roberto devereux atto1

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  • 8/18/2019 Roberto Devereux Atto1

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    ATTO PRIMO

    Scena Prima(Sala terrena nel palagio de Westminster)

    DAMEGeme!¼ pallor funereoLe sta dipinto in volto!Un duolo, un duol terribileHa certo in cor sepolto.(accostandosi ad essa)Sara? Duchessa? Oh! Scuotiti¼Onde la tua mestizia?

    SARAMestizia in me!

    DAMENon haiBagnato il sen di lagrime?

    SARA(fra sè)Ah! mi tradisce il core!

    (in alta vocce)Lessi dolente istoriaPiangea¼ di Rosamonda¼

    DAMEChiudi la trista paginaChe il tuo dolor seconda.

    SARAIl mio dolor!¼

    DAMESi! Versalo

    Dell'amistade in seno.

    SARALady, e credete?¼

    DAMEAh! fidati.

    SARAIo?¼ No¼Son lieta appieno.

    DAME

    (fra sè)È quel sorriso infaustoPiù del suo pianto ancor.

    SARA(fra sè)All'afflitto è dolce il pianto¼È la gioia che gli resta¼Una stella a me funestaAnche il pianto mi vietò!

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    Della tua più cruda, oh quanto,Rosamonda, è la mia sorte!Tu periste d'una morte¼Io vivendo ognor morrò!

    Scena Seconda

    ELISABETTADuchessa¼Alle fervide preciDel tuo consorte alfin m'arrendo; alfineIl conte rivedrò¼Ma¼ Dio concedaChe per l'ultima volta io nol riveda,Ch'io non gli scerna in coreMacchia di tradimento.

    SARAEgli era sempreFido alla sua regina?

    ELISABETTAFido alla sua regina?E basta, o Sara?

    Uopo è che fido il troviElisabetta.

    SARA(fra sè)Io gelo!¼

    ELISABETTAA te svelaiTutto il mio cor¼ Un orrendo sospettoAlcuno in me destò. D'Irlanda in rivaLo trasse un cenno mio, ché lungi il volliDa Londra¼ egli vi torna, ed accusato

    Di fellonia; ma d'altra colpa io temoDelinquente saperlo¼ Una rivale,S'io discoprissi, ah! quale,Oh! Quanta non sarebbeLa mia vendetta.

    SARA(fra sè)Ove m'ascondo!¼

    ELISABETTAIl core togliermi di Roberto!¼Men delitto saria togliermi il serto.

    L'amor suo mi fe' beata,Mi sembrò del cielo un dono,E a quest'alma innamorataEra un ben maggior del trono.Ah! Se fui, se fui tradita,Se quel cor più mio non è,Le delizie della vitaLutto e pianto son per me!

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    Scena Terza

    CECILNunzio son del Parlamento.

    SARA(fra sè)Tremo!

    ELISABETTAEsponi!

    SARA(fra sè)Ha sculto in fronte l'odio suo!

    CECILDi tradimentoSi macchiò d'Essex il Conte!Eccessiva in te clemenzaIl giudizio ne sospende:Profferir di lui sentenzaE stornar sue trame orrende,Ben lo sai de' Pari è dritto.

    Questo dritto a te si chiede.ELISABETTAD'altre prove il suo delitto,Lordi, ha d'uopo!

    Scena Quarta

    PAGGIOAl regio piedeDi venire Essex implora.

    CECIL, GUALTIERO, SARA

    Egli!¼

    CECIL, GUALTIERO(Fra sè)Ah, la rabbia mi divora!¼

    ELISABETTAVenga. Udirlo io vo'.

    SARA(Fra sè)Come il cor mi palpitò!

    ELISABETTA(Fra sè)Ah! Ritorna qual ti spero,Qual ne' giorni più felici,E cadranno i tuoi nemiciNella polve innanzi a te.Il mio regno, il mondo intero,Reo di morte invan ti grida.Se al mio piede amor ti guida,Innocente sei per me!

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    SARA(Fra sè)A lui fausto il ciel sorrida,E funesto sia per me!

    CECIL, GUALTIERO, CORO(Fra sè)De' suoi giorni un astro e guidaChe al tramonto ancor non è!

    ELISABETTA(Fra sè)Vieni, vieni, t'affretta.

    Ah! Ritorna qual ti spero,Qual ne' giorni più felici,E cadranno i tuoi nemiciNella polve innanzi a te.Il mio regno, il mondo intero,Reo di morte invan ti grida.Se al mio piede amor ti guida,Innocente sei per me!

    Scena QuintaROBERTODonna reale, a' piedi tuoi¼

    ELISABETTARoberto!¼Conte, sorgi, lo impongo!(a Cecil)Il voler mioNoto in breve farò. Signori, addio.(Tutti si ritirano, tranne Roberto)In sembianze di reo tornaste dunque

    Al mio cospetto! E me tradire osavi?E insidiar degli aviA questa crine il serto?

    ROBERTOIl petto mioPieno di cicatrici,Che il brando vi lasciò de' tuoi nemici,Per me risponda.

    ELISABETTAMa l'accusa?¼

    ROBERTOE quale?Domata in campo la ribelle schiera,Col vinto usai clemenza: ecco la colpaOnde al suo duce innalza un palco infameD'Elisabetta il cenno.

    ELISABETTAIl cenno mioDifferì, sconoscente,

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    La tua sentenza: Il cenno mio ti lasciaIn libertade ancor. Ma che favelliDi palco? A te giammai questa mia destraSchiuder non può la tomba.Quando chiamò la trombaI miei guerrieri ad espugnar le torriDella superba Cadice, temestiChe la rovina macchinar potesseDi te lontano, atroce, invidia rabbia.(accennando una gemma che Roberto ha in dito)Ti porsi questo anello, e ti parlaiLa parola dei re, che ad ogni eventoOffrirlo agli occhi miei, di tua salvezzaPegno sarebbe¼ Col pensiero io tornoA stagion più ridente:Allora i giorni mieiScorrean soavi al par della speranza!Oh giorni avventurati! Oh rimembranza.

    Un tenero core mi rese felice,Provai quel contentoChe labbro non dice¼Un sogno d'amore - la vita mi parve!Ma il sogno disparve, - disparve quel cor!

    ROBERTO(Fra sè)Indarno la sorte - un trono m'addita;Per me di speranze - non ride la vita.Per me l'universo - è muto, deserto:Le gemme del sertoNon hanno splendor.

    ELISABETTAMuto resti(in tuono di rimprovero in cui traspira tutta la tenerezza)È dunque vero!

    Sei cangiato?

    ROBERTONo¼ che dici?Parla un detto, ed il guerrieroSorge, e fuga i tuoi nemici.D'obbedienza e di valoreProva avrai.

    ELISABETTA(Fra sè)Ma non d'amore!(con simulata calma)

    Vuoi pugnar! Ma di', non pensiChe bagnar faresti un ciglioQui di pianto?

    ROBERTO(Fra sè)Ahimè, quai sensi?

    ELISABETTAChe l'idea del tuo periglio

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    Palpitar farebbe un cor?

    ROBERTOPalpitar?

    ELISABETTADi tal, che amoreTeco strinse?

    ROBERTOAh! dunque sai?(Fra sè)Ciel, che dico!

    ELISABETTAEbben? Finisci:L'alma tua mi svela ormai.Che paventi?¼ Ardisci, ardisci:Noma pur la tua diletta¼All'altar io vi trarrò.

    ROBERTOMal t'apponi¼

    ELISABETTA(Fra sè)Oh mia vendetta!(attegiandosi di terribile maestà)E non ami?Bada!

    ROBERTOIo? No.

    ELISABETTA(Fra sè)Un lampo, un lampo orribile

    Agli occhi miei splendea!¼Dal mio sdegno vindiceFuggire non può la rea.Morrà l'infido, il perfidoMorrà di morte acerba,E la rival superbaPunita in lui sarà.

    ROBERTO(Fra sè)Nascondi, frena i palpiti,O misero mio core;Ti pasci sol di lagrime

    O sventurato amore.Ch'io cada solo vittimaDel suo fatal sospetto¼Con me l'arcano affettoE morte e tomba avrà.(ad Elisabetta)Regina!

    ELISABETTAEbben? Finisci!

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    Conte!

    ROBERTORegina!

    ELISABETTANon ami?

    ROBERTONon amo.(Fra sè)Nascondi, frena i palpiti,O misero mio core;Ti pasci sol di lagrimeO sventurato amore.Ch'io cada solo vittimaDel suo fatal sospetto¼Con me l'arcano affettoE morte e tomba avrà.

    ELISABETTA(Fra sè)Cadrà.Sì, la rival superba

    Punita in lui sarà.(Elisabetta rientra ne' suoi appartamenti.)

    Scena Sesta

    NOTTINGHAMRoberto!

    ROBERTOChe?¼ fra le tue braccia!¼

    NOTTINGHAM

    Estremopallor ti siede in fronte! Ah! Forse?¼D'interrogarti!

    ROBERTOAncor la mia sentenzaNon profferì colei:Ma nel tremendo sguardoLe vidi sfolgorarLa brama del sangue mio.

    NOTTINGHAMNon proseguir¼ D'ambascia

    L'anima ho piena di spavento!

    ROBERTOAh! LasciaChe il mio destin si compia, e nelle bracciaDi cara sposa un infelice oblia.

    NOTTINGHAMChe parli?¼ Ahi, fera sorteNé amico, né consorte

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    Lieto mi volle!

    ROBERTOOh! Narra!

    NOTTINGHAMUn arcano martir di Sara attristaI giorni, e lentamentela conduce alla tomba.

    ROBERTO(Fra sè)E rea, ma sventurata!

    NOTTINGHAMIeri, taceva il giorno,Quando pria dell'usato, al mio soggiornoMi trassi, e nelle stanzaOve solinga ella restar si piace,Mossi repente¼ Un suonoDi taciti singulti appo la sogliaM'arrestò non veduto: essa fregiavaD'aurate fila una cerulea fascia,Ma spesso l'opra interrompea col pianto,

    E invocava la morte! Io mi ritrassi;Avea l'alma in tumulto¼ avea la menteCosì turbata, che sembrai demente.

    Forse in qual cor sensibileSi fe' natura il pianto.D'una fatal mestiziaAnch'io son preda intanto.Ah! Ch'io mi struggo in lagrime¼Ed il perché non so!Talor mi parla un dubbio,Una gelosa voce;Ma la ragion sollecita

    Sperde il sospetto atroce.Ché mai nel cor degli angioliLa colpa entrar non può.

    Scena Settima

    CECILDuca, vieni! A conferenzaLa Regina i Pari invita.

    NOTTINGHAMChe si vuole?

    CECILUna sentenzaTroppo a lungo differita.

    NOTTINGHAMVengo. Amico!

    ROBERTOSul tuo ciglioUna lagrima spuntò?

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    M'abbandona al mio periglio!Tu lo dei!

    CECILVieni.

    NOTTINGHAMSalvar ti vo'!

    Qui ribelle ognun ti chiama;Ti sovrasta fato orrendo;L'onor tuo sol io difendo,Terra e ciel m'ascolterà.Ch'io gli serbi e vita e famaDeh concedi, o sommo Iddio;Parla tu sul labbro mioSanta voce d'amistà.

    ROBERTO(Fra sè)Lacerato al par del mioSulla terra un cor non v'ha.

    CORO

    (interno)Quel superbo il giusto fioDe' suoi falli pagherà.Vieni, o duca, vieni, vieni.

    Scena Ottava

    SARATutto è silenzio¼ Nel mio cor soltantoParla una voce. Un grido!Qual di severo accusator! Ma reaNon son: Della pietade

    Io m'arrendo al consiglio,Non dell'amor. L'orribile periglioChe Roberto minaccia,Il mio scordar mi fe'¼ Chi giunge!

    Scena Nona

    SARAÈ desso!

    ROBERTOUna volta, o crudel, m'hai pur concessoVenirne a te! Spergiura! Traditrice!

    Perfida! E qual v'ha nomeD'oltraggio, di rampognaChe tu non merti?

    SARAAscolta! Eri già lungeQuando si schiuse la funerea pietraSul padre mio - RimastaOrfana e sola, "D'un appoggio hai d'uopo."La regina mi disse: "A liete nozze

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    Ti serbo¼"

    ROBERTOE tu?

    SARAM'opposi. Allor le chiesi,Ma indarno, il vel¼ fui trattaAl talamo¼ Che dico?Al mio letto di morte!

    ROBERTOOh ciel!

    SARAFelice.Quant'io non son, fato miglior ti renda¼Alla Regina il coreVolgi. Roberto.

    ROBERTOAh! taci¼Spento all'amor son io.

    SARALa gemma che in tua man risplendeEra memoria e pegnoD'un affetto real?

    ROBERTOPegno d'affetto?Non sai!¼ Pur si distrugga il tuo sospetto.(getta l'anello sulla tavola)Mille volte per te darei la vita!

    SARARoberto¼ ultimo accento

    Sara ti parla, ed osaUna grazia pregar.

    ROBERTOChiedimi il sangue¼Tutto lo spargerò per te, mio bene!

    SARAViver devi e fuggir da queste arene.

    ROBERTOIl vero intesi?¼ Ah parmi,Parmi sognar!

    SARASe m'ami,Per sempre dei lasciarmi.

    ROBERTOPer sempre!¼Non credea cangiatoTanto di Sara il cor!Son l'odio tuo!¼

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    SARASpietato!

    ROBERTOArdo per te d'amor.

    SARADa che tornasti, ahi misero!In questo debil coreDel mal sopito incendioSi ridestò l'ardore¼Ah! parti, ah! vanne, ah! lasciami.Credi alla sorte acerba¼A te la vita serba,Serba l'onor a me!

    ROBERTODove son io?¼ quai smanie!¼Fra vite e morte ondeggio!¼

    Tu m'ami e deggio perderti!¼M'ami e lasciarti io deggio!Poter dell'amicizia

    Prestami tu vigore;Ché d'un mortale in coreTanta virtù non è.Tergi le amare lagrime¼Sì, fuggirò.

    SARALo giura!

    ROBERTOSì.

    SARA

    E quando fuggirai?

    ROBERTOAllor che tacitaAvrà la notte oscuraUn'altra volta in cieloDisteso il tetro velo.Or nol potrei, ché roseoIl primo albor già sorge¼

    SARAAh! qual periglio!¼ Involati¼Se alcun uscir ti scorge!¼

    ROBERTOOh fero istante!¼

    SARAUn ultimoPegno d'infausto amoreCon te ne venga¼

    (Leva dalla cesta una sciarpa)

  • 8/18/2019 Roberto Devereux Atto1

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    ROBERTOAh! porgiloQui, sul trafitto core!

    SARAVanne! - Di me rammentatiSol quando preghi il Ciel.Addio!

    ROBERTOPer sempre!

    SARAOh spasimo!¼

    ROBERTOOh rio destin crudel!

    SARA, ROBERTOQuest'addio, fatale, estremoÈ un abisso di tormenti¼Le mie lagrime cocentiPiù del ciglio sparte il cor.

    Ah! mai più non ci vedremo¼Ah! mai più! mancar mi sento!Si racchiude in questo accentoUna vita di dolor.