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VIVO PER LEI
RELAZIONE GENERAL
COURSE - DIRITTI UMANI E
INCLUSIONE 2017-2018
Di
Chiara Facchinato e Altea Pegoraro
INDICE
1. A. BOCELLI, VIVO PER LEI 3
2. EDUCAZIONE E DIDATTICA
11 3. UNIVERSALITÀ
16
4. EVENTI 19
5. ALCUNE PERSONALITÀ IMPORTANTI 22
Music has a power of forming the character and should
therefore be introduced into the education of the young.
-Aristotle
Music is a moral law. It gives soul to the universe, wings to
the mind, and life to everything… Without music, life would
be an error.
-Plato
A. BOCELLI, VIVO PER LEI
“Vivo per lei da quando sai
La prima volta l'ho incontrata
Non mi ricordo come ma
Mi è entrata dentro e c'è restata
Vivo per lei perché mi fa Vibrare forte l'anima
Vivo per lei e non è un peso
I have loved the same as you
One that I know will never leave me
It doesn't matter what I do
This time with her she won't deceit me
Thought I was asking far too much
Hoping to feel this magic touch,
Now it's here to make me love again.
E una musa che ci invita
Oh Nothing could be sweeter
Attraverso un pianoforte
La morte è lontana
Io vivo per lei
Now with my new love I can cope
With all that burs to know your softness
You are the one who give me hope
E un pugno che non fa mai male
Vivo per lei lo so mi fa
Girare di città in città
Soffrire un po' ma almeno io vivo
Now I hear the music playing
Vivo per lei la musica
When you need a friend
Vivo per lei è unica
Someone to bring hope Io vivo per lei
Io vivo
Per lei”
Come sembra logico supporre, la canzone precedente sembra essere dedicata a
una donna. È dedicata ad un soggetto femminile, questo è giusto, ma astratto: la
canzone parla della musica. Quante volte è la musica a rallegrare le giornate buie?
Quante volte la musica accompagna i momenti solenni? Quante altre ha il potere di
travolgere e unire gli uomini? Quante, infine, ci si accorge veramente che ognuno è
sempre accomunato a tutti ed accompagnato per la vita dal battito del suo cuore?
La canzone che abbiamo scelto è significativa sia per il testo poetico, ma soprattutto
perché il cantautore è Andrea Bocelli, un uomo con disabilità visiva. Questo fatto
testimonia come non sia l’assenza di un’abilità specifica a determinare il fallimento di
un uomo o una sua disabilità, ma siano le qualità personali che lo conducono al
successo. Andrea Bocelli, pur essendo una persona con disabilità visiva, incanta il
mondo con la sua voce e dunque le capacità visive nel suo mestiere non sono
fondamentali. Se da una parte ci si può sentire privati di una dote, dall’altra si può
puntare sulle altre qualità e capacità che si hanno, che verranno potenziate più delle
normali aspettative. Dal suo esempio si può imparare a non dare nulla per scontato
o per banale e a non fermarsi ai propri limiti, quando questi sembrano metterci di
fronte ad una disabilità, ma ad accettarli o trovare un modo alternativo per superarli.
Incuriosite e ispirate dall’esempio di Bocelli, abbiamo scritto questa relazione sul
potere inclusivo della musica.
Ripensando alle dinamiche sociali che portano alla società inclusiva, ai mezzi e
linguaggi accessibili all’intera popolazione con qualunque caratteristica, sia collettiva
che individuale, in un qualsiasi territorio, abbiamo appurato che uno dei migliori
strumenti di integrazione e coesione sociale è costituito dalla musica. L’ambito
musicale, infatti, copre la più vasta gamma di sfere di accessibilità grazie alla sua
universalità: non c’è posto sulla Terra dove non si riesca ad ascoltare qualcosa, che
sia una canzone o un componimento d’altro genere o anche semplicemente il
rumore della natura. Dal momento che questo linguaggio è capace di unire le
persone, sia in maniera verticale (per quanto può concernere l’età anagrafica), che
trasversale, data la sua capacità di connettere persone con peculiarità e/o disabilità
differenti o di provenienze culturali diverse, superando dunque gli ostacoli che
sembrano essere più evidenti per l’inclusione. Questo tema ha suscitato il nostro
interesse e ha avuto per noi un grande valore, al punto che abbiamo deciso di
approfondirlo.
A tale proposito andremo a trattare i molteplici ambiti nei quali la musica apporta
benefici considerevoli, perché forse è poco noto il potere che ha di sviluppare
capacità degli esseri umani che sono state, a loro volta, sottovalutate et dalla società
comune del giorno d’oggi et dagli individui stessi - i quali molto probabilmente ne
sono addirittura inconsci. La musica è in grado di migliorare le persone in vari
aspetti, se queste le dedicano attenzione. A sostegno di questa tesi porteremo ad
esempio le varie tipologie di intelligenza (formae mentis) introdotte da Gardner e le
implicazioni educative che la pratica musicale presenta, se si pensa soprattutto alla
sfera dell’infanzia. Inoltre essa favorisce in ampia misura la congregazione sociale e
l’unione quanto più possibile di tutti i componenti della comunità.
Il punto focale diventa il fatto che il linguaggio di tipo musicale tenda a non
discriminare né le persone con disabilità, né gli infanti, né gli anziani, né gli stranieri
residenti in Italia, bensì che debba essere la gente ad ampliare i suoi orizzonti e
incrementare nuovi canali di comunicazione per potersi connettere con la
complessità del mondo che la circonda quotidianamente.
● CHE COS’E’ LA MUSICA? Stando alla definizione fornita dal popolare sito internet Wikipedia, questo è il
risultato trovato: “La musica (dal sostantivo greco μουσική) è l'arte e la scienza
dell'organizzazione dei suoni, dei rumori e dei silenzi nel corso del tempo e nello
spazio”. Quasi contrariamente alla convinzione semplicistica, per musica, come
testimonia l’etimologia greca del suddetto lemma, non si intendono soltanto canzoni
o composizioni orchestrali, ma essa è un’arte assai raffinata e complessa, la quale
richiede l’impiego di numerose abilità e una larga dose di creatività, dal momento
che può estendersi a qualsiasi ambito. Tutto ciò porta a dedurre che questa scienza
sia applicabile e riscontrabile in qualsiasi situazione in cui un individuo si possa
trovare, a discapito delle altre formae mentis o del suo luogo di provenienza. Questa
innovativa concezione della musica ha pertanto una forte componente di
universalità, considerando che tutti gli esseri umani possiedono l’intelligenza
musicale e possano sfruttarla in qualsiasi parte del mondo si trovino.
La musica ha in sé un carattere trasversale perché la si può rintracciare in numerosi
aspetti della vita quotidiana e tutti possiedono la facoltà di percepire le onde sonore,
se non tramite le orecchie, tramite le vibrazioni che si diffondono nella materia.
Inoltre la musica supera gli ostacoli dati dalle diverse lingue parlate nel mondo,
unendo i popoli sotto questo punto di vista. L’avvento delle nuove tecnologie di
comunicazione ha poi reso possibile la conoscenza di differenti generi musicali,
artisti e modi di fare musica, quindi ha reso accessibile una nuova forma di sapere e
di svago.
● COME SI PROPAGA IL SUONO? Il suono ed anche il rumore si propagano tramite onde che attraversano la materia.
Nel vuoto non si propagano, perchè manca il mezzo fisico elastico in cui l’onda
sonora si può diffondere. ecco come varia a seconda della materia in cui si propaga:
Aria: 340 m/s; Acqua: 1.437 m/s; Rame: 3.560 m/s; Marmo: 3.810 m/s; Ferro: 5.000
m/s. L’orecchio umano, però, non è adatto a recepire ogni tipo di onda; solo entro un
certo range riesce a percepire suoni e rumori, tant’è che superare il limite di
sopportazione dell’orecchio può persino causare gravi lesioni all’apparato uditivo,
fino a danneggiarlo
irreversibilmente. Ovviamente, il
pianeta Terra non è abitato
solamente da umani: anche gli
animali sono perfettamente in
grado di percepire i segnali acustici
del loro ambiente, ma possiedono
range diversi; sono pertanto più o
meno sensibili alle vibrazioni
sonore e, nel migliore dei casi -
come per esempio quello dei
pipistrelli - le usano per orientarsi
laddove manchino loro altri sensi.
Quindi percepire i
suoni rappresenta
una capacità forse
poco considerata,
ma altamente utile
nei contesti più
diversificati e porta
a pensare che gli
uomini presentano
uno sviluppo
inferiore in questo
campo rispetto ad
altri animali, ma
che nonostante ciò
siano stati in grado
di costruire una loro civiltà.
Non riuscire a sentire qualsiasi suono o rumore ma avere un range limitato potrebbe
essere interpretato come una disabilità del genere umano, ma chiaramente non è
stata questa suddetta disabilità a fermare l’uomo né a farlo sentire impotente.
● PERCHÈ LA MUSICA? Musica come metafora per l’inclusione (tutti percepiscono onde diverse, suoni o
rumori si propagano sempre e raggiungono tutti in diversi modi, ma nel vuoto
assoluto il suono non c’è, quindi bisogna stare attenti all'impossible silence: non è
che chi ha una disabilità uditiva resti escluso solo perché non sente tramite le
orecchie, perché forse quel suo medium è silenziato, ma tatto e vista suggeriscono
benissimo di che suono o rumore si tratti
In questo ambito inoltre l’autostima e l’autoefficacia si sviluppano dalle emozioni, che
possono essere suscitate dall’appartenenza al gruppo (anche ad esempio un gruppo
di classe), dalla verifica e dal successo in una determinata attività oppure dalla sfera
affettiva. Nella musica si possono ritrovare questi concetti nel momento quando la si
vede come un insieme di possibilità, per mettersi alla prova, di successo, di
interscambio con pari, di sviluppo.
● COME PROMUOVERE L’INCLUSIONE? Una società profondamente inclusiva deve essere capace di offrire a quanti più
singoli membri una situazione di partenza per il loro sviluppo sociale che sia equa,
cioè che riesca tramite diversi mezzi a porre tutti sullo stesso piano, valutando
positivamente le differenze che ciascuno presenta, anziché omologando la massa.
Sarebbe inutile voler occultare le peculiarità di ogni persona, perché queste sono
esattamente i fattori che rendono unico ogni essere umano. La sfida reale è avere
auto-consapevolezza delle proprie specificità e comprendere che esse possono
essere di confronto positivo con gli altri individui. Ognuno infatti ha punti di forza e
debolezze con cui convivere, indipendentemente dall’avere o non avere disabilità.
Per un’inclusione maggiore, è necessario che le persone imparino ad accettare sé
stesse senza sottovalutarsi né sovrastimarsi, senza sentirsi superiori gli uni agli altri.
Una situazione iniziale di parità permette di dare meno peso a queste differenze
evidenti e crea un ambito di crescita comune. Quello musicale è esattamente il tipo
di ambito propedeutico alla compartecipazione civile che predispone la gente a
confronti costruttivi e non distruttivi, che porta alla collaborazione e non alla
competizione individuale. Vengono sempre più offerti modelli di perfezione
individuale sotto ogni punto di vista, i quali, anziché incoraggiare al miglioramento
personale, sembrano essere fonte di mortificazione. Imparare ad avere una visione
ecologica di sé stessi e della comunità in cui si è inseriti implicherebbe una maggiore
consapevolezza delle proprie doti positive e quindi un miglioramento dell’autostima.
Tutto ciò è possibile se viene creato il giusto setting nel quale mettere a proprio agio
ogni persona: un’atmosfera in cui ognuno può far valere la propria voce nel coro, in
cui riesce a sentirsi in sintonia con gli altri, in cui sa di essere fondamentale pur
facendo parte di una collettività, in cui l’ascolto del vicino è fondamentale e in cui
insieme non si crea dissonanza, ma polifonia.
Riassumendo, per attuare inclusione bisogna attuare compartecipazione. In un
ambito in cui tutte le persone partono da una situazione di equità, tutte avranno le
stesse opportunità e nessuno si sentirà escluso o dimenticato. Un ambito del genere
è quello musicale, perché la musica ha un linguaggio universale.
1. EDUCAZIONE E DIDATTICA
a. GARDNER: LA TEORIA DELLE FORMAE MENTIS Gardner spiega come alcune delle caratteristiche fondamentali delle intelligenze
(definite appunto multiple intelligences, cioè intelligenze multiple) siano le capacità e
la presenza di un sistema di decodifica di sequenze di operazioni e in un sistema di
significati nel quale prende atto la comunicazione. Lo studioso nel suo libro Frames
of Mind. The Theory of Multiple Intelligences attesta la presenza di ben sette forme
di intelligenza: linguistica, musicale, logico-matematica, spaziale,
corporeo-cinestetica, personale e interpersonale. Per quanto concerne l’intelligenza
musicale, a detta dell’autore essa si basa sul riconoscimento delle parti salienti di un
brano, cogliendone ad esempio gli aspetti ritmici e melodici o suonando uno o più
strumenti musicali.
Anche le persone con disabilità più o meno gravi o semplicemente con
caratteristiche personali differenti possono attingere e riconoscersi nella dimensione
musicale, per trovarvi un adatto canale di comunicazione, espressione, svago e
apprendimento e non restare, quindi, categoricamente esclusi dalla società. Vero è
che tutte le forme musicali risultano accessibili ad ogni persona, ma con modalità
differenti le une dalle altre. Imparare a conoscere e a riconoscere tali forme di
manifestazioni della sonorità apre nuove finestre sul mondo e punti di vista.
b. ERICKSON: 7 PUNTI PER UNA DIDATTICA INCLUSIVA
Il Centro Studi Erickson è stato fondato nel 1984 sull'esperienza di un Centro Studi
sui problemi della riabilitazione e dell'inserimento sociale delle persone con disabilità
cognitiva. Promosso dal 1979 da due specialisti di questa materia, gli psicologi Dario
Ianes e Fabio Folgheraiter. Il Centro Studi si occupava di ricerca, consulenza,
formazione di operatori e amministratori di servizi sociali e scolastici. L’avvio di
questa attività è stato di poco successivo alla promulgazione di leggi nazionali per
l'inserimento dei bambini e ragazzi con disabilità nelle scuole dell'obbligo e nel
mondo del lavoro. Poiché per il lavoro di recupero e integrazione, al quale già erano
impiegati un numero notevole di operatori (pedagogisti, psicologi, educatori
professionali, insegnanti di sostegno, volontari, ecc.), mancavano una conoscenza
specifica della materia e strumenti operativi adeguati, il Centro Erickson ha svolto
un'opera pionieristica di documentazione di esperienze e metodologie del mondo
anglosassone, occupandosi principalmente di fornire consulenza tecnica e
formazione di operatori. In occasione dei primi corsi, seminari e convegni -
soprattutto con relatori stranieri - occorreva tradurre articoli scientifici, strumenti di
diagnosi, protocolli di programmazione e manuali ampiamente diffusi e accolti
benevolmente in Italia. È nata così un’attività editoriale e di formazione per questo
specifico settore che ora, grazie principalmente alla elevata qualificazione tecnica,
ha acquisito una posizione di rilievo nel contesto nazionale.
Dal Centro Studi Erickson sono stati ideati i 7 punti per l’inclusione didattica:
1) compagni di classe visti come una risorsa
2) adattamento come strategia inclusiva
3) impiego di strategie multiple logico visive, mappe, schemi e aiuti visivi
4) considerazione di processi cognitivi e stili di apprendimento
5) metacognizione e metodo di studio
6) considerazione delle emozioni e variabili psicologiche nell’apprendimento
7) ripensamento di valutazione, verifica e feedback.
Alcuni di questi punti sono ampiamente applicabili all’attività musicale. Per quanto
riguarda il punto 1, ad esempio, nella pratica musicale il gruppo con cui la si
condivide è molto importante, perché in esso viene a crearsi collaborazione e
cooperazione. E’ risaputo come l’apprendimento, infatti, avvenga in modo più
efficace se gli studenti lavora in gruppo piuttosto che in solitaria. Il punto 2, invece, è
forse il più rilevante nel binomio musica-inclusione, perché sostiene come sia
importante valorizzare le differenze e le peculiarità di ogni bambino e di ogni persona
e saper adattare il materiale didattico ad personam e ad ogni livello di
apprendimento. A questo modello la musica si adatta senza difficoltà, perché in
questo campo è possibile variare la pratica e l’apprendimento musicale in base alle
esigenze e ai livelli di expertise, modificando lo stile di comunicazione, gli spazi e la
modalità di apprendimento. Inoltre la musica permette di attivare molteplici canali di
elaborazione delle informazioni, elemento fondamentale ed essenziale
dell’apprendimento inclusivo, tant’è che al punto 4 si ritiene importante valorizzare i
diversi stili di apprendimento e le diverse forme di intelligenza (si veda la teoria di
Gardner, che successivamente andremo a trattare in maniera più appofondita). Per
fare tutto ciò bisogna prodigarsi allo scopo che ogni individuo possa potenziare lo
stile che egli stesso si predispone. La musica, avendo una moltitudine di aspetti
significativi, sembra essere proprio la disciplina adatta per includere ogni persona e
permettere ad ella di ritrovarsi nell’aspetto che più predilige. In riferimento al punto 6
si ritiene che per una forte motivazione personale e un buon risultato
nell’apprendimento, nello studio, ma anche nello sviluppo cognitivo, sia molto
importante l’autostima e l’autoefficacia. Per quanto riguarda il punto 7, riteniamo che
una valutazione personalizzata si possa sviluppare nell’ambito musicale, ad esempio
nel momento in cui si va a valutare un ambito in particolare della musica, come ad
esempio la pratica, oppure si può valutare la capacità d’ascolto.
b. SPECIAL EDUCATION “La musica viene considerata un’esperienza universale che concorre all’inclusione,
in quanto essa è accessibile a tutti con opportuni accorgimenti metodologici e
tecnologici, ed inoltre produce effetti positivi sul processo di sviluppo delle persone
con disabilità. È stato rilevato che la musica consente di migliorare le funzioni di
autonomia e quelle psicologiche delle persone con BES, anche in presenza di
disabilità severe. La musica apporta grandi benefici anche in relazione al
potenziamento dei livelli generali di benessere, di autostima e alla possibilità di
incrementare la motivazione all’incontro con l’altro all’interno di un’esperienza
emozionale positiva e di sviluppare il proprio potenziale. Inoltre viene considerata
come “testo culturale” di rilevante apertura interdisciplinare, per valorizzare le
differenti dimensioni intra e interindividuali.”
Questo è quanto riporta l’Università degli studi di Roma in merito alla Special
Education, cioè un’educazione che ha l’intento di ridurre l’emarginazione sociale e
la dispersione scolastica, riorganizzando la progettazione didattica in termini di
organizzazione di spazi, tempi e strategie da adottare per favorire un alto grado di
inclusione. A tale scopo, ci si concentra maggiormente insieme a tutti gli alunni sulla
socializzazione, la verbalizzazione, la partecipazione e l’espressione delle emozioni.
Al termine BES va posta attenzione, perchè l’acronimo identifica un allievo con
Bisogni Educativi Speciali, ma non designa un trattamento di preferenza e
permissività né di noncuranza nei suoi confronti; in altre parole, non è stato ideato
per etichettare la persona, ma per rendere consapevole la gente che comunica con
lui di una sua esigenza specifica in certi ambiti piuttosto che in altri. Per esaltare
verso l’alto le differenze individuali di ciascuno, che sia una persona con BES, DSA
(Disturbo Specifico dell’Apprendimento) o altro genere di disabilità, nell’educazione
si punta sempre all’inclusione in tutti i modi possibili, perché tutti meritano di ricevere
l’educazione e l’istruzione migliore possibile.
È certificato che la musica riesca a potenziare le caratteristiche personali, come per
esempio la fiducia in sé stessi, l’impegno, la tenacia e la motivazione personale, il
senso del rispetto, l’autodisciplina e la responsabilità. Da ricordare poi è il fatto che,
oltre al transfer degli apprendimenti, questo tipo di intelligenza attiva anche il
transfert delle emozioni, dal momento che per un essere umano è possibile passare
dal dominio musicale a quello visivo e linguistico. Favorisce pure lo sviluppo
dell’empatia in ambiti diversi. Il transfert della musica sul linguaggio avviene con
grande facilità, perché queste due dimensioni condividono delle funzioni cognitive
dell'elaborazione delle informazioni, quali le abilità di elaborazione, l’attenzione
uditiva e la memoria a breve termine. Un altro transfert molto importante è quello
degli apprendimenti in ambito spaziale, logico-matematico, linguistico, per la
percezione spazio-temporale, delle abilità matematiche e dell’alfabetizzazione,
capacità che possono essere incrementate grazie e numerose attività sul ritmo per
tutte tre le capacità, ma in particolar modo si ritiene che la percezione della melodia
sia di grande supporto allo sviluppo del linguaggio.
Una dimostrazione di come l’apprendimento sia possibile grazie alle caratteristiche
della musica può essere reso dai semplici giochi basati sul ritmo delle sillabe . Per
scoprire che le parole hanno una musicalità, gli alunni devono scandire le sillabe
all’interno di ciascuna parola attraverso l’uso del corpo, dunque attraverso la body
percussion (percussione corporea). L’aspetto corporeo e musicale fungerà da
facilitatore per l’alunno che presenta una difficoltà nell’apprendimento della
letto-scrittura.
(Lezione di didattica pedagogica, Università degli Studi Roma)
A seguire verranno analizzati due aspetti importanti della musica sottovalutati nelle
scuole, quando invece apporterebbero dei vantaggi nell’insegnamento.
● COMPOSIZIONE A proposito della composizione musicale, negli ultimi decenni del secolo scorso
alcuni psicologi della scuola socio-culturale russa hanno ritenuto, grazie alle loro
ricerche, che la crescita individuale e la costruzione della conoscenza possano
essere sviluppate nell’ambito della composizione musicale, se questa viene
realizzata in una dimensione sociale. Tramite un lavoro di equipe possono avere
luogo delle attività dinamiche anche a livelli complessi come l’interdipendenza
positiva, lo sviluppo di abilità interpersonali, di leadership, di prese di decisione,
comunicative e di risoluzione di conflitti. La diversità cognitiva, inoltre, può essere
anche uno stimolo al funzionamento del gruppo in alcuni casi. Un ulteriore aspetto
da valutare è quello della valutazione tra pari, con la quale i compositori andranno a
dare valore al lavoro degli altri, esprimendo i propri giudizi e le proprie preferenze,
rivalutando anche positivamente ciò che prima avevano sottovalutato. Una delle
pratiche musicali più integrative è l’improvvisazione, in quanto essa comprende
l’esecuzione, l’invenzione di musica in tempo reale e l’utilizzo delle abilità percettive
e riproduttive in un contesto più ampio rispetto al solito. Tutto ciò accresce la
comprensione e la consapevolezza della musica e potenzia il problem solving nei
compiti collaborativi.
● ESECUZIONE
Lo strumentario Orff: una semplice musica per tutti
Lo strumentario Orff nasce dall’idea di Carl Orff per una didattica della musica rivolta
a quante più persone possibile. Molto importante nell’utilizzo dello strumentario Orff
è il ritmo nelle sue varie componenti, come ad esempio il movimento, la voce e la
musica strumentale. Lo strumentario è caratteristico per il fatto che gli strumenti
possono venire costruiti direttamente dalla persona che li vuole suonare, coinvolge
tutti allo stesso modo e permette a ogni persona di costruire e suonare ciò che più gli
si addice. Lo strumentario comprende strumenti a suono determinato (metallofoni,
triangolo) o indeterminato (legnetti, tamburelli, nacchere). Riteniamo che sia uno dei
metodi più inclusivi in assoluto per quanto riguarda la musica, perché permette a
persone di tutte le età e con qualsiasi caratteristica di suonare e sentirsi partecipi,
anche nel loro piccolo, di un gruppo.
c. PRIMA INFANZIA
Un altro problema è riscontrabile nella comunicazione con i bambini nelle prime fasi
dell’età evolutiva. Infatti essi non padroneggiano ancora un vocabolario ricco di
termini né le costruzioni sintattiche e grammaticali adeguate per elaborare frasi di
senso compiuto. Come comunicare con gli infanti allora? Per farsi intendere si
possono usare numerose strategie che spaziano dalla gestualità alla grafica e
arrivano anche alla dimensione sonora. Quest’ultima in particolar modo interessa di
gran lunga i neonati e inoltre sembra essere fonte di stimolo per lo sviluppo
dell’intelligenza.
Un utile esempio è rappresentato dai libri multimediali che offrono oltre alle
illustrazioni e alle didascalie anche parti sonore, che nella maggior parte dei casi
vanno a chiarificare il senso di quanto descritto nel libro. È anche un metodo di
avvicinamento alla lettura del bambino, poiché ci sarà sempre un nuovo suono da
scoprire e un piacere nel sentirlo al voltare della pagina. Questa è una strategia per
permettere ai più piccoli di imparare divertendosi, non annoiandosi, anche quando
sono nella più tenera delle età. Molti libri sono anche per questo motivo interattivi e
prevedono l’azione concreta del lettore, per quanto semplice possa essere (premere
un pulsante, girare una ruota, spostare gli oggetti etc.). Questo genere di libri è
accessibile alle persone di qualsiasi età e con qualsiasi caratteristica, sia che essi
siano da soli, sia che un adulto accompagni la lettura. A dimostrazione del fatto che
questi libri siano accessibili a tutti e inclusivi al massimo si pensi ad esempio che
una persona con disabilità uditiva o con disabilità nell’uso della parola, oppure ad
uno straniero che ancora non conosce la lingua in cui è stato scritto il libro non
necessita della narrazione o di ulteriori strumenti per comprenderne il contenuto.
L’esempio più evidente ed efficace sono i silent book ovvero libri privi di parole ma
che contengono puramente illustrazioni e, proprio per questa ragione, vanno letti
facendo silenzio: occorre solo mostrarli.
Con la musica, oltre che apprendere concetti scientifici e scriptici, si può anche far
sviluppare la dimensione sentimentale ed empatica delle persone. È importante,
infatti, imparare fin da piccoli ad esprimere ciò che si prova e stabilire contatti
comunicativi con le persone che ci circondano. Incanalare i propri istinti ed emozioni
con un medium artistico è considerato infatti una delle più celebri doti dell’uomo e
tanto una rarità, quanto più alta è la sua raffinatezza. Oltre alla dimensione valutativa
ed artistica, l’espressione in termini musicali apporta anche notevoli benefici
psicologici a tutti coloro che praticano musica; pertanto viene considerata una vera e
propria forma di terapia.
● IL LABORATORIO Nel laboratorio musicale, che risulta molto efficace attuato nella primissima
infanzia, il suono recupera la sua importanza offre possibilità ai bambini di
sperimentare la produzione di suoni attraverso il loro stesso corpo. Il laboratorio
musicale ha anche un duplice scopo: la creazione di un ambiente inclusivo, che
facilita (nel medio-lungo termine del curricolo) la compartecipazione e
l’apprendimento di abilità musicali, con una particolare attenzione all’eliminazione
degli ostacoli; l’apprendimento nel contesto dell’inclusione e la diffusione positiva di
valori, abitudini cognitive e atteggiamenti inclusivi. Su questa scia di ricerca Il
progetto VALMUSS ha individuato ben quattro modelli di laboratorio, caratterizzati
dai valori e dalle funzioni in risposta ai bisogni formativi. Le prime tre funzioni offrono
risposte adeguate ai bisogni di apprendimento musicale del territorio, collaborando
anche con le istituzioni locali-territoriali ad hoc; la quarta consiste nell’offrire contesti
di apprendimento musicale che giovano alla costruzione di un’identità consapevole,
aperta, autonoma e competente nell’apprezzare le alterità, in un’ottica di dialogo, di
solidarietà e di rispetto reciproco.
La ricerca VALMUSS 2 evidenzia maggiormente l’inclusività del laboratorio
musicale, documentando le diverse attività realizzate per favorire la
compartecipazione e l’apprendimento di tutti gli allievi e per stimolare in loro
l’intelligenza, la curiosità, la passione, il senso di appartenenza e la solidarietà. La
caratteristica principale del laboratorio è che si svolge in contesti aperti e accoglienti,
in cui la convivenza collettiva pacifica è centrale insieme alla possibilità di
sperimentare relazioni positive, la conoscenza reciproca e la costruzione di legami
tra le persone e tra queste e la comunità, incoraggiando la dimensione dell’incontro.
Tali dimensioni inclusive sono state rilevate nei laboratori musicali inserite in progetti
esplicitamente costruiti per favorire la conoscenza e l’integrazione culturale, e nelle
attività “strettamente musicali”, come la pratica corale e strumentale, la produzione di
musiche e spettacoli originali e anche la formazione/aggiornamento del personale
docente.
● LABORATORIO MUSICALE SCUOLE PRIMARIE,
SECONDARIE DI PRIMO E SECONDO GRADO A Lamon, un comune in provincia di Belluno al confine con il Trentino, il coro
musicale Atque Voces in collaborazione con le scuole statali della provincia, ha
organizzato una domenica per promuovere la musica. La giornata è stata
organizzata dividendo i ragazzi dai 6 agli 11 anni e poi dagli 12 anni ai 18 in due
gruppi per cercare di proporre attività adatte alla loro età, e istituendo molteplici
laboratori per tutti loro. I laboratori erano molto diversi tra loro, nel primo ad esempio
si trovavano i ragazzi di un gruppo con il Direttore del Coro. Egli ha proposto dei
brani e delle canzoni da imparare entro la fine del laboratorio e per rendere il tutto
più realistico si è fatto accompagnare da una pianista. Un altro laboratorio
consisteva nell’ascoltare un brano da un lettore CD e tradurlo graficamente sotto
forma di partitura musicale non convenzionale, vale a dire che i ragazzi ascoltando il
brano dovevano rappresentare simbolicamente su un foglio, con dei colori, la
musica. Per i bambini più piccoli si trattava di disegnare le emozioni che provavano
nell’ascoltare il brano. E’ stato un evento molto inclusivo a tutti i livelli, sia per le età
prese in considerazione sia perché i ragazzi che hanno partecipato provengono da
scuole diverse e hanno interessi differenti.
● RISPETTO E SOCIALIZZAZIONE Un’inconsueta forma di socializzazione e di metodo per l’incremento del rispetto
reciproco è la pratica orchestrale. In un’orchestra infatti ci sono moltissimi strumenti
differenti, ma ognuno riesce a trovare il proprio spazio di esecuzione pur suonando
in presenza di altri musicisti. Ciascuno trova un proprio posto all’interno di quella
piccola “comunità”, pur presentando un proprio timbro unico rispetto a tutti gli altri.
Suonare in un’orchestra impone un certo rispetto nei confronti degli altri membri e
del direttore, perché è opportuno non scavalcare gli altri con il proprio suono e
cercare di mantenere un equilibrio, lasciandosi guidare dalle gesta esperte del
direttore. Rappresenta quindi un’ideale modello di società da cui trarre ispirazione
per il miglioramento personale e collettivo, siccome ogni persona, benché dotata di
uno strumento diverso, è accettata appieno così com’è, anzi, diventa parte
integrante ed essenziale dell’insieme per una buona esecuzione. Questa metafora
spiega perfettamente l’idea di come persone con disabilità possano trovare un loro
spazio nella società odierna.
d. PERSONE CON DISABILITÀ
Per favorire questo genere di pensiero, volto all’inclusione ed equità, è bene
promuovere attività di musica d’insieme già ai bambini in tenera età, sperando che il
messaggio positivo venga recepito e resti impresso. Collaborare con i propri colleghi
del gruppo può essere utile anche per sviluppare il rispetto reciproco e la valutazione
positiva delle proprie peculiarità e i benefici dell’ausilio altrui.
In particolare le persone con disabilità tanto fisiche quanto psichiche possono trarre
ingenti benefici dalla pratica strumentale, canora, e uditiva. È dimostrato che la
musica attiva il già citato transfer degli apprendimenti e di conseguenza quanto
appreso sul riconoscimento dell’espressività e l’acquisizione delle abilità, entrambe
richieste durante l’esecuzione musicale o l’ascolto, possono migliorare le loro
prestazioni in altri ambiti, agevolando la comunicazione empatica nella vita
quotidiana. Inoltre è stato dimostrato come possa aiutare le persone con disabilità e
non solo a creare un gruppo di amicizie, in cui possano esprimersi liberamente. Ad
esempio sono state create delle vacanze e dei villaggi vacanza in cui sono accolte e
assistite anche molte persone con disabilità o esigenze particolari, per perseguire
una migliore inclusione. Al loro interno vengono svolte attività di vario genere tra cui
quella musicale; vengono proposti concerti, lezioni e alla fine della vacanza viene
anche organizzato un evento per salutarsi, in cui ogni persona può esibirsi e
mostrare ciò che ha imparato.
Abbiamo potuto notare che in molti casi sono proprio le persone che presentano
disabilità a sentirsi maggiormente coinvolte dalla musica, perché ad esempio anche
nei luoghi pubblici in cui viene suonata sono loro che la vivono appieno muovendosi
spontaneamente e liberamente, senza preoccuparsi del giudizio altrui. Riteniamo
che sia opportuno riflettere sul loro comportamento, perché è la performance
spontanea quella che conta.
2. RICERCHE
a. GORDON: L’AUDATION Gordon ipotizza a tal proposito una forma di pensiero di tipo musicale; l’audation.
Questa forma tende a essere meno valorizzata rispetto alle altre, sebbene possa in
realtà risultare molto utile per la riformulazione e memoria dei concetti appresi. Ad
esempio se due persone con esperienze di vita differenti pensano entrambe ad una
moto, una delle due probabilmente penserà immediatamente all’immagine
dell’oggetto stesso così la si vede, mentre l’altra che ha sviluppato in maggior misura
il pensiero sonoro penserà per prima cosa al rumore che gli scarichi producono.
Non è un aspetto da sottovalutare quello dell’audation, perché è anche grazie a
questo che restano impresse nella memoria le impronte sonore di un determinato
luogo. Oltre che ai punti di riferimento visivi, una persona può essere aiutata nel
capire in prestezza in che ambiente di trova grazie a questo genere di “tracce” che
ogni posto conserva. Anche da questo fatto si capisce come il suono sia parte
integrante del mondo che circonda l’uomo e che cambi tanto quanto cambia il
panorama o il paesaggio che una persona osserva e serva a dare una visione più
dettagliata e informazioni specifiche sulla realtà, che -purtroppo- sono spesso
sottovalutate.
b. METODO TOMATIS: IL PARTO SONORO Durante gli stadi di sviluppo nella gravidanza, il feto non è escluso dalla realtà
esterna che lo circonda, perché è in grado di percepire i rumori corporei della madre
(battito cardiaco, deglutizione, singhiozzo, starnuto, rumori digestivi e rumori
respiratori). Mano a mano che il feto cresce, anche il suo orecchio interno ed
esterno si sviluppa ed è in grado perciò di percepire la più vasta gamma di suoni e
rumori. L’udito allora rappresenta l’unica forma di comunicazione con l’esterno, per
l’evidente motivo che non ha possibilità di vedere o toccare nulla.
Tomatis considera l’idea del parto sonoro come metodo per facilitare l’introduzione
nel nuovo mondo del neonato. Intende rendere meno traumatica l’uscita dal grembo
materno tramite un precoce impatto sonoro. Dal momento che nel mondo esterno in
cui il bambino dovrà crescere le onde sonore si diffonderanno con frequenze più alte
rispetto a quelle che il feto percepiva durante la gravidanza, anche i suoni che
l’infante ascolterà per primi saranno più alti e quindi diversi rispetto a quelli abituali.
Se a questo impatto uditivo si aggiunge anche l’impatto visivo, il neonato si trova in
seria difficoltà ad affrontare l’evento. L’idea di Tomatis è quella di simulare un “parto
sonoro”, facendo sentire al bambino ancora quando egli è circondato dal liquido
amniotico i suoni in maniera più acuta rispetto al normale (alterandone perciò la
frequenza). Affrontando un impatto alla volta si può presupporre che il feto venga
aiutato nell’affrontare quest’evento così complesso.
c. TAFURI: IL PROGETTO InCanto
Questo ricerca longitudinale di Tafuri, sia musicista che ricercatrice di pedagogia
musicale, ha l’obiettivo di analizzare lo sviluppo musicale nella fascia d’età da 0 a 6
anni, focalizzandosi in particolare su come le variabili ambientali e culturali incidano
sulle capacità canore. Si parte però dal fatto che ognuno possa imparare a cantare
in maniera intonata, correttamente, in base al sistema della sua cultura. Sono le
condizioni iniziali della vita del bambino che determinano la sua intonazione
(immersione nell’ambiente musicale fin dal sesto mese di vita prenatale, presenza
sistematica di momenti per il canto e l’ascolto in un ambiente familiare affettivamente
positivo, incoraggiamento delle produzioni canore e cura nell’intonazione delle prime
riproduzioni dei canti appresi). Questo tipo di progetto non cura particolarmente
l’aspetto della disabilità, perché parte dal presupposto che indipendentemente da
essa ogni essere umano abbia la possibilità di imparare a cantare intonato. Anche le
persone con disabilità, dunque, possono trarre vantaggio da questa pratica per
scoprire un loro talento che altrimenti potrebbe venire ignorato. I genitori assumono
pertanto un ruolo di fondamentale responsabilità, poiché sono loro ad immergere fin
dalla primissima infanzia il bambino o addirittura il feto nell’ambiente musicale, il
quale si è rivelato determinante per lo sviluppo delle capacità canore.
d. DELALANDE: LA DIDATTICA DELLE CONDOTTE
Delalande, musicista e compositore (1657-1726), ritiene che, affinché la musica
possa avere un’influenza positiva sulla partecipazione l’apprendimento di tutti gli
allievi, occorre che la scuola adotti le corrette modalità didattiche per proporla, in
modo da stimolare in modo integrato le potenzialità cognitive, linguistiche, motorie
della persona a partire dai contenuti emozionali del suo mondo interiore. Delalande
quindi propone “didattica delle condotte”, cioè una didattica che agisce sul risveglio
musicale, opportunamente sollecitato coinvolgendo gli studenti in un gioco musicale
ispirato dalla ricerca di specifiche immagini sonore. Contrario all’approccio scolastico
che punta sulla riproduzione meccanica di atti, il musicista ha ideato una didattica
musicale che volge il suo intervento verso ciò che spingerà l’allievo a trovare i gesti
da solo. Viene valorizzata molto la forza delle componenti sensoriali, linguistiche e
simboliche, che riesce a coinvolgere appieno i bambini. Dopo l’analisi del gioco
sonoro-musicale di infanti e adulti, ha fatto corrispondere corrispondere a ciascuno
una specifica condotta. La condotta del giocatore di qualsiasi età può essere di tipo
esplorativo, espressivo o organizzativo; si realizza attivando modalità di gioco
senso-motorio o di esercizio, simbolico e di regole. Proprio questa condotta permette
la progettazione di una didattica incisiva per la motivazione individuale e la piena
partecipare all’evento musicale. Si può ritrovare nella varie fasi del gioco sonoro
ideato da Delalande una nitida corrispondenza con le fasi di sviluppo delineate da
Piaget.
3. UNIVERSALITÀ
Come prima cosa, abbiamo preso in esame il video al link:
https://www.youtube.com/watch?v=ne6tB2KiZuk. Traducendo le parole che Bobby
Mcferrin ha pronunciato nel video in merito alla scala pentatonica: “La cosa più
interessante secondo me è che, indipendentemente da dove io sia, in qualsiasi
posto ognuno comprende (questa scala)”.
L’esperimento di B. Mcferrin è uno dei più semplici e al tempo stesso illuminanti per
dimostrare l’universalità della musica, in questo caso in riferimento alla pratica
canora. Essendo connotata da un linguaggio universale, concepibile a tutti in tutte le
sue diverse forme, la musica permette la comunicazione e la comprensione
interpersonale. Si pensi alla musica dunque come una possibilità di accorciamento
delle distanze e di empatia anche con popoli che sembrano avere la lingua e la
cultura più distanti dalle proprie. Condividendo le abitudini musicali differenti, si
ampliano le proprie conoscenze e competenze musicali e gli orizzonti culturali. Per
dimostrarlo portiamo come esempio la scala pentatonica: questa scala musicale si
compone di 5 note riconosciute e intonabili in qualsiasi parte della Terra. E’ stata
utilizzata fin dall’antichità per comporre brani appartenenti ai più svariati generi
musicali (musica celtica, folk ungherese, folk albanese, gamelan indonesiano,
canti huayno andini, musica africana occidentale ed i suoi derivati di
stampo afro-americano come spiritual, jazz, blues e rock. Anche nella musica
classica è stata ampiamente utilizzata, ad esempio da Claude Debussy) e la si può
riascoltare tutt’ora. La musica diventa quindi un fattore comune essenziale, che
promuove l’unione tra i popoli nonostante le immense distanze e differenze che
possano esistere.
Oltre ad essere inclusiva per persone con differenti lingue e culture, risulta essere
inclusiva anche per quanto riguarda l’espressività. Si intende che la musica genera
una espressività straordinaria nel volto delle persone (commozione, tristezza,
sorriso, malinconia…), questa è tanto diversificata quanto comune e riconoscibile.
Ciò permette a ognuno di intendere e di empatizzare anche con le persone più
sconosciute. Vorremmo ricordare che tutto questo vale per qualsiasi persona, senza
distinzioni di genere, provenienza culturale, lingua e presenza di disabilità.
a. CONSEGUENZE NELLA VITA PERSONALE La musica non si limita unicamente a creare un alfabeto musicale, ma permette
anche di incontrare nuove persone con cui dialogare tramite questo particolare
codice. Coloro i quali trovano un impiego in ambiti musicali oppure dimostrano un
semplice interesse per un qualsivoglia genere di musica, hanno più possibilità di
viaggiare per lavoro o passione e, come è presumibile, di incontrare sempre gente
nuova e diversa, con la quale però avrà già un punto di comunanza (che
corrisponderà dall’interesse verso stessa materia). Vale a dire che, pur di realizzare i
propri sogni od i propri interessi, questa tipologia di persone si porrà
quantitativamente meno scrupoli nel superare i propri limiti e compiere sacrifici per il
conseguimento dei propri obiettivi, calcolando il “rischio” di esporsi a novità e
ampliando le proprie opportunità di formazione personale. Per esemplificare meglio
questo concetto, riteniamo che un concerto di genere rock sia calzante. Solitamente
in quest’ambito è una band famosa che indice un tour in più Stati esteri, quindi è la
popolazione straniera pronta ad accogliere chi non è dal proprio Paese; questo,
inoltre, è un chiaro esempio di interculturalità. I pregiudizi negativi associati agli
abitanti del Paese d’origine della band, qualora ci fossero, ricopriranno un ruolo
secondario durante la partecipazione ai concerti, dal momento che si darà priorità
agli aspetti comuni, all’importanza della bravura del gruppo musicale, della loro
rilevanza nel sociale e dal messaggio che si trasmettono tramite la loro esibizione.
Altro fattore degno di nota è la mobilitazione sociale che avverrà all’interno della
Regione o dello Stato, che innescherà gli stessi meccanismi di compartecipazione
nonostante le diversità culturali che possono coesistere anche all’interno dello
stesso Paese. Sarà più facile in occasione di concerti di un determinato genere
musicale incontrare e stringere amicizia con persone simili, in quanto si saprà fin dal
principio di avere un fattore di comunanza (dato da gusti e interessi musicali); questo
porta gli uomini a sentirsi inclusi e disposti spontaneamente ad includere. In fundo,
un musicista od un cantante noto, viaggiando potrà avere maggiori possibilità di
guadagno piuttosto che stando solamente nel proprio territorio; dunque è
fondamentale che ad ognuno venga garantita l’opportunità di viaggiare, qualsiasi sia
la sua condizione, nello specifico se può riscuotere successo in più parti del mondo
e se il suo messaggio è in grado di valicare le frontiere.
b. EL SISTEMA
“E’ “il più grande progetto musicale di tutti i tempi’’, sostiene Simon Rattle, storico
direttore dei Berliner Philarmoniker. Creato nel 1975 in Venezuela dall’economista
José Antonio Abreu, El Sistema ha colonizzato tutto il mondo coinvolgendo oltre
sessanta paesi – dagli Stati Uniti all’America Latina, passando per la Nuova Zelanda
e l’Europa – e circa due milioni di persone. Il tutto nel segno della musica come
forma di integrazione e di riscatto sociale. Sì perché El Sistema, abbreviazione di El
Sistema Nacional de Orquestras y Coros Juveniles e Infantiles de Venezuela, è un
vero e proprio sistema pedagogico integrato e rivoluzionario messo a punto dall’ex
direttore d’orchestra e ministro della cultura Abreu che permette di insegnare musica
gratuitamente ai giovani di ogni ceto sociale e in particolare alle categorie disagiate.
Un sistema così efficace da aver formato intere generazioni di musicisti provenienti
dai margini che hanno storie così incredibili da raccontare da sembrare favole. Come
quella della Orquesta Sinfonica Simon Bolìvar, un ensemble partito dal Venezuela
che negli anni è riuscito a conquistare i teatri di mezzo mondo e l’approvazione dei
grandi della musica.”
In questo breve articolo del giornale La Repubblica si intuisce come la musica abbia
stravolto positivamente la vita dei Venezuelani, offrendo loro una possibilità di
rivincita nel sociale a livello mondiale. Il progetto era nato per contrastare il
malcontento generale della popolazione, che spesso veniva sfociato in episodi
violenti; così, non potendo porre rimedio in maniera definitiva ed in breve tempo ogni
disagio, è nata questa iniziativa, che ha offerto uno “sfogo” diverso e creativo a tutti
coloro i quali ne avessero bisogno. La gente ha trovato benefici dalla pratica
musicale, grazie all’accessibilità e alla disponibilità gratuita degli strumenti e
all’integrazione che è venuta a formarsi spontaneamente ed ha riappacificato gli
animi, creando comunità laddove prima c’era astio.
4. MUSICOTERAPIA
La musico terapia è utile perché punta direttamente a tutti i processi e funzioni
cerebrali che affliggono direttamente le funzioni e abilità cognitive, delle emozioni,
fisiche. Con le più recenti conoscenze dei modelli neuro plastici, la musicoterapia è
diventata una strategia centrale usata per guidare la riabilitazione, l’educazione e i
programmi di benessere.
I professionisti che usano la musicoterapia hanno la possibilità di selezionare e
applicare una musica specifica in base al trattamento che è consigliato per il
paziente, che quindi può diventare un’esperienza molto individualizzata. Questo
approccio personalizzato produce degli effetti più efficaci di una tradizionale
procedura generica, perché tiene conto delle preferenze personali e della specificità
del problema. L’utilizzo della musica inoltre contribuisce a rendere le terapie più
veloci e più efficaci rispetto ai trattamenti senza l’utilizzo della musica. Inoltre i
pazienti riportano che un trattamento accompagnato dalla musica è semplicemente
più piacevole. La musicoterapia aiuta lo spirito delle persone a stare meglio e di
conseguenza anche il corpo che da esso è guidato. La musicoterapia è per tali
ragioni indicata per tutte le persone di ogni età e con ogni caratteristica, quindi non
fa distinzione per il suo utilizzo.
https://www.centerformusictherapy.com/what-is-music-therapy/
"La musicoterapia è l'uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo,
melodia e armonia) da parte di uno specialista, in un processo atto a facilitare e
favorire la comunicazione, la relazione, l'apprendimento, la motricità, l'espressione,
l'organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità
fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive. La musicoterapia mira a sviluppare le
funzioni potenziali e/o residue dell'individuo in modo tale che questi possa meglio
realizzare l'integrazione intra- e interpersonale e consequenzialmente possa
migliorare la qualità della vita grazie a un processo preventivo, riabilitativo o
terapeutico."
Federazione Mondiale di Musicoterapia
I principi base della musicoterapia sono:
1. il paziente è parte attiva della terapia;
2. la centralità del rapporto di fiducia e l'accettazione incondizionata rispetto al
paziente;
3. l'adattamento e la personalizzazione della tecnica volta per volta;
4. scambio reciproco di proposte tra paziente e musicoterapeuta;
5. stabilimento di un legame tra il musicoterapeuta e il paziente, grazie al suono.
Lo specialista è un mezzo attraverso il quale un paziente si apre ed esprime le
proprie emozioni, con cui può mostrare o comunicare i propri sentimenti o stati
d'animo attraverso il linguaggio non-verbale.
“Tipico è il caso degli individui affetti da autismo, cioè individui che sono in una
condizione patologica, per cui tendono a rinchiudersi in sé stessi rifiutando ogni
comunicazione con l'esterno. La musica dunque permette al mondo esterno di
entrare in comunicazione con il malato, favorendo l'inizio di un processo di apertura.”
Il musicoterapeuta non ha competenze specifiche nella psicoterapia, ma può
collaborare con altri specialisti per una terapia completa sotto tutti i punti di vista, non
solo quello dell’interpretazione cognitiva che egli stesso indaga.
3. EVENTI
a. FESTIVAL E GIORNATE A TEMA MUSICALE Capita molto spesso ai giorni nostri di sentire notizie riguardanti eventi musicali che
si svolgono in modo inclusivo più o meno in ogni cittadina. Sono eventi spesso
realizzati da organizzazioni paesane, comunali, musicali, private. Si tengono in
luoghi accessibili a tutti gli individui, come ad esempio lungo le vie della città, in un
parco pubblico, nelle piazze spaziose, in saloni privati o teatri comunali. Solitamente
sono ad accesso libero, con costi di entrata molto contenuti o nulli, in modo da non
gravare su chi ha limitate possibilità economiche. Questi eventi sono di vario genere
per essere aperti al più vasto pubblico possibile, ci sono eventi di puro ascolto,
eventi di pratica per principianti e non, eventi organizzati in conferenze a tema
musicale, ma tutti hanno una caratteristica comune, cioè auspicano ad un forte
coinvolgimento sociale. Si rivolgono alle persone di tutte le età, ai bimbi, agli anziani,
ai lavoratori e alle persone con disabilità. Sono eventi che spesso durano uno o più
giorni, in modo da permettere anche a chi in una determinata data non può
partecipare, di presentarsi il giorno successivo. Abbiamo esempi di eventi
organizzati sulla base di questi criteri sia su larga scala che in piccole frazioni
paesane. I protagonisti e il tema specifico della giornata sono molto vari, spaziano
da performance di bambini della scuola dell’infanzia o primaria, ragazzi iscritti alle
scuole di musica, dilettanti ed esperti, individui o gruppi di persone con disabilità
(esempio al link: https://www.youtube.com/watch?v=azj3l0skgug) e chiunque voglia
partecipare. Vediamo alcuni esempi.
b. JAZZ DAY Il jazz day è un evento a tema musicale indetto dall’UNESCO e sentito
particolarmente a Padova, si svolge tra le vie del centro della città, per non farsi
passare inosservato e coinvolgere il maggior numero di persone. Quest’anno è stato
articolato in due giornate consecutive (waiting jazz day e international jazz day), il 29
e 30 Aprile 2018. Durante le giornate c’è stata la possibilità di partecipare a
conferenze numerose, un concerto e numerosi work shop in cui mettersi alla prova. I
costi, concerto escluso, sono pari a zero, mentre per il concerto è richiesto un
contributo di 10€ e di 5€ per i bambini. E’ molto importante per la città di Padova, sia
perché la eleva da un punto di vista culturale, sia perché attira molte persone, turisti,
sia perché coinvolge la popolazione locale. “Il tema evocativo del programma di
quest’anno è il “silenzio impossibile” (The impossible silence) : il ritmo della vita, la
voce degli oppressi, lo spazio dell’assenza, hanno da sempre animato le note di una
musica sempre inedita e irrefrenabile”. Questo è quanto attesta il depliant di
presentazione, per riassumere significativamente l’importanza che questo evento ha
nell’odierna società urbana. Un work shop particolare che ha colto la nostra
attenzione è stato il “silent walking”, cioè una passeggiata sonora in città: c’era una
fila di persone con a capo due guide affiancate da Consuelo Agnesi, una donna con
disabilità uditiva, alla quale dedicheremo un paragrafo successivamente. Le persone
iscritte al workshop che andavano a costituire la fila dovevano lavorare in coppia:
una teneva gli occhi chiusi e l’altra la guidava percorrendo le vie della città. La
persona con gli occhi chiusi ovviamente privata del senso principale, ha avuto
numerose difficoltà nel fidarsi dei suoi passi, ma è riuscita a focalizzarsi meglio su
aspetti della vita cittadina che altrimenti avrebbe trascurato: le impronte sonore,
tipiche del luogo in cui passeggiava. È stato interessante notare come persone
diverse abbiano colto aspetti diversi in maniera più o meno raffinata, dimostrando
che la sensibilità uditiva e la predisposizione all’ascolto può variare molto di persona
in persona ed è perciò possibile svilupparle qualitativamente e quantitativamente. La
cosa che ha stupito maggiormente, è stato il fatto che Consuelo Agnesi nonostante
sia una persona con disabilità uditiva, sia riuscita a cogliere alla stessa maniera ed in
modo ancora più sottile ed accurato la presenza dei rumori nell’ambiente rispetto a
chi svolgeva l’esperimento. In questo caso è stato dimostrato come una persona che
presenta una disabilità uditiva sia riuscita comunque ad essere allo stesso livello
delle altre persone che sentivano bene. Questo è solo uno degli esempi di laboratori
che si tengono in queste giornate musicali all’insegna dell’inclusione e della non
discriminazione in senso lato.
4. ALCUNE PERSONALITÀ IMPORTANTI
a. CONSUELO AGNESI Consuelo Agnesi ha partecipato al Jazz day tenutosi a Padova nell’anno corrente e
ha avuto modo di mostrare al pubblico il suo mondo. Il suo esempio può pertanto
essere molto significativo e, per dimostrarlo, abbiamo scelto di riportare a seguito
una sua intervista che ha catturato particolarmente la nostra attenzione. Nonostante
la lunghezza, troviamo che essa comunque sia ricca di significato e sia degna di
essere presa in considerazione.
“Architetto con disabilità uditiva, Consuelo Agnesi, progettista e consulente in
materia di Accessibilità, eliminazione e superamento delle barriere fisiche e
sensoriali con particolare attenzione alle soluzioni che garantiscono la fruibilità del
costruito, dei servizi e della comunicazione alle persone con disabilità uditiva. Tra le
esperienze maturate annovera il Progetto Leonardo per il quale ha svolto attività di
ricerca e progettazione per l’Accessibilità presso il Dipartimento Tecnico
dell’Università di Granada.
Socia fondatrice dello studio Architettura STUDIOINMOVIMENTO. Insieme alle
colleghe ha realizzato diversi progetti inclusivi tra cui il Parco Slow con la
Fondazione Chiaravalle Montessori. Ideatrice del sistema “Accessible Light” che
consente di eliminare le barriere di comunicazione all’interno di qualsiasi ambiente,
attraverso la traduzione visiva di segnali ed allarmi sonori, agevolando così
l’accessibilità e la sicurezza per le persone con disabilità uditiva.
Nel 2014 è stata lanciata la sua evoluzione, “Accessible Light 2”, sempre più
universale. Attualmente collabora con enti, istituzioni, associazioni e privati come
ricercatrice, docente, consulente e progettista per l’accessibilità. Tra le associazioni
in cui svolge ruoli istituzionali vi sono il CERPA Italia Onlus (Centro Europeo di
Ricerca e Promozione dell’Accessibilità – membro del Consiglio Direttivo) e
l’Osservatorio sull’Accessibilità (OsA) dell’ENS Onlus (Ente Nazionale Sordi), per il
quale partecipa ai tavoli tecnici per l’Accessibilità dei Beni Culturali al MiBACT.
Relatrice nell’ambito di convegni nazionali ed internazionali, è autrice di contributi e
pubblicazioni tecnico scientifiche in materia, tra cui “Barriere architettoniche e
barriere sensoriali” (2009) insieme ad Emanuela Zecchini. Con il percorso di ricerca
in materia di sicurezza inclusiva in emergenza e non per le persone con disabilità
uditiva, in collaborazione con il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, partecipa sia ai
brainstorming in materia che al XVII World Congress of the World Federation of the
Deaf ad Istanbul. Nel 2015 con l’OsA (Osservatorio sull’Accessibilità dell’ENS) vince
il Lifebility Award nella categoria Turismo e Beni Culturali con il progetto “M.A.P.S.
(Musei e luoghi culturali Accessibili per le Persone con disabilità uditiva).
Nel 2014 viene lanciata l’evoluzione del sistema da lei ideato che diventa
“Accessible Light 2”, sempre più universale. La incontriamo mentre lavora a Matera,
per rendere accessibile il “Residence Fra i Sassi”.
● Chi è Consuelo Agnesi?
“Semplicemente una donna, come tante altre. Una donna con speranza, sogni,
paure. Una donna che usa la sua ironia per abbattere ogni barriera.
Una donna che nonostante le 3 D (ultimamente ho coniato questa particolare
definizione per sintetizzare tutte le difficoltà quotidiane.) segue questo motto nella
vita: “Sempre avanti, con testa e cuore.”
● Cosa sono le 3D?
“Le 3 D corrispondono alle 3 principali discriminazioni: io da donna con disabilità
uditiva, libero professionista (architetto) da quando sono entrata nel mondo del
lavoro, alla discriminazione quotidiana dell’avere una disabilità uditiva, ho aggiunto
altre due D. Quando sono diventata architetto e mi hanno affidato per la prima volta
la direzione di un cantiere, per me è stata una grandissima sfida.
Arrivata in cantiere per conoscere gli operai…Mi hanno guardato tutti allibiti e
dall’alto al basso. Così ho afferrato, tutto al volo:
1- Hanno visto un architetto (e già lì…se andiamo per luoghi comuni quando ne
conosci uno nuovo, i muratori…pregiudizio classico)
2- Hanno visto una Donna (e pure lì, sappiamo quanti pregiudizi…)
3- Hanno visto una persona con disabilità uditiva (il colpo fatale…li ho fatti secchi).
Ecco, le 3 D corrispondono a tutti i pregiudizi che ci sono stati nella vita, un modo
simpatico per riassumerli…è stata dura far capire loro che ero, anche e
semplicemente, una Persona.
All’inizio ero sempre affiancata dalle mie colleghe ma mi arrabbiavo perché i
muratori parlavano solo con loro e chiedevano tutto a loro. Per cui ho preso una
misura drastica: ho chiesto alle mie colleghe di lasciarmi andare per un mese da
sola in cantiere, così avrebbero dovuto per forza di cose imparare a conferire con
me. E così, alla fine sono diventata semplicemente “l’architetto piccolo” (perché le
mie colleghe erano alte). Un bel passo in avanti!”.
● Nella cultura delle persone con disabilità uditiva oltre al nome comune si ha
un segno-nome identificativo delle caratteristiche personali o professionali
piuttosto che caratteriali, possiamo conoscere il tuo?
“Il mio segno nome è un sorriso sugli occhi con una mano, per gli udenti che non
conoscono la lingua dei segni, è come se avessi una fascia nera sugli occhi… Come
la tartaruga Ninja.”
● Quali le difficoltà che incontri nel tuo lavoro?
“Di difficoltà quotidiane ne incontro sempre tante, da quando sono libera
professionista me ne rendo conto ancora di più. Oltre ai classici pregiudizi, mi rendo
conto che i clienti prediligono ancora il telefono come principale mezzo di
comunicazione sebbene oggi si abbia la possibilità di una vasta gamma di servizi
come la videochat, gli sms, le e-mail. Inoltre, è molto difficile far capire che noi
persone con disabilità uditiva possiamo avere risorse da valorizzare, che consentono
di far bene il proprio lavoro, di poter essere un vero e proprio professionista alla pari
di tanti altri. Possiamo contribuire anche con la nostra esperienza, oltre che
competenza, non so se mi spiego, siamo risorse. Molto spesso veniamo penalizzati
da questo punto di vista (ma la finisco qui che sennò non mi fermo più).”
● Per questo hai scelto di diventare architetto?
“Ho scelto di diventare architetto per l’inclusione, consulente e professionista per
l’accessibilità: per diventare più forte di coloro che costruiscono barriere.
Per dare la possibilità ad ognuno di noi di avere un mondo sempre più inclusivo,
attraverso il mio piccolo ruolo, progettando e creando nuove soluzioni per il
benessere ambientale e sociale. La cliente che mi dice da quando ho il tuo progetto
in casa, mi sento finalmente autonoma, queste sono le mie vittorie, le mie
soddisfazioni. Vedere che riesco a fare qualcosa di buono per gli altri e per una
società. Lavoro sempre con passione, forza e determinazione: credo in ciò che
faccio.”
● Che cos’è il silenzio per Consuelo Agnesi?
“Il mio migliore Amico, perché il silenzio non mi fa paura, bisogna saper ascoltare
veramente. E, a volte, il silenzio aiuta. Quando tolgo la protesi sto in pace col
mondo.”
● Cos’è la Musica?
“Emozione, vibrazione, una forma di espressione e anche di libertà. Difficile questa
domanda! Sarà che non ho mai le parole per descriverla davvero, se non quello che
percepisco dentro. Ho sempre amato la musica, per un periodo sono stata
clarinettista nella banda del mio paese. Poi ho scoperto la musica in Lis grazie ad
Antonio Pellegrino, attore con disabilità uditiva Lis Performer italiano e da quel
giorno non mi sono più fermata. Insieme abbiamo creato un gruppo che ancora porto
avanti e che si chiama Omero Lis Group”.
Ho imparato nella mia vita che non esiste il disabile ma la persona con disabilità,
perché la società crea la non inclusione dell’altro.”
● Cos’è la disabilità per te?
“Bella domanda! La risposta è proprio come dici tu. La società crea le barriere
ovunque. Per questo dico sempre che la disabilità è un’etichetta creata dalla società.
Ognuno potrebbe essere con disabilità in qualsiasi momento, perché si trova davanti
a qualsiasi ostacolo.”
b. SIMONA ATZORI - ARTISTA E BALLERINA Simona è una donna milanese di 44 anni che è
nata con un’amelia degli arti superiori, quindi
senza le braccia. È per noi un valido esempio,
perché pur essendo una persona con disabilità
fisica, all’età di 6 anni si è avvicinata al mondo
della danza e della musica. in questo ambito è
riuscita a fare carriera e a raggiungere meritevoli
traguardi. Questo le ha permesso di viaggiare,
avere successo, ma soprattutto sentirsi
personalmente realizzata e inclusa, non
sentendosi esclusa nessuna possibilità. Il punto di forza che abbiamo riscontrato dal
materiale preso in esame, è la sua determinazione ed il suo coraggio e ambizione,
che sono doti comuni a tutte le persone, considerando o meno le possibili disabilità.
Grazie all’ambito artistico è riuscita a vivere una vita piena e realizzare i suoi sogni,
godendo della stima del suo pubblico e dimostrando che essere una persona con
disabilità nell’ambito artistico non si rivela essere un ostacolo invalicabile.
c. LUCA GAZZOLA, CHITARRISTA DEI VIRTUAL TIME
Ci concentriamo ora su un esempio locale che ci ha positivamente colpite.
Dal Giornale di Vicenza, 28 aprile 2018
“Quattro ragazzi e il sogno di vivere della loro
musica. Un sogno che non si ferma nemmeno
davanti alle avversità, anche quando la vita
rivela il suo lato più incomprensibile. Stasera il
Vinile di Rosà ospiterà un concerto speciale.
Alle 23 saliranno sul palco i Virtual Time,
giovane gruppo che ha spiccato il volo sei anni
fa da Bassano facendosi conoscere in Italia e
all’estero con la sua musica rock. Loro sono
Filippo Mocellin, Luca Gazzola, Alessandro
Meneghini e Marco Pivato (che ha sostituito da
poco Marco Luchini). Presenteranno al
pubblico il loro nuovo disco “From the roots to a
folded sky”, il primo di cinque album di inediti
che la formazione vuole realizzare da qui a un
anno, un inno alla musica e alla loro amicizia.
Due anni fa il gruppo era sulla rampa di lancio, con il loro primo disco stavano
collezionando concerti in tutta Italia e passaggi in radio. Poi, l’inspiegabile. La
malattia improvvisamente è piombata nella vita di Luca, 28 anni, chitarrista e
fondatore del gruppo assieme al batterista Alessandro. «Da un giorno all’altro ho
iniziato a perdere sensibilità alle gambe e ai piedi – racconta Luca –. I medici non
riuscivano a capirne la causa, ma più passavano i giorni più la situazione
peggiorava». Il primo ricovero di Luca è stato al San Bassiano, dove gli è stata
riscontrata una mielite, malattia infiammatoria del midollo spinale. «Gli
antinfiammatori non portavano benefici e dopo due settimane non sapevo più
reggermi in piedi. Così fui trasferito a Vicenza, dove rimasi due settimane, ma
sentivo le gambe sempre più anestetizzate». Da San Bortolo Luca è passato al San
Raffaele di Milano: un ricovero di 3 mesi grazie al quale i medici hanno bloccato
l’infiammazione, salita nel frattempo fino allo sterno. L’infiammazione ha causato una
lesione al midollo spinale che oggi impedisce a Luca di camminare. Quindi il
percorso di fisioterapia al San Camillo di Venezia. Ma il momento più difficile per
Luca è stato il ritorno a casa. «Quando sono stato dimesso -spiega- è iniziata la vita
vera: la realtà fuori è diversa. Abbiamo cambiato casa, quella di prima era
inaccessibile». Luca ora vive con la famiglia a Travettore. Continua a lavorare come
videomaker e finalmente stasera tornerà sul palco con la band. «La mia chitarra mi
ha accompagnato nei lunghi periodi in ospedale - racconta -: “la musica è stata
fondamentale. Quello che mi è successo mi ha stravolto la vita, ma il gruppo mi è
sempre stato vicino, spronandomi a ritornare a suonare”.
Il sogno dei Virtual Time, dopo molte date cancellate, continua più forte di prima.
Alcune canzoni del disco in uscita sono dedicate a Luca, scritte proprio dai suoi
compagni di palco: «Abbiamo pure un concerto a Rimini e un tour in Olanda. Forse
per me è ancora troppo presto per i concerti all’estero, ma intanto voglio
concentrarmi sugli album in uscita: il sogno non è per nulla finito». “
5. L’IMPROVVISAZIONE MUSICALE, UNA
METAFORA PER L’INCLUSIONE
L’improvvisazione musicale è una pratica molto complessa per il suo carattere
autentico e irripetibile. Nasce dalla sintonia che gli improvvisatori percepiscono nello
stare insieme e nella dimensione del hic et nunc e dalla possibilità di essere sulla
stessa lunghezza d’onda.
Per improvvisare non è rilevante il luogo di provenienza dei cantanti o musicisti né la
loro cultura d’origine né la loro età, bensì il livello di maestria nell’esecuzione tecnica,
il repertorio musicale al quale attingere durante questa esecuzione estemporanea, la
sintonia che deriva dalla capacità di ascolto reciproco. Tutte queste abilità sono
quelle che costituiscono le basi per l’inclusione. Cioè non sono poi così diverse le
due cose.
Tutte le persone che hanno una competenza artistica musicale di base, anche se
presentano delle disabilità fisiche, cognitive e psichiche, possono sfruttare
l’improvvisazione come mezzo comunicativo. L’improvvisazione è inclusiva su un
duplice livello: sia per i membri del gruppo, che suonano insieme e si intendono, sia
per chi ascolta, perché porge l’orecchio ad una novità sonora.
Le persone con difficoltà a comunicare in maniera ordinaria possono trovare nel
linguaggio della musica un efficace modo per esprimersi ed essere validamente
comprese da chiunque sia lì con loro. Il problema sta nel fatto che coloro i quali
presentano difficoltà nell’espressione verbale impiegano molto più tempo delle altre
persone a formulare frasi complesse e per esprimere le loro emozioni e i loro
pensieri. Pertanto sarà maggiormente complicato interpretare i loro messaggi ed
entrare in una dimensione di forte empatia con loro nelle situazioni quotidiane. La
musica ha effetti benefici perché rimuove l’ostacolo della comprensione verbale.
L’improvvisazione è una buona pratica di esercizio per il fatto che proponga
situazioni reali e contingenti, nelle quali le persone devono agire immediatamente,
empatizzando le une con le altre, ascoltandosi profondamente in maniera reciproca.
Dalla lezione di pedagogia dell’Università degli studi di Roma, traiamo ancora spunto
per quanto concerne la pratica dell’improvvisazione musicale.
Viene mostrato in questa spiegazione come anche nell’ambito scolastico,
l’improvvisazione nel laboratorio musicale permette di agire in maniera inclusiva,dal
momento che uno dei suoi propositi principali è fare scoprire a tutti gli allievi il loro
suono e di costruirne, insieme ai compagni e agli insegnanti, una narrazione,
incoraggiano in particolare modo chi si sente ai margini della classe. L’insegnante ha
l’arduo compito di progettare, concretizzare e valutare, usando facilitazioni qualora si
presenti la necessità. L’improvvisazione è un evento sia estemporaneo, non
previsto, sia preparato da molto tempo; pertanto, è necessario un tempo con
consenta agli allievi di allenarsi all’improvvisazione con un apposito training, al fine di
entrare e trovare confidenza in questa nuova dimensione. L’evento imprevisto, lo
scambio inatteso e l’errore sono momenti unici e frutto dell'immaginazione (grande
dote dei bambini), “da cui può scaturire la creatività individuale e collettiva, il piacere
dell’esecuzione, la capacità di dialogo polifonico tra individui, tradizioni, sistemi
musicali e sonori, ma anche la vivacità delle interazioni tra gli interlocutori, la
continua rimessa in discussione di tutti i sistemi di pensiero a vantaggio di un ascolto
flessibile e dinamico”. Essere consapevoli delle proprie capacità di ascolto e
produzione di un proprio suono e del suono degli altri permette di sentirsi gratificati
per le proprie produzioni musicali e di trasformare il contesto (in quanto sviluppa
l’attenzione e la disponibilità alla scoperta della diversità e all’accettazione paziente
dell’altro) .
In sintesi, “improvvisare in gruppo in un’ottica inclusiva è quindi un’esperienza che
consente di vivere a scuola e di consolidare la fiducia, la non violenza e il coraggio,
cioè quei valori che sostengono la partecipazione e lo sviluppo di relazioni e identità
sicure (fiducia), in grado di ascoltare e capire il punto di vista dell’altro, sviluppando il
dialogo per mediare e risolvere i conflitti (non violenza), e di formulare ed esprimere
il proprio pensiero in modo autonomo impegnandosi nei confronti della comunità
(coraggio)”.
CONCLUSIONI
La musica quindi per noi ha un grande significato e pensiamo che rappresenti
un’enorme possibilità, per tutte le persone a qualsiasi età e con qualsiasi
caratteristica personale. Permette di interagire alla pari e con le stesse possibilità, di
conoscere persone nuove, uguali e diverse da noi, ma cosa più importante è che la
musica è inclusiva al massimo, per tutto e su tutto.
Per noi è stata un’esperienza magnifica, ci ha permesso di entrare in possesso di
informazioni e in contatto con situazioni di cui non eravamo a conoscenza, di fare
nuove esperienze e conoscere nuove persone. Abbiamo potuto imparare a
ragionare su temi delicati, purtroppo poco conosciuti e speriamo di poter essere
d’aiuto a persone che vogliono conoscere questo ambiente. Il corso è stato davvero
interessante e ben organizzato, gli spunti sono stati molti e le possibilità altrettante.
● BIBLIOGRAFIA M. Biasutti, Elementi di didattica della musica, Strumenti per la scuola dell’infanzia e
primaria, Carocci Faber, Vignate, 2017
M. Biasutti, Creare musica a scuola. Elementi di didattica per la scuola primaria, La
Biblioteca Pensa MultiMedia, Lecce, 2017
Schroder B, iII. Schroeder B., Aurora, Nord-Sud edizioni, Verona, 2000
Lucia Chiappetta Cajola, Didattica nel gioco e integrazione, Carocci Editore, 2012
F.Delalande, La musica è un gioco da bambini
Lucia Chiappetta Cajola, Amalia Lavinia Rizzo, Musica e inclusione, teorie e
strategie didattiche, Carocci Editore, 2016
Lezione di didattica pedagogica, Università degli Studi Roma
Giornale di Vicenza, 28 aprile 2018
G. Marconato, Ambienti di apprendimento per la formazione continua Materiali di
lavoro del progetto FSE “Modelli organizzativi e didattici per il LLL”, Guaraldi srl,
Rimini, 2103
x transfer
D. N. Perkins, G. Salomon, Transfer of Learning, Contribution to the International
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T. D. Bilhartz, R. A. Bruhn, J. E. Olson, The Effect of Early Music Training on Child
Cognitive Development in a Journal of Applied Developmental Psychology, Elsevier,
1999
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executive Functions, in Psychological Science, 2011
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Development, in “Annals of the New York Academy of Science”, 2005
● SITOGRAFIA https://www.erickson.it/Pagine/I-7-punti-chiave-Erickson-per-una-didattica-realmente
-inclusiva.aspx
https://www.youtube.com/watch?v=ciawICBvQoE
https://www.youtube.com/watch?v=ne6tB2KiZuk
https://www.centerformusictherapy.com/what-is-music-therapy/
https://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale
https://www.erickson.it/Pagine/I-7-punti-chiave-Erickson-per-una-didattica-realmente
-inclusiva.aspx
http://www.audiationinstitute.org/la-mlt/e-e-gordon/
https://www.tomatis.com/it
Teniamo a specificare che la relazione è stata elaborata interamente a cura di Altea
Pegoraro e Chiara Facchinato, in piena collaborazione. Per idearla e scriverla ci
siamo sempre incontrate ed abbiamo lavorato insieme, unendo le idee e gli stili di
scrittura, solo in alcuni brevi tratti abbiamo lavorato separatamente, purtroppo per
motivi di impegni scolastici e distanza abitativa. E’ per questo e per comodità nella
correzione che divideremo così il lavoro: a cura di Altea Pegoraro da pagina 1 a
pagina 16, a cura di Chiara Facchinato da pagina 17 a pagina 35.