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Politiche per Partnership Industriali e dell’Innovazione Marco Bellandi Annalisa Caloffi Università di Firenze Università di Padova SIEPI Ancona 24-25 gennaio 2013 1

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Politiche per Partnership Industriali e dell’Innovazione

Marco Bellandi Annalisa CaloffiUniversità di Firenze Università di Padova

SIEPI Ancona24-25 gennaio 2013

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To be published in http://revel.unice.fr/eriep/

ERIEP| European Review of Industrial Economics and Policy

System-based policies in Italy: From industrial districts to technological clusters  Marco Bellandi - [email protected]

Dipartimento di Scienze dell’Economia e dell’Impresa, Univ. Firenze Annalisa Caloffi - [email protected] Dipartimento di Economia e impresa, Univ. Padova  

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Partnership Industriali e dell’Innovazione

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Cosa sono (PII)?squadre di imprese/reti complesse/alleanze strategiche:- costituite su investimenti comuni volti all’aumento della

competitività (no “intese anti-concorrenziali”, anche se ...),- da vari soggetti privati o privati/pubblicifra imprese (P. Industriali e/o Innovazione), da imprese ed enti pubblici (es. P. su servizi pubblici/infrastrutture), o anche a tripla elica (P. Innovazione),- con varie forme giuridicheinformali, JV, consorzi, ATI/ATS, holding, contratti di rete, accordi ricerca, ..- e di architettura/governance (Cafaggi 2012)

basate su rapporti fiduciari e di conoscenza personale; gestione di complementarità e conflitti d’interesse tramite leadership/management di rete e contratti/mercato; modelli gerarchici/paritari/ibridi; su parti orizzontali o verticali di filiere/servizi; temporanee o stabili

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Partnership Industriali e dell’Innovazione

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Importanza per l’industria italianainsieme di sistemi produttivi con radicamento a varia scala territoriale (spesso locale) e accesso a un capitale composito nazionale - Strutturalmentea) Pervasività degli Innovation network in industrie/fasi a elevata

intensità di conoscenza: spillover/trasversalità (Hagedoorn, 1995; Hagedoorn et al, 2000; Powell e Grodal, 2004; Buchmann e Pyka 2012)

b) PII come forma di relazione tipica fra medie imprese dinamiche con ruoli di pivot e/o fra piccole imprese distrettuali (Coltorti 2012)

- Nella crisi “Insieme è meglio” (Mastromarino 2012)c) Entro i distretti industriali in crisi per favorire la riconversione su filiere

differenti rispetto alle tradizionali (Osservatorio DI 2012)d) Entro/fra sistemi urbani dell’innovazione e distretti dinamici su

innovazione, internazionalizzazione, sostenibilità (Brancati 2012)

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Perché Politiche per PII e come? (a)

In contesti caratterizzati da forti discontinuità nei mercati, nelle traiettorie scientifico-tecnologiche: - crescente capacità di innovazione; ma anche crescente incertezza su investimenti in R&S e poi industriali/commerciali per effetto della combinazione accelerata di basi di conoscenza e di interessi differenti- Innovation network riducono incertezza (collaborazione nei processi di innovazione su informazione tecnologica e di mercato, su investimenti complementari e di concorrenti, ecc.)- Innovation network privati sono immersi in esternalità e richiedono interventi pubblici per facilitare apprendimento su formazione e coordinamento dei network, e per ridurre problemi di incentivo (vedi Appendice: Gaffard et al. 2012)- gli stessi interventi pubblici soffrono di problemi di apprendimento, coordinamento, incentivo, e richiedono rapporti di rete/governance coi soggetti privati (vedi Appendice: Hausmann et al. 2008)

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Perché Politiche per PII e come? (b,c,d)

Filo italiano: “medie imprese pivot e team distretti; traiettorie di distretti/città in ristrutturazione; o in nuovo sviluppo” Le PII sono l’alternativa e/o il superamento dei distretti industriali?

1) Distretti industriali (quando funzionano) come terreno elettivo per lo sviluppo di PII informali (Robertson et al. 2009)

2) In Italia, la promozione di PII trae ispirazione anche dall’esperienza dei distretti industriali e spinge i policy-makers a riproporre su scala allargata alcune soluzioni distrettuali: regional innovation systems e supporto a PII formali (Landabaso and Rosenfeld 2009)

3) Le sfide strutturali e della crisi richiedono ai distretti (quelli che non declinano) di incorporare l’utilizzazione di PII formali (vedi Appendice: Osservatorio DI 2012 e Bellandi et al. 2010)

4) Ambedue le linee (2/3) + Innov.Netw. si accompagnano alla diffusione di approcci realistici (intelligenti/ smart?) alle politiche industriali

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Approcci realistici alle politiche per PII

Politiche per PII come parte di Politiche industriali realistiche:→ SperimentaliSupporto a PII temporanee per sperimentare matching personali e soluzioni tecnologiche/ organizzative per PII stabili (Cafaggi 2012)→ di SistemaGuida alla composizione di b. comuni di PII per costruzione di b. pubblici specifici a sistemi produttivi/territoriali a divisione del lavoro estesa (Bellandi 2009)→ e volte allo Sviluppo industriale Place-basedPII come strumento di confronto di interessi/dimensioni differenti della dinamica dei sistemi produttivi/territoriali (Becattini 2011, Bianchi, Labory 2011; Barca et al. 2011) → con Governance multi-scalaSupporto a PII entro/fra RIS, cluster/distretti tecnologici per coordinamento di beni pubblici specifici multi-scala, non solo sussidiarietà (Lagendijk 2011)

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Esempi internazionali di politiche per P. Innovazione con governance multi-scala

Progetti di collaborazione di scala regionale: • In EUROPA: RIS (regional innovation system) -based policies (Cooke 2006);

politiche per i cluster o i consorzi per la R&S in vari paesi europei (Cluster Observatory; Dohse, 2000; Andersson et al, 2004; Cooke et al, 2007)

Progetti di scala nazionale:• In US: Consorzio Sematech sui semiconduttori e altri consorzi

sponsorizzati dal governo US (Link et al. 1996); National Cooperative Research Act (Duso et al, 2010); US Advanced Technology Program (Sakakibara and Branstetter, 2003)

• Consorzi giapponesi per la R&S (Branstetter and Sakakibara, 2002; Okamuro e Nakamura, 2011a, 2011b)

Progetti di scala sovra-nazionale:• Israeli-US BIRD Binational Industrial Research and Development

Foundation (Bizan, 2003)• EU Framework programmes

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Dove troviamo le politiche PPI in Italia

A livello locale/regionale:• inserite nel più ampio contesto di politiche per/di cluster e distretti

industriali • nelle politiche per i poli di innovazione • varie linee di bandi regionali su innovazione ed impresa, azione

degli enti intermedi a livello regionale/locale per supporto a reti

A livello nazionale:• Politiche per i distretti tecnologici [partecipazione del livello regionale,

con concertazioni locali]• bandi miur cluster tecnologici nazionali, bando miur smart cities

and communities [concertazioni regionali/locali]• direttamente come politiche per la promozione di reti: p.e.: legge

sui contratti di rete9

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Come stanno cambiando le politiche per le PII in Italia

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Poche regioni VEN, ABR, LOM. PUG, TOSCANA, E-R

Pochi programmi riservati alle PII (PUG, TOS, E-R). Ammettono anche le singole imprese (VEN, ABR, LOM).

Interventi di piccolo taglio: media 200.000 € spese ammissibili a progetto e di breve durata media 1.3 mesi

Target di PMI , raramente con l’università

POLITICHE REGIONALI(Fondi DOCUP-POR 2000-2006)

POLITICHE REGIONALI(Fondi FESR + FAS 2007-2013)

Quasi tutte le regioni (sulle regioni convergenza agiscono anche programmi nazionali)

Molti programmi riservati alle PII

Interventi di taglio più grande: soprattutto 1.000.000 ≥ x ≥ 5.000.000, ma per molte regioni progetti con un costo ≥ 5.000.000 e di medio periodo media 2 anni (molti tra 2 e 4 anni). Anche progetti negoziati di grandissimo taglio.

PMI & grandi imprese, spesso con l’università

POLITICHE NAZIONALI: Avvio delle politiche sui distretti tecnologici

POLITICHE NAZIONALI: Distretti tecnologici, cluster tecnologici, contratti di rete, smart cities, …

PRIMI ANNI 2000 OGGI

a cura di annalisa caloffi

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Evidenze dalle Regioni italiane: fondi EU FESR e FAS (2007-2013) su collaborazioni ricerca e innovazione

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0% 20% 40% 60% 80% 100%

Abruzzo

Basilicata

Calabria

Campania

Emilia-R

Friuli VG

Lazio

Liguria

Lombardia

Marche

Molise

P iemonte

P uglia

Sardegna

Sicilia

Toscana

Bolzano

Trento

Umbria

Vd'Aosta

Veneto

R&D collaborations - ERDF + FAS funds Other policies - ERDF + FAS funds

Caloffi, Mariani, Rulli (2012)

NB: il dato relativo alle regioni Convergenza sottostima l’effettiva incidenza delle PII (fondi nazionali non considerati)

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Questioni apertePolitiche per PII come elementi di interventi di larga scala su base regionale per incidere su problemi strutturali combinati alla crisi:

– utili per sostenere processi di cambiamento strutturale delle produzioni e delle competenze di attori radicati nel territorio regionale

– esprimono un nuovo “protagonismo” strategico delle regioni (anche smart specialisation strategies)

– … ma si enfatizza il problema di garantire adeguati spazi di coordinamento nazionale (Appendice: Servizi della Commissione 2012; Ministero per la Coesione territoriale 2012)

Infine, la questione della valutazione. Come si valutano le politiche per PII in ambiti di sistema e multi-scala per lo sviluppo industriale, in particolare:

– ex-ante la potenzialità di produzione e internalizzazione di spill-over di un insieme di PII oggetto di un intervento?

– ex-post i risultati dell’intervento? Tipici approcci controfattuali (p.e. Accetturo e de Blasio, 2012): non sono facilmente applicabili a sistemi in cambiamento e a P. Innovazione (alternative... Marchesi et al. 2011)

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Riferimenti bibliograficiAccetturo, A., de Blasio, G. (2012). Policies for local development: An evaluation of Italy’s Patti Territoriali. Regional Science and

Urban Economics, 42(1): 15-26. Andersson, T., Schwaag Serger, S., Sörvik, J., Wise Hansson, E. (2004). The cluster policies whitewbook. IKED: Malmö.Becattini, G. (2011). The Crisis of Capitalism. An Open Debate. Economia internazionale/International Economics, 64 (4). Bellandi , M. (2009). External economies, specific public goods and policies. In Becattini G., Bellandi M., De Propris L. (eds). A

Handbook of Industrial Districts, Cheltenham: Edward Elgar.Bellandi M., Caloffi A., Toccafondi D. (2010). Riaggiustamento delle reti distrettuali e differenziazione dei percorsi di reazione alla

crisi di mercato, in Zazzaro A. (a cura di) Reti d’imprese e territorio: soluzioni alla crisi o vincoli alla crescita?, Bologna: Il Mulino.

Benfratello, L. and Sembenelli, A. (2002). Research joint ventures and firm level performance. Research Policy, 31(4): 493–507.Bianchi, P., Labory, S. (2011). International Handbook on Industrial Policy. Celtenham: Edward Elgar.Bizan, O. (2003). The determinants of success of R&D projects: evidence from American–Israeli research alliances. Research

Policy, 32(9): 1619–1640.Brancati, L. a cura di (2012). Crisi industriale e crisi fiscale. Rapporto MET 2012. Le reazioni delle imprese, le criticità, il fisco e le

politiche pubbliche. Branstetter, L.G. , Sakakibara, M. (2002). When do research consortia work well and why? Evidence from Japanese panel data.

American Economic Review, 92: 143-159.Breschi, S. and Cusmano, L. (2004). Unveiling the texture of a European Research Area: emergence of oligarchic networks under

EU Framework Programmes. International Journal of Technology Management, 27(8): 747-772.Buchmann, T., Pyka, A., (2012). Innovation Networks. In Dietrich, M., Krafft, J. (eds). Handbook on the Economics and Theory of

the Firm. Cheltenham: Edward Elgar. Cafaggi , F. (2012). Politiche industriali e collaborazione tra imprese nel contesto toscano. Bologna: Il Mulino.Caloffi, A., Rossi, M., Russo, F. (2012). Does participation in innovation networks improve firms’ relational abilities? Evidence from

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Clusters and Regional Development. London: Routledge.

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Riferimenti bibliografici (continua)Cooke, P., Eickelpasch, A., Ffwocs-Williams, I., Rangnes, J. (2007). Evaluation report by the Vinnvaxt International Review Team.

Stockholm: Vinnova.Cluster Observatory www.clusterobservatory.euColtorti, F. (2012). I sistemi di imprese fulcro dell’internazionalizzazione dell’industri italiana. Economia Italiana. 2: 63-95.Dohse, D. (2000). Technology policy and the regions — the case of the BioRegio contest. Research Policy, 29(9): 1111–1133.Duso, T., Pennings, E., and Seldeslachts, J. (2010). Learning dynamics in research alliances: A panel data analysis. Research Policy,

39 (6), 776–789.Fier, A., Aschhoff, B. and Löhlein, H. (2006). Behavioural additionality of public R&D funding in Germany, in Government R&D

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Uncertainty. In In Cooke P., Ahseim B., BoscHma R., Martin R., ScHwaertz, Todtling F. (eds.). Handbook of ReGioNAL Innovation and Growth. CHeltenHam: Edward Elgar.

Hagedoorn, J. (1995). "Strategic technology partnering during the 1980s: Trends, networks and corporate patterns in non-core technologies," Research Policy, Elsevier, vol. 24(2), pages 207-231, March.

Hagedoorn, John & Link, Albert N. & Vonortas, Nicholas S. (2000). Research partnerships. Research Policy, 29(4-5): 567-586.Hausmann R., Rodrik, D., and Sabel , F. (2008), Reconfiguring Industrial Policy: A Framework with an Application to South Africa,

Center for Industrial Development at the Harvard University, CID Working Paper No. 168Kaiser, U., Kuhn, J.M. (2012). Long-run effects of public–private research joint ventures: The case of the Danish Innovation

Consortia support scheme. Research Policy 41: 913– 927.Lagendijk , A. (2011), Regional Innovation Policy between Theory and Practice . In Cooke P., Ahseim B., BoscHma R., Martin R.,

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(eds). A Handbook of Industrial Districts, Cheltenham: Edward Elgar.Link, A.N., Teece, D.J., and Finan, W.F. (1996). Estimating the benefits from collaboration: The case of Sematech. Review of

Industrial Organization, 11(5): 737-751.Marchesi, G., Tagle, L., Befani, B. (2011). Approcci alla valutazione degli effetti delle politiche di sviluppo regionale. Mastromarino L. (2012), Italia, è tempo di ripartire. Promuovere lo sviluppo economico attraverso una nuova progettualità per i

distretti industriali. Milano: Gruppo 24ore.

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Riferimenti bibliografici (continua)Nishimura, J., Okamuro, H. (2011a). R&D productivity and the organization of cluster policy: an empirical evaluation of the

Industrial Cluster Project in Japan. Journal of Technology Transfer, 36: 117–144.Nishimura, J., and Okamuro, H. (2011b). Subsidy and networking: The effects of direct and indirect support programs of the

cluster policy. Research Policy, 40: 714–727.Osservatorio Nazionale dei Distretti Industriali (2012). III Rapporto. Powell W.W., and Grodal S. (2004). Networks of Innovators, The Oxford handbook of innovation, Oxford: Oxford University Press.Robertson, P., Jacobson, D., Langlois, R. (2009). Innovation Processes and Industrial Districts. In Becattini G., Bellandi M., De

Propris L. (eds). A Handbook of Industrial Districts, Cheltenham: Edward Elgar.Sakakibara, M. and Branstetter, L.G. 2003. Measuring the impact of US research consortia. Managerial and Decision Economics,

24: 51-69

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Appendici

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“Industrial policies should be horizontal. But instead of replicating or re-establishing the conditions of full (perfect) competition, they should aim at validating restraints that allow firms to acquire market information. This implies privileging subsidies to support cooperation between the various actors of the innovation process through large public programmes” (Gaffard et al. 2012, p. 512)

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“the self-discovery searches of firms and entrepreneurs are subject to distortions and coordination problems of their own. Search is costly, and its returns uncertain. Ideas can be copied, to the benefit of the imitator but not the originator. In general firms will under-invest in searches that provide “public” benefits and will seek to prevent competitive entry.... Finally, many forms of Pareto-improving cooperation among private firms are not self-enforcing. They are voluntary at the time of agreement, but require enforcement at the time of execution. Governments may have a comparative advantage at enforcement, but they need to be part of the entire process of designing, enacting and revising laws and regulations if they are to use their enforcement powers effectively” Hausmann, Rodrik, Sabel (2008, p. 4)

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Osservatorio Distretti Industriali 2012, p. 75

Fig. 22 - Accordi formali di collaborazione stipulati dalle imprese dei distretti produttivi nel periodo 2011-2012 (in % sul totale delle imprese; possibili risposte multiple)

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Osservatorio Distretti Industriali 2012, p. 76

Fig. 23 - Distribuzione delle imprese distrettuali in base alla localizzazione prevalente dei partner partecipanti a una rete formale di collaborazione (in % sul totale delle imprese in rete)

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Osservatorio Distretti Industriali 2012, p. 79

Fig. 25 - Principali interventi di sostegno alla competitività dei distretti produttivi (in % sul totale delle imprese)

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FORMULE DI USCITA: STRATEGIE COLLETTIVE E PUBBLICHE

investimenti in piattaforme di nuovi o rinnovati beni pubblici specifici

Politiche di PII e distretti in tempo di crisi

SISTEMA DISTRETTUALI: ESPOSTI A CRISILOCK-IN CULTURALE

FORMULE DI USCITA: STRATEGIE PRIVATEDIFFUSIONE DI “OPEN NETWORK FIRMS” E MEDIE IMPRESE TRANS-LOCALI

Bellandi et al 2010

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PERNI DI PIATTAFORME PER NUOVI CIRCOLO VIRTUOSI• Formazione: rapporti strutturati università/scuola-impresa nei percorsi

formativi /placement; sostegno ad attività imprenditoriali di giovani laureati; ma anche riproduzione di fondamentali attitudini sociali

• Internazionalizzazione: strutture e capacità di mobilità a livello internazionale, capacità di fare ponte fra luoghi, in paesi anche lontani, con l’aiuto di “argonauti” e imprese radicate ma con reti lunghe

• Innovazione: superamento dei modelli ricerca senza innovazione – innovazione senza ricerca; cultura delle reti imprenditoriali cognitivamente aperte; comunità delle buone pratiche di trasferimento

• Identità locale: nuovi equilibri progressivi e dinamici nel distretto, come territorio con capacità sistemiche di rinnovamento, con una forte tradizione produttiva, che evolve e varia nel tempo anche su filiere che si allontano dalla tradizione

23Bellandi et al 2010

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FORMULE DI USCITA: STRATEGIE COLLETTIVE E PUBBLICHE

investimenti in piattaforme di nuovi o rinnovati beni pubblici specifici,

Circolo Virtuoso/Vizioso [?]

path dependency and novelty in industrial local change

SISTEMA DISTRETTUALI: ESPOSTI A CRISILOCK-IN CULTURALE

FORMULE DI USCITA: STRATEGIE PRIVATEDIFFUSIONE DI “OPEN NETWORK FIRMS” E MEDIE IMPRESE TRANS-LOCALI

Bellandi et al 2010

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“le sfide più urgenti per l'Italia consistono nel rilanciare il proprio percorso in termini di crescita sostenibile e competitività complessiva, ridurre le disparità regionali e promuovere l'occupazione. Tali obiettivi possono essere ottenuti in particolare attraverso la promozione di un ambiente favorevole all’innovazione delle imprese; la realizzazione d’infrastrutture performanti e la gestione efficiente delle risorse naturali; un aumento della partecipazione del capitale umano al mercato del lavoro, in particolare dei giovani; un forte incremento della produttività, efficienza ed efficacia della pubblica amministrazione”Commissione programmazione fondi QSC (2012), p. 8

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“Le politiche italiane per l’innovazione sono per lo più focalizzate sul trasferimento delle conoscenze e sulla collaborazione tra società organizzate in reti e cluster al fine di acquisire la forza necessaria per essere innovative e competere sul mercato globale. L'attività di trasferimento tecnologico, tuttavia, rimane una zona grigia in cui la ripartizione dei compiti e delle responsabilità non sembra funzionare come previsto. Sia le autorità regionali che quelle centrali svolgono un proprio ruolo, spesso in maniera poco coordinata. La maggior parte delle misure dovrebbe essere di competenza regionale ma l'Amministrazione centrale interviene a loro sostegno”Commissione programmazione fondi QSC (2012), p. 10

“In molte Regioni italiane sono già presenti importanti cluster industriali o di servizi, o in altri casi aziende leader. Per questo motivo, potrebbero essere sviluppati strumenti specifici per consentire a start-up e PMI dinamiche e in crescita di trarre vantaggio dalla presenza di tali cluster o aziende leader” Commissione programmazione fondi QSC (2012), p. 18

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Metodi e obiettivi per un uso efficace dei fondi comunitari 2014-20

PRESIDIO NAZIONALEa) Non contrattabilità delle regole e degli indirizzi generali.b) Possibilità che il centro lanci azioni di co-progettazione strategica

territoriale per aprire il territorio a contributi di soggetti privati e pubblici nazionali o internazionali.

c) Trasformazione, de facto o de jure, del Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica in agenzia.

d) Ipotesi di un ruolo maggiore nella gestione dei programmi da parte di soggetti dell’Amministrazione centrale

Ministero per la Coesione territoriale (2012), p. 12

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