sursum corda 2 2013

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Page 1: Sursum corda 2 2013
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SURSUMCORDA

Anno XCVII n. 2-2013 www.seminarioromano.it

Grazie, amici benefattori!

Finito di Stampare nel mese di Maggio 2013Tipolitografia Trullo srl - Via Ardeatina, 2479 - 00134 Roma - T. +39 06.6535677 - F. +39 06.71302758 - [email protected] - www.tipolitografiatrullo.it

Sursum Corda

CONTO CORRENTE POSTALE SEMINARIOn. 38198008

Intestato a Seminario Romano Maggiore00184 Roma - Piazza S. Giovanni in Laterano, 4

IBAN IT70 J076 0103 2000 0003 8198 008BIC - SWIFY BPPIITRRXXX

Redazione:Manrico Accoto, Mario Pangallo, coordinatoriAndrea Calamita, Emilio Cenani, Salvatore Corvino

Hanno collaborato a questo numero:Andrea Carlevale, Angelo Casarano, Alessandro Caserio, EmilioCenani, Pino Conforti, Francesco Filannino, Nicola Filippi,Marco Frisina, Simone Galletti, Eugenio Giorno, AntoninoIachino, Giovanni Nigro, Concetto Occhipinti, CarminePellegrino, Alessandro Solare, Agostino Stasi

Direttore Editoriale: Concetto Occhipinti

Direttore Responsabile: Davide Martini

Rivista semestrale del Pontificio Seminario Romano MaggiorePiazza San Giovanni in Laterano, 4 - 00184 RomaTel. 06.698621 - Fax. 06.69886159E-mail: [email protected]

Spedizione in Abbonamento Postale - c/c p. 30360002Registrazione del Tribunale di Roma - N. 11581 del 22.V.1967

Progetto grafico e impaginazione:Bruno Apostoli - [email protected]

Don Gino AMICARELLI; Luciano BALDASSARI;S. E. Mons. Giacinto BERLOCO; S. E. Mons.Adriano BERNARDINI; don Gian GabrieleBRUSCAGIN; Francesca CALAMONERI; S.E.Mons. Domenico CALIANDRO; Mons. AloysiusCALLAGHAN; S. Em. Card. Giovanni CANESTRI;don Roberto CASSANO; Mons. RemoCHIAVARINI; Mons. Mario COSULICH; James M.CROWLEY; EX ALUNNI 10° ANNO; Mons.Franco FORCONI; don Dario GERVASI; Mons.Brunero GHERARDINI; Mons. Vincenzo JOSIA;Boris JOZIĆ; Mons. Virgilio LA ROSA; don LuigiLANI; don Aniello LUONGO; Mons. RichardMALONE; Mons. Rosario MATERA; Mons.Giuseppe METRANGOLO; PARROCCHIA SANGIULIO; Mons. Giovanni Battista PROJA; donGiuseppe RENDINA; don Vincenzo REPICI;Antonietta RIZZO; S. E. Mons. Giovanni TANI;don Carlo TROISE; don Eric Keith DitonaTUMIBAY; don Adolfo VOLPE.

Offerte per Borse di Studio:Don Romano NICOLINI.

Offerte per missioni popolari e attivitàvocazionale:PARROCCHIA SANTA SILVIA.

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Lo Spirito e il pane

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Presentando il mistero della Pentecoste, Sant’Ireneo ci consegna l’immagine della farinaimpastata con l’acqua per esprimere la realtà meravigliosa e dinamica della Chiesa che

nasce dal dono pasquale dell’effusione dello Spirito Santo: Perciò il Signore promise dimandare lui stesso il Paraclito per renderci graditi a Dio. Infatti come la farina non si amal-gama in un’unica massa pastosa, né diventa un unico pane senza l’acqua, così neppurenoi, moltitudine disunita, potevamo diventare un‘unica Chiesa in Cristo Gesù senza l’«Ac-qua» che scende dal cielo (Dal Trattato «Contro le eresie» III, 17, 1-3). Negli eventi ecclesiali di questi mesi abbiamo potuto contemplare e accogliere la grazia diuna nuova Pentecoste. Nei sentimenti, nelle parole e nei gesti di Papa Benedetto XVI e diPapa Francesco, ab-biamo fatto l’espe-rienza della miseri-cordia di Dio checontinua a preparareil pane nutriente eprofumato del suoamore, che guariscedal male e dona la vi-ta ai suoi figli, a tuttigli uomini che sono sotto il sole. In occasione della festa della Madonna della Fiducia, so-lo tre giorni prima dell’annuncio della decisione di concludere il suo ministero petrino, Be-nedetto XVI diceva ai seminaristi con voce pacata e appassionata: Essendo cristiani, sap-piamo che nostro è il futuro e l’albero della Chiesa non è un albero morente, ma l’alberoche cresce sempre di nuovo. Quindi, abbiamo motivo di non lasciarci impressionare - co-me ha detto Papa Giovanni - dai profeti di sventura, che dicono: la Chiesa, bene, è un al-bero venuto dal grano di senape, cresciuto in due millenni, adesso ha il tempo dietro di sé,adesso è il tempo in cui muore. No. La Chiesa si rinnova sempre, rinasce sempre (Bene-detto XVI, Lectio divina ai seminaristi in occasione della Festa della Madonna della Fiducia,8 febbraio 2013). In queste parole possiamo facilmente cogliere una coloritura profetica:Papa Benedetto XVI, sostenuto e illuminato dallo Spirito Santo, in un certo senso “ci ha re-galato“ Papa Francesco. Abbiamo ricevuto in dono, in una meraviglia che ha contagiato ilmondo, un cuore di Pastore, delle parole e dei gesti che continuano ad “impastare farinae acqua”, perché la Chiesa, resa nuova dall’azione potente dello Spirito, possa nella molti-tudine dei suoi figli fedeli divenire pane e profumo di Cristo per il mondo. Oggi gli eventiecclesiali dicono ai seminaristi che si preparano alla missione presbiterale che saranno i“preti di Papa Francesco”, i preti di questo oggi della storia, segnato da grandi e insidiosesfide e al tempo stesso da una grazia nuova e abbondante. Papa Francesco ora, come pri-ma Benedetto XVI, è per il nostro e Suo seminario il primo formatore. Accogliendo la suatestimonianza di Pastore che porta il profumo delle pecore e le sue parole schiette ed effi-caci, vogliamo tutti insieme, seminaristi e formatori, ravvivare la fiducia e il desiderio di es-sere presbiteri non di una Chiesa dalla fede stanca, ma di una Chiesa giovane, perché co-stantemente rinnovata dal dono forte dello Spirito che il Padre nella sua fedeltà e provvi-denza mai fa mancare ai suoi figli. Con animo filiale affidiamo questo progetto di lavoro aMaria, Madre nostra e Madre della Fiducia.

Concetto Occhipinti

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Sursum Corda

Sursum Corda3 Editoriale:

Lo Spirito e il paneConcetto Occhipinti

4 In questo numero

5 Grazie per sempreCarmine Pellegrino

7 Andare, conoscere, confessare: tre verbi per essere veri pastoriNicola Filippi

Sursum riCorda9 Diario Gennaio-Maggio 2013

Emilio Cenani

In comunità15 Chiesa, cosa dici di te stessa?

Eugenio Giorno

16 Essere operai del RegnoAndrea Carlevale

18 Le gite delle classiLa Redazione

20 Riconoscere l’amore ricevutoAgostino Stasi

21 Il mistero di Dio nel cuore della ChiesaAngelo Casarano

Speciale “Fiducia” 201322 “Innanzi andiam fissando il tuo bel viso”

Alessandro Solare

24 Il contatto personale con Gesù vivonell’Eucarestia e nella sua ChiesaConcetto Occhipinti

25 Toccare Cristo con gli occhi della fede“Lectio Divina” di S.S. Benedetto XVILa Redazione

31 Invitati ad un’autentica e rinnovataconversionePino Conforti

32 “O Madre, guardaci, stretti intorno altuo altare”Giovanni Nigro

33 Maria, Maestra e Modello del nostrocammino di fedeFrancesco Filannino

In diocesi34 Condividere e desiderare nuovi stili

di evangelizzazione … dalla teoria allapraticaAlessandro Caserio

35 Scelti da Dio per continuare l’operasantificatrice di CristoSimone Galletti

In viaggio36 Don Gerardo vescovo

Marco Frisina

37 Scritti di nostri ex-alunniLa Redazione

In Pace Christi38 Una testimonianza che solo i piccoli

sanno dareAntonino Iachino

38 In Pace ChristiLa Redazione

4

IN QUESTO NUMERO

18 25 35

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Mi accingo a stendere queste righe conl’emozione dello scolaretto alla recita

di Natale. È infatti la prima volta che ho l’o-nore di scrivere per il “Sursum”, la rivistadel Seminario Romano Maggiore, tra le cuivenerabili mura sono maturate le sceltesensate della mia vita. Mi si chiede unquarto di luna, cioè una concisa riflessionesu Papa Benedetto XVI a tre mesi dallestoriche dimissioni. Seguo perciò la natu-rale devozione al carattere non convenzio-nale della Provvidenza e decido di accen-nare alla singolare vicenda biografica.

Joseph Ratzinger non è nato Papa. Hadato del “tu” ai drammi della guerra, dacui è sfuggito per grazia ricevuta. Ha pro-ferito il suo “sì” a Dio dopo un discerni-mento non virtuale, rinnovandolo stradafacendo mentre per lui si profilava la “vi-gna” universitaria del Signore. Superatal’abilitazione accademica – schivando la“scure” del Prof. Schmaus – il brillante Do-cente si era inoltrato nell’arroventato climapost-conciliare, non disdegnando amiciziead ampio respiro nella cultura del tempo.La contestazione sistematica aveva peròappesantito la ricerca della verità, dirottando-la verso il totalitarismo che ripudia ogni Asso-luto per ergere se stesso a divino dogma. Fuallora che il Prof. Ratzinger, con coraggiopari alla sua fedeltà, si dimise dalla pre-stigiosa Cattedra di Tubinga per trasferir-si presso la nascente – ma meno intossi-cata – Università di Regensburg. Gestoassai poco rampante, preludio di ben al-tro ardimento.

Ma tanta luce non poteva restare sottoil moggio. Il tam tam giunse presto a Ro-ma, dove intercettò la ricerca di un Pasto-re per la Sede Arcivescovile di Monaco. Fucosì che, in pochi mesi, nel 1977, il Pro-fessore divenne Apostolo e Principe. Con isuoi voti, il Card. Ratzinger contribuì all’e-lezione dei Papi del 1978. Egli fu protago-

nista di un intervento durante i Novendialidel secondo Conclave in cui richiamò l’at-tenzione sull’oppressione comunista delleChiese dell’Est. E dall’Est fu pescato uncerto Karol Wojtyla. Del grande GiovanniPaolo II fu ben presto stretto collaboratoree scudo, offrendo il collo ai cacciatori di te-ste, i falsari della mitopoiesi del Panzerkar-dinal. In realtà, Ratzinger rimase quello disempre, il teologo umile ma capace di so-

lidità dinanzi alla liquidità prepotente e im-morale. Già da Prefetto promosse la tolle-ranza-zero per l’abominio pedofilo. Fu luiad ottenere l’inasprimento della normativaecclesiale, quando le luci della ribalta era-no distanti. Fu ancora lui ad accogliere nu-merose vittime, offrendo occasione con-creta di riconciliazione. Fu sempre lui adenunciare, di fronte al mondo intero, la“sporcizia” nella Casa di Dio. Toccante,

Carmelo PellegrinoGRAZIE PER SEMPREUn ex-alunno ricorda l’uomo Joseph Ratzinger

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Sursum Corda

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poi, la sua elezione, al termine del Concla-ve 2005. I giornali favoleggiano che, dopouno scrutinio con 40 preferenze al Card.Bergoglio e una ventina in più al Card. Rat-zinger, il Porporato argentino avrebbe im-plorato gli eminenti sostenitori di dare lapreferenza al Prefetto della Suprema perfavorire una rapida convergenza. Se fossevero, il quadro sarebbe intrigante. ComeBergoglio ha passato i suoi voti al Cardina-le tedesco, rinunciando ad un eventualepontificato e consentendo l’elezione di Be-nedetto XVI, così questo Papa ha poi ri-nunciato al ministero petrino permettendodi fatto l’elezione di Francesco. Il parados-so di Colui che non considerò tesoro gelo-so l’essere Dio e svuotò se stesso nell’ob-bedienza stravince cento a zero sui palu-dosi intrighi di palazzo. Così, mentre i go-verni nazionali scricchiolano paurosamen-te, la Chiesa ringiovanisce dagli acciacchigrazie alle rivoluzionarie svolte che solo loSpirito Santo riesce disinvoltamente ad as-sestare. Anche questa è Pentecoste.

Del suo luminoso Pontificato parlerà laStoria, se si riuscirà a preservarla almenoun po’ dalle sciagure dell’ideologia. Mi per-metto solo di ricordare l’altissimo Magiste-ro. La profezia di chi lo vede già Dottoredella Chiesa può apparire emotiva, intem-pestiva, ma ad un’osservazione rigorosa ri-schia di risultare addirittura ovvia.

Concludo con un ricordo. Ero giovaneseminarista del Pontificio Seminario Ro-mano Maggiore, al ritorno dalle ordina-zioni sacerdotali in San Pietro, in autocon tre compagni. Svoltando su borgoSanto Spirito vedemmo la figura longili-nea di un prete con i capelli bianchissimiche procedeva a passo regolare. “E’ ilCardinal Ratzinger!”, esplose il calabresedel posto anteriore. Tutti ci voltammo e,dai finestrini della malconcia Fiat, ini-ziammo a dimenarci coi saluti. Lui si aprìdocilmente al cordiale sorriso e risposeagitando a lungo la mano: “Arrivederci!”.Sì, arrivederci Santità. Grazie di tutto,grazie per sempre!

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Nelle sue omelie Papa Francesco, peraiutare gli ascoltatori a conservarne i

contenuti, predilige sottolineare alcune pa-role. È stato così nell’omelia della Messacelebrata nella Cappella Sistina con i Car-dinali l’indomani della sua elezione a Ve-scovo di Roma e anche in quella della Ce-lebrazione eucaristica nella Basilica di SanPaolo. Volendo sintetizzare il suo ministerosui pastori in questo primo mese di ponti-ficato, credo che esso possa essere sinte-tizzato in questa triade di verbi: andare,conoscere e confessare, in una straordina-ria continuità con quanto Benedetto XVI ciha insegnato negli anni in cui ha guidato laChiesa e che manifesta come sia realmen-te Gesù Cristo il pastore che guida il suopopolo nel pellegrinaggio terreno verso laGerusalemme celeste lungo i sentieri deltempo e della storia.

Andare: è un verbo caro a Francesco,fin da quando era Arcivescovo di BuenosAires, che descrive adeguatamente l’iden-tità dei discepoli di Cristo, a maggior ragio-ne quella dei presbiteri. Chiamato a esseresegno sacramentale di Gesù Cristo, BuonPastore di tutti gli uomini – “Ho altre peco-re che non provengono da questo recinto:anche quelle io devo guidare. Ascolteran-no la mia voce e diventeranno un sologregge, un solo pastore” (Gv 10,16) – il sa-cerdote non può accontentarsi di curaresolo coloro che sono già presenti nell’oviledella comunità parrocchiale. Se così faces-se egli non sarebbe “un vero pastore, maun parrucchiere di pecore che passa il suotempo a mettere loro i bigodini, invece diandare a cercarne altre” [J. Bergoglio, Pa-pa Francesco, 72]. Il cuore del pastore è ilcuore di Cristo che arde di amore per ogniuomo ed è animato da quella santa in-

quietudine, di cui parlava anche Papa Be-nedetto, che toglie il sonno pensando aquanti si trovano a vivere nella disperazio-ne perché non hanno ricevuto l’annunciodi una Speranza che non delude e non so-no stati raggiunti da un Amore che nullachiede in cambio. Le vie e le piazze, i luo-ghi di lavoro e quelli di svago e di sofferen-za diventeranno così il luogo abituale del-l’esercizio del ministero.

Conoscere: la conoscenza in senso bi-blico non è una mera attività intellettualema comporta, al contrario, il fare esperien-za. Per essere un vero pastore non bastaricordare solo il nome e la date di qualchericorrenza significativa della vita delle per- 7

Nicola FilippiFrancesco, il nuovo Papa che il Signore ci ha donato

ANDARE, CONOSCERE ECONFESSARE: TRE VERBI

PER ESSERE VERI PASTORI

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sone, ma è invece essenziale conoscer-ne il cuore, ossia i sentimenti più profon-di, le gioie e le speranze come anche idolori e le angosce. Ciò richiede tempo,pazienza, passione, il superamento diquella superficialità nella costruzionedelle relazioni interpersonali che tanto,invece, caratterizza il nostro tempo e cherimane sempre una grande tentazioneanche per il sacerdote. Solo il pastoreche condivide fino in fondo la vita del suogregge e ne “porta l’odore”, è tale perchécosì ha agito Gesù, il pastore bello, il

quale umiliò se stesso per diventare intutto, eccetto il peccato, simile a noi uo-mini (cfr Fil 2,6-7).

Confessare: andare alla ricerca dellepersone e coinvolgersi nella loro vita finoalla fine, senza risparmio, sono tratti im-portanti del ministero presbiterale del no-stro tempo, ma “se non confessiamo Ge-sù Cristo, la cosa non va” [Francesco,Omelia del 14 marzo 2013]. Infatti il veropastore sa che solo Gesù ha parole di vitaeterna (cfr Gv 6,68) e che lui solo è il pa-ne della vita (cfr Gv 6,48). Il sacerdote è,quindi, chiamato a fare sì che gli uomini ele donne incontrino in Cristo il pastorebuono, colui che dona la vita in abbon-danza. Se il sacerdote non conduce all’in-contro con Cristo ma lega a lui le personetradisce il ministero che gli è stato affida-to. Il ministero presbiterale trova la sua ra-dice d’essere nell’indicare Cristo, se cosìnon fosse esso diventa autocelebrazionedelle proprie doti umane, intellettuali, pa-storali e spirituali. Ma un ministero cosìautoreferenziale smette di essere ciò percui è stato istituito e dà luogo a quella ma-lattia, che Papa Francesco ha più volte in-dicato con il termine di mondanità spiri-tuale e che consiste nel dare e riceveregloria dagli uomini.

Ma la confessio è sempre legata anchealla “disponibilità di dare la vita, di accet-tare la passione” [Benedetto XVI, Medita-zione dell’8 ottobre 2012] come è statoper Gesù, che per rivelare il Padre non haesitato a offrire liberamente la propria vita.Il vero pastore è, quindi, colui che giornodopo giorno, anteponendo le necessitàdel gregge alle proprie, vive una continuakenosi di se stesso, che lo conforma sem-pre di più a quell’Agnello immolato, che èdiventato il pastore dell’intera umanità (cfrAp 7,17).

Andare, conoscere e confessare: treverbi per rivelare al mondo che ancora og-gi Gesù Cristo continua a guidare il suopopolo ai verdi pascoli della vita sotto laguida di coloro che egli stesso ha chiama-to e costituito pastori, segni sacramentalidi lui, Pastore e custode delle anime (cfr1Pt 2,25).

Sursum Corda

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Diario

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Emilio CenaniGENNAIO

DOMENICA 6Alla conclusione delle vacanze natalizie siritorna in seminario.

VENERDÌ 11

Don Luigi Stendardo celebra la primaMessa in Seminario.

VENERDÌ 18 - 25“Quello che il Signore esige da noi”: siamoin comunione con tutti i cristiani del mon-do, nella Settimana di preghiera per l’unitàdei cristiani.

SABATO 19L’associazione culturale “Controcorrente”,della parrocchia romana di sant’Ugo, pre-senta nel teatro del nostro Seminario, lospettacolo “La vita è qui!”.

SABATO 19 - DOMENICA 20Con il Ritiro di due giorni a Rocca di Papasi conclude il cammino del gruppo voca-zionale “Apri gli occhi”.

MARTEDÌ 22S.E.R. il Cardinale Agostino Vallini, VicarioGenerale del Papa per la Diocesi di Roma,presiede la Veglia di preghiera ecumenicanella parrocchia di San Barnaba.

VENERDÌ 25 Fine delle lezioni alla PUG.

DOMENICA 27Terzo incontro per i “Vespri della Fiducia”.

LUNEDÌ 28

Incontro sul Concilio Vaticano II con S.E.R.Mons. Alceste Catella, Vescovo di Casale– Monferrato, e Presidente della Commis-sione Episcopale per la Liturgia della CEI(articolo a p. 15).

MERCOLEDÌ 30

S.E.R. Mons. Arrigo Miglio, ArcivescovoMetropolita di Cagliari, celebra la SantaMessa nella nostra Comunità.

Dia

rio

2013

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GIOVEDÌ 31Il Rettore accoglie in Seminario i parroci delle par-rocchie dove i seminaristi svolgono il servizio pasto-rale ed i parroci delle loro parrocchie d’origine.

Nello stesso giorno, con la Santa Messa presiedutada Mons. Vincenzo Josia inizia la Novena in prepa-razione alla Festa di Maria SS. Madre della Fiducia.

FEBBRAIO

SABATO 2

Processione e Santa Messa per la Festa della Pre-sentazione di Gesù al Tempio.

VENERDÌ 8Nel pomeriggio, dopo i Vespri e il Santo Rosario, as-sieme a tutti i seminaristi della Diocesi di Roma,provenienti dal Pontificio Seminario Romano Mino-re, dall’Almo Collegio Capranica, dal Collegio Dioce-sano “Redemptoris Mater”, e dal Seminario del Di-

Sursum Corda

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vino Amore, accogliamo il Santo Padre BenedettoXVI. Il Papa tiene una “Lectio Divina” sul brano di1Pt 1, 1-12 (Il testo della “Lectio” è riportato allepp. 25 -30).

SABATO 10Festa della Madonna dellaFiducia. Le Lodi mattutinesono presiedute da S.E.R.Mons. Lorenzo Leuzzi, Ve-scovo Ausiliare di Roma.S.E.R. il Card. AgostinoVallini, Vicario Generaledel Papa per la Diocesi diRoma, presiede la SantaMessa solenne.

A seguire il pranzo, acui abbiano l’onore diospitare tanti ex-alunni,alcuni dei quali festeg-giano il loro giubileo diordinazione.La festa si conclude conla celebrazione dei se-condi Vespri presiedutida S.E.R. Mons. SantoMarcianò, Arcivescovodi Rossano – Cariati.

LUNEDÌ 11Inizio delle lezioni del secondo semestre alla PUL.Il Santo Padre Benedetto XVI annuncia le sue di-missioni.

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MERCOLEDÌ 13La Comunità del Seminario partecipa alla Santa Mes-sa delle Ceneri, presieduta da Sua Santità BenedettoXVI nella Basilica di San Pietro in Vaticano.

VENERDÌ 15- DOMENICA 17

Le classi partono per le consuete “gite”. Il primo an-no è ospite a Palermo, il secondo anno si reca a Lec-ce, Sava e Taranto, il terzo e il quarto anno si recanoa Bologna, il quinto anno si reca a Venezia.Le classi del sesto e settimo anno si recano in pelle-grinaggio al santuario di Nostra Signora di Fatima.

LUNEDÌ 18Inizio delle lezioni del secondo semestre alla PUG.

MERCOLEDÌ 20

Don Francesco Micunco celebra la prima Messa inSeminario.

LUNEDÌ 25 - GIOVEDÌ 28E’ presente nella nostra Co-munità Padre Stefano Berton,dei Missionari Saveriani, checondivide con noi la suaesperienza della missione.

MERCOLEDÌ 27La Comunità del Seminariopartecipa all’udienza generaledi Sua Santità Benedetto XVI,in piazza San Pietro.

GIOVEDÌ 28Ha termine il pontificato di Benedetto XVI. La Dioce-si di Roma accompagna il suo Vescovo Emerito nel-la preghiera e nella gratitudine (articolo alle pp. 5-6).

MARZO

SABATO 2Ritiro di Quaresima di tutta la Comunità.

SABATO 9

La nostra Comunità accoglie le famiglie dei seminaristie gli amici del seminario per una giornata di fraternità.

MERCOLEDÌ 13S.E.R. Mons. Matteo Zuppi, Vescovo ausiliare di Ro-ma, presiede la Santa Messa di Comunità nel giornodel 50° anniversario dell’ordinazione sacerdotale de-gli alunni della classe 1963.

Diario

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12

HABEMUS PAPAM! Alle 19.07 la fumata bianca e ilsuono delle campane di tutte le chiese della città diRoma annunciano l’avvenuta elezione del nuovo Pa-pa: è il Cardinale Jorge Mario Bergoglio, che assumeil nome di Francesco (articolo alle pp. 7-8).

SABATO 16

Durante la Santa Messa di Comunità il Rettore bene-dice un quadro della Madonna della Fiducia del XVIIsecolo.

DOMENICA 17

Quarto incontro per i “Vespri della Fiducia”.

MARTEDÌ 19Nella Solennità di San Giuseppe, partecipiamo allaSanta Messa, celebrata sul sagrato della Basilica diSan Pietro in Vaticano, per l’inizio del Ministero Pe-trino di Sua Santità Papa Francesco.

VENERDÌ 22 – DOMENICA 24

Le Classi si ritrovano per il Ritiro in preparazione allaPasqua. Al primo anno tiene il ritiro don Paolo Loju-dice; al secondo tengono il ritiro il Rettore e don Ma-rio Pangallo; al terzo don Pietro Strappa; al quarto p.Rossano Zas Friz del Col s.j.; al quinto p. GianfrancoGhirlanda s.j..

MARTEDÌ 26 - DOMENICA 31

I seminaristi della Diocesi di Roma trascorrono duegiorni insieme per riflettere sulle sfide e gli stili dellanuova evangelizzazione (articolo a p. 34). Il GiovedìSanto dopo la S. Messa Crismale con il Santo Padrein San Pietro, tutti i seminaristi dei seminari dellaDiocesi di Roma sono a pranzo presso il nostro Se-minario; il Venerdì e il Sabato Santi prendono parteall’azione liturgica della Passione del Signore e allaVeglia Pasquale presieduta dal Cardinale Vicario.Buona Pasqua a tutti!

APRILE

LUNEDÌ 1 - SABATO 6Il Rettore ed alcuni seminaristi partecipano ad unviaggio in Tunisia, programmato e animato da donPietro Sigurani, che dalle memorie della Cartaginecristiana, giungendo al sud, fino alle dune e alle oa-si del deserto,ha offerto un’intensa esperienza di fe-de, attraverso catechesi biblico-esistenziali.

Sursum Corda

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SABATO 6S.E.R. Mons. Armando Tra-sarti, Vescovo di Fano-Fos-sombrone-Cagli-Pergola,ordina presbitero don Gia-como Cardinali nella chiesaCattedrale “Santa MariaAssunta”.

DOMENICA 7Accogliamo, insieme a tan-tissimi fedeli della Diocesidi Roma, il Santo PadreFrancesco che presiede laSanta Messa per la presa di

possesso della Cattedrale del Vescovo di Roma, laBasilica di San Giovanni in Laterano.

MERCOLEDÌ 10

Don Giacomo Cardinali celebra la prima Messa inSeminario.

SABATO 13

L’esperienza della squadra di calcio del nostro Semi-nario alla “Clericus Cup” si conclude ai quarti di fi-nale. Complimenti ai nostri ragazzi!

La Prof.ssa Mariella Carlot-ti, invitata dal Gruppo Cul-turale del Nostro Semina-rio, ha tenuto una confe-renza dal titolo “Il bene ditutti: il bello per comunica-re il giusto” sugli affreschidel Buono e Cattivo Gover-no di Ambrogio Lorenzettia Siena.

SABATO 20

S.E.R. Mons. Filippo Iannone, Arcivescovo Vicege-rente della Diocesi di Roma, presiede la Veglia dipreghiera in Seminario alla vigilia dell’Ordinazionesacerdotale dei nostri diaconi romani.

DOMENICA 21Nella Basilica di San Pietro in Vaticano, Papa Fran-cesco ordina presbiteri dieci diaconi della Chiesa diRoma: tra questi ci sono don Giuseppe Conforti, donAlberto Daniel López Pantano, don Pierangelo Mar-giotta e don Giuseppe Tavolacci, alunni del nostroSeminario (articolo a p. 35).

LUNEDÌ 22I sacerdoti novelli romani celebrano la loro primaMessa in Comunità.

Diario

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14

VENERDÌ 26 - SABATO 27La nostra Comunità si ritro-va in biblioteca per parteci-pare alla conferenza di Pa-dre Michael Paul Gallaghers.j., già Decano della Fa-coltà di Teologia della Pon-tificia Università Gregoria-na, sul tema “Quale spe-ranza per la fede? Un ap-

proccio immaginativo-culturale per la nuova evange-lizzazione” (articolo a p. 20).

MAGGIO

MERCOLEDÌ 1 Gita di tuttala Comunitàdel Semina-rio a Orvieto.Alle 11 cele-briamo laSanta Messapres iedutada S.E.R.Mons. Bene-detto Tuzia,Vescovo di

Orvieto e già Vescovo Ausiliare della Diocesi di Romaper il settore ovest.

SABATO 4S.E.R. Mons. Giovanni Ta-ni, Arcivescovo di Urbino-Urbania-Sant’Angelo inVado, e già nostro Rettore,presiede la Santa Messadi Comunità.

SABATO 11Festa della Madonna dellaPerseveranza al SeminarioRomano Minore.Nella notte, i seminaristiromani partecipano al pel-

legrinaggio diocesano dei giovani al Santuario del Di-vino Amore.

DOMENICA 12Si festeggia l’anniversario del Voto alla Madonna del-la Fiducia.

GIOVEDÌ 16Incontro sul ConcilioVaticano II dal tema:“La Chiesa, Corpo diCristo e Popolo di Dio”;interviene S.E.R.Mons. Ignazio Sanna,Arcivescovo Metropoli-ta di Oristano e Presi-dente del Comitato pergli studi superiori diteologia e di scienze religiose (articolo a p. 21).

VENERDÌ 17Fine delle lezioni alla PUL.

SABATO 18

S.E.R. Mons. Alceste Catella, Vescovo della Diocesidi Casale Monferrato, ordina diacono Gabriele Paga-nini nella Chiesa Cattedrale di Sant’Evasio.In serata partecipiamo alla Solenne Veglia di Pente-coste, presieduta dal Santo Padre Francesco, inpiazza San Pietro.

VENERDÌ 24 Il Gruppo Teatraledel nostro Seminariopresenta il riadatta-mento de La giara diLuigi Pirandello.

GIOVEDÌ 30Nella Solennità del“Corpus Domini”,partecipiamo allaSanta Messa presieduta dal Santo Padre Francescosul sagrato della Basilica di San Giovanni in Lateranoe alla Processione fino a Santa Maria Maggiore.

VENERDÌ 31Fine delle lezioni alla PUG.

Sursum Corda

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In comunione con tutta la Chiesa che ce-lebra i 50 anni dall’indizione del Concilio

Ecumenico Vaticano II, il Seminario Roma-no ha avviato una lettura dei documentidel Concilio con l’aiuto di specialisti che nefanno percepire la freschezza e l’attualità.

S.E.R. Mons. Alceste Catella ha offertouna chiara riflessione sulla SacrosanctumConcilium spiegando come sia stata prepa-rata, accettata, vissuta. Sono le parole delPapa Paolo VI nel discorso per l’aperturadel II periodo del Concilio che fanno da cor-nice al dibattito. Il Papa e il Concilio ribadi-scono la volontà stessa della Chiesa di defi-nirsi, di darsi un nome. La Chiesa si perce-pisce come un mistero, “una realtà arcanache è profondamente impregnata di pre-senza divina”, e che per questo può dirsi“segno e strumento dell’intima unione conDio e dell’unità di tutto il genere umano”.Una Chiesa, dunque, chiamata a contribui-re all’unione di tutti i credenti, una Chiesaconsapevole di essere il luogo della salvez-za, perché nella Liturgia, e specialmentenell’Eucarestia, si compie l’opera della no-stra Redenzione, e si attinge la forza per vi-vere e testimoniare Cristo al mondo.

Il documento pone in evidenza la rile-vanza dottrinale della collocazione della

celebrazione entro la vita della Chiesa; sipensi alla costante attenzione alla Scrittu-ra, all’orientamento pastorale, allo spazioconcesso alle lingue parlate, al tema dellapartecipazione attiva dei fedeli, ai temi deldialogo ecumenico, alle esigenze culturali,al “decentramento” e alle responsabilitàdei singoli vescovi e delle conferenze epi-scopali. La Costituzione SacrosanctumConcilium ha concentrato la sua attenzio-ne sul momento celebrativo, nel quale laChiesa, radunata in assemblea, fa memo-ria della morte e risurrezione del suo Si-gnore, e quindi dell’evento pasquale nontanto considerato in se stesso, ma in quan-to culmine della storia della salvezza. L’a-zione liturgica, quindi, non è soltanto me-moriale dell’evento salvifico compiuto daCristo ma è la sua stessa Persona che ope-ra mediante lo Spirito: quanto Cristo hacompiuto con laparola e con la vitaviene rievocato eattuato là dove icredenti sono riu-niti nel Suo Nome.

La Liturgia pro-pone un camminoche parte dall’ac-coglienza della Pa-rola e del Vangelofino a trovare i fratelli attorno alla mensache ha preparato il Signore, come la serain cui Gesù si è manifestato a Emmaus(cfr. Lc 24,13-35). Questa è l’Eucaristiache diviene culmen della vita cristiana, uncammino che, alimentato dal Pane di vitae orientato dalla Parola di salvezza, apre gliocchi dei credenti perché riconoscano eincontrino Cristo nei fratelli.

In comunità

Eugenio GiornoCHIESA, COSA DICIDI TE STESSA?

Il Seminario Romano riflette con S.E.R. Mons AlcesteCatella, Vescovo di Casale-Monferrato e Presidentedella Commissione Episcopale per la Liturgia della

CEI, sulla Costituzione Sacrosanctum Concilium

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Sursum Corda

Negli ultimi tre anni abbiamo rivisto al-cuni aspetti del progetto formativo del

nostro seminario per cercare di “attrezza-re” il più possibile i seminaristi davanti al-le responsabilità e alle “sfide” che fin daora incontrano nel tirocinio pastorale. Inquesta prospettiva sono stati organizzatidei “laboratori”.

Lo scopo principale dei “laboratori” èportare il seminarista a sviluppare una“mentalità” nuova: quella ecclesiale “del-l’operaio del Regno”, secondo la quale nonentrano più in gioco solo i propri personalicriteri, ma soprattutto gli obiettivi pastoralidella Chiesa, da accogliere, comprenderee fare propri. Viene proposto un percorso“esperienziale” in cui il seminarista hal’occasione di crescere nella comprensio-ne di sé e dell’altro, potendo migliorare sia,a livello personale, la propria capacità di“relazione” sia, a livello interpersonale, leproprie capacità comunicative e di proget-tazione all’interno di un’equipe.

Attualmente gli anni di formazione so-no caratterizzati da cinque tipologie di la-boratori: laboratorio Catechetico al I anno,laboratorio di Animazione Pastorale e labo-ratorio Liturgico, con ciclo biennale, per leclassi del II e III anno insieme, quello sullaPastorale Giovanile al IV anno e, infine,quello sulla Carità al V anno.

Il laboratorio Catechetico, partendo dal-la catechesi come primo atto educativodella Chiesa, orienta il lavoro e la riflessio-ne dei seminaristi a partire dalle finalitàdella catechesi stessa, tesa alla costruzio-ne di una “mentalità di fede”, che porti aun’integrazione della fede con la vita. Im-portante in questo spazio è far riflettere elavorare i seminaristi sulla conoscenza deitesti fondamentali della catechesi in Italia esull’elaborazione di un percorso di cate-chesi (obiettivi, analisi dei destinatari, con-tenuti, modalità, programmazione, verifi-ca), con la possibilità finale di incontrarealcuni rappresentanti di esperienze signifi-

Andrea Carnevale ESSERE OPERAI DEL REGNO La proposta di “Laboratori” in seminarioper formare ad una progettazione pastorale condivisa

Visita a Villa Glori:laboratorio carita ̀

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In comunità

cative (Azione Cattolica, Scout, MetodoPreventivo Salesiano).

Il laboratorio Liturgico intende fornireindicazioni teoriche e pratiche, affinchétutti i seminaristi si sentano a proprio agionel servizio liturgico e, imparando a cono-scere e a riflettere su elementi di liturgia“pratica”, arrivino a un amore equilibratoper essa. Obiettivo del laboratorio è fornireelementi concreti per formare già da oravalidi animatori liturgici nei diversi contestidel ministero sacerdotale. Inizio e fonda-mento è mettere al centro la dimensionedel Mistero di ogni azione liturgica; gli in-contri si soffermano sul “corpo” della litur-gia (luoghi, tempi, segni e gesti) e sull’im-portanza dell’animazione liturgica in par-rocchia. Per quanto riguarda i sacramentidel battesimo, del matrimonio, dell’unzio-ne, della riconciliazione e – con maggior ri-lievo – della celebrazione eucaristica, siapprofondisce la conoscenza della cele-brazione del Rito, e si danno indicazioni dicarattere pastorale.

Il laboratorio di Animazione Pastoraleo “Ludocatechesi” nasce dal rilancio, fat-to dagli ultimi Pontefici, dell’emergenzaeducativa e dal conseguente imperativo,nonché desiderio, che i presbiteri siano iprimi a prepararsi e a formarsi per darerisposte adeguate. Attraverso una meto-dologia coinvolgente e interattiva, si spe-rimentano diverse tecniche di animazio-ne, che possono da una parte diventarestrumento prezioso, e a volte indispensa-bile, capace di fare da “ponte” tra i con-tenuti della fede e il cuore dei ragazzi,dall’altra parte essere anche l’occasioneper acquisire uno stile e una mentalitàeducativa rinnovata, con la possibilità diconfrontarsi, condividere e progettare.Parole quali “Ludocatechesi” e “creati-vità” sono diventate “parole-chiave”, chesintetizzano il segreto per trasformare lacatechesi in luogo “bello” di incontro traDio e i ragazzi.

Obiettivo del laboratorio dedicato allaPastorale Giovanile è che i seminaristi sap-piano tradurre in iniziative pastorali un ap-pello forte della Chiesa contemporanea aportare i giovani a Cristo. In questo spazio

i seminaristi si scontrano con la comples-sità di dover imparare a conoscere trerealtà: quella del mondo giovanile, quelladei soggetti ecclesiali che operano nelmondo giovanile e quella delle loro perso-nali doti creative. L’esperienza si articola intre fasi: 1) conoscenza di ciò che la Chie-sa intende oggi con “pastorale giovanile”,cioè cosa la Chiesa chiede a chi opera coni giovani; 2) scelta di un ambito di lavoro,

all’interno dell’orizzonte appena conosciu-to, identificando delle mète e un percorsoper raggiungerle; 3) conclusioni sui princi-pi, sugli orientamenti pratici e sulle meto-dologie della pastorale giovanile. In que-st’ultima fase si sperimenteranno i risultatidella fase precedente di progettazione at-traverso la realizzazione di un progettoconcreto.

Il laboratorio sulla Carità accompagna iseminaristi in un percorso di riflessionesulla dimensione della Carità come ele-mento costitutivo di una pastorale organicaall’interno delle comunità. Anche qui si la-vora in tre momenti distinti: nel primo sistudia la pedagogia della carità nel magi-stero della Chiesa e nella sua attualizzazio-ne nella Diocesi di Roma; nel secondo ci sisofferma sul volontariato come stile di vita,profezia per la Chiesa e testimonianza perla Città e sulla conoscenza di alcune ope-re; nel terzo momento, partendo dalloscambio sulle esperienze di servizio cheognuno sta vivendo, si cerca di elaborareun progetto concreto per testimoniare lacarità in una comunità parrocchiale.

Laboratorio Ludocatechesi

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Sursum Corda

LE GITE DELLE CLASSIPrimo anno

a Palermo

Secondo anno a Lecce, Sava e Taranto

Terzo anno a Bologna18

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In comunità

Quarto anno a Bologna

Quinto anno a Venezia

Sesto e settimo anno a Fatima

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Agostino Stasi

Sursum Corda

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Nell’ambito degli incontri “Alla luce delConcilio” abbiamo avuto quale emi-

nente relatore padre Michael Paul Galla-gher s.j., già Decano della Facoltà di Teo-logia della Pontificia Università Gregoriana,il quale ha sviluppato il suo intervento indue momenti, venerdì 26 e sabato 27 apri-le. Nel primo appuntamento è stata affron-tata la tematica del rapporto Chiesa-mon-do, con particolare attenzione alla relazio-ne fede-cultura a partire dalla Costituzioneconciliare “Gaudium et Spes”. Come hapremesso lo stesso padre Gallagher, la suapiù che una trattazione in merito al docu-mento vuole essere un discorso per imma-gini sulla situazione attuale del rapporto fe-de-cultura, nel tentativo di comprenderealla luce dello Spirito la cultura attuale in

tutta la sua problematica pluralità e prete-sa autosufficienza. Il relatore, in merito aldiscernimento culturale, ha fatto riferimen-to all’importanza che l’uomo maturi unapropria disposizione, apertura e fiducia perriconoscere i frutti dello Spirito, per com-

prendere la direzione verso cui portano idesideri o i movimenti dell’immaginarioculturale. Tra i “nemici del discernimento”vi sono tre forme di “desolazione”: paura,rabbia ed apatia. Se il primo incontro si èconcluso sottolineando l’importanza del di-

scernere e del discernere insieme, il se-condo incontro ha avuto quale tema cen-trale la rilevanza dell’affettività e dell’imma-ginazione in quella che p. Gallagher defini-sce, a partire dalla “Evangelii Nuntiandi” diPaolo VI, la “pre-evangelizzazione”. Se-condo il relatore “in tante persone c’è unasete spirituale, malgrado il postmoderni-smo e la frammentazione”; potrebbe esse-re “un errore pastorale il proporre la fedesenza la preparazione del cuore”; la fedeinfatti può essere definita, con autori qualivon Balthasar e Lonergan, come “il ricono-scimento dell’amore ricevuto”. Tra gli au-tori citati circa la centralità dell’immagina-zione vi è Newman, per il quale “il cuore èraggiunto attraverso l’immaginazione, datala sua capacità di sorprendere l’uomo”.Notevole è, infine, il tratto pastorale concui il relatore ha voluto sviluppare la sua ri-flessione, tanto da offrirci suggerimentipratici per discernere il contesto odiernoalla luce dello Spirito, nella prospettiva delrecupero dell’immaginazione e dell’affetti-vità per una feconda evangelizzazione.

RICONOSCEREL’AMORE RICEVUTO

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Ecclesiologia come “spiritualità di comu-nione”. Questa l’idea chiave ribadita

con forza da S.E.R. Ignazio Sanna, Arcive-scovo di Oristano, nell’ultimo della serie diincontri “Alla luce del Concilio”. In un’at-tenta rilettura della costituzione “LumenGentium”, Mons. Sanna ha posto l’atten-zione sulla dimensione misterica dellaChiesa, affermando come, innanzitutto,l’unità ecclesiale si innesti e si debba inne-stare direttamente nell’Unità della Trinità,la quale è il primo e unico fondamento del-la comunione: le radici della Chiesa inevi-tabilmente si saldano nel mistero del DioUno e Trino, e da questa fonte essa attin-ge la sua essenza di comunione. A tal pro-posito, sempre in agguato è il rischio diuna certa ecclesiologia sociologica, la qua-le cerca di deviare da questa dimensione

misterica, spesso anche inconsapevol-mente, per fondarsi come realtà mera-mente aggregativa, in senso esclusiva-mente orizzontale, finendo per trasformarela Chiesa in un qualsiasi centro di ritrovo.Proprio in questo frangente non si è potu-to non far riferimento alle architetture ditante chiese moderne presenti nei nostriquartieri, le quali sono praticamente privedi richiami ad una dimensione verticale,concepite esclusivamente come edifici

magari artisticamente originali, ma diun’arte che di certo non è a servizio delculto! Risulta essere sempre più necessa-rio, dunque, un continuo passaggio da unateologia di comunione a una spiritualità dicomunione, che permetta un rinnovamen-to profondo nella vita della Chiesa. Certa-mente, ha ancora osservato Mons. Sanna,questo non è un processo scontato, nétanto meno facilmente raggiungibile: oc-corre infatti tenerpresente una vastagamma di difficoltàda affrontare. Anzi-tutto difficoltà di ca-rattere antropologi-co, per cui “l’altrofacilmente può es-sermi fratello se èlontano, ma è piùdifficile che lo sia seè vicino!”. C’è unaforte tendenza all’in-dividualismo, radi-cata anche tra i presbiteri, da mettere inevidenza e contro cui bisogna lottare. Eancora vi è la questione dell’unità nellapluralità, che suscita non poche divergen-ze nell’azione pastorale. Anche la diversitàdei carismi, che dovrebbe arricchire il tes-suto ecclesiale, molto spesso diventa il luo-go delle divisioni nei più svariati ambiti, apartire da quello liturgico. Ritornare allafonte, dunque. Una fonte che non è né lastrategia sociologica (per quanto può esse-re importante), né la dottrina filosofica, mache attinge a quello che è il cuore stesso diDio. Da qui partire, per poi giungere sin nelmidollo del vissuto quotidiano. Da qui at-tingere, per imparare a scorgere, nella va-stissima pluralità delle espressioni e dellesituazioni, quell’Unità fondamentale che faessere davvero la Chiesa un unico grandecorpo, reso vivo dalla linfa che sgorga dal-l’unico Capo, da Gesù Cristo.

Angelo Casarano

In comunità

IL MISTERO DI DIONEL CUORE DELLA CHIESA

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Come ormai da tradizione, nei nove giorniche precedono la festa del nostro Semi-

nario si è celebrata la Novena a Maria Madredella Fiducia. Non credo ci sia modo miglio-re di prepararsi alla nostra festa che ascolta-re da alcuni testimoni quanto questo rappor-to “Madre - figlio” abbia loro fatto bene ne-gli anni. È sempre un’esperienza edificanteritrovarsi con chi prima di noi è entrato a farparte “dell’eletta schiera”, poiché quanto civiene raccontato dai sacerdoti invitati è sen-za dubbio un incoraggiamento per il nostrocammino. A dare inizio alla solenne Novenasono stati i parroci dei seminaristi, che sonoconvenuti nel nostro seminario per la giorna-ta a loro dedicata. Questo momento di graziaè culminato con la celebrazione della SantaEucarestia presieduta da Mons. VincenzoJosia, della Diocesi di Roma, nel suo 50° an-niversario di sacerdozio, che ci ha esortatoalla sequela di Cristo, portando ad esempioSan Giovanni Bosco di cui ricorreva la me-moria liturgica. Il secondo giorno, Don Fran-cesco Bomentre, sacerdote novello, della

Diocesi di Rossano- Cariati, ci ricordava cheil seme della fede porta in sé la forza di ge-nerare qualcosa di importante e ci esortavaa portare avanti la grazia della vocazioneche ci è stata donata. Proseguendo nei gior-ni, ci veniva ricordato che uno dei caposaldidella formazione nel Seminario Romano èsempre stata la preghiera per l’importanteruolo che essa ha nella vita sacerdotale. Edè proprio su questo che Don Paolo Montesi,nel suo 25° anniversario, ha voluto richia-mare la nostra attenzione dicendo che ciòche ci da la forza e ciò che alimenta i nostripropositi sacerdotali nasce dalla preghiera edalla vita spirituale. Mons. Carmine Recchia

“INNANZI ANDIAM FISSANDO IL TUO BEL VISO”

Alessandro Solare

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ci parla di Maria, sempre presente nel suo sacerdozio,di cui festeggia il 60° anniversario, con dolcezza ed ef-ficacia, ma anche con generosità, poiché alla sola Suainvocazione Ella non si è mai dimostrata avara nell’aiu-to. Il quinto giorno ha presieduto l’Eucarestia Don Ste-fano Piccinini richiamandoci alla disponibilità, che èuna delle caratteristiche di cui il sacerdote non può es-sere privo. Parroco della Parrocchia intitolata a SantaGemma Galgani in Roma, al suo10° anniversario, don Stefano ciesortava affermando che la di-sponibilità di un sacerdote non siquantifica e non si misura dalleattività proposte, ma dalla misu-ra in cui è pescatore di uomini,quindi disponibile all’altro. Vi vo-glio lasciare una mia testimo-nianza su quello che è stato fon-damentale nei miei cinquant’an-ni di sacerdozio - diceva Don Ro-mano Nicolini, della Diocesi diRimini - ovvero quello che ri-guarda la comunione sacerdota-le. Dal dialogo aperto tra sacer-doti scatta un meccanismo vir-tuoso per il sostegno reciproco eognuno diventa presbitero del-l’altro, indipendentemente dal-l’età anagrafica e sacerdotale.

Anche il Rettore, Don Concet-to Occhipinti, ha celebrato l’Eucarestia nei giorni dellaNovena, attestando che il nostro cammino vocazionaleverso il Signore è senza dubbio un percorso in cui ci vie-ne donata abbondante grazia e che proprio per questoè da difendere gelosamente.

Un pensiero particolare ed affettuoso va a Mons.Mario Cosulich, appartenente alla Diocesi di Trieste,che festeggia quest’anno il suo 70° anniversario di ordi-nazione, avvenuta il 7 Marzo 1943. Sacerdote amato erispettato da noi seminaristi, affezionato al suo semina-

rio tanto da non perdere nemmeno una festa della Fi-ducia, persona di grande paternità e allegria, figura acui un seminarista guarda con grande rispetto e in cuivede, riconosce ed ammira la formazione che il nostroseminario sa dare e che solo sotto lo sguardo di Mariaè resa possibile. Un seminarista del Romano si ricono-sce sempre – ci ha detto – non tanto dal modo di vesti-re, che può cambiare negli anni, ma dall’attenzione che

ognuno di voi mette nella curadella propria persona e quindidella vocazione. Pazienza, spiritodi sacrificio, correttezza, mitezza,gentilezza, fraternità, garbo, sonoelementi da apprendere nella vitadi seminario. È stato edificantevedere questi “figli” che tornanonella Casa dove è avvenuta la lo-ro formazione, commossi per l’e-mozione di celebrare il sacrificiodivino sotto lo sguardo della loro

Madre, non più tra i banchi, mapresso l’altare, e porre nel calice enella patena non solo i frutti dellaterra ma anche la loro intera vita,oblata alla causa di Dio. Questebelle testimonianze sono un teso-ro geloso da custodire, che ali-menta e dà slancio al cammino ditutti noi seminaristi. A Maria si ele-va, dunque, la nostra preghiera di

ringraziamento e di lode con le parole dell’inno “O Ma-dre guardaci”, scritto nel 1952 in onore della Madonnadella Fiducia dal Maestro Mons. Domenico Bartoluc-ci, ora creato Cardinale e già direttore perpetuo dellaPontificia Cappella Musicale Sistina: “O madre, guarda-ci stretti intorno al tuo altare come un giorno, giovani le-viti, partimmo per la vigna del Signor fidando nel tuoamore. […] Ed ora deponiam sull’altare le tue conqui-ste rare e, verso la meta che la fiducia allieta, innanziandiam fissando il tuo bel viso, Porta del Paradiso.”

Speciale Fiducia 2013

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Speciale Fiducia 2013

Beatissimo Padre,La ringraziamo di cuore perché

ha voluto farci il dono prezioso dellaSua visita, in occasione della festadella Madonna della Fiducia. Congioia grande i Suoi seminaristi dellaDiocesi di Roma, insieme a quelli dialtre diocesi che qui al Seminario Ro-

mano vivono gli anni belli e intensi della formazione al pre-sbiterato, la accolgono per questo appuntamento annua-le, così desiderato e atteso, vero centro dall’anno formati-vo dei sacerdoti romani del prossimo futuro.

La saluto a nome del Cardinale Vicario Agostino Val-lini, dei Vescovi Ausiliari, dei Rettori dei nostri Seminarie Collegi. Un caro saluto anche da parte delle Suore,che svolgono il loro prezioso servizio in mezzo a noi, ditutto il personale e dei giovani che vivono l’esperienzadell’Anno propedeutico, per il di-scernimento vocazionale.

Santità, portiamo ancora vivanel cuore la memoria di un giornospeciale di questo anno formativo,l’11 ottobre scorso, 50° anniversa-rio dell’inizio del Concilio e iniziodell’Anno della fede. Abbiamo avu-to il dono di trascorrere quella gior-nata a San Pietro, condividendocon Lei la Santa Messa del mattinoe la suggestiva preghiera seralecon la Fiaccolata. Quella sera ini-ziando il discorso Lei ci ha detto: “Cinquant’anni fa, inquesto giorno, anche io sono stato qui in Piazza, con losguardo verso questa finestra, dove si è affacciato ilbuon Papa, il Beato Papa Giovanni e ha parlato a noi conparole indimenticabili, parole piene di poesia, di bontà,parole del cuore”.

Iniziando l’Anno della fede nei nostri seminari, ci sia-mo subito accorti che non ci veniva proposto anzituttoun programma da svolgere, ma una grazia da accoglie-re. Abbiamo sentito il bisogno di guardare all’essenziale,di fissare lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatoredella nostra fede (Cfr. Eb 12,2-3), su di Lui Morto e Ri-sorto che è la nostra fede, su di Lui che è il Vangelo chevogliamo annunciare, il Mistero che siamo chiamati a ce-lebrare, nella vocazione a presiedere l’Eucaristia, i sa-cramenti e la preghiera della comunità cristiana, su diLui che è la Carità che desideriamo animare mettendocial servizio di tutti, proprio perché chiamati a presiederela comunione ecclesiale.

Beatissimo Padre, a nome di ciascuno dei formatoridei nostri seminari, posso confidarle che la condivisionequotidiana dell’ideale grande di santità che è nel cuoredei nostri seminaristi è motivo di grande consolazione esperanza. Al tempo stesso ci rendiamo conto che questoideale, vero carisma e dono dello Spirito, perché possarealizzarsi ha bisogno di un tempo ampio di contatto per-sonale con Gesù vivo nell’Eucaristia e nella sua Chiesa.In questo senso desideriamo che sempre di più il tempodel Seminario, sia vera esperienza di deserto, di racco-glimento, di purificazione, e di formazione ad un auten-tico spirito di sacrificio e di rinuncia, fonte di vera libertàe di carità sincera.

Questo itinerario di crescita in Cristo e di camminonello Spirito Santo, che non si pone accanto all’azionepastorale ma ne è il centro, ha come fine ultimo l’esserepadri e pastori. Questa è la compiuta espressione della

nostra peculiare forma di santità,che è la Caritas pastoralis. “Essen-do per gli altri siamo nel Signorecrocifisso e risorto” (BenedettoXVI, Discorso del 22/2/2007). Sitratta di una vita che a partire dal-l’adorazione del Corpo di Cristogiunge – se così possiamo espri-merci – alla venerazione e alla de-dizione al Corpo Mistico che ci vie-ne affidato: quella porzione di po-polo di Dio a cui veniamo destina-ti, alla quale siamo chiamati a do-

narci a imitazione del Pastore buono, che “dà la sua vi-ta per le sue pecore” (cfr. Gv 10,11).

Quale delicato ma anche stupefacente compito sia-mo chiamati a svolgere in Seminario! Far scoprire a cia-scuno il dono ricevuto dal Signore, così che possa esse-re messo a servizio degli altri, senza cedere a due oppo-ste tentazioni: quella di diventare “pastori senza pecore”- cioè persone rinchiuse nel formalismo di un ruolo cheintende la santità come una separazione e una lonta-nanza dal mondo - e quella di essere “uomini del mon-do” - cioè persone omologate a mode e a culture che sioppongono a Dio, dissolvendo così il proprio compito direndere visibile e operante la paternità di Dio.

Consapevoli del compito delicato e al tempo stes-so affascinante che quotidianamente ci viene affida-to, desideriamo ancora ringraziarLa per la SantitàPaterna che porta a noi con le Sue parole, con il SuoMagistero e con la Sua Testimonianza. Grazie SantoPadre.

Concetto Occhipinti

Discorso di saluto del Rettore al Santo PadreIL CONTATTO PERSONALE CONGESÙ VIVO NELL’EUCARESTIAE NELLA SUA CHIESA

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Eminenza,cari Fratelli nell’episcopato e

nel sacerdozio,cari amici!

E’ per me ogni anno una gran-de gioia essere qui con voi, vede-re tanti giovani che camminanoverso il sacerdozio, che sono at-tenti alla voce del Signore, voglio-no seguire questa voce e cercanola strada per servire il Signore inquesto nostro tempo.

Abbiamo ascoltato tre versettidalla Prima Lettera di San Pie-tro (cfr 1,3-5). Prima di entrare inquesto testo, mi sembra importan-te proprio essere attenti al fatto

che è Pietro che parla. Le primedue parole della Lettera sono “Pe-trus apostolus” (cfr v. 1): lui parla,e parla alle Chiese in Asia e chia-ma i fedeli “eletti e stranieri di-spersi” (ibidem). Riflettiamo unpo’ su questo. Pietro parla, e par-la - come si sente alla fine dellaLettera - da Roma, che ha chia-mato “Babilonia” (cfr 5,13). Pietroparla: quasi una prima enciclica,con la quale il primo apostolo, vi-cario di Cristo, parla alla Chiesa ditutti i tempi.

Pietro, apostolo. Parla quindicolui che ha trovato in Cristo Gesùil Messia di Dio, che ha parlato co-me primo in nome della Chiesa fu-tura: “Tu sei Cristo, il Figlio del Diovivo” (cfr Mt 16,16). Parla coluiche ci ha introdotto in questa fe-de. Parla colui al quale il Signoreha detto: “Ti trasmetto le chiavidel regno dei cieli” (cfr Mt 16,19),

TOCCARE CRISTO CON LE MANI DELLA FEDE

“Lectio Divina” del Santo Padre Benedetto XVI,alla vigilia della Festa della Madonna della Fiducia

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al quale ha affidato il suo greggedopo la Risurrezione, dicendoglitre volte: “Pascola il mio gregge, lemie pecore” (cfr Gv 21,15-17).Parla anche l’uomo che è caduto,che ha negato Gesù e che ha avu-to la grazia di vedere lo sguardo diGesù, di essere toccato nel suocuore e di avere trovato il perdonoe un rinnovamento della sua mis-sione. Ma è soprattutto importanteche questo uomo, pieno di passio-ne, di desiderio di Dio, di desideriodel regno di Dio, del Messia, chequest’uomo che ha trovato Gesù, ilSignore e il Messia, è anche l’uo-mo che ha peccato, che è caduto,

e tuttavia è rimasto sotto gli occhidel Signore e così rimane respon-sabile per la Chiesa di Dio, rimaneincaricato da Cristo, rimane porta-tore del suo amore.

Parla Pietro l’apostolo, ma gliesegeti ci dicono: non è possibileche questa Lettera sia di Pietro,perché il greco è talmente buonoche non può essere il greco di unpescatore del Lago di Galilea. Enon solo il linguaggio, la strutturadella lingua è ottima, ma anche ilpensiero è già abbastanza maturo,ci sono già formule concrete nellequali si condensa la fede e la ri-flessione della Chiesa. Quindi essidicono: è già uno stato di sviluppoche non può essere quello di Pie-

tro. Come rispondere? Vi sono dueelementi importanti: primo, Pietrostesso – cioè la Lettera – ci dà unachiave perché alla fine dello Scrit-to dice: “Vi scrivo tramite Silvano”.Questo tramite può significare di-verse cose: può significare che lui[Silvano] trasporta, trasmette; puòvoler dire che lui ha aiutato nellaredazione; può dire che lui real-mente era lo scrittore pratico. In

ogni caso, possiamo concludereche la Lettera stessa ci indica chePietro non è stato solo nello scri-vere questa Lettera, ma esprime lafede di una Chiesa che è già incammino di fede, in una fedesempre più matura. Non scrive dasolo, individuo isolato, scrive conl’aiuto della Chiesa, delle personeche aiutano ad approfondire la fe-de, ad entrare nella profondità delsuo pensiero, della sua ragionevo-lezza, della sua profondità. E que-sto è molto importante: non parlaPietro come individuo, parla expersona Ecclesiae, parla come uo-mo della Chiesa, certamente co-me persona, con la sua responsa-bilità personale, ma anche comepersona che parla in nome dellaChiesa: non solo idee private, noncome un genio del secolo XIX chevoleva esprimere solo idee perso-nali, originali, che nessuno avreb-be potuto dire prima. No. Non par-la come genio individualistico, ma

parla proprio nella comunione del-la Chiesa. Nell’Apocalisse, nella vi-sione iniziale di Cristo è detto chela voce di Cristo è la voce di molteacque (cfr Ap 1,15). Questo vuoldire: la voce di Cristo riunisce tut-te le acque del mondo, porta in sétutte le acque vive che danno vitaal mondo; è Persona, ma proprioquesta è la grandezza del Signore,che porta in sé tutto il fiume del-

l’Antico Testamen-to, anzi, della sag-gezza dei popoli. Equanto qui è dettosul Signore vale, inaltro modo, anche

per l’apostolo,che non vuoledire una parolasolo sua, maporta in sé real-mente le acquedella fede, le ac-que di tutta la Chiesa, e propriocosì dà fertilità, dà fecondità e pro-prio così è un testimone personaleche si apre al Signore, e così di-venta aperto e largo. Quindi, que-sto è importante.

Poi mi sembra anche impor-tante che in questa conclusionedella Lettera vengono nominati Sil-vano e Marco, due persone cheappartengono anche alle amiciziedi san Paolo. Così, tramite questaconclusione, i mondi di san Pietroe di san Paolo vanno insieme: nonè una teologia esclusivamente pe-trina contro una teologia paolina,ma è una teologia della Chiesa,della fede della Chiesa, nella qua-le c’è diversità – certamente – di

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temperamento, di pensiero, di sti-le nel parlare tra Paolo e Pietro. E’bene che ci siano queste diver-sità, anche oggi, di diversi carismi,di diversi temperamenti, ma tutta-via non sono contrastanti e si uni-scono nella comune fede.

Vorrei dire ancora una cosa:san Pietro scrive da Roma. E’ im-portante: qui abbiamo già il Ve-scovo di Roma, abbiamo l’iniziodella successione,abbiamo già l’ini-zio del primatoconcreto collocatoa Roma, non soloconsegnato dal Si-

gnore, ma collo-cato qui, inquesta città, inquesta capitaledel mondo. Co-me è venuto

Pietro a Roma?Questa è una domanda seria.Gli Atti degli Apostoli ci racconta-no che, dopo la sua fuga dal car-cere di Erode, è andato in un altroluogo (cfr 12,17) – eis eteron to-pon –, non si sa in quale altro luo-go; alcuni dicono Antiochia, alcu-ni dicono Roma. In ogni caso, inquesto capitolo, va detto ancheche, prima di fuggire, ha affidatola Chiesa giudeo-cristiana, laChiesa di Gerusalemme, a Giaco-mo e, affidandola a Giacomo, eglituttavia rimane Primate dellaChiesa universale, della Chiesadei pagani, ma anche della Chie-sa giudeo-cristiana. E qui a Romaha trovato una grande comunitàgiudeo-cristiana. I liturgisti ci di-

cono che nel Canone romano cisono tracce di un linguaggio tipi-camente giudeo-cristiano; cosìvediamo che in Roma si trovanoambedue le parti della Chiesa:quella giudeo cristiana e quellapagano-cristiana, unite, espres-sione della Chiesa universale. Eper Pietro certamente il passaggioda Gerusalemme a Roma è il pas-saggio all’universalità della Chie-

sa, il passaggio alla Chiesa dei pa-gani e di tutti i tempi, alla Chiesaanche sempre degli ebrei. E pen-so che, andando a Roma, sanPietro non solo ha pensato a que-sto passaggio: Gerusalemme/Ro-ma, Chiesa giudeo-cristiana/Chie-sa universale. Certamente si è ri-cordato anche delle ultime paroledi Gesù a lui rivolte, riportate dasan Giovanni: “Alla fine, tu andraidove non vuoi andare. Ti cinge-ranno, e stenderanno le tue ma-ni” (cfr Gv 21,18). E’ una profeziadella crocifissione. I filologi ci mo-strano che è un’espressione pre-cisa, tecnica, questo “estenderele mani”, per la crocifissione. SanPietro sapeva che la sua fine sa-rebbe stato il martirio, sarebbestata la croce. E così, sarà nellacompleta sequela di Cristo. Quin-di, andando a Roma certamenteè andato anche al martirio: in Ba-bilonia lo aspettava il martirio.Quindi, il primato ha questo con-

tenuto della universalità, ma an-che un contenuto martirologico.Dall’inizio, Roma è anche luogodel martirio. Andando a Roma,Pietro accetta di nuovo questaparola del Signore: va verso laCroce, e ci invita ad accettare an-che noi l’aspetto martirologico delcristianesimo, che può avere for-me molto diverse. E la croce puòavere forme molto diverse, manessuno può essere cristianosenza seguire il Crocifisso, senzaaccettare anche il momento mar-tirologico.

Dopo queste parole sul mit-tente, una breve parola anche sul-

le persone alle quali è scritto. Hogià detto che san Pietro definiscequelli ai quali scrive con le paroleeklektois parepidemois, “agli elettiche sono stranieri dispersi” (cfr1Pt 1,1). Abbiamo di nuovo que-sto paradosso di gloria e croce:eletti, ma dispersi e stranieri. Elet-ti: questo era il titolo di gloria diIsraele: noi siamo gli eletti, Dio haeletto questo piccolo popolo nonperché noi siamo grandi - dice ilDeuteronomio - ma perché lui ciama (cfr 7,7-8). Siamo eletti: que-sto adesso san Pietro lo trasferiscea tutti i battezzati, e il contenutoproprio dei primi capitoli della suaPrima Lettera è che i battezzatientrano nei privilegi di Israele, so-

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no il nuovo Israele. Eletti: mi sem-bra valga la pena di riflettere suquesta parola. Siamo eletti. Dio ciha conosciuto da sempre, primadella nostra nascita, del nostroconcepimento; Dio mi ha volutocome cristiano, come cattolico, miha voluto come sacerdote. Dio hapensato a me, ha cercato me tramilioni, tra tanti, ha visto me e miha eletto, non per i miei meriti chenon c’erano, ma per la sua bontà;ha voluto che io sia portatore dellasua elezione, che è anche sempremissione, soprattutto missione, eresponsabilità per gli altri. Eletti:

dobbiamo essere grati e gioiosi perquesto fatto. Dio ha pensato a me,ha eletto me come cattolico, mecome portatore del suo Vangelo,come sacerdote. Mi sembra chevalga la pena di riflettere diversevolte su questo, e rientrare di nuo-vo in questo fatto della sua elezio-ne: mi ha eletto, mi ha voluto;adesso io rispondo.

Forse oggi siamo tentati di dire:non vogliamo essere gioiosi di esse-re eletti, sarebbe trionfalismo.Trionfalismo sarebbe se noi pen-sassimo che Dio mi ha eletto per-ché io sono così grande. Questo sa-rebbe realmente trionfalismo sba-gliato. Ma essere lieti perché Dio miha voluto non è trionfalismo, ma ègratitudine, e penso che dobbiamo

re-imparare questa gioia: Dio havoluto che io sia nato così, in unafamiglia cattolica, che abbia cono-sciuto dall’inizio Gesù. Che donoessere voluto da Dio, così che hopotuto conoscere il suo volto, cheho potuto conoscere Gesù Cristo, ilvolto umano di Dio, la storia umanadi Dio in questo mondo! Esseregioiosi perché mi ha eletto per es-sere cattolico, per essere in questaChiesa sua, dove subsistit Ecclesiaunica; dobbiamo essere gioiosi per-ché Dio mi ha dato questa grazia,questa bellezza di conoscere la pie-nezza della verità di Dio, la gioia delsuo amore.

Eletti: una parola di privilegioe di umiltà nello stesso momen-to. Ma “eletti” è – come dicevo –accompagnato da parapidemois,dispersi, stranieri. Da cristianisiamo dispersi e siamo stranieri:

vediamo che oggi nel mondo icristiani sono il gruppo più perse-guitato perché non conforme,perché è uno stimolo, perchécontro le tendenze dell’egoismo,del materialismo, di tutte questecose.

Certamente i cristiani sononon solo stranieri; siamo anchenazioni cristiane, siamo fieri diaver contribuito alla formazionedella cultura; c’è un sano patriot-tismo, una sana gioia di apparte-

nere ad una nazione che ha unagrande storia di cultura, di fede.Ma, tuttavia, come cristiani, sia-mo sempre anche stranieri - lasorte di Abramo, descrittanella Lettera agli Ebrei. Siamo,come cristiani, proprio oggi, an-che sempre stranieri. Nei posti dilavoro i cristiani sono una mino-ranza, si trovano in una situazio-ne di estraneità; meraviglia cheuno oggi possa ancora credere evivere così. Questo appartieneanche alla nostra vita: è la formadi essere con Cristo Crocifisso;questo essere stranieri, non vi-vendo secondo ilmodo in cui vi-vono tutti, mavivendo – ocercando al-meno di vivere– secondo la

sua Parola, in unagrande diversità ri-spetto a quanto di-cono tutti. E proprioquesto per i cristia-ni è caratteristico.

Tutti dicono: “Ma tut-ti fanno così, perché non io?” No,io no, perché voglio vivere secon-do Dio. Sant’Agostino una voltaha detto: “I cristiani sono quelliche non hanno le radici in giù co-me gli alberi, ma hanno le radiciin su, e vivono questa gravitazio-ne non nella gravitazione natura-le verso il basso”. Preghiamo il Si-gnore perché ci aiuti ad accettarequesta missione di vivere comedispersi, come minoranza, in uncerto senso; di vivere come stra-

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nieri e tuttavia di essere respon-sabili per gli altri e, proprio così,dando forza al bene nel nostromondo.

Arriviamo finalmente ai tre ver-setti di oggi. Vorrei solo sottolinea-re, o diciamo un po’ interpretare,per quanto posso, tre parole: la pa-rola rigenerati, la parola eredità ela parola custoditi dalla fede. Rige-nerati - anaghennesas, dice il testogreco - vuol dire: essere cristianonon è semplicemente una decisio-ne della mia volontà, un’idea mia;io vedo che è un gruppo che mipiace, mi faccio membro di questo

gruppo, condividoi loro obiettivieccetera. No:essere cristianonon è entrare inun gruppo perfare qualcosa,

non è un atto solodella mia volontà,non primariamentedella mia volontà,della mia ragione: èun atto di Dio. Rige-nerato non concernesolo la sfera della volontà, del pen-sare, ma la sfera dell’essere. Sonorinato: questo vuol dire che diveni-re cristiano è innanzitutto passivo;io non posso farmi cristiano, mavengo fatto rinascere, vengo rifattodal Signore nella profondità del mioessere. Ed io entro in questo pro-cesso del rinascere, mi lascio tra-sformare, rinnovare, rigenerare.Questo mi sembra molto importan-te: da cristiano non mi faccio soloun’idea mia che condivido con al-

cuni altri, e se non mi piaccionopiù posso uscire. No: concerneproprio la profondità dell’essere,cioè il divenire cristiano cominciacon un’azione di Dio, soprattuttoun’azione sua, ed io mi lascio for-mare e trasformare.

Mi sembra sia materia di ri-flessione, proprio in un anno incui riflettiamo sui Sacramenti del-l’Iniziazione cristiana, meditarequesto: questo passivo e attivoprofondo dell’essere rigenerato,del divenire di tutta una vita cri-stiana, del lasciarmi trasformaredalla sua Parola, per la comunio-ne della Chiesa, per la vita dellaChiesa, per i segni con i quali il Si-gnore lavora in me, lavora con mee per me. E rinascere, essere rige-nerati, indica anche che entro co-sì in una nuova famiglia: Dio, il Pa-dre mio, la Chiesa, mia Madre, gli

altri cristiani, miei fratelli e sorelle.Essere rigenerati, lasciarsi rigene-rare implica, quindi, anche questolasciarsi volutamente inserire inquesta famiglia, vivere per Dio Pa-dre e da Dio Padre, vivere dallacomunione con Cristo suo Figlio,che mi rigenera per la sua Risur-rezione, come dice la Lettera(cfr 1 Pt 1,3), vivere con la Chiesalasciandomi formare dalla Chiesain tanti sensi, in tanti cammini, edessere aperto ai miei fratelli, rico-

noscere negli altri realmente i mieifratelli, che con me vengono rige-nerati, trasformati, rinnovati; unoporta responsabilità per l’altro.Una responsabilità quindi del Bat-tesimo che è un processo di tuttauna vita.

Seconda parola: eredità. E’una parola molto importante nel-l’Antico Testamento, dove è dettoad Abramo che il suo seme saràerede della terra, e questa è sta-ta sempre la promessa per i suoi:Voi avrete la terra, sarete eredidella terra. Nel Nuovo Testamen-to, questa parola diventa parola

per noi: noi siamo eredi, non diun determinato Paese, ma dellaterra di Dio, del futuro di Dio. Ere-dità è una cosa del futuro, e cosìquesta parola dice soprattuttoche da cristiani abbiamo il futuro:il futuro è nostro, il futuro è diDio. E così, essendo cristiani,sappiamo che nostro è il futuro el’albero della Chiesa non è un al-bero morente, ma l’albero checresce sempre di nuovo. Quindi,abbiamo motivo di non lasciarciimpressionare - come ha dettoPapa Giovanni - dai profeti disventura, che dicono: la Chiesa,bene, è un albero venuto dal gra-no di senape, cresciuto in duemillenni, adesso ha il tempo die-tro di sé, adesso è il tempo in cui

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muore”. No. La Chiesa si rinnovasempre, rinasce sempre. Il futuroè nostro. Naturalmente, c’è unfalso ottimismo e un falso pessi-mismo. Un falso pessimismo chedice: il tempo del cristianesimo èfinito. No: comincia di nuovo! Ilfalso ottimismo era quello dopo ilConcilio, quando i conventi chiu-devano, i seminari chiudevano, edicevano: va tutto bene … No!Non va tutto bene. Ci sono anchecadute gravi, pericolose, e dob-biamo riconoscere con sano rea-lismo che così non va, non va do-ve si fanno cose sbagliate. Maanche essere sicuri, allo stessotempo, che se qua e là la Chiesamuore a causa dei peccati degli

uomini, a causa della loro noncredenza, nello stesso tempo,nasce di nuovo. Il futuro è real-mente di Dio: questa è la grandecertezza della nostra vita, il gran-de, vero ottimismo. La Chiesa èl’albero di Dio che vive in eternoe porta in sé l’eternità e la veraeredità: la vita eterna.

E, infine, custoditi dalla fede.Il testo del Nuovo Testamento,della Lettera di San Pietro, usaqui una parola rara, phrouroume-noi, che vuol dire: ci sono “i vigi-li”, e la fede è come “il vigile” checustodisce l’integrità del mio es-sere, della mia fede. Questa paro-la interpreta soprattutto i “vigili”delle porte di una città, dove essistanno e custodiscono la città, af-

finché non sia invasa da poteri didistruzione. Così la fede è “vigile”del mio essere, della mia vita, del-la mia eredità. Dobbiamo esseregrati per questa vigilanza della fe-de che ci protegge, ci aiuta, ciguida, ci dà la sicurezza: Dio nonmi lascia cadere dalle sue ma-ni. Custoditi dalla fede: così con-cludo. Parlando della fede devosempre pensare a quella donna

malata, che, in mezzo alla folla,trova accesso a Gesù, lo tocca peressere guarita, ed è guarita. Il Si-gnore dice: “Chi mi ha toccato?”.Gli dicono: “Ma Signore, tutti titoccano, come puoi chiedere: chimi ha toccato?” (cfr Mt 9,20-22).Ma il Signore sa: c’è un modo ditoccarlo, superficiale, esteriore,che non ha realmente nulla a chefare con un vero incontro con Lui.E c’è un modo di toccarlo profon-damente. E questa donna lo hatoccato veramente: toccato nonsolo con la mano, ma con il suocuore e così ha ricevuto la forzasanatrice di Cristo, toccandolorealmente dall’interno, dalla fede.Questa è la fede: toccare con lamano della fede, con il nostrocuore Cristo e così entrare nellaforza della sua vita, nella forza ri-sanante del Signore. E preghiamoil Signore che sempre più possia-mo toccarlo così da essere risana-ti. Preghiamo che non ci lasci ca-dere, che sempre ci tenga permano e così ci custodisca per lavera vita. Grazie.

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Beatissimo Padre,mi è stato dato l’onore di poter parlare a Lei, mo-

dello di fede e di sequela di Cristo, nella Sua e no-stra casa, in occasione della festa della Madonnadella Fiducia.

Mi chiamo Pino Conforti, sono nato in una bellacittà, Matera, vivo da circa 25 anni a Roma, e dopopiù di 7 anni di formazione, vissuti intensamente nel-lo studio, nella preghiera e nei momenti di vita comu-nitaria, sono giunto all’ultimo anno di seminario, dia-cono da pochi mesi. Quante volte ho desiderato es-sere sacerdote, quanto ho pregato, vivendo anchequalche momento di sconforto, superato grazie a Dioe grazie ai fratelli, sacerdoti e seminaristi, sempre di-sponibili nel dare una mano. Non nego che il rischioè sempre quello di accomodarsi e di non lasciarsiscomodare dal Mistero dell’Incarnazione. Tutte quel-

le cose che per me prima avevano un grande valorele considero spazzatura per guadagnare Cristo(Fil.3,8), ossia faccio mia quell’unica e sola pietrapreziosa, che è il Corpo di Cristo. Padre Santo, l’indi-zione dell’Anno della Fede vuole essere, come Lei af-ferma, «un invito a un’autentica e rinnovata conver-sione al Signore, unico Salvatore del mondo» (PortaFidei n.6). La gente che incontriamo, noi seminaristi,nelle parrocchie, nelle strade della nostra città, ha bi-sogno di essere consolata, di sperare, di gioire, ed al-lora dobbiamo ravvivare il nostro cuore con un’auten-tica fede in Cristo, affinché ricevendo possiamo do-

nare, e accogliendo possiamo condividere. Lei, PadreSanto, insegna che la fede cresce «quando è vissutacome esperienza di un amore ricevuto e quando vie-ne comunicata come esperienza di grazia e di gioia»(Porta Fidei n.7). Grazie, Santità, abbiamo bisognodelle Sue parole, della Sua testimonianza e della Suapreghiera, per camminare nella fede e nell’amore diDio. Sono gli uomini di Dio come Lei che ci aiutano acrescere e a sperare, perchè sono vivi e giovani nellospirito; come il nostro ex-alunno del Seminario Ro-mano, il beato Papa Giovanni XXIII, che ricordiamo inmodo speciale nel 50° anniversario dell’apertura delConcilio Vaticano II, da lui indetto, ispirato dallo Spi-rito Santo, per l’aggiornamento e il rinnovamento del-la Chiesa. All’inizio del nuovo millennio, il beato PapaGiovanni Paolo II affermava che il Concilio è «una si-cura bussola per orientarci nel cammino del secoloche si apre» (Novo Millennio Ineunte n.57). Oggi ciproponiamo una «nuova evangelizzazione per risco-prire la gioia nel credere e ritrovare l’entusiasmo nelcomunicare la fede» (Porta Fidei n.7). I credenti «sifortificano credendo», diceva sant’Agostino, la cui vi-ta «fu una ricerca continua della bellezza della fedefino a quando il suo cuore non trovò riposo in Dio»(Porta Fidei n.7). E così vogliamo essere, noi semina-risti e futuri sacerdoti, cercatori di Dio nella vita di tut-ti i giorni insieme alle nostre comunità.

Grazie, Santità, per aver condiviso questa cenacon i Suoi figli, innamorati di Cristo Gesù e di Maria,Madre di Dio, alla quale affidiamo questo tempo digrazia. Mater mea, fiducia mea.

Giuseppe ConfortiINVITATI AD UN’AUTENTICAE RINNOVATA CONVERSIONE

Il saluto del diacono don Pino Conforti a S.S. Benedetto XVI durante la cena

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Il cuore è colmo di gioia e di gratitudine, perchè ifigli, tutti i figli, quelli di oggi e quelli di ieri, quelli

de la mia prima Fiducia e quelli che di feste dellaFiducia ne hanno già celebrato qualcuna, quantihanno la fortuna di esserci e quanti non possono fi-sicamente, ma presenti con il cuore, tutti hanno inquesta giornata, un motivo per innalzare il proprio,forse piccolo, ma grato Magnificat al Signore per ildono meraviglioso che in Maria, Madre della fidu-cia, ci ha fatto.

Oggi è la festa della Fiducia!, oggi i ricordi ritorna-no e s’intrecciano, i propositi sono provati e se ne pre-parano di nuovi, oggi l’«eccomi!» si rinnova, le gioie ele paure, la gratitudine e i timori vengono offerti, con-segnati alla Madre del sommo ed eterno Sacerdote,«perchè venerandola e amandola con devozione eculto filiale, sia sostegno del cammino e del ministerodi ognuno».

«Salve, sancta Parens, enixa puerpera Regem…Eructavit cor meum verbum bonum: dico ego operamea regi!». Con questa acclamazione e con il grido digioia del salmista ha inizio la Celebrazione eucaristicapresieduta dal Cardinal Vicario Agostino Vallini, con-celebrata da alcuni Vescovi nostri ex alunni e da nu-merosi sacerdoti, molti dei quali ricordano in que-st’anno l’anniversario della propria ordinazione. A tut-ti i presenti, in particolar modo ai seminaristi, il Cardi-

nal Vicario ha rivolto parole sentite e commosse, mo-strando ancora una volta una paternità sacerdotaleche tanto ha da insegnarci. «In questo giorno e daquesto luogo – ha esordito il Cardinale – noi vogliamodire la gioia dell’essere preti, e questa Eucaristia è l’e-spressione più alta e santa della nostra gratitudine alSignore che non ci poteva dare regalo più grande chechiamarci al sacerdozio».

Nell’omelia il Cardinale ha svolto una meditazionesulla figura di Maria, quale parabola della vocazione edella vita di ogni sacerdote. Maria, che all’annunciodell’angelo «non capì, ma credette, si fidò», è statacapace di superare ogni umana fragilità ed ogni osta-colo, accogliendo lo Spirito di Dio che, nella Croce delFiglio suo, le ha rivelato il piano misterioso della Prov-videnza divina. Sotto quella Croce, sotto ogni croce,c’è Maria.

Sotto la Croce, sotto le nostre croci, con accantoMaria, si compie il nostro itinerario spirituale. Il Signo-re si è fidato di noi, ci ha scelti, ci ha affidato a Maria,«e noi vogliamo dire al Signore che con la sua graziae con l’intercessione di Maria saremo fedeli».

Sì, alla scuola di Maria vogliamo imparare la fi-ducia, l’abbandono fra le sue braccia materne perdirle con confidenza di figli: «noi ti sentimmo vigilecustode al nostro cuore, fiamma del nostro giubilo,conforto nel dolore e non fu vana speme l’aver fi-ducia in te».

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Giovanni Nigro «O MADRE, GUARDACI,STRETTI INTORNO AL TUO ALTARE…»

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Eminenza Rev.ma, Ecc.mi Vescovi, carissimi sacer-doti ex-alunni,con grande gioia porgo a tutti voi il saluto di tutta la

comunità del Seminario in questo giorno per noi cosìspeciale, in cui festeggiamo Maria sotto il consolantetitolo di Madre della Fiducia.

Sono Francesco Filannino, ho 24 anni, provengodall’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie e Nazarethe sto vivendo qui in seminario il mio quinto anno di for-mazione in vista del sacerdozio. Questo anno formati-vo sta coincidendo con l’Anno dellaFede voluto da papa BenedettoXVI per tutta la Chiesa universale,occasione privilegiata perché ognicristiano possa riscoprire la gran-dezza e la bellezza di questo donoche viene elargito nel sacramentodel Battesimo, porta fidei.

La fede costituisce il fulcrodella vita di ogni cristiano, soprat-tutto della vita di un sacerdote edi quanti, come noi, si preparanoa ricevere il ministero sacerdotale.Per questo mi piace guardare al seminario come tem-po e luogo di crescita nella fede. La fede infatti è l’ele-mento unificante delle nostre giornate: nella Messamattutina quotidiana e nella Liturgia delle Ore la fedesi fa celebrazione del mistero di Cristo; nella medita-zione della Parola di Dio e nell’adorazione serale la fe-de si fa relazione intima e personale con il Signore;nello studio della teologia la fede si fa conoscenza, poi-ché non si può amare ciò che non si conosce; nella vi-ta comunitaria la fede si fa vita concreta e amore do-nato; e, infine, nelle esperienze di tirocinio pastorale lafede si fa germe di quella carità pastorale che sarà l’a-nima del nostro ministero sacerdotale. In tal modo,giorno per giorno, il Signore plasma e irrobustisce lanostra fede, perché possiamo, a nostra volta, generar-la nel cuore degli uomini del nostro tempo e delle no-stre diocesi, sparse in tutto il mondo.

È davvero motivo di gioia che qui nel Seminario Ro-mano, grazie alla presenza di seminaristi di luoghi eculture differenti, si incontrino fra loro vari modi di vi-vere l’unica fede, cattolica nel senso pieno del termi-ne. È la fede degli Apostoli, qui a Roma testimoniata inmaniera sublime dai santi Pietro e Paolo; ed è anchela fede di tanti uomini e donne che, con la loro santitàdi vita, hanno annunciato il Vangelo nelle nostre terredi origine. A partire da essi, lungo le generazioni, la fe-de si è trasmessa ed è giunta fino a noi, chiamati, con

la nostra testimonianza, a costruireanche oggi il Regno di Dio.

Questa dinamica, che caratte-rizza la fede, si può ritrovare an-che nel mistero della vocazione.Infatti, pur rimanendo dono diDio, essa è molto spesso suscitatadalla testimonianza di sacerdotisanti, che si spendono quotidia-namente nel servizio della Chiesae degli uomini, spinti da quella ca-rità che essi attingono dalla cele-

brazione dell’Eucarestia. Così èstato per me e, penso, anche per molti di noi. La pre-senza, quest’oggi, di tanti sacerdoti che si sono forma-ti tra queste mura costituisce una testimonianza di fe-deltà che rinnova il nostro entusiasmo nella via dellasequela di Cristo, Buon Pastore, e ci chiama, allo stes-so tempo, a custodire quella tradizione di fede e disantità sacerdotale per cui il nostro Seminario, da di-versi secoli, si distingue.

Maria, Madre della Fiducia, ci aiuti in questo. Ella,che è beata perché ha creduto, sia maestra e modellonel nostro cammino di fede e interceda perché possia-mo corrispondere sempre più generosamente alla no-stra vocazione. Come scriveva S. Ambrogio, solo chi cre-de, come Maria, concepisce e genera la Parola di Dio:che questo avvenga in noi e, per mezzo del nostro mi-nistero, anche nel cuore degli uomini che saremo chia-mati ad amare e servire. Mater mea, Fiducia mea!

Francesco FilanninoMARIA, MAESTRAE MODELLO DEL NOSTRO

CAMMINO DI FEDE Durante il pranzo del giorno della Festa della Madonna della Fiducia

un nostro alunno ha rivolto ai presenti, al Cardinale Vicario, gli ex alunni e gli altri ospiti, il seguente saluto

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Nei giorni di Martedì e Mercoledì Santi,abbiamo vissuto la “due giorni” dei se-

minaristi romani che, in quest’anno spe-ciale che è l’anno della fede, è stata pen-sata come una riflessione sui nuovi stili dievangelizzazione. La mattina del 27 marzoci siamo diretti verso Pescara: la nostra pri-ma tappa è stata la Parrocchia di “San Ga-briele dell’Addolorata”, in cui ci ha accoltoil parroco, Don Valentino Iezzi, insieme aisuoi collaboratori. Appena giunti il parrococi ha mostrato il tesoro di tutta la comu-nità: l’Adorazione perpetua, che è il cuore

e la forza di ogni iniziativa di evangelizza-zione parrocchiale. La nostra giornata di“lavoro” è così iniziata con una breve maintensa Adorazione Eucaristica, che hatoccato i cuori di tutti noi; la mattinata si ècontraddistinta per un incontro, in stile la-boratoriale, nel quale Don Valentino, par-tendo dalla frase di Gesù “Andate in tuttoil mondo e predicate il Vangelo ad ognicreatura” (Mc 16, 15), ci ha illustrato co-me si può passare dalla teoria alla praticadella nuova evangelizzazione. Nel pome-riggio abbiamo proseguito con la condivi-sione delle testimonianze dei vari respon-

sabili delle attività di nuova evangelizzazio-ne presenti in parrocchia. Abbiamo inizia-to con la testimonianza del responsabileorganizzativo dell’Adorazione Perpetua,quindi abbiamo incontrato i responsabilidel “gruppo Friends”, delle cellule di evan-gelizzazione, del cammino di spiritualitàper persone separate, divorziate e riac-compagnate, ed infine dei coordinatoridelle “cene Alpha” e degli “aperitivi cena-ti”. Salutandoci al termine della giornata,Don Valentino ci ha detto che “Essere par-rocchia significa andare in cerca della pe-cora smarrita”.

Dopo questa splendida giornata, ci sia-mo trasferiti a Rocca di Mezzo, in un luo-go ameno e rupestre. La giornata del mer-coledì è trascorsa in spensieratezza, attra-verso una rilassante e benefica passeggia-ta di montagna nella splendida località deiPiani di Pezza, in provincia dell’Aquila,dove, in un angolo di montagna inconta-minata, molti seminaristi ed educatori, ol-tre all’aria pura ed al relax, hanno volutocondividere anche la neve, o meglio … lepalle di neve!

Sono stati davvero due giorni di autenti-ca fraternità e di condivisione, che ci han-no fatto capire meglio l’importanza del farsiprossimo a chi ancora non ha conosciutol’amore di Dio, cercando l’immagine di Ge-sù proprio nella pecorella smarrita.

Sursum Corda

CONDIVIDERE E DESIDERARENUOVI STILI DI EVANGELIZZAZIONE …DALLA TEORIA ALLA PRATICA

Alessandro Caserio

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In diocesi

Simone GallettiDomenica 21 aprile nella Basilica di San Pietro in Vaticano Sua Santità Papa Francesco ha ordinato dieci sacerdoti per

la diocesi di Roma, tra cui quattro alunni del nostro Seminario

SCELTI DA DIOPER CONTINUARE L’OPERA

SANTIFICATRICE DI CRISTO“Sì, con l’aiuto di Dio lo voglio!”. Con queste parole

oggi i nostri alunni Alberto López Pantano, Giusep-pe Conforti, Giuseppe Tavolacci e Pierangelo Margiottahanno espresso, davanti alla Chiesa, il loro desiderio diseguire Cristo come suoi ministri e così essere mediatoritra Dio e il suo popolo a cui sono inviati come testimoni,annunciatori della Parola di salvezza e dispensatori dellamisericordia di Dio, avendo come esempio Cristo Buonpastore. Rivivendo il momento della loro ordinazione sa-cerdotale, ho sentito il desiderio di esprimere alcune ri-flessioni, rivolgendomi a loro quasi al modo di una “lette-ra aperta”: Cari amici, durante questi anni il Signore vi haguidato per mano fino a condurvi a questo giorno in cuiper voi si realizza il Giovedì Santo, giorno in cui Cristo isti-tuì il sacramento dell’Ordine, che voi oggi avete ricevuto.Non lasciate mai quella mano! Sarà essa a guidarvi nelvostro ministero, sarà essa a proteggervi dagli attacchidel maligno, sarà essa a sostenervi nei momenti difficilidella vostra vita, che dovrete spendere per il gregge diDio. Ricordatevi sempre che il gregge non è vostro madel Padre che vi ha chiamato perché usiate verso le suepecore quello stesso amore, quella stessa tenerezza emisericordia che Egli ha avuto con voi. Non dimenticate-vi di essere uomini tra gli uomini, abbiate sempre i me-desimi sentimenti di Cristo gli uni verso gli altri, avendosempre coscienza dei vostri limiti. Imparate dalle feritedel Cristo Crocifisso ad essere servitori degli uomini diquesto tempo, a spendervi in tutto per la loro salvezza.Tendete sempre la vostra mano alla ricerca della manodel fratello, dell’amico, del povero, del nemico, del di-sperso. Ricongiungete quella mano fredda e tremante

con quella calda e accogliente di Dio, perché nessunapecora del gregge sia strappata dalla mano del Padre.Non stancatevi mai di congiungere le vostre mani perpregare il Padre per coloro che egli ha a cuore e ai qualivi manda. Abbiate sempre a cuore di offrire in nome ditutta la Chiesa, sull’altare, nella celebrazione dei SantiMisteri, il sacrificio spirituale dei fedeli, affinché congiun-to al sacrificio di Cristo, sia reso perfetto. Esercitate sem-pre in letizia e carità sincera l’opera sacerdotale di Cristo,unicamente intenti a piacere a Dio e non a voi stessi.Sentitevi sempre accompagnati dalla nostra preghierache rivolgiamo a Colei da cui Cristo ha assunto la nostraumanità, affinché sia sempre per ciascuno consigliera, ri-fugio, modello. Mater mea fiducia mea!

È stato davvero un dono inaspettato, per i nostri ami-ci, quello di poter ricevere il sacramento dell’Ordine dal-le mani di Papa Francesco. Con i suoi gesti e le sue pa-role semplici ha fatto sentire subito la sua vicinanza e lasua paternità a ciascuno di noi, segno e manifestazionedell’amore del Padre per ogni suo figlio. Il Papa infattidurante il Regina Coeli ha voluto ricordare come il Si-gnore ci chiama a partecipare della sua relazione d’a-more col Padre. E lo ha fatto con il suo stile, diretto eamicale, rivolto ai tanti giovani presenti in piazza perascoltarlo. A loro ha chiesto se qualche volta hanno sen-tito la voce del Signore, il suo invito a seguirlo da vicino,a mettere in gioco la loro vita per grandi ideali. Esortan-do ciascuno dei presenti alla preghiera, il Papa ha infineindicato Maria, nostra Madre, quale aiuto sicuro per co-noscere sempre meglio la voce di Gesù e così seguirla,per camminare nella via della vita.

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Quando mi avvicinai per la prima volta alSeminario Romano, per verificare la

mia vocazione, ebbi la fortuna di incontra-re una comunità viva e in fermento, unavera cordata di amici entusiasti di cammi-nare verso una meta comune: diventarepreti. Mi inserii in quell’ondata di entusia-smo e conobbi anime e cuori straordinarii,giovani che oggi, dopo più di trentacinqueanni, vivono il loro ministero in luoghi di-versi, con responsabilità a volte pesanti,ma che quando si ritrovano si salutano co-me gli amici di sempre.

Tra questi mi imbattei nel sorriso e nel-la vivacità di Gerardo. Il suo simpatico ac-cento salentino, la sua allegria contagiosae la sua intelligenza mi colpirono e mi in-coraggiarono in quegli inizi del camminovocazionale in cui lo stupore e il timore siintrecciavano e in cui l’esempio e il soste-gno dei compagni di cammino è importan-

te. Con gli anni imparai ad apprezzarne ledoti umane e spirituali e quando condivi-demmo insieme gli studi biblici e il lavorodi formatori al Seminario trovai in lui un ve-ro confratello e qualcuno con cui condivi-dere l’ideale sacerdotale. Si rivelò un ami-co affidabile, perché la sua gioia era solidae si fondava su una fede seria, vissuta,profonda. Il suo stile di “persona normale”è rimasto intatto negli anni. Le sue respon-sabilità sono cresciute, i suoi incarichi sisono succeduti, le prove non lo hanno ri-sparmiato, ma in lui quel fuoco brillante equella luce serena sono rimasti intatti.

Non posso dimenticare il lavoro condi-viso durante le attività vocazionali ma an-che gli scherzi camerateschi, che lo vede-vano spesso tra i divertiti protagonisti.

Quando la fede e l’umanità camminanoinsieme il sacerdozio diventa più convin-

Sursum Corda

Il 22 gennaio 2013 Mons. Gerardo Antonazzo, Vicario Generale della Diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca, ex-alunno e già Assistente del nostro Seminario,è stato nominato Vescovo di Sora-Aquino-Pontecorvo

DON GERARDO VESCOVO

Marco Frisina

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In viaggio

cente e la sua testimonianza più vera edeloquente.

Confesso che aspettavo la sua nominaepiscopale, la fede in Cristo Risorto erasempre stata per lui uno stile di vita, la suacapacità di relazione ne era la manifesta-zione, la sua affidabilità negli incarichi an-che più delicati ne era la conferma.

Lo scorso aprile, davanti al mare diLeuca, splendente come sempre, abbiamovissuto quell’ennesimo miracolo della gra-zia quale è un’ordinazione. Abbiamo vistola Chiesa riunita che manifesta la Vita pe-renne dello Spirito che scorre in lei, la suc-cessione ininterrotta degli Apostoli che nel-l’imposizione delle mani diviene consegna,da una generazione all’altra, della ricchez-za ricevuta: la grazia del Risorto per il po-polo di Dio.

Tutto questo s’è rinnovato per don Ge-rardo e per noi tutti, compagni con lui di

un’unica chiamata, quella che ci fa Chiesache annuncia gioiosa con la vita la graziache salva.

Possa il suo ministero essere autenticatestimonianza di questo miracolo d’Amore.

SCRITTI DI NOSTRI EX-ALUNNIAMATI A., JOSIA V. (a cura di), Preti allo specchio, 50 anni dopo (L’avventura spirituale, pastorale e uma-na degli alunni del Seminario Romano ordinati nel 1963), Il Ponte, Rimini, 2013.

CARDILLO A., Democrazia ed economia nel magistero sociale di Giovanni Paolo II, Edizioni Vivere In, Ro-ma 2012.

LEUZZI L., Dalla fede religiosa alla Fede teologale. L’Anno della Fede per la nuova evangelizzazione, Li-breria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2012.

MISSERE P., Cristo-Agnello e la sua comunità nell’Apocalisse. Storia della ricerca, esegesi e teologia, Cit-tadella Editrice, Assisi (PG), 2012.

PALAMARA F., Don Francesco Mottola: un’esperienza sacerdotale alla luce della Carità, Meligrana Giu-seppe Editore, Tropea (VV), 2012.

PONTIFICIA FACOLTA’ TEOLOGICA DELL’ITALIA MERIDIONALE, SEZIONE S.TOMMASO D’AQUINO –NAPOLI, Sisto Riario Sforza. La figura, il pensiero e l’opera nel suo tempo. Contributi alla studio, Atti delConvegno Diocesano, 14 dicembre 2010, a cura di Andrea Milano – Luigi Rossi, Campania Sacra, Volu-me monografico, 44 (2013), 1.

SANTORO A., Scacco Matto, non si vola, si cammina …, Associazione don Andrea Santoro Onlus, Ro-ma, 2012.

VINTI M., Faccia a faccia tra fede e intelletto. Introduzione e commento alla «Disputatio fidei et intellec-tus di Ramon Llull», Edizioni Cusl, Cagliari, 2012.

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In Pace Christi

Il 26 gennaio 2013 è dece-duto prematuramente don Cosi-mo Latella, nostro ex-alunno.Pubblichiamo un ricordo diMons. Antonino Iachino, VicarioGenerale dell’Arcidiocesi di Reg-gio Calabria-Bova, che ha segui-to da vicino don Cosimo nella

sua formazione cristiana e nella maturazione della voca-zione sacerdotale.

Don Cosimo Latella se ne è andato in silenzio, è ritor-nato alla Casa del Padre, dopo un intenso ministero

presbiterale al servizio della gente, dopo una vita veloce,senza soste e senza sconti.

Tutti sapevano che non godeva buona salute ma luinon ci pensava. Continuava a lavorare e a spendersi sen-za risparmi, senza vacanze, perché aveva sempre proget-ti da realizzare, c’erano mille problemi da risolvere, la gen-te aveva bisogno di lui. Ho conosciuto Cosimo ancora ado-lescente; si occupava dell’ACR parrocchiale, di cui io eroassistente diocesano. Nel 1974 sono stato mandato a Pel-laro come parroco. Uno dei primi giovani che mi sono tro-vato accanto è stato Cosimo. Mi è stato sempre vicino, ge-neroso e valido collaboratore, instancabile animatore so-prattutto delle attività pastorali con i ragazzi. Era un trasci-natore, fantasioso, disponibile sempre, il primo a sacrifi-carsi, sincero, immediato, amico di tutti. Nel 1982, a Pa-squa, mi confida il suo desiderio di farsi prete,di donarsipienamente al servizio del Signore e della gente. La do-manda non mi sorprende. So che stava frequentando as-siduamente il santo Arcivescovo emerito Mons. Giovanni

Ferro: c’è già quindi una straordinaria garanzia. L’Arcive-scovo Mons. Aurelio Sorrentino ha accolto la domanda vo-cazionale di Cosimo e ha deciso di chiedere al PontificioSeminario Romano di accoglierlo per la formazione e glistudi necessari al raggiungimento dell’ordinazione presbi-terale. Sono stati anni belli, vissuti con entusiasmo e conassoluta disponibilità, senza mutamenti della sua identitàe del suo stile semplice e immediato. Ha ricevuto l’Ordina-zione sacerdotale nella Basilica Cattedrale di Reggio Cala-bria il 25 aprile 1987. Ha conseguito la Licenza in Eccle-siologia e, ritornato in Diocesi, è stato subito nominato Par-roco prima a Melia di Scilla, poi a Montebello e Masella,per undici anni nella grande parrocchia di San Giuseppein Melito Porto Salvo e infine a San Leo di Pellaro, nellasperanza che decidesse di prendersi di più cura della suasalute. E’ stato anche Assistente diocesano dell’ACR peralcuni anni e Cappellano degli Ospedali prima di Melito epoi del “Morelli” di Reggio Calabria. E’ morto sulla brecciala notte di sabato 26 gennaio, dopo aver dato disposizioniprecise per la domenica della sua parrocchia, essendo luiimpedito di essere presente per un presunto banale raf-freddore con qualche segno di bronchite. “Consummatusin brevi explevit tempora multa” (Sap 4,13). Si occupavadi tutto e di tutti, ma soprattutto era attento ai poveri e ac-canto ai poveri. La sua porta era sempre aperta.

Non ha mai fatto sconti ai prepotenti e non si è mai ti-rato indietro, testimoniando in modo forte e coraggioso lasua fede, con l’umiltà dei semplici e senza mettersi in mo-stra. Al suo funerale ha partecipato una folla immensa etutto il presbiterio per dire grazie nel silenzio della pre-ghiera e per raccogliere una testimonianza che solo i pic-coli sanno dare.

UNA TESTIMONIANZA CHESOLO I PICCOLI SANNO DARE

Abbiamo ricevuto notizia della morte di questi ex-alunni:Il 24 novembre 2012 è deceduto Mons. Alberto Bellini, della Diocesi di Bergamo, nato il 24 ottobre 1919, ordinato sa-cerdote il 26 maggio 1945.

Il 21 dicembre 2012 è deceduto Mons. Vincenzo Tavernese, della Diocesi di Sora-Aquino-Ponecorvo, nato il 3 giugno1929, ordinato sacerdote il 18 marzo 1961.

In data 22 dicembre 2012 è venuto a mancare Mons. Raffaele Varca, della Diocesi di Sorrento – Castellamare di Sta-bia, nato il 27 novembre 1925, ordinato sacerdote il 25 marzo 1951.

È deceduto il 26 gennaio 2013 don Cosimo Latella, della Diocesi di Reggio Calabria – Bova, nato il 28 ottobre 1955 eordinato sacerdote il 25 aprile 1987.

Il 1° febbraio 2013 è deceduto Mons. Guglielmo Mangili, della Diocesi di Bergamo, nato il 20 settembre 1941, ordina-to sacerdote il 19 marzo 1966.

Requiescant in DominoSi prega di comunicare alla Redazione del Sursum Corda la notizia della morte di ex-alunni di cui si venga a conoscenza.

Antonino Iachino

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