [73, 741, oT7iiii [?.i], suini [76, 771 e cani (781; inoltre esso è stato isolato dal contenuto intestinale e dagli organi di animali asintomatici di varia specie: bori- ni [73, 79, 801, ovini [79, 81, 821, polli, tacchini ed uccelli selvatici (30, 831, suini (761, cani 1401 e roditori [84].

Non potranno essere, comunque. completament<: stabilite le relazioni che intercorrono tra infezioni umane ed animali finché non saranno messi a punto metodi adatti ad individuare adeguatamente l'origine dei ceppi (tipizzazione sierologica) [62, 851 fagica 1421 elettrnfo- retogramma delle proteine solubili in acido acetico e fenolo [84], ecc.).

Vi sono probabilnlente numerose modalità di tra- smissione della malattia all'uomo.

I1 contatto diretto con le feci di animali infetti o portatori pub essere una modalità importante di tra- smissione.

Il pollame sembrz costituire la sorgente primari;] dell'infezinne umana, cnsi come suggerito per la prima volta da King [51]. Sono stati riportati numerosi casi di infezione da C.,f. ;+mi in allevatori che erano stati a contatto con polli affetti da enterite [29, 30, 511; altri pazienti, operai addetti ad impianti di lavorazione, macellai, casalinghe, si presume abbiano contratto la malattia in seguito alla manipolazione di carcasse di pollo contaminate 127, 301.

Alcune ricerche hanno evidenziato un elevato tasso di trasporto del microrganismo nell'intestino dei polli di allevamento. In Inghilterra Bruce 1251 ha isolato il germe dal 68 ?i, dei campioni fecali di animali sani, mentre Riberio [86] ha dimostrato che il 91 % dei polli sacrificati in un allevamento è portatore del germe nelle feci (colon e retto). Altri, in America 1871, ripor- tano una percentuale di portatori pari a11'83 q,.

Simmons [88] ha inoltre studiato la sopravvivenza del Cj. presente nel pollame ai trattamenti cui esso è sottoposto negli impianti di lavorazione per la prepa- razione alla vendita: il germe è stato isolato dal 72 O , dei polli, sia all'inizio che alla fine del processo di lavo- razione, nonché nel 48 %, di questi dopo un periodo di immagazzinamento per refrigerazione.

C.f. j~juni 6 stato inoltre isolato da carne di pollo in vendita al dettaglio [19, 891.

stata associata alla malattia anche l'esposizione professionale al bestiame. Casi di infezione tra il perso- nale in servizio dri mattatoi o tra i mungitriri 17, 391 si presume siano il risultato del contatto con animali malati.

$; stato dimostrato che anche la vasta popolazione canina delle città puì) rappresentare un significativo serbatoio per l'infezione umana.

Wlieeler e Borchers [23] sono stati i primi a riportare il casti di un paziente affetto da enterite da C.f. /@i il quale era stato a contatto con il proprio cane col- pito da dissenteria. Successivamente sono stati ripnr- tati numerosi casi batteriologicamente comprovati che mostravano come fattore comune l'esposizione a cani diarroici 127, 30, 32, 39, 781 e più frequentemente sono implicati cani giovani o cuccioli. In Inghilterra Fleming 1901 e Blaser 1401 hanno isolato il germe rispettivamente dal 18.7 7" e dal 27,3 70 dei cani diarroici, mentre Bruce [81] ha dimostrato che circa il 40 7 , dei cani è porta- tore del germe.

Anche i gatti sono stati sospettati di essere sorgente di infezione [91, 921, ma a tutt'oggi vi è un unico caso provato [93].

Non si è ancora appurato se la rarità dell'infezione trasmessa dai gatti sia dovuta ad una più bassa inci- denza del germe in tali animali o piuttosto alla relatiya difficoltà di ottenere i campioni di feci [94]. Per quanto riguarda il tasso di trasporto del Cj., non si è infatti ancora arrivati ad una opinione concorde poiché sono state riportate varie percentuali: per alcuni inferiori al 4 "1 (40, 941, mentre per altri pari al 45 7; [RlJ.

Una modalità di trasmissionc di rilevante interesse è legata all'ingestione di alimenti contaminati; tale pos- sibilità, suggerita dalle numerose constatazioni di infe- zioni verificatesi contemporaneamente in più di un membro di una famiglia o in piu persone partecipanti a banchetti, e stata tuttaria raramente confermata dall'isnlamento del germe dall'alimento sospetto.

Anche in qucsti casi è stato incriminato il pollame come uno dei veicoli più frequentemente implicato nella trasmissione, poiché numerosi pazienti hanno con- tratto la malattia in seguito al consumo di tali tipi di carne [18, 27, 29, 30, 951. I dati in precedenza riportati confermano la sua pericolosità poiché il germe presente nell'intestino di tali animali può contaminarne la carne e sopravvivere a tutti i procedimenti di lavorazione: sorprende peri, che esso sia implicato in modo relati- vamente frequente. A tale propositosonostate formulate due ipotesi: o il gruppo dei germi termofili è eterogenen ed i membri del pollame non sono tutti patogeni per l'uomo oppure non viene raggiunta la dose infettiva. Inoltre, pur non essendo stati condotti studi sulla sopravvivenza del germe ai trattamenti termici, si pensa che esso sopravviva nella carne poco cotta e che si verifichi frequentemente la contaminazione della carne secondariamente alla cottura.

Un altro veicolo di infezione è il latte di mucca. G i i Levp [96] nel 1946 aveva ascritto due epidemie verifi- catesi in due comunitd in U.S.A. alla contaminazione delle provviste di latte da parte di un organismo simile a Cf. jf.jciuni; si sono in seguito verificati numerosi epi- sodi in cui il veicolo incriminato era latte non pasto- rizzato proveniente da animali portatori del germe od affetti da enterite da C. jeluni [27, 39, 67, 97-1001.

11 germe, tuttavia, non è stato mai isolato dal latte sospetto e non vi è,pertanto,alcuna prova che esso venga escreto dalla ghiandola mammaria. Solo in un caso l'esa- me coprocolturale delle vacche ha permesso l'isolamento del germe confermando così l'ipotesi della contamina- zione fecale del latte [100].

Per quanto concerne i'acqua contaminata si ritiene che essa sia stata la causa di una vasta epidemia verifi- catasi nella città di Bennington (U.S.A.) nel 1978 [l011 che ha interessato migliaia di persone; è da segnalare inoltre che si sono verificati casi di infezione in seguito alla ingestione di acqua'di fiumi o ruscelli [29].

In altri casi sono state incriminate le verdure [29, 391 probabilmente contaminate in seguito ad irrigazione con acque che veicolavano il germe.

È stata anche studiata la frequenza del tasso di tra- sporto del germe negli uccelli acquatici migratori (varie specie di anitre selvatiche) mediante esame col- turale del contenuto cecale [102]: il germe alberga nel 35 q/, di tali animali, i quali sono dunque un altro im- portante reservnir sia per quanto riguarda la contami- nazione delle acque sia se usati come alimento. --

Per quanto riguarda la trasnussione secondaria da persona a persona studi recenti in aree sviluppate hanno dimostrato che il germe non fa parte della flora fecale

normale degli adulti e che i portatori cronici sono rari [39, 461, ma nelle zone dove persistono scarse condi- zioni igieniche i bambini asintomatiu possono elimi- nare il germe per diversi mesi [42].

Nei soggetti colpiti dall'infezione la permanenza del germe nelle feci è più breve di quella delle salmonelle: dopo due settimane il 50 o/, dei pazienti presenta copro- colture negative e dopo 5 settimane il 90 % di essi (di contro per le salmonelle tali rapporti si avevano dopo 5 e 10 settimane rispettivamente [33, 401).

Ciò è dunque importante per quanto concerne la trasmissione da persona a persona. Si pensa, comun- que, che questa si sia verificata con una relativa frequen- za. Sono stati infatti riportati alcuni casi di infezione con- tratta in seguito a contatto con pazienti affetti da tale enterite [27, 34, 91, 1031, nonché il caso di infezione di un bambino nato prematuro [104].

PATOGENESI ED ANAMMIA PATOLOGICA.

La patogenesi dell'enterite del C. jquni comporta la penetrazione del microrganismo attraverso la via orale ed il trasporto nell'intestino.

Non è stato pubblicato nessun lavoro sulla dose in- fettante per l'uomo, ma un volontario ha contratto la malattia ingerendo 1 0 ~ e r m i / m l di latte [46].

I1 meccanismo di azione patogena del germe non è stato ancora accertato.

Recentemente mediante analisi cromatografica degli acidi grassi cellulari di alcuni ceppi di C. fetus è stato dimostrato [l051 che tale germe contiene piccole quan- tiri di acido %OH-tetradccanoino suggerendo così la presenza del lipidc A il quale è responsabile dell'atti- viti endotossica in altri batteri Gram negativi.

Sembra però che l'ipotesi più probabile nel mecca- nismo di azione patogena del germe sia quello di un processo invasivo nelle cellule epiteliali della mucosa intestinale.

Vi sono infatti numerose osservazioni di natura bio- logica, clinica ed anatomc-patologica che depongono per tale ipotesi. Non sono state dimostrate enterotos- sine, né terrnolabili né termostabili [106]. Sono state frequentemente notate tracce di sangue nelle feci [30, 1071 ed è stato riportato perfino un caso di emorragia massiva [108]. In alcuni casi è stata anche rilevata una fase ematica [8, 19, 20-23, 27, 1061; il germe è stato infatti talvolta isolato simultaneamente dal contenuto intestinale e dal sangue nei pazienti colpiti. Nella specie C. intcstinalis è stata dimostrata la presenza di una rnicrocapsula di natura glicoproteica che aumenta la resistenza alla fagocitosi [59, 601.

Nei pazienti sottoposti a laparatomia è stata rilevata una linfoadenite rnesenterica associata alla presenza di abbondante essudato nella caviti peritoneale 120, 109l.

Il sito primario di infezione è stato considerato da molti Autori localizzato a livello del digiuno e dell'ileo, i quali, similmente a quanto descritto da Jones 1741 nei vitelli affetti da diarrea, presentano un quadro macro e microscopico di idmmkarione carariale 120, 317. 51, 1031: ~llargamcnto e xppiatrimcnto dei villi, edema. congestione vascolare, degenerazione della mucosa co- perta di muco, inliitrazione di leucociti.

King [SI] all'esame necroscopico di un soggetto deceduto per enterite acuta da C.5 jqnni ha riscontrato

marcati segni di necrosi emorragica del digiuno e della prima parte dell'ileo.

Sono state talvolta osservate ulcere multiple supe- fidali in prossimità ed in corrispondenza della valvola ileocecale [108, 1091.

Solo recentemente nei pazienti con enterite da Cj . è stato dimostrato il coinvoleimento del colon 124. " & .

109, 110l. Lambert [107], il quale ha verificato che l'interes-

samento del colon avviene in 8 casi su 10, ha osservato all'esame radiografico lesioni di pancolite con impronte di pus, edema intestinale e spicolazioni mentre all'esame sigmoidoscopico sono stati cvidenziati edema della mucosa, congestione, friabilita e granulosità.; talvolta sono state osservate ulcerazioni (109, 1101.

Esame di sezioni istologiche hanno evidenziato i segni della infiammazione acuta della mucosa e della lamina propria del colon (mucosa friabile ed edematosa, infiltrati di leucociti polimorfonucleati e monociti nella lamina propria, diminuzione delle cripte ghiandolari, presenza di microascessi criptici) (107, 109, l lo]; mentre talvolta sono state osservate alterazioni regressive si- mili a quelle della colite ulcerativa cronica [109, 110.1

Colgan [l091 ha suddiviso le alterazioni del colon riscontrabili all'esame istologico in 3 gradi; lo grado: edema minimo con aumento delle cellule infiammatorie senza congestione vascolare; 20 grado: infiammazione moderata o criptite; 30 grado: formazione di ascessi criptici, aumento delle cellule infiammatorie nella lamina propria leggermente edematosa, ghiandole con forma, dimensione e disposizione uniforme, deplezione di cellule caliciformi. È stato notato che tali alterazioni di 30 grado del colon si riscontrano in pazienti con san- gue nelle feci. La mancata osservazione di ulcerazioni può essere dovuta alla presenza di siti emorragici ad intermittenza al di sopra del punto raggiunto dal sigmo- idoscopio.

Per quanto riguarda il retto, frequentemente è stata osservata proctite; secondo Lambert [l071 questa ha la sua importanza nella produzione della diarrea, men- tre per Altri [l091 il determinante patogenetico mag- giore nella produzione di questa risiede nell'intestino tenue o nella porzione di colon inaccessibile al sigmo- idoscopio.

In ckdusione si può affermare che il riscontro di colite dimostra che le lesioni non sono confinate all'in- testino tenue e che si potrebbe quindi parlare di tale infezione come di una enterocolite.

Blaser [l101 ha notato che gli aspetti patologici del colon nell'enterite da C.f. jejuni non sono specifici essendo presenti anche in altre malattie infiammatorie idiopatiche dell'intestino (morbo di Crohn, colite ulce- rativa) ed in altre forme di colite infettiva (shigellosi, salmonellosi, amehiasi). Nonostante ciò secondo Col- gan 11091 la natura focale delle lesioni e l'aspetto delle ghiandole delle mucose, sono elcmenti importanti per la differenziazione: il morbo di Crohn con il coinvolgi- mento del retto può essere differenziato per gli aspetti clinici e morfologici (alternarsi della mucosa normale alle lesioni) mentre nella colite infettiva da Salmonella o Shigella gli aspetti dominanti sono una infiamma- zione più grave con edema e marcati accumuli locali di polimorfonucleati ed inoltre si ha, così come ncl- I'enterite da C , la preservazione dcll'architettura ghiandolare ed una leggera dcplezione delle yhiandole mucose.

a 4 'JC una semina in Brodo al tioglicollato con l':ig- giunta dello 0,6 O,;, di agar e di antibiotici; recente- mente è stato formulato un terreno semisolido (agar per Brucclla con aggiunta del 10 % del sangue di pe- cora) che permette la conservazione del germe a 25 OC per 3 settimane [115].

Le piastre devono venire incubate in atmosfera con ridotta tensione di ossigeno (preferibilmente al 6 0, circa). Questa condizione può essere realizzata in vari modi: aggiungendo all'aria, in una campana ermetica, il IOo; di CO, [35], o introducendo in una campana da vuoto per 213 aria e per 113 una miscela costituita dal 95 N, e dal 5 CO? [18], oppure introducendo in una campana da vuoto 5 1; O,, 10 % Con e 85 u: Ilx (301. Recentemente Simnions [l161 ha proposto l'uso di « giare » per anaerobiosi senza catalizzatore con buste generatrici di II? e CO, (Sistema GAS PAK BBL o OXOID).

La temperatura di incubazione delle piastre a 37 "C è soddisfacente ma a 42 UC si ottiene una maggiore selettività con dei risultati più rapidi.

Dopo 28-48 h di crescita, le colonie tipiche vengono sottoposte ad osservazione microscopica allestendo vetrini colorati al Gram (colorazione di contrasto con carbo-fucsina) e vetrini a fresco per lo studio della motilitL Contemporaneamente viene eseguito il test dell'ossidasi.

Se tali prove mostrano organismi con la tipica inor- fologia, con intensa mobilita, ossidasi-positivi, le colo- nie vengono isolate e si procede quindi alla identifi- cazione di specie e sottospecie mediante i tests hiochi- mici della catalasi e dell'H,S e sottoponendo il germe, eventualmente si fossero incubate le piastre a 37 C, anche alla prova di crescita a 420 ed a 25 C.

Occorre sottolineare che, mentre in passato veniva considerato estremamente importante il test della cre- scita a 42 'C essendo sufficiente ad identificare il germe tra tutti quelli compresi nel genere, recentemente, per quanto riguarda la diagnosi differenziale di sotto- specie del C . f e t w 1117, 1181, e stata affermata la maggior utilith del test della crescita a 25 "C, essendo stati iso- lati dei ceppi di Campylobacter ascritti, in base alle caratteristiche biochimiche, alla sottospecie infesfi~~alis, ma che possono crescere sia a 25 OC che a 42 "C. Inol- tre si ritiene più affidabile per l'esame della tempera- tura massima di crescita, l'impiego della temperatura di 43 UC 1541.

Ulteriori prove di conferma sono la mancanza di crescita in terreni contenenti 3,5 U,(, o 6,5 q:, NaCI, la crescita in presenza di glicina l la crescita in presenza di 0,l ' 1 ; di Na selenite, la tolleranza a 1 mg/ ml di TTC (trifeniltetrazolio cloruro) e la sensibilità all'acido nalidixico 40 mcg/ml [16].

1.a validità di tali saggi, tuttavia, sembra debba essere :incora confermata. In particolare il test della sensibi- lità all'acido nalidixico è un'utile aggiunta al test della crescita a 25 o(: ma non 6 infallibile (53, 54, 1171.

.Altra prova di conferma per l'identificazione della sottospecie jrj11ni C I'idrolisi dell'ippurato (96, 531. Recentemente è stata proposta l'analisi croniatogra- tica degli acidi grassi cellulari per la ricerca dell'acido 19-carbonico-ciclopropanico il quale è assente nelle siittospecie fptl~.r e Nlt~sfinr?lis.

I'er quanto riguard2 I'identifica~ioiic sicl-~hgicii l:i maggior parte dei ceppi dclla specie j41lrni vcngonc ;igglutinati dagli antisieri omologhi mentre alcuni

rcagiscono anche con gli ;~ntisieri preparati verso le so~tospecie f e t ~ ~ s ed iirfesfinalis [15, 18, 851.

Sembra inoltre possibile anche una tipizz azione . ' fagica 1421.

.'\l10 stato attuale delle conoscenze sembra che la malattia possa essere diagnosticata anche mediantc l'indagine sierologica.

Mediante test di agglutinazione, usando come anti- geni sospensioni fornialinizzate nel germe, Skirrow [30j ha dimostrato che la maggioranza dei pazienti con copro- coliura positiva aveva titoli di 1/80 ed oltre verso i ceppi omologhi. Solo pochi pazienti hanno mostrato un aumento di 4 volte o più con coppie di sieri cioè tra il siero della fase acuta (raccolto cntro una setti- mana dall'inizio dei sintomi) ed il siero dclla fase con- valcscente (raccolto 2-4 settimane più tardi) 119, 25, 30, 32, 39, 78, 110, 1191. La produzione di anticorpi C, infatti, in corso già al 50 giorno di malattia e non sempre è possibile ottenere i campioni di siero prima di tale data. Tuttavia i pazienti in cui è stato raccolto un solo campione di siero più di una settimana dopo l'inizio dei sintomi, hanno niostrato titoli significati- vamente alti se paragonati a quelli dei controlli. Anche in contatti sintomatici, con coprocoltura negativa, è st:ito trovato un aumento significativo dcl titolo di IgG verso il ceppo isolato dal malato cui erano stati a Colltatto.

Poiché la struttura antigenica delle specie apparte- nenti al genere Canipylohc/er non è stata adeguata- mente elucidata, Watson [l201 ha valutato l'uso dei ceppi di referenza per la ricerca di anticorpi verso il Cam~ylobacter jejwi. Tale metodo si presta, in effetti, a rilevare la maggior parte dei casi positivi ma richiede iin compromessa nel valutare i titoli significativi allo scopo di ridurre il numero dei risultati fnlsameiite positivi senza perdere quelli veramente tali.

A tale proposito il titolo di 1/80 proposto da Skirrow viene considerato troppo basso mentre viene sugge- rito come livello significativo il titolo di 11320.

1.c determinazioni sierologiche sono statc effettuate ;iiiche con le tecniche ~dell'immunoRuorescenza indi- retta (39, 78, 97, 1101 e della fissazione del coniple- nientn [58, 1191,

hkdiante uuest'ultinia Trines 11211 lia evidenziato , , un movimento anticorpale anche nei soggetti che sono esposti al contatto professionale con animali por- tatori del germe.

Rimangono, comunque, ancora da determinare la sensibilità e la specificità di qucste tecniche non essendo state ancora standardizzate le numerose v:iriabili che potrchbero influire su questc metodiche.

La progiiosi i jicncralnicnic fwsta: ~ i c l h n q g i u r 1p:trte dei casi I:i malattia tcndc a risolversi sporitnnc:i- niente cd i l .:crnic scompre generalmente dalle feci cntro 1-4 scttiniatie d;ill'csordio clinico 133. 40); tnl- irdta. tiittnvia, la sis<iluzioric tardi :i snpravveiiirc.

1:requentemente si veriticano delle ricadute (clic sonn state osserv:ite da :ilcuni ;\utr>ri in circa il 25 ",, dei pi?icnti) :iticlic sc con car:ii:cri m c m i scvcri i n coii- I'r<~ntr) all'crcnt<, iniziale 130, 391.

1.a scvcrità dclla malattia è variabile: i 8 1 g~ner:ilc r cssa Inon C grave, giudicando ;inche dal fatto che il

ricovero viene richiesto solo per il 18 U,, circa dei pazienti perché la maggior parte di questi trascorre a casa i primi 3-4 giorni di malattia; nella niaggior parte dei pazienti si verifica una diminuzione ponde- rale valutata mediamente sui 2-4 kg.

Complicazioni possono insorgere nei casi di eccessivn disidratazione o di permanenza in circolo del germe.

Nei casi gravi si assiste all'estrema prostrazione e, talvolta, le eccessive perdite elettrolitiche e di fluidi [34, 421 possono determinare gravi turhe cardio- circolatorie e diminuzione della volemia con pericolo di shock e probabile « esitus N qualora il paziente non venga opportunamente trattato; in soggetti anziani sono stati segnalati casi di prognosi infausta 127, 291.

L'infezione intestinale può anche essere seguita da in- vasione del circolo sanguigno [27,34] con aggravamento delle condizioni generali; in due bambini è stato osser- vato l'insorgere di meningite dopo la fase acuta [122].

Recentemente è stato riportato un caso di infezione sistemica e di meningite primaria da C. jtjuni (1231; è stato descritto anche un caso di enterite complicato da massiva eniorraggia da ulcere multiple [108).

I'er il trattamento di tale infezione i stata usata una ampia varietà di antibiotici anche in combinazione o in stretta sequenza.

Il successo è stato variabile poiché spesso non sono stati eseguiti antibiogrammi soddisfacenti dei ceppi isolati. Non si può quindi dedurre il trattamento di scelta dai casi riportati.

Dagli studi clinici in generale è risultato che gli antibiotici beta-lattamici sono inefficaci; dalla lette-

ratura emerge che molti casi non hanno risposto al trattamento con penicillina o cefalosporinc ed anche i risultati ottenuti con l'arnpicillina sono variabili da > Autore ad Autore [66].

Butzlcr [l81 ha avuto buoni risultati somministrando per via orale tetraciclina o neomicina: il decorso era favorevole e le coprocolture diventavano negative dopo 10 giorni.

Nel 1977 Skirrow [30] ha dimostrato che il farmaco di elezione era la eritromicina, in particolare stearato. nel dosaggio di 2 g/die per via orale, grazie alla qualr si è avuto un costante miglioramento entro 24-48 h di terapia senza ricadute. L'eritromicina stearato infatti è acidoresistente e superata la barriera gastrica per- mette di raggiungere livelli terapeutici sia a livello intestinale che ematici.

Tuttavia la recente scoperta di una certa percentuale di ceppi resistenti (8 <;,) depone per una controindica- zione al trattamento dell'infezione con tale antibiotico.

Al momento attuale pur non essendovi molte infor- mazioni sulla guida al farmaco di scelta per la terapia sembra che gli antibiotici più attivi siano doxiciclina, clindamicina e gentamicina. Il furazolidone ha una elevata attività in u i h [66], ma l'uso clinico è limitato perché esercita solo un effetto di contatto nell'inte- stino [ l a ] .

È da osservare però che l'isolamento del germe dalle feci non è una indicazione per la terapia antibiotica: non vi è, infatti, nessuna prova di un deciso migliora- mento del decorso clinico o batteriologico della malattia.

L'antibiotico-terapia, comunque, 2 utile per preve- nire le possibili frequenti ricadute e necessaria sola- mente per i pazienti gravi, come per esempio nei casi in cui il germe arriva nel sangue producendo infezioni sistemiche gravi o nei casi complicati da emorragie [108].

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L'insegnamento della « fisica sanitaria » al livello post-lauream:

corsi/scuole di perfezionamento/specializzazione o dottorato di Una base di discussione (*)

ricerca ?

.l. D E L GUERRA

Bipartimnto di Fisira, Pisa r I .VF iV, Syionr di Pisa, San Phro i, Grndo

Riassunto. - Sdla base deli'esperien~a acquisita nel ram- po drli'insepamento della Fisica Sanitaria al liuello post- laurram presso i'Jstitnto di Fisica di Pisa nel settennio 1974- 198 1, viene esantinata la sitrrapione attnale in Italia, con ,bartirolare riferinlento alle Mipiative esistenti presso l e Iiiiuersità di Pisa, Bologna, iWano e Roma. D a l quadro rbe ne emerge e dalle condipioni a/ conforno (riforma nniuer- sitaria, riforma sanitaria e legidapione u&te), si trae i / ronuincimnto che l e initiatiue in atto debbano essere per quanto possibile ionsolidate nella direpione di istituire Scnole di &pe- cialitpapione, di durata per lo meno biennale.

Nume inipiatiue deuono essere promosse con estrema rau- trla, tenendo particolarmente conto delle prorpettiue reali of- ferte ;II sede locale e napionab dal mercato del lavoro: in am- bito uniuersitario, ospedaliero, industriale, degli Enti di Ricerca e libero-professionale.

Summary (Teaching post Graduate Health Physics: Courses/Finishing Schools/Specialization or PhD? Foun- dation for Discussion). - On the hasis of the experiencepined from 1974 to 1980 bJ. running apostgrr?duate rourrp in Health andMediral Pbysics ot the Instifute of Pbysicr o/ Pisa Uni- 1iersi0, thr tearbing of suci, discip/ines in I t a b is thororgh~ rxomined. Pa r t i da r care is deuofed fo the existing post- ,frad~~ate ronrses at the Unicersitier of Pisa, iWano, Bolo.gna and Roma. From what i r learned and from the present bonndary ronditions (Reform of the Universi9 Act , Reform o/ the Nationol Heolth Servire Act and standing legislation), /bere compi euident that the exi~ting rourses must grf stroqer or at least two ytars port-yaduate conrses. Job possibilities in FJta/th/Medical Piysirs now exist and positions are open- i~tq in tbe Universio, in the Hospitols, in the J n d n r t ~ (both ~V~~c iea r and non), in the Research Jnstitutes and in the self- rmployment; but they murt nof be oi.erlooked. iVew post- pduote rourses in ff~dth/Medica/ Plrysics must be looked ot w ~ t h an extreme raufion, and before thq are initiatfd, a i-areful annbsh o/ ihe Iohour demand/supp~ bolance in this jeld hos lo be done, both l oca l~ and nationalb.

gssendo stato Direttore di un Corso di insegnamento di 1:isica Sanitaria per laureati a partire dalla sua isti-

tuzione (a.a. 197&75), ritengo utile presentare non solo le mie impressioni e convinzioni, ma anche fornire tutte le informazioni disponibili. Dopo sei dzzcili anni di responsabilita scientifica ed organizzativa del Corso di Cultnra in Fisira Sanitaria, mi sembra infatti che vi siano sufficienti elementi per trarre una qualche con- clusione su questa iniziativa, anche alla luce della pre- vista attivazione a partire da1l'a.a. 1981-82 della Scuola di Specialip~apione M Fisica Sanitaria.

Nel capitolo 2 di questo articolo vengono discusse le attuali prospettive di inserimento nel mondo del lavoro di « Specialisti n in Fisica Sanitaria.

Nel capitolo 3 vengono presentate le iniziative csi- stenti presso le Universiti di Pisa, Bologna, Milano e Roma. Nel capitolo 4 viene esaminata in dettaglio I'espericnza drll'Ltituto di Fisica di Pisa. seguendone l'evoluzione dal Corso di Cultura alla Scuola di Specia- lizzazione.

Infine nell'ultimo capitolo vengono presentate alcune cnnsiderazioni conclusive sull'insegnamento della 1% sica Sanitaria al livello post-lauream nelle Universith Italiane.

2. - LA ~ E c e s s l ~ h Di CORSI D1 EORLIAZIONE SCIENTI- FICO-PROFESSIONALE NEL CAMPO DELLA « FISICA SA- NIT.4RIA >> Ih. ITALIA.

Si è a lungo discusso fra gli «addetti ai lavori » sull'esatto significato della dizione Fisica .l;?nitaria [ l ] in contrapposizione c/o in ci>mplementarieti alla di- zione Fisiro 2l.ledica. Entrambe sono traduzioni dei termini inglesi ffpa//h I'l~ysirs e Aludical Physics, che nep- pure nei paesi anglo-sassoni Iianno significati comple- tamente disgiunti, seppure molto meglio definiti, in connessione con la realti scientifica ed operativa ivi esistente.

Una distinzione di fondo tra i due termini inglesi è quella di considerare la Hpalth Phjisrs come una disci- plina rivolta ngli aspetti di protezione deli'uomo e deli'ambiente dalle radiazioni ionizzanti (e non ioniz-

(*) Lavoro svolto con parziale contributo del Comitato Nazionale dcli'Energia Nuclcarc e della Regione Toscana.

' zanti, recenteniente), quindi intesa in relazioiic al rap- porto uomo-ambiente. mentre Mediral Pbysirs è intesa come più strettamente connessa agli aspetti medico- dinici ed è quindi in relazione al rapporto puzicntp- medico.

Per quanto riguarda in particolare il termine Medica/ P&cs mi sembra utile riportare la definizione datane dal prof. W. V. Mayneord alla prima Conferenza Inter- nazionale di Mediral Pbyritr nel 1965:

«Medica/ Pbysics è una scienza applicata ed ha prin- cipalmente tre scopi :

a) applicare concetti e metodologie della fisica ad una migliore conoscenza del corpo umano;

b) introdurre idee nuove e più precise tecniche nell'indagine medica e nel trattamento del singolo paziente;

t ) assicurare la disponibilith di tutte le risorsc della fisica alla professione medica di ogni giorno n.

Al livello internazionale le due discipline sono rap- presentate fondamentalmente da organizzazioni di- stinte: Health Pbysics dall'IRPA (IntermtiomI hdiolog- ;ce/ Protwfion Association), e Medica1 Pbysics dalla IOMP (Intcrnationd Organi~afion for Medica1 P/gsics) e negli USA anche dalla AAPM (American Association of P i p sicist in Medicine).

Anche in Italia vi sono due associazioni distinte: l'AIRP (Associa~ione I t a / i a ~ di Radia-Prote~ione), che aveva originariamente la denominazione di AIFSPR (Ar~oriaqione If<?lìuna di Fisica Sanitaria e Protqionc contro le Radiqioni imi~zanti) e la AIFB (Associa.yione Italiana di Fisica Biomedica) recentemente costituitasi.

Non bisogna inoltre dimenticare l'interesse che la SiF (Società Itafiam di Fixica) ha recentemente dimo- strato per questa disciplina, dedicando, a partire dal Congresso di Siena (1978), la sezione VI11 del Congresso Nazionale a comunicazioni e relazioni di fisica sani- taria, di fisica medica e di biofisica.

AI di l& comunque della esistenza o meno di asso- ciazioni scientifiche più o meno coinvolte nel campo della Fisica sanitaria e10 della Fisica medica, la situa- zione da un punto di vista semantico in Italia è estre- mamente più complessa, anche perchC prima sono stati introdotti i termini e poi si sono sviluppate (e sono ancora in fase embrionale) le relative discipline.

Nei prossimi paragrafi cercherò di illustrare la situa- zione italiana e di trarne qualche suggerimento inter- pretativo.

2.2. - La &m dell'esperto qualificato, come definito dal D.P.R. 13 fcbbraio 1964, n. 185.

I1 D.P.R. 13 febbraio 1964, n. 185 [2] («Sicurezza degli impianti e protezione dei lavoratori e delle popo- lazioni contro i pericoli delle radiazioni ionizzanti derivanti dall'impiego pacifico dell'energia nudeare N), introduce la figura dell'esperto qualificato (di primo, seeondo e terzo grado) per la sorveglianza fisica della protezione.

In particolare l'art. 72 di tale decreto hssa tra l'al- tro i rcguenti compiti per l'esperto qualificato:

- etfettuare la delimitazione delle zone controllate e l'applicazione dei relativi contrassegni;

- effettuare l'esame ed il controllo dei dispositivi di protezione; - effettuare le valutazioni di esposizione, di conta-

minazione e della dose individuale.

All'esperto qualificato sono quindi affidati compiti di radioprote~ionista (a vari livelli a seconda del gindo dell'esperto), cosl come possono essere compresi dalla dizione Health Pbyics, ma solo relativamente al con- trollo della radioprotezione, e non alla ricerca ed allo xviluppo della ricerca in radioprotezione.

Pertanto la figura dell'esperto qualificato si presenta molto simile a quella di ((impiegato della radioprote- zione », coinvolto sempre di più in pratiche burocra- tiche, che deve operare e far operare nel rispetto della normativa, piuttosto che nell'ambito di una disciplina scientifica e nel rispetto dell'etica del Radioprotedo-

l !

nista [3, 41. Ciò nonostante, la creazione della figura dell'esper-

to qualificato e la necessaria professionalith e prepara- i

zione scientifica che dovevano essere richieste, potevano rappresentare, al di I& della stretta definizione datane dalla legge, un utile momento di coagulo per far svi- luppare in forma scientificamente corretta la disci- plina della tadjprote~ione, soprattutto per quanto con- cerne gli esperti qualificati di grado più elevato (30 gra- do), per cui è richiesta una laurea in fisica, ingegneria, chimica o chimica industriale. Purtroppo l'applicazione del D.P.R. n. 185 e avvenuta, per quanto riguarda la formazione degli elenchi degli esperti, con circa 15 anni di ritardo; pertanto l'applicazione n distorh lo di norme transitorie ed il mancato recepimento da pane delle Università del significato professionale di tale figura hanno fatto sì che risultino iscritti negli elenchi alla h e del 1980 circa 1.000 espetti qdi6cnti (a), di cui ben pochi poasiedono la necessaria profcssioiillith e preparazione scientifica.

Una stima effettuata nel 1975 [5] su 30 nazioni del mondo occidentale afferma che su due d o n i di lavo- ratori professionalmente esposti ci lono c u a 12.000 Hcalfb Pbysicirls (con compiti cioè d i mdioprotezione operativa e di ricerca in radioprotezione), con un rap- porto esperti/Iavoratori 1/170. Accettando le estrapo- lazioni del 1975 sullo sviluppo dcll'energia nudeare e considerando l'incremento dell'utilizzo delle radia- zioni in campo medico, industriale e scientifico, anche sulla base di norme legislative più rigorose, t stato stimato che per l'anno 2000 sarà necessaria nel mondo occidentale la presenza di circa 30.000 fisici sanitari.

Alla luce della realtà italiana si può stimare per l'anno 2000 una neeessid di 1.000-1.500 radioprotezionisti. AUa fine del 1980 i circa 1.000 esperti iscritti negli elenchi saturano gih le necessità numcrich iialiane fino all'anno 2000 con un,rappoao espcrti/lavoratori iar- gamente maggiore di 1/100, e quindi molto maggiore della media mondiale del 1975 (1/170).

2.3. - I Seivizi di Fisica Sanitaria negli orpdali, come dcfiiti &I D.P.R. 27 maqo 1969, n. 128. L'art. 34 del D.P.R. 27 marzo 1969 (n Ordinamento

interno dei servizi apedalieri m) così definisce i Servi+ di Fisica Sanitmà:

(4) Alla fine del 1980 cmno iscritti negli clcnchi: 83 esperti qual'icad di 10 grado, 729 di 2' grado c 167 di 3 O

grado.

r< Negli ospedali generali o specializzati nei quali il piano regionale ospedaliero ritenga necessario isti- tuire un servizio di fisica sanitaria per la risoluzione di problemi di fisica nelle applicazioni dell'elettronica e oell'impiego di isotopi radioattivi e di sorgenti di radiazioni per la terapia, la diagnostica e la ricerca e nella sorveglianza fisica per la protezione contro i pericoli delle radiazioni ionizzanti, questo può essere organizzato come servizio autonomo o come servizio aggregato al servizio di radiologia. A tale servizio sono addetti coadiutori ed assistenti fisici e, nel caso di ser- vizio autonomo, questo è retto da un direttore fisico coadiuvato, secondo le esigenze del servizio, anche da personale tecnico n.

Secondo tale definizione (b) i compiti del f i c o sani- tario comprendono sia quelli del radioprote~ionirta (Health PLysirist) che quelli del jsico-mediro (Medica1 Pb~~ir is t ) .

In Tab. 1 [7] 6 presentato un sommario dei compiti di un Servizio di Fisica Sanitaria.

Tabella 1 . - Sommario dei compiti di un Servizio di Fisica Sanitaria.

-- -- -p- - - .-

( a) realirrarione di prototipi

I b) impiego dei calcolatori a scopo Elettronica e calcolatori sanitario

C) sorveglianza tecnica delle appa- recchisture

~ ~ ~ t ~ ~ i e a) radiologia diagnostica genti radiogene . . . . b) radioterapis i

C) medicina nucleare

a) controllo dei locali e dell'in- quinemento

b ) controllo individuale del per. sonale esposto

c) controllo efficienza delle apps Radioproterione . . . . . . ', recch'iature

d) controllo sorgenti radioattive: i) sorgenti sigillate per terapia

ii) movimento sorgenti non si- gillate per diagnostica c te-

1 rapia . .-p - -- --p-- - ----- -

Sulla base di tale legge diverse regioni italiane hanno pertanto previsto la nuova istituzione o il consolida- mento di servizi di Fisica Sanitaria negli ospedali. Si veda ad esempio quanto stabilito nel Piano ospe- daliero transitorio della Regione Toscana u (81 e della relativa Legge Regionale 29 dicembre 1975, n. 79: «Obiettivi e norme di attuazione del piano ospeda- liero transitorio della Regione Toscana >r (C).

Per un tale servizio si pub ragionevolmente pensare ad una composizione di: 1 Direttore fisico, 2 o più coadiutori fisici, 4 o più assistenti fisici, cosi come defi- niti dal D.P.R. 27 marzo 1969, n. 128. Una stima media di 8 servizi di questo tipo per regione porta a valu- tare in circa 1.000 fisici sanitari il quadro organico a regime per l'intero Paese. Al momento attuale il numero di fisici sanitari negli ospedali è tra 300 e 500.

In seguito inoltre all'approvazione della legge isti- tutiva del Servizio Sanitario Nazionale (legge 23 dicem- bre 1978, n. 833) viene demandato alle regioni tra l'altro (art. 7, voce d): ((il controllo dell'idoneiti dei locali ed attrezzature per il commercio ed il deposito delle sostanze radioattive naturali ed artificiali e di appa- recchi generatori di radiazioni ionizzanti, il controllo della radioattiviti ambientale n.

È chiara quindi la necessita di formazione profes- sionale di fisici sanitari che operino nelle strutture regionali, sia centrali che decenttate. Di tale necessiti le Regioni si sono fatte partecipi, con un documento approvato dagli Assessori alla Saniti delle Regioni. In tale documento si sottolinea soprattutto la componente radioprote~ionistica dei Servizi di Fisica Sanitaria, a cui così ci si riferisce [9]:

« Nell'ambito più generale delle funzioni previste dai piani ospedalieri, il Servizio di Fisica Sanitaria è tenuto a garantire l'esercizio della protezione fisica dei lavoratori e dei pazienti esposti ai rischi delle radia- zioni ionizzanti in ambiente sanitario.

I1 Servizio ha interrelazioni obbligatorie con i Servizi di Medicina Nucleare, Radioterapia, Radiologia, Labo- ratorio analisi (se quest'ultimo usa sostanze radioattive per esami radiometrici) delle istituzioni sanitarie pub- bliche del proprio bacino di utenza.

Per la risoluzione di problemi di particolare inte- resse territoriale e ove si ravvisasse la necessiti di una utilizzazione di strumentazione sofisticata, tali Ser- vizi possono prestare supporto tecnico all'attiviti dei Servizi di igiene ambientale e medicina del lavoro e dei Presidi multizonali di prevenzione n.

2.4. - Radioprotezione e Fisica Medica nei corri di laureo delle Università italiane.

Per quanto concerne la didattica di tali discipline a livello di corsi di laurea, non esistono corsi denomi- nati: Radioprok~ionc. Corsi di Fisica Sonitoria risultano invece a statuto nelle Facolti di Medicina (Universiti di Pavia) e nella Facolti di Scienze M.F.N. (Universiti di Ferrara, Milano, Parma, Lecce e Pisa). Non tutti i corsi risultano attivati; quello di Ferrara è coperto da cattedra. Il corso di Fisica del I anno nella Facoltà di Medicina ha recentemente mutato nome in Fisico tvfediro, ma tale corso è rivolto a studenti in medicina e non alla formazione di fisici in campo medico.

2.5. - I/ mercato del lavoro per Fisici Sanitari in Italia.

Per quanto esposto nei precedenti paragrafi, anche alla luce della terminologia presente nella legislazione italiana vigente, nel seguito utilizzerb il termine Fisico Sanitaria come omni-comprensivo dei seguenti aspetti:

a ) Fisica Sanitaria, come esplicitamente intesa dall'art. 34 del D.P.R. 13 febbraio 1969;

(b ) I compiti del Fisico Sanitario cosi definiti sono coperti in larga misura da una sottoserione della fisica media, dciinita .\lediral Rodiofion Pbrirr 161. In Italia era stato anche adottato ini- rialmentc il termine Piiiro d'orpdd (Hmpild Pl.y~iri ,f) , ed nd ancora oggi viene talvolta usato il temine F i i h .bitilorio or@- iioli~ro.

(i) In particolare la Tab. B di tale Legge Regionale prevede l'istituzione di Scmiri di Fisica Sanitaria per gli Enti Ospcdalieri di Massa, I.uca, Pisa, Livorno, Firenze Nord-Ovest, Firenze Sud-Ovest, Siena e Grosscto.

b) Radioprotezione, per la preparazione dei quadri di radioprotezionisti come anche richiesto dalle ultime normative CEE [IO];

C) FisicaMedicu, come attività di ricerca in questo campo.

Per quanto concerne il mercato del lavoro per fisici sanitari così definiti si deve sottolineare che:

A) I servizi di fisica sanitaria negli ospedali e nei presidi multizonali sono richiesti e sollecitati da più parti. Al momento attuale però ben pochi sono ope- ranti in Italia con la necessaria preparazione e profes- sionalità. Oggi più che mai 2 quindi necessario provve- dere alla formazione di personale altamente qualifi- cato, affinché l'elevata tecnologia dei nuovi strumenti diagnostici e terapeutici e gli elevati investimenti finan- ziari non vengano dissipati. Tutto cih va fatto con cau- tela, tenuto conto della contemporanea necessità di sensibilizzare in tal senso l'ambientr medico.

il) I quadri dei radioprotezionisti sono da conside- rarsi « nominalmente n quasi saturi, con l'uscita degli elenchi degli esperti qualificati. Ciò non implica che non si debbano formare nuovi radioprotezionisti « scientificamente e professionalmente preparati D, so- prattutto in previsione delle necessita da parte delle Regioni e degli Enti locali di esperti « a tempo pieno D in questo campo.

C ) La ricerca in fisica medica si deve correttamente sviluppare all'interno delle Università, con la colla- borazione di entrambe le Facoltà di Scienze e di Medi- cina nel pieno rispetto degli interessi di ricerca indi- viduali e delle tradizioni di ricerca pura ed applicata localmente esistenti.

Nelle Università italiane sta oggi nascendo un'atti- vita di ricerca in questi campi. Le iniziative, sorte presso le Facoltà di Scienze e di Medicina, hanno spesso un carattere marginale o sono focalizzate su settori di spe- cifico interesse locale.

Negli enti di ricerca si hanno difficoltà per I'inseri- mento, in questi settori di ricerca, di giovani laureati, nonostante recentemente ci sia stata una riqualt~co~ione finoqiaria ed un risveglio di interesse scientifico per ricerche in questo campo: nell'ambito del CNEN, del CNR (si considerino ad es. le recenti borse per lau- reati in fisica da utilizzarsi per ricerche di fisica medica), dell'INFN (in particolare per alcune attività di ricerca finanziate nell'ambito del gruppo V) e dell'ISS.

Vanno inoltre considerate le possibilità di lavoro nell'lndustria (nucleare e non).

Un rugioneuok assorbimento, in percentuale nei vari campi, di « Specialisti in Fisica Sanitaria » da parte del mondo del lavoro in Italia è presentato in Fig. 1. I valori assoluti di tale assorbimento non sono facilmente valu- tabili; una stima può essere di 10-30 specialisti all'anno.

Al momento attuale esistono in Italia iniziative di insegnamento della « Fisica Sanitaria n al livello post- lauream presso le Università di Bologna, Pisa, Milano e Roma.

Frc. 1. - Assorbimento di C Specialisti in Fisicl Sanitaria» da parte del mondo del lavoro (in percentuale): s t i m 1980.

A Bologna il Corso di Specializ~qion~ in Radioprotr- ?ione e Tecniche Rudioisotopicbe [Il] ebbe inizio nel 1961 presso l'Istituto di Fisica di Bologna ed è aperto a laureati della Facolta di Scienze, Ingegneria, Agraria, Fa macia e Medicina. Recentemente è stato sdoppiato in due indirizzi, uno a carattere prevalentemente radio- protezionistico e l'altro fisico-medico. I1 corso di du- rata annuale si svolge in periodi concentrati di lezioni ed esercitazioni pratiche ed ha avuto una media di 20 iscritti per anno. Inizialmente corso aperto, ora è a numero chiuso.

Presso il Politecnico di Milano il Corso di Trcniclir ~~ ~ ~

di Fi~icu Sanitario [l21 venne istituito nel 1962. Ha una durata di circa 7 settimane ed è rivolto a laureati ma anche a non laureati (tecnici e periti). Sono statc inoltre tenute iniziative collaterali con Corsi Itinerunti di tecniche di Fisica Sonifarin e Corsi di informaxion sulin Protezione dei lovorafori dalle Radia?ioni loni?zunti. La caratteristica del Corso è di essere eminentemente spe- rimentale, con poche lezioni a carattere riassuntivo e di richiamo degli argomenti di base. A tutto il 1977 hanno seguito il Corso 113 laureati e 54 tecnici.

A Pisa, presso l'Istituto di Fisica, è stato istituito a par- tire dal 1974 il Corso di Cultura in Fisica Sunifaria [13, 141. A tale Corso sono ammessi laureati in Fisica, Chimica, Chimica Industriale e Ingegneria. Il Corso ha durata annuale con circa 250 ore di lezione/seminari, inte- grate da circa 40 ore di esercitazioni pratiche e periodi di esperienza pratica presso Cliniche Universitarie, Laboratori di ricerca e Strutture ospedaliere. Il Corso, attualmente a numero chiuso, è stato frequentato da una media di 10 iscritti/anno. Circa il 50 % degli iscritti ha terminato il corso sostenendo gli esami e discutendo la relazione finale.

Recentemente, ne1l'a.a. 1976-77, è stata istituita a Milano, presso l'Istituto di Fisica, la Scuob di Perfczio- numento in Fisica Sanitariu ed Ospeduliera come terzo indi- rizzo della Scuola di Perfezionamento in Fisica. Tale Scuola si avvale delle strutture dell'Istituto Nazionale dei tumori e della Sezione INFN di Milano.

Tahella 2. - Corsi/Scr~olc per I'insegnaniento posi-lar~rra,n de//a e Fisica Sanitaria n presso Istitrrti di Fisica. -- ----.-.p-- p -. ...- -...p..~-~p.~-.pp --p-p

. . . . . . Anno accademico di ini:io 196142 1976-77

Durata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Annuale coiisentrntu Biennde

Totale orsianno.. . . . . . . . . . . . . . . N 300 200-300

Esercitazioni pratiche/totsle .... 50 30 %

Laurea richiesta per l'ammissione Scienze Medicina Fisica Ingegneria Ingegneria Farmacia Chimica

Numero di posti disponibili per anno ...................... 20

Discussione di tesi finale . . . . . . No Si

Numero di perfezionati » . . . . . . 242 4 (alla fine 1976-77) (alla fine 1978-79)

Fisica Ingegneria Chimica

34 (alla fine 1978-79)

Principdi strutture di appoggio . . CNEN (Bologna) lat. Naz. Tumori; CNR (1st. Pira) INPX (Ser. di Mileno, INFN (Ser. Pisa);

Univ. Firenze

Finriryiammti ad hoc N . . . . . . . . CNEN CNEN Reg. Toscana

1978-79

Biennale

N 150

.: 25 "0

Fisica Ingegneria Chimica

Apmo

Si -

CNEN (Frascari e Casaccia); 1SS

Ancora a Pisa presso la Facolti di Ingegneria è stato istituito ne1l'a.a. 1977178 un «Corro di Perfepionamento in Radioprotepione e Sicurepta Nucfeare » aperto anche a laureati i n Fisica, come sdoppiamento del Corso di Perfezionamento in Ingegneria Nucleare. Tale corso è stato istituito su esplicita richiesta del CNEN, per la preparazione dei quadri della DISP (Divisione Sicu- rezza e Protezione) in maniera coerente e coordinata sia per gli ingegneri che per i fisici.

Infine a Roma, nell'ambito della S d a di Pwfgio- namento in Fisica, 6 stato aperto ne1l'a.a. 1978-79 un Indirixpo in Fisica Sanitaria a carattere sperimentale.

In Tab. 2 è presentato un sommario delle caratte- ristiche dei Corsi/Scuole esistenti presso gli Istituti di Fisica.

Per quanto concerne la provenienza di laurea, gli iscritti attuali a tali CorsijScuole sono in massima parte provvisti di laurea in Fisica (90 %). Anche il Corso di Bologna, che inizialmente aveva un'alta percentuale di laureati in hledicina e Chirurgia (50 %), ora è pre- valentemente (90 %) seguito da Fisici.

4.1. - I/ Corso di C~dfwra

Nel 1974 venne approvata dal Consiglio della Fa- coltà di Scienze m.f. e n. dell'universita di l'isa, ed autorizzata dal Ministero della Pubblica Istruzione, l'istituzione presso l'Istituto di Fisica del Corso di Cu/- tura in Fisica Sanitaria, di durata annuale, con lo scopo di fornire una preparazione di base, teorica e pratica, a quei laureati che intendono svolgere attivita di Fisica Sanitaria ed aspirano a sostenere l'esame per essere iscritti nell'elenco degli esperti qualificati di 3O grado. l'arte dello statuto del Corso è riportata in Appendice A.

I1 Corso, a cui sono ammessi laureati in Fisica. Chi- mica, Chimica Industriale ed Ingegneria. (( si propone, inoltre, di preparare quei laureati che desiderino colla- borare con l'ambiente medico in campo fisico ed inge- gneristico, ed è aperto a coloro che sono interessati agli aspetti protezionistici derivanti dall'impiego delle radiazioni ionizzanti ».

La struttura del 1" Corso, tenutosi nel1'a.a. 1974-75, è illustrata dal diagramma a blocchi di Fig. 2. L'inte- resse suscitato da tale iniziativa nell'ambiente universi- tario ed ospedaliero locale e nell'ambiente regionale, e soprattutto le richieste sempre più numerose di lau- reati intenzionati a seguire il Corso, ci convinse della validiti dell'iniziativa e ci spinse a risolvere il princi- pale « punto interrogativo » della struttura del Corso (vedi Fig. 2), cioè a concretizzare le possibiliti di lavoro potenziale nel campo della Fisica Sanitaria.

Nei due successivi a.a. 1975-76 e 197677 si è quindi cercato, attraverso l'istituzione delle borse di studio finanziate dalla Regione Toscana e dal CNEN, di otte- nere una rnn~giore qualificazione scientifica c profes- sionale degli iscritti, inserendoli per periodi di tempo limitati in ambiente ospedaliero, universitario o di ri- cerca. Nel contempo l'aumento dell'entità dei contri- buti finanziari per il funzionamento del Corso, ha reso possibile una didattica più completa, con la parteci- pazione sempre più numerosa di docenti di varie Uni- versità (Pisa, Firenze) e di vari Enti di ricerca (INFN, CNR, CNEN e CAMEN) e di varie estrazioni cultu-

... rali (fisici, medici, ingegneri, biologi, ). La struttura del 30 Corso, tenutosi ne1l'a.a. 197677, è illustrata dal diagramma a blocchi di Fig. 3.

Con una struttura analoga si sono tenuti i corsi successivi (40, 50 e 60) fino al1'a.a. 1979-80.

Contemporaneamente al crescere ed al consolidarsi del Corso, si è andato sviluppando nell'Istituto di Fisica di l'isa un preciso interesse di ricerca nel campo della Fisica Medica, interesse concretizzatosi in collabora-

suppor to I INPUT Suppor to

olgonizzotivo e finanziario d i d a t t i c o -scient if-

I IST ITUTO , . I

I

1 SEZIONE di PISA

I C.N.E.N. - R O M A I F I S ~ ~ C ~ ~ ~ O D I C U L T U R A \ i v-! IN F IS ICA SANITARIA

I CAMEN I J (durata i anno) H-' I

A.A. 1974-75 ISTITUTO I IMPIANTI

C.N.E.N. NUCLEARI di PISA

CLINICA del C. N . R .

IST. di RADIOLOGIA i-

Fic. 2. - Diagramma s blocchi affipnintc LP I/~U//WG del ((Corso di C u l ~ r a in Fisica Smitnria r all'atto della sua ietiturione(a.a. 1974-75).

i o n i scientifiche tra un gruppo dell'Istituto di Fisica e della Sezione INFN di Pisa e l'Istituto di Fisiologia Clinica del CNR e I'htituto di Mutagenesi e Differen- ziamento del CNR.

Un'analisi statistica degli iscritti al Corso di Cultura in Fisica Sanitaria nei sei anni accademici è presentata in Tab. 3. Dopo il boom iniziale (24 iscritti il 20 anno) t stato istituito il numero Cbiuro, con relativo esame di ammissione; il numero degli iscritti si t stabilizzato per tre anni attorno a 10 per poi toccare il minimo sto- rico di 4 iscritti nell'anno accademico 1979-80, proba- bilmente a causa della prevista istituzione a breve ter- mine della Scuola di SpeciaIizzazione.

In attesa infatti della Scuola, il Corso non è stato attivato nel1'a.a. 1980-81. I1 numero di u perfezionati m per anno (ciot di coloro che hanno sostenuto tutti gli esami previsti, discutendo la tesina finale) è stato mediamente circa il 50 % degli iscritti (vedi l'ultima colonna di Tab. 3). La resa migliore t stata ottenuta

Tabella 3. - Analisi rtatirtica &gli iscritti a/ a Corso di Cultura in Fisica Sanitarie r nei sei ami accademici.

lo Corso.. . 1974-15 Illimitato 6 5 0.83

2°Corso.. . 1975-76 Illimitato 24 12 0 ,50

3°Corso.. . 197677 12 12 8 0.67

4°Corso.. . 1911-78 15 7 3 0 ,43

.i0 Corso.. . 1978-79 15 13 6 0 .46

64 Corro.. . l 9 7 9 4 0 10 4 O 0 . 0 P-

TOTALE . . . 66 34 -

POSTI

LAVORO

I INPUT I

SJJppoto oganizzativo e finanziario

- - - W - - - &

1 1 l

FIG. 3. - Diagramma a blocchi raffigurante l a rtrimiro del e 30 Cuno di Cultura in Fisica Sanitaria n (%a. 1976-77).

TESI DI LAUREA E BORSE D I STUDIO PER RICERCA I N FISICA SANI

L INEE D I RICERCA ISCRITTI E PER RICEKHE TARIA E F I S A MEDICA PRESSO L . I S ~ T O DI

t ISTITUTO D1 F I S I C A

D1 P I S A

FISICA D I P I S A

per il 30 Corso, in occasione del quale sono state distri- buite 5 borse di studio agli iscritti. In totale, nei 6 anni di effettuazione del Corso, si sono iscritti 66 laureati (90 qi, in fisica) e 34 si sono «perfezionati ».

Un'analisi statistica delle consepen?e del Corso, in termini di posti di lavoro nel campo della Fisica Sani- taria, cosl come definita in 2.5, è presentata in Tab. 4. Tale analisi è riferita solo ai a perfezionati n (colonna l), che sono divisi a seconda dell'influenza che il Corso ha

Tabella 4. - Analisi ~tatistica dell'impatto del «Corso di Cultura in Fisica Sanitaria N in termini di posti di lavoro nel campo della N Fisico Sanitaria D.

~ . . ~ - -- h

lo Corso.. 5 4 1 - Corso.. 12 2 3 4 3

3" Corso.. 8 2 3 1 2

4oCoraa . . 3 2 - 1 - 50 Corso.. 6 1 1 3 1

6' Corso. . O - , - - - -p - -

TOTALE . .. 34 7 11 10 6

Percentuale sul nu. mero totale dl Per ferionatt n . . . . . . . . 21 % 32 29 % l 8 ""

--

avuto relativamente alla loro posizione di lavoro nel campo della Fisica Sanitaria. Nell'ultima colonna è riportato il numero di «perfezionati » per i quali l'avere seguito il Corso è stato un fatto episodico (in massima parte si trattava di insegnanti nella Scuola Media). Se consideriamo la seconda colonna della Tah. 4, si vede che il Corso è stato estremamente utilen, in termini di posti di lavoro nel campo della Fisica Sanitaria, per 7 ((perfezionati a (21 %); mentre può essere conside- rato parzialmente utile n per 21 a perfezionati W (61 %), pari alla somma delle colonne 3 e 4, Infine, per 6 N per- fezionati a (18 %) il Corso ha avuto (se ha avuto!) un'uti- liti puramente culturale (ultima colonna).

4.2. - L? Scuola di Specialippapione.

Da più parti è stata sentita I'esigenza di ampliare le tematiche trattate nel Corso, offrendo allo stesso tempo una formazione piu completa e qualificata in N Fisica Sanitaria », soprattutto coprendo maggiormente I'aspet- to di ricerca in Fisica Medica.

Dopo lunghe discussioni avutesi nell'ambito del Consiglio Direttivo del Corso ed a seguito di contatti c scamb. di opinione con i Rettori delle 4 Università Toscane' e con le autorità Regionali, è stata proposta, in sostituzione e come ampliamento del Corso, I'isri- tuzione di una Scmh di Spc~olippo~ionc in Fisica Sani-

taria, di durata biennale ed aperta ai soli laureati in Fisica. Nello statuto originariamente approvato nel 1977 dagli organi Accademici dell'università di Pisa, era esplicitamente previsto che alla organizzazione e all'attività della Scuola partecipassero non solo l'Uni- versità di Pisa, ma anche quelle di Firenze e Siena (attra- verso le rispettive Facoltà di Scienze M.F.N. e di Medi- cina e Chirurgia).

Si configurava quindi una N collaborazione interuni- versitaria n del tipo di quella poi prevista dall'art. 91 della Leeee della Riforma Universitaria (D.P.R. 11 lu- glio 198Tn. 382).

A seguito di rilievi mossi dal Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. e Der Doter ridurre i temni

. & .

per l'istituzione di tale Scuola, lo statuto è stato succes- sivamente modificato (dagli organi Accademici del- l'università di Pisa ai primi del 1980) ed è stato appro- vato dal CUN nell'ottobre 1980. 11 decreto legislativo è in fase di preparazione ed è ragionevole pensare che la « Scuola di Specializzazione in Fisica Sanitaria » potrà essere attivata presso l'Istituto di Fisica di Pisa a partire dal1'a.a. 1981-82. Dallo statuto definitivo (riportato parzialmente in Appendice B) ii scomparsa la collaborazione istituzionalizzata tra le 3 Università Toscane, che è auspicabile venga nella rostan?a recu- perata, sotto forma di una convenzione comune con la Regione Toscana. Ritengo infatti che tale tipo di collaborazione didattico-scientifico-organizzativa a ca- rattere regionale sia altamente auspicabile, ove possi- bile, per iniziative interdisciplinari e di indubbia rile- vanza sociale, quale quella della Fisica Sanitaria, anche per permetterne un corretto sviluppo ed inserimento nella realtà scientifica nel nostro Paese.

La struttura proposta per la Scuola è presentata nel diagramma a blocchi di Fig. 4.

Da quanto precedentemente esposto mi sembra si possano trarre le seguenti considerazioni:

1) E auspicabilc che nelle Università italiane vengano istituiti Corsi e10 Scuole di Perfezionamento/Specia- lizzazione in «Fisica Sanitaria ».

11) La loro istituzione però deve tener conto della situazione di ricerca localmente preesistente e del mer- cato del lavoro per fisici sanitari in tale area geografica.

111) Tali Corsi/Scuole devono dare una professiona- lità nel campo della fisica sqnitaria, ma non devono es- sere assolutamente trascurati gli aspetti di ricerca avan- zata, né i collegamenti con altre discipline nell'ambito più vasto della fisica generale.

1V) Tali Corsi/Scuole si devono avvalere delle com- petenze scientifiche delle Facoltà di Scienze e di Medi- cina, ma devono avere la possibilità di utilizzare anche le strutture sanitarie e i laboratori di ricerca per i ne- cessari periodi di applicazioni pratiche.

Tenuto conto dell'attuale richiesta di fisici sanitari dal mondo del lavoro e delle obiettive difficolti di decollo di attività di ricerca in questo campo, è del rutto impen- sabile che ogni universiti istituisca Corsi/Scuole di Perfezionamento/Specializzazione (e10 Dottorato di ri-

INPUT

-

REGIONE Patroc in io e

TOSCANA F ~ n m z i a m e n t o IN FISICA SANITARIA

supporto Didattico e Scientifico

FACOLTA' D I SCIENZE MFN

MEDICINA

UNIVERSITA' m I SIENA 1

IFKOLTA' I I S T I T U T I

I I C.N.R. 1 SEZIONI

1.N.F.N

RICERCA

C.N.E.N.

OIVISIONI OSPEOALIERE

PISA FIRENZE E SIENA

POSTI LAVORO A

t I 1 I

PROFESSIONE

1 FIG. 4. - Diagramma n blocchi raffiprants l a stnittum proposta per l a « Scuola di Spccialirzationc in Fisica Sanitaria i, (a.a. 1981-82).

CORSI di AGGIORNAM.. ADDESTRAMENTO L RIWALIFICAZIONE (ANCHE PER N O N

LAUREATII

PROMOZIONE SCIENTIFICA e

CULTURALE

RICERCA in FISICA WNITARIA

C in FISICA MEDICA

SPECIALISTI i n

FISICA SANITARIA

cerca) in Fisica Sanitaria. Al contrario sembrerebbe auspicabile che tali Scuole nascessero per il momento in numero limitato ed avessero carattere intemniversi- tario, intese anche come centri di raccolta e di coagulo di interesse scientifico e di formazione professionale. Le iniziative esistenti sono probabilmente insufficienti in numero e non collegate tra loro (anzi il più delle volte assolutamente scorrelate). È pertanto auspicabile che si operi nella direzione di istituzione di scuole di du- rata per lo meno biennale, nel contesto di iniziative di coordinamento sia organizzativo che scientifico. L'isti- tuzione di un Dottorato di Ricerca in Fisica Sanitaria sembra per ora quanto meno immatura e richiederebbe uno stretto coordinamento tra le iniziative in atto con la realizzazione di un consorzio tra tutte le università interessate.

Sarebbe inoltre estremamente utile che la n confu- sione n esistente nella legislazione italiana fosse al più presto rimossa. In particolare invece dei Servizi di Fi- sica Sanitaria negli Ospedali sarebbe senz'altro più corretto e più qualificante parlare di Rudioprotepione, Fisira M8dica e anche di Bioingegneriu, quest'ultima una disciplina che in Italia ha una sua autonomia culturale nell'UniversitA, ma deve ancora n conquistarsin lo spazio operativo (complementare d a Fisica Medica sul campo (negli ospedali). È assolutamente necessario che tutte queste iniziative (Corsi/Scuole) vengano rccu- peratc ncIh sostunpa e rowettumntc dal mondo Accademi- co della Fisica. ~ e r c h é sono e devono rimanue n Scuola

.A di Fisica r. In particolare, la Sruoh di Spcrialip?a~ione in Fisiru

Smituria dell'UniversitA di Pisa C stata i s t i ~ t a con . D.P. R. 28 ottobre 1981, n. 918. I corsi avranno ini- zio con l'a.n. 1983-84. È nel frattempo stata modificata la legislazione italiana relativa alle S~ole/Corsi di Per- fezionamento / Specializzazione con D.P.R. 10 marzo 1982, n. 162: n Riordinamento delle scuole dirette a fini speciali, delle scuole di specialiizzaziune e dei corsi di pedezionamento n. Si C operato un attivo coordina- mento tra i responsabili delle varie iniziative port-hu- reun nel campo deUa fisica sanitaria, cointeressando per quanto possibile i promotori di nuove iniziative ed i rappresentanti ddla associazioni scientifiche interessate. Sono al momento in itincrc le richieste di modifica di statuto da parte delle Universiti di Bologna, Milano e Roma per la istituzione di Scuolc di Speriaiix~aqionc in Fisica Sanitaria in sostimzione delle Scuole di Perfezio- namento/Comi di Specializzazione ivi esistenti, e da par- te dcll'Università di Pisa per il riallineamento della Scuo- la di Pisa dia normativa ora vigente.

Lo apiluppo positivo che ha muto il G r s o di Culmra in Fisica Sinitaria t in gran parte dowto alla wUaborazionc oiiernmi dai Direttoti dcll'lstituto di Fisica che si sono succcduti ncgli ultimi d mni. Un panicolare ringraziamento t dovuto ai Proii. G. Stop- pini e E. Polacca, che mi hanno acmpre incoraggiato e sostenuto in questa iniziativa.

Devo inoltre ricordare il contributo di mtti i docenti dei colsi, se- la cui mllnborazionc non sarebbe stato possibile pervenire alla Scuola di Spccialixazionc. Infine il prezioso wnuibuto della Sig.ra G. M ~ n r e m , in qualità di Segretaria del Corso, ha pcr- messo di risolvere i non pochi problemi organizzativi c logistici chc si sono pmcntati.

APPENDICE A

ESTRATTO DALLO STATUTO DEL <<CORSO D1 CUI.- TURA IN FiSICA SANITARIA » (L).

Art. 1 . - B istituito presso la Facoltà di Scienze m.f.n. un Corso di Culmra in Fisica Sanitaria. I1 Corso ha la. durata di un anno ed ha lo scopo di fornire una preparazione di base, teorica c pratica, a coloro che intendono svolgere attiviti di Fisica Smi- taria ed aspirino ad esscrc iscritti nell'clenw dcgli edperti quali- ficati di 3O grado ai scnri dcll'nn. 71 del D.P.R. l 3 febbraio 1964, n. 185. Il wrsa si propone, inoltre, di preparare quei laureati che desiderino collaboraic con l'ambiente medico in campo fisico cd ingcgncristiw cd è npcrto a coloro che sono interessati agii aspctti protezionistici dell'impicgo dcilc radiazioni ioniumti.

Art. 2. - Sono ammessi a frequentare i l corso di Cultura i laurcati in Fisica, Chimica, Chimica Industriale, Ingegneria.

Oni,,N.

Ari. 4. - Gli insegnamenti impartiti nel corso sono:

1) Fisicanuclearc;

2) EKctti biologici dcllc radiazioni ionizzanti;

3) Fisica sanitiria;

4) Stmmcntnzione c metodologia di misura dellc rndiazioni ioniannti;

5) Nomativa nel campo ddla protezione contro Ic radia- zioni ionizzanti;

6) Corso monogrnfico;

I l Consiglio del Corso pub inoltre istituire corsi di Luioni, con- fe- ed ucrcitazioni pcr scttori particolari.

APPENDICE B

ESTRATTO D.ALLO S1'TC'I'O DCI.LA i< SCUOLA D1 SPE- UALIZZAZIOSI< IN FISIC.4 SANITARIA ,i ( d ) .

Art. 1. - B istituita presso la Fawltà di Scienze m.f.n. dcl- I'UnivcrsitA di Pisa la Scuola di Spccinliauione in Fisica Sani- tar i~. La Scuola ha sedc presso l'Istituto di Fisica.

Art. 2. - La Scuola si propone di prepnrair specialisti in pro- blemi concernenti l'applicazione della Fisica in campo mediw- biologico, con pirticolarc riguardo d'impisgo dcgli isotopi radioattivi e dcllc sorgenti di radiazione, ed alla protciionc ed alla ~>rrcgliuu.a della protezione contro i pericoli derivanti dall'impicgo delle radiazioni ionizzanti.

Ari. 4. - La Scuola ha la durata di 2 (due) ami e non sono consentite nbhreviazioni di csrso. Essa conduce al conscguimcnto di un diploma di Specialista in Fisica Sanitaria.

Ad. 4. - A111 Scu<>la sono ~mmcssi coloro chc sono in p o r . sesso dcl diploma di I.aurca in Rrica o di un Titolo Acadcmico Estero riconosciuto equtpollcnie dalle compctcnti Autoriti

Art. 8. - Tu% le materie di inscgnamcnto sono impartite mediante corsi annuali:

(d) Gli statuti completi del a Corso di CuImm in Fisica Smi- mia » e d d l ~ R Scuola di SpcOaliwzionc in Fisica Sanitaria n possono essere forniti dall'sutoie dietro richiesta.