symposium n-01
DESCRIPTION
Microscopia in chirurgia Orvit-Profile nuovo sistema implantare La via della seta La guarigione peri-implantare TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE SCIENTIFICA GIIUGNO 2009TRANSCRIPT
TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE SCIENTIFICAGIIUGNO 2009
IN QUESTONUMERO:
Orvit-Profilenuovo sistemaimplantare
Microscopia inchirurgia
La guarigioneperi-implantare
La via della seta
l
l
l
l
l
l
l
l
l
l
l
OR-VIT Viteria Ortopedica S.r.l. Via Saliceto, 18 - 40013 - Castel Maggiore - Bologna - Italy Tel.: +39 (0)51 701 457 - Fax: +39 (0)51 702 536 - e-mail: [email protected] - www.or-vit.com P.IVA 01704891207 - Codice Fiscale e Registro Imprese Bologna n. 00413810375 R.E.A. Bologna n. 195074 – Cap. Sociale Euro 31.200 i.v.
Clean Room ISO 7
Da quarant’anni Esperienza, Tecnologia e Qualità italiana
Maggio 1969 - Maggio 2009 L’implantologia di Qualità compie 40 anni.
Produzione CNC
Ricerca & Sviluppo
OR-VIT Viteria Ortopedica S.r.l. Via Saliceto,18 - 40013 - Castel Maggiore - Bologna - Italy Tel.: +39 051 701 457 - Fax: +39 051 702 536 e-mail: [email protected] - www.or-vit.com P.IVA 01704891207 - Codice Fiscale e Registro Imprese Bologna n. 00413810375 R.E.A. Bologna n. 195074 – Cap. Sociale Euro 31.200 i.v.
O
FARMADENTVia Torino, 1/B - CampobassoTel. 0874.412285
BEST MICRO srlVia delle Acacie, 34
00171 RomaTel/fax 06.64770689
DIMA-DENT sasVia Malone, 9
S.Benigno Canavese (TO)tel.011.9880170
OVERMEDVia Lucania, 23Buccinasco (MI)tel./fax 02.457129
SISTEMI MEDICALI srlVia P.pe di Paternò, 137
Palermo - Tel. 091.220809
DENTALCOMVia Giulio Verne, 2Matera0835.721469
GIORGIO MONTANO2a Traversa De Amicis
Napoli - tel. 081. 3722666
CONCESSIONARI
in ITALIA
Overmed è un’azienda titolare di una solida e dinamica reputazione nel settore medicale, che deriva da anni di esperienze vissute a stretto contatto con medici qualificati. Overmed, grazie al supporto della progettazione specifica di dispositivi medici e ad un team di esperti che si avvale delle più moderne tecnologie e collaborazioni con Enti ed Isti-tuti scientifici qualificati, gestisce la ricerca e lo sviluppo di dispositivi medici, nonché la produzione degli stessi con particolare attenzione alla loro finitura superficiale, alla decon-taminazione ed al confezionamento.
Overmed ha ottenuto la marcatura CE per due sistemi di implantologia dentale e per un sistema di viti cannulate per applicazioni ortopediche e traumatologiche
Overmed si propone nel settore medicale per la rea-lizzazione e lo sviluppo di dispositivi medici, fornendo un servizio completo e qualificato a partire dall’idea fino alla produzione, Overmed è all’avanguardia nel settore ricerca e svi-luppo dei sistemi di sintesi spinale e nell’implantolo-
Overmed è specializzata nella gestione della produ-zione di dispositivi medici, con particolare attenzio-ne alla finitura delle superfici. Overmed è altresì attrezzata per il lavaggio e la de-contaminazione dei dispositivi medici destinati al-l’implantologia, alla protesica, alla traumatologia e all’osteosintesi.
Overmed srl Via Lucania, 23
Editorialedi Mihaela Roman
Fasi iniziali della guarigioneperi-implantaredi Donato Di Iorio
Orvit-Profile: una nuova sistematica implantare a morfologia radicolaredi Rolando Ceccarelli
Il Microscopio Operatorio in chirurgia oraledi Cristiano Grandi
Trattamento chirurgico dei terzi molari inclusidi Alberto Magistri
La via della setadi Alfredo Tursi
Storia della Fitomedicinadi Andrea Possenti
Intervista a Pier Paolo BoPresidente “GIR” Group for Implant Researchdi Mihaela Roman
3giugno
2009
sommario
5
6
14
23
34
41
47
49
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:27 Pagina 3
TRANSMU
COSAL
DEEPN
ECK
NANO
Introduzio
ne alla sistematica
Profile 1
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:27 Pagina 4
Tra Scienza e Tecnica
Con SYMPOSIUM Odontoiatrico ci apprestiamo ad entrare nell’arena delle riviste specializ-
zate in Odontoiatria, ma non sarà solo “una rivista in più” vogliamo dargli un’impronta
particolare a cominciare dal titolo anzi dall’appendice al titolo
“TRA SCIENZA E TECNICA”.
Perché questa divisione?
Intanto perché i lettori di una rivista scientifica sono molto diversi tra loro: c’è chi è molto interes-
sato alla ricerca e chi invece predilige la pratica clinica. Quindi la rivista sarà divisa in due parti: la
prima di carattere fortemente scientifico, ospitando ricerche fatte da Università o articoli di alto spes-
sore scientifico; nella seconda parte, invece, porteremo la clinica quotidiana, quindi articoli che
sapranno suscitare interesse nei lettori, in quanto sia per gli strumenti usati, sia per le tecniche adot-
tate, più si avvicinano alle esperienze dello studio medico, direi “Classico”.
Questo è un numero di prova, quindi scusateci errori ed omissioni, volevamo uscire per il
DentalGO di Napoli ed abbiamo dovuto lavorare con poco tempo a disposizione e quindi non tutto è
perfetto. Il numero 0 uscirà in occasione dell’EXPODENTAL e sarà certamente più accurato e com-
pleto. Nell’edizione di Ottobre, saranno definiti gli incarichi editoriali e scientifici che vedranno nella
persona del prof. Alessandro Ruggeri, direttore della cattedra di Anatomia Umana dell’Università di
Bologna, come Direttore Scientifico, mentre per la parte Tecnica in qualità di Direttore Editoriale,
l’incarico sarà curato dal Dr. Andrea Possenti di Roma.
Altri eminenti Professori e Dottori faranno parte, con nostra grande soddisfazione, del Comitato
Scientifico, e nel prossimo numero vi daremo ampia documentazione.
Voi tutti sapete che una rivista vive di Sponsor, ma anche qui abbiamo voluto differenziarci dalle
altre riviste, adottando un metodo che chiameremo “DI ESCLUSIVA” cioè si accetterà solo un’azien-
da per prodotto, in modo da dare ampia soddisfazione allo sponsor, potendo pubblicare case-report
sui loro articoli o macchinari. Questo non impedirà certo un confronto con altri prodotti, ma solo
all’interno di una ricerca.
SYMPOSIUM ODONTOIATRICO, sarà anche un sito WEB, dove attraverso dei forum, molti col-
leghi potranno trovare risposte ai loro quesiti, basterà iscriversi e poter scaricare gli articoli più inte-
ressanti.
Ci sarà inoltre l’area dedicata agli sponsor che proporranno offerte o novità a condizioni partico-
lari. Ci interessa anche la vostra voce, quindi un’area a voi dedicata per consigli, suggerimenti e
altro.
Per finire una rubrica, che spero di poter pubblicare nel prossimo numero che chiameremo “SED
LEX DURA LEX” dove un team di avvocati sarà a vostra disposizione per eventuali problematiche...
Grazie per l’attenzione e spero di leggervi numerosi.
MIHAELA ROMAN
Responsabile Editoriale
5giugno
2009
editoriale
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:27 Pagina 5
L’integrazione di un impianto rappresenta la fase
finale di una serie di eventi complessi ed in parte
sconosciuti; nel 1980 osborn e newesley (1) sug-
geriscono l’esistenza di almeno due meccanismi diversi
con cui il tessuto osseo neoformato può giungere a
contatto di un impianto: essi suggeriscono i termini
“osteogenesi a distanza” ed “osteogenesi da contatto”
per descrivere i due meccanismi con cui avviene la
neoapposizione di tessuto osseo alla superficie di un
impianto. nel primo, la matrice osteoide viene deposi-
tata in direzione centripeta rispetto alla fixture, ossia dal
sito chirurgico verso l’impianto (fig. 1A); nell’osteogenesi
da contatto, invece, accade l’opposto, ovvero la neofor-
mazione di tessuto osseo procede dalla superficie del-
l’impianto verso il sito ricevente (fig. 1B). nel 1998 e nel
2003, J. Davies (2;3) riprende le argomentazioni di
osborn e newesley e suggerisce che l’osteogenesi a
distanza è, nella serie di fenomeni che la realizzano, del
tutto simile a ciò che accade durante le fasi del normale
rimodellamento osseo. L’osteogenesi da contatto, inve-
ce, rappresenta il risultato di
due fasi consecutive denomi-
nate “osteoconduzione” e “de
novo bone formation”.
osteoconduzione è la fase in
cui le cellule osteoprogenitrici
provenienti dal circolo emati-
co raggiungono la superficie
dell’impianto, mentre “de
novo bone formation” identi-
fica il momento in cui le cellu-
le osteoprogenitrici, divenute
osteoblasti, depongono nuo-
vo tessuto osseo in direzione
centrifuga rispetto alla fixture.
“De novo bone formation”
non trova una traduzione uni-
voca in italiano; lo stesso
Davies spiega che “de novo
bone formation” significa “for-
mazione di tessuto osseo lad-
dove non c’è mai stato”, ovve-
ro alla superficie di un impian-
to. L’espressione potrebbe
essere resa in italiano come
“formazione ex novo di tessu-
to osseo” o “neoformazione
di tessuto osseo” ma in que-
sto caso si presterebbe ad
6noVEMBRE
2008
Fig. 1: A. osteogenesi a
distanza: la deposizione di
nuovo tessuto procede in
direzione centrifuga rispetto
all’impianto; la linea
cementante (linea bianca) si
forma all’interfaccia tra osso
pre-esistente ed osso neo-
formato.
B. osteogenesi da contatto: la
neoformazione di tessuto
osseo procede dalla superficie
dell’impianto verso il sito
chirurgico. Si assiste, inoltre, alla
formazione di una linea
cementante (linea bianca)
all’interfaccia tra la fixture ed il
tessuto appena formato.
Fasi iniziali dellaGuariGione Peri-imPlantare: Il Ruolo Delle Superfici Nella Formazione E Nella Stabilizzazione Del Coagulo
donato di iorio, sergio Frisone, andrea mastrangelo, Giovanna
murmura
Università Degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara
Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche
Direttore Prof. sergio Caputi
Scienza
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:27 Pagina 6
essere confusa con il processo di apposizione di tessuto
che si verifica durante il rimodellamento osseo fisiologi-
co.
A questo punto bisogna attribuire un significato clini-
co alla osteogenesi da contatto ed alla osteogenesi a
distanza; probabilmente entrambi i meccanismi si verifi-
cano contemporaneamente in zone diverse di uno stes-
so impianto, ma il risultato, ossia l’aspetto ultrastruttura-
le dell’interfaccia impianto/tessuto osseo è diverso a
seconda che si verifichi l’uno o l’altro fenomeno.
nell’osteogenesi da contatto, le cellule osteoprogenitrici
depongono, a ridosso della superficie implantare, uno
strato di matrice organica dello spessore di circa 0.5
micron, privo di collagene, che serve da nucleo di cre-
scita per i cristalli di fosfato di calcio. Tale strato, chiama-
to “linea cementante”, rappresenta un reperto ultra-
strutturale tipico del tessuto osseo, in quanto è normal-
mente presente all’interfaccia tra osso neoformato ed
osso pre-esistente e si forma, pertanto, ogni volta che
una porzione di tessuto osseo viene rimaneggiata.
nell’ambito dell’implantologia, alle linee cementanti
Davies attribuisce la funzione di migliorare l’”inter-
locking” tra la fixture ed il tessuto che la integra.
Quando si verifica l’osteogenesi a distanza, invece, la
linea cementante si forma all’interfaccia con il sito chi-
rurgico, perché è da qui che ha inizio la formazione di
nuovo tessuto; la superficie dell’impianto si trova, per-
tanto, ad essere circondata da tessuto neoformato con
l’interposizione, in alcuni punti, di elementi osteocitari.
E’ evidente, pertanto, che la guarigione peri-implanta-
re passa attraverso l’uno o l’altro meccanismo a secon-
da che gli elementi cellulari deputati alla funzione osteo-
genica possano o meno raggiungere la superficie della
fixture, ossia a seconda che si realizzi o meno l’osteo-
conduzione. A questo proposito, Albrektsson e
Johansson (4) rammentano l’esistenza di una ulteriore
fase del processo di guarigione denominata “osteoindu-
zione” e questo è il termine con cui si definisce la tra-
sformazione delle cellule circolanti indifferenziate in cel-
lule capaci di produrre tessuto osseo.
7noVEMBRE
2008
Fig. 2: rappresentazione
schematica del guscio d’acqua
sulla superficie di un impianto
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:27 Pagina 7
Sulla base di quanto detto sino ad ora, pertanto, ci
troviamo nella condizione in cui gli elementi cellulari
indifferenziati hanno bisogno di essere “condotti” sulla
superficie dell’impianto e qui devono essere “indotti”
verso la funzione osteogenica.
Da più parti, in letteratura, si afferma che la struttura
microscopica della superficie dell’impianto ha la capa-
cità di influenzare il comportamento delle cellule che
interagiscono con essa. Ma l’impianto, nei momenti
immediatamente successivi al suo posizionamento, vie-
ne a contatto con il tessuto ematico, tanto che Park nel
2001 (5) parla di “blood modified titanium oxide surfa-
ce” e suggerisce che i tessuti organici interagiscono con
una superficie modificata piuttosto
che con il biossido di titanio. Da altre
parti in letteratura si parla di biofilm,
ed è sulla composizione del biofilm
che si snoda la questione, visto che
le cellule interagiscono con esso. A
questo proposito, nygren e coll. (6)
e Keselowsky e coll. (7) affermano
che alla superficie dell’impianto
adsorbono proteine plasmatiche
quali immunoglobuline, fattori del
complemento, vitronectina, fibrino-
geno e fibronectina e tutto ciò acca-
de, secondo nygren e coll., nell’arco
di cinque secondi dal posizionamen-
to dell’impianto, trascorsi i quali ha
inizio l’attivazione piastrinica.
Keselowsky e coll., inoltre, evidenzia-
no il fatto che il biofilm contiene i
fattori che promuovono l’adesione e
l’attivazione delle cellule deputate
alla riparazione. Sevastianov (8),
invece, riporta che è l’albumina ad
essere adsorbita dalla superficie
implantare, mentre Tang e Eaton (9)
dimostrano, nel 1993, che il fibrino-
geno presente nel biofilm ha un ruo-
lo determinante nella attivazione
della risposta infiammatoria e quindi,
nell’innesco del processo rigenerati-
vo. Diversi gruppi di ricerca si sono
occupati della composizione del bio-
film e, in generale, gli Autori concor-
dano sul fatto che esso presenta una
composizione che varia con le carat-
teristiche ultrastrutturali della super-
ficie su cui esso si forma (10-15).
una bella spiegazione sul meccanismo con cui una
superficie influenza la composizione del biofilm protei-
co arriva da Kasemo e gold (16): l’impianto, al
momento dell’inserzione, entra in contatto con i liquidi
extracellulari; le molecole d’acqua, per prime, interagi-
scono con la superficie e il risultato di questa prima
interazione è funzione delle caratteristiche reologiche
della superficie. una superficie idrofila inerte si lascia
bagnare e qui le molecole d’acqua interagiscono tra di
loro e con il substrato mediante legami idrogeno, mol-
to similmente a ciò che accade nell’acqua pura. Le
superfici idrofile dotate di un più alto potenziale, invece,
8noVEMBRE
2008
Fig. 3: proteine adsorbite su di
una superficie idrofila. il
contatto avviene con
l’intermediazione del guscio di
molecole d’acqua; le proteine
inoltre espongono i loro
domini idrofobi per le
successive interazioni.
Fig. 4: proteine adsorbite su di
una superficie idrofoba. Qui
mancano le molecole d’acqua
e risultano, inoltre, esposti i
domini idrofili.
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:27 Pagina 8
reagiscono con le molecole d’acqua
promuovendone la dissociazione e,
in questo caso, il risultato biochimico
consiste nella formazione di una
superficie idrossilata ricca di cariche
negative.
Le superfici idrofobe, invece, si
lasciano bagnare meno favorevol-
mente il che equivale a dire, sul pia-
no biochimico, che le molecole d’ac-
qua vi si legano con legami seconda-
ri molto deboli.
Ad ogni modo, il risultato di que-
sta prima interazione consiste nella
formazione di un guscio d’acqua che
incorpora gli ioni tipicamente pre-
senti nei liquidi extracellulari, rappre-
sentati fondamentalmente dal Cloro
(Cl-) e dal Sodio (na+) (fig. 2).
La superficie così modificata è
pronta per interagire con le protei-
ne. Possiamo esplicare il fenomeno
dividendolo, sul piano puramente
didattico, in due fasi: all’adsorbimen-
to inziale (ossia alla fase di “avvicina-
mento” delle biomolecole alla super-
ficie implantare) segue, infatti, una
fase in cui le proteine vanno incon-
tro a modifiche della loro conforma-
zione sterica, ossia cambia la loro
struttura quaternaria e questo avvie-
ne per l’azione combinata dell’effet-
to vroman con fenomeni di denatu-
razione.
A questo punto appare chiaro come la composizio-
ne dello strato proteico e la conformazione delle pro-
teine adsorbite dipendano dalle proprietà di superficie
dell’impianto e, quindi, dalle caratteristiche dello strato
di acqua e di ioni inizialmente adsorbito. Le superfici
idrofile, infatti, legano le proteine in corrispondenza dei
loro domini idrofili, mentre su superfici idrofobe accade
l’opposto.
Quanto esposto sino ad ora rappresenta la serie di
eventi che porta alla formazione del biofilm proteico e
lo scenario è pressappoco il seguente: alla superficie
dell’impianto risultano adsorbite le proteine di prove-
nienza ematica; il legame che esse stabiliscono con il
substrato è di natura elettrostatica ed è mediato da
uno strato di acqua e ioni quando l’interazione avviene
su di una superficie idrofila (fig. 3); al contrario, il legame
risulta diretto quando l’interazione avviene con una
superficie idrofoba (fig. 4).
Ad ogni modo, tra le proteine che compongono il
biofilm ci sono anche i fattori che attivano la cascata
della coagulazione ed entro pochi minuti dal posiziona-
mento dell’impianto accade che lo spazio compreso tra
la superficie implantare ed il sito osseo ricevente viene
impegnato dalla presenza del coagulo (figg. 5;6;7): ad
esso, ora, spetta il compito di mediare l’arrivo delle cel-
lule osteoprogenitrici sulla superficie dell’impianto, il
che equivale a dire che è per mezzo della rete di fibrina
che si realizza l’osteoconduzione. Le cellule osteopro-
genitrici, infatti, arrivano sulla superficie dell’impianto
mediante un movimento ameboide condotto attraver-
9noVEMBRE
2008
Fig. 5: rappresentazione
schematica della formazione
del coagulo sulla superficie di
un impianto.
Fig. 6: formazione del coagulo
sulla superficie di un impianto.
Sono evidenti numerosi globuli
rossi “intrappolati” tra i
filamenti di fibrina (Microscopia
elettronica a scansione;
1900X).
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:27 Pagina 9
so i filamenti di fibrina che si estendono dal sito osseo
alla superficie implantare; tale movimento trova un
razionale biochimico sulla presenza di recettori di
membrana che hanno affinità con la fibrina (fig. 8). in
questo modo, quindi, le cellule indifferenziate riescono
ad “attaccarsi” alle maglie del coagulo ed a “camminarci
sopra”. Questo fenomeno avviene tutte le volte che
una ferita inizia a guarire: esso rappresenta il primo
momento della formazione del tessuto di granulazione
e coincide con la contrazione
del coagulo. Qui però, la retra-
zione del coagulo avviene tra
due superfici rigide ed esiste
pertanto la possibilità che da
qualche parte la fibrina si stac-
chi dalla superficie dell’impian-
to (fig. 9), precludendo così la
possibilità che le cellule osteo-
progenitrici raggiungano la fix-
ture e diano inizio all’osteoge-
nesi da contatto.
Secondo questo punto di
vista, quindi, l’osteogenesi da
contatto si realizza se la rete
di fibrina risulta ben ancorata
alla superficie dell’impianto.
nel caso contrario, infatti, essa
rischia di staccarsi durante la
contrazione del coagulo e le
cellule osteoprogenitrici non
riescono a raggiungere la
superficie dell’impianto.
La ricerca ha quindi iniziato
a muovere verso due direzio-
ni diverse: da una parte, infatti,
si cerca la superficie che trat-
tiene meglio delle altre la rete
di fibrina; dall’altra, invece, si
cerca la superficie che induce,
più delle altre, la formazione
di un coagulo ben strutturato;
ad ogni modo, la superficie
“ideale” no esiste ancora. Ad
oggi le superfici vengono, sul
piano microstrutturale, suddi-
vise in “lisce” (quelle general-
mente definite “machined”) e
“ruvide”, quelle ottenute da
lavorazioni in cui alla fresatura
si aggiungono processi di sabbiatura e di mordenzatura
acida. in letteratura, comunque, esistono da più parti
evidenze scientifiche secondo le quali una superficie
ruvida si integra prima rispetto ad una superficie liscia
ma, ad oggi, sono necessarie maggiori indagini al fine di
comprendere al meglio i meccanismi biochimici che
conducono alla guarigione ossea intorno ad una fixtu-
re.
10noVEMBRE
2008
Fig. 7: Particolare dell’immagine
precedente. La superficie
dell’impianto risulta
completamente ricoperta dal
coagulo (Microscopia
elettronica a scansione;
10.000X).
Fig. 8: le cellule indifferenziate
di derivazione ematica
raggiungono il coagulo e danno
inizio alla formazione del
tessuto di granulazione.
Contestualmente avviene la
contrazione del coagulo.
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:27 Pagina 10
Bibliografia
1. osborn JF, newesley H. Dynamics aspects of the
implant-bone interface. in: Heimke g. Dental implants.
Materials and systems. Munich: Carl Hanser, 1980:111-23.
2. Davies JE. Mechanisms of endosseous integration. int
J Prosthodont 1998;11:391-401.
3. Davies JE. understanding Peri-implant Endosseous
Healing. J Dent Educ 2003;67:932-49.
4. Albrektsson T, Johansson C. osteoinduction, osteo-
conduction and ossoeintegration. Eur Spine J
2001;10:96-101.
5. Park JY, gemmel CH, Davies JE. Platelet interaction
with titanium: modulation of platelet activity by surface
topography. Biomaterials 2001;22:2671-82
6. nygren H, Tengvall P, Lundstrom i. The initial reactions
of Tio2 with blood. Journal of biomedical materials
research 1997;34:487-492.
7. Keselowsky Bg, Collard DM, garcia AJ. Surface chem-
istry modulates focal adhesion composition and signal-
ing through changes in integrin binding. Biomaterials
2004;25:5947-5954.
8. Sevastianov Vi. Role of protein adsorption in blood
compatibility of polymers. Crit Rev Biocompatib.
1988;4:109-154.
9. Tang L, Eaton JW. Fibrinogen mediates acute inflam-
matory responses to biomaterials. J Exp Med
1993;178:2147-2156.
10. Vroman L. Problems in the development of materials
that are compatible with blood. Biomater Med Dev
Artif org 1984;12:307-323.
11. Horbett TA. Principles underlying the role of
adsorbed plasma proteins in blood interaction with for-
eign materials. Cardiovasc Pathol 1993;2:137-148.
12. Lundstrom i. Models of protein adsorption on solid
surfaces. Progr Coll Polym Sci 1985;70:76-82
13. Horbett TA, Brash JL. Protein at interfaces ii. Vol 602
ACS Symposium Series. Washington DC: ACS. 1995
14. Brash JL, Wojciechowski PB. interfacial phenomena
and bioproducts: bioprocess technology. Mcgregor WC
editor. new York: Marcel Dekker. 1996.
15. Hlady V, Buijs J. Protein adsorption on solid surfaces.
Curr opin Biotechnol 1996;7:72-7
16. Kasemo B, gold J. implant surfaces and interface
processes. Adv Dent Res 1999;13:8-20
11noVEMBRE
2008
Fig. 9: coagulo parzialmente
distaccato dalla superficie di un
impianto; le frecce indicano il
gap esistente tra la superficie
ed il coagulo. (Microscopia
elettronica a scansione;
1500X).
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:27 Pagina 11
Finalmente un
microscopio
alla portata
di tutti!!
www.dfv.com.br
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:27 Pagina 12
Best Micro
Finalmente un
microscopio
alla portata
di tutti!!
• Nuova linea
• Ottica tedesca
• 5 scatti (da 3x a 23x)
• Zoom motorizzato
• Snodi frizionati
• Kit per Foto-Video
www.dfv.com.brBest Micro s.r.l. - Via delle Acacie, 34 - 00171 Roma
Tel. 06.64770689 - Fax 06.89537092 - email: [email protected]
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:27 Pagina 13
Storia degli impianti conici
Dall’inizio degli anni ’60, epoca in cui si intrapresero i
primi studi scientifici inerenti l’utilizzo di viti artificiali in
titanio per sostituire gli elementi dentari andati persi (1),
nel mercato implantologico internazionale si sono veri-
ficati moltissimi cambiamenti. Dapprima lo studio di
nuovi trattamenti di superficie, che ha condotto ad
aumentare progressivamente la microruvidità
(Microdesign) del titanio al fine di ottenere una maggior
percentuale di tessuto osseo integrato con l’impianto e
successivamente la ricerca di impianti di diametro più
consono alla sostituzione di ciascun elementoiii ed infine
l’avvento, alla fine degli anni novanta, dei cosiddetti
impianti a morfologia radicolare o root-form
(Macrodesign)iv.
Quest’ultima novità, nata dall’esigenza di riuscire a
migliorare la distribuzione dei carichi che gli impianti tra-
sferiscono all’osso, ha in realtà apportato molteplici
innovazioni in tema di chirurgia implantare.
Con questo articolo, ci proponiamo di effettuare una
14noVEMBRE
2008
orvit-ProFile: unanuova sistematiCa imPlantare a morFoloGia radiColare
IMPLANTOLOGIA
Dott. Rolando Ceccarelli
Libero professionista in LuccaDott.ssa Tatiana Cherichetti
Libera professionista in LuccaDott. Bertucci Andrea
Libero professionista in Lucca
e-mail: [email protected]
Parole chiave
impianti conici, osteointegrazione, trattamento
di superficie.
Riassunto
Sono stati presi in esame gli impianti conici
Profile (orvit-Bologna-italy), al fine di valutarne
le caratteristiche morfologico-meccaniche
(disegno implantare, trattamento di superficie,
test di resistenza in compressione), biologiche
e cliniche, per arrivare a definire le indicazioni
(sottosquadri ossei, convergenza radicolare, siti
post-estrattivi, espansione crestale) e le con-
troindicazioni (maxi rialzo di seno mascellare)
al loro impiego.
in particolare è stata analizzata la loro sempli-
cità di utilizzo, rispetto alla classica vite cilindri-
ca, soffermandosi particolarmente sulle carat-
teristiche di agevolezza d’uso di tutta la com-
ponentistica, sia implantologica, che protesica
della sistematica implantare orvit-Profile.
Key Words
root-form implants, osseointegration, surface
roughening treatment.
Abstract
An investigation about Profile root-form implants
(Orvit-Bologna-Italy) was made to value the mor-
phological-mechanical, biological and clinical
characteristics (implant design, surface rought-
ness treatment, mechanical testing) to define the
indications and controindications (sinus lift aug-
mentation) for their use.
Expecially was analized the easily use, respect to
the classical cilindrical wire, focusing on the sim-
ple use of all the implantological and prosthetical
components of Profile System.
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:27 Pagina 14
valutazione di una linea implantare “Profile” (orvit-
Bologna-italy), che presenta caratteristiche peculiari dei
cosidetti impianti root-form, al fine di valutarne indica-
zioni, controindicazioni e risultati clinici.
indicazioni e controindicazioni
nel presente articolo intendiamo discutere dei vantaggi
che questo tipo di impianto fornisce, primo tra tutti la
sua estrema semplicità di utilizzo, che ne consente un
impiego agevole anche ai neofiti della disciplina.
Lo sviluppo di questo nuovo design, ha inoltre permes-
so di ricorrere all’alternativa implantare anche in situa-
zioni in cui l’uso degli impianti a vite classica risultava dif-
ficoltoso od impossibile; le indicazioni principe all’uso di
questo particolare tipo di impianto sono infatti:
Convergenza radicolare
Sottosquadri ossei
Siti post-estrattivi
Espansioni crestali
Ciascuna di queste indicazioni è strettamente collegata
alla macromorfologia tronco-conica di questa linea
implantare, ma nel presente articolo ci limiteremo a
descrivere le peculiarità di questa sistematica introdotta
nel mercato negli ultimi anni.
Vi sono comunque anche delle situazioni in cui l’impie-
go di questi impianti può essere controindicato, ad
esempio in caso di posizionamento contemporaneo ad
una procedura di maxi rialzo di seno mascellare. in que-
sti casi infatti, specie se si interviene in seni altamente
pneumatizzati e creste ossee molto riassorbite, è neces-
sario e fondamentale ottenere la stabilità primaria del-
l’impianto. in tali situazioni, con questa sistematica
implantare si potrebbero avere problemi di stabilità pri-
maria dovuti all’ assenza di spire proprio a livello della
porzione coronale degli impianti, ed il loro inserimento
potrebbe quindi portare ad un rapporto inadeguato tra
l’osso residuo e le spire dell’impianto. gli ultimi nati, in
casa orvit, denominati “Profile deep-neck” e dotati di
microfilettatura anche a livello di buona parte del collet-
to degli impianti, sembrano poter rappresentare una
soluzione a queste indicazioni cliniche.
Caratteristiche morfologico-meccaniche
gli impianti della sistematica Profile hanno forma conica,
ovvero presentano una porzione apicale ristretta, ed un
colletto implantare svasato (tipico degli impianti tran-
smucosi) nettamente più largo, che conferisce una
conometria lungo tutto l’asse maggiore dell’impianto.
Questa caratteristica, unica nel suo genere, ha permes-
so, di realizzare una sistematica con un ridotto numero
di accessori. Laddove infatti si abbia una tipologia di
impianto puramente conica, ne deriva la necessità di
una serie di frese per ogni lunghezza implantare, in
quanto un impianto di lunghezza dieci avrà una conicità
diversa da uno di lunghezza tredici, anche se di medesi-
mo diametro. La tipologia tronco conica, in cui la coni-
cità si ha negli ultimi mm apicali, con la rimanente parte
pseudocilindrica, permette altresì di utilizzare un’unica
serie di frese indipendentemente dalla lunghezza da
inserire in quanto tutte le lunghezze presenteranno il
parametro di conicità costante solo nei mm apicali.
Prima di procedere ad una descrizione delle varie carat-
teristiche che rendono questo impianto così semplice,
dobbiamo ricordare alcune peculiarità meccaniche fon-
damentali, che rendono ragione della sua versatilità di
impiego.
Eseguendo dei test in compressione su impianti cilindrici
e conici, dello stesso diametro e lunghezza ed in osso di
diversa densità è stato visto che, per ottenere il mede-
simo spostamento, i valori di carico da esercitare sul
modello root-form sono maggiori ed aumentano signi-
ficativamente sia con l’aumento dello spostamento con-
siderato, sia con l’aumento della densità osseav .
Questa differenza tra i due sistemi implantari è princi-
palmente dovuta alla conicità dell’impianto; infatti se nel-
la vite classica le spire risultano tutte sovrapposte, facen-
do sì che l’area di scarico delle forze verticali si abbia
solo sul fondo dell’impianto, il disegno conico distribui-
sce le forze compressive su una superficie di osso mag-
giore (cioè quell’area che sottende ogni singola spira),
aumentando di fatto la stabilità primaria e riducendo
drasticamente il fenomeno dello “stripping”, intendendo
con questo termine la tendenza a “spanarsi” di un
impianto quando sottoposto ad un torque di avvita-
mento eccessivo.
gli alti valori di stabilità primaria sono inoltre dovuti al
design delle spire, le quali, in sezione trasversale, pre-
sentano la superficie superiore posta perpendicolar-
mente rispetto all’asse dell’impianto e ciò permette da
un lato una maggior capacità autofilettante (in sezione
assiale la dimensione della spira è la metà della classica
Branemark) dall’altro di scaricare completamente sulla
superficie ossea la forza verticale agente sulla spira, sen-
za necessità di scomposizioni di forzevi.
oltre alla morfologia sopra descritta, altre caratteristi-
che peculiari della sistematica implantare Profile sono
rappresentate dal trattamento di superficie, ottenuto
tramite una prima sabbiatura con corindone bianco,
seguita successivamente da una mordenzatura acida, in
grado di ottenere una superfice microruvida esente da
15noVEMBRE
2008
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:27 Pagina 15
residui ed impurità.Anche nella componentistica prote-
sica, il concetto di ergonomia della sistematica implanta-
re viene esaltato, in quanto, tutti i diametri implantari
presentano lo stresso tipo di connessione, riducendo al
minimo necessario le componentistiche per la riabilita-
zione protesica.
La possibilità invece di disporre di un sistema di connes-
sione universale, permette a coloro che praticano l’im-
plantologia di poter scegliere agevolmente il tipo di
componentistica in base al tipo di riabilitazione che
dovrà essere effettuata.
Semplicità di utilizzo
Passiamo quindi a descrivere una caratteristica fonda-
mentale per tutti coloro che praticano l’implantologia
ed in special modo per i neofiti allorquando ci si appre-
sta ad usare un nuovo sistema implantare.
Anzitutto vogliamo ricordare che il kit di frese necessa-
rie per tutti gli impianti della linea Profile è ridotto a 6,
utilizzabili con tutte le lunghezze e con tutti i diametri.
Quindi, con una serie di frese estremamente ridotta,
sarà possibile inserire 5 diametri diversi ognuno dei
quali rappresentato da 5 lunghezze disponibili, per un
totale di 25 impianti differenti.
A queste va aggiunta inoltre una fresa pilota con testa
lavorante, che viene usata per creare la cavità d’accesso
iniziale, facilitando così l’uso delle frese successive.
Queste frese sono distinte da una scala cromatica (gial-
lo,viola,blu e verde), che è la stessa che identifica i vari
diametri implantari e ne permette una facile e rapida
individuazione; sono frese cosiddette elicodali, con testa
non lavorante, ed alta capacità di taglio, evitando feno-
meni di mancata osteointegrazione da innalzamento
eccessivo della temperatura. Questo permette di ovvia-
re ad un’iniziale mancanza di sensibilità nei confronti del
parametro temperatura, condizionata dalla forza e dal
tempo di applicazione della fresa lavorante sull’osso, che
potrebbe inficiare definitivamente il risultato finale.
Le stesse frese presentano delle tacche di riferimento,
ben evidenti anche durante le fasi di lavoro, che consen-
tono di rendersi conto, anche in fase intraoperatoria,
della profondità raggiunta, senza dover continuamente
ricorrere all’uso della sonda millimetrata.
Come già sottolineato, il non dover ricorrere all’uso del
maschiatore, tranne in rari casi, grazie all’alta capacità di
autofilettaggio, rappresenta indubbiamente un ulteriore
vantaggio in quanto facilita l’intervento e ne riduce i
tempi, con un netto miglioramento della morbilità
postoperatoria.
La gamma di impianti prevede 5 diverse lunghezze e,
come detto, svariati diametri, che permettono di sosti-
tuire tutti gli elementi, dagli incisivi ai molari, rispettando
le caratteristiche estetico-funzionali peculiari dei diversi
settori della bocca. E’ infatti ormai accertata la presenza
di “Canti-lever” nelle riabilitazioni di molari con impianti
standard, così come è altrettanto veritiera la difficoltà di
ottenere una buona estetica nei settori anteriori infe-
riori, sempre con impianti standard.
il serraggio dell’impianto è affidato ad un cric dinamo-
metrico (opzionale), che permette di sviluppare un tor-
que massimo standard di 35 n, impedendo il surriscal-
damento dell’osso del sito implantare ed i conseguenti
fenomeni di fibrointegrazione.
Pur avendo parlato fino ad ora delle caratteristiche
intrinseche degli impianti conici, specifiche per questa
sistematica, non abbiamo ancora accennato a quella che
sembra essere, a nostro giudizio, la caratteristica princi-
pale per un professionista alle prime esperienze in
implantologia.
E’ risaputo infatti che, essendo solo la fresa pilota quella
dotata di capacità di taglio in testa, le frese che la seguo-
no tendono ad essere piuttosto difficili da utilizzare
soprattutto nel momento in cui impattano la corticale
per iniziare l’ampliamento del sito. La corticale infatti,
essendo costituita da osso particolarmente denso,
oppone una notevole resistenza all’azione di taglio e
perciò un neofita con un “polso” non sufficientemente
stabile, può correre il rischio di far scivolare la fresa al di
fuori del letto implantare, con conseguenti danni a livel-
lo dei tavolati ossei. il ricorso ad una sistematica conica
annulla questo fenomeno, in quanto le frese che devono
svasare il sito implantare essendo anch’esse coniche in
testa e quindi di diametro ridotto, tendono a penetrare
automaticamente per alcuni millimetri all’interno del let-
to preparato dalla fresa precedente, potendo quindi
autoguidarsi nella svasatura della superficie ossea.
Come abbiamo già accennato prima, il peculiare dise-
gno dell’impianto Profile consente di aumentare di mol-
to la superficie di contatto con l’osso e la superficie uti-
lizzabile per scaricare le forze verticali di compressione,
mentre la presenza di spire rovesciate rende ottimale la
trasmissione all’osso del carico sottostante.
La seconda parte dell’impianto, cioè il millimetro più
coronale, presenta una superficie liscia (diventata nei
nuovi impianti microfilettata), in corrispondenza della
quale si ha una prossimità, (cioè contatto senza adesio-
ne) della mucosa orale che impedisce una colonizzazio-
ne microbica, per la minore capacità di adesione batte-
rica su substrati lisci.
16noVEMBRE
2008
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:27 Pagina 16
17noVEMBRE
2008
Fig.1-2: Particolare delle frese e
del maschiatore della
sistematica Profile. Risulta ben
evidente la marcatura per non
perdere mai la profondità di
lavoro.
Fig.3-4-5: inserimento
dell’impianto, e particolare
del profilo di emergenza
con l’inserzione della vite
tappo.
Fig. 6-7-8: Vite di
guarigione a distanza di 4
mesi, ed aspetto dei tessuti
molli a guarigione avvenuta.
Fig.9-10: Posizionamento
del transfert da impronta
sia in visione laterale che
occlusale.
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:27 Pagina 17
18noVEMBRE
2008
Fig.14-15-16: Prova
dell’abutmenmt in tiatnio.
Fig.17-18: Consegna della
corona in oro ceramica su
impianto con metodica
cementata.
Fig.11-12-13: Presa
dell’impronta con materiale
siliconico, e visione a maggior
ingrandimento del profilo di
emergenza implantare, sul
modello sviluppato in gesso.
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:27 Pagina 18
Conclusioni
Da quanto detto fino ad ora, possiamo trarre delle
importanti conclusioni: anzitutto da un punto di vista
strettamente pratico e concreto, un numero di compo-
nenti minore, consente di avere minori costi gestionali e
di laboratorio, rendendo più snello e veloce il lavoro, sia
per l’odontoiatra, che per l’odontotecnico, che per tutta
l’equipe dello studio, senza perdersi in una miriade di
componenti diversi.
Sempre da un punto di vista operativo, la chiara e sem-
plice codificazione per colori dei diametri implantari,
ritrovabile anche su tutti gli altri componenti, permette
una maggiore velocità ed immediatezza durante l’atto
chirurgico, individuando subito all’interno del vassoio, i
componenti necessari a tutte le fasi.
Passando poi ad analizzare le caratteristiche fisiologiche
dell’impianto, abbiamo visto la notevole differenza di
resistenza ai carichi assiali rispetto ai corrispondenti
impianti cilindrici, determinata da una migliore distribu-
zione delle forze, che vengono scaricate sull’osso alveo-
lare in modo più normale ed uniforme, merito della
morfologia molto più simile a quella di un elemento
naturale.
Da ciò deriva una migliore risposta biologica sia durante
la fase di inserimento, in quanto il profilo implantare
consente un iniziale posizionamento senza esercitare
forze torsionali di avvitamento (la parte più piccola del
cono, cioè la zona apicale, si impegna direttamente nel
sito), sia per la creazione di un sito a morfologia mista
conico-cilindrica che, accorciando il braccio di leva della
parte lavorante, riduce notevolmente lo sbandieramen-
to della fresa.
Anche durante le prime fasi di avvitamento c’è una
minore probabilità di superare la soglia di forza torsio-
nale necessaria a che le spire si impegnino all’interno
dell’osso, evitando quindi surriscaldamenti eccessivi ed
eventuali fenomeni di “stripping”.
Quanto finora esposto è supportato anche da una let-
teratura internazionalevii viii per quel che riguarda la
biocompatibilità, l’osteointegrazione e la risposta ossea
al carico funzionale di questo tipo di impianti, avendo
oramai dato per accertato la notevole supremazia degli
impianti a morfologia radicolare rispetto ai classici
impianti a vite cilindrica.
Bibliografia
Mustafa K., Wennerberg A., Wroblewski J., Hultenby K.,
Lopez B.S., Arvidson K.: Determining optimal surface
roughness of Tio(2) blasted titanium implant material
for attachment, proliferation and differentiation of
cells derived from human mandibular alveolar bone.,
clin oral imp Res, 2001 oct; 12(5): 515-25.
ii Misch C.E., Bidez M.W., Sharawy m.: A bioengi-
neered implant for a predetermined bone cellular
response to loading forces. A literature review and
case report., J Periodont 2001 Sep; 72(9): 1276-86.
iii Hurson S.: Threaded implant design criteria, int J
Dent Symp.1994; 2(1): 38-41.
iv Linkow L.i., gelbart M.: Root form implants for
tomorrow. implant soc. 1996; 6(2): 1-5.
v Rieger M.R.: Finite element stress analysis of root-
form implants. J oral implant., 1988; 14(4): 472-84.
vi Barzilay i.: Rotational accuracy of implant compo-
nents for single-tooth, root-form implant., Dent
implant update 1991, Jan; 2(1): 5-7.
19noVEMBRE
2008
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:27 Pagina 19
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:27 Pagina 20
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:27 Pagina 21
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:27 Pagina 22
23giugno
2009
Riassunto
i vantaggi principali apportati dall’uso del Mo
sono legati alla possibilità di ingrandire il cam-
po di azione e l’oggetto dell’intervento, asso-
ciato ad una illuminazione intensa e pressoché
coassiale. Quest’ultima permette di illuminare
efficacemente anche all’interno di cavità buie e
difficilmente raggiungibili. L’ingrandimento del
bersaglio dell’intervento inoltre permette all’o-
peratore di raggiungere grandissima finezza nei
movimenti poiché la definizione dell’immagine
al microscopio amplia la percezione di questi
ultimi. Questo consente una migliore operati-
vità in tutte le branche della chirurgia orale
come mostrato in varie serie fotografiche. Per
potere sfruttare queste possibilità è necessario
che la configurazione e la preparazione del
Mo permettano alla equipe chirurgicadi lavo-
rare con efficienza ed in sicurezza. infine la pos-
sibilità di raggiungere ingrandimenti elevati per-
mette di utilizzare il Mo come un raffinato
strumento di controllo, mentre grazie ai dispo-
sitivi foto-video ad esso collegabili è possibile
raccogliere senza sforzo una completa ed
accurata documentazione. in chirurgia orale il
Mo risulta essere quindi un ausilio validissimo
per “fare, controllare, documentare”.
Parole chiave
Microscopio operatorio, chirurgia orale,
odontoiatria
Summary
i vantaggi principali apportati dall’uso del Mo
sono legati alla possibilità di ingrandire il cam-
po di azione e l’oggetto dell’intervento, asso-
ciato ad una illuminazione intensa e pressoché
coassiale. Quest’ultima permette di illuminare
efficacemente anche all’interno di cavità buie e
difficilmente raggiungibili. L’ingrandimento del
bersaglio dell’intervento inoltre permette all’o-
peratore di raggiungere grandissima finezza nei
movimenti poiché la definizione dell’immagine
al microscopio amplia la percezione di questi
ultimi. Questo consente una migliore operati-
vità in tutte le branche della chirurgia orale
come mostrato in varie serie fotografiche. Per
potere sfruttare queste possibilità è necessario
che la configurazione e la preparazione del
Mo permettano alla equipe chirurgicadi lavo-
rare con efficienza ed in sicurezza. infine la pos-
sibilità di raggiungere ingrandimenti elevati per-
mette di utilizzare il Mo come un raffinato
strumento di controllo, mentre grazie ai dispo-
sitivi foto-video ad esso collegabili è possibile
raccogliere senza sforzo una completa ed
accurata documentazione. in chirurgia orale il
Mo risulta essere quindi un ausilio validissimo
per “fare, controllare, documentare”.
Key Words
Microscopio operatorio, chirurgia orale,
odontoiatria
MICROSCOPIA
Cristiano Grandi
Libero professionista in Roma
il miCrosCoPiooPeratorio in ChirurGia orale
introduzione
Dopo circa trenta anni dagli interventi sull’orecchio pra-
ticati presso l’ università di Stoccolma da Carl nylen (1)
con l’ausilio di un microscopio monoculare, nel 1953 la
ditta Carl Zeiss immetteva sul mercato il primo stereo-
microscopio per chirurgia. Da quei lontani primordi le
tecniche micro-chirurgiche sono state adottate da tutte
le specialità chirurgiche. Anche l’odontoiatria, specialità
chirurgica a tutti gli effetti, ha introdotto il Microscopio
operatorio (Mo) tra i suoi strumenti. Tra i primi ad uti-
lizzare il Mo sono stati Ducamin e Boussens (2,3) che
riferiscono di utilizzare sistemi ingrandenti fino a 40
ingrandimenti dotati di sorgenti di luce coassiale fino dal
1955, e Baumann (4). Dall’inizio degli anni ’80 l’uso del
Mo si diffonde alle varie branche della odontoiatria
(5,6,7,8).
nella moderna odontoiatria viene grandemente enfa-
tizzata la ricerca della precisione delle manovre tera-
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:27 Pagina 23
peutiche, obiettivo che consente di ottenere i due risul-
tati che definiscono la odontoiatria “up to date”: accu-
ratezza e minimo traumatismo. L’uso del Microscopio
operatorio costituisce un ausilio importante per il rag-
giungimento di questi obiettivi.
Vantaggi generici
i vantaggi principali apportati dall’uso del Mo sono
legati alla possibilità di ingrandire il campo di azione e
l’oggetto dell’intervento, associato ad una illuminazione
intensa e pressoché coassiale. Quest’ultima permette di
illuminare efficacemente anche all’interno di cavità buie
e difficilmente raggiungibili. L’ingrandimento del bersa-
glio dell’intervento permette all’operatore di raggiunge-
re grandissima finezza nei movimenti poiché la definizio-
ne dell’immagine al microscopio amplia la percezione di
questi ultimi.
Caratteristiche del Microscopio operatorio
Le caratteristiche del Mo come descritte da Hoerenz
nel 1980-81 (9,10,11) sono:
Due tubi binoculari, un per ogni occhio, che definiscono
i due percorsi ottici indipendenti
obiettivo, a vario ingrandimento
oculari
Sistema di illuminazione.
i moderni microscopi si differenziano per la capacità di
magnificazione, per intensità della illuminazione, per la
mobilità degli oculari, per la possibilità di variare in con-
tinuo l’ingrandimento ( zoom) oppure no, per la possi-
bilità di variare la distanza focale, per la possibilità di
regolare elettricamente questi parametri, per i diversi
sistemi di sospensione del Mo( bilanciato, frizionato,
elettrofrenato), ed infine per la possibilità di associare
diversi tipi di sistemi per la documentazione video.
Caratteristiche del microscopio per la chirurgia orale
Le caratteristiche ideali di un Mo adatto all’utilizzo in
chirurgia orale di discostano alquanto da quelle richie-
ste nell’odontoiatria generale, e sono pressoché sovrap-
ponibili a quelle di un comune Mo per la chirurgia oRL
o per la neurochirurgia. il principio che detta questa
caratteristiche è l’esigenza di avere la massima flessibilità
per potere spostare il punto focale nelle varie zone ana-
tomiche ed per potere inquadrare quest’ultime da
diverse angolazioni secondo le necessita operative. Esso
deve essere quindi necessariamente fornito di disposi-
tivo per la variazione continua dell’ingrandimento
(zoom). Dovrebbe, inoltre, essere fornito di variazione
1
impostazione del lavoro al
Microscopio operatorio
Microscopio in odontoiatria
generale
Allestimento del Mo con
guaine sterili per il lavoro in
campo chirurgico
Team minimo per la chirurgia
orale: primo operatore,
secondo operatore, assistente
24noVEMBRE
2008
1
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:27 Pagina 24
25noVEMBRE
2008
della distanza focale, di oculari inclinabili per l’operatore
e per la co-osservazione del secondo operatore.
Queste funzioni devono essere attivabili elettricamente,
eventualmente con comando a pedale, per liberare la
mani dell’operatore limitare il contatto continuo con il
Mo. il sistema di sospensione deve consentire agili spo-
stamenti se richiesti ed impedire movimenti accidentali.
La sorgente luminosa deve fornire sufficiente illumina-
zione anche in cavità profonde senza alterare i colori né
surriscaldare le strutture anatomiche illuminate. infine
deve tassativamente essere disponibile un sistema di
coperture sterili.
impostazione del lavoro al Microscopio operatorio
L’impostazione del lavoro al Mo in chirurgia orale si
discosta alquanto dalla odontoiatria generale.
L’odontoiatra ha la possibilità di tenere il Mo fermo su
uno stesso bersaglio per lunghi periodi, può evitare
coperture sterili avendo l’accortezza di effettuare le
opportune procedure tra un paziente ed un altro. Può
altresì agevolmente trattare il paziente con il supporto
di una sola assistente, anche non in continuo. Ciò non
accade durante la seduta chirurgica. il primo operatore
ha necessità di spostarsi frequentemente, di inquadrare
la stessa struttura da più angolazioni, si muove in
ambiente sterile deve potere toccare il Mo senza con-
taminarsi. Egli è sempre coadiuvato da un secondo ope-
ratore che deve avere simile possibilità di visione. il
team chirurgico deve essere supportato da minimo una
assistente. Ciò non perché non sia possibile spostare gli
occhi dal Mo, ma allo scopo di riordinare il tavolo ope-
ratorio ponendo gli strumenti in procinto di essere uti-
lizzati più vicini agli operatorio, o di porgerglieli diretta-
mente (fig.1).
Applicazioni del microscopio in chirurgia orale
La sinergia ingrandimento + illuminazione trova applica-
zione in tutte le branche della chirurgia orale permet-
tendo all’operatore di dare il massimo delle sue capacità
in termini di accuratezza e delicatezza.
i campi di utilizzo del Mo nella chirurgia orale si posso-
no così riassumere:
Chirurgia endodontica
Chirurgia periapicale
Chirurgia periradicolare
Chirurgia parodontale
Chirurgia rigenerativa
Chirurgia mucogengivale
Chirurgia resettiva
Chirurgia estrattiva
Chirurgia implantare
Chirurgia preimplantare
Chirurgia odontostomatologica
dei tessuti duri
dei tessuti molli
Chirurgia endodontica:
La chirurgia endodontica per
prima ha adottato il Mo come
strumento indispensabile per la
realizzazione delle moderne tec-
niche chirurgiche. già nel 1984
Reuben ed Apotheker e
Staffileno nel 1985 (13,14) indicavano come il Mo tro-
vasse la sua massima espressione in questo tipo di chi-
rurgia che richiede la massima precisione negli spazi più
angusti e in difficili condizioni di illuminazione. negli anni
successivi centinaia di articoli hanno dimostrato l’inte-
resse degli operatori per le possibilità offerte dal Mo in
chirurgia endodontica, arrivando fino a Zesis e Lin, et al.
(15) che nel 2005 ,in un loro studio, raggiungono , attra-
verso l’adozione di tecniche microchirurgiche, percen-
tuali di guarigione superiori al 90%.
Chirurgia periapicale
in chirurgia periapicale possiamo ottenere abbastanza
facilmente un buon accesso, soprattutto negli elementi
anteriori e premolari, tanto che questo si può conside-
rare il primo passo della curva di apprendimento per
l’operatore che utilizza per le prime volte il Mo. Questo
permette di identificare con facilità il contorno della
2
Chirurgia periapicale dente 16
RX preoperatoria
incisione Submarginale
Festonata (sec. oshenbein-
Leubke)
Scollamento sottoperiosteo
Clivaggio della lesione
Resezione radici vestibolari
Resezione completata radice
palatale (piano di taglio
evidenziato con blu di
metilene)
Rimozione frammento apicale
RX controllo a 12 mesi
guarigione tessuti molli a 12
mesi
2
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:27 Pagina 25
radice, evidenziandone eventuali irregolarità. Consente
altresì di minimizzare la resezione apicale, laddove pos-
sibile, e la preparazione retrograda. Con il Mo è possi-
bile operare in sicurezza, se ben addestrati, anche ele-
menti posteriori di tutti i quadranti. nella figura n°2 è
descritto un caso riguardante un elemento 1;6 affetto
da paradentite apicale cronica con corona protesica
recente che l’endodontista ha inviato per la chirurgia.
Per mezzo di un adeguato ingrandimento è stato possi-
bile clivare precisamente la lesione dal tessuto osseo
sano e resecare sia le redici vestibolari che quella pala-
tale (per via sub-antrale) utiliz-
zando la cripta ossea della lesio-
ne senza estenderla (fig.2).
Chirurgia periradicolare
nella chirurgia periradicolare
vengono trattate più frequente-
mente le conseguenze di errori
procedurali. Questi di norma
vengono aggrediti al terzo
medio od al terzo coronale.
nella figura n°3 viene descritto
un caso di perforazione della
parete palatale di un dente 2;4
localizzata tra il terzo medio ed il
terzo apicale. unicamente grazie
al Mo è stato possibile reperire
la perforazione, visualizzandola
tramite micro-specchi, prepararla
come una cavità regolare ed in
fine sigillarla con cemento adatto
( MTA) (fig. 3).
Chirurgia parodontale
Tutti i tipi di chirurgia parodontale, rigenerativa, muco-
gengivale, rigenerativa, si giovano della possibilità che il
Mo dà di manipolare con grandissima precisione e deli-
catezza i delicati tessuti parodontali. in ragione di ciò nei
primi anni ’90 il Mo ha iniziato ad essere adottato in
parodontologia. Questo ha seguito di pochi anni l’intro-
duzione, in chirurgia parodontale, di tecniche altamente
complesse che richiedevano grande accuratezza. E’ nel
1994 che Shanelec e Tibbets testimoniano per la prima
volta l’utilizzo del Mo in chirurgia parodontale (16,17).
Pecora e De Leonardis nel 1999 pubblicano il primo
studio clinico controllato che valuta l’impatto delle tec-
niche microchirurgiche in parodontologia (18).
Cortellini e Tonetti, nel 2001, utilizzando il Mo nella
gTR ottengono la copertura di membrane in e-PTFE
nel 100% dei casi e la mantengono nel 92.3% dei casi
per tutto il periodo della guarigione (19). infine Francetti
e del Fabbro nel 2004 per mezzo di metodiche micro-
chirurgiche e l’ausilio del Mo ottengono una percentua-
le media di ricopertura di recessioni, trattate con lembo
spostato coronalmente ed innesto di connettivo, del
97,03% (20).
Chirurgia rigenerativa
nella gTR la notevole complessità della tecnica chirur-
gica e la elevata dipendenza del risultato dall’accuratez-
za dell’operatore suggeriscono implicitamente l’uso del
Mo. Questo si rivela particolarmente utile nella delicata
gestione del parodonto marginale e nel controllo della
efficacia delle manovre di eliminazione dei tessuti molli
dal difetto e dei tessuti duri dalla superficie radicolare
all’interno di un sito solitamente stretto e profondo.
nella figura n°4 Viene illustrato il trattamento rigenera-
tivo di una lesione di 9 mm a 2/3 pareti del elemento
14. Dopo avere con precisione disegnato un lembo
“papilla modificata” sec. Cortellini, senza incisioni di rila-
sciamento, viene preparato il sito e correttamente posi-
zionata una membrana in e-PTFE. La papilla viene per-
fettamente ricollocata nella sua sede dove rimane per
tutto il periodo della guarigione (fig.4).
Chirurgia mucogengivale
il Mo rappresenta uno strumento utilissimo nella chi-
rurgia mucogengivale. La massima delicatezza e vulnera-
bilità dei sottili tessuti che vengono manipolati richiede
all’operatore grande precisione e controllo. Questi ven-
3
Chirurgia periradicolare dente
2;4
RX pre
incisione “Papilla Base” ( sec.
Velvart )
Scollamento sottoperiosteo
Rimozione lesione e
visualizzazione perforazione
Preparazione della
perforazione con ultrasuoni
Sigillatura con MTA
Sutura 7-0
guarigione tessuti molli a 12
mesi
guarigione lesione a 12 mesi
26noVEMBRE
2008
3
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:27 Pagina 26
27noVEMBRE
2008
gono amplificati dall’uso del Mo. nella figura n°5 sono
illustrate le fasi salienti di un intervento per la ricoper-
tura di recessioni radicolari multiple nel primo quadran-
te utilizzando il lembo PFP descritto da Zucchelli e De
Sanctis. Per mezzo dell’ingrandimento è possibile con-
trollare con semplicità la delicata incisione a spessore
parziale della papilla, la disepitelializzazione della papilla
residua, la posizione della doppia incisione di rilascio ed
il preciso posizionamento coronale (fig.5).
Chirurgia resettiva
i vantaggi dell’uso del Mo sono meno evidenti, ma non
minori, nella chirurgia parodontale resettiva. Avere la
disponibilità di un campo operatorio ben illuminato e la
possibilità di ingrandire a piacimento un particolare
riduce i tempi operatori, mentre
la maggiore accuratezza delle
manovre migliora a velocizza la
guarigione. La figura n°6 riper-
corre le fasi di un intervento a
lembo riposizionato apicalmente
sugli elementi 25 e 26 con con-
testuale inserimento di una fixtu-
re in posizione 23 (fig.6).
Chirurgia estrattiva
in chirurgia estrattiva maggiore
precisione significa minore trau-
ma per il paziente ma anche
maggiore sicurezza nel portare
strumenti chirurgici aggressivi in prossimità di strutture
nobili e delicate. il Mo migliora la nostra capacità di
identificare il clivaggio tra dente e osso, così come tra
lesioni molli a strutture nervose e vascolari, e maggiore
precisione e sicurezza nel condurre la odontotomia.
nella figura n°7 sono descritte le fasi di un intervento
di estrazione di 4;8 con contestuale rimozione della
struttura cistica a contatto con il nAi.
Chirurgia implantare
L’uso del Mo durante le proce-
dure di chirurgia impiantare con-
sente di ottenere il massimo
controllo in tutte la fasi, si quelle
di accesso ( incisione, scollamen-
to, sollevamento) sia in quelle più
tipiche dell’implantologia ( pre-
parazione del sito, inserimento
della fixture, avvitamento delle
viti di copertura e delle compo-
nenti protesiche). L’utilizzo del-
l’ingrandimento permette, come
sempre, un ottimale preservazio-
ne delle strutture adiacenti. infine
il Mo risulta particolarmente uti-
le nelle procedure di rigenerazio-
ne ossea perimplantare e nella
gestione dei tessuti molli intorno
agli impianti. nella serie n°8 si
possono vedere i principali
momenti di un intervento di
inserimento di fixture in zona 14, 15, 16, con contestuale
rialzo di seno mascellare DX in prossimità delle radici
dell’elemento 17 già trattato endodonticamente.
Chirurgia preimplantare
La illuminazione ideale del campo operatorio e la pos-
4
Rigenerazione parodontale 14
Sondaggio 9mm
incisione “papilla modificata”
Toeletta della lesione
inserimento della membrana
Sutura della membrana
Sutura del lembo
Controllo a 14gg
Rimozione suture a 14gg
guarigione a 12 mesi
5
Lembo PFP spostato
coronalmente
Situazione pre
incisione centrale su 13
incisione a spessore parziale
delle papille
Sollevamento porzione a
spessore totale
Disepitelializzazione papille
Prima incisione di rilasciamento
nuova posizione spontanea
del lembo
Sutura delle papille
Sutura completata
4
5
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:28 Pagina 27
sibilità di variare gli ingrandimenti
per focalizzare particolari impor-
tanti sono i vantaggi apportati
dal Mo nella chirurgia per la
rigenerazione preimplantare. Tali
vantaggi sono sensibili sia che si
operi in un campo ristretto sia,
come vedremo, che si operi in
un campo ampio fino ad una
intera arcata. A questo va aggiun-
to la consueta precisione ed
accuratezza che il Mo permette
all’operatore. nella immagine
n°9 vengono mostrate le vari fasi
di una ricostruzione di cresta
atrofica, con intervento combinato di rialzo di seno e
ricostruzione con griglia in titanio, in cui il Mo viene uti-
lizzato sia a basso ingrandimento visualizzando tutto il
campo correttamente illuminato sia ad elevato ingran-
dimento nelle fasi che richiedono accuratezza maggiore,
come ad es. nella apertura e nel sollevamento della fine-
stra antrale.
Chirurgia odontostomatologica
in tutte le altre situazioni che si
possono presentare al chirurgo
orale, riguardanti sia i tessuti duri
che i tessuti molli, il Mo fornisce
sempre un campo operatorio
chiaro e ben illuminato, mante-
nendo la possibilità di focalizzare
a più alto ingrandimento, in qual-
siasi momento lo si desideri, le
strutture di maggiore interesse.
dei tessuti duri
nella serie n°10 è possibile
seguire una rimozione di cisti
naso palatina. il Mo permette di
inquadrare sia il palato nella sua
totalità che particolari più fini
come il peduncolo vascolare che
viene interrotto con pinzetta
bipolare prima di essere inciso.
dei tessuti molli
nella serie n°11 sono invece visi-
bili le fasi principali della rimozione di una cisti saliva re
del labbro inferiore in cui il Mo consente la manipola-
zione assolutamente controllata di tessuti molli estre-
mamente delicati, permettendo l’escissione della cisti
integra ed una sutura precisa esente da reliquati visibili.
Considerazioni accessorie
A rendere il Mo una strumento di primaria importanza
contribuiscono poi due aspetti aggiuntivi non meno
importanti: l’utilizzo del Mo come strumento di con-
trollo e come strumento per la documentazione foto-
video.
Dopo ogni fase operativa è possibile utilizzare il Mo
come raffinato strumento di controllo spingendo l’in-
grandimento a livelli non altrimenti utili per le procedu-
re chirurgiche ma in grado di consentire un controllo
fine del risultato di ciò che è stato fatto.
Per quanto riguarda l’utilizzo del Mo come strumento
do documentazione, ciò risulta particolarmente agevole
6
Lembo riposizionato
apicalmente
Situazione pre
incisione
scollamento
rimozione parete della tasca
preparazione sito implantare in
23
contestuale inserimento di
fixture in 23
misurazione iSQ
suture
protesi provvisoria
7
Rimozione 48 e cisti
RX pre
incisione
Accesso alla lesione
Scollamento pareti superiori e
laterali della cisti
Estrazione 48
Scollamento parete inferiore
della cisti
Cisti enucleata
Controllo a 12 mesi
RX a 12 mesi
28noVEMBRE
2008
6
7
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:28 Pagina 28
29noVEMBRE
2008
grazie alla possibilità di connette-
re sia telecamere che fotocame-
re ad uno od a entrambi i per-
corsi ottici. Ciò consente di
riprendere o fotografare in tem-
po reale le varie fasi operatorie
senza la necessità di interrompe-
re il lavoro.
Conclusioni
L’uso del Mo in Chirurgia orale
richiede una pianificazione logi-
stica che preveda alcuni accorgi-
menti che ne permettano l’uso
senza che questo si traduca in un
impedimento aggiuntivo al lavoro
del chirurgo invece che un aiuto.
Pur non concordando con i mol-
ti autori che definiscono indi-
spensabile il lavoro “a quattro
mani” in ogni ambito della odon-
toiatria al microscopio constatia-
mo però che questa considera-
zione sia assolutamente valida in
chirurgia, dove un secondo ope-
ratore , e non un’assistente, deve
affiancare il primo operatore. La
configurazione e la preparazione
del Mo deve quindi permettere
questo lavoro di equipe in sicu-
rezza. Tutte le branche della
Chirurgia orale ricavano effetti-
vi vantaggi operativi dall’uso del
Mo. La possibilità di ottenere un
campo perfettamente illuminato
in ogni sua parte e di potere
ingrandire e focalizzare a piaci-
mento qualsiasi area del campo
operatorio ne fanno uno stru-
mento utilissimo. infine la possibi-
lità di raggiungere ingrandimenti
elevati permette di utilizzare il
Mo come un raffinato strumen-
to di controllo, mentre grazie ai
dispositivi foto-video ad esso
collegabili è possibile raccogliere
senza sforzo una completa ed
accurata documentazione.
8
Sinus Lift destro ed
inserimento impianti
RX pre
incisione
scollamento
finestra sinusale
sollevamento membrana
sinusale
controllo apice di 17
larghezza finestra 6mm
altezza finestra 4mm
impianti inseriti
9
Sinus Lift sinistro e griglia in
titanio
situazione pre
TC pre
incisione
finestra sinusale
sollevamento membrana
sinusale
riempimento subantrale
adattamento griglia
fissazione griglia
sutura finale
10
Rimozione cisti nasopalatina
TC pre
Situazione pre
incisione
scollamento lembo palatale
dislocazione lembo palatale
clivaggio della cisti
interruzione peduncolo
vascolare con bipolare
cavità residua
sutura finale
8
9
10
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:28 Pagina 29
11
Rimozione cisti salivare labbro
inferiore
pre
trazione sul labbro
incisione superficiale
scollamento parete anteriore
scollamento pareti laterali
scollamento parete profonda
dopo svuotamento
rimozione parete cistica
lembo accollato
spontaneamente
sutura finale
30noVEMBRE
2008
11
Bibliografia
nylen C.: The microscope in oral surgery, the first use and later development. Acta otolaryng. Supp. 116,226-240, 1921
Ducamin JP, Boussens J :Etude sous microscope chirurgicialde l’anatomie normale et pathologique de la dent et de sas annexes. interet de
cet instrument en pratique courante. Revue de laryngologie. Vol.98; n° 1-2, 1977
Ducamin JP, Boussens J. Surgical microscope in dentistry. Rev odon toestomatol 1979;8:293-8
Baumann RR. How may the dentist benefits from the operting micro scope? Quintessence int 1977;5:17-8
Apotheker H, Jako gJ. A microscope for use in dentistry. J Microsurg 1981; 3:7-10.
Hume W.J.: The stereomicroscope in dentistry. Br. Den. J. 1983, 154;288-90
Rueben HL, Apotheker H.: Apical surgery with the dental microscope. oral Surgery oral Medicine oral Pathology 1984; 57:433-5
Martignoni, M. and A. J. Schonenberger (1983). “[Crown contour and marginal closure in reconstructive dentistry].” Dent Labor (Munch)
31(4): 409-14.
Hoerenz, P. (1980). “The operating microscope. i. optical principles, illumination systems, and support systems.” J Microsurg 1(5): 364-9.
Hoerenz, P. (1980). “The operating microscope. ii. individual parts, handling, assembling, focusing, and balancing.” J Microsurg 1(6): 419-27.
Hoerenz, P. (1980). “The operating microscope. iV. Documentation.” J Microsurg 2(2): 126-39.
Hoerenz, P. (1981). “The operating microscope. V. Maintenance and cleaning.” J Microsurg 2(3): 179-82.
Reuben, H. L. and H. Apotheker (1984). “Apical surgery with the dental microscope.” oral Surg oral Med oral Pathol 57(4): 433-5.
Staffileno, H. (1985). “Apical surgery with a dental microscope.” oral Surg oral Med oral Pathol 60(2): 224.
Zesis, A., S. Lin, et al. (2005). “[Endodontic surgery (apicoectomy)—success rate of more than 90% using dental operating microscope and
ultrasonic tips].” Refuat Hapeh Vehashinayim 22(1): 33-41, 86.
Tibbetts, L. S. and D. A. Shanelec (1994). “An overview of periodontal microsurgery.” Curr opin Periodontol: 187-93.
Shanelec DA, Tibbetts LS.:Periodontal microsurgery. Periodontal insights. 1994; 2:4-7
De Leonardis D, Pecora g.: Microchirurgia dei tessuti parodontali. Studio clinico controllato. Dental Cadmos 1999; 8:41-51
Cortellini, P. and M. S. Tonetti (2001). “Microsurgical approach to periodontal regeneration. initial evaluation in a case cohort.” J Periodontol
72(4): 559-69.
Francetti, L., M. Del Fabbro, et al. (2004). “Periodontal microsurgery: report of 16 cases consecutively treated by the free rotated papilla
autograft technique combined with the coronally advanced flap.” int J Periodontics Restorative Dent 24(3): 272-9.
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:28 Pagina 30
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:28 Pagina 31
"Il m
icro
scop
io o
pera
torio
ne
llo s
tudi
o de
ntis
tico.
Se
mpl
icita
, qua
lità,
in
terd
isci
plin
arie
tà".
Dot
t. C
ristia
no G
rand
i D
ott M
auriz
io F
abi
R
oma
Gio
vedì
25
Giu
gno
2009
Ore
20:
00
VIL
LA E
UR
Pa
rco
dei P
ini
P.le
M. C
ham
pagn
at, 2
Do
tt.
Cri
sti
an
o G
ran
di
La
urea
to in
odon
toiatr
ia e
prote
si de
ntaria
nel
1993
pr
esso
l’Un
iversi
tà di
Roma
la S
apien
za,
perfe
ziona
to in
paro
donto
logia
pres
so l’U
niver
sità
di Si
ena,
perfe
ziona
to in
chiru
rgia
orale
pre
sso
l’Univ
ersit
à di
Roma
la
Sapie
nza,
socio
Attiv
o de
lla A
ccad
emia
Italia
na d
i Odo
ntoiat
ria M
icros
co-
pica,
socio
della
Soc
ietà I
talian
a di P
arod
ontol
ogia
della
Soc
ietà
Italia
na C
hirur
gia O
rale
ed Im
planto
-log
ia, d
ella
Socie
tà Ita
liana
Di C
hirur
gia O
rale,
so
cio fo
ndato
re e
Seg
retar
io de
lla S
IRIO
Rom
a, So
daliz
io Int
erna
ziona
le Ri
cerch
e in
Impla
ntolog
ia e
Odon
tostom
atolog
ia. E
’ auto
re d
i nu
mero
se p
ubbli
cazio
ni su
lla c
hirur
gia e
micr
ochir
urgia
ora
le, re
lator
e di
corsi
di c
hirur
gia
orale
e m
icroc
hirur
gia e
ndod
ontic
a, re
lator
e in
cong
ress
i sull
a ch
irurg
ia or
ale e
micr
ochir
ur-
gia e
ndod
ontic
a. Tu
tor d
i chir
urgia
ora
le pr
esso
la F
acolt
à di
Odon
tostom
atolog
ia de
ll’Uni-
versi
tà di
Guar
ulhos
(San
Pao
lo) B
rasil
e. Me
mbro
del
boar
d ed
itoria
le de
lla ri
vista
“Den
tal
Symp
osium
”. Vi
ncito
re d
el “B
est
Comm
unica
tion
Awar
d” n
el co
ngre
sso
inter
nazio
nale
”Impla
ntolog
y an
d Or
al Su
rger
y in
The
New
Mille
nnium
: New
per
spec
tive”
200
8. At
tual-
mente
svo
lge la
pro
pria
attivi
tà di
odon
toiatr
a lib
ero
profe
ssion
ista
in Ro
ma, d
edica
ndos
i pr
evale
nteme
nte al
la ch
irurg
ia or
ale.
Do
tt M
au
rizio
Fa
bi
Nato
a Ro
ma n
el 19
54. S
i è la
urea
to in
Medic
ina e
Ch
irurg
ia pr
esso
l’Univ
ersit
à de
gli S
tudi L
a Sa
pien-
za d
i Rom
a ne
l 198
0.Nel
1981
soc
io fon
dator
e di
Odon
topro
gres
s rico
pren
do p
er m
olti a
nni
la ca
rica
di co
nsigl
iere
e pe
r il q
uale
tenne
num
eros
i cor
si e
confe
renz
e. Da
l 198
9 m
embr
o de
ll’Ame
rican
Ass
o-cia
tion
of En
dodo
ntist.
Dal
1993
al 1
996
ha co
llabo
-ra
to co
me ri
cerca
tore
alla
Penn
sylva
nia U
niver
sity
di Ph
ilade
lphia
Dipa
rtimen
to di
Endo
donz
ia dir
etto
dal P
rof.
Kim.
Socio
Fon
dator
e de
ll’Acc
adem
ia Ita
liana
di O
donto
iatria
Micr
osco
pica
( AIO
M ) d
ove
ha ri
cope
rto la
car
ica d
i Tes
orier
e e
memb
ro d
el Co
nsigl
io Di
rettiv
o fin
o al
2007
. So
cio d
ella
S.I.E
.Doc
ente
al co
rso d
i per
fezion
amen
to in
micro
scop
ia op
erato
ria in
chir
ur-
gia or
ale U
niver
sità d
i Chie
ti-Pes
cara
2007
CO
N IL
PA
TRO
CIN
IO D
I:
Acc
redi
tam
ento
EC
M ri
chie
sto
CO
ME A
RR
IVA
RE
Si ri
ngra
zioa
no g
li Sp
onso
rs:
ABST
RACT
: I va
ntagg
i der
ivanti
dall
’uso
del M
O so
no le
gati a
lla p
os-
sibilit
à di
ingra
ndire
il ca
mpo
di az
ione
e di
illumi
narlo
effic
acem
ente
in qu
alsias
i zon
a de
l cav
o or
ale s
i tro
vi. L
’ingr
andim
ento
del b
ersa
glio
perm
ette
all’op
erato
re d
i rag
giung
ere
gran
dissim
a fin
ezza
nei
movi-
menti
. Qu
esto
cons
ente
una
migli
ore
oper
ativit
à in
tutte
le br
anch
e de
lla o
donto
iatria
e d
ella
chiru
rgia
orale
, com
e mo
strato
con
foto
e film
ati c
linici
di c
onse
rvativ
a, en
dodo
nzia,
pro
tesi,
chiru
rgia,
par
odon
-tol
ogia.
Un
corre
tto e
razio
nale
appr
occio
al la
voro
al M
O p
erme
tte d
i sfr
uttar
e co
n se
mplic
ità q
uesto
stru
mento
ecc
ezion
ale n
ella
routi
ne
quoti
diana
otte
nend
o fac
ilmen
te la
mass
ima
quali
tà ne
lle p
roce
dure
ap
pare
nteme
nte p
iù co
mples
se. P
er p
otere
sfru
ttare
que
ste p
ossib
ilità
è ne
cess
aria
un g
iusta
scelt
a de
lla a
ppar
ecch
iatur
a e
una
corre
tta
confi
gura
zione
e p
repa
razio
ne d
el MO
che
perm
ettan
o all
’odon
toiatr
a e
alla
equip
e ch
irurg
ica d
i lav
orar
e co
n eff
icien
za e
d in
sicur
ezza
. Inf
ine la
pos
sibilit
à di
ragg
iunge
re in
gran
dimen
ti ele
vati
perm
ette
di uti
lizza
re il
MO co
me u
n ra
ffinato
stru
mento
di c
ontro
llo, m
entre
gra
zie
ai dis
posit
ivi fo
to-vid
eo a
d es
so co
llega
bili è
pos
sibile
racc
oglie
re se
n-za
sfor
zo u
na c
omple
ta ed
acc
urata
doc
umen
tazion
e. In
chiru
rgia
orale
il MO
risu
lta e
sser
e qu
indi u
n au
silio
valid
issim
o pe
r “far
e, co
n-tro
llare
, doc
umen
tare”
.
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:28 Pagina 32
PROG
RAMM
A SI
RIO
ROMA
200
9
Giov
edì 2
2/01/2
009
“La
rigen
eraz
ione
pre-
impla
ntar
e ne
l mas
cella
re su
perio
re”
Dott.
Rob
erto
Pist
illi Gi
oved
ì 26/0
3/200
9 "L
a pa
tolog
ia sin
usale
nel
pazie
nte
cand
idato
alla
chir
urgia
pr
e-im
plant
are
del m
asce
llare
sup
erior
e: d
iagno
stica
e t
ratta
-m
ento
". Do
tt. F
abriz
io Bo
zza
Giov
edì 2
1/05/2
009
“Le
met
odich
e CA
D-CA
M
nelle
ria
bilita
zioni
Impla
nto-
prot
esich
e”. P
rof.
Mich
ele C
asse
tta
Giov
edì 2
5/06/2
009
“Il m
icros
copio
ope
rato
rio n
ello
studio
den
tistic
o.. S
empli
cità,
qu
alità
, inte
rdisc
iplina
rietà
”.
Dott.
Cris
tiano
Gra
ndi Gi
oved
ì 08/1
0/200
9 “Im
piant
i pos
t-estr
attiv
i - C
arico
imm
ediat
o”
Dott.
Luc
a Co
rdar
o Gi
oved
ì 03/1
2/200
9 “O
cclus
ione
in im
plant
opro
tesi
____
____
____
____
____
____
____
____
____
____
____
____
_
S.I.R
.I.O. R
oma
Soda
lizio
Inte
rnaz
iona
le R
icerc
he in
Im
plan
tolo
gia e
Odo
ntos
tom
atol
ogia
di R
oma
Sede
lega
le, vi
a Dalm
azia
18 -
0019
8, Ro
ma
Pres
iden
te :
Dott.
Fab
rizio
Fio
rent
ini
Segr
etar
io: D
ott.
Crist
iano
Gran
di
Tel 3
3975
4193
1- F
ax 06
8548
733 –
crist
ianog
rand
i@tis
cali.i
t
Teso
riere
: Dot
t. An
toni
o Ru
ffa
"IL M
ICRO
SCOP
IO O
PERA
TORI
O NE
LLO
STUD
IO
DENT
ISTI
CO.
SEMP
LICI
TA, Q
UALI
TÀ, IN
TERD
ISCI
PLIN
ARIE
TÀ".
PR
OGRA
MMA
DELL
A SE
RATA
Int
rodu
zione
: Pro
blema
tiche
lega
te all
a vis
ione
alla
illumi
na-
zione
ed
alla
postu
ra. S
oluzio
ni pr
opos
te sto
ricam
ente.
Dall
o sp
ecch
io di
Clar
alla
scia
litica
, dall
e len
ti di
ingra
ndim
ento
a cli
p alle
luop
es. Il
Micr
osco
pio O
pera
torio
(MO)
. Ce
nni s
ull’ut
ilizzo
clini
co de
l MO
Cenn
i sull
a stor
ia de
l MO
in od
ontoi
atria
Cara
tteris
tiche
costr
uttive
del M
O Sp
ecific
ità de
l MO
per l’
odon
toiatr
ia Im
posta
zione
razio
nale
semp
lifica
ta de
l lavo
ro a
l MO.
Due
o
quatt
ro m
ani?
Stru
menta
zione
dedic
ata
Poss
ibilità
del M
O. F
oto e
filmati
clini
ci.
Cons
erva
tiva
Endo
donz
ia Pr
otesi
Paro
donto
logia
Spec
ificità
del M
O pe
r la ch
irurg
ia or
ale
Impo
stazio
ne ra
ziona
le de
l lavo
ro al
MO
in ch
irurg
ia or
ale
Stru
menta
zione
chiru
rgica
dedic
ata
Poss
ibilità
del M
O in
chiru
rgia
orale
. Foto
e film
ati cl
inici.
Co
nclus
ioni. L
a rati
o per
l’utili
zzo d
el MO
in od
ontoi
atria
e ch
irurg
ia or
ale
Con
fere
nza
sera
le D
ott.
C. G
rand
i—D
ott.
M. F
abi
"Il m
icro
scop
io o
pera
torio
nel
lo s
tudi
o de
ntis
tico.
Se
mpl
icita
, qua
lità,
inte
rdis
cipl
inar
ietà
".
REG
ISTR
AZI
ON
E O
BB
LIG
ATO
RIA
Mod
alità
di r
egis
trazi
one:
- I
n lo
co
- Inv
iand
o la
sch
eda
com
pila
ta a
l FAX
068
5487
33
nom
e …
……
……
……
……
……
……
……
……
…
cogn
ome
……
……
……
……
……
……
……
……
…
qual
ifica
……
……
……
……
……
……
……
……
…..
Indi
rizzo
Via…
……
……
……
……
……
……
……
……
.n°…
..
Citt
à……
……
……
……
Prov
inci
a……
…C
ap…
…
Tel…
……
……
……
……
……
Fax…
……
……
……
…
Cel
l……
……
……
……
……
……
……
……
……
……
.
e.m
ail…
……
……
……
……
……
……
……
……
……
.
Au
torizz
o la
asso
ciazio
ne S
IRIO
Rom
a all
a ra
ccolt
a e
regis
trazio
ne d
ei mi
ei da
ti. I
dati
veng
ono
racc
olti c
on la
esc
lusiva
fina
lità d
i con
senti
re la
com
unica
zione
tra
il Gr
uppo
Sirio
Rom
a ed
i su
oi so
ci, p
er c
onse
ntire
la c
omun
icazio
ne d
ei so
ci tra
di
loro,
per f
ini a
mmini
strati
vi e
conta
bili in
terni
alla
Sirio
Rom
a. I d
ati v
erra
nno
regi-
strati
su
supp
orti
infor
matic
i pro
tetti
ed
i mod
uli c
artac
ei ve
rrann
o ma
ntenu
ti e
prote
tti co
n mo
dalità
idon
ee (a
i sen
si de
ll’art.
15
della
legg
e 67
5/96
e de
l dpr
318
-/99
). I d
ati p
otran
no e
sser
e me
ssi a
disp
osizi
one
dei r
appr
esen
tanti e
deg
li amm
ini-
strato
ri dell
a Sirio
Rom
a, re
si no
ti ai d
ipend
enti e
d ai c
ollab
orato
ri ai c
onsu
lenti d
ella
Sirio
Rom
a pe
r gli
aspe
tti ch
e po
sson
o rig
uard
arli
e se
cond
o le
moda
lità p
revis
te da
lla le
gge,
comu
nicati
ad
azien
de e
d a
perso
ne g
iuridi
che
che
inten
dano
pro
porre
off
erte
comm
ercia
li e/o
supp
ortar
e la S
irio R
oma.
Firm
a……
……
……
……
……
……
……
……
……
.
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:28 Pagina 33
inTRoDuZionE
Le inclusioni dei iii molari, di comu-
ne riscontro nella pratica odontoia-
trica quotidiana, ci pongono per la
loro frequenza nella necessità di
confrontarci con questo tipo di
situazioni.
Esse vengono comunemente classi-
ficate in base alla collocazione spa-
ziale del iii° molare rispetto a quella
del ii°, alla branca montante mandi-
bolare o al seno mascellare.
Whahl considera la disposizione
dell’asse verticale del iii° molare in
rapporto a quella del ii°, distin-
guendo inclusioni: verticali, mesio-
angolari (Fig. 1), orizzontali o disto-
angolari.
noterman mette in relazione la posizione del iii° mola-
re inferiore con la distanza tra la parete distale del ii° e
la branca montante della mandibola, considerando tre
classi: le prime due con distanza uguale o minore al dia-
metro mesio-distale del iii° molare, la terza classe in cui
il iii° molare è situato in toto o in parte all’interno del
ramo mandibolare.
gregory pone in risalto la profondità del iii° molare
riferita alla giunzione amelo-cementizia del ii° (a livello
della porzione occlusale del ii° molare, tra questa e la
linea amelo-cementizia, al di sotto della linea amelo-
cementizia).
iL LEMBo D’ACCESSo
nella realizzazione del lembo d’accesso, per l’estrazione
del terzo molare inferiore incluso, non si può prescinde-
re dal rispetto delle formazioni anatomiche loco regio-
nali: muscoli massetere, temporale, buccinatore, nervo
linguale (decorre in stretta prossimità della corticale
mandibolare linguale all’altezza degli ottavi) nervo
alveolare inferiore, arteria retromolare, arteria facciale
(incrocia il bordo basilare della mandibola all’altezza dei
molari e prosegue verso l’alto nello spessore della
guancia). Solo la conoscenza topografica di queste strut-
ture permette di non lederle durante l’incisione del
lembo. nella pratica di routine eseguiamo corrente-
mente un lembo triangolare, senza aver mai riscontrato
particolari problemi; questo è sicuramente più difficile
da suturare rispetto al lembo a busta, ma tuttavia pre-
senta l’innegabile vantaggio di una migliore visione del
campo operatorio. Viene ottenuto mediante due inci-
sioni. La prima inizia all’angolo distovestibolare del setti-
mo e si porta indietro e vestibolarmente, per circa 1,5
cm, con un angolo di circa 45° sull’arcata dentaria.
Decorsi al centro del trigono o, peggio, distolinguali
sono da proscrivere, perché possono dar luogo a lesioni
dell’arteria retromolare o del nervo linguale. L’incisione
prosegue fino all’angolo mesiovestibolare del iii° molare
con decorso intrasulculare, quindi prima della papilla fra
ii° e i° molare viene effettuata l’incisione di svincolo,
obliqua (non verticale), per migliorare l’irrorazione
ematica del lembo. La disposizione in senso mesiodista-
le dell’incisione obliqua di svincolo, può variare rispetto
a quella orizzontale; può essere eseguita a livello dell’an-
golo distovestibolare del ii° molare, oppure anche a
livello dell’angolo mesiovestibolare dello stesso dente,
nel caso di marcata mesioinclinazione del iii° molare
34noVEMBRE
2008
1
oPT (Particolare) inclusione
mesio-angolare del 3.8
trattamento ChirurGiCo dei terzimolari inClusi
CHIRURGIA
Alberto Magistri, Luciano Botticelli,
Ada Maria Romitelli,
Mauro Muroni, Lucrezia Leomporra
Ospedale “San Giuseppe” Marino - U.O. Odontostomatologica
1
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:28 Pagina 34
(corona a ridosso della radice distale del ii° molare). in
ogni caso durante l’incisione di svincolo è prudente
proteggere il fondo del fornice con un divaricatore, per
evitare di ledere l’arteria facciale che incrocia qui il bor-
do inferiore della mandibola. una volta delineate le inci-
sioni, lo scollamento del lembo, viene eseguito a spesso-
re totale mediante uno scollaperiostio (obwegeser) sia
a livello vestibolare, che distolinguale dove, durante l’o-
dontotomia viene lasciato a protezione del nervo lin-
guale uno scollatore (Prichard) (Fig. 2).
35noVEMBRE
2008
2
3
2
Scollamento del lembo muco-
periosteo
3
osteotomia vestibolo-distale
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:28 Pagina 35
L’oSTEo-oDonToToMiA
Se il dente è situato al di sotto del piano osseo, dopo
aver scollato il lembo sarà necessario procedere all’ab-
battimento della corticale ossea mediante fresa ossivora
montata su manipolo dritto e micromotore (Fig. 3).
Queste manovre devono essere accompagnate da
abbondante raffreddamento, per evitare il surriscalda-
mento del tessuto osseo e la sua possibile necrosi.
Tra lo strumentario, utilizziamo di routine, un kit
(Chirorale Marino) composto da: uno scollaperiostio
(obwegeser), tre tipi di leve (Miller dx e sn, Friedman
dritta ), ed una sonda da dissezione usata per rilevare
i contorni dell’elemento in disodontiasi (Fig. 4).
nei casi di inclusione orizzontale (mesiale o distale) l’o-
dontotomia viene condotta a carico delle cuspidi mesia-
li o delle cuspidi distali (Fig. 5). Viene effettuata con fresa
a fessura in carburo di tungsteno (Fresissima DiA 316)
(Fig. 6) montata su turbina, con movimenti pendolari in
senso vestibololinguale, avendo cura di proteggere i
tessuti gengivali dalla parte linguale mediante scollatore
(Prichard).
non completiamo l’odontotomia con strumenti rotanti
al fine di evitare lesioni alla corticale ossea linguale ed al
canale alveolare mandibolare, frantumiamo l’ultimo
ponte di tessuto dentario con leva (Miller) (Fig. 7) e
rimuoviamo la porzione di corona.
Qualora la porzione distale o vestibolare della corona
fosse ostacolata nella sua fuoriuscita dalla corticale
ossea, procediamo con osteotomia sulculare distovesti-
bolare per favorire con leva, l’estrazione della porzione
coronale rimanente.
Altre volte, rimossa la corona, lo spazio lasciato libero
da questa, consente di portare avanti la radice con leva
(Barry), dopo averla lussata. La leva (Barry) avrà come
punto d’appoggio distale la parete ossea della cavità
neoformata, in prossimità dell’inizio della branca mon-
36noVEMBRE
2008
Fig. 4 • Strumentazione e kit
chirorale Marino
Fig. 5 • Coronotomia mesiale
Fig. 6 • Fresa ossivora e fresa
Fresissima DiA 316
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:28 Pagina 36
tante della mandibola (Fig. 8). L’impegno dell’uncino del-
la leva può essere facilitato dalla esecuzione di un foro
sulla superficie radicolare. Vi sono infine casi particolari
in cui la disposizione delle radici è tale da dover ricor-
rere ad una ulteriore suddivisione delle stesse, seguita
dalla loro rimozione separata.
LA REViSionE DELLA CAViTA’ E LA SuTuRA
ultimata l’estrazione, ispezioniamo la cavità per indivi-
duare spicole o margini ossei taglienti ed addolcirli con
strumenti rotanti (Fig. 9). Asportiamo, se presenti, i resi-
dui del sacco pericoronarico con curette chirurgica e
prima di suturare eliminiamo tutti i frammenti della fre-
satura (ossei e dentari) presenti all’interno della cavità.
Questa semplice operazione viene effettuata con ripe-
tuti lavaggi di soluzione fisiologica. La sutura viene ese-
guita a punti staccati ed inizia a livello degli angoli del
lembo sul taglio verticale prima (Fig. 10), su quello
orizzontale poi, al fine di permettere il giusto riposi-
zionamento, e favorire un corretto riavvicinamento
dei margini della ferita per una guarigione di prima
intenzione (Fig. 11).
Riteniamo necessario, quindi pianificare l’intervento di
estrazione di un terzo molare incluso, disponendo di
adeguata strumentazione; ogni manovra dovrà essere
effettuata nel rispetto delle strutture anatomiche limi-
trofe al fine di evitare complicanze non sempre rever-
sibili.
37noVEMBRE
2008
Fig. 7 • La leva (Miller)
frantuma il ponte di tessuto
dentario
Fig. 8 • Viene asportata
mediante leva angolata
la componente residua del 38
Fig. 9 • Alveolo residuo con
integrità del setto
interradicolare
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:28 Pagina 37
38noVEMBRE
2008
Fig. 10 • Sutura a livello degli
angoli del lembo
Fig. 11 • Sutura completa
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:28 Pagina 38
39noVEMBRE
2008
BIBLIOgRAfIA
Asanami S, Kasazaki Y: La corretta avulsione degli ottaviinclusi. Scienza e tecnica dentistica edizioni internazionali srl,Milano, 1992
Bruce RA, fredericksongC, Small gS: Age of patients andmorbilità associated with mandibular third molar surgery. J AmDent Ass 101: 240-245; 1980
Butler DP, Sweet JB: Effect of lavage on the incidence of loca-lized osteitis in mandibular third molar extraction sites. OralSurg 44:14-20; 1977
Chiapasco M, Crescentini M, Romanoni g: germectomy ordelayed removal of mandibular Impacted third molar teeth?The relationship between age and incidence of complications.Am J Oral Maxillofac Surg 53:418-422; 1995
Chiapasco M, De Cicco L, Marrone g: Side effects and com-plications associated with third molar surgery. Oral Surg, OralMed, Oral Pathol 76:412-420; 1993
Dubois DD, Pizer ME, Chinnis RJ: Comparison of primary andsecondary closure techniques after removal of impacted mandibu-lar third molars. J Oral maxillofac Surg 40:631-634; 1982
Hooley JR, golden DP: The effect of polylactic acid granuleson the incidence of alveolar osteitis after mandibular thirdmolar surgery. Oral Surg Oral Med Oral Pathol Oral RadiolEndod 80:279-283;1995
Horowitz I, Hirsheberg A, freedman A: Pneumomediastinumand subcutaneous emphysema following surgical extraction ofmandibular third molars: Three case reports. Oral Surg, OralMed, Oral Pathol 63:25-28;1987
Huang H, Mercier P: Asymptomatic impacted teeth in edentu-lous jaws undergoing preprosthetic Surgery. A long-term eva-luation. Int J Oral Maxillofac Surg 21:147-149;1992
Kiesselbach JE, Chamberlain Jg: Clinical and anatomic obser-vations on the relationship of the lingual nerve to the mandi-bular third molar region. J Oral Maxillofac Surg 42:565-567;1984
Koerner KR, Tilt LV, Johnson KR : Color atlas of minor oralsurgery. Mosby-Wolfe, Barcelona, 1994
Kugelberg Cf, Ahlstrom U, Ericson S, Hugoson A, Kvint S:Periodontal healing after impacted lower third molar surgery inadolescents and adults. A prospective study. Int J Oral maxil-lofac Surg 20 :18-24; 1991
Little JW: Antibiotic prophylaxis for prevention of bacterialendocarditis and infections of major joint prostheses. OralMaxillofac Surg Infect 2; III: 93-101; 1992Little JW, falace DA: Dental Management of the Medically
Compromised Patient. 4th ed, Mosby-Year Book, St Louis, 1993
Lokken P, Skjellbred P: Postoperative pain and swelling redu-ced by injection of a steroid. A controlled trial with bilateraloral surgery. Pain (Supplement) 1:95-100; 1981
Lysell L, Rohlin M: A study of indications used for removal ofthe mandibular third molar. Int J Oral Maxillofac Surg 17:161-164; 1988
Mac gregor AJ: The Impacted Lower Wisdom Tooth: OxfordUniversity Press, Oxford, 1985
Mercier P, Precious D: Risk and benefits of removal of impac-ted third molars. A critical review of the literature. Int J OralMaxillofac Surg 21: 17-27;1992
Norris LH, Doku HC: Antimicrobial prophylaxis in oral sur-gery. Oral Maxillofac Surg Infect 2; III: 85-92; 1992
Panzoni E: Chirurgia estrattiva. Masson Italia Editori, Milano,1986
Pecora g, Celletti R, Davarpanahn M, Covani U, Etienne D:Effetti della rigenerazione guidata dei tessuti sulla guarigionedopo chirurgia del terzo molare inferiore incluso: risultati a unanno. Riv Int Parodontologia Odontoiatria Ricostruttiva13:397-407; 1993
Pedersen A: Decadronphosphate in the relief of complaintsafter third molar surgery. A double-blind, controlled trial withbilateral oral surgery. Int J Oral Surg 14:235-240;1985
Rood JP, Shehab BN: The radiologic prediction of inferioralveolar nerve injury during third molar surgery. Br J OralMaxillofac Surg 28:20-25;1990
Seymour RA, Walton Jg: Pain control after third molar surgery.Int J Oral Surgery 13:457-485; 1984
Tammisalo T, Happonen RP, Tammisalo EH: Stereographicassessment of mandibular canal in relation to the roots ofimpacted lower third molar using multiprojection narrow beamradiography. Int J Oral Maxillofac Surg 21:85-89; 1992
Wofford DT, Miller RI: Prospective study of dysesthesia fol-lowing odontectomy of impacted mandibular third molars. JOral Maxillofac Surgery 45:15-19; 1987. 96/1
Yamaoka M, furusawa K, Yamamoto M, Tanaka H, Horiguchif: Radiographic study of bone loss of mandibular lingual cor-tical plate accompanied by third molar development. Oral SurgOral Med Oral Pathol Oral Radiol Endod 80:650-654; 1995
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:28 Pagina 39
1
AssociazioneScientificaChirurgiaOdontostomatologicaA.S.C.O. - ONLUSSede legale: Via Fontana Candida, 3900132 ROMACod. Fiscale 97345300582Cell. 3343418758Tel. Fax 06 9456049
L’associazione A.S.C.O. -ONLUS nasce tra colleghi chehanno trovato nell’Ospedale
“San Giuseppe” di Marino un puntodi riferimento per un confrontoprofessionale. L’A.S.C.O. - ONLUSsi prefigge di aumentare le possibi-lità di formazione e aggiornamentoprofessionale promuovendo attivitàdivulgative e scientifiche. Lo spiritoche guida l’attività dell’associazio-ne è quello del dialogo e del con-fronto delle idee che possonomigliorare le conoscenze e le com-petenze professionali.
L’Associazione A.S.C.O. - ONLUS èun’organizzazione non lucrativa chesi fa promotrice dei valori universa-li della solidarietà e dell’assistenzaladdove difficili condizioni socio-cul-turali non consentono di garantirealle fasce più deboli una adeguataassistenza odontoiatrica.Essa intende perseguire esclusiva-mente finalità di solidarietà sociale,civile e culturale e si fa promotrice,in particolare, di attività volte allafornitura di una adeguata assistenzaodontoiatrica nei Paesi in via di svi-luppo.L’Associazione si basa sul principiodi umanità ed assistenza sul pre-supposto che la salute è il bene pri-mario del singolo e della colletti-vità.L’ Associazione ha lo scopo di assi-stere, promuovere e praticare tuttele attività che riguardino la tuteladella salute del singolo e della col-lettività, ed in particolare:
• la diffusione dell’informazionerelativa alla chirurgia odontosto-matologica, mirata all’intercetta-mento precoce ed alla prevenzio-ne e cura dei tumori del cavoorale e delle malattie dell’appara-to stomatognatico, attraverso larealizzazione di progetti di ricer-ca e di pubblicazioni scientifichee la organizzazione e promozione
di iniziative culturali volta alladivulgazione delle ricerche effet-tuate, al fine di migliorare l’edu-cazione sanitaria della colletti-vità;
• la promozione dell’integrazionetra le strutture del ServizioSanitario Nazionale presenti sulTerritorio ed il cittadino utente inmodo da facilitare la correttafruizione dei servizi pubblici, daeffettuarsi anche attraverso lacollaborazione con il Ministerodella Salute, le Regioni, leAziende sanitarie e gli altri orga-nismi e istituzioni sanitarie pub-bliche e l’elaborazione di lineeguida in collaborazione conl’Agenzia per i Servizi SanitariRegionali (A.S.S.R.) e la F.I.S.M.;
• la diffusione di una consapevolecultura della salute tra la popola-zione in linea con il principio chela prevenzione è la cura primariadi ogni malessere;
• lo svolgimento di attività di for-mazione ed aggiornamento perpersonale sanitario e non, orga-nizzando campagne informative,convegni, congressi, corsi perso-nalizzati a seconda dell’utenza eproducendo materiale didatticoed informativo con attività edito-riale rivolta alla pubblicazione diperiodici, anche attraverso lapromozione di trials di studio e diricerche scientifiche finalizzate erapporti di collaborazione conaltre società e organismi scienti-fici;
• lo svolgimento di attività di for-mazione permanente e aggiorna-mento dei soci incaricati di svol-gere le varie attività di formazio-ne ed assistenza, con programmiannuali di attività formativa ECMda effettuarsi attraverso l’autofi-nanziamento e i contributi degli
associati e/o degli enti pubblici eprivati;
• l’offerta di attività assistenzialie di consulenza nelle variediscipline sociosanitarie contri-buendo all’umanizzazione dellasanità e al miglioramento nonsolo della salute psicofisica delsingolo, ma anche delle condi-zioni ambientali in cui vive elavora;
• la promozione della solidarietàumana e della dignità del singolocon l’educazione morale e psico-logica di quanti svolgono attivitànel mondo del sociale e dellasalute; educare ai diritti e aidoveri sia dell’utente sia l’eser-cente un’attività sanitaria;
• l’organizzazione di convegni eriunioni volte al perseguimentodello scopo dell’associazione, conparticolare riferimento alla chi-rurgia odontostomatologica,secondo i regolamenti delle nor-mative vigenti italiane ai quali lastessa intende adeguarsi;
• lo svolgimento di ogni altra atti-vità complementare atta adincrementare l’educazione sani-taria del singolo e della colletti-vità.
I componenti dell’Associazionecoadiuvano volontariamente l’atti-vità dei servizi pubblici di diagnosie cura dedicati alla disciplina dellachirurgia odontostomatologica eforniscono agli stessi risorse utilial raggiungimento degli scopi cli-nico - terapeutici.
L’Associazione, promuove, inoltre,attraverso i propri associati le atti-vità di prevenzione e cura dellemalattie chirurgiche della boccanei pazienti disabili e/o apparte-nenti a categorie socialmentedisagiate.
asco pubblicita?:chirorale settembre 05 per QX5 24-03-2009 11:56 Pagina 1Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:28 Pagina 40
Con il termine “via dellaseta” venivano e ven-gono tuttora indicate le
molteplici vie carovaniere che an-ticamente collegavano il lontano,mitico e misterioso oriente conl’occidente. Non solo la seta –cheavrebbe scatenato insane passioninelle donne e più tardi negli uo-mini occidentali- ma anche spezie–soprattutto zafferano-, pellicce,lavori in ferro fuso, arrivavanonel bacino del Mediterraneo dallaCina nord occidentale, seguendoitinerari che attraversavano le re-gioni a nord delle montagne delNan-Shan, a sud della grandeMuraglia.
Marco Polo percorse questavia, seppure con alcune varianti,nel suo viaggio che dalla floridaVenezia lo portò, in compagniadel padre e dello zio, nel regnodel potente Kubilai Khan.
Indegnamente anche il sotto-scritto ha cercato di ripercorrerele vie che il veneziano Marco per-corse tanti secoli fa. Questo è unpiccolo racconto delle mia espe-rienze sulla via della seta; ho de-ciso, per ragioni di spazio, di sud-dividere il mio racconto in treparti:
IranUzbekisthan, Kirgizisthan;Cina
IRAN
E’ un paese particolare, l’Iran:ciò che se ne sente non è assolu-tamente ciò che è. Io lo definireiun “paese del passa parola”: sedovesse tener conto di quello chesi sente sull’Iran sui vari media,un ipotetico viaggiatore pense-rebbe ad un paese forastico, antioccidentale, poco ospitale e in-cline alla guerra; una ipotetica
viaggiatrice oltre a ciò pense-rebbe al velo che sarebbe obbli-gata ad indossare, come ognidonna iraniana, in ogni momentodella giornata. Nonostante ciò as-sistiamo ad un vero e proprioboom turistico verso quello cheera un tempo solo la parte cen-trale dell’immenso impero per-siano. E questo boom è motivato,oltre che dalle bellezze storico ar-chitettoniche, anche e soprattuttodalla cordialità e dall’ospitalitàdella gente. Non ho sentito nes-suno che, tornato da un viaggioin Iran, mi abbia parlato in ter-mini negativi della gente locale.Da qui la curiosità dei viaggiatoriche hanno visitato quello che a
torto è considerato uno degli“stati canaglia”.
Innanzitutto il velo, l’hijab:ogni donna in Iran lo deve sempreindossare in pubblico ….si puòessere d’accordo o meno con que-sta millenaria usanza delle donnemusulmane (peraltro alquantoscomoda soprattutto nei mesiestivi), comunque la si pensi èun’usanza che va rispettata, chila pensa diversamente può fare ameno di venire in Iran; Tutto ciòlo troviamo anche scritto su uncartello che ci da il benvenuto nelnostro primo hotel iraniano, inquel di Tehran, in una nottefredda ma non troppo delloscorso dicembre.
Tehran, la prima ed ultimatappa del nostro viaggio, ci ac-coglie e ci darà l’arrivederci. Unametropoli, traffico che quello diRoma è nulla al confronto, un ba-zar pieno di gente all’inverosi-mile, bei musei e su tutto il pa-lazzo golestan (fig.1) che ladecadente dinastia cagiara avevascelto per vivere nel suo rammol-lito limbo dorato: bastò poco aReza Shah, un colonnello dell’e-sercito, per andare al potere de-stituendo l’ultimo shah cagiaroed iniziando la brevissima dina-stia pahlavide: un carattere fortee l’appoggio delle potenze stra-niere, soprattutto del RegnoUnito. Capitale cosmopolita, casa
41noVEMBRE
2008
MARCO POLO
Di Alfredo Tursi
Fig.1
la via della seta (pRIMA pARTE)
1
AssociazioneScientificaChirurgiaOdontostomatologicaA.S.C.O. - ONLUSSede legale: Via Fontana Candida, 3900132 ROMACod. Fiscale 97345300582Cell. 3343418758Tel. Fax 06 9456049
L’associazione A.S.C.O. -ONLUS nasce tra colleghi chehanno trovato nell’Ospedale
“San Giuseppe” di Marino un puntodi riferimento per un confrontoprofessionale. L’A.S.C.O. - ONLUSsi prefigge di aumentare le possibi-lità di formazione e aggiornamentoprofessionale promuovendo attivitàdivulgative e scientifiche. Lo spiritoche guida l’attività dell’associazio-ne è quello del dialogo e del con-fronto delle idee che possonomigliorare le conoscenze e le com-petenze professionali.
L’Associazione A.S.C.O. - ONLUS èun’organizzazione non lucrativa chesi fa promotrice dei valori universa-li della solidarietà e dell’assistenzaladdove difficili condizioni socio-cul-turali non consentono di garantirealle fasce più deboli una adeguataassistenza odontoiatrica.Essa intende perseguire esclusiva-mente finalità di solidarietà sociale,civile e culturale e si fa promotrice,in particolare, di attività volte allafornitura di una adeguata assistenzaodontoiatrica nei Paesi in via di svi-luppo.L’Associazione si basa sul principiodi umanità ed assistenza sul pre-supposto che la salute è il bene pri-mario del singolo e della colletti-vità.L’ Associazione ha lo scopo di assi-stere, promuovere e praticare tuttele attività che riguardino la tuteladella salute del singolo e della col-lettività, ed in particolare:
• la diffusione dell’informazionerelativa alla chirurgia odontosto-matologica, mirata all’intercetta-mento precoce ed alla prevenzio-ne e cura dei tumori del cavoorale e delle malattie dell’appara-to stomatognatico, attraverso larealizzazione di progetti di ricer-ca e di pubblicazioni scientifichee la organizzazione e promozione
di iniziative culturali volta alladivulgazione delle ricerche effet-tuate, al fine di migliorare l’edu-cazione sanitaria della colletti-vità;
• la promozione dell’integrazionetra le strutture del ServizioSanitario Nazionale presenti sulTerritorio ed il cittadino utente inmodo da facilitare la correttafruizione dei servizi pubblici, daeffettuarsi anche attraverso lacollaborazione con il Ministerodella Salute, le Regioni, leAziende sanitarie e gli altri orga-nismi e istituzioni sanitarie pub-bliche e l’elaborazione di lineeguida in collaborazione conl’Agenzia per i Servizi SanitariRegionali (A.S.S.R.) e la F.I.S.M.;
• la diffusione di una consapevolecultura della salute tra la popola-zione in linea con il principio chela prevenzione è la cura primariadi ogni malessere;
• lo svolgimento di attività di for-mazione ed aggiornamento perpersonale sanitario e non, orga-nizzando campagne informative,convegni, congressi, corsi perso-nalizzati a seconda dell’utenza eproducendo materiale didatticoed informativo con attività edito-riale rivolta alla pubblicazione diperiodici, anche attraverso lapromozione di trials di studio e diricerche scientifiche finalizzate erapporti di collaborazione conaltre società e organismi scienti-fici;
• lo svolgimento di attività di for-mazione permanente e aggiorna-mento dei soci incaricati di svol-gere le varie attività di formazio-ne ed assistenza, con programmiannuali di attività formativa ECMda effettuarsi attraverso l’autofi-nanziamento e i contributi degli
associati e/o degli enti pubblici eprivati;
• l’offerta di attività assistenzialie di consulenza nelle variediscipline sociosanitarie contri-buendo all’umanizzazione dellasanità e al miglioramento nonsolo della salute psicofisica delsingolo, ma anche delle condi-zioni ambientali in cui vive elavora;
• la promozione della solidarietàumana e della dignità del singolocon l’educazione morale e psico-logica di quanti svolgono attivitànel mondo del sociale e dellasalute; educare ai diritti e aidoveri sia dell’utente sia l’eser-cente un’attività sanitaria;
• l’organizzazione di convegni eriunioni volte al perseguimentodello scopo dell’associazione, conparticolare riferimento alla chi-rurgia odontostomatologica,secondo i regolamenti delle nor-mative vigenti italiane ai quali lastessa intende adeguarsi;
• lo svolgimento di ogni altra atti-vità complementare atta adincrementare l’educazione sani-taria del singolo e della colletti-vità.
I componenti dell’Associazionecoadiuvano volontariamente l’atti-vità dei servizi pubblici di diagnosie cura dedicati alla disciplina dellachirurgia odontostomatologica eforniscono agli stessi risorse utilial raggiungimento degli scopi cli-nico - terapeutici.
L’Associazione, promuove, inoltre,attraverso i propri associati le atti-vità di prevenzione e cura dellemalattie chirurgiche della boccanei pazienti disabili e/o apparte-nenti a categorie socialmentedisagiate.
asco pubblicita?:chirorale settembre 05 per QX5 24-03-2009 11:56 Pagina 1Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:28 Pagina 41
per quindici milioni di iraniani,centro del potere legislativo edeconomico, è la meno iranianadelle città: qui il velo si riduce apoco più di una fettuccia sulla te-sta, i capelli possono sciogliersi,ma questa libertà dei costumi du-rerà ancora per poco: da Tehranin poi dovranno essere compressisotto l’hajib. Qui a Tehran visite-remo musei, anche piuttosto bentenuti (notevole quello delle ce-ramiche, da vedere non per il con-tenuto, ma per il contenitore…tral’altro questo museo è stato pro-gettato da un’equipe di architettiitaliani), nelle altre città sarannoprevalenti moschee, madrasse ecase tradizionali.
Dalla capitale economica aquella religiosa il passo è breve,due ore scarse di pullman: siamoa Qom, la città dell’Ayatollah
Khomeini. Da qui il grande vec-chio governava il paese dopo ilsuo ritorno dall’esilio parigino aseguito della destituzione e laconseguente fuga dell’ultimoShah Mohamed Reza. Khomeinie fatima, sorella di uno dei piùimportanti imam della storia per-siana, qui sepolta, fanno di Qomla città più sacra del paese, doveil velo è sostituito da qualcosa diancora più costrittivo, il chador,veste ampia che copre tutto ilcorpo privandolo delle forme elasciando solo il viso alla luce.Nella moschea più importante èsepolta fatima (fig.2) (il corpo diKhomeini è rimasto a Tehran inun mausoleo costruito apposita-mente), qui si incontrano e si in-crociano religiosi e pellegrini,tutti a rendere omaggio alla figliadel Profeta. La grande cupola
d’oro si staglia lucente nel cieloblu, non una nuvola a schermareil sole, è il bel tempo che trove-remo in ogni località, quasi chela nostra visita a Qom abbia fruitodi una particolare benedizione.
Dopo una sosta per dormire aKashan (notevoli le sue case tra-dizionali) ed un passaggio nei vil-laggi di Abianeh (fig.3) (le con-traeree che vediamo arrivandovici fanno venire il sospetto di tro-varci in un punto critico: siamoinfatti nei pressi delle centrali ato-miche causa di “malumori” inter-nazionali) e di Natanz (bella lamoschea ma notevole ancor dipiù il pranzo a base di pomodorie formaggio consumato davantiad essa), siamo ad Isfahan, ilgioiello della Persia, la città dalletante moschee, la città dellaPiazza Imam, la Piazza San
Marco del vicino oriente (fig. 4 e5 ). E’ qui, in questa città grandee turistica- un turismo in questastagione prevalentemente in-terno- che iniziamo a sorpren-derci per la gentilezza della gentelocale: ogni volta che incrociamoun gruppo di turisti iraniani è unoscambio di sorrisi, poi di saluti,il loro poco inglese si adatta be-nissimo al nostro, che non è certoquello prettamente “british”, tuttofinisce con strette di mano, avolte abbracci, sempre con fotodi gruppo. Questa cosa si ripeteràsempre…..Un gruppo di bam-bine, tutte con il loro piccolohajib, scherza con noi, ci inglo-bano nel loro ampio gruppo, unsusseguirsi di flash, di scatti, disorrisi…..Un ragazzo approfittadi una nostra sosta nella piazzaper attaccare discorso: è uno stu-
42noVEMBRE
2008
Fig.2
Fig.4
Fig.3
Fig.5
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:28 Pagina 42
dente di ingegneria, vuole saperecome si diventa ingegneri in Ita-lia, vuole migliorare il suo in-glese….Due ragazze si avvici-nano a Sabrina, le chiedono sesono il marito (quasi), se abbiamofigli –si rammaricano perché nonne abbiamo- poi chiedono con
molta timidezza di fare una fotoinsieme a noi.
Il contatto positivo con gli ira-niani non fa però cadere in se-condo piano le bellezze dellacittà: le Moschee, i Palazzi sfar-zosi, i bazar, la cattedrale armenacon i suoi affreschi, il tempio del
fuoco di Zoroastro, i ponti sulfiume… ed i minareti oscillantifanno di Isfahan probabilmentela città più bella dell’Iran.
Il viaggio prosegue verso sud,l’esperienza Isfahan ci ha toccato,le soste a Na’in –bella la moscheasoprattutto con lo sfondo del cielo
blu (fig.5), segno tangibile che ilnostro viaggio è benedetto daun’atipica atmosfera invernaleche è più primaverile che altro- ea Meybod ci coinvolgono stimo-lando i nostri sensi artistici giàabbastanza stimolati da Isfahan.Queste ultime sono due città sullavia della seta usate come sostedalle carovane che portavano laseta in occidente o da quest’ul-timo si dirigevano laddove la setaera prodotta, tessuta e resa pre-ziosa. Le carovane sostavano neicaravanserragli, strutture adibiteall’accoglienza degli uomini e de-gli animali, dove entrambi pote-vano riposare e rifocillarsi. Oraaccolgono i viaggiatori nuovi conristoranti ed alberghi lussuosi enuovi, retaggio delle soste degliantichi commercianti e viaggia-tori.
La prima visione di Yazd è unbellissimo palazzo in mezzo aduna vasta piazza piena di gente(Amir Chaqmaq) (fig.7): forsenon è la stessa piazza che accolsela famiglia Polo, ma a noi piacepensarlo.
E’ molto affascinante Yazd con
43noVEMBRE
2008
Fig.8 Fig.9
Fig.6 Fig.7
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:28 Pagina 43
i suoi vicoli color mattone cheformano un dedalo attorno allamoschea del jameh (fig.8), snellaed imponente con i suoi minaretigemelli che si stagliano su uncielo che continua imperterrito adessere blu. Ci perdiamo in questivicoli assistiti sempre dal fidoMehran e, dopo la visita alla mo-schea, assistiamo ad un rito gin-nico-religioso che si perpetua dasecoli: la ginnastica tradizionale,alla quale assistiamo in unazurkhanè, una palestra, coinvolgei giovani iraniani anche nelgiorno di festa (oggi è venerdì).Al ritmo dei tamburi, confortati,aiutati ed incitati dai versi del co-rano, i ginnasti compiono eserciziche noi in occidente siamo abi-tuati a compiere con la musicarock: loro mistici, noi sicura-
mente più terreni….il rullo deitamburi frastorna, gli attrezzi gi-rano vorticosamente sulle testedegli atleti, il rumore eccita i gin-nasti e obnubila le menti fino alsilenzio irreale improvviso dellapreghiera finale (fig.9). Usciti adire il vero un po’obnubilati an-che noi, ci rigettiamo nei vicolidella città vecchia per passare ilpomeriggio in attesa di una cenache verrà consumata sulla ter-razza di un hotel, davanti al pa-norama dei tetti e dei minareti(fig.10)….poi, ebbri di suoni edanche pieni di cibo (la cena inquestione è stata molto generosa)ci addormentiamo..quanti di noiavranno sognato Marco?
Il giorno dopo Kerman ci at-tende: ci sbizzarriamo nel bazar,tra teste di agnello mozze, frutta
secca e tessuti: la breve visita adun hammam, il più bello visto inquesto viaggio, è occasione perMehran per raccontarci che oragli hammam non sono più fun-zionanti, il loro uso promiscuo fuconsiderato sconcio dalla classedirigente integralista post Pah-lavi, ed i proprietari furono ob-bligati a trasformare questi am-bienti in ristoranti e sale da the.Con il turismo questa trasforma-zione è alla fine risultata conve-niente.
Da Kerman fino al 2003 si po-teva arrivare fino a Bam, la cuicittadella (Arg) era una delle prin-cipali attrattive del paese. Pur-troppo il terremoto dello stessoanno ha completamente distruttoBam, la città nuova ha avutodanni irreparabili e la cittadella è
stata completamente distrutta,perdita incommensurabile di unodei punti di forza del patrimonioartistico iraniano. Ora il viaggia-tore è dirottato a Rayen, di Bamnon si vedono nemmeno le ma-cerie, è diventata un luogo peri-coloso, gli abitanti hanno mutuatoil loro sistema di vita, passandodall’azienda del turismo a quelladella droga, favoriti dalla vici-nanza con l’Afganisthan. Rayennon è nemmeno lontanamente si-mile a Bam, ma almeno serve adavere un’idea di come eranostrutturate queste roccaforti, co-struite tutte con mattoni di fangoessiccato, argilla, paglia e tronchid’albero di palma.
Una bella sorpresa ce la riser-vano i dintorni di Kerman: unastrada tortuosa, dopo essersi iner-
44noVEMBRE
2008
Fig.10
Fig.11 Fig.12
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:28 Pagina 44
picata fino a 2700 metri (neve efreddo), declina verso il desertodove si stagliano formazioni im-ponenti ed altissime di probabileorigine eolica: sono i Kalut(fig.11). Pochi gruppi avevano vi-sitato questo luogo vasto e silen-zioso se si eccettua il rumore delvento, origine primigenia di questitorrioni naturali, sui quali ci ar-rampichiamo per godere di unavista incredibile.
L’ultimo lungo tratto in bus ciporta da Kerman a Shiraz, la ca-pitale culturale dell’Iran, patria edispirazione dei massimi poeti per-siani, Sa’di e Hafez, i cui resti ri-posano ancora in mausolei diven-tati ora luoghi ameni diriflessione. Shiraz, famosa per isuoi giardini lussureggianti, per isuoi aranceti sotto le cui ombre ipoeti di cui sopra si sedevano per
scrivere i versi che li avrebberoresi immortali. Shiraz che per noidiverrà anche famosa per le pro-cessioni alle quali assistiamo du-rante la notte: è il periodo dellutto, si ricordano i defunti concortei, che dalle parti più perife-riche della città si dirigono versola moschea del jameh, la genteprega, canta, si flagella con catenedi ferro, ma a dire il vero questaflagellazione è simbolica, le ca-tene sono leggere e le percossesono leggerissime (fig.12): nono-stante ciò l’impatto emotivo è for-tissimo ed il coinvolgimento è to-tale.
L’ultima luce persiana per noiè una luce sulla storia, quandol’impero persiano era potente evasto, la storia degli achemenidi,stirpe di sacerdoti guerrieri cheavevano in Persepoli la loro capi-
tale celebrativa: a Persepoli vive-vano solo sacerdoti ed alti digni-tari oltre alla corte imperiale. Ilsito fu scelto con cura sulle pen-dici di una alta collina, su un ter-rapieno sopraelevato. Piccola mapregna di opere d’arte, famosa peri suoi bassorilievi che mostranoin processione tutti i popoli sog-giogati all’impero, Persepoli è unameraviglia, piccola nelle dimen-sioni, ma grande, grandissimanella qualità delle opere d’arte chequi si possono ammirare (figg. 13e 14). I sovrani Achemenidi si fe-cero seppellire, tranne Dario ilgrande, a Naqs E Rostam, pocodistante da Persepoli, in grandinicchie scavate nella roccia. Darioil grande invece si fece seppellirea Pasargade, ad una cinquantinadi chilometri da Persepoli (fig.15).Davanti all’imponente tomba di
Dario vi era il luogo prescelto dal-l’ultimo shah per la sua sepoltura,luogo rimasto deserto, infattiMohamed Reza Shah riposa inEgitto, dove andò in esilio a se-guito della rivoluzione islamicache avrebbe portato Khomeini alpotere.
La Persia sta per salutarci, tradue giorni ci ritufferemo a capo-fitto nella nostra vita da occiden-tali, sicuramente senza velo maanche con la consapevolezza diaver conosciuto una realtà chenon ci aspettavamo, gente stu-penda e cordiale, non certo ilpaese canaglia che ti aspetti a dareretta ai media, gente che, comedice Marjane Satrapi, autrice delfumetto “Persepolis” e voce del-l’opposizione al governo di Aj-madinejad, dopo anni di soffe-renze vuole solo essere felice.
45noVEMBRE
2008
Fig.13
Fig.14Fig.15
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:28 Pagina 45
www.symposiumodontoiatrico.it
INSIEME AI
Volontari nel mondo
www.tr2000.it/volontariperilmondo/home.html
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:28 Pagina 46
47noVEMBRE
2008
storia dellaFitomediCina
FITOTERAPIA
Di Andrea possenti
La storia della fitomedicinanon nasce con l’uomo, malo precede: questo perché
il mondo animale che lo ha pre-ceduto si è non solo cibato, maanche curato con erbe medicinaliseguendo un istinto naturale ge-neticamente programmato. Eccoallora, che ritroviamo un concettoguida sempre valido, da tempilontanissimi ai nostri giorni: me-dicina e cibo sono strettamentecorrelati; metà arte medica risiedenella dieta: noi siamo quello chemangiamo (e beviamo).
L’umanità, nel suo lento per-corso su questo pianeta, ha sem-pre cercato di sfruttare razional-mente l’effetto terapeutico dellepiante con l’esperienza e l’intuito.Talora è scivolata nel magico, ta-
lora nell’alchemico, ma il pen-siero umano si è sempre fattoforte del concetto della medicinabasata sull’esperienza e dell’evi-denza. Purtoppo ciarlatani e ma-ghi sono stati confusi con alcunigrandi geni, arrecando danni econfusione in questo ambito.
Un uso plurimillenario di erbetra stregoni e sacerdoti, eremiti efrati per approdare, infine, a unarielaborazione in chiave modernacapace di conferire solidità scien-tifica alle conoscenze derivatedalla conoscenza della cosiddettamedicina dei semplici, la medi-cina popolare.
Sia come tintura madre siacome gemme, la fitomedina agi-sce come l’allopatia in dosi pon-derali. È meno potente e aggres-
siva dell’allopatia: si presta per-tanto, alla cura delle malettieacute non gravi e a gran partedelle croniche. Sfrutta l’organo-tropismo predeterminato di cia-scuna pianta e il polimorfismo diterreno biologico per arrivare aduna terapia più personalizzatadella mdicina classica.agsce inol-tre, sia seguendo il pricipio deicontrari, sia quello dei simili. Ciònon è una contraddizione perchésolo la dose fa il veleno: il confinetra veleno e farmaco varia dapianta a pianta. D’altro canto, an-che nella medina tradizionale siconstata l’inversione dell’effettoterapeutico a seconda della dosesomministrata.
Esistono poi tutta una serie dipiante che rappresentano una vera
e propria zona di confine con l’o-meopatia: infatti utilizzate inomeopatia in bassa diluizione pre-sentano sia uno spiccato organo-tropismo sia un’eziologia legataal trauma capaci, assieme alle mo-dalità reattive, di personalizzarela terapia del paziente senza pren-derne in considerazione lo statomentale, proprio l’opposto diquanto avviene con l’uso di ele-vate diluizioni che sfrutta l’omeo-patia classica utilizzando i sintomipsichici del paziente, Al di là diquesto confine, la fitoterapia, nelsuo complesso, è in grado di dre-nare gli emuntori del nostro orga-nismo gettando le basi per un veromiglioramento del quadro clinico.
Fig.1
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:28 Pagina 47
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:28 Pagina 48
49noVEMBRE
2008
Egr. dott. Pierpaolo Bo, lei
è il presidente del GIR
da quest’anno. Può spiegare che
cos’è il GIR e da quanto tempo
esiste?
Il gIR, “group for Implant Re-search”, è un’associazione cultu-rale non a scopo di lucro creatada un gruppo di colleghi-amicinel 1995. Lo scopo principale èquello di promuovere la cono-scenza di tecniche e materiali, difavorire la ricerca e la sperimen-tazione clinica.
Quali sono le novità per que-
st’anno?
Per il 2009 il consiglio direttivoed io, in qualità di presidente, ab-biamo deciso di dare al nostrogruppo un’immagine differente,puntando principal-mente sul sito inter-net, dando così ai sociun servizio imme-diato. Questo spaziodovrà diventare fulcrooperativo e puntod’incontro di tutte leiniziative gIR.
Nel sito vi sono se-zioni che riguardanola pratica odontoia-trica, con casi clinicie video pubblicati daisoci attivi; l’informazione, conla Rubrica del dott. Claudio Mo-dena, dove vengono trattate re-censioni, presentazioni ed ap-profondimenti di tematiche legatealla professione; lo spazio dedi-cato alle novità delle aziende,dove vengono recensiti i vari pro-dotti provati e testati dai soci at-tivi; lo spazio per gli eventi ed icorsi organizzati dal gIR, dalleassociazioni partners e dalle dittesponsorizzatrici.
Inoltre vengono inviate a tutti isoci, per e-mail, almeno un paiodi news-letters al mese con notiziedal settore, commerciale e profes-sionale, le date di incontri forma-tivi e di aggiornamento organiz-zati sul territorio da noi, dalleassociazioni partners e dalle dittesponsorizzatrici, le date delle as-semblee ordinarie, le comunica-zioni varie.
Infine, quest’anno, abbiamo in-trodotto, a fianco delle figure di“socio ordinario” e di “socio at-tivo”, quella di “socio ordinario
gratuito” per il primo anno, perdare la possibilità a tutti quei col-leghi che non sono mai statiiscritti, di conoscerci e di avvici-narsi alle nostre iniziative.
Quali sono le differenze tra le
varie figure, e quali vantaggi
potranno avere i nuovi soci?
Come sostegno della nostra at-tività, abbiamo chiesto alle dittesponsorizzatrici una scontisticaprivilegiata sui propri prodotti,alla quale i soci ordinari ed i sociattivi beneficeranno per tuttol’anno. I soci ordinari gratuiti nebeneficiano solo per alcuni pe-riodi, fissati della aziende.
Le agevolazioni per i corsi ed i
congressi sono, invece, uguali pertutti, come pure la fruibilità deicasi clinici e degli approfondi-menti pubblicati sul sito.
Insieme al consiglio direttivo,stiamo ultimando gli accordi com-merciali con altre aziende, oltre aquelle già presenti e consultabilinella sezione “convenzioni” delsito. Stiamo inoltre stringendocollaborazioni scientifiche con al-tre associazioni, che ci ricono-scono le relative agevolazioni an-che per i nostri soci.
In conclusione, perchè “iscri-
versi al GIR conviene”, come
riporta il sito?
Dal punto di vista professio-nale, sono molte le possibilità dipartecipare a giornate di aggior-
namento culturale,grazie alle collabora-zioni con altre orga-nizzazioni, ed alla di-sponibilità di granparte dei soci attivi adaccogliere gli altri socinelle proprie strutture,elencate nella sezione“Studi”.
Da un punto di vistacommerciale, la quotaassociativa è di 150€,per cui bastano pochi
acquisti, presso una ditta sponso-rizzatrice, per rientrare dell’iscri-zione.
Quindi, iscriversi al gIR con-viene!
INTERVISTA
Di Mihaela Roman
Pier Paolo boPresidente “Gir”group for implant research
www.girassociation.it
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:28 Pagina 49
I contributi vengono accettatia condizione che non sianostati e non vengano successi-vamente pubblicati altrove.Gli Autori pertanto devonoallegare una dichiarazioneautografa in cui richiedonola pubblicazione del lavoro eattestano che l’articolo pre-sentato non è stato pubbli-cato in altre testate e che nonsi trova in visione per la pub-blicazione presso le redazionidi altre case editrici. E’ inol-tre necessario indicare unAutore di riferimento che au-torizzi la pubblicazione delsuo indirizzio, numero di te-lefono e di fax in calce al la-voro.Un’eventuale precedentecomparsa dell’articolo sottoforma riassuntiva di comu-nicazioni orali o scritte nelcorso di Congressi non nepreclude l’accettazione, madeve essere segnalata.La responsibilità dei conte-nuti scientifici spetta esclu-sivamente agli Autori. Laproprietà letteraria dei lavoriviene ceduta alla Casa Edi-trice, che può autorizzare lariproduzione parziale o to-tale. I contributi (compren-sivi di eventuali tabelle efoto) devono essere inviatidattiloscritti in tre copie(unasu supporto magnetico, duesu carta)alla Redazione:Best-Micro s.r.l , Via delle Acacie,34 – CAP 00171 Roma-t e l / f a x : 0 6 / 6 4 7 7 0 6 8 9 ,06/89537092.La pubblicazione degli arti-coli è subordinata al giudiziodella Direzione Scientificadella rivista, che ha facoltàdi non accettarli o di chiedereagli Autori di apportarvi mo-difiche.
I lavori che potrano l’intesta-zione di un Istituto, devonoessere firmati, per l’appro-vazione, dal Direttore dell’I-stituto stesso.I testi devono essere elaboratisu Personal Computer e pos-sono essere in versione Ma-cintosh e MSDOS. I supporti magnetici devonoessere etichettati con: a) nome dell’Autore;b) Titolo del lavoro;c) Word processor usato, in-
cluso il numero di ver-sione.
Il testo dei lavori deve essereredatto in lingua italiana ecorredato da:a) titolo in italiano(lunghezza
massima 100 battute);b) nome e cognome dell’Au-
tore o degli Autori, com-pleto di qualifica profes-sionale, recapito telefonico, numero di codice fiscalee firma del primo Autore;
c) riassunto in italiano(max10 righe di 70 battuteognuna);
d) titolo in inglese (max 90battute);
e) abstract in inglese (max 10righe di 70 battuteognuna);
f) tre parole chiave in ita-liano e in inglese.
L’entità del dossier non dovràsuperare le 6 pagine di rivistacorrispondentia 12 fogli dat-tiloscritti di 30 righe per 70battute ogni riga. La pre-senza di una fotografia cor-risponde allo spazio di 5 ri-ghe di 70 battute ognuna.La suddivisione del lavoro incapitoli, sotto-capitoli devesempre essere indicata nel se-guente modo:0.Titolo del capitolo0.0. Titolo del sotto-capitolo
0.0.0. Titolo del sotto-sottocapitoloOvvero, progressivamente, ilprimo numero della serie in-dicherà sempre il capitolo, ilsecondo numero della serieil sotto-capitolo di riferi-mento , etc.La bigliografia deve sempreessere compilata secondo lenorme internazionali, elen-cata in ordine alfabetico, ri-chiamata nel testo con il nu-mero corrispondente edessere limitata alle voci es-senziali (massimo venti),salvo le rassegne bibliografi-che. Se si considera citare unarticolo o un libro già accet-tato per la pubblicazione, manon ancora edito, occorre in-dicare il titolo del giornale (oil nome dell’editore) e l’annoprevisto di pubblicazione, se-guito dalla precisazione “incorso di stampa”.Il materiale scientifico nonpubblicato (per esempio co-municazioni personali, lavoriin preparazione) va indicatotra parantesi nel testo e nonviene citato in bibliografia.Le illustrazioni, in copia ori-ginale (diapositive e lastre) eidonee alla pubblicazione,debbono essere poste, nume-rate con il proprio numeroprogressivo (romano per letabelle, arabo per le figure),al termine dell’articolo su fo-gli aggiuntivi. Le didascaliedelle figure devono esserecompilate su un foglio aparte ed in successione. Il nu-mero deve sempre corrispon-dere ad un preciso richiamonel testo. Sono a carico degliAutori solo le spese di ripro-duzione e stampa delle illu-strazioni a calori.
50noVEMBRE
2008
norme
redazionali
FITOTERAPIA
Impaginato Symposium definitivo 1:Layout 1 23/10/09 15:28 Pagina 50