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Aspetti organizzativi e finanziari d’impresa Il Business Plan Prof. Bernardino Quattrociocchi Università degli Studi di Roma “La Sapienza”

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Aspetti organizzativi e finanziari d’impresa

Il Business Plan

Prof. Bernardino Quattrociocchi Università degli Studi di Roma “La Sapienza”

Prof. Bernardino Quattrociocchi 2

Cos’è un Business plan Il Business plan è un documento in cui si

formalizza, secondo uno schema organico, la Business Idea.

Tramite il documento si delinea il quadro complessivo dell’idea imprenditoriale in un determinato arco temporale.

Il Business Plan fornisce una fotografia dell’azienda nel suo complesso.

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Stesura del documento

La stesura del Business Plan deve essere: Curata Esaustiva Precisa Dettagliata Innovativa Accattivante

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Le funzioni del Business Plan

Formalizzare l’idea di gestione dell’impresa

Strumento di verifica consuntiva

Ricerca ed ottenimento di fondi

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1) L’idea di gestione dell’impresa

La funzione del Business Plan quale formalizzazione dell’idea di gestione dell’impresa, è atta a delineare il processo di pianificazione strategica e la modalità attraverso cui verrà gestito l’intero processo aziendale.

Si fa quindi riferimento alla linea di condotta ed orientamento imprenditoriale nel suo complesso.

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2) Verifica consuntiva

La funzione consuntiva del Business Plan è utile all’individuazione di eventuali scostamenti tra:

Risultati attesi e Risultati raggiunti Occorre partire da previsioni future che

però risultino il più possibile realistiche

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3) Ricerca di fondi

Questa è senza dubbio la funzione principe del Business Plan.

Ogni idea imprenditoriale necessita infatti di risorse economiche per la sua realizzazione.

Per tale ragione è bene rivolgersi ad esperti di settore o società di consulenza strategica.

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I Destinatari del Business Plan I principali destinatari di ogni Business Plan

sono i finanziatori che a vario titolo parteciperanno al progetto d’impresa:

1. Finanziatori in senso stretto 2. Investitori La differenza sostanziale tra le due categorie

risiede nella volontà o meno di partecipare al rischio economico della Business Idea.

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Elementi di corredo

E’ opportuno che il Business Plan sia poi corredato da alcuni elementi che possano attirare l’attenzione del finanziatore:

1. Comunicazione dell’Immagine 2. Valutazione economico-finanziaria 3. Garanzie offerte 4. Impegno di capitale dell’imprenditore

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La struttura del Business Plan 1. Sintesi preliminare 2. Descrizione dell’idea imprenditoriale 3. Prodotti e servizi 4. Piano di marketing 5. Piano operativo 6. Management ed organizzazione 7. Principali traguardi 8. Struttura e capitalizzazione 9. Piano finanziario 10. Allegati

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1-La Sintesi preliminare

Scopo dell’Executive summary è definire

sinteticamente tutta la Business Idea. E’ buona norma redigere tale sezione

solo dopo aver completato il Business Plan in quanto è solo a questo punto che l’imprenditore ha analizzato e studiato la nuova idea nella sua interezza.

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Funzione della Sintesi

La sintesi preliminare è la prima sezione che viene letta dal destinatario del Business Plan.

Con la sintesi l’imprenditore deve catturare l’attenzione del destinatario.

La sezione deve quindi risultare: 1. Interessante 2. Scorrevole 3. Veritiera

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2-Descrizione della Business Idea

Lo scopo della sezione è illustrare la natura dell’idea

imprenditoriale. Nel caso di una start-up occorre definire la tipologia

dell’impresa, il settore entro cui opererà, la localizzazione geografica ed il prodotto/servizio che si offrirà ai potenziali clienti.

Nel caso di una nuova idea di business, oltre alle suddette informazioni, occorre definire il livello di sviluppo raggiunto, le modalità di implementazione, il funzionamento del prodotto/servizio, il mercato di riferimento e i vantaggi/bisogni che i potenziali consumatori possono ottenere/soddisfare.

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Perché descrivere la Business Idea

E’ in tale sezione che devono essere spiegati:

1. Gli obiettivi, realistici e realizzabili. 2. Il percorso strategico. 3. Le motivazioni o intuizioni alla base dell’idea. 4. Le scelte d’investimento. 5. Le esperienza del management aziendale. 6. Presenza di altre imprese che possano incrementare il

processo di apprendimento specifico del settore.

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3-Il prodotto/servizio offerto Questa è la sezione dedicata al dettaglio delle

caratteristiche fisiche e funzionali del prodotto/servizio che l’impresa intende andare ad offrire.

E’ qui fondamentale spiegare: 1. Perché il prodotto/servizio offerto sia migliore, o comunque

diverso da quanto già presente sul mercato; 2. I diversi bisogni che possono essere soddisfatti; 3. Le soluzioni di assistenza garantite al consumatore;

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L’evoluzione del mercato In principio, il mercato era di tipo autarchico e

l’economia di tipo rurale. Non esistevano “imprenditori” ma solo

produttori. Ognuno produceva ciò che doveva poi

consumare, offrendo i surplus produttivi a colui che poteva contraccambiare con altri beni (baratto).

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La trasformazione economica

Dalla produzione per il consumo si è passati ad una produzione per la vendita.

La produzione viene così a basarsi sul principio dell’ottimizzazione delle risorse.

La moneta va quindi a favorire gli scambi. L’economia è quindi orientata allo scambio e

l’imprenditore deve adoperarsi per il raggiungimento di tale scopo.

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Gli atteggiamenti imprenditoriali

Nel tempo, la classe imprenditoriale è andata assumendo diversi atteggiamenti verso il mercato ed i consumatori.

1. Orientamento alla produzione 2. Orientamento al prodotto 3. Orientamento al mercato

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Orientamento alla produzione

Con tale orientamento l’imprenditore parte dal presupposto che ci sia sul mercato una categoria di consumatori disposta ad acquistare i beni che egli intende produrre.

L’elemento di differenziazione rispetto alla concorrenza è focalizzato sul prezzo.

L’imprenditore deve quindi produrre efficientemente al fine di coprire i costi fissi e variabili di produzione e commercializzazione.

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Orientamento al prodotto

Tale orientamento nasce quando non è più sufficiente rendere disponibile il prodotto sul mercato ma è necessario accrescerne il livello qualitativo.

Si parte dal presupposto che il consumatore, a parità di prezzo, acquista il bene qualitativamente superiore.

L’elemento di differenziazione non è più il prezzo bensì il rapporto qualità/prezzo.

L’imprenditore deve allora far leva su quegli elementi qualitativi che possano rendere la sua produzione migliore di quella della concorrenza.

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Orientamento al mercato Oggi l’imprenditore non è più convinto che

basti produrre un bene qualitativamente superiore per sopravvivere.

L’economia sposta la sua attenzione alle specifiche esigenze di ogni consumatore.

Obiettivo primario è quindi la continua ricerca dei bisogni dichiarati, o latenti, che possano essere soddisfatti dall’impresa.

Occorre quindi ottimizzare la combinazione di fattori produttivi sulla base delle interpretazioni dei bisogni del mercato.

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Il Marketing

E’ con lo sviluppo dell’orientamento al mercato che nasce il marketing.

Il processo di marketing, inteso qui come

tecnica aziendale, è infatti sviluppato per l’osservazione completa del mercato, per la sua analisi, per l’implementazione di comportamenti strategici e quindi la comunicazione bi-direzionale con il mercato.

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4-Il piano di Marketing Scopo di tale sezione è illustrare le diverse

strategie aziendali che verranno implementate e le possibili relazioni che i prodotti/servizi avranno con il mercato.

Occorre partire col delineare la mission aziendale, intesa questa come l’orientamento di fondo della Business Idea.

Occorre poi indicare i vari step, o obiettivi, atti a permettere il raggiungimento della mission.

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Struttura del piano di Marketing Il piano di Marketing è composto da:

A. Definizione e analisi di mercato B. Studio della concorrenza C. Strategia di Marketing mix D. Ricerche di mercato E. Previsioni di vendita F. Materiali di supporto

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A-Definizione e analisi di mercato Si va qui ad analizzare il settore entro cui il management intende

operare. La prima verifica è l’individuazione della presenza di eventuali barriere che di fatto possono limitare l’ingresso (uscita) dell’impresa nel (dal) mercato.

Le barriere all’ingresso sono definibili come ostacoli che si

frappongono tra impresa entrante ed impresa esistente, mentre quelle d’uscita tra impresa e mercato.

In base all’esistenza o meno di tali barriere è poi possibile classificare il mercato in:

Mercati bloccati – alta redditività ma difficoltà d’ingresso Mercati aperti – bassa redditività con facilità d’ingresso Mercato trappola – facilità d’ingresso ma non di uscita

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Le barriere d’ingresso Queste possono assumere carattere giuridico,

economico, finanziario o tecnologico. Il più delle volte sono poste in essere dalle imprese già esistenti per evitare che nuovi concorrenti conquistino le loro quote di mercato.

Barriere di costo assoluto Barriere di scala Barriere di differenziazione e/o diversificazione

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I dati del settore La raccolta delle informazioni sul settore di interesse è

finalizzata ad ottenere una visione completa delle sue opportunità e minacce.

E’ bene eseguire un calcolo di convenienza economica rispetto ai prodotti/servizi che si intende offrire così da valutare la bontà dell’idea di business.

A questo punto occorre individuare i punti di forza e debolezza dell’impresa rispetto al settore ed alla concorrenza.

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I dati del consumatore Occorre identificare il target di consumatori cui

l’impresa intende rivolgersi e studiare le migliori strategie atte a fidelizzare la clientela.

L’analisi del consumatore è: 1. Quantitativa 2. Qualitativa

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L’analisi quantitativa Con tale analisi si vanno ad indagare le

caratteristiche dei processi d’acquisto grazie anche alle ricerche di mercato condotte eventualmente da organi esterni all’impresa:

1. Quanto acquista volumi di vendita 2. Dove acquista canale commerciale 3. Quando acquista stagionalità 4. Chi interviene nel processo vendita diretta o mediata 5. Come effettua l’acquisto diretto o indiretto … altro

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L’analisi qualitativa

Con tale analisi si indagano le fasi che “separano” il consumatore dal bene:

1. Insorgere del bisogno 2. Informazioni sulle alternative d’acquisto 3. Valutazione oggettiva e soggettiva di tali alternative 4. Perché si scelgono le alternative 5. Valutazione del valore dato al post-acquisto

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Identificazione del target Una volta raccolti i dati è possibile individuare un

target di mercato cui rivolgere la propria offerta produttiva.

E’ possibile quindi individuare:

1. Il numero dei potenziali clienti, 2. L’acquisto medio, 3. Possibile fatturato di vendita, 4. Adeguatezza delle risorse aziendali all’offerta 5. Capacità di conquista del mercato

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Fattori di segmentazione Oggettivi: variabili immediate e dirette: Demografiche (sesso, età, religione,….) Geografiche (Paesi, città, regioni, comuni…) Socioeconomiche (reddito, classe sociale,…..)

Soggettivi: variabili costruite per induzione Psicologiche (personalità, interessi, opinioni,..) Comportamentali (atteggiamenti, motivazioni,…) Stili di vita (laureati, manager, sportivi,….)

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La segmentazione del mercato L’impresa riesce quindi a dividere il mercato in tanti

segmenti di soggetti che possono considerarsi omogenei rispetto al comportamento adottato nel processo d’acquisto.

Dopo aver analizzato i consumatori è possibile aggregarli e suddividerli in categorie.

E’ su tali categorie che possono costruirsi strategie di marketing mix, solo se però risultano:

Accettabili (dimensione) Misurabile (indagabile con ulteriori analisi) Raggiungibile (conquistabile)

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B-Studio della concorrenza Lo studio della concorrenza è un aspetto

fondamentale per la redazione del Business Plan. Occorre indagare: la “concorrenza diretta”, ossia il comportamento degli altri operatori

già presenti sul mercato la “concorrenza potenziale”, ossia gli operatori che un giorno

potrebbero decidere di fare concorrenza all’impresa nascente ovvero al prodotto che si intende lanciare

la “concorrenza indiretta”, ossia quelle imprese che offrono prodotti

sostituti con i quali il consumatore potrebbe ugualmente soddisfare i propri bisogni

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Il benchmarking La metodologia d’analisi più utilizzata per lo studio

della concorrenza, prevede la costruzione di griglie di classificazione della concorrenza.

I fattori di classificazione sono: 1. Tipologia dell’impresa 2. Fatturato 3. Numero di dipendenti 4. Tipologia della clientela 5. Prezzi e qualità del prodotto/servizio offerto 6. Localizzazione geografica dell’impresa 7. Strategie di marketing 8. Promozione della produzione

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La visione del Porter

Secondo gli studi condotti dal Porter, l’analisi della concorrenza dovrebbe considerare anche altri fattori, quali:

1. Potere contrattuale con i fornitori 2. Potere contrattuale con i clienti 3. Minacce dei potenziali entranti 4. Minacce dei prodotti sostitutivi 5. Rivalità interna dei competitori esistenti

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C-Piano di Marketing Dopo aver definito la mission aziendale, gli obiettivi

intermedi, il mercato e la concorrenza, occorre implementare scelte strategiche che permettano la conquista delle quote di mercato ed una posizione di tutto rispetto sul mercato.

La strategia deve mirare: 1. all’offerta di un prodotto/servizio che sia in grado di soddisfare

i bisogni della clientela e meglio rispetto a quanto già offerto. 2. All’individuazione di una nicchia o segmento di mercato i cui

bisogni non sono ancora stati soddisfatti

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Le diverse scelte strategiche Sulla base dei risultati d’indagine, l’impresa

potrà decidere di operare in: 1. Mercati attuali con prodotti attuali 2. Mercati nuovi con prodotti attuali (differenziazione) 3. Mercati attuali con prodotti nuovi (monopolio) 4. Mercati nuovi con prodotti nuovi (diversificazione)

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Gli strumenti di Marketing L’insieme degli strumenti di Marketing, definito

come le “4P” del Marketing Mix, è rappresentato da quelle leve su cui lavorare onde ottenere risposte positive in termini d’acquisto e comunicazione dai consumatori:

I. Product Prodotto II. Price Prezzo III. Place Localizzazione IV. Promotion Promozione

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I – Il prodotto

Il prodotto costituisce l’elemento centrale di ogni strategia aziendale.

La nozione di prodotto deve andare oltre il significato proprio del termine, dovendo considerare anche tutto l’insieme delle utilità che lo stesso può soddisfare.

Il prodotto viene così a caratterizzarsi di diversi elementi.

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La marca La marca può considerarsi come tutto

quell’insieme di elementi che possono identificare i beni ed i servizi di un’impresa rispetto ai concorrenti.

1. Nome (scritta e vocalizzabile) 2. Marchio (segno, simbolo disegno)

Un prodotto privo di marca viene definito

come commodity.

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La gamma I moderni processi di differenziazione adottati dalle

imprese, hanno causato la scomparsa delle imprese mono-prodotto.

L’impresa moderna è oggi impegnata nell’offrire un insieme articolato di prodotti così da accrescere al massimo il proprio vantaggio competitivo.

1. Linea di prodotti, gruppo di prodotti che soddisfano un bisogno 2. Combinazione di prodotti, insieme di tutti i prodotti offerti ampiezza, numero delle differenti linee di prodotti offerte profondità, numero medio dei prodotti offerti in ciascuna linea

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La qualità È definibile come percezione soggettiva di ogni

consumatore circa la bontà dell’offerta aziendale nel rispondere alle sue esigenze di soddisfazione del bisogno.

Occorre analizzare la diversa portata qualitativa che

può intercorrere tra valore effettivo del bene, così come dichiarato dall’impresa, rispetto a quello percepito dal consumatore.

In questo caso l’impresa deve assolutamente attivarsi onde ridurre al massimo tale distanza.

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Il design Questo è uno degli elementi che spesso può

spingere il consumatore all’acquisto del bene.

E’ un vero e proprio elemento accattivante.

Anche se l’utilità o funzione del bene è la medesima, il design dello stesso può in taluni casi influire sulle decisioni d’acquisto.

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La confezione E’ costituita dagli elementi che permettono la

distribuzione e conservazione ottimale del prodotto nel suo percorso verso il cliente.

Molto importanti sono i suoi aspetti funzionali, soprattutto nei prodotti alimentari, ed i suoi aspetti psicologici, come l’utilizzo di materiali riciclabili o biodegradabili.

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Classificazione dei prodotti Beni di consumo Beni industriali

Durevoli Non durevoli Ad acquisto corrente Ad acquisto saltuario Beni generici Beni speciali Beni di lusso

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Ciclo di vita del prodotto

Vend

ite e

pro

fitti

Tempo

Introduzione Sviluppo Maturità Declino

Vendite

Profitti

Rivitalizzazione

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II – Il prezzo

Secondo gli economisti è quel valore che permette un equilibrio tra domanda ed offerta dei beni presenti sul mercato

Per gli uomini di Marketing è uno

strumento del Marketing mix, utile per la definizione delle strategie aziendali

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La determinazione del prezzo Con l’economia orientata alla produzione e al

prodotto, veniva fissato con scopi egoistici, sulla base dei costi sostenuti dall’imprenditore per renderlo disponibile sul mercato e per ottenere un profitto.

I costi sostenuti sono: 1. Costi della produzione 2. Costi di distribuzione 3. Costi di marketing

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L’orientamento attuale

In una economia orientata al mercato, la fissazione del prezzo va fatta prendendo in considerazione un nuovo elemento, che si aggiunge ai costi/vincoli propri di ogni impresa.

Occorre quindi considerare quale sia il valore che il consumatore attribuisce al prodotto/servizio.

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I diversi elementi del prezzo Per l’impresa occorre considerare: 1. Costo medio, sostenuto per produrre ogni singola unità di

prodotto 2. Costo marginale, sostenuto per produrre una unità aggiuntiva di

prodotto Per il consumatore 1. La qualità del prodotto 2. L’immagine 3. L’utilità 4. La funzionalità 5. Il prestigio

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III – La distribuzione Una definizione completa di distribuzione è data

dall’insieme degli elementi che permettono di colmare la distanza fisica e temporale che intercorre tra la produzione ed il consumo del bene.

Si considerano quindi: 1. I canali di vendita (diretta o indiretta e questa corta o lunga) 2. L’organizzazione commerciale 3. Presenza di eventuali intermediari

4. L’attività di magazzinaggio e gestione delle scorte 5. Il trasporto 6. Il deposito

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IV – La promozione

La promozione o comunicazione d’impresa considera diversi strumenti atti a modificare i modelli comportamentali dei consumatori.

La comunicazione può essere: 1. Informativa, come diffusione di conoscenza

al mercato 2. Persuasiva, per far preferire il prodotto

aziendale rispetto alla concorrenza 3. Bi-direzionale

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La comunicazione bi-direzionale

Tale forma di comunicazione è posta in essere dalle imprese per poter colloquiare con i propri clienti.

Nei mercati in via di sviluppo è utilizzata come analisi ed indagine di mercato

Nei mercati già sviluppati è utilizzata per stabilire un contatto con il cliente così da coglierne le attese e modulare l’offerta sulla base di tali richieste.

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La logistica Compito della logistica è quello di ridurre i tempi di

attesa per la consegna dei beni o l’erogazione dei servizi.

Tale attività deve essere organizzata in modo da

risolvere secondo i principi dell’economicità e dell’efficienza tutto il processo di accumulo delle scorte per il conseguente impiego di capitali in aree non strategiche d’impresa.

Per tale motivo, il più delle volte, tale attività viene

delegata ad imprese partner (outsourcing).

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Marketing mix - Conclusioni L’utilizzo degli strumenti del Marketing mix determina il successo

di ogni nuova idea di business.

Nelle economie orientate al mercato tutte le decisioni e le azioni, sono dettate dal marketing e quindi, sarà l’individuazione del prodotto giusto a determinare

1. I quantum produttivi, 2. I livelli qualitativi della produzione 3. I prezzi finali di vendita 4. Modalità di distribuzione della produzione 5. Erogazione del servizio 6. Servizio di post vendita.

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D-Le ricerche di mercato

Inserire in un Business Plan i dati di una ricerca di mercato, oltre ad offrire maggiore credibilità al progetto d’impresa, consente al lettore di accrescere la propria conoscenza sul mercato.

Le ricerche da inserire non devono però

essere sofisticate o particolarmente elaborate in quanto il loro scopo è solo quello di rendere più accattivante il piano

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E-Le previsioni di vendita

In tale sezione vengono solitamente inseriti i dati previsionali di vendita, come:

1. Vendite per periodo 2. Vendite per segmento di mercato 3. Quote di mercato da conquistare

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F-Il materiale di supporto Questa è la sezione che chiude il piano di marketing.

E’ qui utile inserire: 1. Eventuale documentazione giustificativa 2. Documentazione di supporto alle strategie adottate 3. Le lettere di intenti 4. Articoli di riviste di settore 5. Relazioni 6. Brochures

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5-Il piano operativo Con il piano operativo si vanno a spiegare le

modalità attraverso cui l’impresa realizzerà ed organizzerà le vendita/erogazione dei propri prodotti/servizi.

1. Come si intende sviluppare il prodotto 2. Come verrà organizzato il sistema produttivo 3. Come verrà organizzato il servizio di assistenza tecnica

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1 - Lo sviluppo del prodotto Attraverso tale sezione il destinatario del Business

Plan analizza il grado di fattibilità del prodotto. Più è alto il contenuto tecnologico della produzione,

maggiore sarà la necessità di operare una descrizione dettagliata dell’intero processo produttivo.

Il destinatario molte volte non ha un bagaglio culturale che gli permetta una piena comprensione delle specifiche tecniche del prodotto.

E’ preferibile indicare le capacità del team di lavoro piuttosto che una descrizione dell’opera.

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2 - Il sistema produttivo Questa è la sezione dedicata alla descrizione

delle modalità operative tramite cui verranno sfruttate le risorse materiali nel processo produttivo.

Dovranno indicarsi: 1. i vari impianti che si intendono acquistare 2. le tecnologie 3. la tipologia del ciclo produttivo

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3 – Assistenza tecnica L’inasprirsi della concorrenza ha spostato l’attenzione

del management aziendale alla cura e fidelizzazione della propria clientela.

Il servizio post-vendita deve infatti considerarsi come una vera e propria strategia sulla quale spendere risorse umane ed economiche.

Qualora l’impresa non sia in grado di garantire il

servizio, occorre che la stessa si rivolga ad imprese partner o verso imprese specializzate (outsourcing).

Prof. Bernardino Quattrociocchi 64

6-L’organizzazione interna Questa sezione è dedicata all’organizzazione delle

risorse umane e quindi i compiti che ciascun membro dovrà svolgere all’interno del processo produttivo.

La forza lavoro (sia essa attuale o futura) assume carattere di organizzazione solo se:

1. Ha uno scopo comune da raggiungere 2. Stabilità dei rapporti in funzione dell’obiettivo finale 3. Definizione chiara dei compiti e delle competenze

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Le strutture organizzative La struttura semplice: con funzioni gestite da singoli operatori i quali rispondono all’unico organo direttivo presenta nell’impresa.

La struttura funzionale: con delle specializzazioni e diversi organi Direttivi, i quali hanno un team da gestire e responsabilità verso l’organo direttivo.

La struttura divisionale: con le stesse specializzazioni della struttura funzionale ma con divisioni gestite da singoli operatori i quali rispondono dell’operato del loro team verso la direzione generale.

Prof. Bernardino Quattrociocchi 66

La struttura semplice

CONTABILITA' SEGRETERIA VENDITORI MAGAZZINO

DIREZIONE

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La struttura funzionale

CONTABILITA' PREVISIONI

AMMINISTRAZIONE

REPARTO A REPARTO B

PRODUZIONE PERSONALE

VENDITA RICERCHE

MARKETING FINANZA

DIREZIONEGENERALE

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La struttura divisionale

PERSONALE PRODUZIONE

DIVISIONEPRODOTTO A

DIVISIONEPRODOTTO B

DIVISIONEPRODOTTO C

DIVISIONEPRODOTTO D

MARKETING FINANZA

Digitare il nomeDigitare il titolo

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7-Il Piano finanziario Tale sezione mira a fornire una serie di proiezioni realistiche

che confermino i risultati finanziari previsti per la copertura dell’esborso iniziale di capitale.

E’ una sezione fondamentale per la valutazione positiva della business idea per la quale l’imprenditore cerca finanziamenti.

Tale sezione deve contenere 1. Bilanci prospettici (CE e SP) almeno triennali 2. Indici finanziari e di redditività 3. Break Even Analysis

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Il Bilancio di esercizio Il bilancio rappresenta una fonte preziosa di

informazioni sulla gestione aziendale, sia per coloro che operano all’interno della stessa sia per quei soggetti che con essa, a vario titolo, hanno rapporti di varia natura.

I dati devono essere analizzati tramite la lettura di alcuni ratios che si instaurano tra determinate categorie o classi di valori opportunamente formate.

Per l’ottenimento dei ratios occorre riclassificare il bilancio raggruppando determinate voci in funzione delle informazioni che si intendono ottenere.

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Il Conto Economico Con il CE si riepilogano i ricavi conseguiti ed i costi

sopportati dall’impresa in un determinato arco temporale. E’ tramite il CE che l’impresa mette in risalto se la

gestione ha determinato un utile o una perdita di esercizio.

Occorre fare da subito una precisazione circa le diverse strutture dei costi:

1. Costi di struttura, non variano al variare dei volume prodotti e

venduti 2. Costi di utilizzo, variano al variare del volume prodotto e venduto 3. Costi totali, dati dalla somme dei CS e dei Cu

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La struttura dei costi

Costi

Volume produttivo

Costi Totali

Costi Variabili

Costi Fissi

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Il CE riclassificato A Valore della produzione B Costo della produzione Costi Variabili Margine di contribuzione MOL Gestione caratteristica Costi Fissi Risultato operativo

Oneri e Proventi finanziari Risultato della gestione finanziaria

Oneri e proventi straordinari Risultato economico ante imposte

Imposte e Tasse

Reddito Netto Utile (perdita) d’esercizio

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Lo Stato Patrimoniale

Lo SP indica la situazione patrimoniale e finanziaria dell’impresa.

Vengono messe in risalto 1. la provenienza dei capitali (Fonti) 2. la loro destinazione (Impieghi)

Gli impieghi possono essere: 1. Fissi (da coprire con finanziamenti di M/L periodo) 2. Circolanti (da coprire con finanziamenti di B periodo)

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Lo SP riclassificato

Attivo Circolante Liquidità Immediate Liquidità Differite Rimanenze finali

Attivo Fisso Immobilizzazioni Immateriali Immobilizzazioni Materiali Immobilizzazioni Finanziarie

Ratei e Risconti

Patrimonio netto Capitale sociale Riserve Utile d’esercizio

Passivo Corrente Debiti breve termine < 12 mesi

Passivo Consolidato Debiti medio-lungo >12 mesi Ratei e Risconti

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Il Margine di Contribuzione Il MOL ci indica il contributo che ogni singola unità di

prodotto ha apportato alla copertura dei costi di produzione. Un suo risultato positivo indica che quel determinato prodotto è redditizio.

E’ dato dal prezzo unitario del bene meno il costo variabile unitario sostenuto per la sua produzione e vendita.

Mdc = Pu - Cvu

Se Mdc = 0 si coprono solo i Cv Se Mdc < 0 non si coprono ne i Cu ne i CS Se Mdc > 0 si coprono i Cu e parte dei CS

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Indici di redditività L’analisi per indici, è una tecnica di confronto

dei dati riferiti a più bilanci d’esercizio comparati nel tempo (con riferimento alla stessa impresa) e/o nello spazio (con riferimento ad imprese diverse).

Grazie a tale analisi è possibile osservare ed analizzare aspetti della gestione aziendale.

ROE ROI

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ROI Il ROI esprime il tasso di redditività del capitale

investito nella gestione caratteristica. Occorre che il valore dell’indice sia superiore del tasso

medio di interesse che l’impresa paga per i capitali presi a prestito perché solo in tal caso conviene indebitarsi (effetto leva).

Reddito operativo (RO) ROI = Capitale investito (K)

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ROE Il ROE esprime il tasso di redditività del capitale proprio

rappresentando quindi il tasso di redditività dell’impresa.

E’ un indice di assoluto interesse per il management aziendale.

Occorre poi confrontare il valore con le forme alternative d’investimento per una valutazione corretta della convenienza dell’attività aziendale.

Reddito netto (RN) ROE = Patrimonio netto (PN)

Prof. Bernardino Quattrociocchi 80

+ Valore produzione 1.200

- Costi esterni 400

Valore aggiunto 800

- Costo del lavoro 100

Margine operativo lordo 700

- Ammortamenti e svalut.ni 50

Risultato operativo 650

+/- Gest. Finanziaria -200

+/- Gest. Straord.ria 0

Risultato ante imposte 450

- Imposte 225

Risultato d’esercizio 225

Prof. Bernardino Quattrociocchi 81

Immobilizzazioni

nette

(3.000)

Magazzino (400)

Liquidità differite

(850)

Patrimonio netto

(2.000)

Passività consolidate

(1.500)

Liquidità immediate (250)

Passività correnti

(1.000)

Materiali Immateriali Finanziarie (al netto dei fondi ammortamento)

Crediti vs. clienti Crediti diversi

Cassa Banca c/c

Capitale sociale + Utili - Perdite

Mutui Debiti a l/termine

Banca c/c Debiti vs. fornitori Debiti tributari

K Cap. investito

Prof. Bernardino Quattrociocchi 82

La Struttura Finanziaria

ROSRO/RV

IND. ROTAZ. kRV/K

ROIRO/K

GRADO INDEBIT.K/PN

IND. GEST. NON CARATT.RN/RO

ROERN/PN

RN=Reddito netto

PN=Patrimonio netto

RO=Reddito operativo

RV=Ricavi di vendita

K =Capitale Investito

Prof. Bernardino Quattrociocchi 83

La struttura Finanziaria

ROS650/1200=54,2%

IND. ROTAZ. k1200/4500=0,27%

ROI650/4500=14,4%

GRADO INDEBIT.4500/2000=2,25%

IND. GEST. NON CARATT.225/650=34,6%

ROE225/2000=11,3%

RN = 225

PN = 2000

RO = 650

RV = 1200

K = 4500

Prof. Bernardino Quattrociocchi 84

Break Even Point

L’analisi di Break Even Point evidenzia il punto di pareggio, ossia quel volume di vendita (Q*) grazie al quale l’impresa raggiunge un equilibrio tra costi e ricavi C = R.

Grazie a tale indice l’imprenditore sa quanto produrre e vendere per ottenere un profitto.

Quantità prodotte

Costi e Ricavi

Costi Fissi

Costi Totali

Ricavi

BEP

Q*