2015 - digital collections - biblioteca don bosco -...

44
2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Upload: trinhthien

Post on 09-Sep-2018

213 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 2: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

2 • 1 GENNAIO 1988

ffi

i ,

i i

/ 0

/ /

Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 1877Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito dal-la Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco .

INDIRIZZOVia della Pisana 1111 - Casella post . 9092 - 00163 Roma-Aurelio - Tel . 06/69 .31 .341 .

Conto corr. post . n . 46.20 .02 intestato a Direzione Ge-nerale Opere Don Bosco, Roma .

DIRETTORE RESPONSABILEGIUSEPPE COSTA

Redazione : Giuliana Accorsero - Marco Bongioanni -Pierdante Giordano - Gaetano Nanetti - Angelo Paoluzi -Cosimo Semeraro .

Collaboratori: Nino Barraco - Sergio Centofanti - Paolodel Vaglio - Umberto De Vanna - Monica Ferrari - MariaGalluzzo - Maurizio Nicita - Silvano Stracca.

Impaginazione : Ufficio Grafico SEI

Archivio : Guido Cantoni (Roma)

Diffusione : Arnaldo Montecchio (Torino)

Fotocomposizione, spedizione : Stabilimento GraficoSEI - Torino

Stampa: ILTE - Torino

Registrazione : Tribunale di Torino n . 403 del 16 .2 .1949

IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA* Il primo di ogni mese (undici numeri, eccetto ago-sto) per tutti .* Il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani .Collaborazione : La Direzione invita a mandare notiziee foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna apubblicarle relativamente alle esigenze redazionali . Te-sti e materiali inviati non vengono restituiti .Edizione di metà mese . A cura dell'Ufficio NazionaleCooperatori (Alfano, Rinaldini) - Via Marsala 42 - 00185Roma - Tel . (06) 49 .50 .185 .

IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDOIl BS esce nel mondo in 39 edizioni nazionali e 18 lin-gue diverse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in :Antille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia -Austria - Belgio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Ca-nada - Centro America (in Guatemala) - Cile - Cina (aHong Kong) - Colombia - Ecuador - Filippine - Fran-cia - Germania - Giappone - India (in inglese, malaya-lam, tamil e telugú) - Irlanda e Gran Bretagna - Italia- Jugoslavia (in croato e in sloveno) - Korea del SudLituania (edito a Roma) - Malta - Messico - Olanda

- Paraguay - Perù - Polonia - Portogallo - Spagna -Stati Uniti - Thailandia - Uruguay - Venezuela Zaire

DIFFUSIONEIl BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo richiede .Copie arretrate o di propaganda : a richiesta, nei limitidel possibile .Cambio di indirizzo : comunicare anche l'indirizzo vec-chio .

SOMMARIO

3 QUESTO NUMEROdi Giuseppe Costa

4 ALLA FAMIGLIA SALESIANA E AGLI AMICIdi Don Egidio Viganò

6 Si apre l'anno del centenario nel segno diDon Bosco vivoservizio redazionale

10 Cento anni fa il doloroso annuncio fra uncoro unanime di ammirazionedi Monica Ferrari

13 Nel suo tempo e nella sua città, ma già nelfuturo e nel mondodi Francesco Traniello

16 Un secolo tra intimismo spirituale, impe-gno sociale, e nuove consapevolezzedi Cosimo Semeraro

20 Da Caste] nuovo a Valdocco (contanti cam-biamenti) lungo un itinerario ricco di mes-saggidi Piero Damosso

25 Una vita donata a Dio e all'uomodi Joseph Aubry

29 La devozione a Maria Ausiliatricedi Silvano Stracca

33 A cent'anni l'oratorio è sempre una scom-messadi Pierdante Giordano

36 Dal gioco dei bussolotti all'invenzione deimediadi Luigi Accattoli

39 Ma la missione continuadi Angelo Paoluzi

1 Gennaio 1988Anno 112Numero 1

In copertina :Foto José Mena, GuidoCantoniTesta in bronzo didon Boscoopera degli scultoriCesarino Vincenzi e CarloAnlesi .Sullo sfondo la città diTorino (Foto Archivio SEI)

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 3: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

Il fascicolo del mese è interamente dedi-cato al Fondatore della Famiglia Salesianaalla cui intuizione e sensibilità apostolicail Bollettino Salesiano deve la sua stessaesistenza .

Don Bosco infatti ne fu l'ideatore ed ilprimo direttore .

Attraverso le pagine della rivista comu-nicò con cooperatori e amici, polemizzòcon avversari, informò sull'andamentodelle prime missioni .

Al fascicolo di gennaio ne seguirannoaltri finalizzati ad illustrare altri aspettidella vita del Santo e della missione sale-siana. Dopo l'intervento di don Egidio Vi-ganò, settimo seccessore di Don Bosco al-la guida della Famiglia Salesiana e una in-tervista al presidente del comitato «DonBosco 88» don Gaetano Scrivo, seguonotre articoli a firma di Monica Ferrari e deiprofessori Francesco Traniello e CosimoSemeraro che descrivono l'eco della stam-pa del tempo alla notizia della morte delSanto e quell'Ottocento durante il qualeDon Bosco, dal 1815 al 1888, visse la suaesperienza umana .

Si passa quindi alla descrizione dei luo-ghi donboschiani affidata alla penna delgiornalista torinese Piero Damosso .Al teologo Joseph Aubry è stato dato

il compito di tracciare lo specifico dellasantità di Don Bosco a volte dimenticato

1 GENNAIO 1988 • 3

o ignorato da certa pubblicistica . Stretta-mente legata a questo appare anche laparticolare devozione del Santo alla Ma-donna, argomento quest'ultimo trattatoda Silvano Stracca in una prospettiva diattualità ecclesiale . Seguono ancora alcuniinterventi sull'oratorio, i mass-media, lemissioni . Vengono affrontati con losguardo ai problemi d'oggi oltre che guar-dando le pagine di storia salesiana che cisono state tramandate .

In questa serie di articoli ci si è avvalsidella penna di Pierdante Giordano, LuigiAccàttoli, vaticanista del Corriere dellaSera e di Angelo Paoluzi già direttore diAvvenire ed oggi caporedattore di Popolie Missione .

Il fascicolo poi si è avvalso della colla-borazione di una serie di personalità cheben volentieri hanno accettato di «dire laloro» .

Compatibilmente con le nostre possibili-tà soprattutto economiche - non si di-mentichi che il Bollettino Salesiano è di-stribuito gratuitamente mensilmente intrecentotrentamila copie e questo numeroin trecentoottantamila copie - ne è venu-to fuori, un fascicolo da conservare .

È l'omaggio filiale oltre che doverosodel Bollettino al suo Fondatore a cent'an-ni dalla morte .

Giuseppe Costa

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 4: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

Iniziamo l'anno di grazia delle celebrazionicentenarie di Don Bosco : 31 gennaio 88 - 31gennaio 89.

Credo non ci sia forma più raccolta e sugge-stiva per cominciare che far memoria, insieme,delle ultime ore della sua vita .Siamo a Valdocco la domenica 29 gennaio

1888. Tutti pregano e sperano .Dodici ragazzi (tra cui Orione Luigi) e il sac .

Gioacchino Berto firmano una supplica (postasotto il corporale durante una Messa celebratada Don Berto e servita da Luigi Orione) offren-do la propria vita al fine di ottenere la conser-vazione del loro amatissimo Padre .

Alla Famiglia Salesianadalla cameretta di Don Bosco

I- medici hanno già detto che a sera o l'indo-mani Don Bosco non sarà più in vita .

Nella giornata egli ripete sovente : «Madre!Madre! . . . Domani! Domani!». Verso sera bi-sbiglia: «Gesù . . . Maria . . . Gesù e Maria, vi do-no il cuore e l'anima mia . . . In manus tuas, Do-mine, commendo spiritum meum . . . Oh Madre,Madre. . . apritemi le porte del Paradiso» .

Ripete anche alcuni testi della Scrittura pro-fondamente radicati nel suo animo : «Amate . . .i vostri nemici . . . Fate del bene a coloro che viodiano . . . Cercate il Regno di Dio . . . E dal miopeccato . . . dal mio peccato . . . mondami . .. mon-dami » .

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 5: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

Il lunedì 30 don Rua permette che tutti passi-no, silenziosi, a baciargli la mano destra, ormaiparalizzata . Egli è là disteso sul suo letticciolo ;ha il capo alquanto rialzato, chino un po' sul-l'omero destro; calmo il viso ; gli occhi socchiu-si. Gli han posto sul petto un crocifisso, un al-tro ne stringe con la sinistra . Respira immobilee con affanno .

Nell'archidiocesi di Torino ricorre l'ufficiodell'Orazione di Gesù nell'Orto .

Nella notte volge un pochino il capo verso ilSalesiano coadiutore Enria, che lo assiste, e glidice: «Dì . . . ma . . . ma . . . ma . . . ti saluto!» . Poimolto adagio recita l'atto di contrizione. Piùd'una volta esclama : «Miserere nostri, Do-mine» .

Nel cuore della notte, alzando di tratto intratto il braccio al cielo, ripete : «Sia fatta . l avostra santa volontà . . . Sia fatta la vostra santavolontà » .

All'una e tre quarti del martedì 31 è in ago-nia. Don Rua dice le preghiere degli agonizzan-ti e fa chiamare i confratelli : una trentina trasacerdoti, chierici e coadiutori . Riempiono lacamera; inginocchiati pregano .

Sopraggiunge anche monsignor Cagliero ; glidice all'orecchio : «Siamo qui noi, i suoi figli ;

I GENNAIO 1988 • 5

ci dia ancora una volta la sua benedizione . DonRua le condurrà la mano e pronuncerà la for-mula della benedizione». Tutte le fronti si cur-vano a questo eccezionale atto paterno .Alle tre arriva un telegramma del cardinale

Rampolla con la benedizione apostolica perDon Bosco.

Alle quattro e mezzo la campana della basili-ca suona l'Avemaria: tutti recitano sommessa-mente l'Angelus .

Il rantolo che si faceva udire da un po' piùdi un'ora, cessa. Il respiro diviene libero e tran-quillo; ma è cosa di pochi istanti: poi manca .Emette tre respiri a breve intervallo, e mentregli suggeriscono la giaculatoria «Gesù, Giusep-pe, Maria, spiri in pace con voi l'anima mia»,muore (cf. MB 18, 538-542) .

Giustamente la Chiesa chiama il giorno dellamorte di un santo «dies natalis» . Non la fine,ma il coronamento di una vita; l'ultimo attoche dà senso definitivo e completo al suo amo-re; il totale dono di sé per essere per semprecome l'ha voluto il Signore : l'Amico dei giova-ni, segno e portatore per loro dell'amore diDio .Meditiamo e confidiamo .

Don Egidio Viganò

La cameretta dove morìS. G. Bosco il 31gennaio 1888 a Vaidocco

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 6: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

6 - 1 GENNAIO 1988

SI APRE L'ANNODEL CENTENARIO NEL SEGNODI DON BOSCO VIVO

Intervista a don Gaetano Scrivo,vicario del Rettor Maggiore epresidente della Commissionecentrale di coordinamento. Ilvalore vero delle celebrazioniche si svolgeranno in tutto ilmondo.

Roma, gennaio - Perdon Gaetano Scrivo, il 30 gennaio1988 - giorno di avvio dell'Annocentenario della morte di Don Bo-sco - segna ad un tempo la con-clusione di un lungo periodo di la-voro e l'inizio di un altrettantolungo cammino di intensa attività .«Finora - dice don Scrivo - ab-biamo delineato e messo a punto ilquadro delle iniziative programma-te in tutto il mondo per l'annocentenario, abbiamo definito itempi di realizzazione, curato gliaspetti organizzativi. Comincia,con il 30 gennaio, la fase di attua-zione, forse più impegnativa anco-ra, perché si tratta di tradurre inpratica i progetti che sono statipredisposti» .

Don Scrivo è il salesiano che piùdi ogni altro ha tenuto sotto con-trollo il polso della fase preparato-ria del Centenario, a livello mon-diale. Più di due anni fa, sul finiredel 1985, il Rettor Maggiore don

Viganò, del quale egli fu il vicario,gli affidò l'incarico di presiedere laCommissione centrale di coordina-mento, composta da membri deiConsigli generali e centrali dei varigruppi che formano la Famigliasalesiana . Sul tavolo di don Scrivosono arrivate tutte le proposte diiniziative formulate a livello loca-le, ispettoriale e nazionale, e a lui,con la valida collaborazione dellaCommissione, è toccato vagliarle ecoordinarle . A ciò si è aggiunto illavoro di contatti a vari livelli pergarantire la migliore riuscita dellecelebrazioni a Torino e a Roma .

È naturale, quindi, rivolgersi adon Scrivo per fare il punto dellasituazione alla vigilia dell'aperturadell'Anno centenario. Ecco, difronte all'imponente numero diiniziative, quale impressione ha ri-cavato sotto il profilo dei conte-nuti?

«La mia impressione di fondo èquesta: tutto il mondo salesiano è

impegnato a sottolineare in millemodi il significato vero dell'avve-nimento . E non per rispondere al-l'esortazione di un superiore o perubbidire a una disposizione cadutadall'alto. Al contrario, ci si è sfor-zati di fare di ogni iniziativa unatestimonianza del sentimento e del-le disposizioni radicate nel cuoredi ogni salesiano .

Voglio dire che il terreno eraben predisposto a ricevere e ad ap-prezzare l'indirizzo impresso allecelebrazioni, tutte - dalla più im-portante alla più piccola - direttead esprimere una realtà interioreche impegna i membri della Fami-glia salesiana a rendere Don Boscovivo nella realtà di oggi . In chemodo? Operando attraverso la ve-rifica della vita dei singoli e dellecomunità e della stessa missionesalesiana nella Chiesa e nel mon-do. Non c'è dubbio: Don Bosco èvivo a cento anni dalla morte nellamisura in cui la Famiglia salesiana

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 7: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

concorre unitariamente a renderlovivo portando avanti il suo mes-saggio e il suo progetto aposto-lico» .Molte iniziative, dunque, e so-

prattutto rivolte a centrare il sensovero dell'Anno centenario. Maquale sarà il «clima» in cui questeiniziative diventeranno operative?«Memoria e impegno vanno

composti insieme, in modo da uni-ficare tre aspetti : la celebrazione,la verifica e il processo di crescitadella vocazione salesiana . Se si ot-terr4 di realizzare questi tre aspet-ti, il "clima" sarà quello giusto,nel senso che saranno scansati duepossibili rischi : il trionfalismo e ilriduzionismo . Il trionfalismo saràevitato escludendo dalle celebra-zioni toni oggi inaccettabili, ormaiincomprensibili e per di più di effi-mera incidenza . Il trionfalismo re-sterà fuori dalla porta se l'attua-zione delle iniziative sarà decifra-bile come sforzo di tutta la comu-nità salesiana diretto a rendere vi-vi Don Bosco . A sua volta, il ri-schio opposto, cioè il riduzionismoo minimalismo, sarà evitato attri-buendo il giusto peso e dando lagiusta evidenza a tutto ciò checoncorre a mettere in luce il valoreautentico di eventi destinati ad ap-profondire il nostro lavoro di con-tinuatori dello spirito e delle operedi Don Bosco nel nostro tempo .»Sotto il profilo organizzativo,

quali sono state le linee direttriciimpresse al lavoro di preparazionedell'anno centenario?

«Fin dall'inizio - e mi referiscoalla prima riunione della Commis-sione centrale nel dicembre 1985- abbiamo scelto di muoverci sudue piani fra loro complementari :il decentramento e il coordinamen-to. Con il decentramento si è datolargo spazio all'iniziativa dei sin-goli comitati, sia locali che ispetto-riali, oltre che ad ogni gruppo del-la Famiglia salesiana . Ciascun set-tore ha così potuto esprimersi nel-l'ambito della propria specificità,all'interno dell'unica vocazione sa-lesiana. Il coordinamento esprimea sua volta la necessità che taluniaspetti delle celebrazioni coinvol-

gano l'intera Famiglia salesiana .Sono i momenti "forti" che han-no lo scopo di approfondire e raf-forzare il senso della Famiglia sa-lesiana . Il binomio decentramento- coordinamento ha consentitoinoltre di imprimere una specie dimovimento circolare al rapportofra centro e periferia, fra la Com-missione centrale e commissioniispettoriali, per cui le informazioniche affluivano dai singoli gruppi alcentro, venivano dal centro irra-diate all'intera periferia . In talmodo si è ottenuto che tutti rice-vessero notizia di ciò che nel món-do salesiano si andava predispo-nendo in vista dell'anno centena-rio» .

Il «Confronto Don Bosco 88»che si svolgerà in settembre a Tori-no vedrà la presenza di circa 2500giovani provenienti da ogni partedel mondo. Una presenza senzadubbio qualificata. Tuttavia, con-siderata la predilezione dei salesia-ni per i giovani e data l'epoca incui viviamo, che sembra privilegia-re le manifestazioni di massa, puòcolpire il fatto che l'incontro diTorino risulti numericamente didimensioni ridotte. Don Scrivo,perché si è scelto questo criterio?

« E vero che 2500 giovani posso-

1 GENNAIO 1988 7

no sembrare relativamente pochi .Ma bisogna tener presente che il"Confronto DB 88" sarà il mo-mento culminante di migliaia di al-tri "confronti" previsti nei prossi-mi mesi a livello locale, ispettoria-le, nazionale. Essi coinvolgerannouna massa di giovani . Nelle scuo-le, nei centri giovanili, nelle par-rocchie, nelle associazioni ecc ., igiovani si interrogheranno sul lororapporto con il messaggio di DonBosco alla luce profetica del Con-cilio. I 2500 giovani verranno dun-que a Torino come protagonisti,portatori di una realtà verificata alivello mondiale. Ed è a livellomondiale che essi invieranno il lo-ro messaggio finale, destinandoloalla gioventù per contribuire allosviluppo del vasto movimento gio-vanile salesiano . Non ci sarà soloun dialogo fra i partecipanti alconvegno di Torino, ma con tuttii giovani» .

In settembre è prevista anche lavisita di Giovanni Paolo II a Tori-no, nel quadro delle celebrazionicentenarie. Quale significato attri-buisce alla presenza del Santo Pa-dre?

«Oltre al significato di un gestopaterno per il quale abbiamoespresso la nostra gratitudine, cre-do che la visita del Papa abbia

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 8: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

8 1 GENNAIO 1988

Lo speciale «Anno di graz a»dono di Giovanni Paolo IlLe modalità per lucrarel'indulgenza plenaria

Come già è stato annunciato, il Santo PadreGiovanni Paolo Il ha voluto arricchire le celebra-zioni dell'anno centenario della morte di DonBosco indicendo uno speciale «Anno di Grazia» .«Questo generoso e straordinario dono - hascritto il Rettor Maggiore don Viganò - è un se-gno della particolare predilezione del Papa versoi giovani e della sua profonda simpatia per DonBosco». Nel «breve apostolico» di indizione,Giovanni Paolo II così si esprime : «Senza dub-bio nel centenario della morte o meglio del "diesnatalis" di San Giovanni Bosco deriverà nuovoincremento alla vita ecclesiastica dalla devota eopportuna iniziativa, sorta per suggerimento delnostro venerato fratello, il Cardinale AnastasioAlberto Ballestrero, arcivescovo di Torino, e deldiletto sacerdote Egidio Viganò, Rettore Maggio-re della Congregazione salesiana . Per tale inizia-tiva speciali riti di riconoscente pietà saranno ce-lebrati dai fedeli di tutto il mondo, ma special-mente da quelli dell'archidiocesi di Torino e daimembri della medesima Società salesiana e dellaCongregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice,nonché dall'immensa schiera affidata alla loroattività apostolica» .

( . . .) Volendo noi impreziosire tali celebrazioni,che confidiamo ridondino a vantaggio della Chie-sa universale, con la testimonianza della nostragrande devozione verso San Giovanni Bosco, ab-biamo deciso di arricchirle col dono delle Indul-genze, desunte evidentemente dall'inesauribile te-soro della, Chiesa ; in esso, oltre agli infiniti meri-ti di Cristo e la suprema virtù della beatissimaVergine Maria Mediatrice e Ausiliatrice del popo-lo cristiano, confluiscono anche i meriti deiSanti .

«Pertanto, con l'autorità nostra apostolica, erelativamente ai luoghi sotto elencati, nell'inter-vallo di tempo che intercorre dal 31 gennaio1988, giorno commemorativo del centesimo annodella morte del Santo, al 31 gennaio 1989, a tuttii fedeli che devotamente visiteranno una dellechiese sotto segnate, concediamo l'indulgenzaplenaria lucrabile alle solite condizioni della con-fessione sacramentale e della Comunione eucari-stica, aggiungendo una preghiera secondo le no-stre intenzioni. E precisamente :- nei giorni in cui saranno iniziate e concluse

le solenni celebrazioni in onore di S . GiovanniBosco, a coloro -che devotamente assisteranno alsacro rito ;

- in un giorno liberamente scelto da ciascuno,aggiungendo la recita Padre Nostro e del Simbo-lo della Fede ;

- ogni volta che in gruppo devoto giungeran-no pellegrini in chiesa e reciteranno parimenticon religiosa pietà il Padre Nostro e il Simbolodella Fede .

Queste sono nominatamente le chiese :- il tempio di San Giovanni Bosco, che si tro-

va a Castelnuovo Don Bosco, sul colle che da luiha preso il nome ;- la chiesa collegiata della BV Maria della

Scala in Chieri, dove Giovanni Bosco compresedi essere chiamato da Dio al sacerdozio e decisedi seguire la divina chiamata ;- la chiesa cattedrale di Torino : Giovanni Bo-

sco era infatti incardinato nella diocesi di Tori-no, e specialmente a Torino esercitò il suo mini-stero apostolico ;- la chiesa di San Francesco d'Assisi a Tori-

no : in questa infatti Don Bosco iniziò la sua mis-sione di educare i giovani alla vita cristiana ;- la basilica di Maria Ausiliatrice in Torino :

fu costruita per volontà di Giovanni Bosco : ivisi conservano le sue sacre spoglie, ed essa è incerto modo il centro spirituale di tutta la Congre-gazione salesiana ;- la basilica del Sacro Cuore di Gesù in Ro-

ma, al Castro Pretorio: la fece costruire, congrandi sacrifici, Giovanni Bosco, ossequiente allavolontà del Sommo Pontefice Leone XIII : pressodi questa i salesiani ottennero il loro primo do-micilio accanto alla sede di Pietro, al centro dellaChiesa cattolica ;- la chiesa-di San Giovanni Bosco nella città

di Panama, ove si nota un'affluenza del tuttostraordinaria di nonolo devoto verso San Gio-vanni Bosco.

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 9: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

una duplice chiave di lettura . In-nanzitutto essa sottolinea l'univer-salità del carisma di Don Bosco,sia a livello ecclesiale che mondia-le. Don Bosco non è monopoliodei salesiani . La presenza del Papaalle celebrazioni, un Papa che si èdichiarato in più occasioni grandeamico della gioventù, premia dun-que l'ecclesialità di Don Bosco, ilsuo carisma, il suo instancabilespirito di iniziativa tra i giovani .In secondo luogo, la presenza diGiovanni Paolo Il vuole rimarcarel'attualità del carisma di Don Bo-sco e intende essere un incoraggia-mento alla famiglia salesiana per-ché sappia valorizzare l'attualitàdel messaggio di Don Bosco» .

∎. Piccole «cose»

mondo

Un denso programmafin dai primi giorni

Le celebrazioni dell'Anno centenario dellamorte di Don Bosco si apriranno alle ore 16,30di sabato 30 gennaio al Teatro Regio di Torino .È prevista la presenza del Presidente del consiglioGiovanni Goria. Interverranno inoltre autoritàcivili ed ecclesiastiche, personalità del mondo del-la cultura, rappresentanti di tutti i gruppi checompongono la Famiglia salesiana. La comme-morazione storica sarà tenuta dal prof . PietroScoppola. Docente di storia contemporanea al-l'Università di Roma, il prof. Scoppola è autore

Il teatro Regio di Torino (Foto Archivio SEI)

per condire manifestazioni in ogni parte dei

1 GENNAIO 1988 - 9

di numerosi scritti, frutto dei suoi studi sui temidi storia politico-religiosa dell'Ottocento e Nove-cento . La puntualità dei giudizi gli ha guadagna-to larga stima e considerazione. Già presidentedella società editrice «II Mulino», Pietro Scoppo-la è stato senatore della Repubblica nella prece-dente legislatura .

La cerimonia al Teatro Regio si concluderàcon un concerto di musiche originali composteper l'occasione dal maestro cecoslovacco MarekKopelent. Nato a Praga nel 1932, Kopelent ha alsuo attivo numerose composizioni per orchestra,musica da camera ecc .

II giorno successivo, 31 gennaio, sì svolgerà,sempre a Torino, presso la cameretta di Don Bo-sco, a Valdocco, un incontro di preghiera deiConsigli generali della Famiglia Salesiana . Quin-di, nella Basilica di Maria Ausiliatrice si svolge-rà, alle ore 10,30, una solenne concelebrazionepresieduta dall'Arcivescovo di Torino card . Bal-lestrero. Vi prenderanno parte i vescovi e i cardi-nali salesiani di tutto il mondo. Sarà indetto, inquesta occasione, l'Anno speciale di grazia. Alleore 16 si aprirà al Palasport di Torino una mani-festazione giovanile europea .

Lunedì 1 ' febbraio al Colle Don Bosco saràinaugurato il museo missionario salesiano, inte-ressantissima raccolta di 7 mila oggetti etnico-missionari, che testimoniano lo sviluppo dellemissioni salesiane nel mondo . Sarà inauguratoanche il museo della vita contadina piemontesenel 1800, che raccoglie attrezzi, strumenti, oggettidi uso domestico nella vita contadina del tempodi Don Bosco .

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 10: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

10 - 1 GENNAIO 1988

CENTO ANNI FAIL DOLOROSOANNUNCIOFRA UN COROUNANIME DIAMMIRAZIONELa stampa dell'epoca si reseinterprete del cordoglio di tutti, amicie avversari.Già allora ci fu chi lo vide santo .L' «amnesia» di un foglio torinese .

Preceduta, negli ultimi di una catastrofe» - si legge sul cielo»), la notizia della morte digiorni di gennaio, da alcuni brevi, «Corriere Nazionale» del 30 gen- Don Bosco compare il 1° febbraiodrammatici dispacci sull'andamen- naio - «La scienza si è ritirata su tutti i giornali italiani . L'im-to della malattia («scriviamo con impotente ed ogni ragione di spe- pressione suscitata nel Paese dellalo strazio nel cuore e col presagio ranza è riposta in un miracolo del scomparsa del popolare sacerdote

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 11: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

è enorme e la stampa la raccoglienei giorni immediatamente succes-sivi .«Don Bosco è morto! Sono le

tre parole che questa mane corro-no di bocca in bocca e riempionol'animo di infinita tristezza . Tori-no si raccoglie sulla salma delgrande benefattore e sparge lacri-me di dolore e fiori di riconoscen-za», scrive «L'Osservatore roma-no», aggiungendo che una follaimmensa è accorsa a visitare la sal-ma «dal cui aspetto spira una sere-nità straordinaria» . Anche il«Corriere della sera» mette in evi-denza la serenità e la lucidità concui, nelle ultime ore, Don Boscoha atteso la morte . Alcuni giornaliescono in edizione listata a lutto(tra questi il «Corriere nazionale»,«quotidiano che propugna la ri-conciliazione dello Stato con laChiesa»). In tutti, l'annuncio dellamorte è occasione per ricordare leopere e la vita del sacerdote pie-montese .«II Diritto canonico» di Mode-

na definisce Don Bosco «atletadella Fede» («con lui è morto unvero eroe cristiano»), per il «Cor-riere mercantile» di Genova si puòinvece parlare di «angelo della ca-rità» . L'«Unità cattolica», para-gonandolo a San Francesco di Sa-les, prevede una futura canonizza-zione di Don Bosco («migliaia difigli educati, beneficati, salvati in-cominciano fin d'ora quel serto dilodi che forse non finirà più nellaChiesa»), seguita sia dal «Pensierocattolico» di Genova, sia dal «Cit-tadino di Brescia» («tratteniamo lelacrime sulla tomba di Don Bosco :sulle tombe dei santi non si pian-ge, si invoca e si prega»). La «Di-fesa di Venezia» scrive di «un nu-mero stragrande di persone lascia-te nella desolazione» .

Polemichegiornalistiche

Nel vasto panorama del cordo-glio non mancano spunti polemici .E «Il Berico » di Vicenza a dare il«la», attaccando gli ambienti libe-rali . «Assisteremo ora - si legge

oui. i e por tratta tt.ea.

u

{ Buenos :11ms, èdiìedayiono : Via'..P

1121.,A+~~;p 14 ,-

poaaa, toKo nono

ad Ital a Il" s l C—43`, di Guata R L-- non ancaCatwGco

eb .dghnrCtO f'A~1'NIA .Nonglittedac,Egli EYn

`ttae811)rti l1xl' s „Ìcr:Rcelii.

pON osgO

Ma 1` .,ncentlit, clic divanlaara nelcuuKO del giovino ittita non tirda'r a

dt\Ond IbàB -

- • •. %3,

W +ior vi0101a8,- t/II liamo2o aanC

stasa eeern, ara mica, aw M,aaaw

Yao cala .t reur h.w.le . Papi d RPO„ n, a,)

Juax— a .. . : la.)

UNITÀM +ryar

~g:~4a <

Si pubblica tutti

°l'a, in meno alla guerra (arociasima alle iati.intimai religiose e fra la corree dii yeti M .rceti, P ~ tardare ed,bite rapiditi ie Italie, ir

.nelle ginniche e Ce tra i selvaggi della Pela •

> Cori+, ua auoro 0rdiae religiose il qual •ha ~yapieeiuimi ~peli ad eampedellaL'alba di ieri . 31 oscuro, a artd formlis; "h"" Si diradino le file del CUI*, ed eglihoa per la liecesi di TO ' P

' dianael uste aeardeb ad tmritte, per le C-sa. i disagi

gru romerod#

1

1 GENNAIO 1988 11

Elidomh.

c rrie

a;zio la lePROPUGNA LA * NCQ7A2tl E n4.ì .L0 !rfAtt) nuLLA CHIL-ii

li.

1

t lUg\ALE pi)L l'1CO, COIIMR11C1A1. f

tutti i gior'ni ono i s~uco ivíE - e

ledi 8 Febbraio 1888AtraUn etrusioue

panna my 4 i . :1ta, i.

' .,re yse,wo, ~ .arb 'Lla%ny 4 pn ywib

<, M1irr~Tt: )familias+.-~ ad Uomo mt

e gli *1(01,ima ca no' SILV K

dt~ .d<IPat+ioitiano,r„lirun 1?a

,-

i ef euì del buo ""in ~~hèneit<•ugtti angolo della terra

rii in poi p

cono uuatrcn- eIYnIIo

ma site 5()%")mai croata

fina d'almi,ani? Eppure una v`

:ha fune in tUttu tvcirtd una phnyh' Cos

.

dica ;inette ~ate ' ttLagne.

orna uaauaw, eitw,a~ap, r+p b inYbta <

e

C

giorni, eccetto i successivi alle fesi

DON BOSCO .

dYy cui uiaríatte proooideraialt . Per erabaco questa male erdiut. parole, , ef,dei ,astri Primi stretti di datore, e ia sego,aiecera eeabgheon agli orfini tuoi FIGLI, t'mino, ogauno pud immrgiaers ; la qualedernaiooe l Mette noie)ama FIGLI di' noe eaee, perebd egli ti ha amala copia ta

a ne diede, pero prima cha partisse da q'sla fila, dagotati ceotraaeni. liemn~, N, .

La notizia della morte didon Bosco andò in primapagina su molti giornali deltempo

nel giornale veneto - a uno spet-tacolo ben strano che ci offrirà lostesso liberalismo. Adesso che DonBosco è morto udirete i panegiricidell'apostolo della carità da queglistessi pulpiti che fino ad oggi han-no imprecato al prete e che doma-ni riprenderanno la loro nefastacampagna. Ma queste confessionisono la più bella apologia dellaChiesa cattolica» . La previsionedel «Berico» risultò azzeccata : igiornali dell'area liberale non sisottrassero infatti al coro generale,

offrendo la misura della vastitàdell'ammirazione che il sacerdoteaveva saputo suscitare in tutti gliambienti .

Scrive «L'Italia», quotidianofondato da Cavour: «Con lui sispegne una vita tutta dedicata aun'idea, anzi si può dire che sispegne una potenza» . E prosegue :«Gli uomini come Don Bosco so-

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 12: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

12 - 1 GENNAIO 1988

no di stampo antico e ai dì nostrisono rari. L'aver voluto ferrea-mente l'incarnazione del suo idealecostituisce una caratteristica degnadi considerazione . .. Seppe crearsifama e considerazione pari a quel-la dei più celebri apostoli» . Il re-sto dell'articolo insiste particolar-mente sull'aspetto sociale dell'ope-ra salesiana . Anche la «Nazione»di Firenze dichiara la sua ammira-zione, pur con qualche riserva :«Potremo dissentire da lui nei me-todi educativi, ma siamo costrettiad ammettere che Don Bosco hadimostrato quanto possa anche nelnostro secolo, la ferrea volontà diun prete cattolico congiunta a vir-tù e alla carità del Vangelo». Ana-logo giudizio formula «La gazzet-ta di Torino», che evidenzia «unavita tutta spesa nelle opere dellareligione e della carità» e «unamente davvero superiore, unaenorme forza di volontà e perseve-ranza». Perfino il massone «Caf-faro» di Genova si inserisce nelcoro parlando di fama mondialeacquisita grazie «a mirabile opero-sità» .

Meno sfumati i toni della «Gaz-zetta piemontese», che pur mani-festando ammirazione per DonBosco preferisce premere sul tastodella polemica verso il mondo ec-clesiastico : «È stata una vita dilotta tenace e gli va perdonato seper lottare non poté sempre farlocon armi leali, se qualche voltaquella Divina Provvidenza che al-tri volle venisse sempre in aiuto alsuo buon volere, fu da lui, più cheimplorata, costretta a servirlo . Al-la mente di Don Bosco non soc-correvano scarsi mezzi e la DivinaProvvidenza, si sa, è sempre conquelli che per un verso o per l'al-tro sanno essere potenti . E potentelo era tanto da far ombra alla stes-sa Sede di Roma, che, se in DonBosco salutava l'intraprendenteministro di opere pie, vedeva purein lui un temibile campione» .

Vasta ecoanche in Francia

Unica fra tutti i giornali dell'e-poca, «La gazzetta del popolo»

«Un sacerdozio consacratoai giovani»di Anastasio Ballestrero

La storia del suo diventare prete che ebbe per viatico la saggezza di MammaMargherita, il pane duro della povertà e l'incrollabile fedeltà alla vocazione delvivacissimo Giovannino è il preludio coerente dell'essere prete di Don Bosco :prete sostanziato di Cristo e della sua Chiesa, entusiasta della sua vocazionee della sua missione, consapevole del suo carisma personale di un sacerdozioconsacrato agli adolescenti e ai giovani per aiutarli a crescere e maturare comeveri cristiani e come cittadini probi ed operosi .

Le doti naturali e i doni speciali del Signore lo hanno reso educatore ecgezio-nale, ricco di intuizioni pedagogiche originali e di fascino personale efficacis-simo .

L'oratorio non fu per lui soltanto un metodo strumentale ma una realtà vivache avvolgeva i suoi ragazzi in una esperienza concreta di itinerario cristianoglobale dove i valori di natura e grazia si armonizzavano nel clima della fraterni-tà e della gioiosa serenità .

L'Eucarestia, il sacramento che sostanzia di Cristo la vita del giovane è perDon Bosco un tesoro sempre offerto al di sopra di freddezze giansenistiche aitempi suoi ancora non poco diffuse .

Altrettanto deve dirsi dell'amore e del culto a Maria che il Santo fece vivereai ragazzi con il fervore sempre rinnovato di sentimenti profondamente filialiespressi nella preghiera e nella devozione più costante .

Infine non saprei meglio complessivamente vederlo che come il Padre dellagrande famiglia salesiana che per la Chiesa e per il Papa ne continua il carismae la missione .

Card . Anastasio A. BallestreroArcivescovo di Torino

ignora la notizia della morte diDon Bosco . A tanto giungeva, inquegli anni, il livore anticlericale,fino a tacere ai lettori quella cheera comunque una «notizia» . Il si-lenzio del quotidiano piemontese èsottolineato ironicamente dal«Corriere nazionale» : «Non vo-lendo parlarne bene, per sistemati-co odio ai preti e non osando dir-ne male per timore di suscitarel'indignazione del popolo, hannopreferito tacere . Fra i tanti elogi

fatti a Don Bosco è questo uno deipiù belli ed eloquenti, aver ridottoal silenzio la petulante Gazzetta» .

Anche all'estero la notizia dellamorte di Don Bosco trovò largospazio sui giornali . Citiamo «LaGazette de France » che definisce ilsacerdote piemontese «il San Vin-cenzo de' Paoli di Torino» e ricor-da il discorso che Don Bosco ten-ne a Parigi nel 1880 e la sua capa-cità di conquistare l'uditorio . Asua volta sulla «Defense», lo scrit-

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 13: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

tore Jules Auffray così esordisce :«Volevo scrivere un articolo di lut-to per la morte di questo sacerdotemirabile, ma dopo tutto quello cheho veduto della sua opera sento didover mutare espressione: com-prendo ora come le istituzioni sale-siane non possano venir meno» .

A funeralifunerali

marea di popolo

A Torino, in attesa dei funerali,la salma viene visitata quotidiana-mente da un enorme folla . «Signo-ri e popolani si accostano con pie-tà riverente e avvicinano alla sal-ma oggetti di devozione come siusa per i corpi dei santi» : cosìscrive il «Corriere nazionale» chedà notizia anche dei numerosissimitelegrammi giunti all'Oratorio epubblica quelli delle personalitàpiù in vista . Viene aperta una sot-toscrizione per erigere un monu-mento a Don Bosco, mentre sonoin corso a Roana trattative' con ilministro dell'Interno per ottenereche il corpo del sacerdote sia se-polto nella chiesa dedicata a MariaAusiliatrice e da lui eretta .

In febbraio molti giornali pub-blicano la cronaca dettagliata deifunerali . I salesiani si sono sforzatidi rispettare la volontà del loroFondatore che aveva chiesto ese-quie semplici, ma nulla possonofare per arginare l'immensa parte-cipazione del popolo al corteo .«Per potersi fare un concetto dellalunghezza del corteo - si legge sul«Corriere Nazionale» - basti direche mentre le prime persone entra-vano in Chiesa, le ultime non sierano ancora mosse da corso Prin-cipe Addone . Mai si vide in Tori-no un concorso di gente così nu-meroso e spontaneo» . Molti nego-zi vengono chiusi, alcune fabbri-che accordano agli operai il per-messo di assistere al funerale . Ibalconi delle case lungo il percorsosono affollati . Viene interrotta lacircolazione delle vetture, caso ra-ro a quei tempi. Scrive «L'Osser-vatore romano» : «Molti venutiper curiosità rimanevano colpiti daquello spettacolo solenne e diceva-

no anch'essi che quel grande eraun santo» .

Aprivano il corteo le Figlie diMaria Ausiliatrice, seguite dallecooperatrici salesiane, dai giovaniartigianelli, dai giovani studenti,dagli alunni dell'Ospizio, dai coa-diutori, dagli ex alunni . Dopo labanda, venivano i chierici, i sacer-doti, i parroci, i vescovi . Il feretroera portato a spalla da otto sacer-doti salesiani . Seguiva la marea dipopolo. Quello che poteva essere

C

E

Ch

MMMpwwMWMMp..M,,p

~~• rwM~.Nww~r Mww• w..~7M * . , x 4141 wwwwwwNY..

M.•w My~NW.N wrt ww~ Iwv, ...u N

.,,~ . . .. : T... Z Aw11t4tls

I GENNAIO 1988 • 13un momento triste di dolore e dìrimpianto si trasformò per tutti inuna manifestazione di speranza edi fede . «Perché sepoltura, sequello fu un trionfo? - scrive il"Corriere Nazionale" - Portava-no a seppellire le spoglie di quelgrande, ma gli era più vivo chemai nella venerazione della molti-tudine, nell'ossequio alla sua me-moria, nella grandezza delle sueistituzioni » .

Monica Ferrari

M

w4 `AMbW.

bw •la1 M

,k,., , 4íwNU- Vw wlw d.,w .wrwwW A'TTM{ Niaa

1 *40, U ,. .,u w0 . M, ww•. wr •.M..w rww

y, -I,w,Iw.LwNMw.•wa. ..

M 0 w rw or , wrww.

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 14: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

14 • i GENNAIO 1988

NEL SUO TEMPO•

NELLA SUACITTAMA CIANEL FUTURO•

NEL MONDO

Nella Torino di metà Ottocento,«sconvolta» da profondetrasformazioni sociali, Don Bosco hamediato tra forme e contenutitradizionali e modernizzazionenaturale.

Foto della città di Torino nel1880(Foto Archivio SEI - Chiambaretta)

Può sembrare, a primavista, una pura banalità ricordareche don Bosco è figlio di un deter-minato ambiente e di una peculia-re epoca. Il rilievo internazionale,per non dire universale, della suafigura, può indurre a dimenticarequesto dato di fatto, che inveceagli occhi di uno storico costituiscel'indispensabile punto di partenzaper una pertinente riflessione criti-ca e uno sforzo di interpretazionesu una figura indubbiamente pro-blematica e ancora, in parte, sfug-gente .

La verità è che, ove si sradichiDon Bosco dalla Torino di metàOttocento, ci si lascia anche sfug-gire le ragioni profonde del rilievoben superiore alla dimensione lo-cale assunto dalla sua opera. Ciòper il semplice motivo che nella ri-cerca di risposte ai problemi pro-pri del suo ambiente sociale, reli-gioso, culturale, sta la matrice ori-ginaria della successiva proiezionedella figura e dell'opera di DonBosco su un piano più ampio . Inaltre parole, la fisionomia storica

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 15: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

di Don Bosco è inseparabile dal-l'incrocio, che sempre del restoconnota le personalità di grandespicco, tra una congiuntura tem-porale e ambientale specialmentericca di dinamismi interni e la ca-pacità di lettura e di risposta sog-gettiva alle sfide che ne derivano .Per tutte queste ragioni la rappre-sentazione divulgata di Don Boscosotto la generica e oleografica eti-chetta di santo sociale sembra la-sciare da un canto aspetti e conno-tazioni che costituiscono invece ilproprium della personalità e del-l'opera donboschiana .

Portata storicadella sua azione

Al contrario, se ricolleghiamoDon Bosco al suo ambiente e alsuo tempo, e rinunciamo a classifi-cazioni di maniera, non sarà diffi-cile valutare la reale portata stori-ca della sua azione .

La premessa necessaria di qual-siasi accostamento che voglia esse-re effettivamente comprensivo allafigura di Don Bosco è costituita, amio avviso, dal fatto che la sua at-tività si situò in un momento e inun contesto di passaggio o, se sivuole, di transizione da tipo di so-cietà complessivamente arretrata estatica (per molti aspetti pre-moderna) agli assetti sociali e cul-turali che accompagnarlo e qualifi-cano i processi di sviluppo e dimodernizzazione. Sotto questo ri-guardo, lo sfondo o la cornice del-l'opera di Don Bosco non è menoimportante da valutare della suastessa opera . Le verifiche di ciòpotrebbero essere molteplici . Mi li-miterò qui ad indicarne alcunepossibili .

In primo luogo occorrerà presta-re la dovuta attenzione al fatto chel'opera sociale di Don Bosco nonebbe ad estrinsecarsi in relazione afenomeni tradizionali di pauperi-smo, tipici della società «ancienrégime», bensì di fronte a fenome-ni di trasformazione della strutturasociale che già portavano in sé e siconfiguravano come caratteristicidei momento genetico di una so-

cietà a base industriale . La Torinodegli anni di Don Bosco non è unluogo qualsiasi : è una città che daun lato ha assunto (negli anni diCavour) una funzione di leader-ship nel movimento nazionale enel decollo economico a base capi-talistica ; una città, dunque, segna-ta profondamente da eventi che lasuperano per dimensioni e conse-guenze; che vive anche drammati-camente il suo ruolo di capitale,prima dello stato sabaudo poi del-lo stato nazionale, e della rapidaperdita di siffatto ruolo ; una cittàin rapidissima crescita demografi-ca, che raggiunge alla metà del se-colo XIX i 200 .000 abitanti, cen-tro di traffici, di vie di comunica-zioni, di relazioni e di interessi an-che internazionali ; che fino al 1864è sede del governo e del parlamen-to, dotata di una vivace vita intel-lettuale e politica; una città com-

1 GENNAIO 1988 • 15

posta, per un'aliquota rilevantedella sua popolazione, da immi-grati (anche Don Bosco era del re-sto a suo modo un «immigrato» oper lo meno un «inurbato» dalcontado) .

Ma anche una città che si pose,dopo il compimento dell'unità na-zionale e soprattutto dopo il tra-sferimento della capitale a Firenze,alla ricerca faticosa e difficile diun proprio ruolo nel contesto na-zionale e internazionale . Si puòben comprendere come la Torinodi quegli anni presentasse l'aspettodi una città «sconvolta» sotto tuttii punti di vista ; in cui i fenomenidi emarginazione sociale (rappre-sentanti in primo luogo dagli im-migrati dalle campagne piemonte-si), da un lato, e la richiesta diforza lavoro più qualificata da in-serire nelle fabbriche si accostava-no in modo complesso e disordina-

«11 suo carisma ha trovatoin Asia un terreno fecondo»di Jaime L . Sin

uon bosco mi ha sempre attirato con la sua missione e col suo modo di pro-muovere i giovani poveri e abbandonati a farsi buoni cittadini di questo mondoe del cielo . In Asia, forse in modo particolare nelle Filippine dove il 60 per centodegli abitanti sono giovani, il carisma apostolico di Don Bosco ha trovato unterreno fecondo . Perciò non c'è da meravigliarsi se anche nel mio paese vienechiamato Padre dei Giovani. Trovarmi in mezzo ai Salesiani e ai giovani neicentri giovanili, parrocchie e scuole di Don Bosco è per me sempre un piacere .Indubbiamente, questi ambienti educativi si fanno roccaforti contro il male, esono, direi quasi giardini celesti, privilegiando la maturazione dei santi di do-mani .

A me pare che in sintonia con il progetto di ricostruzione nazionale attraversoil recupero economico, promosso dalla Presidente delle Filippine Corazon Aqui-no, l'opera salesiana si colloca all'avanguardia . Le scuole professionali di DonBosco ormai sono divenute luoghi di alta preparazione e qualificazione per imigliori ingenieri, tecnici e lavoratori destinati a favorire l'industrializzazione delpaese. Siamo pienamente riconoscenti di questo contributo significativo dei sa-lesiani a questo riguardo . Gli allievi ed ex allievi di Don Bosco non si possonodefinire soltanto lavoratori o impiegati . Si distinguono per le loro convinzioni mo-rali e per la loro fedeltà ai valori cristiani, maturati appunto nelle scuole di DonBosco .

Gli istituti di Don Bosco attuano anche una presenza incisiva nell'opera evan-gelizzatrice della Chiesa locale . In modo particolare la Casa editrice «SalesianaPublishers- prepara e fornisce testi di religione con competenza, per migliaiadi giovani . Adempie così al mandato della nuova Costituzione del Paese riguar-do all'insegnamento e alla formazione ai valori cristiani, che diventa più realiz-zabile con l'aiuto della Famiglia Salesiana .

Don Bosco è veramente vivo oggi, grazie ai salesiani ed alle Figlie di MariaAusiliatrice, che continuano a svolgere la sua missione . In occasione del cente-nario della sua morte vorrei stringermi a tutta la Famiglia Salesiana: viva DonBoscol Prego e mi auguro che i suoi figli nelle Filippine continuino con zeload incarnare la sua missione e carisma provvidenziale nella Chiesa .

Card. Jaime L . SinArcivescovo di Manila

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 16: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

16 - 1 GENNAIO 1988

to . Sotto questo aspetto, dunque,l'opera di Don Bosco va corretta-mente inquadrata nel più generaleprocesso di conversione di stratisociali, specialmente giovanili, ab-bandonati e dequalificati, in lavo-ratori professionalmente attivi ca-paci dì inserirsi positivamente nelpiù generale trend di sviluppo .

—progetto»di riconversione

È evidente che una trasforma-zione di questa portata non potevaavvenire senza una parallela tra-sformazione di mentalità e, in sen-so lato, di cultura . Questo proble-ma, per molti versi ancora pocoindagato, è stato posto al centrodel volume da me coordinato, eappena pubblicato, «Don Bosconella storia della cultura popola-re» . Don Bosco occupa un postoaltamente significativo in questaparticolare vicenda storica, comecolui che ha promosso un proget-to, forse non del tutto consapevo-le, di riconversione e di mediazio-ne tra forme e contenuti marcata-mente tradizionalistici e forme econtenuti di modernizzazione cul-turale . La sua opera acquista sen-so e spessore ove la si collochi inquel delicato punto di convergenzatra la diffusione di valori etico-religiosi (individuati in primo luo-go nella religione tradizionale, ca-rica di molti degli apporti che pro-venivano dalla cultura teologica edecclesiologica dell'Ottocento, intri-sa di devozionalismo, di autoritari-smo e non priva di forma magico-superstiziosa), e le diffusioni dinuovi valori etici, tra cui, prima ditutto, una spiccata etica del lavo-ro: un'etica fatta di precisione, diimpegno personale, di sacrificio,di solidarietà di gruppo e di pro-fessionalità . Al fondo dell'etica diDon Bosco sta un senso moltomoderno del «saper fare», nelquale un'antica mentalità contadi-na di dedizione al proprio campo,di cura e amore dell'opera com-piuta, di regole da seguire e di au-stera disciplina, si convertiva nellenuove forme richieste e impostedal lavoro industriale, dai suoi di-

versi ritmi e dalla sua rivoluziona-ria struttura .

Nuovi strumentidi divulgazione

In tal senso, se è vero che l'ope-ra di Don Bosco si qualifica essen-zialmente come azione educativa eformativa, ne deriva che essa deb-ba essere studiata e valutata aven-do l'occhio puntato non soltantoalla sua particolare «qualità», maanche alla sua estensione e alla suapenetrazione, insomma alla sua ca-pacità di influenza e di efficacia .Don Bosco condivide molte dellecaratteristiche della numerosaschiera di educatori che nel secoloscorso hanno dato l'impronta aun'intera stagione di storia nazio-nale; ma si distacca anche, in par-te, da quella schiera per la suaacuta percezione che i modi e leforme dell'educazione popolaredovevano, in un certo senso, com-piere un salto di novità rispetto alpassato, affrontare senza titubanzeil mondo e le dimensioni di unasocietà dotata di nuovi strumentidi divulgazione e di acculturazio-ne. Penso ai testi scolastici, aigiornali e alle pubblicazioni educa-tive; ma anche all'attenzione pre-stata agli strumenti espressivi, co-me l'uso della lingua italiana, alla

Piazza Vittorio a Torino in unafoto d'epoca(Foto Archivio SEI)

«drammatizzazione» come mo-mento educativo (mediante i cosid-detti teatrini), all'attività fisica eallo sport: settori tutti in cui l'ope-ra di Don Bosco ha lasciato unatraccia profonda e per molti versiprecorritrice .

In conclusione è facile avvertirecome Don Bosco interpretassepuntualmente e facesse propri glistimoli e le suggestioni che gli ve-nivano dalle dinamiche socio-culturali nelle quali egli si trovavainserito ; e intuisse come in una so-cietà via via più «aperta», domi-nata dalla concorrenza e dall'orga-nizzazione, non solo economica opolitica, ma anche ideologica eculturale, occorresse accettare eutilizzare gli strumenti e le regoleche i tempi imponevano . Mentre i«contenuti» del messaggio del san-to piemontese ci possono apparireoggi indubbiamente datati, dalpunto di vista culturale, dipendenticom'erano da una concezione delcattolicesimo che portava i segni diun'epoca ormai conclusa, il suo«metodo» e il suo acuto sguardosui bisogni reali della società circo-stante hanno ancora molto da dir-ci e da insegnarci .

Francesco TranielloDocente di storia contemporanea

all'Università di Torino

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 17: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

UN SECOLO TRAINTIMISMOSPIRITUALE,IMPEGNOSOCIALEE NUOVECONSAPEVOLEZZE

X11 La letteratura spiritua-le di questo secolo non presentagrande originalità . Lo sforzo dellesocietà bibliche, nate in Germania,viene seguito in altri paesi solo conun certo ritardo . Esso permette dicorreggere ciò che il romanticismo,esaltatore del sentimento, può ave-re di impreciso, e di rimediare aquanto lo scientismo biblico pre-senta di troppo razionalistico . Leedizioni degli autori spirituali clas-sici si infittiscono . I libri di spiri-tualità sacerdotale si moltiplicanoe guadagnano in profondità. Imessali, più devozionali che litur-gici, aiutano a vivere la messa. LeVite di persone sante, più docu-mentate e più esatte di quanto illoro stile darebbe a credere, pre-sentano l'ideale cristiano vissutoconcretamente . Bisogna anche te-ner conto di una enorme letteratu-ra di volgarizzazione, di libretti, difogli, di opuscoli, di preghiere, chehanno occupato più posto nella vi-ta dei loro lettori che non nelle bi-blioteche cui sono sfuggiti .

Piccoli trattati teologici, scritticon ardore, manifestazioni entu-siastiche di pietà (il cui rigore dot-trinale lascia talvolta a desiderare),controllate da una autorità eccle-

Analizziamo la complessareligiosità dell'Ottocento .

siastica benevola che impedisce leesagerazioni troppo gravi, sonostati uno strumento notevole diformazione spirituale . In Inghilter-ra, dove i cattolici sono stati perlungo tempo emarginati e perse-guitati, i racconti di conversioni -celeberrìma quella di J . H . New-man, Apologia pro vita sua -mostrano la grazia all'opera nelcammino spirituale delle personali-tà più varie .

Il cristocentrismo continua adaffermarsi nella devozione al sacroCuore, al preziosissimo Sangue eall'eucaristia sotto molteplici for-me: l'adorazione, che diventa tal-volta «perpetua», è esercitata daconfraternite e inscritta nelle strut-ture di nuovi istituti religiosi . Ilmovimento della comunione fre-quente si accentua fino alle notedecisioni di S . Pio X. La devozio-ne al sacro Cuore penetra in nu-merosi ambienti sociali. Le «con-sacrazioni» delle famiglie e di va-rie intere nazioni, preludono giàalla «consacrazione dell'intero ge-nere umano», annunciata dall'An-num Sacrum di Leone XIII, e ac-compagnano altre pratiche (orasanta, comunione, offerta dell'a-postolato della preghiera). Molte

u ;y,~,~ „tran F

(tfentum

Santi dell'Ottocento :il Cottolengo, Domenico Savio,don Cafasso

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 18: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

18 • i GENNAIO 1988

congregazioni religiose, dalle fina-lità più varie, vengono istituite sot-to il titolo della carità o del S .Cuore, che esse onorano o a cuiispirano le loro «opere di aposto-lato», sul modello di Vincenzo de'Paoli, Francesco di Sales, FilippoNeri, Francesco Saverio. Quindiuna unione con Cristo mai conce-pita in maniera intimista, maorientata verso un apostolato, chevede Cristo in quelli cui esso si ri-volge: è la Caritas Christi urgetnos che può spiegare la straordina-ria esistenza della Piccola Casadella divina provvidenza di Giu-seppe Benedetto Cottolengo .

Anche la spiritualità e la devo-zione mariana conoscono sviluppiinteressanti . Le apparizioni dellaS. Vergine, che non sono soloquelle di Lourdes, aiutano i fedelia ricorrere all'intercessione di Ma-ria. Le congregazioni religiose e ipellegrinaggi sono gli agenti poten-ti di tale devozione .

Notevoli le devozioni ai santi,che spesso occupano di fatto unposto centrale. Da qui la preoccu-pazione e l'intuizione liturgica diDom Guéganger, che preparò il ter-reno ai futuri Wolter, Herwegen,Casel e Marmion, che collocheran-no al centro dell'esistenza cristianail mistero pasquale, rinnovato ognigiorno nell'eucaristia, come saràchiaramente ribadito dalla Media-tor Dei di Pio XII e dal Vat . 11 .

Il senso spirituale delle massecristiane si fa più cattolico. Lesventure del papato, che precedo-no e seguono la soluzione dellaquestione romana, conferiscono aPio IX e ai suoi successori un pre-stigio che sarà posto in atto nel-l'ordine dottrinale e spirituale permezzo di numerose encicliche dog-matiche, spirituali e sociali, le qua-li stimoleranno gli sforzi dei cri-stiani . La definizione della infalli-bilità contribuirà a far vedere nelpapa la guida spirituale indiscuti-bile di tutti i cattolici .

Lo slancio missionario è anima-to da un ardente zelo di evangeliz-zazione, che si manifesta in nuovecongregazioni religiose, nella Pro-pagazione della fede, nonché nel-l'interesse riservato alle missioninelle terre pagane e alle campagneantischiaviste del card . Lavigerie .

La vita degli ordini e delle con-gregazioni religiose, nonostante (oforse grazie!) le ripetute devastantibufere di soppressione che caratte-rizzano l'Ottocento, conosce inedi-te energie di riorganizzazione e dirinascita spirituale . Durante i sec .XIX e XX saranno fondati 168nuovi istituti religiosi maschili eben 1086 congregazioni femminilicon la comune preoccupazione di«essere utili a Dio e alla società» .Il secolo abbonda, infatti, di fon-datori e fondatrici santi, i quali,toccati da un bisogno grave dell'u-manità del loro tempo e animatidallo Spirito santo, creano istitu-zioni e opere che testimoniano co-me l'amore di Cristo sia insepara-bile dall'amore per i fratelli : è ilsecolo di Giovanna Antida Thou-ret, Gaspare del Bufalo, Bartolo-mea Capitanio, Giovanna E . Bi-chier des Ages, Vincenzo Pallotti,Emilia de Rodat, Emilia de Vialar,Sofia Barat, Eufrasia Pelletier,Michele Garicoits, Pietro GiulianoEymard, Antonio Maria Claret,Maddalena di Canossa, Ludovicoda Casoria, Giacomo Cusmano,Annibale di Francia, DomenicaMazzarello, Giovanni Bosco,Francesca Cabrini ecc .

I laici non sono assenti . Nono-stante si continui a identificare la

Chiesa con il clero e con la gerar-chia, pure, con l'affermarsi delpensiero democratico, già dalla fi-ne del Settecento, si fanno semprepiù intensi i tentativi di rendere at-tivo in seno alla Chiesa il laicatocattolico. Non mancano gli avveni-menti e le iniziative che documen-tano il crescere dell'effettivo rico-noscimento del sacerdozio univer-sale dei fedeli e della maturazionedella coscienza cristiana del popo-lo: i nuovi circoli del rinnovamen-to a Miinster, Monaco, Milano eVienna; il ruolo dei laici nei fattidi Colonia, nel Kulturkampf, nel-l'organizzazione dell'attività orga-nizzativa svolta dei laici BartoloLongo e Federico Ozanam, fonda-tore delle conferenze di S . Vincen-zo (1833); i diversi riusciti tentativinel campo dei mezzi di comunica-zione o dell'apostolato della stam-pa; la formazione di un'Azionecattolica, decisa a lavorare sulle li-nee direttive, poi ribadite dalla Re-rum novarum (1891), della colla-borazione con la gerarchia per lasoluzione dei problemi esplosi conl'industrialismo e la questione ope-raia, che paralizzavano i vecchimetodi dell'educazione e dell'assi-stenza. L'opera del Murialdo, in-fatti, getta le basi di quel movi-mento caritativo-sociale che è

«Una carità ostinata e apertanecessaria al nostro tempo»di Giovanni Bianchi

Non ricordo di chi sia quel ritratto di Don Bosco che mi è rimasto poi fissonella mente per sempre : un sorriso cordiale e due occhi affettuosi ed intensia rivelare una carità ostinata ed aperta. Personaggio straordinario in un tempodi trasformazioni radicali in ogni senso . Cadeva il mondo antico con le sue cer-tezze, i suoi valori e si apriva il mondo moderno con nuovi conflitti, nuove mise-rie, nuove povertà . Don Bosco ne rappresenta questo passaggio significativo,un confronto alto con il moderno da parte di un prete impegnato con i ragazzi,nell'educazione dei giovani . Un terreno difficile e drammatico .

La carità ostinata del suo sguardo è la stessa della sua azione, un'opera te-nace ed incessante, fino alla consumazione fisica, per stare insieme a loro, perdare speranza. La sua carità diventa conoscenza, pratica educativa, istituzionepedagogica, nel cuore del mondo moderno . Appunto: i salesiani e le loro scuo-le . Una scuola cristiana nel moderno senza la ricerca dei recinti di appartenen-za, senza chiusure timorose . La scuola di Don Bosco sa usare gli strumenti delmondo per una pedagogia cristiana, essa è una sfida aperta e continua, luogodi esperienza e di formazione . Il sorriso di Don Bosco è tutto questo, quantomai necessario nel nostro tempo che, come il suo, vede passaggi radicali .

Giovanni BianchiPresidente centrale delle ACLI

1

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 19: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

Don Bosco mi è «rimastodi Carlo Maria MartiniPer me parlare di Don Bosco è ri-

portarmi alle memorie dell'infanzia .Una delle mete dei nostri passeggi dibambini era, insieme al Santuario del-la Consolata e alla tomba di San Giu-seppe Cottolengo, la visita a Valdoccoe alla tomba di San Giovanni Bosco,nella splendida chiesa di Maria Ausi-liatrice.

Se anzi cerco di rifarmi a qualcunodei più lontani ricordi, rivedo la solen-ne processione del corpo di San Gio-vanni Bosco per le vie di Torino in oc-casione della sua canonizzazione. Mipare che piovesse a dirotto, e che sta-vo sotto i portici di via Cernaia accan-to a mia mamma. Può darsi che nontutti i particolari di questo fatto sianoeffettivamente stati così come li ricor-do ora, ma nelle memorie dei bambinisi formano dei quadri del passato che,anche se non perfettamente esattiquanto al rigore storico, sono l'imma-gine che essi si portano dentro di unvissuto epico che continua ad agire inloro come un misterioso messaggio .E così che la figura di Don Bosco

mi è «rimasta dentro», e che anche inseguito ad ogni ritorno a Torino misentirò spinto, non appena possibile,ad andare a far dfsita a Don Bosco aValdocco .

Quando cominciai, da adolescente,ad essere attratto dalla Bibbia, e desi-deravo tanto leggerla, pur non trovan-do quella dovizia di edizioni e di com-menti che ora sono disponibili, scopriinella biblioteca dei miei nonni, nellacasa di campagna, la «Storia Sacra»,pubblicata da Don Bosco in prima edi-zione nel 1846 .

Era una riduzione, per i ragazzi eper il popolo, della storia narrata nellaSacra Scrittura .Come negli anni della mia giovinez-

za, per i laici, leggere direttamente laBibbia era quasi impensabile, così do-veva essere ai tempi di Don Boscoche soffriva molto nel sentire i Prote-stanti di allora accusare i Cattolici dinon conoscere la Bibbia. Ed è ancheper questi motivi che egli aveva pen-

dentro»

sato di saltare l'ostacolo componendouna Storia Sacra fatta tutta di SacraScrittura, ben riassunta, in uno stilepopolare e italiano corrente, con sem-plici e brevi raccordi narrativi all'iniziodei capitoli e paragrafi, e con unaesortazione di carattere pedagogico,al termine di ogni episodio, in formaproverbiale di slogan, quasi sintesidella meditazione suscitata dal sacrotesto .

Don Bosco, lo si nota in quel libro,vede la Parola di Dio come una realtàstorica, segno umano di Dio Padre infavore dei suoi figli . Per renderla po-polare il più possibile l'ha pure tradot-ta in forma di dialogo . è un libro davalutare nel contesto storico-culturaledel suo tempo, ma che esprime chia-ramente una visione globale e sacradella storia, e una spiccata sensibilitàai problemi della gente alla quale sisentiva mandato .

Don Bosco era convinto che la Pa-rola di Dio è viva, efficace, penetran-te, «capace di illuminare le menti e dimigliorare i cuori», come scrive nellaprefazione ai testo .Quando poi ho scoperto che Don

Bosco, alla scuola di un gesuita, pa-dre Bini, aveva studiato il Nuovo Te-stamento in latino e greco, e che losapeva tutto quanto a memoria nelledue lingue, ho pensato che la suagioiosa speranza l'aveva ottenuta me-diante la pazienza e la forza che ven-gono dalle Scritture Sacre (Rm 15,4 eDei Verbum). Due anni prima di mori-re, nel 1886, recitava ancora a memo-ria, per intero alcuni capitoli delle let-tere di San Paolo in greco e latino .

La seconda cosa che voglio ricorda-re di Don Bosco, non certo disgiuntadalla prima ma conseguenza pratica,è la sua passione e arte educativa im-parata, egli dice, proprio alla scuoladella Parola di Dio .

«Ricordatevi, diceva, che l'educa-zione è cosa del cuore, e che Dio solone è il padrone, e noi non potremoriuscire a cosa alcuna, se Dio non cene insegna l'arte, e non ce ne mettein mano le chiavi». Ne ho tenuto con-to scrivendo la lettera «Dio educa ilsuo popolo» alla gente della chiesamilanese. Mi pare che, definendo l'e-ducazione «cosa del cuore», Don Bo-sco abbia centrato, insegnato e prati-cato il nuovo e grande comandamentodell'amore, vissuto e predicato da Ge-sù: Dio è amore. . . è padre, fratello eamico . . . Siate perfetti com'è il Padreche ama buoni e cattivi . . . Amatevi gliuni e gli altri come io vi ho amato . . .La carità che vi raccomando è quellache adoperava San Paolo verso i suoifedeli : paziente, benigna, che tutto co-pre, tutto crede, tutto spera, tutto sop-porta . . . L'amore per i ragazzi, i giova-ni, per ogni persona, parte dal deside-rio e progetto di volere per essi la vi-ta, felice, eterna ; ha stima e fiducianelle loro persone; e per la loro sal-vezza integrale è sempre disposto aqualsiasi sacrificio . E come dice l'anti-fona d'inizio della sua Messa, DonBosco è certamente ancora disponibi-le a insegnarci l'amore di Dio e delprossimo, se l'ascoltiamo .

Carlo Maria Card . Martiniarcivescovo di Milano

preannuncio delle unioni e dei sin-dacati moderni : da un certo spiri-tualismo che, a furia di idealizzarereligione e patria, s'era dimentica-to dell'uomo sociale, si passò len-tamente ad una religiosità in cui ildestino stesso della Chiesa era vi-sto nello scenario delle fabbriche edella campagna, della emigrazionee della miseria coloniale .

Un cenno di rilievo merita, pu-re, la spiritualità sacerdotale che,superata l'erosione della crisi vol-terriana e pur nel bel mezzo deitrionfi del positivismo e del mitodella scienza del Renan, mostrachiari segni di risveglio . I candida-ti al sacerdozio, il cui bagaglioteologico è relativamente esiguodurante una gran parte del sec .

i GENNAIO 1988 • 19

XIX, sono formati in una certaausterità, che li prepara diretta-mente ad adempiere i loro doveripastorali. L'ideale del sacerdote èesaltato in numerosi libri di pietàe incarnato in misura notevole dasacerdoti la cui vita e il cui zelocolpiscono i fedeli . L'idea che ilsacerdozio si santifica attraverso ilsuo ministero è percepibile solo in

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 20: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

20 • 7 GENNAIO 1988

qualche precursore, per il quale vi-ta spirituale e attività pastorale so-no intimamente unite .

Infine, ciò che riflette meglio,almeno a grandi linee, i contenutie le modalità della spiritualità diquesta epoca sono le canonizzazio-ni . Oltre i fondatori già citati, no-tiamo, in Francia, Filippina Du-chesne, il curato d'Ars GiovanniBattista Vianney, Caterina Labou-ré, la veggente di Lourdes Berna-detta Soubirous e la celebre carme-litana di Lisieux, Teresa, che conla trasparenza cristallina della suainfanzia spirituale riattualizzò inpiena epoca di industrializzazioneil messaggio di Francesco d'Assisi .In Italia la schiera è ancora piùampia e con più spiccata originali-tà: ricordiamo appena la significa-tiva terna dei santi piemontesiCottolengo, Don Bosco e il suomaestro e confessore Giuseppe Ca-fasso; i due apostoli romani dellemissioni popolari e dell'apostolatocattolico Gaspare del Bufalo eVincenzo Pallotti, l'adolescenteDomenico Savio, il giovane abruz-zese Gabriele dell'Addolorata e,già agli albori del sec . XX, Fran-cesca Cabrini, Gemma Galgani, eContardo Ferrini, noto docente distoria del diritto romano all'Ate-neo di Pavia. I paesi di area tede-sca vantano, fra gli altri, ClementeHofbauer e Konrad da Parzham .

Pur non avendo ancora dati de-finitivi per elaborare tale fenome-no, ciò che fin d'ora si può rileva-re è che il sec . XIX presenta tipidi santi più numerosi e più variche nel passato : non si tratta diuna rottura con le epoche prece-denti o di nuove vie della spiritua-lità, ma d'un pìù ricco sviluppodel medesimo ideale nelle più di-verse situazioni della vita .

Anche se a noi oggi, alla sogliadel 2000, la vita di cent'anni faappare incredibilmente distante ediversa, pure le forze che crearonola vita odierna ebbero origine pro-prio allora . Ne risulta pertanto lanecessità di saper vedere la realtàdi oggi e di allora come un'unitàdelle forze che la determinarono .

Cosimo SemeraroDocente di Storia della Chiesa

all'Università Pontificia Salesiana di Roma

ACASTE LN UOVOA VALDOCCO(CON TANTICAMBIAMENTI)LUNGO UNITINERARIORICCODI MESSAGGILa povertà dell'epoca di Don Bosconon esiste più, ma il prezzo è statoalto. La ristrutturazione del Colle.Restaurata la basilica di MariaAusiliatrice.

,.- Torino, gennaio - Di«Castelnuovo » o « Castelnovo » inItalia ce ne sono più di 50, manessuno come Castelnuovo DonBosco può annoverare tra i propriconcittadini tre santi e un beato .«Qui Dio ha donato una graziaspeciale che dobbiamo riscoprire»ammonisce don Giorgio Palazzin,un salesiano veneto di 51 anni, datre parroco di questo comune delBasso Monferrato, a metà stradafra Torino e Asti, terra dove sononati san Giovanni Bosco, che dal1930 dà anche il nome al paese,san Giuseppe Cafasso, san Dome-nico Savio, il beato Giuseppe Alla-mano fondatore delle Missioni del-la Consolata, senza dimenticarecinque vescovi, Giovanni Caglieroprimo cardinale salesiano, il teolo-go Giovanni Battista Bertagna, an-cora un Cagliero, Francesco, mis-sionario in Kenya, infine GiovanniBattista Rossi e Matteo Filipello,quest'ultimo anche arcivescovo diTorino sul finire dell'800 .

La campagnasta morendo

Ai tempi di Don Bosco, Castel-nuovo e le sue frazioni vivevanosull'agricoltura e c'era una povertàdiffusa, talora estrema, tanto cheDon Bosco, nel rievocare la terri-bile carestia del 1816-17, ricordaquanto sua madre gli aveva rac-contato degli uomini trovati mortidi fame nei campi con l'erba inbocca, nell'ultimo disperato tenta-tivo di nutrirsi . Gli abitanti erano3 mila. Oggi sono 2600, ma il nu-mero in sè dice poco. È cambiatala composizione sociale, la qualitàdella vita .

I contadini e i coltivatori direttinon sono più la maggioranza . So-no giunti immigrati da ogni parted'Italia, veneti, meridionali, oriun-di dell'Italia centrale . Hanno presoil posto dei castelnovesi attratti otrascinati nella metropoli torineseo nel capoluogo astigiano . In pae-

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 21: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

se si è sviluppata la piccola indu-stria, l'artigianato, il commercio,non pochi sono i lavoratori pendo-lari. «AI posto delle viti ora pro-fumano i tigli delle seconde case»incalza don Elio Scotti, il Rettoredel Tempio al Colle Don Bosco .

La povertà dell'800 non esistepiù. Ma il prezzo è stato alto. Lacampagna sta morendo . Le unichecoltivazioni che resistono allo spo-polamento e alla boscaglia sono ilgranoturco e la vite che producevini come il Freisa e il Malvasia .

Anche la religiosità si è modifi-cata. Non è più il cemento che ag-gregava tutta la popolazione . «In-tendiamoci - afferma il parrocodi Castelnuovo -, le vecchie fami-glie continuano a venire in chiesa,gli immigrati invece sono menopresenti . Complessivamente, sipuò dire che il 30-35 per cento del-la gente partecipa alla Messa delladomenica». Quanto resta dellospirito di Don Bosco? «La parteci-pazione alla vita della parrocchia è

1 GENNAIO 7988 '21viva. Abbiamo catechisti, animato-ri, laici impegnati, gruppi giovani-li, il Consiglio pastorale . Nei con-fronti di Don Bosco, in particola-re, c'è molta devozione . E il santopiù amato, ma oggi talvolta piùper orgoglio, forse c'è un po' d'a-bitudine nei confronti di questa fi-gura, che ora avremo modo di ri-scoprire in occasione del centena-rio con una predicazione straordi-naria sul tema della vocazione allasantità» .A Castelnuovo, Giovanni fu

battezzato, fece la prima Comu-nione e frequentò il catechismo .Tutto nella chiesa parrocchiale, lastessa dove Don Bosco, sacerdotenovello, celebrò la sua prima Mes-sa solenne, dopo Torino. A Ca-stelnuovo, Giovanni frequentò an-che le scuole. Ogni giorno macina-va una ventina di chilometri fra iBecchi e Castelnuovo, per andaree tornare quattro volte al giorno .

A sinistra veduta autunnaledella borgata dei Becchi e inbasso la borgata Morialdo

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 22: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

22 • i GENNAIO 1988

Naturalmente a piedi, anzi a piediscalzi, per non consumare le scar-pe. Una faticaccia, specie d'inver-no, quando la neve ricopre stradee campi . Tanto che mamma Mar-gherita ottenne di sistemarlo inpaese presso un sarto, dal qualeGiovannino imparò a usare ago eforbici .

Il luogo natiodi Giovannino

Uscendo dall'abitato di Castel-nuovo, a cinque chilometri ci siimbatte nel colle Don Bosco, chespunta all'improvviso, imponente .È qui che Giovanni nacque nel1815 . Solo nel 1972 si scoprì che ilvero luogo natio era la cascina deiBiglione, una nobile famiglia tori-nese . La cascina fu abbattutaquindici anni fa, per far sorgere ilTempio Don Bosco, formato dadue chiese sovrapposte, che è statoinaugurato appena tre anni fa . Quiintorno le ruspe hanno lavorato fi-no a ieri, per sistemare il piazzaledavanti alla chiesa superiore desti-nata alle celebrazioni all'aperto .La ristrutturazione ha interessatol'intera area storica, che compren-de, tra l'altro, oltre alla casa cheil fratello di Don Bosco, Giuseppe,costruì a vent'anni poco prima disposarsi, l'adiacente museo di vitacontadina con attrezzi, strumenti ealtri oggetti di uso domestico uti-lizzati dai contadini al tempo diDon Bosco, e che sarà inauguratoil primo febbraio prossimo, il Sa-nutarietto di Maria Ausiliatriceedificato per iniziativa dei coope-ratori salesiani con il contributodei ragazzi di tutto il mondo, l'i-stituto Bernardi Semeria, volutoda don Ricaldone, terzo successoredi Don Bosco, inizialmente desti-nato a giovani orfani e poveri, og-gi diventato scuola media e centrodi formazione professionale conscuola grafica .

E, infine, la casetta di Don Bo-sco. È, quest'ultima, un edificiobasso, umido, che il santo chiama-va «la catapecchia», uno dei sim-boli più evidenti della miseria sof-ferta . L'aveva acquistata, con-

Una fede che guarda il futurodi John R. Quinn

Tutta la Chiesa è piena di gioia nel celebrare il primo centenario della mortedi San Giovanni Bosco . Quanti, miracoli di santità e di grazia sono stati operatidal buon Dio per mezzo di lui in questi dieci decenni dopo la sua morte! Lasua figura dominante ci sprona ad esaminare attentamente il presente e pensa-re al futuro. In fin dei conti, la nostra fede è fondalmente indirizzata verso ilfuturo che Dio ci ha preparato .

Mai nel passato c'è stato un bisogno tanto grande dello spirito e dell'operadi Don Bosco come al giorno d'oggi . Mai nel passato la famiglia ha dovuto af-frontare delle sfide tanto profonde e di così larga portata, o è stata assalita dapericoli tanto gravi . Ed è proprio in questo mondo che la gioventù ha un biso-gno così estremo delle qualità preziose che Don Bosco ha lasciato in ereditàai suoì figli e alle sue figlie ; la sua gioia robusta, la speranza allegra, la fedeintrepida, la convinzione invincibile che «con Dio tutto è possibile, e - quelloche riassume sempre tutto questo - il suo sorriso affascinante .

Che tale spirito e grazia fiorisca tra di noi, e tocchi di nuovo il nostro mondo!John R. Quinn

Arcivescovo di San Francisco

traendo un debito, Francesco Bo-sco, per usarla come stalla . Ma nelmaggio 1917, quando Giovanniaveva quasi due anni, Francescofu stroncato da una polmonite . Ri-masta vedova e priva del sostenta-mento che veniva dal lavoro delmarito, Margherita non ebbe altrascelta che utilizzare la povera casacome abitazione dell'intera fami-glia: la vecchia nonna, mammaMargherita, i figlioletti Antonio,di 9 anni, Giuseppe, di quattro eGiovanni di due. E nella stanzettadalla volta bassa e dalla minuscolafinestrella dove aveva il suo letto,che Giovanni, all'età di nove anni,fece il famoso sogno che avrebbesegnato la sua vita, indicandogli lastrada da percorrere .

L'intera area è stata concepitacome permanente oasi di silenzio edi preghiera . Nella nostra epoca ilsilenzio non è certamente facile ot-tenerlo, almeno nella misura in cuidoveva esserci al tempo di DonBosco. Ma si è fatto il possibile,compatibilmente con le esigenzedei giorno d'oggi . I nuovi parcheg-gi per auto sono stati tenuti a de-bita distanza e un anello stradale asenso unico attorno al colle facili-terà la circolazione nei momenti dipunta. II silenzio deve essere ri-spettato anche dalla gente che abi-tualmente affolla il colle, in media4-6 mila persone ogni domenicad'estate e in primavera, 2mila-2500

d'inverno. I visitatori provengonoda ogni parte del mondo . E, ov-viamente, una moltitudine è attesanel corso dell'anno centenario . Ivisitatori hanno la possibilità di vi-sitare un angolo dedicato all'arte :il museo del Colle Don Bosco rac-coglie circa 7mila oggetti etnico-missionari, di cui 2500 esposti invetrinette, raccolti e inviati daimissionari salesiani nel mondo,dall'America Latina all'India, dalGiappone alla Cina, all'Africa .

Dal Colle Don Bosco, il viaggiodi rivisitazione dei luoghi - ricchidi messaggi - dove ha vissuto eoperato il Santo può proseguire inpiù direzioni : Buttigliera, Morial-do, Mondonio, Sussambrino, Ca-priglio. Ma la mèta obbligata èChieri . Vi si fermerà anche Gio-vanni Paolo II quando nel settem-bre 1988, visiterà Torino nel qua-dro delle celebrazioni per il cente-nario . In questa cittadina, Giovan-ni trascorse dieci fondamentali an-ni della sua vita . Con l'aiuto dibuoni sacerdoti studiò e con l'aiu-to di un buon uomo, il signorPianta, proprietario di un bar, siguadagnò l'alloggio facendo il ba-rista. C'è ancora, nel retro dell'e-sercizio, il sottoscala dove, sopraun giaciglio di fortuna, Giovannitrascorreva le notti . Sempre aChieri fece la sua prima esperienzadi guida dei giovani, fondando la«Società dell'Allegria», che aveva

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 23: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

sede nella chiesa di Sant'Antonio,dove i padri gesuiti impartivano«stupende lezioni di catechismo» .Ma fu nello splendido duomo diChieri, frequentato abitualmente,che Giovanni, a 19 anni, pregandonella cappella della Madonna delleGrazie, decise di diventare sacer-dote .

Garzonealla cascina Moglia

Ma non è da dimenticare neppu-re la cascina Moglia, che dà il no-me all'omonima frazione, traMoncucco e Mombello, a qualchechilometro da Casteinuovo . È aquesta cascina che, nel febbraio1827, Giovanni Bosco approdò do-po aver abbandonato, a soli 11 an-ni, la sua casa . Era stata mammaMargherita a indicargli, con peno-sa decisione, quella meta . Vi sa-rebbe andato, come usava a queitempi per le famiglie povere, a fa-re il garzone presso la famiglia diLuigi Moglia .È alla cascina che abbiamo in-

coritrato Giovanni Casalegno di 74anni, e la moglie Domenica Gio-rio, di 63, entrambi agricoltori, di-scendenti diretti di quel Luigi Mo-glia, trisavolo del Casalegno, cheospitò per due anni il tredicenneGiovannino Bosco. Qui la sua ca-meretta è rimasta come allora,senza luce elettrica, intoccata . Ilgelso ultracentenario nel cortileprobabilmente è lo stesso sotto ilquale Giovannino incontrava gliamici per parlare di Dio .

Dice la signora Casalegno :«Giovannino ci ha già fatto alcunegrazie. Io sono stata più di un me-se all'ospedale con la febbre a 40,nessuno mi ha saputo dire la ma-lattia. So solo che un giorno dicolpo la febbre mi è andata via . Imedici non ci credevano e sonoguarita. Non basta. Mio marito ècaduto due volte dal tetto e un'al-tra da un albero . È sempre soprav-vissuto». Ora sognano di incontra-re il Papa e di donargli un po' divino Tokai coltivato nelle loro vi-gne,Cambiamo ambiente e geogra-

fia. Eccoci a Torino, anzi nel cuo-

re della Torino salesiana, a Val-docco, dove Don Bosco ha inven-tato iniziative e realizzazioni nelsettore della stampa, del teatro,dello sport, dell'impegno missiona-rio, ha fondato la Congregazione,associazioni, scuole professionali atal punto che l'economista PieroBairati, docente all'Università diTorino, ha definito il santo «unostraordinario organizzatore taylori-stico dell'amore cristiano» .

È qui, dove ora sorge imponentee splendida di restauri realizzati invista del Centenario e appena fini-ti, la basilica di Maria Ausiliatrice,che Don Bosco trasferì il suo ora-torio . Il prato che i fratelli Filippigli avevano ceduto per radunare i300 ragazzi che ormai Don Boscoaveva intorno a sé non era più di-sponibile. Ottenne, come è noto,una tettoia dal signor Pinardi . La

«Itinerariodi educazioneper i giovaniemarginati»dí Raffaele Cananzí

1 GENNAIO 1988 • 23

tettoia divenne poi la cappella Pi-nardi, centro di tanti ricordi sale-siani. È ancora qui a Valdocco chesi trovano le stanze di Don Bosco,il suo scrittoio .

Sono, questi che abbiamo rivisi-tato sia pure a volo d'uccello, iluoghi che raccontano la storia ela spiritualità salesiana . Ed è quiche giungeranno da tutto il mondofolle di pellegrini in occasione del-l'anno centenario . «Per noi - cidice don Gianni Sangalli, Rettoredel Santuario di Maria Ausiliatrice- questo anniversario è un ritor-no alle origini . Ci siamo preparatisenza trionfalismo, ma cercando direcuperare tutto lo spirito di DonBosco per farlo vivere oggi» .

Piero DamossoGiornalista della RAI di Torino

La storia non si ripete ; ma nel mutare delle situazioni storiche alcune situazio-ni umane, pur con accentuazioni e modalità diverse, si ripresentano nelle loroessenziali caratteristiche. Giovani marginali, perché emarginati o perché emargi-natisi, sono in ogni tempo ; sono certamente come drogati, disperati, diversi, di-soccupati, poveri anche in questo periodo connotato dal post-moderno e dalpost-industriale . Se Giovanni Bosco fosse vissuto oggi la periferia delle grandimetropoli e i dedali dei centri storici delle antiche città sarebbero stati - comela periferia di Borgo Dora nel 1844 - i luoghi della sua missione sociale ededucativa, nel segno dell'amore cristiano e nella prospettiva di una promozioneumana che è gloria al Dio creatore e all'Uomo - Dio redentore .

Una organica missione sociale dei cattolici nel nostro tempo non ha comescopo le grandi opere dell'imprenditoria moderna, segno del grande capitale odell'educazione borghese ; lo scopo, invece, è oggi, come per Don Bosco, quellodi una socialità popolare che non riproponga il mero assistenzialismo ma si attuiin un itinerario di educazione civica e professionale perché ogni giovane emar-ginato, o più vicino all'emarginazione, venga riammesso con dignità ed amorenel contesto sociale e si realizzi come persona e operoso cittadino .

L'augurio è, perciò, che oggi i figli e le figlie di Don Bosco, continuando lamagnifica opera cristiana e sociale del fondatore, realizzino anche per il nostrotempo questa educazione popolare, testimoniando un cattolicesimo dai mezzipoveri, ma dai risultati eccellenti per una grande fede che si fa speranza di pie-na umanità e gioia di carità educativa .

Raffaele CananziPresidente dell'Azione Cattolica italiana

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 24: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

24 • 1 GENNAIO 1988

UNA VITADONATAA D10E ALL'UOMO

Quale fu la santità di DonBosco? Quali le motivazionidi fondo della suaesistenza? La «caritas»autentica chiave di letturadella sua vita.

'M Don Bosco è una per-sonalità complessa, ricchissima didoni naturali e soprannaturali,«uno degli uomini più completi epiù assoluti che abbia conosciutola terra», ha scritto il suo biografodanese Joergensen (Don Bosco,Torino SEI 1929, 8) . Impressio-nante è la lista, la somma delle suerealizzazioni, compiute nel corsodi una lunga vita di 72 anni .E tuttavia, Don Bosco è anche

una personalità non complicata,non disordinata, un uomo sempli-ce, limpido, di un solo blocco,«chiaro come un mattino di mag-gio, rubizzo come una mela», percitare un altro autore, il poetafrancese Paul Claudel (Qeuvrepoétique, Paris 1957, 785) . La suafigura colpisce per la sua unità .Ha scoperto la sua vocazione all'e-tà di nove anni e da allora l'haperseguita senza mai deviare . Dal-l'inizio alla fine della vita si verifi-ca in lui una linea direttrice chia-ra, un asse forte, un unico cammi-no che si apre e si allarga nella fe-deltà alla prima direzione presa : ilservizio dei giovani . Dichiara don

Rua, quello che meglio lo conob-be: «Non diede passo, non pro-nunciò parola, non mise mano adimpresa che non avesse di mira lasalvezza della gioventù» (Letteradel 24 agosto 1894) .

Solo un filantropogeniale?

Ecco: Don Bosco è il grandeeducatore del secolo scorso, quelsacerdote talmente dedicato ai gio-vani da divenire per loro e con lo-ro un santo. Don Lemoyne, suoprimo biografo, ha osato dire :«Non credo che al mondo vi siamai stato uomo che più di lui ab-bia amato e sia stato riamato daigiovanetti» .

Allora viene la domanda : «Qualè il segreto di questa correlazionecosì forte tra Don Bosco e i giova-ni?» E potrebbero venire tentatividi spiegazione puramente umana :«Ah, questo Don Bosco! un uomostraordinario : intelligente, genero-so, realista! Ha capito i bisogni

del suo tempo e le attese dei giova-ni entrati nella burrasca della nuo-va civiltà industriale. Ha avuto ilgenio dell'educazione e anche ilgenio dell'organizzazione . E cosìha fondato una società di educato-ri, un'altra di educatrici, e tuttoun insieme di istituzioni di benefi-cenza! »

Chi ragionasse in questo modo,non dico che ragionerebbe in ma-niera falsa, perché tutto questo èperfettamente vero. Ma condanne-rebbe se stesso a una visione dellecose molto superficiale e alla finedei conti a una incomprensioneprofonda della realtà . Don Bosco :solo un filantropo geniale? . . . No .Il suo agire e la sua opera vengonoda più lontano di lui: vengono dal-l'alto . Se egli, direi, si è precipita-to verso i giovani, non è fonda-mentalmente perché questo gli pia-ceva, né perché aveva percepitol'urgenza di un'azione in loro fa-vore, e nemmeno perché i giovanistessi lo chiamavano . E perché unAltro l'aveva gratuitamente sceltoe preparato e lo mandava verso igiovani in suo Nome, diffondendo

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 25: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

x-

Il 9 giugno 1929 don Boscoviene trasferito da Valsalice aValdocco nella Basilica diMaria Ausiliatrice . Una follaImponente si è riversata nellevie a salutarlo

nel suo cuore qualcosa della Caritàmisericordiosa divina .

Suscitato eguidato da Dio

Questo fatto non è un'evidenzaper la semplice ragione, ma lo èper la fede, appoggiata su segni esu testimonianze irrecusabili . Èproprio il primordiale atto di fedeche i Salesiani hanno posto all'ini-zio delle loro Costituzioni : «Consenso di umile gratitudine credia-mo che la Società di S . Francescodi Sales è nata non da solo proget-to umano, ma per iniziativa diDio. Per contribuire alla salvezzadella gioventù, lo Spirito Santo su-scitò con l'intervento materno diMaria, san Giovanni Bosco. For-

mò in lui un cuore di padre e dimaestro . . . Lo guidò a dar vita avarie forze apostoliche . . . » (art . 1) .

Di questo triplice interventoDon Bosco per primo ha avuto laconvinzione più radicale, e pensoche possiamo fidarci alla sua chia-ra testimonianza . Tra tante affer-mazioni che si potrebbero qui ac-cumulare, cito solo queste due :«Non diede passo la Congregazio-ne senza che qualche fatto sopran-naturale non lo consigliasse ; nonmutamento o perfezionamento oingrandimento che non sia statopreceduto da un ordine del Signo-re . . . È necessario che le opere diDio si manifestino . . . Come si sia-no fatte le cose, io appena sapreidirvelo. Non me ne so dare ragio-ne io stesso . Questo io so, che Diolo voleva» (ai direttori salesiani,2-3 febbr . 1876, MB 12, 69 .78) .Poco prima aveva scritto la mag-gior parte delle Memorie dell'Ora-torio, iniziando così: «A che potràservire questo lavoro? A far cono-scere come Dio abbia Egli stessoguidato ogni cosa in ogni tempo»(MO ed . Certa 16) .Teniamo dunque chiara questa

verità : tutta l'esperienza educativae pastorale di Don Bosco deriva inprimissimo luogo dalla sua pro-fonda esperienza dì un Dio che èMisericordia salvatrice, di un Cri-sto che è Buon Pastore fino al do-no della vita. Ciò che chiaramente

1 GENNAIO 1988 • 25

è stato primo e decisivo in lui nonè l'amore verso i giovani, ma l'a-more verso un Dio del quale si èsentito chiamato ad essere il servoe il «cooperatore», essendo pressoi giovani il suo segno trasparente eil suo strumento efficace .

Questa convinzione risale certa-mente al sogno dei nove anni . Siè definitivamente confermata nelmomento dell'ordinazione sacerdo-tale: il prete e radicalmente un«ministro» di Dio. Don Bosco an-dò ai giovani dietro duplice man-dato: carismatico e ministeriale .

La percezione di fede:Dio è Misericordiasalvatrice

Chi è questo Dio che mandaDon Bosco a salvare i giovani? Co-me lo ha percepito la sua fede vi-va? Senza dubbio, la sua percezio-ne fondamentale è stata quella deldisegno di salvezza universale,quella dell'effettiva redenzione uni-versale (anche se esprimeva que-st'insondabile mistero in parolesemplici). Dio certo è creatore egiudice, ma soprattutto è Padre,«Padre amoroso», come scrive al-l'inizio del Giovane Provveduto .Chiama ogni uomo, ogni ragazzoalla «salvezza», cioè alla libertà deifigli, a un dialogo di amore, alla

«Ha colto un'esigenzaanticipandone le soluzioni»di Chiara LubichAveva un grande carisma; Infatti in un'epoca in cui la gioventù non contava

e i ceti popolari erano tenuti ai margini della società, Don Bosco ha rivolto lasua attenzione proprio a questa categoria di persone. Ha colto un segno deitempi .

Egli aveva intuito che nel Vangelo ci sono i semi del pieno sviluppo dell'uo-mo, della sua dignità e dei diritti umani . E quindi educare i giovani ha significa-to per lui rendere il Vangelo adatto ai semplici : ai contadinelli, agli apprendisti,agli operai . Attraverso lui .lo Spirito Santo ha risposto ad una esigenza che sisarebbe manifestata sempre più nella sua vastità, quasi anticipandone le solu-zioni : istruzione popolare, oratori ricreativi, contratti di apprendistato, ecc .

Oggi, a distanza di un secolo, i giovani sono invece al centro dell'attenzionedella società e della Chiesa . La stragrande maggioranza di essi però è ancorasenza punti di riferimento, anche se non priva di valori.

Don Bosco, attraverso la famiglia salesiana, a cui ha dato la vita e che rendepresente il suo carisma nel tempo e nello spazio su tutta la terra, continua lasua missione educatrice, originale, attuale : formare I giovani come uomini e cri-stiani, atti a costruire la Chiesa e la società .

Chiara LubichFondatrice dei Movimento dei Focolari

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 26: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

26 • 1 GENNAIO 1988

felicità totale, terrestre e celeste, in-tima ed esteriore, presente e futura,nel contesto della Chiesa, «area disalvezza» .Abbiamo troppo ignorato che

Don Bosco giovane prete (a 30 an-ni) scrisse un opuscolo intitolatoEsercizio di divozione alla miseri-cordia di Dio (1846): vi è descrittonon il volto di un Dio giudice se-vero, ma un volto di tenerezza pa-terna . Nelle sei meditazioni, scrittedi getto, piene di linfa biblica, eglisfrutta le parabole della misericor-dia e il mistero della passione . Inparticolare un'espressione tipica viè usata per caratterizzare l'atteg-giamento di Dio, che più tardiDon Bosco userà per descriverel'atteggiamento dell'educatore sa-lesiano : «l'amorevolezza», cioèl'amore dimostrato, premuroso epaziente. Insomma «Dio è tuttoamabile, è tutto carità» (ibidem,4a medit.) .Se Dio è il Padre delle miseri-

cordie, Gesù, Figlio incarnato, èinnanzitutto, per Don Bosco, ilBuon Pastore che conosce ciascu-na delle sue pecore (ricordiamoci ilsogno dei nove anni) e ha dato lavita per esse nelle circostanze tra-giche della passione . Lo chiamaabitualmente «il nostro divin Sal-vatore». Quando dice «le anime»,«salvare le anime», le vede concre-tamente nella luce di quell'amoreche le ha riscattate a così altoprezzo: «Non c'è cosa più santa almondo che cooperare al bene delleanime per la cui salvezza GesùCristo sparse fin l'ultima gocciadel suo preziozo sangue» (Vita diDom. Savio, cap . XI). Alla mar-chesa di Barolo che pretendevamonopolizzare l'apostolato pressole ragazze, disse nel 1862 : «lo deb-bo procurare che il sangue di N .Signore non sia sparso inutilmentetanto per i giovani 4uanto per lefanciulle» (MB 7, 218). Più tardiaggiungerà l'invito a guardare ilSacro Cuore, cioè l'Amore perso-nificato sempre vivo e palpitanteper noi nel mistero eucaristico .Di conseguenza, Don Bosco si è

sentito chiamato ad entrare nelmovimento di quella Carità divinasalvatrice, che certamente toccatutti gli uomini, ma in modo parti-colare i giovani .

atteggiamentodel cuore: servire-salvarecon umiltà e zelo

La santità di Don Bosco è consi-stita proprio nell'adesione totale aquesta chiamata, secondo il filodelle indicazioni provvidenziali . Èconsistita nella volontà decisa diessere, tra i giovani, la presenzatrasparente di Dio Padre e di Gesùsalvatore, di essere il «servo buo-no e fedele» che prolunga realisti-camente l'atteggiamento di un Dioveramente impegnato nella storia .

Nel profondo dell'anima di DonBosco, alla radice di tutta la suaazione, troviamo (e questo può sor-prendere chi lo conosce poco) l'u-miltà e l'obbedienza . Alcuni hannogiudicato che Don Bosco era piutto-sto orgoglioso: parlava molto dellesue opere, vendeva la propria bio-grafia e la propria fotografia peravere qualche soldo in più! In real-

tà, sapeva di non essere che « un po-vero figlio di contadini» (MB 10,266), un servo di cui il Signore, co-me per Maria, aveva guardato labassezza per fare in questo mondograndi cose .

Quanto alla docilità e all'obbe-dienza, le ha sempre stimate comevirtù fondamentali per se stessocome per i salesiani e per i ragazzi .Ha preso sul serio il fatto di averricevuto dall'inizio una «maestradi saggezza». Ha sempre detto che«la più gran cosa in questo mondoè di fare la volontà del Signore»(MB 10, 1090), al punto che sulletto di morte ripete decine di vol-te di accettarla, e muore dicendo(è la sua ultima parola): «Sia fattala vostra santa volontà!» (MB 18,345) . Il suo timore più grande èstato di fare opera sua piuttostoche la sola opera di Dio, di lavora-re per la propria gloria piuttostoche per la sola gloria di Dio .

Ma entra anche nella santità ti-

«Ho visto nei suoi figli spiritualila forza della sua eredità»di Józef GlempLasciando il Seminario come sacerdote sapevo su S . Giovanni Bosco solo

quello che deve sapere un-prete che ha studiato la storia della Chiesa degliultimi secoli : il Fondatore dei Salesiani, l'amico dei giovani . L'attualità di S . Gio-vanni Bosco ho potuto scoprirla durante i miei studi a Roma. Alla Facoltà«utriusque iuris» dell'Università Lateranense, il docente di diritto penale era ilprof . Corsanego. Fu uomo di profonda santità personale, a suo tempo moltoimpegnato nella vita politica italiana e, sino alla fine della sua vita, dedito alservizio della Sede Apostolica in qualità di avvocato concistoriale. E proprioquel molto stimato professore nelle sue lezioni sui rapporti fra Chiesa e Statonel secolo XIX, quando parlava di alcuni dotti giuristi i quali non sapevano checosa significa Corpus luris Canonici, indicava la persona di S. Giovanni Bosco,che scoprendo i valori del Cristianesimo nell'educazione svelava davanti al mon-do degli intellettuali di allora l'infinita ricchezza dei valori del pensiero dellaChiesa nelle diverse aree della scienza. Giovanni Bosco, trattando delle cosesemplici, pratiche, quotidiane ma viste nello spirito del Vangelo, apriva agliscienziati e ai politici una vera prospettiva della realtà .

Finiti gli studi, ho incontrato, un salesiano, ed era l'arcivescovo Antonio Bara-niak . Qualcuno potrebbe pensare, che il posto occupato da lui nella gerarchiaecclesiastica avesse cancellato la sua appartenenza alla cerchia dei figli di S .Giovanni Bosco . Proprio no! L'arcivescovo di Poznan, Baraniak, ha saputo man-tenere la semplicità del religioso salesiano . Anche durante le vacanze che pas-sava a Krynica Górska (in montagna) cercava di incontrare i giovani . Propriolui svolgeva una pastorale tra i giovani che lo seguivano. In quei momenti com-prendevo come grande fosse stato il fervore educativo di Don Bosco, che eglistesso accendeva nei suoi figli spirituali, la cui forza «ereditaria» era rimastaviva nella persona dell'arcivescovo Baraniak .

Anche il cardinale Augusto Hiond che fu Primate di Polonia, era figlio spiritua-le di Don Bosco. Del cardinale Hlond, nella sala delle udienze della residenzadegli arcivescovi di Varsavia, è rimasto uno splendido busto in alabastro di S .Giovanni Bosco . Lo sguardo del Santo in quella scultura appare pieno di sorrisosereno, ma insieme rivela la preoccupazione di Cristo stesso verso il giovaneuomo. E proprio così lo vedo oggi!

Card. Józef GlempPrimate di Polonia

L'i

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 27: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

pica di Don Bosco il fatto di averaccettato questo servizio con entu-siasmo e gioia, contento di metterea disposizione di Dio tutte le for-ze, pronto ad accettare tutte le fa-tiche, perché aveva capito la gran-dezza divina della sua chiamata . Ilservizio salesiano dei giovani sicompie con «zelo», cioè con unasanta passione, con un dinamismodi fuoco, perché è in gioco il san-gue di Cristo, e la felicità terrenaed eterna di tanti ragazzi . È cosatanto bella e tanto grave! Pochisanti hanno creduto con altrettan-ta forza alla nobiltà delle cause se-conde, all'infinita dignità del lavo-ro per il regno di Dio, alla respon-sabilità di ogni intermediario uma-no, alla reale influenza di ognisforzo dell'apostolo, ma anche aglieffetti terribili di ogni sua negli-genza .

Colpisce il fatto di sentire tantevolte Don Bosco proclamare que-sta grandezza dell'apostolato . Nelsuo famoso panegirico di san Fi-lippo Neri, dove celebra «quelgran fuoco di divina carità chespinse il divin Salvatore a veniredal cielo in terra», proclama :«Niun sacrWzlo è tanto grato aDio quanto lo zelo per la salvezzadelle anime» (Scritti Sp. II 41) . Il«cooperare con Dio alla salvezzadelle anime» attraverso l'operaeducativa (magari cominciando coldare pane o Vestito se ce ne fossebisogno) è chiamato la «cosa piùsanta al mondo», cosa «divina»,anzi «delle cose divine la più divi-na»: lo dice ai Cooperatori di To-rino, lo fa stdmpare su ogni nume-ro del Bollettino Salesiano (ScrittiSp. II, l4 .60), Il concetto a primavista è strano: può esistere in Diouna cosa più divina dell'altra? . . .Sì: è quella insondabile tendenzadel suo Amore ad avere compas-sione di noi e a salvarci . Chi dun-que «coopera con Dio» per il benedei fratelli entra nella corrente diquesta Misericordia salvatrice eraggiunge Dio nel più profondodella sua vita .

Si capisce allora che la reazionedi Don Bosco, quando si è sentitochiamare, ndn sia stata quella diGeremia: «Ahimé! non so parla-re! » (Ger 1, 6), ma quella di Isaia :«Eccomi, manda me!» (Is 6, 8) .

L'urna di cristallo con la salmadi don Bosco è scortata dagliex-allievi verso Valdocco

La sua vocazione di libero, umile,zelante e beato servo di Dio, l'hatradotta in modo sintetico nel suomotto: «Signore, dammi le anime,tieniti tutto il resto» . Motto signi-ficativo : il dialogo tra il re palesti-nese ed Abraham di Genesi 14, 21è trasferito nella persona di DonBosco che parla al suo Signore : ladomanda diventa una preghiera : leanime sono proprietà divina, DonBosco le chiede affinché possa ri-darle a Dio, effettivamente salvatedal suo intervento di umile servo .

il metodo pastorale:esprime la Caritàsalvatrice di Dio

È proprio questo «cooperarecon Dio», questo «entrare nellacorrente della sua Misericordia sal-vatrice» che ha ispirato e dettato aDon Bosco anche il suo metodopastorale a favore dei piccoli e deipoveri. Il cosiddetto «sistema pre-ventivo», il quale riassume tutto ilmodo di essere e di fare di DonBosco in mezzo ai giovani, non èaltro che l'esplosione dell'Amoremisericordioso nel campo dell'edu-cazione. Lo ha detto lui stesso in

1 GENNAIO 1988 - 27

parole semplici e bibliche nel suoTrattatello : «La pratica di questosistema è tutta appoggiata sopra leparole di san Paolo che dice: La ca-rità è benigna e paziente; soffre tut-to, spera tutto . . . Perciò soltanto ilcristiano può con successo applicareil sistema preventivo» (Opere editeXX 53). Lo ha ripetuto il suo secon-do successore Don Albera : «II suosistema preventivo non era altro chela carità, cioè l'amor di Dio che sidilata ad abbracciare tutte le umanecreature specie le più giovani e ine-sperte» (Lettera del 18 ott . 1920) .Imitando Dio Padre che ci ha

amati per primo e Cristo buon pa-store che conosce le sue pecore ele chiama ognuna per nome, DonBosco ha fatto il primo passo ver-so i giovani, prevendendoli con unamore incondizionato e con unapriori di simpatia, qualunque sia-no i loro difetti . Si è fatto presentea loro, condividendo al massimola loro vita e i loro interessi . Haamato con un amore personale,cercando il dialogo diretto e loscambio di affetto, trovando iltempo, l'occasione e il modo diguardare e di trattare ogni adole-scente come un essere unico, re-dento da Cristo («questo fratellinoper il quale Cristo è morto» 1 Cor8, 11), che bisogna aiutare, con in-finita pazienza, nella scoperta del-la propria personalità e del segretodisegno di Dio su di lui .

E imitando Dio Padre che ci haamati con il dono del Figlio e Cri-

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 28: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

28 • 1 GENNAIO 1988

sto buon pastore che ha sacrificatoper le sue pecore la propria vita,Don Bosco ha lavorato instanca-bilmente per i suoi giovani, accet-tando fatiche, preoccupazioni, per-secuzioni. Di lavoro e di fatica èmorto, «logorato», fedele allapromessa fatta a Dio che «fin l'ul-timo mio respiro sarà per i mieipoveri giovani» (MB 18, 258) .

Una vita profondamenteunificata

Concludiamo queste brevi rifles-sioni rilevando come tale prospet-tiva mette in evidenza il valoreunificatore di quella «carità pasto-rale dinamica» che, dicono le Co-stituzioni salesiane, costituisce «ilcentro e la sintesi» dello spirito sa-lesiano, e che «trova il suo model-lo e la sua sorgente nel cuore stes-so di Cristo, apostolo del Padre»(art. 10-11) . Essa orienta la mentee fissa il cuore del salesiano inse-parabilmente sui due poli correlati-vi: Dio Amore che egli vuole servi-re con umiltà e i giovani da salva-re in suo Nome con amore di pre-dilezione . Don Bosco insegna alsuo discepolo il rifiuto di ogni di-cotomia tra consacrazione e mis-sione, tra contemplazione e azio-ne, tra preghiera e lavoro, tra vitareligiosa e vita apostolica, traunione con Dio e servizio al pros-simo . Lo rende incapace di pensa-re a Dio senza vederlo come salva-tore dei giovani e di trovarsi inmezzo ai giovani senza volerli por-tare a Dio . Lo invita ad essere, inuna armoniosa e vitale unità, unfiglio e servo di Dio tutto donatoai giovani e un missionario deigiovani tutto trasparente di Dio .

Anche la liturgia del 31 gennaioriassume perfettamente questa pro-spettiva : «O Dio, nella tua provvi-denza, ci hai donato san GiovanniBosco padre e maestro della gio-ventù, che, guidato dalla VergineMaria, lavorò con infaticabile zeloper il bene della Chiesa, suscita innoi la stessa fiamma dì carità checi spinge (insieme) a salvare le ani-me e servire Te solo» .

Joseph AubryTeologo

LA DEVOZIONEA MARIA AUSILIATRICEDa Don Bosco ai nostrigiorni nella fedeltà ad uncarisma permanente.

11 29 dicembre 1887,già sul letto di morte, Don Boscodisse a don Rua, suo vicario gene-rale e agli altri presenti : «Racco-mando ai Salesiani la devozione aMaria Ausiliatrice e la frequenteComunione» . E soggiunse: «Que-sto sia per tutta la vita» .

Un secolo dopo, per una singo-lare e felice coincidenza, la sua Fa-miglia inizia le celebrazioni cente-narie della morte del Fondatore inpieno Anno Mariano . Un motivo

in più, dunque, per incominciare ilpellegrinaggio dal santuario di Ma-ria Ausiliatrice, chiesa madre ecentro spirituale dell'opera salesia-na. Una basilica, tutti lo sanno,nata dalla grande devozione diDon Bosco alla Madonna ; cuiamava attribuire tutte le sue realiz-zazioni, perché si perpetuasse neltempo la venerazione della Madredi Dio sotto il titolo di « Aiuto deicristiani » .

Un titolo che riporta subito - eriporterà quanti a partire dal 31gennaio, passeranno da Torino -all'epoca in cui visse Don Bosco eal racconto fatto da lui stesso diun «sogno» che aveva avuto nel1844, quand'era ancora in cerca diuna sede stabile per il suo orato-rio. La Signora, la stessa dei primi

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 29: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

sogni giovanili, gli aveva mostratouna grande pianura piena di giova-ni, lo sviluppo della casa di Val-docco, la grande chiesa posta sulluogo del martirio dei martiri tori-nesi, «Molti edifizi tutto all'intor-no e con un bel monumento inmezzo» .

Don Bosco iniziò la costruzionedella grande basilica senza mezzi,ma con la fiducia nella DivinaProvvidenza e nell'aiuto di Maria .Fu un'impresa segnata da difficol-tà d'ogni genere . Quando, nel feb-braio del 1863, fu presentato almunicipio di Torino il progettodella «Nuova chiesa a Maria Ausi-liatrice», l'ufficio degli edili nonlo approvò giudicando il titolo«impopolare, inopportuno, tintodi bigottismo» . Nel clima accesodelle vicende politiche del tempo,il nome di «Ausiliatrice dei cristia-ni» era diventato sinonimo di bat-taglie e lotte significative per la li-bertà sociale dei credenti .Don Bosco non si scompose, ri-

presentò gli stessi disegni con ladenominazione «Chiesa in Valdoc-co» e ottenne l'approvazione . Cin-que anni dopo, il «sogno» erarealtà. Ma ai complimenti degli in-tervenuti alla consacrazione, DonBosco rispondeva : «Io non sonol'autore delle grandi cose che voivedete: è il Signore, è Maria SS .,che degnarono di servirsi di un po-vero prete per compiere tali opere .Di mio non ci ho messo nulla . Ae-dificavit sibi donuM Maria . É laMadonna che si è costruita la suacasa . Ogni pietra, ogni ornamentosegnala una sua grazia» .

«Ogni casa, ogni vocazione sale-siana segnala una sua grazia . Que-sta era la convinzione di Don Bo-sco», scrive don Adriaan vanLuyn in un documentato libro fre-sco di stampa, «Maria nel carismasalesiano». «In base a questa fedee fiducia egli operava e agiva intutte le circostanze, di fronte a tut-ti i bisogni e a tutti gli appelli chegli si presentavano . Costruì l'ora-torio di Valdocco, fondò due Con-gregazioni, inviò i suoi Salesiani inFrancia, in Spagna, in AmericaLatina, con l'unica certezza dellaProvvidenza divina e dalla prote-zione di Maria» .«Don Bosco», scrive ancora

don Adriaan van Luyn, «Ha speri-mentato la presenza materna diMaria nella sua vita, vivendo inuna relazione personale con Leicome Madre e Maestra e ricono-scendone i numerosi interventi nel-la propria vicenda e nello sviluppodella sua opera . In base a questeconvinzioni è maturata in lui lascelta di venerare e invocare Mariasotto il titolo di "Ausiliatrice",insieme all'altro, particolarmentecaro per la storia delle origini e si-gnificativo per la missione educati-va e pastorale affidatagli, di "Im-macolata" » .Don Bosco addusse due motivi

per il titolo di Ausiliatrice . Innan-zitutto, le gravi difficoltà sorte nelsuo tempo contro la Chiesa : «LaMadonna vuole che noi La onoria-mo sotto il titolo di Auxi!iumChristíanorurn ; i tempi corronocosì tristi che abbiamo proprio bi-

Il titolo diMaria AusiliatriceDon Bosco nel 1862 confida-

va a don Cagliero : «La Madon-na vuole che la onoriamo sottoil titolo di Maria Ausiliatrice : itempi corrono così tristi cheabbiamo bisogno che la vergi-ne Santa ci aiuti a conservaree difendere la fede cristiana .

Il titolo non era nuovo nellaChiesa : fin dal 1500 era pre-sente tra le litanie lauretane ; ladevozione a Maria Ausiliatriceera già conosciuta all'epoca diS. Pio V. Fin dal 1684 a Mona-co di Baviera era sorta l'Arci-confraternita di Maria Ausilia-trice .

Il Papa Pio VII, istituì la festadi Maria Ausiliatrice, fissando-ne la data al 24 maggio, gior-no del suo ritorno a Roma, do-po la liberazione della prigio-nia napoleonica (1814) .

Nel 1868 Don Bosco scrive-va: «Un'esperienza di diciottosecoli ci fa vedere che MariaSantissima ha continuato dalcielo, con il più grande succes-so, la missione di Madre dellaChiesa e Ausiliatrice dei cri-stiani che aveva cominciatosulla terra» .

1 GENNAIO 1988 • 29

sogno che la Vergine Santissima ciaiuti a conservare e difendere lafede cristiana». Parole che dimo-strano come egli si sentisse coin-volto con tutta la sua opera nellevicende della Chiesa, particolar-mente in Italia. Il secondo motivoriguarda esplicitamente la suaCongregazione: «Maria SS. è lafondatrice e sarà la sostenitricedelle nostre opere» .«La devozione a Maria, Im-

macolata e Ausiliatrice», ricordanel suo volume don Adriaan vanLuyn, «Ha spinto Don Bosco ver-so sempre nuove e sempre più au-daci imprese a favore della gioven-tù e della Chiesa . Egli era convin-to che le sue iniziative erano volu-te da Dio e che la Madonna, suaguida sin dal primo sogno, gli in-terpretava questa volontà divinanelle circostanze concrete che gli sì. mponevano, ispirandogli il corag-gio necessario per affrontare tuttele fatiche e i sacrifici che si presen-tavano sul suo cammino» .

C'è un'altra pagina illuminantesulla dimensione mariana del cari-sma di Don Bosco, che è in conso-nanza singolare con la dottrina delConcilio Vaticano Il. È uno scrittodel 1868, intitolato «Le Meravigliedella Madre di Dio invocata sottoil titolo di Maria Ausiliatrice» .

«Il titolo di "Aiuto dei cristia-ni" attribuito all'augusta Madredel Salvatore», sottolinea Don Bo-sco, «non è cosa nuova nella Chie-sa di Gesù Cristo, ma in questi ul-timi tempi si è cominciato a pro-clamarlo per la Beata Vergine perun motivo tutto particolare . Nonsi tratta tanto di invocare Mariaper interessi privati, ma per i gra-vissimi e imminenti pericoli chepossono minacciare i fedeli .«Oggi - continua il fondatore

della Famiglia salesiana, specifi-cando tali pericoli - è la stessaChiesa cattolica che è assalita: Éassalita nelle sue funzioni, nelle sa-cre sue istituzioni, nel suo Capo,nella sua dottrina, nella sua disci-plina ; è assalita come Chiesa cat-tolica, come centro della verità,come maestra di tutti i fedeli . Lappunto per meritarsi una specialeprotezione del cielo che si ricorrea Maria come a Madre comune,come speciale Ausiliatrice dei go-

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 30: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

30 • 1 GENNAIO 1988

vernanti e dei popoli cattolici» .«È un passo molto interessan-

te», dice Luis Gallo, argentino,docente di teologia all'Universitàdi Roma dove l'abbiamo incontra-to. «Un passo che mi ha colpito laprima volta che l'ho letto e checontinua a colpirmi ogni volta chelo rileggo», insiste don Gallo cheha avuto già occasione di proporreapprofondite riflessioni su alcuniaspetti della Mariologia .

L'ecclesiologia di Don Bosco -osserva - risente molto, a livelloesplicito, delle concezioni predomi-nanti in un'epoca che precede ilConcilio Vaticano I e che culmine-rà con l'affermazione del primatodi giurisdizione del Papa e la pro-clamazione dell'infallibilità ponti-ficia . Ma, pur avendo assimilatoappieno un'ecclesiologia profonda-mente segnata dalla preoccupazio-ne per tutto ciò che è istituzione,società, legge, Don Bosco vivevauna sorta di dualità ecclesiaolo-gica .

«Accanto all'ecclesiologia uffi-ciale, fortemente sentita, difesa,propugnata in tanti scritti, discor-si, atteggiamenti, Don Bosco por-tava avanti con la sua sensibilitàun'altra ecclesiologia, molto piùgenuinamente evangelica, più affi-ne a quella che sarà l'ecclesiologiadel Concilio Vaticano II, contras-segnata dalla dedicazione ai ragaz-zi più poveri .

«Lo scritto del 1868 prospettacosì un'interessante evoluzione del-la devozione dell'Ausiliatrice . Nonsi tratta tanto - sostiene infattiDon Bosco - d'invocare Mariaper interessi privati, ma per un in-teresse collettivo, sia pure di unacollettività ristretta qual è la Chie-sa cattolica o quali sono i "popolicattolici", come egli s'esprime se-condo la "mentalità cristiana" delsuo tempo» .

Luìs Gallo è convinto che oggi ènecessario un ulteriore ripensa-mento della devozione all'Ausilia-trice così profondamente collegatoall'assetto ecclesiologico del cam-mino del Concilio Vaticano II .

«Sappiamo che ci sono stati tremomenti di questo cammino . Pri-mo : l'abbandono del modello uffi-ciale di Chiesa istituzionale . Se-condo: la proposta, attraverso la i..

Il sogno di Don BoscoSentiamo da Don Bosco stesso il racconto di un suo «sogno» fatto

nel 1844, quando era ancora in cerca di una sede stabile per il suooratorio . La Signora che gli è apparsa gli dice : «Osserva . - Ed ioguardando vidi una chiesa piccola e bassa, un po' di cortile e giovaniin gran numero . Ripigliai il mio lavoro . Ma essendo questa chiesa di-venuta angusta, ricorsi ancora a Lei, ed Essa mi fece vedere un'altrachiesa assai più grande con una casa vicina . Poi, conducendomi ancoraun po' d'accanto, in un tratto di terreno coltivato, quasi innanzi allafacciata della seconda chiesa, mi soggiunse : "In questo luogo dove igloriosi Martiri di Torino Avventore, Solutore e Ottavio offrirono illoro martirio, io voglio che Dio sia onorato in modo specialissimo" .

Così dicendo, avanzava un piede posandolo sul luogo dove avvenneil martirio e me lo indicò con precisione . . . Intanto io mi vidi circonda-to da un numero immenso e sempre crescente di giovani ; ma guardan-do la Signora, crescevano anche i mezzi ed il locale, e vidi poi unagrandissima chiesa, precisamente sul luogo dove mi aveva fatto vedereche avvenne il martirio dei santi della Legione Tebea, con molti edificitutto all'intorno e con un bel monumento nel mezzo» .

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 31: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

Costituzione dogmatica "LumenGentium", di una Chiesa all'inse-gna della comunione . Terzo: l'ab-bozzo, nella "Gaudium et spes"di una Chiesa comunione al servi-zio della fraternità universale del-l'umanità. Un modello di Chiesa- quest'ultimo - che è stato vi-sto, nella successiva riflessione teo-logica delle giovani Chiese del Ter-zo Mondo, soprattutto come servi-zio privilegiato ai più poveri, aipiù deboli, ai più emarginati .

«Un analogo passaggio dovreb-be verificarsi nella devozione ma-riana della Famiglia salesiana», af-ferma Luis Gallo. «Da una Mariainvocata per i bisogni privati -l'Immacolata - si è passati aduna Maria invocata come "Ausiliodei cristiani"» prima - ai tempiancora di Don Bosco - per i biso-gni collettivi ecclesiali e poi, dopoil Vaticano Il, ad una Maria invo-cata per i bisogni collettivi dell'u-

manità, ma senza prendere ancorain considerazione i conflitti realiche l'attraversano . Ora dovremmopassare ad una Maria invocata co-me Ausiliatrice della «non-umani-tà», cioè di quella parte dell'uma-nità - che è, del resto, la grandemaggioranza - che sono gli emar-ginati, i poveri, gli ultimi .«Mi sembra», prosegue don

Gallo, «che questo sarebbe conna-turale al carisma salesiano, all'ec-clesiologia che Don Bosco ha vis-suto esistenzialmente più che tema-ticamente. Tutta la sua preoccupa-zione era, di fatti, polarizzata at-torno ad una missione di servizioai giovani più bisognosi ed emargi-nati. E se a tale scopo ha suscitatoanche una congregazione, allora la

RA sinistra : interno dellaBasilica dl Maria Ausiliatrice .Sotto: la facciata(Foto Archivio SEI - Canavera)

1 GENNAIO 1988 • 31

presenza di Maria Ausiliatrice do-vrebbe essere proposta oggi comequella di Colei che sorregge, assi-ste, spinge, incoraggia, anima laCongregazione e la Famiglia sale-siana perché siano totalmente alservizio dei giovani delle classi po-polari .«Maria Ausiliatrice», conèlude

Luis Gallo, «dovrebbe essere comeun pungolo costante nella carnedella Congregazione per non la-sciarla mai tranquilla . Il program-ma che la Madonna propone aiSalesiani dovrebbe essere quellatrasformazione radicale che pro-clama nel Magnificat. Una triplice"rivoluzione" : culturale: "disper-se i superbi nella loro mente" ; po-litica: "depose i potenti dai tro-ni" ; socio-economica: "i ricchi limandò a mani vuote e i poveri lisaziò di beni" . Una devozione aMaria Ausiliatrice intesa come Co-lei che viene a sedare i bisogni pri-vati o a risolvere i problemi intra-ecclesiali o intra-congregazionalinon sarebbe ormai sufficiente» .

In questa linea, inserendosi nellagenuina tradizione ecclesiale e sale-siana don Egidio Viganò ha volutoche il capitolo generale 22 si apris-se il 14 gennaio 1984 con l'atto diaffidamento della Congregazioneall'Ausiliatrice. «L'affidamento aMaria - commenta don Adriaanvan Luyn - non è un rifugiarsiintiùistico o pauroso nelle mani diuna madre, ma è un affidarsi al-truistico o coraggioso in vista delservizio al vangelo di Cristo. Lamotivazione dell'affidamento nonsi limita alla speranza della pro-pria salvezza ma è anche missiona-ria» .

«L'affidamento all'Ausiliatrice- scriveva allora don Viganò -vuole assicurare in noi un quoti-diano impegno contro ogni super-ficialità spirituale che ci toglie lapotenza dello Spirito Santo ; vo-gliamo avere la forza di vivere, vi-vere con costanza, lavorare con in-stancabilità, testimoniare con co-raggio e lottare evangelicamentenella più esplicita realtà all'origi-nale e molte volte incompresa mis-sione pastorale della chiesa cattoli-ca in religiosa sintonia con i suoipastori» .

Silvano Stracca2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 32: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

32

t~ E notoria l'instabilitàdella temperatura giovanile . Moltestagioni della vita sociale ed eccle-siale sono state determinate e defi-nite dagli sbalzi della febbre deigiovani. E se per gli educatori èimportante impugnare un termo-metro per controllare direzioni eintensità delle variazioni termiche,tale strumento di verifica non puòcerto mancare in un Oratorio .Qui, infatti, la febbre dei giovani

CENT'ANNI L'ORATORIOE SEMPRE UNA SCOMMESSA

Quali sono i problemi dell'oratorio?E possibile ripensandolo rispondere alle esigenze .dei ragazzi d'oggi? Sembra di sì.

ha sussulti amplificati, che spessosconcertano gli stessi addetti ai la-vori .

Superata la morbida fase dell'o-ratorio-culla per bambini e ragazzio quella svagata delle masse par-cheggiate in cortile, da qualche tem-po l'Oratorio, spesso aggiornato in«Centro Giovanile», pulsa della va-riegata e inquieta presenza dei gio-vani . E i nodi vengono al pettine :non sono pochi né facili da scioglie-

re e, spesso, uno fra i vari tentatividi soluzione determina la fisiono-mia dell'Oratorio . Così, sul merca-to, compare una varietà accentuatadi tipologie e di modelli, ognunocon caratteristiche di labilità, diprovvisorietà, di incertezza .L'Oratorio-contenitore che trabor-da di iniziative scollegate e avulseda un progetto unificante .L'Oratorio-palestra che ruota ai rit-mi degli allenamenti sportivi .L'Oratorio-dancing tutto feste,complessi e musica . L'Oratorio-cenacolo chiuso nel giro di pochi in-timi sintonizzati su pratiche devo-zionali. L'Oratorio-week end che

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 33: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

soddisfa variamente l'annoiato finesettimana della gioventù-bene .L'Oratorio-fritto misto che miscelaconfusamente attività e spiritualitàattinte all'ACI, ai GEN, a CL, al-1'AGESCI, alle ACLI, a MCL .L'Oratorio-Bronx che si fa succubedelle scorribande di chi vuol impor-re la legge del più forte . L'Oratorio-azienda che articola cinema, teatro,sala-giochi inzeppata di flipper e vi-deogames, per esaltare l'effimeropurché ci sia un congruo rientro fi-nanziario . . .L'elenco potrebbe continuare . For-se con evocazioni dalle tinte menocineree. Ma, a guardare freddamen-te, quanto appare ingiallita l'imma-gine di quell'oratorio, nato daun'Ave Maria!

Ripensare l'Oratorio

Si è sentita l'esigenza di guarda-re meglio, di controllare, di capire .È sintomatico quanto si sta regi-strando in Italia in questi ultimimesi. Convegni diocesani, incontrizonali, conferenze nazionali hannovoluto riconsiderare realisticamen-te e con uno sguardo critico la si-tuazione degli Oratori . Ancona,Milano, Torino, Roma sono statele sedi di recenti incontri . Ancheall'interno della Famiglia Salesianail problema è diventato scottante .Avviato in un primo incontro av-venuto a Castellammare (giugno'86) e ripreso nella Conferenza ro-mana di metà dicembre '87, il te-ma «Oratorio» ha visto accapi-gliarsi più di un agguerrito espertodi pastorale giovanile e numerosiresponsabili di Oratori-Centri Gio-vanili . Gente con le mani in pasta .Sono stati momenti utili a ripensa-re ciò che spesso si vive con pas-sione ma senza l'opportunità di unsano vaglio critico .

Tanto fervore di incontri, di in-dagini, di puntualizzazioni, di con-fronti di esperienze è sintomo chela patata è molto bollente . Ma an-che molto amata. Se l'argomentonon toccasse profondamente lasensibilità dei salesiani e la co-scienza di impegno verso i giovanidi tanti validi laici, non suscitereb-be tanto interesse . Sapere, invece,

l'Oratorio il luogo privilegiato,nelle scelte educative di Don Bo-sco, per una «salvezza» umana ecristiana offerta e condivisa con igiovani, soprattutto quelli piùesposti o condizionati da difficol-tà, impegna la Famiglia Salesianaad atti di coraggio, di inventiva, divolontà riconquistata per operareefficacemente in questa zona difrontiera dove si fa più delicato,ma anche più promettente e fecon-do, il dialogo tra giovani e società,tra giovani e Vangelo, tra giovanie comunità ecclesiale .

È la ragione che ha spinto i sale-siani a ripensare e rilanciare l'Ora-torio .

L Oratorio: missioneaperta sul continenteGiovani

Quali siano le linee di tendenza,i problemi meglio definiti, le zoned'ombra da illuminare, gli atteg-giamenti con cui affrontare l'argo-mento, lo abbiamo chiesto a donJ . Vecchi, responsabile del Dica-stero mondiale della PastoraleGiovanile salesiana . Nel suo inca-

I GENNAIO 1988 • 33

«Intuizioni basilaridella pedagogia cristiana»di Rocco ButtiglioneNella esperienza del nostro movimento abbiamo avuto modo molte volte di

reincontrare e riscoprire alcuni aspetti essenziali della «pedagogia salesiana» .Il loro principio fondamentale si può forse sintetizzare nell'affermazione che«salva i giovani solo chi li ama» . Davanti alla situazione deì giovani dei nostrotempo (ma sarebbe più giusto dire di ogni tempo) non servono le analisi sociolo-giche né le indignazioni moralistiche. Bisogna prima di tutto stare con loro par-tendo da una gratuita simpatia per la loro umanità. Solo questo atteggiamentoconsente di condividere le loro attese e le loro speranze e di pronunciare parolecariche di senso perché generate nella loro stessa situazione esistenziale .

Tutto questo però sarebbe inutile e, forse, perfino dannoso, se questa totaleimmanenza nella condizione dei giovani non fosse accompagnata, anzi in uncerto senso perfino preceduta, da una radicale consegna di sé stessi (biblica-mente del proprio cuore) a Cristo . Solo questo consente di stare nella situazionesenza lasciarsene assorbire, con una forza che la trascende e proprio per que-sto la apre alla speranza ed alla presenza attuale della salvezza . Un terzo ele-mento è, direi, che i giovani li salvano i giovani . Bisogna, fra i giovani, costruireamicizie che abbiano chiaro l'orientamento verso il destino ultimo dell'uomo evalorizzare coloro che, magari contingentemente e tentativamente, comprendo-no e vivono questo orientamento al destino .

Leggendo la vita di S . Giovanni Bosco è stato per noi una grande gioia vede-re confermate e chiarificate queste intuizioni che stanno, io credo, alla base diogni pedagogia autenticamente cristiana.

Rocco ButtiglioneDocente universitario, esponente di «Comunione e liberazione»

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 34: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

34 • 7 GENNAIO 1988

rico c'è anche la preoccupazione didare un volto nuovo e di garantirefunzionalità educativa ai più di800 oratori che i salesiani hannonel mondo (cui andrebbero ag-giunti quelli delle FMA e quelli le-gati all'iniziativa e generosità ope-rativa degli altri membri della Fa-miglia Salesiana) .

«L'Oratorio è sempre stato uninteresse fondamentale della con-gregazione salesiana. Anche moltechiese locali cercano di rifondarequalche luogo di incontro e di ag-gregazione giovanile come stimoloalla crescita umana e all'evangeliz-zazione. Per noi, oltre il carismache appartiene alla tradizione, l'in-teresse appare rinnovato dalla co-scienza di dover essere presenti nelterritorio con iniziative di condivi-sione, di incontro, di corresponsa-bilità, di miglioramento generaledell'ambiente, e in secondo luogodall'urgenza di riagganciare la gio-ventù con proposte formative .Uno dei problemi che la pastoraleavverte in un tempo largamente se-colarizzato è quello di avviare deiprocessi di socializzazione religio-sa. Ora, l'Oratorio è una propostainteressante in tal senso. L'Orato-rio è da considerarsi nell'Ottica deltempo libero: tempo in cui i giova-ni elaborano il senso della vita .

Così l'Oratorio diventa il luogoche non fa da riempitivo o com-pletamento alle altre istituzioni piùorganizzate (come la scuola, ecc.),ma addirittura permette una sintesivitale».Domandiamo se l'Oratorio non

stia rischiando la ripetitività di unmodello, efficace ai tempi di DonBosco, ma consumato dall'usura,spiazzato da agenzie laiche più agi-li e affascinanti, inadeguato difronte ai nuovi bisogni giovaniliindotti dalla cultura odierna .

«Ci sono oratori - afferma d .Vecchi - che si ripetono e nonagganciano più, perché non sonoentrati nella dinamica del territorioo perché non inseriti nella vita dellaChiesa locale o perché non corri-spondono più al livello e ai conte-nuti di un'età adolescenziale e gio-vane. Vedo, però, molti segni divivacità. Un punto qualificante de-gli ultimi tempi è stato il rinnova-mento dei processi di evangelizza-zione che partono dalla situazionedei giovani. Sono esperienze noncosì socializzate da produrre unmodello esportabile . Bisognerà ar-rivarci. Il riferimento a Don Boscorichiama gli elementi ispiratori:l'Oratorio come missione apertanel continente giovanile; l'Oratoriocome spazio di crescita umana, di

educazione e di evangelizzazioneche partono dai bisogni e dalle do-mande dei giovani; l'Oratorio co-me luogo dove si attua la metodo-logia educativa della partecipazio-ne, del protagonismo dei giovani,della costruttività offerta dall'am-biente. Sono elementi che la «me-moria» di Don Bosco rilancia cari-chi di attualità e di profezia» .

Sul versante dei problemi e delleurgenze, don Vecchi accenna : «Lagestione di alcuni oratori è im-provvisata e discontinua . Bisognaprendere coscienza che si tratta diambienti globali, come la scuola, eche non sono solo un cortile dariempire con qualunque attività .Occorre un progetto educativopreciso negli obiettivi, nella quali-tà, nelle proposte. Occorre una ri-flessione globale e sistematica chesappia riprendere le possibilità del-l'Oratorio connesse con la dinami-ca del territorio, la dinamica eccle-siale e legate ad una conoscenzapiù precisa della mentalità giovani-le e della condizione dei giovani» .

Sembra in atto la volontà di ri-pensare e rivitalizzare una intuizio-ne di Don Bosco che ha fatto sto-ria e che continua ad essere unaesperienza educativa qualificata,almeno là dove non soffre incro-stazioni dovute a stanchezza, di-sinteresse, scoraggiamento, perditadella propria ispirazione profonda .Non si vuole più l'Oratorio «usa egetta», l'Oratorio «dove lo sport èl'ultimo a morire», dove «il miobambino è educato e lì non lomando», dove «l'Oratorio è la tuacasa» che spalanca indistintamentele porte anche agli «ultimi», la-sciandoli, però, nella situazione dipartenza . . .

Emerge la ricerca di una strate-gia rinnovata che parte da un ac-corto rilevamento della situazionegiovanile, da un adeguamento del-le strutture, dalla riqualificazione edall'ampliamento del personaleeducativo. Ma, forse, il punto de-terminante è l'appropriazione con-vinta, da parte dei salesiani e deiloro collaboratori, della passioneeducativa di Don Bosco, che nascedalla stima e dall'amore verso igiovani. Insomma: un fatto dicuore .

Pierdante Giordano2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 35: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

Si chiamava Garelli la «prima pietra»dell'oratorio salesianoLa nascita e lo sviluppo dell'istituzionevoluta da Don Bosco, come ce l'hannonarrata «antichi allievi» sul «Bollettinosalesiano» a partire dal gennaio 1879.

La nascita e gli sviluppi dell'Oratoriosalesiano sono raccontati a puntate «daantichi allievi interni ed esterni, eccle-siastici e laici«, sul «Bollettino salesia-no» a partire dal numero del gennaio1879. Don Bosco è ancora alla testadell'ormai grande famiglia salesiana,circondato dalla venerazione dei suoi fi-gli. La storia dell'Oratorio è dunque unatto di riconoscimento all'opera delFondatore, che dell'oratorio stesso è ilprotagonista . Ma proprio perché è anco-ra tra loro, i narratori temono quasi diviolarne la modestia e perciò la narra-zione si apre con una premessa che di-ce: «Il protagonista ci perdoni se co-stretti dalla natura delle cose noi lo fac-ciamo sbvente venire in scena suo mal-grado. Ormai non si tratta più di DonBosco, ma di un fatto, di cui si rese giàpadrona la storia, e a cui non solo i po-steri, ma anche i presenti hanno dirittodi conoscere appieno, per meglio ammi-rare la condotta della Divina Provviden-za nelle opere sue» . Da quel raccontoraccogliamo qui alcuni brani che voglia-mo, benché essi siano largamente noti,riproporre come cenni storici dell'avviodell'oratorio salesiano .«Don Caffasso prese a condurre Don

Bosco nelle prigioni di Torino . Il vedereturbe di giovinetti sull'età dai 12 ai 18anni, inoperosi, rosicchiati dagli insetti,espiare in quei luoghi di pena, con unatrista reclusione e più ancora coi rimor-si, le colpe di una precoce malizia, feceinorridire il giovane prete . Egli vide inquegli infelici personificato l'obbrobriodella patria e il disonore della famiglia ;vide soprattutto anime redente e franca-te dal Sangue di un Dio gemere inveceschiave del vizio ; e nel più evidente pe-ricolo dì andare eternamente perdute .Osservò ancora che il numero di queidisgraziati andava ogni giorno crescen-do; e quelli stessi che, scontata la pe-na, erano restituiti a libertà, ben prestotornavano in quel luogo carichi di nuovidelitti e di una nuova condanna. Cer-cando poi la causa di tanta depravazio-ne in quei miseri giovani, gli parve ditrovarla nel loro allontanamento dallepratiche religiose nei giorni festivi . Con-vinto di ciò, Don Bosco andava dicen-do: "Chi sa se questi giovinetti avesse-ro avuto un amico, che si fosse presaamorevole cura di loro, li avesse assisti-ti ed istruiti nella Religione nei giorni di

festa, chi sa se non si sarebbero tenutilontani dal mal fare, e se non avrebberoevitato di venire e di ritornare in questiluoghi di pena? Non sarebbe questa co-sa della più grande importanza per laReligione e per la civile Società il ten-tarne la prova per l'avvenire a vantag-gio di centinaia di migliaia di altri?" Eglicomunicò questo pensiero a don Caf-fasso e con suo consiglio e i suoi lumiprese tosto a studiare il modo di effet-tuarlo» .

«( . . .) L'8 dicembre 1841, Don Bosco,nella sagrestia di San Francesco di As-sisi, stava in procinto di vestirsi dei sa-cri paramenti per celebrare Messa . Ilsagrestano, vedendo un giovinetto in uncanto lo invita a venirgliela a servire . -Non so, egli rispose tutto mortificato -non l'ho mai servita. - Bestione chesei, gridò il sagrestano infuriato, se nonsai servir Messa perché vieni in sagre-stia? E in men che non si dice dà piglioallo spolverìno e giù colpi sulle spalle esulla testa del poveretto . Mentre questise la dava a gambe, "che fate?" gridòDon Bosco al sagrestano, "perché bat-tete quel giovinetto? che cosa vi ha fat-to? . . . chiamatelo all'istante, è un mioamico" . ( . . .) Celebrata la Messa, DonBosco fece venire a sé il giovane e confaccia allegra, ed assicuratolo che nonavesse più timore di percosse, prese ainterrogarlo così : - Mio buon amico,come ti chiami? - Mi chiamo Bartolo-meo Garelli. - Di che paese sei? -

1 GENNAIO 1988 • 35

Sono di Asti . - Vive ancora tuo padre?- No, mio padre è morto . - E tua ma-dre? - Mia madre è anche morta . -Quanti anni hai? - Ne ho sedici . - Saileggere e scrivere? - Non so niente .- Sei stato promosso alla Santa Comu-nione? - Non ancora . - Ti sei giàconfessato? - Sì, ma quando ero pic-colo. - Vai al catechismo? - Non oso .- Perché? - Perché i miei compagnipiù piccoli sanno la dottrina e io sì gran-de non so nulla ; per questo ho vergo-gna di mettermi tra loro . - Se ti facessiio stesso un catechismo a parte, verre-sti ad ascoltarlo? - Ci verrei di buongrado . - Verresti volentieri anche inquesta cameretta? - Sì, purché non misi diano bastonate . - Sta tranquillo chenessuno ti maltratterà più . Anzi d'ora inavanti sarai mio amico, ed avrai a dafare con me e con nessun altro . Quan-do vuoi dunque che incominciamo? -Quando a lei piace. - Stasera? - Sì .- Vuoi anche adesso? - Sì, con moltopiacere . (. . .) Dopo circa mezz'ora egli lolicenziò con grande benevolenza, fa-cendogli promettere che sarebbe ritor-nato la seguente domenica . ( . . .) A que-sto giovane allievo, che può chiamarsila prima pietra dell'Oratorio, altri se neaggiunsero in appresso» .

( . . .) L'anima del nostro oratorio, il no-stro impareggiabile amico, anzi teneris-simo padre, era sempre Don Bosco .Egli consacrava a noi non solamente ilgiorno festivo, ma si può dire tutta lasettimana. Quando sapeva che talunodi noi era disimpiegato, o stava pressoa cattivo padrone, ei si adoperava consollecitudine affettuosa a trovargli un la-voro, ed affidarlo a un padrone onestoe cristiano. Di ciò non pago egli quasiogni giorno veniva a visitarci ìn mezzoai nostri lavori, nelle officine e nelle fab-briche . In queste visite, Don Bosco ri-volgeva una parola ad uno, una doman-da ad un altro, dava un segno di bene-volenza a questo, faceva un regalo aquello, e tutti ci lasciava con una gioiaindicibile» .

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 36: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

36 • 1 GENNAIO 1988

Dai GIOCODEI BUSSOLOTTIALL'INVENZIONEDEI MEDIADon Bosco «comunicatore nato»,«moderno e antico, geniale edenigmatico». Nelle sue mani ognioggetto è un messaggio che sitrasforma in una proposta di vita .

*; gDon Bosco fu un co-municatore nato. Cioè di razza,incontenibile. Nella comunicazionemodificava se stesso, diventava piùmoderno delle sue idee, inventavapedagogie . Mostrava d'aver capitobene la civiltà industriale, di cuiper principio era nemico . E cometutti i grandi comunicatori, attrae-va e faceva paura . Cent'anni dopola morte, continua quell'effetto .

Se dovessi studiare il rapportotra Don Bosco e i mass media par-,tirei da qui: il conversatore, e poiil saltimbanco e il prestigiatore, ilprete che organizza i giovani fa-cendoli «schiamazzare a piacimen-to», che fonda scuole e pubblica-zioni, organizza spettacoli . E infi-ne il suo capolavoro di comunica-zione : la reinvenzione, a misuradella città industriale, dell'Orato-rio. Che è un sistema integrato discuola e lavoro, tempo libero e re-ligione : «Una macchina perfetta incui ogni canale di comunicazione,dal gioco alla musica, dal teatroalla stampa, è gestito in proprio subasi minime, e riutilizzato e di-

scusso quando la comunicazionearriva da fuori» (Umberto Eco) .Ma io non ho competenze spe-

ciali per trattare questo argomen-to. Posso solo dire la mia impres-sione : di uomo dei media, che si èappassionato alla lettura delle«Memorie dell'Oratorio» . E cheha cercato di capire il senso gene-rale delle ultime dispute sulla figu-ra di Don Bosco : che hanno se-gnalato quanto fosse moderno eantico, geniale ed enigmatico ilfondatore dei Salesiani . O meglio :quanto egli appaia ancora tale,contraddittoriamente, un secolodopo .

L 'identikitdi un «piemontesemoderno»

Don Bosco comunicatore, dun-que. So che Don Bosco è stato de-finito «un amico dei giovani»(cardinale Montini), un «grande

educatore dei giovani» (GiovanniPaolo II). Un «filantropo eroico»(Giovanni Semeria), «evangelizza-tore nel senso più profondo dellaparola» (Jan Joergensen), un «vi-vo esempio di santità in azione»(Henri Daniel Rops), «uomo prati-co per eccellenza» (Joris KarlHuysmans), un santo che «si tra-sforma in vero e proprio sindacali-sta» (Piero Bargellini), un misticoche «si preoccupa di operare consenso evangelico in seno alla socie-tà» (Gaetano Salvemini) . Infine,in modo forse più di ogni altroriassuntivo, Italo Alighiero Chiu-sano ha scritto che Don Bosco in-carna, tra i grandi santi, la figuradel «piemontese moderno» .

Queste definizioni, lette in: teme,ci danno il seguente identikit: unpiemontese moderno, che si f, i tut-to a tutti, per amore dei giovani edella loro evangelizzazione. i bbe-ne: alla base dell'avventura salesia-na io vedo l'istinto di comunicato-re di Don Bosco . Il suo «sorrisofurbo». La sua magica percezionedegli uomini: «Era ancora piccoli-

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 37: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

no assai e studiava già il caratteredei compagni miei . E fissando ta-luno in faccia, per lo più ne scor-geva i progetti che quello aveva incuore. Per questo in mezzo ai mieicoetanei era molto amato e moltotemuto». Lo dice lui, di quandoaveva dieci anni. Così successe intutta la sua vita. Così, sembra,succede ancora. Dunque il sorrisofurbo, l'occhio che vede . E terzala parola: «Ciò che li raccoglievaattorno a me e li allettava fino allafollia, erano i racconti che loro fa-ceva». Una parola che diventeràpotente e capace di effetti praticiprima d'essere pronunciata: «Ungiorno un carabiniere, vedendomicon un cenno di mano ad imporresilenzio ad un quattrocento giova-netti, che saltellavano e schiamaz-zavano pel prato, si pose ad escla-mare: se questo prete fosse un ge-nerale, potrebbe combattere con-tro al più potente esercito delmondo».

All'origine della forza di parola,decisiva nel comunicatore Don Bo-sco, c'è qualcosa di più elementare

del contenuto delle parole . Il mes-saggio viene dopo : in principio c'èla meraviglia di una parola chel'interlocutore avverte immediata-mente come rivolta a se stesso . Letestimonianze su questa magia del-la parola personalizzata, che seguealla magia dello sguardo conosci-tore, sono innumerevoli . Citeròquella di Papa Ratti, il Ponteficeche canonizzò Don Bosco e chenell'autunno del 1883 era statoospite di Don Bosco, nella CasaPinardi : «Eccolo a rispondere atutti : e aveva la parola esatta pertutto, così proprio da meraviglia-re: prima infatti sorprendeva e poitroppo meravigliava» .

ll segretodell'oratorio salesiano

La meraviglia può essere inizio amolte cose. In Don Bosco davainizio a un processo di comunica-zione che non si fermava più :

i GENNAIO 1988 - 37

coinvolgendo tutto l'uomo, sia iltrasmettitore che il destinatario etutti gli oggetti intorno ; e lo spazioche li conteneva, dal prato alla cit-tà; e il tempo in cui quella scenadi comunicazione si svolgeva, chefiniva con l'estendersi a tutta lagiornata, reclamando anche la not-te. Ed ecco che séguendo questotracciato della comunicazione ab-biamo indicato il segreto di quellamacchina geniale di comunicazioneglobale che è l'oratorio: che tendea rifare tutta la giornata dei «gio-vanetti» che in esso si inseriscono,volendone rifare la vita .

Ecco dunque il corpo : «Io face-va i giuochi dei bussolotti, il saltomortale, la rondinella, camminavasulle mani; camminava, saltava edanzava sulla corda, come un sal-timbanco di professione» . Tutto ilDon Bosco comunicatore è un sal-timbanco, che salta tutta la vita . Emuovandosi tutto fa muovere tut-ti: «Una turba di fanciulli seguivaovunque i miei passi», in una«smodata ricreaziope» che spaven-tava i benpensanti .

Ed ecco gli oggetti : « Io era peri-tissimo ad uccellare colla trappola,colla gabbia, col vischio, coi lacci ;pratichissimo delle nidiate. Fattaraccolta sufficiente di questi ogget-ti, io sapeva venderli assai bene . Ifunghi, l'erba tintoria, il treppioerano eziandio per me una sorgen-te di denaro» . Sono i materiali po-veri del ragazzo contadino che sifa ciarlatano di professione . E chetrovano continuazione nei materia-li poveri di uno sfratto di sagre-stia: «Si prendono panche, ingi-nocchiatoi, candelieri, alcune se-die, croci, quadri e quadretti» . Ein quelli di una scuola dormitorio :«Costui portava legna, quell'altroacqua ; secchia, molle, palette ;brocca, catinella, sedia, scarpe, li-bri». In mano a Don Bosco, ognioggetto è un messaggio : «Mi reca-va nelle carceri colle saccocce pie-ne ora di tabacco, ora di frutti,ora di pagnottelle» . Alcune oggettisono già un messaggio in partenzae Don Bosco li trasforma in pro-poste di vita : «II buon teologoGuala e don Cafasso mi davanovolentieri immagini, foglietti, li-bretti, medaglie, piccole croci daregalare. Talvolta mi diedero mez-

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 38: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

38 • 1 GENNAIO 1988

Al lavoro presso il CentroSalesiano di produzione diBelo Horizonte in Brasile enella pagina precedente pressoIl reparto stampa della SEI diTorino(Foto Archivio SEI)

zi per vestire alcuni che erano inmaggior bisogno, e dar pane ad al-tri per più settimane» .Ecco: abbiamo forse toccato il

punto focale da cui nasce quellagrande rappresentazione che è l'O-ratorio salesiano . Con materialipoveri, dati in mano a ragazzi po-veri, Don Bosco compone il suodiscorso : «In generale l'Oratorioera composto di scalpellini, mura-tori, stuccatori, selciatori, quadra-tori e di altri che venivano di lon-tani paesi». Sarebbe facile - ora- seguitare in questa esposizionee mostrare come i materiali poverida cui parte Don Bosco, che sonospesso «mezzi» di sussistenza, di-ventino a poco a poco mezzi di co-municazione di massa . Essendo ilnumero dei ragazzi «cresciuto fuo-ri misura» . Ed inventando DonBosco, per istinto di comunicato-re, nuovi metodi di scuola e un'in-tera nuova pedagogia . Sarebbe fa-cile mostrare il progressivo ampia-mento, nello spazio e nel tempo,dell'iniziale Oratorio festivo . Iltutto per naturale crescita della co-municazione iniziale : «Io mi tro-vava un mucchio di attrezzi dichiesa e di ricreazione, mentre io

non aveva un palmo di terreno do-ve poterci raccogliere» .Fermiamoci qui, invece . Ché

forse abbiamo detto tutto . Ag-giungendo un solo esempio . Di co-me nasce la componente musicaledell'Oratorio, che presto divieneanch'essa nuova pedagogia musi-cale, tale da interessare gli espertidella materia: «In mezzo a queitrambusti avevamo la nostra musi-ca, che consisteva in un tamburo,in una tromba ed in una chitarra .Era tutto disaccordo; ma, serven-do a far rumore, colle voci deigiovani bastava per fare una mera-vigliosa armonia» . E si arriverà al-la «scuola di canto fermo e di mu-sica vocale» . E sarà «la prima vol-ta che la musica era insegnata inclasse a molti allievi contempora-neamente». E «i famosi maestrivenivano ansiosi ad assistere ognisera le mie lezioni» e «io che nonsapeva un milionesimo di quantosapevano quelle celebrità, la face-va da dottore in mezzo a loro» .

L '«invenzione»delle scuole serali

E lo stesso procedimento, di co-municazione-invenzione-mass me-dia, vale per le scuole serali : «Erala prima volta che nei nostri paesiavevano luogo tali scuole» . Le

pubblicazioni divulgative e periodi-che, fino alle «Letture Cattoli-che»: «I molti impegni che io ave-va nelle carceri, nell'ospedale Cot-tolengo, nel Rifugio, nell'Oratorioe nelle scuole facevagp sì, che do-vessi occuparmi di notte per com-pilare i libretti che Mi erano asso-lutamente necessari». E le «decla-mazioni, i dialoghi, i teatrini» . Ecommedie per divertire, come «Uncaporale di Napoleone»; o percombattere i Valdesi, come quelladel 1853, che il giornale valdese«La buona novella» condanna co-sì: «Chi avvilisce la religione finoa quel punto di ridicolo, è segnoche non la crede . Chi trascina ilnome adorabile del nostro Salvato-re Gesù Cristo sui teatri, noi lo ri-teniamo per un sacrilego» .

Don Bosco comunicatore non siferma mai . Non teorizza, non haun piano che non sia l'ansia evan-gelizzatrice e l'istinto comunicato-re combinati insieme . pistribuendoimmaginette e polenta inventa l'O-ratorio : «Pane, polenta, fagiuoli,riso, patate, cacio, frutta, ogni co-sa fu acconciata e loro sommini-strata». Con una tromba e untamburo arriva alla «scuola di pia-no e di organo e la stessa musicaistrumentale». E tutto serve per lacomunicazione essenziale, che è dimuovere la gente per rifarne la vi-ta: «II canto per via, la musica inchiesa trassero innumerabile folladi gente» .

Forse una sola regola seguì DonBosco nel muoversi dai mezzi disussistenza ai mezzi di comunica-zione: «Abbandonare la lingua el'orditura dei classici, parlare involgare dove si può, od anche inlingua italiana, ma popolarmente,popolarmente, popolarmente» . Eda quella regola vennero giornali elibri «da mettere nelle mani delbasso popolo». I «cartelli» intito-lati «Ricordi pei cattolici» . Il «li-brettino» col titolo «Avvisi ai cat-tolici». Fino alle «Letture Cattoli-che» che nascono nel 1853 ed han-no lo scopo di produrre «libri pelpopolo», in «stile semplice, dicitu-ra popolare» . E anche gli avversa-ri gli riconosceranno il «gran do-no» di «farvi capire e farvi leggeredal popolo» .

1,pigi AccattoliVaticanista del Corriere della Sera

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 39: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

MA LA MISSIONECONTINUA

«Rispondiamo con ge-nerosità all'appello di Cristo : an-date e fate dei discepoli in tutte lenazioni (Mt 28, 19) . Siamo tuttimissionari». Questo richiamo aldovere, che si pensa connaturale alcristiano, verso l'evangelizzazioneè contenuto nella parte finale del«Messaggio al Popolo di Dio» cheè stato rivolto alla conclusione delrecente Sinodo dei Vescovi, tenu-tosi in ottobre a Roma, su «Voca-zione e Missione dei Laici nellaChiesa e nel Mondo, a vent'annidal Concilio Vaticano II». «Lospirito - era detto in precedenzanello stesso Messaggio - ci fascoprire più chiaramente che oggila santità non è possibile senza im-pegno per la giustizia, senza soli-darietà con i poveri e gli oppressi .Il modello di santità dei laici deveintegrare la dimensione della tra-sformazione del mondo secondo ilpiano di Dio» .

Missione, quindi, «ad intra», e«ad extra» : oggi, qui e altrove .Fra i dannati della terra, dai negridel Sudafrica alla periferia di Ro-ma con gli zingari invisi, spiritual-mente uniti con i fedeli perseguita-ti nel Nordeste brasiliano e inVietnam o in Cambogia. Dovun-que sia territorio di missione : a co-minciare dalle nostre stesse societàeuropee, di civilizzati, benestanti,sfamati e soddisfatti . Senza pensa-re alle grandi mutazioni in corso,anche di tipo strutturale . In Italia,ad esempio, operano suore india-ne. L'America Latina si appresta acogliere il senso di un ammoni-mento affinché, a cinquecento an-ni dall'inizio dell'evangelizzazione,ora «si levi in piedi» e restituiscai valori che le sono stati offerti inpassato . In alcuni Paesi d'Africa- come la Nigeria - funzionano

1 GENNAIO 1988 • 39

In questi vent'anni è cresciutacon la consapevolezza d'esserechiesa anche quella d'esseretutti missionari.Don Bosco pensò dicoinvolgere tutti per «salvareanime».

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 40: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

40 • 1 GENNAIO 1988

seminari destinati alla preparazio-ne di missionari . Persino alcune.comunità cattoliche dell'Est euro-peo - Polonia, Jugoslavia -sfornano evangelizzatori .

«Vidi che ora i salesiani semina-no soltanto, ma i nostri posteriraccoglieranno . Uomini e donne cirinforzeranno e diverranno predi-catori»: così San Giovanni Bosconel celebre sogno che accompagna-va la prima attività missionariadella congregazione in AmericaLatina. Un'opera anche di «pro-mozione umana» quasi profeticaper il contesto temporale e i luoghiin cui si svolgeva, tale da dar ra-gione, a termine, a tanti incompre-si pionieri assimilati spesso a me-statori e perturbatori della quietedei benpensanti . La storia deimondo rigurgita di episodi di cat-tolici - sacerdoti e laici, religiosi•

suore - cacciati, imprigionati,torturati, processati, «giustiziati»• assassinati con rito sommariosoltanto per essersi schierati dallaparte di chi chiedeva giustizia, ge-neralmente e naturalmente i miseri•

gli oppressi .Le nuove frontiere della missio-

ne non richiedono, comunque, piùdi una moderata apologia . I risul-tati infatti possono essere apprez-zati sul campo . Intere conferenzeepiscopali di territori un tempoconsiderati da evangelizzare sonooggi composte da presuli locali(dai quali, sia detto di passaggio,si reclutano anche capaci ministridella Chiesa universale) ; altre siapprestano a diventarlo . Paesi incui la persecuzione ha creduto,espellendo i sacerdoti stranieri(spesso assai benemeriti), di sradi-care la pianta della fede, ha pro-dotto frutti di un clero indigenoaltrettanto preparato e saldo . NelSinodo dei Vescovi sul laicato, dueterzi degli interventi sono stati dirappresentanti, ordinati o no, delTerzo Mondo .

La missione, quindi si trasformada evento esotico, con caratteristi-che di meraviglia e avventura, inuno «status», una dimensione esi-stenziale per chi, cristiano, nonpuò, non deve dire di non sapere .Come nella semplice risposta di unparroco durante una celebrazione,quando uno dei presenti obbiettò

che non vedeva la necessità dimandare missionari in terre lonta-ne, mentre c'era tanto da fare nel-la zona circostante : «Ebbene, fac-cia» .

L'ignoranza talvolta è soltantopigrizia, non certamente una giu-stificazione . Bisogna chiedersiquanti fedeli sappiano, oggi in Ita-lia, che il programma pastorale

della nostra Chiesa locale per que-sto triennio 1986-1988 si intitola«Comunione e Comunità missio-naria», in quanto sviluppo di quel-lo precedente dedicato a «Comu-nione e Comunità» . Allo stessomodo ci si può interrogare sul gra-do di informazione ecclesiale - sevogliamo su un piano puramentenozionistico - dei cattolici allor-

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 41: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

ché, ogni volta, ci si meraviglia edè come nuova la notizia che diciot-tomila nostri compatrioti fra preti,religiosi, suore e laici, servono co-me missionari in ogni parte delmondo. Ci si chiede come possa-no, 'questi nostri fratelli, sentirsisostenuti dall'aiuto e dalla preghie-ra della comunità se non si abbiala consapevolezza del loro impe-gno di vita .

Lettere dalla Patagonia al «carissimo superiore»I primi missionari salesiani raccontavano a Don Bosco le loro«avventure ;> nelle terre quasi inesplorate dove Lui li aveva inviati .

I primi salesiani inviati da Don Boscomissionari in America Latina furono co-stretti dalle condizioni ambientali diffici-lissime ad affrontare inauditi sacrifici .Sorretti dall'incoraggiamento costantedi Don Bosco, dalla volontà ferrea disoccorrere i bisognosi e di salvare ani-me, essi superarono ogni ostacolo, siaprirono la strada in terre inesplorate, sidedicarono soprattutto all'assistenzadegli indios, le popolazioni indigene chei conquistatori europei scacciavano dal-le loro terre e massacravano senza pie-tà. Per ricordare i primi anni delle mis-sioni volute da Don Bosco, stralciamodal «Bollettino salesiano» degli anni1879-82 alcuni brani delle relazioni chei missionari erano soliti Inviare dalla Pa-tagonia, l'estrema punta meridionaledel Continente latino-americano, al loro«carissimo Superiore e padre» a Torino .

«Dalle rive del Rio Negro, in Patago-nia, le mando i nostri saluti Insieme aun forte grido di "viva Maria Ausiliatri-ce" . . . Non posso dirle ciò che abbiamopatito insino adesso, la fame e la setefurono i nostri compagni fedelissimi inquesto arrischiosissimo cammino . La fa-me, specialmente, che saziammo concarne di fiere e di poledro . . . Dobbiamoperò ringraziare il Signore Iddio d'avercisempre dato bel tempo: guai se si fos-sero scatenate le solite "tormente" diquesto deserto . Mentre gli altri compa-gni di missione sono in arrivo io sto ca-techizzando alcune povere indiane, allequali furono uccisi (dai soldati argentinin .d .r.) i fratelli, i padri, i mariti . Non èda meravigliare quindi se talvolta arma-to della carità di Gesù Cristo io gridicontro questa barbarie! nè posso dirletutto . . . Dico solo che per dormire a cie-lo scoperto, mangiar carne di cavallo ebere acqua di ruscelli quando la si tro-va, non basta una vocazione ordinaria,ci vuole una vocazione di ferro . . .»Il governo argentino ha annunziato

che gli indii della pampas sono statisterminati . Fra i prigionieri, gli atti a

«Mentre - afferma il citato do-cumento dei Vescovi italiani - la-vora ed opera per far sorgere nuo-ve comunità nel mondo, la missio-ne promuove anche una salutarerigenerazione delle Chiese e comu-nità cristiane del nostro Paese . Ilgeneroso impegno verso le giovaniChiese e la forte testimonianza cheesse offrono avrà un effetto positi-vo per le nostre comunità aiutan-

portare armi furono incorporati nell'e-sercito, altri internati nelle province . Ele loro famiglie, i loro figlioli? Come fos-sero oggetto di acquisto, preda o botti-no, vennero distribuiti a chi ne facevarichiesta. La parola "sterminio" e que-sta "distribuzione", contraria alle leggie ai sentimenti di natura, sollevò un gri-do unanime di riprovazione, lamentandogli uni che fossero per tal modo violatii diritti e rotti i vincoli della famiglia, egli altri che invece della Croce sfasi fat-to uso della spada, al solo scopo di di-struggere i poveri selvaggi . . . Per prov-vedere a questi disgraziati e per comu-nicare con le rimanenti tribù, i nostrimissionari salesiani si sono messi inviaggio . . .»

In Patagonia si recarono anche lesuore di Maria Ausiliatrice . Ecco un bra-no della relazione inviata a Don Boscoda una di esse :

alIl Rio Negro nel pressi di Viedma in Argentina(Foto Cristina Abbondi de Vaga)

1 GENNAIO 1988 • 41

dole a ritrovare slancio evangelico,iniziativa e fiducia nella forza del-la Parola di Dio, ricchezza di vo-cazioni e ministeri» .

Il cristiano «non è un navigato-re solitario», dice ancora il docu-mento che si rifà al precedente Si-nodo dei Vescovi del 19851 sull'e-vangelizzazione e che indicava nel-la «"opzione preferenziale" per ipoveri, gli oppressi e gli emargina-

«Stiamo preparando delle vestine edaltri abiti per le nostre povere indiane eci pare che il Signore ci stia apparec-chiando molto lavoro . Noi lo desideria-mo ardentemente, onde salvare tantepovere anime, che giacciono sepoltenelle tenebre dell'ignoranza . Ah, reve-rendo Padre, se vedesse quante india-ne ci sono! Ci fanno veramente com-passione e ci duole grandemente di nonpoterle aiutare tutte, perché noi siamotroppo poche e molto povere . Questanostra scuola di Carmen conta ora tren-ta ragazze e due educande. Se avessi-mo di che mantenerle, potremmo rice-verne, istruirne e salvarne moltissime .Tutte le domeniche andiamo alla par-rocchia a fare il catechismo alle fanciul-le cristiane, una volta al mese le faccia-mo confessare e un buon numero si ac-costa alla Santa Comunione con uncontegno molto devoto» .

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 42: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

42 • i GENNAIO 1988

Don Bosco, vieni in Africa!di Alessandro do Nascimento

La casa dove vivo provvisoriamente si affaccia su un cortile abbastanza am-pio. È dei salesiani, i quali da pochi anni hanno assunto la Parrocchia «SanPaolo»: tra le più popolate e popolari del luogo . La borghesia coloniale avevaaltre chiese in Luanda con più di quattrocento anni di vita .

La situazione privilegiata in cui mi trovo mi permette di osservare con discre-zione ed a lungo il metodo ormai rinomato dei Salesiani, come educatori . L'af-flusso continuo di gente sconosciuta che viene, spontaneamente, a parlare coisalesiani è interrotto soltanto dalla necessità di riposo .Come la Chiesa predilige i poveri, così i Salesiani preferiscono la gioventù

povera. Vorrei che notaste il fatto che i giovani fin dal mattino presto vengonodai sacerdoti ed è sera inoltrata, quando ritornano e si separano da loro . C'èsempre chi gioca al pallone, chi corre, chi salta, chi fa prove di canto . Tempofa ho assistito ad una accademia allestita da questi giovani che crescono sottol'influsso educativo dei figli di Don Bosco . Durante questo mese di ottobre, alleotto e mezza della sera, si riuniscono una cinquantina di giovani di entrambii sessi, i quali passeggiando avanti e indietro per il cortile, recitano il rosario .Alla fine, poi, c'è una breve esortazione di carattere spirituale, dopo di che sene ritornano, rispettosamente e in ordine, alle loro case . Osservando questospettacolo provo un po' di consolazione anch'io che vivo angustiato per il pro-blema della gioventù in una città che supera il milione di abitanti e dove, indi-scutibilmente, la maggioranza della popolazione ha meno di trent'anni . L'atmo-sfera di incertezza che la guerra prolungata ha finito per istaurare: l'aumentodella criminalità minorile, l'avvilimento, la seduzione dell'ateismo . Chi non vedeche tutto questo toglie il sonno a noi che amiamo la Chiesa ed abbiamo un'ideadi Patria? E se volgo lo sguardo all'intero continente africano, non penso cheil grido possa essere altro se non questo : «Don Bosco, vieni in Africa! Vieniper aiutarci e darci una mano per questa gioventit di qualità (valori) esimie . Veridiamanti che hanno bisogno d'essere levigatil» E chi meglio farebbe se nonquelli che nutrono per il giovane un affetto disinteressato, rispettoso, ed esigen-te? Loro che in un clima di reciproca fiducia tra educatore ed allievo, infondonoil senso della dignità eminente di cui si riveste il lavoro professionale e che pos-seggono la gioia come attitudine perenne? Don Bosco ricevette dal Signorequello sguardo pieno di affetto esigente con cui Cristo rimirò il giovane, il qualevoleva scoprire le vie della perfezione . Vengano, perciò, i figli di questo santo,padre della gioventù, in numero più significativo . I migliori lo seguiranno e conlui seguiranno Cristo .

Alessandro do NascimentoCardinale Arcivescovo di Luanda (Angola)

Presidente «Caritas» internazionale

i

ti una delle vie che il Concilio haaperto alla Chiesa per una sua ef-ficace presenza missionaria» . Per«ripartire dagli ultimi», come con-tenuto concreto di ogni evangeliz-zazione . Concreto, diciamo . Epensiamo, fra gli altri, ai S .D.B .che, dove arrivano, installano unlaboratorio, una scuola professio-nale, un oratorio, per insegnare etestimoniare .

Nel 1987 si sono celebrati i ventianni dalla pubblicazione dell'Enci-clica « Populorum Progressio » e laGiornata delle Comunicazioni so-ciali del 1988, la XXI, è dedicataalla «promozione della solidarietàe della fraternità tra gli uomini etra i popoli» : un richiamo evidenteall'analoga Giornata del 1968, cheaveva per tema «La stampa, la ra-diotelevisione e il cinema per ilprogresso dei popoli», a forte con-tenuto evangelizzatore . A testimo-niare una continuità di interesse, ilfilo rosso di una sollecitudine mis-sionaria che ormai si è fatta con-suetudine nella vita della Chiesa enella consapevolezza di ogni cri-stiano attento al richiamo dell'im-pegno comune .

Dovremmo forse sentire in noiquel senso di disagio che un mis-sionario temporaneamente tornatodal Bangladesh confessava di pro-vare in una società come la nostra,apparentemente senza memoria de-gli altri e senza solidarietà . Mentresiamo ammoniti che «Lo spiritomissionaria è l'anima della quoti-diana attività pastorale della Chie-sa» (44, CCM) . «La Missione -dice il documento alla conclusione- apre la Chiesa a una prospetti-va di letizia pasquale che è caricadi speranza per il futuro . Il Signo-re risorto quando manda i suoi liaccompagna sempre con le parole :"Non temete" e "Io sono convoi" . . . E guardando all'immensafolla dell'umanità che attende laParola, la Chiesa sente tutta la suaumana impotenza, ma prega ecanta come Maria il suo "Magni-ficat" perché sa che la sua povertàsarà colmata dalla ricchezza di Dioe la sua debolezza dalla forza diColui che compie meraviglie» .

Angelo Paojuzjredattore capo di

«Popoli e Missione»

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 43: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

PICTY d~ DEL vAGIlo

m

O

Il

SONO PASSI?, too NIA~ SUA Mo

J

.Sl;114%P p 1e ieVANro T617POPP7 .hU"J2E ANCORA 7

t{

E hoN 905C0 EPIU vivo CREMAI

o

u

>>

..

))

P612 O NN/A 9hEVA

t

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Page 44: 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - …biblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1988_01_SL-18... · e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna

w'' 'j"JkMsM-S'-.:~WWíIAmImm

io

=iCM

.

IN

r

W2

1 r-~

1

I

i

ks

i

i

I

=C

TM%m wm

ACA;

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it