terra - quotidiano - 26/02/2011

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© ANSA Tripoli, battaglia finale Gheddafi perde l’appoggio di polizia, esercito, ambasciatori e ministri, mentre Onu e Unione europea congelano i suoi beni e fanno scattare l’embargo delle armi. Ora i libici temono un intervento militare occidentale Il governo spegne il sole Nel decreto sulle rinnovabili si prepara la condanna a morte dell’industria del fotovoltaico. Imprenditori e associazioni accusano: «Un favore al nucleare» Libia Scontri a fuoco nella capitale. Il Colonnello esce dal bunker e va in piazza: «Combatteremo e uccideremo chi protesta» Dabbous a pagina 3 Anno VI - n. 48 - sabato 26 febbraio 2011 - E 1,50 Libera Giustizia sotto attacco. La replica dei magistrati ai blitz del Pdl Nello Speciale Segue a pagina 4 Quarantesima e quarantunesi- ma fiducia! Malgrado il vergogno- so mercato per rafforzare un pre- cario centrodestra, il governo è ri- corso di nuovo alla tagliola del voto per appello nominale per im- porre ieri alla Camera e oggi al Se- nato l’approvazione del “mille pro- roghe” su cui si erano appuntate severe critiche del capo dello Sta- to. La cosiddetta maggioranza s’è fermata a 309 voti (assenti 11 de- putati berlusconiani) ed è anco- ra scesa a 300 tondi in sede di vo- to della conversione in legge del decreto. Ciò che non ha impedi- to a Berlusconi di gioire scompo- stamente in Transatlantico con le sue deputate: «Martedì tutte da me per un bunga bunga!» Giorgio Frasca Polara Segue a pagina 3 Segue a pagina 2 Berlusconi fiero: «Ora festeggiamo col bunga bunga» obiettivo è tenere i migranti lontani dalle no- stre coste, meglio quando ancora navigano in acque internazionali. Nei giorni infuoca- ti della presunta “invasione” di persone in fuga dal Nord Africa, sulla costa siracusana si stanno perfe- zionando i test preliminari per una nuova arma che dovrebbe potenziare il controllo delle nostre fron- tiere. Si tratta di una strumentazione radar all’avan- guardia di fabbricazione israeliana, capace di emet- tere microonde in grado di individuare imbarcazio- ni alla distanza di 60 chilometri. Posizionato su una torre alta 36 metri con una base larga altri 8 per la- to, il potente radar è stato già ribattezzato dai si- racusani «il mostro». Di queste apparecchiature militari nel Sud Italia ce ne sarebbero almeno al- tre quattro, tutte vicine o all’interno di zone di in- teresse paesaggistico o aree protette. La Guardia di Finanza finora ha mantenuto il riserbo sulla lo- calizzazione degli impianti ma secondo il giorna- lista Antonio Mazzeo, già autore per Edizioni Ale- gre del libro “I Padrini del ponte”, altri due radar sarebbero situati in provincia di Lecce e sull’isola di Sant’Antioco in Sardegna. In Sicilia il radar militare che punta sui migranti L’ Il caso Dina Galano 9 7 7 2 0 3 6 4 4 3 0 0 7 1 0 2 2 6 Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma Elettrosmog Infanzia Dalle città Milleproroghe 2 I giudici della Cassazione confermano la condanna nei confronti dell’emittente della Santa sede. E ora scattano i risarcimenti 7 L’Unicef ha presentato a Roma il Rapporto sulla condizione dell’infanzia nel mondo: meglio per i bambini, ma è emergenza adolescenti 8-9 Milano: ecco come la mafia si infiltra nel ciclo dei rifiuti Napoli: mare campano, scoppia lo scandalo della depurazione fantasma La trasmissione di Iacona Presa diretta ha mostrato lo stato inde- cente delle carceri, il non rispetto delle norme previste dall’Ordina- mento penitenziario e dal Regola- mento di attuazione, la violazione dei principi della Costituzione sul senso della pena. Purtroppo non solo non scatta l’indignazione, ma addirittura un silenzio atroce co- pre la tragedia che si perpetua in una Istituzione totale e separata. La rimozione da parte del ceto po- litico e della cosiddetta società ci- vile non è catalogabile sotto il se- gno della distrazione ma si rivela come responsabilità colpevole del fiume di sangue che scorre per le migliaia di atti di autolesionismo, le troppe morti “naturali” e il nu- mero abnorme di suicidi, il seque- stro di ventimila tossicodipenden- ti e stranieri che non dovrebbero stare in carcere. Ora si sta consu- mando l’ennesima beffa, cioè il fal- limento della legge sulla detenzio- ne domiciliare per chi deve scon- tare una pena inferiore ai 12 me- si. A Sollicciano, carcere di Firenze con quasi mille detenuti, ne han- no usufruito in dieci. Segue a pagina 2 Franco Corleone Garante dei detenuti di Firenze e coordinatore nazionale dei garanti Un deserto chiamato carcere Giustizia Diego Carmignani Le campagne pro-nucleare e anti- rinnovabili che da qualche tempo imperversano, in maniera sempre meno sottile e sempre più eclatan- te su ogni tipo di media, non la- sciano dubbi sulla precisa direzio- ne in cui stanno andando le politi- che energetiche del Governo. Scel- te che si manifestano ancora più brutalmente nel decreto Rinno- vabili che recepisce la direttiva co- munitaria sulle fonti pulite e che, secondo ultime indiscrezioni, è destinato a rivelarsi come il colpo di grazia a un settore centrale per l’approvvigionamento: il fotovol- taico. La mazzata tra capo e collo sugli incentivi, che con tutta pro- babilità arriverà sul tavolo del pre- Consiglio dei ministri il prossimo primo marzo, prevede una serie di inattese novità. Ad esempio, il co- efficiente a 0,70 per la formula del prezzo di ritiro dei Certificati ver- di dal Gestore dei servizi energeti- ci per gli impianti esistenti, le aste a partire dai 5 Mw per quelli nuovi e l’assegnazione degli appalti con aste al ribasso che riducono la tu- tela contro il malaffare.

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Page 1: TERRA - quotidiano - 26/02/2011

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nsa

Tripoli, battaglia finaleGheddafi perde l’appoggio di polizia, esercito, ambasciatori e ministri, mentre Onu e Unione europea congelano i suoi beni e fanno scattare l’embargo delle armi. Ora i libici temono un intervento militare occidentale

Il governo spegne il sole

Nel decreto sulle rinnovabili si preparala condanna a morte

dell’industriadel fotovoltaico.

Imprenditorie associazioni accusano: «Un favore al nucleare»

Libia Scontri a fuoco nella capitale. Il Colonnello esce dal bunker e va in piazza: «Combatteremo e uccideremo chi protesta»

Dabbous a pagina 3

Anno VI - n. 48 - sabato 26 febbraio 2011 - E 1,50

LiberaGiustizia sotto attacco. La replicadei magistrati ai blitz del Pdl

Nello Speciale

segue a pagina 4

Quarantesima e quarantunesi-ma fiducia! Malgrado il vergogno-so mercato per rafforzare un pre-cario centrodestra, il governo è ri-corso di nuovo alla tagliola del voto per appello nominale per im-porre ieri alla Camera e oggi al se-nato l’approvazione del “mille pro-roghe” su cui si erano appuntate severe critiche del capo dello sta-to. La cosiddetta maggioranza s’è fermata a 309 voti (assenti 11 de-putati berlusconiani) ed è anco-ra scesa a 300 tondi in sede di vo-to della conversione in legge del decreto. Ciò che non ha impedi-to a Berlusconi di gioire scompo-stamente in Transatlantico con le sue deputate: «Martedì tutte da me per un bunga bunga!»

Giorgio Frasca Polara

segue a pagina 3 segue a pagina 2

Berlusconi fiero: «Ora festeggiamo col bunga bunga»

obiettivo è tenere i migranti lontani dalle no-stre coste, meglio quando ancora navigano in acque internazionali. nei giorni infuoca-

ti della presunta “invasione” di persone in fuga dal nord africa, sulla costa siracusana si stanno perfe-zionando i test preliminari per una nuova arma che dovrebbe potenziare il controllo delle nostre fron-tiere. si tratta di una strumentazione radar all’avan-guardia di fabbricazione israeliana, capace di emet-tere microonde in grado di individuare imbarcazio-ni alla distanza di 60 chilometri. Posizionato su una torre alta 36 metri con una base larga altri 8 per la-

to, il potente radar è stato già ribattezzato dai si-racusani «il mostro». Di queste apparecchiature militari nel sud Italia ce ne sarebbero almeno al-tre quattro, tutte vicine o all’interno di zone di in-teresse paesaggistico o aree protette. La Guardia di Finanza finora ha mantenuto il riserbo sulla lo-calizzazione degli impianti ma secondo il giorna-lista antonio Mazzeo, già autore per Edizioni Ale-gre del libro “I Padrini del ponte”, altri due radar sarebbero situati in provincia di Lecce e sull’isola di sant’antioco in sardegna.

In Sicilia il radar militareche punta sui migranti

L’Il casoDina Galano

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Elettrosmog Infanzia Dalle città Milleproroghe2I giudici della Cassazione confermano la condanna nei confronti dell’emittente della santa sede. E orascattano i risarcimenti

7L’Unicef ha presentato a Roma il Rapporto sulla condizione dell’infanzia nel mondo: meglio per i bambini, ma è emergenza adolescenti

8-9Milano: ecco come la mafia si infiltra nel ciclo dei rifiutinapoli: mare campano, scoppia lo scandalo della depurazione fantasma

La trasmissione di Iacona Presa diretta ha mostrato lo stato inde-cente delle carceri, il non rispetto delle norme previste dall’Ordina-mento penitenziario e dal Regola-mento di attuazione, la violazione dei principi della Costituzione sul senso della pena. Purtroppo non solo non scatta l’indignazione, ma addirittura un silenzio atroce co-pre la tragedia che si perpetua in una Istituzione totale e separata. La rimozione da parte del ceto po-litico e della cosiddetta società ci-vile non è catalogabile sotto il se-gno della distrazione ma si rivela come responsabilità colpevole del fiume di sangue che scorre per le migliaia di atti di autolesionismo, le troppe morti “naturali” e il nu-mero abnorme di suicidi, il seque-stro di ventimila tossicodipenden-ti e stranieri che non dovrebbero stare in carcere. Ora si sta consu-mando l’ennesima beffa, cioè il fal-limento della legge sulla detenzio-ne domiciliare per chi deve scon-tare una pena inferiore ai 12 me-si. a sollicciano, carcere di Firenze con quasi mille detenuti, ne han-no usufruito in dieci.

segue a pagina 2

Franco CorleoneGarante dei detenuti di Firenzee coordinatore nazionale dei garanti

Un deserto chiamato carcere

Giustizia

Diego Carmignani

Le campagne pro-nucleare e anti-rinnovabili che da qualche tempo imperversano, in maniera sempre meno sottile e sempre più eclatan-te su ogni tipo di media, non la-sciano dubbi sulla precisa direzio-ne in cui stanno andando le politi-che energetiche del Governo. scel-te che si manifestano ancora più brutalmente nel decreto Rinno-vabili che recepisce la direttiva co-munitaria sulle fonti pulite e che, secondo ultime indiscrezioni, è destinato a rivelarsi come il colpo di grazia a un settore centrale per l’approvvigionamento: il fotovol-taico. La mazzata tra capo e collo sugli incentivi, che con tutta pro-babilità arriverà sul tavolo del pre-Consiglio dei ministri il prossimo primo marzo, prevede una serie di inattese novità. ad esempio, il co-efficiente a 0,70 per la formula del prezzo di ritiro dei Certificati ver-di dal Gestore dei servizi energeti-ci per gli impianti esistenti, le aste a partire dai 5 Mw per quelli nuovi e l’assegnazione degli appalti con aste al ribasso che riducono la tu-tela contro il malaffare.

Page 2: TERRA - quotidiano - 26/02/2011

sabato 26 febbraio 20112

Il casora militare eretta, secondo gli abi-tanti oltre i limiti, sull’area pub-blica e la mancata comunicazio-ne dell’opera alla popolazione co-me previsto dal Piano operativo nazionale. Ieri, nella prima conferenza stam-pa indetta da quando il 13 otto-bre 2010 sono arrivati i primi fa-scicoli all’Ufficio urbanistica del Comune di Siracusa, il sindaco Roberto Visentin ha offerto ras-sicurazioni in merito al presunto danno alla salute e all’ambiente. In una telefonata a Stefania Pre-stigiacomo, ministra e concitta-dina, il sindaco ha avuto contez-za dell’impegno del dicastero a salvaguardare quell’ecosistema laddove fosse necessario. Intan-to, il radar di tanto in tanto viene acceso e spara microonde verso il Mediterraneo. La scorsa settimana la questione è stata sollevata in Assemblea re-gionale grazie a un’interrogazio-ne del deputato Pd Roberto De Benedictis che chiarisce che «il radar è stato richiesto per moti-vi di sorveglianza dei flussi a ma-re, di eventuali clandestini e traf-fici illeciti». Nonostante l’ope-ra sia sorretta dai motivi di dife-sa, aggiunge, «non è stato posto il problema dell’emissione elet-tromagnetica». L’unica evidenza riguarda la lotta all’immigrazio-ne clandestina, rapidamente tra-dotta dalla competenza del mini-stero degli Interni a quella di si-curezza nazionale.

La preoccupazione degli abi-tanti è rivolta alle eventuali con-seguenze nocive per la salute e per l’ecosistema che deriverebbe-ro dalla natura del campo elettro-magnetico generato dalla stru-mentazione, tanto più che fino ad oggi l’intero iter procedimentale è avvenuto in deroga alle vigen-ti leggi sul controllo degli apparecchi di telecomunicazione. Anche dall’Arpa re-gionale confermano che non è stato pos-sibile effettuare ri-lievi che, assicurano, partiranno non ap-pena l’antenna en-trerà in funzione, salvo il ministe-ro delle Finanze apponga il segre-to. Il radar, infatti, è installato per finalità militari, pagato in parte con i fondi europei e costruito su un’area di proprietà comunale ma data in concessione fin dal 1985 alla Guardia di Finanza. Puntato sul Mediterraneo, è posto a una distanza di circa 500 metri dal

mare dove, dal 2005 e per volontà dell’attuale ministro dell’Ambien-te Stefania Prestigiacomo, insiste l’area marina protetta del Plem-mirio. Vincenzo Incontro, che ne è direttore, conferma che «siamo stati informati soltanto dalla So-vrintendenza, perché alle richie-ste di chiarimento avanzate l’Ar-ma ha specificato che non erava-

mo tenuti a esprimere pareri di alcun genere dato che si trattava di esigenze di sicurezza naziona-le». Che l’impianto sia «paesag-gisticamente impattante e visi-bilmente evidente» a chiunque si avvicini all’area è il presuppo-sto da cui partono le osservazioni di Marcello Lo Iacono, presiden-te del Comitato di cittadini Plem-

>>Primo piano>>

Un radar potente punta sulle carrette del mareGalano dalla prima

Il caso A Siracusa, di fronte all’area marina protetta del Plammirio, lo strumento a microonde di fabbricazione israeliana è pronto a entrare in funzione per contrastare l’immigrazione per mare

myrion. «La rimozione del tra-liccio è il nostro obiettivo», spie-ga mentre elenca le tante richie-ste avanzate al sindaco, al prefet-to, alla Guardia di finanza a parti-re dai giorni a cavallo del Natale scorso, quando sono cominciati i lavori. Ora il Comitato sta prepa-rando un ricorso al Tar per conte-stare l’abusivismo di una struttu-

l “peccato” è stato commes-so: non c’è dubbio. La IV se-zione penale della Cassazio-ne ha confermato la con-

danna a Radio Vaticana. L’emit-tente della Santa sede è stata accusata di “getto pericoloso di cose” per l’emissione nociva di onde elettromagnetiche in rela-zione agli impianti a nord di Ro-ma. I giudici hanno respinto la richiesta di assoluzione obbli-gando l’emittente a risarcire gli abitanti di Cesano e delle zone limitrofe, a cui la radio che vei-cola il messaggio evangelico nel mondo ha causato non pochi problemi. A stabilire l’entità dei danni sa-rà la Corte d’Appello. «Per la terza volta la Corte di Cassa-zione si è schierata dalla parte dei cittadini – dice Fabio Rollo

Rossella Anitori

Idel comitato Bambini senza on-de di Cesano -. Le onde emesse dai ripetitori di Radio Vaticana nuociono gravemente alla sa-lute. La perizia commissionata dal gip Zaira Secchi ad Andrea Micheli, medico dell’istituto na-zionale dei tumori di Milano, le-ga indissolubilmente la morte di oltre 200 persone all’inquina-mento elettromagnetico di Ra-dio Vaticana». Leucemie, linfomi e mielomi a Cesano e dintorni sarebbero estremamente frequenti. «Non passa giorno che qualcuno non contatti il comitato per denun-ciare un nuovo caso - racconta Rollo -. Viviamo a fianco del più potente impianto di radiotra-smissione del mondo. Chiun-que può captare questo segna-le. E ogni famiglia ha il suo lut-to. Non si tratta di moderare la potenza, queste antenne vanno

delocalizzate. Bisogna optare per un altro tipo di tecnologia». Dal comitato Bambini senza onde sperano che la sentenza emessa dalla Cassazione possa sostenere il secondo filone d’in-dagine, tuttora pendente, aperto dalla Procura di Roma per il rea-to di omicidio colposo plurimo, relativo alle morti per leucemia avvenute nella zona. «L’indagi-ne epidemiologica acquisita agli atti descrive il nostro territorio come un’area bombardata dalle onde elettromagnetiche - spiega Rollo -. La zona colpita è quel-la che si estende per un diame-tro di circa 12 chilometri intorno alle antenne. Comprende alcuni quartieri a nord di Roma fino ad includere i Comuni di Formello, Sacrofano, Anguillara e Campa-gnano». Nonostante le denunce e gli appelli Radio Vaticana de-clina però ogni responsabilità e

continua a trasmettere ad altis-sime frequenze. «La sola volta che l’emittente della Santa sede fece un passo indietro abbassan-do la potenza dei ripetitori», rac-contano dal Comitato Bambini senza onde, «fu quando l’allora ministro dell’Ambiente Bordon minacciò di staccare la corrente. Purtroppo non riusciamo a otte-nere abbastanza attenzione dai media e lo Stato italiano fa fin-ta di niente». A Cesano si lavo-ra giorno e notte alla realizzazio-ne di un fascicolo che compren-da nuovi casi, schede cliniche e certificati medici relativi a nuo-ve patologie – rispetto a quelle documentate dallo studio epi-demiologico commissionato dal gip - perché il caso, aperto ormai da 8 anni - non cada in prescri-zione. Intanto, i Verdi chiedono «subito una legge regionale a tu-tela della salute».

didascalia didascaliaGait alit nibh etue vulla commy nosto dolobor sim eu fe

Radio Vaticana, la Corteconferma la condanna

Elettrosmog I giudici della Cassazione hanno respinto la richiesta di assoluzione obbligando l’emittente a risarcire gli abitanti di Cesano e delle zone limitrofe. I comitati: ora un nuovo dossier

E pensare che qualche giornalista in veste di imprenditore della pau-ra l’aveva definita una legge “svuota carceri”! Il Coordinamento nazio-nale dei Garanti dei diritti dei dete-nuti ha deciso di lanciare una piat-taforma per la riforma del carcere e di rispondere alla omertà diffusa. Sono stato eletto Coordinatore e il mio impegno sarà assoluto e sen-za limiti per porre nell’agenda del-la politica i temi che possono fare la differenza. “Se non ora quando” po-trebbe essere anche la parola d’or-dine di questa campagna contro-corrente: un nuovo Codice penale che sostituisca il codice Rocco de-gli anni trenta, il superamento degli Ospedali psichiatrici giudiziari, il di-ritto alla salute dei detenuti, la libe-razione dei bambini dalla costrizio-ne delle sbarre, lo sviluppo delle mi-sure alternative per favorire il rein-serimento. Sono alcuni degli obiet-tivi che indichiamo per la riforma della giustizia a partire dal carce-re. Non le finte riforme per alimen-tare i privilegi di classe ma parten-do dalla situazione degli ultimi rea-lizzare la giustizia giusta. Sappiamo che occorrerà cancellare le leggi cri-minogene come quella sulle droghe

Corleone dalla prima

Un deserto chiamato carcere

Giustizia

Sull’impianto vige il segreto militare. Nessuna analisi scientifica è stata resa nota per escludere danni alla salute e all’ambiente

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Una visuale dall’alto dell’area marina protetta del Plemmirio, Siracusa

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sabato 26 febbraio 2011 3

Libia

to di resistere. «La maggior parte dei cittadini non lo sopporta – ri-prende Mohammed – i fedelissi-mi sono solo i suoi miliziani. Mol-ti soldati invece lo stanno abban-donando, così come alcuni mem-bri della sua tribù. La capitale è una città grande, capace di dige-rire tutto, ma non lui. È piena di giovani e di malcontento. C’è vo-glia di libertà, diritti e lavoro, non

di islamismo. I di-scorsi del presiden-te dopo il massacro, non sono più credi-bili». Parte della po-lizia e dell’esercito ieri hanno deciso di abbandonare il rais e marciato insieme ai ribelli di Benga-

si, liberata due giorni fa. Le forze dell’ordine si sono sentite tradite dall’utilizzo dei mercenari africa-ni usati per sparare sulla folla di manifestanti. Una scelta che ha dimostrato quanto il Colonnel-lo non si fidasse di loro. Adesso effettivamente lo stanno accer-chiando. Gheddafi, ormai, ha le ore contate.

entre i rivoltosi, ie-ri, avanzavano verso Tripoli per liberarla, il regime continuava a

perdere pezzi. Il più importante è senza dubbio l’ex ministro della Giustizia, Mustafa Abdul Jalil, che si è dimesso nella notte tra giove-dì e venerdì scorso. Ora la socie-tà civile lo vorrebbe candidare co-me interlocutore con l’Occidente per evitare di farsi invadere mili-tarmente, stessa ragione per cui molti politici e uomini d’affari ri-lasciano interviste ad al Jazeera dichiarando l’intenzione di non interrompere i rapporti commer-ciali dopo la caduta del regime. I libici sono ansiosi di dimostrare che un post Gheddafi è possibile, senza bombe, senza essere invasi via terra dalla fanteria, come au-spica parte della destra italiana. «Non vogliamo essere bombar-dati», «non vogliamo fare la fine dell’Iraq». «Sappiamo quanto si paga cara la liberazione dal tiran-no per mano straniera». «Voglio-no prendersi il nostro petrolio». Sui siti dell’opposizione come al Manara, ma anche in calce agli articoli di al Arabya e al Jazeera così i lettori commentano, preoc-cupati, le notizie di possibili ope-razioni militari «umanitarie» da parte della Nato. Per il momen-to le Nazioni Unite hanno deci-so, assieme all’Unione europea, solo un embargo totale di armi

verso la Libia e il congelamento dei beni della famiglia Gheddafi. «Ho sentito la mia famiglia a Tri-poli – racconta Mohammed A.T., giovane libico italiano – e stanno tutti bene. Lì ci sono mia madre, mia sorella e tanti nipoti. Sapeva-no che dopo la preghiera di mez-zogiorno sarebbero esplosi i di-sordini. Le manifestazioni di oggi

(ieri, ndr) erano state annunciate. Per questo non sono uscite da ca-sa, ma hanno sentito ugualmente spari e colpi dalla finestra». Al Ja-zeera parla di carneficina, i mor-ti potrebbero essere centinaia. Lo stesso Gheddafi, in un discorso ai suoi sostenitori, riuniti nella piaz-za verde a Tripoli, ha parlato di battaglia all’ultimo sangue. «Lot-

>>Primo piano>>

Susan Dabbous

M

Libia Gheddafi esce dal bunker per arringare la piazza Verde della capitale: «Uccideremo chi protesta». Ma ormai è sempre più solo, contro di lui esercito e polizia. Nella città centinaia di morti

teremo fino a riconquistare ogni angolo della Libia – ha detto - sconfiggeremo tutti come abbia-mo sconfitto il colonialismo ita-liano». Così il Colonnello è uscito dal bunker per arringare la folla. I suoi fedeli però sono sempre di meno: Tripoli, che la stampa in-ternazionale descriveva come fe-dele al Colonnello, ha dimostra-

Subito dopo, la solita prima del-la classe è corsa a precisare: «Sul bunga bunga scherzava…». Fatto è che, ancora una volta, la campa-gna acquisti non ha fruttato il tra-guardo di quota 316, cioè la metà più uno del plenum. Perché? Forse è utile riassumere ultime vicissitu-dini. Due mesi fa Berlusconi sotto-pone alla firma di Napolitano un provvedimento (immediatamen-te esecutivo, salvo conferma par-lamentare entro i 60 giorni che scadono domani) che serve a sa-nare situazioni particolari non af-frontate in finanziaria. Il Quirinale consente. Poi però, in barba all’ori-ginario testo autorizzato, il gover-no infarcisce il decreto di una mi-riade di altre misure, sino a tripli-carne la portata, e ne strappa il sì (con fiducia, la trentanovesima) dal Senato. Quindi tocca alla Ca-

Frasca Polara dalla prima mera. Dove il governo scavalca le commissioni di merito (Bilancio e Affari Costituzionali) in cui non ha più la maggioranza e ne impo-ne l’esame direttamente in aula. A questo punto interviene il ca-po dello Stato: si è infarcito il de-creto – post mia firma – di norme eterogenee; è stata violata la nor-ma costituzionale che limita il ri-corso ad un decreto solo per “ca-si straordinari di necessità e ur-genza”; eluso il ruolo delle com-missioni; eccessivo il sistematico ricorso alla fiducia. Di fronte allo stop, il governo è costretto (tra fu-riosi sfoghi di Berlusconi) a ritira-re dal decreto alcune delle dispo-sizioni più sfacciate: le graduato-rie per il precariato scolastico che penalizzavano gli insegnanti me-ridionali; l’allargamento sproposi-tato dei Consigli e delle giunte di Roma, Milano e Napoli; il blocco della demolizione delle case abu-

sive in Campania. Ma restano nel decreto l’ennesimo rinvio (su ri-catto leghista) del pagamento del-le multe per chi ha sforato le quo-te latte; la tassa per chi (bambini compresi) va al cinema; il regalo di 30 miliardi alle banche (i crediti in sofferenza restano in patrimo-nio); la conferma dell’anatocismo (interessi sugli interessi) che con-sente alle banche di anticipare la prescrizione delle cause intentate dai clienti. Infine il giallo del divie-to di intrecci proprietari tra stam-pa e tv. Il decreto prorogava per tutto quest’anno ma, di fronte al-le censure, la proroga è limitata al 31 marzo. Tutto risolto? Macché: il governo annuncia un decreto che…proroga la proroga sino a di-cembre! Ottenuto oggi il sì del Se-nato, il decreto tornerà al Quirina-le per la promulgazione: nel cen-trodestra non tutte le paure sono fugate. Ma il clima è stato segna-

to anche da molti incidenti. Il più greve: parla Di Pietro e l’unica del governo presente in aula ostenta-tamente se ne va. Fini sospende la seduta censurando la sottosegre-taria Ravetto perché prima s’allon-tana e poi invece d’ascoltare parla al telefono. Poi è Di Pietro a bec-carsi i rimproveri del presidente della Camera: ha paragonato il go-verno italiano a quello in fuga a Tripoli. Infine, il duro botta-e-ri-sposta tra il capogruppo Pdl Cic-chitto e Fini. Sollecitato a conclu-dere la sua dichiarazione di voto, Cicchitto sbotta nell’ormai tradi-zionale attacco: «La situazione è istituzionalmente insostenibi-le: lei si trova in contraddizione tra il ruolo di presidente di que-sta assemblea e la figura di leader di un partito». Gelida la replica di Fini: «Concordo con lei che la si-tuazione è istituzionalmente in-sostenibile».

Fiducia numero 41Pdl-Fini, scontro furioso

Politica Ieri la Camera ha approvato il decreto milleproroghe corretto dopo le indicazioni del capo dello Stato. Oggi tocca al Senato. Intanto, è bagarre in Aula con il capogruppo Cicchitto

che è responsabile del sovraffolla-mento. Si tratta di una piattaforma su cui vogliamo costituire una gran-de unità di avvocati e magistrati e un’azione comune con il Terzo set-tore per un rilancio del sistema dei diritti e del welfare. La presenza dei Garanti in molte città ha costituito l’unico elemento di novità e di spe-ranza in quello che è stato definito come una discarica sociale. Non ci aspettiamo nulla dal Governo, dal ministro della Giustizia, dall’Ammi-nistrazione Penitenziaria. Oggi co-me oggi neppure dall’opposizione vediamo segni di differenza. Le ma-cerie securitarie e giustizialiste han-no colpito a 360 gradi e la ricostru-zione della cultura garantista e ci-vile sarà necessariamente di lunga durata. Le Regioni che hanno oggi la responsabilità di gestire la sanità pubblica in carcere potrebbero ave-re l’ambizione di governare anche il tema delle pene alternative legan-dole al territorio. In particolare re-gioni come Toscana, Emilia-Ro-magna, Umbria e Puglia dovrebbe-ro nominare i Garanti regionali dei diritti delle persone private della li-bertà personale con un segno po-litico preciso, superando un ritar-do intollerabile. Costruire una rete alternativa al potere centrale e alla politica inesistente di chi pensa so-lo a costruire nuove carceri è possi-bile. Vendola, Marini, Errani e Ros-si potrebbero battere un colpo con una sintonia eloquente. È l’ora della politica e dell’iniziativa dal basso.

Onu e Ue hanno deciso l’embargo delle armie il congelamento dei beni accumulati all’estero dal leader libico

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SETripoli, l’assedio finaleIl rais ha le ore contate

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sabato 26 febbraio 20114

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>>Primo piano>>

Energia

Reazioni

za di un cambio di rotta. senza ri-cordare come il sistema Cip6 ab-bia regalato, negli ultimi vent’an-ni, circa 40-50 miliardi ai petrolie-ri. Insomma, l’energia verde è da dipingere come uno spauracchio e a farne immediatamente le spe-se saranno anche i circa 120mila lavoratori impiegati direttamen-te e indirettamente nel fotovol-taico, oltre a 160mila famiglie ita-liane che non potranno diventa-re indipendenti sul piano energe-tico. «Era difficile fare tanti dan-ni in un solo decreto – commen-ta incredulo il presidente Massi-mo sapienza, presidente dell’as-sociazione asso Energie Future -. sembra che il governo conside-ri le rinnovabili un male necessa-rio: un settore positivo per l’eco-nomia è trasformato da questo decreto in una cosa negativa. E gli 8000 Mw, da target, si trasfor-mano in tetto. Vuol dire che, non avendo la sicurezza di quando li raggiungerai, ci si ferma prima, per non rischiare di rinunciare ad altre risorse. Oggi sono 3500 i Mw allacciati, il doppio entro il 2011. In sostanza, gli ultimi 1000 non si faranno mai. se nell’arco di pochi giorni non si riuscirà ad introdurre dei correttivi, il foto-voltaico rischia una Caporetto, anche a livello europeo». La do-manda dunque è: se il pannel-lo solare fa così paura, che emo-zioni si vogliono suscitare negli italiani nei confronti dei reatto-ri nucleari?

E poi, il tetto incentivabile mas-simo di 8000 Mw totali per il foto-voltaico standard (limite al 2020 più di 6 volte inferiore a quel-lo della Germania) e vincoli re-strittivi per il fotovoltaico a ter-ra. Disposizioni che, se confer-mate, lasciano interdetti, soprat-tutto perché in contrasto rispet-to all’iter legislativo finora attra-versato dal decreto, ap-provato dalle commis-sioni competenti di se-nato e Camera, e for-te del via libera in se-nato, con l’aggiunta di alcune condizioni, co-me il mantenimento dei meccanismi incen-tivanti per un anno. a dirsi più che sorpreso delle novi-tà presenti nelle bozze è il sena-tore ecodem Francesco Ferran-te, secondo il quale gli elemen-ti introdotti «non presentano al-cun miglioramento e sono di-stanti, non tanto dalle istanze dei più ferventi ambientalisti, quan-

Così il governo eclissa il futuro del fotovoltaicoCarmignani dalla prima

Energia I vincoli previsti nel decreto Rinnovabili, che sarà approvato la prossima settimana, condannano a morte il settore. Il tetto incentivabile massimo di 8.000 Mw è il colpo di grazia

to dal parere espresso unanime-mente dal Parlamento. In più, ci sono aggiunte che vanno in una direzione diametralmente oppo-sta. su tutte, la follia del tetto di 8000 Mw di potenza incentivabi-le, una soglia che riguarda gli im-pianti già programmati e che rag-

giungeremo tra fine 2011 e ini-zio 2012. Una misura che signifi-ca solo una cosa: è finita. Inoltre, con la mano sinistra, si permet-te lo scandalo per cui, ad un im-pianto idroelettrico già ammor-tizzato, basta cambiare una tur-bina per garantirsi altri incenti-

vi, regalati per lo più ai soliti no-ti, Enel eccetera. C’è grandissima preoccupazione». Intanto, ieri, ai microfoni di Radio anch’io, il Mi-nistro per lo sviluppo economico Paolo Romani è tornato a ribadire il peso delle rinnovabili sulle no-stre bollette, anticipando l’urgen-

durissima la reazione di ambiente Italia alla boz-za del decreto: «Il gover-no vuole mettere i ba-

stoni tra le ruote al settore del-le rinnovabili senza motivazio-ni specifiche e puntuali - spiega Riccardo Battisti - ma solo per vendere agli italiani il nucleare come unica soluzione possibi-le. anche riguardo all’efficienza del fotovoltaico ritenuta trop-po bassa dal ministro Romani è come se uno dicesse che le auto inquinano e, quindi, da domani non vanno più usate». Tutti con-

è

Le imprese: «Vogliono favorire il nucleare»

Reazioni La bozza del provvedimento e le dichiarazioni del ministro Paolo Romani scatenano la contrarietà degli addetti ai lavori. Assosolare: «Salvaguardare gli investimenti»

A rischio 120mila lavoratori e l’indipendenza energetica di 160mila famiglie

cordano che l’obiettivo finale deve essere ridurre i costi e ren-dere il fotovoltaico in grado di autosostentarsi. Una direzione che le aziende stanno seguendo ma che richiede ancora tempo. Tanto che molti imprenditori ri-tengono che serviranno ancora un paio d’anni per arrivarci. an-che il problema delle truffe, cui ha fatto riferimento ieri in un’in-tervista il ministro dello svilup-po economico, non sembra un motivo sufficiente per tagliare gli incentivi. «In spagna il Con-to energia è pagato dallo sta-

to - spiega angelo nugara, re-sponsabile affari internaziona-li di assosolare, l’associazione di categoria che raccoglie oltre 80 imprese del settore -. Ma in Ita-lia non rappresenta un costo per la casse pubbliche perché è pre-levato tramite la componente a3 delle bollette, come del resto avviene per i costi di smantella-mento delle vecchie centrali nu-cleari. si tratta del 6,9% per cen-to della bolletta e del 69% del-la a3. semmai la strada che do-vrebbe seguire il governo è di ri-durre il Cip6 delle fonti assimila-

te, per creare un sistema miglio-re, non peggiore». anche sul-la questione delle truffe, asso-solare conferma che «espellerà immediatamente suoi associa-ti se risulteranno coinvolti nelle truffe». Del resto su questo pun-to più che approvare restrizioni, servirebbe aumentare i control-li. Francesco Trezza del Gestore dei servizi energetici (Gse), l’en-te governativo che riconosce gli incentivi, ha parlato di richieste per 54.180 nuovi impianti, sol-tanto tra quelli del cosiddetto decreto salva alcoa. Ma la ve-

rifiche sul campo effettuate so-no state appena «353, di cui 30 hanno evidenziato irregolari-tà». In pratica non avevano di-ritto agli incentivi del ddl sal-va alcoa. «Perché i moduli non erano ancora installati, non era-no conformi, oppure non aveva-no il marchio Cee ed erano de-stinati ad altri mercati», ha spie-gato Trezza. «Quindi nella mag-gior parte dei casi non abbiamo trovato le pecore al posto di un campo fotovoltaico ma impianti non completati che non aveva-no diritto a quel tipo di incenti-vo», ha concluso l’ingegnere del Gse. Per evitare le frodi, baste-rebbe quindi aumentare i con-trolli e non tarpare le ali all’inte-ro settore. «siamo anche pron-ti a discutere col governo di una riduzione degli incentivi - spiega ancora assosolare - ma gli inve-stimenti in corso vanno assolu-tamente salvaguardati».

a.d.p.

Le associazioni ambientaliste chiedono di «conoscere le carte del progetto definitivo saT» sul Corridio tirrenico su cui promuoveran-no una iniziativa pubblica. secondo Legambiente, Wwf, Rete dei Co-mitati per la Difesa del Territorio, il Comitato per la Bellezza e il Co-mitato Terra di Maremma, «sarebbe sufficiente adeguare e riquali-ficare l’attuale aurelia, prevedendo nel contempo, il potenziamento dei servizi ferroviari e del trasporto merci via mare».

Gli ecologisti: sì all’adeguamento dell’Aurelia

Camusso (Cgil):«Ora lo sciopero generale»

Infrastrutture Lavoro

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sabato 26 febbraio 2011 5>>Primo piano>>

Il caso

Intervista

che non puoi realizzare più di tot megawatt per ettaro su un terre-no agricolo. Ma questo porterà ad una maggiore frammentazione». La sua azienda aveva progettato in Puglia impianti fino a 5Mw che con il nuovo decreto potrebbero non realizzare mai. Il risultato sa-rebbe spalancare le porte a multi-nazionali come la Sunedison che a Rovigo ha realizzato l’impianto fotovoltaico, tra quelli già operati-

vi, più grande d’Europa. Oltre 70 Mw di poten-za su un terreno grande quanto 120 campi da calcio (80 ettari) e 300 milioni di euro di inve-stimento. «Per evitare polemiche sull’uso de-gli spazi agricoli - spie-ga Javier Areito Berein-

cua di Sunedison - abbiamo usato un terreno industriale. Costruito in 9 mesi in accordo con le autori-tà locali, l’impianto fornisce ener-gia a 16.500 abitazioni». Poco do-po la Regione Veneto ha approva-to una moratoria per tutti i grandi impianti fotovoltaici a terra.

a seconda è ultima giorna-ta della Conferenza dell’in-dustria solare di Roma è stata dedicata all’argomen-

to forse più spinoso: i grandi im-pianti fotovoltaici. «Un tema di grande attualità -spiega Mario Zambrini di Ambiente Italia - vi-sta la crescente opposizione e le limitazioni delle Regioni e del nuovo decreto». Alla sessione era-no presenti tutte le più importan-ti aziende che realizzano questi impianti. «Il tema ricorrente è la necessità di ridurre le tariffe - am-mette Giuseppe Sofia di Conergy Italia che realizza impianti chiavi in mano - ma per far sopravvivere il settore e salvaguardare sia inve-stitori che proprietari bisogna ri-durre il costo dell’energia prodot-ta. Ma serve tempo». Gli fa eco An-drea Guerreri della Unisolar che grazie alle pellicole fotovoltaiche ha costruito il primo parco d’Ita-lia su una discarica: a Malagrotta, alle porte di Roma, dal luglio 2008 c’è un impianto da 1 Mw. «Per ab-battere i consumi di combustibili fossili e le emissioni in atmosfera - spiega - è questa la strada da se-guire». Anche Andreas Lutz della tedesca Solcontec non nasconde i suoi timori: «Noi facciamo picco-li impianti da 475 Mw fino a 1Mw e per ora solo nelle Marche. Ma in Italia è tutto molto complica-to. Abbiamo dovuto aspettare 10 mesi soltanto per avere da Terna

Per i grandi impiantiun futuro d’incertezza

Alessandro De Pascale

L

Il caso Nella giornata conclusiva della Conferenza dell’industria solare di Roma si è parlato di rapporti con gli enti locali, assenza di pianificazione urbanistica e utilizzo dei terreni agricoli

l’allaccio alla rete». L’azienda che forse sarà più colpita dal nuovo decreto è proprio quella che chie-de «una maggiore pianificazione territoriale per gli impianti a terra sui terreni agricoli». Si tratta del-la Soitec che lavora con il fotovol-taico a concentrazione, introdot-

to dal nuovo Conto energia. «Ser-vono i distretti energetici - denun-cia Tommaso Bonaldi - perché l’opposizione deriva solo da una concezione errata e dalla manca-ta pianificazione degli enti loca-li». Grazie alla loro tecnologia fino al 48 per cento di un terreno può

continuare ad essere coltivato an-che dopo l’installazione dei pan-nelli. Così da aprire una «nuova economia, una maggiore legitti-mazione degli impianti e altri gua-dagni per i contadini» spiega Bo-naldi, aggiungendo che «si vuole limitare più che pianificare, dire

La parola d’ordine è abbattere i costi. «Si può fare ma bisogna in-tegrare e serve tempo», spiega al-la terza Conferenza dell’industria solare di Roma Mario Poletti, di-rettore vendite e marketing del-la Centrotherm Photovoltaics, azienda leader da 30 anni nella produzione di impianti “chiavi in mano” in Asia, Europa e Usa, che ieri ha parlato della produzione di pannelli a basso costo. Poletti, quanto costa un im-pianto fotovoltaico?Un parco da un megawatt di po-tenza, chiavi in mano, viene 3 mi-lioni di euro. Il problema è che il valore dei moduli è il 50 per cento di questo costo: circa 1,5 milioni. Il resto sono cavi, supporti, mon-taggio e così via. Quindi ridurre ulteriormente i costi può essere di fondamentale importanza.E come si può fare? Realizzando impianti produttivi integrati si possono ridurre i co-sti dei moduli del 4 per cento, con

Ridurre i costi è possibile con produzioni integrate

Intervista Gli imprenditori delle rinnovabili pensano a come risparmiare e aumentare la resa. Poletti della Centrotherm Photovoltaics: «Servono fabbriche uniche per tutti i componenti»

Le nuove norme favoriranno le multinazionaliin grado di costruire sui terreni industriali

almeno 60mila euro di risparmio per ogni megawatt. In pratica si tratta di realizzare impianti pro-duttivi integrati, fabbriche uni-che che abbiamo al loro interno tutti i comparti necessari alla rea-lizzazione di moduli: silicio, la re-alizzazione del lingotto, la linea per le celle solari, quella per i mo-duli, l’amministrazione e addirit-tura il centro di riciclaggio e ri-processamento dei componenti. Una grande e unica fabbrica, ov-viamente alimentata da fonti rin-novabili. Normalmente sono in-vece impianti produttivi autono-

mi, a volte localizzati addirittura in continenti diversi. Provocando una crescita dei costi.In Italia esistono impianti in-tegrati?Nemmeno uno. Tre aziende pro-ducono celle e moduli ma non i wafer e quindi devono acquistar-li pagandoli cinque volte tanto. Inoltre sono piccoli. Un centro produttivo di un ordine di gran-dezza accettabile realizza 60 Mw l’anno e per farlo servono almeno 60 milioni di euro. È questo il pro-blema principale che ha costret-to molte imprese italiane a fer-

mare le linee. Nonostante la pro-duzione nazionale di moduli fos-se già inferiore al 15% del fabbi-sogno. Per fare un confronto gli impianti asiatici hanno ordini di grandezza da 600 Mw l’anno per-ché a quelle latitudini c’è una fa-cilità di accesso al credito impres-sionante. E nel resto d’Europa? Diciamo che molte imprese so-pravvivono solo perché il clien-te europeo è disposto a pagare di più pur di avere prodotti europei. Quindi serve un cambiamento radicale?

Gli obiettivi delle aziende so-no principalmente due. Ridurre i costi di produzione e investire sulla tecnologia per aumentare la resa e produrre più energia a parità di ettari. Invece dopo die-ci anni di industria fotovoltaica gli effetti sono stati due: un cer-to numero di milionari che si so-no arricchiti con il settore e nuo-vi posti di lavoro in Cina. Per-ché oggi quella fotovoltaica nel-la maggior parte dei casi non è un’industria manifatturiera ma puro commercio.

a.d.p.

«Ho avuto l’offerta di rifare la mia vecchia rubrica Radio Londra e l’ho accettata». Giuliano Ferrara conferma il suo ritorno sulle reti Rai con il programma che a breve andrà in onda su Rai1 tra il Tg1 delle 20 e Affari Tuoi nella collocazione che anni fa era de Il Fatto di Enzo Biagi. Il programma dovrebbe esordire entro marzo. Carlo Verna, se-gretario dell’Usigrai: «Masi parla al Foglio e cerca di rilanciare la sua immagine, ora Ferrara. Siamo alla propaganda scandalo».

La Cgil farà lo sciopero generale per senso di responsabilità e per in-durre il Paese ad un cambiamento in una situazione in cui il governo sta “affossando” l’Italia. Lo ha chiarito il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, durante un confronto pubblico a Bologna con il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. La mobilitazione si farà «esattamente quando servirà a dare il segno nella nostra respon-sabilità che il governo ed il Paese devono cambiare passo».

Ferrara torna in onda con Radio Londra

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Un momento della Conferenza dell’industria solare che si è conclusa ieri a Roma

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>>Esteri>>

Missione verde, l’Indiainveste sugli alberi

ome suggerisce il nome, Green India mission, sa-rà la più grande crocia-ta verde mai intrapre-

sa da Nuova Delhi. Una campa-gna per le foreste che impegne-rà il paese per i prossimi 10 an-ni, con l’obiettivo di incrementa-re di 5 milioni di ettari la porzio-ne del suo territorio coperta da-gli alberi. Costerà complessiva-mente 46 miliardi di rupie (qua-si 750 milioni di euro) e, almeno secondo le intenzioni delle auto-rità indiane, vedrà schierate sul campo a ranghi serrati le ammi-nistrazioni dei singoli Stati, di-stretti e municipalità, al coman-do del ministero dell’Ambien-te. Il via libera per questa eco-battaglia campale, che si inseri-sce nel piano nazionale d’azione sui cambiamenti climatici vara-to nel giugno del 2008, è arrivato ieri dal governo dopo mesi di di-battiti, vertici istituzionali e con-ferenze di esperti e addetti ai la-vori, a testimonianza di quanto seriamente l’India abbia preso a cuore il problema delle foreste. Attualmente il paese di Gandhi ospita una superficie boschiva pari al 21 per cento del suo ter-ritorio, corrispondente a 70 mi-lioni di ettari, il 2,5 per cento del-le foreste mondiali. Una percen-tuale significativa, che viene pe-rò ad essere drasticamente ridi-mensionata se a un’analisi quan-titativa se ne affianca una qua-litativa: secondo i dati forniti dal ministro dell’Ambiente Jai-ram ramesh, sono infatti qua-si 30 i milioni di ettari degrada-

Paolo Tosatti

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Risorse Il governo di Nuova Delhi approva la Green India mission, una campagna per aumentare di 5 milioni di ettari la superficie di territorio coperta di foreste. Fondi per 750 milioni di euro

Taiwan accoglie pechinoa colpi di “Gelsomino”

uando si dice essere ac-colti con un mazzo di fiori. In un chiaro riferi-mento alle rivolte popo-

lari che stanno abbattendo i re-gimi autarchici del Nordafrica, un lancio di gelsomini ha accol-to nel Sud di Taiwan il corteo di Chen Yunlin, capo negoziatore di pechino e presidente dell’As-sociazione per le relazioni attra-verso lo stretto di Taiwan. Nel-la città di Kaohsiung, avampo-sto del sentimento indipenden-tista, decine di attivisti con ban-dane inneggianti al “rispetto” e alla “pace” si sono affollati pres-so le barriere davanti all’uscita dell’hotel dove alloggiava l’invia-to e hanno provato a offrirgli gel-somini di plastica e confezioni di

Bruno Picozzi da Chiayi

Qsucco di gelsomino, cantando in coro una celebre canzone cine-se dall’inequivocabile titolo “Gel-somino”. Uguali contestazioni si attendono al passaggio nella cit-tà di Chiayi. Il governo di pechi-no considera Taiwan alla stregua di una provincia ribelle mentre Taipei rivendica ufficialmente la sovranità sull’intera Cina. Da ol-tre mezzo secolo le due nazioni procedono separate e il sistema politico a partito unico del regi-me cinese viene visto come il fu-mo negli occhi dai taiwanesi, abi-tuati al multipartitismo di stam-po occidentale. Ciononostan-te da due anni a questa parte i due governi nemici si stanno ri-avvicinando con un grande sfor-zo basato su realpolitik e coope-razione economica. Chen Yun-lin è nel Sud dell’isola alla guida

di una delegazione di cinquanta uomini d’affari per una visita di 6 giorni volta ad aprire spazi com-merciali che soddisfino le strate-gie di entrambi i paesi. Dall’inizio di quest’anno è in vigore l’Accor-do-quadro di cooperazione attra-verso lo stretto (efca) che, secon-do gli analisti, avrebbe già regala-to a Taiwan un aumento di inve-stimenti nel settore privato del 32 per cento e cifre record nel volu-me di scambi con l’estero, a be-neficio soprattutto della piccola e media impresa. Tutto questo ov-viamente non impedisce agli atti-visti politici taiwanesi di far sen-tire la propria voce in favore del rispetto delle libertà individuali e dei diritti politici nel paese del dragone. Di recente vari tentati-vi di sollevare movimenti di pro-testa “al gelsomino” nelle maggio-

ri città cinesi sono stati soffocati dalle forze dell’ordine. Atti di cen-sura sul web e arresti di dissiden-ti sono stati riportati dagli orga-ni internazionali di stampa. Va-ri attivisti hanno dunque tenuto una conferenza stampa a soste-gno del movimento democratico in Cina e Yang Hsien-hung, presi-dente dell’Associazione Taiwane-se per i diritti umani, ha invitato il governo di Taipei a esprimersi in favore della democrazia e del diritto. La protesta che ha inse-guito finora l’inviato di pechino è stata pacifica nonostante siano volati qui e là spintoni con la po-lizia. Il peggio è comunque che in questa stagione i gelsomini a Tai-wan sono introvabili e molti di-mostranti li hanno sostituiti con dei crisantemi bianchi. Chen, si dice, non ha gradito il pensiero.

Diplomazia Decine di indipendentisti hanno contestato il corteo del capo negoziatore cinese appena giunto nell’isola. Cori e bandiere inneggianti alla pace. E lanci di fiori in segno di protesta

ti, in cui la vegetazione presente è considerata malata e possibil-mente nociva per l’ecosistema che la ospita. per queste ragioni il progetto non prevede sempli-cemente di piantare alberi nelle

zone selezionate ma contempla anche una serie di azioni in favo-re della biodiversità e dell’equili-brio idrico e geologico delle re-gioni che ne saranno interes-sate. Come sottolineato da ra-

mesh, la Green India mission ha obiettivi ambiziosi, che mirano a introdurre un nuovo approccio alla questione forestale. «Nes-sun governo ha il potere di bloc-care completamente l’abbatti-

mento degli alberi», ha spiegato il ministro ai media indiani. «In molte aree esso serve per procu-rarsi la legna o creare dei pascoli per il bestiame, attività necessa-rie al sostentamento delle popo-lazioni locali. piuttosto che spre-care soldi nel tentativo irrealiz-zabile di impedire questo gene-re di azioni, ci si deve piuttosto concentrare sul miglioramento del rapporto tra le comunità che vivono nei pressi delle foreste e l’ambiente naturale». La cam-pagna intrapresa dalle autori-tà mira a trasformare i boschi in una fonte di sostentamento per 3 milioni di famiglie, che saran-no coinvolte direttamente nel-

la realizzazione del progetto, al termi-ne del quale il rinvi-gorito polmone ver-de indiano potrà as-sorbire 5 milioni di tonnellate di CO2 al mese, migliorando la qualità della vita di tutta la popola-

zione dell’Unione. La fase preparatoria del piano sarà avviata a breve, con la cre-azione di un team di esperti al quale verrà affidata la program-mazione degli interventi e la co-ordinazione iniziale delle attivi-tà. per questo periodo il governo ha stanziato un budget addizio-nale di 300milioni di rupie (cir-ca 4,8 milioni di euro), mentre gli stanziamenti specifici collega-ti alla campagna saranno appro-vati nell’anno fiscale 2011-2012. «per la nostra missione verde ci avvarremo del sostegno dei gra-ma sabhas, i consigli dei villaggi, creando dei comitati di gestio-ne integrata», ha specificato ra-mesh. «In questo modo garanti-remo il coinvolgimento diretto delle comunità locali». Il progetto si concentrerà in mo-do particolare sulle regioni dei Ghati Orientali e dei Ghati Occi-dentali, le catene montuose che corrono lungo le rispettive coste del paese e nelle aree del Sud. «La fragilità degli ecosistemi dei Ghati li pone sotto una gra-ve minaccia ed è necessario pen-sare subito a una serie di inter-venti mirati per la loro riforesta-zione», ha dichiarato il respon-sabile del dicastero. «Quanto al-le regioni meridionali, la prio-rità è rappresentata dalle man-grovie, che si sono ridotte dell’8 per cento negli ultimi 25 an-ni. Sono inoltre necessarie delle azioni per la tutela delle loro zo-ne umide, serbatoi di biodiversi-tà di fondamentale importanza per l’intera India».

L’iniziativa si inserisce nel Piano nazionale d’azione sui cambiamenti climatici varato nel giugnodi tre anni fa

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sabato 26 febbraio 2011 7

Infanzia

zione ancora più difficile dei co-etanei maschi. Le ragazze sono infatti oggetto di discriminazio-ne non solo per l’acceso all’istru-zione e al lavoro. Unicef eviden-zia la gravità della situazione che si trovano a vivere le adolescen-ti più povere: con circa il triplo di probabilità di sposarsi prima dei 18 anni rispetto alle coeta-nee che vivono nei Paesi ricchi, queste ragazze sono esposte ai rischi di gravidanza precoce, al-ta mortalità materna e malnutri-zione, nonché di violenza dome-stica, abusi sessuali e Aids. «Di-scriminazione che per le bam-bine dipende spesso dagli usi, le tradizioni e la religione che cer-ti Paesi applicano - ha detto Spa-dafora - ma che grazie anche al-la grande capacità delle donne di sapere reagire e organizzar-si in cooperative ci aspettiamo che in prospettiva venga risolta con buoni risultati». E riguardo la condizione degli adolescenti italiani? «Non bisogna abbassa-re la guardia - ha concluso il pre-sidente - perché anche se sem-bra ovvio che qui da noi i proble-mi sono meno drammatici è an-che vero che aumentando la po-vertà relativa delle famiglie c’è bisogno che il governo interven-ga con delle risorse ormai secon-do noi indispensabili».

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>>Esteri>>

Un pianeta costruito per ferire i più piccoli

l nostro mondo, cosiddet-to “sviluppato”, invecchia: gli adolescenti rappresentano soltanto il 12% della popo-

lazione del mondo industrializ-zato, mentre il nostro futuro, ov-vero la maggioranza degli adole-scenti (l’88%) vive nei paesi in via di sviluppo. Le proiezioni poi ci dicono che nel 2050 l’Africa avrà più adolescenti di qualunque al-tra regione del mondo. Questi i primi dati del Rapporto Unicef sulla condizione dell’infanzia nel mondo 2011 presentato ieri a Ro-ma, che se per un verso rivela co-me la condizione dei bambini fi-no ai 10 anni è enormemente mi-gliorata nell’ultimo ventennio, ri-vela anche che lo stesso non si può dire per gli adolescenti. «In questo senso – spiega Vincenzo Spadafora, presidente di Unicef-Italia – gli sforzi dell’Unicef sono stati premiati. Se consideriamo che i dati sulla mortalità infan-tile registrano un calo del 33% capiamo quante vite sono state salvate». Anche per questo il rappor-to di quest’anno si concentra maggior-mente sui problemi urgenti e dramma-tici degli adolescen-ti, ovvero i ragaz-zi compresi tra i 10 e i 19 anni. Tra i da-ti più allarmanti, per tutto quello che ne deriva in termini di eman-cipazione personale, quelli sui ri-schi di sfruttamento, che risul-tano più alti proprio nel secon-do decennio di vita. «Attualmen-te – spiega Spadafora - più di 70 milioni di adolescenti in età da scuola media non frequentano le aule e, a livello globale, le bambi-ne sono ancora indietro rispetto ai maschi in termini di parteci-pazione alla scuola secondaria». E senza istruzione i più giovani sono ancora più deboli di fron-te a quelli che sono i loro dram-mi più radicali: lo sfruttamento, l’abuso e la violenza. «Sono cir-ca 150 milioni i bambini tra i 5 e i 14 anni impegnati nel lavoro minorile» e, si legge ancora nel rapporto, nel mondo e in ogni momento sono più di un milio-ne i bambini detenuti dalle for-ze dell’ordine. Se si considera poi l’allarmante crescita dei conflitti mondiali in atto, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, e quan-ti ragazzi vengono reclutati a forza per combattere o per esse-re ridotti a schiavi abusati anche sessualmente, e che già nel 2008 i più giovani avevano probabi-lità quasi tre volte maggiori di essere disoccupati rispetto agli adulti (con un tasso di disoccu-

Alessia Mazzenga

I

Infanzia Presentato ieri a Roma il rapporto Unicef sulla condizione dei minori nel mondo. Migliora la qualità della vita, ma non per gli adolescenti. Le bambine ancora le più svantaggiate

Spadafora, Unicef Italia:«La mortalità infantile crolla del 33%. Ma tra i 10 e i 19 anni è ancora emergenza sfruttamento»

pazione, che nel 2009 ha tocca-to 81 milioni di giovani), appare fin troppo chiara l’urgenza d’in-tervento e la necessità d’investi-mento negli 1,2 miliardi di ado-lescenti presenti nel mondo. In-vestire: l’unico modo, sottolinea il Rapporto, per interrompere ci-

cli radicati di povertà e disugua-glianza. «Poiché i giovani sono una risorsa produttiva indispen-sabile per lo sviluppo delle eco-nomie nazionali – questo Il mes-saggio dell’agenzia delle nazio-ni Unite alla comunità interna-zionale - è necessario valorizza-

re il loro potenziale investendo di più in istruzione e formazione professionale». E se questo è ve-ro per tutti gli adolescenti c’è si-curamente da prendere in consi-derazione anche una drammati-ca discriminazione di genere che espone le ragazze ad una condi-

Organo ufficiale d’informazionedella Federazione dei VerdiReg. Trib. di Roma n. 34 del 7/2/2005Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 c. 1 DCB - RomaLa testata fruisce dei contributidi cui alla legge 7/10/ 1990 n. 250

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Chiuso in redazione alle ore 19.00

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sabato 26 febbraio 20118

Rifiuti, i fuochi della malaInchiesta I quattro incendi dello scorso anno sono un chiaro segnale: sul settore c’è la criminalità

n signore sulla sessan-tina fa azionare un can-cello scorrevole in accia-io satinato, che si apre.

Esce e si lamenta perché capi-sce subito di trovarsi di fronte al solito rompiscatole. Il comples-so di capannoni che dice esse-re di sua proprietà e che dichia-ra di abitare una decina d’ore al giorno per «tenerli sotto con-trollo», confina con gli spazi che un tempo erano dalla Lodigia-na Ambiente Srl e che oggi mo-strano uno scheletro annerito e un sacco di detriti e rimasugli di spazzatura. Tutto rimane lì come fosse un monumento. A ricordare l’au-tunno caldo del 2010, quando nel Sud Milano ben 4 impianti per trattamento rifiuti andarono a fuoco, a pochi giorni di distan-za l’uno dall’altro. Più precisa-mente il capannone della Lodi-giana Ambiente si trova a Ospe-daletto Lodigiano, nella bassa della provincia omonima, appe-na fuori dal casello sull’A1 di Ca-salpisterlengo. Prima di essere messa in ginocchio dall’incen-dio che ne ha incenerito gli af-fari il 9 ottobre scorso, la Lodi-giana Ambiente si occupava del trattamento di rifiuti solidi urba-ni, di rifiuti specia-li e ospedialieri e di pulizia delle stra-de. Bene o male la stessa attività svol-ta dalle altre azien-de vittime di at-tentati incendiari: la Ghibeca di San Giuliano Milanese (bruciata l’8 nevembre), la Fer-geo di Boffalora d’Adda (25 no-vembre) e la Pantaeco a Coste Fornaci, a Casalpusterlengo (29 novembre). Delle tre, la prima si trova in provincia di Milano e le ultime due in quella di Lodi.Cosa sta succedendo nell’indu-stria lombarda del trattamen-to rifiuti? I segnali che arrivano sembrano portare in un’unica direzione, quella di una o più or-ganizzazioni criminali che deci-dendo d’infiltrarsi in quel setto-re, evidenziano la loro presenza e lanciano avvertimenti. Dal 16 dicembre scorso a volerne capi-re di più c’è la Direzione distret-tuale antimafia di Milano, che ha assunto la titolarità delle indagi-ni. è il Pubblico ministero Nico-la Piacente ad accuparsi del ca-so. Contattato non rilascia alcu-na dichiarazione, come è prassi in indagini del genere. Alcune fonti però hanno riferito in maniera confidenziale a Ter-ra che la pista seguita dalla Dda sarebbe sicura e circostanziata. E’ il risultato delle evidenze rac-colte durante la fase istruttoria condotta dalla Procura di Lodi,

Fabio Abati

U

la prima ad apri-re un fascicolo su questi strani in-cendi. E quando lo spettro della criminalità orga-nizzata è comin-ciato a materia-lizzarsi, come da

prassi, l’incartamento è finito a Milano. Di fatti del genere non sembra interessarsi l’uomo che abbiamo incontrato all’inizio di questa storia: «Io me ne tengo alla larga – dice - ed evito di far-mi domande… Si campa meglio, mi dia retta». Il suo bel cancello in acciaio pesante si apre su una struttura che, meno di un anno fa, era ancora un deposito fun-zionante e in uso alla società Ita-lia90 Srl: un’azienda con sede le-gale a Palermo e che si occupava a sua volta di trattamento rifiuti e della raccolta di spazzatura sul territorio. Aveva appalti in essere in tutta la bassa lombarda, soprattutto nel-le provincie di Lodi ed in quella di Cremona, dove era l’azienda di riferimento per ben 38 comuni. Nel settembre del 2009 i titolari e alcuni dipendenti vengono ar-restati nell’ambito dell’operazio-ne “Matassa”, condotta dai Ca-rabinieri del Noe di Milano. L’ac-cusa è associazione per delin-quere relativa alla raccolta e al-lo smaltimento illecito di rifiuti; ma c’è anche la turbativa d’asta e il coinvolgimento di alcuni am-

ministratori pubblici che pare informassero in anticipo i tito-lari di Italia90 sul come redigere le domande di partecipazione a bandi di gara. Durante le indagini si è scoperto che a un comune del lodigiano, che aveva chiesto il certificato antimafia dell’azienda palermi-tana, fu risposto che si sospetta-vano «infiltrazioni mafiose». Se-condo la Direzione investigativa antimafia la moglie dell’ammini-stratore di fatto della società ri-sulta imparentata con Luigi Ab-bate, detto “Gino u’ mitra” ed Ot-tavio Abbate, entrambi di Paler-mo, esponenti di spicco della fa-miglia mafiosa di Porta Nuova, rione “Kalsa”. Ambienti vicini a Cosa nostra, quindi, avevano deciso di rici-clare i proventi dei loro traffi-ci illeciti nel business del rifiuto in Lombardia. Per consolidare la propria situazione economi-ca Italia90 aveva bisogno a tutti i costi di aggiudicarsi un appal-to pubblico da 5 milioni di eu-ro. Per fare questo era disposta a corrompere ma anche ad intimi-dire. In un’intercettazione un di-pendente comunale dà all’azien-da palermitana «la responsabili-tà di aver danneggiato i mezzi di una società concorrente, attra-verso un incendio». Anche se la magistratura non ha mai inda-gato sull’episodio, la frase è in-quietante alla luce di quanto sta accadendo.

«Con quelli di Italia90 io non ho più nulla a che fare… E non so nemmeno dove siano finiti», di-ce il nostro omino, tentato dal-lo sbatterci in faccia il suo bel cancello brillante in acciaio sati-nato. Eppure stando a quel che ha raccontato in precedenza, all’azienda palermitana lui ha af-fittato il suo capannone. «Glielo ripeto – aggiunge – questo è un mondo dove si campa meglio a farsi gli affari propri». Ed in effet-ti anche dopo la bufera Italia90, i problemi nel settore della rac-colta rifiuti sono continuati. L’autunno caldo del 2010 è suc-cessivo. Come pure il rogo avve-nuto ai danni di un mezzo del-la Pulieco, una ditta sempre di Ospedaletto proprietaria dei fabbricati dove operava la Lo-digiana Ambiente. «Chi ha dato fuoco a questi avrà avuto i suoi buoni motivi», dice infine chi vi-ve nei capannoni che un tempo furono in gestione a Italia90, pri-ma di salutarci. Resta però il punto interrogati-vo su questi roghi, che dal 2003 sono all’incirca una quindicina. L’ultimo tre settimane fa, sem-pre nel Lodigiano, in un impian-to di Montanaso Lombardo. Vi-sto che qui ci si occupa di tra-sformare i rifiuti in combustibi-le, potrebbe trattarsi di una fata-lità. Ma nessuno si arrischia ad escludere perentoriamente la te-si del dolo, qui dove su questi ro-ghi sta indagando l’antimafia.

Terra Milano A cura di Emanuele BompanInfo: [email protected]

Il Presidente del Consiglio comunale di Milano Man-fredi Palmeri ha annunciato che «il Collegio dei Garanti dei referendum sull’ambien-te, si pronuncerà entro il 7 marzo, ovvero entro 30 gior-ni dal proprio insediamento, sull’ammissibilità dei cinque referendum consultivi sul traffico e l’ambiente. In caso di pronunciamento positivo, quindi, a Milano la consulta-zione popolare potrebbe te-nersi già nella prima metà di aprile». Il voto dovrà avveni-re tra il trentesimo e il settan-tesimo giorno dalla scaden-za del termine per la verifica delle firme da parte del Col-legio Garanti, ma sarà pos-sibile una proroga fino a 45 giorni per portare la consul-tazione referendaria a coin-cidere con altre consultazio-ni che però, ha sottolineato Palmeri, «non possono esse-re le Amministrative, a meno che non cambi la legge e non possono essere le Politiche se non cambia il regolamen-to comunale». Dall’incon-tro è emerso che ogni quesi-to ha oltrepassato il quorum dell’1,5% dei cittadini iscritti nelle liste elettorali.

Dopo la bufera dei giorni scorsi, è stato nominato ie-ri mattina il Commissario straordinario dell’Asp Istituti Milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio. è Emi-lio Triaca, dal 1998 direttore generale dell’Asl di Sondrio, di Milano 2 e di Lodi. La no-mina, decisa dal Presiden-te Formigoni, avviene dopo le presa d’atto delle dimis-sioni del consiglio di am-ministrazione della Baggi-na. L’incarico sarà effettivo dal 1 marzo e avrà validità fino al 31 maggio 2011. In-tanto Enrico Fedrighini, ca-pogruppo dei Verdi a Palaz-zo Marino, che è risultato essere tra gli affittuari della Fondazione Policlinico, do-po aver richiesto la pubbli-cazione degli elenchi delle unità abitative e degli affit-tuari degli stabili di proprie-tà di vari Enti, ha divulgato tramite il suo sito termini e condizioni del proprio rap-porto contrattuale con la proprietà. «Così - commen-ta Fedrighini - ogni cittadi-no potrà verificare la natura di contratto pienamente ri-spondente ai criteri di mer-cato e di trasparenza».

Si decide peril 7 marzo

Nominato il nuovo vertice

Referendum

TrivulzioSui roghi dello scorso autunno indaga la Dda di Milano. Prende piede la pista che conduce alla mafia palermitana

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INCHIOSTROPOLITICAMENTE  CORRETTOPOLITICAMENTE  CORRETTO

00NUMERO 48 26 FEBBRAIO 2011 SETTIMANALE GRATUITO

PER LA PUBBLICITA’ SU INCHIOSTRO CONTATTARE ANTONIO PALESTINI & CO. - VIA PONTIDA - SAN BENEDETTO - 0735.656943

l’editoriale

Tre Poliun candidatoe una gazzarrasu tutti i frontiLa politica sambenedettese è in fibril-lazione anche perché di tasselli percompletare il mosaico elettorale sem-brano mancarne ancora parecchi. Èpartito il conto alla rovescia per l’in-dividuazione del candidato sindacodel Nuovo polo: l’uomo che dovrebbetraghettare il movimento formato dal-l’Udc, i finiani, l’Api, la Nuova Dc e lalista Martinelli verso il ballottaggio.Gli occhi sono tutti puntati sull’im-prenditore Marco Calvaresi, corteg-giato dall’inizio e fino alla fine sia dalcentrodestra che dal centrosinistra,che molti danno per vicino al terzopolo ma che invece sembra godersi lospettacolo dalla finestra sempre chenon accadano colpi di scena che loporterebbero sul campo elettorale. Aproposito di terzo Polo: la nuova re-altà preoccupa non poco le due mag-giori coalizioni.

la copertina

AMBIENTE

Riviera a rifiuti zeroIl sogno è davveroa portata di manoE’ stato notevole l’interesse suscitato dal conve-gno “San Benedetto verso rifiuti zero”. Notevoleperché è stato chiaro che l’obiettivo, impensa-bile fino a pochissimi anni fa, di procedere adun porta a porta talmente spinto da consentirel’eliminazione dei cassonetti, è davvero a por-tata di mano. Lo è perché la strada intrapresasembra essere quella giusta. Rispetto al 2006 ladifferenziata è raddoppiata e il trend è in cre-scito persino se confrontato con i dati dell’anoscorso quando la situazione aveva già varcato lasoglia della positività. Canducci vuol far rag-giungere alla città il 65 per cento della diffe-renziata.

y A PAGINA 7

DDRRIITTTTOO AALLLLAA

MMEETTAAArriva Veltroni e non parla di Primarie. Chiede ai Verdi di non

scendere in campo e comincia la sua campagna elettoraleE sei mesi fa sembrava quasi che non volesse ricandidarsi...

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II SABATO 26 FEBBRAIO 2011INCHIOSTRO www.inchiostroedizioni.it

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Con Veltroni parte la campagna del PdL’ex sindaco di Roma lancia Gaspari e benedice l’accordo con i vendoliani di Sinistra e LibertàNessun accenno alle primarie alle quali il primo cittadino non vorrebbe partecipassero i Verdi

Lo scrittore incontra RobertaPeci, il politico va a braccetto conGaspari. Due Veltroni per unacampagna elettorale. La giornatarivierasca dell’ex sindaco diRoma, già ministro della Repub-blica Italiana è stata intensa, par-tecipata e ha lasciato anchequalche piccolo strascico di po-lemiche. Nessuna sull’incontrocon Roberta Peci, che ha visto ilWalter scrittore più che quellopolitico, interessarsi della storiadella famiglia sambenedettesesfociata nel brutale assassiniodel padre della giovane. Magarifinirà nel suo prossimo libro che,sempre magari, contribuirà a pu-lire via, a livello nazionale, un po’del fango che finì su tutta la vi-cenda ai tempi di Zavoli e dellasua Notte della Repubblica. E intutto ciò, il documentario di LuigiMaria Perotti, ha dato una grossamano visto che se oggi è possi-bile fare un po’ di sano revisioni-smo storico sulla figura di quella

Sembra scontatala candidatura di GaspariRifondazione con chiscenderà in campo?

che, i fatti lo affermano, è statasolo una vittima di quegli anni, èstato anche grazie al suo lavoro.Ma passiamo alla politica. La vi-sita dell’ex segretario nazionaledel Pd, per quanto prestigiosa,non ha detto nulla di nuovo apartire dal fatto che, primarie onon primarie, il centrosinistra dàper scontata la candidatura fi-nale di Gaspari. E’ stata bene-detta l’alleanza con Sel (cercatad’altra parte a più riprese dallostesso primo cittadino), è statoribadito che l’unione fa la forzamentre non sono state (e qui lapolemica) menzionate neppureper sbaglio le Primarie di coali-zione tanto che a qualcuno sa-rebbe quasi venuto in mente chequella del 20 marzo fosse sol-tanto una data ipotizzata se nonfosse stato lo stesso primo citta-dino sambenedettese, un paio digiorni prima, a ufficializzare l’in-dizione delle consultazioni dicoalizione invitando il verde Can-ducci a tirarsi indietro e a nonpresentarsi contro di lui. Citiamoil “Gratta e Vinci” a sua volta ci-tato, un paio d’ore dopo, da Pa-squalino Piunti: ti piace vincerefacile? Ma questa è un’altra sto-

ria i cui sviluppi sono ancoratutti da vedere e da valutare. Nelfrattempo la sinistra-sinistra ac-cusa il colpo del passaggio di Selin maggioranza. Anche perchéviene da chiedersi quale sarà laprossima mossa di Rc. L’ipotesiMassimo Rossi candidato dellasinistra-sinistra sembra essere inprocinto di sfumare. Se ci fosse stata Sel a dar man-forte a Primavera e compagnil’ex presidente della Provinciasarebbe anche stato disponibilea scendere in campo, ma un si-mile suicidio elettorale, all’in-terno di Rc lo sanno, andrebbeevitato anche perché nonavrebbe lo stesso sapore di posi-tività che hanno avuto le scon-fitte di provinciali e regionali. Eallora resta Daniele Primaveral’unico forse disposto a immo-larsi per la causa e l’unico cheuscirebbe in un modo o nell’altroa testa alta da una sconfitta perquanto sonora essa sia. Quelloche è certo è che il “tradimento”di qualche anno fa, lo sta pa-gando caro, ma questa è la poli-tica.

Con Walter sul palco il Pd si scordadella Primarie. Sel non ci sta e polemizza

VUOTI DI MEMORIA

Diciamoci la verità: era difficileche qualcuno, dal palco delConcordia, facesse propagandaelettorale per Sinistra e Libertào che menzionasse la figura diSpadoni tra i papabili candidatialla carica di sindaco. Sarebbeda ingenui pensare il contrario:era un comizio del Partito De-mocratico e siamo in campagnaelettorale. Ma questo non ci sa-rebbe neppure bisogno di dirlovisto che ci arriva anche unbambino. La cosa curiosa è che sul quelpalco ci si sia completamentedimenticati del fatto che il cen-trosinistra decreterà il propriocandidato sindaco attraverso lePrimarie. E questo non eratanto scontato considerato ilfatto che seduto al fianco delprimo cittadino c’era un si-gnore che dell’importanza, intermini democratici, delle con-

non passa inosservata e Spadonisostiene: “Questo atteggiamentosorprende. Se il Pd e Gasparipensano di disinnescare labomba primarie coprendola conuna coltre di silenzio, in mododa far sì che il 20 marzo vadanoa scegliere il candidato Sindacodel centrosinistra solo ben con-trollabili truppe cammellate,

hanno sbagliato evidentementestrada”. Spadoni la definisce una“clamorosa gaffe” che mette inevidenza come “così come è av-venuto per il referendum, lapaura del Pd e di Gaspari di unreale confronto con i cittadini,in cui questi siano chiamati conpiena consapevolezza a sce-gliere”.

sultazioni pre-elettorali ne do-vrebbe sapere qualcosa. E al-lora arriva la protesta di Sel chepunta il dito proprio controquesta “dimenticanza” pren-dendo così il classico paio dipiccioni soli con una fava dalmomento che l’aggressiva pole-mica arrivata all’indomani del-l’incontro del Concordia servequasi a ribadire che pur passatitra le fila del “nemico” si conti-nuano a non fare sconti a nes-suno. Magra consolazione perquelli del Prg a crescita zero,ma andiamo avanti. La dimenti-canza del Concordia, dicevamo,

All’incontro non sonomai state menzionatele imminenti primarie di coalizione

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IIISABATO 26 FEBBRAIO 2011INCHIOSTROwww.inchiostroedizioni.it

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dalla prima pagina

l’Editoriale Tre poli, un candidato, e la gazzarra su tutti i frontiRappresentando infatti il mondo mode-rato che si è riunito per sconfiggere la si-nistra ma soprattutto per creareun’alternativa al Pdl che, a sua volta, simostra ogni giorno più debole, con pochipartiti al suo fianco ma soprattutto conun candidato come Bruno Gabrielli cheporta la croce di essere stato scelto controppa fretta e senza il coinvolgimentodelle altre forze. E in questi giorni nonsono stati pochi i tentativi da parte delNuovo polo di richiamare il Pdl per creare

assieme una corazzata che avrebbe dav-vero potuto far paura a Gaspari. Il piùeclatante è quello di Martinelli e Santoriche, tra le righe, è stato anche un modoper togliersi qualche sassolino dallascarpa, soprattutto per l’ex consigliere re-gionale. I berlusconiani hanno comunquedeciso di andare dritti per la loro strada.Il rischio, alto, è quello però di non farnemolta. Dall’altra parte un sindaco uscente,Giovanni Gaspari, che per quasi un annoha invocato le primarie di coalizione e ora

che si trova a correre con Paolo Canduccie Luca Spadoni chiede ai Verdi di ritirarsi.Misteri (ma neppure tanto) della politica.Intanto i vendoliani fanno le bizze e loscambio di anelli di fidanzamenti avve-nuto solo pochi giorni fa tra Sel e centro-sinistra non preludono a un matrimoniodi amore ma solo di convenienza. Al Pdfaceva comodo avere il simbolo dell’arco-baleno, mentre ai vendoliani serviva lapossibilità di strappare un posto in con-siglio comunale per alzare la voce e sol-

levare criticità. In fondo è bastata la visitadel parlamentare del Pd, Walter Veltroni,venuto a sostenere Gaspari per scatenarel’ira dei vendoliani che hanno urlato “Cisiamo anche noi non ve lo dimenticate”.Sul fronte delle civiche Mario Narcisi, sene è andato dal Nuovo polo sbattendo laporta e riportandosi a casa il pallone nelpreciso momento in cui ha percepito chenon lo avrebbero designato come candi-dato sindaco. Una gran gazzarra su tutti ifronti.

Dal terzo Polo gli ex dettano le condizioniMartinelli e Santori rispondono al loro vecchio partito e si dicono pronti all’alleanza ma senza GabrielliCari amici del Pdl. La lettera deidue ex esponenti del centro de-stra berlusconiano comincia così.E’ uno dei casi della settimana, si-curamente il principale perquanto riguarda l’area Pdl. Marti-nelli e Santori, due che per motividiversi sono usciti dal clan az-zurro, dai comodi divanetti delnuovo, o terzo, Polo, tendono orala mano al loro ex partito. Ovvia-mente ci sono le condizioni e nonsono neppure così irrisorie: latesta di Bruno Gabrielli, candidatoscelto per la carica di sindaco. Adirla tutta, gli “ex” di turno erano

niera più palese, il pastrocchiofatto in occasione della campagnaelettorale per le regionali, vicendache ha avuto un importante stra-scico proprio al momento dellascelta del candidato. E la cosa cu-riosa è che anche all’epoca c’eradi mezzo proprio Santori chemeno di un anno fa era nel Pdl eche oggi, dall’esterno, prova acondizionarne le scelte. E su tuttoc’è anche il dissociarsi dell’Api. Asentire i rutelliani le dichiarazionidei due ex Pdl non rappresente-rebbero il terzo Polo. Al mo-mento, ad ogni modo, la

La coalizione al momentoresta composta da Legadalla Destrae da Fiamma Tricolore

coalizione capeggiata da Gabriellivede schierati, insieme al Pdl, laLega Nord, la Fiamma Tricolore ela Destra ma i colloqui che Ga-brielli e Piunti stanno portandoavanti procedono anche se obiet-tivamente ci sono difficoltà a re-perire liste civiche dal momentoche l’unica “indipendente”, perora, è quella di Gabriele France-schini e che tutte le altre ufficial-mente nate, sono confluite nelnuovo Polo.

Contestano il modoin cui è stato sceltoil candidato sindacodopo le Regionali

stati provocati dallo stesso Pdlche aveva invocato un’alleanzaper sconfiggere il sindaco uscentegià al primo turno. Tutti perBruno, insomma. Così, finalmenteri-corteggiati dal loro vecchio par-tito, Martinelli e Santori, provanoa dettare le regole. Non conte-stano la richiesta né le capacità diGabrielli di cui invece contestanola candidatura che “appare comeun fatto personale, non politico”decisa per “risarcire la mancatacandidatura di Gabrielli alle ele-zioni regionali”. E ancora: “Conte-stiamo la pretesa del Pdl diimporre agli elettori moderati diSan Benedetto e alle liste che in-tendono rappresentarli, un pro-prio candidato sindaco. Questacontestazione intendiamo trasfor-marla in "rivolta" elettorale deglielettori moderati nei confronti dichi strumentalizza la loro buona-fede politica. Ai dirigenti e mili-tanti del Pdl noi poniamo unasemplice domanda: vi interessa dipiù la candidatura di Bruno Ga-brielli a sindaco o cambiare que-sta amministrazione?”. Laprossima mossa dei centristi, aquesto punto, dovrà essere quelladi lanciare un nominativo comecandidato sindaco. Nome che,qualunque esso sia, non sarà si-curamente preso in considera-zione dal centrodestra. Undietrofront su Gabrielli, a questopunto, sarebbe un suicidio d’im-magine che avrebbe pesanti ri-percussioni sul risultatoelettorale. Si darebbe l’immaginedi uno schieramento privo di se-rietà bissando, stavolta in ma-

L’APPOGGIO

Olivieri giurafedeltà al candidato

La candidatura di Gabrielli vienedifesa anche dall’assessore pro-vinciale Filippo Olivieri. All’in-domani delle dichiarazioni diMartinelli e Santori, Olivieri hainfatti esternato il proprio so-stegno al candidato del Pdl. “Ri-tengo - spiega l’assessore - chesia il candidato più adatto peruna città come San Benedetto”afferma e continua “Ha l’espe-rienza amministrativa giusta econ il centro-destra ha un pro-gramma elettorale chiaro at-tento alle esigenze economichedi operatori, famiglie, delmondo del sociale, del volonta-riato e della società civile”.

I due ex L’ex sindaco Martinelli e l’ex consigliere regionale SantoriIn basso il candidato del Pdl Bruno Gabrielli

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IV SABATO 26 FEBBRAIO 2011INCHIOSTRO www.inchiostroedizioni.it

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VSABATO 26 FEBBRAIO 2011INCHIOSTROwww.inchiostroedizioni.it

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SPECIALE BILANCIO 2011

Aiuti al sociale nonostante i tagliE’ una manovra condizionata daitagli governativi ai trasferimentidestinati agli enti locali ma, cio-nonostante, il bilancio di previ-sione per il 2011 del comunesambenedettese è riuscito a con-centrare le risorse finanziarie re-sidue su obiettivi chegarantiscono le fasce sociali indifficoltà. Perché il bilancio prevede al suointerno un pacchetto di misure disolidarietà come l'esenzione deibuoni pasti per le famiglie più po-vere, sostegno agli affitti, esen-zione addizionale Irpef per lefamiglie a reddito più basso, fondiper solidarietà e cooperazione in-ternazionale. Un impegno, quello

del Comune, che comporta stan-ziamenti, ad esempio, per un mi-lione e mezzo di euro per glianziani,un milione per i minori,oltre due milioni e mezzo ai disa-bili e che è stato riconosciutoanche dai sindacati che hannosottoscritto un apposito patto. Matorniamo ai tagli. Il bilancio ri-sente inevitabilmente della ridu-zione dei trasferimenti destinatiagli enti locali, così nel 2011 il co-mune di San Benedetto sta lavo-rando con oltre di un milione dieuro in meno. Complessivamenteil bilancio del Comune ammontaad € 86.222.495,77. In leggerariduzione la spesa per il perso-nale, di poco superiore ai 12,7milioni di euro. Secondo la nuovanormativa, sono previsti tagli agliincarichi di consulenza, alle spesedi rappresentanza e convegni, allespese per autovetture (- 20% ri-spetto a quella del 2009), per l'at-tività di formazione ( - 50%).Taglio del 10% ai compensi corri-sposti ad organi di indirizzo econtrollo come il Collegio dei Re-visioni dei Conti e al Nucleo di Va-lutazione. Il bilancio prevede didestinare circa 82.000 euro del-l'avanzo economico determinatoin sede di previsione per finan-ziare spese d'investimento, tra cuimezzi per la Polizia Municipale,attrezzature informatiche, realiz-zazione progetti di risparmioenergetico Sul fronte delle entrate, non cam-biano le aliquote di Ici, impostasulla pubblicità e diritti sulle pub-bliche affissioni che garantisconoun introito di poco superiore almilione di euro, così come per laTosap che frutta alle casse comu-nali 950.000 euro. Per quantoconcerne le tariffe, sono previsticome ogni anno gli adeguamentisulla base dei parametri Istat delcosto della vita determinati inmedia dell'1,5%. Ricordiamo cheil servizio di igiene urbana da solocosta 10,2 milioni di euro copertidalla tassa per il 93,94%. Nel bi-lancio è inoltre previsto uno spe-cifico stanziamento di 200.000euro per garantire il regolaresvolgimento delle elezioni ammi-nistrative comunali. Nel pianodelle alienazioni, spicca la venditadelle quote del Centro Agro Ali-mentare per un importo di €4.454.911,99.

POLITICHE SOCIALI RIVOLTE...AGLI ANZIANIAssistenza domiciliare, interventi socio-ricreativi, centro sociale Primavera, servizio trasporto pensionati ecc.

€ 1.445.192,16AGLI UTENTI DEI SERVIZI ALZHEIMER

€ 315.089,17AI MINORIAsili nido, centri ricreativi estivi, affidi familiari, servizio ludotecheecc.

€ 979.466,38AI DISABILICediser, Biancazzurro, assistenza domiciliare, casa famiglia, soste-gno alle famiglie ecc.

€ 2.647.842,99ALLE FAMIGLIEBuoni casa, contributi famiglie indigenti, contributi per acquisto ri-strutturazione prima casa, attività a sostegno degli immigrati ecc.

€ 837.563,21AL SOSTEGNO DI ASSOCIAZIONISMO, VOLONTARIATOSOLIDARIETA’ E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

€ 64.341,99ALL’ATTIVITA’ DI PREVENZIONEServizio risposte alcologiche, centri di ascolto nelle scuole ecc.

€ 68.020,00SOSTEGNO ALLE ATTIVITA’ SOCIO-EDUCATIVEDELLE PARROCCHIE DELLA DIOCESI

€ 79.604,31

POLITICHE PER LA FAMIGLIA E...BORSE DI STUDIO € 55.364,70LIBRI DI TESTO € 106.552,39PRESTITI SULL’ONORE ANCHE AI FIGLIFREQUENTANTI L’UNIVERSITA’ DEI LAVORATORI IN MOBILITA’

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Il bilancio previsionaleper il 2011 ammontacomplessivamente a più di 82 milioni di euro

PIANO DEGLI INVESTIMENTIPROGRAMMA ANNUALE E TRIENNALE DELLE OPERE PUBBLICHEANNO 2011ANNO 2012ANNO 2013TOTALE

€ 27.393.000,00€ 18.130.000,00€ 3.225.000,00

€ 48.748.000,00

POLITICHE PER VALORIZZAZIONE, ACCESSIBILITA’TUTELA E SICUREZZA DEL PATRIMONIO CITTADINOMANUTENZIONE QUARTIERIMANUTENZIONE INFRASTRUTTURA SCOLASTICHEMANUTENZIONE VIABILITA’MANUTENZIONE E RIQUALIFICAZIONE AREE VERDITOTALE € 1.694.000,00

IL CONTENIMENTO DEI COSTIINCIDENZA DEL COSTO DEL PERSONALESULLA SPESA CORRENTE

2008

2009

2010

2011

28.37%

26.89 %

30.28 %

31.71%

INCARICHI DI COLLABORAZIONE

2008

2009

2010

2011

€ 178.450,00

€ 317.937,61

€ 94.880,00

€ 36.200,00

GRADO DI RIGIDITA’ PER INDEBITAMENTO

2008

2009

2010

2011

8,25%

6,73%

6,05 %

6,05%

MUTUI CONTRATTI DALL’AMMINISTRAZIONECOMUNALE NEL PERIODO COMPRESO TRA GLI ANNI2008 e 2010 E DA CONTRARRE PER L’ANNO 2011

2008

€ 0

2009

€ 120.000

2010

€ 1.435.000

2011

€ 660.000

Page 14: TERRA - quotidiano - 26/02/2011

VI SABATO 26 FEBBRAIO 2011INCHIOSTRO www.inchiostroedizioni.it

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Gchi sale...

DANIELE PRIMAVERACONSIGLIERE COMUNALE

La politica è politica e forse è difficile giudicareil comportamento di chi ha mollato una batta-glia (giusta o sbagliata che fosse) per entrarenella stanza dei bottoni. E’ però evidente comeil consigliere di Rifondazione sia l’unico “poli-tico” di tutta questa storia ad aver dimostratocoerenza e ad aver almeno provato a cavalcareuna battaglia, per una volta, partita dal basso.

H...e chi scende

DOMENICO MARTINELLIEX SINDACO

Insieme a Santori vuol dettare le condizioni alPdl. Quello che non sono riusciti a fare primadall’interno del partito vogliono farlo ora dafuori. Pongono il veto su Gabrielli, buttano giùcifre e minimizzano le alleanze dei berlusco-niani. A sentire le loro parole sembra di trovarsidi fronte a due eccelsi e navigati strateghi poli-tici...

la settimana

Formazione degli stranieriLa Provincia esempio nazionaleAscoli scelta insieme ad altri 14 enti in tutta ItaliaIl Vice Presidente della ProvinciaPasqualino Piunti, il dott. Dome-nico Vagnoni, dirigente del Ser-vizio Politiche Comunitarie e ilfunzionario dell’Ente Lorella Bo-vara, hanno presentato a San Be-nedetto, presso l’ufficio Europadella Provincia, il progetto “Pro-vIntegra”, destinato a realizzareun percorso di apprendimentolinguistico ed orientamento pro-fessionale a favore degli immi-grati. Tale iniziativa è finanziatadal FEI (Fondo Europeo per l’In-tegrazione dei cittadini dei Paesiterzi) e l’autorità di gestione na-zionale è il Ministero dell’In-terno,Dipartimento per le LibertàCivili e l’Immigrazione. Per l’at-tuazione del progetto è statoscelto il livello interprovincialeper due motivi essenziali: è il li-vello più prossimo ai destinatarifinali dell’intervento e rappre-

Piunti: «La nostra esperienza avrà un’ampiavisibilità che ci renderàun esempio positivo»

senta il livello istituzionale piùidoneo al coinvolgimento di tuttii soggetti che presiedono alla ge-stione delle attività per immi-grati. La Provincia di AscoliPiceno è stata inserita tra i 15Enti provinciali Italiani destina-tari dei fondi europei in base allapresenza significativa di immi-grati sui rispettivi territori. Ilprogetto prevede, tra le sueazioni, anche la formazione lin-guistica e professionale di 40 im-migrati extracomunitari. Per ilPiceno gestirà la formazione ilCentro Territoriale PermanenteCTP – EDA Scuola Media Statale

Cappella – Curzi di San Bene-detto del Tronto. Il progetto for-mativo, completamente gratuito,non è un semplice corso di lin-gua, pur importantissimo – datoche il decreto del 4 giugno 2010del Ministero dell’Interno ha in-trodotto il test obbligatorio dilingua italiana per gli stranieriche vogliano richiedere il rilasciodel cosiddetto “permesso CE persoggiornanti di lungo periodo” –ma coniuga alla formazione lin-guistica anche quella professio-nale con la possibilità direalizzare video – curricula cheaumenteranno la capacità dei be-neficiari di trovare lavoro. “Ilprogetto formativo ha una va-lenza nazionale – ha evidenziatol’Assessore Piunti – pertantol’esperienza della Provincia diAscoli Piceno avrà un’ampia visi-

bilità che promuoverà il nostroterritorio come esempio positivodi buone prassi nel campo dellepolitiche dell’integrazione”. Ledomande di partecipazione do-vranno essere inviate o conse-gnate a mano entro e non oltrele ore 13 di lunedì 28 febbraio2011 al seguente indirizzo: Pro-vincia di Ascoli Piceno – ServizioPolitiche Comunitarie – PiazzaSimonetti n. 36 63110 Ascoli Pi-ceno. Sarà effettuata una selezione deicandidati sulla base dei requisitiformali posseduti e sull’esito diun colloquio motivazionale chesi terrà il giorno 7 marzo 2011alle ore 9, presso il CTP – EDAScuola Media Statale Cappella –Curzi di San Benedetto delTronto, sita in Piazza Setti Car-raro n.5 Porto D’Ascoli.

Celebrata la giornata nazionale del BrailleE’ stata celebrata, presso l’aula consiliaredi Palazzo San Filippo, la 4° ricorrenzadella Giornata Nazionale del Braille, me-todo di scrittura rivoluzionario per il suoimpatto sulla vita delle persone non ve-denti. L’importante manifestazione si tieneogni anno nel giorno istituito dal Parla-mento con legge 126 del 3 Agosto 2007per sensibilizzare l’opinione pubblica sulleproblematiche delle persone non vedenti. “L’istruzione e la riabilitazione per le per-sone minorate della vista” è stato il temascelto per la tavola rotonda organizzatadalla Prefettura di Ascoli Piceno e dalla se-zione provinciale dell’Unione ItalianaCechi e Ipovedenti. All’iniziativa, presie-duta dal Prefetto di Ascoli Piceno dott. Pa-squale Minunni, hanno partecipato il Vice

Presidente della Provincia e Assessore allePolitiche sociali Pasqualino Piunti, il Con-sigliere Regionale Valeriano Camela inrappresentanza della Giunta Regionale, ilPresidente provinciale e Consigliere Na-zionale dell’Unione Italiana Ciechi CavalierAdoriano Corradetti, il Presidente Regio-nale dell’Unione Cechi Armando Gianpieri,autorità civili e militari e rappresentanti dienti ed associazioni. Il Prefetto dott. Minunni ha sottolineato“l’importanza di costruire sinergie e colla-borazione tra istituzioni, enti locali, scuola,sanità, mondo del volontariato per mi-gliorare la qualità della vita dei cittadininon vedenti, in particolare la possibilità diaccedere all’istruzione ed alle nuove tec-nologie” confermando “l’impegno della

Prefettura ad essere vicina e solidale allacomunità dei non vedenti con ogni stru-mento ed azione progettuali attivabile nel-l’ambito delle proprie competenzeistituzionali” Sulla stessa lunghezza d’onda l’AssessorePiunti che, nel confermare l’impegno dellaProvincia a fianco dell’Unione ProvincialeCiechi, ha lanciato la proposta a ristorantied esercizi pubblici del territorio di “met-tere a disposizione dei menù in Braille oingranditi come segno di civiltà ed sensi-bilità ed attenzione verso le persone nonvedenti o ipovedenti che, anche grazie allenuove tecnologie e metodi d’istruzione,possono conseguire traguardi di standardqualità della vita sempre più elevati e at-tenuare tanti disagi e difficoltà”.

Dopo la Bit Confindustria Turismopunta sul mercato orientale

Strategie Si torna a parlare di destagionalizzazione e si guarda al Giappone

Una rete del turismo in grado disoddisfare a 360 gradi le esigenzedi chi arriva in Riviera, con i riflet-tori puntati in particolar modo sulmercato estero. Confindustria Tu-rismo vuole partire da qui per ri-lanciare il settore del Piceno. Loaffermano freschi di Bit milanese,quella fiera del Turismo che, adetta dei vertici dell’associazione,è stato un autentico successo checrea un ottimo punto di partenzaproprio per promuovere il territo-rio su nuovi mercati. La tecnica,nuda e cruda, è questa: si pren-dono per la gola e si portano inuna terra impossibile da dimenti-care. “Non è un caso – spiega Pier-giorgio Crincoli, uno dei dirigentidella sezione turistica dell’associa-zione degli industriali – che unodei momenti più importanti vissutialla Bit sia stato proprio quello de-dicato al gusto e alla decantazionedelle eccellenze enogastronomi-che del nostro territorio”. E ilpunto di partenza per la crescitadel turismo Piceno parte proprioda qui secondo il presidente Mas-

simo Forlì che parla di Giappone edi un mercato che la Riviera po-trebbe intercettare con ottimi ri-sultati: “Abbiamo chiesto aglistessi tour operator nipponici perquale motivo un loro connazionaledovrebbe scegliere la Riviera, an-ziché le grandi città d’arte comeRoma, Firenze o Venezia. La rispo-sta che mi hanno dato è così evi-dente: perché qui c’è tutto”. Mare,spiaggia, arte, collina e montagna.E questo lo sapevamo anche per-

ché da anni non si fa altro che par-lare di destagionalizzazione. Ma leintenzioni, ora, sembrano volgersial fare sul serio: “Dobbiamo stu-diare pacchetti – ha spiegato Crin-coli – che vadano oltre lepermanenze di luglio e agosto, Miriferisco al trimestre successivo,da settembre a novembre e aimesi di aprile e maggio”. Obiettivoraggiungibile estendendo un’of-ferta fisiologicamente già prontaall’uso.

Il vicepresidente della Provincia Pasqualino Piunti

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VIISABATO 26 FEBBRAIO 2011INCHIOSTROwww.inchiostroedizioni.it

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INCHIOSTROSupplemento al Foglio ItalianoIscrizione n.897del 10 aprile 1998al Trib. di Sanremo (Im)

DIRETTORE RESPONSABILEIlio Masprone

DIRETTORE EDITORIALEEmidio [email protected]. 0735.568460 Fax 0735560402

CONCESSIONARIADI PUBBLICITA’Antonio Palestini & [email protected]. 0735.656943Fax 0735.758427

Rifiuti zero: il sogno è a portata di mano

Le proposte di Cardogna dopo l’allarme lanciato dai pediatri sull’inquinamentoSmog: la politica intervenga” è ilgrido d’allarme – a seguito dei ri-sultati della campagna “Mal d’ariadi città 2011” di Legambiente –lanciato dal presidente della So-cietà Italiana di Pediatria, AlbertoG. Ugazio, dieci giorni addietro. Un appello a sindaci, governatoridi regione e Governo affinché ven-gano immediatamente adottate lemisure necessarie a tutelare i bam-bini dai rischi correlati all’inquina-mento atmosferico, soprattuttonelle città in cui si registrano con-tinui superamenti dei limiti comu-nitari di PM10 e PM2,5. I Verdi, che guardano alla Costi-tuente Ecologista come traguardoper la creazione di una forza am-bientalista transeuropea attenta in

primis alla qualità della vita e allasalute dei cittadini, raccolgono l’al-larme e, nel giorno dell’avvio nellacittà di Ancona delle misure di con-tenimento alle emissioni di polverisottili, avanzano una loro proposta. “Occuparsi di questo tema in modostrategico – affermano all'unisonogli assessori Verdi del comune diSenigallia Ceresoni e Paci - ci per-mette di uscire dalla logica emer-genziale dei provvedimentitampone e della sanzioni del-l'Unione Europea e ci permette didi programmare - tramite la defini-zione degli standard quantitativi equalitativi delle piantumezionidegli alberi, l'introduzione di areepedonali e zone a traffico limitato,la realizzazione di percorsi pedo-

nali e ciclabili, la realizzazione diparchi urbani, l'applicazione dei li-velli più avanzati del protocolloItaca - Marche nelle scelte volte apromuovere la tipologia ediliziaorientata al risparmio energetico eall'efficenza energetica - il conteni-mento di emissione dei gas con ef-fetto serra”. 15 persone su 10.000muoiono ogni anno per causa dellePM10: più del doppio di tutte levittime per incidenti stradali nelnostro Paese. Nove mesi di vitapersi da ogni italiano per la cattivaqualità dell’aria. 28 miliardi di euroall’anno di spesa sanitaria. Significache nelle Marche si hanno almeno1.200 decessi all’anno a causadelle polveri sottili: 150 nella solacittà di Ancona. Numeri da guerra,

e la guerra alle polveri non può es-sere combattuta solo a parole: ser-vono azioni concrete e, perrealizzarle, servono adeguati fi-nanziamenti ai comuni. Manca unPiano nazionale della qualità del-l’aria. Il deferimento alla Corte digiustizia europea incombe: Anconaha avuto la concessione di una de-roga che scade a giugno. Poi sa-ranno guai, amministrativi e forseanche penali, e sanzioni milionarie.I blocchi sporadici del traffico, dasoli, non bastano: al massimo, l’in-quinamento scende del 15%. Mahanno un grande significato in ter-mini di comunicazione: le polverisottili non si vedono, e quindi si hauna percezione diminuita dellagravità del problema”.

Anche il palo della lucefotovoltaico per l’iniziativa

Ad accogliere i partecipanti al convegno, andato in scena in con-comitanza con l’iniziativa nazionale “M’Illumino di Meno”, c’eraanche un palo della luce fotovoltaico destinato all’illuminazionepubblica presenta per una dimostrazione offerta dalla ditta We-stern & Co. di San Benedetto, specializzata proprio nelle energiealternative.

L’assessoreall’ambiente Paolo Canducci

E’ stato notevole l’interesse susci-tato dal convegno “San Benedettoverso rifiuti zero”. Notevole per-ché è stato chiaro che l’obiettivo,impensabile fino a pochissimianni fa, di procedere ad un portaa porta talmente spinto da con-sentire l’eliminazione dei casso-netti, è davvero a portata dimano. Lo è perché la strada intrapresasembra essere quella giusta. Ri-spetto al 2006 la differenziata èraddoppiata e il trend è in cre-scito persino se confrontato con idati dell’ano scorso quando la si-tuazione aveva già varcato la so-glia della positività. Canducci vuolfar raggiungere alla città il 65 per

Canducci studia il metododi Capannori, città toscana che ha raggiuntol’85% di differenziata

Istruttivo e confortanteil convegno su San Benedetto versorifiuti zero

cento della differenziata e perfarlo ha studiato, e sta studiando,modelli positivi come quello di

Capannori, cittadina del Luccheseche ha raggiunto quota 85 per cento. Ma non va dimenticato chebasta anche un po’ di fantasia peraiutare l’ambiente. Lo hanno di-mostrato, proprio durante il con-vegno, alcune casalinghe chehanno letteralmente estasiato ipresenti con delle creazioni fattea mano ricavate da plastica equant’altro.

Qualità dell’aria, si fa troppo poco

Canducci con il sindaco e l’assessore di Capannori

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VIII SABATO 26 FEBBRAIO 2011INCHIOSTRO www.inchiostroedizioni.it

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sabato 26 febbraio 2011 9

La depurazione fantasmaAcqua Dati allarmanti, cattiva gestione degli impianti, sversamento del percolato: il mare preoccupa

on c’è bisogno di scomo-dare la celebre frase di Rosa Luxemburg, «Vo-gliamo il pane, ma an-

che le rose!», per rivendicare og-gi più fortemente il diritto alla cultura, minacciata dagli ormai noti “tagli” da parte del Ministe-ro dei Beni Culturali, ed a torto sottovalutata come occasione di sviluppo economico. Spesso e volentieri si dimentica quanti italiani lavorano in questo cam-po: basti pensare che, da una sti-ma cauta, risulta che vi sono og-gi impiegate oltre 300.000 perso-ne e che l’Italia vanta il maggior numero di siti dichiarati patri-monio dell’umanità dall’Unesco. In particolare, tra gli esempi del patrimonio culturale presente nel nostro Paese, quelli più espo-sti all’incuria ed al disinteres-se sono senza dubbio i beni ar-chitettonici e monumentali: di-

Luca Modestino*

N

a depurazione delle ac-que campane è una del-le questioni misteriose a cui pare che non si ri-

esca a dare soluzioni. I dati al-larmanti di ogni estate, i proble-mi di gestione della Hydrogest e le ultime rivelazioni sullo sver-samento di percolato a mare hanno stranamente avuto due risultati poco in linea con l’ur-genza della questione: il profes-sor Cosenza ha lasciato la dele-ga regionale alle acque e si è de-ciso di chiudere il depuratore di San Giovanni. Il contratto con la Hydrogest è cruciale nella questione depurazione, Cosen-za nel corso di un’audizione del 31 gennaio aveva ribadito che la Hydrogest per i 5 impianti di depurazione ha fatto molto me-no di quanto avrebbe dovuto. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, ma come se non bastasse la Hydrogest ha aperto un con-tenzioso economico con la Re-gione che, se dovesse essere li-quidato, aggiungerebbe al dan-no la beffa.Cosenza di fronte a queste dif-ficoltà e alla gestione molto di-spendiosa della Hydrogest negli ultimi anni ha scelto di lasciare la delega all’assessore Romano, che, in una recente intervista ha dichiarato che non ci sono fon-di, quindi, per questa estate non c’è da aspettarsi belle sorprese.

Testo e fumettodi Francesco Iacotucci

L

Un abbraccio alla culturaIniziative Parte anche a Napoli la campagna per la promozione del patrimonio artistico nazionale

venta, pertanto, ancor più im-portante l’iniziativa “Abbraccia-mo la Cultura”, promossa da Le-gambiente, assieme all’Istitu-to Nazionale di Urbanistica, ai principali sindacati confederali ed all’ARCI. La campagna, il cui prossimo appuntamento è pre-visto per il 5 marzo al Colosseo, adotta il flash-mob come ele-mento per attirare l’attenzione dei media sul crescente abban-dono delle istituzioni.A Napoli, attraverso il sito www.abbracciamolacultura.it ed il quotidiano Il Corriere del Mez-zogiorno, è partito un sondaggio per scegliere il sito su cui far con-vergere l’attenzione della cittadi-nanza e dei mezzi d’informazio-ne: i 14 siti, proposti da altrettan-te associazioni attive sul territo-rio (tra le altre, la stessa Legam-biente, Napoli 99, il Consorzio Napoli Centro antico), sono va-ri e tutti meritevoli di essere “ab-bracciati”.

Si va da esempi più “classici”, co-me la Biblioteca della società napoletana di Storia Patria (at-tualmente in testa nel sondag-gio), i teatri San Carlo e Trianon, il Conservatorio di San Pietro a Majella o l’arco di trionfo del Ma-schio Angioino, fino ad arrivare a proposte più insolite: c’è il fa-moso “cippo” a Forcella - di cui molti ignorano la reale esisten-za, pensando sia solo un modo di dire, usato quando si fa riferi-mento a qualcosa di molto vec-chio – alle mura greche di Piaz-za Bellini, e perfino il centro so-ciale Gridas di Scampia, che no-nostante non sia ospitato in un complesso monumentale (l’edi-ficio è dell’Ina Casa di Secondi-gliano), acquisisce un valore per la funzione svolta e per i murales di Felice Pignataro.L’Ordine degli Architetti di Na-poli ha proposto un esempio classico dell’architettura del di-ciottesimo secolo, che a parte al-

cuni percorsi delle edizioni del Maggio dei monumenti, spesso non è incluso nei consueti itine-rari turistici partenopei, essendo situato nella zona meno cono-sciuta del rione Sanità: il Palaz-zo dello Spagnuolo in via Vergi-ni. Commissionato dal marche-se Nicola Moscati, in base a un progetto attribuito a Ferdinando Sanfelice, che sicuramente rea-lizzò la scala a doppia rampa, il palazzo fu successivamente im-preziosito dalle decorazioni rea-lizzate intorno al 1740 da Aniel-lo Prezioso ed acquistato all’ini-zio dell’ottocento da Tommaso Atienza, detto lo Spagnuolo. Per quel che vale, il mio voto l’ho da-to a questo sito, e spero che sia-no tante le persone ad andare a fare ammuina nei Vergini, se sa-rà scelto: non pensate che valga la pena di “abbracciare” questo pezzo di Napoli?

*Architetto

Altro caso di mala gestione economica ed ambientale sono i due depuratori siti a Napoli est. Il primo, quello di San Gio-vanni, da 10 anni è aperto so-lo grazie ad una ordinanza del sindaco che, ogni 12 mesi, in deroga alle leggi vigenti, ne au-torizza temporaneamente l’at-tività. La deroga annuale è giu-stificata dall’attesa dell’adegua-mento del depuratore di Napo-li est e dal fatto che in alterna-tiva le fogne di più di 100.000 persone andrebbero diretta-mente a mare.Il nodo quindi è il depuratore di Napoli est. Per l’adeguamen-to della struttura venne fatto

un bando pubblicato sulla Gaz-zetta Ufficiale del 25 maggio 2007: 89 milioni. La parte pub-blica ne avrebbe dovuti spende-re 30; i privati il resto. Nel frat-tempo, oltre a problemi di ricor-si di alcuni partecipanti, il com-missariato ha speso i soldi stan-ziati dirottandoli per l’emergen-za rifiuti. Nel 2009 le regione si impegna a rimettere 15 milioni per il progetto, ma ecco che vie-ne lo stop definitivo, perché nel-la stessa area si è deciso di far costruire l’inceneritore, per cui i piani di ampliamento del depu-ratore devono essere rivisti. Il comune nel frattempo ha stanziato dei soldi per convo-

gliare le fogne destinate a San Giovanni all’impianto di Napo-li est, i lavori dovrebbero termi-nare in un anno, ma, se non si adeguerà l’impianto l’unico ri-sultato è che si avrà un solo de-puratore fuori norma anziché due. L’unica nota positiva viene dagli ultimi dati sulla balneabi-lità del litorale domizio flegreo, i dati sono nettamente migliori rispetto agli ultimi anni con 41 punti su 74 con acqua eccellen-te. Anche se sono stati avanzati dubbi sulle rilevazioni va ricor-dato che, per esempio, a Cello-le recentemente sono stati rea-lizzati interventi importanti per migliorare la situazione.

Terra NapoliA cura di Francesco Emilio BorrelliInfo: [email protected]

Un vero e proprio blitz delle Mamme Vulcaniche si è tenuto all’interno della casa comuna-le di Terzigno: continua a pre-occupare l’allargamento di ca-va Sari, e l’incertezza sui tempi della sua chiusura non fa altro che alimentare la rabbia di chi ancora non ha mai abbando-nato la protesta. La sensazione che vivono i cittadini bosche-si e terzignesi è quella di totale abbandono, di una quiete peri-colosa e di un rasserenamento che lascia campo libero a quel-li che continuano a specula-re sulla discarica. Il pericolo è anche legato al fatto che la po-polazione che tanto ci ha mes-so a scuotersi torni ad assopir-si, non consapevole che sul Ve-suvio la situazione è peggio-re dell’anno scorso. Inoltre non c’è nessuno che attui dei con-trolli seri su ciò che viene sver-sato all’interno della discarica. Altra anomalia è il fatto che i lavori per la costruzione di una nuova strada che conduce al-la Sari – lavori che una senten-za del Tar ha sospeso – vanno comunque avanti. Stanche di questo clima surreale, le mam-me vulcaniche hanno deciso di chiedere spiegazioni diretta-mente al sindaco di Terzigno. Auricchio non si è fatto trovare nel suo ufficio ma resosi a fati-ca reperibile al telefono ha co-munque fissato un incontro da tenersi a porte chiuse con po-chi rappresentanti della pro-testa la settimana prossima. Nell’andare via dal comune, le mamme e alcuni esponenti dei comitati hanno comunque in-crociato il vicesindaco di Ter-zigno, Francesco Ranieri, e gli hanno esposto con fermezza le proprie lamentele: «Stanno allargando la cava Sari. Terzi-gno fa comodo perché in Italia non ci sono discariche per i ri-fiuti tossici e quindi vengono a gettarli qui, avvelenando i no-stri figli». La replica del vicesindaco: «Non sapevo delle voci di un allargamento, se è come dite voi farò predisporre i control-li necessari», ha replicato il vi-cesindaco. «Abbiamo lottato tanto per nulla, in quattro an-ni l’amministrazione di Terzi-gno non è stata capace di ela-borare un piano rifiuti perché preferisce speculare sulla sa-lute dei cittadini». «La verità è che la procura di Nola ci ha ab-bandonati a noi stessi» rispon-de Ranieri. Gli fa eco Langella: «Quando abbiamo esposto le nostre lamentele alla Procura di Nola ci hanno riso in faccia. La Procura ci ha presi in giro ma ormai il danno è fatto: non possiamo fare altro che regola-mentare gli sversamenti ed ef-fettuare i dovuti controlli in at-tesa che la Sari venga chiusa». (Francesco Servino)

Terzigno, blitz delle Mamme

Rifiuti

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sabato 26 febbraio 201110 >>Cultura>>

eneziano di nascita, Lo-renzo Lotto (1480-1556) fin dall’inizio della sua esperienza artistica è al-

la ricerca di strade alternative a quelle indicate dai due giganti della Laguna, Giorgione e Tizia-no, e battute da quasi tutti gli al-tri maestri dell’epoca tra cui Bel-lini e Antonello da Messina.Autonomo, problematico e an-ticonformista, senza mai cadere nella idealizzazione classicheg-giante sebbene nella sua pittura siano presenti segni di Raffael-lo, Lotto caratterizza la propria opera con un segno nitido e in-cisivo, con una forza di penetra-zione psicologica nei suoi sog-getti tipica di Durer e dei nordi-ci, con emozioni e atteggiamen-ti vivaci, con trepidazioni. L’artista paga tutto questo, l’au-tonomia, l’inquietudine, con l’isolamento e l’emarginazio-ne soprattutto a Venezia. Sce-glie pertanto i piccoli centri co-me Treviso e nelle Marche Je-si, Recanati, Ancona, Loreto di-ventando il pittore di quella che oggi definiremmo la medio-alta borghesia di provincia. Per pri-mo ne “racconta” il quotidia-no, i tanti vizi e le poche vir-tù, all’interno di cornici dalla profonda connotazione religio-sa. «Lorenzo Lotto non dipin-ge il trionfo dell’anima sulle co-se circostanti: ci presenta gen-te che domanda consolazioni dalla religione a calmi pensie-ri, all’amicizia e agli affetti. Ci guarda dalle tele come chiedes-se la carità di un po’ di simpa-tia» scrive nel 1894 Bernard Be-renson ne I pittori veneziani del Rinascimento.

Federico Tulli

V

L’evento Dal 2 marzo al 12 giugno 2011 alle Scuderie del Quirinale di Roma, una grande esposizione monografica sul pittore veneziano. In tutto, 80 opere tra dipinti e pale d’altare, alcune mai esposte prima, provenienti dai musei di tutto il mondo

Dopo un anno passato a Roma, su invito di Giulio II, per decora-re in Vaticano (con Signorelli e Bramantino) quelle Stanze che saranno poi di Raffaello, Lot-to sceglie soprattutto Bergamo dove rimane dal 1513 al 1525. In questa parentesi di “serenità” (in cui pesò anche la sua incli-nazione all’alchimia) finalmen-te si impone metabolizzando la pittura di Leonardo e le ricer-che spaziali di Bramante. Torna a Venezia, ma ben presto l’ab-bandona, disilluso. Sempre alla ricerca di soldi, lavora anche ol-tre i settant’anni, per finire po-vero, amareggiato e dimentica-to a Loreto, nelle Marche.Dalle opere devozionali a quel-le di carattere profano, ai ritrat-ti, alle maestose d’altare, l’inte-ra produzione di Lorenzo Lot-to è oggi riunita nella grande monografica curata da Giovan-ni Villa, che si apre il 2 marzo prossimo alle Scuderie del Qui-rinale di Roma (catalogo Silva-na Editoriale). In tutto, circa 80 opere, comprese le pale d’alta-re provenienti dal Veneto, dal-le Marche e dalla Lombardia, in diversi casi per la prima volta esposte in una mostra. Tra que-ste, ad esempio, la Pala di San Nicola della Chiesa dei Carmi-ni, la celeberrima Elemosina di Sant’Antonio, il Polittico e la Tra-

sfigurazione di Recanati. E an-cora, tra gli oltre 50 stupendi dipinti, emergono l’Annuncia-zione della Pinacoteca civica di Recanati, il Trionfo della castità dei principi Rospigliosi Pallavi-cini, il Ritratto di Andrea Odo-ni (dalle collezioni della Regi-na Elisabetta d’Inghilterra) e il Ritratto d’uomo con cappello di feltro (dal museo di Ottawa), ol-tre ai numerosi ritratti prove-nienti dall’Accademia Carrara di Bergamo e dalla Pinacote-ca di Brera, dal Metropolitan di New York, dalla National galle-ry di Londra e dalla Gemalde-galerie di Berlino, solo per ci-tarne alcuni.

Bernard Berenson: «Non dipinge il trionfo

dell’anima sulle cose circostanti: ci presenta gente che

domanda consolazioni dalla religione a calmi

pensieri, all’amicizia e agli affetti»

Lorenzo Lotto, inquietogenio del Rinascimento

Roman Ondák (1966) è il prota-gonista della nuova mostra al-la Fondazione Galleria Civica di Trento (Info: www.fondazione-galleriacivica.tn.it). Ondak rein-venta le logiche dell’architettu-ra e del luogo espositivo, con at-tenzione sempre viva ai materia-li e all’ambiente. Lo spazio diven-ta un’opera d’arte totale, in equi-librio fra realtà e immaginazione. Ecco dunque Eclipse (nella foto), progetto site-specific che lette-ralmente capovolge lo spazio del-la Fondazione. Ribaltando il sof-fitto del piano interrato, realizza-to sia con elementi di recupero sia con legno di larice. Ma Eclipse è anche un normale tetto, con ca-mini e tegole: un’aporia architet-tonica tanto più ambigua quan-to più realistica. Un varco fanta-stico nella architettura reale del museo, in un tono giocoso che quasi trasforma lo spazio-tempo del museo in una favola.

La mostraRoman Ondàk artista da favola

Lorenzo Lotto, Annunciazione

(1534-1535),Recanati,

Pinacoteca Civica

Page 19: TERRA - quotidiano - 26/02/2011

sabato 26 febbraio 2011 11

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>>Scienza>>

Il senso della tartaruga per orientarsi in mare

no fra i più com-p l e s s i e affa-

scinanti aspet-ti del comporta-mento degli ani-mali sta nel modo in cui alcuni di essi riescano a orientar-si durante le loro gran-di migrazioni, di conti-nente in continente. se pe-rò ai mammiferi e agli uccel-li almeno non mancano punti di riferimento visivi, per gli anima-li che vivono negli oceani trovare la strada giusta è cosa impervia proprio perché l’ambiente in ma-re aperto è tutto uguale.uno studio pubblicato su Cur-rent Biology a firma di Kenneth Lohmann dell’università del north Carolina, a Chapel hill, ha illustrato il modo in cui le tarta-rughe di mare riescono a com-piere traversate oceaniche tro-vando la rotta opportuna. Que-sti rettili riescono a stabilire con precisione la propria posizione non solo per quanto riguarda la latitudine ma anche per la lon-gitudine grazie ai campi magne-tici: «La parte più difficile del-la navigazione in mare aperto è quella di determinare la posizio-

Alessio Nannini

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Oceani Come molti animali migratori, sfruttano il campo magnetico terrestre per capire la loro longitudine. Ora uno studio americano ha scoperto come riescono a dedurre anche la latitudine

Meno di un secolo fa, le for-miche di fuoco (Solenopsis invicta), insetti noto per la caratteristica urticante del-la puntura, abitavano sol-tanto il sudamerica. poi ar-rivarono negli stati uniti e da lì mossero in Cina, tai-wan, australia, nuova Ze-landa. su questi itinerari si è concentrato uno stu-dio condotto dall’agricultu-ral research service statu-nitense, che ha confronta-to i geni delle formiche pre-levate da 2144 colonie di-stribuite in 75 posti diversi del mondo, scoprendo che tutte derivano da un’unica colonia sudamericana. Fu agli inizi del secolo scorso che alcuni esemplari finiro-no a bordo di una nave da carico salpata dall’argen-tina verso il sud degli stati uniti. Lì la specie si sareb-be fermata per alcuni de-cenni, per poi andare in al-meno nove diversi episodi di invasione negli altri pae-si del pacifico. Dalle anali-si del genoma risulta infatti che gli esemplari che popo-lano quelle zone sono più simili a quelli statunitensi che a quelle argentine.

Le formicheviaggiatrici

Emigrazioni

ne est-ovest, un problema che ha assillato per secoli i navigan-ti che viaggiavano su lunghe di-stanze - spiega il professor Loh-mann -. Il nostro studio mostra per la prima volta come lo fa un animale». La sorpresa dei ricer-catori è stata nel constatare che le tartarughe sfruttano il cam-po magnetico per non perdere la rotta lungo la longitudine, co-sa che si sapeva già per altri ani-mali migratori, ma anche per ri-salire alla latitudine. e vi riesco-no in quanto esse non fanno ri-ferimento a una sola caratteri-stica del campo, ma a una com-

binazione di due: cioè l’angolo o l’inclinazione con cui le sue linee intersecano la terra, e la sua in-tensità. se nei pressi dell’equa-tore le linee del campo si trova-no per approsimazione paralle-le alla superficie terrestre, viag-giando più a nord o più sud, av-vicinandoci dunque a uno dei poli, esse diventano progressi-vamente più fitte e quindi si av-vicinano. L’altro fattore riguar-da invece l’attrazione magneti-ca, cioè la forza con cui si eserci-ta la gravità. Questa varia in ba-se alla latitudine perché risulta maggiore ai poli di quanto non

lo sia all’equatore, poiché la ter-ra non è una sfera perfetta ma un solido sferoidale leggermen-te schiacciato a nord e a sud. La tartaruga percepisce entram-bi questi parametri, intuendo il punto esatto come una bussola. anzi meglio: «se è vero che un animale in grado di rilevare solo l’inclinazione o solo l’intensità del campo ben difficilmente po-trebbe stabilire la longitudine, la tartaruga marina è in grado di rilevare entrambi. può quin-di estrarre dal campo magneti-co più informazioni di quanto non sembri».

Bastano cinque secondi al lu-po per capire il luogo esatto dove si vanno a posare gli oc-chi di un altro animale, uomo incluso. Quella che sembrava una prerogativa dei primati e di due specie di corvi è invece un’abilità che tutti gli antenati dei cani domestici sviluppano intorno ai sei mesi di età.

IntuitoL’intelligenza del lupo

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Giustiziasotto attacco

Dagli insulti alle ritorsioni legislative, i magistrati sono nel mirino della maggioranza. Il 12 marzo manifestazione in difesa della Costituzione

Luca Palamara*

in nome della legge

Roberto Morrione

un PaeSead PeRSonam

Stragi IITrattativa: spunta un documento del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del 1994 sulla revoca del 41 bis ai mafiosi

Mobilitazioni IVColletti bianchi al servizio dei boss. La società civile reagisce. In primaveraa Bologna gli stati generali dell’antimafia al Nord

Parigi VLa capitale francese attira gli investimenti del crimine organizzato. Bar, ristorantie attività commercialiin mano alla camorra

otto il ponte della giustizia passano tutti i dolori, tutte le miserie, tutte le aberrazio-ni, tutte le opinioni politiche, tutti gli in-

teressi sociali. Giustizia è comprensione: cioè prendere insieme, e contemperarli, gli oppo-sti interessi: la società di oggi e le speranze del domani; le ragioni di chi la difende, e quelle di chi la accusa. Ma se il giudice comprendes-se tutto, forse non potrebbe più giudicare: tout comprendere, c’est tuot pardonner. Forse, af-finché la giustizia possa raggiungere i limitati scopi che la nostra società le assegna, essa ha

s

Il prossimo numero di Libera Informazione

sarà in edicola sabato 12 marzo

con Terraosservatorio nazionale sull’informazione per la legalità e contro le mafie

A volte sembra di assistere ad un copione già visto. Quando emergono vicende giudiziarie che coinvolgono il premier, pri-ma arrivano insulti ed aggres-sioni alla magistratura, poi se-guono gli annunci di iniziative legislative punitive per i magi-strati. In queste circostanze ab-biamo assistito a un costume politico di alcuni rappresentan-ti dell’attuale maggioranza di Governo che hanno reso pratica quotidiana l’insulto e il dileggio nei confronti di un’indefettibile istituzione dello stato. Un’assur-da campagna di denigrazione tesa a minare la credibilità della magistratura davanti agli occhi dei cittadini, facendo leva, con un gioco evidentemente faci-le, sulla generale delusione per le mancate risposte alla legitti-ma ansia di giustizia. Tutto que-sto, però, non ci intimidisce. so-no certo infatti che i magistrati italiani continueranno ad appli-care la legge con serenità, im-parzialità e in maniera eguale per tutti e a spiegare quali sono le riforme di cui la giustizia ha bisogno davvero. La crisi politi-ca degli ultimi mesi sembra aver bloccato qualsiasi ipotesi di una seria riforma della giustizia. Ma i problemi restano. Lentezza dei processi, drammatica penuria di risorse umane e materiali, ve-tusta organizzazione e mancata informatizzazione sono le pia-ghe con le quali siamo chiama-ti quotidianamente a convive-re nei nostri uffici, a fronte del continuo aumento della doman-da di giustizia che contribuisce a fare del magistrato l’anello de-bole della catena, sul quale fini-scono per concentrarsi inevita-bilmente le insoddisfazioni del-la collettività. Per risolvere que-sti problemi abbiamo avanzato alla politica delle proposte serie, concrete e precise individuando quelle che riteniamo essere del-le priorità e che possono essere riassunte nei seguenti punti: 1) eliminazione dei Tribunali e dei processi inutili; 2) informatizza-zione degli uffici giudiziari; 3) predisposizione di adeguate ri-sorse umane e materiali.

In un’Italia che sta vivendo la eco delle stragi volute da Gheddafi a pochi chilometri dalle sue coste, in un Mediterraneo sconvolto ne-gli assetti economici, politici, in-teretnici che condizionano il fu-turo di tutto l’Occidente, silvio Berlusconi ripropone con pervi-cacia il suo assalto alla Costitu-zione della Repubblica. L’obietti-vo è sempre lo stesso, salvarsi dai processi che lo incalzano e che, insieme con i suoi affari , nelle ac-cuse di concussione e prostituzio-ne minorile minano ora la sua im-magine personale e la credibilità come uomo oltre che come stati-sta. Vediamo ogni giorno il qua-drato che lo difende a livello par-lamentare e di tenuta del gover-no, toccando punte grottesche, come nel voto che legittimava la sua condotta nella telefonata in questura a Milano attorno alla “nipote di Mubarak”. Nella stessa direzione va la compra-vendita di senatori e deputati per disgregare l’odiato gruppo di Fini, raggiunge-re la quota “salvezza” chiesta dagli ultimatum della Lega, avere via li-bera sull’unico terreno di riforma che gli interessi: la giustizia, cioè in pratica non accogliere le legitti-me richieste dei cittadini, ma co-me colpire l’autonomia dei Pm e l’attuale assetto del Csm che ne difende il ruolo sancito dalla Co-stituzione. Rientrano così in cam-po il cosiddetto processo breve, i termini di prescrizione, la “im-procedibilità” per gli uomini di governo, il ripristino dell’immu-nità parlamentare.

segue a pagina 3

Ipse dixitbisogno, per funzionare, di orizzonti non trop-po vasti e di un certo spirito conservatore che può parere gretteria. Gli orizzonti del giudice son segnati dalle leggi: se il giudice compren-desse quel che c’è al di là, forse non potrebbe più applicarle con tranquillità di coscienza. E’ bene che non si accorga che la funzione della giustizia è spesso quella di conservare le ingiu-stizie consacrate nei codici.

Piero Calamandrei, giurista e politicoFirenze, 1889/1956 segue a pagina 3

sabato 26 febbraio

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26 febbraio 2011II www.liberainformazione.org Primo piano

Trattativa

iciotto anni dopo dall’archivio ministeria-li riemergono tracce di quei documenti che in-

dirizzarono le politiche in ma-teria di lotta alla mafia nel de-licatissimo biennio delle stragi. Una relazione del Dipartimento dell’amministrazione peniten-ziaria correlata all’azione di re-voca del 41 bis è stata deposita-ta presso il Tribunale di Firen-ze due settimane fa in merito al-le decisioni prese fra il 1993 e il 1994. Durante un’audizione al-la Commissione antimafia e al processo in corso contro Fran-cesco Tagliavia (l’unico impu-tato al processo di Firenze sul-le stragi di mafia del ‘93) l’illu-stre giurista, allora ministro del-la Giustizia, Giovanni Conso, di-chiarò invece di aver fatto quel-le scelte sul 41 bis “in solitudine”. Già nel novembre scorso fecero stupore le dichiarazioni dell’ex direttore del Dipartimento am-ministrazione penitenziaria, Ni-colò Amato, che nel ‘93 chiese la revoca del carcere duro per alcu-ni boss: «Riscriverei il documen-to sulla revoca del 41 bis. Mai saputo niente della trattativa». Scelte che continuano ad esse-re confermate anche da altri do-cumenti, oggi depositati in aule

di tribunali, che dimostrano co-me il biennio ’93 – ’94 fu parti-colarmente attivo per gli scam-bi di “pareri” e “appunti” in meri-to all’opportunità o meno di rin-novare i tanti 41 bis in scadenza, molti dei quali fissati nel luglio del 1992. Il provvedimento del carcere duro, all’epoca, nacque proprio come misura “emergen-ziale” di fronte all’avanzare della

violenza mafiosa di Cosa nostra: bombe, omicidi e stragi proba-bilmente guidate e calibrate an-che dall’esterno. A distanza di anni, si sospetta che quelle re-voche fossero state “trattate” fra pezzi dello Stato e della ma-fia per mettere fine agli attenta-ti. «In sede di comitato naziona-le per l’ordine e la sicurezza nel-la seduta del 12 febbraio 1993 - si

Prove di dialogotra Stato e Cosa nostraNorma Ferrara

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Trattativa Un documento del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del 1994 spiega quando e perché vennero revocati i provvedimenti di carcere duro per i mafiosi nel biennio stragista

legge nella circolare del Dap del 6 marzo 1993 - sono state espres-se, particolarmente da parte del capo della Polizia, riserve sulla eccessiva durezza di siffatto re-gime penitenziario. E anche re-centemente, da parte del mini-stero dell’Interno, sono venute pressanti insistenze per la revo-ca dei decreti applicati agli isti-tuti di Poggioreale e di Secondi-

didascalia didascaliaGait alit nibh etue vulla commy nosto dolobor sim eu fe

Stragi

l summit che decise la strage di via Palestro si sa-rebbe tenuto in un’abita-zione di corso dei Mille a

Milano fra i boss Cosimo Lo Ni-gro, Francesco Giuliano, Gio-vanni Formoso e i fratelli Tuti-no. Lo racconta ai pm milane-si Gaspare Spatuzza, collabo-ratore di giustizia che ha per-messo con le sue dichiarazioni la riapertura delle indagini sulla strage di via D’Amelio. La stra-ge di via Palestro a Milano il 27 luglio 1993 fece cinque morti e diversi feriti. Per quella ennesi-ma tragedia la Corte condannò, in un primo momento, sei per-

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Via Palestro, la verità secondo Spatuzza

Stragi Iscrizione nel registro degli indagati per l’ultimo responsabile dell’attentato a Milano. La procura di Caltanissetta: «Pronto fra quindici giorni un dossier su via d’Amelio»

sone come esecutori materiali. Altri due se ne aggiunsero poco tempo dopo: i fratelli Formoso, basisti e titolari del “pulciaio” a Caronno Pertusella dove ven-ne nascosto l’esplosivo. A par-tecipare alla strage voluta dai corleonesi e che (sarebbe sta-ta) progettata dai fratelli Gra-viano, Marcello Filippo Tutino, fratello di Vittorio già condan-nato per via Palestro e la falli-ta strage dell’Olimpico. Attual-mente, Marcello Tutino si tro-va in carcere con una condanna a undici anni per traffico colle-gato alla ‘ndrangheta. Gaspare Spatuzza ha rilasciato queste

dichiarazioni che hanno porta-to all’iscrizione nel registro de-gli indagati di Tutino durante alcuni interrogatori al Tribuna-le di Firenze e aggiunge anche: «Posso dire che l’obiettivo non fu centrato». A Firenze in que-sti giorni si susseguono le depo-sizioni di politici, funzionari del Ministero che nel biennio stra-gista ebbero ruoli di responsa-bilità, dall’ex guardasigilli Con-so all’allora ministro dell’In-terno, Nicola Mancino. Nono-stante le quattro sentenze del-la Cassazione che attestano co-me dietro Capaci e via D’Ame-lio ci sia Cosa nostra, un’inchie-

sta di 5o pagine pubblicata sul nuovo mensile siciliano “I Qua-derni de L’Ora” annuncia che la Procura nissena sta aprendo in queste settimane a sorpre-sa: «L’ipotesi di una stagione di sangue di matrice terrori-stica». Come per le stragi del’93 di Firenze, Milano e Roma: «Un’ unica strategia della tensione, avviata nell’autunno del ’91 e conclusa nel febbraio del ’94 con l’arresto dei fratelli Graviano, per sovver-tire il quadro politico italiano».

Il procuratore di Caltanissetta Lari proprio in queste settima-ne ha affermato: «Stiamo lavo-rando a una memoria con cui si ricostruirà tutta questa vicen-da e la sottoporremo all’atten-zione del procuratore generale di Caltanissetta, Roberto Scar-pinato». In attesa di questo do-cumento la Commissione par-lamentare d’inchiesta, prose-gue in questa fase le audizioni responsabili dei Ministeri e del-

le forze di Poli-zia. Un lavoro di ricerca che mi-ra a ricostruire la verità politica di quegli anni in vista di una rico-struzione storica e in attesa di ve-rità giudiziarie.

Perché la stagione delle stra-gi sembra non aver trovato fi-ne nel novembre ‘93 ma essersi spinta sino al gennaio ’94.

n.f.

La Commissione parlamentare antimafia guidata da Pisanu continua l’inchiesta sulle bombe del 1992e del 1993

gliano». Rimane necessario, co-me conferma anche il documen-to datato 2 maggio 1994, inti-tolato “appunti per il signor vi-ce Direttore generale”, rinnovar-lo per i detenuti. Nelle dieci pa-gine che compongono la relazio-ne del Dipartimento ammini-strativo penitenziario viene sot-tolineata l’efficacia rappresen-tata dall’applicazione del regime di 41 bis sui boss, ma si legge an-che altro. A fronte dei numero-si provvedimenti riconfermati e motivati, caso per caso, il docu-mento, ricalcando in parte quel-lo del 1993, annota mancate ri-conferme, dunque revoche per alcuni detenuti. Nel documen-to si legge: «Per i provvedimen-ti emessi su delega dell’On. Mini-stro caduti rispettivamente nel mese di novembre 1993 e gen-naio 1994 questo dipartimento provvide ad interessare gli or-gani di polizia e investigativi al-lo scopo di proporre all’On. Mi-nistro per acquisire notizie ag-giornate sul singoli nominati-vi, allo scopo di proporre all’On. Ministro l’emissione di provve-dimenti di rinnovo del regime speciale […]. Sulla base degli ele-menti pervenuti non si è ritenu-to che sussistessero le condizio-ni per un rinnovo dal regime».Questi due documenti del Dap palesano che le decisioni in me-rito al mancato rinnovo di alcu-ni provvedimenti di 41 bis po-trebbero essere stati presi an-che alla luce di queste relazioni e non “in solitudine”. Mentre an-cora si indaga sugli aspetti più delicati che in quegli anni guida-rono questo “presunto” dialogo fra mafia e Stato, negli ambienti investigativi dell’epoca si ha il ti-more che una “seconda trattati-

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26 febbraio 2011 IIIwww.liberainformazione.org

Calabria

segnale politico». Il Consiglio, an-che se non all’unanimità, ha de-ciso di introdurre degli elemen-ti che possono portare dei frut-ti nel contrasto alle ‘ndrine. Qua-li? Aiuti economici per gli impren-ditori che denunciano gli estor-sori; un’Agenzia regionale che se-gua l’iter di assegnazione dei beni confiscati; il controllo sull’eroga-zione dei finanziamenti regionali; un codice etico per i candidati alle competizioni elettorali. L’apertura, inoltre, della Bottega della legalità nel palazzo consiliare dove saran-no venduti i prodotti dei terreni

Manifestazione contro la ‘ndrangheta

confiscati ai boss. «C’è il pericolo che si tratti solo di un’operazione di immagine – sottolinea Nasone - ma ci sono anche segnali di con-cretezza. Noi valutiamo i fatti, che ci sono, vedremo poi nel futuro». «Siamo consapevoli che la sfida è gigantesca – ha dichiarato Maga-rò alle agenzie - perchè la ‘ndran-gheta ha più facce e conta su una fitta rete di relazioni sul territo-rio, nonchè sulla presenza di pe-ricolose zone grigie che agiscono indebolendo l’integrità dello Sta-to e favorendo i fenomeni corrut-tivi e degenerativi della pubblica amministrazione». Sussiste il pro-blema delle collusioni, ma anche quello della paura a denunciare i soprusi delle ‘ndrine. Chi ha avu-to il coraggio di farlo, si è scontra-to con le lentezze della giustizia e le ritorsioni dei boss. Come è suc-cesso a Tiberio Bentivolgio, ani-ma dell’associazione antiracket “Reggio Libera Reggio”, sopravvis-suto recentemente ad un aggua-to. «Gli imprenditori sono la no-

ta dolente – com-menta Mimmo Na-sone - non riesco-no a capire fino in fondo il problema del racket e l’im-portanza di reagi-re. A complicare la situazione c’è poi la lentezza burocrati-

ca, i ritardi della giustizia. Questo scoraggia , può provocare ripen-samenti. Chiediamo tempi celeri alla giustizia». L’iniziativa porta-ta avanti dai consiglieri regionali può andare nella giusta direzione. «Valutiamo senza eccessivi entu-siasmi. Guardiamo i fatti. Rispetto alle precedenti consiliature – con-clude Nasone - ci si sta muoven-do e questo, ad onor di cronaca, già prima degli arresti di dicem-bre». Segnali comunque impor-tanti. Serve capire quanto i poli-tici saranno disposti ad attenersi con coerenza ad una seria azione di contrasto alla ‘ndrangheta.

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Primo piano

Primi passi contro la ‘ndrangheta

ualcosa alla fine cambia. Anche in Calabria. L’on-data antimafia sta otte-nendo i primi frutti. Cam-

biamenti epocali? Svolte stori-che? In Calabria, sottolinea Mim-mo Nasone, coordinatore di Li-bera a Reggio: «Si sta scoprendo sempre più nell’ordinario un’atti-vità che coinvolge gruppi e citta-dini. C’è una svolta, una leggera svolta. La gente comincia a per-cepirsi come parte attiva nel con-trasto all’illegalità». Bisogna valu-tare bene e non cedere a facili en-tusiasmi, spesso traditi dagli av-venimenti. Tuttavia un piccolo cambiamento si registra. Il 22 feb-braio, infatti, il Consiglio regiona-le si è riunito a discutere di legali-tà. una piccola “rivoluzione”, do-po gli scossoni provocati dagli ar-resti di numerosi esponenti poli-tici lo scorso dicembre. un’inizia-tiva che è avvenuta poche setti-mane dopo le indignate reazioni dei consiglieri alla puntata di Pre-sa Diretta, accusata di: «Denigra-re la Calabria». La colpa di Iaco-na è stata quella di raccontare gli intrecci tra politica e ‘ndranghe-ta, raccontando i fatti documen-tati e intervistando i diretti inte-ressati. un’ordine del giorno in-fuocato è stato discusso nella re-gione che conta il più alto nume-ro di cronisti minacciati dai boss. Alla fine la politica calabrese ha dovuto affontare il tema ‘ndran-gheta. La Commissione consiliare guidata da Salvatore Magarò, pi-diellino proveniente dalle Acli, ha

Gaetano Liardo

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Calabria Dopo l’ondata di arresti di dicembre il Consiglio regionale approva le norme antimafia. Nasone, Libera: «Valutiamo i fatti senza facili entusiasmi»

«Gli imprenditori sono la nota dolente, non capiscono l’importanzadi denunciare il racket»

presentato una proposta norma-tiva, frutto del contatto e del coin-volgimento dell’associazionismo calabrese. «C’è una volontà di svolta nel Consiglio regionale. Sia-mo stati convocati nelle audizioni della Commissione, abbiamo da-to suggerimenti – sottolinea Na-sone - che in parte sono stati ac-colti, come ad esempio la questio-ne positiva sul sostegno alle vitti-me della ‘ndrangheta e l’istituzio-ne dell’Agenzia regionale sui beni confiscati, oppure quella della re-alizzazione della bottega della le-galità. Questo è naturalmente un

Insomma la paccottiglia “ad personam” che sem-brava spazzata via e che invece gli “uomini di legge e di Berlusconi”, fra i quali il ministro Alfano assimila-to nel suo ruolo agli avvo-cati del premier, rispolve-rano come obiettivo. Riap-pare anche il decreto sulle intercettazioni, cioè quella legge-bavaglio che sembra-va affossata per la resisten-za dei magistrati, la reazio-ne del mondo giornalistico e della cultura, l’intervento del Capo dello Stato, l’im-pegno dei finiani allora an-cora nella maggioranza. C’è un’evidente logica di potere in questo rinnovato assalto ai pilastri della Co-stituzione: “la legge egua-le per tutti” con l’obbliga-torietà dell’azione penale e l’articolo 21 che proteg-ge la libertà di stampa. E non sembrano sufficienti, almeno per ora, i richiami solenni del Presidente Na-politano, né ultima la dife-sa dello strumento giudi-ziario delle intercettazio-ni da parte della Corte dei Conti. Va dunque rimes-so rapidamente in moto lo schieramento a difesa del-la Costituzione e dei prin-cipi-base della democrazia oggi nuovamente in peri-colo. Già il 12 Marzo, con l’iniziativa di Articolo 21di un corteo a Roma con pre-sidi e sit-in in altre città, gli italiani sono chiamati a scendere in piazza, insie-me all’opposizione che de-ve ritrovare qui quell’unità non ancora raggiunta sul piano generale. E’ un per-corso difficile, considerata la crisi nel Mediterraneo che incombe e la specifica responsabilità che ne deri-va anche all’opposizione, ma guai se questo signi-ficasse diminuire la pres-sione in atto per il cam-biamento politico e non contrastare con ogni mez-zo democratico l’offensiva anticostituzionale. Il pote-re berlusconiano cerche-rà invece di approfittare di questa sorta di ombrel-lo offerto dall’esplodere di drammi che esso stesso ha contribuito fortemente ad alimentare e che non ha neppure denunciato con la fermezza richiesta dalla comunità internazionale. Non possiamo dimentica-re il miserabile baciamano a Gheddafi offerto a tutto il mondo.

Editoriale

Un Paesead personamRoberto Morrione*dalla prima

Dobbiamo tutti avere la con-sapevolezza che la nostra fun-zione è rivolta al cittadino per il quale, alla sofferenza per un diritto negato o atteso, si ag-giunge l’ulteriore disagio do-vuto ai ritardi di un sistema del cui malfunzionamento abbia-mo piena coscienza e che de-ve costituire per il legislatore un presupposto imprescindi-bile per una seria riforma della giustizia. Certo ci sono anche i nostri errori. Quegli errori che tolgono il respiro a ciascuno di noi; ma non possiamo accetta-re che alcuni ci considerino gli unici responsabili di un siste-ma in crisi e ancora peggio di essere descritti, in maniera del tutto falsa e infamante, come una corporazione di fannulloni super pagati impegnata a pro-teggere gli interessi di una ca-sta accusata delle peggiori ne-

fandezze. Lo dobbiamo ai col-leghi che hanno pagato con la vita la passione per la giustizia e a quanti lavorano con impe-gno e in silenzio. In questi anni si è parlato impropriamente di una contrapposizione tra poli-tica e magistratura. Al contra-rio, l’Anm si riconosce nei prin-cipi di leale collaborazione e di reciproco rispetto tra le istitu-zioni e il terreno di scontro nel quale in molti hanno cercato di trascinarla non le appartie-ne. Il nostro non è un ruolo di “avversari”. Resto sempre con-vinto che il rapporto tra la ma-gistratura e gli altri poteri deb-ba accantonare sterili polemi-che e strumentali antagonismi,

per individuare validi strumen-ti di politica giudiziaria. Ab-biamo assistito, invece, a una serie di interventi episodici e contingenti dettati dall’esigen-za di risolvere situazioni legate a singole vicende processuali e sempre mirati a limitare l’auto-nomia e l’indipendenza della magistratura. In queste occa-sioni abbiamo segnalato, con la dovuta fermezza e facendo sentire forte la nostra voce, le ricadute che le norme avrebbe-ro avuto sul sistema evitando in questo modo l’approvazio-ne di provvedimenti che avreb-bero messo in ginocchio la giu-stizia. Questa nostra azione, che ha sofferto in vari momen-

ti di solitudine, ha, comunque, sortito l’effetto di far cresce-re progressivamente il fronte di quanti, nel mondo politico e nella società in genere, si so-no poi convinti del fondamen-to giuridico e dell’onestà intel-lettuale delle nostre ragioni. Io credo che a ciò abbia contribu-ito anche il metodo che abbia-mo scelto: costanza nei conte-nuti, ma anche disponibilità al confronto e all’ascolto, dialogo, razionalità, nessuna faziosi-tà, rifiuto di ogni atteggiamen-to pregiudiziale o ideologico. Questo ha dato forza e credibi-lità all’Associazione e ai valori di autonomia e di indipenden-za, di giustizia e di eguaglian-za che l’Anm ha posto al centro del suo operato

*Presidente Associazione nazio-nale magistrati

Luca Palamara dalla prima

In nome della legge

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26 febbraio 2011IV www.liberainformazione.org

ell’era dell’informazione telematica, si può pensa-re che un vero giornalista antimafia sia condanna-

to all’isolamento o ad essere bersaglio dei mafiosi? Le recenti rivolte scoppiate in tutto il Maghreb hanno dimostrato l’im-portanza del giornalismo partecipativo o citizen journalism, ritiene che tale for-

ma di giornalismo possa contribuire a rendere più libera l’informazione che riguarda la mafia?». Que-ste alcune delle domande che più di 600 ragazzi sici-liani hanno elaborato per dialogare con il sociologo – giornalista Nando Dalla Chiesa, figlio del generale Carlo Alberto Dalla Chie-sa ucciso dalla mafia a Pa-lermo il 3 settembre del 1982. L’occasione è offer-ta dalla terza edizione del

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Dai territori

L’antimafiariparte dal Nord

In memoria di Rostagno

entata estorsione, tentata rapi-na e lesioni aggravate: queste le accuse contestate nelle cinque ordinanze di custodia cautela-

re con l’aggravante dell’utilizzo del metodo mafioso che, nella settimana appena tra-scorsa, hanno riportato sotto i riflettori del-la pacifica Modena i legami del mondo del-le professioni con il clan dei casalesi. A fini-re in manette, oltre ai cugini Alfonso detto “o pazzo” e Pasquale Perrone già in carcere dal-lo scorso anno, un sodale dei due, Carmelo Tammaro, Douglas Marchesi, in precedenza condannato ad un anno e sei mesi per usu-ra, ma soprattutto l’avvocato civilista Ales-sandro “Bit” Bitonti. Questi arresti avvenuti nell’ambito dell’operazione “Pressing 2”, so-no la naturale prosecuzione di un’altra ope-razione, la “Pressing 1” che, finalizzata nella primavera del 2010, ha consentito agli inqui-renti di ricostruire traffici illeciti e modalità – per usare un eufemismo, peculiari – del re-cupero crediti. I Perrone erano il braccio ar-mato del boss Michele Zagaria per la riscos-sione del pizzo per conto del clan a Modena e dintorni. A sorprendere la locale opinione pubblica, però, è stata l’insospettabile com-promissione di uno stimato professionista cittadino con uomini del clan. Bitonti è sali-to più volte agli altari delle cronache, soprat-tutto sportive: figura, infatti, come media-tore nelle cordate che tentano l’acquisto in tempi diversi della Reggiana Calcio e del Mo-dena. Questa volta, però del legale, si parla per altri motivi, meno nobili. sotto analisi la singolare modalità adottata dall’avvocato Bi-tonti per rientrare di un investimento anda-

Lorenzo Frigerio

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Mobilitazioni

Dopo gli ultimi arresti, cresce la reazione alle collusioni tra colletti bianchi e interessi criminali. Siglata a Modena la carta etica delle professioni

to male: cioè un’auto acquistata da un uomo residente nel veronese, pagata con più asse-gni. Il venditore però manda all’incasso tutti gli assegni contemporaneamente, facendo-li finire così in protesto. Oltre alla denuncia per truffa, Bitonti chiede a due conoscenti di adoperarsi per farlo rientrare dell’esposizio-ne. Dopo il fallito tentativo di mediazione, i due malcapitati vengono chiamati a rappor-to dai Perrone, nel frattempo coinvolti dal Bitonti, e vengono minacciati e malmenati nel corso di un appuntamento dove presen-ziano anche il legale, Marchesi e Tammaro.Dopo il danno, la beffa, perché ai due mal-

destri mediatori, rei del fal-limento e anche accusati di doppio gioco, viene chiesto di anticipare la somma che spetta all’avvocato, per poi ri-valersi successivamente sul venditore d’auto. Insomma una vera e propria estorsione come emerge dall’ordinanza, condita da altri reati non meno gravi.Il fatto in questione conferma la pericolo-sità delle relazioni che spesso si instaurano anche per futili motivi tra esponenti delle professioni e uomini delle cosche. Per que-

dai referenti dei gruppi di lavoro finalisti. L’argomento al centro dell’ intervista sa-rà quello del ruolo di una informazione li-bera in sicilia. I lavori giunti agli organiz-zatori, nelle scorse settimane, sono stati vagliati da una commissione di giornali-sti presieduta da Roberto Morrione, pre-sidente di Libera informazione e i colle-ghi, Nino Amadore del sole24Ore, Anto-nella Lombardi, collaboratrice del por-tale Ansa Legalità, Elena Fava, presiden-te della Fondazione “Giuseppe Fava” e Ri-no Giacalone, giornalista de “La sicilia”. Proprio lo scorso febbraio si è aperto a Trapani il processo per la morte di Mau-ro Rostagno, assassinato il 26 settembre del 1988 dalla mafia. Quest’edizione, dun-que, è diversa dalle altre: ha il sapore del-la memoria, dell’impegno ma anche del-la giustizia che dopo 22 inizia il suo cor-so. E nei lavori giunti al concorso i giovani della generazione “post stragi” chiedono proprio che fine abbiano fatto informa-zione e giustizia in questo Paese.

premio giornalistico per giovani studenti degli istituti superiori siciliani che si ter-rà il 5 marzo prossimo a Calatafimi sege-sta (Tp) al teatro Alhambra. Quest’anno hanno aderito al concorso più della me-tà delle scuole trapanesi e un significati-vo numero di istituti delle province di Pa-lermo e Ragusa, province coinvolte per il primo anno nel concorso. Il premio nasce da un’idea del presidio di Libera a Cala-tafimi segesta e vede la collaborazione di Libera nel suo settore formazione e del-la Fondazione Libera informazione. An-che quest’anno la giornata finale si prean-nuncia ricca di sorprese. Dopo le passa-te edizioni in cui si sono alternati sul pal-co il procuratore antimafia Piero Gras-so e il capo della mobile, Giuseppe Lina-res, quest’anno sarà la volta del sociolo-go, Nando Dalla Chiesa, presidente ono-rario di Libera, collaboratore del “Fat-to Quotidiano” e docente universitario. Dalla Chiesa potrà raccogliere e rilancia-re i tanti interrogativi che verranno posti

sto motivo, lo scorso 28 gennaio il Comitato Unitario delle Professioni di Modena – che riunisce agronomi, architetti, avvocati, chi-mici, consulenti del lavoro, dottori commer-cialisti ed esperti contabili, geologi, geome-tri, infermieri, ingegneri, medici, periti agra-ri, periti industriali, veterinari – in un conve-gno pubblico organizzato insieme a Libera e Libera Informazione, ha presentato la pro-pria Carta Etica. Un invito alla correspon-sabilità in quella circostanza era venuto dal presidente di Libera Don Luigi Ciotti e una significativa apertura istituzionale era ve-nuta dal presidente dell’Assemblea Legisla-tiva dell’Emilia Romagna, Matteo Richetti, che aveva invitato i professionisti modene-si ad esportare in altri contesti le loro pro-poste. Un invito che anticipa la proposta di una sorta di stati generali dell’antimafia del-le regioni del nord Italia, in programma nei prossimi mesi a Bologna, un importante ap-puntamento dove istituzioni e società civi-le si confronteranno sulle possibili strategie da contrapporre all’avanzata delle cosche al nord. Insomma segnali di chiara e inequivo-cabile condanna per tutte le condotte rite-nute disdicevoli e non appropriate, ribadi-te anche in occasione di quest’ultimo episo-dio. Infatti, dai professionisti di Modena è ar-rivato un plauso alle forze dell’ordine, unita-mente al pressante invito ad non abbassare la guardia: «L’arresto di un avvocato per reati connessi all’attività mafiosa – ha dichiarato il presidente del Cup Pietro Balugani – rap-presenta un fatto grave, ma questo episodio non fa che confermare la validità dell’allarme lanciato dal Comitato Unitario delle Profes-sioni di Modena sul pericolo di infiltrazioni criminali nel nostro territorio. Ora nessuno

può più dire di non sapere o di non vedere che anche a Mo-dena è possibile che vi siano contatti tra professionisti sen-za scrupoli ed esponenti della malavita». Ricordiamo che la Carta etica prevede la sospen-sione del professionista nel caso dell’avvio di procedimen-ti penali – di fatto l’impossi-

bilità di lavorare – e finanche la radiazione, nel caso sopraggiunga la condanna definiti-va per il reato di associazione mafiosa, di fa-voreggiamento o in caso di confisca definiti-va di beni.

Focus Norma Ferrara

Terza edizione del premio giornalistico dedicato al sociologo ucciso dalla mafia Il 5 marzo la consegna

In primavera a Bologna si svolgeranno gli Stati generali per trovare strategie di contrasto al dilagare dei clan

Un’immagine della manifestazione di Libera a Milano del 20 marzo 2010

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26 febbraio 2011V www.liberainformazione.org

Recensioni

Messina Denaro, il boss camaleonte La camorra investe a Parigi

«City of Blinding Lights, in lo-op, in testa, ogni volta che il pilota annuncia che siamo in fase di atterraggio e la Tour Eiffel entra nei venti centime-tri del mio finestrino. Dall’al-to, Parigi è stupenda, immo-bile. Parigi è prostituta: si dà in un attimo, e poi ti lascia. Cabin cruise prepare for lan-ding, il comandante fa il suo annuncio, ripongo il portatile e lo sguardo mi cade, di nuo-vo, fuori dal finestirno. Vedo la peripherique che le corre tutta intorno e la separa dal-la periferia, un muro di cin-ta a sei corsie. Urbanistica se-gregazionista, come a Johan-nesburg, qui si chiama Peri-pherique, lì M1, ma l’idea è la stessa tenere al di là delle mu-ra i barbari, banlieusards au-torizzati a entrare solo per la-vorare, accuratamente nasco-sti gli occhi del turista. Den-tro le mura due milioni d’abi-tanti, fuori quasi dieci. Dodi-ci milioni di persone in un cit-tà che è, per estensione, dieci volte più piccola di Roma. Do-dici milioni di vite all’ombra di una delle regioni più ricche al mondo. Parigi da sola produ-ce il 5% del Pil dell’Unione eu-ropea, una cifra che si aggira intorno ai 500 miliardi di eu-ro. Anche Londra impallidisce nel confronto con i suoi “soli” 264 miliardi. Un fiume di de-naro ininterrotto, troppo per non destare l’attenzione del-le organizzazioni criminali di tutto il mondo». Inizia così il mio capitolo sulla Camorra a Parigi. Ne parlo in Strozzate-

ci Tutti, un’antologia sulle ma-fie scritta da 23 autori. 23 pun-ti di vista sul male che attana-glia il sud. Ma anche il raccon-to di come si sia espansa e ab-bia conquistato Parigi. La nar-razione del mio “Titta Di Gi-rolamo” che mi mostra i locali che pagano alla camorra e mi raccontra di Cosimo Di Lau-ro che aveva la sua Lambor-ghini parcheggiata qui. Vede-re la Camorra con i propri oc-chi nella City of Blinding lights è come un salto all’indietro al quartiere dove provengo, so-lo che qui non ci sono Alessio e Raffaello, né cammorristi con le Punto al Nos ma uomi-ni “vestiti” che bevono cham-pagne e cantano Edith Piaf. Una camorra diversa ma che non rinuncia all’arroganza e alla prepotenza. Quel secchio pieno di ghiaccio versato sul-la pianista vuole ribadire che quel locale è roba loro e anche se siamo a Parigi, anche se chi suona è una donna di 60 anni conosciuta in tutto il Quartie-re Latino dai tempi della Pari-gi – Paname, non c’è barriera. Il locale è loro, anche lontano dai loro fortini si sentono si-curi. I guardaspalle sono fuo-ri la porta e osservano, pronti ad intervenire alla minima re-azione. Il proprietario, un vec-chio francese, guarda con gli occhi tristi: non può fare nul-la. Così la camorra si espande. Oggi Napoli, Caserta, sono so-lo il trampolino di lancio. La sfida sono le città dove ci sono i soldi. E Parigi è il cuore eco-nomico dell’Europa.

Rino Giacalone Francesco Piccinini

Inserto a cura della Fondazione Libera Informazione - Osservatorio nazionale sull’informazione per la legalità e contro le mafie

Sede legalevia IV Novembre, 98 - 00187 Romatel. 06.67.66.48.97 [email protected] www.liberainformazione.org

Direttore responsabile: Roberto Morrione

Coordinatore: Lorenzo Frigerio

Redazione: Peppe Ruggiero, Antonio Turri, Gaetano Liardo, Norma Ferrara

Hanno collaborato a questo numero: Cesare Piccitto, Rino Giacalone, Francesco Piccinini, Luca Palamara

Grafica: Giacomo Governatori

Crudeltà ed equilibrio, obbe-dienza e senso critico, rego-le antiche e moderna lucidi-tà, dolce vita e monastico iso-lamento. Tutto e il suo contra-rio. Matteo Messina Denaro è “L’Assoluto”, così lo chiamano i fedelissimi, o ancora “la te-sta dell’acqua” oppure “u sic-cu”. Più di un capo carismati-co: un oggetto di venerazione. Blasone mafioso riverito, la fe-rocia dei corleonesi e un fiuto politico spiccato, il padrino di Castelvetrano è il vero erede di una tradizione. Quella per cui Cosa nostra è antistato, ma anche potere reale, legge non scritta eppure rispettata, da almeno due secoli. Ben prima che i padri fondatori della ma-fia newyorkese partissero per gli States dalle coste di Trapa-ni. Tessitore di legami, tra fa-miglie, mandamenti e provin-ce, è lui il profeta della mafia del terzo millennio: valori ar-caici dissimulati e affari spre-giudicati fatti nel silenzio. E rapporti stretti con ’ndranghe-ta e camorra. Messina Denaro è il cardine di interessi crimi-nali e politici, di trame incon-fessabili. Il custode dei segreti di una terra che è culla di logge massoniche deviate e disegni eversivi. La terra in cui, secon-do molti, Cosa nostra è nata. E dove, più che altrove, è diven-tata cultura di un pezzo im-portante della borghesia e dei gruppi di potere. “Matteo Mes-sina Denaro, La mafia del Ca-maleonte”, il libro edito da Ru-bettino e firmato dal giornali-sta e inviato del Tg3 Fabrizio

Feo, pone, tra l’altro, interroga-tivi inediti sull’attentato di via Fauro a Roma, messo a segno il 14 maggio 1993 con un’auto-bomba che doveva uccidere il giornalista Maurizio Costan-zo , bersaglio mancato della campagna delle stragi mafio-se. I retroscena dell’operazione dei Servizi Segreti che doveva consentire l’individuazione del padrino di Castelvetrano. L’ar-chivio di Riina e i segreti della “trattativa” lasciati dai Gravia-no nelle mani di Matteo Messi-na Denaro. I rapporti di paren-ti e imprenditori legati a Mes-sina Denaro con i vertici del-la politica siciliana e naziona-le. I legami dei suoi uomini con famiglie storiche della ‘ndran-gheta anche per il traffico in-ternazionale degli stupefacen-ti. L’inesplorata rete dei rap-porti tra Matteo Messina De-naro e la camorra. In partico-lare la potente famiglia dei Nu-voletta. Esponenti della cosca napoletana furono chiamati a Roma per collaborare all’at-tentato di via Fauro e al pri-mo progetto di assassinio del giudice Giovanni Falcone, nel-la caccia al magistrato guida-ta dal padrino di Castelvetra-no per le strade della Capitale . Il libro si sofferma anche sui rapporti d’affari tra gli uomini di Messina Denaro, Gaetano Riina, la ‘ndrangheta e il clan dei casalesi. Feo racconta della provincia di Trapani una terra così malata di mafia che non se rende con-to, con un territorio che è di-ventato via via oggetti di sac-

chi edilizi, speculazioni, tenu-to apposta povero, nonostan-te i grandi flussi finanziari che qui sono arrivati, perché biso-gnava mantenere una certa di-pendenza sociale nei confron-ti del potere più o meno occul-to. «Qui la società civile, quan-do c’è, difficilmente la incontri per strada. La mafia ha molti volti, e te la ritrovi dappertut-to. È la mafia che si sente isti-tuzione e che sa di aver sem-pre regolato la vita di queste comunità, disponendo di un potere immenso». Questa è la terra del “camaleonte” Matteo Messina Denaro, uno che puoi avere incontrato per strada ma non lo riconosci, come non ri-conosci la mafia, dopo che per anni molti hanno fatto finta di non conoscerla. Oggi è siste-ma, l’illegalità spesso è la re-gola, chi cerca la legalità ma-gari si sente dire da qualcuno che non è altro che un “profes-sionista dell’antimafia” scomo-dando quel Leonardo Sciascia che di quella frase si pentì an-ni dopo, intervistato da Mau-ro Rostagno, uno che per esse-re fuori da quel sistema fu am-mazzato. E forse in quel com-mando c’era proprio lui, Mat-teo Messina Denaro.

Fabrizio Feo

MATTEO MESSINA DENAROLA MAFIA DEL CAMALEONTE

Rubettino Editore 2011286 pag16 euro

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