new luca buratto - società del quartetto di milano · 2017. 5. 22. · i. allegro ii. larghetto...

12
SALA VERDI DEL CONSERVATORIO FuturOrchestra Alessandro Cadario direttore Luca Buratto pianoforte Mozart - Concerto per pianoforte n. 27 in si bemolle maggiore K 595 C ˇ ajkovskij - Sinfonia n. 5 in mi minore op. 64 In collaborazione con 24 Martedì 23 maggio 2017, ore 20.30

Upload: others

Post on 21-Oct-2020

1 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

  • SALA VERDI DEL CONSERVATORIO

    FuturOrchestraAlessandro Cadariodirettore

    Luca Burattopianoforte

    Mozart - Concerto per pianoforte n. 27 in si bemolle maggiore K 595

    Čajkovskij - Sinfonia n. 5 in mi minore op. 64

    In collaborazione con

    24Martedì 23 maggio 2017, ore 20.30

  • Di turnoMaria Majno Carlo Sini

    Direttore artisticoPaolo Arcà

    Con il contributo e il patrocinio di

    5 minuti prima di ascoltare: Gaia Varon

  • Wolfgang Amadeus Mozart(Salisburgo 1756 - Vienna 1791)

    Concerto per pianoforte n. 27 in si bemolle maggiore K 595 (ca. 35’)I. Allegro II. Larghetto III. Allegro

    l Anno di composizione: 1791l Anno di pubblicazione: Vienna, 1791

    La musica di Mozart è circondata da un’aura di perfezione e leggerezza, che rende vano stabilire un nesso troppo stretto tra arte e vita. Potrebbe indurre infatti a formulare un giudizio fuorviante il fatto che il Concerto K 595 sia il primo lavoro del suo ultimo anno di vita, il 1791, e che sia stato anche l’occasione della sua ultima esibizione in pubblico come pianista, il 4 marzo, in un concerto di beneficenza per il clarinettista Joseph Bähr nella “Jahnscher Saal” di Vienna, a pochi passi dalla sua ultima abitazione. Il Concerto in si bemolle maggiore viene aggiunto al catalogo privato delle proprie composizioni il 5 gennaio 1791, ma in realtà il grosso del lavoro risale a un periodo precedente. Mozart aveva un atteggiamento molto pratico nel mestiere. Nel 1788 aveva iniziato la composi-zione, lasciando tuttavia il manoscritto in particella, ossia con la strumentazione incompleta, probabilmente per una serie di concerti a sottoscrizione, che forse all’ultimo erano stati cancellati o si erano ridotti di numero. Tre anni dopo termi-na il lavoro, che viene eseguito e venduto all’editore Artaria, il quale si affretta a pubblicarlo nell’agosto dello stesso anno. Non è il caso dunque di fantasticare presentimenti dell’imminente fine a proposito del carattere del Concerto, come se il suo tono intimista fosse una sorta di addio alle armi, l’epilogo di un grande ciclo giunto ormai a compimento. Mozart adattava senza pregiudizi la sua arte alle esigenze concrete; all’occasione, come è noto nel caso del Requiem, accetta-va di comporre anche per conto terzi. Forse il Concerto in si bemolle ha uno stile meno brillante e virtuosistico perché era stato scritto non per se stesso, come nella maggior parte dei casi, ma per qualche allievo o amatore, visto che Mozart ha scritto per esteso delle cadenze per il primo e per l’ultimo movimento.L’“Allegro” comincia con una battuta di solo accompagnamento, un gesto che affratella il Concerto alla Sinfonia in sol minore K 550, composta anch’essa nel 1788. Il tema dei violini è come un palpito che nasce da una dolce vibrazione costante, da un mondo sonoro ancestrale e immutabile. Il soggetto è formato da tre frammentarie frasi degli archi, separate da una piccola fanfara dei fiati. Un robusto intervento dell’orchestra, con un linguaggio imitativo simile al finale della Jupiter, introduce un elemento nuovo, derivato da idee del primo tema. Il secondo soggetto rimane sospeso nel medesimo clima espressivo del primo, ma con l’aggiunta di cinguettanti acciaccature che recano una punta di arguzia

  • nella morbida discesa della linea melodica. Un terzo gruppo di idee tematiche, germinato anch’esso dal materiale precedente, accresce la sostanziosa trama dell’esposizione. Un affondo improvviso, annunciato da una sincope, genera una sequenza di accordi sospesi in maniera ambigua tra maggiore e minore, pri-ma che l’ingresso del solista riprenda da capo l’esposizione. Il pianoforte non si limita a ripetere il discorso dell’orchestra, ma introduce a sua volta un tema nuovo, chiaramente modellato sul secondo soggetto e intriso di un senso dram-matico più appassionato. La metamorfosi di questo episodio viene completata dal passaggio dalla tonalità di si bemolle maggiore a quella di fa minore, dalla comparsa di nodose appoggiature che incurvano la melodia, dalla trasformazio-ne delle svelte acciaccature in un recitativo gonfio di pathos. Come per ripagare l’ascoltatore di questo squarcio di umore cupo, Mozart riprende il secondo tema nella fisionomia originale e sviluppa la sequenza di accordi verso la sezione cen-trale. Lo sviluppo è una delle pagine più belle e intense che Mozart abbia com-posto, interamente plasmato sul tema principale. Tutta l’orchestra partecipa al discorso in un fitto dialogo con il solista, che fonde nel suo linguaggio l’espres-sione immediata e la sapienza contrappuntistica. Il paesaggio armonico vibra di modulazioni raffinate, con una tavolozza di colori di rara fantasia. La compas-sione e gli ideali di fratellanza universale sembrano portare all’estasi il lirismo al culmine dell’“Allegro” nel linguaggio meravigliosamente leggero di Mozart. Il mondo vivace della commedia si mescola con il sentimento religioso, il crescendo teatrale degli archi con il corale solenne degli strumenti a fiato. Il “Larghetto” prolunga l’eco elegiaca e seriosa del movimento precedente. Un soliloquio del pianoforte espone il tema, che poi l’orchestra arricchisce con il chiaroscuro, spezzando il colore della frase con un piano improvviso. Nel cuore del movimento, una splendida modulazione a sol bemolle maggiore getta un raggio di luce lunare sul lirismo notturno del “Larghetto”, impreziosito da un re bemolle tenuto dal fagotto e reso palpitante dalle note dolcemente staccate dai bassi. Il pianoforte si risveglia con una reminiscenza del recitativo tragico del primo movimento, a testimonianza anche della profonda unità espressiva del Concerto. L’“Allegro” finale in forma di rondò nasce da un tema saltellante e infantile del pianoforte, che Mozart riprende quasi alla lettera nella melodia del primo dei tre Deutsche Lieder scritti anch’essi ai primi di gennaio del 1791, “Sehnsucht nach dem Frühlinge” (nostalgia per la primavera). Il secondo couplet del rondò, che in Mozart occupa quasi sempre lo spazio dello sviluppo, rappresenta il momento più originale del movimento. Il solista tocca l’ombrosa ma espressiva tonalità di si bemolle minore, esaltandosi in un raro guizzo di virtuosismo, a suggello di un Concerto molto più significativo sul piano dei sentimenti che su quello del narcisismo strumentale.

  • Pëtr Il’ic Čajkovskij(Kamsko-Votkinsk 1840 - San Pietroburgo 1893)

    Sinfonia n. 5 in mi minore op. 64 (ca. 45’)I. Andante - Allegro con anima II. Andante cantabile, con alcuna licenza III. Valse. Allegro moderato IV. Finale. Andante maestoso - Allegro vivace

    l Anno di composizione: 1888l Prima esecuzione: San Pietroburgo, 17 novembre 1888

    «Ogni volta mi convinco sempre di più che la mia ultima sinfonia sia un’opera infelice – scrive Čajkovskij in una lettera del 1888 – e questa consapevolezza di un possibile insuccesso (e forse di un declino delle mie capacità) mi amareggia molto. La sinfonia è riuscita troppo eterogenea, massiccia, insincera e prolissa, in generale molto sgradevole. Con l’eccezione di Taneev che insiste testarda-mente nel dire che la Quinta Sinfonia è la migliore delle mie composizioni, tutti i miei sostenitori onesti e sinceri hanno maturato la convinzione che sia me-diocre. Davvero, come si dice, mi sono esaurito? Davvero ha già avuto inizio le commencement de la fin?».I dubbi che assillavano Čajkovskij in questa lettera rispecchiano le lotte interio-ri di un’anima fragilissima, perennemente inquieta e insicura di se stessa. All’e-sterno, tuttavia, Čajkovskij godeva non solo di una fama indiscussa, ma anche di un prestigio che aveva varcato ormai i confini nazionali. Nell’inverno prece-dente aveva compiuto la sua prima tournée all’estro come direttore d’orchestra, ricavandone immense soddisfazioni artistiche e profonde emozioni personali. A Parigi era stato accolto in maniera trionfale e in generale i musicisti europei ve-devano in lui l’artista più rappresentativo della giovane musica russa. Malgrado gli innumerevoli attestati di stima, Čajkovskij era attanagliato dal terrore per la morte, acuito dalla precoce scomparsa delle due amatissime nipoti. Il minimo dettaglio non perfettamente riuscito lo induceva a sospettare l’annuncio della catastrofe. La Sinfonia venne eseguita il 17 novembre dello stesso anno a San Pietroburgo, poco prima d’iniziare la composizione del balletto La bella addor-mentata, uno dei lavori più felici del suo teatro.Il cruccio maggiore di Čajkovskij era di non avere un senso innato della forma. Il suo acuto spirito critico vedeva con estrema onestà i difetti di suoi lavori sinfo-nici, come confessa in una bellissima lettera al granduca Kostantin: «Ho lottato molto contro questa deficienza naturale e posso dire con un certo orgoglio di aver raggiunto risultati significativi, ma morirò così, senza aver scritto niente di per-fetto dal punto di vista formale. I miei lavori sono pieni di remplissages; la ficelle nelle cuciture è sempre evidente a un occhio esperto; non c’è niente da fare».La Quinta Sinfonia contiene però anche molte qualità, malgrado la mancanza di spontaneità della forma musicale. In primo luogo una serie di magnifiche idee,

  • a cominciare dal tema che apre la Sinfonia. Quel motto, quasi malinconico dap-principio nella voce del clarinetto, si trasforma alla fine dell’ultimo movimento, nel “Moderato assai e molto maestoso”, in una solenne e trionfante apoteosi della tonalità di mi maggiore. Ma come giustamente considerava lo stesso auto-re, i pregi della Sinfonia risiedono non tanto nel disegno formale, quanto nella forza espressiva dei momenti lirici e la squisita eleganza di certi dettagli. Queste qualità si manifestano meglio nei movimenti intermedi, come nell’appassionato “Andante cantabile, con alcuna licenza” e la incantevole “Valse”. La “licenza” consiste probabilmente nel fatto che all’interno del movimento, concepito nello stile della romanza senza parole, affiori nuovamente il tema-motto della Sinfo-nia, sullo stile della idée fixe della Sinfonia fantastica di Berlioz. La prima volta il tema apre all’improvviso uno squarcio drammatico nel cuore dell’“Andante”, mentre la seconda torna in una forma serena e luminosa poco prima del termi-ne. Anche nella “Valse” fa capolino l’idée fixe, ma in maniera discreta e nostal-gica, verso la fine, come un fugace ricordo. Nella Quinta Sinfonia, tramite il filo rosso musicale che collega i vari movimenti, Čajkovskij spinge ancora più a fondo il processo d’immedesimazione dell’autore con il proprio lavoro. Il tema non è più soltanto l’elemento propulsivo della forma musicale, ma incarna nel corso della Sinfonia anche l’espressione immediata delle vicende psicologiche dell’autore, che diventa l’eroe delle sue stesse imprese.

    Oreste Bossini

    A lezione di musica

    I giovani che costituiscono la FuturOrchestra sono studenti impegnati in lezioni di strumento, di storia della musica e di altre materie teoriche, prove di insieme, esami, audizioni, fino al conseguimento del diploma. È proprio il loro essere studenti che li accomuna più di quanto non si pensi ai compositori dei brani in programma questa sera: Wolfgang Amadeus Mozart e Pëtr Il’ič Čajkovskij. Il mondo della didattica e della formazione musicale è molto vario e si trasforma di luogo in luogo attraverso i secoli. Primo esempio di “didattica musicale” è l’insegnamento del canto gregoriano all’interno dei monasteri: i canti vengono tramandati a memoria ma grazie anche alla comparsa della scrittura neumatica e al maestro Guido d’Arezzo si agevola il loro apprendimento nelle Scholae cantorum. Nel basso Medioevo le scuole sono legate alle grandi cattedrali gotiche e, tra le più importanti, si segnala a Parigi la Scuola di Notre-Dame, attiva sin dal XII secolo, nella quale si cominciano a insegnare le tecniche compositive ed esecutive della polifonia degli organa. Altre modalità caratterizzano la Scuola Fiamminga, nella quale le tecniche polifoniche si evolvono tra XV e XVI secolo e vengono portate ai massimi livelli di complessità contrappuntistica. Nel periodo rinascimentale, il maestro di cappella (ovvero il

  • responsabile musicale della cattedrale o della corte) assume un ruolo importantissimo: egli diviene un vero e proprio docente. Nelle cattedrali si impara l’arte della composizione ma anche l’arte del suonare l’organo; nelle corti si afferma la musica profana accanto a quella sacra. Grandi musicisti come Jacopo Peri e Claudio Monteverdi hanno cominciato i loro studi musicali proprio con maestri di cappella di grande prestigio quali Cristofano Malvezzi (maestro di cappella del Duomo di Firenze) e Marc’Antonio Ingegneri (maestro di cappella del Duomo di Cremona). Un secolo più tardi si imparerà la musica anche negli Ospedali veneziani: al Pio Ospedale della Pietà, dove fanciulle orfane o provenienti da famiglie molto povere trovano accoglienza e vengono indirizzate all’educazione musicale e allo studio del canto e degli strumenti, lavorerà a lungo Antonio Vivaldi. A Napoli vengono fondati i primi Conservatori, che da orfanotrofi si trasformeranno in luoghi di formazione musicale privilegiata: qui studiano quasi tutti gli operisti del XVIII secolo, dando il “la” alla cosiddetta scuola napoletana. Particolarmente interessante è invece la formazione musicale di Mozart, che studia con il padre Leopold, egli stesso violinista. Si ricorda infatti il trattato Versuch einer gründlichen Violinschule (Metodo per una approfondita scuola per violino) datato 1756, esattamente l’anno di nascita di Wolfgang. Studiando e viaggiando moltissimo per tutta Europa assieme al suo “padre maestro”, il giovanissimo Mozart impara e approda alla prestigiosa Accademia Filarmonica di Bologna, dove incontra uno dei massimi didatti del Settecento, padre Martini. Al contrario di Mozart, quella di Čajkovskij è una formazione accademica: frequenta infatti la Libera scuola di musica di San Pietroburgo, appartenente alla Società musicale russa e fondata nel 1859 dalla granduchessa Elena Pavlovna insieme ad pianista e compositore Anton Rubinštejn. L’obiettivo della Società è quello di incoraggiare e promuovere gli studi musicali in Russia, paese nel quale, fino ad allora, comporre musica non veniva considerata una professione e non vi erano dunque strutture adeguate che offrissero una formazione di alto livello. È proprio Anton Rubinštejn ad incoraggiare Čajkovskij nel proseguire gli studi musicali e successivamente ad offrirgli la cattedra di teoria musicale al Conservatorio di Mosca. Čajkovskij dedica parte della sua attività all’insegnamento, così come molti altri importanti compositori. Un esempio illustre è quello di Benjamin Britten, che scrive The Young Person’s Guide to the Orchestra (Introduzione di un giovane all’orchestra), un brano dalle forti intenzioni didattiche: attraverso la forma del tema con variazioni, appositamente scelta per alternare le diverse famiglie dell’organico orchestrale, lo studente potrà riconoscere i diversi timbri e le peculiarità sonore di ogni singolo strumento. La didattica musicale è oggi legata principalmente ai Conservatori, istituti nati – come quello di Milano – da duecento e più anni, che garantiscono ai giovani talenti l’opportunità di avvicinarsi allo studio di una straordinaria disciplina: la musica.

    Stefania MontonatiAllieva del Triennio di Musicologia del Conservatorio “G. Verdi” di Milano

  • FuturOrchestra

    FuturOrchestra, gruppo strumentale al vertice formativo del Sistema delle Orchestre e dei Cori giovanili e infantili in Lombardia, riunisce elementi dai 12 ai 24 anni, pronti per il repertorio più avanzato. Come compagine creata stabilmente nell’ambito del Sistema in Lombardia, è espressione delle attività di convergenza dei suoi centri educativi, i “Nuclei”.Ha debuttato a Milano nel maggio 2011 con Daniele Rustioni in occasione del-la prima raccolta di strumenti “Costruire con la Musica” (in collaborazione con Music Fund, Milano Musica e Teatro alla Scala). Un calendario di ap-puntamenti pubblici ne scandisce il percorso didattico, intrecciato a iniziative di solidarietà sociale: a questa attività si è ispirato il premio Nobel Dario Fo per la creazione di un grande trittico di scenografie dedicato alla musica e ai giovani.Si ricordano i concerti nel 2012 con la direzione del M° Ennio Morricone al Te-atro degli Arcimboldi di Milano e al Parco della Musica di Roma, quest’ultimo con la collaborazione di Alessandro Cadario, figura di riferimento nella pre-parazione e sviluppo dell’orchestra. FuturOrchestra è stata presente a Milano sotto la direzione di Pietro Mianiti e del venezuelano Manuel López-Gómez nella stagione de “I Pomeriggi Musicali”, che hanno regolarmente ospitato l’orchestra in cartellone. Nel 2014 spicca anche l’invito alle manifestazioni per il 150° anniversario della Società del Quartetto di Milano con l’esecuzio-ne integrale dei Carmina Burana di Carl Orff diretta da Cadario, poi ripresa al Teatro Coccia di Novara e al Dal Verme durante la terza “Settimana del Sistema in Lombardia”. È del maggio 2015 la partecipazione alla Festa della Lombardia organizzata dalla Regione.La stagione 2015/2016 si è aperta con l’eccezionale partecipazione al SEYO Summercamp di Sistema Europe, in concomitanza con il “Progetto El Siste-ma” promosso dal Teatro alla Scala e culminato con due applauditissimi con-certi: il “Side by Side” al fianco della Sinfónica Juvenil de Caracas in Scala, e il gran finale al Teatro degli Arcimboldi di Milano. Nell’ambito del ciclo “Un Vivaio musicale per EXPO”, FuturOrchestra ha tenuto concerti al Festival Donizetti di Bergamo, al Teatro Sociale di Como, al Ponchielli di Cremona, al Fraschini di Pavia e al Teatro Apollonio di Varese. Solisti di spicco quali Gabriele Cassone, Enrico Dindo, Jeffrey Swann e Mauri-zio Zanini, che condividono gli scopi del Sistema, hanno affiancato FuturOrche-stra contribuendo alla sua crescita artistica. Nel novembre 2016, nella Stagione dei Pomeriggi Musicali, è stata al fianco delle celebri pianiste Katia e Marielle Labèque, per il Carnevale degli animali di Saint-Saëns, con la direzione di Kri-stiina Poska, progetto ripreso anche in un documentario di Classica HD.È stata ospite della nostra Società nel 2014.

  • Alessandro Cadario direttore

    Alessandro Cadario è direttore principale ospite dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano dal 2016.Ha compiuto gli studi di direzione d’orchestra con il massimo dei voti al Conservatorio G. Verdi di Milano perfezionandosi presso l’Accademia Musicale Chigiana di Siena con Gianluigi Gelmetti. Ha inoltre conseguito il diploma di violino, la laurea in direzione di coro e in composizione, entrambe con il massimo dei voti e la lode.Nel 2012 la vittoria al concorso internazionale di direzione d’orchestra “Peter Maag” lo ha rapidamente segnalato all’attenzione del mondo musicale. È già stato ospite della nostra Società, alla guida di FuturOrchestra, il 29 giugno 2014 in occasione del concerto per i 150 anni. Nel 2015 ha debuttato con Pollicino di H.W. Henze al Maggio Musicale Fiorentino; è stato invitato a dirigere nella stagione sinfonica del Teatro Petruzzelli di Bari, ha debuttato al Teatro alla Scala di Milano in occasione del Festival delle orchestre internazionali e al Teatro Nazionale dell’Opera e del Balletto di Albania.Ha collaborato con le Orchestre Filarmonica di Monte-Carlo, Filarmonica della Fenice, del Teatro Petruzzelli di Bari, Haydn di Bolzano e Trento, del Teatro Lirico di Cagliari, Concerto Budapest, I Pomeriggi Musicali di Milano, di Padova e del Veneto, del Teatro Comunale di Bologna, del Teatro Massimo di Palermo e Sofia Festival Orchestra. Ha diretto inoltre la City Chamber Orchestra di Hong Kong in Mozart, in occasione del suo debutto in Cina e ha debuttato alla Biennale Musica di Venezia dirigendo due atti unici in prima assoluta. Ha collaborato con solisti quali Mario Brunello, Vittorio Grigolo, Alessandro Carbonare, Rainer Honeck. Nella primavera del 2017 è ritornato alla City Chamber Orchestra di Hong Kong e sul podio dell’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo. In settembre, farà ritorno per il secondo anno consecutivo al Festival MITO SettembreMusica e debutterà nella stagione sinfonica del Teatro Verdi di Trieste e del Teatro Carlo Felice di Genova.Oltre al repertorio classico Alessandro Cadario rivolge la sua attenzione alla musica contemporanea vista la sua duplice natura di direttore e compositore. Le sue opere sono state presentate in prima assoluta al Lincoln Center di New York, al Teatro dell’Opera di Darmstadt e al National Concert Hall di Taipei.Alessandro Cadario partecipa alla direzione musicale di FuturOrchestra, Orchestra Giovanile del Sistema in Lombardia, e ha collaborato con l’Orchestra Nazionale del Sistema delle Orchestre e dei Cori Giovanili in Italia, progetto fortemente voluto da Claudio Abbado.È stato ospite della nostra Società, sempre alla guida di FuturOrchestra, il 29 giugno 2014 in occasione del concerto per i 150 anni della Società.

  • Luca Buratto pianoforte

    Luca Buratto è “Honens Prize Laureate” per il 2015 della Honens Internatio-nal Piano Competition di Calgary, in Canada, il premio pianistico tra i più ricchi al mondo con importanti impegni per le prossime stagioni in Nord Ame-rica e Canada. Nel 2011 si classifica primo al “Premio Nazionale delle Arti”, indetto dal Ministero dell’Istruzione della Repubblica Italiana (MIUR). Nel 2012 viene premiato anche al 16° concorso “Schumann” di Zwickau, membro della WFIMC, meritando anche il Premio del Pubblico della radio MDR-Figa-ro. Nel 2015 gli viene assegnata una delle 5 borse di studio “Fondazione Adolfo Pini” destinate a giovani studenti e ricercatori per un’attività di specializza-zione internazionale nei settori dell’arte e della creatività e vince un soggiorno di due mesi alla Music Academy of the West (Santa Barbara - California).Nato a Milano nel 1994, Luca Buratto entra nel 2001 al Conservatorio di Mila-no nella classe di Edda Ponti dove nel 2010 si diploma con il massimo dei voti, lode e menzione d’onore. Dopo la maturità al liceo classico “Berchet”, studia al Conservatorio di Bolzano con Davide Cabassi, dove ottiene il diploma ac-cademico di secondo livello e frequenta, in qualità di “Theo Lieven scholar”, il Master of Advanced Studies SUPSI in Music Performance and Interpretation di William Grant Naboré al Conservatorio della Svizzera Italiana, dove nel 2013 consegue il titolo con il massimo dei voti. Ha inoltre frequentato master class con Thomas Adès, Vladimir Ashkenazy, Dmitri Bashkirov, Bruno Ca-nino, Leon Fleisher, Conor Hanick, Klaus Hellwig, Andrzej Jasiński, Vladi-mir Krajnev, Jerome Lowenthal, Claudio Martinez, Alex McDonald, Leonard Rose, Jeffrey Swann, Elisso Virsaladze.Nel 2003 debutta nella Sala Verdi del Conservatorio di Milano, nella “Giornata della Memoria”, eseguendo musiche di Renzo Massarani, suo bisnonno. Nel-la stagione 2013/14 ha suonato il Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 op. 30 di Rachmaninov con La Verdi diretto da Jader Bignamini. Nella stagione 2016/2017 ha debuttato al Teatro alla Scala di Milano, Wigmore Hall di Londra, Carnagie Hall di New York, Konzerthaus di Berlino e Esplanade di Singapore. Nel 2016 è stato artist in residence al Marlboro Music Festival in Vermont. Nel 2017 è uscito il suo primo disco per Hyperion, dedicato a musiche di Schumann.È per la prima volta ospite della nostra Società.

  • Il giovane astro del pianoforte Daniil Trifonovinaugurerà la prossima stagione

    martedì 17 ottobre aprendo anche una straordinaria, davvero unica,

    parata di stelle del pianoforte.

    La stagione 2017/2018sarà presentata a Villa Necchi Campiglio

    lunedì 29 maggio alle ore 18L’invito (valido fino ad esaurimento dei posti)

    è allegato a questo programma

    Società del Quartetto di Milano - via Durini 2420122 Milano - tel. 02.795.393www.quartettomilano.it - [email protected]

  • 5a Edizione31 maggio O4 giugno 2017

    TRAMESONORE

    5 giorni da mattina a tarda sera, 400 musicistida tutto il mondo, 180 concerti a Palazzo Ducalee nei più bei luoghi d’arte di Mantova.

    #mantovachamber

    scopri il programma sumantovachamber.com

    Orchestra da Camera di Mantova, piazza Sordello 12, Mantova | T. +39 0376 360476 | [email protected]

    Sotto l’alto patrociniodel Parlamento Europeo special thanks to

    e con il patrocinio di

    _GoBack_GoBack_GoBack