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L’appuntamento del venerdì » Corriere del Ticino laRegioneTicino Tessiner Zeitung CHF 3.- con Teleradio dal 25 al 31 ottobre 44 numero 23 | X | 09 Reportage - Milano La Centrale Agorà Medici marcati a uomo Media Nuove aziende Tendenze For man only

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Numero 44 - Settimanale della Svizzera italiana

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L’ energia della natura sempre a portata di mano.

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Agorà Medici marcati a uomo di Stefano Guerra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4

Media Nuova imprenditoria . Idee fresche offresi di Keri Gonzato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6

Salute Tè verde . Il guardiano della salute di eliSabetta lolli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8

Vitae Al Fadhil di Gaia Grimani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10

Reportage Milano . La Centrale di roberto roveda; fotoGrafie di reza Khatir . . . . . . . . . . . . . 35

Tendenze Benessere . For Man Only di Patrizia mezzanzanica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40

Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41

Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42

L’erba del vicino...

Cortese Redazione,come tutti gli abbonati della RegioneTicino ricevola vostra rivista tutte le settimane e ho notato chespesso e volentieri proponete dei servizi fotograficidedicati a delle ville storiche della zona tra Comoe Varese. Nulla da eccepire sulla bellezza degliedifici che presentate (mi viene in mente VillaTaranto che avevo visitato l’anno scorso con lamia famiglia e che consiglio a tutti di andare avedere) e anche se non capisco molto di fotografia,trovo che le immagini sono molto affascinanti eti invogliano ad andare.Quello che invece mi permetto di osservare e cheanche in Ticino abbiamo delle stupende ville diinizio secolo con parco annesso (purtroppo moltesono state anche demolite, su altre invece vengonoposati “strani” pali alti alti: il primo segno che lafine non è tanto lontana) e anche qualche albergorisalente al periodo d’oro dell’albergheria nel no-stro cantone. Non credete valga la pena dedicareun po’ di spazio anche a quello che c’è a casanostra? Ritenete che da noi manchino gli spun-ti? In questo modo magari qualche persona chelegge Ticinosette in Svizzera tedesca può trovarequalche spunto per venire un fine settimana inTicino e scoprire edifici e luoghi che di solito nonfanno parte delle tappe “obbligatorie” del turista(la solita Locarno e il lungolago di Lugano).E visto che parliamo di turismo: fate i compli-menti al vostro giornalista Duccio Canestriniper la sua rubrica sui viaggi. Ogni volta è unospasso leggere le sue riflessioni sul “mondo chesi muove”.

Con i migliori saluti, S.P. (Rivera)

Gentile lettore,la ringraziamo per il suo scritto e trasmet-teremo certamente i complimenti al signorCanestrini, i cui scritti anche la Redazioneapprezza molto . Per quanto concerne le sueosservazioni, assolutamente pertinenti, cre-diamo valga la pena precisare alcuni punti .L’area di riferimento del nostro settimanalenon è il solo Ticino, ma una regione più va-sta che va da Basilea a tutta la Lombardia eil Piemonte . Luoghi raggiungibili e visitabiliin una giornata: il caso vuole che nel numerodi Ticinosette che sta per sfogliare, Reza Khatirpropone una serie di evocative fotografiededicate alla Stazione Centrale di Milano,luogo che secondo la Redazione meritavacertamente un Reportage, sia perché tuttialmeno una volta vi hanno distrattamentetransitato sia perché rappresenta un simbolostorico e artistico della più grande metropolia noi prossima . È d’altra parte vero che Ti-cinosette non dedica spazio solo alla vicinaItalia: i servizi fotografici che avevano persoggetto luoghi, persone e attività riferibili alnostro cantone o alla Svizzera non sono certomancati . . . e mai mancheranno . E gli edifici divalore storico ticinesi, ribatterà lei? Un temaspinoso, sul quale stiamo già lavorando e sucui altri (come la Società ticinese per l’arte ela natura, www.stan-ticino.ch) fortunatamentetengono “alta la guardia” . Speriamo solamen-te di non giungere in ritardo (Villa Branca aMelide docet . . .) .

Cordialmente, La Redazione

numero 4423 ottobre 2009

Tiratura controllata89’345 copie(72’303 dal 4 .9 .2009)

Chiusura redazionaleVenerdì 16 ottobre

EditoreTeleradio 7 SAMuzzano

Direttore editorialePeter Keller

Redattore responsabileFabio Martini

CoredattoreGiancarlo Fornasier

Photo editorReza Khatir

Amministrazionevia San Gottardo 506900 Massagnotel . 091 922 38 00fax 091 922 38 12

Direzione, redazione,composizione e stampa

Società Editrice CdT SAvia IndustriaCH - 6933 Muzzanotel . 091 960 31 31fax 091 968 27 58ticino7@cdt .chwww .ticino7 .ch

Stampa(carta patinata)Salvioni arti grafiche SABellinzonaTBS, La Buona Stampa SAPregassona

PubblicitàPublicitas Publimag AGMürtschenstrasse 39Postfach8010 ZürichTel . +41 44 250 31 31Fax +41 44 250 31 32service .zh@publimag .chwww .publimag .ch

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In copertinaViaggiatori in attesa allaStazione Centrale (Milano)Fotografia di Reza Khatir

Impressum

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Agorà

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Le principali case farmaceutiche spen-dono nel marketing circa il doppio dei

soldi che investono nella ricerca e nellosviluppo di nuovi medicinali. Ma la

loro comuncazione, attuata attraversoi cosidetti “informatori”, risulta spessoaddomesticata e veicolata dameccani-smi promozionali non sempre corretti

“Ogni giorno ci arriva un plico di cartaalto così”. Il dottor Rolando Bardelli

solleva la mano destra a una decina di centi-metri dalla scrivania, a indicare il volume degliopuscoli pubblicitari che si vede recapitare tuttele mattine nel suo studio a Balerna. Da un paiod’anni li respinge ai mittenti, case farmaceutichee fornitrici di apparecchiature mediche: “Di soli-to dopo un po’ capiscono, e gli invii cessano”.Uno sforzo analogo questo medico generalista48enne lo deve compiere ogni tanto per tenere abada rappresentanti “parecchio esuberanti” chegli rendono visita due, tre volte alla settimanaper presentargli le ultime “novità” sul mercato,oppure studi che mostrerebbero “gli effetti mi-rabolanti” di farmaci più o meno conosciuti. Ildottor Bardelli ha imparato a prenderli per quelche sono: venditori di medicamenti, che “pos-sono sì fornire informazioni utili su determinatiaspetti di nuovi prodotti, ma che non possonoessere considerati fonti attendibili di informa-zione scientifica”. “Il problema – osserva – è checi presentano solo quegli studi che mettono inottima luce i loro prodotti rispetto a quelli dellaconcorrenza, e che in genere minimizzano glieffetti secondari. Non vengono citati, invece,altri studi che dimostrano come il farmaco inquestione abbia in realtà un’efficacia relativarispetto a quelli già presenti sul mercato”.Potente lobby con agganci nei luoghi che conta-no, laddove si decide la politica sanitaria, l’in-dustria farmaceutica promuove i suoi prodotti a360 gradi, influenzando più o meno direttamen-te i comportamenti di parlamentari, organismidi regolazione e sorveglianza, consumatori,ricercatori, giornalisti specializzati e non, asso-ciazioni di pazienti e medici. In particolare, sonoquesti ultimi a essere il bersaglio prediletto dellestrategie di marketing del settore farmaceutico.L’arsenale messo in campo è variegato: spazia,come abbiamo visto, dal pressing esercitato dairappresentanti direttamente negli studi medicialla distribuzione di opuscoli gratuiti con pretesedi scientificità; da gadget e omaggi di ogni tipoal pagamento di spese di viaggio, vitto e allog-gio compresi in lussuosi alberghi che ospitanocongressi sponsorizzati dall’industria; dal finan-

ziamento della formazione continua dei medici,a ricerche più o meno pilotate, e così via.

Formazione continuaUno degli ambiti più problematici da questopunto di vista è quello della formazione conti-nua1. In Ticino, come nel resto della Svizzera, c’èdi tutto e di più: “Si tratta di scegliere con cura,tra le molte possibilità a disposizione, quelle incui il «peso» delle industrie è circoscritto”, spiegaRolando Bardelli. “In ogni caso, anche qui inTicino esistono parecchie occasioni di formazio-ne slegate dall’industria farmaceutica. Va dettocomunque che per noi medici collaborare conle ditte è importante: hanno molti soldi che cipermettono, per esempio, di pagare le spese ditrasferta di relatori provenienti da oltre Gottar-do”. Fondamentale, per il medico di Balerna, ècomunque acquisire o mantenere “uno spiritocritico” nei confronti dell’industria, un atteggia-mento da lui perseguito partecipando ai “circolidi qualità” medici/farmacisti2 e consultando laletteratura scientifica indipendente, come peresempio il periodico pharma-kritik che, spesso,“picchia duro” con le case farmaceutiche.Rolando Bardelli è convinto però che non avreb-be senso tenere per principio fuori dalla porta irappresentanti dell’industria, né rinunciare allesedute di formazione da essa sponsorizzate. “Ba-sterebbe rispettare le direttive etiche dell’Acca-demia svizzera delle scienze mediche, che spessoinvece vengono trasgredite”, afferma. Per di più,a suo avviso il potere di influenza delle ditte suimedici da qualche anno si starebbe riducendo. Ilmotivo? “Le casse malati esercitano una pressio-ne sempre più forte sui medici affinché riducanol’uso dei farmaci originali «spinti» dall’industriae favorendo invece l’impiego di generici”.

Una strategia globaleCiò non toglie che tenere a debita distanzai delegati delle case farmaceutiche comportituttora “un certo sforzo”, osserva Bardelli. Nesanno qualcosa i suoi colleghi italiani e fran-cesi. La Federazione italiana medici di famiglia(Fimmg) ha calcolato che nel 2008 il 21% deimedici generalisti ha ricevuto più di una visita»M

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al giorno da parte di un rappresentantedell’industria farmaceutica, il 31% circauna visita, il 36% una visita ogni due-tregiorni. Solo il 12% dei medici è statovisitato meno di 10 volte dagli “infor-matori scientifici del farmaco” (cosìvengono chiamati in Italia). In Franciala società di consulenza Quatrax, spe-cializzata nell’individuare “medici didifficile accesso”, constatava con soddi-sfazione nel 2007 un aumento rispettoall’anno precedente dei medici chiamati“adepti della relazione [con l’industria

farmaceutica, ndr]”: i “disponibili” ei poco propensi a prescrivere farmacigenerici, rappresentavano il 62% degliinterpellati. I “refrattari” (in calo al18%) sono soprattutto donne, “piut-tosto” propense a prescrivere genericie poco “disponibili”. Visto il loro pesocrescente tra i ranghi dei medici, perla società di consulenza costituiscono“un bersaglio da curare in modo par-ticolare”3.Il rischio dunque è dietro l’angolo. Di-versi studi, realizzati negli ultimi anni

nei paesi anglosassoni, hanno dimostra-to infatti come pranzi offerti, congressi“tutto compreso” e altri omaggi daparte delle case farmaceutiche modifi-chino la prassi dei medici in materia diprescrizione. E spesso, senza che questise ne rendano conto: anche in Svizzera“(...) la maggior parte di loro [i medici,ndr] nega di essere influenzabile. Ilbenessere dei pazienti sarebbe, a lorodire, talmente prioritario da sentirsi alriparo da qualsiasi cattiva influenza”,hanno scritto recentemente sul Bollettinodei medici svizzeri un ex primario e ungeneralista4. Rolando Bardelli, invece,ammette: le lusinghe dell’industria fan-no sì che un farmaco “tenda a «restare»nella penna del medico” al momento discrivere una ricetta.

Note1 Vedi “Medici e industria, tra collaborazione edipendenza”, Ticinosette, n. 39, 18.9.20092 Vedi “Farmaci, i circoli virtuosi”, Ticinosette, n.37, 4.9.20093 “Médecins-labos: bien cerner les relations”, Phar-maceutiques, 156, aprile 2008, pp. 68-694 Urs Strebel e Alain Michaud, “Même chez lesmédecins, la publicité est efficace”, Bulletin desmédecins suisses, 90 (38), 2009, p. 1491, www.saez.ch

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Innovazione: una delle parolechiave del nostro tempo. Sulpianeta Terra si corre semprepiù velocemente e gli scambiideologici, materiali e umanipare non si arrestino mai. Sidirebbe che tutto è possibile ela frenesia della vita richiedesoluzioni sempre nuove, in-dispensabili per nuotare “tra-sversalmente”, intersecare lediscipline, le persone, le idee.Ma quello che spesso mancaè un metodo per sfruttareal meglio questa immensa“vasca” dove si trova di tuttoe di più. Proprio per questoesistono dei luoghi che han-no fondato il proprio businesssu di unmetodo per catturaredall’immensa pozza d’acquaglobale le specie “giuste” etrovare il modo di combinar-le per produrre innovazioniefficaci.Uno di questi luoghi si trovaa Bienne dove, oltre alle notemarche di orologi, vengonoconfezionate e vendute idee.Nel 1990 Patrick Mettler edue partner decidono di crea-re la Idea Factory (Fabbrica diIdee): un ponte tra giovanimenti piene di ispirazione edecision-maker alla ricerca dinuove e incisive soluzioni.Fino a oggi la Idea Factory nonha mai smesso di produrree innovare. Nel loro factorystore hanno fatto shopping,tra i tanti, UBS e FFS, maanche Greenpeace e Amne-sty International. MatthiasBergmann di Volkswagen rac-conta che “la cooperazionecon BrainStore è stata crea-

tiva quanto la scrittura diuna nuova canzone, e precisaquanto un orologio svizzero”.Quando un cliente si rivolgeal BrainStore, un team etero-geneo di “creatori di idee” sioccupa di reclutare “cervelli”ad hoc per la missione. Inbase alle richieste si formaogni volta un gruppo fattoda “cervelli” adatti al tema dasviluppare, che interagirannocon i professionisti manda-tari dell’idea. Questo pool dimenti può includere bambini,adolescenti così come pensio-nati, donne in carriera ecc.Basti dire che proprio i bam-bini sono considerati preziosiperché esprimono creativitàallo stato puro. Ogni progettoha anche nuove persone chesi occupano, per esempio, dicatering, fotografia, logistica.Il costante mutamento at-traverso inedite interazioniproduce novità. E una buo-na pista da seguire è dataspesso da ciò che va “controcorrente”: se un particolare

punto di vista è odiato dagran parte del gruppo, questosignifica che si sta toccandouna tematica interessante. Lacontroversia, infatti, permet-te di ampliare la tematica,di snocciolare la polemica e

giungere a soluzioni inconsuete e originali.Se solitamente nel concepire un prodottosi cercano consenso e logicità, a Bienne sitrova più spesso la soluzione nell’insolito,nell’illogico e nell’apparentemente assurdo.Perché, proprio come diceva lo studio-so e docente americano John Naisbitt, “ifuturologi sbagliano perché pensano chel’innovazione proceda in linea retta. Non ècosì. Oscilla, rimbalza, sbanda e traballa…”.In questo modo, presso Idea Factory si cerca,con puntiglioso rigore, l’oscillazione trabal-lante e folle.Mai fermi, plastici, capaci di evolvere e tro-vare una soluzione ai mutamenti: in questasocietà che fluisce velocemente in ognidirezione, dovremmo cercare di divenirenoi stessi delle “fabbriche di idee”. Comesosteneva Umberto Eco “l’accelerazionedei processi innovativi metterà sempre piùsul lastrico intere categorie (...) Il problemaè quindi di prevedere formazioni profes-sionali tali da consentire rapidi riciclaggi”

(dalla “Bustina di Mi-nerva” apparsa sul n.32/2003 de “l’Espres-so”). La positività ola negatività di questifenomeni sono relativeall’utilizzo che se nefa. Nella drammaticacrisi finanziaria/econo-

mica che ancora non ha smesso di colpire ilmondo intero, speriamo che esempi comela Fabbrica di Idee di Bienne possa essere distimolo per lo sviluppo di soluzioni sociali-ambientali-economiche costruttive e in gra-do di soppiantare modalità mirate al solitomero consumismo.

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Se “la vera scoperta non consiste nel trovarenuovi territori, ma nel vederli con nuovi oc-chi” (parole di Marcel Proust), il ruolo dellaIdea Factory è di creare le condizioni nellequali è possibile affrontare un problema conuno sguardo totalmente nuovo

Idea Machine process. Schematizzazione del processo industriale seguito dallaIdea Factory di Bienne (illustrazione tratta da www.brainstore.com)

www.twitter.com/ideamachineIscrivetevi all’account Twitter dell’Idea factory persgranocchiare in tempo reale novità dal mondo ag-giunte dai vari utenti. E trovare spunti interessanti perrivoluzionare la propria esistenza.

Internetwww.brainstore.comPiattaforma web (tedesco/inglese) dalla quale è anchepossibile decidere se commissionare loro la produzionedi un’idea o partecipare direttamente a una “missione”andando alla voce “Jobs”.

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Il nome scientifico è Camel-lia sinensis e le sue origini,come il nome stesso suggeri-sce, sono da individuare nellearee della Cina meridionalecontrassegnate da un climatropicale o subtropicale. Lapianta, a dispetto di quelloche normalmente si pensa,è un arbusto che, se lascia-to crescere liberamente, puòraggiungere anche notevolialtezze (si eleva fino a 15metri). La risorsa principaleè rappresentata dalle foglie,di colore verde brillante, eda cui, a seconda della lavo-razione, si ottengono i tretipi basilari di tè: il tè nerofermentato, il tè semifermen-tato (il cosiddetto oolong) e ilté verde non fermentato. Inquest’ultimo caso, il procedi-mento di produzione, attuatoattraverso una serie di passag-gi in speciali forni ventilati,consente alle foglie di mante-nere le sostanze fondamentalinonché il caratteristico coloreverde e il sapore amarognolo.Quest’ultimo aspetto lo rendemeno popolare in Occidente

rispetto ad altre qualità ditè ma d’altra parte il “pote-re” di questo vero e proprioguardiano della salute risiedeproprio in quel tratto amarodovuto all’eccezionale con-centrazione di sostanze utiliall’organismo in esso presenti.Aminoacidi, tannini, flavono-li (miricetina, kaempferolo),e polifenoli (catechine) sonoi principali componenti. Gliultimi in particolare, la cuipresenza risulta maggiorenelle foglie raccolte durantel’estate, possiedono elevateproprietà antiossidanti. A par-

tire dal 1956, con gli studi diDenham Harman, la ricercascientifica ha dimostrato lanotevole responsabilità deiradicali liberi nel danneg-giamento dei tessuti e dellecellule dell’organismo, in

particolare in relazione alle patologie tu-morali e cardiovascolari ma anche amalattiedegenerative come il morbo di Alzheimer equello di Parkinson. L’azione dei polifenolia riguardo è davvero importante: in quantoantiossidanti, essi contrastano l’azione deiradicali liberi inattivandoli. Questi ultimi,risultato di cause di origine diversa (fumo,stress, carenze dietetiche, radiazioni solari,abuso di alcol ecc), sono molecole instabiliprive di un elettrone e alla costante ricer-ca di molecole a cui “rubare” l’elettronemancante. Questo meccanismo provoca acascata una serie di danni che è indispensa-bile fronteggiare con una dieta e uno stiledi vita adeguati ma anche con l’assunzionedi sostanze in grado di proteggere le celluledalla loro azione. I dati epidemiologici con-fermano il ruolo del tè verde: in Giapponecome in Cina, aree in cui il consumo diquesta bevanda è massiccio, l’incidenza deitumori è decisamente più bassa che in Occi-dente. La ragione è dovuta alla capacità dellecatechine di inibire l’accrescimento dellecellule tumorali agendo sul tessuto e sullefunzioni della membrana cellulare. Discorsoanalogo vale per le malattie cardiovascolariin cui i polifenoli contenuti nel té verde con-tribuiscono a ridurre il danneggiamento e ildeposito di placche ateriosclerotiche nei vasiarteriosi oltre a inibire l’attività enzimaticadella trombina, coagente nella formazionedei coaguli. Ma non è tutto: i polifenoliesercitano marcate attività antinfiamma-torie anche a livello muscolare, articolare e

delle cartilagini oltre aessere al centro di studinelle ricerche di farma-ci per il contrasto deimorbi di Alzheimer eParkinson. Per conclu-dere, una avvertenzaimportante : il tè verde

deve essere preparato tramite infusionedelle foglie in acqua la cui temperatura, at-tenzione, non deve superare gli 80 °C. Unatemperatura superiore comprometterebbe iprincipi attivi in esso contenuti vanifican-do anche il senso di quanto finora scritto.Buona salute!

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Vitae

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Conservo inme un ricor-do indelebile: avevo 4

o 5 anni. In un caldissimopomeriggio approfittai del fat-to di trovarmi solo in casa perandare a sbirciare fra le cosedi mia madre, aprii un casset-to e presi un rossetto. Nellastanza c’era anche un grandearmadio con varie ante: apriiquella con lo specchio e un’al-tra dove c’era solo il legno.Iniziai così a osservare il mioriflesso e a disegnare, dandovita al primo autoritratto. Piùtardi capii di aver combinatoun disastro, quindi temet-ti l’ira dei genitori. Lì per lìmio padre non reagì. Il gior-no dopo mi portò un bloccoe una scatola di matite Carand’Ache che vedevo per la pri-ma volta. Penso che quandomorirò, una delle poche coseche mi porterò nell’al di là èquesto ricordo.Erano anni duri. Mio padreper motivi politici era statoincarcerato per un paio d’an-ni; poi fu graziato ma conl’ordine di ritornare a inse-gnare in un’altra città. Così lamia famiglia si trasferì a KutCity dove frequentai la scuolamedia, poi mi trasferii a Bagh-dad. Mio padre ha avuto unruolo fondamentale nella miaformazione artistica: quan-do frequentavo le medie siaccorse della mia vocazionee, terminato questo ciclo distudi, mi aiutò a iscrivermiall’Istituto d’Arte di Baghdad,che frequentai per cinque an-ni. F uun periodo formidabi-le, perché a Baghdad allorac’era un fermento culturalestraordinario. In Iraq a queitempi le categorie professio-nali erano divise in club. Inquello degli artisti si aveva lapossibilità d’incontrare l’arteviva incarnata nelle persone.Frequentarlo mi è servito perraffinarmi e aprire l’occhioverso obiettivi che varcano iconfini nazionali.In quegli anni a scuola si davamolto spazio al Rinascimento,quindi fu naturale la scelta diFirenze come luogo per conti-nuare gli studi. Così, nel 1977misi nello zaino un libro, unpaio di jeans, qualche ma-

glietta e pochi dollari. In cin-que anni terminai gli studi equando ottenni il diploma lamia cultura e la mia coscienzaerano totalmente cambiate:ero diventato in breve tempoun figlio di Firenze, e la miacoscienza civile si era fattapiù matura.Nel 1985 mi sposai con Giu-liana, una ragazza di Campio-ne d’Italia, e ci trasferimmoa Cernobbio, a ridosso delconfine. Avevo il passaportoiracheno e non potevo pren-dere domicilio in Svizzera, mapotevo entrarci con due vistid’ingresso temporanei; unoitaliano e l’altro svizzero. Eraun vero tormento. Nel 1989ottenni la cittadinanza ita-liana e rinunciai a quella ira-chena e nel 1991 maturaronole condizioni per stabilirmiin Ticino. In quegli anni ditransito non si era possibileviaggiare, in quanto i gover-ni occidentali ci mettevanoun attimo a firmare contrat-ti d’affari miliardari con ladittatura, ma per concedereun visto turistico ci volevanomesi, se non anni. Autenticaipocrisia...Fra i tanti “eventi” che sono

stati organizzati per le mieopere, due hanno avuto unparticolare significato. Nel1993 un amico curatore diBaghdad, organizzò una miamostra al Museo Nazionaled’Arte Moderna. Portai conme alcune grandi tele. Torna-vo dopo tredici anni, e trovaila città trasformata radical-mente. Strane architetture,un misto ibrido tra Oriente eOccidente. La città era colpitadalle visibilissime conseguen-ze della lunga guerra conl’Iran e dell’embargo econo-mico. Mi feci accompagnareda un taxi che mi portò da-vanti a un enorme edificiodove su un’insegna era scritto“Saddam Art Center”. Dissi alui che quello non era il miomuseo. Alla fine mi fece scen-dere davanti a quello vero:era diventato un magazzino.Mi si strinse il cuore. Questomuseo era stato progettato daLe Corbusier nel 1960 e dona-to all’Iraq dalla Fondazione

Gulbenkian di Lisbona. Una dittatura hadavvero strani meccanismi, altrimenti comesi spiega il fatto che con tutti i problemi chec’erano, il governo se la prendesse con unamodesta istituzione? Cambiai immediata-mente progetto: convinsi il curatore e contanti artisti e amici realizzai una performancein un caffè che conoscevo a ridosso del Tigri,tagliando a piccoli pezzi le tele e donandoleai presenti.La seconda mostra è legata alla Biennale diVenezia. Quando gli Stati Uniti decisero diviolare il diritto internazionale, invadendol’Iraq, scoprii inaspettatamente una certaidentità di iracheno e mi proposi di far qual-cosa, ma non sapevo cosa. Ci pensai a lungoe alla fine arrivò l’idea; l’Iraq non ha maiavuto un Padiglione a Venezia. Così andaiall’inaugurazione con una t-shirt di colorgiallo dove c’era scritto I’m Iraq Pavilion e iostesso divenni quel Pavilion. L’iniziativa ebbesuccesso e i media internazionali la conside-rarono una performance “intelligente”.Sono una persona libera, che cerca l’essenzadella vita attraverso l’arte. Mi rendo contoche la nostra società è arrivata a una collusio-ne insanabile con il superfluo, così che dopola separazione da mia moglie nel 2004, hoavuto una sorta d’illuminazione spirituale:non più moglie, quindi non più casa, nonpiù beni materiali. Questa è stata la svoltastorica della mia vita chemi ha portato a unagrande pace interiore. Il mio obiettivo è rag-giungere la quintessenza della vita nelle suevarie manifestazioni. Una ricerca totale.

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Nato a Bassora, in Iraq, nel 1954, hastudiato Belle Arti a Baghdad e a Firen-ze. Alla ricerca dell’essenza dell’arte edella vita, si pone in conflitto con unmondo che ha fatto dell’effimero la suabandiera

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La CentraleMassiccia e inquietante, la principale stazione di Milano racchiude un universo frenetico, in costante mo-vimento. Un mondo di arrivi e di partenze che contrasta con la staticità dell'edificio e con gli spazi eccessi-vamente dilatati che lo costituiscono. Concepita nella prima metà del Novecento, ha ormai accettato il suo

ruolo di centro funzionale al servizio della città e del territorio

di Roberto Rovedafotografie di Reza Khatir

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Il grande architetto america-no Frank Lloyd Wright, inuno slancio di euforia, l’hadefinita “la più bella stazio-ne ferroviaria del mondo”,ma forse i milanesi concor-

dano più facilmente con il giudiziocontenuto nella guida del TouringClub Italiano dedicata a Milano: unincongruo involucro di pietra. Su unacosa tutti convengono: la StazioneCentrale di Milano è un “mostro”architettonico, allo stesso tempo pro-digioso e sorprendente, inquietantee… superfluo.Probabilmente il risultato non pote-va che essere questo per un edificioprogettato nel 1912, ma la cui costru-zione fu avviata solo 15 anni più tardiarricchendo – ma anche deturpando– il progetto originario con un appa-rato scultoreo e decorativo espressionemanifesta del regime fascista all’epocaal potere in Italia. Più che una stazio-ne ferroviaria ne scaturì un edificiomonumentale, all’interno del qualegli spazi risultavano enormementedilatati, così come le altezze dei piani.Fiorirono i rilievi alle pareti, i gruppistatuari e i medaglioni decorativi, iltutto a scapito di un uso funzionale erazionale della strutturaIl giorno dell’inaugurazione, il 30giugno 1931, la stazione era ormai unmiscuglio di stili architettonici, dalLiberty al tardo Eclettismo, passan-do per l’Art Decò. I grandi ambientiinterni della stazione, le gallerie, laimponente sala della biglietteria cen-trale, gli atri richiamano le grandiarchitetture dell’antichità. Qualcuno,scherzosamente, ma in fondo senzatroppo esagerare, ha parlato di stile“assiro-milanese”…

Un universo in movimentoQuesto “incongruo involucro di pie-tra” – semplicemente “la Centrale”nel gergo meneghino – potrebbe es-sere anche un luogo dove trascorrereil tempo a osservare medaglioni efontane con mascheroni, fregi e statuedi pegasi alati e chimere. Potrebbe...se non che l’universo che si muove alsuo interno solitamente ha i minuti

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nella pagina precedente: le grandi tettoie metalliche che coprono la “Galleria delle carrozze”sotto: l’atrio delle scale che portano alla “Galleria di testa”, da cui si accede ai binari

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contati, tra un treno in partenza e un metrò in arrivo, e sitrova a combattere tutti i giorni con l’incoerenza degli spaziimmensi e privi di logica, con scaloni mozzafiato per chidecide di rinunciare alle scale mobili.Per capire cos’è veramente la Centrale di Milano è sufficienteattraversarla all’ora di punta di un giorno lavorativo oppuredurante le partenze di un classico agosto vacanziero italiano.La staticità dell’edificio stride completamente con l’entropiache lo anima, con l’universo in movimento nei suoi andronie nei suoi mille pertugi. Folle di persone si muovono disor-dinatamente in tutte le direzioni, cercando con lo sguardola via giusta e il binario corretto, mentre il frastuono coprela voce dell’altoparlante che annuncia arrivi e partenze. Lacosa che più assomiglia alla stazione di Milano è un formicaiosubito dopo che qualcuno vi ha posato sopra un piede: tutte

le formiche entrano in frenetico e disordinato movimento.Incongruo, per l’appunto.

I numeri e la notteSicuramente non è semplice gestire con razionalità i grandi nu-meri della stazione principale di Milano: ogni giorno 320 milapersone salgono e scendono dagli oltre 500 treni in arrivo e inpartenza a tutte le ore sui 24 binari. Basta fare un rapido calcoloper capire che in un anno dalla Centrale transitano circa 12milioni di passeggeri: la popolazione di una megalopoli.E della megalopoli la Stazione Centrale trasmette la sensazionedi alienazione e di inquietudine. I milanesi la guardano semprecon un pizzico di sospetto e puntano magari sulle stazionisecondarie della città lombarda, più funzionali e, soprattutto,più a misura d’uomo...

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Eppure tanta umanità abita la Centrale, per dovere oppureper necessità. Vi sono le molte persone che vi lavorano, maanche tanta gente che di questa grande stazione ha fattola propria dimora, il proprio mondo. Si tratta di clochard, oper dirla all’italiana “barboni”, e di extracomunitari appenagiunti a Milano e privi di appoggi. Quando la notte avanza ela stazione comincia lentamente a svuotarsi rimangono solo

le pattuglie di polizia a fare i “giri di ronda”, mentre le grandipanche di pietra e gli angoli più riparati, tra colonne e fregidiventano le camere da letto di chi non ha altri luoghi pervivere. L’incongruo involucro di pietra trova allora una suapiccola e limitata coerenza come rifugio per i disperati cheogni grande città contemporanea ospita e produce. Poi, dopopoche ore, il vortice riprende, incessantemente… "

nella pagina di sinistra:la facciata della stazione,

lunga ben 207 metri

accanto:una fontana con mascherone

all’esterno della stazione;fregi e medaglioni all’interno

dell'imponente edificio

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Page 16: Ticino7

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qualche crema – magari anti-rughe – concedersi un massaggiorilassante, liberarsi di un arco sopraccigliare troppo importante,entrare in un centro estetico per la pulizia del viso senza sentirsifuori luogo. Grandi distribuzioni, profumerie, erboristerie e far-macie mettono a disposizione dei nuovi consumatori prodottidi vario genere che vengono scelti con l’entusiasmo e l’impegnotipico di ogni neofita“Gli uomini hanno idee molto chiare rispetto a ciò che voglio-no ottenere e sono mediamente bene informati” riferisce il dr.Luca Torti, responsabile formazione dell’Istituto Ganassini diMilano che produce e commercializza noti prodotti dermo-cosmetici distribuiti in farmacia. “Non si accontentano piùdel solito dopobarba idratante ma chiedono scrub e cremead effetto liftante, energizzante o antirughe. Per il corpo scel-gono prodotti snellenti addome e fianchi, e anche se la loropercentuale è ancora minima rispetto alle donne, il consumoè decisamente in aumento”.Sieri acquosi, texture leggere e facilmente assorbibili sono lerichieste più comuni, senza disdegnare il contorno occhi. Que-sto perché la pelle maschile è più grassa e dura rispetto a quellafemminile, almeno mezzo millimetro più spessa e in grado diprodurre una quantità maggiore di collagene.“Il target dei nuovi clienti, almeno per quanto riguarda la far-macia che rappresenta uno dei trend più dinamici, ” continuaTorti “ varia dai 25 ai 40 anni ed è costituito prevalentementeda uomini professionalmente impegnati: manager, universita-ri, liberi professionisti, imprenditori. Una sensibilità, la loro,che ha due richieste fondamentali: una profumazione decisae maschile anche per quanto riguarda i prodotti puramentecosmetici, e la scritta che li identifichi come for men”.Bisogno di rassicurazione? Forse. O forse solo il desiderio di

testimoniare che i tempi bui in cui ci si sentiva in colpa peraver usato il contenuto di quell’invitante barattolino tutto alfemminile in mostra sulla mensola del bagno, sono decisa-mente tramontati. Oggi, sulla stessa mensola, la crema di luiè una presenza rassicurante e sincera, che riabilita la vanitàmaschile, liberata ormai da ogni imbarazzo. Ma di non solocreme è costituito il benessere maschile, che essendo vigorefisico e prosperità di salute, ha bisogno soprattutto di esercizio,sia fisico sia mentale.Alle palestre tradizionali sempre più attrezzate, si affiancanoquelle dove viene praticata la boxe, ritornata in auge anchegrazie alle arti marziali più diffuse come Ju Jitsu, Kick Boxinge Thai Box. Aumentano gli appassionati delle due ruote e ri-trovarsi fra amici, dopo il lavoro, con scarpe ultratecniche perlunghe corse o camminate è divenuta una consuetudine permolti. Ma il settore che registra un incremento maggiore nellafrequentazione maschile è quello delle SPA e delle Day SPA.“Da uno studio che abbiamo commissionato all’UniversitàBocconi di Milano” testimonia, infatti, il dr. Gian Andrea Po-sitano, Direttore del centro studi Unipro (Associazione Italianadelle Aziende Cosmetiche) “il numero di uomini e donne chefruisce di questi luoghi e dei loro servizi è ormai quasi in parità”.Trattamenti viso e corpo, massaggi, percorsi personalizzati, ri-tuali rilassanti e rigeneranti: nei templi del benessere dove ognimovimento è lento e si parla solo bisbigliando, gli uomini siriappropriano dell’antica cultura termale. E si divertono.L’unico pericolo di questo recente fenomeno, se di pericolosi può parlare, è che un’eccessiva considerazione del propriocorpo e della sua conseguente cura possa alimentare insicurezzespecialmente fra i giovanissimi, più facilmente condizionabilida una comunicazione che predilige la superficialità e modellidi riferimento spesso inconsistenti. Ma, a mio avviso, questa èmateria assolutamente unisex, che riguarda più la sfera psico-logica e familiare, che non quella del costume ■

STANDO ALL’INCREMENTO DI VENDITA DEI PRODOTTI COSMETICI RIVOLTI AL PUBBLICOMASCHILE REGISTRATO NEGLI ULTIMI DIECI ANNI IN EUROPA, VERREBBE DA PENSARE

CHE IL SESSO FORTE SIA DIVENUTO VIA VIA PIÙ FRIVOLO E VANITOSO…

| p. 40 Tendenze | di Patrizia Mezzanzanica |

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ariete

Fine mese caratterizzato dai transitidi Marte e di Saturno. Possibile cam-biamento dei partners lavorativi. Vitaconiugale al setaccio. A fine mese inati nella prima decade si ritroveran-no a fare delle scelte importanti.

bilancia

Il 30 ottobre Saturno fa il suo rientrodopo 29 anni nel segno della Bilan-cia. Nuova fase della vostra vita in cuidovranno essere stabiliti nuovi obiet-tivi. L’aspetto interesserà soprattuttoi nati nella prima decade.

vergine

A partire dal 30 ottobre, il vostrocammino tra gli uomini viene alleg-gerito dalla fuoriuscita di Saturno dalvostro segno. Dovrete e potrete im-pegnarvi a dare maggiore strutturaalle vostre risorse economiche.

pesci

Finalmente, a partire dal giorno 30,la smetterete di avere Saturno inopposizione (ve lo sbobbate da circa2 e mezzo). Grazie a questa uscitapotrete iniziare a godervela un po’.Competizioni sul lavoro.

toro

Periodo caratterizzato dall'ingresso diSaturno nella vostra sesta casa solare.Per la vita lavorativa inizia un periododi verifiche e collaudi. Le scelte pro-fessionali dovranno essere in armoniacon la vostra reale essenza.

scorpione

Momento di grande azione infiam-mato dal transito di Marte nel segnodel Leone. Particolarmente vivacizza-to il settore degli studi umoristici edella ricerca metafisica. Incontri conpersone straniere.

gemelli

A fine mese Saturno inizierà a staredalla vostra parte. La vita sentimen-tale, durante questi anni, potrà esseresegnata da scelte a lungo termine.Verranno privilegiati i rapporti di cop-pia con prospettiva di vita a due.

sagittario

State uscendo da una settimanastressante sia in famiglia sia sul lavo-ro. Cercate un po’ di “tranquillità”in voi stessi e le occasioni giuste perricaricarvi in modo positivo. Noncedete troppo al cibo.

cancro

I vostri valori familiari e così i rap-porti con i vostri parenti stanno percambiare bruscamente. Realizzereteche non ha senso portare avantirelazioni basate esclusivamente suaspetti formali.

capricorno

A fine ottobre, Saturno, vostro gover-natore, farà il suo ingresso nel segnodella Bilancia. Questo passaggio, perun lungo tempo, metterà a verificatutte le vostre scelte professionali e lafondatezza dei vostri obiettivi.

leone

Ormai non ce la fate proprio più astare in mezzo alla gente da spettato-ri. Volete un ruolo attivo e affermarele vostre idee. Prima di agire cercatedi individuare, focalizzandoli primaintimamente, i vostri obiettivi.

acquario

Fine mese segnato dai transiti di Mar-te e Saturno nella vostra nona casasolare. Anche se scalpitate i vostrireali interessi iniziano a stabilizzarsi.Ormai comprendete quali sono leregole del gioco.

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illu

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drianoCrivelli

»

Lasoluzion

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bblicatasuln

umero46 Orizzontali 1. Documento di

riconoscimento • 10. Temono iltrac • 11. Le iniz. di Rascel • 12.Abbonda sulle labbra dello stol-to • 13. Il nome della Zoppelli• 14. Arbusto • 17. La sommadegli anni • 18. L’antica Thai-landia • 20. Fa coppia con lui •21. Globale, complessivo • 23.Fiume dell’America Meridionale• 24. Villa centrale • 26. Ditton-go in Coira • 27. Il Campeador• 29. Ha costruito l’Arca • 30. Visono quelle eterni • 32. La finedella Turandot • 33. Brasiliano •35. Soldi • 37. Rosario nel cuore• 38. Giaggiolo • 39. I numi delfocolare • 40. Il Nichel del chi-mico • 41. La nota Turner • 43.Est-Ovest • 44. Regali • 46. Ilparadiso perduto • 48. Contriti• 50. Elevati • 51. Quadernettod’appunti.

Verticali 1. Cavia • 2. Segnozodiacale • 3. Bombardamenti...di pietre • 4. Alt! • 5. I confinidi Arogno • 6. Carcerati • 7. Vo-cali in boschi • 8. Complessinocanoro • 9. Adesso • 13. Fan-gosa, melmosa • 15. Bruciarsi

• 16. Parte di perimetro • 19.Sud-Est • 22. Nanni, regista •25. Il figlio di Ludovico il Pio •28. Quaderno intimo • 31. Seiromani • 33. Disordinati, vorti-cosi • 34. Mancante, sprovvisto• 36. Nord-Est • 39. Sottraeillegalmente • 42. Gas luminoso• 45. Il nome di King Cole • 47.Pari in pesante • 49. La fine diAramis.

Soluzione n. 42»

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S C I M I T A R R A

I R T A O M O V

N A I R O B I B O

C T I M I B A R

R E T T A N G O L I

O R A G O R A I O

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I E S I O D O D

Z F I O N I G E

Z A R I N T R A

A N N O R A R A

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