russiaoggiottobre2012

8
Il supplemento rientra nel progetto RUSSIA BEYOND THE HEADLINES, che pubblica inserti in diverse lingue, in allegato a The Daily Telegraph, The Washington Post, Le Figaro, El Pais, Süddeutsche Zeitung, Le Soir, La Nacion GIOVEDÌ 18 OTTOBRE 2012 L’inserto è preparato e pubblicato da Rossiyskaya Gazeta (Russia) e non coinvolge le strutture giornalistiche ed editoriali de A suo agio sul palcoscenico, tanto quanto sulla copertina di un gior- nale glamour. Anna Netrebko è una star internazionale della lirica, co- nosciuta ben oltre i confini del suo mondo. Si tratta di un’artista eclet- tica e sotto molti aspetti singolare: basti pensare che agli esordi puli- va i pavimenti del Teatro Mariin- sky (allora Kirov) di San Pietro- burgo per pagarsi gli studi al Con- servatorio cittadino. Domani tornerà alla Scala di Mi- lano, dopo il debutto dello scorso anno (nel ruolo di Donna Anna nel Don Giovanni di Mozart), per in- terpretare Mimì nella Bohème. «Per me è un grande onore canta- re in un teatro così ricca di storia e prestigio come La Scala; sto cer- cando di migliorare la conoscenza della vostra lingua per rendere al meglio», fa sapere l’artista. Al momento la Netrebko sta regi- strando un album di arie di Giu- seppeVerdi con Gianandrea Nose- da, direttore musicale del Teatro Regio di Torino. «Un lavoro magni- fico, spero proprio che abbia suc- cesso», racconta con grande entu- siasmo. «Per me era naturale affi- darmi a un italiano: stiamo par- lando di una figura come Verdi», sorride. «È un Verdi arduo, quello del Don Carlo, del Macbeth, e stra- namente mi riesce molto bene. Non è neppure difficile per me… E poi il Trovatore, e una grande scena dall’Otello con il fantastico tenore Johan Botha, che dobbiamo anco- ra registrare». Le opere che elenca per lo più non appartengono al suo repertorio usuale, che si basa su ruoli più “leggeri” , come quelli di Mozart, Puccini e Donizetti. L’an- no scorso ha inaugurato la nuova stagione al Metropolitan Theatre di New York con l’Anna Bolena di Donizetti riscuotendo un grandis- simo successo di critica e di pub- blico, due aspetti che non sempre vanno a braccetto. Quest’anno ha incantato gli spettatori con la parte affascinante e irresistibile di Adina (nell’Elisir d’amore). Anna Netrebko oggi ha 41 anni e la sua voce versatile e limpida è leggermente cambiata rispetto alle esibizioni degli esordi, tanto da con- sentirle di avventurarsi in un re- pertorio più “mosso” , che esige un timbro più profondo e per certi versi anche più drammatico. Nella pros- sima stagione si esibirà nel ruolo di Tatiana nell’Evgeny Onegin di Tchaikovsky, nella Manon Lescaut di Puccini e ha già in programma di cantare Wagner, interpretando la parte di Elsa del Lohengrin. «Sarà la prima volta che mi cimen- terò con Wagner, e probabilmente anche l’unica», taglia netto la Ne- trebko. L’affascinante e fotogenica cantan- te è apparsa in ritratti di tendenza su riviste a grandissima diffusione come Vogue Italia e Panorama. «So di avere un’immagine un po’ par- ticolare» dice. «Infatti non sono la classica interprete lirica che viene ripresa in foto con l’abito lungo». Dalle pagine delle copertine pati- nate appare alla stregua di indos- satrici di moda e attrici, in pose che mettono in risalto tutto il suo fascino e la sua eleganza. «Ma non abbiamo creato una ‘diva in jeans’ perché si vende bene…è successo tutto molto naturalmente. Ero molto giovane quando ho iniziato e mi piacciono molto le foto di moda», è il suo pensiero, che espri- me con larghi sorrisi. «Insomma, è successo e basta. Tutto questo gla- mour, la pubblicità per Chopard e così via». Quando dice “è successo e basta” sembra quasi che sia stato tutto fa- cile, ma interpretare se stesse in un lm di Hollywood ed essere paga- te per indossare gioielli e orologi non è certo la norma tra le cantan- ti liriche. Per molti anni ha lavo- rato a perfezionare la sua voce, con la consapevolezza che si tratta di un processo che non ha mai fine per i puntigliosi come lei, perché c’è sempre qualcosa che si può fare per migliorarsi. «So che cosa va bene per la mia voce, e mi rendo conto di quello che devo migliora- re». Soddisfatta, dice che i giorna- listi sono molto clementi con lei e di rado le capita di leggere una re- censione negativa. Poi però preci- sa: «A teatro mi portano un sacco di recensioni. In altri casi, invece, le nascondono e quando chiedo se va tutto bene, il direttore mi rispon- de di sì, mi dice che è andata bene, ma se non mi mostra le recensioni capisco al volo che c’è qualcosa che non va. Per fortuna non capita spes- so», sottolinea accompagnando la riflessione con un sospiro emble- matico. Quando parte in tournée spesso deve lasciare a casa, a New York, suo figlio Tiago, impegnato con la scuola. «Per me si tratta di una vera tortura. Devo sempre scegliere tra il mio lavoro e mio figlio. Non è af- fatto divertente». Dice di capire per- ché alcune cantanti abbiano scelto di non diventare madri, ma affer- ma di fare tutto ciò che le è possi- bile per trovare un giusto equili- brio tra la sua professione e la sua vita privata. «Non posso sicuramen- te dire addio alla mia carriera. Forse posso tagliare qualche impegno, perché faccio fin troppo. Ma non mi sento assolutamente di abban- donare tutto proprio adesso», si la- scia andare, quasi a cercare l’ap- provazione dell’interlocutore. «La vita mi ha dato tanto e non posso certo dire di aver finito. E non vo- glio occuparmi soltanto della mia famiglia: penso che se lo facessi, sarei punita». Preparato da Ayano Hodouchi LA ‘DIVA IN JEANS’ HA STUDIATO CON RENATA SCOTTO, È DIVENTATA UNA STAR E SI EMOZIONA OGNI VOLTA CHE CANTA IN ITALIA ANNA NETREBKO GETTY IMAGES/FOTOBANK

Upload: russiaoggi-russiaoggi

Post on 09-Mar-2016

214 views

Category:

Documents


0 download

DESCRIPTION

“Russia Oggi” è in un nuovo formato all’interno del quotidiano italiano La Repubblica L’inserto italiano di Rossiyskaya Gazeta, “Russia Oggi”, è in edicola oggi 18 ottobre 2012 all’interno di uno dei quotidiani italiani più autorevoli, La Repubblica: un inserto di 8 pagine, per una tiratura di 426mila copie.

TRANSCRIPT

Page 1: RussiaOggiOttobre2012

Il supplemento rientra nel progetto RUSSIA BEYOND THE HEADLINES, che pubblica inserti in diverse lingue, in allegato a The Daily Telegraph, The Washington Post, Le Figaro, El Pais, Süddeutsche Zeitung, Le Soir, La Nacion

GIOVEDÌ 18 OTTOBRE 2012

L’inserto è preparato e pubblicato da Rossiyskaya Gazeta (Russia) e non coinvolge le strutture giornalistiche ed editoriali de

A suo agio sul palcoscenico, tanto quanto sulla copertina di un gior-nale glamour. Anna Netrebko è una star internazionale della lirica, co-nosciuta ben oltre i confi ni del suo mondo. Si tratta di un’artista eclet-tica e sotto molti aspetti singolare: basti pensare che agli esordi puli-va i pavimenti del Teatro Mariin-sky (allora Kirov) di San Pietro-burgo per pagarsi gli studi al Con-servatorio cittadino.Domani tornerà alla Scala di Mi-lano, dopo il debutto dello scorso anno (nel ruolo di Donna Anna nel Don Giovanni di Mozart), per in-terpretare Mimì nella Bohème.«Per me è un grande onore canta-re in un teatro così ricca di storia e prestigio come La Scala; sto cer-cando di migliorare la conoscenza della vostra lingua per rendere al meglio», fa sapere l’artista. Al momento la Netrebko sta regi-strando un album di arie di Giu-seppe Verdi con Gianandrea Nose-da, direttore musicale del Teatro Regio di Torino. «Un lavoro magni-fi co, spero proprio che abbia suc-cesso», racconta con grande entu-siasmo. «Per me era naturale affi-darmi a un italiano: stiamo par-lando di una figura come Verdi», sorride. «È un Verdi arduo, quello del Don Carlo, del Macbeth, e stra-namente mi riesce molto bene. Non è neppure difficile per me… E poi il Trovatore, e una grande scena dall’Otello con il fantastico tenore Johan Botha, che dobbiamo anco-ra registrare». Le opere che elenca per lo più non appartengono al suo repertorio usuale, che si basa su ruoli più “leggeri”, come quelli di Mozart, Puccini e Donizetti. L’an-no scorso ha inaugurato la nuova stagione al Metropolitan Theatre di New York con l’Anna Bolena di Donizetti riscuotendo un grandis-simo successo di critica e di pub-blico, due aspetti che non sempre vanno a braccetto. Quest’anno ha incantato gli spettatori con la parte affascinante e irresistibile di Adina (nell’Elisir d’amore). Anna Netrebko oggi ha 41 anni e la sua voce versatile e limpida è leggermente cambiata rispetto alle esibizioni degli esordi, tanto da con-sentirle di avventurarsi in un re-pertorio più “mosso”, che esige un timbro più profondo e per certi versi anche più drammatico. Nella pros-sima stagione si esibirà nel ruolo di Tatiana nell’Evgeny Onegin di Tchaikovsky, nella Manon Lescaut di Puccini e ha già in programma di cantare Wagner, interpretando la parte di Elsa del Lohengrin. «Sarà la prima volta che mi cimen-terò con Wagner, e probabilmente anche l’unica», taglia netto la Ne-trebko. L’affascinante e fotogenica cantan-te è apparsa in ritratti di tendenza su riviste a grandissima diffusione come Vogue Italia e Panorama. «So di avere un’immagine un po’ par-ticolare» dice. «Infatti non sono la classica interprete lirica che viene ripresa in foto con l’abito lungo». Dalle pagine delle copertine pati-nate appare alla stregua di indos-satrici di moda e attrici, in pose che mettono in risalto tutto il suo fascino e la sua eleganza. «Ma non abbiamo creato una ‘diva in jeans’ perché si vende bene…è successo tutto molto naturalmente. Ero molto giovane quando ho iniziato e mi piacciono molto le foto di

moda», è il suo pensiero, che espri-me con larghi sorrisi. «Insomma, è successo e basta. Tutto questo gla-mour, la pubblicità per Chopard e così via». Quando dice “è successo e basta” sembra quasi che sia stato tutto fa-cile, ma interpretare se stesse in un fi lm di Hollywood ed essere paga-te per indossare gioielli e orologi non è certo la norma tra le cantan-ti liriche. Per molti anni ha lavo-rato a perfezionare la sua voce, con la consapevolezza che si tratta di un processo che non ha mai fi ne per i puntigliosi come lei, perché c’è sempre qualcosa che si può fare per migliorarsi. «So che cosa va bene per la mia voce, e mi rendo conto di quello che devo migliora-re». Soddisfatta, dice che i giorna-listi sono molto clementi con lei e di rado le capita di leggere una re-censione negativa. Poi però preci-sa: «A teatro mi portano un sacco di recensioni. In altri casi, invece, le nascondono e quando chiedo se va tutto bene, il direttore mi rispon-de di sì, mi dice che è andata bene, ma se non mi mostra le recensioni capisco al volo che c’è qualcosa che non va. Per fortuna non capita spes-so», sottolinea accompagnando la riflessione con un sospiro emble-matico.Quando parte in tournée spesso deve lasciare a casa, a New York, suo fi glio Tiago, impegnato con la scuola. «Per me si tratta di una vera tortura. Devo sempre scegliere tra il mio lavoro e mio fi glio. Non è af-fatto divertente». Dice di capire per-ché alcune cantanti abbiano scelto di non diventare madri, ma affer-ma di fare tutto ciò che le è possi-bile per trovare un giusto equili-brio tra la sua professione e la sua vita privata. «Non posso sicuramen-te dire addio alla mia carriera. Forse posso tagliare qualche impegno, perché faccio fi n troppo. Ma non mi sento assolutamente di abban-donare tutto proprio adesso», si la-scia andare, quasi a cercare l’ap-provazione dell’interlocutore. «La vita mi ha dato tanto e non posso certo dire di aver fi nito. E non vo-glio occuparmi soltanto della mia famiglia: penso che se lo facessi, sarei punita».

Preparato da Ayano Hodouchi

LA ‘DIVA IN JEANS’ HA STUDIATO

CON RENATA SCOTTO, È DIVENTATA

UNA STAR E SI EMOZIONA OGNI

VOLTA CHE CANTA IN ITALIA

ANNA NETREBKO

GETTY IMAGES/FOTOBANK

Page 2: RussiaOggiOttobre2012

02 RUSSIA OGGI WWW.RUSSIAOGGI.IT

SUPPLEMENTO A PAGAMENTO REALIZZATO DA ‘ROSSIYSKAYA GAZETA’ (RUSSIA)Internazionale

IL COMMENTO

L’Ue, la Federazione e lo scudo antimissile degli Stati Uniti

Gli esperti sono convinti che la parte euro-pea dello scudo americano non sia soltanto inefficace, ma anche fonte di inutili tensioni nella regione. Il Ministero degli Esteri russo

ha rilasciato una dichiarazione, riassumibile nel con-cetto che Russia e Usa possono comunque trovare un accordo. «C’è ancora tempo per giungere a un’intesa – ha detto il viceministro degli Esteri Sergei Rjabkov –, ma non è illimitato, e quando inizierà la realizzazio-ne della terza fase, secondo un approccio di adatta-mento a tappe in merito alla costruzione (statuniten-se) di un sistema globale di difesa antimissile, per noi le cose potranno cambiare». A detta del viceministro, per fare in modo che non succeda, Mosca propone ai partner di fornire garanzie, giuridicamente vincolanti, per non indirizzare il sistema antimissile contro di essa.

In caso contrario, gli Stati Uniti dovranno fare i conti con una serie di “misure di compensazione” da parte della Russia. Quest’anno gli americani hanno investito nel sistema più di dieci miliardi di dollari. Nel rendicon-to del bilancio del Pentagono si afferma che «median-te il supporto del programma di difesa antimissile, l’Am-ministrazione di Obama contribuisce alla stabilità mondiale. Tale sistema difenderà gli Stati Uniti e i loro alleati dagli attacchi causati da missili balistici con te-state nucleari o equipaggiati senza dispositivi nuclea-ri». Per questo propone di dotarsi di 46 missili antimis-sili SM-3 “Blok-1B” con base marittima, di continuare il processo di modernizzazione affinché possano essere posizionati sulla terraferma e infine di acquistare i mezzi materiali per la costruzione della rampa di lancio per la batteria antimissile “SM-3” in Romania. Nel frattem-po lo scudo spaziale in Europa rimane per Mosca la principale causa di malcontento. Il livello di irritazione della Federazione non dipende dai cambiamenti nell’ar-chitettura dei mezzi americani. Il programma dell’Am-

ministrazione Bush prevedeva di posizionare in Polo-nia dieci missili intercettori con base terrestre, teoricamente in grado di contrastare, seppur con qual-che limite, le forze strategiche russe, missilistiche e nu-cleari. Barack Obama ha “corretto” Bush junior, così l’Europa farà per ora a meno dei mezzi destinati all’in-tercettazione dei missili tattici e tattico-operativi. «Vo-gliamo che il sistema sia trasparente, che la Federa-zione russa sia realmente convinta che verrà costruito per gli scopi annunciati. Per questo diamo la possibi-lità di verificarlo», ha detto Radoslav Sikorski, ministro degli Esteri polacco. Dal canto suo, il Segretario di stato americano Hillary Clinton ha rilevato che il sistema «è di carattere puramente difensivo e non rappresenta una minaccia per la Russia». Le garanzie sono invece richieste soltanto agli Stati Uniti: si tratterebbe di un’a-zione politica, volta a dimostrare il riconoscimento ame-ricano della Russia come partner militare ed econo-mico. Intanto la reale efficacia dello scudo americano nella sua “realizzazione polacca” suscita molte per-

plessità. Il presidente della Polonia, Bronislav Komo-rovski, ne ha parlato in un’intervista al giornale Wprost, all’inizio dello scorso agosto. «La Polonia deve neces-sariamente realizzare un proprio programma di difesa antimissile che faccia parte del sistema Nato; la parte-cipazione al progetto americano è stato un errore». Una piccola unità di militari è impegnata nella direzio-ne dello scudo europeo. Qui vengono raccolti e ana-lizzati i dati sul possibile lancio dei missili. Ma in caso di pericolo, nessuno può schiacciare il pulsante rosso. Non c’è neppure alcuna certezza che una difesa mis-silistica europea pienamente sviluppata risulti efficace. Avverte l’esperto tedesco Oliver Mayer, analista dell’I-stituto di ricerca dei problemi del mondo e della poli-tica (ente che ha sede ad Amburgo): «La fase critica inizierà nel 2018, quando un nuovo sistema antimissi-le verrà equipaggiato per l’abbattimento di missili a lunga gittata. E non c’è alcuna garanzia che sarà in grado di funzionare». Parole che dovrebbero far riflet-tere tutti.

Andrei

KisljakovANALISTA

QUESTIONE ARABA

ANDREI ILJASHENKORUSSIA OGGI

Il conflitto in Siria vede la Federazione

e l’Occidente su posizioni opposte.

Un braccio di ferro che si prolunga nel

tempo, mentre la situazione in Medio

Oriente si infiamma sempre più.

I politologi russi e il Ministero degli Este-ri della Federazione considerano la pri-mavera araba come l’esito di confl itti sociali radicati in Medio Oriente. I re-gimi autoritari che hanno sovvertito le monarchie di Egitto, Siria e Libia, du-rante la loro esistenza quasi quaranten-nale, non sono stati in grado di assicu-rare né il progresso, né la giustizia so-ciale. Da qui la rivolta di piazza Tahrir in Egitto, le manifestazioni di piazza a Tunisi e le proteste in Siria e Libia. «Le vicende del Medio Oriente hanno un’o-rigine socio-politica», spiega il diretto-re del Dipartimento del Medio Oriente e dell’Africa Settentrionale, Sergei Ver-shinin. In Egitto, gli islamici moderati hanno ceduto il posto nelle prigioni all’ex presidente Hosni Mubarak. Il leader li-bico Muammar Gheddafi è stato vitti-ma di una giustizia sommaria. Il presi-dente tunisino Ben Ali è stato condan-nato in contumacia all’ergastolo. Il pre-sidente yemenita Ali Abdallah Saleh, dopo essere scampato a un attentato, si è rifugiato negli Stati Uniti. In queste nazioni e in tutti gli altri Paesi dove sono presenti delle comunità islamiche – dall’Oceano Atlantico al Pacifico – hanno avuto luogo violente proteste an-ti-americane.

Lo scorso febbraio, poco prima delle elezioni, il futuro Presidente della Fe-derazione Russa Vladimir Putin scri-veva in un articolo: «La Russia è sem-pre stata in buoni rapporti con gli espo-nenti dell’Islam moderato, che hanno una visione del mondo affine a quella dei musulmani russi, e siamo pronti a intensificare i nostri contatti anche nella situazione attuale. Siamo inte-

ressati a incrementare le relazioni po-litiche ed economico-commerciali con tutti i Paesi arabi turbati da un perio-do di gravi sconvolgimenti».

È questo l’approccio pragmatico che Mosca, dopo essersi liberata dalle bri-glie ideologiche e dalle ambizioni ge-opolitiche sovietiche, tende ora ad avere col mondo esterno. Per la Russia, Paese dove le comunità musulmane sono ra-dicate da secoli, concentrate in aree cruciali come il Volga e il Caucaso, avere buoni rapporti col mondo islamico è necessario.

L’acuta crisi politica interna in Siria ha cam-biato il nostro modo di rapportarci con una serie di Paesi arabi, tra cui l’Arabia Saudita e il Qatar, mettendo in evidenza le già note divergenze di approccio tra noi e loro”

Le relazioni con l’altro gruppo di Stati mediorientali (le monarchie del Golfo Persico) però sono diventate nell’ultimo anno più problematiche. Questi Paesi non hanno ancora su-perato la crisi provocata dal rove-sciamento dei regimi e dai colpi di Stato militari. La loro peculiarità sto-rica di nazioni composte da un in-sieme di tribù beduine e il benessere economico costruito sul petrolio hanno consolidato quei sistemi poli-tici assolutisti, nonostante la prima-vera araba.

L’attuale situazione suscita grandi preoccupazioni. Dopo l’uccisione dell’ambasciatore americano in Libia, Putin ha detto di temere che l’intera regione possa precipitare nel caos. Per questo motivo, la collaborazione rus-so-americana nella regione diventa fon-damentale.

Tra cooperazione e non ingerenzaINTERVISTA SERGEI LAVROV

A colloquio con il ministro degli Este-

ri russo.

Nel suo intervento all’Assemblea Gene-

rale dell’Onu, ha parlato dell’inammissi-

bilità di ogni ingerenza negli affari interni

degli Stati. Vale solo per gli avvenimenti

nel Vicino Oriente o anche per la Russia?

Il principio di non ingerenza negli af-fari interni degli Stati è scritto nello Statuto dell’Onu. È un postulato fon-damentale, un principio su cui si fonda il diritto internazionale. Se permettia-mo di infrangerlo o di prendere alla

leggera la sua violazione, ci sarà una reazione a catena. Il mondo sprofon-derà nel caos, come possiamo già ve-dere nel Vicino Oriente.

Considerando le divergenze tra Russia e

Usa su una serie di questioni - la difesa an-

timissilistica, i temi della protezione dei

diritti umani e dei rapporti internazionali

- si può dire che il “reset” è fallito?

La direzione che fu scelta allora, quel-la della cooperazione, si è rivelata giu-sta. Abbiamo ampliato il dialogo bi-laterale ottenendo importanti risulta-

ti. Naturalmente, ci sono anche diver-si problemi. Per esempio, le decisioni americane purtroppo vengono prese senza considerare i nostri interessi. A proposito del “reset”, considerando che il termine proviene dal mondo dei com-puter, appare subito chiaro che non può durare troppo a lungo. Altrimen-ti non si tratta più di resettare, ma di un baco nel programma. Non bisogna fi ssarsi sul nome delle diverse tappe del processo. È meglio pensare a come sviluppare i rapporti.

Come evolverà la situazione in Siria?

Ci sono due possibilità. Se le rassicu-razioni sul fatto che la priorità nume-ro uno adesso è salvare vite umane sono sincere, allora bisogna portare a com-pimento gli accordi di Ginevra. Ossia, costringere tutti a deporre le armi e sedersi al tavolo delle trattative. Se in-vece la priorità numero uno è abbat-tere il regime e Bashar Assad, allora noi non potremo essere di alcun aiuto. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu non si occupa di questo, per defi nizione. Si tratterebbe di un’istigazione a conti-nuare una guerra fratricida, e noi do-vremmo semplicemente capire che il prezzo da pagare per questa ossessio-ne geopolitica di sostituire il regime esistente in Siria è di migliaia di vite umane. Parlando con i miei colleghi ho perce-pito che si rendono conto dell’inesi-stenza di alternative a questi due sce-nari, eppure non sono ancora pronti a rinunciare al proprio sogno geopoliti-co. Questo mi rattrista.

Preparato daElena Chernenko/Kommersant

GETTY

IMA

GES/FO

TOB

AN

K(2)

Page 3: RussiaOggiOttobre2012

03RUSSIA OGGI WWW.RUSSIAOGGI.IT

SUPPLEMENTO A PAGAMENTO REALIZZATO DA ‘ROSSIYSKAYA GAZETA’ (RUSSIA) Energia

IL COMMENTO

Il clima, l’atomo e il futuro dell’energia

La rotta del gas che unisce l’Europa

Èarrivato l’autunno in Europa, ma non si è ancora visto il vero freddo, per cui l’emergenza gas resta un ricordo lon-tano. Intanto cresce l’attesa per il lancio del progetto South Stream, l’infrastruttura destinata a percorrere i fondali del

Mar Nero per servire un Vecchio Continente che chiede forniture per le sue industrie e le sue famiglie. Per la fine di novembre si as-petta la decisione finale sul tracciato, anche se le linee guida non dovrebbero riservare grandi sorprese. Ci sono già accordi inter-governativi tra Russia e Bulgaria, Serbia, Ungheria, Grecia, Slove-nia, Intanto, l’8 ottobre è partita la seconda linea del gasdotto Nord Stream, che unisce la Russia e la Germania attraverso il Baltico. Un intervento che consente di raddoppiare la capacità di trasmis-sione a 55 miliardi di mc l’anno. «L’avvio della seconda linea av-viene nel perfetto rispetto dei tempi e del budget previsti, esat-tamente dopo 30 mesi dall’entrata in funzione della prima», sottolinea il presidente della società Nord Stream, l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder. E si pensa già di realizzare un’altra linea o una bretella verso il Regno Unito, che amplierebbe la rete verso Nord. Quindi la ragnatela di Gazprom si estende all’intera Europa, con l’obiettivo di assoggettarla alla sua influenza? Questa chiave di lettura, per quanto sostenuta da diversi analisti, è forzata. I gas-dotti sono costruiti con i soldi di Gazprom e di altri azionisti pri-vati che hanno scelto liberamente di consorziarsi. Il marchio del colosso russo serve semplicemente come garanzia che ci sarà gas a sufficienza per riempirli. Piuttosto qualcuno fa notare che queste grandi infrastrutture, progettate nella fase pre-crisi, ora devono fare i conti con un contesto economico profondamente cambia-to. E non è detto che la loro attività a regime ridotto si riveli real-mente profittevole.

Evgeny

UtkinANALISTA

LUIGI DELL’OLIORUSSIA OGGI

ANDREI REZNICHENKO RUSSIA OGGI

Fervono i preparativi in vista della

Task Force italia-Russia (23-26

ottobre) su piccole e medie imprese e

i distretti. Obiettivo: puntare sulle

alleanze tra le aziende dei due Paesi.

Il disastro giapponese di Fukushima

sta spingendo molti Paesi a un

ripensamento sul nucleare. Così In

Bulgaria, dove la Rosatom ha avviato

una causa per danni.

La crisi non ferma la voglia di tessere relazioni internazionali con l’obietti-vo di trovare nuovi canali di sviluppo del business. Dal 23 al 26 ottobre nelle Marche si svolgerà la 21esima edizio-ne della Task Force Italia-Russia per lo sviluppo delle pmi e dei distretti, un’iniziativa che chiama a raccolta non solo le istituzioni politiche ed econo-miche dei due Paesi, ma anche gli im-prenditori impegnati in progetti di partnership, o quanto meno interessa-ti a muoversi in questa direzione.

Gli ambiti oggetto di convegni, ta-vole rotonde e approfondimenti bila-terali spaziano dalle energie da fonti tradizionali e alternative alle tecnolo-gie relative al risparmio energetico, dalla depurazione delle acque e trat-tamento dei rifi uti alla meccanica leg-gera, senza trascurare le nuove tecno-logie nei settori dell’edilizia e la logi-stica, con particolare riguardo ai tra-sporti e ai terminali fl uviali. L’organiz-zazione, che vede coinvolti il Ministero dello Sviluppo Economico italiano, la Rappresentanza Commerciale della Fe-derazione russa in Italia, la regione Mar-che e Ice (l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione), annoverà la presentazione di circa tren-ta progetti russi, che potranno racco-gliere manifestazioni di interesse da parte degli imprenditori dello Stivale.

I pareri di alcuni tra i cinquecento partecipanti possono aiutare a coglie-re meglio di qualsiasi analisi fatta a monte lo spirito dell’iniziativa. «La Task Force ha un focus sulle piccole e medie imprese, che ci sembra molto interes-sante», commenta Barbara Covili, am-ministratore unico dell’azienda mila-nese Clickutility on Earth. «Per le gran-di aziende italiane non è difficile sbar-care in mercati nuovi, perché hanno le capacità economiche per farlo da sole, per le pmi invece il discorso è comple-tamente diverso». Una posizione in linea con quella manifestata da altri imprenditori italiani che vorrebbero tentare la strada dell’espansione all’e-stero, consapevoli della stagnazione del mercato interno, ma che fi nora sono stati frenati in tal senso dalle difficol-tà di muoversi in proprio, senza poter contare su un’adeguata struttura fi -

nanziaria e sul fronte delle competen-ze professionali. «La mia società par-tecipa alla Task Force presentando un progetto completamente incentrato sull’esportazione di conoscenze tecno-logiche al servizio della smart city», aggiunge Covili.

Per Artemi Kyzlasov, direttore gene-rale della Zona economica speciale Ti-tanium Valley spa, l’appuntamento mar-chigiano sarà l’occasione per presen-tare l’iniziativa volta ad attrarre azien-de straniere per migliorare la produ-zione nella regione degli Urali. «Il road show in Italia ci consente di far cono-scere alle industrie italiane i vantaggi della nostra piattaforma», spiega Kyzla-sov. «La nostra esperienza dimostra che un road show di alto livello è in grado di attirare nell’arco di due giorni anche cento aziende; con il 30 per cento di esse le relazioni continuano in seguito, trasformandosi progressivamente in

vere e proprie collaborazioni». Elena Kuleshina, che rappresenta l’azienda Elektrostal, spiega la partecipazione all’evento con la volontà di «cercare nuovi mercati per la nostra produzio-ne. In tal senso, l’Italia rappresenta uno sbocco molto importante. Ci auguria-mo che la Task Force ci aiuti a stabili-re nuovi rapporti commerciali». Infi ne per Ruslan Gajnetdinov, direttore del Dipartimento dello Sviluppo economi-co e dell’Impresa presso il Ministero dell’Economia della regione di Ulia-nov, la sua presenza sarà fi nalizzata soprattutto alla ricerca di nuovi con-tatti. «Puntiamo a dar seguito al dia-logo avviato a distanza tra gli impren-ditori dei due Paesi», spiega, indican-do un esempio di progetto che vede già al lavoro imprese italiane e russe quel-lo relativo allo sviluppo della zona por-tuale situata vicino al porto fl uviale di Ulianovsk.

Il fronte delle pmi sfida la crisi

La crisi nucleare di Fukushima, in Giappone, ha costretto molti governi a rimettere in discussione gli investi-menti nell’energia nucleare. La paura verso l’atomo deve comunque fare i conti nel Vecchio Continente con il piano Euro 2020, che stabilisce una serie di obiettivi per l’efficienza ener-getica, tra cui una riduzione del 20 per cento delle emissioni di gas. Le cen-trali nucleari non emettono Co2, il che signifi ca che potrebbero aiutare i go-verni a raggiungere questo obiettivo. Un passaggio al carbone e al gas per la produzione di energia elettrica po-trebbe annullare tutti gli sforzi globa-li per combattere la minaccia di cam-biamenti climatici, i cui effetti, come il caldo anomalo, le inondazioni, le tem-peste e la siccità hanno già portato di-versi governi nazionali a scelte conse-guenti in tema di mix energetico.Nell’Europa orientale la situazione non è ancora chiara. La decisione della Bul-garia di abbandonare la costruzione della centrale nucleare di Belene, cui stava pensando la russa Rosatom, ha

causato tensioni politiche con la Rus-sia. Lo stop è arrivato perché si teme che la regione individuata per il sito nucleare sia a rischio terremoti. Anche se la centrale era stata progettata con un reattore di terza generazione, rite-nuto sicuro e rispondente agli stan-dard europei. Secondo il governo bul-garo, la ragione principale dello stop è la mancanza di fondi per la costru-zione. Tuttavia, dato che Rosatom si offriva di coprire tra il 70 e il 100 per cento dei costi, questa spiegazione non sembra reggere. E Rosatom ora vuole recuperare gli 1,3 miliardi di dollari già spesi.A dire il vero, il progetto non è del tutto tramontato. Un sostegno impre-visto è arrivato dall’ex primo ministro Simeone II, re di Bulgaria tra il 1943-46, che ritiene poco saggio abbando-nare l’idea dell’impianto di Belene, dato che un numero crescente di Paesi vi-cini alla Bulgaria sta costruendo nuovi reattori nucleari, sulla spinta delle pro-spettive economiche e delle previsioni di consumo energetico nei prossimi de-cenni. La Romania, per esempio, ha già completato le prime due unità della sua centrale nucleare di Cernavoda e ha ottenuto l’approvazione da parte dell’Unione europea per la costruzio-ne di due reattori. Anche la Turchia intende costruire una centrale nucle-are con l’obiettivo di esportare energia

elettrica verso i Paesi confi nanti. Se Sofi a staccasse defi nitivamente la spina al progetto, potrebbe ritrovarsi in una depressione economica peggiore. di quella attuale. Senza un adeguato tra-de-off, infatti, la Bulgaria rischia di perdere competitività e aumentare la sua dipendenza dalle forniture inter-nazionali. Un aspetto che la sta spin-gendo a riconsiderare le valutazioni fatte fi no a questo momento, anche in chiave geopolitica.

Il tema principale

della tavola ro-

tonda bilaterale

sarà l’energia da

fonti tradizionali

e alternative

Lotta di potere:

Rosatom chiede

un risarcimento

sull’incompiuta

centrale nucleare

di Belene, in Bul-

garia

UFF

ICIO

STA

MPA

ITA

R-T

ASS

Page 4: RussiaOggiOttobre2012

04 RUSSIA OGGI WWW.RUSSIAOGGI.IT

SUPPLEMENTO A PAGAMENTO REALIZZATO DA ‘ROSSIYSKAYA GAZETA’ (RUSSIA)Società

sento un po’ russa anch’io».La sua è una storia come tante, che si perde tra i fascicoli degli innu-merevoli processi di adozione portati a termine in Italia. «È necessario essere molto informati per trovare la strada più breve da percorrere», racconta. Due anni e mezzo di attese, colloqui e test, ma anche di emozioni e speranze, fi no a quel mini corso di russo per imparare a dire “pri-vet”. «Ci vuole intraprendenza – con-fessa -. Come per tutte le cose im-portanti, è necessario lottare, e non scoraggiarsi». Con l’accordo bilaterale si è cercato di snellire l’iter, che in Italia viene gestito dagli enti autorizzati dalla Commissione per le adozioni inter-nazionali. «Qualche vantaggio, c’è stato - prosegue -. Ad esempio, al posto di diversi incontri, brevi e spez-zati in Russia, c’è un un viaggio unico più lungo». La donna ricorda il primo incontro con il bambino: «Siamo at-terrati in Russia in mezzo a una bu-fera di neve. E nostro fi glio, che all’e-poca aveva un anno e otto mesi, era stato preparato dagli operatori russi ad attendere l’arrivo di mamma e papà». Dopo tre viaggi nella Fede-razione e numerosi incontri con gli operatori, fi nalmente l’atteso arrivo del bambino in Italia. Era il periodo di Natale, e lungo le strade si respirava il profumo delle caldarroste. «Il bambino è entrato in casa con occhi curiosi, esploran-do l’ambiente così come fanno tutti i bambini quando si ritrovano in una situazione nuova. È stato comunque un momento molto naturale». Non sono mancati, infi ne, premurosi ac-corgimenti: «Abbiamo cercato di ri-produrre, per quanto possibile, la stanzetta dove dormiva in Russia. E abbiamo evitato di andare in vacan-za, permettendo così a nostro fi glio di abituarsi in maniera graduale al cambiamento che lo ha portato a far parte della nostra vita».

Preparato daLucia Bellinello

Fermata Porta Furba-Quadraro della metro A di Roma. Oxana Corso, me-daglia d’argento alle ParaOlimpiadi di Londra nei 100 e nei 200 metri ca-tegoria T35 (dedicata ad atleti con di-sabilità cerebrali), ha vissuto quattor-dici dei suoi diciassette anni con mamma Angela, papà Piero e Olga, la sorella quattordicenne arrivata con lei dalla Russia, in un appartamento al quinto piano di un condominio dell’omonima borgata romana che punteggia via Tuscolana.

Prima di allora la casa di Oxana e Olga era stata l’orfanotrofi o numero 5 di San Pietroburgo. Fu lì che nel settembre 1998 Angela e Piero conob-bero le loro fi glie. Una storia di ado-zione come tante in quegli anni, Du-rante i quali non c’era ancora un albo degli enti autorizzati. Tutto era lascia-to alla singola iniziativa e all’incon-tro fortunato con chi poteva fare da mediatore tra i genitori “sulla carta” e i loro potenziali fi gli.

In questa storia quel mediatore ri-

MARIELLA CARUSORUSSIA OGGI

La tenacia di due genitori romani.

Che hanno da poco festeggiato le due

medaglie d’argento conquistate alle

Paralimpiadi di Londra dalla loro figlia

Oxana Corso.

Sono trascorsi quattro anni da quan-do è stato sottoscritto l’accordo bila-terale tra la Federazione russa e l’Ita-lia in materia di adozioni internazio-nali. Un documento di 12 pagine che, attraverso 19 articoli, cerca di snellire un iter che può durare diversi anni, e costare alle coppie italiane svariate migliaia di euro. In un Paese che solo nel 2011 ha adot-tato 781 bambini russi (quasi 6mila nel periodo compreso tra il 2000 e il 2006, mentre in totale sono circa 140mila quelli che restano negli orfa-notrofi in attesa di una famiglia), la necessità di facilitare il percorso di adozione si è fatta sempre più pres-sante. Tanto da portare alla sottoscri-zione di un documento, fi rmato a Mosca dopo tre anni di trattative il 6 novem-bre 2008 ed entrato in vigore l’anno successivo. Un testo che oggi fa scuo-la, studiato con interesse anche da altri Paesi, a cominciare dalla Spagna. Una cura dimagrante che assegna all’Ita-lia e alla Russia un primato di effi-cienza su questo fronte. Tracciato il sentiero per una migliore collaborazione, è però necessario in-tervenire laddove la burocrazia non si dimostra uno strumento a tu-tela del minore, ma una trave posta di traverso tra le ruote dei co-niugi adottanti.

LUC

A FER

RA

RI(3)

La burocrazia e chi non vuolegettare la spugna Innanzitutto, conoscere bene le re-gole del gioco. E non gettare la spu-gna. Silvia (nome di fantasia), un’af-fermata professionista del Nord Est, ci ha messo due anni e mezzo prima di portare a termine, insieme al ma-rito, la sua personale sfi da con l’a-dozione internazionale. Una parti-ta che si gioca sul campo della bu-rocrazia e dell’emozione, in equili-brio spesso instabile fra ansie, ti-mori e nodi amministrativi diffici-li da sciogliere. A fare luce sul tortuoso cammino di Silvia e suo marito, conclusosi a Natale 2010 con l’arrivo del loro fi glio dalla Rus-siail nuovo accordo bilaterale tra la Federazione e l’Italia. «Il nostro è stato un iter relativamente breve, segnato dalla fi rma del documento tra i due Paesi». Così, dopo innu-merevoli code agli sportelli, esami nelle cliniche mediche e alcuni viag-gi nella Federazione, Silvia ha vinto la sua battaglia. E confessa: «Da quando è arrivato mio figlio, mi

Page 5: RussiaOggiOttobre2012

05RUSSIA OGGI WWW.RUSSIAOGGI.IT

SUPPLEMENTO A PAGAMENTO REALIZZATO DA ‘ROSSIYSKAYA GAZETA’ (RUSSIA) Società

sponde al nome di Tatiana. «È stata una fortuna averla incontrata», rac-contano Angela e Piero. Lei, seduta sul divano del salotto di casa nel quale troneggiano le foto di Oxana e Olga (anche lei atleta tesserata nella Cariri Rieti), e lui in piedi, orgoglioso di mo-strare trofei, coppe e, naturalmente, quelle due medaglie d’argento conqui-state a Londra dalla fi glia più grande.

«Ci eravamo attivati per un’adozio-ne in Perù, quando un’altra coppia che aveva adottato un minore in Rus-sia ci fece conoscere Tatiana. CCi ha assistito nelle pratiche, ci ha fatto da interprete e poi ci parlò della possi-bile adozione di Olga, una bambina di sette mesi che si trovava in un or-fanotrofi o a San Pietroburgo. Andam-mo a conoscerla. Nello stesso periodo c’era lì una coppia che avrebbe dovu-to adottare Oxana, sorella naturale di Olga. Oxana aveva due anni e sette mesi, aveva trascorso due anni in ospe-dale per un problema al piede destro. L’accoppiamento andò male. Ce lo rac-contarono e noi demmo subito la no-stra disponibilità ad adottare entram-be le sorelle».

La scintilla già scattata con la pic-cola Olga si ripeté anche per Oxana. «Quando la vidi nel corridoio dell’or-fanotrofi o, Oxana si girò e mi disse: ‘Papi’ e da quel momento nessuno

avrebbe potuto più togliermi mia fi -glia», continua con un pizzico di com-mozione Piero, che in quel lontano 1998 lavorava come cuoco e oggi fa il tassista. Cambiamenti anche per An-gela, che all’arrivo delle bimbe smise di fare la parrucchiera per dedicarsi completamente a loro.

«Quando arrivammo a San Pietro-burgo rimanemmo impressionati da

tutti quei bambini soli, dalla povertà che si respirava appena fuori dal cen-tro. Nell’orfanatrofi o mancava di tutto - continua papà Pietro -. Ogni volta che andavamo a trovare le nostre fi -glie portavamo sempre dei doni anche a tutti gli altri: una volta compram-mo 25 chilogrammi di banane e un’al-tra volta quattro termosifoni portati-li e altro ancora. Tra mediazioni, do-cumenti, regali, viaggi per l’adozione abbiamo speso cento milioni delle vec-chie lire… ma, guardando indietro, resto convinto che ne sia valsa dav-vero la pena».

La procedura non fu semplice. «Quando tornammo a San Pietrobur-go per portare a casa le nostre bam-bine, avevo imparato alcune parole

russe per parlare con Oxana», aggiun-ge tornando a quei giorni «Ma da quel momento lei non ha più voluto pronunciare una parola in lingua russa». In Italia il problema di Oxana si rivelò più grave di quanto fosse stato rivelato alla famiglia. «Alla prima vi-sita in Italia, il professor Pierro ci spie-gò che si trattava di un problema serio, di una cerebrolesione. Oxana fu ope-rata tre volte in sette mesi, portò il tutore per anni. Ma non si è mai ab-battuta», continuano Angela e Piero.

Oggi Oxana e Olga, sono due ado-lescenti romane che crescono con la giusta serenità familiare. «Vinco per-ché in gara mi diverto e vi partecipo con il sorriso sulle labbra», ha sotto-lineato Oxana, tesserata per la Us Acli Terzo Millennio, dopo aver conqui-stato la seconda medaglia d’argento a Londra.

Una frase incorniciata nel salotto di casa Corso. Una serenità che sarà davvero completa quando, fra qual-che anno, tutta la famiglia Corso farà un viaggio fino a San Pietroburgo: «Perché ci piacerebbe che le nostre ragazze conoscano il posto da dove arrivano», concludono i due genitori. Il successo è anche un po’ loro, che in questi anni non si sono mai persi d’a-nimo quando si è trattato di affron-tare le difficoltà.

STRADASTRADA

PER PER LELE ADOZIONI ADOZIONI

Prima della firma dell’accordo bilaterale italo-russo, l’infor-mazione in merito all’adozione internazionale era piut-tosto scarsa. Si conoscevano principalmente gli aspetti negativi, legati soprattutto ai casi di maltrattamenti avve-

nuti negli Stati Uniti ai danni di alcuni minori. Ora, dopo la sottos-crizione del documento, c’è sicuramente più informazione, anche se la situazione in concreto non è cambiata molto. Da un certo punto di vista l’accordo tra i due Paesi si è rivelato un enorme passo in avanti: innanzitutto perché è stato il primo a essere si-glato e poi perché ha permesso di stabilire alcuni punti cardine sui quali lavorare, spianando la strada per la realizzazione di nuovi documenti con altri Stati. Ma se guardiamo la situazione più da vicino, ci si accorge che in concreto non si sono ottenuti grandi vantaggi. Speravamo che con la firma dell’accordo potesse au-mentare l’omogeneità nella produzione dei documenti da pres-entare durante l’iter adottivo. Ogni regione, invece, continua a fare a modo suo, con regole che spesso variano da luogo a luogo. Gli esami medici realizzati in Italia, per esempio, adesso in Russia non vengono riconosciuti, ed è necessario sottoporre la coppia a nuovi test nella Federazione. Inoltre la legge sulle adozioni russa si sta facendo sempre più severa e, se da un lato l’accordo bilaterale doveva servire per snellire le procedure, dall’altro non poteva che essere un documento a maggior tutela dei diritti del minore. Con conseguenti paletti sempre più rigidi. Ed ecco l’intoppo: come in tutte le fasi sperimentali, è necessario essere molto prudenti. Ca-pita quindi che i giudici non si fidino degli attestati rilasciati in Ita-lia, pretendendo così che vengano ripetuti anche in Russia. Si sta ovviamente lavorando per limare tutti gli spigoli che si sono crea-ti. Ma ci vorrà del tempo. Intanto il Ministero continua a convocarci per ascoltare le nostre opi-nioni e prendere nota delle difficoltà che si incontrano quotidiana-mente. Anche dalla parte italiana è stato fatto un grosso lavoro e si sono impegnate molte risorse. Ma le cose ancora da fare restano tante. Soprattutto perché, a mio parere, c’è un po’ di delusione in merito ai risultati finora raggiunti. Sos Bambino è stato il primo ente ad essere accreditato in Russia, e in tutti questi anni abbiamo visto molti cambiamenti. La difesa dei diritti dei minori resta per tutti una priorità, e in questo senso l’accordo si dimostra uno strumento va-lido per tutelarne i diritti, agevolando l’adozione. Abbiamo comun-que bisogno dell’impegno dello Stato per supportare le famiglie in questo iter adottivo, snellendo un processo che viene ostacolato, tra le tante cose, anche dall’enorme estensione di un Paese che non fa-cilita l’applicazione omogenea di tutte le regole.

L’autore è Capo rappresentanza di Sos Bambino a Mosca

LALA NUOVANUOVA

In alto, a sinistra

Oxana Corso da-

vanti alle sue me-

daglie. Sotto, la

famiglia Corso:

Olga (a sinistra) e

Oxana (al centro)

con la mamma

Angela. A destra,

mamma Angela e

papà Piero

" Sono state gettate le basi per una collaborazione più proficua e questo è sicuramente il primo ele-

mento positivo dell’accordo. Ci sarebbe-ro alcuni punti da definire e correggere, per migliorare un documento che ha tut-te le carte in regola per fare da modello anche ad altri Paesi”

" All’interno di questo accordo qua-dro sarebbe necessario lavorare sulle singole fasi del procedimen-

to adottivo, per apportare effettivamente quelle migliorie che potrebbero, nel con-creto, snellire l’iter e ridurne le difficoltà”

LE IMPRESSIONI

Egles Bozzo

PRESIDENTE DELL’ENTE AUTORIZZATO SOS BAMBINO

GETTY IMAGES/FOTOBANK

Julia

Kalinina ESPERTO

IL COMMENTO

L’incertezza delle regolee i danni per i minori

Page 6: RussiaOggiOttobre2012

06 RUSSIA OGGI WWW.RUSSIAOGGI.IT

SUPPLEMENTO A PAGAMENTO REALIZZATO DA ‘ROSSIYSKAYA GAZETA’ (RUSSIA)Arte

Non è così facile fare il lavoro che piace. Bisogna superare decine di ostacoli e risolvere

centinaia di problemi: economici, morali, creativi. E decidere se rassegnarsi alle criticità

o se abituarsi al fatto che esistono, ogni giorno si fanno sentire, fanno affievolire le speranze,

ma al tempo stesso sono una fonte di ispirazione. I giovani provano a trovare ispirazione

in qualsiasi cosa.

Tra creatività e sentimenti, pregiudizi e mancanza di soldi.

C’è uno spiffero. Un piede della pol-trona antica si è incastrato nei buchi del parquet sconnesso; un violoncello appoggiandosi al davanzale sbircia fuori dalla fi nestra socchiusa. Degli ar-chetti pendono dal soffitto, appesi a fi li sottili, seguendo il fremito del va-riopinto vestito a fi ori appeso alla pa-rete. In un angolo c’è una sagoma di cartone su cui è raffigurato un uomo dallo sguardo intenso, dietro cui si in-travedono delle chitarre e una batte-ria smontata. Sul divano c’è un gatto dal pelo rosso, Vatslav, che gongola mangiando un pezzo di formaggio fuso. Il caffè scorre veloce lungo le pareti della caffettiera. Sono le cinque del mattino. Il Cistoprudnyj Bulvar si ri-sveglia, suonano i clacson, le ruote fanno rumore sui binari del tram, bor-bottano le voci stanche dei ragazzi del sabato. Sasha (Aleksandra, ndr) fuma una si-garetta. Tra poco la sessione di esami alla facoltà di Regia dell’Istituto Shu-kinskoe (dove studia a distanza) an-cora una volta la priverà del sonno per un mese intero.Anno dopo anno Mosca si conferma come una delle città più care del pia-neta. Per la sua cena che si trasforma gradualmente in colazione, Sasha ha comprato una bottiglia di vino a buon mercato, una fetta di formaggio e del caffè. Sei anni fa, quando compì 17 anni, que-sta studentessa della facoltà di Criti-ca teatrale del Gitis, trasferendosi dalla casa dei genitori in un appartamento di cui condivide l’affitto con i compa-gni di studi, non pensava nemmeno che un giorno avrebbe potuto fare il

una sua mostra, i suoi lavori sono espo-sti in un teatro a Neglinnaya. Oltre a questo ha vari altri progetti, ma per ora nessun impiego fi sso. «Sopravvivere facendo soltanto il la-voro che si ama è un compito difficile per un giovane regista e per i suoi at-tori. Ci sono spettacoli che hanno suc-cesso e che attirano folle di spettatori, ma sono delle eccezioni, dei casi iso-lati. In parte è un problema di produ-zione o di fi nanziamenti statali, del si-stema teatrale nel suo insieme, dei mezzi troppo scarsi che vengono asse-gnati per la messa in scena, sempre che vengano assegnati. Dopo gli “anni d’oro” dell’accademia gli studenti, abi-tuati a un carico di lavoro costante, si trovano “abbandonati” e non sono in grado di guadagnarsi dei soldi con la loro professione», spiega Masha. Sasha ha un’idea: quattro attori, luci dall’alto, monologhi, minimalismo e una domanda retorica: “chi sono io ve-ramente?”. Tutti gli spettacoli a grandi linee si assomigliano. Così come le sto-rie della gente. Katia ha conosciuto

lavoro che amava. Alle spalle aveva quattro tentativi falliti di entrare alla facoltà di recitazione, e quindi aveva frequentato la facoltà di Studi teatra-li, dove si iscrivono tutti quelli che non hanno avuto fortuna nelle audizioni. La porta cigola. Mettere una serratu-ra non avrebbe senso: nessuno sa che qui abita della gente e le persone che invece lo intuiscono sono sempre ben accette. Sulla soglia appare un ragaz-zo biondo platino che con molta stan-chezza trascina nella stanza un con-trabbasso. Lesha, compagno di studi di Sasha alla facoltà di Critica teatrale, lavora per la nota rivista moscovita “Afi sha” di cui fi rma una rubrica intitolata “Il te-atro con Aleksei Kiseliov”. Nel tempo libero, quando non è impegnato a scri-vere caustiche recensioni, suona il con-trabbasso, compone musica sperimen-tale. E quando la tristezza prende il sopravvento mette in scena lui stesso degli spettacoli. A differenza di Sasha, Aleksei non ha problemi economici: la fi danzata gli ha proposto di vivere nello studio di suo padre, uno scultore, per cui non hanno affitti da pagare. «Una volta abbiamo trovato il testo stenografato di un incontro tra Putin e alcuni rappresentanti del mondo della cultura” dice Lesha. Il titolo era: “Il capo del governo Putin ha incontrato i partecipanti e gli organizzatori della serata letteraria e musicale di benefi -cenza “Il Piccolo principe”. Il testo era senza autore, e abbiamo deciso di pro-vare a giocarci un po’, di dargli una forma drammatica. Lo abbiamo inti-tolato proprio come lo stenogramma. Abbiamo cercato di escluderne qual-

Tutto dipende solo dalle proprie paure: della miseria, dell’insuccesso, di non essere compresi, di perdere la gioia di vivere e così via. Possono impedirti di recitare qualcosa, ma uno spettacolo nessuno può impedirti di metterlo in scena. Nel teatro tutto è possibile, tranne la volgarità e la noia”

In senso orario: Sasha mentre va a studiare all’Istituto Shukinskoe, Masha e Olya al lavoro e Kostya con i suoi disegni

GIOVANI CREATIVI

DARYA GONZÁLEZ RUSSIA OGGI

NOUVELLE VAGUE NELLA CITTÀ NASCOST

siasi aspetto politico, ma tale aspetto naturalmente esiste a priori. Nel no-stro Paese non ci sono problemi di cen-sura, se lavori in un collettivo indipen-dente - aggiunge Lesha - L’unico pro-blema è trovare un fi nanziamento per il progetto: naturalmente, in questo caso, nessun fondo e nessun ente sta-tale è disposto a darti supporto». Sasha si è presentata alle audizioni per attori con costanza e caparbietà, prima di capire che voleva fare la re-gista. All’Istituto Shukinskoe è riusci-ta a entrare al primo tentativo. Per pa-garsi il primo semestre di studi ha do-vuto lavorare per un anno come bari-sta di notte e partecipare a vari festi-val teatrali organizzati dai suoi com-pagni di università. Le lunghe conversazioni con i clienti del bar, che sedevano malinconici dall’altra parte del bancone, gli straordinari sul lavo-ro e le notti insonni hanno temprato il suo carattere e le hanno insegnato a non mischiare i drink. Solo vino, op-pure whisky. Le sue amiche della facoltà di Critica

teatrale a volte si concedono di mi-schiare rum e coca cola. Il lavoro al Centro teatrale Mejerchold (Tsim) co-mincia all’una del pomeriggio, c’è tempo per dormire fi no alle undici. Masha Starigina, per gli amici “Maman”, si dedica alla sua attività preferita: si occupa degli spettacoli. In generale, le piace darsi da fare. Allo Tsim Masha lavora come prima spe-cialista dei progetti creativi. Nel tempo libero, che Masha ama comunque de-dicare interamente al lavoro, Maman pubblica gli annunci dei suoi amici registi sulla propria pagina di Facebo-ok. L’annuncio di oggi recita: «Mi ser-virebbero per favore tre pianoforti rotti, un po’ di mobili vecchi e degli elettro-domestici guasti. Se avete quello che mi serve passo io a ritirarlo alla fi ne di settembre! Grazie per l’attenzione».Masha lavora insieme a Olia, un’ex compagna di corso alla facoltà di Cri-tica teatrale. Il ragazzo di Olia, Kostia, è uno scenografo e ha studiato con uno dei migliori insegnanti del nostro Paese, Dmitri Krymov. Attualmente è in corso

KIR

ILLLAG

UTKO

(5)

Page 7: RussiaOggiOttobre2012

07RUSSIA OGGI WWW.RUSSIAOGGI.IT

SUPPLEMENTO A PAGAMENTO REALIZZATO DA ‘ROSSIYSKAYA GAZETA’ (RUSSIA) Cultura

essere politico, documentario, psico-logico di tipo classico, realistico, me-tafi sico, convenzionale oppure no, e via dicendo. Ma tutte queste non sono che parole. Nel teatro mi interessano le per-sone. Quelle con cui ho a che fare sul palco, prima di tutto, perché un simi-le grado di apertura, di sincerità tra persone che magari si conoscono ap-pena è possibile solo in teatro, nel pro-cesso di lavoro. In teatro tutto è pos-sibile, tranne la volgarità e la noia - non lo dico io, lo disse Stanislavski. Vado a teatro per vedere delle perso-ne “belle”. E una “bella” persona può decidere di dire qualunque cosa dal palcoscenico - imprecare, spogliarsi, parlar male di Putin, questo è quel che penso io. Stanislavski non si pronun-cia».

INTERVISTA OLEG OSIPOV

Katia al buffet del centro culturale “Bulgakovsij Dom” dove lavora come regista

Lesha nella sua casa, mentre suona il contrabbasso e compone musica Oleg Osipov, direttore del Centro russo di Scienze e Cultura

largli. Credo che il pubblico possa ca-pire tutto».Katia abita in un grande appartamen-to in condivisione insieme ad attori, scenografi e altri giovani che lavorano al centro culturale “Bulgakovskij Dom”. In mezzo alla sua stanza c’è una gran-de vasca da bagno nella quale per ora le tocca dormire. In compenso, il suo spettacolo Moi papa (Mio papà, ndr) è stato in tournée in Polonia e in Ger-mania, dove la regista Katia non è po-tuta entrare: le è stato rilasciato il visto troppo tardi. L’appartamento le è stato assegnato gratuitamente dai proprie-tari del centro culturale, e la giovane regista non ha bisogno di pagare l’af-fi tto, che al centro di Mosca sarebbe caro. Qualche tempo fa Katia e Sasha insieme hanno messo in scena delle opere di Bulgakov, hanno ideato gite teatrali e serate di poesia. Katia gua-dagna 7mila rubli mensili (circa 150 euro, ndr), arrotonda lo stipendio come sceneggiatrice e costumista, fattorina, attrice e insegnante. Eppure, qualun-que lavoretto faccia per guadagnare un po’, ribadisce orgogliosa: «Io sono una regista». Per Sasha questo è un momento for-tunato: il responsabile del suo corso le ha proposto di mettere in scena uno spettacolo nel suo laboratorio teatra-le; le prove del progetto sono in corso, Sasha interpreta il ruolo della prota-gonista e ha un mucchio di testo da imparare. Due settimane fa stava per abbandonare l’istituto, ma adesso non ha più fretta di farlo: «Il teatro può

Non solo avanguardie e Urss“Abbiamo tanto da raccontare”

Come è stato accolto l’Istituto?

I cittadini russi ne stavano aspettando l’apparizione quasi con ansia. E molti italiani ci hanno detto che è stato come aprire una piccola fi nestra sul mondo della Federazione. Non c’era nessun tipo di posto simile, non con questo tipo di struttura: ingresso libero, una bibliote-ca consultabile liberamente. Il numero dei visitatori aumenta settimana dopo settimana. Durante i concerti siamo co-stretti a portare in sala anche le sedie a rottole e i divani.

I vostri corsi di lingua russa sono un suc-

cesso.

Il nostro vantaggio è quello di essere un’organizzazione statale: siamo parte del Ministero degli Affari Esteri. E i no-stri attestati sono certifi cati.

Come sarà la vita del Centro nei prossimi

mesi?

Proseguiamo con il nostro metodo: mo-stre, concerti, seminari e relazioni anche sui rapporti tra le comunità scientifi che

Da lontano è come vedere solo “la cima delle montagne”. Ma bisogna guardare oltre. Capire che non ci sono solo l’Urss e l’antica Roma, le avanguardie e il Ri-nascimento. Perché «i nostri due Paesi sono ricchi di storia, di sfumature: pa-trimoni culturali immensi che bisogna mettere in comunicazione». Oleg Osi-pov è nella biblioteca del Centro Russo di Scienze e Cultura, l’istituto che diri-ge e che è stato fondato lo scorso anno. Una vita come corrispondente della Itar-Tass. E ora, questa nuova sfi da.

Dottor Osipov, lei ha iniziato come gior-

nalista...

Sono nato in una famiglia di giornali-sti. Mio padre era corrispondente e io sono nato durante una sua missione a Baghdad. Ho frequentato la facolta di Giornalismo dell’Università Statale di Mosca. E poi ho lavorato quattro anni in Africa e sette in Italia. Nel 2005 sono tornato in Russia e lì ho lavorato al sito di Dmitri Medvedev dedicato ai proget-ti nazionali prioritari. Poi, nel 2010, mi hanno proposto di venire qui come rap-presentante dell’Agenzia federale dei connazionali all’estero.

Come è arrivato a dirigere il Centro Russo

di Scienze e Cultura?

Era un altro mio compito. Il 2011 è stato l’Anno dello scambio culturale Italia-Russia. Ci siamo resi conto che malgra-do le relazioni secolari, i nostri due Paesi non avevano centri culturali. Solo oggi è venuta l’idea di fondare gli istituti di Mosca e San Pietroburgo e qui a Roma.

È stato difficile passare dal giornalismo

alla direzione del Centro?

Prima la mia attenzione era focalizza-ta sul ricevere quante più informazioni possibili. Adesso lavoro non solo per ri-cevere ma per proporre. È un altro tipo di lavoro, diverso. Certo, è stato diffici-le cambiare la mia forma mentis. Ma ci sto riuscendo.

Aiutato molto anche il fatto che già cono-

sceva l’Italia...

Quella per il Belpaese è una passione antica. Ho cominciato a imparare l’i-taliano per capire i vostri cantautori. Leggevo i testi delle canzoni scritti sul retro degli Lp. Non ho mai fatto lezio-ni di italiano, l’ho imparato vivendo, leggendo i testi delle canzoni e parlan-do con la gente. Lavorare qui è mera-viglioso, anche se non mancano gli in-toppi. Per esempio: abbiamo aspettato per sei mesi il permesso delle autorità italiane per esporre due bandiere - della Federazione Russa e della Repubblica Italiana al balcone di Palazzo Santa-croce. Tutto questo nonostante ci sia un accordo intergovernativo per la na-scita dei centri.

L’ingresso principale del Centro Russo di Scienze e Cultura a Roma

Nella biblioteca del Centro di Roma si possono leggere i libri degli scrittori russi

dei nostri Paesi. Inoltre, abbiamo con-tatti con numerosi enti italiani: dall’Ac-cademia di Santa Cecilia a La Sapien-za, all’Università di Sassari. Vogliamo creare una rete con scuole, licei e ate-nei. Poi il lavoro con le associazioni dei connazionali russi che vivono qui in di-verse regioni, dal Trentino fi no alla Pu-glia e con quelle basate sull’amicizia Italia-Russia.

Che direzione vuole imprimere al suo la-

voro?

Cerchiamo di presentare non solo i clas-sici della nostra cultura. Vogliamo cre-are una mappa capace di contenere tutti i sentieri della cultura russa. Bisogna lottare contro gli stereotipi. E trasferire questo anche in Russia, dove c’è un’im-magine, positiva, ma frammentaria dell’Italia: creare una visione d’insieme. Perché non esistono solo le automobili, le canzoni di Sanremo, la cucina e l’an-tica Roma.

Preparato daVladimir Zavialov

TA

Sasha sette anni fa e la sua storia, a prima vista, è molto simile: non ha ter-minato gli studi di Giornalismo, si è iscritta prima alla facoltà di Recita-zione e infi ne a quella di Regia. Forse per i retaggi della sua prima pro-fessione, Katia ha un approccio molto “giornalistico” alla creatività: «In Rus-sia si può mettere in scena qualunque cosa, anche se non dappertutto - dice Katia - questo “qualunque cosa” di-pende solo dalle proprie paure: della miseria, dell’insuccesso, di non essere compresi, di perdere la gioia di vivere e così via. Possono impedirti di reci-tare qualcosa, ma uno spettacolo nes-suno può impedirti di rappresentarlo in scena. Il pubblico non sempre mi capisce, ma questo può signifi care che io non ho scelto la lingua in cui par-

LUC

A F

ERR

AR

IA

LESS

AN

DR

O P

ENSO

(2)

Page 8: RussiaOggiOttobre2012

08 RUSSIA OGGI WWW.RUSSIAOGGI.IT

SUPPLEMENTO A PAGAMENTO REALIZZATO DA ‘ROSSIYSKAYA GAZETA’ (RUSSIA) Storia

IL PRESENTE INSERTO DI OTTO PAGINE È REALIZZATO E PUBBLICATO DALLA IFFG ROSSIYSKAYA GAZETA (RUSSIA), CHE SI ASSUME LA PIENA RESPONSABILITÀ DEI CONTENUTI.INDIRIZZO WEB: WWW.RUSSIAOGGI.IT E-MAIL: [email protected] TEL.: +7 (495) 775 3114 FAX: +7 (495) 988 9213 INDIRIZZO POSTALE: 24 ULICA PRAVDY, 4 - 7° PIANO, MOSCA, RUSSIA, 125993. EVGENI ABOV: DIRETTORE ED EDITORE; POLINA KORTINA:CAPOREDATTRICE; NIKITA DULNEV: RESPONSABILE DELLE PAGINE DI ECONOMIA; LUIGI DELL’OLIO: REDATTORE (ITALIA); ANDREI SHIMARSKY: ART DIRECTOR; GAIA RUSSO: CURATORE DI INFOGRAFICHE E ILLUSTRAZIONI; ANDREY ZAICEV: RESPONSABILE DEL DESK FOTOGRAFICO; NICOLAI KOROLEV, DARYA KOZYREVA: PHOTO EDITOR; MILLA DOMOGATSKAYA: DIRETTORE DI PRODUZIONE; ILIYA OVCHARENKO, IRINA PAVLOVA: IMPAGINAZIONE; NICOLA SELLITTI: CORRETTORE DI BOZZE; VSEVOLOD PULYA: RESPONSABILE DEL SITO RBTH.RU; GABRIELLA PERSIANI: REDATTRICE DEL SITO RUSSIAOGGI.IT (ITALIA). EDIZIONE ELETTRONICA A CURA DI: CAMILLA SHIN. TRADUTTRICI: ANNA BISSANTI, NADIA CICOGNINI, SIBILLA DI PALMA, MIRELLA MERINGOLO, MARZIA PORTA,SYLVIA KLEMEN; GIULIA DE FLORIO; EKATERINA SOBOLEVA: RAPPRESENTANTE (ITALIA); LA VERSIONE ELETTRONICA DEL PRESENTE INSERTO È DISPONIBILE SU RUSSIAOGGI.IT.

SUPPLEMENTI SPECIALI E SEZIONI SULLA RUSSIA SONO PRODOTTI E PUBBLICATI DA RUSSIA BEYOND THE HEADLINES, UNA DIVISIONE DI IFFG ROSSIYSKAYA GAZETA (RUSSIA) ALL’INTERNO DELLE SEGUENTI TESTATE: THE WASHINGTON POST E THE NEW YORK TIMES, USA • THE DAILY

TELEGRAPH, REGNO UNITO • LE FIGARO, FRANCIA • SÜDDEUTSCHE ZEITUNG, GERMANIA • EL PAÍS, SPAGNA • LA REPUBBLICA, ITALIA • LE SOIR, BELGIO • DUMA, BULGARIA • GEOPOLITICA, SERBIA • AKROPOLIS, GRECIA • ECONOMIC TIMES, INDIA • YOMIURI SHIMBUN, GIAPPONE • CHINA

BUSINESS NEWS, CINA • SOUTH CHINA MORNING POST, CINA (HONG KONG) • LA NACION, ARGENTINA • FOLHA DO SAO PAULO, BRASILE • EL

OBSERVADOR, URUGUAY.E-MAIL: [email protected]. MAGGIORI INFORMAZIONI SU: HTTP://RUSSIAOGGI.IT/PARTNERS

LA REPUBBLICA È EDITA DAL GRUPPO EDITORIALE L’ESPRESSO SPA, INDIRIZZO: VIA CRISTOFORO COLOMBO 98. 00147 ROMA, TEL.: 06/84781

PER USUFRUIRE DI UNO SPAZIO PUBBLICITARIO SULL’INSERTO, CONTATTARE LA RESPONSABILE DELLA PUBBLICITÀ, JULIA GOLIKOVA AL SEGUENTE INDIRIZZO E-MAIL: [email protected]©COPYRIGHT 2012, IFFG ROSSIYSKAYA GAZETA. TUTTI I DIRITTI RISERVATI. ALEKSANDR GORBENKO: DIRETTORE DEL CDA; PAVEL NEGOITSA: DIRETTORE GENERALE; VLADISLAV FRONIN: CAPOREDATTORE CENTRALE.SONO VIETATE LA COPIA, LA DISTRIBUZIONE, LA RIPRODUZIONE DELLA PUBBLICAZIONE O DI UNA PARTE DELLA STESSA SENZA PREVIA AUTORIZZAZIONE SCRITTA DI ROSSIYSKAYA GAZETA, QUALORA QUESTE NON SIANO DA INTENDERSI A USO PRIVATO. PER RICHIEDERE L’AUTORIZZAZIONE A RIPRODURRE O COPIARE UN ARTICOLO O UNA FOTO, UTILIZZARE IL SEGUENTE NUMERO DI TELEFONO +7 (495) 775 3114 O IL SEGUENTE INDIRIZZO [email protected]. “RUSSIA OGGI” DECLINA OGNI RESPONSABILITÀ IN MERITO A MANOSCRITTI E FOTO NON COMMISSIONATI

ANNA VEKLICH RUSSIA OGGI

Le opere degli anniˇ20 e ˇ30 del

secolo scorso hanno impresso una

svolta radicale al modo di costruire

nella Federazione. Ma il tempo mette a

rischio la tenuta di molti manufatti.

«Un’incessante meccanizzazione della vita»: così l’architetto Moisei Ginzburg defi nì nel libro “Stil i epocha” (Stile ed epoca, ndr) gli anni Venti e Trenta del secolo scorso.Fu uno dei primi a formulare i prin-cipi del costruttivismo nell’architettu-ra e a rendersi pienamente conto che occorreva inscrivere ogni tipo di mac-china, facente ormai parte integrante della quotidianità, in un nuovo stile di vita, nella sua psicologia ed estetica.A un certo punto nella Russia post ri-voluzionaria i trionfanti lavoratori non chiesero più soltanto fabbriche, ma anche locali dove avrebbero potuto ri-lassarsi dopo una faticosa giornata di lavoro. La rete dei trasporti iniziò a svilupparsi, la popolazione cittadina cresceva e con essa la capitale. In que-ste nuove condizioni, gli elementi ar-chitettonici decorativi si trasformaro-

no in atavismi che occupavano dello spazio in modo ingiustifi cato. L’esigen-za di nuove soluzioni per lo spazio ur-bano si manifestò con forza.La Rivoluzione e la Prima Guerra Mondiale avevano definitivamente cambiato la composizione sociale. Le donne erano chiamate alla produzio-ne. Il femminismo provocato da fat-tori esterni spronò le moscovite a esi-gere una nuova moda, nuovi svaghi e negozi dove poter comprare l’oc-corrente per una moderna abitante di una grande città. Avevano bisogno di una casa “in coabitazione” dove la vita in comune permettesse di affron-tare i crescenti ritmi lavorativi. A chi non era pronto a cambiamenti così radicali gli architetti proposero in al-ternativa le case di transizione, dove l’ambiente familiare non scompariva del tutto. Un edifi cio di questo gene-re, la Casa del Narkomfi n (Narodnyj Kommisariat Finansov Commissaria-to del popolo delle fi nanze, ndr), co-struito da Ginzburg in collaborazio-ne con Ignatij Milinis, si trova anco-ra oggi sul Novinskij Bulvar ed è ac-cessibile per scopi di studio cultura-le. La casa fa già parte della lista dei monumenti della cultura mondiale che rischiano di scomparire e neces-sitano di un massiccio restauro. Ha la forma di un parallelepipedo di sei piani lungo 85 metri e alto 17 metri, pensato per ospitare 200 persone, per le quali era stata progettata quasi una decina di tipologie abitative, tra cui uno studio su due piani con i soffitti alti 4,6 metri. Gli inquilini accedeva-

no agli appartamenti da ampi corri-doi di circa 4 metri illuminati da una fi la di fi nestre.Agli architetti dell’inizio del Novecen-to si presentava un compito difficilis-simo: attenuare i contrasti sociali, for-nire lo spazio necessario a operai e pa-droni che si erano definitivamente scambiati di ruolo, rispondere alle esi-genze dei nuovi uomini d’affari, di in-cludere in modo armonioso le macchi-ne nel loro stile di vita. Gli architetti si tuffarono alla ricerca di nuove forme, appassionandosi alle fi gure geometri-che e all’idea di laconismo. Rifi utaro-no “l’arte per l’arte”, tastando però al contempo il terreno per un nuovo con-cetto di design come mezzo per ren-dere qualsiasi oggetto il più utile e ac-cattivante possibile.Oltre alle abitazioni dei lavoratori a Mosca emerse con urgenza la richie-sta di Palazzi del lavoro, fabbriche-cucine, spaziosi garage e molto altro. Gli architetti del tempo seguirono la regola dell’eliminazione del superfl uo a favore dell’utilizzo razionale di ogni elemento costitutivo dell’edifi cio. Gran-di esperimenti furono fatti nella stes-sa direzione anche sul tema delle fi ne-

stre, di cui si conserva traccia a Mosca. Ora, però, la vera sfi da è preservare questi manufatti in buona parte rovi-nati dal tempo e reperire i fondi ne-cessari perché non si ceda alla tenta-zione di abbatterli per una ragione di costi.

LE LETTERE AL DIRETTORE, GLI ARTICOLI DEI REDATTORI ESTERNI E LE VIGNETTE DEFINITI “COMMENTI”

O “PUNTI DI VISTA” O PUBBLICATI NELLA SEZIONE “OPINIONI” VENGONO SELEZIONATI IN MANIERA DA FORNIRE UN VENTAGLIO DI POSIZIONI E NON RISPECCHIANO NECESSARIAMENTE IL PENSIERODI

“RUSSIA OGGI” E DELLA “ROSSIYSKAYA GAZETA”.INVIATE LE VOSTRE LETTERE

A [email protected]

L’architettura della rivoluzioneNella foto in alto, Massimiliano e Doriana Fuksas insieme a Mosca. Il grande architetto racconta ai lettori di Russia

Oggi le sue impressioni sulla capitale russa. Partendo dai ricordi e dalle origini familiari, l’intervista si trasforma in un

viaggio tra i sogni che possono diventare realtà. Le costruzioni degli anniˇ20 e ˇ30 diventano la base di partenza per

sviluppare il futuro, che necessariamente dovrà essere all’insegna della sostenibilità ambientale, concepita non solo

con l’obiettivo di ridurre le emissioni inquinanti, ma come tratto caratteristico di tutta la progettazione urbana. Un

obiettivo che è possibile raggiungere senza contrastare la storia dell’urbanistica cittadina e senza costi eccessivi.

Quante volte ha visitato Mosca per ragioni profes-

sionali o anche solo personali? Dagli anni Sessanta in avanti, direi almeno 15 volte.Se dovesse provare a descrivere la città, come la

definirebbe?

Direi che è una città in attesa, che si sta svilup-pando per gradi, anno dopo anno, ma senza mo-strare una particolare fretta. Sono convinto che, nel momento in cui prenderà davvero coscienza delle sue potenzialità, diventerà la più grande del mondo. Ci fornisce un giudizio di Mosca dal punto di vista

architettonico?

Guardando le costruzioni presenti in città, so-prattutto nel nucleo centrale, il periodo più in-teressante secondo me rimane quello cosiddetto “di Stalin”, in cui emerge una dignità, una forza difficile da ritrovare in seguito. Un discorso che vale anche per gli edifi ci che non sono ancora stati restaurati: il loro valore resta comunque evidente nelle parti che sono giunte intatte fi no ai giorni nostri. Anche se indubbiamente neces-sitano di interventi per far emergere tutto il loro valore.C’è un modello architettonico che la colpisce più

di altri e orienta il suo lavoro?

Su tutti il Neoclassico. Ma anche la piccola ar-chitettura con quei colori incredibili, piccoli verdi, piccoli azzurri, piccoli rosa. Segnali che dicono molto della storia russa tra l’Ottocento e il No-

vecento. Ci sono tentativi interessanti anche sul fronte dell’architettura contemporanea. Prendia-mo il caso di Skolkovo (una sorta di Silicon Val-ley russa, situata alle porte di Mosca, ndr): qui ci sono tentativi di nuova architettura, esperimenti per certi versi interessanti, ma manca ancora una vera e propria caratterizzazione.C’è una cosa che le piacerebbe realizzare a Mosca?

Si, molte. Ho in mente, per esempio, un quartie-re con un elevato livello di sostenibilità grazie a un massiccio ricorso al green building, oltre che a scelte architettoniche mirate. Insomma, la mia idea è di tenere insieme bassi consumi energetici, integrazione con il territorio circostante e bellez-za del manufatto. Si tratta di un risultato non così difficile da rag-giungere, in fondo. L’importante è muoversi per piccoli passi, scegliere le soluzioni più adatte di volta in volta, senza pensare ai massimi sistemi. Tocchi una cosa e un piccolo problema ti fa vede-re quella più grande. Si può distruggere un edifi -cio perché il luogo dove si trova sta veramente male. Se no, lo puoi sempre sistemare e riorganiz-zare.Cosa la lega alla Federazione, al di là delle esperien-

ze professionali?

La mia famiglia ha origine lituane: così, quando è caduto il regime, è venuta a vivere a Mosca. Que-sta cosa si è tramandata nei ricordi dei miei avi.

Preparato daCamilla Shin

Gli edifici del Ministero dell’Agricoltura

e del CentrSoyuz sono esempi di co-

struttivismo russo

KIR

ILL LAG

UTKO

(2)

REUTERS