trekking&outdoor 256
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sommario del numero 256 di TREKKING&OutdoorTRANSCRIPT
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256
CLEMENTI EDITORE
Camminare nei sitiPatrimoniodell’Umanità
RESIDENZE SABAUDE alla Corte del Re
CINQUE TERRE il Paradiso perduto e ritrovato
DELTA DEL PO la civiltà dell’acqua
DOLOMITI alla scoperta dell’Alpe di Siusi
ARCHEOLOGIA nelle memorie del Tempo
&OUTDOOR
ITINERARI E VIAGGI NELLA NATURA
COP tr 256 B.qxd:testata TREK outdoor 193 1-06-2012 17:10 Pagina 1
Ad un anno dal proficuo meeting di Ortona dei Marsi si ripete lʼappuntamento estivo di FederTrek Appennino daRivivere. L̓evento previsto da venerdì 29 giugno a domenica 1° luglio avrà luogo nella Valle del Salto in provincia diRieti, e sarà realizzato con lʼorganizzazione di volontariato valledelsalto.it e la collaborazione di istituzioni eassociazioni locali. Il programma prevede due convegni (Quali opportunità economiche per far rivivere la Valle delSalto? - Petrella Salto, venerdì 29 giugno ore 17, e Il patrimonio archeologico e storico della Valle del Salto e ilturismo culturale, ambientale e sportivo, Corvaro, sabato 30 giugno ore 17) coronati da escursioni, proiezioni e altreiniziative. La manifestazione è volta a riscoprire il territorio attraverso lʼitinerario di lunga percorrenza E1.In occasione dellʼevento verrà valorizzato il tratto dalle terme di Cotilia ad Alba Fucens, suggestivo percorso su viestoriche oggi abbandonate che FederTrek sta recuperando per renderle interamente percorribili entro la fine digiugno e presentarle ai viaggiatori europei che desiderino scoprire i beni ambientali e culturali del territorio.Descriviamo di seguito il tracciato – che può essere percorso da nord a sud e viceversa – intrapreso da GiuseppeSimelli ed Edward Dodwell, famosi viaggiatori dellʼOttocento che visitarono la Valle del Salto partendo da Rieti.
VISITA IL SITO DELLA FEDERTREK www.federtrek.org
APPENNINO DA
RIVIVERE
APPENNINO DA
RIVIVERE
L̓itinerario: tappa da Alba Fucens a CartoreIl percorso inizia ai piedi del Velino, sul lago del Fucino, dovesorgeva l’antica città di Alba Fucens, a circa 1000 metri slm. Ilsuo nome può tradursi in “Alba fulgente”, in quanto il sole sor-gendo da Est illuminava la città romana, riflettendosi sullasuperficie del lago. Dopo essere passati accanto a imponentimura si raggiunge attraverso facili carrarecce l’abitato di Massad’Albe e della contigua Corona. Proseguendo lungo stradesterrate si raggiunge il piccolo borgo di Rosciolo: da quiseguendo una stradina in falso piano si raggiunge la chiesa diSanta Maria in Valle Porclaneta, un autentico gioiello risalenteall’anno 1048. Il sentiero prosegue in direzione nord-nord ovestraggiungendo il Passo Le Forche (m 1221), per poi scendere indirezione di Cartore, antico borgo di origine medioevale-roma-na, all’interno della Riserva Naturale Montagne dellaDuchessa.
Valle del Salto (Rieti) venerdì 29 giugno - domenica 1° luglio 2012
L̓ itinerario: tappa da Cartore a S. ElpidioDalle casette di Cartore si segue il percorso segnato in direzio-ne Abruzzo: in prossimità di un’area pic-nic si gira a destra persottopassare l’autostrada e arrivare a Corvaro lungo unacomoda carrareccia. Attraversata la parte nuova di Corvaro, ilsentiero sale lungo Via Aquilana, la parte storica dell’anticoborgo che porta ancora le tracce del terremoto del 1915 eoggetto di vari recuperi edilizi. Il sentiero confluisce su unastrada asfaltata che va percorsa a sinistra, in discesa versoS.Stefano dove si costeggia il cimitero; dopo una breve salitasi ridiscende fino ad attraversare il torrente Arpa. Dopo circa 2ore a Castelmenardo si apre la vista sulla valle in direzionenord-ovest. Si prosegue lungo la sterrata che porta al vecchiocimitero per poi immettersi sulla strada asfaltata che conducea Collemaggiore, da dove una sterrata in direzione nord-ovestperviene alle località di Alzano e Castagneta fino a raggiunge-re il centro di S.Elpidio.
L̓ itinerario: tappa da S. Elpidio a FiamignanoDa S.Elpidio si scende lungo la strada sterrata che attraver-sando il castagneto giunge a Roccarandisi, borgo medievalecon castello; da qui salendo verso nord-ovest si supera la valledi S. Antonio fino a travalicare, attraversando un impluvio erosodalle precipitazioni, sulla provinciale in località Corso dove ilpanorama si allarga sul lago e la valle sottostante. Seguendola provinciale si attraversa il centro di Collemazzolino da doveinizia il sentiero che raggiunge Fiamignano.
L̓ itinerario: tappa da Fiamignano a Petrella SaltoDa Fiamignano si scende in direzione Marmosedio dove ci sicongiunge al sentiero storico che univa i numerosi piccoli borghimedievali arroccati sui diversi costoni della valle. Suggestivi scor-ci sul Lago del Salto si alternano a località interessanti dal puntodi vista culturale ed ambientale: Mercato, Pagliara, Mareri, Colledella Sponga e Petrella Salto sono definiti “la terra degli Equi edei Signori Medievali”. La tappa termina a Petrella Salto dove lecupe rovine della Rocca ci ricordano il parricidio consumato daBeatrice Cenci.
L̓ itinerario: tappa da PetrellaSalto a Terme di Cotilia.Dalla piazzetta di Petrella Salto si segueVia XXSettembre, direzioneCampoSportivo,per poi prendere il sentiero che attraversa un bosco di querce in dire-zione Staffoli; da qui si supera la chiesetta e si prende una comodacarrareccia che con numerosi tornanti sale verso Fontedell’Arnescia (m 1200). La carrareccia prosegue in quota fino a rag-giungere l’area attrezzata di Casale della Fonte, gradevole puntososta.Si perde quota lungo la strada diretta a Capradosso, dopo unchilometro si prende a destra una carrareccia (direzione nord-ovest)che si abbandona dopo circa 800 metri per un ripido sentiero utiliz-zato un tempo dai tagliaboschi. Raggiunto un pianoro si prende lamulattiera che in leggera discesa porta al paese di Pendenza. Daqui un comodo sentiero (direzione nord-est) porta al piccolo borgodi Micciani e da qui alle Terme di Cotilia.Per informazioni: Valledelsalto.it ([email protected])Cai Club Rascino ([email protected])
Giuseppe Virzì
IIll SSeennttiieerroo ddeeii FFrraanncchhii -- OOuullxx -- SSaaccrraa ddii SSaann MMiicchheellee ddaall 66 aallll’’88 lluugglliioo Un cammino storico, per riscoprire una valle unica. Il nome del sen-tiero è dovuto all’episodio storico che vuole che tale percorso siastato seguito dalle armate di Carlo Magno per sorprendere alle spal-le l’esercito del re longobardo Desiderio, comandato dal figlio Adelchi.Una storia al limite della leggenda narrata da Alessandro Manzoninell’Adelchi. La successiva battaglia delle Chiuse determinò l’ingres-so dei Franchi in Piemonte e la fine del regno dei Longobardi. IlSentiero dei Franchi è uno stupendo itinerario lungo oltre 60 chilo-metri che parte da Oulx e percorre l’intera Valle Susa fino a raggiun-gere la Sacra di San Michele, sfiorando antiche certose e attraver-sando aree di valore naturalistico del Parco del Gran Bosco diSalbertrand e quello dell’Orsiera Rocciavrè. Nato nel 1982, ha vistonegli ultimi anni numerosi interventi di ripulitura ed allestimento conadeguata segnaletica, pannelli informativi del tratto tra il lago di Gada Oulx, l’ecomuseo della carbonaia a Salbertrand e soprattutto neltratto tra il Sapè e la Brusà di Exilles, interessato da dissesti idrogeo-logici e colpito da alluvioni, che è stato ripristinato e riaperto nel 2010.Organizzano il trekking il Circolo Culturale “Maria Minelli”- sezioneCamminare Lentamente di Villanova d’Asti, il Gruppo SentieriChieresi e l’Associazione “La Compagnia della Chiocciola” onlus diChieri, con il patrocinio dei Parchi regionali del Gran Bosco diSalbertrand e dell’Orsiera - Rocciavrè, del Centro Diocesiano di Susae della Società Meteorologica Italiana e con il sostegno della cam-pagna nazionale “Salviamo il paesaggio e difendiamo i territori”. Per informazioni: Paolo Tessiore (Cell. 380.6835571 [email protected]). Angelo Gilardi (Cell. 349.7210715 [email protected] www.camminarelentamente.it)
Paolo Tessiore
Camminare nei sitiPatrimonioCamminare nei sitiPatrimonio
Da Nord a Sud, caratteristica peculiare della nostra penisola è laricchezza di architetture di interesse storico e artistico in uncontesto paesaggistico davvero affascinante e di cui costituiscono
una parte inscindibile. Scenari naturali senza eguali ospitano quindi luoghidi elevato interesse culturale, molti dei quali sono annoverati tra i sitiPatrimonio dell’Umanità.In questo Speciale vi accompagneremo in territori davvero unici delnostro Paese, che attualmente detiene il maggior numero di siti,ben quarantasette, preservati dall’UNESCO.
dell’Umanitàdell’Umanità
S eguendo il movimentolento delle praterie d’altaquota, che ondeggiano alla
carezza del vento come un rit-mato respiro oceanico, lo sguar-do corre sui tappeti color sme-raldo punteggiati da preziosi in-tarsi multicolore di mille essen-ze floreali.Corre, indugiando sul legno ar-rugginito di antichi masi e fienili.Sulle cortecce corrugate di larici epini cembri, che emergono daiprati come sentinelle in allerta.
Alpe di SiuVivere “dentro” un Patr
TREKKING • giugno 2012 • 25
ECOSISTEMA UNICO AL MONDO, QUESTO ALTIPIANO RICCO DI TRADIZIONI ESUGGESTIONI È IL PALCOSCENICO SU CUI RECITANO I COLOSSI DOLOMITICIDELLO SCILIAR, DELLE ODLE, DEL SASSOLUNGO, DEL SASSOPIATTO EDELLE DOLOMITI GARDENESI, UN PATRIMONIO DI ROCCE, STORIE ECULTURE CHE NON HA PARAGONI IN NESSUN ALTRO LUOGO DEL PIANETA
usi
TESTO DI MICHELE DALLA PALMA / FOTO ALPE DI SIUSI MARKETING
ALTO
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E
rimonio dell’Umanità
BielleseI mille volti del
TESTO DI SERAFINO RIPAMONTIIFOTO DI ARCHIVIOTURISMOPROVINCIA DI BIELLA ESANTUARIO DI OROPA
L a grande varietà di paesaggi e di opportunità of-ferte da questo territorio invogliano il visitatore aimmergersi nella natura e ad entrare in contatto
con le bellezze storiche e architettoniche che lo carat-terizzano.L’escursionismo a piedi, in mountain bike o anche a cavallo permettono discoprire gli ambienti naturali tutelati dalla Riserva naturale Parco Burcina,del Sacro Monte di Oropa e dalla Riserva naturale delle Baragge: una arti-colata rete di sentieri, perfettamente mantenuta grazie agli interventifinanziati dalla Misura 313 A1 del Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013della Regione Piemonte, collega infatti il capoluogo con i tanti luoghi diinteresse e i borghi storici, permettendo agli amanti dell’outdoor di incon-trare, a passo lento, le svariate realtà del territorio. La natura è la protago-nista assoluta: tra parchi e riserve naturali, i boschi e le mille valli chesegnano il territorio, una via di accesso privilegiata è la Grande Traversatadel Biellese (GtB), che tocca borghi, santuari e alcuni dei boschi più sug-gestivi di tutta la provincia, così come l’Ippovia del Biellese, circa 200 chi-lometri di percorsi dedicati agli amanti dell’equitazione. Gli appassionatidella montagna possono praticare alpinismo e arrampicata sfruttando leinnumerevoli vie attrezzate, e d’inverno percorrere itinerari ideali per lo sciescursionismo e le ciaspole. Per gli amanti della storia, da non perdere sono
TREKKING • giugno 2012 • 33
PIEM
ONTE
LA NATURA SELVAGGIA, LE MONTAGNE, I BORGHI STORICI
ED I SANTUARI CARATTERIZZANO UNA TERRA AFFASCINANTE,DOVE CULTURA E SPIRITUALITÀ SI UNISCONO CON SEMPLICITÀ
A PAESAGGI DI RARA SUGGESTIONE: BENVENUTI NELLA
PROVINCIA DI BIELLA
Pagina a lato, in senso orario: il territorio del biellese è arricchitoda decine e decine di specie floreali spontanee di grande pregio;escursione al Monte Barone, una delle tante mete a disposizionedegli amanti del trekking; l’appartamento Reale dei Savoia a Oropa.
Su questa pagina: visione dall’alto del complesso monumentaledel Sacro Monte di Oropa, su cui domina l’edificio della ChiesaNuova e, sullo sfondo, il monte Mucrone.
GLI ABITANTI DELLE CINQUE TERRE E DELLA VAL DI VARA ALL’INDOMANI
DELL’ALLUVIONE DEL 25 E 26 OTTOBRE INIZIARONO A LAVORARE DURAMENTE PER
CANCELLARE L’IMMAGINE DI UN PARADISO SPAZZATO VIA DAL FANGO. LA LORO FU
LA REAZIONE MIGLIORE ALLA DEVASTAZIONE PORTATA DALL’ACQUA, LA RISPOSTA
GIUSTA PER TORNARE ALLA NORMALITÀ E FAR RINASCERE QUEL PARADISO CHE
ABBIAMO AMMIRATO DURANTE LE NOSTRE ESCURSIONI TRA MARE E MONTI
CinqueTerre
CinqueTerre
Vernazza, Via Roma, 19 novembre 2011
Il Paradisoperdutoe ritrovato
TREKKING • giugno 2012 • 37
C antate e amate dai poeti, le Cinque Terre rappresentano uno degli angoli più affascinanti della Ligu-ria. Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza e Monterosso sono cinque minuscoli borghi mari-nari, incastonati fra pietra e mare in una caleidoscopica tavolozza di colori, che insieme a Portovene-
re e all’arcipelago della Palmaria sono stati riconosciuti nel 1997 Patrimonio dell’Umanità. In questo re-portage vogliamo raccontarvi la storia a lieto fine di questo paesaggio dell’UNESCO unico al mondo.
REPO
RTAG
ETESTO E FOTO DI ENRICO BOTTINO
Vernazza, 1° maggio 2010
Valle Cam
Le incisioni rupestri dell’area di Capo di Ponte sono senza dubbio una delle più eclatanti testi-monianze dell’insediamento umano nell’ambiente dell’arco alpino e una delle più estese epreziose ricchezze archeologiche del nostro Paese. Decorazioni e testimonianze lasciate dal
popolo degli Antichi Camuni, uno dei maggiori produttori mondiali di questa forma d’arte prei-storica, sotto forma di rocce levigate dai ghiacciai a cui l’uomo ha sovrapposto la propria opera,descrivendo, tracciando, raccontando la vita, la morte, la caccia, i riti del villaggio.
CAPO DI PONTE
È STATO ELETTO
DALL’ORGANIZZAZIONE
INTERNAZIONALE
DELL’UNESCO BENE
DA PROTEGGERE PER LA
SUA BELLEZZA E LA SUA
IMPORTANZA STORICA E
CULTURALE.UN RICONOSCIMENTO AD
UNA PORZIONE DELLE
ALPI CHE PREMIA IL
PAESAGGIO E
SOPRATTUTTO UN
DIVERSO TIPO DI
RISORSA, MENO EVIDENTE
E CALATA TRA I BOSCHI
E LE ROCCE DELLA VALLE
CAMONICA: LE INCISIONI
RUPESTRI E LE
TESTIMONIANZE LASCIATE
DAL POPOLO DEGLI
ANTICHI CAMUNI.
Sulle orme dei C
TESTO DI CLAUDIO SCACCABAROZZI / FOTO DI AUSILIO PRIULI, MARCO AVANZINI, ARCHEOCAMUNI, A.GALBIATI,CONSORZIO TURISTICO SONDRIO.CONSORZIO TURISTICO SONDRIO
44 • TREKKING • giugno 2012
Lo “spirito della terra”di Pizzo Badile Camuno sistaglia nel cielo durante gliequinozi di primavera ed'autunno, creandoun'immagine spettacolare.In basso: la Valle Camonicaospita una grande quantitàed eterogeneità di incisionirupestri; la maggior partedi queste sono staterealizzate su imponenti roccelevigate dal ritiro dei ghiaccinelle varie epoche glaciali.
monica
LOM
BARD
IACamuni
LA VALLE D’ITRIA DEVE IL SUO INCANTESIMO ALLA LUCE. I SETTE COLORI
DELL’IRIDE PRODIGIOSAMENTE SINTETIZZATI NEL BIANCO, SI RAPPRESENTANO
QUI CON VIVEZZA E INTENSITÀ SINGOLARI. ED È QUESTA LUCE, INTRISA D’ORIENTE,CHE POSANDOSI IN OGNI DOVE, ESALTA I BORGHI, LE MASSERIE, LE PIAZZE,LE CHIESE, I LASTRICATI, I TRULLI
Un sogno nel cuore della S
TRULLITESTO DI EMANUELA ROSSI / FOTO DI ENRICO BOTTINO, FRANCESCA SCIARRA, EMANUELA ROSSI E ANTONIO COSMA
ilva Arboris Belli
TREKKING • giugno 2012 • 49
C’è una piacevolissima divagazione che proponiamo a chi ama “camminAscol-tare” con Avanguardie: si chiama Alberobello. Qui dominano il grigio per-la della pietra locale e il bianco della calce. Il nome deriverebbe da Sylva Ar-
boris Belli (o Silva aut Nemus Arboris Belli) quindi la “selva o il bosco dell’alberodella guerra”, anche se qualcuno sostiene un’etimologia diversa citando il Diplo-ma d’Investitura del Re Ferrante d’Aragona in cui si parla di “Silva Alborelli”.
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RESIDENZEAlla corte dei Savoia
PIEM
ONTE
La residenza reale di Racconigi ha ospitato per lungo tempo i sovrani del ramo Savoia – Carignano. L’attuale aspetto del castelloè frutto delle modifiche fatte apportare da Carlo Alberto nel XIX secolo. Qui, nel 1904, nasceva l’ultimo re d’Italia Umberto II.
La vista notturna della Reggia di Venaria crea una suggestione davvero particolare. Edificata nel XVII secolo, la reggiaha visto l’intervento dei più grandi architetti dell’epoca moderna: Amedeo di Castellamonte, Michelangelo Garove e Filippo Juvarra.
S farzo, eleganza e potere:queste le peculiarità del-le residenze reali della
famiglia Savoia, che fin dalXVI secolo cominciò a mani-festare il desiderio di amplia-re e restaurare antichi castelli– anche di epoca romana – esoprattutto di costruire nuo-ve dimore prestigiose, adibiteal soggiorno, alle feste o allacaccia, tutte racchiuse nel cir-cuito verde che circonda l’in-tera Provincia di Torino.
SABAUDETESTI DI PAOLO PALUMBO E MILENA LOMBARDO / FOTO DI ALESSANDRALONGO, ARCHIVIO TREKKING&OUTDOOR E CONSORZIO LA VENARIA REALE
TREKKING • giugno 2012 • 53
PER DECENNI LA CITTÀ DI TORINO È STATAASSOCIATA ALL’INDUSTRIA MECCANICA E ALGRANDE NOME DELLA FIAT, MA NELLA SUA STORIASECOLARE IL CAPOLUOGO PIEMONTESE È STATO
ANCHE ALTRO:MONTESQUIEU SI INNAMORÒ DELLASUA GRAZIA, ARRIVANDO A DEFINIRLO “IL VILLAGGIOPIÙ BELLO DEL MONDO”,
MENTRE I VIAGGIATORI INGLESI E TEDESCHI, CHE NELXVIII SECOLO CERCAVANO IN ITALIA LE VESTIGIA DELMONDO CLASSICO, COLSERO LA BELLEZZA DEL SUOGIOIELLO BAROCCO, COSÌ ELEGANTE ED INATTESO La peschiera della Reggia di Venaria
Delta fT erra e acqua. E civiltà. Se c’è un
luogo nel quale l’uomo nei secoli èriuscito a costruire una relazione
armonica con la natura, questo è il ter-ritorio che da Ferrara si estende fino al-l’Adriatico. Non è un caso che i prota-gonisti di questa simbiosi virtuosa furo-no gli Este, una delle maggiori famigliedell’età rinascimentale, un’epoca in cuisi pensava che ogni opera umana doves-se esistere in armonia con la bellezza delmondo circostante.
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IN BICICLETTA ALLA SCOPERTA
DEL FERRARESE E DEL
DELTA DEL PO, PATRIMONIO
DELL’UMANITÀ UNESCODAL 1995, TRA CASTELLI,ANTICHE CORTI E OASI
NATURALISTICHE TESTO DI CARLO ROCCA / FOTO ARCHIVIO PROVINCIA DI FERRARA
TREKKING • giugno 2012 • 57
ferrareseLa civiltà dell’acqua
L'area ferrarese è contraddistinta dal passaggio di numerosicanali creati durante le opere di bonifica intraprese agli inizi delNovecento. L'area pianeggiante garantisce le attività di raccolto
delle piantagioni, la coltivazione delle campagnenonché l'allevamento e la pesca.
60 • TREKKING • giugno 2012
La città sepolta, insieme a quella di Her-culaneum, fu portata alla luce e attirò l’inte-resse di molti già nel primo Rinascimento,con citazioni che indicavano il luogo dettoCivita come l’antico sito pompeiano. Tra ilCinquecento e il Seicento l’architetto Fonta-na, durante gli scavi di un acquedotto chedoveva imbrigliare l’acqua del fiume Sarno,inconsapevolmente scoprì presso la collinadella Civita le rovine di edifici ed epigrafidell’antica città, senza però riconoscere lostorico insediamento. Fu il tedesco Winc-kelmann che nella seconda metà del XVIIIsecolo iniziò a studiare, con accanita meto-dologia, i primi reperti che emergevanodall’eterno buio della notte dei tempi intro-ducendo, così, una rigorosa tecnica scienti-fica nella conduzione e nell’esecuzionedegli scavi, che permise di spianare la stra-da alla moderna archeologia. Tralasciando
accurate citazioni scientifiche e richiamispecifici sui ritrovamenti archeologici chehanno interessato la scoperta dell’anticaPompei, si conosceranno le sue strade, lesue case, le sue piazze e i suoi templi riper-correndo gli elementi urbani di un vissutostorico ancora incredibilmente intatto e ric-co di testimonianze; immaginando di averegli occhi e la mente proiettati a 2000 annifa durante una qualsiasi giornata dell’anno,dove i profumi delle taverne intrecciavanole loro essenze con le fragranze offerte daiforni e il vociare scaturito dalle botteghe edai mercati. Nel 1997 l’UNESCO dichiaraPompei ed Ercolano Patrimonio Mondialedell’Umanità per gli incredibili reperti ritro-vati, costituenti un’autentica testimonianzadella società e della vita quotidiana del pas-sato e non riscontrabili in nessun’altra par-te del mondo.
F urono gli Osci a dare ori-gine al primo nucleo abi-tato di Pompei, riunendo
cinque villaggi sparsi nellazona: Pompaios in linguaosca significa appunto “cin-que”.Secoli dopo la città divenne ilpiù importante punto di rife-rimento, un anello di con-giunzione, tra le due civiltàpiù potenti del tempo pre-senti nell’Italia centromeri-dionale: i Greci di Cuma e gliEtruschi a sud di Nuceria.
UNA DELLE CITTÀ PREFERITE DAL PATRIZIATO ROMANO; I NUMEROSI RESTI DI VILLE
E PALAZZI TESTIMONIANO IL TENORE DI VITA CHE, ALL’EPOCA,TRASCORREVA
TRANQUILLO TRA UN MARE RICCO E PESCOSO ED UN ENTROTERRA FERTILE
POMPEICittà perduta nelle memorie del tempo
TESTI E FOTO DI ANDREA PERCIATO, MARIA RITA LILIANOE MARIO LUCIANO
CAM
PANI
A
Veduta dell'Anfiteatro di Pompei, uno dei più antichie meglio conservati al mondo.
1997
In auto. Dall’Autostrada A30 Roma-Salerno,uscita di Sarno e seguire la segnaletica locale.A3 Napoli-Salerno, uscita di Pompei Scavi odi Pompei Santuario.In treno. Stazione FS di Pompei.
A piedi nella storiaLocalità di partenzaIngresso Anfiteatro zona sud-est(m 30)Località di arrivoPorta Marina zona ovest (m 35)DifficoltàTDislivellotrascurabileTempo di percorrenza5 orePeriodo consigliatoda autunno a primavera
Itinerario a circuito completamente esposto al sole, bi-sogna fare attenzione alle scanalature tra i basoli dellestrade lastricate. È consigliabile iniziare l’itinerario incoincidenza con l’apertura agli scavi, di buonmattino:non c’è quasi nessuno e la passeggiata è altamente go-dibile. Descrizione: dall’Anfiteatro si passa per l’enor-me colonnato della Grande Palestra dei gladiatori; vi-cino c’è l’antica Porta di Sarno. Qui transita Via del-l’Abbondanza; a sinistra Villa Giulia Felice, le case diVenere, di Loreio Tiburio e la bottega del Fornaio di
Soterico; per la Casa del Criptoportico si raggiunge laCasa di Menandro. Si aggira l’isolato e il decumanomaggiore risale per lo strettoVico diTesmo. All’incro-cio con la Casa del Citarista, si lascia Casa di EpidioRufo e si sale per Via del Vesuvio con leTerme Stabia-nae al centro della città. In leggera salita (Case di Or-feo e di Cecilio Giocondo) si passa per la Casa degliAmorini dorati fino alla Porta del Vesuvio. Si scendedunque per Vico dei Vettii con la Casa dei Vettii, lapiù famosa di tutta Pompei. Quattro insule dopo c’èla Strada Consolare, mentre fuori Porta d’Ercolano siapre la Strada dei Sepolcri. Le Ville delle Colonne aMosaico, di Cicerone e la più enigmatica tra le resi-denze: Villa dei Misteri. Da qui per le Case del PoetaTragico e del Fauno lungo il tortuoso Vico Storto, siapre il Vico del Lupanare, con l’insolito edificio delGran Lupanare, antico bordello della città. Il PiccoloTeatro (Odeon), la vicina Caserma dei Gladiatori e laplatea delTeatro Grande affiancano il ForoTriangola-re con la Palestra Sannita e il Tempio di Iside. Vicinosi vedono il Foro Civile, con il Tempio di Giove e leCurie, l’edificio di Eumachia, il Tempio di Vespasia-no, il Santuario dei Lari, l’enorme spazio rettangolaredel Macellum e l’Arco diTiberio. IlTempio di Apollochiude con Via Marina; accanto sorge ciò che restadella Basilica, allo sbocco di Porta Marina, importan-te accesso a Pompei durante l’epoca imperiale.
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Archeologici di Napoli e PompeiDirezione area archeologica degli Scavi di Pompei - Pompei (NA)Tel. 081.8575111 / 8575225 [email protected] www.pompeiisites.org www.campaniabeniculturali.it
notizie utili
AREE ARCHEOLOGICHE DI POMPEI, ERCOLANO E TORRE ANNUNZIATAAnno di iscrizione: 1997Area di riconoscimento UNESCO:98 haArea tampone: 24 haL’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.seppellì sotto metri di cenere e lapillile due ricche città romane di Pom-pei ed Ercolano, insieme a moltericche ville presenti nell’area. Lagrande città commerciale di Pompeisi distingue nettamente dalla picco-la, ma meglio conservata, residenzaestiva di Ercolano, mentre i prege-voli affreschi murari di Villa Oplontisa Torre Annunziata danno un’im-pressione vivida della vita dei ricchiRomani di epoca imperiale. A parti-re dalla metà del XVIII secolo questiresti archeologici sono stati riportatialla luce e sono tra le mete turisti-che più note in Italia e nel mondo.
Patrimonio dell’Umanità
Tra la Palestra dei Gladiatori e l'Anfiteatro.
Il calco di un sepolto durante l'eruzione del Vesuvio del 79 d.C.
I resti della Basilica nei pressi del Foro.
I resti del Macellum, termine con cui veniva chiamato un edificio monumentale utilizzato per lavendita di alimenti e prodotti di consumo quotidiano.
62 • TREKKING • giugno 2012
I n questa valle, intorno al V secolo a.C., furono eretti bellissimi templi in stile dorico, la cuivisita è di sicuro interesse storico, architettonico e, soprattutto al tramonto, di notevole im-patto emotivo. Da qui scorgiamo il mare a sud e i grandi palazzi della città a nord. Racchiu-
so nel mezzo vi è il parco archeologico, uno dei siti più rappresentativi della civiltà greca classi-ca, inserito nel 1997 dall’UNESCO nell’elenco dei siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Sul terreno sono sparse migliaia di tonnella-te di pietra, un tempo utilizzata per erigeretempli ed edifici del centro di Akragas, zonadi confine tra la Sicilia Greca e quella Carta-ginese. Il territorio del Parco si sviluppa sucirca 1300 ettari ed è attraversato dai fiumiAkragas, sul lato meridionale, e Hypsas, sullato di occidente; a nord si staglia la RupeAtenea, su cui sorge l’attuale Agrigento,mentre a sud, per un breve tratto, si scorgeil Mediterraneo. Il mandorlo e l’olivo pre-valgono su seminativi e vigneti, mentre inprossimità dei fondovalle sono presenti giar-dini e orti con numerose specie da frutto tracui agrumi, fico e melograno, che, per mae-stosità e portamento nonché per il contestoculturale e paesaggistico in cui si trovano,sono stati inseriti nell’elenco de “I grandialberi di Sicilia”. Sin dall’antichità, la vegeta-
zione della Valle dei Templi ha affascinatogli scrittori classici come Diodoro Siculo(sec. I a.C.) e il geografo Al Idrisi (1138).Questa ricchezza di vegetazione, assieme allemagnifiche testimonianze dell’architetturagreca, spinsero, tra il XVIII e il XIX secolo,viaggiatori di diversi Paesi europei a visitarela Sicilia, incantati, una volta sul posto, dalfascino di ogni elemento del paesaggio: itempli, il mare, i colori del cielo, la varietà dipiante e i sapori dei prodotti della Valle. Piùrecentemente scrittori ed artisti, tra cuiPirandello, Lo Jacono e altri, hanno immor-talato, attraverso racconti e immagini pitto-resche, ambienti e paesaggi della Valle deiTempli, dove la natura e l’archeologia si fon-dono in un sistema dal valore ambientale,scientifico e culturale che merita di esserescoperto in prima persona.
SICI
LIA
Magica testimone della civiltà greca
LA VALLE DEI TEMPLI,SITUATA A SUD DELLA
CITTÀ DI AGRIGENTO,RAPPRESENTA UNO DEI
LUOGHI PIÙ AFFASCINANTI
E VISITATI DI TUTTA L’ISOLA,IN QUANTO OFFRE UNA
DELLE PIÙ IMPORTANTI
TESTIMONIANZE DELLA
PRESENZA DEGLI ANTICHI
GRECI NELL’ITALIA
MERIDIONALE
TESTO DI DOMENICO CACIOPPO / FOTO DI DOMENICO CACIOPPO E ENRICO BOTTINO
Valle dei Templi
Visione notturnadel Tempio di Giunone Lacinia.
1997
TREKKING • giugno 2012 • 63
In auto. A19 Palermo-Catania uscita svincoloVillabate, segue SS121, uscita Agrigento, SS189e seguire le indicazioni.In treno. Stazione Palermo Centrale, linea FSPalermo Centrale – Agrigento Stazione Centrale.In aereo. Aeroporto Falcone Borsellinodi Palermo.CCoo
mmee aarr
rriivvaa
rree
Itinerari� sicurezza sui sentieri con
Laboratorio del Camminare LE TERRE DEL GATTOPARDO
Santa Margherita di Belìce (AG)Tel. 0925 33707Cell. 333 8066163 (Domenico Cacioppo)Cell. 333 9515122 (Vita Di Campo)[email protected]
notizie utili
Si continua sino al Giardino della Kolymbetra, ungioiello archeologico situato all’interno del Parcodella Valle dei Templi, tra il Tempio dei Dioscuri eil Tempio di Vulcano, tornato alla luce dopo de-cenni di abbandono. Di particolare rilievo gli “Acquedotti Feaci”, gliunici visitabili della Valle, risalenti al V secolo a.C.quando alimentavano l’antica piscina. Ancora og-gi sgorgano limpide acque utilizzate per l’irrigazio-ne del Giardino, ricco di agrumi, frutti e olivi se-colari. Proseguendo in direzione di Porta V si in-contra il Tempio dei Dioscuri (Castore e Polluce),il simbolo turistico di Agrigento. Gli agrigentinisono soliti chiamarlo “Le tre colonne” anche se nepossiede quattro, dato che una prima ricostruzio-ne nel secolo scorso aveva portato ad innalzare trecolonne mentre la quarta venne rialzata in seguito.
L’AREA ARCHEOLOGICA DI AGRIGENTOAnno di iscrizione: 1997Area di riconoscimento UNESCO:1,869 haArea tampone: 934 haLa colonia greca fondata nel VIsecolo a.C. è divenuta una delleprincipali città del bacino mediter-raneo. I resti dei magnifici templidorici che dominano la città antica,una parte della quale è ancorasepolta e intatta sotto i modernicampi e frutteti, testimoniano lasua supremazia e fierezza. Unaserie di accurati scavi nella zonaha fatto luce sulla città ellenistica eromana e sulle pratiche di sepoltu-ra degli abitanti paleocristiani.
I magnifici Templi di Akragas Località di partenzaStazione Centrale (m 230)Località di arrivoTempio dei Dioscuri (m 120)DifficoltàT/E Dislivello��300 metriTempo di percorrenza2 ore
Dalla Stazione Centrale, imboccare la via Crispi eproseguire sulla via Panoramica dei Templi fino ad
arrivare lungo la via Sacra. Qui si erge il Tempiodella Concordia, il cui nome è un richiamo ad unaiscrizione latina che faceva riferimento alla “Con-cordia degli Agrigentini”. Eretto nel V secolo a.C.,è oggi quello meglio conservato, dato che nel VIsecolo d.C. venne trasformato in chiesa cristiana.La vista del tempio illuminato con il tramonto sul-lo sfondo è uno spettacolo unico al mondo. Prose-guendo lungo la via sacra alla volta della necropolipaleocristiana del III sec. a.C., si arriva al Tempiodi Ercole, il più antico tra i templi agrigentini. Alsuo interno vi era una statua di bronzo raffiguran-te Ercole, il cui mento era divenuto lucido perchéveniva baciato dai fedeli. Il tempio venne distruttoa causa di un terremoto e solo intorno al 1920 si èprovveduto ad innalzare le otto colonne che oggi sipossono ammirare.
Patrimonio dell’Umanità
Veduta panoramica della Valle dei Templi.
La copia ricostruita del Telamone del Tempio di Giove Olimpico.
Il Tempio della Concordia, simbolo della Valle dei Templi.
Alcune delle 38 colonne che componevano il Tempio di Ercole.
EMERSO DAL FONDO DEL TIRRENO SULLASPINTA DI FORZE ANCESTRALI, L’ARCO DELLEEOLIE RAPPRESENTA UN CASO UNICO NELMEDITERRANEO DI ARCIPELAGO VULCANICOTUTTORA IN ATTIVITÀ, META PRIVILEGIATA NONSOLO PER I TURISTI, MA ANCHE PER CHI VUOLECONOSCERE I SEGRETI NASCOSTI DELLE
PROFONDITÀ DELLA TERRA
EOLIE
Figlie del fuoco e del mare
TESTO DI ALFONSO LUCIFREDI / FOTO DI ENRICO BOTTINO, FRANCESCA SCIARRA E ADRIANO PENCO
TREKKING • giugno 2012 • 65
S i narra che Eolo, la divinità classica da cui que-sta località greca prende il nome, avesse dimorasull’isola di Lipari e dimostrasse ai mortali la sua
affinità con i venti, di cui era il re, prevedendo iltempo basandosi sulla forma dei pennacchi di fumoche fuoriuscivano dalla vetta di Stromboli. La ra-gione di questa leggenda è semplice: il vulcano, ca-so unico al mondo, è stato perennemente attivo nelcorso di tutti i secoli della storia umana. Incessante-mente rischiarato da esplosioni e colate laviche an-che nelle ore notturne, è da sempre conosciuto co-me “il faro del Tirreno”.
SICI
LIA
Vulcani giovani, emersi nell’ultimo milione di anni, tradisconouno sviluppo tormentato e la potenza irrequieta della terra conle fumarole di Vulcano, così come con le eruzioni di Stromboli.
NELL’ENTROTERRA REMOTO DEL MEDIO
CAMPIDANO, NELLE VICINANZE DI
BARUMINI, È POSSIBILE ENTRARE IN
CONTATTO CON LA TESTIMONIANZA
ARCHEOLOGICA DI UN IMPONENTE
VILLAGGIO NURAGICO CHE CI PROIETTA,CON LA MENTE E CON LE SENSAZIONI,AD UN MONDO ARCAICO FATTO DI PIETRA
E BRONZO
Su NuraxiSu NuraxiViaggio nel cuore antico dTESTO DI ALFONSO LUCIFREDI / FOTO DI ARCHIVIO FONDAZIONE BARUMINI
La terra di Sardegna ha millestorie da raccontarci, matra le tante una è legata ad
un passato lontano, lontanissi-mo, remoto sia nel tempo chenello spazio. Legata a doppio fi-lo ad un’isola che ha sempre vis-suto una storia a sé stante, la ci-viltà nuragica rappresenta uncaso unico e isolato all’internodell’intero bacino del Mediter-raneo.Questa cultura ebbe origine nell’Età delBronzo, a partire da quasi 4000 anni fa, epopolò le terre sarde per un periodo di tem-po durato oltre 15 secoli, fino al sopravven-to dei Cartaginesi prima e dei Romani poi,che segnarono la sua progressiva scomparsa.Di questa civiltà remota non ci sono rima-ste testimonianze che non fossero vestigiaarchitettoniche o reperti in bronzo comestatue e monili, al punto che per gli studio-si è stato problematico ricostruire gli eventistorici e gli aspetti sociali legati alle tribù deltempo. Ciononostante, l’isola è tuttoraimpregnata della memoria di quella culturaarcaica, come dimostra la presenza dei suoimonumenti megalitici, maestosi e diincomparabile fascino, che ancora oggisono in grado di sorprendere con il loroaspetto inconfondibile: i nuraghes hannouna struttura massiccia, generalmente atronco di cono, e sono costituiti da muri asecco di blocchi di roccia squadrati, grossialla base e di dimensioni decrescenti versol’alto, forse per facilitare il loro trasportodurante la costruzione. Tra questi, il com-plesso nuragico di Barumini, noto come SuNuraxi, è il più grande e meglio conservatodi tutta la Sardegna.Le dimensioni maestose e la posizionesopraelevata, da cui domina la piana circo-stante, lo rendono riconoscibile anche dagrandi distanze: cinque torri, di cui unacentrale suddivisa in tre camere e alta quasi20metri, costituiscono la massiccia struttu-ra del nuraghe principale, edificata circa3500 anni orsono e più volte rimaneggiatanel corso dei secoli. Al suo interno è pre-sente un cortile con pozzo tuttora funzio-nante, mentre intorno alla costruzione sinota una cerchia difensiva composta da set-te torri unite da mura rettilinee. All’esternosi sviluppa un fitto villaggio di una cin-quantina di capanne, ciascuna costituita dauna singola camera circolare composta dapietre a secco, originariamente chiusa da un
SARD
EGNA
della Sardegna
TREKKING • giugno 2012 • 69
Gli edifici nuragici sono stati costruitiutilizzando le rocce locali. Il basalto,la marna fossilifera, il calcare, la trachitee il granito sono i materiali costitutividei diversi monumenti.A seconda della lavorabilità dei materialil’aspetto esterno degli edificiera più o meno regolare.
AssisiTESTO DI MARCO FAZION / FOTO DI ENRICO BOTTINO, MARCO FAZION E ARCHIVIO TREKKING&OUTDOOR
O gni città è un luogo culturale, ma Assisi è un luogo eminentemente culturale, “artificiale” nelsignificato migliore del termine, sin dalla sua architettura. Gemma di pietra rosa, messa a nu-do o forse, semplicemente, mai più intonacata, in ossequio al gusto romantico. Assisi, che, con
ogni probabilità, non era in pietra facciavista più di quanto non lo fossero le statue del Partenone:per immaginarla com’era – come la visse Francesco, come la dipinse Giotto – meglio riandare conla mente ai colorati villaggi di pescatori della Laguna, o a Vernazza, nelle Cinque Terre.
città santuario
UMBR
IA
ASSISI E LA BASILICA
DI SAN FRANCESCO.ASSISI, GIOTTO,E LA NASCITA DELLA
PITTURA ITALIANA.ASSISI UMBRA,ROMANA, E MEDIEVALE.ASSISI E L’ORDINE DEI
FRANCESCANI.ASSISI, IL MESSAGGIO
ECUMENICO, LE ALTRE
RELIGIONI: IL DALAI
LAMA, L’IMAM,IL PATRIARCA, IL PAPA,A PREGARE INSIEME
PER LA PACE.ASSISI E LA MARCIA
DELLA PACE. E, INFINE,LA DESIGNAZIONE A
PATRIMONIO MONDIALE
DELL’UMANITÀ, CHE,IN MODO PIÙ COMPIUTO
ANALIZZA, RIPERCORRE
E SUGGELLA QUESTI
VALORI UNIVERSALI
TREKKING • giugno 2012 • 73
La torre del Palazzo Comunale e il centrostorico, visti dalla Rocca.
Nella piana del Sele l’Ager Pestanus era una fertile e rigogliosa pianura ricca di piante e animali. Gliabitanti praticavano la pittura, la scultura, la ceramica e l’architettura, come i Greci della madre-patria; così come nella vicina Velia (Yele o Heleya) dove nacquero e vissero Parmenide e Zeno-
ne, legando il proprio nome alla città e alla scuola filosofica di cui entrambi sono stati fondatori.
Paestum, nel corso dei secoli, ha vistol’alternarsi del culto di divinità etrusche,greche, lucane e romane. Le campagneriuscivano a produrre abbondanza di frut-ti due volte l’anno. Era una terra dove fio-rivano rose di ogni specie e varietà. Lecomode strade realizzate dai Romanisubirono un declino scomparendo,poco alla volta, dalla geografia deltempo. Le campagne si coprirono dirovi e le terre vennero messe in venditaa prezzi bassissimi, al punto cheun giardino o un campo si scam-biavano facilmente per una spa-da o un cavallo. Le continueinondazioni di quegli splendidie profumati giardini misti avigneti e a uliveti mutarono com-
CAM
PANI
ADove le pietre profumano di rosa
BiferiRosaria Paesti
CHIAMATA POSEIDONDAI GRECI E PAESTUMDAI ROMANI, FU INDICATA
COME NETTUNIA,LA CITTÀ DEDICATA AL DIO
DEL MARE.MA ANCHE PISTAH, INEBRAICO, E PISTAN,IN CALDEO, NOMI CHEIDENTIFICAVANO LA ZONA
COME IL LUOGO IN CUI
SI COLTIVAVA IL LINO
PaestumTESTI E FOTO DI ANDREA PERCIATO, MARIA RITA LILIANO E MARIO LUCIANO
In auto. A3 Salerno-Reggio Calabria,uscita Battipaglia, segue SS18 indirezione di Capaccio; seguirela segnaletica locale, fino a che nonsi scorgono le mura dell’antica città.In treno. Stazione FS di Capaccio.
CCoommee aarr
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Itinerari� sicurezza sui sentieri con
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NUMERI UTILI� Museo archeologico Nazionale di Paestum
Via Magna Grecia 919Tel. 0828.811023 www.archeosa.beniculturali.it
notizie utilipletamente il loro aspetto, rendendo lazona aspra e selvaggia con fetide paludi eimpenetrabili boscaglie, privando la cittàdi quella vitalità che l’aveva resa celebre intutto il Mediterraneo. La distruzione diPaestum avvenne per opera dei Saracenitra l’871 e l’882, che assediarono a onda-te successive la città, nonostante fosserostati più volte respinti in prossimità dellemura. La scomparsa della località fu determina-ta dal fuoco che avvolse e distrusse gli edi-fici lasciando in piedi solo pietre sparse;da allora Paestum non ritornò più agli
antichi splendori di un tempo. Pietre ecolonnati furono avvolti da erbacce, inon-dati dagli acquitrini e boschi e paludiavvolsero per secoli il ricordo di quel sito.Fino agli inizi del Novecento, qui, incon-trastato luogo della mosca malarica, reginadi pestifere esalazioni, pascolavano man-drie di bufale. Oggi, invece, la riscoperta ela valorizzazione dell’area è legata alla tute-la del Parco nazionale del Cilento-Vallo diDiano, e i siti archeologici di Paestum,Velia, e la Certosa di Padula, dal 1998, sonostati nominati un Patrimonio dell’Umanitàprotetto dall’UNESCO.
Paestum
Nel sito Archeologico di Paestum Località di partenza Taverna Carducci, ingresso lato Museo (m 10)Località di arrivo Porta della Giustizia, area sud scavi (m 8)DifficoltàTDislivello trascurabileTempo di percorrenza3 ore circa Periodo consigliatodall’autunno alla primavera
In questo itinerario incontreremo ruderi di antichitempli, complessi architettonici (alcuni in buonostato di conservazione) di notevole spessore arti-stico e strade lastricate spesso completamenteesposte al sole (approvvigionarsi di acqua primadi mettersi in cammino): questa zona è l’unicoesempio al sud (escluso Agrigento) di conserva-zione di tali strutture. Descrizione: il Museo Archeologico Nazionale diPaestum raccoglie materiali e suppellettili ritrova-ti durante le campagne di scavo. L’area giace nel-la pianura e le attuali rovine sono racchiuse dal
perimetro delle mura della città antica; tre sonogli ingressi che permettono di accedere e visitaregli scavi. Un filare di pini e oleandri nasconde il TempioMinore (o di Cerere, VI secolo a.C.) in puro stiledorico. Sul retro inizia la Via Sacra, principale ar-teria che attraversa il centro della città da nord asud; pavimentata da grossi blocchi in calcare, illastricato è di origini romane, ma il suo tracciatorisale all’epoca greca. Essa attraversa due zone ben distinte: l’area occi-dentale (quartieri civili privati, case signorili, bot-teghe e alloggi) e l’area orientale (quartieri reli-giosi e di interesse pubblico come il Foro, le Ter-me, gli anfiteatri e la Curia). L’Anfiteatro Roma-no, al centro della città, è un concavo ricopertoda prato; vicino una cisterna d’acqua cinta da unportico (piscina del Ginnasio). Il Tempio Italico del 273 a.C. era, probabilmen-te, il Capitolium dedicato a Giove; di fianco siapre un edificio greco a gradinate, l’Ekklesyaste-rion, di fattura lucana. Gli imponenti colonnatidel Tempio Maggiore, il più importante in stiledorico presente oggi in Italia e in Grecia e dedica-to al culto di Nettuno, sono in travertino localecaratterizzato da incrostazioni calcaree. Accantosorge la Basilica, sede del Senato: unico tempio aPaestum che non ha mai avuto frontoni e coper-tura, assume la forma di un mastodontico paral-lelepipedo. Si esce dall’area archeologica attraver-so la Porta della Giustizia, nella parte meridiona-le della città.
Patrimonio dell’Umanità
1998
PARCO NAZIONALE DEL CILENTO E VALLO DI DIANO, CON I SITI ARCHEOLOGICI DI PAESTUM, VELIA E LA CERTOSA DI PADULA Anno di iscrizione: 1998Area di riconoscimento UNESCO:159,110 haArea tampone: 178,101 haIl Cilento è un territorio di grande valen-za culturale. La notevole successione disantuari e insediamenti distribuiti lungole sue tre creste montane disposte sudirettrice est-ovest descrive con chiarez-za la sua evoluzione storica: esso funge-va da via di comunicazione privilegiatanon solo per gli scambi commerciali, maanche per ragioni culturali e politiche, inun periodo di tempo che si muove dallapreistoria sino al Medioevo. Il Cilento eraanche una connessione tra le colonieelleniche della Magna Graecia e lepopolazioni locali dei Lucani e degliEtruschi. I resti di due delle più impor-tanti città dell’epoca classica, Paestum eVelia, si trovano qui.
Pagina a lato dall’alto: Tempio di Cerere, risalente al 500 a.C.;vaso proveniente dal Museo Archeologico di Velia;l’”Ekklesiasterion” o “Teatro all’aperto” di Paestum.Sotto: un particolare della lastra tombale del “Tuffatore”, conservata al Museo Archeologico Nazionale di Paestum.
Val d’OrciaIn tempi recenti se ne sono accorti so-
prattutto inglesi e tedeschi, ma il fa-scino incontrastato della Val d’Orcia
ha ammaliato gli uomini – artisti e non– almeno dal Quattrocento. I pittorisenesi del Rinascimento amavano tal-mente questi luoghi che delle testimo-nianze della loro arte sono gremiti imusei e le chiese del territorio. In se-guito, nel XVIII secolo, poeti e scritto-ri del viaggio sentimentale ne hannofatto una tappa obbligata del GrandTour, descrivendo la valle con grandepassione e trasporto, mentre negli ulti-mi 100 anni grandi fotografi ne hannoimmortalato i migliori scorci. Non è uncaso che per preservare questa unicitàsia stato istituito un Parco di interessenaturalistico, culturale ed artistico dicui fanno parte i cinque comuni dellavalle (Castiglione d’Orcia, Pienza,Montalcino, Radicofani e San Quiricod’Orcia). Come non è un caso che l’U-NESCO le abbia conferito, dal 2004, ilprestigioso riconoscimento di Patrimo-nio Mondiale dell’Umanità.
SE LA TOSCANA È RINOMATA IN TUTTO
IL MONDO PER I SUOI PAESAGGI,LA VAL D’ORCIA, NEL CUORE DELLA
CAMPAGNA DI SIENA, NE RAPPRESENTA
L’ANGOLO PIÙ SUGGESTIVO E
SORPRENDENTE. NON STIAMO PARLANDO
DI UN GIARDINO DELL’EDEN,LUSSUREGGIANTE, PIENO DI ALBERI
E FIORI.TUTT’ALTRO.IL PAESAGGIO È ESSENZIALE, SEMPLICE
IN MANIERA DISARMANTE, MA È PROPRIO
QUESTA LA SUA VERA BELLEZZA,LA SUA INTIMA ESSENZA, CHE DA SEMPRE
SEDUCE CHIUNQUE, CHI TORNA A
TROVARLA COME CHI APPRODA QUI
PER LA PRIMA VOLTA
TESTO DI STEFANO BARBIERI / FOTO DI STEFANO BARBIERI E ENRICO BOTTINO
82 • TREKKING • giugno 2012
TOSC
ANA
Colline da amare
Come in un presepe, le case dell'antico borgo castellanodi Rocca d'Orcia si stringono insieme attorno alla collinasu cui svetta l'antica Rocca di Tentennano.
L a più grande villa appar-tenuta nella storia ad unimperatore romano (og-
gi sappiamo con certezzache fosse davvero enorme,almeno 120 ettari, più gran-de dell’intera Pompei), furealizzata in due fasi succes-sive dal 118 al 133 d.C., ar-rivando a comprendere, altermine dei lavori, una serieapparentemente inesauribiledi edifici e ambienti diffe-renti: biblioteche, giardini,piccole e grandi terme, ilteatro marittimo, lo stadio,la “caserma dei vigiles”, lapiazza d’oro.
Villa Adriana
Ogni elemento di questa immensa operad’arte inserita in un contesto naturale ric-co di acque portava traccia dell’ingegnomultiforme e versatile di Adriano, cheaveva scelto questa zona sui Monti Tibur-tini perché lontana dagli schiamazzi dellacittà e completamente immersa nel verde.Ognuna di queste parti era collegata allealtre attraverso una rete intricata di viesotterranee, alcune carrabili, altre pedo-nali, che potevano essere percorse inmaniera indipendente, senza dover recarealcun disturbo a chi soggiornava nelcomplesso della residenza imperiale. LaHistoria Augusta ci riferisce che il deside-rio iniziale di Adriano fosse riprodurre ivari monumenti che durante i suoi innu-merevoli viaggi, soprattutto in Grecia, loavevano affascinato: dal Pecile al Canòpo,dall’Accademia al Liceo. Ma Villa Adria-na è oggi ancora in gran parte sconosciu-ta, anche dopo 500 anni di esplorazioni.I primi scavi risalgono alla fine del Quat-trocento, circa un secolo dopo recarsi in
visita alle sue rovine era un obbligo per imaggiori artisti e per il Gran Tour deiviaggiatori stranieri, mentre architetticome Antonio da Sangallo il Vecchio eFrancesco Borromini e artisti come Gio-vanni Battista Piranesi vi trassero ispira-zione per le proprie opere. Dopo secoli diesplorazioni e scoperte sensazionali lericerche ancora continuano, ma gli studiriguardo a questo sito dal valore indiscu-tibilmente alto sono ancora lontani dal-l’essere completati.
LAZIO
La regina delle ville imperialiLa regina delle ville imperiali
TESTO DI ALDO FREZZA / FOTO DI ALDO FREZZA E ENRICO BOTTINO
86 • TREKKING • giugno 2012
Una vista del Teatro Marittimo,uno degli edifici più affascinantidel complesso.
Costeggiando il muro di cinta dell’area delle Terme.
1999
In auto. A24 Roma–L’Aquila, uscitaTivolio Castelmadama.In treno.Tratta ferroviaria Roma-Pescara,fermata alla stazione FS di Tivoli.In bus. Bus da Roma (Cotral).
CCoomm
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Itinerari� sicurezza sui sentieri con
NONOSTANTE LA BREVE
DISTANZA DA ROMA, LA VILLA
CHE DALL’IMPERATORE
ADRIANO HA PRESO IL NOME, PATRIMONIO MONDIALE
DELL’UMANITÀ
DAL 1999, DOPO SECOLI DI
ABBANDONO CONSERVA
ANCORA OGGI MOLTI MISTERI
VILLA ADRIANA (TIVOLI)Anno di iscrizione: 1999Area di riconoscimento UNESCO: 80haArea tampone: 500 haLa Villa Adriana di Tivoli, nelle vicinanzedi Roma, è un eccezionale complesso diedifici classici creati nel II secolo d.C.dall’imperatore romano Adriano, da cuiprende il nome. Nei palazzi che lo com-pongono si combinano assieme alcunidegli elementi architettonici della tradizio-ne artistica egiziana, greca e romana, alfine di creare una sorta di “città ideale”.
Patrimonio dell’Umanità
una sella boscosa, fino al punto da cui appare il cen-tro di San Polo, su un colle; qui si perde quota, si di-scende tra la macchia fino ad una strada che si per-corre fino ad un fontanile, prendendo poi una mu-lattiera a sinistra. Da qui, costeggiando il cimitero, sigiunge in paese. A questo punto si torna a Tivoli perla stessa via o tramite i mezzi pubblici della Cotral.Come arrivare: a Tivoli, parcheggiare nel piazzaleFabio Massimo, vicino a uno degli ingressi di villaGregoriana, e incamminarsi per la provinciale versoMarcellina fino all’arco di Quintiliolo (cartello se-gnaletico con i sentieri).
Da Tivoli a San Polo dei Cavalieri Località di partenza Tivoli (m 236)Località di arrivo San Polo dei Cavalieri (m 651)DifficoltàEDislivello �415 metriTempo di percorrenza2.30 ore
Si inizia a salire per strada asfaltata verso il villaggioDon Bosco. Dopo circa 200 metri, sulla destra unsentierino permette di raggiungere la cima di monteCatillo, con vista su Tivoli e la pianura romana. Sicosteggia il campo di calcio del villaggio e si sale an-cora tra campi assolati, in maniera più dolce. Traver-sando un pianoro tra Colle del Vescovo e monteGiorgio si raggiunge un sughereto e si sale ancoraverso nord, costeggiando Colle Piano. Proseguendosi arriva a un bivio con un sentiero che scende a un’a-rea da pic-nic e prosegue verso monte Sterparo e col-le Lecinone. Noi invece rimaniamo sul nostro per-corso facile e pianeggiante tra querce e lecci, salendopoi al cocuzzolo di monte Piano. Aggirata e superata
TREKKING • giugno 2012 • 87
NUMERI UTILI� Delegazione Villa Adriana
Ufficio relazioni con il pubblicoVia di Villa Adriana 17800019 Tivoli (RM)Tel. 0774.453540
Tra il Pecile ed il Teatro Marittimo, emerge la grandecupola delle cosidette Terme con Heliocaminus.
La grande vasca del Pecile, un tempo circondata da un ampio giardino delimitato da quadriportico.
Il borgoIN CIMA AD UN COLLE, A DOMINARE L’INTERA
VAL D’ELSA E LA VERDISSIMA CAMPAGNA SENESE,ECCO ERGERSI UN CENTRO STORICO CHE GIÀ DA
LONTANO APPARE INCANTEVOLE E MAESTOSO
ALLO STESSO TEMPO, CON LE SUE TORRI SIMBOLO
DEL POTERE CHE CATTURANO L’OCCHIO PRIMA
DI OGNI ALTRO ELEMENTO, E LE CASE TUTTE
ATTACCATE L’UNA ALL’ALTRA, COME A VOLERSI FARE
CORAGGIO A VICENDA NEI MOMENTI DI DIFFICOLTÀ
SanSan
TESTO DI MILENA LOMBARDO / FOTO DI ENRICO BOTTINOE ARCHIVIO TREKKING&OUTDOOR
Le strade e le piazze di San Gimignanosi animano dei loro protagonisti:alcuni artigiani al lavoro in un momentodella “Fiera della Messi”.
Il rullo dei tamburi accompagnail corteo storico che sfila lungole vie di San Gimignano durantela tradizionale fiera.
TOSC
ANA
dalle belle torri
TREKKING • giugno 2012 • 89
GimignanoGimignano
La fondazione di San Gimignano si perde nella notte dei tempi. Si racconta, infatti, che nellontanissimo 63 a.C. i due fratelli Muzio e Silvio, giovani patrizi romani in fuga per averavuto un ruolo nella congiura di Catilina e rifugiatisi in Valdelsa, proprio su questo colle
a quota 324 avessero deciso di costruire due castelli, quello di Mucchio e quello di Silvia, que-st’ultima nucleo della futura San Gimignano.
La pietra di
PantalicaTESTO DI GIOVANNI AMATO E ANTONIO SCROFANI / FOTO DI ANTONIO SCROFANI E ENRICO BOTTINO
92 • TREKKING • giugno 2012
Siracusa e la Necropoli Rupestre
Il litorale e l’immediato retroterra sono testimoni di un’epoca che videl’espansione politica e militare di Siracusa interrotta dalle truppe romanesolo nel 212 a.C., dopo una snervante difesa alla quale contribuì con ingegnoe con amore di patria Archimede, matematico e meccanico tra i più famosi ditutti i tempi. Il grande siracusano ideò degli specchi che riuscivano adincendiare le navi ostili che si avvicinavano al porto, tanto che Siracusavenne espugnata dai Romani via terra.
PANTALICA E SIRACUSA SONO LA STORIA DEL
MEDITERRANEO, LA TERRA E IL MARE: I POPOLIDELLA TERRA CHE ABITAVANO LA SICILIA E I POPOLI
DEL MARE, I GRECI, CHE ARRIVATI DALLA COSTA SI
DIMOSTRARONO, COME GLI SPAGNOLI IN AMERICA,PIÙ EVOLUTI, PIÙ FORTI E QUINDI DISTRUTTORI
DEL PASSATO PER REALIZZARE IL FUTURO
L a pietra, “timpa” in dialetto siciliano, è l’elemento comunedel sito Patrimonio dell’Umanità “Siracusa e la NecropoliRupestre di Pantalica”. Pietra perché il territorio della Sici-
lia sud-orientale è caratterizzato da una pietra bianca e facile amodellarsi da parte del vento, dell’acqua e dell’uomo; una pie-tra alla quale nei secoli i contadini hanno cercato di strappare lapoca terra disponibile e che caratterizza tutto il paesaggio colli-nare che degrada verso il mare.
SICI
LIA
di Pantalica
Orchidea Ophrys bertolonii Esemplare di “colubro leopardino”
D al 395, anno della morte dell’Imperatore Teodosio, fino all’invasione dei Longobardi del 751d.C., Ravenna è stata capitale dell’Impero Romano d’Occidente e ha vissuto un’incredibilefioritura artistica e culturale, strettamente legata alla sua religiosità, che la rese dimora del
primo arcivescovo della storia della Chiesa, Massimiano.
RAVENNA
96 • TREKKING • giugno 2012
Mosaici di arte e natura
EMILIARO
MAG
NA
TESTI E FOTO DI ENRICO BOTTINO E DARIA DALL’OLIO
FIGLIA DI UN GLORIOSO PASSATO
CHE LA VIDE AVAMPOSTO IN
EUROPA DELL’IMPERO ROMANO
D’ORIENTE, RAVENNA ANCORA OGGI
CONSERVA IL FASCINO E
L’ORGOGLIO DI UNA CITTÀ MAESTOSA
E CARICA DI SPIRITUALITÀ
Sulla doppia pagina: momento di relaxalla confluenza del Bevano con l’Acquara.A destra dall’alto: chiostro della Basilica di San Vitale eparticolare della volta.
Chi giunge a Matera per la prima volta,come accadde a Carlo Levi, viene accoltoda una cittadina pittoresca, cinematogra-fica, irreale. La vertigine dell’incastro disalite e discese, la profondità delle grottescavate nella roccia, la suggestione di giar-dini, cisterne e masserie: l’insieme èun’orchestra di emozioni racchiusa nelventre protettivo di un precipizio.L’affascinante storia di queste architetturenaturali, un degradare di abitazioni e cel-le monastiche, ha origini lontanissime,che ci parlano di un antico desiderio disopravvivere con le sole risorse di acqua,sole e pietra: dai villaggi neolitici alla
civiltà rupestre di matrice orientale, dallacivitas normanna alle espansioni rinasci-mentali e al degrado igienico-sociale delXIX-XX secolo, fino all’attuale recupero.Esse sono state nominate nel 1993 Patri-monio dell’Umanità per i portali e i fregidel Sasso Barisano, le case e i gradoniscolpiti nella pietra del Sasso Caveoso eper la città vecchia, la Civita, con in cimala splendida Cattedrale. A fare da sfondo,l’altopiano della Murgia con le chieserupestri e un dedalo di gallerie nel cuoredella pietra giallo paglierino della collina,che offre la possibilità di escursioni in unambiente evocativo.
”La forma di quel burro-ne era strana; comequella di due mezzi
imbuti affiancati, separati da unpiccolo sperone e riuniti in bas-so in un apice comune, dove sivedeva, di lassù, una chiesabianca, Santa Maria de Idris,come ficcata nella terra. Questiconi rovesciati, questi imbuti, sichiamano Sassi. Hanno la for-ma con cui, a scuola, immagi-navamo l’inferno di Dante...”.
Matera
TESTO DI ELISA CANEPA / FOTO DI ENRICO BOTTINOBA
SILIC
ATA
La città della pietra
La genesi della città di Matera, circondatada chiese rupestri antichissime, è avvenutain un ambiente suggestivo, fatto di rocce scoscesea strapiombo su un profondo canyon.
1993
TREKKING • giugno 2012 • 101
In auto. Da Ovest A3 Salerno-Reggio Calabria,uscita Sicignano, segue SS407 uscita Potenzae S7 fino a Matera; A3 Salerno – ReggioCalabria uscita Sibari, segue SS106 Jonicauscita Metaponto e SS175 Metaponto – Matera.Da Est A14 Bologna-Taranto uscita Bari Nord,segue SS96 fino ad Altamura e SS99 fino a Matera; SS 106 Jonica ReggioCalabria – Taranto uscita Matera, segue SP175 Metaponto – Matera.In treno. Linea FS Stazione di Bari Centrale e linea Ferrovie Appulo Lucanefino a Stazione di Matera Centrale.
Donato, S. Eligio e Tempe Cadute. Tornati a S.Pietro Caveoso, si prosegue lungo la Via Madon-na delle Virtù e ci si inoltra nel Sasso Barisano,con case e chiese completamente realizzate in tu-fo e non scavate; in alto, arrampicata su unasplendida rupe, c’è la Chiesa di S. Agostino. Arri-vati in fondo alla via, ci si arrampica lungo ViaRosario, che, attraverso un suggestivo arco, ripor-ta in Piazza Vittorio Veneto, lasciandosi alle spal-le la facciata del Duomo incorniciato dal SassoBarisano.
Camminare nei SassiLocalità di partenza e arrivoPiazza Vittorio Veneto(m 400)DifficoltàTDislivellotrascurabileTempo di percorrenza2 ore
Il percorso permette di visitare tutta la zona deiSassi di Matera in modo completo e panoramico.Descrizione: da Piazza Vittorio Veneto si imboccaVia del Corso, sulla destra la chiesa di S. Lucia. Siarriva ad una deviazione per Piazza S. Francescocon l’omonima chiesa, e finita Via del Corso co-mincia Via Ridola.A destra la chiesa del Purgatorio dell’VIII secolocreata da maestranze leccesi, con l’intera facciata,ricoperta di teschi e scheletri. Più avanti la chiesae il monastero di S. Chiara, oggi sede del MuseoNazionale Ridola, con la bellissima facciata in tu-fo. Alla fine della Via si arriva a Palazzo Lanfran-chi, sede della Sovrintendenza ai Beni Archeolo-gici.Sulla sinistra si giunge ad un belvedere che intro-duce al Sasso Caveoso. Di fronte si erge il torrio-ne roccioso, sede della chiesa della Madonna del-
l’Idris, sulla sinistra l’insieme di case e chiese rica-vate nel tufo è un vero spettacolo. Si comincia ladiscesa nei Sassi; si prende a sinistra di PalazzoLanfranchi, scendendo i gradoni di marmo, e ci siproietta nel Sasso Caveoso. Poco prima di finirela via, si sale sulla destra per la chiesa della Ma-donna dell’Idris, risalente al sec. XI e stupenda-mente affrescata. Si scende in Piazza S. Pietro Ca-veoso, con l’omonima chiesa e il belvedere che siaffaccia sulla Gravina.Di fronte si scorge Murgia Timmone, che custo-disce altre chiese rupestri. Passando dietro la chie-sa, sotto l’arco, si percorre Vico Solitario che co-steggia la Gravina sulla sinistra. Si sale alla chiesadi S. Lucia alla Malve (sec. IX) e si prosegue finoal Convicinio di S. Antonio, un ballatoio rupe-stre contenente quattro chiese: S. Antonio, S.
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Itinerari� sicurezza sui sentieri con
BASI
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NUMERI UTILI� Apt Basilicata
MateraTel. 0835.331983www.aptbasilicata.it
� Ente Parco della Murgia MateranaCentro Visita - MateraTel. 0835.332262Cell. 388.8925407 / 327.7333016www.ceamatera.it
notizie utili
I SASSI E IL PARCO DELLECHIESE RUPESTRI DI MATERAAnno di iscrizione: 1993Area di riconoscimento UNESCO:4,365 haArea tampone: 1,016 haÈ il più eccezionale e intatto esem-pio di insediamento umano dall’etàdella pietra perfettamente adattatoal territorio e all’ecosistema. La pri-ma zona abitata risale al Paleoliti-co mentre gli insediamenti succes-sivi mostrano una serie di tappesignificative della storia dell’uomo.
Patrimonio dell’Umanità
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Il primo beneficio di questo cambiamen-to è la possibilità di creare abitazioni piùcomode e accoglienti dei vecchi rifugimobili. In particolare, le palafitte veniva-no costruite con tronchi e assi di legnosulle sponde di ambienti lacustri, in certicasi sulle torbiere, e costituivano l’ele-mento base di molti villaggi preistoricisparsi lungo l’arco alpino, di cui è rimastoun gran numero di testimonianze archeo-logiche in eccellente stato di conservazio-ne. Nel 2011 l’UNESCO ha dichiaratoqueste testimonianze Patrimonio dell’U-manità, includendo all’interno dell’areatutelata una selezione di 111 siti tra i cir-ca 1000 conosciuti, che si estende sui ter-ritori di ben sei nazioni: Italia, Svizzera,
Austria, Slovenia, Francia e Germania. Diquesti, le 19 aree archeologiche presentisul territorio italiano ricadono all’internodi cinque regioni: Lombardia, Veneto,Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Trenti-no Alto Adige. Il sito transnazionale ècostituito dai resti di villaggi risalenti adun periodo compreso tra il 5000 e il 500a.C., dal Paleolitico all’Età del Ferro. Seb-bene il maggior numero di questi sensa-zionali beni si trovi in Svizzera (56), inItalia si segnalano sia il più antico, sullesponde del lago di Varese, sia l’area con lamaggiore concentrazione, sulle rive dellago di Garda, dove se ne incontrano oltretrenta. Nella pianura Padana si scovanolungo la fascia delle risorgive o in prossi-
I l Neolitico è noto princi-palmente per gli straordi-nari progressi umani nella
tecnica di lavorazione dellapietra, ma l’elemento che piùdi ogni altro lo caratterizzò èin verità un’autentica rivolu-zione sociale: con l’avventodell’agricoltura, infatti, le po-polazioni un tempo nomadicominciano per la prima vol-ta a condurre uno stile di vitalegato ad un unico territorio.
AGLI ALBORI DELLA CIVILTÀ EUROPEA, QUANDO LE POPOLAZIONI INIZIARONO
A DEDICARSI ALL’AGRICOLTURA E A DIVENIRE STANZIALI, NACQUE UN
PARTICOLARE MODELLO DI ABITAZIONE, LETTERALMENTE COSTRUITO SULLE
RIVE DI FIUMI E LAGHI, DI CUI ANCORA OGGI CONSERVIAMO PREZIOSE TRACCE
TESTO DI ITALO CLEMENTI / FOTO MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALISOPRINTENDENZA AI BENI ARCHEOLOGICI DELLA LOMBARDIA AL
PI
Siti palafitticoli
Antiche città sull’acqua
delle ALPI
La ricostruzione di alcune palafitte a Ledro (TN).
2011
In auto. Da Ovest A4 uscita Brescia Est, SS24bis e SS241; da Est A22uscita Rovereto Sud, segue SS240 e 241. Da Trento SS45bis e SS237fino a Fiavè.In treno. La stazione FFSS di Trento è connessa direttamente a Fiavè conservizio autobus..
CCoommee aarrrriivvaarree
Itinerari� sicurezza sui sentieri con
NUMERI UTILI� Museo delle Palafitte di Ledro
Via Al Lago - Molina di Ledro (TN)Tel. 0464.508182 www.palafitteledro.it
ALPI
SITI PALAFITTICOLIPREISTORICI DELLE ALPIAnno di iscrizione: 2011Area di riconoscimento UNESCO:274 haArea tampone: 3,961 haQuesto sito seriale di 111 singolearee archeologiche include i restidei villaggi preistorici palafitticolicostruiti lungo l’arco alpino a partiredal Neolitico, includendo l’Età delBronzo e l’Età del Ferro, fino a circail 500 a.C.. Gli scavi, condotti perora solo in una piccola parte dei siti,hanno fornito dettagli approfonditisulle prime società agricole dellaregione alpina, e sullo stile di vitacondotto dai suoi abitanti, grazieanche ad un elevatissimo stato diconservazione.
Siti palafitticoli mità del corso di alcuni fiumi, sullesponde dei laghi del Piemonte e del Tren-tino, e anche ai piedi delle Alpi friulane.La sorprendente conservazione del legnoè stata resa possibile grazie ad un ambien-te ricco di acqua stagnante e povero diossigeno; lo straordinario livello di man-tenimento dei materiali originari, unita-mente alla datazione del legname, ha for-nito agli storici dati approfonditi su oltre4000 anni di preistoria europea e sull’e-voluzione tecnologica e sociale delle pri-me civiltà di agricoltori europei. Visitarequesti siti significa immergersi nella sto-ria e nelle radici culturali del nostro con-tinente, e scoprire una volta di più comele Alpi siano una fonte inesauribile dimeraviglie, da conoscere e preservare.
In bici da Fiavé a Monte MisoneLocalità di partenza e arrivoFiavè (m 670)DifficoltàmediaDislivello��950 metriLunghezza del percorso21 chilometriTempo di percorrenza3.30 ore
L’itinerario congiunge Fiavè con l’omonimo“biotopo”, area protetta di circa 80 ettari di tor-biere dove sono stati rinvenuti resti di un anticovillaggio palafitticolo tutelato dall’UNESCO, econ il rifugio monte Misone, che offre panoramisuggestivi. Descrizione: dalla piazza della chiesa di
Fiavè si comincia a pedalare in direzione Bleggio,e dopo meno di un chilometro si svolta a sinistrain direzione Cornelle. Al primo bivio, prima del-l’abitato, si svolta ancora a sinistra e si fiancheg-giano delle stalle. Dopo un tratto sterrato all’in-terno del bosco si fiancheggia sulla sinistra la tor-biera. Dopo 3 chilometri dalla partenza si imboc-ca la provinciale, svoltando a sinistra verso il cam-po sportivo; dopo averlo superato si gira a destraverso Campo Tamburello, e inizia la salita verso ilrifugio Monte Misone. Seguire la strada principa-le evitando deviazioni, fino al segnavia per Fiavè-malga Tenno. Si affronta l’ultimo tratto, più ripi-do, fino al rifugio. Al ritorno si chiude un cer-chio, affrontando un breve tratto in salita fino araggiungere una stradina ripida sulla destra, consegnaletica per Favrio. Seguire sempre queste in-dicazioni, facendo attenzione ad alcuni trattimolto ripidi. Al bivio con la strada comunalesvoltare a sinistra in direzione Fiavè per chiudereil percorso ad anello.
Patrimonio dell’Umanità
Panoramica dell'area di Palù di Livenza (Caneva/Polcenigo, PN).
L'aratro del Lavagnone(Desenzano del Grada, BS).
Il GPS ha rivoluzionato l’approccio alle attività outdoor divenendoun’autentica “guida esperta” capace di accompagnarci, se correttamenteutilizzato, su ogni itinerario.In collaborazione con , leader nel settore
Con il nostro GPS nella
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della strumentazione GPS dedicata all’outdoor, eccoci a un nuovoappuntamento di questo “corso sul campo” che insegna a sfruttareal meglio, nell’uso pratico, tutte le funzionalità di questo utile – a volteanche indispensabile – strumento tecnologico.
Tutti nel “Cloud”Quando parliamo di “cloud” intendiamola possibilità di salvare i nostri dati su unsupporto raggiungibile da qualsiasi com-puter in rete posto in un qualsiasi postodel mondo, senza la necessità di portarecon noi il supporto. Si tratta di un gran-de vantaggio per liberarci del problema ditrasportare i dati che potrebbero esserciutili, il che significa avere un supporto(scheda di memoria, hard disk portatile oaltro) ed uno strumento per leggere que-sti dati (un computer o un palmare) contutti i problemi relativi; basti pensareall’interfacciamento o all’approvvigiona-mento di energia, per non parlare di pesi,ingombri, fragilità dei sistemi.Da qualche tempo Garmin ci è venutaincontro con il portale Garmin Connect,fino a qualche tempo fa principalmentenoto agli sportivi per la possibilità di pub-blicare i propri allenamenti per confronta-re risultati e prestazioni atletiche. Oggi ilportale, visto con lo sguardo dell’escursio-nista, ben si presta anche a questa funzio-ne “cloud”, soprattutto grazie alle innova-zioni che hanno visto il sistema arricchirsidell’importante funzione di progettazionedegli itinerari e soprattutto sperando in
future implementazioni che permettano dicondividere più contenuti. Grazie a Gar-min Connect è oggi possibile, senza averecon sé il proprio computer (basterà ilcavetto USB o il dongle ANT+ per lanostra unità), accedere ai propri itinerari,crearne di nuovi, pubblicare le tracce regi-strate con il proprio navigatore e caricaresull’unità tracce pubblicate sul portaleanche da altri appassionati, il tutto con unqualsiasi computer connesso ad internet edotato di un browser. Accedendo a Gar-min Connect ed effettuando il login, sipotranno rivedere i propri itinerari e acce-dere agli strumenti di progettazione dinuovi percorsi senza dover ricorrere ai soli-ti software come il BaseCamp.Ovviamente questo non vuol dire che ilGarmin Connect sia un’alternativa ai soft-ware come BaseCamp o Mapsource chehanno molte più funzioni, ma è un prati-co ausilio per chi vuole avere la possibilitàdi fruire al meglio dell’attrezzatura GPS,in qualsiasi momento per creare l’itinera-rio ideale. La possibilità di trovare itinera-ri pubblicati da altri appassionati permet-terà all’utente di sfruttare in tempo realemille opportunità di scoperta del territo-rio, ovunque egli si trovi.
... ma andiamo per gradiPer utilizzare il servizio potrete usare l’ac-count già creato per altre funzioni delportale MyDashboard oppure crearneuno partendo dalla paginahttp://connect.garmin.com.Una volta inseriti pochi dati si passerà
Creiamo l’accountsu Garmin Connect.
PROGETTARE, VERIFICARE E CONDIVIDERE I NOSTRI PERCORSINEL MODO PIÙ MODERNO E COINVOLGENTE
NUVOLAN el numero scorso abbiamo visto una panoramica delle modalità più efficaci per gestire i propri
dati in maniera da creare un archivio di risorse utili per condividere con gli amici nuove espe-rienze nella natura. Il sistema, che si basava sull’utilizzo del software Garmin BaseCamp, è sicu-
ramente ottimale grazie alla possibilità di gestire con un click una grande quantità di cartine, tracce ewaypoint residenti sia sul GPS sia sul computer tuttavia tutto è perfettibile e oggi vediamo come sfrut-tare una versione dell’attualissimo concetto di “cloud” applicato al nostro modo di usare i navigatorisatellitari e la cartografia digitale.
TESTI E FOTO DI MASSIMO RAVARA
GRU
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MEN
TIOutdo
ora 360°
Outdo
ora 360°
GRUPPO CLEMENTICorso Torino 24 / 3 - 16129 Genova
Tel. 010.5701042 - fax 010.5304378
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