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KA2 : Strategic Partnerships for youth
W.R.I.T.E: Work, Research
and Innovation for the Tomorrow's Entrepreneurs N. Progetto 2015-1-IT03-KA205-005764
CONSORZIO FERRARA INNOVAZIONE
Ricerca – Indagine “Abbandono scolastico e ingresso nel mercato del lavoro: studio ed analisi” Intellectual 1
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INDICE
PREMESSA .............................................................................................................................. 2
ANALISI DEL CONTESTO .......................................................................................................... 3
Il fenomeno della dispersione ................................................................................................. 3
Analisi dei dati della Regione Emilia Romagna e il territorio di Ferrara ..................... 4
Gli obiettivi europei 2020 ......................................................................................... 11
OBIETTIVI DELL’INDAGINE .................................................................................................... 15
METODOLOGIE ...................................................................................................................... 15
L’ESPERIENZA DI CFI –Consorzio Ferrara Innovazione .......................................................... 15
DEFINIZIONE E DESCRIZIONE DEL CAMPIONE ...................................................................... 16
MODALITA’ E METODOLOGIA DI SOMMINISTRAZIONE DEL QUESTIONARIO ...................... 17
RISULTATI DELL’INDAGINE: ANALISI ..................................................................................... 20
Il campione degli intervistati ..................................................................................... 20
L’esperienza a scuola (sezione 1 e 3) ........................................................................ 22
L’apprendimento a scuola (sezione 2) ...................................................................... 32
Competenze scolastiche ed extra scolastiche (sezione 4 e 5) .................................. 36
CONCLUSIONI ........................................................................................................................ 49
Valutazione delle competenze .................................................................................. 49
Motivazioni che portano all’abbandono scolastico .................................................. 50
Dispersione: che fare? ............................................................................................... 51
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PREMESSA
Spontaneo è chiedersi “Perché” avviare un progetto che ha l’obiettivo di
migliorare/aumentare l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro con una ricerca sulla
Dispersione Scolastica.
Se da un lato, il recente avvio dell’Anagrafe Regionale1 degli studenti risulta essere uno
strumento di presidio e di controllo fondamentale sui dati di tutti gli studenti, costituendo un
importante punto di riferimento univoco per tutti i soggetti istituzionali territorialmente
interessati e per tutte le Istituzioni scolastiche e formative presenti su ogni territorio italiano,
dall’altro si devono sempre di più porre in atto azioni coordinate verso il problema
dell’inserimento nel mercato del lavoro dei giovani partendo proprio dal possesso di competenze
professionalizzanti e trasversali richieste dal mondo imprenditoriale.
Si è pertanto pensato con il progetto WRITE di intraprendere un percorso nuovo,
maggiormente attento alla qualità delle competenze possedute e richieste dal mondo del lavoro
seguendo “il filo rosso” della dispersione scolastica per cercare di capire quali siano le eventuali
azioni correttive e di supporto ai giovani che abbandonano prematuramente il sistema scolastico
ed anche per quelli che, pur terminando il loro iter scolastico, restano parcheggiati per lunghi
periodi prima di essere inseriti nel mercato del lavoro.
1 Si tratta di un sistema informativo integrato di banche dati per il monitoraggio della popolazione scolastica regionale,
che raccoglie i dati più significativi relativi agli studenti, fino al conseguimento del diploma di scuola secondaria di II grado o di una qualifica. L’Anagrafe è stata costruita, d’intesa con l’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna, raccogliendo i dati di Regione, Province, Comuni e scuole relativi al percorso scolastico degli studenti che frequentano le istituzioni scolastiche dell’Emilia-Romagna, sia nel sistema di istruzione che nel sistema di Istruzione e Formazione professionale (IeFP).
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ANALISI DEL CONTESTO
IL FENOMENO DELLA DISPERSIONE
La dispersione è un fenomeno complesso, definita come insieme di fattori che modificano il
regolare svolgimento del percorso scolastico di un giovane.
Infatti si fa generalmente riferimento a un fenomeno caratterizzato da molteplici cause e
variabili dirette (osservabili all’interno del sistema scolastico) o indirette (di natura socio-
economica) che comportano il rallentamento, l’interruzione o l’uscita di un alunno dal percorso
formale di istruzione e formazione prima del conseguimento di un titolo di studio.
Uno studio sul fenomeno della dispersione scolastica, pubblicato nel 2008 a cura del Servizio
Statistico del Ministero della Pubblica Istruzione, individua due dimensioni diverse di analisi del
fenomeno. La prima fa coincidere il fenomeno con il numero di drop-out rilevati nel corso di un
anno scolastico. La seconda utilizza una chiave di lettura europea che analizza il fenomeno
dell’abbandono in base all’indicatore degli Early School Leavers, che si riferisce alla quota dei
giovani dai 18 ai 24 anni d’età che posseggono la sola licenza media e sono fuori dal sistema di
istruzione-formazione.
Nella scuola superiore esplode il fenomeno “dispersione”: tra il primo e il secondo indicatore
si perdono parecchi ragazzi; certo alcuni vanno alle scuole private o alla formazione professionale
ma, nell’insieme, il numero di coloro che dopo qualche anno di frequenza si perde, resta molto
alto.
Gli studi sulla dispersione scolastica svolti in ambito nazionale ed europeo sono concordi
nell’identificare come possibili cause alcuni eventi nel percorso scolastico:
• ritardi rispetto all’età anagrafica;
• ripetenze;
• esiti scolastici negativi (giudizio sospeso, bocciature);
• passaggi ad altra tipologia di scuola secondaria;
• frequenze irregolari;
• abbandoni e interruzioni di frequenza;
• assolvimento dell’obbligo con esiti scarsi.
Il tema è “Caldissimo” e coinvolge tutti in prima persona. I dati pubblicati da “Tuttoscuola
2014” mettono in evidenza come negli ultimi 15 anni quasi 3 milioni di ragazzi italiani iscritti alle
scuole superiori statali non hanno completato il corso di studi. Rappresentano il 31,9% dei circa 9
milioni di studenti che hanno iniziato in questi tre lustri le superiori nella scuola statale, e di questi
è come se l’intera popolazione scolastica di Piemonte, Lombardia e Veneto non ce l’abbia fatta.
Praticamente uno su tre si è “disperso”,come si dice nel gergo sociologico. E dispersione fa rima
con disoccupazione. Li ritroviamo quasi tutti, tra i Neet, i giovani tra i 15 e i 29 anni che non
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studiano, non lavorano, non fanno formazione o apprendistato. L’Istat li valuta in 2,2 milioni, pari
al 23,9% di quelle classi di età.
Una vera e propria emorragia tra le mura e i banchi di scuola, che prosegue silenziosa e
inosservata; un fenomeno nazionale, che unisce nord e sud passando per il centro e le isole.
Studenti dispersi nell’arco del quinquennio nella secondaria superiore statale (iscritti ai diversi anni di corso)
ANALISI DEI DATI DELLA REGIONE EMILIA ROMAGNA E IL TERRITORIO DI FERRARA
I dati rilevati a livello della Regione Emilia Romagna, relativamente al fenomeno della
dispersione scolastica, che l’organismo Consorzio Ferrara Innovazione – CFI ha analizzato
provengono dall’Anagrafe Regionale dell’Emilia-Romagna.
Non ci è parso corretto analizzare i dati della regione senza prima fare una considerazione sui
dati nazionali, rapportati a livello europeo, relativi alla condizione dei giovani che si trovano in
situazione di abbandono scolastico: i così detti NEET (Not in Education, Employment or Training) o
Drop-out.
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Tabella N 1 Giovani NEET di 15-29 anni per genere nei Paesi dell’Unione Europea nel 2011
PAESI TOTALE UOMINI DONNE
BULGARIA 24,6 23,2 26,2
GRECIA 23,2 19,7 26,9
ITALIA 22,7 20,1 25,4
IRLANDA 22,0 22,9 21,1
SPAGNA 21,1 21,1 21,1
ROMANIA 19,1 16,2 22,1
LETTONIA 18,7 17,4 20,0
SLOVACCHIA 18,7 15,9 21,6
UNGHERIA 17,7 14,0 21,5
POLONIA 15,5 12,4 18,7
REGNO UNITO 15,5 12,7 18,3
LITUANIA 15,2 16,4 14,0
ESTONIA 14,9 13,0 16,8
CIPRO 14,7 13,9 15,3
FRANCIA 14,5 12,7 16,4
PORTOGALLO 14,0 13,1 15,0
BELGIO 13,8 12,3 15,3
REPUBBLICA CECA 12,2 7,6 17,0
MALTA 11,9 9,5 14,8
FINLANDIA 10,0 9,1 11,0
GERMANIA 9,7 7,8 11,6
SLOVENIA 9,4 9,4 9,4
AUSTRIA 8,2 6,6 9,7
SVEZIA 7,8 7,3 8,3
DANIMARCA 7,6 7,2 7,9
LUSSEMBURGO 6,6 5,0 8,2
PAESI BASSI 5,5 4,8 6,2 Fonte ISTAT, rilevazione continua sulle forze lavoro Eurostat Labour Force Aurvey
Da questa tabella, pubblicata dall’ISTAT, “Noi Italia 2013”, emerge che più di due milioni di
giovani (il 22,7% della popolazione tra i 15 e i 29 anni), in Italia nel 2011 risulta fuori dal circuito
formativo e lavorativo.
In Italia la quota di NEET è di molto superiore alla media europea (22,7% e 15,4%
rispettivamente).
L’incidenza è significativamente più alta rispetto ai principali Paesi europei quali la
Germania (9,7%), la Francia (14,5%) e il Regno Unito (15,5%) e più simile a quella della Spagna
(21,1%). I divari riflettono in primo luogo il minore inserimento dei giovani italiani nel mercato del
lavoro e, in secondo luogo, la loro maggiore presenza nella condizione di inattività (oppure di
disoccupazione) rispetto ai giovani degli altri Paesi europei.
Questo dato è legato alla minore capacità del mercato del lavoro italiano di includere i
giovani, con il conseguente rischio che lo stato di inattività si trasformi in una condizione
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permanente. Si può affermare che i giovani non più inseriti in un percorso di Istruzione e/o di
Formazione Professionale e non impegnati in un’attività lavorativa per lunghi periodi sono
destinati a incontrare maggiori difficoltà per l’inserimento nel mercato del lavoro, con conseguenti
gravi ripercussioni sul piano personale, sociale ed economico.
Nella maggior parte dei Paesi il fenomeno coinvolge in misura maggiore le donne
(mediamente 17,5% contro il 13,4% degli uomini), con i più ampi divari nella Repubblica Ceca, in
Ungheria e in Grecia.
Fonte ISTAT, rilevazione sulle forze lavoro.
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Dall’analisi dei dati presenti nella tabella, di cui sopra, che fotografa il fenomeno dei NEET a
livello nazionale emerge che l’Emilia Romagna ha un valore pari al 15,3% di NEET che dimostrano
una situazione sicuramente migliore rispetto al quadro nazionale, pari al 22,7% e leggermente
migliore anche della media UE27 , pari al 15,4%.
Questi dati mettono in evidenza la caratteristica del sistema scolastico e formativo
emiliano-romagnolo. Infatti ci preme evidenziare che in Emilia Romagna il problema
dell’organizzazione dell’offerta formativa post-terza media viene affrontato, con riferimento ai
due anni rientranti nell’obbligo decennale di istruzione, attraverso la messa in atto di un “modello
unitario o integrato” nel quale i diversi soggetti che propongono i percorsi formativi (la scuola e gli
enti di formazione) permangono nella loro diversa identità ma collaborano strettamente nella
programmazione dei percorsi formativi. La legge regionale del 30 giugno 2003 n.12 rilancia il
biennio unitario integrato, consentendo l’accesso alla formazione professionale solo a coloro che
abbiano assolto l’obbligo in una scuola o che ne abbiano frequentato almeno un anno.
Per favorire la frequenza del primo biennio della scuola superiore, ogni istituto (compresi i
licei) è tenuto ad offrire agli alunni sia il corso di studi tradizionale sia, se richiesto, uno più
professionalizzante. Non si tratta di un “doppio canale”, sostiene la Regione, perché sono previsti
“passaggi” da un corso all’altro e da un sistema all’altro, attraverso l’attribuzione di crediti.
A partire dai 16 anni, dopo il biennio, l’obbligo formativo fino ai 18 anni può essere svolto
nell’apprendistato, o in un percorso integrato tra istruzione e formazione professionale, o
direttamente nella formazione professionale. Questo ci permette di evidenziare che in Emilia
Romagna non è facile definire i Neet proprio perché ad essi è offerta l’opportunità di acquisire
competenze sia trasversali che professionalizzanti nel biennio integrato.
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I numeri inseriti nelle tabelle sottostanti si riferiscono ai dati relativi all’anno scolastico
2014/15 e riguardano specificatamente le scuole statali di I e II grado. All’interno delle tabelle i
dati sui NEET non sono disaggregabili in quanto mancano le rilevazioni degli Istituti di Formazione
Professionale accreditati dalla Regione Emilia Romagna autorizzati a svolgere attività di IeFP
integrata. Infatti tali dati non evidenziano i movimenti demografici e migratori e quindi tendono a
fornire dati distorti sugli abbandoni a causa della mancata registrazione dei cambiamenti di scuola
che avvengono molto frequentemente e possono pertanto, non correttamente, essere inclusi nei
tassi di dispersione.
Alunni frequentanti per anno di corso e per genere scuola statale, A.s. 2014/15
Scuola Sec. I grado Statale
Provincia I anno di corso II anno di corso III anno di corso Totale
BOLOGNA 8.106 8.134 8.011 24.251
FERRARA 2.706 2.575 2.557 7.838
FORLI'-CESENA 3.546 3.442 3.402 10.390
MODENA 6.374 6.349 6.411 19.134
PARMA 3.600 3.438 3.464 10.502
PIACENZA 2.488 2.394 2.395 7.277
RAVENNA 3.325 3.310 3.169 9.804
REGGIO EMILIA 5.055 5.085 4.836 14.976
RIMINI 2.931 2.938 2.955 8.824
Totale Regionale 38.131 37.665 37.200 112.996 Fonte dati: portale SIDI del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Elaborazione dati: Ufficio Scolastico Regionale per l'Emilia-Romagna
Scuola Sec. II grado Statale
Provincia I anno di corso
II anno di corso
III anno di corso
IV anno di corso
I anno di Vorso
Totale
BOLOGNA 8.805 7.293 6.727 6.255 5.647 34.727
FERRARA 3.479 2.909 2.937 2.534 2.489 14.348
FORLI'-CESENA
4.151 3.567 3.410 3.041 2.861 17.030
MODENA 8.054 6.582 6.086 5.509 4.876 31.107
PARMA 4.411 3.811 3.724 3.474 3.000 18.420
PIACENZA 2.804 2.327 2.320 1.958 1.768 11.177
RAVENNA 3.523 3.014 2.862 2.636 2.440 14.475
REGGIO EMILIA
5.332 4.406 4.152 3.641 3.308 20.839
RIMINI 3.265 2.854 2.640 2.549 2.377 13.685
Totale Regionale
43.824 36.763 34.858 31.597 28.766 175.808
Fonte dati: portale SIDI del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Elaborazione dati: Ufficio Scolastico Regionale per l'Emilia-Romagna
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Scuola Sec. I grado Statale
Provincia Totale alunni maschi e femmine di cui femmine
BOLOGNA 24.251 11.602
FERRARA 7.838 3.866
FORLI'-CESENA 10.390 4.933
MODENA 19.134 9.162
PARMA 10.502 5.013
PIACENZA 7.277 3.496
RAVENNA 9.804 4.714
REGGIO EMILIA 14.976 7.074
RIMINI 8.824 4.318
Totale Regionale 112.996 54.178 Fonte dati: portale SIDI del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Elaborazione dati: Ufficio Scolastico Regionale per l'Emilia-Romagna
Scuola Sec. II grado Statale
Provincia Totale alunni maschi e femmine di cui femmine
BOLOGNA 34.727 17.146
FERRARA 14.348 7.019
FORLI'-CESENA 17.030 8.336
MODENA 31.107 14.992
PARMA 18.420 9.039
PIACENZA 11.177 5.580
RAVENNA 14.475 6.957
REGGIO EMILIA 20.839 10.256
RIMINI 13.685 6.486
Totale Regionale 175.808 85.811 Fonte dati: portale SIDI del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Elaborazione dati: Ufficio Scolastico Regionale per l'Emilia-Romagna
Percentuale di abbandoni nella scuola statale in Emilia Romagna per provincia, A.S.2013/2014*
Provincia Scuola secondaria di I grado Scuola secondaria di II grado **
BOLOGNA 0,33% 1,96%
FERRARA 0,43% 1,60%
FORLI'-CESENA 0,30% 1,03%
MODENA 0,28% 1,93%
PARMA 0,50% 2,13%
PIACENZA 0,27% 1,05%
RAVENNA 0,37% 1,42%
REGGIO EMILIA 0,34% 1,49%
RIMINI 0,31% 2,11%
Totale Regionale 0,34% 1,70% *Fonte dati: Anagrafe Nazionale Alunni, abbandoni avvenuti in corso d'anno, ossia tra Settembre 2013 e Giugno 2014. Per la scuola secondaria di II grado, sono esclusi i corsi serali.
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GLI OBIETTIVI EUROPEI 2020
“La strategia Europa 2020 punta a rilanciare l’economia dell’UE nel prossimo decennio. In un
mondo che cambia l’UE si propone di diventare un’economia intelligente, sostenibile e solidale.
Queste tre priorità che si rafforzano a vicenda intendono aiutare l’UE e gli Stati membri a
conseguire elevati livelli di occupazione, produttività e coesione sociale.
In pratica, l’Unione si è posta cinque ambiziosi obiettivi – in materia di occupazione,
innovazione, istruzione, integrazione sociale e clima/energia – da raggiungere entro il 2020.
Ogni Stato membro ha adottato per ciascuno di questi settori i propri obiettivi nazionali.
Interventi concreti a livello europeo e nazionale vanno a consolidare la strategia.”
Così il Presidente della Commissione in scadenza (2014), JM Barroso commentava gli obiettivi
che l’Unione si è data per il 2020”. La Strategia è stata impostata sulla base di tre priorità per
l’Europa del 2020:
a) crescita intelligente (sviluppare un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione);
b) crescita sostenibile (promuovere un’economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più
verde e più competitiva);
c) crescita inclusiva (promuovere un’economia con un alto tasso di occupazione che favorisca
la coesione sociale e territoriale).
La Commissione propone cinque obiettivi principali come rappresentativi delle tre priorità
(crescita intelligente, sostenibile e inclusiva), ma di portata più ampia:
- il 75% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni deve avere un lavoro;
- il 3% del PIL dell’UE deve essere investito in R&S;
- i traguardi “20/20/20” in materia di clima/energia devono essere raggiunti (compreso un
incremento del 30% della riduzione delle emissioni se le condizioni lo permettono);
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- il tasso di abbandono scolastico deve essere inferiore al 10% e almeno il 40% dei giovani
deve essere laureato;
- 20 milioni di persone in meno devono essere a rischio di povertà.
Tali obiettivi sono poi tradotti in traguardi nazionali, così da permettere a ciascuno stato
membro di calibrare gli interventi rispetto alle proprie specificità. Ne consegue che in alcuni paesi
gli obiettivi sono stati già raggiunti, mentre in altri si è ben lontani da quanto indicato dall’UE,
tanto da decidere di programmare delle mete intermedie. È quanto avviene anche nell’ambito
dell’istruzione. Come detto, in questo caso l’obiettivo richiede che il tasso di abbandono scolastico
sia inferiore al 10% e che almeno il 40% dei giovani raggiunga un diploma di laurea (Tabella A e B).
I dati del 2013 evidenziano che il tasso generale di abbandono scolastico è dell’11,9% e il
numero di giovani tra i 30-34 anni che ha completato gli studi universitari è pari al 36,5% (EU 28
paesi). È interessante evidenziare che in diversi paesi gli studenti mostrano scarse capacità di
lettura. Sono in molti, poi, ad abbandonare troppo presto la scuola e la formazione. Il 50%
raggiunge un livello di istruzione medio, che però fin troppo spesso non corrisponde alle esigenze
del reale mercato del lavoro. Va detto, inoltre, che in Europa meno del 40% dei giovani tra 25 e 35
anni ha una laurea, contro il 40% degli Stati Uniti ed il 50% del Giappone. Le persone con scarse
competenze e solo con quelle di base sono svariati milioni. Un dato allarmante se si tiene conto
che entro il 2020 dovrebbero scomparire almeno 12 milioni di posti di lavoro scarsamente
qualificati. Di contro dovrebbero nascere circa 16 milioni di attività professionali altamente
qualificate.
Non da ultimo, va poi ricordato che a causa della funesta crisi economica che ha segnato
fortemente gli equilibri sociali di gran parte del mondo, è aumentato in modo esponenziale il
numero delle persone che vivono sotto la soglia di povertà o che non guadagnano abbastanza per
potere garantire a se stessi e alla propria famiglia una vita dignitosa.
Ponendo ulteriore attenzione agli indicatori relativi all’istruzione, il confronto tra i singoli paesi
dell’Unione è spesso impietoso. La situazione dell’Italia è particolarmente fragile: lontana dal
livello medio raggiunto dai paesi traino dell’Unione Europea e drammaticamente distante dalle
performance migliori. L’Italia conquista l’ultima posizione per quanto riguarda il livello di istruzione
universitaria ed è tra gli ultimi posti (preceduta solo da Spagna, Malta, Portogallo e Romania) per
quanto concerne la dispersione scolastica.
Tale situazione porta a pensare che l’Italia potrebbe tentare di raggiungere almeno un tasso di
dispersione scolastica inferiore al 15-16% nel 2020, sebbene si tratti di un obiettivo ben lontano
dalla percentuale indicata dall’UE.
Certo è che un siffatto scenario non fa ben sperare rispetto alla seconda indicazione, ovvero il
raggiungimento del 40% dei giovani laureati. Gli ultimi dati disponibili (2013) registrano un
modesto 22,4% di individui con un livello di istruzione universitaria.
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A questo punto appare chiaro che il raggiungimento di un livello di dispersione scolastica non
superiore al 10% assume un valore simbolico e politico.
Tabella A: Fonte EUROSTAT
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Tabella B: Fonte EUROSTAT
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OBIETTIVI DELL’INDAGINE
L’oggetto della ricerca è di tipo conoscitivo. Nella prima fase, sono state seguite due linee. Da
una parte, la verifica del fenomeno “dispersione” nella provincia di Ferrara, analizzando sia i dati
regionali forniti dall’Anagrafe Regionale degli Studenti, sia i dati nazionali pubblicati dall’Istat.
Dall’altra, capire quali siano le competenze possedute dai ragazzi in uscita dal sistema d’istruzione
nella fascia d’età 14-18 anni.
La seconda fase, è stata focalizzata sull’individuazione delle competenze professionalizzanti dei
giovani sia in uscita al termine del ciclo di istruzione e formazione, sia in abbandono scolastico.
L’obiettivo principale dell’indagine può definirsi come una raccolta di informazioni che
permettano di valutare quali opportunità di “sostegno” formativo sia necessario attivare per i
giovani che intendono inserirsi nel mercato del lavoro anche se in possesso di una bassa
scolarizzazione. Il progetto WRITE mira a creare pacchetti formativi facilmente veicolabili
attraverso l’utilizzo delle TIC e altrettanto facilmente fruibili dal singolo giovane in un qualsiasi
momento della giornata ed in un qualsiasi posto lo desideri.
La ricerca permetterà di valutare quali pacchetti formativi predisporre relativamente alle
necessità di competenze trasversali e professionalizzanti.
METODOLOGIA
La metodologia utilizzata per conseguire l’obiettivo dell’indagine è da suddividere in due fasi:
o Metodologia quantitativa, ricavando uno scenario dove collocare l’indagine;
o Metodologia qualitativa, attraverso un’indagine esplorativa.
La possibilità di analizzare i risultati dei questionari attraverso due specifiche metodologie ha
permesso di definire l’intervento su dimensioni locali delineando un quadro territoriale circoscritto
ed esplorare in modo più profondo i vissuti degli intervistati.
Questa seconda metodologia è stata valutata come indispensabile per raggiungere il maggior
numero di informazioni in merito sia alle dinamiche della dispersione, sia alle competenze
possedute da ogni singolo individuo. In quest’ultimo caso, è risaputa la formazione di una sorta di
“deposito d’esperienza” che se affrontato e analizzato permette di rilevare i desiderata e le
necessità formative utili ad accelerare l’ingresso nel mercato del lavoro.
L’ESPERIENZA DI CFI - Consorzio Ferrara Innovazione
Cfi ha svolto l’indagine coinvolgendo alcuni Istituti Scolastici presenti sul territorio della
provincia di Ferrara. La scelta si è basata principalmente sull’indirizzo di studio ed sui profili
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professionali che in questi anni hanno dato ai giovani maggiori opportunità d’inserimento
lavorativo.
Sono stati coinvolti ragazzi che provengono dai seguenti indirizzi scolastici:
- Perito Informatico - Amministrazione-Finanze-Marketing - Relazioni Internazionali - Sistemi Informatici Aziendali - Turismo
Inoltre sono stati coinvolti due Enti di Formazione Professionale accreditati dalla Regione
Emilia Romagna che svolgono attività di IeFP recuperando molti ragazzi drop-out in abbandono
dagli Istituti Scolastici di Secondo Grado per dare a loro l’opportunità di terminare l’obbligo
scolastico.
I ragazzi definibili drop-out provenivano dai seguenti indirizzi professionali:
- Operatore della Ristorazione - Operatore Amministrativo Segretariale - Operatore Addetto al Punto Vendita
Gli Enti di Formazione Professionale hanno inoltre un compito molto forte in ambito sociale.
Permettono ai ragazzi di aprire una nuova via verso il mondo del lavoro: una nuova e diversa
opportunità di reinserimento, identificabile anche nel contesto della vita reale. Molte storie,
infatti, sono contraddistinte da una “solitudine” dovuta ad esclusione sociale. La presa in carico di
questi ragazzi con disagi da parte degli Enti accreditati riveste un’importanza basilare nella società
civile. Il recupero ad una vita “normale” s’inserisce nei canoni degli obiettivi Europei 2020.
DEFINIZIONE E DESCRIZIONE DEL CAMPIONE
Per indagare il fenomeno della dispersione scolastica e il possesso delle competenze dei
giovani in uscita dal sistema d’istruzione o di abbandono dello stesso, abbiamo considerato un
campione di 55 giovani di età compresa tra 14-18 anni, sia maschi che femmine, frequentanti
Istituti tecnici superiori e Istituti Professionali del territorio della provincia di Ferrara. E’ stato
effettuato un campionamento a grappolo individuando giovani presenti in un percorso scolastico
di tipo tecnico professionalizzante e giovani drop-out in abbandono. Il campione, pur presentando
alcuni punti convergenti, mostra due mondi di apprendimento ben distinti: scuola ed Enti di
Formazione. Nella scuola, il disagio dell’abbandono scolastico è visibile solamente nei soggetti che
lasciano il percorso dopo diversi insuccessi. Negli enti di formazione, il disagio è visibile
materialmente ogni giorno, pur diversificandosi nella sua netta composizione.
Lo strumento utilizzato e validato da tutti i soggetti partner del progetto WRITE è stato un
questionario strutturato in 40 domande suddivise in 5 sezioni, dove ciascuna potesse indagare a
sua volta aree di rapporto che permettessero una lettura più ampia sia del fenomeno disagio, sia
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dei desiderata dei giovani in uscita dal sistema scolastico. Il questionario è stato strutturato con
domande a risposta multipla e domande aperte di approfondimento. L’indagine ha approfondito il
background socio demografico e scolastico degli studenti, le caratteristiche principali della loro
attuale esperienza di studio e, in particolare, l’individuazione di segnali del rischio dispersione
degli intervistati, nonché i loro desiderata per accelerare l’ingresso nel mercato del lavoro.
Le sezioni di cui si compone il questionario sono:
1- Sezione SCUOLA 2- Sezione IMPARARE LE TECNOLOGIE A SCUOLA 3- Sezione RELAZIONARSI A SCUOLA 4- Sezione ESPERIENZE LAVORATIVE 5- sezione COMPETENZE
Le aree indagate dal questionario posso essere così raggruppate:
o Il senso dell’andare a scuola ed il rapporto con la scuola in genere o La relazione con i compagni o La relazione con gli insegnanti o La presenza o meno della famiglia o Il rapporto con le nuove tecnologie o Il possesso di competenze o Il rapporto con il mondo del lavoro: strategie individuali
L’analisi di entrambe le componenti del questionario fornisce indicazioni generali del vissuto in
tema di disagio dal giovane, poiché può riguardare l’immagine di sé attraverso l’esplicitazione
delle proprie competenze, i rapporti con insegnanti, famiglia e compagni, quanto la presenza e
conoscenza delle nuove tecnologie può incidere sulla facilità d’inserimento nel mercato del lavoro.
Questa indagine permetterà di valutare e definire modalità e strategie, così da mettere in
campo interventi strutturati di formazione, consentendo di aumentare il grado di competenze sia
professionali, sia trasversali dei giovani drop-out in uscita dal sistema d’istruzione a conclusione
del loro percorso.
MODALITA’ E METODOLOGIA DI SOMMINISTRAZIONE DEL QUESTIONARIO
Le 55 interviste sono state effettuate con modalità individuale e condotte da un docente-
operatore collaboratore di CFI. La somministrazione del questionario è avvenuta mantenendo
l’anonimato dei giovani intervistati. Il docente-operatore ha fornito ai ragazzi coinvolti gli
approfondimenti di base necessari per avviare l’azione d’intervista: spiegazioni e rispettive
istruzioni per la compilazione del questionario, chiarendo che non si trattava di un test di
intelligenza o abilità, in cui non vi erano risposte giuste o sbagliate, ma completato in maniera
assolutamente personale.
La somministrazione è avvenuta dal 23 al 31 ottobre 2015.
18
Contestualmente alla compilazione del questionario, il docente-operatore ha instaurato
con ogni giovane un dialogo di conoscenza.
L’intervista è stata condotta cercando di affrontare il nocciolo/cuore, sia della problematica
dell’abbandono, andando ad indagare il vissuto di ciascun intervistato, sia le competenze,
cercando di capire, attraverso le pregresse esperienze di approccio al” sistema lavoro”, di quali
siano in possesso questi giovani.
Si è cercato, inoltre, di comprendere quali competenze professionali e quali trasversali
posseggono gli intervistati.
Considerata la delicatezza dell’argomento e la particolarità dei soggetti coinvolti, si è
ritenuto adottare un approccio metodologico “face-to face”, al fine di instaurare un clima
confidenziale col nostro docente-operatore, mettendo a proprio agio ogni singolo giovane e
agevolandone così la maggior apertura e confidenza nel racconto della propria esperienza.
Questa fase qualitativa aveva come obiettivi principali:
- indagare il contesto di vita, la storia, il profilo sociale e i valori dei ragazzi che hanno abbandonato la scuola dellʼobbligo;
- comprendere le motivazioni di tale scelta ed eventuali fattori esterni che lʼhanno facilitata; - analizzare le competenze possedute e/o maturate; - analizzare le ambizioni dei ragazzi e la loro percezione del futuro.
Il docente-operatore ha cercato di raccogliere impressioni ed esperienze di ciascun intervistato
allo scopo di far emergere aspetti che non possono essere immediatamente percepiti. Le interviste
hanno scavato in profondità, cercando di capire quali desiderata manifestino i giovani.
L’incontro è stato strutturato su tre specifici obiettivi:
1) Conseguire una migliore conoscenza delle “storie di vita” dei giovani che non sono riusciti a completare il loro percorso di studi, avendo cura di distinguere sia i giovani che hanno abbandonato la scuola in cerca di un’alternativa che potesse anche permettere loro di entrare nel mercato del lavoro, sia i giovani usciti dal sistema scolastico dopo insuccessi maturando pertanto sentimenti di insicurezza e scarsa autostima. Nel primo caso, l’abbandono ha avuto conseguenze sulla qualità delle conoscenze e competenze maturate. Nel secondo, ha lasciato tracce nella debole strutturazione della personalità, nell’insicurezza, nell’incapacità di fare progetti e di avere fiducia nelle proprie capacità. Tra gli esempi da inserire in forma sintetica, vi sono le idee imprenditoriali future. Nel primo gruppo di ragazzi, l’insicurezza e la scarsa autostima hanno prodotto progetti “semplici e rudimentali”, dove la basi di partenza non superano il processo d’insegnamento, rimanendo nel medesimo livello e contesto formativo: “Vorrei aprire un ristorante-pizzeria” oppure “Il mio sogno è avere attività d’abbigliamento uomo-donna tutta mia”. Nel secondo, invece, la debole strutturazione di personalità rende le progettualità imprenditoriali quasi inesistenti o in funzione di un’innovazione già esistente e superata: “Costruirò un video gioco tridimensionale in realtà virtuale” o ancora “Programmazione di un’applicazione innovativa” senza specificarne tipologia e utilità.
19
2) Acquisire elementi conoscitivi relativi al contesto sociale e relazionale di riferimento dei giovani in condizioni di dispersione e/o abbandono. Addentrandosi nell’analisi, i ragazzi sono aiutati dagli enti formativi a ricreare coi propri compagni dei gruppi solidi, in funzione della sicurezza personale perduta nel contesto esterno. Le relazioni coi docenti più personali e ravvicinate sono indispensabili per proseguire nel reintegro. Non a caso, alla domanda “Quale rapporto avevi con gli insegnati?” la maggior parte ha avuto una reazione più che positiva, barrando la casella “Buono” e/o “Ottimo”.
3) Rintracciare gli elementi “desiderati” dai giovani per aumentare la professionalità e accelerare l’immissione nel mercato del lavoro. Gli elementi fortemente emersi dall’analisi delle risposte sono sicuramente di tipo tecnologico. A volte, la richiesta di questi contesti conoscitivi, di cui il mondo lavorativo non può fare più a meno, superano la normale didattica. Gli Istituti e i Centro di Formazione sono chiamati dagli stessi ragazzi ad evolvere metodi d’insegnamento, ma soprattutto strumenti idonei per creare quel giusto mix di fattori che renda i ragazzi padroni del loro destino lavorativo e non in continua rincorsa e ritardo.
La metodologia utilizzata per questa indagine è apparsa molto adeguata, soprattutto perché ha permesso di fare un confronto tra il vissuto individuale di ogni ragazzo ed i vincoli di natura strutturale.
20
RISULTATI DELL’INDAGINE: ANALISI
IL CAMPIONE DEGLI INTERVISTATI
Anticipato nella prima parte della relazione, il campione degli intervistati è stato
selezionato all’interno di alcuni Istituti d’Istruzione Secondaria ed Enti di Formazione della
Provincia di Ferrara.
Gli Istituti d’Istruzione Secondaria scelti sono stati: I.T.C-P.A.C.L.E. “Vittorio Bachelet” e
I.T.I. “Copernico-Carpeggiani” entrambi di Ferrara. Enti di Formazione inseriti sono stati:
Fondazione “San Giuseppe” CFP di Cesta di Copparo e Città del Ragazzo “Opera Don Calabria” di
Ferrara.
Ecco i dati totali del campione intervistati in composizione numerica, suddivisi tra maschi
(31 totali) e femmine (24 totali), nonché Istituti Scolastici (totale 25 intervistati, di cui 15 maschi e
10 femmine) ed Enti di Formazione (totale 30 intervistati, di cui 16 maschi e 14 femmine):
ISTITUTI – ENTI
MASCHI
FEMMINE
TOTALE
I.T.C-P.A.C.L.E. “Vittorio Bachelet”
4
10
14
I.T.I. “Copernico-Carpeggiani”
11
0
11
Fondazione “San Giuseppe” CFP
10
6
16
Città del Ragazzo “Opera Don Calabria”
6
8
14
TOTALE
31
24
55
Grafico generale di suddivisione maschi-femmine tra Istituti Scolastici ed Enti di Formazione
% MASCHI
% FEMMINE 0,00%
20,00%
40,00%
60,00%
80,00%
100,00%
28,57%
100,00%
62,50%
42,86%
71,43%
0,00%
37,50% 57,14%
% MASCHI
% FEMMINE
21
L’analisi successiva, approfondita rispetto alle classi d’età, ha evidenziato un arco
temporale da 14 a 18 anni, con l’unica “anomalia” rappresentata da un ragazzo di 21 anni iscritto
al I.T.C.-P.A.C.L.E. “Vittorio Bachelet”.
Grafico generale di suddivisione d’età tra maschi e femmine negli Enti di Formazione
Grafico generale di suddivisione d’età tra maschi e femmine nelle Scuole
In relazione all’ultimo titolo di studi, la totalità degli intervistati è in possesso di diploma di
licenzia media. Da sottolineare un’ulteriore elementare dato percentuale da suddividere tra i
ragazzi intervistati. Negli Istituti, l’iscrizione alla scuola avviene per la prima volta, ovvero in modo
continuativo senza abbandono e/o dispersione. Solo una residua e marginale parte ha scelto
l’indirizzo dopo essere passato da precedenti esperienze scolastiche. Negli Enti, invece, la
percentuale si alza in modo deciso: circa l’80% dei ragazzi ha alle spalle un vissuto scolastico
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
età 14 età 15 età 16 età 17 età 18
0%
10%
13%
17%
13%
7%
30%
0%
Campione Intervistati - Enti di Formazione
maschi
femmine
0%
2%
4%
6%
8%
10%
12%
14%
16%
18%
20%
età 14 età 15 età 16 età 17 età 18 età 21
4%
20%
12%
16%
4% 4%
16%
4%
0%
Campione Intervistati - Scuole
maschi
femmine
22
composto da esperienze multiple. Esperienze che toccano addirittura due o tre anni di frequenza
in altrettanti Istituti: da 14 a 17 anni gli insuccessi sono tangibili in modo chiaro e netto.
A seguire l’analisi delle sezioni del Questionario somministrato ai giovani.
L’ESPERIENZA A SCUOLA (SEZIONE 1 e 3)
L’intervista ai ragazzi è partita da una domanda: “Sei soddisfatto della scelta scolastica e chi ti
ha indirizzato nella decisione”.
Istituti Scolastici
La risposta dei ragazzi, la quasi totalità come affermato da loro stessi alla prima scelta
d’indirizzo istruttivo, è stata prettamente positiva: da un lato la netta risposta “si” ha sopravanzato
“abbastanza”. Quest’ultimo termine di valutazione rimane sempre sulla linea della positività, ma
denota a posteriori una decisione meno entusiastica di quanto il ragazzo poteva attendersi quando
ha scelto l’istituto. La sensazione emerge in modo ancor più chiaro seguendolo rispondere, ovvero
strana morfologia del viso a cui si aggiunge fronte corrugata, sinonimo di minor soddisfazione.
Infine, solamente 2 casi su 25 hanno risposto “no”, mostrando la remota ma possibile ipotesi di
abbandono futuro a favore di un altro indirizzo scolastico.
Nella scelta dell’indirizzo, invece, rimane la forte decisione dei ragazzi stessi di iscriversi
all’Istituto di competenza, in base alle proprie peculiarità e interessi. Il dato mostra la
“responsabilità” diretta dello studente nell’indirizzare il proprio futuro alla specifica tipologia
scolastica. Una scelta personale ed individuale che evidenzia la futura strada da seguire. Strada
solo in pochi casi consigliata da genitori e professori. Scegliere personalmente l’Istituto, senza
consultare alcun agente esterno, rende consapevoli i ragazzi già in giovane età, una sinergia
indispensabile per la crescita di consapevolezza sul fronte lavoro.
Grafico gradimento scolastico negli Istituti indagati
SI
NO
Abbastanza
0%
10%
20%
30%
40%
%maschi %Femmine
20%
32%
4% 4%
36%
4%
Gradimento scolastico - Scuole
SI
NO
Abbastanza
23
Enti di Formazione
Gli intervistati hanno manifestato una positività ancora superiore rispetto ai frequentatori
di Istituti Scolastici. La risposta più che positiva è mascherata da forti insuccessi e fallimenti di
precedenti esperienze. Molti ragazzi hanno abbandonato almeno due o tre volte gli indirizzi
scolastici, perché poco adatti o in difficoltà nello studio delle materie tradizionali e/o teoriche.
Ammettendo di aver scelto il giusto indirizzo, ammettono individualmente di aver finalmente
tracciato una nuova strada, di essere completamente consci di loro stessi e dei propri interessi
verso il mercato del lavoro. Nella maggioranza degli intervistati, siamo di fronte ad un riscatto da
delusioni che probabilmente portano ancora sulle loro spalle.
La scelta di iscriversi ad Enti di Formazione, invece, si riparte in modo proporzionale tra
diversi soggetti. Gli insuccessi, spesso, causano perdita di orientamento e smarrimento. I ragazzi,
anche attraverso le sensazioni carpite durante le risposte, hanno messo in evidenza una spiccata
propensione all’aiuto, al sostegno di persone vicine. I genitori sono in testa alla graduatoria dei
soggetti in aiuto ai ragazzi, poiché sono assolutamente consci della situazione. Ma anche gli amici,
nella maggior parte dei casi frequentatori degli Enti di Formazione. Amici che probabilmente
hanno trovato la via ideale per inserirsi nel mondo del lavoro e consigliano a chi ha avuto difficoltà
come loro stessi in passato di provare questa ennesima soluzione personale. Alcuni esempi,
portano all’attenzione anche consigli stilati dai professori avuti negli Istituti Scolastici, i quali hanno
carpito prima di altri la “disastrosa” situazione, consigliando di affidarsi a questi Enti, idonei a
ragazzi più portati per la pratica rispetto allo studio.
Grafico gradimento scolastico negli Enti di Formazione indagati.
Domanda: “Hai avuto difficoltà a studiare e quanto tempo dedichi allo studio pomeridiano,
unitamente alla motivazione per cui si va a scuola e agli stimoli scolastici”
Gli intervistati degli Istituti Scolastici hanno messo in evidenza una maggiore difficoltà nello
studio delle materie teoriche, con qualche picco evidente che rende normale l’attività scolastica.
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
35%
40%
45%
%maschi %femmine
40% 43%
3% 3%
10%
0%
Gradimento scolastico - Enti di Formazione
SI
NO
Abbastanza
24
Al contrario, i ragazzi degli Enti di Formazione, in difficoltà nelle precedenti esperienze con
tantissime materie, applicando molta manualità e meno teoria durante le ore di lezione riescono a
trovarsi a proprio agio nel percorso di apprendimento. Non a caso, le ore di studio a casa sono
contrarie. Gli intervistati all’interno degli Istituti, hanno una media di 2/3 ore di studio, media
inversamente proporzionale negli Enti con meno di un’ora dovuta alla concentrazione di lezioni
mattina-pomeriggio che non portano a dover approfondire in un secondo tempo.
Grafico disagio nel confronto di apprendimento nella Scuola
Coincidenza vuole che negli Enti di Formazione, i ragazzi intervistati apprendano
maggiormente ascoltando i docenti in classe rispetto ai ragazzi degli Istituti, più portati per la
disciplina sui libri. Inoltre, è da considerare con attenzione il particolare riguardante immagini e
cartelloni proiettate durante le lezioni su Lim o altri supporti elettronici: il loro impiego consente di
focalizzare e visualizzare quanto il docente sta spiegando. La sottolineatura è significativa, perché
con ammissione degli stessi ragazzi, visualizzare immediatamente il nocciolo di un discorso aiuta
l’apprendimento.
Grafico disagio nel confronto di apprendimento
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
%Maschi %Femmine
12% 4%
48%
36%
Disagio nel Confronto di Apprendimento - Scuole
No
Si
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
%Maschi %Femmine
7% 3%
47% 43%
Disagio nel Confronto di Apprendimento - Enti di Formazione
No
Si
25
La principale motivazione dell’andare a scuola è riscontrabile nell’obiettivo di trovare un
lavoro al termine del percorso. Il dato, rilevato con particolare evidenza e compattezza durante
l’intervista, dà la misura dello scopo: entrare nel mercato del lavoro. Più avanti analizzeremo
anche gli strumenti messi a disposizione per formare i ragazzi. La nostra azione
d’approfondimento constata la volontà di almeno il 90% degli intervistati. Segue, la possibilità di
ampliare la propria conoscenza culturale, sintomo della volontà di apprendere quanto il mondo
offre non solamente in termini lavorativi, ma soprattutto in funzione di una propria conoscenza
personale.
Gli stimoli scolastici, invece, variano al variare della personalità e del proprio interesse,
nonché dall’offerta che i singoli Istituti o Enti tendono ad avere nel piano formativo. Si passa nella
scuola dall’apprendimento linguistico, alle materie scientifiche, dalle esperienze all’estero fornite
dalla scuola passando per gli scambi culturali, dalle attività in laboratorio alle pratiche
informatiche. La scelta della scuola nei ragazzi crea molte aspettative lavorative, come hanno
mostrato gli intervistati. Negli Enti, invece, la pratica applicata al percorso d’apprendimento è più
evidente e marcata, insieme alle possibilità offerte, ovvero l’insegnamento di un mestiere senza
soffermarsi in modo preponente alla teoria.
Tra le competenze acquisite nel percorso di studi, le peculiarità informatiche sono
preponderanti all’interno degli Istituti, diversamente da quelle tecnico/manuali negli Enti di
Formazione. La pratica collegata alla teoria sta sicuramente avanzando nel primo gruppo,
rimanendo costante o aumentando nel secondo. Più avanti, però, soffermeremo lo sguardo sul
fattore “nuove tecnologie”, approfondendo una questione delicata e fondamentale delle scuole
territoriali da non sottovalutare. Inoltre, sono da portare all’attenzione anche i dati inerenti ai
lavori di gruppo e alle capacità organizzative. Lavorare in team è strettamente correlato al
successo lavorativo: le capacità di organizzazione del lavoro sono indispensabili per acquisire
competenze sempre maggiori. La scuola, secondo le risposte della maggior parte degli intervistati,
sta sviluppando questo fronte comune, che permette di avere un ulteriore competenza spendibile
in caso di assunzione, stimolandone continuamente l’approccio sui ragazzi.
Grafico competenze acquisite nelle Scuole
40%
88%
32% 32%
44%
16%
56%
Competenze Acquisite nelle Scuole
TECNICHE/MANUALI
INFORMATICHE
CAPACITA’ DI SCRITTURA
RISOLUZIONE PROBLEMI
LAVORO IN GRUPPO
26
Grafico competenze acquisite negli Enti di Formazione
Nonostante la maggior spinta di Istituti ed Enti, i ragazzi hanno ancora la tendenza al lavoro
personale in primis, mentre in seconda battuta col compagno preferito e solo dopo con un gruppo
ristretto di fidati. La tendenza al lavoro “solitario” è visibile con identico impatto in entrambe le
tipologie scolastiche. Il lavoro col compagno preferito, invece, si palesa più frequentemente negli
intervistati degli Enti di Formazione: le principali motivazioni sono riscontrabili all’interno della
sicurezza ricercata dai ragazzi che hanno il difficile retaggio passato. Pure il lavoro con un ristretto
gruppo di compagni, che appare in entrambe le tipologie di apprendimento scolastico, è un chiaro
segnale di ricerca della solidità trovata all’interno di una classe. Numeri alla mano, vi è ancora una
condivisione ristretta dei propri pensieri nel quotidiano della classe, tematiche che si potrebbero
ripercuote anche nel possibile futuro ambiente di lavoro, dove la scelta del collega non è
assolutamente dipendente da amicizie e iterazioni personali.
Domanda: E’ interessante addentrarsi in profondità attraverso due coinvolgenti domande
aperte: “tre cose che ti piacciono e tre che non ti piacciono della scuola”.
Istituti Scolastici
Nella risposte, si ritrovano parecchi argomenti che saranno ripresi nel prossimo capitolo. In
particolare, le attrezzature e i laboratori linguistico ed informatico. I ragazzi hanno espresso,
soprattutto nei commenti non inseriti nell’intervista, forti contraddizioni.
Le scuole italiane, all’interno della media europea, non vantano un primato a livello
tecnologico. L’aver citato tra le cose che piacciono le tecnologie come metodi positivi di
apprendimento rende il divario meno netto di quanto i luoghi comuni possano smentire. Ma è pur
vero che laboratori, siano linguistico o informatico (come hanno inserito i ragazzi stessi), hanno
una valenza consolidata nelle scuole, ma non rappresentano certo le cosiddette nuove tecnologie.
Spesso, i computer sono obsoleti e inadeguati, caratteristica uscita nella seconda parte
63%
43%
30% 20%
50%
7% 43%
Competenze acquisite negli Enti di Formazione
TECNICHE/MANUALI
INFORMATICHE
CAPACITA’ DI SCRITTURA
RISOLUZIONE PROBLEMI
LAVORO IN GRUPPO
27
dell’intervista. I ragazzi stanno usufruendo di un adeguamento che un decennio fa era sicuramente
scarno, ma l’adeguamento al mondo del lavoro rimane sempre un passo indietro.
Tra i pensieri positivi, inseriamo la voglia dei ragazzi di interagire coi compagni di classe e
l’interesse per la conoscenza di nuovi, la possibilità di visitare luoghi d’interesse lavorativo
attraverso il contributo scolastico, nonché la possibilità di progettare il proprio futuro.
Grafico rapporto con i compagni nella Scuola
Singolare la segnalazione di alcuni studenti dell’indirizzo informatico I.T.I. “Copernico-
Carpeggiani”, che rilevano problemi di connessione alla rete internet della scuola. Il particolare
denota due indici. Il primo, una chiara impossibilità di collegarsi al mondo esterno. Il secondo,
smarrimento quando non è possibile interagire con altri utenti o altre parti del mondo esterno.
Nelle sezione negativa, è spesso additata la mancanza di organizzazione scolastica, nonché
la pulizia dei plessi. Questioni meno importanti rispetto ai percorsi di apprendimento, ma che
vanno inserite nel computo dei pensieri degli intervistati. Se l’estetica rimane il male minore
rispetto alle problematiche di apprendimento e ai percorsi di studio, non possiamo accantonarla.
La psicologia dell’apprendimento mette in luce diversi aspetti: un luogo piacevole e salubre è il
primo punto per instaurare passo dopo passo la meccanica dell’apprendimento e delle relazioni
tra ragazzi e docenti. Come l’organizzazione scolastica: in regime di efficienza permetterà di non
disperdere energie, concentrandole tutte verso studio e pratica.
Altre “lamentele” cadono su alcuni docenti, probabilmente severi nel voler inculcare
materie e passione a ragazzi pigri, che hanno bisogno di essere sollecitati. Queste peculiarità sono
saltate all’occhio del docente-operatore, con intervistati che avevano necessità di essere spronati
continuamente al fine di consentire la compilazione del test. Inoltre, dobbiamo integrare nella
negatività scolastica la valorizzazione delle eccellenze, forse dovuta alla mancanza di apertura e
personalità dei ragazzi che apertamente manifestano di possederle (le eccellenze fuoriescono nel
tempo e le migliori progrediranno). Infine, non manca la frecciata all’orario d’uscita da lezione
Condivisione Interessi
Chiusura
Lavoro da solo
Lavoro con preferito
Lavoro con chiunque
Lavoro in gruppo ristretto
Lavoro in gruppo allargato
Prima solo poi gruppo
88%
12%
40%
20%
12%
44%
0%
8%
Rapporto con i Compagni nelle Scuole
%allievi
28
molto tardo e precedente il pomeriggio o al sabato a scuola. Anche questo potrebbe essere un
segnale, acquisito più dalle scuole medie di primo grado, di adattamento scolastico ad usi e
abitudini europee che rendono la scuola un luogo da vivere tutto il giorno (come gli Enti di
Formazione) per attività pratiche, con chiusura sabato.
Enti di Formazione
Nelle positività, molti hanno menzionato la pratica dell’attività di apprendimento. La
questione è basilare, poiché afferma quanto gli Enti abbiano nel lato “manuale” il segreto nel
coinvolgere i ragazzi. Ovviamente, le difficoltà sussistono e permangono, ma sono minori rispetto
al retaggio passato fatto di insuccessi e insicurezze. L’indipendenza nel lavoro scolastico è un altro
tassello caratteristico: permettere di gestire in buona parte gli studi coinvolge gli intervistati, come
emerge dal face to face. Ma l’indipendenza crea spesso menefreghismo e disinteresse, distrazione
e piacere di se. Pure qui, il docente-operatore ha notato queste forme, che sono valse la ripresa
dei soggetti più intenti a compilare senza seguire le direttive impartite.
Grafico rapporto con i compagni negli Enti di Formazione
Rimane positivo il pensiero verso docenti e metodi di studio: questa parte la introdurremo
e approfondiremo nei prossimi paragrafi.
La possibilità di approcciarsi con più immediatezza nel mondo del lavoro attraverso stage
obbligatori e luoghi dell’apprendimento pratico completano un quadro chiaro di quanto aiuto e
“speranze” gli Enti di Formazione forniscono ai ragazzi.
Tra le poche note negative, emerge la reputazione della scuola all’esterno, quasi si
trattasse di un bunker chiuso, un bunker dove i fallimenti del passato possono trovare una strada
di reintegro.
Alcuni ragazzi, tra i più attivi e positivi, indicano colleghi non particolarmente graditi,
sinonimo di soggetti tracciabili sulla via dell’abbandono. Si tratta dell’ennesima prova che pur
all’interno di sforzi enormi, qualcuno non ha compreso l’ultima possibilità a sua disposizione.
Condivisione Interessi
Chiusura
Lavoro da solo
Lavoro con preferito
Lavoro con chiunque
Lavoro in gruppo ristretto
Lavoro in gruppo allargato
Prima solo poi gruppo
100%
0%
33%
33%
33%
27%
10%
7%
Rapporto con i Compagni negli Enti di Formazione
%allievi
29
Domanda: “il rapporto con gli insegnanti e il controllo dei genitori sugli stessi ragazzi durante il
percorso di formazione”
Istituti Scolastici
La metà degli intervistati evidenzia un disagio nei confronti dei docenti, i quali sono
“accusati” di non incoraggiarli a sufficienza nel percorso scolastico. La metà opposta, invece, ne
asserisce la continua spinta conoscitiva e personale, ovvero di ricercare un piacere personale nello
studio e nelle sue positive conseguenze. La fiducia del docente è basilare, come loro stessi hanno
dichiarato apertamente: l’assenza di sostegno causa dispersione o mancato interesse
nell’approcciarsi alla fase lavorativa. Il dato rimane stupefacente se confrontato con quello iniziale
sulla soddisfazione nella scelta dell’indirizzo, poiché ne va palesemente in controtendenza.
Grafico rapporto docenti-intervistati nelle Scuole
La sua analisi può essere affiancata al rapporto studente-docente. La quasi totalità degli
intervistati si ritiene aperta al dialogo con gli insegnanti. La metà definisce il rapporto “buono” e in
soli due casi “ottimo”. Il resto dei pareri è distribuito tra “scarso” e “sufficiente”.
Le reazioni appaiono distanti, pur confermando allo stesso tempo di essere partecipi delle
dinamiche di classe. Attraverso il racconto si percepisce la voglia di dialogo, ma pure la presa di
distanza. L’insegnante rimane ancora su un piedistallo. La suggestione è però creata dai ragazzi,
che a volte mostrano rigidità nello scendere a “patti” perché lo intravedono come “nemico”.
0%
5%
10%
15%
20%
25%
%Maschi % Femmine
20%
4%
16%
24% 24%
0%
8%
Rapporto con gli Insegnanti - Scuole
Scarso
Sufficiente
Buono
Ottimo
30
Grafico dialogo tra insegnante e alunni nella Scuola
Il maccanismo è più evidente quando si va sull’andamento scolastico. Gli intervistati
evidenziano una netta prevalenza di frequenti controlli su quanto sta avvenendo nel percorso
scolastico, con alcuni picchi di pressioni accentuate sulla vita scolastica e un solo caso di completo
disinteresse. La preoccupazione dei genitori verso i ragazzi è uno stimolo, nonostante ammettano
sia uno stress da acuire. Un dato di approfondimento sottolinea quanto i maschi ricevano più
controllati delle femmine.
Grafico interesse scolastico della famiglia nella Scuola
Enti di Formazione
I ragazzi degli Enti considerano gli insegnanti particolarmente stimolanti ed interessanti nel
percorso di apprendimento. L’incoraggiamento del docente diventa fondamentale: molti ne
sentono la fiducia. Il docente diviene, per ammissione, una persona che li accompagna verso un
riscatto.
L’affermazione emerge alla domanda seguente, ovvero il rapporto ragazzi-docenti. Una
minima parte rimane restia all’apertura, soprattutto in ambito maschile, considerandolo “scarso”
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
%Maschi %Femmine
44% 40%
16%
0%
Dialogo tra Insegnante e Alunni - Scuole
Chiuso
Aperto
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
%maschi %femmine
4%
36% 40%
20%
0%
Interesse scolastico della Famiglia nella Scuola
Pressioni
Interesse Frequente
Interesse Raro
Disenteressato
31
e/o “sufficiente”. Oltre l’80% della casistica è entusiasta sia di quanto i docenti insegnano, sia del
tentativo di riscattarli socialmente.
Grafico rapporto insegnanti-intervistati negli Enti di Formazione
Questo è evidente nel dialogo in classe, dove i ragazzi ammettono un trasporto, anche
derivato dalle materie pratiche: un incontro diretto e molto più “vero” rispetto alla molteplicità
delle materie teoriche presentate nel corso di studi tradizionali.
Grafico dialogo tra insegnante e alunni negli Enti di Formazione
Nel rapporto coi genitori, invece, aumentano gli estremi. Le famiglie, in certi casi, si
informano raramente, in altri mettono sotto pressione i figli. Mentre rimane forte il frequente
controllo. I controlli rari derivano da un fattore riscontrato quasi univocamente. I ragazzi sono
mandati agli Enti di Formazione per avere un attestato attinente all’attività lavorativa d’interesse
già presente e avviata in famiglia. L’obiettivo di raggiungere il diploma e iniziare a tempo pieno il
lavoro in cui sono impegnati i famigliari è fortemente sentito dai ragazzi, tanto da creare pressioni
autonome già presenti nel focolare domestico. A scuola, vi è libertà di raggiungere quanto
richiesto senza un ulteriore peso presente al di fuori dell’Ente. Al contrario, i ragazzi privi di questo
appiglio futuro e provenienti dai famosi due o tre fallimenti sono maggiormente pressati affinché
non disperdano energie, ma le concentrino. Il fattore pressione è evidente nei soggetti interessati,
che durante l’intervista (come abbiamo sottolineato in precedenza) tendono a distrarsi o a non
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
%Maschi % Femmine
3% 0%
17%
3%
30%
13%
3%
30%
Rapporto con gli Insegnanti - Enti di Formazione
Scarso
Sufficiente
Buono
Ottimo
40%
45%
50%
55%
%Maschi %Femmine
47% 50%
7% 0%
Dialogo tra Insegnante ed Alunni - Enti di Formazione
Chiuso
Aperto
32
seguire coerentemente il filo del discorso, ad essere disinteressati e poco attivi pur trovandosi di
fronte una nuova persona.
Interesse scolastico della famiglia negli Enti di Formazione
L’APPRENDIMENTO A SCUOLA (SEZIONE 2)
Domanda: “Le specifiche domande sull’apprendimento scolastico sono state rivolte in funzione
delle nuove tecnologie, nonché alla metodologia di apprendimento on-line o/e di altra natura
sperimentale rispetto al cosiddetto tradizionale”.
Lo studio attraverso le nuove tecnologie mostra un forte e differente sviluppo tra mondo
degli Istituti Scolastici ed Enti di Formazione. Nei primi, è presente in maniera forte l’impiego di
Lim, ovvero lavagne interattive multimediali, utilizzate nella quasi totalità dei plessi seppur non
tutte le classi ne siano dotate. Nei secondi, vi è una metodologia applicativa su computer:
parecchie ore trascorse in appositi laboratori con programmi specifici. Anche il mondo degli Istituti
conosce la computerizzazione, ma l’utilizzo è meno diretto e più teorico rispetto alla pratica degli
enti formativi.
Grafico Tecnologie innovative utilizzate nelle Scuole
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
%maschi %femmine
3%
17%
7%
27%
23%
7%
17%
Interesse Scolastico della Famiglia negli Enti di Formazione
Pressioni
Interesse Frequente
Interesse Raro
Disenteressato
28%
28%
16% 8%
76%
Tecnologie Innovative Utilizzate nella Scuola
computer
tablet
app
on-line
LIM
33
All’interno della forbice computer-lim, sono stati citati una serie di altri strumenti
innovativi: tablet, pacchetti on-line, applicazioni. I ragazzi intervistati, di entrambi i mondi, hanno
misurato sulle dita di una mano il loro impiego, suggestionati più dalla realtà esterna dei nuovi
smartphone rispetto ad un vero inserimento nel percorso didattico.
Grafico Tecnologie innovative utilizzate negli Enti di Formazione
La prova è nella lettura dei dati successivi. Da un lato, la quasi totalità dei ragazzi ha
indicato la presenza delle nuove tecnologie all’interno dei programmi di studio, ma dall’altra ne ha
ancora indicato la scarsità del loro inserimento.
Grafico sulla presenza di nuove tecnologie nella Scuola
Si tratta di un indice ben visibile del divario, mostrato anche nelle risposte, tra
apprendimento scolastico e realtà del mondo lavorativo, che richiede una maggior iterazione e
presenza di queste tecnologie ormai indispensabili.
80%
3% 0% 3%
7%
Tecnologie Innovative Utilizzate Negli Enti di Formazione
computer
tablet
app
on-line
LIM
56%
24%
20% 0%
Presenza di Nuove Tecnologie nella Scuola
Scarsa
Sufficiente
Buona
Ottima
34
Grafico sulla presenza di nuove tecnologie negli Enti di Formazione
Numericamente, la maggior parte dei ragazzi all’interno degli Istituti ha definito “scarsa” la
presenza di strumenti tecnologici, mentre al di sotto della metà ha attestato un giudizio
“sufficiente” e/o “buono”. Al contrario, gli intervistati degli Enti hanno una spiccata maggioranza
di questi due elementi intermedi, con due minimi picchi negativi (“scarso”) e positivi (“ottimo”). La
lettura numerica, nonché il riferimento teoria-pratica che contraddistingue i due mondi scolastici,
mette in evidenza l’applicazione di questi strumenti. La presenza in entrambi, a detta dei ragazzi,
solamente nelle ore dedicate dal programma scolastico.
La richiesta di adeguamento verso il mondo del lavoro è presente e forte, in particolare
negli Istituti. Ma non solamente in esso. La tecnologia cambia vorticosamente e le nozioni di
apprendimento, come specificano i ragazzi, sono più semplici da carpire all’esterno in modo veloce
e a volte completo, rispetto al fronte scolastico spesso lento e incompleto di risposte adeguate.
Grafico utilizzo pacchetti on-line nelle Scuole
10%
47%
33%
10%
Presenza di Nuove Tecnologie negli Enti di Formazione
Scarsa
Sufficiente
Buona
Ottima
Si
No
0%
20%
40%
60%
%Maschi %Femmine
8% 16%
52%
24%
Utilizzo Pacchetti On-Line - Scuole
Si
No
35
Grafico utilizzo pacchetti on-line negli Enti di Formazione
Grafico conoscenza Gamification nelle Scuole
Grafico conoscenza Gamification negli Enti di Formazione
0%
10%
20%
30%
40%
50%
%Maschi %Femmine
17%
3%
37%
43%
Utilizzo Pacchetti On-Line - Enti di Formazione
Si
No
Si
No
0%
10%
20%
30%
40%
%Maschi %Femmine
20%
12%
40%
28%
Conoscenza Gamification - Scuole
Si
No
Si
No
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
%Maschi %Femmine
27% 27%
27%
20%
Conoscenza Gamification - Enti di Formazione
Si
No
36
COMPETENZE SCOLASTICHE ED EXTRA SCOLASTICHE
(SEZIONE 4 e 5)
Domanda: “ Quali competenze possiedi relativamente alle Tecnologie informatiche ed alle lingue
Straniere. Dove hai maturato tali competenze”.
Istituti Scolastici
Le principali competenze inserite nell’intervista fanno riferimento al pacchetto di scrittura
Office (Word, Excel e Power Point), così come il programma di gestione dati Access e le funzioni di
interconnessione delle rete internet e mail.
I ragazzi ammettono capacità di gestione intermedia sui programmi di scrittura, gestione
dati e creazione di presentazioni. La maggior parte ritiene di sentirsi preparata all’impiego delle
diverse piattaforme. Sicuramente, la diffusione non solamente scolastica dei programmi ha
facilitato l’apprendimento, che va completandosi in maniera avanzata attraverso le lezioni dei
docenti. All’interno degli indirizzi, tutti i corsi hanno una piena attinenza con l’impiego dei
pacchetti, con piena titolarità delle possibili risorse spendibili. Le competenze sono probabilmente
più generiche che specifiche. Ma la conoscenza diretta e l’impiego sia scolastico, sia
extrascolastico, testimoniato dalle reazioni, allargano la base di partenza nonché la possibilità di
spenderle in funzione lavorativa.
Grafico competenze informatiche nella Scuola
Se il pacchetto Access è specifico di un solo ramo di studi, che solamente parte degli
intervistati possiede (durante il test oltre la metà hanno domandato di quale programma si
trattasse, sintomo di una mancata conoscenza), l’approccio con internet e e-mail fa ormai parte
della quotidianità, composta di accessi alla rete, ricerca di informazioni e invio dati attraverso
computer e sempre in maggior numero con smartphone. La consapevolezza di riuscire ad accedere
alla rete in modo semplice e veloce, oppure ad inviare mail, rende i ragazzi sicuri di appartenere
alla generazione della rete. Nessuno degli intervistati ha mostrato la minima titubanza nel
rispondere alla domanda, considerandosi fruitore senza problematiche o addirittura esperto. In
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
4%
48%
28%28%
52%
8%
24%
16%
4%
44%
52%
16%
36%
Competenze Informatiche degli allievi delle scuole
WORD
EXCEL
POWER POINT
ACCESS
INTERNET
37
questo settore, possiamo inserire il caso menzionato precedentemente sulla mancanza di
connessione delle reti internet scolastiche.
Le competenze linguistiche, invece, sono assolutamente variegate. I ragazzi provengono da
esperienze alle scuole medie inferiori, dove la maggior presenza delle lingue straniere è stata
rafforzata da circa quindici anni. Unitamente alle diverse attestazioni rilasciate da corsi specifici ed
eventuali esperienze estere, il supporto linguistico rimane di basso livello. Le difficoltà nascono al
di fuori della comprensione di un testo, sul quale gli intervistati affermano di comprenderlo, ma
sull’esposizione in lingua. Le basi sono state gettate, con richiesta dei ragazzi di averne una
maggiore conoscenza dalla scuola.
Grafico competenze linguistiche nella Scuola
A livello linguistico, i ragazzi hanno una preparazione elementare, con diversi casi
intermedi. La lingua più conosciuta è ovviamente l’inglese, seguita dal francese. Molto indietro il
tedesco, che rimane poco studiato rispetto alle altre due, insieme allo spagnolo, che sta iniziando
da diversi anni ad aumentare la propria portata.
La conversazione con gli intervistati vede all’interno pure ragazzi immigrati da paesi dell’Est
o Arabi, i quali hanno una bassa applicazione della lingua straniera, considerata l’italiano allo stato
attuale della loro scolarizzazione.
Enti di Formazione
In relazione al pacchetto Office, i ragazzi degli Enti di Formazione hanno avuto due diversi
approcci, diversificati rispetto al corso di specializzazione. Se il profilo professionale era nella
pratica di impiego computerizzato, la conoscenza raggiungeva buoni picchi. Al contrario, si
allontanava dal massimo quando le competenze erano opposte. Nell’ordine dell’accesso e
diffusione generalizzata di questi programmi al di fuori del mondo scolastico, i ragazzi hanno
ammesso di averli utilizzati più di una volta, acquisendo conoscenze di base. Power Point si è
32% 36% 28% 16% 32%
24% 28%
8%
68%
24% 4%
8%
0%
8%
8%
8% 16%
68%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90% Competenze Linguistiche - Scuola
Italiano
Tedesco
Francese
Inglese
38
dimostrato più complicato. In diversi soggetti tende ad essere di difficile impiego pur carpendone
requisiti e utilità.
Grafico competenze informatiche degli allievi negli Enti di Formazione
Per la metà degli intervistati, Access rimane “oscuro”. Durante l’intervista, il docente-
operatore ne ha spiegato la funzionalità, segno di una mancanza di conoscenza.
Negli enti formativi, la conoscenza di internet si eleva a picchi molto alti rispetto alla media
dei programmi precedenti, come dimostrano le percentuali di competenza. Più moderata l’abilità
sulla posta elettronica, pur mantenendo numericamente una considerevole conoscenza. I ragazzi
hanno spiegato grazie alla tecnologia personale derivata dagli smartphone, indiscutibili paladini
dell’accesso alla comunicazione globale. Secondo gli intervistati, non è più possibile rimanere fuori
dalla rete.
Grafico competenze linguistiche negli Enti di Formazione
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
%Nessuna %base %Intermedia %avanzata
17%
40% 43%
3%
37%
17%
37%
17%
50%
33%
7%3%
83%
27%
53%
Competenze Informatiche degli Allievi degli Enti di Formazione
WORD EXCEL POWER POINT ACCESS INTERNET E-MAIL
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90%
27% 37%
20% 10% 7%
33% 33%
17%
83%
3%
7%
10%
3% 17%
60%
Competenze Linguistiche - Enti di Formazione
Italiano
Tedesco
Francese
Inglese
39
Sul fronte linguistico, vi è una discesa consistente rispetto alle percentuali emerse negli
Istituti Scolastici. Il fronte della conoscenze base ed elementari è sicuramente più importante
rispetto ai livelli intermedi e superiori. Se il tedesco ha un crollo verticale nello studio e
comprensione della lingua, si alzano di più le percentuali di inglese e francese. Dobbiamo
considerare la presenza di extracomunitari e ragazzi dell’Est Europa, che abbassano il fattore
madrelingua, portando all’attenzione la conoscenza di lingue straniere diverse da quelle indicate in
tabella. Si abbassano le percentuali sulle lingue straniere come inglese e francese, poiché pur nelle
difficoltà di apprendimento degli autoctoni, gli stranieri sono molto spesso alle prese con la
comprensione dell’italiano prima di dedicarsi ad altre forme linguistiche. Questi ultimi casi, però,
stanno diminuendo, poiché la maggioranza degli intervistati non si è trasferita nel paese ospitante
già in età scolare, ma nei primi anni di vita o addirittura ha ammesso di essere nata in Italia.
Domanda:” Un fattore indispensabile del mondo del lavoro riguarda le competenze sulla
sicurezza negli ambienti lavorativi, quali possiedi”.
Esiste una frattura non colmata tra Enti di Formazione e Istituti. Nei primi, l’acquisizione di
attestati sulla sicurezza negli ambienti di lavoro è un processo indispensabile e fondamentale per
crescita e futuro collocamento dei ragazzi. Nei secondi, è praticamente assente.
Grafico conoscenze sicurezza sul lavoro negli Enti di Formazione
Il grafico mostra in modo inequivocabile quanto i ragazzi frequentati gli Istituti posseggano
una pesante lacuna. La competenza è molto forte e presente negli Enti di Formazione. In questi
ultimi, compiono anche ragazzi privi di attestati o diplomi: si tratta principalmente di appartenenti
alle prime annualità di corso, che al momento dell’intervista avevano appena iniziato l’iter di
formazione e apprendimento delle regole sulla sicurezza lavorativa.
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
nessuna attestato esperto
23%
53%
23%
Conoscenze della Sicurezza Sul Lavoro - Enti di Formazione
%allievi
40
Grafico conoscenza sicurezza sul lavoro nella Scuola
Domanda: “Nell’ambito delle competenze relazionali, ovvero l’iterazione e sinergia di parlare in
pubblico esprimendo punti di vista, comunicazioni scritte, conversazioni telefoniche e/o
risoluzione di problematiche, quali possiedi”
Istituti Scolastici
Tra i ragazzi intervistati, il proprio punto di vista all’interno di un gruppo è stata la
competenza maggiormente accreditata. Il sintomo è chiaro. In un gruppo di conoscenti stretti, gli
intervistati si sentono sicuri di agire e esprimere un’opinione. Anche la comunicazione scritta
rende bene la possibilità di protezione rispetto alla propensione a parlare in pubblico.
Quest’ultima competenza rimane una possibilità di percentuale inferiore. Gli intervistati sono
convinti di riuscire a far fronte alle problematiche con comportamenti adeguati. Si tratta di
acquisizioni importanti da gestire nel mondo del lavoro, che possono essere affinate con la pratica
nella realtà dell’ambiente in cui saranno adoperate.
Le dinamiche esterne agli Istituti rendono ancora incerti i ragazzi, che nel manifestare
apertamente le proprie competenze tecnico-professionali spendibili nel mercato del lavoro hanno
alcune difficoltà. Il 40% di loro rimane quasi atterrito nel momento di approfondire la domanda
aperta. Dubbi legittimi, ma che danno il segno della mancanza di chiarezza sulle proprie capacità e
su quanto sarà possibile impiegare per entrare nella catena di montaggio della vita reale.
Nonostante le incertezze, la maggioranza ha manifestato senza esitazioni le peculiarità. Peculiarità
che vanno ad innestarsi nel proprio settore di competenza ma anche in un ambito più ampio,
completando il piano d’offerta e competenza.
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
nessuna attestato esperto
84%
16%
0%
Conoscenza della Sicurezza sul Lavoro - Scuole
%allievi
41
Enti di Formazione
I medesimi risultati escono anche negli intervistati degli Enti: propensione nell’esprimere
un punto di vista all’interno di un gruppo ben definito e preciso, dove vi siano rapporti amichevoli,
senza contrasti o frizioni. Pure nel caso specifico risulta una fisionomia indelebile: la protezione del
gruppo rispetto al singolo, che ha la capacità di interagire con lo stesso. Essere in grado di parlare
in pubblico è un’altra caratteristica segnalata dai ragazzi, pur con reazioni differenti e contrastanti
al momento della risposta. Poco meno della metà, in particolare coloro che hanno avuto
esperienze di stage o lavorative (ne tracceremo l’analisi poco più avanti), è in grado di far fronte
alle problematiche con comportamenti adeguati. Nei ragazzi è emersa la consapevolezza di aver
affrontato le diverse esperienze al di fuori dell’ambito scolastico con idonei strumenti personali. La
comunicazione in forma scritta e le capacità di parlare a telefono sono altre due forme di
competenza acquisite nel percorso formativo.
Negli Enti di Formazione, non esistono invece incertezze o dubbi sulle capacità e
competenze pratiche di riferimento. Capacità manuali e non teoriche o astratte: un patrimonio
derivato dalla metodologia di apprendimento che avvalla la bontà dell’insegnamento e dei
percorsi formativi. La teoria rimane in secondo piano, poiché risulta difficoltoso per i ragazzi
spiegare il processo che porta a un determinato risultato pratico. Da una base di partenza
attraversano un percorso fino alla scansione finale. Col tempo, come hanno sottolineato le
interviste ai ragazzi più grandi, arriverà anche la teoria a supportare il processo pratico.
Domanda:” Cosa vuoi fare da “grande” e da cosa nasce la tua scelta lavorativa”
In entrambi gli ambiti, poco meno del 90% dei ragazzi ha le idee chiare sul futuro. Pur non
entrando nel merito dell’idea, gli intervistati hanno mostrato interesse primario nella passione
personale, passione che li ha condotti (oltre ad altre motivazioni secondarie) a tale percorso di
formazione. Una buonissima fetta ha la strada spianata: attraverso la famiglia sono stati indirizzati
a tale percorso dalla possibilità di continuare la professione già avviata. E’ un vantaggio, ma
soprattutto un indirizzo assoluto per avere una base da cui spremere e per cui essere spronati.
Non a caso, nell’analizzare il fattore “controllo scolastico dei famigliari” avevamo ribadito quanto
la loro bassa propensione derivasse da questa possibilità molto importante. Le valutazioni sulle
opportunità di lavoro appartengono più al mondo degli Istituti rispetto a quello degli Enti. Il tema
sarà trattato con maggiori dettagli nei prossimi paragrafi.
Gli intervistati non mettono al centro dei proprio “sogni” le opportunità di guadagno. I
ragazzi intravedono attorno a loro un mondo in piena difficoltà, che offre sempre meno
opportunità e lavori specializzati. Un’offerta che va sfruttata attraverso gli occhi dei propri docenti
soltanto con l’applicazione e il sacrificio, non con l’immobilismo che qualcuno ha dimostrato
durante i colloqui.
42
SETTORE
MASCHI
FEMMINE
ENTI
ISTITUTI
AGROALIMENTARE 1 1 ALBERGHI-RISTORANTI 8 11 16 3 AMBIENTE 1 2 2 1 AMMINISTRAZIONE 6 7 5 8 ARTIGIANATO ARTISTICO 1 1 BANCHE-ASSICURAZIONI 5 9 7 7 BENI CULTURALI 2 2 2 2 CHIMICA-FARMACEUTICA 1 1 COMMERCIO 7 9 7 9 COMUNICAZIONE 3 5 1 7 EDILIZIA-DESIGN 1 1 ELETTRONICO 7 1 4 4 GESTIONE RISORSE UMANE 2 2 INFORMATICA-TELECOMUNICAZ. 11 1 4 8 LOGISTICA 2 1 1 2 NO PROFIT 1 1 PA-DIFESA 2 1 1 SANITA’ E BENESSERE 1 5 4 2 SERVIZI ALLA PERSONA 1 2 2 1 SPETTACOLO 3 3 4 2 SPORT-TEMPO LIBERO 7 4 5 6 TESSILE-PELLETTERIA-MODA 1 1 TRASPORTI TURISMO 2 4 2 4 ALTRO 4 2 2 Tabella dei settori di lavoro dove gli intervistati hanno espresso interesse.
La selezione è assolutamente variegata e comprende anche ambiti lavorativi affini al
percorso di studi, come ambiti al di fuori degli stessi.
Domanda: “L’esperienza di stage apre le porte a quanto abbiamo citato prima. L’impatto nella
vita lavorativa reale rispetto agli ambienti spesso ovattati di Istituti ed Enti. Racconta la tua
esperienza”
I dati mettono in evidenza un fattore inequivocabile: lo stage è pressoché una questione
lasciata agli Enti di Formazione. Nonostante negli ultimi quindici anni, gli Istituti tecnici e
professionali abbiano iniziato collaborazioni con aziende territoriali, lo stage rimane sempre
limitato. Rispetto agli Enti, dove la frequenza è obbligatoria con un determinato numero di ore per
ben due volte all’interno del piano formativo, negli Istituti i numeri calano drasticamente.
Nel grafico, è evidenziata una parte di intervistati degli Enti formativi che ammette di non
aver ancora intrapreso questa tipologia di esperienza. Da ammissione degli stessi ragazzi, alla
43
prima annualità, l’esperienza di stage arriverà solamente tra quale mese. Nell’intervista, molti
hanno specificato “non ancora”, ovvero non appena arriverà il periodo designato dagli Enti.
Grafico esperienza di stage negli Enti di Formazione
Sul fronte dell’esperienza, i ragazzi hanno risposto quasi tutti positivamente. Lo stage è
un’estensione del proprio percorso e le aziende sono tutte del settore di riferimento, settori di
collocazione, orientati dal percorso, attinenti alle figure professionali in uscita: commercialista,
assicurazioni, ristoranti, supermercati, segreteria, abbigliamento.
La positività dell’esperienza, sia per i pochi degli Istituti, sia per i molti degli Enti, è un primo
approccio con la realtà lavorativa. Le sensazioni iniziali, come da conferma, sono di titubanza, a
volte di difficoltà nell’immedesimarsi nella nuova avventura. In particolare, per i ragazzi degli
Istituti si tratta di trasportare quanto appreso in classe nel nuovo ambiente. Ma risulta
dall’indagine che gli Istituti non sempre mettono a diposizione strumenti sufficienti per preparare
l’impatto. Una volta entrati nel meccanismo, gli intervistati hanno confessato di essere soddisfatti,
rilanciando la positività dell’esperienza.
Grafico esperienza di stage nella Scuola
0% 20% 40% 60% 80% 100%
%allievi 50% 50%
Esperienza di Stage negli Enti di Formazione
SI
NO
0% 50% 100%
%allievi 12% 88%
Esperienza di stage nella scuola
SI
NO
44
In certi casi, lo stage diventa un’esperienza monotona. Non stiamo parlando di coloro
hanno ammesso la negatività dell’esperienza, ma dalle mansioni che gli imprenditori, i titolari delle
aziende, impartiscono ai ragazzi. I compiti assegnati sono spesso banali, poco interessanti e non
centrali: i titolari prendono la responsabilità dei ragazzi nei confronti della scuola, ma a volte non
vogliono “rischiare” la propria azione aziendale con giovani alle prime armi. In queste situazioni,
molti degli intervistati non reagiscono, rimanendo nel loro piccolo spazio. Altri, invece, colgono
questa occasione per mettersi in mostra nonostante la strategia dei titolari.
Saper cogliere l’opportunità sta nell’abilità del ragazzo. Parecchi, nella maggior parte dei
casi dagli Enti di Formazione, sono richiamati per assunzioni temporanee o indeterminate, segno
che la tipologia di esperienza giova a entrambe le parti. Più semplice che questo avvenga
attraverso percorsi pratici di apprendimento rispetto alla sola teoria. Ma la regola non è sempre
vera, come hanno raccontato i docenti
La negatività dell’esperienza deriva anche dall’incompatibilità del ragazzo con l’ambiente di
lavoro. Le grandi aspettative sono disilluse dalla realtà. Per quanto sia considerato uno
“svezzamento”, tutte le esperienze non possono essere uguali e non sempre i ragazzi entrano in
sinergia con l’ambiente o il settore di collocazione del proprio percorso formativo.
Alcuni intervistati degli Istituti (esempio che possiamo anche estendere agli Enti formativi)
hanno suggerito di far scegliere direttamente ai ragazzi in quale azienda svolgere lo stage. Questo
per cogliere in pieno le passioni, gli interessi lavorativi e personali di chi svolge l’esperienza.
Nel computo dei rapporti tra la scuola e i partner di supporto agli stage, una scarsa parte di
ragazzi hanno a disposizione le informazioni corrette di quali soggetti sono interessati. Una parte
degli intervistati degli Istituti è all’oscuro di chi sia coinvolto. Non vi sono i giusti filtri di approccio.
Aziende, Istituti/Enti, Associazioni Datoriali, Centri per l’Impiego e Camera di Commercio devono
essere conosciute come referenti del processo di approccio al mondo lavorativo. Una fetta degli
intervistati pare quasi all’oscuro, segnale di una zona d’ombra nei confronti dei principali partner
d’accesso al lavoro.
Domanda: “Quali esperienze lavorative ed extrascolastiche hai intrapreso”.
Le esperienze lavorative non sempre si innestano all’interno del percorso di formazione. In
diversi casi, come mostra anche la tipologia di settore in cui si sono svolte, rappresentano lavori in
funzione finanziaria, ovvero piccole possibilità di guadagno per conquistare un’indipendenza
economica sostenuta dai genitori e raggiungere determinati obiettivi personali di acquisto futuro.
Come mostra la tabella, i ragazzi degli Enti di Formazione sono sempre più coinvolti ed
indipendenti rispetto a quanti frequentano gli Istituti. La risposta arriva dai ragazzi, coinvolti
maggiormente nella pratica rispetto alla teoria.
45
Grafico esperienze lavorative extrascolastiche negli Enti di Formazione
I ragazzi degli Istituti sono coinvolti comunque in lavori manuali o di semplice profilo. I
pochi esempi inseriti mettono in risalto un’attività agricola, tra cui raccolta frutta o verdura, o di
servizi, come consegna delle pizze a domicilio.
Grafico esperienze lavorative extrascolastiche nella Scuola
Molto più variegata e specializzata la funzionalità lavorativa di chi è iscritto agli Enti. Le
mansioni sono all’interno di attività famigliari, come già raccontato precedentemente, tipo bar o
ristoranti. Lavori stagionali estivi presso locali della costa Adriatica vicini alle scuole di
frequentazione coinvolgono diversi intervistati. Lavori che terminano con la chiusura estiva e la
ripresa del percorso formativo: aiuto cuoco, barista, cameriere, commessa in negozio di
abbigliamento fanno parte di una tipologia ben definita, che amplia il ventaglio di esperienze
maturate da inserire nel proprio curriculum. All’interno degli esempi, esistono lavori collaborativi
SI
NO
0%
10%
20%
30%
40%
%maschi
%femmine
17% 23%
37%
23%
Esperienze Lavorative Extrascolastiche negli Enti di Formazione
SI
NO
SI
NO
0%
10%
20%
30%
40%
%maschi %femmine
20%
0%
40% 40%
Esperienze Lavorative Extrascolastiche nella Scuola
SI
NO
46
od occasionali non inerenti alle specializzazioni scolastiche, come idraulico, babysitter, dogsitter,
che si innestano a quanto raccontato più sopra a riguardo dei ragazzi appartenenti agli Istituti.
I contratti stipulati coi datori di lavori sono diversi per tipologia di mansione, anche se la
maggior parte fanno riferimento a contratti a termine, spesso lavori stagionali. Alcuni ragazzi, pur
riprendendo il percorso negli Enti di Formazione, continuano a lavorare, spesso nella solita attività
famigliare. I figli avrebbero le potenzialità per lavorare al fianco dei genitori, ma le leggi italiane
non permettono di abilitare nessuna mansione fino all’ottenimento di attestato o diploma. Ecco le
motivazioni, specificate da molti ragazzi, ad iscriversi agli Enti formativi e proseguire legalmente al
termine quanto già avviato dai genitori.
Un dato finale diventa ancor più significativo: l’iscrizione ai Centri per l’Impiego. Essere
inseriti in liste ed elenchi dove titolari di aziende possano attingere o essere suggeriti dai
responsabili per assunzioni fanno parte di una catena importante. Nel nostro sondaggio, solo un
intervistato degli Istituti sul totale di venticinque ha fatto l’iscrizione. Iscrizione avvallata dagli Enti
di Formazione ed effettuata per ventidue ragazzi su un totale di trenta (quelli esclusi saranno
iscritti entro il termine dell’anno formativo in corso). Il divario rimane forte tra i due mondi,
sempre più separati dal dualismo pratica-teoria.
Domanda: “Al termine del percorso di studi, inizierà la gravosa conquista del posto di lavoro. La
principale iniziativa sarà comporre il curriculum vitae. Sei in grado di predisporlo”.
La presentazione di se stessi è una tappa determinante nel mondo del lavoro. Parlare delle
proprie competenze ed esperienze, nonché delle potenzialità all’interno di una possibile mansione
lavorativa rappresenta una caratteristica indispensabile. Caratteristica emersa in pochi esempi
dell’indagine.
Tra Istituti ed Enti, quasi la metà degli intervistati ha dichiarato di non possedere i requisiti
o le basi per comporre un curriculum vitae. Si tratta di un forte dato negativo, che pur derivando in
maggior parte da ragazzi frequentanti le prime annualità, non acuisce la lacuna.
Ancor di più, chi ha risposto positivamente alla domanda manca di capacità compositive del
documento. Pur confermando di presentare se stessi, i ragazzi intervistati si sono mostrati incapaci
di esporla davanti ad un ipotetico datore di lavoro. L’affermazione fa scattare un campanello
d’allarme. Campanello insistente quando arrivano i veri approfondimenti sull’esposizione.
In parecchie circostanze, la normale traccia si perde in hobby e considerazioni
assolutamente non idonee alla presentazione che un datore di lavoro si aspetterebbe.
Vi sono pure le idee chiare. I ragazzi descrivono molto bene quanto farebbero per essere
assunti: presentazione degli studi e delle competenze, presentazione di interessi e determinazione
personale nell’iniziare la nuova avventura, approfondimento delle potenzialità, presentazione
della serietà professionale.
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La mancanza di alcune basi rende i ragazzi vulnerabili e insicuri di fronte ad un passaggio
indispensabile: l’ingresso nel mondo del lavoro, ovvero lo scopo finale degli sforzi maturati in anni
di studi sia teorici, sia pratici.
Domanda: “Quali possibilità e opportunità esistono nell’ambito del sistema lavoro per il tuo
profilo professionale nella Regione Emilia Romagna”.
I ragazzi frequentanti Istituti o Enti Formativi non hanno idee chiare su quale sia lo scenario
lavorativo presente nella Regione Emilia-Romagna.
L’affermazione emerge dalle dichiarazioni della parte finale. In entrambi i mondi, troviamo
una varierà di risposte.
Negli Istituti passa soprattutto la linea delle poche opportunità lavorative. Il pensiero degli
intervistati si sposta dalle poche possibilità nel ramo di competenza (scontrandosi così con la
valutazione iniziale delle opportunità di lavoro territoriali e regionali “votata” come risposta ad
una domanda inserita poco sopra), alle maggiori occasioni in grandi città, come Bologna o
addirittura Milano, fino all’ambito internazionale. In questo caso, i ragazzi vedono l’estero come il
paradiso del lavoro, con l’Italia intenta a non fornire opportunità di rilievo. Ma esistono anche voci
discordanti, le quali si innestano nel filo positivo: chi ha un diploma o un titolo può arrivare più
facilmente al posto di lavoro.
Nelle risposte dei ragazzi degli Enti di Formazione, domina l’equilibrio. Metà dei
frequentanti pensa che vi siano difficoltà, l’altra che il campo di specializzazione abbia molta
richiesta. Nel mondo della ristorazione, gli intervistati sono divisi tra chi conferma le possibilità di
trovare lavoro all’interno di un bar dove il personale è particolarmente richiesto e chi conferma
(genericamente) tante difficoltà da parte dei giovani. Sul fronte amministrativo e della
competenza nei punti vendita, i ragazzi vedono molte possibilità da un lato, come tante aziende
costrette a chiudere causa crisi economica.
Se entrano in gioco campi generici, tra cui la congiuntura economica, la visione si restringe.
Portando avanti un’idea di ricerca, legata anche al vero sfruttamento delle opportunità derivate da
stage o altre esperienze lavorative, la visuale si allarga. Gli esempi dei ragazzi hanno un senso se
motivati con affermazioni reali. Rimanendo nell’ambito del “sentito dire” o della generalizzazione,
senza entrare nel merito attraverso un adattamento delle proprie mansioni specialistiche, il
quadro rimane difficoltoso.
Domanda: “Quale idea imprenditoriale hai da porre in essere”.
Meno della metà degli intervistati ha una propria idea imprenditoriale da porre in essere.
Una percentuale bassa rispetto alla prospettiva di avere un posto da dipendente.
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Grafico idee imprenditoriali negli Enti di Formazione
Da un lato, troviamo lo stato dei ragazzi ancora frequentanti gli Istituti, i quali rimangono
ancora incanalati nell’incertezza e nell’aura protettiva di scuola e genitori. Avere una rete di
salvataggio rappresenta un ostacolo al lavoro. Sapere che dopo la scuola vi sarà un’ulteriore
prospettiva di studio come l’Università, rappresenta una scusa molto facile da impiegare per
rimandare al futuro e non al presente qualsiasi decisione o scelta. La risposta negativa alla
domanda risulta chiara, non tanto per interpretazione generale, quanto per l’affermazione stessa
avuta nel corso dell’intervista, affermazione palesata dai ragazzi.
Grafico idee imprenditoriali nella Scuola
In qualche caso, gli intervistati degli Istituti hanno sogni nel cassetto non ben definiti: la
prospettiva che il titolo di studi e l’infarinatura specialistica derivante della scuola possa catturare
un’idea innovativa o rivoluzionaria. Tra le possibili creazioni imprenditoriali di successo sono state
inserite: lo sviluppo di software di svago per consolle videogiochi, ipotetiche applicazioni per i-
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Idee Imprenditoriali - Enti di Formazione
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Idee Imprenditoriali - Scuole
SI
NO
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phone e smartphone di alta utilità (senza però citare di quale utilità). Oltre alla costituzione di una
propria agenzia privata di consulente finanziario per banche e agenzie di produzione o la
prosecuzione di attività famigliari di design per interni.
Molto più coraggiosi, seppur con semplicità esplicativa e creativa, i ragazzi degli Enti. La
volontà di aprire un’attività personale senza dover ricorrere ad un lavoro dipendente raggiunge
quasi la metà degli intervistati, doppiando addirittura quelli degli Istituti.
Si tratta, di idee semplici, presenti sul mercato del lavoro, ma non prive di rischi d’impresa
che rendono intraprendenti i frequentatori degli Enti. Tra le idee, due molto interessanti: apertura
di un bar orientale per degustare infusi e the e un negozio di vendita erbe, tisane e infusi curativi.
Oltre alla prosecuzione di attività imprenditoriali famigliari (tema approfondito e sviscerato nei
precedenti capitoli), gli intervistati mostrano idee statiche e obsolete. Vi sono ristoranti-pizzerie,
speciali bar in fase di studio, abbigliamento uomo-donna, abbigliamento sportivo specializzato.
Mettere in gioco le capacità personali e formative è importante e porta alla visione futura
di un traguardo-obiettivo. Ma la mancanza di vera specializzazione e approfondimento di
discipline scolastiche innovative resta un tassello incompleto per tutti i ragazzi intervistati. La
generalizzazione a dispetto della specializzazione non crea nuovi coinvolgimenti come si aspettano
dall’alto della piramide.
CONCLUSIONI
VALUTAZIONE DELLE COMPETENZE
Durante la ricerca abbiamo cercato di approfondire il tema legato all’apprendimento per
competenze che avviene all’interno del sistema d’istruzione. L’approccio per competenze, per come
è declinato in ambito scolastico, non implica mettere da parte le conoscenze per sostituirle con i saperi
pratici ma fare in modo che esse vengano consapevolmente selezionate, applicate e sviluppate in
contesti di uso, reali o virtuali.
E si tramutino quindi in capacità di tipo pratico, ad esempio di analizzare situazioni, di
individuare e risolvere problemi, di produrre oggetti di interesse proprio od altrui. L’approccio per
competenze sviluppate postula dunque la complementarietà nell’apprendimento e la pari dignità dello
studiare e del fare, nonché l’innesco di processi cognitivi in continuo andirivieni fra le due dimensioni
dell’insegnamento con apprendimento.
Si evidenzia che sul territorio di Ferrara solo un numero ancora limitato di scuole ha avviato a
tutto campo la sperimentazione della didattica per competenze; altre lo hanno fatto in modo parziale,
assumendone taluni elementi (ad esempio, nell’istruzione tecnica e professionale i laboratori e gli
stage).
Alla luce dell’analisi degli incontri avuti con i giovani, emerge chiaramente la loro difficoltà nel
definire quali competenze posseggano all’uscita dal sistema scolastico. Si denota che c’è una maggiore
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acquisizione di parte delle competenze trasversali a discapito delle tecnico professionali. Le
competenze trasversali che maggiormente i ragazzi si riconoscono sono quelle legate alla capacità di
comprensione, della lingua, dell’informatica di base e della sicurezza in ambienti di lavoro. Per quanto
concerne il possesso delle competenze tecnico-professionali quelle maturate all’interno degli istituti
sono troppo teoriche e poco pratiche. I ragazzi denotano una grande difficoltà ad applicarle in un vero
contesto lavorativo. Diversa è la situazione negli Enti Formativi i quali adottano metodologie di
apprendimento “on the job” che permettono una continua “ritaratura” dei profili in relazione alle
specifiche richieste del mercato del lavoro.
Infine evidenziamo che l’approccio per competenze non è però da considerarsi soltanto a
misura degli svantaggiati - dei soggetti a rischio di abbandono, ritardo e scarso apprendimento - esso lo
è per tutti in quanto nel lavoro, in specie nel lavoro qualificato, sempre più oggi ai fini dell’occupabilità
si richiede proprio la capacità di coniugazione di saperi teorici e di saperi pratici, di conoscenze
dichiarative e di conoscenze procedurali. Riteniamo che l’apprendimento per competenze
rappresenterà una buona opportunità di incrementare e velocizzare gli ingressi dei giovani, siano essi
drop-out che in uscita dall’intero ciclo scolastico, in quanto potranno essere valutate dal “sistema
azienda” in relazione alle singole specificità professionali.
MOTIVAZIONI CHE PORTANO ALL’ABBANDONO SCOLASTICO
Nel fenomeno della dispersione scolastica confluiscono, molto spesso, situazioni di disagio
sociale connesse al più ampio contesto culturale, economico e familiare, oltre che a dinamiche di
tipo soggettivo. Le situazioni di insuccesso scolastico si intrecciano spesso, infatti, a condizioni di
rischio, emarginazione e devianza.
Tutto ciò è emerso anche durante le interviste: i ragazzi hanno messo in evidenza come le
cause che portano alla dispersione scolastica possano essere molteplici. Rispetto a quanto emerso
durante gli incontri, è possibile specificare almeno tre principali ragioni:
1) si possono avere cause legate a disturbi specifici all’apprendimento o a ritardi dovuti a eventuali difficoltà di ragazzi diversamente abili; 2) si possono avere cause strettamente correlate all’ambiente socio-economico dal quale provengono (famiglie povere o con gravi problematiche); 3) si possono avere cause dovute a problematiche di ordine relazionale e quindi anche relative al territorio di appartenenza.
Pertanto l’abbandono scolastico non sembra legato a fenomeni di tipo cognitivo, ma piuttosto
a dinamiche “emotive”, non correlate a disturbi psicopatologici. Emerge che il disagio che porta
alla dispersione scolastica ha radici multifattoriali:
- Fattori socio economici e socio culturali - Fattori specifici dell’istituzione scolastica - Fattori relativi alle dinamiche familiari - Fattori individuali
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Tali cause, inoltre, possono intrecciarsi tra di loro e determinare situazioni nelle quali si hanno
molteplici intersezioni problematiche. Dalle interviste si è tentato, inoltre, di comprendere se sia
possibile tracciare anche dei profili dei giovani coinvolti o rischiano di “scivolare” nella dispersione.
Le risposte, sebbene si diversifichino in alcuni passaggi, mettono in evidenza che nella
determinazione del disagio scolastico fondamentale è il riferimento all’autostima e alla
motivazione. In questa età la percezione del proprio successo e la motivazione personale sono
maggiormente sensibili a conferme o disconferme.
Sono due le situazioni che maggiormente hanno dato la possibilità di spiegare il fenomeno
della dispersione:
- 1) il giovane che raggiunge il titolo di studio obbligatorio, ma in realtà non ha raggiunto le competenze minime sia in termini tecnici sia a livello di interrelazione sociale, quindi rimane comunque a rischio e non è stato concretamente protetto dalle possibilità di difficoltà nell’inserimento sociale e professionale.
- 2) il giovane, che pur appartenendo a un contesto socio-economico stabile, presenta delle difficoltà nel continuare il percorso formativo, sentendosi attratto da condizioni lavorative possibili o coinvolto dagli stimoli esterni .
Naturalmente queste rappresentano solo alcune delle ulteriori possibilità che possono
causare la dispersione scolastica.
Negli incontri avvenuti con gli intervistati si sottolinea, in più parti e rispetto ai vari
momenti di approfondimento, come le cause della dispersione rimandino verso una considerevole
molteplicità di variabili, che si combinano con modalità espressive diverse. È proprio per questo
motivo che possiamo affermare come sia fondamentale muovere dal presupposto che deve
esistere una simmetria bilaterale tra tutte le molteplici cause e le molteplici strategie di contrasto:
è necessario pluralizzare le soluzioni e essere in grado di modulare tecniche e strategie rispetto ai
possibili contesti e situazioni che si possono delineare
DISPERSIONE: CHE FARE?
Durante l’indagine, la dispersione è risultata un tema “caldo” e sempre “presente”. Lo
sforzo è stato quello di effettuare una fotografia dell’esistente relativamente al fenomeno senza
prendere in esame la moltitudine di studi scientifici esistenti sulla dispersione scolastica. Il
progetto ha l’obiettivo di voler offrire un’opportunità di migliorare e velocizzare l’ingresso nel
mercato del lavoro attraverso un “rinforzo formativo” sia su alcune competenze di base, sia su
alcune competenze professionalizzanti.
L’abbandono della scuola produce inevitabilmente una dequalificazione professionale: i
giovani privi di un titolo di studio superiore possono trovare occupazione quasi esclusivamente in
attività poco qualificate.
Gli intervistati fanno spesso riferimento ad esperienze lavorative nei settori commerciale,
industriale e artigiano. Dal punto di vista normativo, le forme di inserimento contrattuale nel
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mercato del lavoro sono spesso precarie e ai limiti della regolarità. Questi giovani sono soggetti
esposti ad un forte rischio di sotto-occupazione e disoccupazione. Alla base del fenomeno della
dispersione resta fondamentalmente la mancata corrispondenza (il cosidetto “mismatch”) tra le
caratteristiche dei percorsi didattici disponibili e le esigenze del mercato del lavoro. Siamo di
fronte a giovani che spesso lamentano l’acquisizione di competenze di base necessarie ad
affacciarsi in un contesto lavorativo dovuto al non adeguamento dei programmi didattici,
all’esistenza di laboratori pratici le cui tecnologie sono spesso obsolete. Non ultima la scarsa
integrazione del sistema scolastico alle realtà economico-produttive in cui insistono.
Poiché l’obiettivo di ridurre la dispersione consiste nel condurre gli studenti al successo
rispetto al sapere, riteniamo che sia utile fornire ai giovani che abbandonano la scuola un’ulteriore
opportunità di apprendimento, in diretta connessione con il cammino intrapreso
precedentemente, con la possibilità di imparare a “fare delle cose” misurabili e certificabili, cose
che si affiancano ai “saperi appresi a scuola”. Il progetto WRITE dà una mano ai giovani che
vogliono aumentare le competenze attraverso una formazione individuale che li stimoli ad
apprendere velocemente attraverso una metodologia più vicina alle proprie esigenze. Il progetto
mirerà alla predisposizione di pacchetti formativi interattivi, che verranno utilizzati da tutti i
giovani coinvolti, nella sperimentazione di questa modalità di arricchimento delle competenze. I
pacchetti formativi verranno inseriti in una piattaforma digitale open source: chiunque potrà,
decidendone tempi, modi e luoghi, formarsi in relazione alle proprie necessità. Questa
metodologia ci permetterà di “catturare” l’interesse anche di quei giovani che, seppur lontani dal
mondo della scuola tradizionale, potrebbero vedersi arricchite le conoscenze e competenze ed
essere incentivati ad inserirsi in un contesto lavorativo. Questa scommessa, offerta dal progetto
WRITE, sembra poter far aumentare ai giovani che si trovano in un contesto di abbandono
scolastico le proprie probabilità di rivincita di fronte alla capacità (e, forse, volontà) di un ingresso
nel mercato del lavoro attraverso il recupero di fiducia in se stessi e nel contesto di vita. Ciascuno
dovrà contare sulla possibilità di acquisire un capitale: “politico”, attraverso interventi e percorsi
personalizzati; “sociale”, attraverso reti su cui fare affidamento; “strumentale”, attraverso risorse
e materiali disponibili; “socio-culturale”, attraverso elementi di costruzione della personalità.