r.d. congo stregato da kinshasa e dalla pediatria di …€¦ · per vivere insieme. dicembre 2017...

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ONLUS AGAPE Volontari Volontari Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art. 1 comma 2 - CNS/AC - ROMA. TASSA PAGATA - TAXE PERÇUE R.D. CONGO STREGATO DA KINSHASA E DALLA PEDIATRIA DI KIMBONDO CAMERUN UN SOSTEGNO PER AIUTARLI A TROVARE LA LORO STRADA N32_ANNO XVII DICEMBRE 2017 il giornale

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DA KINSHASA E DALLA PEDIATRIA

DI KIMBONDO

CAMERUNUN SOSTEGNO

PER AIUTARLI ATROVARE LA

LORO STRADA

N32_ANNO XVIIDICEMBRE 2017

il giornale

Cover_dic2017.qxp_06_07 20/11/17 10:43 Pagina 1

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ONLUSil giornale

N32_ANNO XVIIDICEMBRE 2017

AGAPEA.G.A.P.E. Onlus

Socio aderente dell’Istituto Italianodella Donazione (IID)

Associazione di volontariato laica nata nel 1994,costituita il 30/10/1996, legalizzata il 19/06/1998 con DL n° 460/97 come ONLUS.Riconosciuta il 16/07/2009 ai sensi del DPR361/2000 con prot. N°34106/2092/2009 e iscritta dal 2016 all’elenco AICS (ex ONG)

Sede LegaleVia A. Marracino, 4 - 00166 Roma - ItaliaSede OperativaVia I. della Giovanna 63a00166 Roma Tel./fax 06 66.180.276Presidente: Paolo VaniniAmministratore: Paolo VaniniConsiglieri: Paola Ceccarelli, Alberto Chitti, Valentina Gianni, Daniele Ortolani, Stefania Palumbo, Ivano Snidero, Martina Vanini, Mario Verardi, Emanuela PlacidiConsulta il nostro [email protected]

Agape aderisce - Coordinamento La Gabbianella- Carta dei Principi e dei Criteri di Qualità del SAD- Linee guida per il sostegno a distanza di minori e giovani dell’Ex Agenzia per le Onlus- Hub for Kimbondo

Giornale A.G.A.P.E.Semestrale di informazioneDirettore Responsabile: Piergiorgio BruniEditore: Associazione AGAPEAutorizzazione del Tribunale di Roma n. 30/2006 del 25/01/06Direzione e Amministrazione:Via A. Marracino, 4 - 00166 Roma Tel.06/66180276Redazione: Susanna Buttinelli, Cristiana Consalvi, Stefania Palumbo, Eleonora Rovatti, Grafica e impaginazione: Serena VerniStampa: Grafiche Delfi Italia

SOSTIENICIc/c Postale 92603000 intestato ad A.G.A.P.E. ONLUS IBAN IT88 D 07601 03200 000092603000 c/c Bancario n° 10351 IBAN IT22 F 03083 03204 000000010351 IW Bank Private Investment S.p.A. Filiale 418 Via V. Bellini, 27 00198 RMDONACI IL TUO 5X1000C.F. 96329390585 - P.I. 09173431009

{ sommario }

{ mozambico }4 Una nuova struttura per vivere insieme

{ r.d. congo }6 Stregato da Kinshasa e dalla pediatria

di Kimbondo8 Il nuovo staff medico e i nuoviobbiettivi della dentisterie dikimbondo

{ camerun}10 Un sostegno per aiutarli a

trovare la loro strada

{ come aiutarci }14 Regali solidali15 Calendario15 Appuntamenti

{ volontari }16 Due volontarie molto professionali17 Una monetina per donare un sorriso

{ testimonianze }18 Sono già passati 4 anni20 Un sorriso di speranza 21 La mia prima volta in Camerun

{ Agape è... }23 Aiutateci ad aiutare

REFERENTI TERRITORIALI AGAPE:ROMA: Mario Verardi 339.6423438TREVISO: Antonio Saccon 335.7085422AOSTA: Elia Colliard 0125803100BERGAMO: Luca Cavalli 333.7166510BOLOGNA: Valentina Gianni 339.5629233BASILICATA: Rosa Porsia 320.7884429

Don Giovanni Grassani 328.414568

2018calend

ario

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3DICEMBRE 2017

Come in tutti gli eventi che siamo ormai abituati a vivere quo-tidianamente da protagonisti o da spettatori, anche per l’im-migrazione stiamo assistendo al consueto bombardamentomediatico in cui si contrappongono varie posizioni, alcunesquallidamente strumentali, molte dettate da ignoranza.Come in quasi tutti i fenomeni di questo tipo, le cause di quello che sta accadendonascono da lontano, dalla assoluta mancanza di una valutazione delle conseguen-ze a lungo termine delle scelte che vengono fatte da chi ha la responsabilità di far-le. Chi è più abituato a leggere gli accadimenti andando oltre le interpretazioni “of-ferte” dai media ha molto chiaro che chi ha il potere di decidere è molto difficile chesegua criteri di giustizia e lungimiranza, lasciandosi invece facilmente guidare daegoismo e avidità. Sappiamo che dietro ad ogni conflitto grande o piccolo, al di làdegli alibi creati ad arte, si nascondono motivazioni ignobili, di natura economica peri più scaltri, di potere e di arroganza per i più stupidi. Sul piane-ta ci sono risorse per tutti. Peccato che spesso le risorse nonsiano nel territorio dei potenti. La soluzione è sempre stata lastessa: “sono più forte e questo mi dà il diritto di prendermele”.Prima si faceva con le “guerre evidenti”, ora si fa in maniera me-no evidente ma ugualmente ignobile, mantenendo in povertà lepopolazioni dei paesi potenzialmente ricchi, alimentando divisio-ni, guerriglie e conflitti locali, facendo leva anche su questionietniche o religiose con il solo scopo di continuare indisturbati adappropriarsi delle loro risorse. Ma il nostro “sistema planetario”ha messo in moto il suo sistema di riequilibrio: masse di dispe-rati che si spostano dove si è spostata la loro quota di risorse. Imolteplici aspetti di questo fenomeno migratorio sono sotto gliocchi di tutti anche se ce ne sfugge la reale portata. Anche inquesto caso ci sono decisioni di alto livello su cui pos-siamo solo sperare nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica ma ci so-no anche “piccole cose” che possiamo fare noi. La soluzione è ricominciaredallo sviluppo delle popolazioni che abbiamo voluto coscientemente mantenere insottosviluppo, cercando di trasmettergli i principi che per anni abbiamo calpestato,affinché riprendano in mano il loro futuro. Questo compito è molto difficile ma so-prattutto ha bisogno di tempi lunghi perché per condividere veramente dobbiamoriconquistare la loro fiducia, riportandoci in una posizione di pari dignitàcon l’esempio, la coerenza, la tenacia e la giustizia, donando e ricevendoallo stesso tempo. È difficile perché è necessario spogliarsi dei propri strumentidi potere diventando anche molto vulnerabili, ma la strada è obbligata ed occorreassumersi anche dei rischi. Questa è la strada che ha scelto AGAPE nelle sue mis-sioni. Ci crediamo e stiamo andando ed andremo avanti in questa direzione non-ostante le immancabili delusioni, consapevoli delle problematiche e dei rischi chequesto comporta, forti della convinzione che questa sia l’unica strada possibile masoprattutto che sia la cosa giusta. “Aiutiamoli a casa loro” non deve diventarel’inizio di una nuova fase di assistenzialismo senza futuro, ma l’inizio di unreale processo di sviluppo sostenibile.

Paolo Vanini

{ editoriale }

“Aiutiamoli a casa loro”non deve diventare l’inizio di una nuova fase di assistenzialismosenza futuro, ma l’iniziodi un reale processo di sviluppo sostenibile

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4 DICEMBRE 2017

Le calde giornate africane ci hanno spinte a fare ilgrande passo...costruire una struttura esterna, aper-ta, in cui accogliere le attività ludico-ricreative, glieventi, le feste, le celebrazioni religiose e gli spet-tacoli di danza e teatro. Uno spazio multifunzionaleampio in cui vivere insieme alla comunità di Ressa-no Garcia, uno spazio accogliente che possa esse-

re percepito come comune, di tutti e per tutti, al-l'interno del quale crescere insieme. Una strutturaaperta di circa 70 metri quadrati con copertura dilamiera, quotidianamente utilizzata dai bambini delcentro per giocare, per fare i compiti e le ripetizio-ni pomeridiane, le attività di capoeira del sabato, didanza e di teatro del venerdì. In questa strutturavengono anche realizzate alcune delle attività di ar-te-terapia realizzate dallo psicologo Hugo Wate.

LA SOSTENIBILITA' ALIMENTARELa maggior parte dei bambini che accogliamo nelcentro arrivano da famiglie molto vulnerabili, sonobambini che hanno vissuto sulla loro pelle la mise-ria e la fame. Per questo è prima di tutto importan-te investire sulla loro alimentazione, aumentarla earricchirla di nutrienti affinché divenga più equilibrata

{ mozambico }

Il progetto del Centro Scalabrini continua a crescere ed a migliorarsi.Nella loro newsletter periodica ci raccontano i passi avanti fatti nei vari settori.

UNA NUOVA STRUTTURAPER VIVERE insieme

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5DICEMBRE 2017

e varia. La povertà estrema limita il consumo di pro-teine animali e di verdure, l'alimentazione è spessobasata esclusivamente su carboidrati o alimenti spaz-zatura di bassa qualità e costo. Per questo negli ul-timi anni abbiamo deciso di ampliare lo spazio oc-cupato dagli orti, di cominciare a produrre uova ead allevare galline, polli e maiali. Attualmente i bam-bini si occupano di 42 maiali. I bambini interni so-no costantemente coinvolti in tutte le attività delCentro, dalle pulizie alla coltivazione dell'orto, la pre-parazione del cibo e l'allevamento degli animali. Leattività agricole e l'allevamento di animali sono an-che un'importante rendita e fonte di sostenibilitàeconomica per il centro.

LE ATTIVITA'Sport - Il Governo Mozambicano ritiene che lo sportsia uno strumento fondamentale nella crescita delbambino. Condividiamo la posizione del governo eper questo abbiamo deciso di migliorare il campoda calcio e di promuovere un campionato di calciomaschile e femminile annuale al quale partecipanotutte le scuole di Ressano Garcia.Danza e cultura - Le arti sono un fantastico stru-mento da utilizzare con i bambini per stimolare unacrescita piena e completa. Tutti i venerdì all'internodel Centro vengono realizzate attività di teatro e dan-za, alcune attività di arte terapia con la guida dellopsicologo e il sabato workshop di Capoeira con Hen-riques.Rinforzo scolastico - Il sovraffollamento delle clas-si. Oltre 90 bambini per aula e la precaria ed insuf-ficiente preparazione dei professori fa sì che i no-stri ragazzi abbiano un livello di apprendimento mol-to basso che rende difficile per loro l'ingresso al-l'Università Pubblica. Questo ci ha spinte tre annifa ad investire su un'attività di supporto scolastico.Oggi sono 7 gli educatori che lavorano con circa160 bambini dando ripetizione di inglese, matema-tica, portoghese, fisica e chimica.Aula e laboratorio di informatica - Ogni giorno ci vie-ne richiesta una padronanza maggiore del compu-ter, dell'informatica, della comunicazione digitale.Durante la scuola superiore spesso viene assegna-to agli studenti di "fazer pesquisa no internet", dicercare informazioni in internet e di preparare e di-gitare delle tesine. È importante riuscire a dare airagazzi ospiti del nostro Centro tutti gli strumenti cheabbiamo a disposizione, affinché migliorino la loropreparazione scolastica e diventino competitivi nelmercato del lavoro. Proprio per questa ragione ab-biamo deciso di riabilitare e rendere più accoglien-te il laboratorio di informatica e di contattare un gio-vane di Ressano Garcia, Fenias, che sta studiandoa Maputo informatica per formare i nostri ragazzi,alcuni esterni e i nostri operatori.

Escolinha - Nel corso degli ultimi dieci anni ab-biamo potuto osservare un continuo impoverimen-to del settore educativo mozambicano. Le classi di-

ventano sempre più nu-merose, i professori sem-pre meno preparati, sem-pre più aggressivi perchéincapaci di gestire la com-plessità di una classe, la fru-strazione dei bambini e dei ra-gazzi aumenta e si riduce pro-gressivamente il loro livellodi alfabetizzazione. L'inci-denza di abbandono sco-lastico è sempre più ele-vata. Abbiamo comincia-to ad interrogarci su co-me poter intervenire, par-tendo dal presuppostoche non è, almeno almomento, possibilecambiare il sistemaeducativo statale. L'u-nica soluzione che ab-biamo individuato è stata quelladi aprire una scuola dell'infanzia, in cui at-traverso l'uso di un approccio similmontessoriano cerchiamo dipreparare i bambini all'inse-rimento scolastico. Ab-biamo cominciato l'an-no scorso; si trattavadi una sfida per noi,abbiamo cominciatocon circa 50 bambi-ni, oggi ne abbiamooltre 70. È stato unsuccesso. Oggi ab-biamo 4 maestre d'a-silo che lavorano tutti igiorni dalle 7,30 alle 12,abbiamo circa 70 bambini,due cuoche che preparano unpasto ai bambini, per rinforzare laloro dieta quotidiana e tantissimo lavoro da fare!Ogni giorno cerchiamo di incentivare in loro il ra-gionamento, la logica, l'alfabetizzazione; è un pro-cesso lento, ma che dà enormi risultati.

IL LAVORO NELLE COMUNITA' RURALIContinua il lavoro nelle comunità di Chanculo, Mo-vene, Mbubo, Incomati e Chiparango, 5 villaggi checircondano Ressano Garcia, dispersi in mezzo allasavana, si tratta di zone molto complesse, a rischiodesertificazione, lontane dai centri di salute, in cuil'incidenza di AIDS è di oltre il 28%. Cerchiamo disostenere diverse famiglie estremamente vulnera-bili di queste zone con alimentazione, cure medichee materiale scolastico. Abbiamo formato degli atti-visti nelle comunità che hanno il ruolo di antenne:monitorano l'andamento e la salute della comunitàe ci aiutano negli eventi mensili di sensibilizzazioneche realizziamo.

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6 DICEMBRE 2017

ono passati più di quattro anni da quan-do ho messo per la prima volta piede inRDC.In quel momento, l’aeroporto dava piut-tosto l’impressione di un grande Bazar in

cui soffocare, nella calca della gente che si riforni-va di pacchi e bagagli. Gli sguardi ti si stringevanoaddosso da ogni dove, indagatori ed invadenti.Il buio della sera velava Kinshasa, nel tentativo dimascherarne i paradossi, mentre l’aria afosa di apri-le preannunciava l’arrivo dei forti temporali che ca-ratterizzano la fine della stagione delle piogge.

In quel momento non immaginavo ancora cheKinshasa “la Belle” avrebbe mai potuto stre-garmi per così lungo tempo.La Pediatria di Kimbondo si trova a circa 30 Km dal-la capitale e la sua vastità s’impone fin da subito al-lo sguardo, resa ancor più vistosa dalla sua vallataricca d’intrecci di fiumi e foreste.La Pediatria, trovandosi distesa su una collina nericeve tutti i benefici di un’aria tersa e benevola, masi trova continuamente a combattere contro piog-ge che ne erodono i fianchi.Le giornate iniziano presto, o per meglio dire non

{ r.d. congo }

Dopo 4 anni passati a Kimbondo Andrea Peressutti ricorda il suo primo impatto con il Congo e con la Fondazione Pediatrica e ci racconta come tutto si è trasformato negli ultimi anni in lui ed in quello che lo circonda.

STREGATO DA KINSHASA E DALLA PEDIATRIA DI KIMBONDO

S

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7DICEMBRE 2017

finiscono mai. Si può percepire la frenesia che vi re-gna, nella sua miscela di genti che si affollano inogni angolo.Alle prime ore dell’alba, i familiari che hanno assi-stito i propri cari durante la notte si rinfrescano allefontane; si alzano le voci dei bambini che si prepa-rano per la scuola; il personale si alterna all’entra-ta per il cambio del turno di lavoro; alle porte dellaPediatria si affacciano operai alla ricerca di un im-piego giornaliero; le commercianti si radunano nel-lo spazio antistante al portone d’entrata dando vitaad un piccolo mercato dove pazienti e personalepossano trovar sollievo nelle calde giornate.La parte medica e quella di orfanotrofio convivonoinsieme all’interno di un esteso terreno, ed è statostimato che fra personale impiegato, bambini ospi-tati e pazienti, ruotino attorno alla Pediatria circa mil-le persone al giorno.È forte ancora l’emozione provata nei primipassi alla Pediatria, così come il disagio nelsentire che un’esperienza molto profonda siapriva davanti a me.È nell’aprile 2013 che sono entrato in “Casa Pa-trick”. Questa casa accoglie bambini con diversi gra-di di disabilità. È stato un inizio par-ticolarmente impegnativo da unpunto di vista emotivo e che spes-so mi ha fatto sentire inerme. Tut-te le persone che vi operanosono impegnate in un costan-te e faticoso lavoro, ma è l’a-more con il quale giornalmen-te si dedicano ai bambini chedona valore ad ogni singoloaiuto. I bambini ospitati sono atutt’ora poco meno che un centi-naio. Mi hanno insegnato comestare in mezzo a loro; mi hanno mostrato la loro vi-ta, le loro gioie e le loro paure. Sono questi bambi-ni che con pazienza mi hanno insegnato una nuo-va lingua e necessariamente nuovi modi per comu-nicare. Mi hanno fatto vedere il loro coraggio e i lo-ro sogni di vita.Il lavoro paziente e coscenzioso fatto in Casa Pa-trick, è stato l’inizio di ampie soddisfazioni e rinno-vata fiducia, mi ha permesso di donare un ulteriorecontributo.La parte emozionale alla Pediatria è partico-larmente accentuata. Una realtà così com-plessa è inevitabilmente pregna di gioie e do-lori e per sua stessa conformazione guarda adun futuro di speranza.Nuovi donatori ed energie hanno permesso che inun processo naturale anche la Neonatologia abbiapotuto beneficiare di un progetto simile a quello con-dotto in Casa Patrick, nella ristrutturazione dei lo-cali e nel rafforzamento di una equipe educativa.Attualmente sono impegnato nel progetto per la co-struzione di un Blocco Operatorio. Il progetto ènato in modo da dare un’adeguata risposta ad

interventi ur-genti sia incampo oste-trico che inchirurgia ge-nerale. Que-sta strutturaè diretta-mente lega-

ta all’installazione di un impianto fotovoltaicoche garantirà un’adeguata autonomia ener-getica alla Pediatria.Sono progetti ambiziosi e di estrema importanza,che ribadiscono la perseveranza di tutti coloro chededicano con costanza il loro tempo e le loro ener-gie ad una evoluzione della struttura. La Pediatria di Kimbondo si trova a svolgere un ruo-lo sempre più forte su tutto il territorio sia renden-do accessibili le cure di base ma altresì effettuan-do un’opera di educazione e sensibilizzazione. Ac-centra a sé un numero sempre crescente di perso-ne provenienti dalla stessa RDC che da tutto il mon-do e che con rinnovato vigore hanno a cuore il suofuturo.Ci sono persone straordinarie che sono dasempre al fianco di Maman Koko e Padre Hu-go e che si battono con sacrificio per portareavanti questo grande progetto. Ogni giorno siaffacciano alla Pediatria persone meravigliose cherifiutano l’individualismo e l’ignoranza e che sento-no di appartenere ad un mondo fatto di reciprocitàe di empatia. Andrea Peressutti

È forte ancora l’emozione provata nei primi passi allaPediatria, così come il disagio nel sentire che un’esperienza molto profondasi apriva davanti a me.

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8 MARZO_APRILE 2015

con grande felicità che vogliamo pre-sentare il nuovo staff medico della Den-tisterie di Kimbondo: lo studio odontoia-trico che da anni si occupa della saluteorale dei bambini.

L’attività dell’ambulatorio è oggi affidata ad una gio-vane odontoiatra congolese, la dottoressa GraciaBakambana, responsabile del servizio, coadiuvata

nel lavoro dalla dottoressa Gaetha Loma, che svol-ge il suo stage presso l’ambulatorio stesso.L’ambulatorio è sostenuto in collaborazione con l’as-sociazione “Oltre il sorriso Onlus” (http://www.ol-treilsorrisoonlus.org), di cui fanno parte odon-toiatri e odontotecnici italiani, che collaborando conla Pediatria, prestano la loro opera e organizzano uncerto numero di missioni annuali con il fine di mi-

IL NUOVO STAFF MEDICO E IOBIETTIVI DELLA

DENTISTERIE DI KIMBONDOLa dottoressa Nicoletta Cetrullo ci aggiorna sulprogetto della "dentisterie" ormai in piedi da varianni che ora si avvale di un nuovo staff.

nuovi

È

{ r.d. congo }

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9DICEMBRE 2017

gliorare la formazione deimedici congolesi e fornire imateriali e le attrezzature in-dispensabili al mantenimentodell’attività. I destinatari del servizio so-no i bambini ospiti della Pe-diatria, ma anche adulti ebambini che vengono dalterritorio circostante, chehanno necessità di cureodontoiatriche e che nonhanno possibilità di acce-dere ad altre strutture. Oggi la dentisterie di Kim-bondo si rinnova negli obiet-tivi: nella consapevolez-za che le patologie oralihanno grande impattosulla qualità della vita de-gli individui, il cammino intrapreso è soprat-tutto quello della prevenzione. In questo con-testo sono state organizzate delle giornate di tipoinformativo destinate ai ragazzi di tutte le età e at-traverso l’utilizzo di presidi audiovisivi, è stata com-piuta un’opera di informazione sulle malattie orali edi formazione ad un corretto mantenimento dell’i-giene orale. L’obiettivo è che tutti i bambini sianoconsapevoli che il mantenimento di un’igiene oralecontinuativa e corretta, li preserva dalla malattia.Imparare ad avere cura della propria boccainoltre, è un tassello in un contesto globale dicura della propria persona che bambini sen-za una famiglia che li accudisca, possono sten-tare ad apprendere. Il nuovo slogan allora sarà“uno spazzolino per tutti” e grazie all’impegno dei

volontari italiani e delle dotto-resse congolesi, si lavorerà perridurre il più possibile l’incidenzadella carie nei bambini di Kim-bondo.Un altro grande sforzo è rap-presentato dalla possibilità digarantire l’assistenza ai bam-bini di Casa Patrick, per i qua-li spesso, a causa di problemidi scarsa collaborazione da par-te dei piccoli pazienti, si tendea non intervenire, con eviden-ti conseguenze in termini di do-lore e di disagio per i bambinistessi. Abbiamo avuto la pos-sibilità, tramite tecniche di se-dazione, di trattare diversi bam-bini che, prima di oggi, non ave-vano mai ricevuto alcun tratta-

mento odontoiatrico e questo è stato un grande ri-sultato.L’attività dell’ambulatorio non si ferma comunque aquesto punto: si registra infatti un aumentato af-flusso di pazienti esterni che richiedono prestazionisempre più sofisticate. Lo sforzo sarà quello di po-terle garantire, in un contesto di non sempre facilegestione. Il progetto quindi prosegue e si arricchi-sce, con la fornitura di nuovi materiali ed attrezza-ture che possano innovare e migliorare l’attività siain termini quantitativi che qualitativi. Le prestazioniprotesiche, i trattamenti conservativi ed estetici ri-sultano essere sempre più richiesti, da una popo-lazione i cui bisogni stanno cambiando di pari pas-so con le conoscenze.

Nicoletta Cetrullo

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10 DICEMBRE 2017

{ camerun }

UN SOSTEGNO PER AIUTARLI A TROVARE LA LORO

Ogni bambino cresciuto grazie alSostegno a Distanza (SAD) hauna sua storia, un suo carattere edelle sue attitudini, oltre a fornirglii mezzi per poter crescere in saluteè fondamentale aiutarlo a capirequali sono le sue inclinazioni e sti-molarlo a seguirle per costruirsi unfuturo nella società locale sostenen-dolo fino a quando non sarà ingrado di provvedere a sé stesso inmodo autonomo.

strada

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11DICEMBRE 2017

oglio raccontare, per sommi capi, tre del-le molte storie dei nostri bambini dell’Or-phelinat Notre Dame de La Saint Croix diSangmelima, in Camerun, che l’Agape ac-compagna ormai da oltre vent’anni.

La prima storia è quella di J., arrivata all’orphelinatmolto piccola, tra le prime bambine della casa. Do-po le prime difficoltà cresce bene e in salute, poiinizia a frequentare la scuola con varie difficoltà: ri-pete spesso le classi, è svogliata, impara a legge-re e scrivere… ma non molto di più. Finisce a fati-ca le medie e inizia a cercare la sua strada, ma benpresto nasce in lei il desiderio di formare unafamiglia ed ora è mamma di due bambini. Vi-ve in un villaggio non molto distante dalla città, do-ve ogni tanto capita e allora va a trovare i suoi fra-telli e le sue sorelle, raccontando di una vita sicu-ramente non facile (come è quella di chi vive nei vil-laggi spesso privi di tutto ciò che noi consideriamoessenziale), fatta di sacrifici e fatica, ma auto-noma e indipendente.C’è poi la storia di A., anche lei arrivata molto pic-cola tra le braccia di suor Cristina, cresce con uncarattere molto aperto e sereno, ben voluta da tut-ti e capace negli studi, che termina in tempi rapidi(qualche sola incertezza in adolescenza) diploman-dosi al liceo qualche anno fa. Ci chiede poi di poterandare all’università, i suoi sostenitori (una famigliaaddirittura la sostiene fin da piccola) ci assicuranoil loro aiuto, così possiamo pagare gli studi all’uni-versità di Yaoundé, decide di iscriversi a “Diritto” (lanostra “Legge”), prende la licenza triennale e poipresta un anno di stage presso lo studio di un av-vocato (praticamente gratis – tutto il mondo è pae-se!). Ora lavora, sempre nella capitale, per unafondazione e quando torna a Sangmelima tro-va sempre il tempo di passare qualche giornoin casa, aiuta la suora nelle sue necessità eparla con le ragazze di tutti i loro problemi co-me solo una sorella può fare.

Infine la storia di J., oggi più che ventenne, anchelui arrivato da bebè nella casa, cresce vivace e conun carattere simpatico e giocoso, frequenta senzadifficoltà le elementari e rallenta un po’ alle medie.Arrivato al liceo sceglie l’indirizzo tecnico, ma i ri-sultati sono discontinui, ripete un paio di volte laclasse (anche per qualche problema di salute). Al-lora insieme a suor Cristina si cerca una soluzionediversa, trovandola presso l’istituto professionaleDon Bosco di Ebolowa, una città a 150 km (ma 7ore di macchina!) da Sangmelima, dove potrebbefrequentare un corso biennale per diventare mec-canico. J. accoglie con favore la proposta e termi-nato il biennio (anche qui con uno sforzo eccezio-nale dei sostenitori, rimasti vicini nonostante gli in-successi), ormai maggiorenne, torna al suo vil-laggio presso alcuni suoi parenti, lavorandocome meccanico, anche se saltuariamente(non dobbiamo immaginarci meccanici con officineo guanti, quanto piuttosto meccanici-stregoni, chequasi con niente a disposizione riescono a far ri-partire ferraglie che una volta dovevano avere lesembianze di vetture…).Queste tre storie molto diverse tra loro per origine,carattere dei protagonisti, percorsi e finale mi sem-bra però che abbiano alcuni punti in comune: tuttie tre sono arrivati all’Orphelinat con una si-tuazione di pericolo, a volte denutriti, a voltesolo rifiutati, per i motivi più vari e tristi, edhanno trovato delle braccia amorevoli prontiad accoglierli, dei fratelli e delle sorelle concui crescere, delle persone pronte ad occu-parsi di loro. Ad ognuno è stato proposto unpercorso, è stata data una (o molte) possibi-lità ed ognuno ha risposto in modo diverso,con i propri tempi secondo le proprie aspirazionie desideri, magari in modo diverso da come ci si sa-rebbe aspettato. Ognuno infine è cresciuto ed èuscito dall’Orphelinat, trovando il proprio posto nel-la società, con moltissime difficoltà, dovendo impe-

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12 DICEMBRE 2017

{ camerun }

gnarsi molto, anche in considerazione del fatto chein Africa più che altrove l’appartenenza familiare por-ta con sé un carico di significati e di implicazioni im-portantissimi.Allora per noi, che viviamo a migliaia di chilometri didistanza, per certi versi a migliaia di anni di storiadistanti (ammesso ma non concesso che la storiasia su un binario unico) queste storie possono da-re forse alcune indicazioni: l’accoglienza e la fra-ternità che hanno trovato si fanno solo con quell’e-lemento indisponibile che è l’Amore, che grazie aSuor Cristina pervade lo spirito di tutta la casa, mahanno bisogno anche di mani e braccia che co-struiscano un tetto sulla testa e un letto in cui dor-mire, credo che quando i primi volontari sono arri-vati a Sangmelima oltre venticinque anni fa insiemea Mario e Annamaria questa sia stata la loro preoc-cupazione, ed ancora oggi il loro lavoro porta frutti. La possibilità di fare ad ognuno dei bambiniche arrivano all’Orphelinat una proposta di vi-ta credibile dipende dalla disponibilità di tuttinoi che li Sosteniamo A Distanza (SAD) a sta-bilire con loro un rapporto duraturo e signifi-cativo, che dia loro il senso di un impegno ve-ro quanto lo è la loro vita e la loro sofferenza,

sulla quale spesso non ci soffermiamo trop-po nei racconti che vi facciamo per evitare discadere nella strumentalizzazione del loro do-lore.Ancora oggi arrivano molti bambini e sempre di piùè forte l’esigenza di affiancare a suor Cristina altrefigure significative, come abbiamo fatto negli ultimianni (i sostenitori del progetto Camerun ricorde-ranno dai vari racconti inviati dalle missioni e le let-tere che inviamo a Natale) e che ora trovano unnuovo quadro di insieme nell’associazione AGA-PE Cameroun, nata anni fa da alcuni volon-tari locali, che si è incaricata di fornire sup-porto specifico soprattutto per i bambini conritardo nell’apprendimento e quindi negli stu-di e per il reinserimento di quelli che esconodalla casa. Infine, anche per rinnovare il consueto invito a nonstancarci di raccontare ad amici, colleghi, parenti echiunque abbia voglia di ascoltare l’avventura di es-sere “genitori a distanza” di questi meravigliosi bam-bini, cercando di coinvolgerne sempre di più, unabreve considerazione su quello che ci possiamo at-tendere da questa esperienza: abbiamo infatti vi-sto che ogni bambino che sosteniamo cre-scendo percorre strade diverse, alcuni con im-pegno e fortuna negli studi o nel lavoro, altrinon sempre brillanti; non tutti terminano glistudi o dimostrano particolari abilità in qual-che mestiere. Possiamo per ciò consideraremeno importante il nostro supporto e il nostroimpegno? Non è così anche nelle nostre famiglie?Chi non conosce storie di figli cresciuti nella stes-sa famiglia eppure con storie incredibilmente diver-se? Sono considerazioni magari banali, ma che dob-biamo sempre tenere presente, perché crediamoche la vera differenza dell’adozione a distan-za (SAD) rispetto alle altre forme di donazio-ni, tutte importanti, sia nella profondità di sen-so che questa relazione porta con sé quandoè significativa e duratura. Daniele Ortolani

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13DICEMBRE 2017

Buon anno ai nostri tre supereroi Padre Hugo in Congo, Suor Cristina inCamerun e Mario a Roma; conoscendoli abbiamo capito che sulla nostra terra esistonopersone con superpoteri;

Buon anno a tutti i nostri bambini che vivono lontano ma sono presenti quotidianamentenella vita di ognuno di noi; anche molti dei nostri bambini sono piccoli supereroi perché

riescono ad affrontare le difficoltà regalando sorrisi e amore al prossimo;Buon anno a tutti i ragazzi e le ragazze che nel 2018 lasceranno le case di Agape e inizierannola propria vita camminando da soli indipendenti ed autonomi;Buon anno ai tanti bambini presenti nelle nostre missioni che devono affrontare in questo annodelle piccole e grandi sfide: esami scolastici e operazioni mediche;Buon anno a tutte le persone che lavorano nelle nostre missioni, al personale, alle maman, aimedici e agli educatori che aiutano nella crescita tutti i nostri bambini e ragazzi;Buon anno a tutti i volontari che aiutano a realizzare quello che all’inizio di ogni progetto sembraimpossibile; Buon anno a tutti i sostenitori che ci seguono da tutta Italia che ripongono la loro fiducianell’operato di Agape; grazie al loro sostegno Agape riesce ad aiutare centinaia di bambini ognianno, garantendo vitto, alloggio, cure sanitarie e possibilità di frequentare la scuola;Buon anno ai nuovi volontari che si avvicineranno alla nostra associazione, vi auguriamo dientrare a far parte della nostra grande famiglia;Buon anno a tutti coloro che dedicano il loro tempo al servizio di Agape, ogni singolo gestofatto con il cuore aiuta Agape a crescere e a realizzare tutti i suoi progetti;Buon anno a tutti coloro che andranno in missione per la prima volta, vi auguriamo di viverele stesse emozioni che tutti coloro che sono partiti custodiscono nel proprio cuore;Buon anno alla nostra associazione che dal 14 luglio 2016, con decreto 2016/337/000433/3,risulta iscritta nell’Elenco delle Organizzazioni della Società Civile (ex ONG). Questotraguardo voluto e perseguito con tenacia ci permette potenzialmente di accedere non solo afinanziamenti istituzionali ma a partnership che ci consentono di crescere migliorando sempredi più la validità e la professionalità di quello che facciamo al fine di rendere la nostra operasempre più completa e quindi sostenibile;

anno a...Buon

Buon anno a tutta la nostra grande famiglia, auguriamo alla nostraassociazione tanti nuovi traguardi. A tutti gli amici, volontari, sostenitorie alle loro famiglie auguriamo un sereno e felice 2018.

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Se vuoi fare un regalo che faccia bene al cuore di chi lo riceve e renda felici tanti bambini in difficoltà puoi scegliere un regalo solidale.

Un regalo solidale è un’originale confezione regalo che contiene un oggettosimbolico ed una scheda di presentazione del progetto sostenuto.

Il vero regalo non è l’oggetto in sé ma il contributo versato che verrà destinato al progetto scelto e si trasformerà in cibo, medicine, sementi,

materiale scolastico, corsi di professionalizzazione per i bambini e i ragazzi sostenuti in R.D. Congo, Camerun e Mozambico.

I regali solidali sono disponibili tutto l’anno e puoi sceglierli sempre, ma è in particolare nel periodo natalizio, in cui spesso ci si scambiano

oggetti futili, che puoi fare un regalo col cuore e con la testa.

solidaleFai un regalo

€ 20

€ 15

Puoi prenotare i tuoi regali scrivendo o telefonando alla segreteria ([email protected] - 06/66180276) e li potrai ritirare in sede Agape,durante uno dei prossimi appuntamenti o attraverso le persone Agape che conosci.

{ come aiutarci }

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Mercatini>> Casalpalocco da Settembre ogni seconda domenica del mese mercatino dell’usato presso il centro commerciale“Le terrazze” a piazza Filippo il Macedone, Roma

3 Dicembre 5 Dicembre ore 20,30GAZEBO AGAPE

al mercatino delle Terrazze a piazza Filippo il MacedoneRoma

all'Oratorio del Gonfalonein via del Gonfalone 32

Roma

Pranzo di Natale

Concertodi Natale

presso Agricoltura Nuova

in via Valle di Perna 315

Roma

10 Dicembre

Appuntamenti

spettacolo di danza ad ingresso gratuito presso il teatro della chiesa di San Timoteo in

via Apelle, 1 - Roma

22 Dicembreore 20,45

RUABrunchdi Natale 17 Dicembre

ore 12,00

Per maggiori informazioni su questi appuntamenti e per conoscerne di nuovi potete contattare la segreteria ([email protected] - 06/66180276) o consultare il nostro sito www.agapeonlus.it

presso birreria Hopside in

via Francesco Negri 39/41,

Roma

Buon2018

A tutti!

Buon2018

A tutti!

Quale miglior modo per iniziare un nuovo anno chefarlo con le foto dei bambini che sosteniamo? Aiutali a realizzare i loro desideri e nonpotrà che essere un anno speciale!

Puoi prenotare il tuo calendario scrivendoo telefonando alla segreteria ([email protected] - 06/66180276) e lopotrai ritirare in sede Agape, durante unodei prossimi appuntamenti o attraverso le persone Agape che conosci. Per chi non può raggiungerci possiamo spedire un pacchetto per una richiesta di minimo 5 calendari. L’offerta minima per calendario è 5 euro

{ come aiutarci }

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16 DICEMBRE 2017

Intorno all’AGAPE ruotano molti volonta-ri, ognuno cerca di dare e fare per la no-

stra associazione quello che può: al-cuni dedicano il loro tempo, altri le

loro capacità e altri ancora metto-no a disposizione la loro pro-

fessione a titolo completa-mente gratuito.È questo il caso delle no-

stre instancabili Serena Ver-ni e Marina Marri.

Serena ha conosciuto l'AGAPE gra-zie a Daniele e Susanna, amici scout di vec-

chia data: i racconti e le storie delle loro missionipresso l'Orphelinat di Suor Cristina e dei bambinidel Camerun l'hanno subito coinvolta nel progetto. Serena è grafica e negli anni le abbiamo sem-pre chiesto “un volantino al volo”, un “logo alvolo” cercando di sfruttare la sua creatività ela sua professione. Realizza ormai da alcuni annitutti i volantini, le locandine, i bigliettini pubblicita-ri per le iniziative nei vari formati per la stampa, lagrafica per il sito e i social network, impagina ilgiornale semestrale di cui ha realizzato il proget-to grafico, progetta ogni anno il nostro bellissi-mo calendario, uguale nel formato per esigen-ze di marketing ma sempre diverso nella vestegrafica; è opera sua anche l’ultimo ca-lendario 2018 che andrà sicuramente aruba come tutti gli altri.Poi ci sono gli anni speciali in cui le chiedia-mo anche qualcosa in più come la realizzazio-ne del nuovo pieghevole dell'associazione, la gra-fica del catalogo delle bomboniere solidali, i bi-glietti di auguri natalizi elettronici o la campagna pub-blicitaria del cinque per mille.

Basta mandarle una mail o farle una sempli-ce telefonata e per AGAPE trova sempre tem-po anche nei periodi più intensi del suo lavo-ro. È affidabile, precisa, scrupolosa e soprattuttoha sempre tante idee e nuove vesti grafiche chesoddisfano sempre i nostri gusti, spesso superan-do di gran lunga le nostre aspettative!

Marina ha conosciuto la nostra associazione gra-zie a Paolo e Donatella. I loro racconti e le foto deitanti bambini ospiti del grande ospedale di Kimbondohanno rapito il suo cuore e l'hanno spinta ad esse-re sempre più partecipe alle nostre iniziative.Marina è l’artista che ci regala le bellissimecreazioni in ceramica che da qualche anno gliamici e i sostenitori di AGAPE hanno avuto mo-do di apprezzare in varie occasioni: lo scorsoanno a Natale ha realizzato centinaia di calamite atema natalizio (alberelli, babbi Natale, renne, pu-

{ volontari }

Ci sono tantissimi modi per aiutare gli altri, molte persone donano denaro e beni materiali, molte altre regalano il loro prezioso tempo e le loro capacità personali e professionali: in questo numero vogliamopresentarvi due preziosissime volontarie Agape che conle loro capacità rendono più belle ed originali gran

parte delle iniziative della nostra associazione.

MOLTO PROFESSIONALIdue volontarie...

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pazzi di neve,…) che sono state inserite all’internodei Regali Solidali (e ne ha creati di ancora più bel-li per questo Natale) e ha creato dei meravigliosi “kittombola” con un assortimento di bellissimi premi; aPasqua ha impreziosito le uova di cioccolata che so-no state vendute con deliziosi coniglietti, pulcini, fio-ri ed altri soggetti uno più bello dell’altro. Negli ul-timi anni è anche stata sempre disponibile a realiz-zare per AGAPE oggetti per le bomboniere solida-li con i soggetti più vari e bellissime ceramiche chesono state utilizzate come premi per pesche e lot-terie.Una cosa che abbiamo molto apprezzato di Marinaè che molte delle iniziative che ha realizzato afavore dell'AGAPE sono partite da lei: due an-ni fa ha organizzato una ricca tombolata con bellis-simi premi in ceramica, una bella festa che ha fat-to conoscere la nostra associazione a molte perso-ne; a Pasqua ha coinvolto giovani ragazzi nella ven-dita delle uova pasquali fuori dalla chiesa. Per pre-parare le nuove creazioni per il prossimo Na-tale 2017 ha iniziato a lavorarci già a partireda settembre!Uno dei progetti che Serena e Marina hanno rea-lizzato insieme (senza mai incontrarsi) è quello deiRegali Solidali: i nostri bellissimi ed originali pac-chetti natalizi sono realizzati per quanto riguarda la

grafica da Serena eall'interno custodi-scono una creazionedi Marina.Sono tanti i compli-menti che AGAPE haricevuto per i RegaliSolidali ed il merito ètutto loro e del tem-po che dedicano alla nostra associa-zione!Grazie al loro prezioso lavoro cheprestano a titolo completamentegratuito tutto il ricavato dei regalisolidali va interamente al proget-to destinato. Quindi se siete curiosidi sapere quali nuovi creazioni abbiaregalato Marina all’Agape e in quali ve-sti grafiche saranno confezionate nonesitate ad andare sul sito a sceglierlied ordinate i nuovi regali solidali, mafate in fretta perché vanno a ruba!

A Serena e Marina diciamo solo ungrande GRAZIE. Grazie del tempoe del lavoro che regalate ai nostribambini. La Redazione

i chiamo Moira Zunino e sono titolare di un piccolo negozio a Moretti, una pic-cola frazione del comune di Ponzano in provincia di Alessandria. Sono nata qui e mia ma-dre Cristina con mio padre erano i proprietari di questo negozio, unico nella zona, da pri-ma che nascessi. Ci troviamo sull'Appennino ligure-piemontese a 30 km da Savona, 26km da Acqui Terme, una volta meta di molti turisti perché si trova su una strada panora-

mica che percorre la cima delle montagne; attualmente gli abitanti sono circa 120 maggiormente anzianied il paese si anima un po' con l'arrivo dell'estate. Tutto questo per farvi capire il contesto.Due anni fa ho conosciuto Mario Verardi, marito di Annamaria che ha la casa da 50 anni qui vicino a BrieBerton, sua sorella viene spesso da Genova ma loro da Roma molto raramente. Conoscevamo un po' lastoria delle missioni a cui Annamaria, dopo la morte del primo marito, si era dedicata, ma Mario mi ha rac-contato e fatto capire molto di più e quando mi ha proposto di mettere un salvadanaio sul banconeper raccogliere fondi per le loro missioni ho accettato molto volentieri con la speranza che an-che noi nel nostro piccolo potessimo fare qualche cosa. Quest'estate gli ho restituito il salva-danaio, era pesante, sapevo che i miei clienti non ricchi ma di buon cuore avevano tutti mes-so qualche monetina perché sono molto sensibili alle difficoltà che il mondo sta attraversan-do, specialmente i bambini. Grazie dell'opportunità che mi è stata offerta siamo molto contenti, speriamo che questa piccola gocciapossa alleviare la sofferenza a qualche bambino e spero di poter essere ancora utile nonostante la lonta-nanza in qualche altra occasione. Con stima, Moira Zunino

UNA MONETINA PER DONARE UN SORRISO

Moira ha conosciuto l’AGAPE attraverso Annamaria e Mario, è stata conqui-stata dai loro racconti e si è inventata un modo per dare il suo contributo

DICEMBRE 2017

M

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ono già passati 4 anni da quando ho conosciu-to la pediatria di Kimbondo, dovrei dire da quan-do mi sono innamorata della pediatria perl’immensità dell’opera, per come riesce aconvogliare energie positive provenienti da

tutte le parti del mondo, per le mani tese dei bam-bini piccoli, per gli occhi girati verso il futuro dei gran-di ma soprattutto per lo sguardo pieno di speranzae di sogni impossibili dei ragazzi di Casa Patrick, inostri 100 bambini disabili.Sono rimasta “colpita al cuore” e totalmente rapita da que-sto progetto speciale per bambini speciali. 100 ragazzinitra i più dimenticati perché orfani o abbandonati, poveri,affetti da handicap e spesso, anche malati, sono accolti inuna casa, curati e amati. Purtroppo la buona volontà (e viassicuro che ce n’è tanta) non è sempre sufficiente e daquesto primo incontro sono nati i progetti che portiamoavanti con dei professionisti sanitari italiani; progetto epi-lessia, progetto educativo di Casa Patrick, progetto ali-mentazione nei bambini con paralisi cerebrale e a breve,progetto Casa Patrick 2.

{ testimonianze }

UN PROGETTO SPECIALE PER BAMBINI

Tanto impegno, amore eprofessionalità girano intorno allaPediatria di Kimbondo provenientida tanti paesi lontani dal Congo.Spesso per molte persone non è facile comprendere i motivi divoler dare aiuto in posti così lontani da dove viviamo, anche i congolesi si domandano “Perché ci sono persone in Italia,così lontane da qui che voglionoaiutarci?” Anne Marie crede di saperlo e lo chiede anche a voi.

speciali

18 DICEMBRE 2017

S

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19DICEMBRE 2017

Prima di partire non sapevo bene cosa aspettarmianche se lavoro da tantissimi anni (no, no, non vidirò quanti!) con i bambini in situazione di difficoltà,disabilità o disturbi dello sviluppo. Durante un in-contro nel settembre del 2013, Paolo Vanini mi ave-va chiesto se avrei voluto occuparmi di un proget-to per i bambini disabili in Congo e subito avevo da-to la mia disponibilità ma avevo l’esigenza di co-noscere l’associazione AGAPE poi diventatauna ONG e avere garanzie sulla trasparenza el’utilizzo dei fondi e volevo anche, prima di as-sumermi un impegno, andare a Kimbondo evedere con i miei occhi. Nei mesi successivi, mi so-no poi preparata leggendo tutto quello che ho tro-vato sulla neuropsicologia e sui disturbi dello svi-luppo nei bambini in Africa, sulle politiche perl’handicap in RD Congo e sui programmi di aiuto al-la disabilità. Tutte cose molto interessanti ma poi ri-velatesi piuttosto inutili perché i bisogni dei bambi-ni che ho incontrato alla pediatria sono di tutt’altroordine!Passato il primo impatto molto intenso e mol-to coinvolgente; ho pianto, mi sono innamo-rata, mi sono ritrovata col cuore a nudo (unmio Prof. Diceva “il cuore scalzo”) e totalmentepresa dall’idea di cercare di fare qualcosa peri bambini e insieme agli operatori di Casa Pa-trick. Dopo 2 giorni, sapevo di aver intrapresouna strada, un'avventura.Il primo progetto ad essere stato avviato è quellodella lotta all’epilessia a Casa Patrick che appenatornata dal Congo ho cercato di formulare e di fi-nanziare (tra le altre cose, facciamo ogni anno unconcerto natalizio per raccogliere fondi per questoprogetto), ma soprattutto facendo io un altro lavo-ro, dovevo coinvolgere qualche amico medico spe-cialista in epilessia e grazie a Anne Falcou, amicae complice, siamo riuscite ad organizzare già 3 mis-sioni con neurologi e neuropsichiatri infantili del Po-liclinico Umberto I di Roma. Quest’anno l’équipe eracomposta da Luca Basili (specializzando in neuro-logia), Sofia di Noia (specializzanda in neuropsi-chiatria infantile) e da Anne Falcou (neurologa). Gli obiettivi fin qui raggiunti sono la formazione al-l’elettroencefalografia, il training on the job per ilpersonale di Casa Patrick (medici e infermieri), lasensibilizzazione di tutto il personale (educatori e“maman”) al pronto intervento in caso di crisi e l’or-ganizzazione di seminari di neurofisiologia e di neu-rologia per tutto il personale sanitario della pedia-tria. I nostri prossimi obiettivi sono la sensibi-lizzazione di tutto il personale, degli insegnantidella scuola e dei bambini al tema dell’epi-lessia, la formazione dei medici riguardo allepatologie neuropsichiatriche evolutive e la crea-zione di un ambulatorio neurologico a Kim-bondo.La collega Ornella Spagnolello (specializzanda inmedicina d’urgenza) ha organizzato dei corsi B.L.S.(Basic Life Support) e BLSD (con l’uso del defi-brillatore) il cui obiettivo è aumentare significativa-

mente le probabilità disopravvivenza di coloroche vanno in arresto car-diaco attraverso la di-vulgazione della culturadel soccorso.Quest’anno su richie-sta di Jost, il respon-sabile del progetto ca-sa Patrick a Kimbon-do, e di Maria, l’infer-miera capo padiglione, abbiamo avviato an-che un lavoro di valutazione dell’alimentazio-ne dei bambini con paralisi cerebrale. Spessoinfatti questi bambini sono affetti da disfagia (diffi-coltà ad inghiottire cibi o bevande) o di reflusso e diconseguenza non riescono ad ingerire quantità suf-ficiente di cibo e soffrono spesso di malnutrizione.Le nostre dottoresse Marta Tosatto (Logopedista),Chiara Di Maggio (specializzanda in neuropsichia-tria) e Rachele Locarno (fisioterapista) hanno valu-tato i bambini in presenza dei colleghi congolesi einsegnato loro a rico-noscere le difficoltà dideglutizione e le tec-niche di alimentazio-ne da adottare per ognibambino.Come ogni anno or-mai abbiamo organiz-zato formazione e su-pervisione per i 4 fan-tastici educatori di Ca-sa Patrick che sonosempre molto desi-derosi di imparare eperfezionarsi. Le tematiche af-frontate sono state in partico-lare l’autismo, la gestione deicomportamenti e le tecniche diincoraggiamento e di peer tu-toring. A questo propositoabbiamo ormai una supersquadretta di 5 ragazze gran-di di Casa Patrick che sonodiventate “aide maman” ecioè si occupano dei bam-bini più piccoli durante i pa-sti e il bagno, aiutano a pulire la casa e sor-vegliano i bimbi nel cortile. Alla fine del mesericevono una paghetta e vi assicuro che sonomolto orgogliose. Questo progetto dovrebbeessere esteso nei prossimi anni.Per tutti questi progetti abbiamo bisogno del vostroaiuto, del vostro sostegno e del vostro amore.In agosto un ragazzo mi ha chiesto: “perchévolete aiutarci? Perché ci sono persone in Ita-lia, così lontane da qui che vogliono aiutarci?”.Io credo di sapere il perché, e voi?Grazie Anne, Marta, Luca, Sofia, Chiara, Ornella,Rachele, Gaia e Barthélém. Anne Marie Hufty

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20 DICEMBRE 2017

{ testimonianze }

rancesca arriva in piena notte, dopo unlunghissimo viaggio durato ore.È nata una mattina di febbraio del 2013,nella savana di Kinta, che dista quasi 150km dalla pediatria di Kimbondo.

La sua mamma decide di abbandonarla appena sirende conto delle sue condizioni fisiche.Francesca nasce con gravi malformazioni, hasolo una gambina e tutte e due le braccia ter-minano all’altezza gomito, in più ha già un’in-fezione in corso …la sua vita è a rischio il tem-po è poco e bisogna decidere cosa si può fa-re per lei.È proprio quella mattina che Padre Hugo riceve latelefonata …qualcuno così lontano chiede il suo aiu-to, sa bene che lui non negherà mai a nessuno una

speranza, cosi parte il suo viaggio.Nessuno di noi volontari però si im-magina che nonostante le sue con-dizioni così gravi Francesca sia co-sì forte.È dentro alla sua culla, avvoltain una copertina dove nessunopossa vedere che lei è diversadagli altri, le hanno già messo ilsondino per alimentarla e ogni tan-to arriva un infermiere che control-la in maniera sbrigativa come sta …

qui purtroppo i bimbi nati con malformazioninon sono accettati bene, anzi tutt’altro! Pur-troppo l’ignoranza delle persone e la creden-ze del posto li vedono come bimbi portatori disfortuna e malocchio … probabilmente anche perquesto motivo la sua mamma ha deciso di abban-donarla.È lì che decido di prenderla in braccio, di te-nerla vicino a me per darle quel calore che fi-no ad ora nessuno le aveva dato, ed è unagioia immensa, i suoi capelli ricci e neri le incor-niciano un viso paffutello, ha un nasino a patata ele labbra carnose … ogni tanto apre gli occhietti emi scruta seria….Le sue condizioni così gravi non mi permettono di

portarla fuori dal reparto di terapia intensiva, perciòcerco di andarla a trovare spesso e di poterle daretutto l’amore che posso per i pochi giorni che saròancora a Kimbondo.Quando parto Francesca è ancora in terapia inten-siva, ancora alimentata con il sondino, ma l’infezio-ne è quasi guarita e non ha più la febbre.Maggio 2016, torno a Kimbondo dopo 3 anni,Francesca c’è, Francesca è cresciuta sta be-ne ed è una gioia immensa ritrovarla.Ora vive con gli altri bimbi nel padiglione della neo-natologia, e a dispetto delle sue condizioni lei riescee farsi rispettare in quella giungla di bambini urlan-ti che si litigano sempre i giocattoli.Ha un carattere forte ed è determinata.Passiamo questi 10 giorni insieme, giorni incui io cerco di darle tutto l’amore che nessu-na mamma le ha mai dato, giochiamo insie-me, ridiamo, cantiamo e ci coccoliamo tanto.Poi io riparto.È luglio del 2016 quando Francesca atterra all’ae-roporto di Roma, un’associazione di Alessandrial’OFTAL DI AQUERO (http://www.oftal.org) con lacollaborazione di 2 associazioni che lavorano da an-ni per Kimbondo: Fondazione InSè (http://www.fon-dazioneinse.org) e Un Mondo di Amici di Grossetohanno deciso di darle una speranza in più, hannodeciso di provare a darle un po' di normalità e aiu-tarla nella sua crescita per diventare indipendente.Dovrà affrontare interventi molto impegnativi,interventi in cui le verranno messe delle pro-tesi per darle la possibilità di camminare e po-ter usare le manine ….Francesca è sopravvissuta a una vita che l’ha mes-sa a dura prova fin dalla nascita, ma ha combattu-to è stata forte e non ha mai perso la speranza, oravive con la sua mamma affidataria ad Alessandria,affronterà altre prove che la renderanno sempre piùforte. Ho voluto raccontarvi questa storia perfarvi capire che la speranza non va mai persa,ci deve essere sempre! L’esempio è France-sca che nonostante tutto ce l’ha fatta e nonha mai perso il sorriso. Monia Bedini

UN SORRISO DI SPERANZAMonia ci racconta la storia di Francesca, unastoria come se ne vedono tante alla neonatologiadi Kimbondo, una storia che ci dà sempre piùforza nel continuare il nostro impegno nel soste-gno di tanti bambini che altrimenti non potrebbe-ro avere il futuro e l’amore che meritano

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21DICEMBRE 2017

Primi problemi: i bagagli!Mario ha fatto nove colli da 23 Kg più 6 bagagli a mano,con una raccomandazione ci hanno imbarcato a Fiumici-no ma non ci hanno garantito altrettanto a Parigi e infat-ti la Camerun Airlines sul volo per Yaoundé del’1:30 nonci voleva imbarcare nonostante Mario perorasse in tutti imodi la nostra causa: i bambini! Le nostre borse e i no-stri borsoni contengono di tutto, anche pentole e tante po-sate d'acciaio, sono pesantissime!Ore 1:30 tutti sono a bordo, l'aereo sta già scaldando imotori e noi siamo ancora a discutere! Improvvisamenteavviene il miracolo ci fanno salire e non siamo ancora se-duti che l'aereo si alza in volo. L'aereo è malandato, sia-mo costretti a mettere i borsoni sotto i sedili e facciamotutto il viaggio senza riuscire a stendere le gambe. L'ae-reo dovrebbe atterrare a Yaoundé ma non può per qual-che problema e veniamo riportati a Douala. Atterriamo.Subito ci assale un caldo terribile, umido, noi ab-biamo abiti invernali, è molto buio, sono le 5:00 delmattino e c’è il 100% di umidità. Scendiamo in mez-zo alla pista e con i nostri 6 borsoni dobbiamo salire unascala, percorrere un lunghissimo corridoio a piedi senzaun carrello… siamo distrutti! Anche Mario. Cerco un po-sto dove togliere gli abiti pesanti e trovo uno sgabuzzinosenza luce, riesco a malapena a cambiarmi ma nessunsollievo. Dopo varie formalità alle 8:00 possiamo prende-

Dopo due testimonianze di “oggi”vogliamo proporvi una testimonianza di“ieri” riportando un estratto del diarioche Annamaria scrisse durante il suoprimo viaggio in Camerun nel marzo1995. Chi ha vissuto l’Africa anche moltorecentemente potrebbe far fatica a vederele differenze in oltre 20 anni…tranneforse per l’assenza dei cellulari che orarendono più semplici e immediate lecomunicazioni…anche se non ovunque c’è linea.

La mia prima volta in Camerun

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22 DICEMBRE 2017

{ testimonianze }

re un volo perYaoundé la no-stra meta. C’èSuor Christine,la vediamo, manon ci sono i no-stri bagagli, so-no rimasti aDouala e la do-gana ci vuol farpagare per

ogni cosa che ab-biamo nelle borse. Final-

mente grazie a suor Chri-stine ce la facciamo aduscire, forse le valigiearriveranno con l'aereodelle 12:00 oppure del-le 17:00. Qui l'aero-porto è molto bello tut-to di granito, serve al

presidente per ricevere iCapi di Stato ospiti. L'a-

ria è fresca si respira. SuorChristine deve aggiustare una

gomma che ha forato per stra-da.

Sono colpita dalla città di Yaoundé, c'ètanto traffico con tutti i tipi di mezzi. Tantaagente che vende e compra in tutti i modi convassoi, sacchi sulla testa: uova sode, banane,bignè, … Il mercato vero e proprio esiste, ci sonole bancarelle regolari piccoli box ma tanti singoli conpiccole grandi cose.Yaoundé è anche una città moderna con hotel, pa-lazzi, ville intervallate da casupole, capanne e le stra-de ampie ma insufficienti per il grande traffico. Lagente è di tutti i tipi ma la maggior parte sembra po-vera. In questo paese subequatoriale non ci sonostagioni è sempre caldo secco o caldo con pioggepiccole grandi.Alle 12:00 i nostri bagagli non sono arrivati e nean-che alle 17:00, non ci danno nessuna assicurazio-ne Mario decide di andare a Douala a cercarle. Infondo sono solo 370 km e la strada è buona. So-no le 18:00, è scesa improvvisamente la notte tro-picale e noi partiamo. Dopo appena 50 km foriamodue gomme davanti e una dietro. È buio, la stra-da deserta, ogni tanto passa qualche auto ve-loce, è pericoloso fermarsi ci possono esse-re imboscate - lo sanno tutti! Passano anchei grossi camion carichi di legname ma nessu-no accenna a fermarsi, tutti hanno l'orario darispettare. In questo momento penso che al-la foresta, la mamma foresta, che se ne va!Verso le 22 o le 23 ripartiamo, foriamo ancora quat-

tro volte e Mario affronta tante difficoltà ma le su-pera con grande serenità. Arriviamo a Douala ver-so le 2, andiamo alla casa madre di suor Christinema non ci aprono, andiamo all'aeroporto e ci allun-ghiamo sulle panchine di legno, ma Mario non dor-me, tutti i nostri bagagli possono far venire i cattivipensieri a qualcuno. Alle 8:00 siamo all'ufficio in-formazioni ma delle nostre valigie nessuna notizia.Però passando dietro una grata mi sembra di no-tare uno strano particolare: lo stemma del Genova.Prima di partire aveva appiccicato questi stemmisulla mia valigia per poterla identificare con facilità.Finalmente! Ma gli impiegati non vogliono sentireragioni, dopo ore di trattative, con qualche paio dicalzini da uomo e qualche cravatta riusciamo adaverle.E ora dobbiamo pensare a cambiare tutte le gom-me che Mario definisce “caciotte”. Mentre cerchia-mo un deposito che ci dia qualche garanzia Marionon si perde d'animo, smonta le due gomme e vain cerca di un gommista. Passa un'ora, forse due,io e suor Christine siamo sole sembra notte fonda,abbiamo fame e qualche necessità fisica. Mario nontorna… perché Mario non torna? Suor Christine de-cide di andarlo a cercare e mi lascia sola. Quali so-no i miei pensieri? Non ho paura. Mi chiedoche ci faccio qui con questo buio nella fore-sta equatoriale, guardo il cielo, le stelle sonograndi. Vicine, ma non riesco a trovare le mieamiche: l'Orsa maggiore e l'Orsa minore. Ve-do solo Orione ma girato. Che ci faccio qui a12000 km da casa? In quel momento sento la vo-ce di Mario e di suor Christine, stanno tornando!Mario era molto in pensiero per noi ma è riuscito afare aggiustare una gomma! Torniamo indietro dal“gommista” …è uno spiazzale con due o tre pove-re capanne. Il gommista sta cercando di smontarel'altra gomma con una balestra da camion, un grup-petto di persone gli dà consigli più o meno coloriti.Finalmente ripartiamo, abbiamo anche una gran fa-me, mangiamo un baton di manioca terribile. Un’auto con 4 persone a bordo non ci molla, contutti questi bagagli siamo una preda facile. In ogniluogo dove ci fermiamo a chiedere informazioni siferma anche lui, ripartiamo e loro dietro. Comincia-mo a preoccuparci, anche la suora, finché Marionon gira repentinamente e loro non ci riescono. Orasiamo più tranquilli, riusciamo a cambiare tutte legomme ma è di nuovo notte, decidiamo di passaredalle suore che ci dicono che la notte prima nonavevano aperto perché vedendo dei bianchi hannoavuto paura. Di mattina presto partiremo e fi-nalmente potremmo abbracciare tutti queibambini per cui ho intrapreso questo viaggioe sono piena di aspettative!

Annamaria Mortara

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{ Agape e’... }

Mario Verardi dopoanni di missione ha

deciso di condividerecon tutti i sostenitori lesue riflessioni e chiede

a tutti di aiutarlo adaiutare.

AIUTATECI ADaiutare

Carissimi amici,dopo diversi giornalini in cui non vi ho più scritto sento la necessità e il dovere di aprire il miocuore a tutti voi che per tanti anni, 27, ancora prima che nascesse l’AGAPE, ci avete aiutati eseguiti in tutte le nostre vicissitudini in diverse parti del mondo.Ringrazio tutti voi che ci avete supportato affinché il nostro lavoro e la nostra dedi-zione dessero i loro frutti. Finalmente abbiamo i primi risultati: i ragazzi stanno trovando laloro strada, iniziano a percorrere la loro vita con dignità e capacità. Ma l'appello che oggi vi fac-cio è di non stancarvi, non ce lo possiamo permettere, non ve lo potete permettere. Oggi più

che mai è necessario lavorare nei cosiddetti “paesi più poveri”con il SOSTEGNO A DISTANZA, un'arma indispensabile che noi co-siddetti “paesi ricchi e civili” abbiamo per risarcire, ribadisco, risarcire,questi popoli che sono stati lungamente depredati delle loro risorse pri-marie e lo sono ora ancora di più. Vi ricordo che questi paesi sono ric-chissimi di innumerevoli risorse che le multinazionali continuano a sfrut-tare d'accordo con i loro governi corrotti.AGAPE nel suo piccolo ha visto di tutto in questi anni e ha sofferto,sofferto per lo scempio a cui ha assistito in tutti i paesi in cui si è av-venturata. Già 26 anni fa in Camerun l'unico commercio esistente con-sisteva nella sistematica distruzione della grande foresta equatoriale:alberi che datavano 3000 e più anni venivano tagliati e trasportati da

autotreni enormi che travolgevano tutto al loro passaggio. Nel Congo Brazza, a Pointe Noiresull'oceano Atlantico, decine di piattaforme petrolifere inquinavano il mare e rendevano l'aria ir-respirabile e nelle città si camminava su un tappeto puzzolente di plastica.Amici, l'unica mia consolazione era ed è il fatto che aiutavamo e aiutiamo i bambiniaccogliendoli, curandoli, nutrendoli, mandandoli a scuola, tutto questo con la spe-ranza di dargli la possibilità di contribuire, una volta adulti, a costruire un mondo mi-gliore ovunque. Ora non deve accadere che dopo aver costruito orfanotrofi, dispensari, ospe-dali, scuole, pozzi e salvato molte vite rischiamo di lasciarli morire di fame facendogli venire me-no il nostro sostegno a distanza. Oggi aiutare diventa più difficile a causa della forte di-minuzione dei nostri sostenitori, abbiamo centinaia di bambini, molti non potrannolasciare le nostre strutture a causa del loro grave stato di salute.Senza di voi non possiamo fare nulla, AIUTATECI AD AIUTARE perché NESSUNO E’ COSI’POVERO DA NON AVERE NULLA DA DONARE. Dobbiamo aiutare i ragazzi a vivere nel lo-ro paese di origine affinché diventino persone adulte, autonome e responsabili che possano aloro volta aiutare i più deboli, i bambini loro connazionali, questa è l’unica strada per evitare chesi avventurino per cercare altrove la sopravvivenza.Salutandovi vi voglio dire che sono entrato nei 79 anni, con 27 missioni in diversi paesi, e fin-ché il Signore mi aiuterà desidero continuare a lavorare al vostro fianco, a sentirvi vicini, a con-dividere l'amore e a fare di tutto per garantire un futuro ai nostri figli lontani meno fortunati!Vi voglio bene Mario Verardi

DICEMBRE 2017

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