natòmi - manfredi damasco

26

Upload: casini-editore

Post on 03-Mar-2016

272 views

Category:

Documents


0 download

DESCRIPTION

Natòmi ha sette anni, veste sempre di nero e ha qualche difficoltà a fare amicizia. La sua anima gemella è un cane parlante: pestarne la cacca, la condurrà alla tragica scoperta di non avere il naso. Nel tentativo di accettarsi e di farsi accettare nonostante il suo difetto, il suo "tratto originale", Natòmi si scontrerà con situazioni e problemi più grandi di lei che riveleranno la sua strana natura. Animali parlanti, genitori improbabili e personaggi grotteschi possono segnare, senza il paternalismo dei comodi consigli, la strada verso il coraggio, la maturità, la spiritualità. E raccontare il pregiudizio, la diversità e il suicidio senza moralismi, come può succedere solo in una "favola".

TRANSCRIPT

Page 1: Natòmi - Manfredi Damasco
Page 2: Natòmi - Manfredi Damasco
Page 3: Natòmi - Manfredi Damasco
Page 4: Natòmi - Manfredi Damasco
Page 5: Natòmi - Manfredi Damasco

Manfredi Damasco

Casini Editore

Page 6: Natòmi - Manfredi Damasco

© 2010 Valter Casini Edizioniwww.casinieditore.comISBN 978-88-7905-170-5

Page 7: Natòmi - Manfredi Damasco

A Noemi

Page 8: Natòmi - Manfredi Damasco
Page 9: Natòmi - Manfredi Damasco

C’era una volta, in un paese non molto lon-tano, una bimba di sette anni di nome Natòmi. Aveva dei capelli corti nero corvino che s’intona-vano alle scarpette dello stesso colore. Amava la marmellata ai frutti rossi, con la quale macchiava regolarmente il colletto bianco del suo vestitino nero. E trascorreva la maggior parte dei pomeriggi a disegnare, subito dopo aver fatto i compiti. Era insomma una bimba come tante, in apparenza.

Eppure, da che aveva memoria, la gente l’aveva sempre trattata con un certo distacco. I suoi zii non le avevano mai regalato nemmeno un biscotto e nessuno la faceva passare avanti, nelle file in cartoleria. Una volta, al luna park, le avevano persino fatto pagare il biglietto per adulti, invece che quello ridotto per i bimbi sotto i dieci anni!

Page 10: Natòmi - Manfredi Damasco

Natòmi non capiva perché il mondo aves-se questo strano rapporto con lei. Certo, si era chiesta quale potesse esserne l’origine, ma aveva fatto solo vaghe supposizioni. Forse i suoi capelli nero corvino, sebbene intonati alle scarpette e al vestitino, la rendevano un po’ te-tra. O forse la sua postura furtiva e timida sug-geriva diffidenza. Fatto sta che raramente la gente si dimostrava subito gentile, con lei: per fare amicizia Natòmi aveva sempre bisogno di molto tempo e della pazienza altrui.

Ma in fondo le andava bene così. Non amava i luoghi affollati e meno che mai le feste, e non trovava divertente chiacchierare tanto per dar aria alla bocca. Né aveva mai capito che senso avesse parlare in gruppo, quando già era diffi-cile ottenere l’attenzione di una sola persona.

Lei preferiva decisamente avere pochi ami-ci, vederli uno alla volta e avere con loro con-versazioni garbate. Quest’approccio, per altro, le permetteva di avere un’infinità di tempo libe-ro per cucire nuovi vestiti alla sua bambola, il che certamente era più gratificante che ascolta-re pettegolezzi.

Page 11: Natòmi - Manfredi Damasco
Page 12: Natòmi - Manfredi Damasco
Page 13: Natòmi - Manfredi Damasco

Un giorno, però, le capitò qualcosa che, mol-to indirettamente, le avrebbe a poco a poco im-posto di cambiare la sua vita. Fu qualcosa di casuale, ma rivoluzionario. Da quell’istante in poi, volente o nolente, Natòmi avrebbe dovuto rimettere in discussione tutta la sua esistenza, i ritmi e le abitudini. Le cose andarono più o meno così.

Mentre andava a scuola, le capitò di fare amicizia in modo veloce e spontaneo. Fu, come ormai dovrebbe essere chiaro, una dinamica davvero insolita per lei. Basti pensare che le fu sufficiente un solo sguardo per intendersi col cane randagio che le aveva tagliato la strada.

Il quadrupede le si avvicinò scodinzolando, con un sorrisone che nessuno sconosciuto le ave-va mai dedicato prima di allora. E, nonostante di

Page 14: Natòmi - Manfredi Damasco

solito fosse molto riservata, Natòmi capì subito che sarebbero diventati amici.

Lei lo chiamò Eròl, per quanto probabilmen-te Eròl non fosse interessato ad avere un nome. Dopo qualche coccola e carezza i due si spo-starono subito in direzione del parco, senza dir nulla: sapevano entrambi che quello era il posto ideale in cui potevano divertirsi due spiriti libe-ri come loro.

Quel mattino giocarono con grande affiata-mento. Natòmi lanciava un bastoncino di legno il più lontano possibile ed Eròl glielo riportava con grande gioia. Oppure, più semplicemente, si rincorrevano a turno, facendo delle finte per disorientarsi a vicenda.

Non era certo un’interazione originale tra esseri umani e cani, ma entrambi lo fecero con l’entusiasmo che si vede solo nei film, come se avessero inventato loro quel tipo di gioco.

Page 15: Natòmi - Manfredi Damasco

Come dice qualcuno, però, ogni medaglia ha il suo rovescio, il che significa, più o meno, che molto spesso le cose buone ne portano anche di cattive. I due nuovi amici, infatti, si rincorsero e divertirono per un’ora intera, il che sicuramente è un bene. Ma è anche vero che, in questo modo, Natòmi arrivò in ritardo a lezione. Il che, come tutti concorderanno, è indubbiamente un male.

Giunta davanti all’edificio, Natòmi salutò Eròl ed entrò timorosa. Attraversò lentamente il lungo corridoio, scrutando con attenzione i car-telloni disegnati dalle classi passate, esaminan-done ogni elemento e leggendone ogni scritta, che si trattasse di un cartellone sul regno vege-tale o di uno di ripasso sulla geografia mondia-

Page 16: Natòmi - Manfredi Damasco

le: nonostante fosse già in netto ritardo, Natò-mi stava facendo di tutto pur di perder tempo. Alla fine di questa lentissima passeggiata, si fermò nei pressi dei bagni. Quindi, in ansia per il rimprovero che l’aspettava, sostò altri cinque minuti davanti alla porta dell’aula, indecisa se ricevere silenziosamente la punizione o inven-tarsi una scusa pazzesca. Avrebbe potuto dire che era stata rapita dagli alieni ma liberata dopo un’ora, quando i mostriciattoli avevano sco-perto che non era il presidente degli Stati Uniti d’America.

Oppure avrebbe potuto sostenere che, nel tentativo di inseguire un coniglio bianco, era caduta in un tronco cavo che l’aveva trasportata in un’altra dimensione.

Ma non ebbe nemmeno il tempo di inventar-si bugie. Con grande sorpresa, infatti, quando riuscì a varcare la soglia dell’aula dopo essersi armata di coraggio, la maestra non la rimpro-verò affatto. Anzi, si limitò a sorriderle con in-differenza e, senza nemmeno interrompere la spiegazione, le fece cenno con la mano di non disturbare e di andare a sedersi al proprio posto.

Natòmi andò a occupare il solito banchetto in prima fila, quello vicino alla finestra, l’unico banchetto singolo dell’aula. Da questa posta-zione fissò la maestra a lungo, aspettandosi una sgridata che non arrivò mai. Si sentì quasi delu-

Page 17: Natòmi - Manfredi Damasco

sa. Sapeva benissimo che non c’è niente di peg-gio di una persona arrabbiata che non manifesta la sua ira, così come sapeva che se la mamma non la rimproverava per una marachella era perché la considerava più grave del solito: è dei silenzi immusoniti che bisogna aver paura, non delle sgridate, che alla fine permettono a chi è arrabbiato con noi di sfogarsi e di dimenticarsi poi del motivo. Ecco perché alla prima pausa, quella per i dieci minuti di lettura individuale, e dopo aver fatto tutto questo complesso ragiona-mento, Natòmi si avvicinò alla cattedra e recla-mò timidamente una spiegazione.

— Signora maestra, posso chiederle perché non mi ha rimproverato per il ritardo?

— Piccola mia, vuoi dirmi che preferisci es-sere punita invece che scamparla senza che ti metta una nota di demerito sul registro?

— No, ovviamente non dico questo! Anche perché ho delle ottime scuse per il mio ritardo.

— Sono sicura che le hai. Per questo ho la-sciato correre.

— E non vuole sentirle, le mie scuse? — Natòmi, ti prego, non abusare della mia

pazienza. Ringrazia che ti creda sulla fiducia e non parliamone più. Ora torna a sedere e leggi anche tu il testo di oggi, perché potrei fare qual-che domandina anche a te!

Page 18: Natòmi - Manfredi Damasco

Natòmi serrò le labbra e tornò al suo ban-chetto singolo. La maestra era stata fastidiosa-mente ottusa, restia a qualsiasi forma di dialogo. E dato che quella non–reazione non le piaceva proprio, per un attimo Natòmi pensò di vendi-carsi combinando qualche marachella.

Ad esempio, avrebbe potuto afferrare uno dei rospi dello stagno dietro la scuola e libe-rarlo sotto la cattedra, scatenando lo scompi-glio generale. Oppure avrebbe potuto sbattere il cancellino contro la lavagna, creando una tale nube di polvere di gesso che la maestra avrebbe tossito per mesi.

Certo, erano bravate che non aveva mai fatto, ma l’umiliazione subita la faceva sentire capace di questo e altro. E in oltre il fatto che, a fine lettura, la maestra non le aveva rivolto neppure una domanda sembrò proprio un complotto per farla sentire una nullità.

Eppure, alla fine, chissà perché, la bimba si limitò a fare spallucce e a seguire sul libro la noiosissima lezione di storia sulle attività com-merciali dei Fenici.

Page 19: Natòmi - Manfredi Damasco
Page 20: Natòmi - Manfredi Damasco
Page 21: Natòmi - Manfredi Damasco
Page 22: Natòmi - Manfredi Damasco
Page 23: Natòmi - Manfredi Damasco

I libri cambiano il mondo

Casini Editore

Page 24: Natòmi - Manfredi Damasco

Casini EditoreVia del Porto fluviale, 9/A – 00154 [email protected] di Manfredi DamascoFinito di stampare nel mese di agosto 2010Stampato per Casini Editore dalla Arti Grafiche la Moderna – Roma

Page 25: Natòmi - Manfredi Damasco
Page 26: Natòmi - Manfredi Damasco