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PIANO URBANISTICO GENERALE Documento Programmatico Preliminare Quadro interpretativo Luglio 2012

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Il Pd di Massafra mette on line e a confronto i due elaborati relativi al quadro interpretativo del PUG di Massafra e quello di Manfredonia. Le parti evidenziate in giallo sono le parti diverse tra il Quadro interpretativo del Comune di Massafra e quello del Comune di Manfredonia. Buona lettura !

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PIANO URBANISTICO GENERALE

Documento Programmatico Preliminare

Quadro interpretativo

Luglio 2012

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Sindaco Martino Carmelo Tamburrano Assessore all’Urbanistica Giuseppe Marraffa Ufficio del Piano: Responsabile del procedimento e coordinamento Luigi Traetta Consulente Giuseppe Ancona Collaboratori Paolo Lepore, Mario Gerardo Giannotta, Antonio Montemurro, Antonio Rosario Santoro, Antonio Giovanni Mastrangelo Contribuiti Antonio Laghezza, Massaro Montanaro (aspetti urbanistici), Angelo Raffaele Notaristefano (aspetti demografici), Francesco Coratella, Mario Maggio, Vincenzo Tritto (VAS), Antonio Gallicchio (aspetti geologici), Orazio Lazzaro (aspetti geotecnici), Cosima Concetta Castronovi (aspetti storico-archeologici), Giancarlo Lazzaro (aspetti legali) Hanno collaborato: Emanuela Salvi, Sabrina Del Piano, Francesco Dursi, Luigi Coratella, Loredana Valente

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INDICE PREMESSA 4 INVARIANTI STRUTTURALI 5 Dalle risorse alle invarianti 6 Le invarianti strutturali 7 CONTESTI TERRITORIALI 11 Individuazione dei contesti territoriali 12 I contesti del paesaggio: la campagna come paesaggio 19 Il paesaggio della Murgia 21 Il paesaggio degli olivi 22 Il paesaggio costiero 23 Il paesaggio delle acque 24 Il paesaggio della pianura 25

FORME INSEDIATIVE DEL TERRITORIO 26 L’insediamento nel territorio aperto 27 Le masserie 29 Borgo Parco di Guerra 40 Borgo Chiatona 41 L’appoderamento delle bonifiche (Marina di Ferrara) 43 Il recinto di Verdemare 44 Le aree specialistiche 45 CONTESTI URBANI 48 L’individuazione dei contesti urbani 49 La città dentro le mura 51 La città consolidata 52 La città in via di consolidamento 60 La città da consolidare 61 La città della trasformazione 64 Contesti specializzati 66

SERVIZI E ATTREZZATURE 67 Valutazioni sui servizi e sulle attrezzature esistenti 68 Valutazione per rioni 70 Offerta complessiva di attrezzature pubbliche o a uso pubblico 73 Identificare i bisogni di servizi e attrezzature 76

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PREMESSA

I quadri interpretativi sono costruiti a partire dal sistema delle conoscenze e sono costituiti da descrizioni che operano una ricomposizione integrata delle ricognizioni delle risorse effettuate nella fase di realizzazione del quadro conoscitivo, nonché da una interpretazione critica dello stato di fatto del territorio e delle sue tendenze di trasformazione.

I quadri interpretativi hanno il carattere di sintesi interpretative orientate a evidenziare le relazioni tra gli elementi costituenti il territorio e i suoi diversi aspetti, nonché le loro relazioni. I quadri interpretativi sono pertanto le descrizioni che consentono di cogliere la realtà territoriale nelle interazioni che legano risorse e tendenze; e che consentono di esprimere i caratteri relazionali, strutturali, sintetici e di ambito. Sono il passaggio dal Quadro conoscitivo, che è conoscenza dettagliata, organizzata, valutata, confrontata ecc., alle descrizioni costruite in modo da evidenziare gli elementi strutturali, le regole che ne determinano il funzionamento e la riproduzione, e, allo stesso tempo, i fattori di criticità. I quadri interpretativi sono il passaggio che rende il quadro conoscitivo realmente e concretamente fondativo delle scelte.

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INVARIANTI STRUTTURALI

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DOCUMENTO PROGRAMMATICO PRELIMINARE

QUADRI INTERPRETATIVI 6

Dalle risorse alle invarianti Il Quadro Conoscitivo è organizzato intorno ad alcuni temi e alcuni aspetti sui quali si sono sviluppate conoscenze dettagliate. Ogni tema è stato scomposto e descritto nelle sue componenti costitutive. Ogni elemento costitutivo di un assetto o di una struttura è stato considerato come bene/risorsa, al di là di qualsiasi altro giudizio di valore. Questa operazione di lettura del territorio per singoli aspetti ha permesso di individuare, riconoscere e nominare elementi fisici e componenti strutturali dei diversi tematismi. La ricomposizione - sovrapposizione - degli elementi costitutivi del territorio produce - riproduce - la reale complessità del territorio, la varietà dei suoi segni, la ricchezza del suo patrimonio. La rappresentazione di questa ricomposizione mette in evidenza diverse “immagini” abbastanza simili tra di loro ma che, alla luce delle indicazioni regionali (Indirizzi) devono essere distinte per gli elementi che includono. Preliminarmente, possiamo rilevare la contiguità tra il concetto di bene, di risorsa e quello di invariante. I concetti di “bene” e “risorsa” sono stati intesi in maniera quasi sinonimica, a indicare tutti quegli elementi fisici, ambientali e storico-culturali del territorio aventi un particolare valore per la collettività. L’invariante invece, non è soltanto un bene, una risorsa da tutelare, e può non coincidere con un elemento di valore. Molte invarianti sono una configurazione territoriale, che per la presenza di risorse o per la compresenza di più risorse e soprattutto per le funzioni che svolge o che potenzialmente potrebbe svolgere, assume una rilevanza: - per poter essere considerata un perno della identità collettiva della

comunità insediata; - per essere una struttura che garantisce la persistenza, o il recupero,

di irrinunciabili equilibri ambientali e insediativi;

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DOCUMENTO PROGRAMMATICO PRELIMINARE

QUADRI INTERPRETATIVI 7

- per essere rappresentazione di identità paesistica. Dalle definizioni regionali (Indirizzi) - e nel nostro caso anche dai contenuti del PTCP della provincia di Taranto - si ricava che le invarianti fanno riferimento a risorse intese come elementi patrimoniali; a condizioni di tutela fisica del territorio; a infrastrutture e servizi considerate “risorse” per la funzione territoriale di area vasta che svolgono: quindi un “patrimonio” non storico ma funzionale, una “risorsa” in quanto fattore di sviluppo. Il significato delle locuzioni e dei concetti utilizzati può essere così distinto: patrimonio territoriale l’insieme degli elementi fisici descritti come beni/risorse poiché manifestazioni visibili dei caratteri del territorio e delle azioni di trasformazione da parte della società, ritenuti fondamentali a esprimere i valori identitari del territorio. componenti strutturali gli elementi del territorio visti nelle loro relazioni e legami strutturali; nonché le condizioni alle quali si intende garantire una relativa stabilità rispetto alle dinamiche trasformative invarianti strutturali Le invarianti strutturali fanno riferimento a elementi patrimoniali, a componenti strutturali, ad assetti legati a condizioni di vulnerabilità, a condizioni ambientali e di tutela istituzionale, a risorse non espressamente materiali, a infrastrutture funzionali specializzate o di rango. Esse assicurano l’integrità fisica e la qualità del territorio, rappresentano valori stabili e non negoziabili poiché caratteri fondativi dell’identità del luogo e dell’identità collettiva. Le componenti strutturali costituiscono una parte importante ma non totale di queste invarianti, così come il patrimonio territoriale ne evidenzia la maggior parte ma non tutte. Gli elementi del patrimonio territoriale sono stati considerati come espressione del paesaggio (agrario) del territorio di Massafra. Il patrimonio territoriale è stato utilizzato come insieme di elementi significativi che determinano e connotano i diversi paesaggi individuabili nel territorio di Massafra. I paesaggi sono descritti nel capitolo successivo sui contesti territoriali.

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DOCUMENTO PROGRAMMATICO PRELIMINARE

QUADRI INTERPRETATIVI 8

Le invarianti strutturali Di seguito sono elencate quelle che sono state individuate come invarianti strutturali. La gran parte di esse derivano dalla lettura del territorio, così come illustrata nel Quadro Conoscitivo. A esse si aggiungono aspetti non materiali che comunque sono parte fondante dell’identità di Massafra. Sono state considerate invarianti del territorio Componenti strutturali dell’assetto idro-geo-morfologico Comprendono gli elementi che definiscono il quadro geomorfologico, l’impalcatura strutturale del territorio. Costituiscono invarianti relative alla integrità fisica del territorio. Sono state considerate componenti strutturali dell’assetto idro-geo-morfologico: la costa sabbiosa; le aree umide; il reticolo idrografico principale; le grotte; le cave tufacee dismesse; i solchi erosivi e i pattern di erosione; i canaloni. Sono componenti strutturali oltre questi singoli elementi, l’intero versante della Murgia, intesa come scarpata, come terrazzo, come solchi erosivi e come piede formato da conoidi di deiezione; il piede dell’ultimo terrazzo; gli orli del terrazzo fluviale. Assetto del sistema ambientale Comprende le situazioni ambientalmente critiche riscontrabili nel territorio. Costituiscono invarianti relative alla integrità fisica del territorio, e per garantire la condizioni di sicurezza del territorio. Sono le aree potenzialmente inondabili, le aree interessate da propensione al dissesto, le aree soggette a vulnerabilità all’inquinamento degli acquiferi; la costa in er osione; i siti inquinati di interesse nazionale; le

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DOCUMENTO PROGRAMMATICO PRELIMINARE

QUADRI INTERPRETATIVI 9

aree a rischio incidente rilevante; le aree a rischio individuate dal Piano di Assetto Idrogeologico. Componenti strutturali dell’assetto naturalistico vegetazionale Sono le risorse che esprimono i valori del sistema ambientale, nonché gli aspetti naturalistici che incidono significativamente sul paesaggio. Costituiscono invarianti relative all’assetto naturalistico del territorio. Comprendono le superfici boscate; gli spazi naturali e seminaturali (che ricoprono un ruolo importante da un punto di vista ecosistemico e paesaggistico; le aree a uliveto; le aree ortive costiere; le aree appoderate dalle bonifiche. Aree protette Comprendono tutte le aree naturali protette, che costituiscono invarianti relative all’assetto naturalistico del territorio. Nel nostro caso esse sono: la riserva naturale statale, le aree SIC, le aree ZPS, le aree comprese nel Parco regionale Terra delle Gravine. Componenti strutturali dell’assetto storico-insediativo Sono le risorse che esprimono i valori del patrimonio della cultura materiale del territorio, le testimonianze del processo di antropizzazione. Sono invarianti relative al patrimonio storico-culturale. Comprendono la trama e la struttura dei percorsi storici e strutturanti: le strade territoriali di antico tracciato e impianto; i tracciati dei tratturi; i tracciati della bonifica; le strade bianche; la ferrovia. Comprendono il patrimonio insediativo storico del territorio aperto: le chiese e gli edifici religiosi; le masserie, le poste, i casini, le ville, gli edifici rurali; la trama poderale; lo spazio di relazione delle masserie e delle poste; le strade di accesso alle poste e alle masserie. Comprendono alcuni elementi “costruiti” del paesaggio quali i muri a secco, le strade alberate, le ex tufare. Assetto e forma urbana Sono gli elementi costitutivi della forma urbana, della sua storia, della sua riconoscibilità, della sua identità fisica e storica. Sono invarianti relative al patrimonio storico-culturale. Gli elementi e le strutture determinanti l’assetto e la forma urbana comprendono il perimetro delle mura; il castello; la città dentro il perimetro delle mura; i quartieri storici (la città al 1972).

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DOCUMENTO PROGRAMMATICO PRELIMINARE

QUADRI INTERPRETATIVI 10

Risorse Culturali e Sociali Sono le risorse immateriale che tuttavia caratterizzano l’identità del luogo. Anche se non cartografabili e rappresentabile non sono meno importanti e meno resistenti e permanenti delle altre risorse. Esse definiscono pertanto una invarianza di tipo culturale e sociale. Si tratta di appuntamenti che ogni anno scandiscono il tempo nella città di Massafra. Il Carnevale Massafrese La prima edizione organizzata e ufficiale del Carnevale di Massafra è datata 1953, anche se già nel 1951 ci furono le prime avvisaglie preparatorie di una manifestazione che si è rinnovata ogni anno. Due sono le maschere ufficiali: U pagghiuse e il Gibergallo1. Il Carnevale di Massafra, in quanto rappresentativo di tutta la provincia di Taranto, si caratterizza per la presenza non solo di maschere ma anche carri allegorici e gruppi organizzati. Fino al 2011, l’organizzazione del carnevale era affidata al “Consorzio del Carnevale”. A partire dall’anno 2012 l’organizzazione di questa manifestazione è tornata al comune di Massafra. La Festa Patronale I festeggiamenti in onore della Madonna della Scala hanno avuto inizio in maniera ricorrente dal 1776, la prima domenica di maggio (anche se ufficialmente viene considerato giorno di festa il 20 febbraio), le cui origini devozionali si riferiscono alla leggenda del miracolo delle cerve2. I festeggiamenti, che si svolgono nella prima domenica di maggio, sono ancora oggi vissuti in maniera molto intensa dalla cittadinanza e prevedono, come nella tradizione delle feste patronali una serie di manifestazioni religiose, che culminano nella grande processione della prima domenica di maggio, e civili, con spettacoli di vario genere e fuochi pirotecnici. Le manifestazioni civili sono organizzate dal “Comitato” nominato comunque dal parroco, mentre gli aspetti liturgici sono curati dal parroco della chiesa di S. Lorenzo e dal Rettore del santuario.

1 Nel 2003 la “Fondazione Carnevale di Massafra” ha proposto, dopo concorso pubblico, di

ufficializzare “U pagghiuse” come maschera ufficiale del carnevale di Massafra. Nel 2005, l’allora Sindaco di Massafra Giuseppe Cofano, ha annunciato in una conferenza stampa che il Gibergallo sarà la maschera ufficiale. Nel 2008, il Consiglio comunale ha stabilito che entrambi i personaggi sono maschere ufficiali. 2 Alcuni pastori videro gli animali soffermarsi ripetutamente presso un masso tufaceo (su cui era

affrescata la Vergine), che si trovava tra le macerie di una cappelletta crollata. Il fatto fu considerato un segno divino, tanto che la gente fece continui pellegrinaggi devozionali fino a costruire una chiesetta. Sostituita poi dall’attuale santuario.

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CONTESTI TERRITORIALI

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DOCUMENTO PROGRAMMATICO PRELIMINARE

12 QUADRI INTERPRETATIVI

Individuazione dei Contesti territoriali Negli Indirizzi per i PUG, i contesti rurali, sono definiti come quelle «parti del territorio ove i caratteri dominanti sono quelli paesistico-ambientali o produttivi, […] articolati in base a considerazioni integrate di tipo ambientale, paesaggistico, produttivo/colturale e/o insediativo» Il PTCP sulle indicazioni degli Indirizzi regionali individua di massima, nel territorio provinciale, i perimetri dei contesti sia urbani che rurali che gli strumenti urbanistici dovranno specificare. Specifica altresì: gli obiettivi e gli indirizzi della pianificazione e le disposizioni specifiche per gli interventi edilizi all’interno dei singoli contesti. Nel Documento programmatico del Piano paesaggistico territoriale della Regione Puglia (PPTR) vi è il seguente riferimento alla Definizione degli ambiti di paesaggio

La articolazione dell’intero territorio regionale in ambiti in base alle caratteristiche naturali e storiche del territorio regionale (comma 2 art 135 del Codice), richiede che gli ambiti stessi si configurino come ambiti territoriali-paesistici, definiti attraverso un procedimento integrato di composizione e integrazione dei tematismi settoriali (e relative articolazioni territoriali in campo idrogeomorfologico, ambientale, insediativo storico (processi di territorializzazione); dunque gli ambiti si configurano come sistemi complessi che connotano in modo integrato le identità co-evolutive (ambientali e insediative) di lunga durata del territorio. L’articolazione del territorio regionale in ambiti territoriali-paesistici finalizzati al trattamento normativo e progettuale del paesaggio, pur avendo una sua specificità amministrativa, deve trovare una relazione gestionale con le altre articolazioni istituzionali e pianificatorie della regione stessa.

In realtà sono molte le articolazioni che fanno riferimento a suddivisione

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DOCUMENTO PROGRAMMATICO PRELIMINARE

13 QUADRI INTERPRETATIVI

del territorio per caratteristiche valoriali, strutturali e paesaggistiche, o per singoli aspetti costitutivi o per aspetti normativi e gestionali. L’individuazione dei contesti (rurali) è pertanto una operazione che va condotta con attenzione e con un duplice sguardo: - da un lato, descrivere fenomeni di diversa natura che trovano in

uno spazio areale compresenza, influenza o incompatibilità; - dall’altro, avere come obiettivo quello di individuare contesti

significativi per governare la loro manutenzione e la loro evoluzione. Dal primo si evidenzia che è necessaria una selettiva operazione di overlay delle diverse perimetrazioni già esistenti o individuate nel quadro conoscitivo. Dal secondo, che i contesti devono essere sintesi descrittive e interpretative orientate a evidenziare le relazioni tra le componenti tematiche del quadro conoscitivo. Ed essere in grado di mostrare il rapporto tra l’impalcato legato alla struttura profonda del territorio, il suo uso, il suo aspetto, le sue condizioni. Per questo è importante che ogni ambito-contesto sia descritto, rappresentato e valutato nei suoi caratteri strutturali e nei suoi processi formativi, nelle sue ragioni storiche e nella sua immagine, in quello che non si vede e in quello che percepiamo direttamente attraverso i sensi. Questo approccio risponde a una concezione del territorio che riconosce che caratteri fisici e geologici, usi, tutele ecc. hanno strette relazioni spaziali, che la geologia implica altre cose, e che una tutela ha un substrato fisico ben evidente. In questo modo anche le diverse regole sono strettamente legate alla natura del luogo, intendendo per natura del luogo tutti le espressioni dei suoi caratteri: fisici, di uso, di tutela, di struttura, di storia, di immagine ecc. Infine, ma aspetto assolutamente centrale e fondamentale, è che i perimetri che vengono individuati sul territorio siano significativi e significanti. I perimetri che definiscono caratteri fisici, usi, regimi normativi, tutele ecc. sono spesso limiti che procedono in modo autonomo. Eppure tutti hanno limiti individuati sulla cara, e quindi, sul suolo. Ciò che si tenta di fare è di riconnettere questi limiti, di ridurli, di farli coincidere laddove è possibile, e soprattutto farli corrispondere con segni ben rintracciabili sul terreno, ovvero limiti fisici esistenti. Prima di articolare il territorio in contesti abbiamo operato alcune sintesi intermedie dei tematismi analizzati e descritti nel quadro conoscitivo. Riconoscendo nel territorio una struttura profonda costruita all’intreccio fra fattori geomorfologici e il succedersi di modi di produzione e di formazioni sociali che determinano la sua armatura territoriale, e che questa struttura profonda si connota a partire dai suoi caratteri fisici e ambientali, si sono individuati sistemi morfologici e sistemi ambientali quali geografie di base del territorio. Queste funzionano come matrici della morfologia del paesaggio. La struttura profonda del territorio, dotata di resistenza, costituisce l’impalcatura paesistica di base di un territorio, capace di caratterizzare e condizionare gli altri sistemi ed elementi che definiscono la morfologia del paesaggio.

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DOCUMENTO PROGRAMMATICO PRELIMINARE

14 QUADRI INTERPRETATIVI

Sistemi morfologici Gli aspetti morfologici, geologici (e ambientali) del territorio, nei loro assetti e nelle loro dinamiche anche recenti, consentono di individuare alcuni sistemi caratterizzati da condizioni prettamente fisiche e geomorfologiche, che esprimono tanto la loro natura strutturale quanto le condizioni di fragilità e di compromissione di parte di essi. Nel caso del territorio di Massafra, i sistemi geomorfologici risultano essere delle vere e proprie geografie di base del territorio, a cui riferire tutti gli altri aspetti. La dimensione fisica e morfologica del territorio costituisce un impalcato fondamentale, una struttura di base forte, condizionante tutti gli altri aspetti. Alcuni elementi di questi sistemi o di queste geografie, come la parete garganica, sono manifestazione diretta della loro geomorfologia. In altri casi, a esempio il litorale, le condizioni morfologiche, ancorché delicate, si scontrano ed entrano in competizione con altri usi (turistico ecc.); il rischio è che la loro primaria condizione geomorfologia sia occultata e ignorata con gravi ripercussioni sulla risorsa stessa. Morfologicamente si individuano 3 grandi geografie con al loro interno caratteri ed elementi specifici. La murgia dei trulli Il sistema è costituito dall’ampio ripiano della formazione calcarea della Murgia Orientale, visibile per il suo versante imponente e scosceso a luoghi interrotto da profondi solchi di natura erosiva che terminano ai suoi piedi. Il terrazzo pedemurgiano Al piede della parete murgiana ci si trova davanti ad una successione di superfici subpianeggianti terrazzate con uno sviluppo sub parallelo all’andamento della linea di costa e degradanti verso il Golfo di Taranto e l’abitato di Massafra. Le superfici dei ripiani presentano una morfologia sub pianeggiante con pendenze compresa tra i 5 e 10 % e con quote che vanno dai 60 ai 400 m s.l.m.. Le superfici dei ripiani sono interrotte sia dalle relative scarpate di terrazzo che da profonde e poco gerarchizzate incisioni erosive. Le pareti delle scarpate dei terrazzi Superfici di separazione a testimonianza delle diverse fasi di arretramento

Commento [P1]: Il Gargano a

Massafra?

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15 QUADRI INTERPRETATIVI

del mare e di contemporaneo sollevamento dell’area murgiana. Sono strisce debolmente ondulate con pendenze che raramente superano il 30%. I solchi erosivi (Gravine) Sulla superficie dei ripiani sono impostate una serie di incisioni fluvio carsiche ad andamento NO – SE che ancora oggi rappresentano le sezioni di deflusso del poco sviluppato reticolo di drenaggio superficiale. Si tratta di solchi stretti e profondi a pareti sub verticali che in quest’area hanno un grande valore ambientale, ecologico e culturale nonché, assolvono il compito di raccogliere e convogliare a mare le acque superficiali. Lo smorzamento dei percorsi a valle ha spesso determinato sistematici allagamenti della pianura sottostante la città. La pianura E’ un sistema/territorio apparentemente omogeneo costituito dai depositi geologici quaternari sia di natura marina che alluvionale. Il sistema pianura è interessato da due importanti sistemi di recapito delle acque superficiali, da sistemazioni idrauliche costituite dai canali di bonifica ancora ben visibile e da cordoni dunari posti in serie parallele dalle più recenti in prossimità del mare alle più antiche in vicinanza dell’area umida retrostante. Ex palude Contiene i terreni compresi tra il cordone dunare e le aree alluvionali recenti. Molte di queste aree sono ancora oggi interessate dall’attraversamento del canale di bonifica e conservano ancora la loro funzione di area umida. In corrispondenza di questi terreni, benché prosciugati, non sono rari fenomeni di risorgenze, ristagno d’acqua e temporanei allagamenti. Pianura Questo sistema è costituito da una superficie pianeggiante lievemente degradante verso il mare costituita da depositi di spiaggia e alluvionali di età quaternaria con forma ad arco con quote comprese tra pochi metri s.l.m. e circa 50 metri s.l.m. in prossimità della statale Appia. A questo sistema appartengono, verosimilmente, due ordini di terrazzo oggi non più distinguibili con continuità, associati ad eventi alluvionali e da depositi di spiaggia rimaneggiati dal mare. Fondovalle Sono fondovalle alluvionali costituiti da depositi di età recente ed attuale a

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DOCUMENTO PROGRAMMATICO PRELIMINARE

16 QUADRI INTERPRETATIVI

morfologia pianeggiante, generalmente di limitata estensione non separate da nette scarpate che qualora fossero state evidenti, sarebbero obliterate da interventi antropici di canalizzazione e/o colonizzazione agraria. Sistemi Ambientali Sull’impalcatura della forma del territorio (sistemi morfologici) si individuano ulteriori articolazioni e differenziazioni derivanti dalla lettura degli elementi e fattori che definiscono gli aspetti ecologici e ambientali del territorio: l’uso del suolo, la presenza di aree protette, di habitat faunistici, di ZPS e SIC, di aree a parco, di elementi della rete ecologica. Sono stati individuati i seguenti Sistemi Il gradino e l’altopiano della Murgia dei Trulli La parete e l’altopiano carsico della Murgia dei Trulli, sono caratterizzati dalla presenza di ecosistemi di assoluto valore naturalistico, ambientale e paesaggistico. Il paesaggio è caratterizzato da matrice naturale prevalente, con un versante boscato nella parte superiore, e pseudo steppico, semiarbustivo in quello inferiore, con una rete di ecositemi semiarbustivi, pascolativi, boschivi ed agricoli sul pianoro murgiano che rivestono un’importanza strategica per la conservazione della biodiversità e del paesaggio. Ambiente in gran parte integro ed esemplare, totalmente all’interno del SIC – IBA e parzialmente (area relativa al solo gradino) ricompreso nel Parco Ragionale “Terra delle Gravine” e nella zona ZPS. Sul pianoro di Cernera è evidente un’alternanza di seminativo con bosco e pascolo intrecciato con piantagioni di olivo, masserie antiche e sparse costruzioni recenti delimitate da sistemazioni agrarie quali i muretti a secco. I ripiani pedemurgiani delle Gravine Il paesaggio si è sviluppato su una serie di terrazzamenti sub pianeggianti ed immergenti verso il mare, interrotti orizzontalmente dalle relative scarpate morfologiche e lateralmente dalle incisioni fluvio carsiche “le Gravine”. Sostanzialmente, benché il paesaggio suddetto mostra un’armoniosa continuità, in realtà, dal punto di vista degli habitat mostra delle sostanziali differenze anche in termini di conservazione della naturalità.

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17 QUADRI INTERPRETATIVI

I Terrazzi L’azione del mare in arretramento, ed il sollevamento tettonico dell’area, hanno scolpito e livellato le rocce calcaree e calcarenitiche in una serie di terrazzamenti degradanti verso l’attuale pianura. Questi terrazzi hanno superfici poco ondulate, con pendenza non superiore al 10% e quote comprese tra i 40 e i 400 m s.l.m., sono separati l’un l’altro da versanti di altezza, pendenza e composizione litologica variabile e tendenzialmente decrescente da Nord verso Sud. Il paesaggio nel suo complesso è caratterizzato da una matrice naturale prevalente che raggiunge la sua massima espressione in corrispondenza dei versanti a Nord e a Nord Ovest dell’abitato, dove è possibile osservare un ecositema semiarbustivo intrecciato con boschi di pino d’Aleppo, Olivastro, Fragno e Leccio di importanza elevata per la conservazione della biodiversità e del paesaggio. Sui terrazzamenti sono evidenti le trame del paesaggio agrario sia tradizionale (uliveti sparsi e secolari, muretti a secco) che moderni vigneti a tendone, uliveti intensivi e grandi aree seminative. L’intorno è caratterizzato dalla presenza di diverse masserie storiche (Famosa, Colombato, Pizziferro, Forcellara, Parco di Guerra, San Sergio, Giulieno, solo per citare quelle più significative) testimonianza di un passato agricolo fiorente. Quasi interamente all’interno dell’area SIC – ZPS e del Parco Regionale Terra delle Gravine è interessata, soprattutto nell’area urbana e nelle sue immediate vicinanze, da numerosi fattori di pressione o di degrado: vecchie cave di tufo, discariche e insediamenti sparsi ed autocostruiti nell’area di parco di guerra. Di straordinaria valenza ecologica, ambientale , morfologica, storica e archeologica, sono le Gravine che solcano i terrazzi. Osservandole da vicino si può scorgere al loro interno una serie di gradini morfologici discontinui di forma stretta ed allungata, che hanno permesso lo sviluppo di grotte e chiese rupestri su più livelli. La presenza di acqua sul fondo e le particolari condizioni microclimatiche, hanno permesso lo sviluppo della vegetazione “rupestre”. Interamente perimetrale nel Parco Ragionale Terra delle Gravine, presentano caratteri unici e costituiscono elementi fondamentali di questo paesaggio. Colture, sistemazioni agrarie, manufatti, masserie, grotte, ipogei sono presenti in questo bordo urbano. Molti di questi beni - di questi caratteri identitari - versano in abbandono, in situazioni compromesse, o accerchiati da altri usi e da altre costruzioni che ne sviliscono il valore. Sono visibili interruzioni delle trame agricole e della viabilità storica, manufatti e usi che compromettono le dinamiche ecologiche e idrauliche dei canaloni.

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DOCUMENTO PROGRAMMATICO PRELIMINARE

18 QUADRI INTERPRETATIVI

Il cordone dunare e la costa L’area rappresenta la parte terminale della pianura ed in particolare comprende i sistemi ambientali rappresentati dalla spiaggia attuale e dai sistemi dunari antichi e recenti ad essa collegati. A completare morfologico ambientale concorre la fascia umida retrodunare antica sede di stagni d’acqua naturali, attualmente bonificata ma stagionalmente interessata da locali risorgenze di acqua di falda e di ristagno idrico. L’ambiente di spiaggia, nonché l’intera serie dunare sono perimetrale come aree SIC “Pineta dell’arco jonico”, mentre la sola parte centrale è ricompresa nella Riserva naturale Statale (EUAP 0112) Stornara. Area molto importante e molto delicata per gli equilibri della spiaggia, delle aree umide, delle foci e soprattutto per gli habitat presenti che richiedono attenzione e riqualificazione delle aree costruite. La pianura Il territorio della pianura mostra poche presenze di elementi di naturalità collegati principalmente in prossimità dei tratti non canalizzati dei corsi d’acqua. Si tratta di un ambiente e di un paesaggio costruito in seguito ad opere di bonifica e di riforma fondiaria di appoderamento e lottizzazione, con la costituzione di trame stradali e poderali evidenti. Strade, canali, agrumeti e frutteti costituiscono elementi importanti e riconoscibili di questo paesaggio. L’insieme infrastrutturale che lo contraddistingue ha tuttavia necessità di essere completamente ammodernato in quanto poco idoneo a sopportare le attuali condizioni d’uso. L’ammodernamento dei canali servirebbe soprattutto a mitigare e scongiurare eventi rischiosi dal punto di vista idraulico.

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DOCUMENTO PROGRAMMATICO PRELIMINARE

19 QUADRI INTERPRETATIVI

I contesti del paesaggio: la campagna come paesaggio L’uso agricolo costituisce un fatto primario e determina largamente il carattere distintivo dell’ambiente. L’agricoltura resta una risorsa primaria per il suo valore paesistico e ambientale, oltre che per il suo valore sociale ed economico; rappresenta un fattore determinante nel mantenimento del territorio e quindi elemento fondamentale della pianificazione. Ed è anche proprio dell’agricoltura - del suo modo di produrre - incidere in profondità sul territorio determinando forme (il dissodamento o la bonifica del terreno, la delimitazione dei campi, la costruzione di fabbricati e di annessi, la viabilità poderale) che connotano la varietà stessa del paesaggio agrario. Il paesaggio agrario, in questa accezione, non è un semplice riferimento al settore agricolo; non è riconducibile al mero ambiente rurale; esso è espressione visiva e visibile del processo che ha condotto alla sua costruzione ed evoluzione3; è la manifestazione, nel nostro caso, di un profondo e ampio processo di trasformazione del territorio, e del suo paesaggio: dalla pianura arida e in alcuni casi paludosa alla grande estensione appoderata e coltivata. Nella costruzione di questo paesaggio agrario sono state impiegate intelligenze e capitali, sono state sperimentate tecniche e invenzioni legate alla produttività e al controllo – e al dominio – del territorio, della sua natura, dei suoi elementi. Il territorio, per una sua gran parte, è stato totalmente rimodellato: le acque sono state canalizzate

3 Per tutte le considerazioni sul paesaggio agrario resta fondamentale: E. SERENI, Storia del

paesaggio agrario italiano, Laterza, Bari, 1961.

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DOCUMENTO PROGRAMMATICO PRELIMINARE

20 QUADRI INTERPRETATIVI

e imbrigliate, i terreni prosciugati e messi a coltura, la rete stradale completamente rifatta, l‘insediamento ampliato. Nel caso del territorio di Massafra lo spazio agricolo è predominante rispetto allo spazio naturale e seminaturale e il paesaggio agrario, con i segni dell’organizzazione agraria, della bonifica, delle grandi trasformazioni, rappresenta il disegno stesso del territorio e di gran parte del paesaggio tout court. Lo spazio agricolo del territorio - la struttura e la trama del paesaggio agrario - di Massafra è fortemente modellato sulla duplice natura del suo territorio: della Murgia e della pianura. Esso esprime nella maniera più evidente i diversi paesaggi agrari, o per quanto sopra, i vari paesaggi con cui questo territorio si presenta. Per questo abbiamo individuato delle articolazioni del territorio che abbiamo chiamato paesaggi, nel senso di forme sensibili di strutture territoriali, di regole e di modalità di uso, di storie e di materiali, di trame antiche e di processi recenti. I paesaggi individuati sono: - Il paesaggio della Murgia - Il paesaggio degli olivi - Il paesaggio costiero - Il paesaggio delle acque - Il paesaggio della pianura I paesaggi sono descritti - nei caratteri strutturanti di natura idro-geomorfologica - nei caratteri insediativi - nei caratteri vegetazionali - negli usi agricoli - negli aspetti naturalistici e ambientali - nei specifici fattori di valore - negli elementi di criticità I paesaggi costituiscono le parti di territorio per le quali saranno stabiliti modi diversi di tutela, valorizzazione, riqualificazione, trasformazione e uso coerenti con i relativi caratteri. All’interno dei paesaggi sono presenti alcune forme insediative con caratteri di contesti urbani.

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21 QUADRI INTERPRETATIVI

Il paesaggio della Murgia Il paesaggio è visivamente identificabile per il suo versante che sale da 100 a circa 500 m s.l.m. La parete è incisa da profondi solchi di natura erosiva. Paesaggio di grande valore panoramico, con forti relazioni visive con la pianura sottostante e con il mare e punti panoramici, che offrono una percezione dinamica aperta a fondali lontani. Tutta l’area è caratterizzato da matrice naturale prevalente, con un versante boscato e con una rete di ecosistemi semiarbustivi, pascolativi ed agricoli aperti di importanza strategica per la conservazione della biodiversità e del paesaggio. Il paesaggio aperto dei pascoli e degli incolti parasteppici si intreccia col mosaico particellare di coltivazioni. Si riscontrano lembi di agricoltura storica intorno ai nuclei abitati e arboreti tradizionali (oliveti e mandorleti). Sono presenti sistemazioni agrarie (terrazzamenti, muretti a secco, ecc.) che nelle aree acclivi hanno funzione di consolidamento dei versanti. Si rintracciano alcuni manufatti (muretti, jazzi) testimonianze dell'attività dell'allevamento e della transumanza. Sono presenti alcune masserie di antica origine Il paesaggio, in parte integro ed esemplare, presenta un notevole valore ambientale e paesaggistico; ed è quasi totalmente all’interno dell’area protetta del Parco delle Gravine.

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22 QUADRI INTERPRETATIVI

Il paesaggio degli olivi Paesaggio della fascia del piede della parete murgiana, dove le gravine si smorzano nel sottostante pianoro. Si tratta di una striscia orizzontale di terreno debolmente ondulata con pendenze intorno al 10% in continuità con la piana verso il mare. Gli ulivi rappresentano la coltura dominante, alternati ai seminativi asciutti, ad agrumeti e vigneti. Lungo la scarpata murgiana, nel territorio a nord, le colture di olivo intervallate da seminativi asciutti, rappresentano la coltivazione prevalente. In questa zona le proprietà sono definite da muri di contenimento in pietra a secco. Il sistema delle masserie di antica origine, fortemente legato all’attività agricola, si struttura introno alle lame e gravine, che corrono verso il mare.

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DOCUMENTO PROGRAMMATICO PRELIMINARE

23 QUADRI INTERPRETATIVI

Il paesaggio costiero Paesaggio della piana costiera sabbiosa che conserva alcuni residui di cordoni di dune. Terreni che pur prosciugati sono tendenzialmente aree di risorgenza e di allagamenti. Area molto importante e molto delicata per gli equilibri delle zone umide e delle foci, per gli habitat presenti che negli ultimi decenni è stata oggetto di insediamenti residenziali, tendenzialmente in crescita. La contiguità con le aree umide, con cui costituiva un’unità fisica, ambientale ed ecologica unica, e la natura stessa dell’area, sabbiosa e paludosa, rendono quest’area degna di grande attenzione, e il recupero e il ripristino delle condizioni di naturalità. I fattori di pressione sono soprattutto di natura antropica.

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24 QUADRI INTERPRETATIVI

Il paesaggio delle acque Paesaggio pianeggiante delle terre prosciugate comprese tra la fascia costiera e le aree alluvionali recenti. Include i resti degli specchi d’acqua dell’antico invaso – l’attuale area depressa sotto la masseria Ciura - e le aree di colmata che, tuttavia, presentano ancora un fitto reticolo idraulico. Si tratta di terreni che pur prosciugati sono tendenzialmente aree di risorgenza e di allagamenti. Paesaggio della piana costiera retrodunale che si estende senza soluzione di continuità fino ai confini con la strada statale 106. Si ripresenta nella piana alle spalle della masseria Ciura nel luogo in cui esisteva l’antico invaso. È quasi interamente all’interno di aree protette: SIC, e riserva naturale statale Stornara. Area molto importante e molto delicata per gli equilibri delle zone umide e delle foci, per gli habitat presenti che richiedono il recupero della continuità del litorale sabbioso. Di notevole importanza le relazioni visive e le relazioni ecologiche verso il mare minacciate dagli insediamenti lungo la costa.

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25 QUADRI INTERPRETATIVI

Il paesaggio della pianura Paesaggio della pianura irrigua geologicamente giovane, e dagli assetti idraulici recenti. Terreni alluvionali a morfologia da pianeggiante a subpianeggiante, che sono attraversati dai corsi d’acqua delle principali gravine che tagliano il territorio di Massafra. Un territorio storicamente ricco perché dotato di terreni di alto pregio con colture a frutteto e uliveto, orti e vigneti. Paesaggio in gran parte costruito attraverso la messa a coltura delle terre salde e il passaggio dal pascolo al grano e dal grano alle colture intensive dopo le opere di bonifica, di appoderamento e di colonizzazione, con la costituzione di trame stradali e poderali evidenti. L’armatura insediativa storica è costituita dai tracciati delle antiche strade interpoderali che nel corso degli anni sono rimaste sostanzialmente invariate, dalle masserie e dalle maglie della rete delle canalizzazioni. Strade, canali, filari, poderi costituiscono elementi importanti e riconoscibili di questo paesaggio. Le criticità che si riscontrano riguardano essenzialmente lo stato di abbandono delle masserie e dei poderi e il degrado dei borghi rurali.

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FORME INSEDIATIVE DEL TERRITORIO

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27 QUADRI INTERPRETATIVI

L’insediamento nel territorio aperto Nel territorio aperto - nei contesti di paesaggio - sono individuabili alcune forme insediative, alcuni tipi di insediamento, che riteniamo appartenenti ai contesti paesaggistici e rurali anche quando presentano tipologie e morfologie “urbane”. Sono state riconosciute le seguenti forme insediative: - le masserie - il Borgo Parco di Guerra - il Borgo Chiatona - l’appoderamento delle bonifiche (Marina di Ferrara) - il recinto di Verdemare - le aree specialistiche Sono, come si può notare, forme di insediamento alquanto differenti tra di loro per formazione, per tipologia, per funzioni, per localizzazioni: nuclei antichi, borghi di fondazione, aree specializzate e monofunzionali, insediamento sparso, colonizzazione da appoderamento. Si tratta di insediamenti che presentano in genere materiali costitutivi elementari e simili al loro interno, e che pertanto presentano connotati propri, regole formative derivanti dallo specifico contesto in cui si trovano o esiti di atti di pianificazione. La loro localizzazione nel territorio aperto, sia nel caso di opere concepite come elementi di tale territorio (bonifica, appoderamenti e costruzione di borgate rurali), sia nel caso di occupazione del territorio inteso come “vuoto” disponibile a qualsiasi uso (le aree industriali) li rende, nel bene e nel male, appartenenti strutturalmente al territorio aperto. Per questo motivo sono descritti come forme insediative del territorio aperto e non come contesti urbani anche quando non c’è una vera e propria soluzione di continuità con l’insediamento urbano di Massafra. Il riconoscimento di forme insediative specifiche, non urbane, contribuisce a

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DOCUMENTO PROGRAMMATICO PRELIMINARE

28 QUADRI INTERPRETATIVI

individuare, laddove ancora esiste, il limite tra costruito e spazio aperto, tra forme riconoscibili e situazioni di margine urbano, che nelle loro diverse forme e criticità, sono tutte espressioni di luoghi incerti e privi di qualità. Per la loro formazione, questi insediamenti non sono casuali e pertanto non sono assimilabili a contesti rurali periurbani solo perché contigui o vicini all’aggregato urbano (aree industriali, Borghi) o alle grandi infrastrutture (aree industriali). Alcuni di essi possono essere in qualche modo definiti o assimilabili a contesti della diffusione, soprattutto quelli di recente formazione che hanno modificato e intaccato alcuni paesaggi. Il riferimento è essenzialmente all’area industriale sulla statale per Taranto e l’insediamento - gli insediamenti - turistici-residenziali nella zona marina in un’area fortemente sensibile ambientalmente e paesaggisticamente. Abbiamo preferito chiamare queste forme con i loro nomi, perché il nome rende più immediata la comprensione del luogo, della sua connotazione e della sua condizione. Queste forme insediative sono intese come particolari contesti “urbani” che si possono trovare all’interno di contesti paesaggistici, e la loro descrizione vuole contribuire alla predisposizione di un Atlante dell’insediamento nel territorio aperto. Ogni insediamento è descritto - nel suo processo di formazione e nelle sue diverse fasi di crescita; - nel contesto paesaggistico ambientale di cui fa parte; - nelle permanenze di tracciati, edifici e spazi di relazione originari; - negli usi (del suolo) attuali; - nelle relazioni con la città.

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29 QUADRI INTERPRETATIVI

Le masserie Il patrimonio edilizio presente nel territorio aperto è cospicuo, ma è solo in parte tutelato. La tutela è solo quella derivante dalla presenza del vincolo e dal rispetto di un buffer di inedificabilità. Il che non dà nessuna garanzia sul reale recupero del patrimonio vincolato, né dei luoghi che essi rappresentano o hanno rappresentato, né offrono regole da applicare al resto del patrimonio edilizio sparso non sottoposto a vincolo. Nel quadro conoscitivo si è evidenziato come il sistema insediativo si sia nel tempo molto trasformato e complessificato; e questo processo è avvenuto sempre interpretando e trasformando luoghi precedenti, senza cancellarli ma risignificandoli e inserendoli in strutture territoriali nuove. Il che vale tanto per gli edifici che si costruivano su luoghi riconosciuti (toponimi) o che ampliavano fabbriche precedenti, o per la viabilità: le strade della bonifica hanno utilizzato i segni dei tratturi e a partire da questi hanno strutturato una nuova viabilità e una nuova gerarchia. Ogni masseria, ogni edificio religioso, ogni edificio rurale segna un luogo preciso del territorio con cui stabilisce relazioni strutturali; ogni insediamento, grande o piccolo, è fatto di edificio e di annessi, di pertinenze e di spazi di lavoro all’aperto, di viabilità di accesso e di esposizione dei corpi di fabbrica, di delimitazioni e di elementi di arredo (pozzi ecc). In ogni luogo si stabiliscono rapporti e relazioni percettive e funzionali tra gli oggetti e l’intorno. Nella carta del Sistema insediativo del QC sono state individuate le aree di pertinenza degli edifici nel territorio aperto. Il patrimonio edilizio storico, e le masserie in particolare, delle aree periurbane è quello che è stato maggiormente trasformato e in qualche caso anche completamente demolito. Nell’immediato intorno dell’abitato vi erano fino agli inizi degli anni 70 diverse masserie e numerose erano le strade territoriali e vicinali che dall’abitato si irradiavano nel territorio.

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30 QUADRI INTERPRETATIVI

Anche queste sono state in parte interrotte, in parte cancellate e comunque dimenticate nei fatti e nella memoria collettiva. Tuttavia, in alcune parti del territorio è ancora possibile riconoscere porzioni di questo sistema nella sua struttura iniziale: strade e masserie collegate. Per una maggiore conoscenza di questo patrimonio c’è bisogno di un rilievo e di una schedatura specifica per avere un quadro aggiornato dello stato di questo patrimonio e per avere un numero sufficiente di casi per poter individuare gli elementi costitutivi di questi insediamenti. La scheda dovrebbe raccogliere dati relativi a: - localizzazione e toponomastica - individuazione cartografica catastale - presenza nelle cartografia storica (Carta delle province continentali ex

Regno di Napoli del 1822; rilievo IGM 1893, rilievo IGM 1914, rilievo IGM 1947)

- vincoli presenti - morfologia del luogo e caratteri del sito - relazione con il fondo agricolo - rapporto con la viabilità - caratteri insediativi (impianto morfologico e tipologia) - area di pertinenza e spazi di relazione - elementi di arredo e delimitazioni - stato di conservazione - destinazione attuale - presenza di infrastrutture primarie a rete - valutazione del valore storico, culturale e architettonico - documentazione fotografica In attesa di poter disporre di questi dati, è stata fatta una prima esplorazione su 3 masserie ubicate nelle tre aree fondamentali del territorio: della “Marina”, del “Serro” e del “Bosco”. Masseria Patemisco Masseria Canonico Masseria Sant’Elia Sono state ricavate altrettante schede che contengono le seguenti informazioni: - la presenza dell’edifico alle date: 1893, 1914 e 1947 - l’individuazione dell’edifico nell’ortofoto 2009 - l’individuazione catastale dell’edificio - l’area di pertinenza della masseria - il contesto paesaggistico - la ricostruzione dell’area di pertinenza intesa però come spazio di relazione.

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31 QUADRI INTERPRETATIVI

Da queste informazioni si ricava che le masserie hanno in alcuni casi modificato le loro pertinenze, i loro spazi esterni, e anche la loro accessibilità. Trasformazioni avvenute per la gran parte per le nuove relazioni che esse stabilivano con la viabilità principale.

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32 QUADRI INTERPRETATIVI

MASSERIA PATEMISCO Estratti da cartografia IGM e schemi relativi a sistema insediativo storico

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33 QUADRI INTERPRETATIVI

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DOCUMENTO PROGRAMMATICO PRELIMINARE

34 QUADRI INTERPRETATIVI

Situazione del contesto aggiornata al 2009 e individuazione catastale al 2012

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35 QUADRI INTERPRETATIVI

MASSERIA CANONICO Estratti da cartografia IGM e schemi relativi a sistema insediativo storico

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36 QUADRI INTERPRETATIVI

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DOCUMENTO PROGRAMMATICO PRELIMINARE

37 QUADRI INTERPRETATIVI

Situazione del contesto aggiornata al 2009 e individuazione catastale al 2012

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38 QUADRI INTERPRETATIVI

MASSERIA SANT’ELIA

Estratti da cartografia IGM e schemi relativi a sistema insediativo storico

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DOCUMENTO PROGRAMMATICO PRELIMINARE

39 QUADRI INTERPRETATIVI

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40 QUADRI INTERPRETATIVI

Borgo Parco di Guerra

Con l’insediamento dell’Italsider a Taranto, il più grande siderurgico d’Europa, cresce il carico insediativo anche a Massafra determinato da una serie di fattori: i nuovi posti di lavoro creati per le attività siderurgiche hanno attirato migliaia di lavoratori che in buona parte ha deciso di stabilire la residenza nel comprensorio intorno a Taranto; il nuovo benessere diffuso ha alimentato la voglia della casa in proprietà ed insieme a retaggi culturali antropologicamente strutturati, ha determinato la costruzione di case unifamiliari o bifamiliari con tipologia a villino con un piccolo orto intorno. Il PdF non disponeva e non dispone di aree per la creazione di un insediamento residenziale di tipo estensivo. Mentre, un’area a circa 4 chilometri dal centro di Massafra, sul lato est a confine con il territorio del comune di Statte lungo la strada provinciale, si prestava allo scopo. All’apice della produttività dello stabilimento Italsider, quando raggiunse il massimo livello di occupati – fine degli anni 70 – in quest’area si insediarono le prime unità residenziali, totalmente “autocostruite”, sulla base di regole lottizzative autonomamente determinate. Il sistema insediativo usato è molto semplice: la spina centrale è costituita dalla strada provinciale 40, da questa partono le derivazioni viarie trasversali che in alcuni casi formano degli anelli. Nel Borgo oggi, sono insediati circa 550 abitanti, in un sistema urbanizzativo non ancora completo in termini di reti tecnologiche e di servizi alla residenza. Mancano del tutto gli standard secondari ed il Borgo ha necessità di essere riqualificato e ricucito al centro urbano. L’area è all’interno del SIC e dello ZPS ed in piccola parte all’interno del Parco delle Gravine.

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41 QUADRI INTERPRETATIVI

Borgo Chiatona

Come tutti i borghi marini esistenti lungo il litorale ionico anche Chiatona, per la maggior parte ricadente nel territorio di Palagiano, sorge inizialmente intorno al casello ferroviario della linea Taranto – Reggio Calabria. Prima degli anni 60 erano presenti unicamente sporadiche costruzioni rurali funzionali alle attività agricole dei poderi bonificati. Dopo gli anni 60 viene avviato un processo urbanizzativo, per lo più autogestito, come conseguenza di un nuovo modo di intendere la vacanza. La violenta evoluzione socio economica, conseguenza del trend positivo degli anni 60, non trova adeguati strumenti di programmazione e gestione delle attività sul territorio che risultano totalmente inadatti, e si sviluppa in modo libero e senza regole. Sorgono le prime case, tipologicamente inadeguate, in territori dalla forte valenza paesaggistica (poderose pinete di pini d’Aleppo), in aree prive di qualsiasi urbanizzazione. Nella metà degli anni 70, con i primi Programmi di Fabbricazione, si tenta di incanalare lo sviluppo residenziale turistico o delle seconde case in strumenti di programmazione che possano orientare il processo edilizio in ambiti più evoluti. Sono comunque strumenti inadeguati, lenti e ingessati: la produzione edilizia va avanti senza alcuna regola. Negli anni 80, con l’avvento delle norme a tutela del paesaggio (legge Galasso) il fenomeno dell’autocostruzione autogestita si affievolisce per poi arrestarsi del tutto. Nel frattempo e nel rispetto del “protocollo” descritto, è stato creato il Borgo Chiatona. Una sommatoria di case su singole particelle catastali così come definite

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DOCUMENTO PROGRAMMATICO PRELIMINARE

42 QUADRI INTERPRETATIVI

dall’impianto, privo di standard, servizi alla residenza e adeguate reti infrastrutturali e tecnologiche. L’intero Borgo è tutt’ora privo di fognatura dinamica. Nei punti antropizzati, la pineta è stata violentata ed il litorale è stato stravolto. Non vi sono adeguati accessi al mare ed i pochi punti accessibili sono affollati oltre ogni limite. Il Borgo è privo di qualsiasi identità e non dispone di struttura4. Non è possibile gerarchizzare la rete viaria, i luoghi costruiti.

4 Per approfondire i concetti di identità e struttura, leggi: K. LYNCH, L’immagine della città, Ed. Marsilio, Venezia, 2009.

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43 QUADRI INTERPRETATIVI

L’appoderamento delle bonifiche (Marina di Ferrara)

A partire dal 1935 inizia l’opera di appoderamento e di colonizzazione dei terreni sottoposti a bonifica. Il Consorzio di Bonifica, tra il 1935 e il 1939, interviene in località Patemisco. Più consistenti sono gli interventi realizzati dall’Ente Riforma a partire dagli anni 50. Soprattutto nella zona a mare, il Consorzio realizza ingenti opere che consentono di rendere produttive le aree dal fiume Patemisco al fiume Lato fino alla strada statale 106 Ionica. In questa zona, denominata successivamente Marina di Ferrara, vengono costruite alcune case rurali lungo le strade realizzate dal Consorzio. Anche questo Borgo, come quello di Chiatona, subisce una forte trasformazione negli anni 70. L’interesse agricolo viene meno anche per le modeste estensioni dei poderi e si avvia un processo di riconversione che porta l’ambito rurale a diventare un ambito residenziale vacanziero con matrice fortemente rurale. Anche questo Borgo sconta le stesse criticità del Borgo Chiatona.

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44 QUADRI INTERPRETATIVI

Il recinto di Verdemare Il Piano di lottizzazione della Cooperativa Verdemare, insieme ad altri due interventi proposti da altre società rientrava in un programma di incentivazione e sviluppo turistico della fascia costiera che il Comune di Massafra si proponeva di avviare alla fine degli anni 50, anche in previsione di contributi da richiedere alla Cassa per il Mezzogiorno. Tre società presentarono proposte di interventi urbanistici da realizzare su dei terreni di proprietà comunale lungo la fascia costiera, in località Marina di Ferrara e Marinella di Chiatona. I terreni sarebbero stati acquistati dopo l’approvazione dei progetti. Le tre società arrivarono a comprare i terreni, ma solo la cooperativa Verdemare realizzò l’intervento a partire dalla fine degli anni 70. La mancata realizzazione degli altri due interventi turistici fece naufragare definitivamente il programma coordinato di sviluppo turistico della zona marina di Massafra. L’intervento si colloca all’interno dell’area pinetata perimetrata dal SIC e dallo ZPS in una zona particolarmente sensibile dal punto di vista paesaggistico. Si configura come un recinto, all’interno del quale si svolgono le attività dei residenti senza alcuna relazione con l’esterno e con il contesto.

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45 QUADRI INTERPRETATIVI

Le aree specialistiche Nel territorio aperto, e anche nei contesti urbani, sono presenti aree specialistiche utilizzate prevalentemente o esclusivamente per usi non residenziali: produttivi, logistici, commerciali, depositi, tecnologici ecc. Poche di esse derivano da previsioni di piano, altre da occupazioni più antiche, molte altre da cambiamenti di usi più o meno previsti. A valle della statale Appia e quasi per l’intera lunghezza del tratto ricadente nel territorio di Massafra, si trovano i nuclei produttivi o specialistici o ex produttivi. La descrizione che segue ha lo scopo di evidenziare la diversa natura delle aree, le differenti modalità di occupazione del suolo, gli usi presenti. Nella descrizione sarà rilevato anche il grado di compatibilità dell’attuale uso e degli attuali insediamenti con il contesto paesaggistico o urbano in cui sono collocati. L’area ASI L’area a sud dell’abitato, a confine con la statale Appia, dove prosegue, è all’interno del Piano ASI (Area per lo Sviluppo Industriale). Essa fa parte dell’ampia area industriale del polo siderurgico ex Italsider. Per le sue vicende, per la sua estensione, per la sua collocazione, l’area ha

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46 QUADRI INTERPRETATIVI

un interesse di area vasta. Pur essendo in gran parte in territorio di Massafra, l’area è limitrofa alla città di Taranto con i vantaggi e problemi che questa condizione comporta. L’area, nata alla fine degli anni 60, non è ancora dotata di un sistema di urbanizzazioni completo e adeguato e con le sistematiche dismissioni intervenute nel corso degli anni, versa in uno stato di dequalificante abbandono. L’accesso avviene direttamente dalla statale mediante imbocchi impropri, pericolosi per la circolazione e poco pratici per i mezzi pesanti. L’area per attività terziarie e secondarie sulla strada statale 7 Al di la della strada statale 7, a forma di triangolo irregolare, vi è un’ampia area destinata dal PdF ad accogliere attività terziarie e secondarie. L’area, tagliata longitudinalmente dalla linea ferroviaria Bari – Taranto, è stata attuata in modo sporadico e senza un programma particolareggiato che ne indicasse le direttrici e le regole insediative. Regole fondamentali e logiche che già i Romani oltre 2000 anni fa, usavano per la creazione delle loro città fondate sull’incrocio ortogonale dei cardi e dei decumani. Nessuna regola è stata utilizzata per l’urbanizzazione dell’area se non l’utilizzo della parcellizzazione catastale e delle proprietà consolidate. Tutta l’area risulta parzialmente dotata di urbanizzazioni primarie, le strade esistenti sono di sezione trasversale non costante ed il più delle volte prive di marciapiedi, presenta alcune strade senza uscita, non dispone di rete pluviale ed è soggetta ad allagamenti. Nel corso degli anni l’area è stata utilizzata per soddisfare le esigenze insediative delle attività artigianali e commerciali locali non essendoci altre aree dove insediare tali attività. Il P.I.P. lungo la strada statale 7 Lungo la strada statale 7, in adiacenza dell’area ASI ed in direzione Taranto, con una variante al PdF è stata approvata un’area per insediamenti produttivi attuata mediante P.I.P. L’area è semi urbanizzata. Anche quest’area risulta divisa in due dalla linea ferroviaria Bari – Taranto: fatto che non le consente di accogliere insediamenti di grandi dimensioni. Dopo la pubblicazione del bando, risultano provvisoriamente assegnati circa il 50% dei lotti. Il loro insediamento è però subordinato al completamento delle urbanizzazioni.

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47 QUADRI INTERPRETATIVI

Accordo di programma “Campus delle Imprese Ioniche” In prossimità dell’incrocio tra la strada provinciale 35 e la strada provinciale 103, a sud del territorio di Massafra, si trova un’area specialistica di tipo produttivo. Sta sorgendo su una estensione territoriale di circa 9,34 ettari a circa 3,5 chilometri da Massafra, in pieno territorio agricolo, su iniziativa di alcuni imprenditori di aziende manifatturiere locali. L’ambito produttivo è isolato dal contesto urbanizzato, ma se completato con gli impianti tecnologici, i servizi secondari e le urbanizzazioni previste nell’accordo, potrebbe costituire un piccolo nucleo produttivo urbanisticamente coerente con le finalità che ne hanno determinato la costituzione. Le aree terziarie e secondarie A ridosso del centro abitato di Massafra, lungo la statale Appia, il PdF ha individuato un’area per gli insediamenti terziari e secondari. L’attuazione di quest’area però, non è stata subordinata ad una pianificazione di secondo livello ed è cresciuta quindi senza alcuna regola insediativa precisa. L’insieme edilizio che ne è scaturito si presenta scollegato tra di loro, con scarsa relazione con il contesto in cui si trovano. Qualcuno ha un impianto morfologico ben definito, qualcun altro presenta una situazione urbanistica e ambientale più delicata che necessita di riqualificazione. Il carattere artigianale delle aree non è sempre omogeneo. L’uso residenziale è abbastanza diffuso. Quest’area è stata considerata all’interno dei contesti urbani della trasformazione. Attività sparse Infine si hanno una serie di piccole botteghe, per lo più artigiane di vecchia data, che si trovano sparse all’interno del tessuto urbano e nel territorio aperto. Esse non rappresentano in sé luoghi particolari, ma piuttosto elementi dei contesti in cui si trovano.

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CONTESTI URBANI

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49 QUADRI INTERPRETATIVI

L’individuazione dei contesti urbani L’individuazione dei contesti urbani deriva da quanto descritto nel quadro conoscitivo sulla forma urbana e sulla struttura urbana. I contesti non derivano deterministicamente dalla intersezione delle suddette analisi, quanto dal riconoscimento di parti urbane significative per i loro caratteri strutturali. I contesti cercano anche di tener conto del processo formativo e di crescita del complesso urbano: dalla città racchiusa entro le mura all’attuale situazione periurbana. Il tema della perdita della forma, del passaggio da una maglia ordinatrice forte e regolare a direzioni e allineamenti che non trovano origine né nella maglia precedente, né nei segni del territorio, è costante punto di riferimento e di giudizio dell’esistente e del previsto. Così come è importante riconoscere le diverse morfologie per il loro carattere monofunzionale o di recinto. La dimensione temporale è solo un filo conduttore di questa classificazione. I contesti individuati sono: LA CITTÀ DENTRO LE MURA LA CITTÀ CONSOLIDATA - i quartieri storici LA CITTÀ IN VIA DI CONSOLIDAMENTO LA CITTÀ DA CONSOLIDARE - le espansioni recenti - le isole residenziali (pubbliche e private) - i completamenti previsti LA CITTÀ DELLA TRASFORMAZIONE

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50 QUADRI INTERPRETATIVI

- contesto periurbano oggetto di previsioni residenziali - espansioni residenziali in attuazione - isola terziaria-residenziale - contesto di margine urbano da riqualificare con carattere aperto - isola artigianale-produttiva CONTESTI SPECIALIZZATI - area ASI

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51 QUADRI INTERPRETATIVI

La città dentro le mura

La città è rimasta tutta dentro le mura fino a circa la metà dell’800. Lo sviluppo demografico è stato lento per secoli, e l’impianto di fondazione ha potuto assorbire fino all’800 variazioni, ampliamenti e sopraelevazioni, senza esserne modificatati sostanzialmente. La maggior parte dei palazzi nobiliari sono concentrati in Piazza Garibaldi e in via Vittorio Veneto. La città a tutto l’800 presentava una densità abitativa relativamente alta, con case generalmente a due piani, raramente ad un piano. Pur non essendo una città di fondazione, a differenza di altre città nate in modo simile, Massafra non è stata edificata completamente dentro le mura. All’interno delle mura - del perimetro delle mura - sono presenti stratificazioni, trasformazioni ed evoluzioni di tipi e di organismi edilizi, che hanno trovato nella maglia rettangolare un materiale urbano semplice e duttile, adatto al progressivo riempimento dell’area recintata. Massafra è una città spontanea. Ovvero mostra i segni di un processo di costruzione che non è stato la realizzazione di uno schema preordinato in un tempo definito. Da un punto di vista urbanistico, è molto interessante, perché la sua struttura mostra tutto un processo di continui adattamenti e costruzioni, che una città fondata spesso non esibisce, essendo un fatto chiuso in sé. La città dentro le mura è stata ed è ancora il centro civile e funzionale di Massafra, con un forte valore unitario e di identità. Purtroppo ha subito, negli anni 60 e 70, diversi interventi; saturazione delle aree ortive, sopraelevazioni e sostituzione. Interventi decisamente incongrui per tipologia, per materiali e per altezze realizzate.

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52 QUADRI INTERPRETATIVI

La città consolidata

È costituita dai quartieri nati a seguito delle prime espansioni fuori dalle mura, avvenute a partire dalla fine dell’800, e sviluppatisi soprattutto nel dopoguerra lungo le direttrici territoriali. Raffigurano la prima grossa e veloce crescita urbana della città con la formazione di quartieri densi. Il censimento del 1951 rileva una situazione di sovraffollamento dell’abitato con una media di 2,2 abitanti per vano. A questo stato di carenza di vani si aggiunse una crescita demografica repentina dovuta anche all’immigrazione dai comuni limitrofi, in parte connessa al processo di industrializzazione che interessò l’area nei primi anni sessanta. Le regole urbanistiche vigenti Non sembrerebbe che un adeguato approfondimento del ruolo del centro storico nell’ambito della struttura urbana sia stato tentato dai piani urbanistici del passato, come il “Piano paesaggistico e di sviluppo turistico del Comune di Massafra” ed il Piano di Fabbricazione. Il primo affrontava il problema dello sviluppo del settore turistico con la classica metodologia del “massimo sfruttamento con i minori costi possibili”, progettando intensamente la distruzione del paesaggio delle gravine attraverso la previsione di “strade turististiche carrabili” che le avrebbero percorse sul fondo per tutta la loro lunghezza, al fine di condurre il turista a parcheggi

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53 QUADRI INTERPRETATIVI

ubicati tra gli insediamenti rupestri, prevedendo anche un museo Bizantino nella gravina di S. Marco in prossimità del ponte5. Con una delimitazione analoga a quella prevista dal Piano, il Ministero della Pubblica Istruzione, con decreto del 2 marzo 1970, dichiarò il centro storico “di notevole interesse pubblico”, ai sensi della Legge 29 giugno 1939 n. 1497 sulla tutela delle bellezze naturali.

Piano Paesaggistico e di sviluppo turistico (da Fonseca-Lembo 1977)

Il Programma di Fabbricazione indicava il centro storico come zona a.I “zona residenziale di carattere storico e di particolare pregio ambientale” e lo delimitava a Sud, lungo la strada che da via La Liscia prosegue verso il santuario della Madonna di Tutte le Grazie e, ad Est, all’ex Convento dei Cappuccini inglobando la “gravinodde”, piccola gravina ad Est del quartiere dei Santi Medici, ed una serie di attività di deposito e

5 Fonseca, C.D.- Lembo, F., 1977, Il centro storico di Massafra, in “Annali dell’Università di Lecce, Lecce, pp. 32-44.

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54 QUADRI INTERPRETATIVI

commerciali sorte in quella stessa epoca. Il resto della fascia lungo la S.S. 7, dall’ex Convento di S. Agostino alla Masseria Sant’Oronzo, veniva classificato come “zona produttiva b. I.I., vincolata per attività primarie di tipo A (costruzioni a servizio diretto dell’agricoltura) di valore paesaggistico e di valore ambientale”; venivano escluse, ad eccezione dell’ex macello, tutte le attività commerciali e di deposito insediatesi all’epoca, e vietate le attività residenziali non collegate direttamente ad attività agricole e che non avevano “carattere paesaggistico e valore ambientale”.

Programma di Fabbricazione, prima redazione (da Fonseca-Lembo 1977)

Se questa normativa fosse stata applicata sarebbe stata sufficiente ad impedire la sopraelevazione e recinzioni a muri pieni, che impediscono ad oggi la visuale della città antica a Sud dalla S.S. n. 7, frammentando l’unità paesistica della zona, trasformata in una tipica “zona di frangia”,

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55 QUADRI INTERPRETATIVI

con la commistione di abitazioni, depositi, capannoni e, sino a qualche anno fa, zone coltivate. Oltre la S.S. n. 7 la destinazione era per attività secondarie o terziarie, con esclusione di attività residenziali. Null’altro prevedeva il Programma di Fabbricazione del 1969 per il centro storico, se non rimandare all’intervento urbanistico preventivo (Piano Particolareggiato o Piano di Lottizzazione), ai sensi delle leggi allora vigenti. Il Piano particolareggiato avrebbe dovuto prevedere la catalogazione degli edifici in “fabbricati di valore monumentale (“soggetti a risanamento conservativo salvo che le superfetazioni…per le quali in caso di intervento è prescritta la demolizione ed esclusa la ricostruzione”), e “fabbricati privi di “qualche valore” che potevano essere demoliti ed eventualmente ricostruiti, nel rispetto dell’indice di fabbricazione, conservando gli allineamenti preesistenti (salvo diverse prescrizioni del piano particolareggiato) sul fronte stradale e l’altezza preesistente suscettibile di una variazione in più o in meno non superiore al 5%”). Il PdF, in realtà, presentava elementi non sufficienti circa la subordinazione alle direttive del Piano di Coordinamento dell’A.S.I. di Taranto, per giustificare la sostanziale carenza di una scelta nella direzione di sviluppo (le zone di espansione erano previste sia a Nord che a Nord-Est, che ad Est, che a Sud-Est), che si sarebbe risolto in una sorta di convalida del tipo di sviluppo “spontaneo” a macchia d’olio. A tal proposito risultavano particolarmente interessanti le modificazioni tra la prima redazione e la seconda (quella approvata risultava un compromesso tra le due), per inglobare nuove aree di fabbricazione in zone originariamente agricole, presso il Casino Fumarola, per considerare “zone residenziali edificate” aree nella zona terminale di Corso Roma in cui neanche il 5% risultava edificato, e per cercare, probabilmente sotto influenza della proprietà fondiaria, di sostituire sempre nella stessa zona, aree edificabili ed aree agricole riservate per eventuali strutture di servizio collettive. Per quanto concerne il centro storico non furono chiarite le normali e prevedibili relazioni tra quest’ultimo ed una area urbana così ampliata. Dal 1972 la fascia urbana prospiciente la S.S. 7 ha subito una sistematica serie di “violenze” (taglio del ponticello del “Cuonze”, cumulo di riporti di varie epoche, per generazioni in passato terreno di gioco dei bambini di tutto il paese, costruzioni e sopraelevazioni abusive, recinzioni non autorizzate, il tutto in massima parte bruscamente in contrasto con le prescrizioni del PdF e con il vincolo paesaggistico. E’ stato dunque perpetrato un processo di dilapidazione di un patrimonio di inestimabile valore, non solo di paesaggio, di storia e di archeologia, ma di capitale sociale fisso, che sembrerebbe irrimediabilmente compromesso, ad onta delle leggi a tutela del paesaggio e dei beni

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56 QUADRI INTERPRETATIVI

culturali, ma che continua ad apparire potenzialmente dotato di capacità di sopravvivenza e di qualificazione, grazie alla favorevole posizione territoriale. Il sistema di vincolistica “passiva” non poteva attuarsi lì dove vi erano reali interessi di tipo economico con esso contrastante; ma si rende ad oggi indispensabile un intervento di riqualificazione affinché si possa riconfigurare un appropriato assetto urbano.

Case grotta in via Muro (da Fonseca Lembo 1977) Il PdF prevedeva nella suddetta fascia servizi di quartiere ed urbani capaci di riqualificare tutto il centro storico, e soprattutto la sua fascia meridionale, all’epoca la più degradata, dotandola di strutture che avrebbero reso appetibile gli alloggi completando l’abitare6.

6 P.d.F., Art. 5 “Opere di urbanizzazione primaria e secondaria”

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57 QUADRI INTERPRETATIVI

Una tale destinazione era prevista dunque nelle prescrizioni del PdF, sia per il centro storico che per la fascia lungo la S.S. 7, dalla Gravina di Madonna della Scala a quella di S. Caterina, aree all’epoca di limitato valore economico poiché abbandonate, invase da sterpi ed accidentate, o coltivate a seminativi. L’unica eccezione era rappresentata da un agrumeto nell’area antistante la Chiesa di S. Agostino. Tale area è stata interessata da attività di scavo archeologico sistematico e stratigrafico, effettuato dal 2005 al 2007 dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici di Puglia7 in conseguenza a lavori di sbancamento effettuati per l’edificazione di un locale commerciale, zona oggi sottoposta a vincolo archeologico. Tali aree formavano già da sé cunei che penetravano profondamente nel tessuto storico urbano, in direzione del terzo Circolo Didattico San Giovanni Bosco e la Piazza dell’ex palazzo Ciura lungo una linea parallela a via Muro, nella gravina di S. Marco, nella “gravenodde” accanto al Convento cinquecentesco dei Cappuccini, al di sotto delle cave abbandonate, a Santa Caterina e lungo l’omonima gravina, passante dall’Istituto Mondelli, sino al centro del Borgo8.

Le proposte urbanistiche Partendo dall’analisi storica della crescita della città e dalla individuazione di una spina di attività che innervava tutto l’abitato con un andamento lineare, alla fine degli anni Settanta si proponeva di bloccare a Nord la crescita della città, favorendo tramite la redazione di piani particolareggiati la ristrutturazione di tutta la struttura insediativa a Nord di Viale Marconi e Corso Roma, che solo in quella maniera avrebbe potuto fornirsi di servizi sociali, culturali, commerciali, attraverso l’accorpamento di gruppi isolati, la gerarchizzazione del traffico e l’apertura di piazze e zone a verde. Il Piano prevedeva l’espansione della città soltanto verso Est, verso Statte, in modo da dar vita ad un allineamento pedonale di tre gruppi di piazze e infrastrutture di servizio: Piazza Garibaldi, Piazza Vittorio Emanuele, il centro commerciale-civico in fondo a Corso Roma. In questo modo le tre aree si sarebbero poste al centro di tre aggregati urbani, ognuno caratterizzato da un ruolo particolare nell’economia generale: il centro storico, sede di attività culturali si tipo specialistico, commerciali specializzate, artigianali, turistiche e del tempo libero; il Borgo ristrutturato nelle sue zone a Nord e a Sud, con attività commerciali di piccola e media importanza; la nuova espansione, con la necessità di collegamenti alla viabilità principale: attrezzature commerciali, sale

7 Scavo archeologico diretto dalla dott.ssa Teresa Schojer della Soprintendenza Archeologica. 8 Cfr. Fonseca-Lembo, 1977, cit.

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58 QUADRI INTERPRETATIVI

cinematografiche, mercato, scuole e, solo qualora non fosse stato possibile localizzarla nel centro storico, una attrezzatura scolastica ad alta specializzazione.

Studio per un piano particolareggiato della fascia tra il Centro Storico e la S.S. 7 (da Fonseca-Lembo 1977)

Il piano da fare Un piano per questa città, di grande estensione e consistenza, e complessivamente ancora in buono stato, serve innanzitutto a colmare un vuoto di disciplina e di indicazioni che rischia di mettere in pericolo la struttura, la natura e l’immagine del centro stesso. Interventi, anche di piccola dimensione, portati avanti senza riferimenti e guide, sommandosi, determinano condizioni di stravolgimento e di banalizzazione del patrimonio storico. Un Piano Particolareggiato per il centro storico è stato, a suo tempo, elaborato e adottato, ma non ha mai concluso il suo iter, e nel frattempo sono cambiati riferimenti metodologici, strategie di intervento nelle aree storiche e, purtroppo, sono cambiati anche gli edifici. È pertanto necessario riprendere lo studio sul centro storico per una sua attenta lettura storica e tipologica, e per un progetto di recupero della sua immagine, di ricostruzione di rapporti e relazioni con le nuovi parti

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59 QUADRI INTERPRETATIVI

urbane, di rivitalizzazione delle sue funzioni, di verifica della sua sicurezza, di sperimentazione di tecnologie innovative. Tutto questo va inserito e inscritto in una visione del Centro Storico condivisa e perseguita che riconosca il valore e l’unicità del luogo; luogo che forma l’immagine pubblica e costituisce l’identità di una città: testimonianza di segni, tecniche e materiali appartenenti alla propria storia e alla propria cultura. Un progetto che non può essere visto come una semplice operazione tecnica e normativa. Un piano per il centro storico deve comportare la predisposizione di strumenti e di regole che possano costituire le condizioni strutturali di base di riferimento sia per l’attuazione tecnica degli interventi, sia per la programmazione degli usi, sia per interventi più ampi di riqualificazione e progettazione urbana; un telaio sul quale, e attraverso il quale, attivare progetti, politiche e scelte: essere uno strumento di stimolo e di riferimento piuttosto che uno strumento coercitivo.

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60 QUADRI INTERPRETATIVI

La città in via di consolidamento Sono le espansioni a ridosso della città consolidata. Espansioni verificatesi in alcuni casi a partire dagli anni 60 e in altri a partire dagli anni 70. In genere, l’edificazione avviene sul prolungamento della trama viaria esistente e ne mantiene anche l’allineamento. Tuttavia la maglia appare meno regolare e strutturante; è indebolita rispetto a quella precedente. Le strade diventano più larghe, l’isolato è aperto anche se ancora rintracciabile. Ci sono più spazi aperti e la densità edilizia è minore. La tipologia edilizia è varia e sono presenti aree specialistiche. Queste si dispongono quindi a corona della città consolidata. C’è da rilevare che se scuole superiori, ospedale ecc. sono aree specialistiche anche di un certo livello, esse sono scarsamente integrate alle funzioni residenziali che hanno necessità di spazi liberi, di luoghi di servizi e di aggregazione di tipo diverso. Se da un punto di vista numerico queste aree risultano dotate di standard, da un punto di vista della qualità e dell’utilità, non sempre queste attrezzature sono quelle di cui le aree hanno realmente bisogno (vedi QC: singole attrezzature in Struttura Urbana). Tutta la città fin qui analizzata è, seppur con differenze di intensità, densa, compatta e priva di aree libere, e la strada è l’unico luogo urbano identificabile.

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61 QUADRI INTERPRETATIVI

La città da consolidare Sotto questo obiettivo sono state raggruppate situazioni e tessuti diversi. La città da consolidare è intesa come quella parte dell’urbano, costruita o ancora quasi libera, privata o pubblica, progettata o spontanea, dove ci sono spazi - in senso fisico e in senso concettuale - per intervenire a definire una struttura urbana forte e capace di avere un carattere urbano e non solo di quartiere. Sotto questa denominazione abbiamo incluso: - le espansioni recenti - le isole residenziali (pubbliche e private) - i completamenti previsti Gran parte dei fatti edilizi realizzati in queste aree hanno determinato la rottura della forma urbana, con interventi introversi, impianti morfologici autoreferenziati, tipi edilizi spesso estranei al contesto, allineamenti che non trovano alcun riferimento nei segni della trama fondiaria e territoriale. Presenze che ignorano la morfologia, l’ecologia, il paesaggio e l’idraulica dei luoghi; interventi aggressivi che si impongono per la loro perfetta estraneità ai luoghi stessi. La città da consolidare comprende tutte aree che nel loro insieme costituiscono una cintura all’abitato esistente. Una cintura che dovrebbe strutturarsi, formalmente e funzionalmente, per ampliare la struttura urbana nel suo complesso. Il grande vuoto tra via Taranto e la statale

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62 QUADRI INTERPRETATIVI

Appia è luogo che ha necessità di essere recuperato e può assumere un ruolo strategico per ridefinire l’assetto dell’area, e più in generale, nuove gerarchie urbane. Così come tutte le aree che insistono sulle strade provinciali numero 40 e 42 devono far sì che questi assi associno alla loro funzione di collegamento viario, un ruolo strutturante di riqualificazione, completamento e rigenerazione di una più ampia struttura urbana: essi devono diventare nuovi assi strutturanti urbani. Il carattere delle singole aree è fortemente eterogeneo. Perciò esse vanno interpretate singolarmente per quanto riguarda i materiali specifici, e nel complesso per quanto riguarda l’assetto infrastrutturale, relazionale e strutturante che devono costituire. Assetto che sarà affidato alla definizione della maglia viaria e alla rete dello spazio aperto in tutte le sue declinazioni - dai percorsi alle aree verdi, dalle attrezzature ai corridoi ecologici, dalle contiguità fisiche alle prospettive visive. Essendo in gran parte aree marginali, si dovranno ricostituire i rapporti con gli elementi strutturanti del sistema ambientale e del sistema insediativo storico ancora presenti (lame, gravine, strade storiche, muretti a secco, edifici rurali ...). Questa è la città in cui è da progettare la trama delle relazioni, rete dello spazio pubblico: una maglia scalare che includa e coniughi le diverse dimensioni: territoriale, urbana, di quartiere, di isolato, recuperando in un disegno complessivo gli standard realizzati e aree a standard da utilizzare. È auspicabile uno schema direttore per queste parti di città. Le espansioni recenti Espansioni realizzate ai margini della città più densa, in genere esito di piani di lottizzazioni. In queste realizzazioni c’è l’abbandono della maglia ortogonale: l’edificazione si presenta più autonoma rispetto alla strada e al lotto con una conseguente scarsa definizione dei fronti degli isolati. Le tipologie sono generalmente in linea, con parte del lotto libero. Le costruzioni più a contatto con la città precedente presentano ancora una certa compattezza insediativa. Aree monofunzionali a carattere residenziale con nuclei di servizi derivanti dagli standard (per lo più ancora non realizzati). Le isole residenziali (pubbliche e private) Intendiamo per isole un principio insediativo: semplice regola di accostamento dei manufatti edilizi che ne fa risaltare l’autonomia rispetto al contesto o insediamenti perimetrali, modulari e introversi (es.: zone

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63 QUADRI INTERPRETATIVI

produttive caratterizzate dalla ripetizione del “modulo” di capannone industriale; quartieri residenziali suburbani ad accesso selezionato; aree di edilizia residenziale pubblica con stesso oggetto edilizio (case a torre, case in linea …) replicato in serie) 9. Il principio è presente sia nei quartieri della la città pubblica - i quartieri nati in seguito a piani di zona per edilizia agevolata e sovvenzionata - sia nelle lottizzazioni residenziali. Gli esiti sono simili. Gli interventi, in genere di dimensioni consistenti per lo meno in termini di superfici investite, hanno instaurato nuove direzioni e nuovi allineamenti che hanno portato all’abbandono della maglia ortogonale e alla cancellazione di segni territoriali antichi (strade vicinali e vie di scolo). È scomparso anche l’isolato e i fronti stradali presentano scarsa definizione. Il rapporto spazio pubblico spazio privato è affidato a recinzioni che hanno lo scopo di separare i due spazi. Non esiste spazio di relazione, non esiste definizione dello spazio pubblico attraverso lo spazio privato. L’allontanamento delle facciate fa sì che queste non partecipano più alla scena urbana, compito affidato alle recinzioni. Nonostante la presenza di spazio a destinazione pubblica, queste aree mancano di carattere e qualità urbana. Pochi servizi e attrezzature di qualità: solo quelli essenziali degli standard. C’’è da rilevare come nelle lottizzazioni private le aree a standard siano più frammentate e poste in posizioni più marginali rispetto a quelle presenti nella “città pubblica”. I completamenti previsti Sono state inserite nella città da consolidare anche le aree ancora libere destinate dal vigente PDF a insediamenti di tipo A3 e A4 (le zone C del DM 1444/68). Come è stato già detto, queste aree, pur nelle loro differenze di aree marginali o di vuoti urbani sono, quasi tutte, fisicamente contigue o interne alla struttura urbana e, soprattutto, la loro trasformazione è l’occasione per consolidare la trama urbana e il disegno urbano.

9 S. BOERI, A. LANZANI, E. MARINI, Il territorio che cambia, Abitare Segesta 1993.

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64 QUADRI INTERPRETATIVI

La città della trasformazione Sono le aree destinate dal PdF all’espansione, alla città nuova, sia residenziale sia per attrezzature e attività produttive. È l’area periurbana ancora in gran parte libera e che vede la presenza significativa di elementi strutturali del sistema idro-geo-morfologico ed elementi strutturanti del sistema insediativo storico. Tra i primi abbiamo lame e gravine, strade bianche, strade alberate e cave; tra i secondi si ritrovano masserie e pertinenze, strade di impianto storico ed ex vicinali, muri a secco, aree a vincolo archeologico, masserie vincolate. Molti di questi elementi appaiono indeboliti nelle loro relazioni e abbandonati nella loro cura. Sono stati individuati alcuni specifici contesti: - contesto periurbano oggetto di previsioni residenziali - espansioni residenziali in attuazione - contesto di margine urbano da riqualificare con carattere aperto - isola artigianale-residenziale - isola artigianale-produttiva Il contesto periurbano oggetto di previsioni residenziali comprende gli ex comparti C (ora A3 e A4) di espansione residenziali previsti dal PdF. Sono stati individuati, come situazione specifica, i comparti in fase di realizzazione: espansioni residenziali in attuazione. Il contesto di margine urbano da riqualificare con carattere aperto si riferisce alla porzione di territorio ancora in parte libera a nord, nord – est ed a sud dell’abitato, dove sono presenti assetti, usi, funzioni e previsioni

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DOCUMENTO PROGRAMMATICO PRELIMINARE

65 QUADRI INTERPRETATIVI

sostanzialmente omogenei. In queste aree abbastanza composite si trovano alcuni insediamenti più o meno (dis)ordinati e pianificati dove a una destinazione artigianale e produttiva si sono associate interventi o usi prettamente residenziali; alcuni impianti e aree sportive in abbandono; un’area destinata alla logistica per deposito di camion e container; oltre a presenze di singoli fatti edilizi. Le aree, pertanto, non hanno un carattere specifico; la casualità dei materiali che si trovano con scarse relazioni tra loro e con l’intorno, rende delicato tutto l’assetto dell’area. È importante che la riqualificazione di queste aree contribuisca a dare ordine, carattere e ruolo a queste zone. Da un lato il riordino dei nuclei artigianali e produttivi, valutando la possibilità di definire con più chiarezza la loro funzione: una funzione che possa fare recuperare alcuni fenomeni di uso residenziale in atto, e dare maggior visibilità ed efficienza artigianale all’area. Dall’altro, occorre un riordino delle aree destinate ad attrezzature, in particolare sportive, recuperando connessioni con il verde e con la campagna intorno. L’assetto di questo delicato margine urbano non deve tendere a una saturazione degli spazi esistenti. Tutta l’area deve mantenere un carattere di spazio aperto: gli usi attuali e le funzioni previste dovranno essere valutate rispetto a questo aspetto che l’area deve mantenere nel suo complesso. Ciò significa ricomporre e ridare spessore ai segni e alle relazioni tra il territorio aperto e la città costruita, ritrovare connessioni capaci di realizzare reti ecologiche e ambientali anche in presenza di fasci infrastrutturali notevoli, contribuire a realizzare un parco urbano attrezzato, dare nuove funzioni allo spazio aperto.

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DOCUMENTO PROGRAMMATICO PRELIMINARE

66 QUADRI INTERPRETATIVI

Contesti specializzati E’ stata considerata come contesto urbano specializzato u n ’area specialistica che ha assunto un ruolo rilevante nello sviluppo socio economico del territorio. L’area ASI L’area ASI compresa nel territorio comunale, nata come area asservita all’indotto dell’ex Italsider, ospita oggi per la maggior parte, aziende con un proprio mercato e solo in minima parte connesse con la produzione dell’attuale ILVA. È un’area attrezzata monofunzionale. Ha rappresentato la prima azione, indotta dall’esterno, che ha conseguito un incremento significativo del dato demografico e del dato economico. Essa, dopo cinquant’anni, risulta ancora non urbanizzata, non è dotata dei servizi primari, non è agevolmente accessibile, sono assenti tutti quegli elementi che segnano positivamente un contesto (strade, marciapiedi, pubblica illuminazione, reti tecnologiche, verde). Il carattere e le funzioni dell’area sono da valorizzare maggiormente anche in relazione ai processi di sviluppo già programmati a livello provinciale.

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SERVIZI E ATTREZZATURE

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Documento Programmatico Preliminare

68 QUADRI INTERPRETATIVI

Valutazioni sui servizi e sulle attrezzature esistenti Nel QC è stata descritta la condizione delle diverse attrezzature e servizi presenti, e sono state individuate le carenze dimensionali delle singole dotazioni; sono stati formulati primi giudizi qualitativi e considerazioni sulla capacità funzionale e sulla localizzazione delle singole attrezzature e aree interessate. Qui si cercherà di fare un bilancio complessivo della dotazione funzionale, attraverso valutazioni che esprimano giudizi qualitativi, al fine di fornire indicazioni utili a individuare una strategia che sia di guida per gli assetti futuri e per il piano dei servizi. Sarà effettuata anche una verifica quantitativa degli standard e del loro soddisfacimento. Saranno inoltre descritti i criteri e le modalità di valutazione della situazione esistente. La valutazione dei singoli servizi ha evidenziato, da un punto di vista quantitativo, carenze che riguardano alcuni spazi scolastici (di quartiere), in alcuni rioni i parcheggi, i luoghi sociali e di aggregazione, i servizi agli anziani e, soprattutto, il verde. Il verde, anche a uno sguardo della mappa della città, è effettivamente una mancanza rilevante; le aree a standard degli ultimi interventi edilizi non sono sufficienti a modificare questa scarsità. Massafra non ha parchi, e questo è di per sé un problema. L’analisi dei singoli servizi ha permesso valutazioni e considerazioni che il dato aggregato degli standard non fa vedere. A esempio, le carenze del sistema scolastico sono da riferire agli edifici e alle strutture scolastiche per scuole materne; a cui si aggiunge la mancanza di asili nido che sono veramente molto pochi. Il nido sembra essere un servizio ancora poco richiesto (forse perché poco offerto) ma

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Documento Programmatico Preliminare

69 QUADRI INTERPRETATIVI

che in prospettiva lo sarà. Molti non considerano ancora il nido come un percorso formativo e di istruzione. Mancano anche luoghi di aggregazione e di sostegno a giovani e anziani, mancano cioè spazi attrezzati e diffusi, legati ad aspetti meno medicali e più sociali. Sul versante della cultura sono pochi i luoghi esistenti, pochi e concentrati nel centro. Spazi di aggregazione, verde, asili nido ecc. sono servizi la cui richiesta crescerà molto nei prossimi anni, dettata dai nuovi stili di vita verso i quali - come comincia a emergere dall’analisi della dinamica della popolazione - Massafra si sta orientando. Il Piano Sociale di Zona 2001-2007 auspicava una maggiore integrazione degli aspetti sociali e di quelli sanitari, e rilevava l’assenza di luoghi che favorivano processi di socializzazione. Nei nuovi quartieri, ma anche in quelli storici, oltre ai servizi indispensabili, si trova un tessuto povero di luoghi e aree specialistiche; un tessuto fatto solo di residenze e di strade: poche piazze, pochi luoghi aggregativi: solo nel centro storico la situazione è diversa. La qualità urbana richiede che siano soddisfatti alcuni requisiti di base: - una adeguata dotazione di attrezzature e servizi - una chiara e significativa struttura urbanistica d’impianto, ovvero

una trama funzionale e visiva dello spazio pubblico che lo identifichi come tale e che sia motivo di radicamento per gli abitanti.

Attrezzature slegate tra di loro e poste in aree decentrate non contribuiscono a formare centralità urbane, non determinano complessità e qualità spaziale dello spazio collettivo. Una valutazione dello stato dell’offerta di servizi e attrezzature deve anche individuare un ordine di priorità tra i gruppi di servizi, intendendo per priorità le tipologie che evidenziano più carenze, e i luoghi più carenti. I principali asset di intervento devono tener conto sia della carenza di offerta sia della domanda, sia dei luoghi.

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Documento Programmatico Preliminare

70 QUADRI INTERPRETATIVI

Valutazione per rioni Per valutare in maniera più qualitativa l’analisi dell’offerta di servizi - e anche per avere indicazioni più concrete per stimare la domanda - si è operata una disarticolazione del territorio in “unità di riferimento”. Le uniche suddivisioni territoriali esistenti sono le zone censuarie. Tuttavia, esse sono sembrate poco legate al territorio e agli abitanti; infatti sono percepite essenzialmente come ripartizioni amministrative. È stata utilizzata la suddivisione in “rioni”, pur nell’incerta, e forse inesistente, definizione dei loro limiti. Questa scelta deriva dall'interpretazione della città per parti e dal fatto che rappresentano unità urbane riconoscibili e significative nella percezione e nel comportamento collettivo dei cittadini. Come descritto nei contesti urbani, i rioni storici sono delle unità urbanistiche coerenti e omogenee al loro interno, determinatesi per vincoli morfologici, per morfologia urbana riconoscibile (densità edilizia, struttura di impianto), per crescita edilizia. Ci sono alcune situazioni periferiche - costruzioni recenti a volte non in continuità fisica con la struttura urbana precedente - che non appartengono a nessuno dei tradizionali “rioni”. Un lavoro sulle centralità fisiche e funzionali, sulla riqualificazione dello spazio pubblico delle nuove aree insediate potrebbe favorire tanto l’integrazione con i quartieri limitrofi, quanto processi di sedimentazione per formare nuove identità di quartiere.

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Documento Programmatico Preliminare

71 QUADRI INTERPRETATIVI

Rioni (pittagli) individuati Gesù Bambino Pappacoda Santi Medici San Marco Imperiali Santa Caterina La dotazione funzionale Per ogni quartiere si valuta la presenza di servizi di prima necessità, come veri prolungamenti dell'abitazione quali - l'asilo nido - la scuola materna - la farmacia - l’ambulatorio medio - il commercio di vicinato - l'artigianato di servizio - la piazza e il verde attrezzato e di servizi specifici di livello superiore, comunque ancora legati alla residenza, quali - la scuola elementare e la scuola media - l’attrezzatura socio-sanitaria - l'ufficio postale - la biblioteca - il cinema, il teatro, l’auditorium - la chiesa o il luogo di culto - il mercato e la media distribuzione commerciale - il bar, la pizzeria, il ristorante - il parco, il giardino pubblico - l’impianto sportivo Dotazioni e necessità dei singoli quartieri I dati si riferiscono al numero di servizi fruibili nell’ambito di ogni singolo quartiere, compresi quelli che, pur ricadenti in un quartiere contiguo, risultano a una distanza breve dal limite e quindi facilmente raggiungibili. Gesù Bambino Nel pieno del centro storico è dotato dei servizi di prima necessità e di quelli di livello superiore. E’ carente di un sistema del verde e di attrezzature per il tempo libero. La riqualificazione passa necessariamente attraverso il superamento delle limitazioni connesse con il sistema degli accessi e della fruizione carrabile.

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Documento Programmatico Preliminare

72 QUADRI INTERPRETATIVI

Pappacoda Parte terminale del centro storico, si affaccia direttamente lungo la gravina di San Marco. E’ di modeste dimensioni ed collegato funzionalmente, in termini di utilizzo dei servizi, con il rione Gesù Bambino. Risultano assenti la maggior parte dei servi primari e secondari. Il rione sconta lo stesso insieme di carenze riscontrate per il rione Gesù Bambino. Santi Medici Comprende parte del borgo e le appendici terminali del centro storico. Dispone di una buona dotazione di servizi primari e parte dei servizi secondari. I tre rioni, Gesù Bambino, Pappacoda e Santi Medici, sono confinanti tra loro, di modesta estensione e interagiscono nell’utilizzo della dotazione dei servizi disponibili. Per tutti e tre valgono le considerazioni effettuate per il rione Gesù Bambino. San Marco Il rione San Marco, all’estremo nord del contesto urbano, presenta tutti i servizi di prima necessità ed alcuni di seconda. Come per tutti i rioni storicamente sedimentati, è carene il sistema del verde e le attrezzature per il tempo libero. Imperiali Comprende la restante parte del borgo, la zona 167 e le aree della zona ASI. Dispone di tutte le attrezzature ed i servizi primari e secondari. Santa Caterina La parte più recente di Massafra, ancora in corso di completamento. Si è formato secondo le anonime indicazioni di una sommatoria non coordinata di piani attuativi redatti sulla base dei precisi canoni urbanistici dei “quartieri dormitorio”. E’ un rione privo di identità e struttura. Dispone di tutti i servizi primari e di una buona dotazione di servizi secondari, integrabili con il completamento delle attività edilizie già programmate.

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Documento Programmatico Preliminare

73 QUADRI INTERPRETATIVI

Offerta complessiva di attrezzature pubbliche o a uso pubblico Dal QC ricaviamo i dati per comporre la seguente situazione riguardante le superfici dei servizi e delle attrezzature analizzate. Nella prima colonna sono indicati i servizi e le attrezzature prese in esame. In neretto sono le denominazioni delle aree a standard secondo il DM 1444/68 riferite alle attrezzature di quartiere e alle attrezzature territoriali. In tondo la suddivisione delle attrezzature di interesse comune in specifiche categorie di servizi, e l’inserimento di alcuni specifici servizi tra le attrezzature territoriali: questo ha un puro valore di attribuzione di rango ai servizi, per poter valutare anche la “ricchezza” e la “varietà dei servizi presenti. In rosso, i servizi normalmente non conteggiati tra gli standard, o attribuzione di aree a un livello di standard piuttosto che a un altro: l’ospedale, ad esempio, è un’attrezzatura di livello territoriale. Le motivazioni sono le stesse di quelle espresse sopra. Nella tabella sono stati restituiti tre tipi di dati. Nel primo gruppo (di colonne) sono riportati: - le aree a servizio esistenti suddivise in pubbliche e private - le aree a standard cedute al comune ma non realizzate - le aree a disposizione (aree a servizio esistente e aree cedute ma non

realizzate); - l’attuale standard (mq/ab) calcolato rispetto al servizio realmente

esistente; - lo standard possibile (mq/ab) calcolato rispetto alle aree a disposizione

(realizzate e non).

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Documento Programmatico Preliminare

74 QUADRI INTERPRETATIVI

Nel secondo gruppo sono riportati: - lo standard previsto da DM 1444/68 per l’attrezzatura considerata; - le superfici da destinare a tale servizio secondo lo standard

ministeriale; - la differenza tra le aree secondo i calcoli dello standard e quelle

realmente rilevate. Nel terzo gruppo sono riportati: - lo standard previsto dal PdF per l’attrezzatura considerata; - le superfici da destinare a tale servizio secondo lo standard del PdF; - la differenza tra le aree secondo le previsioni del PdF e quelle

realmente rilevate. I calcoli sopra riportati sono riferiti alla popolazione residente rilevata al 31 dicembre 2010 (32.448 abitanti).

Le superfici delle attrezzature sono riferite alla dimensione reale e non a quella convenzionale prevista dal DM 1444/68 per le zone A e B degli strumenti urbanistici generali. Secondo tale indicazione, per le aree già edificate, la dimensione dell’attrezzatura va considerata, ai fini della verifica degli standard, in misura doppia di quella reale. Dai dati emergono conferme alle valutazioni fatte all’inizio: le carenze di alcune attrezzature e in particolare del verde a qualsiasi livello.

Un piano sulle dotazioni non può essere costruito solo a partire da questi dati, con l’obiettivo di eliminare il segno meno. Come è stato più volte detto è anche un problema di qualità dei servizi, qualità del servizio offerto, del luogo in cui viene espletato ecc. Tra gli indicatori di qualità c’è anche la rispondenza alle necessità espresse dalla popolazione e non dai numeri. Per questo è importante, come vedremo più avanti, avviare indagini esplorative per identificare i bisogni.

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Documento Programmatico Preliminare

Aree a servizio Aree a servizio

pubbliche esistenti private esistenti Pu + Pr aree a

totale aree mq/ab m q/ab standard

per s ervizio es is tenti poss ibili (Pu) (Pr) non realizzate

Standard Standard

DM 1444/68 DM 1444/68 D ifferenza

mq/ab mq Standard S tandard

PDF PDF D ifferenza mq/ab mq

istruzione di base 66.520 66.520 2 2 4,50 145.908 -79.388 4,50 145.908 -79.388

salute e ass is tenza sociale 1.810 1.810 44.055

50.675 0,06 1,42 uffici comunali e pos tali ed altr i 15.081 15.081 15.081 0,46 0,46 associazionismo 500 500 500 0,01 0,01 parrocchie 12.515 12.515 12.515 0,39 0,39 attrezzature di interesse comune 4.641 25.265 29.906 29.906 0,92 0,92 2,00 64.848 -34.942 2,00 64.848 -34.942

verde e spazi aperti 101.126 101.126 35.134 136.260 3,12 4,20 9,00 291.816 -155.556 9,00 291.816 -155.556

commercio e servizi privati 99.552 99.552 99.552 2,9 2,9 parcheggi 53.872 53.872 53.872 1,66 1,66 2,50 81.060 -27.188 2,50 81.060 -27.188

istruzione superiore e universitaria 33.910 33.910 33.910 1,6 1,6 1,50 48.636 -14.726 1,50 48.636 -14.726

servizi sanitari o ospedali 42.245 42.245 42.245 1,3 1,3 1,00 32.424 9.821 1,00 32.424 -9821

pubblica amministrazione e sicurezza 6.705 6.705 6.705 0,21 0,21 attività culturali 4.836 2.240 7.076

3.680 10.756 0,22 0,33 edifici di culto e cimitero 34.170 34.170 34.170 1,05 1,05 impianti sportivi, parchi e giardini pubblici 95.020 95.020 95.020 2,93 2,93 15,00 486.360 -391.340 15,00 486.360 -391.340

servizi e impianti tecnologici 85.686 358.821 444.507 13,71 13,71

TOTALE

1.044.515 82.869 687.687 35,50 1.151.052 -693.319 35,50 1.151.052 . -693.319

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Documento Programmatico Preliminare

76 QUADRI INTERPRETATIVI

Identificare i bisogni di servizi e attrezzature Non esistono specifiche indagini sulla domanda di servizi da parte degli abitanti (e dei fruitori) di Massafra. Dall’esame dei dati demografici, da alcuni documenti dell’assessorato ai servizi sociali, da colloqui e incontri con il personale dei servizi sociali, dalla valutazione dell’offerta esistente, è possibile tracciare un primo scenario di riferimento per i bisogni di servizi e attrezzature. Gli stili di vita degli abitanti tendono verso quelli riscontrabili in realtà urbane più mature, e da questo è possibile sicuramente ricavare alcune indicazioni circa la necessità di attrezzature e servizi attualmente molto carenti: dagli asili nido agli spazi per il tempo libero e per le attività ricreative, a luoghi urbani connotati, al verde ecc. Occorre tuttavia una maggior conoscenza a proposito. Per questo è stata elaborata una scheda, una lista di bisogni di servizi riferiti a diverse aree tematiche a partire da specifiche tipologie di abitanti. A partire da questa lista, da attivare attraverso diverse forme partecipative, si potranno precisare: 1. i bisogni relativi a ciascuna area tematica in termini globali; 2. i segmenti delle singole aree di bisogno che pongono problemi più

urgenti di altri; 3. i bisogni di base da soddisfare per tutta la popolazione; 4. i bisogni specifici di alcune categorie.

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Documento Programmatico Preliminare

77 QUADRI INTERPRETATIVI

AREE TEMATICHE Servizi da sviluppare Servizi da aggiungere

servizi per l’infanzia asilo nido scuola dell’infanzia scuola primaria ……….

………. ……….

servizi per giovani scuola media

scuola superiore centri di aggregazione ……….

………. ……….

servizi per anziani case di cura e di riposo

centri diurni centri di assistenza

domiciliare ……….

………. ……….

servizi sanitari e assistenziali

ospedali clinica / case di cura poliambulatorio farmacie ……….

………. ……….

servizi di pubblica utilità Uffici comunali

posta e telecomunicazioni, etc.

banche ……….

………. ……….

Cultura e tempo libero biblioteche

centri sportivi campetti cinema e teatri ……….

………. ……….

Verde e spazi pubblici parchi

………. ………. ……….

commercio mercati

grande distribuzione commercio al dettaglio ……….

………. ……….

Servizi per le imprese istituti di credito

associazioni di categorie …..

………. ……….

Sosta e Mobilità parcheggio a raso

sosta su strada in sede propria

parcheggio in struttura ……….

………. ……….