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Ha lasciato il lavoro e gli affetti come folgorata dall’intuizione di un compito, quello di contribuire alla vita dei cani che in Romania sono vittime di stragi di massa. Un progetto che, nato nel 2001, ha ottenuto importanti risultati. intervista di Stefano Cagno Sara Turetta PER Ecolo gia e Ecolo gia Na tura Na tura 62-65 Stesura SARA TURETTA 13-06-2007 10:05 Pagina 62

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Ha lasciato illavoro e gli affetticome folgoratadall’intuizione diun compito,quello dicontribuire allavita dei cani chein Romania sono

vittime di stragi di massa.Un progetto che, nato nel 2001,ha ottenuto importanti risultati.

intervista di Stefano Cagno

Sara Turetta

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EcologiaeEcologia

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Da alcuni anni la sensibilità nei confronti degli animali è andata pro-gressivamente aumentando e un numero sempre maggiore di perso-

ne è giunta alla conclusione, per alcuni ovvia, che anche gli ani-mali, poiché esseri viventi e senzienti, hanno diritto a non

soffrire, a essere rispettati e, quando c’è bisogno, a es-sere protetti. Esattamente la stessa condizione che vie-

ne da tempo riconosciuta a tutti gli appartenentialla nostra specie, soprattutto se considerati sog-getti deboli.Sono così nate mille associazioni e iniziative a favo-re degli animali. Alcune si pongono obiettivi piùsemplici e comodi da raggiungere, altre molto piùcomplessi e difficili: la storia dell’associazione “Sa-ve the Dogs”e della sua fondatrice,Sara Turetta,ap-partengono a questa seconda categoria.La protagonista dell’intervista abitava a Milano,do-ve aveva un lavoro e tutti i legami affettivi. Ungiorno, però, è stata colpita dalle notizie sulla ter-ribile situazione in cui si trovavano i cani che vi-vevano in Romania. In quel momento è proba-bilmente scattato in Sara uno di quei meccanismipsicologici ed emotivi che danno una svolta nellavita. Ha lasciato tutte le comodità e le certezze che

le offriva l’Italia per andare ad affrontare la precarietà

UN ANGELOR I CANI DI

BUCAREST

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e le difficoltà di una nazione straniera e pove-ra come la Romania, il tutto per cercare diaiutare i cani dal rischio di un vero e propriosterminio. Ormai molte persone si occupanoin tutto il mondo del benessere degli animali;Sara Turetta,però,appartiene a quelle minuscolaminoranza che ha deciso di dedicare tutta la suavita e le sue energie fisiche ed emotive perportare avanti i suoi ideali di giustizia.Si legge nel Talmud che “Chi salva una vita sal-va il mondo intero”. Non so se questo passodebba essere interpretato in senso stretto o sipossa considerare il concetto di “vita” in sen-so più allargato e quindi comprendere anchequella degli animali. In ogni caso a me piaceinterpretarla in quest’ultima maniera, speran-do di non urtare la sensibilità di nessuno. Se ilmio modo di leggere questo passo del Talmudè quello giusto, Sara Turetta, da anni, e tutti igiorni, sta salvando il mondo intero.Ho avuto l’occasione di intervistare Sara, re-centemente, durante l’ultimo suo viaggio inItalia. Per quanti volessero saperne di può sul-l’associazione “Save the Dogs”consiglio di an-dare sul sito www.canibucarest.it .Come è nata l’idea di andare in Romania a occu-parsi di animali?“Nella primavera del 2001,periodo in cui ini-ziava la mattanza di cani randagi a Bucarest,unimportante quotidiano italiano pubblicava un’in-tera pagina di foto strazianti. Era la campagnadi un’associazione protezionistica italiana chedenunciava per prima le atrocità che si consu-mavano in Romania. Quindi una serie di e-mail disperate da parte di attivisti rumeni chechiedevano aiuto.Ho pensato che la Romaniaera vicina all’Italia e che forse eravamo chia-mati a fare qualcosa. Dopo mesi di sensibiliz-zazione e di raccolta fondi, mi sono recata sulposto con altri volontari: era l’agosto del 2001e la mia vita, da quel momento, non è più sta-

ta la stessa.Un “elettrochoc”che nel giro di unanno mi ha spinto a lasciare il lavoro e la miavita a Milano per trasferirmi là.”In cosa consiste l’attività dell’associazione?“”Save the Dogs” lavora tramite la sua filiale inRomania, nel sud-est del paese. Abbiamo as-sunto circa 20 persone (tutti rumeni) per lagestione dei due progetti attualmente in cor-so. Il primo,quello di Cernavoda,con una pic-cola clinica modello,un canile per circa 270 ca-ni, un gattile e un’area separata per 3 asini sal-vati dal macello. L’altro, a Medgidia e dintor-ni, con la nostra clinica mobile,un camper cheraggiunge anche villaggi sperduti e quartieri de-gradati portando medicinali, vaccini e steriliz-zazioni gratuite a tutte le famiglie povere.”Come è stata accolta in Romania?“Con estremo sospetto, nel 2002. Ero stranie-ra, sola, e mi occupavo di cani randagi, cioè diquella categoria che purtroppo in Romaniaviene per lo più assimilata all’immondizia. Madopo 5 anni di lavoro onesto e intensissimo,molta gente si è avvicinata a noi e ha impara-to ad apprezzarci. L’aver curato in questi annitanti animali di proprietà (che prima non avreb-bero avuto a chi rivolgersi) ci ha fatto guada-gnare il rispetto le la stima di molti cittadini.”Quali sono le difficoltà maggiori che incontra nellasua attività in Romania?“Prima di tutto è difficile far capire ai romeniuna cosa: esistono persone, su questa terra, chevivono spinte dai propri ideali. In modo di-sinteressato costoro fanno del bene, senza chie-dere nulla in cambio. Purtroppo si tratta di unconcetto del tutto estraneo alla società rome-na, animata da un consumismo sfrenato (com-prensibile peraltro dopo decenni di privazio-ni) e da un desiderio di arricchirsi che purtropponon guarda in faccia a niente e a nessuno. Poic’è il lassismo delle istituzioni, che nel miglio-re dei casi ci lasciano lavorare, ma non ci so-stengono a sufficienza. I risultati che abbiamosono dovuti solo al nostro impegno. Non es-sendo scesi a compromessi di alcun tipo, que-sto in molte situazioni ci penalizza. Non di-mentichiamoci che la Romania è uno dei pae-si più corrotti al mondo.”Come è vista la sua attività dalle autorità rumene?“Con diffidenza da alcuni e con rispetto da al-tri. In entrambi i casi,però,manca una volontàreale di affrontare l’emergenza randagismo conil pugno di ferro, purtroppo necessario in unasituazione drammatica come quella romena.Avremmo bisogno di forzare la mano su alcu-ne cose (ad esempio creando un sistema chetassa coloro che rifiutano di sterilizzare il pro-prio cane e poi magari gettano nel nostro ri-fugio scatole piene di cuccioli).Ma le tasse so-

E C O L O G I A E N AT U R A

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no impopolari, e nessun sindaco vuole crear-ne di nuove.Più semplice uccidere i cani piut-tosto che tassare i propri elettori...”Quali sono i risultati che fino ad ora avete ot-tenuto?“Sono risultati importanti se si pensa che 5 an-ni fa questo progetto è partito da zero.Due cittàhanno fermato il massacro; forse vi si aggiun-gerà presto una terza località di circa 70.000 abi-tanti.Abbiamo sterilizzato oltre 5.200 tra cani egatti a Cernavoda e 1.300 con la clinica mobi-le in soli 10 mesi.Abbiamo consentito a centi-naia di cani di essere adottati da famiglie italia-ne,olandesi e svedesi.Alcuni di loro stavano peressere soppressi in uno dei due canili pubblicidi Bucarest, dove ogni mese si eliminano tra i1.000 e i 1.500 cani. Infine, abbiamo dato lavo-ro a 20 persone che altrimenti sarebbero emi-grate o avrebbero lavorato sottopagate in uncontesto meno stimolante e internazionale.”In questi anni chi vi ha aiutato?“Il Commissario Europeo Franco Frattini ci èstato vicino e ci ha sostenuto in più occasio-ni,soprattutto tramite l’Ambasciata italiana a Bu-carest.Tante associazioni italiane, oltre al part-ner svizzero ATRA, alla svedese Hundhajlpene all’olandese Dutchypuppy, si sono unite alprogetto aiutandoci a trovare famiglie di fidu-cia per i nostri protetti. L’Unisvet, l’associazio-ne presieduta dal dottor Andrea Dorcaratto,che ha inviato in Romania decine di mediciper intensificare le nostre attività.”Cosa la spinge a continuare?“La passione inesauribile per gli animali e la gioiaprofonda di poter regalare a molti di loro unavita che sembrava persa. E la convinzione checiascuno di noi possa cambiare un angolo diquesto mondo.”Diverse volte immagino le abbiano contestato cheesistono nel mondo problemi più gravi del randagi-smo in Romania. Cosa risponderebbe a queste per-sone?“Credo che tutti i problemi abbiano diritto adavere qualcuno che si occupi della loro risolu-zione, soprattutto quando riguardano la soffe-renza tangibile di milioni di creature.Possiamodiscutere a lungo sul posto che tali creatureoccupano in una gerarchia di valori, e ciascu-no ovviamente darà la sua risposta. Ma su unacosa non si può che essere tutti d’accordo: lasofferenza e il dolore sono sempre e comun-que male, e in quanto tale, vanno combattute.C’è chi le combatte negli ospedali in Afghani-stan o nei campi profughi in Sudan.C’è chi sce-glie le province desolate della Romania e i suoianimali maltrattati e sofferenti. L’importante èlottare contro il male in tutte le sue forme, aseconda della propria chiamata. Non importa

dove e come. La cosa inaccettabile è una vitadi indifferenza,all’insegna del puro egoismo,dicoloro che non sanno guardare aldilà del pro-prio personale benessere. Questo sì, dovrebbescandalizzare.Non l’impegno per gli animali oper l’ambiente...”Le persone che volessero aiutarla come potreb-bero fare?“Possono darci il loro sostegno finanziario che,anche piccolo, ci consente di fare molto inRomania.Il conto corrente postale di “Save theDogs onlus”è il 62998492.Con 10 euro al me-se inoltre è possibile adottare a distanza uno dei270 cani ospiti del rifugio di Cernavoda. Invi-tiamo inoltre i sostenitori a regalarci i punti Mil-le Miglia o Star Alliance, per consentire ai no-stri volontari di viaggiare gratis.Maggiori infor-mazioni si possono avere contattandoci all’in-dirizzo [email protected].”Tra tante storie dolorose,ne può raccontare una a lie-to fine o particolarmente significativa?“Claudio,un cucciolo investito da un’auto nel2003, quando la nostra clinica era poco più diuna casa diroccata senza nessuna attrezzatura.Gli venne amputata malamente una zampa daun veterinario di una grande città. Dopo l’in-tervento si ammalò e per settimane rimase trala vita e la morte, guardandoci con occhi im-ploranti che chiedevano solo di vivere.Lo scorso 3 novembre Claudio è atterrato in-sieme a me a Stoccolma dove lo aspettava,commossa ed emozionata, la sua nuova padro-na. Da quel giorno ho dimenticato la foto delcucciolo sotto flebo con unocchio ferito e senza unazampa: ora vedo soloquella di Claudio cheviene abbracciato da unbimbo biondo, avvoltoin un cappottino svede-se, lontano dalla Roma-nia e finalmente felice.”La vita è piena di even-ti casuali, fortunati o sfor-tunati, uno di questi da solopuò, a volte, cambiare radi-calmente il corso degli eventie aprire possibilità impreviste o,invece, chiudere ogni porta.Moltissimi cani in Romaniahanno terminato la loro vitanel momento in cui hanno in-crociato sulla loro strada una per-sona che, per pochi soldi, li haammazzati. Claudio e molti altricani, al contrario,hanno iniziato avivere incrociando un angelo dinome Sara.

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