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YOUDISCOVER Il Treno a Vapore OUTDOORACTIVITY IL FASCINO DI ANDAR PER SCOGLIERE Suggestive e imponenti NUOVA ZELANDA Un sogno da esplorare it.atmagazine.eu AT MAGAZINE Turismo attivo, senza confini. 06 AT MAGAZINE Edizione IT/UK/ES - Mensile - Anno I - Nr. 6 - Aprile 2013

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AT MAGAZINE Edizione IT - Mensile - Anno I - Nr. 6 - Aprile 2013

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Page 1: AT MAGAZINE nr. 6 - E/IT

YOUDISCOVER

Il Treno a Vapore

OUTDOORACTIVITY

IL FASCINO DI ANDAR PER SCOGLIERESuggestive e imponenti

NUOVA ZELANDAUn sogno da esplorare

it.atmagazine.eu

ATMAGAZINETurismo attivo, senza confini.

06

AT MAGAZINE Edizione IT/UK/ES - Mensile - Anno I - Nr. 6 - Aprile 2013

Page 2: AT MAGAZINE nr. 6 - E/IT

obiettivo AT

PHOTOS GIAMPAOLO MOCCI © AT PHOTOGRAPHER

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Page 3: AT MAGAZINE nr. 6 - E/IT

sommarioNum06 APR2013

web it.atmagazine.euemail [email protected] [email protected]

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IL VIAGGIO VERTICALE

LA TANOURAdi Massimo Cozzolino

IL TRENO A VAPOREdi Giuseppe Giuliani

CARLOFORTE E L’ISOLA DI SAN PIETROdi Patrizia Giancola

Topniejące śniegi w Tatrachdi Barbara Knapczyk

IL FASCINO DI ANDAR PER SCOGLIEREdi Giampaolo Mocci

NUOVA ZELANDA. Un sogno da esploraredi Betty Seriani

ANTICHI MESTIERI DEL BEL PAESE Il Venetodi Giuseppe Belli

DIVENTA IMPRENDITORE GLOCALdi Sabina Contu

MATITA, GOMMA E MOUSEdi Barbara Valuto

Editoriale

obiettivo AT

YOU DISCOVER

AT on canvas

Outdooractivity

AT culturam!

il filo di Arianna

AT Decameron

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staff editor

Da sempre rincorro l’idea di poter diventare parte inte-grante di quel che i cinque sensi attribuiti mi per-mettono, attraverso tele, argille e metalli. Non esito a misurarmi ed esprimermi con diverse passioni, come la fotografia e l’arrampicata sportiva, che mi consen-tono di essere a contatto con le molteplici bellezze della natura...anch’essa come l’arte, infinita ed imprevedibile. Colpevole di un’inesauribile sete di co-noscenza per me, sarebbe difficile scegliere tra tante meraviglie che mi attirano, mi circondano e che vivo!

Barbara Valuto

Sono Gianluca Piras quasi trenta anni che pratico as-siduamente tutto quello che l’outdoor in Sardegna e nel mondo, dalla speleologia al torrentismo, dal trekking alla mountai bike, in primis l’arrampicata in tutte lesue salse, grandi numeri non li ho mai fatti ma mi sento in sintonia con la mia filosofia: “siamo tutti liberi di confrontarci come vogliamo con la parete, nel rispetto del prossimo” .

Gianluca Piras

Giornalista professionista, scrittore, laureato in Scienze della Comunicazione, ha collaborato con diversi periodici (“Il Tempo”, ecc.), agenzie di stampa (Unione Sarda, ecc.) e tv. Editor per network editoriali (Mondado-ri). Attualmente dirige “Dia-rio24Notizie”,”2012 Maga-zine” e “Sardinia Network”. È consulente dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna e della Associazione della Stampa Sarda (FNSI). Dal 2008 è il responsabile del C.R.E. (Centro Ricerche di Esopolitica) e dell’Associa-zione intitolata al giornalista “José De Larra”. Dal 2011 è il presidente del GUS sardo, il Gruppo di specializzazione della FNSI relativo ai giorna-listi degli Uffici Stampa.

Andrea ConcasChe cos’è un’erbaccia?Una pianta le cui virtù non sono state ancora scoperte [R.W. Emerson].Esistono migliaia di metafo-re e aforismi che concettua-lizzano il mondo e la vita. Forse definire “erbaccia” la vita è irriverente, eppu-re, quanti innanzi ad una pianta officinale, dalle virtù note, sarebbero in grado di riconoscerla? Le esperienze, gli uomini e la vita stessa sono erbacce a cui guarda-re con curiosità e atten-zione, senza fermarsi alla prima impressione e scevri da ogni condizionamento impegnarsi a scoprine le virtù nascoste.

Giampaolo Mocci

Sabina Contu classe 1973 Segno zodiacale Vergine.Vivo e lavoro prevalente-mente a Cagliari. Attual-mente Delegata alla Sport della Provincia di Cagliari. Tra i vari incarichi ricoperti nel 1996 consigliere comu-nale del mio paese natio Jerzu e nel 2004 consigliere di amministrazione dell’ente regionale per il diritto allo studio.Amo la letterattura, la politica ed il diritto, in par-ticolare quello ambientale, sanitario e sui temi della nocività lavorativa sto con-centrando la mia attenzione negli ultimi anni.Film preferito : C’era una volta l’America.Attori: Cleant Eastwood e Meryl Streep. Il mio libro preferito è “L’ar-te della guerra” di Sun TZu.Le mie passioni sono la cucina e l’agricoltura.

Sabina ContuDa turista occasionale e di-stratta, sono diventata una vera appassionata di viaggi dopo il battesimo del clas-sico viaggio zaino+Interrail dopo la maturità. La laurea in Lingue e il tesserino da giornalista sono stati un pretesto per conosce-re a fondo altri mondi, altre culture e soprattutto stringere amicizie durature con anime gemelle erranti in ogni angolo del pianeta. Costretta dal lavoro a fissa dimora e ferie limitate, ho scelto una professione che, dopo l’esperienza in un tour operator e un albergo, mi consentisse di vivere in un ambiente dove il viaggio è insieme fine e mezzo: l’aeroporto. Di appendere la valigia al chiodo, natural-mente, non se ne parla proprio.

Flavia Attardi

Vivo a Oristano, dove sono nato il 20 maggio del 1961. Sono iscritto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti e lavoro come responsa-bile dell’ufficio stampa e Comunicazione istituzionale della Provincia di Oristano, curando anche la redazione e la pubblicazione dei con-tenuti del sito istituzionale.Appassionato sportivo, ho praticato innumerevoli sport ma in modo significa-tivo scherma, calcio, tenni-stavolo, tennis. Ora pratico con impegno agonistico lo sport delle bocce. Sono presidente del Comitato provinciale di Oristano della Federazione Bocce e atleta della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Ori-stano. Di questa gloriosa società, fondata nel 1866, sono stato presidente dal 1999 al 2005 e faccio parte del Consiglio di ammini-strazione dal 1996.

Oscar MiglioriniHo 23 anni e vivo a Carbo-nia, mi sono diplomato al Liceo Scentifico Tecnologico di Carbonia e attualmen-te sto completando il mio percorso formativo come studente in Scienze della Comunicazione a Cagliari.Entrare a far parte della redazione di questa rivista turistica on line mi entu-siasma e spero di dare un importante contributo.

Shawn Serra

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“Porta itineris dicitur longis-sima esse”.I latini dicevano “La porta è la parte più lunga del viaggio”: per iniziare una nuova vita bisogna trovare il coraggio di fare il primo passo, per cambiare biso-gna avere le forze di farlo. Per crescere bisogna volare via dal nido e cogliere al volo tutte le occasioni.Viaggi, musica e la potenza delle immagini per evadere e costruire una chiave che apra tutte le porte che si presentano lungo la strada.

Grazia SolinasHo cinquantasei anni e amo definirmi “diversamente giovane”.Ho vissuto buona parte del-la mia vita aldilà del mare, ma con radici ben salde sulla nostra terra.Sono sentimentalmente legato a una ragazza ben più giovane di me, che non so bene come riesca a sop-portarmi.Dopo trentacinque anni di lavoro, in area commerciale nel settore della comunica-zione pubblicitaria, faccio ora parte della categoria degli esodati.Coltivo molte passioni fra cui l’elettronica, i motori, il volo, la pesca, il modelli-smo, i viaggi e la musica.Nei rapporti umani conside-ro imprescindibile il rispetto reciproco e il mio stile di vita è imperniato sull’osser-vanza di quelle che chiamo “le regole del gioco”.

Ignazio Perniciano

Stefania 38 anni, vivo e lavoro nella bella Cagliari, dividendomi tra gli impe-gni della quotidianità e la ricerca di una dimensione temporale da dedicare alle mie passioni: l’arte con-temporanea, la poesia, il buon vino, le giornate di sole e i viaggi. Da 15 anni mi occupo di comunicazione e marketing. Ho collabo-rato con le più affermate agenzie pubblicitarie di Cagliari curando i progetti web per clienti come Tisca-li. Dal 2001 ho accettato di dedicarmi totalmente all’utility Energit con il ruolo di Marketing & Commu-nication Specialist. “Ora mi sento come se stessi aspettando qualcosa che so non arriverà mai... Perché adoro illudermi e sperare, ti senti più vivo mentre lo fai [C. Bukowski].

Stefania Spiga

Regnum: AnimaliaPhylum: ChordataDivisio: VertebrataClassis: MammaliaOrdo: PrimatesFamilia: HominidaeGenus: HomoSpecies: sapiensSubspecies: sapiensSub-subspecies: sardoaAetas XLIIISexus: aliquando…Mater lengua: Italica, Sar-da campidanensisAliis: Anglica (C1), Hispani-ca Castellana(B2), Batava vel Belgica et Hollandica (B1)Facultas: ars pingendi Aliis: ars de computatris programmandis , histo-ria artium et antiquitatis, astronomia et astrologia, occulta philosophia, my-thologia, hodierni litterae, ars herbaria (botanica et mycologia), photographia.

Paola Angelotti

Maggio 1985, Perito infor-matico (ABACUS), laurean-do in Scienze della comu-nicazione, appasionato di assemblaggio, programma-zione su Personal Computer e la musica rock. Il mio hobby della mountain bike mi ha portato a cono-scere luoghi ed a riscoprire il contatto con gli spazi verdi che la nostra terra ci offre. Le nuove esperienze se rivestite di un sano velo di sfida mi coinvolgono e motivano a cimentarmi con passione in queste nuove avventure.

Marco Lasio

Amo paragonarmi ad un diamante: le sue preziose e molteplici sfaccettature sono come le mie tante sfumature di personalità e di carattere. Anche il mio percorso personale e professionale è piuttosto bizzarro: ho due figli di 28 e 26 anni, un cane di 15, un nuovo compagno, adoro gli studi umanistici, ma ho un incarico di mana-ger presso una società di engineering, un brevetto di sub e amo il nuoto, un amore incondizionato per i libri, per i viaggi e per tutto ciò che è innovazione e tecnologia applicata alla tradizione. In tutto questo cerco il particolare che fa la differenza. Son un ariete e mi butto a capofitto in tutto ciò che faccio, ma tutto ciò che faccio deve divertirmi, deve farmi ridere.Il mio motto è: la vida es un carnaval!

Rosalia Carta

Over 30 years in the IT world.Passionate about new technology and always open to new solution.

Rinaldo Bonazzo

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Patrizia Giancola

Appassionato da sempre per gli sport all’aria aperta come la mountain bike, il kayak, immersioni e tanto altro, ho sempre inteso la parola outdoor come momento di conoscenza. Il percorrere sentieri su due ruote o far scorrere il mio kayak sul mare della nostra Sardegna è sempre occasione di arricchimen-to culturale che soddisfa appieno la mia inesauribile voglia di conoscere. Negli anni ho collaborato con riviste di trekking e outdoor in genere. La fotografia è inoltre l’indiscussa forma di archiviazione dei miei momenti passati tra amici o in solitudine per i monti o per mare.

Stefano Vascotto

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Barbara Knapczyk was born in Cracow in 1960.She studied at Academy of Fine Arts in Cracow.Painting with profes-sor Stanislaw Rodzinski and professor Zbigniew Grzybowski.Drawing with professor Zbylut Grzywacz and professor Józef Zabkowski.Diploma in 1989.Tekstile art with professor Ryszard Kwiecien.All works inspired by the surrounding nature. Fa-vorites: landscapes, still life, portrait, themes of mountains.Her work are in private col-lection in many countries.She likes to travel and takes pictures.

Barbara KnapczykLorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipisi-cing elit, sed do eiusmod tempor incididunt ut labore et dolore magna aliqua. Ut enim ad minim veniam, quis nostrud exercitation ul-lamco laboris nisi ut aliquip ex ea commodo consequat.

Elisabetta Gungui

Sono Giuseppe Belli, cin-quantatre anni passati tutti nella mia città, Napoli. Essa, oltre ad essere una delle più belle città che io conosca è anche tra le più complesse e caotiche, di quello stesso caos incom-prensibile che contrad-distingue la nostra vita. Amo leggere e scrivere. Soprattutto la scrittura mi da modo di rielaborare la realtà che mi circonda e talvolta la possibilità di comprenderla meglio. Per questo ho pubblicato già due libri… e non c’è due senza tre.

Giuseppe Belli

Il mio nome è Angelo e, sono nato 55 anni fa nella zona più bella della Sar-degna, la Barbagia. Porto sempre con me, ovunque vada la sua natura, i suoi profumi, i suoi sapori, la visione e l’amore della mia gente che sono uniche. Sono ragioniere, divorziato e padre di una splendida figlia. Adoro il cinema e la musica in tutte le loro forme. Amo la poesia e la magia delle parole: quelle ben cantate, quelle ben re-citate e quelle ben parlate. Dalla mia gente ho impara-to l’importanza dei rapporti umani, a costo di deludere, a costo di deludersi perché come qualcuno ha detto: non si è mai soli quando qualcuno ti ha lasciato, si è soli quando qualcuno non è mai venuto.

Angelo Mulas

Cagliaritana di 35 anni, socievole, estroversa, crea-tiva e simpatica (dicono!).Lavoro nel mondo della sicurezza per le aziende, studioScienze della comuni-cazione e gestisco un Bed&Breakfast da circa due anni.Aspettative per il futuro? Esprimere sempre più la mia parte creativa nel mondo del lavoro (e non solo!).Sono appassionata di cine-ma, teatro, arte, musica, viaggi al fine di un arric-chimento culturale/sociale, poco sport ma primo tra tutti il tennis.Le poche righe a disposi-zione son finite per cui con-cludo qui la mia brevissima presentazione!

Denise LaiClasse 1974; Sarda di na-scita e di sangue; Attual-mente impegnata professio-nalmente presso l’aeroporto di Cagliari.Amante della natura, del buon cibo e dei viaggi; riesce ad emozionarmi un tramonto d’estate e allo stezzo modo un gratacielo di una grande metropoli.Faccio mia la frase:...[]”Ac-cettare le sfide della vita significa porsi di fronte ai nostri limiti e ammettere di poterli o meno superare”..e ad oggi credo di avere, an-cora, tante sfide da vincere!

Francesca Columbu

Quattro righe su di me... Giuseppe Giuliani. Giornalista, 45 anni, ama la vita di società e gli appun-tamenti mondani tanto che vorrebbe abitare in Lappo-nia. Invece, vive ad Asse-mini dove, peraltro, pare non abbia mai incontrato una renna. Siamo tutti appesi a un filo. E io sono anche sovrappeso (Franco Zuin)

Giuseppe Giuliani

29 anni, studia nella facoltà di Beni Culturali (curriculum archeologico) dell’Università degli Studi di Cagliari. Giornalista dal 2010, scrive per blog, quotidiani e rivi-ste, anche online.

Marco CabitzaIl mio mondo è una valigia.Inguaribile sognatrice e viaggiatrice per passione; un’irrefrenabile curiosità mi spinge a voler conoscere quel che non so, capire ciò che appare ostico, superare barriere e confini.La sete di novità e l’entu-siasmo nel viverle sono la mia forza motrice, la parola è la mia arma (pacifica peraltro).

Valentina Morea

staff editor

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obiettivo at

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PHOTO ANTONELLO LECIS © AT PHOTOGRAPHER

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GIAMPAOLO MOCCI | EDITORE

Arrampicare perché? Per sentire le emozioni forti della vita tra le mani, per vivere in armonia con se stessi e la natura, cogliendo ogni significato, istante dopo istante. C’è in quell’estetica del muoversi nella roccia una forma di espressione, di rispetto per la natura e per il prossimo, quasi a sancirne la costante presenza al centro dei pensieri. I motivi sono tanti e ognuno di questi è sufficientemente importante per continuare a dedicarsi o avvicinarsi alla scalata. Il piacere di vivere dell’arrampicata il lato creativo che offre, senza essere atleti e senza rincorrere le performances. Cercare sempre qualcosa che vada aldilà di quella smaniosa conquista del risultato a ogni costo.La roccia permette di realizzare nuovi itinerari, trovare in una grande parete una linea che conduce alla vetta, salire una fessura senza l’utilizzo delle protezioni fisse, vedere in un piccolo masso un passaggio duro e secco, stare davanti a uno specchio di roccia e sentirne il richiamo e lo stimolo alla scalata. Queste sono le motivazioni che conducono alla continua ricerca di quella sensazione che l’arrampicata trasmette in ogni momento. Arrampicare perché? Anche in quest’ambiente, cosi lontano dai salotti degli accesi dibattiti calcistici del dopo partita quasi più importanti della stessa, sono presenti i soliti faziosi, polemici, matematici del numero, ma ciò nonostante mai in grado di condizionare il personale rapporto instaurato con l’ambiente. Un mondo troppo lontano dalla distribuzione di massa del pensiero per condizionare le più profonde emozioni di chi vive la roccia e montagna.Arrampicare è sinonimo di un’espressione di libertà interiore, come un viaggiatore in senso verticale, raggiungere cime sempre più alte, quasi a voler costantemente trovare un nuovo punto privilegiato da cui osservare e scrutare il mondo. Mettere se stessi alla prova, allontanarsi dalle certezze delle situazioni abituali e soddisfare lo spirito avventuroso dell’animo umano, sopito dal conformismo… e così guardare alla vita con rinnovata voglia d’incertezza dal sapore antico.

il Viaggio verticale

editoriale

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La Tanoura. In occasione del 20° Design, che si è tenuto nel 2010 per la prima volta, nella parte antica di Il Cairo, precisamente a Khan El Khalili che per l’occasione ha subito un bellissimo restyling. L’atmosfera era estremamente piacevole, le strade erano piene di gente, l’evento è stato ricco di mostre e rappresentazioni di strada, ed è proprio in questa occasione che ho visto per la prima volta gli uomini trottola ballare la Tanoura, ossia la gonna. Danza mistica, che ha origine nell’impero Ottomano, sviluppatasi poi anche nella vecchia Cairo, dove assume dei toni più spettacolari. Il Derviscio con le sue pesanti gonne colorate roteando sempre più vorticosamente con l’incalzare della musica ossessiva, diventa un caleidoscopio di forme e di colori, in un crescendo orgasmico fino a raggiungere uno stadio di trance, che lo porta a congiungersi con il divino in una sorta di preghiera fisica.Questa danza è la rappresentazione tra il cielo e la terra, tra il corpo e l’anima, tra Dio e l’uomo.Se pur avendo perso un po’ di misticismo diventando molto folclorico, essendo rappresentata in diversi luoghi turistici, non si può non riconoscerle la bellezza e la complessità di esecuzione, infatti il Derviscio può roteare per più di venti minuti senza assolutamente perdere l’equilibrio e ciò richiede una complessa preparazione.

MASSIMO COZZOLINO

obiettivo AT

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Page 11: AT MAGAZINE nr. 6 - E/IT

KHAN EL KHALILI - IL CAIRO, EGITTOPHOTO MASSIMO COZZOLINO © AT PHOTOGRAPHER

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Page 12: AT MAGAZINE nr. 6 - E/IT

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TANOURA - IL CAIRO, EGITTOPHOTO MASSIMO COZZOLINO © AT PHOTOGRAPHER

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OCEANO ATLANTICO BUSHUA, GHANAFOTO MASSIMO COZZOLINO © AT PHOTOGRAPHER

OCEANO ATLANTICO BUSHUA, GHANAFOTO MASSIMO COZZOLINO © AT PHOTOGRAPHER

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Page 14: AT MAGAZINE nr. 6 - E/IT

GINEPRO, SARDEGNAPHOTO GIAMPAOLO MOCCI © AT PHOTOGRAPHER

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Page 15: AT MAGAZINE nr. 6 - E/IT

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Page 16: AT MAGAZINE nr. 6 - E/IT

TESTO DI GIUSEPPE GIULIANIPHOTO ASS.NE SARDA TRENI STORICI SARDEGNAVAPORE

Il treno a vapore

You DISCOVER

Page 17: AT MAGAZINE nr. 6 - E/IT

La locomotiva che beve acqua, brucia carbone e sbuffa vapore

piace soprattutto agli inglesi e ai bambini.

I primi non mancano mai all’appuntamento con un viaggio sulle

linee ferroviarie sarde, i secondi sono spesso i più entusiasti

dopo le escursioni domenicali sulle linee Cagliari-Iglesias e

Cagliari – Carbonia.

La locomotiva a vapore 740 423 è un gioiello custodito e accudito

dall’Associazione Sarda Treni Storici “Sardegnavapore”. Un

gruppo di appassionati del mondo ferroviario che ha deciso

di restituire a un mezzo che giaceva arrugginito in un

deposito il suo ruolo naturale, quello di viaggiare sui binari.

La locomotiva ripropone un tempo che non c’è più e quando

attraversa i paesi nel suo percorso verso il Sulcis, ricorda un

passato che suscita nostalgia nei più anziani e incuriosisce i

più giovani.

Per l’associazione è una questione di passione e memoria

storica, ma è strano che le istituzioni non riconoscano al treno

a vapore una forte valenza turistica.

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Page 18: AT MAGAZINE nr. 6 - E/IT

Quella locomotiva che viaggia ancora, a distanza di 90 anni, è

già di per sé motivo di attrazione.

La meta, le miniere di Iglesias e Carbonia, reiterato tentativo di lanciare

in Sardegna il Parco Geominerario e un turismo legato all’archeologia

industriale, è un ulteriore valore aggiunto.

Gli stranieri apprezzano e durante la vacanza nell’Isola non rinunciano

all’appuntamento con il viaggio sul treno a vapore. Poi c’è il capitolo degli

inglesi: ogni anno l’agenzia The Railway Touring Company porta almeno

un gruppo in Sardegna e la tappa con il treno a vapore è un passaggio

obbligato. Per quest’anno, The Railway Touring Company ha chiesto

il treno a vapore per il 12 maggio, tragitto da Cagliari a Macomer. Nel

programma che l’agenzia fa girare tra gli inglesi c’è un frase abbastanza

significativa riferita ai treni: “essi sono pienamente equipaggiati e ben

mantenuti e l’unica cosa che manca sono i passeggeri!”.

La locomotiva ripropone un

tempo che non c’è più...

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Page 19: AT MAGAZINE nr. 6 - E/IT

Quella locomotiva che viaggia ancora, a distanza di 90 anni, è

già di per sé motivo di attrazione.

La meta, le miniere di Iglesias e Carbonia, reiterato tentativo di lanciare

in Sardegna il Parco Geominerario e un turismo legato all’archeologia

industriale, è un ulteriore valore aggiunto.

Gli stranieri apprezzano e durante la vacanza nell’Isola non rinunciano

all’appuntamento con il viaggio sul treno a vapore. Poi c’è il capitolo degli

inglesi: ogni anno l’agenzia The Railway Touring Company porta almeno

un gruppo in Sardegna e la tappa con il treno a vapore è un passaggio

obbligato. Per quest’anno, The Railway Touring Company ha chiesto

il treno a vapore per il 12 maggio, tragitto da Cagliari a Macomer. Nel

programma che l’agenzia fa girare tra gli inglesi c’è un frase abbastanza

significativa riferita ai treni: “essi sono pienamente equipaggiati e ben

mantenuti e l’unica cosa che manca sono i passeggeri!”.

“Questo libro rappresenta un viaggio metaforico alla ricerca di un riscatto, di quegli abbandoni

atavici, di padre in figlio, e dell’interruzione drammatica della

loro relazione affettiva, che si sublima in “frammenti” di ricordi-

diario chiamati a riempire un vuoto. Nel racconto viene fuori una città, Napoli, che ha mantenuto intatte

le sue relazioni e che l’autore ci restituisce con emozioni nuove, forse per metabolizzare quelle

“solitudini” che si è portato dentro per tanto, troppo tempo.”

Ines D’Angelo

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LE MIGLIORI LIBRERIE

Page 20: AT MAGAZINE nr. 6 - E/IT

Quando nasce l’associazione?

L’associazione Sarda Treni Storici “Sardegnavapore” nasce nel

2000 ad opera di un gruppo di appassionati composto da

ferrovieri, ma non solo. Il primo presidente è stato Alfredo Pisano.

Qual è l’obiettivo?

L’obiettivo è quello di valorizzare il patrimonio ferroviario sardo e conservare la memoria

storica delle Ferrovie della Sardegna.

Quando ha iniziato a viaggiare la locomotiva a vapore?

La locomotiva, costruita nel 1923 dalle Officine Nicola Romeo di Saronno, ha viaggiato in

Sardegna dagli anni ’40 sino al 1973, anno in cui si è scritta la parola fine sulla trazione a

vapore. A quel punto, è rimasta ferma nel deposito di Golfo Aranci dove è stata notata

dai futuri fondatori dell’associazione. Successivamente, la locomotiva è stata trasferita

a Cagliari e con il benestare di Trenitalia si è deciso di recuperarla dal punto di vita

funzionale.

Che tipo di interventi sono stati fatti?

La locomotiva è stata completamente riportata a nuovo dai soci di “Sardegnavapore”,

altri interventi sono stati compiuti dai tecnici di Trenitalia, perché ci sono procedure che

devono essere certificate ed è necessario che siano effettuate da personale delle Ferrovie

dello Stato.

Quanto tempo è servito per far partire la locomotiva?

L’associazione è nata nel 2000, i primi due anni sono stati, diciamo così, dedicati alla

burocrazia, nel 2006 la locomotiva ha fatto il primo viaggio di prova.

Il primo viaggio ufficiale, invece?

Il primo viaggio aperto al pubblico è stato nel marzo del 2007, un Cagliari-Carbonia e

ritorno, ma già l’anno precedente, il giorno successivo al viaggio di prova sulla linea

Cagliari-Decimo, alla locomotiva sono state attaccate le due carrozze e con i soli soci a

bordo si è percorsa la tratta Cagliari-Carbonia.

Le due carrozze a che epoca risalgono?

Sono due carrozze ricostruite su telai originali del 1909 e 1910. Stesso discorso per il

bagagliaio: è stato ricostruito nel 1930 su telaio del 1909.

“Sardegnavapore” ha altri obiettivi?

Sì, intanto far funzionare il Museo delle Ferrovie che trova spazio nell’area della stazione

di Cagliari e poi recuperare altri mezzi: dalla locomotiva esposta nell’atrio della stazione

ad alcuni carri merci. In programma c’è anche il restauro di quello che era il deposito

delle macchine a vapore.

“Sardegnavapore”, parla il presidente Salvatore Moi.

Associazione Sarda Treni Storici “Sardegnavapore” Il treno a vapore viaggia da metà ottobre a fine maggio sulle linee Cagliari – Iglesias, Cagliari –Carbonia e Cagliari-Oristano solo la domenica e nei giorni

festivi.

La partenza è alle 8.30 dal binario 8 della stazione ferroviaria di Cagliari. Il costo del biglietto è di 35,00 euro (nella tratta per Iglesias comprensivo di trasferimento

in autobus per le miniere). Il treno parte solo se raggiunge il numero minimo di 150 passeggeri. Complessivamente i posti disponibili sono 156.

Il prossimo viaggio in fase di organizzazione è per il 28 aprile.

Contact Marino Piu

Phone +39 334 7165216

Web - http://www.sardegnavapore.it

Em@il - [email protected]

Informazioni e prenotazioni

Page 21: AT MAGAZINE nr. 6 - E/IT

Associazione Sarda Treni Storici “Sardegnavapore” Il treno a vapore viaggia da metà ottobre a fine maggio sulle linee Cagliari – Iglesias, Cagliari –Carbonia e Cagliari-Oristano solo la domenica e nei giorni

festivi.

La partenza è alle 8.30 dal binario 8 della stazione ferroviaria di Cagliari. Il costo del biglietto è di 35,00 euro (nella tratta per Iglesias comprensivo di trasferimento

in autobus per le miniere). Il treno parte solo se raggiunge il numero minimo di 150 passeggeri. Complessivamente i posti disponibili sono 156.

Il prossimo viaggio in fase di organizzazione è per il 28 aprile.

Contact Marino Piu

Phone +39 334 7165216

Web - http://www.sardegnavapore.it

Em@il - [email protected]

Informazioni e prenotazioni

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Page 22: AT MAGAZINE nr. 6 - E/IT

TESTO E PHOTO PATRIZIA GIANCOLA

Carloforte e l’isola di San Pietro

Sull’isola e il suo centro abitato si è già detto e scritto di tutto ma sembra che le parole non bastino mai per descriverne l’incanto e la suggestione. D’altronde è un’isola che non è sempre

uguale a se stessa ma ha la capacità di evolversi, di offrirsi sempre diversa al medesimo visitatore. Adagiata placidamente nelle acque sud-occidentali della Sardegna, nell’arcipelago del Sulcis, si mostra, all’ospite in arrivo al porto, con il caratteristico skyline del paese di Carloforte che si riflette sul mare e lo colora di bianco, verde e giallo ocra.Il viaggiatore, accolto dalla statua di Carlo Emanuele III, si ritrova immerso nei caruggi, i vicoli del centro storico, in un mix di odori, sapori, profumi e suoni che lo trasportano da subito in una realtà lontana dall’isola madre.

You DISCOVER

Page 23: AT MAGAZINE nr. 6 - E/IT

PHOTO GIAMPAOLO MOCCI © AT PHOTOGRAPHER 23

Page 24: AT MAGAZINE nr. 6 - E/IT

Il miglior modo per scoprire il paese è smarrirsi tra le sue stradine, spostarsi tra le scalinate, ammirando le facciate colorate delle

case, impreziosite dai tipici terrazzini fioriti, sorretti da mensole dalle molteplici sagome (schen de galàie), le vetrine di prodotti artigianali, fermarsi a parlare con

i nativi, sempre gentili con i visitatori, farsi assorbire dalle loro abitudini rilassate, lasciarsi condurre dalle voci in dialetto tabarchino e dagli odori.Si mischiano nelle narici, lambite dalla brezza marina, i profumi del pane appena sfornato, delle deliziose focacce, gallette e farinate, del pesce fresco, del cascà, cuscus carlofortino a base di semola e verdure di stagione, trionfo della cucina locale, del tonno, sovrano della gastronomia isolana, preparato in tutte le sue declinazioni, del pasticcio di pasta condito con pomodoro, pesto e tonno, serviti

ai tavoli dei tanti ristoranti. San Pietro: 50 kmq di isola di origine vulcanica, ricca di tradizioni, cultura, storia e un patrimonio naturalistico rilevante. Disabitata sino al 17 aprile del 1738, giorno della fondazione ufficiale del paese di Carloforte, fu colonizzata da un gruppo di 380 persone provenienti dalla colonia ligure di Tabarca, vicina alle coste tunisine.Circa 33 chilometri di costa spettacolare lambita da acque cristalline: da una parte, incantevoli spiagge di sabbia finissima incastonate in piccole cale, dall’altra, strapiombi, scogliere di massi, spuntoni, pietre piatte e a gradini, dalle forme più svariate, faraglioni (famose le due colonne, monumento naturale e simbolo dell’isola), calette rocciose e grotte naturali. Un ecosistema ricco di fauna e flora, in grado di accontentare i turisti più esigenti

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ai tavoli dei tanti ristoranti. San Pietro: 50 kmq di isola di origine vulcanica, ricca di tradizioni, cultura, storia e un patrimonio naturalistico rilevante. Disabitata sino al 17 aprile del 1738, giorno della fondazione ufficiale del paese di Carloforte, fu colonizzata da un gruppo di 380 persone provenienti dalla colonia ligure di Tabarca, vicina alle coste tunisine.Circa 33 chilometri di costa spettacolare lambita da acque cristalline: da una parte, incantevoli spiagge di sabbia finissima incastonate in piccole cale, dall’altra, strapiombi, scogliere di massi, spuntoni, pietre piatte e a gradini, dalle forme più svariate, faraglioni (famose le due colonne, monumento naturale e simbolo dell’isola), calette rocciose e grotte naturali. Un ecosistema ricco di fauna e flora, in grado di accontentare i turisti più esigenti

che possono praticare numerose attività: vela, immersioni, fotografia, trekking, mountain bike, nuoto. All’uscita dal paese, verso le spiagge, si trovano le Saline ormai in disuso, ma occupate da una colonia di fenicotteri rosa, nella parte occidentale si può raggiungere l’oasi Lipu, una riserva naturale di circa 400 ettari, punto di ritrovo per gli studiosi provenienti da tutto il mondo, popolata, tra le altre specie, anche dal falco della regina, a rischio d’estinzione.Non mancano feste, sagre, rassegne ed eventi culturali quasi tutto l’anno: Carnevale, dal 17 gennaio, sino al martedì grasso, festa della Madonna dello Schiavo, il 15 novembre, festa di San Pietro, il 29 giugno, la più partecipata dai carlofortini, il festival “dall’isola di un’isola nella penisola”, spettacoli teatrali e musicali di nuovi talenti, che si sviluppa tra le piazze e i vicoli

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del centro storico tra l’ultima settimana di agosto e la prima di settembre. Tra fine maggio e i primi di giugno, in contemporanea con la mattanza del tonno, si svolge il “Girotonno”,

evento durante il quale chef di tutto il mondo si sfidano a base di piatti di tonno rosso in una Gara Gastronomica Internazionale.

Gironzolando tra le stradine, è un attimo ritrovarsi ad ammirare, stupiti, le barche in fondo a una strada o il mare dall’alto delle mura che circondano il centro abitato. Dall’alto della salita Rombi, lo sguardo spazia dal verde della campagna, fitta di vegetazione, lentischio, pini e ginepri, a tratti selvaggia, all’azzurro del mare, dal grigio brillante degli scogli alle vallate Come non innamorarsi degli splendidi scorci che emergono da ogni angolo dell’isola? Della macchia mediterranea, punteggiata dal bianco delle casette, che si staglia sulle rocce o sul mare colorandone la superficie? Come non sentirsi in pace con se stessi e il resto del mondo? L’isola di San Pietro fa quest’effetto: cattura e seduce il forestiero facendolo sentire parte integrante di sé e delle sue meraviglie naturali.

PHOTOS GIAMPAOLO MOCCI © AT PHOTOGRAPHER26

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BARBARA KNAPCZYK 2012 © all rights reserved

AT on canvas

Barbara Knapczyk was born in Cracow in 1960.She studied at Academy of Fine Arts in Cracow.Painting with professor Stanislaw Rodzinski and professor Zbigniew Grzybowski. Drawing with professor Zbylut Grzywacz and professor Józef Zabkowski. Diploma in 1989. Tekstile art with Professor Ryszard Kwiecien. All works inspired by the surrounding nature. Favorites: landscapes, still life, portrait, themes of mountains. Her work are in private collection in many countries.

She likes to travel and takes pictures.

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TOPNIEJĄCE ŚNIEGI W TATRACH (olej na płótnie - 140x110 cm) SCIOGLIMENTO DELLA NEVE IN MONTAGNA (olio su tela - 140x110 cm)

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Outdooractivity

Il fascino di andar per scogliere

TESTO E PHOTO DI GIAMPAOLO MOCCI

Suggestiva, maestosa e bianca, è il tratto di costa che da Masua a Baggerru precipita in mare con un’imponente scogliera di quasi trecento metri e di fronte

l’altrettanto e non meno affascinante Pan di Zucchero (o Concali su Terràinu), una mini-isola-scoglio di color bianco-ceruleo che si erge per oltre centotrenta metri d’altezza, nella zona sud-occidentale della Sardegna.

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La bellezza del paesaggio è arricchita dalle acque limpide e cristalline dello splendido mare che lo circonda, quello stesso che durante le tempeste con

impeto e forza, nel corso degli anni ha eroso tra le rocce aspre e profonde grotte marine, creando giochi di luce e colori di rara intensità, come la grotta Azzurra.In quest’ambiente dai primi anni ’80 si avvicendano arrampicatori da ogni parte del mondo, attirati dal calcare bianchissimo lavorato a gocce, muri di rara bellezza, lavorati e cesellati dallo stillicidio della parete.

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Salire la scogliera è un’esperienza che lascia letteralmente senza fiato, per la bellezza dell’ambiente, per il senso di libertà che gli immensi spazi del blu del mare

riescono a scolpire nella mente. Che si parta l’ascesa dagli scogli o dalla barca, il senso di soddisfazione avvolge sin dal primo istante.Gli itinerari tracciati sono ormai centinaia, di tutte le difficoltà e nei diversi stili di scalata, sia sugli infiniti muri verticali, sia i più atletici passaggi dei tratti strapiombanti della parete. Certo scalare il Pan di Zucchero trasmette qualcosa che difficilmente si riesce a scordare. Sarà forse perché dopo i suoi centotrenta metri di verticalità si raggiunge un altopiano dai limiti ben distinguibili, dando la sensazione di trovarsi in un’altra dimensione. Un luogo dove la terra mostra i suoi confini, ridimensionandosi a misura d’uomo e dove ci si sente, insieme al compagno di scalata, i regnanti di un insolito reame, anche se solo per un giorno.

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Le vie di scalata che salgono la scogliera sono più facilmente raggiungibili e non richiedono la logistica indispensabile per raggiungere Pan di Zucchero. Nonostante

la singolarità dello scoglio appena descritto, difficilmente si resterà delusi dagli itinerari raggiungibili a piedi. Le pareti iniziano a coinvolgere la fantasia già dal parcheggio, e più di una volta ci si rende conto di essersi distratti a guardare quel bianco calcare mentre ci si prepara a mettersi lo zaino sulle spalle. Il breve sentiero che conduce alla base della falesia è un increscendo di eccitazione mista ad adrenalina, la voglia di trovarsi “attaccato” a quella roccia, cresce metro dopo metro e incalza passo dopo passo. Arrivati alla base gli stati d’animo, si avvicendano tra la felicità e quella ritrovata sensazione di libertà, nel sentirsi parte di quel mondo che scorgiamo attraverso i nostri occhi e che non si riesce a smettere di guardare.

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DESCRIZIONE:arrampicata su roccia, a parte qualche rara eccezzione, sempre bella e compatta. Lo stile di scalata alterna muri verticali, diedri e placche a gocce. La progressione è sempre accompagnata da panorama mozzafiato e d’effetto. Nota tecnica, le soste per entrambi gli intinerari sono sempre comode e ben posizionate. Consiglio alla penultima sosta di proseguire all’evidente e ampia cengia appena sopra e far sicura da uno dei grandi ginepri.

ACCESSO:dal parcheggio seguire la stradina che porta alla biglietteria per la miniera di Porto Flavia. Subito dopo le panchine (a destra) salire il ripido sentiero che s’inerpica fino alla rete di protezione caduta massi. Tenere la rete alla sinistra e giunti alla pietraia, salire verso la base della parete. Giunti sotto la falesia ridiscendere sino alla base del Pilastro dell’Italia Liberata, per raggiungere l’attacco della via seguire il corrimano attrezzato con fittoni e corda (2° grado traverso).

Per la via Le Grand Mammut continuare a scendere per altri 10 metri fino all’attacco evidente con nome alla base.

Scheda Tecnica

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L’Italia LiberataScogliera Monte Nai

Chiodatura: C. Pibiri, F. Salis (1985),richiodata nel 2012 da C. Pibiri e F. Erriu Sviluppo: 160 mt Difficoltà: 5c+ max (5a obbl. S1+/I)Materiale in parete: Fix inoxSoste: 2 Fix con catena più terzo punto Attrezzatura personale: corda da 70 mt, 10 rinvii, discensore, 3 moschettoni a ghiera, kevlar e CASCO.Discesa: lungo la via utilizzando le soste indicate oppure uscire in cima e scendere lungo il sentiero CAI

“Masua - Cala Domestica”

Le Grand MammutScogliera Monte Nai

Chiodatura: Bruno Fonnnesu 2012/13Sviluppo: 140 mt Difficoltà: 6b max (5c obbl. S1/I)Materiale in parete: Fix inoxSoste: 2 Fix con catena più terzo punto con fittone zincatoAttrezzatura personale: corda da 70 mt, 15 rinvii, discensore, 3 moschettoni a ghiera, kevlar e CASCO.Discesa: lungo la via oppure uscire in cima e scendere lungo il sentiero CAI “Masua - Cala Domestica”

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Avete mai avuto il sogno di esplorare un luogo sin da bambini? Io sì, la Nuova Zelanda, più mito che realtà. Finalmente lo realizzo in compagnia del mio zaino e tanta voglia di scoprire. Il periodo scelto, quaranta giorni tra giugno e luglio, è l’inverno. Non è troppo rigido, non è il più turistico e inoltre si trova posto senza bisogno di prenotare. Scorsa la guida e abbozzato un percorso, decido che è meglio una volta arrivata lì, scegliere giorno per giorno il destino del mio viaggio. Perché ogni luogo, anche il più piccolo e apparentemente dimenticato, ha un “visitor information centre” dove prenotare bus, treno, pensione o ostello, attività ricreativa o sportiva e dove i consigli di giovani impiegati sempre sorridenti, accontentano qualunque esigenza di

spesa.Quasi due giorni di viaggio e finalmente respiro l’aria del mondo agli antipodi. La mia avventura comincia da Christchurch, sulla costa orientale della South Island (la più grande delle isole). Le prime emozioni non tardano a farsi sentire. Arrivo in una notte di terremoto, dove incontro la prima di una lunga serie di persone, la cui premura difficilmente scorderò. È un tassista che mi accompagna per ostelli fino a trovarne uno sicuro e facendomi spendere la metà della corsa perché a suo dire: il tuo arrivo non è stato fortunato oggi.L’indomani inizia il viaggio vero e proprio verso sud. Scelgo di muovermi in bus, si spende poco a dispetto del comfort elevato e i conducenti sono anche guide turistiche eccellenti.

Outdooractivity

nuova zelandaTESTO E PHOTO DI BETTY SERIANI

un sogno da esplorare

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nuova zelanda

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ss Durante il tragitto colpiscono gli spazi immensi che si attraversano senza incontrare

anima viva; laghi, monti, boschi, terre brulle alternate a colline verdissime. La tranquillità pervade tutto ed emerge

dall’animo sereno della popolazione che la trasmette con la sua calda accoglienza. Sorprendenti l’umanità e la solidarietà che li contraddistinguono e che mi hanno accompagnato per tutto il viaggio. In un paese grande come l’Italia ma con quattro milioni e mezzo di abitanti, di cui due milioni ad Auchland, la criminalità è pressoché inesistente e lo spazio vitale talmente ampio da non correre il rischio di infastidirsi a vicenda.

Il viaggio prosegue e raggiungo fiordi mozzafiato, dove si ha l’impressione di essere catapultati in un film fantasy. Continuo verso la costa occidentale, di tanto in tanto mi fermo in qualche cittadina affacciata su laghi calmi ma severi nella loro veste invernale. Da Queenstown arrivo ai piedi del monte Cook, il più alto della Nuova Zelanda e affascinante palestra dei più grandi scalatori neozelandesi, ai piedi del quali si trova il villaggio museo di Sir Edmund Hillary (uno dei più noti alpinisti ed esploratori del mondo, famoso per la prima ascensione del monte Everest avvenuta il 29 maggio 1953 insieme allo sherpa Tenzing Norgay).

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Proseguo verso nord tra foreste pluviali e ghiacciai che si tuffano nell’oceano. I paesaggi sono emozionanti e spettacolari. I paesi sono caratteristici, basse casette di legno, laghi e foreste, dove assaporo prodotti e vini locali.È tempo di lasciare l’Isola del Sud e solcare il mare verso Nord. Il traghetto s’inoltra tra le dolci insenature della regione del Marlborough per poi fendere le onde che ci separano dalla North Island. Eccomi finalmente sull’isola dei geyser. Da Wellington mi sposto più a nord verso Rotorua, l’odore di zolfo e le fumarole donano al paesaggio un volto singolare e unico. La temperatura sale, raggiungo il villaggio Maori, dove in un’istante vengo catapultata in un’epoca ancestrale, di balli, tradizioni e leggende. Ne apprendo la storia, ne assaporo i cibi e mi commuovo. Continuo verso ancora più a nord tra altre foreste e altri geyser per arrivare alla mia ultima tappa: Auchland, paradiso della vela e metropoli che poco ha in comune con la Nuova Zelanda dei Kiwi e dei Maori, ma pur sempre affascinante. Il viaggio è stato frenetico nel tentativo di soddisfare il più possibile la mia sete di vedere e scoprire. Nonostante i quaranta giorni, avrei voluto avere più tempo per spingermi ancora più avanti, ma è ora di partire, con la promessa di ritornare presto in questa terra che è riuscita a catturarmi ed entrare nel mio cuore.

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Carissimi amici, a ben ritrovarci. Dopo aver affrontato il mese scorso il freddo del Trentino questa volta ci ritroviamo in Veneto, nella parte nord orientale della nostra penisola. Non so che tempo troveremo ma c’è da dire che anche qui le temperature sono abbastanza rigide d’inverno. Questa bellissima regione, benché colpita dalla crisi economica come tante altre negli ultimi anni, è considerata ancora una delle più ricche del nostro paese. Un tempo terra di emigrazione, nel corso degli anni è stata protagonista di una notevole ripresa, e grazie anche al suo patrimonio artistico, storico, paesaggistico e all’apporto delle sue belle città, tra cui spicca il suo capoluogo, Venezia, essa è diventata una delle regioni più visitate d’Italia. Per questo non potevamo non passare per questi luoghi per ammirare da vicino la loro bellezza. Questa regione è entrata a far parte del regno d’Italia soltanto nel 1866 dopo alterne vicende politiche che l’hanno vista nel corso dei secoli grande repubblica. In questa zona oltre l’italiano si parla la lingua veneta, tutelata dall’Ente Regione Veneto e compresa fra le lingue minoritarie dall’Unesco. In alcuni comuni, poi, sentiamo parlare anche il friulano, il ladino, e il cimbro. Anche da queste parti non è difficile inoltrarci nella storia del territorio e scoprire luoghi legati ad antiche tradizioni che hanno reso famosi mestieri come quello dell’arte degli scalpellini, di origine molto antiche. Legata a quest’ arte vi è quella dell’estrazione del marmo, che ci conduce alle cave di Pove e agli scalpellini povesi, conosciuti su tutto il territorio vicentino. Tra le loro opere conservate in zona possiamo visitare il Tempio ossario di Bassano del Grappa, grandioso edificio che si eleva su Piazzale Cadorna, non molto lontano dalle mura della cittadina veneta e l’ossario di Asiago, noto come il sacrario del Leiten, dal nome del colle su cui sorge, che insieme al sacrario militare del monte Grappa rappresenta uno dei principali ossari militari della prima guerra mondiale. La presenza in Veneto di questi maestri artigiani, che utilizzavano lo scalpello per il loro lavoro (da ciò deriva il nome di scalpellini),

at culturam !

TESTO E PHOTO DI BETTY SERIANI

TESTO E ILLUSTRAZIONEDI GIUSEPPE BELLI

antichi mestieri del belpaese

il Veneto

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risale addirittura al 1500. La materia prima, il marmo, l’arenania, le pietre della Lessinia, la pietra di Vicenza e di Nanto, proveniva dalle cave del vicentino, del veronese e della zona di Belluno. Visitando San Giorgio di Valpolicella, in provincia di Verona, i suoi abitanti ci ricordano che questo paese ospitava una delle più grandi comunità di scalpellini, dalle cui cave proveniva il famoso “lastame” o “pietra di Prun”. Oggi, ci si chiede come sia stato possibile che questi scalpellini, detentori di un mestiere ricercato e apprezzato, si siano quasi estinti e che abbiano conosciuto il triste fenomeno dell’emigrazione, tanto che dopo la prima guerra il loro lavoro andò definitivamente in crisi. Negli anni ottanta, il comune di Pove, per preservare la memoria di questa antica arte decise di istituire il museo dello scalpellino, che raccoglie tutti gli attrezzi per la lavorazione della pietra. Sul territorio, inoltre, a testimonianza di questo duro lavoro restano le grandi gallerie di scavo che, benché possano apparire spaventose e lugubri, ci trasmettono un loro suggestivo fascino. Raggiungendo i Colli Euganei, nel nostro giro, scopriamo un altro antico mestiere che caratterizza questi posti: il carbonaio. I Colli Euganei, situati nella pianura padano-veneta, sono un’insieme di colline di origine vulcanica. Grazie alla loro posizione possono essere considerati un’isola naturalistica in cui convivono specie d’ambiente diverso. L’omonimo parco, che comprende quasi per intero la zona collinare con i suoi caratteristici comuni e le sue terme, ideale per una vacanza all’insegna del relax, appartiene alla provincia di Padova. Una volta, quando le nostre case venivano riscaldate con il fuoco, qui, sui Colli Euganei era molto diffuso il mestiere dei carbonai, anch’esso di origine molto antiche. Il carbonaio era prima di tutto un boscaiolo, che conoscendo l’ambiente, raccoglieva la legna senza compromettere l’equilibrio della natura che lo circondava. Dopo aver scelto la legna si metteva in cerca di uno spiazzale e iniziava così a costruire la carbonaia. Delimitata l’aria dove doveva sorgere la carbonaia con una fila di pietre, metteva insieme tutta la legna raccolta formando una pira a forma di triangolo o cono. La costruzione poteva raggiungere anche tre metri di altezza e aveva all’interno un’apertura che fungeva da camino d’alimentazione aperto in alto e ricoperto poi di foglie secche. La pira veniva ricoperta di terriccio umido per poterla isolare, quindi il carbonaio procedeva all’accensione e, affinché la combustione del legno avvenisse lentamente, chiudeva il foro superiore. Questo processo di combustione poteva durare anche una settimana e veniva seguito giorno e notte dallo stesso carbonaio affinché tutto procedesse come doveva. Un particolare aspetto del fumo indicava la fine della combustione e la fase di raffreddamento. Poi, di buon mattino, il carbonaio raccoglieva il carbone dentro grandi sacchi e, dopo averli caricati sul carro, li portava in paese per venderli. Ancora oggi restano i segni di quest’attività, in particolare sul monte Venda che offre panorami stupendi e che con la sua posizione centrale è il più alto dei monti Euganei. Qui non è difficile imbattersi lungo i sentieri nelle piazzole delle antiche carbonaie che conservano il caratteristico terriccio nero in ricordo delle combustioni avvenute fino agli inizi del secolo scorso. E trovandoci a parlare di combustione all’ora di pranzo, involontariamente, mi vien da pensare ad una brace di carne. Potrebbe essere un’idea gustosa, e credo anche invitante, naturalmente col dovuto rispetto per questi luoghi ameni, proporla ai nostri amici turisti. Una bella brace di carne per poterci rifocillare e prepararci così alla prossima tappa. Siete d’accordo? In tal caso, arrivederci alla prossima.

antichi mestieri del belpaese

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FARE IMPRESA INNOVATIVA IN SARDEGNA. Il ruolo del business plan.

Il 30 aprile 2013 scade il bando dell’Assessorato al lavoro nell’ambito del POR Sardegna FSE 2007/2013.Esso sviluppa e potenzia le azioni già svolte negli anni precedenti, in particolare, due interventi aventi ad oggetto operazioni integrate volte a favorire la crescita dei livelli occupazionali in settori innovativi e a forte vocazione territoriale quali l’ambiente e i mestieri tradizionali.Si persegue il principio di innovatività puntando sulla promozione di idee imprenditoriali volte a introdurre nel mercato nuovi prodotti o servizi e/o a sviluppare nuovi processi e/o nuovi metodi di produzione.L’Avviso persegue inoltre il principio di pari opportunità: la titolare dell’idea progettuale deve essere una donna (in caso di gruppo la componente femminile deve essere in maggioranza).Le precedenti denominazioni riguardano:l’Avviso “Green Future”, approvato con determinazione n. 19769/1843/F.P. del 04.06.2009, ha finanziato misure per incrementare e migliorare l’occupazione nel proprio territorio, offrendo a persone in difficoltà occupazionali, opportunità di sviluppo delle proprie competenze coerenti con i fabbisogni del mercato del lavoro, finalizzate a promuovere la creazione d’impresa su tematiche ambientali;l’Avviso “Antichi Mestieri”, approvato con determinazione n. 12683/1223/F.P. del 19.04.2010, ha finanziato attività formative in aula e di stage presso botteghe/imprese artigiane nonché servizi di consulenza e accompagnamento volti a favorire l’inserimento lavorativo e la creazione d’impresa.A completamento delle azioni sopra richiamate, la Regione Sardegna intende promuovere un nuovo intervento, in sinergia con i precedenti, volto a favorire la competitività del sistema produttivo territoriale e a capitalizzare l’esperienza formativa realizzata, stimolando la nascita e lo start up di nuove imprese da parte dei soggetti che hanno frequentato i percorsi formativi integrati, di cui ai due Avvisi sopra menzionati. Ogni singolo Business Plan approvato può ricevere, sotto forma di aiuto, un contributo massimo di Euro 50.000, previa sottoscrizione di apposito contratto.I soggetti ritenuti idonei devono partecipare alla realizzazione del progetto di impresa con un importo pari almeno al 10% dell’incentivo ottenuto. Tale 10% è da intendersi come aggiuntivo all’ammontare finanziato.Per esempio, se l’incentivo richiesto è pari a Euro 40.000, il beneficiario deve mettere a disposizione almeno Euro 4.000 (per un ammontare complessivo del budget del progetto pari a Euro 44.000).Tra le spese ammissibili :

a) Spese di costituzione dell’impresa (onorario notarile, eventuali assicurazioni

COSA, COME E PERCHÈ A CURA DI SABINA CONTU... scrivete a [email protected]

il filo di arianna...

“avviso prima 2013”

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etc.);b) Costi per la formazione: comprendono i costi per la frequenza di attività di aggiornamento, collettive e/o individuali, dei soggetti coinvolti nel progetto imprenditoriale;c) Spese per la fideiussione;d) Spese per affitto ed ammortamento immobili ed attrezzature purchè riferibili all’impresa;e) Spese manutenzione ordinaria;f) Costo del personale impiegato nell’impresa.

Non sono ammissibili sovrapposizioni di finanziamenti.Sono ammissibili, inoltre, i costi riconducibili ai seguenti strumenti di pubblicizzazione e di promozione dell’attivitàimprenditoriale inerente il Business Plan:

- Manifesti, locandine,pieghevoli,depliant,cataloghi, brochure,volantini,affissi o in distribuzione;- Inserti,articoli, “speciali” pubblicati su stampa periodica,nazionale e/o locale;- Spot ed altri inserti audiovisivi diffusi per via televisiva e/o radiofonica;- Sito internet dell’impresa;- Pubblicità mobile su mezzi di trasporto cittadino;- Cd/dvd in distribuzione.

Centrale nella valutazione è il business plan che ancora molti neo imprenditori sottovalutano.L’attività di Business Planning si inquadra nel processo di definizione delle strategie aziendali, confermando il suo contributo in termini di autovalutazione interna e di valutazione esterna, lungo l’intero ciclo di vita dell’impresa. Partendo, infatti, dal tradizionale Business Plan in fase di start up, quale strumento fondamentale per l’autovalutazione da parte del potenziale imprenditore, ma soprattutto come “biglietto da visita” per la comunità finanziaria, per passare al caso di un’impresa già operante per la valutazione di una nuova iniziativa, di un nuovo prodotto.Il Business Plan è un documento volto a rappresentare in ottica prospettica il progetto di sviluppo imprenditoriale, con l’intento di valutarne la fattibilità – in relazione sia alla struttura aziendale nel quale tale progetto si inserisce, sia al contesto nel quale l’impresa proponente opera – e di analizzarne le possibili ricadute sulle principali scelte aziendali e sui suoi risultati economico-finanziari.Afffidarsi a professionisti veri vale quanto una grande ed innovativa idea.

FONTE

http://www.regionesardegna.it

Assessorato Regionale del Lavoro, Formazione Professionale, Cooperazione e Sicurezza SocialeServizio della Governance della Formazione professionaleSettore ProgrammazioneVia XXVIII Febbraio,109131 Cagliari

MOMa Sardinia B&BVia J. S. Bach, 62Quartu S. Elena (Ca)

Cell. +39 347 0594340www.momasardinia.it

MOMaSardinia B&B

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a cura di BARBARA VALUTO

at decameronMATITA, GOMMA E MOUSE...

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obiettivo AT

PHOTO BARBARA VALUTO © AT PHOTOGRAPHER

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Vademecum:L’ escursionismo, le attività all’aria aperta, ed in montagna in genere, sempre più diffuse, sono spesso praticate anche da persone inesperte e che si sono avvicinate da poco a questo tipo di turismo attivo.Adattiamo l’escursione alla nostra preparazione. Non sempre avere tanto entusiasmo equivale ad avere le “capacità” psico-fisiche (e qualche volta pure tecniche) adeguate. Prendere delle piccole precauzioni per affrontare le nostre escursioni ci garantisce maggior sicurezza.Tralasciando la preparazione fisica e tecnica, che ognuno dovrebbe curare in funzione della difficoltà del percorso scelto, è utile prendere alcune basilari precauzioni e dotarsi di poche attrezzature che possono però fare la differenza:

• Portare in escursione il cellulare con le batterie ben cariche.

• Avvisare sempre qualcuno del percorso che ci apprestiamo a compiere.

• Portare almeno un GPS (o uno smartphone). Poter comunicare eventuali coordinate accelera i tempi di ricerca e recupero.

• Portare una lampada per il buio, un accendino e un telo termico.

• Vestire indumenti e calzature adeguate alla stagione o al terreno in cui ci troviamo.

• Portare acqua e cibo a sufficienza, in maggiore quantità nelle stagioni calde.

• In caso di incidente chiamare il numero unico per le emergenze sanitarie 118 e specificare il tipo di incidente e dove vi trovate, se in montagna chiedete esplicitamente l’intervento del Soccorso Alpino. Se vi siete spostati da qualche parte per telefonare NON SPOSTATEVI dal campo telefonico perché la centrale operativa potrebbe richiamarvi per avere notizie più precise.

Buone escursioni a tutti !

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CALZATURIFICIO ZAMBERLAN S.r.l. Sede: Via Marconi, 1

36036 Pievebelvicino di Torrebelvicino (VI)

Tel. ++39 0445 660.999Fax ++39 0445 661.652

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AT MAGAZINE

Cultura, Sport, Turismo, ecc.

TESTATA GIORNALISTICA REGISTRATA

PRESSO IL TRIB. DI CAGLIARI nr. 24/12 del 10/10/2012

Luogo e anno della pubblicazione: Cagliari, 2012

ANNO I

Dati della società:

AT di Giampaolo Mocci

Via Tagliamento, 19

0932 - Assemini (CA)

PI 03442500926

Editore

Giampaolo Mocci

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Andrea Concas

Per contattare il giornale:

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Per le inserzioni sul giornale:

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Mensile - Anno I Nr. 6 - Aprile 2013

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