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“Camminare insieme” OGGI Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - 70% - C/RM/DCB Periodico della Congregazione Suore Domenicane della B. Imelda - Anno XIV - n.44 Gennaio/Giugno 2015

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“Camminare

insieme”

OGGI

Poste Italiane SpA

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Nella Luce d’Imelda Gennaio/Giugno 2015

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anno XiV - n. 44

Gennaio/Giugno 2015

luciana Bini

(Sr. Gemma)

Vittorio Sammarco

Sr. Sueli de F. Gonçalves

Sr. lina Basso

Sr. Gioconda Boreli

Sr. Cristina Simoni

Studio ruggieri Poggi:

Silvia ruggieri,

antonio Poggi,

Elena acuti

tipolitografia Spedim

Via Serranti, 137

00040 Montecompatri

roma

Via trionfale, 8338

00135 roma

tel. 06.30600113

Fax 06.3389031

E-mail:

[email protected]

c/c postale

n. 85858009

intestato a:

Casa Generalizia

Suore domenicane

B. imelda

Via trionfale, 8338

00135 roma

aut. trib. di roma

n. 00357/97

in data 2.6.1997

Nelle bellissime isole Hawaii esiste una parola dal suono dolce:

ohana. Vuol dire “famiglia”, il luogo dove nessuno viene dimenticato,

escluso o resta indietro. Famiglia come la prima, la più autentica e origi-

naria delle relazioni.

Nella società contemporanea, con i suoi ritmi frenetici e i numerosi impe-

gni, la nostra attenzione è catturata da numerose distrazioni, alcune gra-

vose altre più frivole. Queste abitudini, se vissute sempre e solo in modo

individualista, senza un momento di confronto e dialogo collettivo, ri-

schiano di allontanare i membri di una famiglia, fino a trasformarli in solitu-

dini che abitano sotto lo stesso tetto. Una condizione difficile da vivere, co-

me ricorda lo stesso papa Francesco. «Pesa non ricevere un sorriso, non

essere accolti. Pesano certi silenzi, a volte anche in famiglia, tra marito e

moglie, tra genitori e figli, tra fratelli. Senza amore la fatica diventa più pe-

sante, intollerabile.»

amore quindi è la parola chiave che apre il discorso sulla famiglia. l’amo-

re è la “roccia” di cui ci parla il Vangelo (Matteo 7, 21-27), sulla quale edi-

ficare una casa fatta di legami forti e valori solidi, contro i quali nulla pos-

sono le intemperie della vita. la famiglia nasce quindi da questo progetto

d’amore come luogo di affetto, di aiuto, di speranza. Un nucleo di relazio-

ni, esemplare per la società che intendiamo costruire. dove nessuno re-

sta indietro.

la redazione

3 racconti di famigliaLa famiglia al centroItalia La gioia di essere genitoriAlbania Famiglia: un ponte tra passato e futuroBrasile Un grande cuore coloratoCamerun A scuola di “noi”Filippine Tradizioni e sfide (per la famiglia filippina)Indonesia Un nido accogliente

14 congregazione: crescere insiemeFormarsi per formare

16 comunità e missioniItalia - EsteUn anniversario speciale

Brasile - Caldas NovasSeminare l’amoreCameroun - Djangané Insieme come sorelleFilippine - CalabangaUna sola animaAlbania - BathoreRitorno in AlbaniaBolivia - Santa Cruz de la SierraImeldine in BoliviaIndonesia - Pontianak Indonesia - Pontianak Messico - San Luis Potosí Missione speciale in Messico

30moltiplicare la speranzaFantasia e solidarietà

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Nella Luce d’Imelda Gennaio/Giugno 2015

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La famiglia al centro

PREPARARSI AL SINODO SULLA FAMIGLIA: PENSIERI, TESTIMONIANZE, PERCORSI DELLA CONGREGAZIONE DELLE SUORE DOMENICANE DELLA BEATA IMELDA.

RACCONTI DI FAMIGLIA

L a famiglia è in una si-tuazione delicata e im-portante della sua sto-

ria, soprattutto in Occidente.È per questo che papa Fran-cesco ha intrapreso un per-corso sinodale (quindi nonsolo i vescovi riuniti, ma laChiesa tutta, da fine 2014 alprossimo ottobre) per trac-ciare le linee per la pastoraledei prossimi anni a riguardo.

ll «Vangelo della fami-glia» non schiacci, ma «dia

speranza» a coniugi, figli, fi-danzati. L’«Instrumentumlaboris» - il documento chetraccia lo schema sul qualesi lavorerà - cita la «relatioSynodi» di fine 2014, inclu-si i temi più discussi: l’Euca-ristia ai divorziati risposati,la proposta della comunio-ne spirituale, le unioni omo-sessuali. Per il Sinodo sullafamiglia dell’ottobre 2015non si riparte da zero, dun-que: si ribadisce l’importan-

za della famiglia fondata sulmatrimonio tra un uomo euna donna (no all’abolizio-ne artificiosa della differen-za sessuale); suggerisce pa-zienza e delicatezza verso lefamiglie ferite; riafferma chele unioni omosessuali nonsono paragonabili al matri-monio; getta l’allarme sullapedopornografia, l’uso di-storto del web, le donne e ibambini vittime di sfrutta-mento sessuale.

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RACCONTI DI FAMIGLIA

E soprattutto si preoc-cupa del calo progressivodel numero dei matrimoni;in Occidente crescono se-parazioni, divorzi, denata-lità; i giovani hanno paura aformare famiglie; spesso leistituzioni non sostengonola famiglia e contro la fami-glia ci sono molti attentati:guerre, migrazioni, tossi-codipendenza, alcolismo,disoccupazione, povertà,usura, cultura dell’«usa egetta».

Eppure la famiglia re-sta «pilastro fondamentale eirrinunciabile del vivere so-ciale, risorsa insostituibileper lo sviluppo armonico diogni società umana». Senzadimenticare gli invisibili, gliesclusi dal sistema e i figlispesso veri «orfani sociali».La famiglia è importantissi-ma in particolare per tutte lepersone fragili: vedovi, an-ziani, disabili, specie quelliche rimangono soli allamorte dei genitori.

Ecco allora perché èimportante che ripartiamo,nel nostro operare pastoralee di formatori, sempre dallestorie di vita, dalle esperien-ze, dalla realtà fatta di gioiee affetto, ma anche spesso disofferenze e fatica. La carneviva delle persone, il loromondo, nelle sue diverse ar-ticolazioni e collocazionigeografiche, è il cuore diquesto piccolo dossier.

Vittorio Sammarco

Il fuoco in spiaggia! Lefiamme avviluppano,crepitando, i pochi pezzi

di legno che il mare ha reso.Davanti a noi il Pacifico. Po-co vento, il mare è calmo. Lamagia del fuoco magnetizzala nostra attenzione e, dopoalcune canzoni cantate in-sieme al gruppetto di amicicon i quali ci troviamo perun fine settimana di riposo,cala il silenzio. Gli ultimibagliori del meravigliosotramonto nicaraguegno sul-l'oceano. Le stelle sopra dinoi. La luna sorge dietro lenostre spalle.

«Papà, possiamo pren-dere la luna e legarla con unfilo, come un palloncino?»Una vocina, che viene dalmio fianco, mi scuote dallimbo onirico nel quale erocaduto. Lo fa con un’imma-gine e una domanda chepuò solo appartenere almondo magico dei bambi-ni. A cinque anni tutto èuna scoperta, una doman-da, una curiosità. Tutto èpossibile, anche legare laluna con un filo. Non ci so-no limiti all'immaginazio-ne e alle possibilità che cioffre la vita.

La gioia di essere genitori

4Gennaio/Giugno 2015Nella Luce d’Imelda

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RACCONTI DI FAMIGLIA

Sono diventato papànon più giovanissimo, all’etàdi trentasei anni, dopo unlungo periodo di studio e la-voro che ormai, per noi occi-dentali, sembra essere inde-rogabile per potersi conqui-stare l'agognato titolo di stu-dio, i tirocini, i periodi di vo-lontariato, i primi anni di la-voro, l'indipendenza econo-mica, il mutuo ottenuto. Itrent'anni ormai per molti so-no la soglia minima per avereuna famiglia, mentre la biolo-gia ci rende pronti a procrea-re quando siamo ancora al li-ceo, ignara del fatto che or-mai viviamo in media ot-tant'anni e oltre. Infatti, la du-rata media delle nostre vite siè allungata di oltre vent’anni,dal dopoguerra ad oggi, gra-zie all’attuale sistema sanita-rio e allo stato sociale.

Avere figli. Era un so-gno che avevo da tempo e unregalo che ho ricevuto dalSignore, come tanti altri re-gali nella vita, ad iniziaredalla vita stessa. Non uno,ma due regali. Eva e Yan-nick, cinque e tre anni. Il so-gno si è realizzato dopo unlungo percorso, che ha resoancora più dolce il traguar-do raggiunto.

Come spiegare la gioiadi essere genitori? Comespiegare la sensazione di te-nere in braccio una creaturache viene da noi stessi, che ciassomiglia, nei cui occhi cispecchiamo? Come descri-

5Gennaio/Giugno 2015Nella Luce d’Imelda

vere quest’unica possibilitàche abbiamo di lanciare unguanto di sfida alla morte eall'oblio, questa freccia cheparte dal nostro arco, per dir-lo con una immagine del fa-moso Khalil Gibran...

Come spiegare quelloche si prova guardando gliocchi dei nostri figli?

Devo ammettere cheno, non è possibile. Le paro-le del più bravo scrittorenon potranno trasmettereciò che si prova a tenere permano questa manina cheviene da noi, che assomigliaalla nostra stessa mano o aquella del nostro nonno odel fratello della nostracompagna di vita. Le parolenon basteranno a far capireil caleidoscopio di somi-glianze che s’incarna in unbimbo. Non basteranno afar capire cosa si prova scor-rendo le mani nei capelli deinostri figli, nel consolarliquando piangono.

A chi assomiglia? Sichiedono tutti i famigliari egli amici. Assomiglia a tutti,in epoche diverse della suacrescita. Gli occhi della non-na, la voce dello zio, l'espres-sione della mamma, i capellidella sorella... Ognuno sispecchia in questa creaturi-na. Ci porta dentro di sé efuori di noi. Questa person-cina che Dio ci ha affidato,che dipende in tutto e pertutto da noi, che ci obbliga amigliorarci, a superarci, a do-

narci, a sacrificarci, a cresce-re, a fare delle rinunce.

Eppure è su queste ri-nunce e su questi sacrificiche si sofferma la nostra so-cietà odierna. Un figlio co-sta, mantenere un figlio pe-sa: dovrò comprarmi unnuovo SUV per poterci met-tere il seggiolino e portare ilpasseggino, non me lo pos-so permettere...

Chi ci parla invece dicosa significa per una so-cietà non avere più figli? L'I-talia ha dei problemi di cor-to periodo: la recessione, lacorruzione, la mafia o le ma-fie, il malgoverno, la buro-crazia, il degrado del nostroincommensurabile patri-monio artistico... la lista è

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Nella Luce d’Imelda Gennaio/Giugno 2015

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ben lunga. Ma l'Italia ha an-che un problema demogra-fico. Non vede il proprio fu-turo, non ne ha fiducia. Nonfa figli. Una società che nonfa figli, una famiglia che nonfa figli non pensa al futuro,non investe per il suo futu-ro. Ne ha paura. Non loguarda con la fiducia e l'e-nergia di un bambino, di ungiovane. Va avanti guardan-do indietro, come l'enigma-tico cane dell'AGIP.

Si può prendere la lunae legarla con un filo, come sefosse un palloncino? Si, sipuò fare, piccolina mia. Setieni per mano il tuo papà, loporti con te e glielo insegni,si può.

A tutti quelli che nonsanno se vogliono diventaregenitori, che dubitano, chehanno paura di non guada-gnare abbastanza, di fare sa-crifici, di cambiare pannoli-ni, di lasciare la loro libertà,di condannarsi ad una stradadalla quale non si torna in-dietro, voglio dire qualcosa.Non abbiate paura, i vostri fi-gli vi insegneranno il corag-gio. Abbiate fiducia, i vostrifigli vi insegneranno che Co-lui che ci ha creati pensa anoi. Non preoccupatevi, i vo-stri figli vi insegneranno chenon si vive ieri, o domani. Ivostri figli vi insegnerannoche si vive oggi, ora.

Marc Regnault de la Motheex alunno della scuola

I. Lambertini di Venezia

RACCONTI DI FAMIGLIA

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Nella tradizione albane-se la famiglia, fondatasull’autorità del pa-

dre, ha avuto sempre un ruo-lo importantissimo che nes-sun governo è riuscito a in-taccare, ma che attualmenteè sfidato da vari influssi.

La cultura albanese ècaratterizzata da elementispecifici, dove spiccano, an-cor oggi, l’ospitalità, l’acco-glienza, l’onore, la fedeltà, lafraternità. Un altro valore–

testimoniato anche dai nonalbanesi – è la convivenzatra le fedi. Sia papa Giovan-ni Paolo II che papa France-sco, con la loro visita in Al-bania, hanno sottolineatoquesta convivenza pacifica efraterna tra persone diffe-renti per etnia e confessionireligiose. Si tratta quindi diprincipi che si intreccianoin una radicata cultura dellasolidarietà e dell’incontroche trova il suo fondamento

nella famiglia. È importantesottolineare come questacostituisca un ponte tra pas-sato e futuro: qui, infatti, ilgrande rispetto per gli an-ziani simboleggia la saggez-za storica di un paese che haperò bisogno di guardareavanti, di portare il propriovissuto nel futuro grazie allenuove energie dei giovani.

L’Albania, dopo l’im-patto con il modello di vitaoccidentale, sta vivendoproprio questo periodo ditransizione alla ricerca diun’identità che conservi l’a-spetto positivo dei contenu-ti tradizionali e accolga d’al-tra parte l’aspetto positivodel pensiero moderno. Laperdita di certi valori uma-ni, spirituali, morali stacreando una mentalità doveal primo posto viene messo,a scapito di ogni valutazioneetica, il benessere puramen-te economico, la ricerca delguadagno facile sul terrenodel consumismo e perfinodella corruzione.

La sfida per la Chiesain Albania è quella di non li-mitarsi al compito, certa-mente primario, della evan-gelizzazione, ma di lavorareper costruire basi umane,formare le coscienze ai prin-cipi umani e cristiani, pro-muovere valori fondamen-tali della vita e della dignitàumana sui quali innestare ilmessaggio evangelico.

Sr. Imelda Koçubina

RACCONTI DI FAMIGLIA

Famiglia: un ponte tra passato e futuro

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8Gennaio/Giugno 2015Nella Luce d’Imelda

RACCONTI DI FAMIGLIA

piano sono venuti meno ivalori di base della vita uma-na e cristiana di molte fami-glie. Però esistono anche fa-miglie impegnate sia a livel-lo sociale che ecclesiale, checercano di essere artigianidel Regno di Dio.

Sr. Maria Generosa Barbosa

Il Brasile ha un cuore gran-de e accoglie persone didiverse culture. Tale ete-

rogeneità rende il Brasile co-lorato e bello, con tanti voltidifferenti!

In questo mescolarsi diprovenienze, la famiglia su-bisce importanti trasforma-zioni. Una volta le famiglieerano numerose, i suoimembri lavoravano nell’a-gricoltura e nell’allevamen-to per mantenersi, avevanostrutture di base radicate inuna solida tradizione cristia-na, cercavano di vivere i rap-porti coniugali fondandoli

nell’amore, nella fedeltà ecoltivando buone relazioni.

Oggi le famiglie hannopochi figli, i genitori si divi-dono tra v ari impegni: lavo-ro, formazione professiona-le propria e dei figli, occupa-zioni diverse. Con questostile di vita esigente, pian

Un grandecuore colorato

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La società camerunese dàgrande importanza allafamiglia. Essa è da sem-

pre il fondamento della so-cietà, il luogo di educazionedove i valori culturali e spiri-tuali vengono trasmessi ai fi-gli. La famiglia tradizionaleconserva un senso profondodella cultura della vita, che èsacra perché dono di Dio.

La famiglia è oggi unadelle preoccupazioni mag-giori di papa Francesco; eglistesso dice di aver bisognodel nostro sostegno per tra-sformare la società portan-do il Vangelo nelle famiglie.Il Camerun, come le altrenazioni coinvolte nel pro-cesso di globalizzazione, hail compito di raccogliere lasfida: deve dunque preser-vare i valori della famiglia,tesoro e risorsa della societàe dell’intera umanità. La fa-miglia rimane, di fatto, la ri-sorsa più preziosa della col-lettività, il luogo dove s’im-para l’importanza decisivadel senso del “noi”, per lacostruzione e la salvaguar-dia di una società più giusta,più unita e più solidale.

Nel 2014, MonsignorJean Lafitte, segretario del

Consiglio pontificio per lafamiglia, dichiarò: «Ciò chemi colpisce della famigliaafricana sono i legami di solidarietà fondamentali,quelli che vengono chiama-ti legami familiari e checomprendono i legami disangue e anche di solida-rietà, di prossimità imme-diata. Il termine famigliaviene utilizzato in Occiden-te solo a partire dal ‘600, so-stituendo il termine romano“gente”. La “gente” è la fa-

RACCONTI DI FAMIGLIA

A scuola di “noi”

miglia in un senso largo cioèi suoi membri uniti da lega-mi di sangue, ma anche i fa-miliari, ossia le persone cheaiutano la famiglia, abitanocon essa, i domestici. Ritro-viamo un modello analogonella famiglia africana, unmodello che tutte le societàdel mondo hanno conosciu-to, anche quella romana eoccidentale, ossia di solida-rietà estesa, ciò che un tem-po si chiamava parentela:fratelli e sorelle, genitori,

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RACCONTI DI FAMIGLIA

nonni, zii e zie, personemolto vicine alla famiglia.Sono legami che esistononelle zone rurali ma che so-no ancora predominantinelle società africane.»

Questa caratteristicasta venendo meno nellegrandi metropoli dove sinota una «secolarizzazio-ne» della famiglia. I legamifamiliari si riducono a nu-clei molto più piccoli; aquesto si aggiungono situa-zioni di precarietà e di po-vertà, dove si fa fatica a ri-creare l’ambiente delle so-cietà rurali.

La famiglia camerune-se è un luogo di grande soli-darietà e anche di accoglien-za della vita. Per renderseneconto basta assistere, nei vil-laggi come in città, alle festi-vità organizzate in occasio-ne della nascita e del battesi-mo di un bambino. Questagioia nell’accogliere la vita èun esempio che può aiutarea riscoprire la stima per la vi-ta apprezzata come donostraordinario del Creatore.Ed è anche un momento digrande inclusività tra perso-ne che pure non hanno lega-mi di sangue tra loro. Non a

caso, l’amicizia tra due per-sone può a volte diventarecosì forte da estendersi alleloro famiglie. Anche le per-sone originarie dello stessovillaggio, sono considerate,per estensione, come mem-bri di una sola famiglia.

Questa famiglia offremoltissimi vantaggi, unodei quali il sostegno econo-mico. Per esempio: quelliche hanno un reddito hannol’obbligo di sostenere gli al-tri membri per la scolarizza-zione dei figli come per ilvitto o per l’organizzazionedi feste o di funerali.

10Gennaio/Giugno 2015Nella Luce d’Imelda

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Ma c’è anche uno svan-taggio in questo. A volte, unsolo stipendio deve soste-nere tutta l’intera famiglia.Capita allora che non si rie-sca più a rispondere ai biso-gni del nucleo familiare oche questo si trovi impove-rito e indebitato per le trop-pe richieste alle quali cercadi rispondere. Un’altra diffi-coltà risiede nel fatto che ilcapo del nucleo familiare“ristretto” si trova sottol’autorità del capo dellagrande famiglia, scelto tra ipiù anziani. Questi è il de-positario della tradizione ene incarna i valori. Ogni de-cisione importante richiedeil suo accordo e tutti gli de-vono rispetto e onore. Nonc’è, quindi, una reale auto-nomia familiare.

La famiglia camerune-se non è risparmiata dalledifficoltà che molte famiglienel mondo incontrano: infe-deltà, rotture, violenze, tri-balismo. La situazione eco-nomica, per di più, creanuovi problemi: quello del-l’abbandono di persone an-ziane, in campagna o nei vil-laggi, quando i figli sono incittà o all’estero, in cerca diuna vita migliore.

Nonostante questi li-miti, la famiglia camerunesecontinua ad ispirare valorifondamentali per cui va pro-tetta.

Timothée Lekedji, Laico domenicano

Nelle Filippine, sia nelpassato come nel pre-sente, la famiglia ha

una grande importanza. Le varie culture che

hanno influenzato la suastoria hanno tramandatovalori duraturi alla vita fa-miliare. Gli spagnoli, chehanno colonizzato il Paeseper più di tre secoli, hannocontribuito a trasmettere lafede cattolica e, ancora oggi,è normale vedere la famigliaintera che partecipa insiemealla celebrazione eucaristi-ca. I sacramenti, le devozio-ni e le tradizioni spirituali

sono ancora vivi in ogni nu-cleo familiare.

L’importanza dell’edu-cazione viene dagli america-ni, anche loro colonizzatoridi questa nazione. I genitoriche vanno all’estero per lavo-rare hanno come obiettivoprincipale quello di guada-gnare il denaro necessarioper gli studi dei figli oltre cheper assicurare loro condizio-ni di vita migliori.

Ancor oggi, in questomondo globalizzato, resi-stono valori familiari radi-cati nel cuore della famigliafilippina. Innanzitutto l’e-

RACCONTI DI FAMIGLIA

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Tradizioni e sfide

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12Gennaio/Giugno 2015Nella Luce d’Imelda

RACCONTI DI FAMIGLIA

stensione familiare per cuivarie famiglie vivono nellastessa casa: nonni, genitori,figli, nipoti e parenti vari. Lostile di vita è semplice: sicondividono le cose e la pro-pria storia. La maggioranzadelle case (specialmente inprovincia) sono costruite inmodo tale che l’accoglienzaè visibile: tutti possono en-trare, non ci sono cancelli,né recinzioni e le porte sonosempre aperte. I legami al-l’interno delle famiglie, e traqueste ultime, sono moltoforti e si possono constataresoprattutto durante le riu-nioni e le celebrazioni dieventi vari. Il rispetto è unaltro valore importante, in-dicato dall’espressione ‘po eopo’, indica un grande ri-spetto, specialmente versogli anziani. È principalmen-te a loro che si chiede la be-

nedizione 'po mano' anchecome segno di riverenza.

Nonostante questadensa rete di principi, la fa-miglia filippina è sottopostaanche a varie sfide. La prin-cipale è l’assenza dei genito-ri che, per assicurare un fu-

turo migliore ai figli, li iscrivo-no alle scuole private affinchéabbiano tutto il necessario peruna buona educazione mentreloro vanno a lavorare all’este-ro, lasciando così la prole allacura di altri membri della fa-miglia. Spesso questa separa-zione fisica distrugge la fami-glia e l’assenza dei genitori in-fluisce negativamente sullacrescita dei ragazzi. Inoltre, laseduzione delle nuove tecno-logie spinge questi ultimi all’i-solamento, allontanandoli apoco a poco dalla bellezza del-la relazione con l’altro. Lagrande sfida per le famiglie èrimanere forti, coraggiose e ra-dicate nei contenuti che co-struiscono la persona. La fa-miglia filippina è invitata a rin-novarsi rinvigorendo quei va-lori che già sono nel cuore diogni uomo e donna filippini.

Sr. Mari Rose Olleta

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Nella Luce d’Imelda Gennaio/Giugno 2015

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RACCONTI DI FAMIGLIA

Un nido accogliente

Il popolo indonesiano va-lorizza la famiglia e le rela-zioni interpersonali. Que-

sto valore è più evidente inoccasioni particolari quali icompleanni, i matrimoni, ifunerali e ogni qualvolta cisiano eventi che permettanodi incontrarsi. Qualora sipresentino problemi familia-ri, c’è sempre qualcuno che sirende disponibile per aiutarea cercare delle soluzioni. Imembri della famiglia si ri-trovano per celebrare ognicircostanza particolare an-che nel caso in cui il festeg-giato sia assente perché all’e-stero. Se sono cattolici, cele-brano la Messa e pregano congli amici. I genitori si pren-

dono cura dei figli, dei pa-renti e dei nonni. La casa èconsiderata come un luogoaperto a tutti i membri dellafamiglia.

Gli indonesiani sonoun popolo generoso, capacedi lavorare duramente, chevive nella semplicità accon-tentandosi di ciò che ha. Ilmaggior desiderio dei geni-tori nei confronti dei figli èche possano studiare ed ave-re un buon lavoro. Le fami-glie indonesiane sono moltoaccoglienti, manifestano lagioia di ricevere visite sia daparte dei propri connaziona-li che dagli stranieri.

È anche un popolomultireligioso e in una fami-

glia si possono trovare mem-bri di fedi diverse e con modidiversi di praticarle. La li-bertà di esprimere la propriafede caratterizza la famiglia,insieme all’accoglienza e alrispetto reciproco. Ci sonocontesti dove la moglie è cat-tolica e il marito mussulma-no: in questo caso i figli,quando crescono, sono libe-ri di scegliere la religione chevogliono.

Anche se il popolo in-donesiano ha molte qualità,non mancano le sfide nellefamiglie. Tra queste c’è la po-vertà per cui gran parte dellapopolazione soffre per lamancanza di entrate suffi-cienti per il mantenimentodella propria famiglia. Ci so-no pure casi di genitori, en-trambi talmente impegnatinel lavoro, da lasciare i figlialle cure dei fratelli maggiorio di altri parenti. Anche lascolarizzazione è un proble-ma per chi ha pochi mezzieconomici, perché le scuolepubbliche sono precarie e apagamento e molti ragazziabbandonano la scuola percercare un lavoro e aiutare lafamiglia. Per queste famiglieavere un figlio o una figliache arriva all’università è unsogno, molti non vanno al dilà della scuola secondaria e,spesso, si sposano giovanidando inizio ad una nuovafamiglia con basi a loro voltaprecarie.

Sr. Ergie Bagsic

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Nella Luce d’Imelda Gennaio/Giugno 2015

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CONGREGAZIONE: CRESCERE INSIEME

Formarsi per formare

IL RACCONTO DI UN PREZIOSO MOMENTO DI INCONTRO, CRESCITA COLLETTIVA E COMUNIONE SPIRITUALE

«Afine febbraio arri-vano Sr. Rita eSr. Ergie, per un

mese d’italiano», ricorda ilcalendario. In casa generali-zia siamo ormai abituate a ri-cevere consorelle che vengo-no da diversi paesi per unmomento d’incontro o, so-prattutto, per andare a passa-re le vacanze in famiglia. Mac’è sempre un po’ di efferve-scenza quando accogliamosuore che vengono in Italiaper la prima volta, e questa èun’occasione proprio specia-le! Le suore che arrivano,una Brasiliana e l’altra Filip-

pina, vengono dalle due piùgiovani missioni della Con-gregazione, aperte in questiultimi anni: l’Indonesia e ilMessico. La loro presenza,poi, è proprio una primizia.

Eccoci in aprile! La pri-mavera fa risplendere di solee di fiori la natura tutt’intor-no come una fedele eco dellaPasqua che arriva prestoquest’anno. La nostra casapure vive una speciale fiori-tura. Le nuove stanze appenafinite si riempiono in pochigiorni con l’arrivo di una de-cina di sorelle che, insiemealle due di febbraio, staranno

con noi per un mese. Sono leanimatrici vocazionali e leformatrici di tutte le partidella Congregazione. Ungruppo di suore fatto di tantivolti, tante lingue, realtà edetà, unito da un medesimoscopo: formarsi per formare.Suore piene di vita ed entu-siasmo che vediamo giornodopo giorno impegnate, at-tente durante le relazioni e ilavori di gruppo, disponibilianche a dare una mano peralleggerire gli impegni dellacomunità. Una decina di re-latori, in maggioranza don-ne, le accompagna in questo

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CONGREGAZIONE: CRESCERE INSIEME

percorso di approfondimen-to del carisma e della storiadella Congregazione e diapertura al mondo delle gio-vani generazioni. Questiesperti, scelti dalla nostraCongregazione e da altri Isti-tuti di vita consacrata, sonosegni della ricchezza umanadella Chiesa, che si gusta nel-la comunione e nella colla-borazione. Il cardinale JoãoBraz de Aviz, Prefetto dellasacra Congregazione per gliIstituti di Vita Consacrata e leSocietà di Vita Apostolica, celo ha ricordato dialogando ecelebrando con le formatricie la comunità in tutta frater-nità.

E di comunione si par-la, anzi si vive ogni giorno eparticolarmente in alcunimomenti speciali. Il primo èil congresso internazionaledei formatori organizzatodalla Santa Sede che coincideproprio con l’inizio del cor-so. Vi partecipano, a nomedella Congregazione, tremaestre (del Brasile, del Ca-merun e delle Filippine). Co-sì, il nostro gruppetto di for-matrici si accorge di cammi-nare con tutta la Chiesa uni-versale. Il secondo momentoè un pellegrinaggio nei luo-ghi del Fondatore. Con unaguida aggiornata in mano e ilcuore ancora caldo delle ar-denti condivisioni fatte, si fain retromarcia il camminovocazionale di P. Giocondo:Venezia, Bologna, Fontanel-

lato, Parma. Forse proprioper ricordare il percorso del-la memoria, quello che ci ri-porta ai primi segni con iquali Dio ci parlò. Lì dove lavocazione personale s’incro-cia con quella della famigliareligiosa che ci ha accolte.Quindi, alla fine del corso, lepartecipanti scorgono i lega-mi più forti che ora le uni-scono e si lasciano con il de-siderio di continuare corag-giosamente il cammino, sa-pendo di farlo insieme ad al-tre sparse nel mondo.

La primavera dura po-co e, in casa generalizia,

maggio porta via i tanti fioridi sorelle che per un mese cihanno rallegrate. Le stanzesi svuotano, il refettorio è dinuovo ampio, ma si sa che sei fiori cadono è per lasciarposto ai frutti. Durante l’an-no la nostra comunità cre-sce e diminuisce come uncuore che si restringe e si al-larga per pompare la vita.Ma la mente non si restringemai dopo essersi aperta anuovi sorrisi e nuove do-mande. Ecco ciò che ci ri-mane di questa bellissimaprimavera.

Sr. Dominique Nomo Abolo

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comunità estense eindelebile nella memoriadei presenti, con oggetti cheancora oggi lotestimoniano: le immaginiin bianconerodell’imponente e partecipataprocessione per le viecittadine, la solenne SantaMessa con l’attodell’incoronazione dellaMadonna, le iniziative per ifesteggiamenti cittadini. Erano presenti alle solennicelebrazioni Mons. EliaDalla Costa, Vescovo diPadova, oggi Servo di Dio,

il Patriarca di Venezia, ilCard. La Fontaine, oggiServo di Dio, Mons.Giacinto Longhin, Vescovodi Treviso, oggi Beato, eGiocondo Pio Lorgna,anch’egli Venerabile,Fondatore delle SuoreDomenicane della B. Imelda e altre personalitàreligiose e civili con unanumerosa partecipazione dipopolo; tutto ci parla di unafede vissuta intimamente,ma anche pubblicamente,che ha voluto rendersiconcreta con variemanifestazioni.A distanza di 90 anni la parrocchia S. Maria delleGrazie ha voluto renderememoria e omaggio allaVergine Maria attraversoparticolari iniziative ecelebrazioni che hannoarricchito il mese mariano: la recita del “fioretto” inBasilica, le serate delgiovedì animate da esperteiconografe per la letturadell’Hodighitria, concerti inchiesa, la solenne chiusuradel mese di maggio con laprocessione per le vie dellacittà con l’immagine diMaria. La cerimonia piùimportante: la S. Messadelle 11.00 del 17 maggio2015, punto focale deifesteggiamenti, allapresenza del ViceCamerlengo e Presidentedella Pontificia AccademiaEcclesiastica Mons.

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ITALIAESTEUnanniversariospeciale

Dopo 90 anni (17 maggio1925 - 17 maggio 2015)l’evento che ha segnato lafede del secolo scorso per lacittà di Este, riprende vita esi mostra in tutta la suabellezza. L’incoronazionedella Beata Vergine delleGrazie con l’intitolazione aRegina d’Este insiemeall’innalzamento dellachiesa a Basilica minore,hanno costituito unmomento forte per la

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Gianpiero Gloder che hapresieduto il rito, attorniatodai sacerdoti che hannotrascorso anni di pastoralenella parrocchia. La S.Messa, accompagnata dallaCorale S. Maria delle Graziecome 90 anni fa, ha resoancor più solenne lacerimonia.La straordinarietàdell’evento è stata coronatadall’esposizione delle duepreziose corone, una dellaVergine e una delBambino, la collana dellaMadonna, la croce del

dell’ambulacro e poi unafila interminabile di fedeliche hanno onorato laMadonna in unaprocessione silenziosa eorante.Questi momentirimarranno memorabili nelcuore e nella mente deipresenti, proprio come 90anni fa, a testimonianzache la devozione e l’affettoper Maria rimane immutatonel tempo e che costituiràpunto di riferimento per legenerazioni future.

Veronese Emanuela

Bambino che erano statetolte al momento delrecente restauro dell’icona,in quanto i chiodi chefissavano i preziosiavevano rovinato la tavola.Non potevano mancare lerose d’ottone e d’argentoche costituivano parte deldecoro che incorniciava ilquadro: è stato propriocome tornare indietro neltempo!A chiusura dellacelebrazione, labenedizione solenne diMons. G. Gloder dall’alto

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COMUNITÀ E MISSIONICOMUNITÀ E MISSIONI

BRASILECALDAS NOVAS

Seminare l’amore

Il Signore ci chiama, ciconsacra e ci invia inmissione. La missione puòessere vicina o lontana, ciòche importa è dare unarisposta generosa, gioiosa esoprattutto gratuita. Sette anni fa il Signore miha chiamata a lavorare interra boliviana. Temevol’ignoto, tuttavia la fiduciache Lui mai ci abbandona eche la Congregazione cioffre tutto l’appoggionecessario mi hannomotivata e incoraggiata apartire. L’ho fatto con ilcuore pieno di incertezza edi desiderio per ciò cheavrei trovato. In verità,sono stati anni ben vissuticon la gente boliviana.

integrale dell’essere.Tristezza di lasciare la terra boliviana, che mi ha dato moltospiritualmente eumanamente, e gli amiciconosciuti, pur certa chel’amore unisce nonostantela lontananza. Ritornandoin Brasile sono rimastasorpresa dalla necessità diimparare a “esserebrasiliana” perché, insiemead un’altra cultura, avevoassimilato pure un modonuovo di essere Chiesa. Una cosa è sicura: ilSignore ci chiama e ci inviaa seminare, in terrenidiversi, ma con la stessasemente: l’Amore.

Sr. Sandra Pereira de Freitas

Abbiamo condivisoconoscenze, fede, vittorie,tristezze, frustrazioni,speranze, sforzi per servireil Signore e il prossimo congioia. Ho amato questopopolo e la sua cultura, ma lo Spirito soffia dovevuole e, ad un certo punto,mi ha chiamata a seminarein un’altra terra: Brasile,mia patria amata! Ero colma di gioia e di tristezza nello stessotempo. Gioia di ritornare in patria, rivedere le sorelleche fanno parte del mio percorsovocazionale-religioso,ritemprare lo spirito perchéogni nuova esperienza è un rinnovamento

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CAMERUNDJANGANÉInsieme come sorelle

In agosto 2014 la comunitàdi Djangané si è arricchitadella presenza di Sr.Karmela, Domenicanadella B. Imelda,proveniente dallaSlovacchia ed una nuovacultura si è aggiunta aquella camerunense ebrasiliana già presenti nellamissione. Considero moltopositiva l’esperienza incorso, sia per le cose che ciaccomunano quali lasemplicità, l’umiltà nelfarsi piccole come la B.Imelda, la disposizioneall’ascolto, il rispetto el’amore fraterno, sia per ledifferenze che diventanoincentivo alla conoscenzareciproca. Approfittiamo

Sr. Karmela ci ha insegnatonuove tecniche didecorazione per abbellire ilocali della comunitàutilizzando materialiriciclati e Sr. Edita, suaconsorella in visita, concreatività e dinamismo hadato il suo preziosocontributo. È vero ciò che dice ilsalmista «Come è buono ecome è bello vivere insiemecome sorelle»: ringraziamoil Signore per questaesperienza che ci aiuta acrescere sempre più nellafede, arricchendoci delledifferenze e costruendoinsieme un mondomigliore.

Sr. Tania Alves de Lima

dei momenti di festa e didistensione per raccontarcie condividere i nostricarismi, gli apostolati, imodi di vivere, ancheusando canti, danze evideo. Tutto favorisce laconoscenza e la crescitanella fraternità.La presenza di Sr. Karmelaha permesso alla comunitàdi essere maggiormentepresente e attiva inparrocchia, nella catechesie nell’accompagnamentodel gruppo “Amicid’Imelda”, costituito dabambini e adolescenti.Quest’ultima esperienza siè rivelata molto piùinteressante e variegatagrazie alle nostre sorelle:

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FILIPPINECALABANGAUna solaanima

Una delle preoccupazionidei genitori i cui figliscelgono la vita religiosa è di non poter contare su di loro nella vecchiaia e nella malattia. Un’ideaquesta da sfatare. È vero che nel Vangelo si legge «chi ama il padre o la madre o la sorella o il cognato o… più di menon è degno di me». È veroche il Signore chiede tuttoa coloro che lo seguono,ma è altrettanto vero che all’offerta e al sacrificioil Signore offre un ritornocentuplicato.Questa è l’esperienza

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di servizio, di carità, di grazia.Tre esperienze diverse con un unicodenominatore: la personaammalata e la sua famigliache hanno trovato forza e coraggio nella presenzadella suora. La sorella (la figlia?) cheaveva lasciato tutto non erapersa anzi, nel momentodella sofferenza, è diventatapunto di riferimento e disperanza per tutti. La preghiera di tutte noicome “famiglia religiosa”ha dato e dona ancora tantaforza e serenità a ciascunaper accogliere la volontà diDio. Sì, ci sentiamo unasola famiglia.

Sr. Camilla Giacometti

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di tante sorelle in Congregazione e in questo momento nella Delegazione delle Filippine. Infatti,quest’anno le famiglie di treconsorelle sono stateduramente provaterispettivamente dalla malattia e dalla mortedi un parente prossimo. Nel momento del dolore la comunità si è strettaattorno a loro e le ha sostenute con la preghiera, la disponibilità a sostituirleaffinché potesseroprendersi cura dei loro cari,la vicinanza e l’affetto,rendendo anchel’esperienza della malattia e della morte un momento

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propone (taglio e cucito,sport ecc....).A conferma del lavorosvolto, molti ex semplicifrequentatori sonodiventati attori eprotagonisti della vita delcentro: in tutte le attivitàabbiamo ormai sia giovaniche persone mature (cheforse, fino qualche anno fa,ricevevano meno stimoli egratificazioni)perfettamente formati nellesingole specialità, spesso ingrado di sostituire suore ereligiosi. Ecco lefondamenta ben costruite ele radici ben cresciute, eccola garanzia di un futuro chesarà in grado di camminaree di svilupparsi da solo!

Giuliana Scolari

formazione sia dei cristianiche delle altre persone chegravitano attorno a questocentro. Il centro di Bathore - cheper questa comunitàcostituisce l’unico luogo diaggregazione - ad ogni mioritorno mostra nuovimiglioramenti, nuovacrescita, nuove iniziative,soprattutto, ultimamente,dal punto di vista dellaqualità dell’offertaformativa. Si guarda in alto,non ci si ferma, si proponesempre qualche cosa dimeglio che possa tradursiin nuovi stimoli culturali(musica classica, cinema,letteratura) oppure in uncontinuo perfezionamentodi ciò che da anni si

ALBANIABATHORERadici bencresciute

Mi sarebbe propriospiaciuto tanto non poterripetere la mia tradizionaleesperienza presso le SuoreDomenicane e il CentroSan Giovanni Paolo II diBathore anche quest’anno,per cui ho fatto di tutto perrimuovere i problemi e gliostacoli. Ancora una volta nonposso che confermare lamia infinita ammirazioneper il lavoro che in questoangolo di Albania (come inmolti altri angoli!) laChiesa Cattolica ha portatoavanti negli ultimi decenni,dal punto di vista della

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da laici che condividono lanostra spiritualità.Quest’anno, agli incontrimensili ordinari, abbiamoaggiunto la visita allefamiglie che ci ricevonofestosamente e fannocrescere in noi l’allegria diincontrarle.Ciascuna di noi si fortificaanche grazie all’impegnodelle altre sorelle checercano di vivere lapropria consacrazione congioia: in questo modo, lavita comunitaria diventa ilsostegno dove ci si senteamate, dove la tenerezza ela serenità sono valori cheognuna cerca e cura e dovesi diventa capaci di esseretestimoni di fede e di gioiapresso coloro cheavviciniamo.

Sr. Amanda Terrazas

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della Parola quando nonc’è il sacerdote percelebrare la Messa.Accompagna anche ungruppo di laici che siritrovano ogni mercoledìsera in una casa delquartiere. Sr. Jeronima coordina lacappella Maria Servidora,presiede la celebrazionedella Parola quandonecessario, organizzamomenti formativi oltre adinsegnare nella scuola. Sr. Amanda coordina ilgruppo “Infanzia eAdolescenza Missionaria”della parrocchia - unapastorale ancora agli inizi -e insegna religione nellascuola. Un altro campo apostolicodella comunità è il gruppo“Luce e verità” composto

BOLIVIASANTA CRUZDE LA SIERRAOperaie di Gesù

La nostra vita didomenicane imeldine iniziaogni giorno ai piedi di Gesùpresente nel tabernacolo eda lui riceviamo la forza pervivere la giornata, incomunità, nella scuola,nella parrocchia, nelquartiere, nella strada conimpegno e gioia. Siamo in tre suore e ognunadi noi ha la responsabilitàdella coordinazione edell’accompagnamento diun centro pastorale dellanostra parrocchia CristoMissionario. Sr. Marina coordina lacappella S. Rosa da Lima epresiede la celebrazione

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ambiente e ad un nuovoritmo accademico, le giovani si trovanolasciate a loro stesse nel cammino di fede. Nel pensionato invece le ragazze trovano non solo un postotranquillo e sicuro, vicino all’università, ma anche l’opportunità di fraternizzare sia con coetanee che con persone attente al loropercorso umano espirituale. Le suoreorganizzano momenti diformazione, di ricreazionee di preghiera,stimolandole a parteciparealla vita parrocchiale econdividendo con loro labellezza della spiritualitàdomenicana.

Sr. Maria Cleuza da Silva

INDONESIAPONTIANAKAsrama Beata Imelda

Oggi, la comunità diPontianak condivide lamensa con le ragazze delpensionato universitario. Asrama Beata Imelda,come la chiamano inlingua locale, è una casaper studentesse che lesuore hanno aperto dueanni fa, nel luglio 2013. Ilprogetto di questa opera ènato all’occasione del 90°anniversario di fondazionedella Congregazione. Inuna circolare del 25settembre 2012, la Prioragenerale invitava tutte lerealtà della Congregazionea realizzare insieme ungesto tangibile che

rimanesse come segno diunità e di comunione nellamissione. Quel gestoconcreto sarebbe stato infavore della più giovanemissione dellaCongregazione:l’Indonesia. Le suorehanno risposto congenerosità ed è statacomprata la casa che oggiaccoglie otto studentesse. Il pensionato vieneincontro a un bisognomolto sentito nella Chiesalocale: quello diaccompagnare le giovanicristiane che vengono aPontianak per studiare.Molte di loro non hannoaltra scelta che alloggiarenelle famiglie, inmaggioranza musulmane.Quindi, oltre a doveradattarsi a un nuovo

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parrocchia CuoreImmacolato di Maria,parrocchia che serve una zona molto poveraalla periferia della città.Abbiamo molti impegniapostolici e collaboriamoogni volta che possiamonella pastoraleparrocchiale.Accompagniamo i gruppidi lettura orante in diversisettori della parrocchia,curiamo la catechesi, i giovani, la pastoralesociale, i malati, chevisitiamo settimanalmenteportando loro lacomunione. Il luogo hagrandi possibilità pervivere il carisma imeldinoe promuovere il servizio

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con tanta simpatia e affetto. Per me tutto è nuovo; anche la lingua,che avevo imparato in Bolivia, ha tante paroleed espressioni diverse. Per natura, sonoosservatrice e neapprofitto per guardare e contemplare il nuovoche questa realtà presentae così mi inseriscogradualmente e con pazienza.La comunità di San Luis Potosì è moltogioiosa, animata eimpegnata. Siamo cinquesuore (due messicane e trebrasiliane) e occupiamouna parte della casa diaccoglienza della

MESSICOSAN LUIS POTOSÍMissionespeciale in Messico

A dicembre 2014, con la benedizione di Dioe il sostegno del Consigliogenerale, ho iniziato una bella esperienzamissionaria in Messico, a San Luis Potosí dove appoggio il progettomissionario dellaProvincia del Brasile.Il primo periodo mi è stato molto utile per l’adattamento e la conoscenza della realtà, per impararevarie cose e, soprattutto,ad amare questa gente e la Chiesa particolare che mi ha accolto

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di animazionevocazionale. A me è statoaffidato un gruppo di letturaorante e la catechesi inuno dei settori dellaparrocchia e sonoimpegnata nella pastoralevocazionale assieme a Sr.Maria Alicia che ne è laresponsabile. Insiemeabbiamo steso unprogramma per l’anno incorso, partecipiamo ecollaboriamo con ilprogramma diocesano.Oltre a ciò, ho l’incaricodi accompagnare legiovani che stannofacendo un discernimentovocazionale e che hannochiesto il nostro aiuto. Il

sogno della comunità è di avere una casapropria dove poteraccogliere le ragazze cheiniziano un cammino diformazione alla vitareligiosa. In comunità collaboronella formazione dellejuniores, nelle traduzioni,nell’approfondimento delcarisma, nell’elaborazionee amministrazione diprogetti a favore dibambini e famiglie povere.In quanto assistentesociale do il miocontributo per larealizzazione del progettodi promozione sociale peri bambini di “Peñasquito”per i quali nella

Congregazione è statorealizzato l’Albero diNatale nel 2014. Il lavoronon manca poiché leurgenze apostoliche sonomolte e anche leaspettative del Vescovo,Mons. Carlo, che desiderauna nostra presenza inaltre aree della Diocesi.La mia presenza qui è molto positiva e constato che possocontinuare a rispondere al mio servizio diconsigliera generaleusando mezzi alternativi(viaggi periodici, internet)ed essere, nello stessotempo, missionaria inMessico.

Sr. Sueli de Fátima Gonçalves

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26Gennaio/Giugno 2015Nella Luce d’Imelda

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MOLTIPLICARE LA SPERANZA

27 Gennaio/Giugno 2015Nella Luce d’Imelda

Fantasia e solidarietàdal testamento solidale diamici che hanno deciso didedicare una parte dei lorobeni alle opere missionariedella Congregazione.

Inoltre, con una firmacol 5xmille o un voto per “Ilmio dono” si sono moltipli-cate le possibilità di sostegno

Ogni volta che ricevouna richiesta sullemodalità per sostene-

re bambini o progetti dellemissioni in cui lavoriamo,resto sempre sorpresa dallagenerosità di tante personeche, nella gioia o nel dolore,desiderano condividerequalcosa con chi ha bisognodi sostegno per crescere.

Molti hanno volutodonare in occasione dellecelebrazioni più importantidella vita: Battesimi, PrimeComunioni, Cresime, Ma-trimoni…E non solo! Alcu-ne ditte hanno scelto di de-dicare una piccola parte deiloro guadagni a Moltiplicarela speranza: grazie a questacollaborazione, sono stateavviate nuove attività.Un’altra sorpresa è arrivata

a famiglie, scuole, giovani inItalia, Albania, Bolivia, Brasi-le, Camerun, Filippine, In-donesia e Messico!

È un coro a più voci cheringrazia, canta e gioisce perla fantasia della solidarietà!

Sr. Lina Bassocoordinatrice missionaria

TANTI MODI PER MOLTIPLICARE LA SPERANZA!

­­Vuoi contribuire anche tu?

Tutte le offerte inviate all’associazione Moltiplicare

la Speranza – Onlus - sono deducibili e/o detraibili,

basta inviarle o per C/C bancario o per C/C postale

e la ricevuta è valida fiscalmente:

Intestazione: Ass. “Moltiplicare la Speranza” Onlus

C.F. 97452720580 Via Trionfale, 8338 - 00135 Roma

Presso UniCredit BAnCA

iBAn it 57 K 02008 05038 000010843892

Oppure POSte itAliAne c/c n. 81596090

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«Ogni nostra casa dev’essere una piccola Nazareth, una vera santa famiglia!».Padre Giocondo Lorgna