tra i leoni maggio 2012 v1.6 layout 1 · “the essence of the ultimate decision remains...

20
Pubblicazione bimestrale - Anno 15 - Numero 58 - Maggio 2012 - Iniziativa finanziata con i contributi dell’Università Bocconi - GIORNALE DEGLI STUDENTI DELL’UNIVERSITA’ BOCCONI - Intervista: Beppe Severgnini. Pag. 10 Profilattici in Bocconi. Pag. 16 N UOVO ! Cruciverba e rebus. Pag. 19 PANTA REI Tra_i_leoni_maggio_2012_v1.6:Layout 1 14/05/2012 10:42 Pagina 1

Upload: trankiet

Post on 07-May-2018

216 views

Category:

Documents


1 download

TRANSCRIPT

Pubblicazione bimestrale - Anno 15 - Numero 58 - Maggio 2012 - Iniziativa finanziata con i contributi dell’Università Bocconi

- G I O R N A L E D E G L I S T U D E N T I D E L L’ U N I V E R S I TA’ B O C C O N I -

Intervista: Beppe Severgnini. Pag. 10

Profilattici in Bocconi. Pag. 16

NUOVO! Cruciverba e rebus. Pag. 19

PANTAREI

Tra_i_leoni_maggio_2012_v1.6:Layout 1 14/05/2012 10:42 Pagina 1

58

2

sommario3

4

56

7891012131415

16

17 1819

Vieni Avanti EconomistaProcesso decisonale inpolitica

Corporate SocialIrresponsibilityPotenziale delle PMIagricole

Dura LexRiforma articolo 18

Brain Default SwapAAA: Speculatore cercasi

SweetArtL’arte del credito

The Abramović method

Couch surfing

IntervistaBeppe Severgnini

Can we change?

Evasione fiscale inBocconi

Wikitalia

Very Bocconi blond peopleDe-motivational

Best B. blogs

Profilattici in Bocconi

Notizie dal fronte

Stage in commissione UE

Piccoli stati, grandi ideeReindigenizzazione

Tra i PedoniCruciverba e rebus

■ DI DILETTA GAMBACCINI E EMILIO LO GIUDICE ■ [email protected] | [email protected]

“Il cambiamento è uno dei tratti costitutivi della storia. Dopo ilsecolo breve superiamo un decennio catalizzatore di metamor-fosi e crisi. Ormai questi termini sono abusati, ma guardiamol’etimo della parola crisi: il verbo greco “krino” significa sepa-rare, decidere. Si ha dunque l'idea di cambiamento come mo-mento di decisione, di separazione tra una condizione, fisica o

mentale, e un’altra. Quando parliamo di cambiamento, le questioni sono due:se questo sia possibile e se lo stesso sia da considerarsi positivo. La prima do-manda ha una risposta affermativa essendo il divenire intrinseco nella naturaumana (e.g. ogni sette anni tutte le cellule umane si rinnovano). Eppure ri-mangono vive le parole di Tancredi: “Bisogna che tutto cambi perché tutto resti cosìcom'è”. Pensando al percorso ciclico delle umane vicende, sembrerebbe che“We never change” come suona un brano dei Coldplay, ma è il riflesso inganne-vole di uno specchio opaco. Tutti ricorderanno La fattoria degli animali: da una"dittatura" si passa a un'altra. In realtà l’unica dittatura, che ci impedisce di ri-conoscere i cambiamenti, è la facilità con cui ci adattiamo a essi e la familia-rità a cui li vincoliamo. Cerchiamo e troviamo elementi simili per attirare nellagabbia del già noto il pericolo eccitante della novità. La seconda questione, in-vece, dipende dalle conseguenze che la metamorfosi porta con sé. Sono esse adesser giudicate secondo un sistema valoriale che, ironicamente, varia rationeloci, personae, temporis. Si tratta quindi di scegliere tra due vie: quella incertadella progettualità di Ulisse che ci sprona a spiegare le vele verso l’ignoto, equella certa, del focolare di Penelope che ci rassicura e ricuce gli strappi nelquotidiano. Propendiamo per la prima. A prescindere dai risultati, è proprio larecherche ad avere un valore positivo. Dunque vale la pena navigare lontano dalporto sicuro, al di là delle colonne d’Ercole, perché spesso siamo barche all’àn-cora che anelano il mare, eppure lo temono. [ ]

We never change

SI CAMBIA!Il filo rosso di questo numero è il cambiamento, e anche noi abbiamodeciso di cambiare. Già dallo scorso numero abbiamo riorganizzato lenostre classiche rubriche, che ora potete trovare una dietro l’altra e conuno stile grafico omogeneo. Da questo numero, poi, abbiamo introdottoquattro pagine in più e delle nuove sezioni: Tra i Pedoni, una pagina digiochi con cruciverba e rebus; Notizie dal Fronte, un contenitore in cuidiamo notizia di alcuni importanti traguardi raggiunti dai bocconiani,con di cui spesso non si ha sufficientemente notizia. E cambiamo anche a livello di organizzazione: con questo numero,l’ultimo di quest’anno, finisce infatti la mia emozionante avventura dadirettore di Tra i Leoni. Lascio in buone mani, felice e orgoglioso di averavuto l’onore di coordinare questo gruppo fantastico per un anno intero.

Maurizio [email protected]

Tra_i_leoni_maggio_2012_v1.6:Layout 1 14/05/2012 10:42 Pagina 2

3

Processo decisionale in politica: tutto si spiega con un bidone dell’immondizia

In politica il cambiamento è divitale importanza, forse la suastessa essenza. Scienziati politicied economisti si sono chiestiquale sia la fonte del continuoprocesso di cambiamento sulla

scena politica.Tre sono i modelli “classici” che sonostati proposti. Il primo può esserechiamato “modello delle origini”: l’as-sunzione principale è che le idee ven-gono da qualsiasi area della società,inducendo un peculiare percorso delladecisione politica che varia di caso incaso. Lo scopo dello studioso sarebbe,quindi, quello di andare a identificareil processo che ha portato un argo-mento a esser ritenuto importantedall’opinione pubblica. Il metodo perfar ciò è una regressione a ritroso delletappe di tale processo; ma il problemasta proprio qui: questa induzione a ri-troso in pratica risulta essere infinita,dato che un vero e proprio startingpoint non può essere mai trovato.Il secondo modello ha le fondamentanell’idea dell’homo oeconomicus chetutti noi abbiamo studiato al primoanno di università. La perfetta razio-nalità che contraddistingue questo su-peruomo porta la società a definire inmodo chiaro i propri obiettivi, a pon-derare tutte le possibili soluzioni e poiscegliere l’opzione che più si addiceallo scopo. Ovviamente questo mo-dello non rispecchia la realtà, giacchécome scrisse Simon (1957) l’uomo

non è razionale, ma è caratterizzato da“bounded rationality”, e ciò lo porta aperseguire non ciò che massimizza ilsuo benessere, ma solo ciò che è suffi-cientemente soddisfacente.Infine il modello dell’ “incrementali-smo” di Lindblom (1959). Questi af-fermò il principio secondo cui le sceltepolitiche non nascono dal nulla, madallo status quo. Secondo tale mo-dello, solamente attraverso cambia-menti piccoli e marginali è possibiletrovare un consenso così ampio dapermettere una decisione politica.Nonostante l’incrementalismo si ad-dica a processi decisionali come l’ap-provazione del budget statale (la leggefinanziaria, per intenderci), esso ri-sulta decisamente restrittivo nella suacapacità esplicativa, e conservatorenell’ampiezza dei risultati possibili.In anni più recenti, però, il modellodi riferimento è quello sviluppato daKingdon (1984) con il quale rivolu-ziona la materia del decision-making:il “garbage can model”. Questo pocoelegante nome identifica un modellotripartito in diverse correnti: la cor-rente dei problemi, quella delle solu-zioni e quella politica. La peculiaritàdel “garbage can model” è che cia-

scuna di queste correnti solitamenteha una vita indipendente dalle altre.Nella corrente dei problemi hanno unruolo attivo l’opinione pubblica, l’at-mosfera nazionale e tutti quegli am-biti della società in cui gli aspetti dellavita collettiva assumono determinatisignificati o cambiano categoria se-mantica così da essere identificaticome problemi di rilevanza pubblica.La corrente delle soluzioni, d’altraparte, è il luogo dove diverse situa-zioni sono studiate e analizzate in pro-fondità, così da unire a ogni problemaun insieme di possibili rimedi. Fannoparte di questa corrente gli esperti, gliaccademici, i funzionari governativi,e talvolta persino i media. Infine, lacorrente politica è caratterizzata dalloscandire dei cicli elettorali, dal climapolitico e della posizione dei partiti.Questa corrente è indispensabile peraprire le cosiddette “coupling win-dows”: quelle rare opportunità in cuiuna questione è identificata comeproblema, soluzioni sono disponibili,e la classe politica è disposta ad affron-tare quel determinato argomento.Solo allora un processo decisionaleviene messo in atto e un vero cambia-mento può prender piede. [ ]

■ DI RICCARDO FERRARI ■ [email protected]

VIENI AVANTI ECONOMISTA

“The essence of the ultimate decision remains impenetrable to the ob-server - often, indeed, to the decider himself…there will always be thedark and tangled stretches in the decision-making process- mysteriouseven to those who may be most intimately involved.” J.F. Kennedy

Tra_i_leoni_maggio_2012_v1.6:Layout 1 14/05/2012 10:42 Pagina 3

Come un cambio di dietapuò cambiare il Paese:il potenziale delle PMI agricole

Secondo un’indagine sta-tistica svolta da profes-sionisti, la maggior partedei lettori di questo gior-nale sono cresciuti in unperiodo di capillare e

inarrestabile diffusione di un prodottoitaliano amato in particolar modo daidepressi cronici e dagli innamoratitradizionali (cioè non corrisposti): laNutella. Un’alta percentuale degli in-tervistati ha confessato di essere statacontemporaneamente afflitta da unapiaga altrettanto distruttiva: genitoriche quotidianamente esercitavano illoro potere (il ricatto) per costringerlaa mangiare verdure, cioè materiale or-ganico dall’odore nauseabondo, apranzo, a cena e, cosa quanto mai fa-stidiosa, a Natale e il giorno del pro-prio compleanno. Ecco, mia madre èstata, credo, la più morbosa di tutti: acasa mia un vasetto di nutella non c’èmai entrato, in compenso le albicoc-che si sprecavano. Inutile specificarecon quanta invidia guardassi i mieicoetanei con genitori più diplomatici.Per questo ho pensato che dev’essereproprio vero che ride bene chi ride ul-timo quando ho letto che secondo il

Rapporto Osservasalute del 2011,nelle crisi economiche diminuisce laquantità di verdura consumata e, spe-cularmente, cresce il consumo di an-tidepressivi. Perché io, la verdura, lamangio, piuttosto non m’ingozzo didolci, i quali, stando a quanto dicevail premio Nobel per la medicina delremoto anno 1931, fanno ammalarele cellule di tumore. Il tutto è statoconfermato dall’Università dell’Ala-bama che ha individuato nelle dietepovere di zuccheri una sorta di pietrafilosofale (mi sarà mancata la nutella,ma su Harry Potter meriterei la laureaad honorem). Alla luce di tutte queste cose mi sonodetta: magari con un’educazione ali-mentare seria fatta a casa e a scuola econ una buona visibilità sul mercatoper i prodotti alimentari di buonaqualità, si potrebbero ridurre alla basei vertiginosi costi del nostro sistemasanitario. I due profili sono però stret-tamente dipendenti.Per quanto riguarda il secondo profilo,oltre al dato di fatto che i prodotti dibuona qualità sono stati “premiati”dai risultati conseguiti (un articolo diDi Vico sul Corriere riporta esempi di

imprenditori “virtuosi” come Grom eMartinetti) in tempi difficili come loè stato l’ultimo anno, non bisogna di-menticare che l’Italia - ma anche l’Eu-ropa - è storicamente caratterizzata dauna realtà fatta di piccole e medie im-prese (il 99 % sul totale nel 2009, se-condo Confcommercio). Le impreseagricole, rientranti nella categoria de-finita dall’art. 2135 del codice civile,le stesse che si occupano di fornirci –non solo - zucchine e affini, assumonospesso la forma di PMI. Se le PMI ingenerale, da circa quattro anni,stanno vivendo una fase di stallo, leimprese agricole sono diminuite inmodo considerevole a partire dal1990. Il potenziale delle PMI agricole, unavolta riscoperto e incentivato (atten-zione, non intendo alla maniera ita-liana: è la qualità che va promossa)alla concretizzazione, potrebbe tra-dursi almeno in tre tipi di vantaggi. Ilprimo, di cui abbiamo già detto, è lapossibilità per i consumatori di fruiredi alimenti buoni. La produzione inloco conduce al secondo aspetto posi-tivo che è la riduzione dell’inquina-mento generato tramite i processi ditrasporto. Infine – e con le dovute ac-cortezze - una rinascita delle PMI agri-cole potrebbe rappresentare un puntodi partenza fondamentale per lo sfrut-tamento delle infinite risorse territo-riali e culturali del Sud Italia. La canalizzazione del potenziale delleimprese agricole, però, necessita co-noscenze tecniche specifiche (acqui-site, tra le altre, anche presso la nostrauniversità: la SDA offre infatti un ma-ster in Food&Beverage) e di risorsepersonali. Si tratta di un vero processoinnovativo, mica roba da poco. [ ]

■ DI ANNIE MARINO ■ [email protected]

CORPORATE SOCIAL IRRESPONSIBILITY

4

Tra_i_leoni_maggio_2012_v1.6:Layout 1 14/05/2012 10:42 Pagina 4

Riforma Articolo 18:beghe anacronistiche e illusione della crescita

5

Una riforma del lavoroche produce crescita eattrae investimenti?Non proprio. Eppurenelle volontà di MarioMonti questi dovevano

essere gli obiettivi da centrare: ripulireil mercato del lavoro da quelle incro-stazioni, prima fra tutte l’art. 18 delloStatuto dei Lavoratori, che disincen-tivavano gli imprenditori esteri ascommettere sull’Italia. Un ragiona-mento più politico che tecnico. Ve-diamo perché. Le imprese lamenta-vano un’eccessiva rigidità in uscita delmercato del lavoro italiano: riformatii licenziamenti per motivi economici,i datori di lavoro avrebbero avuto lapossibilità di gestire i loro organici inmaniera più elastica, riuscendo a com-petere più efficacemente sui mercatiinternazionali. Ciò è in parte vero, maurgono delle precisazioni. In primoluogo, non è vero che in Italia licen-ziare sia così difficile. Certo non lo èper i licenziamenti collettivi. Perquanto riguarda i licenziamenti indivi-duali, invece, la situazione si capo-volge: la reintegrazione è effettiva-mente un rimedio abbastanza costoso.Tale disciplina si applica comunque adun numero abbastanza esiguo di im-prese, quelle sopra i 15 dipendenti,

che sono meno del 5% del totale. Lariforma cerca di ridurre la distanza trala disciplina del licenziamento indivi-duale e collettivo per motivi econo-mici, andando a limitare l’ambito diapplicazione della reintegrazione aisoli casi di “manifesta infondatezza”del licenziamento, ma estendendo latutela a tutte le imprese, a prescinderedal numero dei dipendenti.Ma tali innovazioni serviranno ad at-trarre investimenti e a crescere? Nontroppo. È vero che il costo del licenzia-mento per l’impresa è più basso, mal’incertezza sul suo esatto ammontarepermane. La reintegrazione, seppurcon più parsimonia, potrà essere co-munque essere disposta. Il problema èche non si capisce quando: giuridica-mente, “manifesta infondatezza” nonvuol dir nulla. Tra l’altro, la riformapotrebbe portare a un calo delle assun-zioni: al di là della parziale liberalizza-zione del licenziamento individualeper motivi economici, sono soprat-tutto le disposizioni che riguardanol’accesso al mercato del lavoro che,per quanto sacrosante, in un periododi recessione come questo, rischiano difrenare la domanda di lavoro da partedelle imprese.La riforma dunque non porta crescita.Ma c’era d’aspettarselo. È stato sba-

gliato, da principio, credere che ciòpotesse accadere; ed è davvero difficilepensare che Monti fosse convinto cheessa potesse costituire un deciso cam-bio di passo per attrarre investimentiesteri. I principali motivi per cui nonsi investe in Italia sono altri: mafia, bu-rocrazia e sistema fiscale. Da lì biso-gnava ripartire e non lo si è fatto, pre-ferendo spendersi per una modificadell’art. 18 che, alla luce del risultatoconseguito, non convince completa-mente. E non dico ciò perché credoche la reintegrazione debba essere con-siderata alla stregua di un diritto natu-rale, anzi: una nuova formulazionepriva di tale tutela, considerata damolti eccessiva, sarebbe stata forse op-portuna. È che la nuova disciplina,frutto di un chiaro compromesso, nonpare soddisfacente. E tutto ciò è fruttodegli idola fori nascosti dietro quelloche l’art. 18 ha rappresentato per anniper le parti sociali: un diritto sacro eintoccabile per una parte del sinda-cato, la panacea di tutti i mali perbuona parte degli imprenditori. Unacontrapposizione anacronistica, fruttodi una società, quella post-sessantot-tina, completamente diversa da quellaodierna, da cui, purtroppo, non si èriusciti ad emanciparsi, non arrivandoad affrontare la questione serenamentee senza preclusioni. Il problema è pro-prio questo: per accontentare tutti (oper non scontentare nessuno), si è an-dati a varare una riforma che, nel com-plesso, non migliora più di tanto il si-stema dei licenziamenti. Chapeau.

Per chi volesse approfondire questo tema, è dispo-nibilie un’intervista con il professor Liebman sulnostro sito ufficiale www.traileoni.it [ ]

■ DI GIOVANNI GAUDIO ■[email protected]

D U R A L E X

Tra_i_leoni_maggio_2012_v1.6:Layout 1 14/05/2012 10:42 Pagina 5

AAA Speculatore cercasi

6

■ DI KIM SALVADORI ■[email protected]

Lavorare in finanza hamolto in comune con lozoo: si possono incontraresquali, tori, orsi, (fondi)avvoltoi e gorilla (anche sequest’ultima è diventata

una specie rara dopo l’uscita di scenadel CEO di Lehman… e di Lehmanstessa). Esiste però un animale miticoche si è recentemente trovato al cen-tro dell’attenzione: lo Speculatore.Giornali e media ne parlano a talpunto che la tentazione di proporlocome “Persona dell’Anno” su TIMEmagazine è forte; va bene Obama,Bernanke, Zuckerberg o il Contesta-tore – tutti vincitori del titolo negliultimi anni –, ma costui è una figurasulla bocca di tutti a prescindere dalcolore politico, dal background cultu-rale e dall’estrazione sociale.L’unico problema effettivo sarebbe lafoto. Già, perché lo Speculatore, poi,chi è? Ci sono molte linee di pensieroin materia. Antenati di questo ani-male si ritrovano nei colossi del pri-vate equity degli anni ’80, i “barbarialle porte”, che conquistavano azien-done a suon di Leveraged Buy-Out e

spesso poi rivendevano le singole areedi business sul mercato (altrettantospesso, lo “smembramento” di tali im-peri commerciali troppo diversificatiin realtà migliorava l’efficienza). Te-stimonial d’eccezione, Richard Gerein “Pretty Woman”.Secondo media e opinione pubblica,lo Speculatore lavora in finanza ed èresponsabile di tutte le “malefatte”che avvengono sul mercato. L’euro sideprezza rispetto al dollaro? È lo Spe-culatore. Il costo del petrolio, dell’oroo di un’altra materia prima si alza? Èlo Speculatore. Le azioni di un certosettore crollano? È lo Speculatore.Fonti ufficiali lo vedevano recente-mente impegnato con lo spread BTP-BUND, ma è possibile che si sia(temporaneamente) annoiato delgioco: si sa, lo Speculatore è un ani-male volubile.Tutte queste azioni dovrebbero avereun fine ultimo. Lascio volentieri aicomplottisti e ai fanatici del CodiceDa Vinci l’idea che questi sia unagrossa lobby di un gruppo a scelta(basta coi cliché, inventatevi qual-cosa di esotico come: “i raccoglitori

di patate con accento svedese nelWest Wisconsin”) o che lo Specula-tore agisca a caso perché non sa comespendere un patrimonio superiore aquello di qualsiasi sceicco. Ma alloraqual è lo scopo? Fare soldi dal mer-cato. Sicuri? Da che mondo è mondo, gli investi-tori si rivolgono al mercato proprioper incrementare il proprio patrimo-nio. Se investo in azioni, è perchéspero in un aumento del prezzo del ti-tolo e in un mio profitto, che io sia unfondo pensione o la fantomatica non-nina cassettista che investe in una sin-gola azione (a cui, sin dai tempidell’esame di sistema finanziario, va lamia stima). Secondo il sillogismo,anche la nonnina sarebbe uno Specu-latore (ma non avvisatela di ciò, ci ri-marrebbe male).Infine, il ruolo della controparte, que-sto sconosciuto. Se obiettivo delloSpeculatore è fare soldi, per il solitogioco a somma zero, la controparte èdestinata a perderne (rimanendo nelcontesto azionario, a causa di venditeanticipate o acquisti sbagliati). Perchéqualcuno dovrebbe fare affari con loSpeculatore? L’inesperienza della con-troparte in materia di finanza è unapossibile spiegazione, ma è difficile dasostenere quando si parla di transa-zioni su derivati azionari: non ci sonononnine nel Chicago Mercantile Ex-change.Il mistero sulla vera identità delloSpeculatore s’infittisce, ma il mioscopo mi porta a continuare la ricerca.In tempi di crisi, i lavori stabili scar-seggiano, e un bel posto da sua respon-sabile delle Pubbliche Relazionifarebbe proprio al caso mio. Di certo,il lavoro lì non manca… che sia giàiscritto al Jobgate? [ ]

B R A I N D E FA U LT S WA P

Tra_i_leoni_maggio_2012_v1.6:Layout 1 14/05/2012 10:42 Pagina 6

7

“La bellezza salveràil mondo”. Lavisione di F. Do-stoevskij pareessere diventataanche quella

delle banche odierne, la cui luminosa“espansione artistica” fa da contraltareal buio fenomeno della stretta crediti-zia: il “Rapporto di stabilità finanziaria”redatto dall’FMI prevede un calo delcredito in Italia pari al 2,7% nei pros-simi 2 anni, superiore a quello del re-sto d’Europa.Le “Gallerie d’Italia” sono un chiarosintomo dell’espansione artistica. Sitratta di musei creati in partnership dalProgetto Cultura Intesa Sanpaolo eFondazione Cariplo: la prima ha messoa disposizione i suoi patrimoni immobi-liari, la seconda le opere esposte. Obiet-tivi dichiarati del progetto: creare policulturali a livello nazionale; proseguirele Restituzioni (i restauri curati da Inte-saSanPaolo in collaborazione con orga-nismi pubblici competenti); valorizzarel’arte per contribuire ad approfondire lastoria d’Italia in occasione del 150° an-niversario dell’unità. Il progetto sisnoda in diverse città: Vicenza (PalazzoLeoni Montanari); Napoli (Palazzo Ze-vallos Stigliano) e Milano (Palazzo An-

guissola e Palazzo Brentani). Le “Gallerie d’Italia” meneghinehanno sede tra Piazza della Scala e ViaManzoni, da cui si accede. Particolar-mente suggestiva la cornice di PalazzoAnguissola, dove le pregevoli decora-zioni neoclassiche concorrono in bel-lezza con le opere ospitate: in questocaso, c’è da scommettere che perfinoAristotele avrebbe qualche dubbio sulprimato della sostanza (le opere) sullaforma (la location). Più convenzionalel’allestimento in Palazzo Brentani: leopere sono collocate in stanze mono-cromatiche dai toni scuri. Le “Galleried’Italia” di Milano ospitano 767 di-pinti, 116 sculture e 51 fra oggetti e ar-redi. Cifre imponenti, ma non esau-rienti: per vincoli di spazio, non è statopossibile esporre tutte le opere, chehanno però trovato uno spazio vir-tuale: il sito artgate.cariplo.it le rendefruibili on-line, strizzando l’occhio aigiovani tramite ArtL@b, che punta apromuovere il sito come luogo di edu-cazione al sapere. Il percorso del museo si snoda fra Otto-cento e Novecento: da Canova a Boc-cioni. E’ proprio lo scultore delle “TreGrazie” a far gli onori di casa, con unaserie di bassorilievi marmorei d’ispira-zione greca. I dipinti spaziano tra diversi

soggetti: storici, quotidiani, paesaggi-stici, e simbolici. Esponente principaledel primo filone è Francisco Hayez,narratore di grandi imprese del passatoda cui i contemporanei dovevano trarreispirazione; il pennello sostituisce lapenna nelle cronache belliche contem-poranee grazie ai fratelli Induno e aCanella. La quotidianità è ritratta conmaestria nelle narrazioni d’internid’ispirazione fiamminga di artisti ro-mantici meno noti come Migliara eLombardo, nella fatica del lavoro con-tadino di Ronzoni e Molteni e nella vi-talità popolare dei Navigli. Una vi-sione critica della realtà è propugnatadalla pittura di genere, dove lavandaie,muratori, contadini e mendicanti sonola prosopopea delle storture contempo-ranee. Più rasserenanti i paesaggi di-pinti en plein air, che virano poi versoun significato più metaforico con lapoetica del sublime: valenza simbolicaesasperata dal Simbolismo. Per finirecon Boccioni, anello mancante tra Di-visionismo e nascente Futurismo, concui si chiude il museo, forse cedendovolutamente il testimone al vicino Mu-seo del Novecento, che dà ampio spa-zio al genio futurista. Si esce dalle Gal-lerie con una certezza: le banche danno(ancora) credito alla Bellezza. [ ]

S W E E T ‘A R T

Gallerie d’Italia:l’arte del credito

■ DI VALENTINA MAGRI ■[email protected]

Tra_i_leoni_maggio_2012_v1.6:Layout 1 14/05/2012 10:42 Pagina 7

8

Quando questo mese miè stato chiesto di ri-flettere su un argo-mento che toccasse iltema del cambia-mento, non ci ho pen-

sato due volte: la chiacchieratissimamostra di Marina Abramović esplora ilcambiamento del ruolo dello spetta-tore di fronte all’opera d’arte. Eragiunta l’ora di visitarla.Facendo un po’ di ricerca pre-visitaho scoperto che l’artista serba MarinaAbramović, il cui volto sconosciuto evagamente inquietante mi scrutavada diverse settimane dai cartellonipubblicitari della metro, è in realtàuna star del mondo delle arti perfor-mative. Pioniera del genere, la Abra-mović ha dato il via negli anni ’70 aduna serie di esperimenti estremi sullapropria fisicità e sulla emotività deglispettatori, diventati poi un tipo diperformance abbastanza di moda.Giusto per citarne alcuni: autoinfli-zione di torture, una Biennale di Ve-nezia trascorsa a scavare ossa dimanzo, 700 ore di esibizione alMOMA di New York a fissare im-passibile il volto di spettatori per-plessi.Giunta al PAC il giorno fatidico, ac-compagnata da un paio di amiche ca-vie volontarie, mi immedesimo vo-lenterosa nel ruolo di partecipanteattiva. Prima di iniziare, firmo un si-nistro contratto con l’artista, in cui di-chiaro solennemente di impegnarmi anon abbandonare la performanceprima delle due ore previste, perché:“You give me time, I give you experience”(parole testuali della Abramović nel

video introduttivo). L’idea di due oresenza cellulare, orologio, iPod e og-getti personali mi angoscia un po’;quando poi mi viene fatto indossareun camice asettico da piccolo chi-mico e un paio di cuffie anti rumore,lo stato di panico è definitivo. Ad ac-centuare il senso di oppressione, siaggiunge il suono costante di un me-tronomo che scandisce il lento passaredel tempo. L’idea sottesa alla performance è abba-stanza semplice. Il pubblico è diviso indue gruppi: uno che partecipa e l’altroche osserva. I partecipanti durante ledue ore interagiscono con tre installa-zioni, ognuna delle quali utilizza letre posizioni base dell’uomo: in piedi,seduto e sdraiato. Ma interagire, a mioparere, non è il termine più adatto. Sitratta di rimanere per mezz’ora inpiedi sotto una gabbia di rame sovra-stati da un magnete, per un’altra mez-z’ora seduti su delle sedie di legno na-turale intarsiate con pietre preziose, eper la restante mezz’ora sdraiati su unlettino anch’esso in legno con cri-stalli di quarzo posizionati sotto; a ciòsi aggiunge mezz’ora di video prepara-

torio all’ineffabile esperienza. Il tuttoa occhi chiusi, possibilmente. Nelfrattempo gli osservatori guardano co-loro che hanno deciso di cimentarsicon le installazioni, anche grazie a te-lescopi e binocoli che permettono discrutare dal punto di vista microsco-pico ogni particolare della fisicità deipartecipanti. Questi ultimi, secondouna logica di ribaltamento dei ruoli,da massa indistinta di visitatori-os-servatori esterni diventano protagoni-sti in prima persona dell’opera d’arte.Non me ne vogliano gli addetti ai la-vori, ma un po’ perché in soggezioneall’idea che ogni lentiggine del mioviso sia attentamente analizzata, unpo’ perché semplicemente annoiata,proprio non riesco a immergermi nel-l’esperienza mistica di “The Abramo-vić Method”. Vorrei riuscire a co-gliere la poetica del momento, adafferrare e ritrovare il senso del qui edora. Vorrei farmi catturare dal ma-gnetico fascino arcaico ed un po’ scia-mano della Abramovic... Ma proba-bilmente Marina è troppo avanti perme: oggi non mi sono sentita perniente un’opera d’arte. [ ]

S W E E T ‘A R T

The Abramović Method:

il pubblico che diventa performance. O forse no.

■ DI VITTORIA GIANNONI ■[email protected]

Tra_i_leoni_maggio_2012_v1.6:Layout 1 14/05/2012 10:42 Pagina 8

9

Forse si tratta di un riflessoinvolontario, ma con l’ar-rivo della bella stagione lostudente medio sollevala testa dai libri e inizia afantasticare sull’immi-

nente estate. L’immagine è sempre lastessa: sdraiato su una spiaggia trop-icale a prendere il sole con una col-lana hawaiana al collo e un cocktailin mano. Purtroppo, però, di questitempi le vacanze sono da considerar-si un vero bene di lusso. Come rius-cire, dunque, a non rinunciare a unviaggio indimenticabile? Se per aggi-rare l’aumento del prezzo della ben-zina c’è sempre l’intramontabile au-tostop (che fa tanto Beat Genera-tion), per il problema dell’alloggiogiunge in soccorso il CouchSurfing,nato nel 2004 quando il giovane pro-grammatore americano Casey Fen-ton, in partenza per l’Islanda, chieseospitalità agli studenti del luogo.Dato l’elevato numero di risposte pos-itive, decise di creare un’organiz-zazione internazionale che mettessein contatto milioni di viaggiatoriattraverso internet. L’iniziativa fuun tale successo che rapidamente si

formò una grande famiglia costitui-ta oggi da più di tre milioni di uten-ti provenienti da 230 paesi diversi.Per farne parte è sufficiente iscriver-si sul sito ufficiale. Tutti possonopartecipare: viaggiatori solitari, cop-pie, gruppi e perfino famiglie conbambini. Chiunque lo desideri puòoffrire un divano, un letto oqualunque altro tipo di sistemazionestabilendo le condizioni del sog-giorno, quali il numero massimo diposti e notti fruibili, se sono ammes-si fumatori e animali. Chi non può onon vuole accogliere altre persone incasa può dare la propria disponibil-ità per un caffè o una visita guidatae può ugualmente essere ospitato daaltri. Si tratta, dunque, di una vera epropria comunità fondata sul barat-to, ove è vietato qualsiasi scambiomonetario (pena l’esclusione dalgruppo), e in cui le risorse scambiatesono ospitalità, compagnia, storiepersonali, conoscenze e magari unacena o una riparazione domestica. Lamission dell’organizzazione è di creareesperienze illuminanti, favorendo lacollaborazione e la comunicazione trapersone di ogni parte del mondo e su-

perando ogni barriera linguistica,culturale e religiosa. L’organizzazione utilizza un sistema digaranzie per tutelare i partecipanti,quali feedback, segni grafici per dis-tinguere gli utenti più apprezzati,fotografie; inoltre attraverso unadonazione effettuata tramite carta dicredito si può verificare l’identità delCouchSurfer. I veterani consiglianoanche di leggere attentamente i pro-fili degli iscritti, diffidando dalle“sognatrici amanti dei pigiami”, dai“sessantenni che sono alla ricerca dialtri nudisti” e chi più ne ha più nemetta. È chiaro che occorre avere unacerta apertura e flessibilità mentale,un forte spirito di avventura e ildesiderio di conoscere altre personecon cui condividere le proprie espe-rienze e, magari, cui fare un po’ da Ci-cerone in giro per la propria città. Ma che fine ha fatto il buon vecchioconsiglio della mamma “Non parlarecon gli sconosciuti” (e soprattuttonon andare a casa loro)?Infatti, nonostante i sistemi di con-trollo promossi dal sito e le norme dicomune buonsenso, può sempre cap-itare un ospite sudicione, un padronedi casa un po’ troppo invadente finoad arrivare a veri e propri episodi diviolenza, come nel 2009 quandouna viaggiatrice denunciò per mo-lestie sessuali l’uomo che l’aveva os-pitata. Come in ogni cosa ci vuoleprudenza e un pizzico di fortuna, mail CouchSurfing è sicuramente unmodo rivoluzionario di viaggiare,godendo appieno della cultura edelle attrazioni locali e minimizzan-do i costi. E in barba alla crisi! [ ]

Il divano salva-estate:

le vacanze al tempo della crisi

■ DI ADRIANA COLA ■[email protected]

Tra_i_leoni_maggio_2012_v1.6:Layout 1 14/05/2012 10:42 Pagina 9

10 Occhiale scuro, chiomafluente, voce amma-liante. La prima cosache nota di me, invece,è la “o” chiusa da

buona pordenonese: mi rincuorasubito affermando che “il Friuli èuna delle regioni più sexy d’Italia”.Sarà! Detto da uno che caratterizzale città a seconda della loro iniziale(per i maschietti: le belle ragazzestanno a Bogotà, Barcellona, Ber-lino e Bologna), suona un po’ comeuna presa in giro. Beppe Severgninidi cambiamenti se ne intende: co-mincia la sua carriera in qualità diinviato da Londra per Il Giornale diIndro Montanelli, viaggia in tutto ilmondo come corrispondente per lemaggiori testate internazionali, pub-blica decine di libri sugli argomenti

più disparati (dalla grammatica al-l’Inter), si appassiona alle nuovetecnologie (è il giornalista italianopiù seguito su Twitter). Attentospettatore dell’oggi, ironico testi-mone dell’ieri, curioso esploratoredel domani. E non provate a direche questo Paese è irrecuperabile!Lanciamo una sfida ai giovani: riu-scire ad abbinare a “Italia” l’agget-tivo “irresistibile”.❯❯❯ Lei ha girato tutto il mondo e havissuto molti anni all’estero, eppureha sempre fatto ritorno a Crema.Crede che l’Italia abbia ancora qual-cosa da offrire a noi giovani?Io sono stato molto fortunato, penso diavere avuto un percorso quasi ideale:ho potuto scappare per ritornare, cheè il consiglio che do sempre ai mieigiovani connazionali. Io credo che

l’Italia abbia moltissimo da offrire airagazzi, purtroppo esistono difficoltàoggettive e complicazioni che ren-dono estenuante l’inserimento di unragazzo, per esempio, nel mondo dellavoro. Questo paese non ha solo biso-gno di essere salvato o di crescere, habisogno di essere slegato impedendo aifurbi di fare i furbi. Allora per i ragazzisi aprono addirittura delle praterie.❯❯❯ Nel corso della storia ameri-cana, i figli sono sempre stati piùistruiti dei genitori. Oggi non è piùcosì e anche in Italia stiamo an-dando incontro a questo destino.Cosa bisognerebbe fare per inver-tire la rotta?Bisogna innanzitutto far uscire l’Italiadalla recessione. Il numero di ragazzidisoccupati è diventato spaventoso: 1su 3. Quando hai una situazione così

Datemi uno spazzolino e solleverò l’ItaliaINTERVISTA A BEPPE SEVERGNINI

■ DI FRANCESCA GARZIERA ■[email protected]’intervista

Tra_i_leoni_maggio_2012_v1.6:Layout 1 14/05/2012 10:42 Pagina 10

11

che sta uscendo ora dall’università,dicendo “Provate a immaginarlovoi!”. Magari ci accusavano di farel’EXPO JUNIOR, ma chi se ne frega!Avremmo speso meno e avremmo se-gnalato che ci interessa il futuro.❯❯❯ A fine marzo si è impegnato inuna settimana di disintossicazioneda Internet: il Web ha solo miglio-rato la nostra vita?L’ha sostanzialmente migliorata. Lavelocità dei collegamenti e la possibi-lità di informazioni è una rivoluzionequasi totalmente positiva. Il “quasi” èperché come tutte le cose nuove, po-tenti e attraenti non bisogna esage-rare. Però - diciamo la verità - io hovisto gente che esagera con il tifosportivo, con il cotechino, con il sessoo con il fuoco jogging! C’è ovvia-mente qualcuno che esagera davvero:persone che non riescono a staccaregli occhi dal telefono o dall’i-Pad.Siamo nell’adolescenza ora, non piùnell’infanzia, di internet. Diamoglitempo di diventare grande.❯❯❯ I social network rappresentanoun’opportunità per il giornalismo?Qualcuno ha definito Twitter ‘un eli-cottero sull’attualità’ che è una bellis-sima espressione. Io lo chiamo “unospazzolino per il cervello”: ognuno hale sue definizioni. Ma è diventato unasorta di centro di distribuzione delmio lavoro, sia in entrata che inuscita. Avere la possibilità di raggiun-gere 225 mila persone che mi seguonoschiacciando invia è una fortuna. Devianche non abusarne: non annoiarli,non stancarli, non estenuarli, non rac-contare cose totalmente inutili. Il miomodo di usare Twitter è dare unachiave di lettura delle cose. Quindi iopenso sia una rivoluzione vera Twitter- e sia ancora sottovalutato - nonpenso sia una moda. Facebook è unabellissima novità, però è una stanza

che stimolo ha una famiglia a spin-gerti a studiare o che stimolo hai tu?Voi lo avete trovato, siete fortunati.Lo sbocco occupazionale è il primo in-centivo a studiare.❯❯❯ Lei alla nostra età era in pienianni 70, com’è cambiato l’atteggia-mento dei giovani verso i fatti di at-tualità e l’interesse nella politica?È cambiato meno di quanto si dica.C’era una grande partecipazione al-lora ma era spesso confusa, spesso en-tusiasta, ma altrettanto spesso un po’ingenua però poteva essere anche ca-nagliesca. Erano gli anni del terrorismoe prima del terrorismo c’era la vio-lenza. Molte discussioni politiche fini-vano a botte. Questo non c’è piùadesso: nemmeno nei movimenti diprotesta e di rottura. Allora c’era unpochettino più di speranza. Di fronte auna classe politica e a un sistema paeseche era purtroppo malfunzionante ecorrotto (anche allora), c’era l’illu-sione che le cose potessero cambiare.Davanti a un sistema paese che è cor-rotto e malfunzionante anche adesso,c’è la sensazione che non ci sia nienteda fare, che questo paese sia irrecupe-rabile; e questa è una parola che odio.Detto dagli adulti che comandano èuna furbata, detto da voi è un campa-nello d’allarme enorme perché se unoè convinto che il proprio paese sia ir-recuperabile non ci rimane, alla primaoccasione buona se ne va.”❯❯❯ L’Expo 2015 è sempre più vi-cino, come sta cambiando Milano esoprattutto come NON sta cam-biando?Forse andrò un po’ controcorrente,ma sono convinto che i grandi eventisiano proprio intrinsecamente insi-diosi per l’Italia. Mi spiego: suscitanoquesta magniloquenza retorica eamore per le inaugurazioni, mentrel’Italia ha bisogno di manutenzione,non di inaugurazione. E l’EXPO temostia finendo su questo binario. Sonosicuro che alla fine le cose verrannofatte, almeno le principali; però ioavrei pensato progetti meno faraonici,mi sarei concentrato su due o tre cosechiave. Un progetto minimalista, af-fidato addirittura a una generazione

accogliente soprattutto per i più gio-vani. Twitter è una finestra aperta. Eho la sensazione che in Italia ora ci siabisogno di tutte e due le cose. Io sentopersonalmente soprattutto il bisognodi aria fresca che entra e che esce, dalmio lavoro e dalla mia testa.❯❯❯ La lotta di Aung San Suu Kyi inBirmania, l’elezione di Joyce Bandain Malawi, il grande consenso ri-scosso da Hillary Clinton, lo strabi-liante successo di Marine Le Pen, 3donne nel Governo Monti: il gentilsesso sta acquistando potere?Beh sarebbe ora! Considerato chesiete più della metà del genere umanoe credo il 51-52% degli italiani, sa-rebbe sorprendente il contrario. Ilgiorno in cui non ti verrà in menteuna domanda così vuol dire che ètutto a posto, ma hai ragione a far-mela. Secondo me tua figlia la vedràuna situazione così, tu no.❯❯❯ Il cambiamento più eclatantedell’ultimo decennio?Internet mobile e banda larga, se-condo me è stato quello che ha cam-biato di più la nostra vita.❯❯❯ Nell’ultimo anno?L’arrivo di Mario Poppins Monti,diamo una risposta italiana qui. Perchéè un signore che è arrivato e non hafatto sempre e soltanto bene ma hadetto per lo meno una cosa fonda-mentale, esattamente come MaryPoppins ai bambini che le erano affi-dati: “Signori, la festa è finita!”. E in-vece abbiamo avuto a lungo una guidain Italia che ci ha illuso che la festanon finisse mai. Che va bene nellecanzone romantiche e nei film, manella realtà stavamo rischiando diavere delusioni molto amare.❯❯❯ E nella sua vita?Prendendo negli ultimi vent’anni, lanovità maggiore e di gran lunga lapiù entusiasmante ha più o meno lavostra età, è un bel tipo impegnativooltre che un bel ragazzo. E credo chese riesco ancora a guardare a domanialmeno con gli occhi di oggi è meritodi Antonio, mio figlio. Altrimenti sa-rei un anziano signore e voi non sare-ste nemmeno qui a intervistarmi, velo assicuro. [ ]

Tra_i_leoni_maggio_2012_v1.6:Layout 1 14/05/2012 10:42 Pagina 11

12

■ DI PIETRO FAZZINI ■[email protected]

Can we change?(ourselves)

Quattro anni fa, la do-manda “Can wechange?” che il popo-lo americano rivolge-va speranzoso ai pro-pri politici, trovò nel

motto Obamiano “Yes we can” unmanifesto politico, fonte di ispi-razione dei partiti riformisti di mez-za Europa, anche in terra nostrana.Oggi, alcuni di quanti auspicavanotale cambiamento sembrano non es-serne soddisfatti e vorrebbero cam-biare il cambiamento, addiritturasconfessando con sincerità la bontàdi quelle riforme che essi stessi ave-vano entusiasticamente e, verrebbeda dire, ingenuamente favorito. Perquanto banale, questa considerazionerappresenta un movente per rifletteresu come il meccanismo della rappre-sentanza popolare svolga il suo ruo-lo di base fondante della società de-mocratica, conformandone anche ilsistema politico e l’attività dell’am-ministrazione pubblica. In Italia, lapolitica dei blocchi contrapposti hafomentato per più di quarant’anni unantagonismo dal marcato carattereideologico e dai toni forti, quandonon tragici, assumendo connotati diesasperazione sconosciuti in altripaesi, da un lato ha favorito una ten-denziale incompatibilità tra i diver-si schieramenti politici, specialmentetra quelli agli estremi, coagulatisi in-torno a rappresentanze sociali per lopiù unitarie e compatte all’interno mafortemente rivali. Dall’altro, questoha portato il rapporto tra politico edelettore a conformarsi ad un model-lo sostanzialmente “clientelare”, perquanto lecitamente, fondato su di-namiche retributive e programmi

politici più attenti a compiacere labase elettorale di riferimento, che alleconseguenze e alla realizzabilità,quando non verosimiglianza, deicontenuti. Quanto oggi preoccupa eopprime l’Italia, come sistema eco-nomico-sociale e come nazione eche invoca un cambiamento d’obbli-go quanto veloce forse non è così in-differente a questo discorso quanto iprogressi del governo tecnico ci sp-ingono a trascurare. E la ragione staproprio nella transitorietà intrinsecadel Governo Monti, nella sua conno-tazione di governo transitorio perchéprivo di legittimazione popolare: la re-golare frequenza con cui nei momen-ti di maggiore difficoltà del Paese lasoluzione, sia stata affidata alla gui-da di governi tecnici, pur diversi pergenesi tra loro, o comunque asoluzioni di compromesso politiconon fisiologiche, dovrebbe spinger-ci oltre la considerazione della prob-abile inadeguatezza dell’ attuale classepolitica, anche solo in virtù della suaobsolescenza politica (non neces-sariamente anagrafica, si badi bene).Fino a ad interrogarci sulla maturitàpolitica dei suoi elettori. È un fattofacilmente riscontrabile che la rifor-ma del lavoro sia stata fortementecondizionata nella sua formulazionesia in fase di proposta che in sede par-lamentare rispetto all’impostazioneoriginaria degli esponenti di governoper opera della sua “maggioranza” par-lamentare, più per ragioni di contabil-ità elettorale che per motivazioni,quand’anche ideologiche, reali, perammissione implicita proprio di chidiceva che l’articolo 18 fosse mar-ginale al nucleo del problema. Nonso quanti tra chi critica tale “irrespon-

sabilità politica” si chieda schietta-mente se non siamo tutti del proble-ma, se il corporativismo della nostrasocietà e del sistema economico nonsia il riflesso dell’egoismo e dell’eser-cizio distorto del nostro diritto di votoche difficilmente concepiamo nellasuo connotato di dovere. Nel rispon-dere alla domanda se possiamo cam-biare, gli italiani tutti si chiedano anz-itutto se sono disposti a cambiare lorostessi. Altrimenti saremo sempreschiavi dei governi tecnici e oppres-si da quelli rappresentativi. [ ]

Tra_i_leoni_maggio_2012_v1.6:Layout 1 14/05/2012 10:42 Pagina 12

13

■ DI JACOPO TAMOS ■[email protected] CAMPUSLIFE

Lo scontrino non è un’opinioneUna breve indagine svela il business (in nero) legato agli studenti universitari, anche intorno alla Bocconi.

Sono da poco passate le12 in un bar vicino al-l’Università Bocconi.“Un panino e una Coca”,chiede uno studente.“Sono 4 e 50 grazie”,

risponde sorridente la commessa.“Ecco a Lei”, conclude lo studente. Cosa c’è di strano? Apparentementenulla: si tratta di una pura relazionedi scambio. Lo studente è contentodella velocità del servizio, tra poco hauna lezione e non può aspettare,corre al tavolo dai suoi amici. Sono quasi venti le attività di ris-torazione aperte tutti i giorni a pochedecine di metri dagli ingressi dellanostra Università: dai locali famosiper l’aperitivo, aperti anche a pran-zo, al chioschetto ambulante semprepresente (o quasi). Ma torniamo achiederci, cosa c’è di strano? Ebbene,non tutti i registratori di cassa lavo-rano “a regime”. Ho personalmente

notato come, da inizio anno, sono al-meno tre le attività che non hannoemesso la ricevuta anche in più diun’occasione. Dopo Cortina, Cour-mayeur, Portofino e Napoli per “sco-vare” i furbetti la finanza dovrebbefare un giro nel mondo universi-tario. La Milano dei furbetti non siferma qui: affitti in nero, locali not-turni dove chiedere la ricevuta èpraticamente “da maleducati”. Lascena più comica, capitata a me, èavvenuta a ottobre. Ordino un tran-cio di pizza, guardo intensamente lacommessa e chiedo la ricevuta. Sem-bra semplice, ma la commessa èmolto titubante. Si avvicina allacassa, quasi impaurita. Poi desiste echiama il collega. Si può dunque im-maginare quanti scontrini siano us-citi quel giorno dalla cassa: il mio erail numero tre e il bar era pieno.Una recente pubblicità di una notamarca di automobili annuncia:

“…possiamo scegliere quale Italia essere.È il momento di decidere se essere noistessi o accontentarci dell’immagineche ci vogliono dare”. Alcuni esercizi commerciali hannoscelto di essere “l’Italia che piace”, al-tri, invece, risparmiando sugli scon-trini, praticano concorrenza sleale..“Tra i leoni” i clienti più comuni sichiamano studenti, cioè tutti noi.“Chiediamo la ricevuta e ci saràdata” recita il vangelo della finanza.L’attenzione al mondo universitariomerita a questo proposito una rifles-sione: spesso sono proprio gli studen-ti e i giovani in generale, a essere con-siderati più facilmente raggirabili.Alla fine “siamo solo ragazzi, no?” Mauna piccola rivoluzione è già inizia-ta: da poco sono stati distribuiti inuovi tesserini universitari che per-mettono i pagamenti, oltre che nel-la forma tradizionale di carta prepa-gata, tramite il sistema “paywave”. Sitratta di un nuovo modo per effet-tuare piccoli acquisti : costi ditransazione ridotti quasi a zero, oper-azione immediata (senza pin) e, gra-zie alla modalità wireless, è sufficienteavvicinare la card al lettore per pa-gare. Il pagamento elettronico riducei tempi e soprattutto i margini per icosiddetti furbetti dello scontrino: latracciabilità è alle porte. Quest’inno-vazione, che non credo sia stataprogettata come sistema “anti-eva-sione”, risulta efficace anche a talfine. Se perfino il noto “kebabbaro”dell’angolo si doterà di questo sistemasarà una piccola vittoria. A pranzopotremo ordinare lo scontrino “esoti-co”, lo scontrino “giusto” o lo scon-trino “blue”. [ ]

Tra_i_leoni_maggio_2012_v1.6:Layout 1 14/05/2012 10:42 Pagina 13

14

■ DI GABRIELLA PARETE ■[email protected] CAMPUSLIFE

Wikitalia:una politica migliore partendo dalla rete

L’Italia è sempre statoun paese di contrad-dizioni profonde eoggi lo è più chemai. Abbiamo i par-lamentari più pagati

d’Europa e gli stipendi dei cittadinipiù bassi d’Europa. Da un lato ci sonoi partiti che sperperano i loro finanzi-amenti, e dall’altro ci sono sempre piùtasse per risanare il debito pubblico.Tutto questo non fa che rendere noicittadini sempre più arrabbiati esfiduciati nei confronti dello Stato. In questo panorama tragico e scon-fortante, ci vuole una rivoluzione perrisvegliare il senso civico. “E Internetè lo strumento per farla” affermaRiccardo Luna, durante la conferen-za tenutasi a marzo in Bocconi.Luna, ex direttore del giornale Wired,dal 29 gennaio è presidente di Wik-italia, un’associazione di personeunite da un obiettivo: l’Open Gov-ernment.Un governo Open non ha segreti peri suoi cittadini. Esso utilizza la rete perrendere pubblici i dati raccolti dalleamministrazioni non solo pertrasparenza, ma anche per favorire losviluppo di applicazioni civiche e perconsentire a tutti di partecipare allavita pubblica, sia segnalando piccoliproblemi, sia proponendo soluzioni sutemi complessi.Detta così, sembrerebbe un’iniziati-va utopica e irrealizzabile. Eppurequesto modello di democrazia loritroviamo giàaddirittura nel 430a.C., quando Pericle sosteneva: “Noisiamo i soli a considerare chi non parte-cipa alla vita pubblica non come un cit-tadino tranquillo, ma come un cittadi-no inutile; e noi stessi esprimiamo

giudizi, dal momento che non riteniamoche le parole siano un ostacolo perl’azione, ma piuttosto che lo sia il nonessersi informati attraverso la parola pri-ma di affrontare l’azione che deve essereintrapresa”.Il dilemma, infatti, non è tra cittadi-ni buoni e cattivi, ma tra cittadini-attivi e pigri. E, come abbiamo potu-to notare nelle ultime elezioni am-ministrative, sono tante le personeche chiedono a gran voce unademocrazia “partecipata”!Wikitalia si propone come strutturafinalizzata a “incanalare i contributidi idee dei cittadini verso esiti con-creti”. Essa si ispira a Code For Amer-ica, un’iniziativa che ha dotato alcunecittà americane di applicazioniciviche e civic hackers per migliorareil funzionamento delle amminis-trazioni comunali, e al progetto in-glese FixMySociety, che con FixMyS-treet e FixMyTransport mette a dispo-sizione dei cittadini la possibilità disegnalare buche nelle strade, mezzipubblici in ritardo o lampioni rotti.Ora tocca all’Italia. E a Wikitalia, cheha già sviluppato tre applicazionimolto utili di cui le amministrazioni

si possono avvalere: Decoro Urbano,che permette la segnalazione di situ-azioni di degrado via computer o viasmartphone, Open Data, dati chepossono essere liberamente utilizza-ti, riutilizzati e ridistribuiti da chi-unque, Sindacosentilamia, nato per rac-cogliere i suggerimenti delle per-sone tramite i social media permigliorare la vivibilità delle nostrecittà.Tutto questo gratuitamente. E perché?“Per contribuire a rendere l’Italia unpaese migliore”, come hanno detto iragazzi che hanno avuto l’idea dicreare l’applicazione Decoro Urbano.L’Open Government è, infatti, un’ar-ma fenomenale per combattere i fa-voritismi della politica, i ritardi nel-la consegna dei lavori e le mafie. E al-lora non ci resta che credere inquesto cambiamento, partendo dallenostre città e dai nostri quartieri, met-tendo la nostra intelligenza e passioneal servizio della collettività, diventan-do davvero cittadini a tutti gli effet-ti. “Libertà è partecipazione” dicevaGaber. E grazie a Internet, e a Wik-italia, siamo ancora più liberi dipartecipare. [ ]

Tra_i_leoni_maggio_2012_v1.6:Layout 1 14/05/2012 10:42 Pagina 14

15

■ DI GIORGIA RAUSO E FLAVIA NICOLOSI ■[email protected] | [email protected]

Dalla moda alla macroeconomia, dal risk management alla vitauniversitaria, i numerosi blog gestiti da studenti bocconiani offronouna prospettiva inconsueta del mondo Bocconi e dei pensieri di

chi lo vive tutti i giorni. Normalmente rivolti a un pubblico ben più ampiodi quello che ogni mattina si accalca ai lati dei leoni, alcuni di questi hannopuntato fin da subito a un target internazionale. In ogni caso, che sianofrequentati da migliaia di visitatori al giorno o che si tratti di iniziativeappena nate, i blog bocconiani sono una realtà vivace e in continuaevoluzione. Come vedremo, talvolta anche di estremo successo. Diseguito, vi abbiamo segnalato quelli che ci sono piaciuti di più fino aquesto momento, con l’auspicio di ricevere presto altre segnalazioni.Buona navigazione!❯❯❯ The Blonde SaladAperto nel 2009 da Chiara Ferragni, iscritta a giurisprudenza, oggi contaoltre 100.000 visitatori al giorno, di cui il 65% stranieri. Spesso citato neipiù importanti fashion magazine internazionali, è senz’altro la realtà piùdiscussa e di maggior successo nel mondo dei blog bocconiani. Grazie allapopolarità raggiunta come blogger, a soli 24 anni, Chiara è spesso ospitedelle migliori sfilate in Italia e all’estero, vantando inoltre collaborazionicon Mango e Yamamay.❯❯❯ Diario di una bibliomaneAnch’esso gestito da una studentessa di giurisprudenza di nome Chiara,è però quanto di più distante potrebbe esserci dal blog “patinato” dellaFerragni. Alcuni mesi fa, Diario di una bibliomane ha raggiunto una certanotorietà grazie al post “Imparerei solo l’inglese/perché era la lingua di Len-

non”, toccante riflessione sull’identità bocconiana. Diversi altri interven-ti, in particolare “Nostra Signora delle Disuguaglianze” meriterebbero al-trettanta attenzione. Da tenere d’occhio.❯❯❯ La Candida di VolterraNon a caso messo in rete il primo aprile, questo blog ironico e graffianteaspira a divenire una sorta di “controinformazione” Bocconiana. Pur noncondividendo interamente le critiche che ci ha rivolto, ne prendiamo attoe rinnoviamo agli autori l’invito a incontrarci personalmente nelle prossi-me riunioni. Nel frattempo, il nostro grafico ringrazia per i complimenti.❯❯❯ L’economostroBlog tenuto da un anonimo studente bocconiano che si nasconde dietroil nickname “Dan Marinos”. La sua capacità di applicare nozioni dieconomia agli ambiti più disparati ha dato origine a post davveroesilaranti, tra i quali bisogna menzionare “Dal credit risk management unmodello per cuori solitari” e “Catechismo finanziario”. Originale edivertente. ❯❯❯ Tre coseCreato già da alcuni mesi da un gruppo di studenti Cleam , raccoglie in-terventi relativi a temi di economia, società e diritto. Interessante la scel-ta e-ditoriale di strutturare tutti gli articoli su tre punti, anche se in certicasi ha spinto verso una trattazione approssimativa dei temi di portata piùgenerale. Progetto giovane e con buone prospettive. La redazione del Til coglie l’occasione per ricordarti, affezionato lettore,che il nostro sito è stato interamente rinnovato. Seguici e partecipa anchetu, su www.traileoni.it! [ ]

L’inventore delle let-tere motivazionalimeriterebbe lo stessotrattamento dei ger-archi nazisti. Un talee imposto sadismo

non può passare inosservato alla soci-età moderna. Se un CV si presta a uncerto grado di strutturazione, le letteremotivazionali (mie e) dei miei col-leghi scontano invece sempre un ef-fetto “abito con stampe floreali ad unfunerale di Stato”. Con diverse sfuma-ture, e fisiologie, che è sempre piacev-ole rimembrare.❯❯❯ Plain vanilla, alias standard. Achi non è mai venuta la brillante idea

di rigiocarsi la cover letter, già usatain precedenza per fare application allagelateria sotto casa alla tenera età di15 anni, con minime modifiche e pertutti i possibili employer? Prezzo dapagare per la collettività, nonché re-taggio della 2° lezione di aziendale suivantaggi delle economie di scala, èla distribuzione di un quantità di flyertale da deforestare l’Amazzonia. Iltempo risparmiato ricorrendo a taleapproccio dovrete senza indugio imp-iegarlo a pregare che quella dei grandinumeri sia una legge, non una teoria.❯❯❯ Poeti (maledetti): è una letteramotivazionale, non il tema di matu-rità della 5ᵃ liceo. Questo non vuol

dire che curare la forma sia un crim-ine, e che gli errori di grammaticanon vadano lasciati ai programmielettorali delle amministrative. Peròevitate le dotte citazioni di Seneca,Wilde, Confucio, il vostro istruttoredi scuola guida, Sex&the City.❯❯❯ Motivados: avete sempre sog-nato fin da piccoli di occuparvi di re-visione in una società di tubi di scap-pamento in provincia di Canicattì?Poco credibile, quantomeno. Tut-tavia se Action men, mito gener-azionale, picchia i cattivi e nonmisura gli scostamenti ci sarà un mo-tivo! Sarà forse per quel vistoso tatu-aggio? [ ]

De-MotivationalAnche Action Man da piccolo voleva fare il fiscalista

BEST B. BLOGS: I BLOG DEI BOCCONIANI ■ DI ENRICO CAVAZZUTI ■[email protected]

Tra_i_leoni_maggio_2012_v1.6:Layout 1 14/05/2012 10:42 Pagina 15

Profilattici in Bocconi

L’iniziativa è portata avantidal rappresentante alCSU Riccardo Trentini,il quale il 22 marzo ha in-viato una lettera al ret-tore in cui si chiedeva

“l’installazione di distributori di profilatticiall'interno dei servizi igienici universitari”.La lettera, inviata per conoscenza an-che a cda, docenti e personale ammin-istrativo, è stata firmata dalla maggio-ranza dei rappresentanti degli studenti:sia da quelli appartenenti al gruppo Al-ternativa Democratica, cui Trentini ap-partiene, sia da quelli di B.Lab,tradizionalmente di idee contrapposterispetto ad AD. A questi si sono ag-giunti anche i presidenti di gran partedelle associazioni studentesche dellanostra università. Ciò che ha mosso Riccardo è stata laconsapevolezza che in Italia si facciaben poco per la sensibilizzazione sultema delle malattie sessualmentetrasmissibili (MST), sebbene la realtàsia piuttosto seria. Secondo l’associ-azione microbiologi, infatti, neiprossimi anni il numero delle MSTcrescerà esponenzialmente, e la scarsainformazione che si fa su questo tema cista portando a livelli di consapevolezzadi 50 anni fa. L’infezione più diffusa è laclamidia: spesso è asintomatica, ma senon curata può portare a una malattiainfiammatoria pelvica e alla sterilità.Ve ne sono poi numerose altre, tra cuila più famosa è sicuramente l’infezioneda virus HIV. Il nostro paese è statoclassificato come uno a incidenzamedio-alta di questo virus: ogni 2 ore,in Italia, una persona si ammala diAIDS e ogni giorno, solo a Milano, sene ammalano 2 (fonte: ISS). Il datopiù interessante, però, è che la maggiorparte di chi contrae il virus HIV (maciò vale anche per le altre MST) viene

contagiato a sua insaputa. Ciò si scon-tra con la mentalità, ancora tristementediffusa, che vede nel malato di AIDSuna persona che fa uso di droghe o è difacili costumi: in realtà solamente il 5,4% di chi contrae il virus è tossicodipen-dente, mentre agli altri viene trasmessoper via sessuale – molto spesso da unpartner infedele. A tal proposito si puòricordare il recente caso della nostracollega bocconiana o quello dei due vi-ados i cui clienti hanno trasmesso ilvirus ai propri familiari, tra cui unadonna di 74 anni e una bambina di 12. “La Bocconi vuole essere un’avanguardianel campo economico e politico, ma è orache inizi a esserlo anche in quello sociale”:lo afferma il promotore dell’iniziativa, ilquale ricordava, nella sua lettera, che ilnostro Ateneo non è si è mai arreso auna mentalità dogmatica ed è semprestato sensibile a tematiche che nel di-battito nazionale sono affette dafaziosità e populismo. A suo sostegnocita il caso della Francia, in cui datempo i preservativi sono in venditanelle università, e il fatto che tutte lespese verrebbero coperte dagli sponsor.L’Università non ha però accolto larichiesta, ritenendola superflua inquanto “la distribuzione di tali prodotti ègià su larga scala nelle farmacie e negli es-ercizi commerciali adiacenti alla Bocconi”.Trentini ha espresso la volontà di nonarrendersi e di continuare questabattaglia, ma c’è da segnalare che l’U-niversità non è del tutto avulsa al temadelle MST: per il 31 maggio (ore 18,aula N11) è stato infatti organizzato unincontro dal titolo “Sesso? Sicuro!” cuiprenderanno parte la direttrice del cen-tro di ginecologia e sessuologia medicadell’ospedale San Raffaele e il sessuol-ogo Marco Rossi, celebre per la suapartecipazione alla trasmissione Love-line di MTV e ad altri programmi tele-

16

NOTIZIEDAL FRONTECosa succede in Bocconi

■ DI MAURIZIO CHISU ■[email protected] CAMPUSLIFE

❯❯❯ MOOT. Alle olimpiadi dell’arbitrato,un team di 5 bocconiani si è meritato 2menzioni d’onore, entrando nella top 16mondiale come migliore squadra italiana.

❯❯❯ MUSICAL IN BOCCONI. Sarà il23 e 24 maggio, e quest’anno si chiameràKasmir: si ispira a un testo di Shakespeare,ma sarà un’opera rock anni ‘70. 40 studentibocconiani di 6 nazionalità diverse, musicadal vivo, ballerini e scenografie realizzate incollaborazione con l’Accademia di Brera. Danon perdere!

❯❯❯ PALLAVOLO FEMMINILE. Il 4maggio la nostra squadra di pallavolo èstata promossa in serie D, senza doverandare ai playoff. Il 3 Giugno, ci sarà la fi-nale scudetto: le prime dei tre gironi e lavincitrice dei playoff, si scontrano per de-cidere chi vincerà il campionato di primadivisione. In bocca al lupo ragazze!

❯❯❯ FUMO? NO GRAZIE. Un incontroorganizzato dalla nostra università con ladirettrice della LILT Milano, l’attore e regi-sta Maurizio Nichetti e l’oncologo Ar-mando Santoro per aiutare chi vuole smet-tere. Il 24 maggio alle 18 in aula N11.

❯❯❯ ALUMNI. Antonio Aloisi è stato no-minato vice-presidente on campus dellaBocconi Alumni Association. Inoltre segna-liamo due importantitraguardi raggiunti dadue ex studenti Bocconi: Alessandro Pro-fumo è il nuovo presidente del Monte deiPaschi di Siena, mentre Angelo Provasoli èil nuovo presidente di RCS. Complimenti!

visivi. Tra le altre cose, sarà sicuramenteuna buona occasione per discutere deltema dei profilattici nelle università,cercando di capire quale sia l’opinionedegli studenti a riguardo. [ ]

Tra_i_leoni_maggio_2012_v1.6:Layout 1 14/05/2012 10:42 Pagina 16

Bruxelles offre una cioc-colata che è un sogno,birra ricercata e le frites,ovvero le arcinote pa-tatine fritte al mo-mento. Due volte.

Nello strutto. Quindi, posto che siatein regola con i trigliceridi o che pun-tiate a ingrassare tanto da essere co-stretti a lavarvi con una spugna umidainfilata su un bastone, Bruxelles è lavostra città ideale. Tra i Leoni vuolesvelarvi come convincere i vostri ge-nitori a spedirvi in questa terra diBengodi, con la scusa di ingrassare ilvostro curriculum (quando a ingras-sare sarete solamente voi). Rimediate carta e penna e prendetenota: le vostra migliore chance è unostage in Commissione Europea. Se a la-vorare come civil servant vi escono glisfoghi di orticaria, nella capitale belgatroverete mille altre occasioni (daithink tanks alle società di consulenza),ma questo non è l’articolo per voi,quindi: smammate! aria! circolare! La Commissione Europea è l’organoesecutivo dell’Unione Europea e sioccupa di promuovere gli interessi

glo-bali dell’UE. In poche parole: ge-stisce (e distribuisce) i quattrini. LaCommissione accetta degli intern,chiamati stagiaires, all’interno delleproprie Direzioni Generali (DG), chesono una specie di ministeri in salsaeuropea. Ogni DG si occupa delle po-litiche attinenti ad una specifica area:DG AGRI si occupa di agricoltura,DG MOVE dei trasporti, DGMARKT del mercato interno e cosìvia. Gli stagiaires sono chiamati asvolgere dei compiti in linea con leproprie competenze (in genere spa-rute e zoppicanti), che spaziano perogni disciplina accademica a secondadelle necessità della DG. Ognuno èasse-gnato a una unit, unità con fun-zioni specifiche e composta da un nu-mero variabile di membri, e guidatoda un supervisor. La mole e il tipo di lavoro dello sta-gista sono direttamente influenzatidalla fortuna nel beccare la unit e ilsupervisor giusti. E’ noto e compro-vato che, mentre qualche stagistasalta il tradizionale appuntamento se-rale della birra del giovedì per impe-gni d’ufficio, il lavoro di altri si so-

stanzia nell’inoltrare mail (peraltropochissime) e accompagnare can-tando il proprio supervisor che in-tona canzoni dei Pooh (true story).Per mettervela giù in breve: lo stagein Commissione è veramente pocoimpegnativo in termini di ore di la-voro, ma la qualità del tempo speso èincredibilmente variabile e propor-zionale alla vostra proattività.Come entrare dunque in Commis-sione? I modi sono due: tramite canalepreferenziale Bocconi oppure tramiteil trainsheep ufficiale, detto Blue book(pare perché un tempo i nomi deglistagisti girassero in un grosso libroblu). L’università bandisce ogni announ certo numero di posti tramite il ca-reer service, limitati però solo ad al-cune DG. Credetemi quando dicoche è davvero un’occasione rara avereun canale diretto che permette di su-perare le altrimenti durissime sele-zioni. Il drawback è che questo tipo distage (detto atypique) non è remune-rato: un brutto neo, visto il costo dellavita in Belgio (un po’ più alto di Mi-lano). Dall’altra parte, il Bluebook of-fre uno stipendio di circa 1000 europiù il rimborso di alcune spese.L’unico scoglio è la gincana della se-lezione che in più vede gli Italianifortemente sfavoriti, visto il gran nu-mero di richieste (nell’ultima ses-sione, ha ottenuto il posto circa il 4%dei richiedenti). Per chi fosse ancorainteressato: a fine agosto scade la dea-dline per la prossima sessione di marzo2013. DISCLAIMER: chi ha presoparte ad uno stage “atypique” tramiteBocconi non può più fare domandaper il Blue book.Preparate stomaci e ombrelli (sì, an-che a Luglio): birra e pioggia scorre-ranno in egual misura! [ ]

17

Guida galatticaper stagisti in commissione europea

■ DI FILIPPO MARIA D’ARCANGELO ■[email protected] STAGE

Tra_i_leoni_maggio_2012_v1.6:Layout 1 14/05/2012 10:42 Pagina 17

18

La reindigenizzazionee la tutela dell’ambiente

■ DI GIULIA BUCCIONE ■[email protected]

PICCOLI STATIGRANDI IDEE

Venti giorni fa, avendoletto che in Ecuador e inBolivia la risorsa Terraera stata riconosciutacome soggetto di dirittoda parte dello Stato,

avevo pensato di essere di fronte a unabrillante idea perseguita da due, seppurnon piccolissimi, stati, rifacendomicosì al nome della nostra rubrica. Macominciando a documentarmi meglio,ho iniziato a comprendere che l’eventoin questione andava inserito in un mo-vimento di ben più largo respiro, in uncontesto storico e culturale molto par-ticolare in cui a rivendicazioni di po-poli autoctoni indios schiacciati daun’economia occidentale invasiva siandavano intrecciando movimenti ri-voluzionari neozapatisti e altermondi-sti, travalicando ampiamente, quindi,i confini di un singolo stato e abbrac-ciando una vasta regione che va dalQuebec al Cile meridionale: protago-nisti, seppur con non indifferenti am-biguità, le innumerevoli etnie indi-gene delle Americhe. Sembravanospariti, “scomparsi per sempre dalla scenadella storia”, annientati dall’azione de-vastante delle conquiste europee, in

balìa di un’economia occidentale che,sfruttando intensivamente le risorsenaturali latinoamericane, aveva finitoper pregiudicare quegli equilibri natu-rali fondamentali per la sopravvivenzadi questi popoli ancora profondamentelegati nella loro cultura alla verità dellaTerra, abbandonati così a un futuro dilento declino. E poi, dal nulla, a partiredal 1974 (anno del primo Congressoindigeno), inizia un processo di “rein-digenizzazione”, con la nascita di mo-vimenti di rivendicazione etnica. Gliamerindi, come ci informa Latouche,iniziano un lento ma fondamentaleprocesso di riappropriazione della pro-pria voce all’interno della storia. In re-altà il movimento indigeno nonavrebbe provocato gli effetti poi veri-ficatisi se non fosse stato in qualchemodo inserito e facilmente integratonella rivoluzione neozapatista, che inquegli anni andava preparandosi: ri-flusso delle vecchie tradizioni sini-strorse latinoamericane, stimolata dagoverni mal funzionanti e corrotti allamercé della politica economica statu-nitense. L’inevitabile conclusione diuna situazione tanto gravida di con-traddizioni fu la nota rivoluzione del

Chiapas, stato del sud del Messico, al-l’indomani dell’approvazione del trat-tato NAFTA, che prevedeva l’elimina-zione delle dogane tra Canada, USA eMessico, considerato pericoloso per lasopravvivenza dell’agricoltura messi-cana. L’esercito che la notte del 1° gen-naio ’94 tiene in scacco il governomessicano è composto da autenticimaya sotto la guida del comandanteMarcos. Con la ricomparsa di una cul-tura che si era pensata estinta, si risol-leva nell’intero continente l’antico spi-rito. Ecco che si diffondono in tutto ilcontinente fenomeni di rivalutazionedella cultura indigena e di riappropria-zione della risorsa Terra, con esperi-menti che vanno dall’adozione inEcuador di un nuovo indice di misura-zione del benessere della popolazione,il sumak kausai ( in quechua, “ben vi-vere”), alla già sopracitata esperienzaboliviana, alla provocatoria iniziativadell’Ecuador di chiedere ai paesi ricchidi finanziare il non sfruttamento delpetrolio, compensandone le perditeeconomiche. Seppur vi sia un’influenzaindigena autentica, vanno però tenutiin conto tutti quei fattori che, dalla de-magogia pura alle costruzioni utopisti-che degli ex partiti socialisti o all’ine-vitabile dirigismo occidentale, minanoe in qualche modo rendono più con-fuse le esperienze in atto. La positivitàdi questa complicata storia, ancora inevoluzione, sta proprio nella ricom-parsa di un punto di vista nuovo ep-pure antico che può più di tutti guidarel’umanità alla ricerca di una maggiorecompatibilità tra un capitalismo in crisie un ambiente sofferente. Come af-ferma la Dichiarazione zapatista:“In-somma noi indigeni non apparteniamoallo ieri, apparteniamo al domani”. [ ]

Tra_i_leoni_maggio_2012_v1.6:Layout 1 14/05/2012 10:42 Pagina 18

TRA I PEDONI

19

DI MAURIZIO CHISU, FRANCESCA GARZIERA

E KIM SALVADORI

1. Lattina inglese.3. Robin Hood ne era ilbenefattore.8. Nella poesia "A mia moglie"paragona la sua compagna auna pollastra.13. Organisimi utilizzati nellacucina della mensa.16. Intasato senza i bordi.17. Le tue amiche, quando notiche sono ingrassate.18. Cinema in via Lanzone.20. Le squadre di protezione delFuhrer.21. Producono i fiori tipici deimatrimoni.23. Nella locuzione per dire“conoscere benissimo”26. Outlook Express.27. Scorre a fiumi quandoappaiono le minigonneprimaverili in Bocconi.28. Gioco di carte.30. Impersona il mitico GordonGekko (cognome).33. Paese della muraglia.34. Produce le celebri colle.36. Esseri mitologici, o la tuaragazza in periodo di esami.39. Leva Operativa.41. Ce n’è sempre uno di troppoquando è tempo di provacostume.43. Ex Anderson Consulting.46. Lo sono gli agenti di cambio

e i dodo.48. Elemento chimico dellebatterie.50. Presente in tutte le leggi deipaesi anglofoni.51. Fa compagnia alla Coca.53. Capitale della Romagna 54. Ha sostituito il Voi.56. Preposizione articolata.58. C’è quella terroristica equella tumorale.60. Scultore del dito medio inpiazza Affari (cognome).63. Incorporation.65. Dora, affluente del Po.67. International AccountingStandards.69. I fiori del pensiero.70. Paese famoso per il privatebanking (sigla).71. Vulcano della Trinacria.72. Rivoluzionario orientale.73. Cantilene funebri ospiegazioni di diritto.77. Madre di Achille.79. Ha comprato la laurea inAlbania.80. La ragazza ideale.82. Modello di Audi.83. Equivalente sarfattesco dellaletterina di Hogwarts.85. Accumuli di melanoma.87. Il grosso problema della valdi Susa, decapitato.88. Canzone di Jovanotti con

cronaca di un temporale.91. Non si alzi!92. Matera senza pari.94. CSI nostrana.96. Neve senza fine.98. Movimento dei paesi nonallineati (sigla).99. Lo era Vito Corleone ne “IlPadrino”.100. Intasano la memoria deglismartphone.102. Vi si combatte per cambiarela propria fascia dicontribuzione.103. Tipiche della Val di Non.104. Strumento utile per evitareincontri spiacevoli in biblioteca.106. Miss Italia 2002 (iniziali).107. Spesso è collegata apistone, manovella.109. Alves, calciatore portoghese(iniziali).110. Nel rugby a 13 vale 4 punti.111. International OlympicCommittee.113. Isola di Minosse.114. Tua a Parigi.115. In mezzo al questore.116. Vi si spoglia davanti laTommasi.119. PIitorius ne ha una in fibradi carbonio.122. Me la dai? (tipica risposta)124. Programma americano diaiuti durante la crisi.

127. Collana di libri tascabili.128. simbolo NYSE per PepsiCo.129. A fianco del Taxi Blues.130. Mamma inglese albambino che non mangia.131. Verbo più utilizzato dalleragazze parlando ai fidanzati.132. Stato Patrimoniale133. La testa delle Hawaii.134. Enrico, creò l’ENI.136. Ministro dell’Istruzione.140. Imperativo singolare delverbo essere.141. Slogan della Nike.142. Ti abbraccia nel sonno.143. Sillaba del telefonooccupato.

Orizzontali

59. Prima moglie diGiacobbe.61. 2/5 di tonnellata.62. I calciatori ivoriani.64. La Venere nera.66. Certi parenti nesfoggiano di assurde allecerimonie di laurea.68. Voglia, desiderio,brama.74. Specialistica Bocconi.75. Anagramma di ape.76. Sergio, famosoregista.78. Sposo di Andromaca.79. L’affetto al tempodegli sms.81. Né sì né no.84. Secondo Dante, nonperdona gli amanti.86. Ha molta esperienza.89. Regista del filmbocconiano.90. Europa, Medioriente eAfrica (sigla).91. Iniziali della Dandini.93. Curato conPhotoshop.94. Colpevole.95. Attuale guardasigilli 97. Precede la Camonica.100. Però, invece.101. Lo regola lo IAS 16(sigla).103. Ex direttore RAI.105. Preposizionesemplice.107. Lo pensidell’avversario con unascala reale.108. Lo è spesso ilconfronto fra compagnidopo l’esame.110. Vi insegnòModigliani.111. Nota business schooleuropea di Fontainbleu.112. Lo sono talvolta gliinterventi nei processi.113. Famosi quelli Elisi.114. Tiepido senza vocali.117. Occhipinti,produttorecinematografico.118. Il Sig. d’oltremanica.120. Off-Duty.121. Lo si cerca durantela sessione di esami.123. Colle di Roma estupefacente.125. Altare per sacrifici.126. Paese di MachuPichu.133. Simbolo dell’Elio.134. Matera.135. La il prega e il lavoradei benedettini.136. Cariche dello Statoche toglievano il sonno alvecchio premier.137. Sigla della Romania.138. Disgiunzioneinclusiva in logicabooleana.139. Presenta “Chetempo che fa” (iniziali).140. Contrario di giù.

Verticali2. Proprietario dellaPorsche in Piazza Sraffa.4. Imboccatura dell’otre.5. In Spagna si usa perbere, in Italia per i fiori.6. Lunga in unsupermarket.7. Dio-Sole egizio.8. Soave in rumeno.9. Possiede la LVMH(sigla).10. Si scarica sempredurante l’esame.11. Ogni sillaba ne hauna.12. Ragazza casa echiesa.14. Possiede Youtube.15. Iniziali del Presidentedel Consiglio.17. Il suo volto è sui 100 $americani.18. La Parmalat secondo Molaioli.19. Lanciata da Benettonper ritirare le sue azioni.21. Tomo verde dellematricole.22. Catena francese, haun negozio in via Torino.24. Lo dice Putin se non èd’accordo.25. Double Degree.29. Animale spesso usatocome imprecazione.31. Prima di Angeles.32. Sconci, scurrili.35. Saluto olandese.37. L’incubo dellostudente di matematicafinanziaria.38. Studente costretto asaltare le vacanze estive.40. Anno di fondazionedella nostra università42. Due secondo Cesare.43. Vi approdò Noè dopoil diluvio.44. Università di LosAngeles.45. Kerouac senza confini.47. Meretrici consorpresa.49. Sono adornati daocchiaie quando torni daldivina.52. Precede “cercasi”.55. Games, produce ivideogiochi FIFA.57. Al centro del Molise.

Rebus (5, 3, 10)

Tra_i_leoni_maggio_2012_v1.6:Layout 1 14/05/2012 10:42 Pagina 19

16

Edito da Università Commerciale Luigi Bocconi. Registrazione n. 428 del 10/07/2001 del Tribunale di Milano.

Direttore Responsabile Barbara Orlando

Direttore Editoriale Maurizio ChisuVicedirettore Editoriale Sergio Rinaudo

Caporedattori Giulia Cagnazzo, Adriana Cola, VittoriaGiannoni, Sergio Rinaudo.

Redazione Lorenzo Azzi, Kristen Borda, Giulia Buccio-ne, Marica Caposaldo, Enrico Cavazzuti, Filippo Maria d’Ar-cangelo, Pietro Fazzini, Riccardo Ferrari, Francesca Foglia,Francesca Garziera, Diletta Gambaccini, Giovanni Gaudio,Giada Giardiello, Francesco Lanni, Emilio Lo Giudice, Va-lentina Magri, Gabriele Marzorati, Fiammetta Piazza, Mi-chele Pittaro, Giorgia Rauso, Kim Salvadori.

Redazione online Andrea Bianchi, Donato Colucci, Giacomo Delinavelli, Vito Gervasi, Rosaria Giambersio,Annie Marino, Marco Rastelli, Gioia Stendardo, SofijaSztepanov, Jacopo Tamos, Sara Tanieli, Lorenzo Triboli.

Responsabile grafica Kim Salvadori

Responsabili web Pietro Fazzini, Luca Stefanutti.

Responsabili marketing Fiammetta Piazza, GiorgiaRauso, Vittoria Giannoni.

Vignette Emilio Lo Giudice (colori: Kim Salvadori)

Fotografia on campus Luca Stefanutti

Contatti [email protected]

Website

www.traileoni.itJoin us on &

Tra_i_leoni_maggio_2012_v1.6:Layout 1 14/05/2012 10:42 Pagina IV