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    Direttore Luca Beltrami GadolaNumero 22 Anno II15 giugno 2010

    www.arcipelagomilano.org ~Editoriale - LBG - CACCIA AL SINDACO DI MILANO: CACCIA ALTA 0 CACCIA BASSA? I

    Approfondimenti - Sergio Brenna - IL PGT DI MILANO: LA LEGGE DELLA PRATERIA

    Architettura - Jacopo Gardella - A PROPOSITO DEGLI EDIFICI FELTRINELLI A PORTA VOL-TAEconomia - Artuto Calaminici - PENSARE LA GLOBALIZZAZIONE, FARE L'EUROPAUrbanistica - Mario De Gaspari - L'IMPORTANZA DEI COMUNI PER L'ECONUMIA

    Citta -Pietro Cafiero - VIA PAOLO SARPI, UNA CHINATOWN MAl NATA?Metropoli - Giulio Rubinelli - SOGNO IN VIA PAOLO SARPI

    Dal Palazzo - Antonio V. Gelormini - LA LUNGA lVIARCIA: ORIENTEERING TRA VENDOLA EPD

    Dall' Arcipelago - Valentino Ballabio - ELEZIONI A MILANO E DIRITTO DI CITTADINANZAMETROPOLIT ANA

    Lettera - Riccardo Lo Schiavo - ASPETTANDO UN LEADERVideo

    NICHI VENDOLA E LA SINISTRA A lVIILANOMusicaCHOPIN

    Berceuse Op.57Pianoforte Maurizio PolliniII magazine offre come sempre Ie sue rubriche di attualita in

    ARTE & SPETTACOLIl\1USICA - a cura di Paolo Viola

    TEATRO - a cura di Guendalina MurroniARTE - a cura di Michele SantinoliCINEMA - a cura di Roberto Castelli

    DAL MESE inSETTEMBRE IL GIORNALE SARA ONLINE IL MERCOLEDiI

    http://www.arcipelagomilano.org/http://www.arcipelagomilano.org/
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    EditorialcCACCIA AL SINDACO DI MILANO: CACCIA ALTA 0 CACCIA BASSA?LBG

    I cacciatori chiamano "caccia alta" lac ac cia a gli animali di grande taglia inmontagna - cervi, caprioli, starnbec-chi) e caccia bassa ai pennuti. Lacaccia a un sindaco per Milano ecaccia "alta" 0 caccia "bassa"? Stia-mo tutti cercando un candidato "alto"gia carico di notorieta e fama 0 pen-siamo a un sindaco "basso", forse unoutsider che mostri capacita nascostee note solo a pochi intimi (quelli che10 propongono)? Non si e capito an-cora e nel frattempo tutti i gruppi 0 leorganizzazioni che costituiscono larete sociale di Milano si stanno dan-do un gran daffare: riunioni pill 0meno carbonare, convegni a tema suiproblemi della citta, dibattiti sul futu-r o oGli argomenti non mancano, anchese a tenere banco sono primi ilPOT el'Expo 2015. Le ultime vicende dicorruzione e maleducazione (per es-sere gentili) assessorile fanno un belcontomo.In tutto questo movimento ad unprimo colpo d'occhio emerge un datoparticolare: tutti si muovono, pili asinistra che a destra ma certo trasver-salmente, con un obbiettivo: costrin-gere i partiti a scegliere un candidatoche non rispecchi Ie lora ben notelogiche spartitorie e che abbia nelsuo DNA un'insopprimibile ripu-

    gnanza per ilvecchio modo di farepolitica.La fiducia nei partiti, tutti i partiti,non ha mai raggiunto un livello cosibasso.Dal punto di vista della percezionegli ultimi sondaggi ci d ic on o a nc heche il filone "paura" (dei diversi, de-gli innnigrati) st a perdendo di appealsostituito dal filone "occupazione" (ilposto in forse, il reddito incerto,l'avvenire dei figli . .. ).Questo diverso orientamento avril isuoi effetti anche nella scelta delnuovo sindaco di Milano. "Alto" 0"basso" che sia, il problema della suascelta e veramente difficile percheguardando di qua e di la del crinaleche divide la societa civile da quellapolitica, non si vedono personalitaemergenti 0, aneor peggio, se si ve-dono sono quelli che potrenuno defi-nire i piu adatti a declinare per primila proposta di farsi carico di compe-tere per ilposto di primo cittadino.Sino ad oggi una ragione puo essereche sui prirni nomi fatti si e gia aper-to i1 tiro al bersaglio - come sempre -e soprattutto quello che intriga e lamaliziosa analisi degli interessi cheandrebbe a coprire. IImito di un uo-mo al di sopra delle parti e del tuttoscomparso, qualcuno che equilibra-tamente tuteli tutti icittadini sembra

    proprio non ci possa nemmeno esse-r e oQuesto gia di per se e la sconfitta diuna citta, perche dimostra quanta es-sa sia percorsa da interessi contra-stanti e da poteri pili 0 meno forti(oggi fortissimi nel far pagare allacollettivita i suoi errori, soprattutto inmateria economica), senza possibilitadi ragionevoli mediazioni ma desti-nata a vedere una parte di se prevale-re pesantemente sull' altra.Restano suI tavolo gli altri due pro-blemi: la squadra e il programma.Governare una citra e divenuto ormaiun problema con uua forte compo-nente ill sapere tecnico e giacche nonesiste da noi la consuetudine dellospoil system (mandare a casa dirigen-ti politicamente non affini per sosti-tuirli con altri), la squadra del sinda-co dovrebbe essere fatta da personeche abbiano competenza rispetto agliambiti che saranno chiamati a gestireper delega: un sindaco prevalente-mente politico con assessori forte-mente tecnici. Sindaco e squadra do-vranno condividere il programma.Tutto questo, l'astratto mondo perfet-to, necessita vuole si debba trasfor-mare inevitabilmente solo nel miglio-re dei mondi possibile, per ora ab-biamo avuto il peggiore. Un buonpunto di risalita.

    ApprofondimentiIL PGT DI MILANO: LA LEGGE DELLA PRATERIASergio Brenna

    Qualche articolo di stampa ha com-mentato in maniera un po' scontata econvenzionale che il POT in discus-sione a Milano ne segnera il destinourbanistico per i prossimi venti-trentanni: i giomali non si sono resiconto, tuttavia, ill accreditare con ciauna verita paradossale. Infatti, conuna scelta per vero discutibile e assaiprobabilmente illegittima, la leggeurbanistica regionale del 2005 ha de-ciso di utilizzare in Lombardia solouna pianificazione urbanistica ill du-rata quinquennale, senza pili alcunorizzonte strategico di medio-lungoperiodo, e quindi le previsioni delPOT di Milano cesseranno di avereeffetto verso il 2016. Cia nonostantele quantita edificatorie messe in gio-co corrispondono effettivamente a unritmo di crescita che e dell' ordine ditre-quaaro volte quello ritenuto so -

    stenibile da realta socio-economicheben pili solide e strutturate di quellaitaliana, anche se per qualche versocomparabili con queUa lombarda,come quella della Repubblica Fede-rale Tedesca, che ha imposto alleamministrazioni locali un consumodi suolo massimo di 1,34 mq/abi-tante/anno (cioe 30 all'anno perI'intera RFT).Se applicassimo quel parametro allasituazione milanese ilPOT dovrebbeconsentire 1a nuova urbanizzazionedi 8-9 milioni di mq, mentre ne pre-vede invece quasi 32 milioni di metriquadri. Vale a dire, appunto, un con-sumo urbanizzativo di suolo che laGermania riterrebbe sostenibile in unorizzonte temporale ill venti-venti-cinque anni. Su quelle aree alIa den-sita geografico-urbanizzativa attual-mente in atto a Milano (comprenden-

    do cioe il consumo di suolo per retiinfrastrutturali e attrezzature genera-li), che e di oltre 90 mq/abitante eche, come constatiamo quotidiana-mente, produce una qualita di vitapiuttosto congestionata, si puo stima-re una nuova quantita edificatoria dai10 ai 17 milioni di metri quadri disuperficie lorda abitabile (sia resi-denziale che terziaria), a secondadell'indice di affollamento previsto(lutente ogni 30 0 50 mq abitabili).Gli stessi dati del POT (in generepiuttosto propensi alla sottovaluta-zione) stimano una quantita abitabiledi nuova realizzazione di 12-13,5 mi-lioni illmetri quadri.E' assai interessante rilevare, inoltre,che l'ulteriore residua superficie disuolo ancora urbanizzabile dopoquella messa in gioco dal POT e dialtri 8 milioni ill rnetri quadri.. cioe,

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    dopo questo PGT ci resta nuovo suo-10 urbanizzabile solo per un altroPGT, rna se ci acconciamo a compor-tarci come la prudente Germania, Aqueste quantita edificatorie vannoaggiunte le nuove edificazioni negliambiti gia urbanizzati che, come di-mostrano alcune simulazioni recen-temente illustrate all' Ordine degliArchitetti di Milano, con densita edi-ficatorie superiori ai 7 mc/mq, alcunistimano possano produrre altri 12milioni di metri quadri edificatoriabitabili. E' assai difficile credereche tutte queste quantita possanodavvero realizzarsi nel prossimoquinquennio, anche in considerazio-ne delle iniziative immobiliari gi a inatto e della difficile situazione eco-nomico-finanziaria.In realm cio che i1 PGT prefigura euna vasta prateria d'iniziative immo-biliari nella Quale la finanza possascorrazzare acquisendo diritti edifica-tori virtuali (dei veri e propri futuresspeculativi, cui possono accedere so-lo coloro che hanno una dimensioneeconomica in grade di attendere nelmedio-lungo periodo la ripresa deimercati), e che con il meccanismodei cosiddetti scambi perequativi nonsi sa dove, come e quando si consoli-deranno in forme insediative.Ma al Comune questo sembra nonimportare gran che: l'irnportante e fargirare il business. In fondo e quelloche gia era accaduto con il sovradi-mensionamento dei PRG negli anniCinquanta-Sessanta, e per alcuni lanostalgia sembra davvero irrefrenabi-le, se si e avuto il coraggio di rievo-care, rivalutandolo, il cosiddetto "ritoambrosiano", tempo addietro simbo-10 di pratiche consociative deterioritra amministratori pubblici e interessispeculativi. Basti dire che per garan-tire l'attuale livello della rendita fon-diaria (900-1.200 Euro/mq abitativorealizzabile) basterebbe un indice e-dificatorio di 0,40 mq/mq a uso pri-vato, mentre il PGT promuove senzaalcuna contropartita usi edificatori

    privati di 0,65 mq/mq, cui si aggiun-gono le quantita edificatorie perl' edilizia sociale e per la premialitaambientale, sino a spingere la densitaedificatoria a superare 1mq/mq. Neicasi dei grandi operatori pubblici dirrasforrnazioni urbane (gli ex scaliferroviari, Ie ex case rme , ecc.), biso-gnerebbe perseguire negli accordi diprogramma un meccanismo di alie-nazione dei patrimoni fondiari al ri-basso sulla quota di edificazione pri-vata che stabilizza la rendita attuale,anziche al rialzo suI suo val ore. Ma eil Comune stesso, invece , a incenti-vame I'omologazione al comporta-mento degli speculatori imrnobiliarinella ricerca della massimizzazionedelle rendite .Quella che domina e la legge dellaprateria: chi e pili rapido a imposses-sarsene e queUo che detta la l egge .Come nei peggiori western, la bandadegli allevatori (di rendite) spadro-neggia sui cittadini che non sannopili a chi rivolgersi perche anche 10sceriffo fa finta di non vedere, quan-do non e della congrega 0 suI libropaga dei potenti. E' quello che staaccadendo attomo alle aree di Expo,dove gli appetiti speculativi che a-leggiavano nella contesa tra Fonda-zione Fiera/Cabassi e SOGE attomoall'agognato indice edificatorio di0,65 mq/mq (il che vorrebbe dire ot-tenere una rendita fondiaria di 600-700 milioni di Euro da un'area ac-quisita a prezzi agricoli e oggi giarivalutata a 200 milioni), rispuntanoin capo alla futura Newco regionale.Per quanto grande possa essere il po-tere di convincimento/condizio-namento dell'istituzione Regione,anche in caso di un Accordo di pro-gramma in vista dell' evento Expo2015, la decisione sull 'uso finale del-le aree resta in capo al Comune diMilano, che dovra esprimersi al ri-guardo gia in occasione del PGT. Ec-co un banco di prova concreto perverificare, al di Ia di divisioni ideolo-giche e schieramenti strumentali, do-

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    ve risieda la volonta reale delle forzepolitiche e dei programmi ammini-strativi di farsi difensori civicidell'interesse collettivo della citraInfatti, se non si vuole ridurre la di-scussione sull' assetto urbano che sivuol ottenere a mero pettegolezzosulle personali preferenze estetiche diquesto 0 quel pubblico amministrato-re, di questo 0 di quell'architetto digrido, occorre avere il coraggio dirivendicare alle sceIte dell'ammini-strazione pubblica la responsabilitache una collettivita si assume neiconfronti della conformazione urbanadi cui intende dotarsi, e che non pu oessere appannaggio delle preferenzee delle convenienze della proprietairmnobiliare 0 di decisioni burocrati-che sulla corrispondenza al valoreeconomico dovuto, sullo sgravio de-gli uffici tecnici da compiti esecutivicui sarebbero impari, sulle garanzie"chiavi in mano".Un tempo la sinistra vedeva nel con-tenimento della rendita fondiaria nonsolo la possibilita di destinare nuoverisorse a usi pill produttivi e social-mente pili utili, ma anche di rivendi-care una democrazia nelle decisionisu quel bene primariamente pubblicoe collettivo che e 1'uso della citra, delterritorio, dell' ambiente.Oggi, in questa frenesia di privatismoche sembra coinvolgere in consigliocomunale sia la maggioranza chegran parte dell'opposizione, nemme-no Ie idee sono pili di libera disponi-bilita, come accadrebbe in una piani-ficazione prom ossa da propostedall'Ente pubblico. Esse, invece, inquesto modo appartengono privata-mente a qualcuno. II Comune e i cit-tadini sono, cioe, liberi di discuteresolo le impostazioni progettuali e in-sediative dell'acquirente con cui ilproprietario delle aree ha stretto uncontratto, di chi - col pili caro prezzopagato - si e comprato anche il dirit-to di essere padrone delle idee dellacitta e suo interlocutore unico.

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    ArchitetturaA PORPOSITO DEGLI EDIFICI FELTRINELLIA PORTA VOLTA

    Jacopo GardellaSi legge con soddisfazione il durocommento del progetto Feltrinellifatto da Gianni Zenoni (n. 17 di Ar-cipelago, anno 2010). L'autore haavuto il coraggio di criticare due ar-chitetti noti in tutto il mondo; dueprimeggianti Archi-star. Sono indub-biamente da condividere Ie critic herivolte aIle debolissime giustificazio-ni storiche e topografiche, con lequali i due architetti si sforzano diattribuire un sottostrato culturale alIalora opera, che in realta Zenoni con-futa brillantemente.Cio nondimeno e opportuno mitigareil severo giudizio di Zenoni e metterein evidenza i lati positivi del proget-to.Anzitutto va apprezzata la configura-zione volumetrica dei due edifici e lalora convergenza verso i due casellidi Porta Volta. Entrambi presentanoun'architettura non volutamente stra-vagante, non forzatamente spettaco-lare, non deliberatamente concepitaal solo scopo di stupire e di sembrareoriginale a tutti i costi. Sono queste,al contrario, Ie irritann caratteristichedi tanti recenti edifici milanesi: igrattacieli storti della ex-Fiera; Ie tor-ri inc1inate di Rho; le rigonfie emer-gcnze di Rozzano. Gli uffici Feltri-nellli hanno forma regolare, compo-sta, ordinata; sono disciplinatamenteallineati lungo le strade sulle quali siaffacciano; si presentano racchiusientro un perimetro, sia planimetricoche altimetrico, lineare, ininterrotto,continuo.Del profilo altimetrico Zenoni da unapungente definizione e 10 chiama"famolo strano", ossia fanciullo a-nomalo. Effettivamente la sezioneverticale dei due edifici, aguzza epuntata, e gli ultimi pi ani inclinaticome se fossero falde di un tetto, so-no poco confonni alIa tradizione mi-lanese. Ma gli edifici hanno il grossemerito di non avere coperture piane,di non terminare con terrazzi piatti elisci; di non essere interrotti improv-visamente da un drastico taglio oriz-

    zontale. La parte terminale, disegnataa forma di capanna, denota una vi-sione definita e conclusa del loraprofilo, e dimostra che sono concepi-ti come organismi unitari, aventi uncorpo nei piani bassi e una testa neipiani superiori: l'uno e l'altra distintima integrati ira loro. Se, al contrario,terminasserol con una copertura pianai due edifici sembrerebbero due cata-ste di strati sovrapposti, elevabiliall'infinito, senza linea di arresto; equindi pili sjmili a oggetti meccaniciche non a progetti organici.Vi e una pbcolarita che subito sinota: la disposizione diagonale deigrandi portali che costituisconol'unica stm~ura portante dell'interacostruzione. I portali, che si ripetonoidentici per ~utta la lunghezza dei dueedifici, sono disposti di traverso ri-spetto all'andamento dei due vialiverso i quali i due edifici si affaccia-no. Tale disposizione trasversale edeterminata ldal parallelismo che si evoluto ottenere tra le testate dei dueedifici , postf l 'una di faccia all'altra,e Ia strada provienente dal CimiteroMonumentale, nonche tra le stessetestate e i I due caselli daziari chefiancheggiaio quella strada. Le testa-te dei due I edifici, emergendo aIlespalle dei due caselli, ne aumentanoIa visibilita, 1 1 ' importanza, 1 'incidenzanel panorama urbano; e nello stessotempo sottqlineano con maggiore e-videnza l'asse stradale provenientedal Cimitenr .Se i portali della struttura portantefossero perpendicolari aIle due stradeverso Ie quali si affacciano i due edi-fici (come sarebbe stato pili logico epili consuetp), si perderebbe il paral-Ielismo delle due testate con i duecaselli, e si rormerebbe, interposta tratestate e caselli, una residua e incon-clusa area tiapezoidale. Per evitare laformazione1di questa incongrua e maldefinita area, si dovrebbe applicareaIle testate dei due edifici un corpoaggiunto d~ compensazione, il qualeavrebbe - vero - recuperato il pa-

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    rallelismo con i due caselli, ma a-vrebbero introdotto un'intollerabileanomalia nella schema diagonaledella struttura; e avrebbe compro-messa Ia semplicissima idea architet-tonica dei due progettisti, basata sullasuccessione unica e ininterrotta diuno stesso portale, ripetuto sempreuguale da un estremo all'altro deidue edifici, e non interrotto da ag-giunte 0 intrusioni incongrue.L'impostazione trasversale dellastruttura e ribadita dalla secca inter-ruzione diagonaIe che taglia l 'edifi-cio affacciato su Viale Pasubio, ed eIarga quanto I'interesse dei portalistrutturali. L'interruzione si trova suIproseguimento dell' anti stante ViaMaroncelli, Ia quale, quasi per caso,ha 10 stesso orientamento diagonaledella strada proveniente dal Cirniteroe quindi dei port ali che formano lastruttura. Chi percorre la via Maron-celli vede in lontananza, attraversoI'interruzione aperta nel corpodell ' edificio, l' ampio giardino retro-stante: segno dell'attenzione e dellacura tenuti presenti nell'inserirel'edificio all'intemo del contesto ur-bano.Infine non si puo imputare ai proget-tisti la colpa di aver accorciatol 'edificio allineato lungo Viale Mon-tello; di lunghezza molto inferiorerispetto all' edificio complementareallineato lungo Viale Pasubio. E' fa-cile immaginare la maggior forza cheavrebbcro avuto idue edifici se fos-sero stati di lunghezza equivalente, eavessero rappresentato, simmetrici ecomplementari , un robusto bastionescenografico posto all'ingresso incitra. In realta l'edificio lungo VialeMontello, costretto a tenninare con-tro il grOSSOgarage in costruzione, sie ridotto a un debole e goffo tronco-ne. La colpa di questa soIuzione "az-zoppata" e tutta del Comune di Mila-no, il quale, se avesse avuto a cuoreil decoro e la qualita della nostra cit-ta, avrebbe dovuto adoperarsi per tra-sferire altrove il garage e consentire

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    alIa Feltrinelli di completare l'edifi-cio rimasto tronco.La difesa dei due edifici FeltrinelIinon significa ammirazione incondi-zionata per i lora progettisti. Co-gliendo l'occasione offerta da Arci-pelago si pu o aggiungere un COl11-mento, tutt'altro che favorevole, su diuna loro recente opera, tanto decanta-ta quanto discutibile,: 1 0 stadio di Pe-chino, soprannominato, con inconsa-pevole sarcasmo, "il nido"; a causasia della sua forma simile a un cesti-no, sia della sua struttura fermata dapoutrelle incrociate disordinatamen-te, come enonni pagliuzze intrecciateda un gigantesco volatile.La critica a questo sconcertante edi-ficio, prima di essere architettonica, e

    antropologica; riguarda l'nomo e lastoria della sua evoluzione.L'uomo, per centinaia di migliaia dianni, si e impegnato in uno sforzoimmane per uscire dallo stato di be-stia ed elevarsi alla condizione di"homo sapiens". In architettura il suoobiettivo e stato quello di abbandona-re il rifugio naturale, creato dall'is-tinto; e costruire un'opera artificiale,voluta dall'intel-letto. Rifiutata latana, la caverna, in nido, l'uomo di-venuto civile, crea un'architettura,cioe un'opera di valore artistico.Un'opera nella Quale all'utilita prati-ca si aggiunge la finalita estetica;cioe la presenza di ordine, regola,rigore. Nello stadio di Pechino non siavverte ordine, ma caos; non si vede

    regola, ma confusione; non comparerigore, ma gratuita improvvisazione,Dopo secoli di lento e difficile pro-gresso, e di faticoso perfezionamentonell'arte della costruzione, percherinnegare le conquiste; tomare indie-tro, imitare gli uccelli?II "nido" di Pechino rappresenta unaretrocessione nel corso della storia;un ritomo aIle barbarie; un regressoalleta che precede la comparsadell'uomo.Che la retromarcia tuttavia non siainarrestabile 10 fa sperare questo pro-getto milanese, suscettibile di criti-che, sicuramente; rna non di stronca-ture,

    EconomiaPENSARE LA GLOBALIZZAZIONE, FARE L'EUROPA

    Arturo CalaminiciII mondo, dev'essere ancora interpre-tato? 0 puo essere cambiato senzes-sere interpretato? IImondo, a dire ilvero, pub essere ne cambiato n e in-terpretato. II mondo cambia da solo,se vuole, e va dove gli pare. Ma dovegli pare a lui non e detta che paia an-che a me. II mondo, poi, a dire il ve-ro, non va proprio dove gli pare, vadove 1 0 sospingono gli interessi 0 ,come dicono, illibero mercato. II li-bero (l) rnercato, pero, va contro la"sostanza umaria", ammoniva Polan-yi. E a me, siccome credo che le cosegrosse modo stiano cosi, cioe che illibero mercato rimpicciolisca e of-fenda la "sostanza umana", non stabene che il mondo vada dove vuole.Dovrebbero, quindi, quelli che lapensano come me, cercare di cam-biare il cambiamento del rnondo efargli prendere un'altra strada.Ma possiamo, insisto, cambiarlo sen-za interpretarlo? Cioe sforzarci dicapirlo, di darcene una ragione e unarappresentazione, di raccontarlo inun qualche modo coerente? Gramscichiamava I' azione rivoluzionaria delpartito comunista filosofia della pras-si, per indicare questo inscindibilecomposto, .0 meglio questa completa

    soluzione dell 'una nell' altro, filoso-fia e prassi. La politica se non e lais-se faire, se anela a guidare il cam-biamento, deve assurnersi la respon-sabilita di tentare di spiegarlo ilmondo. Certo, ben sapendo che ogniinterpretazione e provvisoria e anchearbitraria, ma questo e un altro di-scorso.La politica del Partito Democraticosembra voler prescindere da unaqualsiasi idea del mondo. Ma nellastesso tempo sembrerebbe nutrireuna (vaga) intenzione e ambizione dicambiarlo! E' per questo, a mio pare-re, che pesta acqua net mortaio: nonavendo un'idea, non ha un progetto,e percio neppure una politica. Si do-manda Dario Franceschini, avviandola relazione introduttiva all'assem-blea di Area Democratica di Cortdna:"Possono ancora riuscire i goveI1f1iadare una risposta a quella forte Ido-manda di istituzioni sovranazionalicapaci di dettare regole alla glob,liz-zazione?" E poi aggiunge: "Ci si puorifugiare dentro iconfini politid, inun mondo in cui non ci sono p~li iconfini economici?"Mi sembravano domande chide epromettenti. Finalmente, mi son ~et-

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    to, si esce dal recinto della politicaitaliana e si coglie il legame che c'etra il nostro agire "locale" e le forzeche agiscono, e in modo quanto di-rompente 10 stiamo vedendo ora perora, nella scenario globale. Niente,attesa delusa. Subito il leader di A.D. ricade nella solita minestra: berlu-sconismo, troppo, troppo poco ... Lacrisi, parola che, ci rammenta 10 stes-so Franceschini, in greco vuol dirediscontinuita e apre quindi a nuoveopportunita, la crisi (greca?) e ancorali e batte come furiosa tempesta an-che contro di noi che ci siamo chiusinelle nostre torpideabitudini. La cri-si batte, ora qualcuno ne e allarmato:com'e possibile che osino (gli specu-latori) sfidare la regione pili ricca delmondo? Che minaccino di far saltareaddirittura l'euro ...Ha ragione Franceschini, senza isti-tuzioni sovranazionali, la globalizza-zione rende liberi di spadroneggiarele grandi forze economiche. II regi-me di (libero) mercato nazionale, cheabbiamo avuto fino a vent'anni fa (ein parte ancora abbiamo), siamo riu-sciti in certa rnisura ad addomesticar-1 0 , a conteneme la carica negativa,lesiva della "sostanza umana". Que-

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    sto finche era chiuso e custodito en-tro 10 spazio giuridico, economico,culturale della Nazione e della Stato-Nazione, ma ora il mercato e m011-diale, globale e, "in un mondo in cuinon ci sono confini economici", elibero di imperversare, di ridurre inpolvere I' opera iniziata dopo le dueguerre mondiali, l' opera lenta e diffi-cile del suo disciplinamento, Ora, nelnuovo mondo senza confini econo-mici, ill . m. infuria selvaggio.Di uno Stato forte non possiamo farea meno. La modernita e stata innan-zitutto la creazione delle Stato. Na-zionale, forte e, col tempo, democra-

    tico. Lo Stato di diritto. Nellera glo-bale e in mancanza delle Stato Mon-diale, abbiamo rivolto le nostre spe-ranze all 'Europa, alIa creazione diuri'entita sopranazionale che avessela dimensione, i mezzi, la volonta diimporsi nell' epoca nuova.Chiedevo, qualche settimana fa, pri-ma che si scatena sse questo secondotempo della crisi, se il PD e un parti-to europeo, se 10 e coerentemente eintimamente.Purtroppo, come si vede, non parecosi e non da segni, che almena ioveda, neppure ora che anche il ciecovedrebbe.

    Essere europeisti, e non solo nellachiacchiera, sarebbe una vera rivolu-zione, culturale e politi ca. Esigereb-be un nuovo paradigma e un nuovoprogramma di ricerca, per dirla con illinguaggio degli epistemologi.IImondo, insomma, e profondamen-te cambiato, e ora pili vasto e tre-mendo di prima: se noi non vogliamoesserne travolti, dobbiamo cercare dicapirlo, osare di interpretarlo e,quindi, di invent are una politica cheguardi pill al nuovo in ascesa, anchese poco gradito, piuttosto che al vec-chio pili residuale, anche se pili con-solante.

    UrbanisticaL'IMPORTANZA DEI COMUNI PER L'ECONOMIA

    Mario De GaspariHo molto apprezzato I' articolo diLEG su La Repubblica dell'S giu-gno. L'ho apprezzato sia nel conte-nuto, sia nel tono che, in sostanza,invita a una certa radicalita di visioneche, soprattutto in tema di politicheterritoriali, farebbe solo bene. Non sitratta nemmeno, forse, di fare Ie bar-ricate, rna di esprimere una visionecompiuta, limpida. E quindi radicale.Ci saranno mille occasioni per icompromessi, ma vogliamo una buo-na volta dire come 1apensiamo?Intanto provo a dire come la pensoio, prendendo spunto proprio dall'ar-ticolo di LEG. In estrema sintesipenso che questo sia il tempo dellepolitiche trasversali, soprattutto in unpaese come il nostro che deve sa1va-guardare, e possibilmente mig1iorare,i suoi fondamentali economici, rnacontemporaneamente ridurre Ie disu-guaglianze, far crescere I' occupa-zione, migliorare la competitivitadelle imprese, ristrutturare il territo-rio, ridurre il debito pubblico e farcrescere gli investimenti. Non so sebasta riportare la Moratti al Ministe-ro dello sviluppo per risolvere questorebus.Dicevamo, pelitiche trasversali. Misoffermo solo sull'intreccio tra poli-tiche economiche, politiche del terri-torio e politiche sociali. Credo che inun'epoca di finanza pubblica debole,territorio devastato, disoccupazione e

    ma1esseri socia1i crescenti bisogne-rebbe considerare le politiche di set-tore nei lori riflessi sulle altre com-ponenti: i provvedimenti di carattereeconomico vanno valutati in conside-razione delle ricadute sull'ambiente esuI benessere della popolazione; Iedecisioni che riguardano gli assettidel territorio vanno valutate per glieffetti, anche di medio e lungo perio-do, che producono sulleconomia e 1acoesione sociale; e cosi le politichesociali vanno considerate in relazio-ne ai riflessi che hanno sull ' econo-mia e sull'assetto del territorio. Forsenon e tanto originale, rna comunquenon si fa, ne a livello locale, ne a li-vella nazionale.Tomiamo aIle politiche territorialidel comune di Milano. Questo PGT efiglio della bolla finanziaria e immo-biliare come pure il quadro nonnati-vo delineate in questi anni dalla re-gione Lombardia. IIProblema, oggi,e la crescita economica, 111aoccorreuna crescita non speculativa, che nonincrementi la quota del settore im-mobiliare nel PIL, altrimenti traqualche mese 0 qualche anno, sare-mo come la Spagna nel 2008. Occor-re quindi che I'attivita di program-mazione e di pianificazione territo-riale dei comuni italiani venga indi-rizzata a favore delle politiche indu-striali e delle politiche sociali, pro-prio perche sara sempre pili difficile

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    l'intervento della finanza pubblica afavore delle imprese e delle politichesociali. Questo significa che nellescelte urbanistiche (ricordiamo chetutto cia che e immobiliare e in qual-che modo il sottoprodotto delle poli-tiche territoriali dei comuni) andran-no scoraggiate le dismissioni indu-striali e gli spostamenti su posizionidi rendita fondiaria e che tutta la par-te residenziale di nuovo conio deverapidamente trasmigrare dalla specu-lazione immobiliare in senso stretto(valorizzazione di un terreno - rea-lizzazione - vendita - nuova specu-lazione) a una rendita di tipo tradi-zionale. Rendita, in economia, e inpratica sinonimo di affitto. Che ren-dita e quella che vediamo alloperanelle nostre citta?Questo significa politiche trasversali.I comuni possono real mente coniu-gare cura del territorio, benessere ci-vico e interesse economico naziona-Ie. Possono ad esempio favorire unapolitica degli affitti. E qualcosa puometterci anche la sinistra: a propositoperche la cooperazione edilizia, in-vece di costruire e vendere a prezzicontenuti rispetto a presunti valori dimercato del tutto irrealistici e virtuali(tipo i 10.000 a1mq di Santa Giuliadell' edilizia libera, dove infatti nonsi e costruito ancora niente) non tor-nano a costruire a proprieta indivisae a dare le case in affitto?

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    Ai giovani si puo chiedere di pili, glisi puo anche chiedere di uscire di ca-sa prima dei quarant' anni e di farepili figli, gli si puc chiedere di essereflessibi1i e imprenditori di se stessi.

    Quello che non si puo chiedere loro edi acquistare una casa senza avere unreddito, 0 di mettere su famiglia ediventare imprenditori senza avereuna casa. Nei comuni si costruisce la

    salute economica e ambientale delpaese e si producono Ie possibilita dibenessere per i cittadini. Non e pro-prio il caso di Iasciar fare tutto alIaMoratti.

    CittaVIA PAOLO SARPI, UNA CHINATOWN MAl NATA?Pietro Cafiero

    Alcune doverose premesse. 1 1 terna diquest'articolo e piuttosto complessoe non ho la pretesa di esaurirlo in po-che righe. Inoltre non sono un socio-logo, ne un antropologo - mi occupodi architettura e urbanistica -, quindiccrchero di muovermi con cautela inun territorio non del tutto mio. Echiariamo fin da subito che il miointeresse primario e quello di porrequestioni, sol1evare interrogativi.Non ho risposte precostituite 0 ideo-logiche, e lascio ben volentieri adaltri questo scomodo ruolo. Nei primimesi del 2011 dovrebbe tenninare lapedonalizzazione di via Paolo Sarpi,una delle poche vie milanesi connome e cognome. Avete mai sentitoqualcuno dire: "Ci vediamo domaniin via Sarpi"? 1 0 no. Nell'immagina-rio collettivo dei milanesi, rna nonsolo loro, via Paolo Sarpi e identifi-cata come la Chinatown di Milano,pur essendo molto differente dallealtre Chinatown sparse per il mondo.Iprimi cinesi arrivano a Milano at-tomo a1 1920 e si stabiliscono in unazona allora periferica, tra via Cano-nica e via P. Sarpi, insediando le loroattivita legate al tessile e alIa seta("Clavatte, due lilel", questo 1 0 slo-gan di vendita degli ambulanti), neicortili interni tra queste due vie. E inquegli anni che la zona prende il no-me di "quartier generale dei cinesi".L' espansione continua nel secondodopoguerra can la sostituzione deidettaglianti italiani con i grossisti ci-nesi, che pagano anche grosse cifreper gli immobili (e la domanda sullaprovenienza di quei capitali rni parelegittima). Gli attriti e i dissidi tra iresidenti, per la maggior parte italia-ni, e i commercianti cinesi (sfociatinei disordini del 12 aprile 2007) de-rivano in gran parte dall'incompatibi-lita tra Ie necessita dei grossisti (orari

    di carico e scarico, i carrellini, etc.) eIe comprensibili esigenze di tranquil-Iita e di qual ita della vita dei res iden-ti.La proposta di delocalizzazione delleattivita all'ingrosso e la pedonalizza-zione di via P. Sarpi dovrebbero por-tare a una normalizzazione dei pro-blemi, rna anche alIa dissoluzionedella Chinatown meneghina, proprioora che inizia a essere inserita anchenelle guide turistiche intemazionali.Ma e corretto chiamarla Chinatown?Certo per comodita di discorso con-tinueremo a chiamarla cosi, rna ri-spetto aIle Chinatown sorte nel restodel mondo e un po' tutte uguali traloro, quella di Milano appare moltodiversa, peculiare, milanese appunto.Una Chinatown (letteralmente "citracinese") in molte grandi citra ameri-cane, europee, ma anche asiatic he, eun quartiere dove nel corso del tem-po a partire dalla meta dell' ottocentosi e insediata una comunita cinese,trasformando quel quartiere in unpezzetto di Cina, ovviamente media-to dalle caratteristiche morfologichee identitarie della citra ospitante ediventando per questo spesse volteun'attrazione commerciale e turisti-ca.Tra le Chinatown pili famose ricor-diamo quella di San Francisco fonda-ta a partire dal 1850 ai tempi dellaCorsa all'oro, quelle di New York(ben 6, tra cui quella di Manhattan),che ospitano la comunita cinese pilinumerosa fuori dall' Asia e quelle eu-ropee come Londra e Liverpool (lapili antica del vecchio continente,fondata all'inizio dell'Ottocentoquando la citta comincia a importarecotone e seta da Shanghai). QuesteChinatown presentano alcune caratte-ristiche che le accomunano: i resi-denti sono (quasi) tutti cinesi; le atti-

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    vita commerciali sono al dettaglio,caratteristiche e frequentate da turisti(ristoranti cinesi, pescherie cinesi,negozi di oggettistica, etc ... ); vi espesso la presenza di elementi archi-tettonici che segnalano l'ingresso nelquartiere (porte con draghi 0 leoni,colonne laccate di rosso) e il tessutoedilizio, pur rimanendo quello dellacitra ospitante, appare modificato(con semplici operazioni di colorituradelle facciate, scritte decorazioni 0insegne) a simboleggiare una diffe-rente identita locale.Invece in via P. Sarpi, le case sonoquelle della vecchia Milano, ancorain giallo lombardo con i loro cortili eballatoi, il commercio all'ingrosso esostanzialmente monotematico, con-centrato altrove e Iunico vero mo-mento suggestivo e durante il capo-danno cinese quando una coppia didragoni sfila per la via. Non e un po'poco per parlare di Chinatown? Inattesa di trovare una risposta, provo aporre altre domande.Cos'e Chinatown per Milano? Unghetto etnico? No, perche i cinesi la-vorano li, rna risiedono in altre zone.Un fenomeno di folklore buono perattirare i turisti? Un luogo d'identitae tradizione diverse da quelle nazio-nali? Una zona franca dove esercitareattivita commerciali molto -troppo?-concorrenziali? D'altra parte e diffi-cile parlare d'integrazione vista lastoria e la cronaca rccente. E se nonc'e integrazione c'e il rischio di crea-re un terreno fertile per criminalita esfruttamento.Se guardiamo aIle Chinatown esterepossiamo dire qualcosa di pili. Que-ste sono paradigmatiche dei lirniti delmulticulturalismo, che al massimocrea nelle metropoli lIDO zoning etni-co (qui icinesi, li gli ispanici, piliavanti gli africani) ma non fa ne inte-

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    grazione ne melting pot come va dimoda dire ora.Ne l caso delle Chinatown forse lacosa e voluta. La politica della Cinasembra volta a una sorta di coloniz-zazione sottile: disperdere i cittadinicinesi in tutto ilmondo, sostenerlinella creazione di numerose citta nel-Ie citta, cornu nita concentrate e com-patte, in grado di attuare gradua lmen-

    Esco di casa. Nessuno ehe piange. Eun giomo come tutti gli altri, nulla diparticolare. E continuo a non vederenessuno per strada che si commuova.Di niente. Nessun ragazzo ehe e statolasciato dalla fidanzata, nessun pre-cario che ha appena perso il posto dilavoro. Passo perfino di fronte a unachiesa di fronte aUa quale e appenauscita la salma di lIDdefunto. GIi oc-chi dei presenti sono asciutti. Impas-sibilita. Nella mia zona ivolti sonobianchi. Caucasiei. L'abbigliamentoe occidentale e le chiese cattolichenon si contano. Nella mia zona. Vadoal lavoro. Sto in ufficio Ie mie ottoore e faecio pili 0 meno quello chefaccio tutti i giomi da dieci anni aquesta parte. Non chiedetemi nullaperche non saprei spiegarvelo.Tutto scorre nella mia citta a compar-timenti smgr.i . Scivola Iiscio comel'olio. Nella mia citra che non temela morte, nemmeno per malattia. Per-che la liberta di lila zona e la libertadi tutte le altre , II federalismo si efatto cittadino, l'indipendenza e con-dominiale e l'amministrazione so-vrana,Insomma faccio Ie mie otto ore e im-provvisamente, come sono entrato,esco dall'ufficio ed e sera. Mia mo-glie con i bambini e fuori citta, Sonoandati al mare per sottrarsi al caloremilanese qualche giomo. Non ho vo-glia di tomare a casa. Faccio duepassi. E tanto che non viaggio,L'Expo ci ha cambiati. 1 0 me 10 ri-cordo bene, l'Expo. Improvvisamen-te non c'e stato pili bisogno di uscire,

    te una pressione e un'influenza suigoverni degli stati ospitanti.Tomando a Milano va rilevato chenel caso delle aItre nazionalita un fe-nomeno cosi forte dal punto di vistaidentitario tanto da avere ricaduteurbanistiche e molto raro, se non deltutto assente. Ma non per questo illivello d'integrazione appare pili e le -vato. Sembra di assistere a una ripro-

    MetropoliSOGNO IN VIA PAOLO SARPI

    Giulio Rubinelliperche divento definitivo e penna-nente. Riusci cosi bene che si decisedi racchiudere il mondo in una stan-za: Milano. Perche spendere soldiinutilmente per prendere aerei e trenie affaticarsi fuori dal paese. E tuttoqui, in casa. E anche pill bello. Mila-no e un grande Expo.Decido di visitare un'altra zona. So-no indeciso tra il Sud Italia e man-giarmi un arancino 0 qualcosa dinuovo. Non sono mai stato in Cina.Si, la Cina deve essere bella. Comediceva quel tale? "La Cina andavapiano, ma lontano." Lontano. E soloa dieci minutil Vado. Per raggiunge-re la Chinatown devo attraversare laScandinavia e la Groenlandia e cosi etutto un via vai di Carta dIdentita."Salve. La ragione del suo viaggio?""Volevo mangiare cinese." "Perquanto pensa di soggiomare?" "IItempo di mangiare." "Chiaro. Unafirma qui e un'altra qui. Grazie.Buona permanenza!" "Grazie a lei."Pas so la dogana ed eccomi finalmen-te in Cina. Incredibile quanto poco siconosca la propria citra Improvvi-samente mi trovo immerso in unoscampanellio continuo di bicielette equalche migliaio di nanetti con gliocchi a mandorla. Prendo una carti-na. Cerco di fermare qualcuno perfanni consigliare un buon ristorante,ma nessuno capisce la mia lingua etantomeno accenna a volersi soffer-mare a darmi indicazioni. Incontropochi turisti. Qui solo il cielo e quel-10milanese. E cambiato anche il suo-10, le case. Eppure mi ricordavo tanti

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    posizione di quello che e accaduto altempo dei fenomeni migratori dalmezzogiomo d'Italia subito dopo 1aguerra. Vedremo se gli esiti saranno imedesimi.

    *Le fotografie di Via Paolo Sarpi sono di:Patrick Toomey-Neri e Marco Menghi

    palazzi d'epoca quando ero venutoda piccolo. Li avrarmo spostati danoi. Buffi i cinesi. Non si guardano,n011si parlano, sembrano macchini-ne, giocattoli. Carnminano dritti perla loro strada e guai a chi li distrae.Dopo dieci minuti credo gia di es-sermi perso. Nemmeno un cartello inItaliano. Strano come cambiano Iecose in poco tempo. Papa si lamenta-va sempre dei cinesi. Diceva che era-no ovunque. Aprivano sempre pilinegozi in giro per Milano. Parlavacontinuamente di certi centri permassaggi. E ora sono tutti qua, benraggruppati. In effetti non mi ero piliposto il problema di dove fossero fi-niti, tutti quanti.Mi arrendo a ricevere un buon con-siglio e mi fenno nel primo ristoranteche trovo, quello che mi sembra pilipulito e a modo. Peccato che ci sia unristorante ogni tre civici. Ma che ci-vici? Ora che ci faccio caso non neho visto neanche uno! Ma come fan-no questi a orientarsi? Insomma en-tro e quattro cinesi sorridenti si pren-dono la briga di accompagnanni auno dei tanti tavoli liberi. Parlanotutti cinese si fa11110capire (0 per 10meno ci provano) a gestio Tanto chefinisco il dessert e ancora non so be-ne cosa abbia mangiato, sebbenedebba ammettere che fosse tutto ab-bastanza buono.Mi alzo, faccio per andare a pagare epoi la vedo. Li in un tavolino in fon-do alIa sala. Una giovane ragazza ci-nese. Con la testa appoggiata suI le-gno piange. A singhiozzi, come una

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    bambina, silenziosamente, impercet-tibilmente.Mi rimetto il portafoglio in tasca evado adagio verso di lei. Da quantatempo non vedevo nessuno piangere.E come sono belle le persone quandosi commuovono. Non capisci se sonofelici 0 no e in quel momento sonogenuine. Mi accomodo di fianco alei, senza dire una parola e mi accor-

    go che e proprio bella. Mi sembra diconoseerla da una vita. Le passo dol-cemente una mana sui capelli e leialza la testa e mi guarda. La abbrac-cio e lascio che le sue lacrime righinola mia divisa da rondista. Non sonopoi cosi male questi einesi ... sorrido.E mi sveglio. E domenica mattina.Sono in camera mia. Tra le lenzuolabianche e il silenzio di una Milano

    assonnata e candida. Mi volta e sco-pro di fianco a me un corpo femmini-Ie.Tra Ie lacrime. Le do un colpetto persvegliarsi.Apre gli oeehi. E la ragazza del risto-rante. E mia moglie. "Yu Lin. E statosolo un brutto sogno." Lei si aseiugale lacrime. lola stringo forte a me."Un bmtto sogno".

    Dal PalazzoLA LUNGA MARCIA: ORIENTEERING TRA VENDOLA E PD

    Antonio V. GelonniniPer chi la galleria degli appellatividella sinistra pili radicata l'ha attra-versata tutta, col piglio orgoglioso diuomo del Sud. Passando dal primopiano formato "rosso", nella sua ac-cezione pili ampia, al taglio deeisa-mente pili schematico di comunistadoc. Dalla prospettiva revisionistaall'orizzonte idealista. Dallimbo del-la frontiera estrema fino al battesimo,addirittura, di eatto-comunista. Perchi ha respirato sin da piccolo aria dirivoluzione, nel senso pili autentico efilosofieo del termine, fino a dirsinemico dichiarato della stalinismo econvinto sostenitore delle tesi gram-sciane. Pur rimanendo saldamenteancorato alle pietre d'angolo del cat-tolicesimo praticante. La predisposi-zione alIa "lunga marcia" diventa e-lemento intrinseco e culturale,d'identita e di testimonianza, per unpercorso da leader largamente rico-nosciuto e pervicacemente persegui-to.La marcia verso il 2013 intrapresa daNichi Vendola, presidente riconfer-mato della Regione Puglia, nonchecandidato vincente "a garanzia diffu-sa" del centrosinistra, e lontana anniluce dalla mitica tattica di arretra-mento, che segno i desrini Iontanidella Repubblica Popolare Cinese. Lasua ha tutta l'aria di un'avanzata co-involgente che, forte di un consensoe di una popolarita a progressionegeometrica, sembra avere un' ambi-zione ben pili lunga che l'accreditodel suo leader presso i1 PD, 1a mag-giore forza della coalizione.

    Quella di una scientifica azione dispinta, verso questo partito e la suaclasse dirigente, a decidersi a trovareuna propria malleabilita, per meglioadattarsi alle nuove forme di architet-tura politica che il sistema maggiori-tario favorisce. Un partito liquidomagari no, ma un partito aperto eleggero e il solo che possa sperare diaffermarsi in un contesto moderno,caratterizzato dalla velocita della fi-bra ottica e dalla prospettiva Iargadella globalizzazione. Da un pezzo ilpensiero lungo ha smesso di esseremono-tono e si e reso agile come ilnastro svolazzante di una ginnastaritmica.A sentire gran parte degli entusiasrnidelusi all 'interno del Pd, la sensazio-ne e quella di un partito che duntratto ha perso 10 smalto giovane eaccattivante, acquisito dall'idea e li un"partite nuevo" negli auspici dell 'av-vento veltroniano. Per rimanere, inrealta, la risultante della tanto esor-cizzata fusione fredda (Ds +Marghe-rita) e dar vita gattopardescamentesoltanto a un nuovo partito. Per dipili percepito neanche tanto cometale. Condizione alquanto inadatta adaffrontare dignitosamente il cosiddet-to ciclone Vendola.Lapidarie, a tal proposito, sia le pun-zecehiature di Sergio Chiamparino:"Lo sbando nel Pd e la riprova chetutto va storto. E la classe dirigenteproveniente dalle vecchie esperienzesi dimostra ormai inadeguata. E' in-dispensabile ritrovare un metodo, pervalorizzare la realta territoriale e pu-

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    nire l'autoreferenzialita". Che le ri-flessioni di Franco Cassano: "Nonc'e futuro nell'integralismo di partitone in quello dei movimenti. L'espe-rienza pugliese ci dice che si governabene solo se si segue un programmache non appartiene a una sola culturapoIitica, ma mescola insieme elemen-ti della tradizione liberale, cattolica esocialista. Gli elementi pili avanzatidi questa esperienza stanno proprioqui, non nel predominio della com-ponente radicale, ma nella capacita disottrarre questa mediazione fra Ie di-verse culture al!a logica mortale dellaspartizione delle poltrone".In entrambi e evidente 10 sguardoammonitore verso il Pd e il pensieroverso la rivoluzione culturale possi-bile e una leadership forte comequeUa di Vendola. Lo stesso RomanoProdi doveva avere ben presente larealta pugliese, oltre quella veneta diGalan 0 lombarda di Formigoni,quando ha lanciato in chiave federa-lista 10 spariglio dei venti "uominiforti". L'esecutivo nazionale del par-tito formato dai segretari regionali,eletti con primarie dagli iscritti, rnadotati di maggiore 0 minore peso po-litico in base ai voti ottenuti dal Pdnelle loro regioni. Che eleggono alora volta il segretario nazionale, perdecidere insieme linea politica, stra-tegie e candidature. Una zampata de-stinata a lasciare il segno.La marcia di Nichi Vendola e comin-ciata, la bussola indica direzione na-zionale, la compagnia di viaggio alfianco s'incrementa passo dopo pas-

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    so e gli entusiasmi accesi 5i moltipli-cano giomo per giomo. All'ulterioreparadosso nei confronti del centrosi-nistra, tutto intemo al Pd, dove attraeattenzioni e appoggi dal fronte untempo Popolari/Margherita, mentre eavversato da quello pili consanguineodegli ex Pci, che corteggia invece imoderati dell 'Udc, il presidente cercadi porre rimedio riqualificando il dia-logo a sinistra.Testimonia la maturazione responsa-bile e assertiva di una sinistra di go-verno, che per certi versi prende ledistanze dall' obsoleta sponda dellalotta fine a se stessa. Raccoglie ova-zioni, incitamenti e accrediti dalle

    assemblee dell' Arci e da quella pilinevralgica della Cgil. Ma soprattuttos'impossessa del tema del "lavoro",riportandolo al centro della sua stra-tegia programmatica.II lavoro come "val ore costituzionaleessenziale". Quale fondamento delval ore riconosciuto dalla Repubblicaitaliana in luogo di altri fattori inpassato determinanti, come la nobiltadi nascita 0 di ricchezza, ai fini delruolo sociale dell'individuo (Y. Oni-da). Perche: "Se il lavoro non tornaal centro della scena pubblica", haribadito con detenninazione al con-gresso della Cgil a Rimini, "la sini-stra non potra ricostruire 1a propria

    capacita di egemonia, non potra ri-mettere in piedi il cantiere dell'alter-nativa e rimettere in piedi un'altema-tiva a1berlusconismo che 11a trionfatoin questi anni".No, non e una marcia da libretto ros-so. La marcia di Nichi Vendola e unpercorso indicato piuttosto dai qua-demi.A illuminarla non sono pili le occhia-te taglienti del vecchio Mao, ma 10sguardo profondo e i riflessi lungimi-ranti degli occhiali di Antonio Gram-sci. Su cui con leggerezza svo1azza 1ado1cezza ammaliante di un rivoluzio-nario evangelico come don ToninoBello.

    Dall' ArcipelagoELEZIONI A MILANO E DIRITTO DI CITT ADINANZA METROPOLITANA

    Valentino BallabioCi risiamo. Rica1cando un copioneconsolidato (se non sbaglio siamoalla quinta replica) e iniziata la sacrarappresentazione della ricerca delSanto Taumaturgo che, con 0 senza"primarie", si candidi a compiere ilmiracolo di offrire un'alternativa digovemo alIa citra di Milano. Dunque"coazione a ripetere" e riproduzionedi W1a impasse quasi ventennale dacui e difficile uscire se non sperimen-tando una "idea laterale", provando asparigliare le carte di un gioco dive-nuto scontato e noioso (nonche per-dente). Inoltre anche 11t ema del pro-gramma che dovrebbe supportare ilcandidato appare un'arma spuntatadopo l'abbraccio suI principa1e ar-gomento programmatico , il PGT, concui si chiude l'attuale legislatura.Proviamo allora a candidare un 'ideache riesca a fare la differenza,un'idea-forza che riguardi diretta-mente i diritti di cittadinanza a parti-re dal fondamentale: il diritto di voto.Si tratta di ricomporre 1a"citra reale"con la "citta legale", responsabilizza-re e impegnare insieme alla pur es-senziale quota dei residenti anagrafi-ci I'altra ecceziona1e porzione di abi-tatori di fatto della citra. Sotto questoprofilo occorre riconoscere e correg-gere una doppia anomalia che coin-volge persone in came ed ossa cheogni giorno convivono, studiano,

    producono, sprecano insieme ma so-no giuridicamente separati e privaticiascuno di una meta della propriafunzione di elettorato attivo. Da unlato i "mi1anesi di notte" in particola-re delle periferie (circa un milione)deprivati del diritto di eleggere unSindaco prossimo e raggiungibile daicittadini, cui sottoporre i problemianche minuti ma molteplici inerentila vivibilita dei quartieri e i servizialla persona. Dall'altro i "milanesi digiomo" (circa un altro milione) de-privati della possibilita di infiuiresulle scelte di ampia portata in mate-ria di mobilita, ambiente, grandi in-frastrutture, cultura e innovazione.Gli uni e gli altri sono poi chiamati aeleggere, questa volta con uguale pe-so del voto, gli organi di una Provin-cia debole e quasi inutile. In conclu-sione tutti i cittadini dispongono diun voto dimezzato sulle cose checontano, e un voto pieno su quelleche non contano (da un lato "una te-sta, mezzo veto", dall' altro un "votofuori di testa"!).Rovesciare quest'anomalia, ricono-scere un uguale diritto di "cittadinan-za metropolitana" pu o invece esserefondamento e cons enso per un pro-fondo ma necessario riordino istitu-zionale che comporti l'abolizionedelle province ch e insistono nell'areametropolitana nonche di un capoluo-

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    go elefantiaco, da decentrarsi in Mu-nicipalita finalmente vere, dedicatealla gestione e partecipazione delleperiferie, analogamente ai comunidell'hinterland. La Citta Metropoli-tana potrebbe allora uscire dal limbodella "ingegneria istituzionale" perriconciliare Milano col proprio si-stema socio-economico-territorialeeffettuale, ed esercitare poche ma de-cisive funzioni di govemo strategicodell'area centrale della Lombardia.Non sappiamo infatti come sarebberooggi Milano e dintomi se , a vent' an-ni esatti dalla sua promulgazione, lalegge n. 142 del 12 giugno 1990 fos-se stata attuata nelle sue parti qualifi-canti; conosciamo pero i risultati del-la sua disapplicazione (nonche dellesuccessive analoghe che si sono sus-seguite col ritmo delle grida manzo-niane, dalle "Bassanini" sl Titolo yodella Costituzione, ecc.): perdita diqualita ambientale, di competitivita,di ruolo e peso politico. Infine si puoobiettare che le elezioni incombono ecomunque bisogna trovare un candi-dato nei tempi ristretti del prossimoautunno. Poiche mi pare che il meto-do delle primarie sia stato riconfer-mato solennernente provo allora arifare tal Quale una proposta gia a-vanzata in occasione delle precedentidel 2006 (ovviamente bocciata dallaallora competente commissione parti-

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    tizia-prefettizia) che potrebbe peroora creare un "valore aggiunto", for-se decisivo, all'indispensabile mobi-litazione e1ettorale: "Visto il regola-mento per l'elezione "primaria" delcandidato Sindaco di Milano e al finedi non escludeme dalla partecipazio-ne i numerosi cittadini metropolitaniche frequentano quotidianamente lacitra per lavoro e studio, che condivi-dono in gran parte le attivita econo-

    La mancanza di un leader ovvero unenonne senso di smarrimento mipervade. Spesso quando incontro ivecchi compagni del pcr confluitinel partito democratico, mi capita dicitare l'Armando Kossutta.Che oggisara contentissimo perche la "sua"Inter finalmente ha fatto la tripletta.L'ultimo leader milanese di sinistra,specie rara in via di estinzione.Midomando La poIitica di sinistra saramai till problema evoluzionistico,dimostrabile con la teoria darwinia-na? Ho cenato di recente con alcunivecchi compagni, gente con la schie-na diritta, mi e stato graziosamentefatto nota re che 10 stato attuale delPD e decisamente funzionale al dise-gno romano centrico. Le frasi dettedai "vecchi" sono sempre estrema-mente illurninanti, ti schiudono see-nari di cui si ha una certa percezionema non ne si ha la necessaria nitidez-za.Tutti gli attori su piazza recitano asoggetto etero diretti da Roma echiedono diligentemente il pennessoanche di andare a fare 1a pipi. Came-ade a pezzettoni! Ve 10 immaginateun partito democratico lombardo e inspecifico un partite milanese con unleader locale pensante ehe magaririesce pure a catalizzare sulla sua fi-gura una serie d'interessi economicidi un certo peso e scende a Roma anegoziare strategie politiche? Ve 10immaginate un partito milanese conun paio d i le ad er che presentano mo-zioni contrapposte magari di livelloeuropeo e che duellano nei convegniC aRoma il vuot o pn e uma ti co "on

    miche, sociali e culturali nonche lecondizioni di ambiente, servizi e qua-lita di vita; ma che sono tuttavia prividel diritto di voto amministrativo permera ripartizione burocratica dellaresidenza anagrafica, si propongono iseguenti emendamenti aggiuntivi:I) Sono istituiti, nei principali centridella Provincia e nei capoluoghi delleProvince limitrofe, appositi seggi de-dicati ai cittadini "pendolari'', corri-

    LetteraASPETTANDO UN LEADER

    Riccardo Lo SchiavoBerlusconi che giace sulla riva delTevere in attesa dell'ennesimo pre-sunto leader della sinistra da passarenel tritacarne? Ve 10 immaginate unleader che propone tesi innovative intermini d' industria e eontratti di lavo-ro e che riesee a dialogare fattiva-mente con gli industriali lombardiriereando quel clima earo ai Falk aiPirelli?Ve 10 immaginate lillleader ehe rie-see a concertare una strategia d'inte-grazione degli immigrati senza dan-neggiare gli italiani in difficolta di-sinnescando la strategia leghista? Ve1 0 immaginate un leader che proponedelle alternative locali alla politicaenergetica nazionale visto ch e inLombardia si produce il 20 % delPIL nazionale? Ve 1 0 immaginate unleader ehe apre a una soluzione con-divisibile con il centro destra dellaquestione morale? Sarebbe una tra-gedia. Chi usa ilcervello e sempre unproblema.E quindi che fare? Protestare, inimi-carsi qualcuno? Ma no, non e it casodi andare a fare inutili battaglie ci-tando tizio eaio 0 ilsolito sempronio,non ha senso litigare con personalepolitico funzionale a un disegno direspiro nazionale. Individui che fan-no della permalosita l' arma letale pertenere lontano chiunque cerchi undialogo a cui costoro non sono ade-guatamente preparati.La leadership di questi personaggi evestigiale.Costoro hanno perso del tutto "il ruo-10 politico"che invece avevano i pre-decessori.

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    spondenti a predetenninata suddivi-sione territoriale.2) Hanno diritto al voto tutti coloroche - oltre a rispondere ai restantirequisiti regolamentari - esibisconoun documento di abbonamento men-sile 0 annuale al trasporto pubblico(ATM, FNM, Trenitalia, linee inconcessione), nominativo e valido,avente destinazione la fascia urbanadi Milano."

    Leader blob: protagonista, punto dipolarizzazione, centro focale digruppo-Alcune persone pili capaci dialtre nell'esercitare la leadership -l'abilita di manipolare le persone cosida otteneme il meglio con i minimicontrasti-Un individuo orientato aIleattivita di gruppo -Leadership comeforma di persuasione-Leadershipcome relazione di potere-la lea-dership come forza principale perstimolare, motivare e coordinare-laleadership viene considerata un effet-to dell'azione del gruppo e non piliun suo elemento formante-la funzio-ne di leadership e indispensabile perl'avvio di una struttura e per il suomantenimento.Scrivendo, leggendo e rileggendoqueste parole magari senza senso nonun nome mi viene alla mente, la cosami genera immensa tristezza e nonscatta in me nessun sussulto. Citoimpropriamente alcuni versi: Di queileader del passato non e rimasto chequalche brandello .La base non sussulta, non oscilla nonsbanda, non si muove. Si propongo-no sulla seena una serie di figure mi-nori con aspirazioni medio alte masenza prospettive, dai tecnocratifreddi ai residui dei topi di sezioncPCI.Basterebbe qualcuno che cata-lizza su di se ilmeglio delle idee at-tuali di sinistra e sarebbe un grandepasso avanti.Mai nessuno che parlaalIa pancia dei cittadini, mai nessunoriesce a stimolare l'adrenalina di unabase che sicuramente ha delle vena-ture giustizialiste ma che resta in at-

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    tesa dell' erede di Berlinguer unleader popolare e progressista.

    Trovo interessante l'intervento diAndreas Kipar sull'ultimo "Arcipela-go" sui tema del verde a Milano, cosicome il progetto dei "raggi verdi",che riprende e precisa idee progettua-li gia ipotizzate nel passato, ma maiattuate.Credo pero che una maggiore atten-zione vada posta al tema crucialedell'attuazione di questo progetto. Se

    "La Giunta dell'Anm, riconoscendosinelle dichiarazioni del presidente Lu-ca Palamara, ribadisce che il temadella credibilita della magistraturanon puo essere disgiunto da queUodell'inopportunita della partecipazio-ne alIa vita politica dei magi strati neiluoghi dove abbiano esercirato la giu-risdizione, per evitare il rischio diindebite strumentalizzazioni dell'atti-vita svolta. II diritto all'elettoratopassivo non puo essere negato ai rna-gistrati. Tuttavia, la Giunta auspicauna seria riflessione, anche attraversoIa programmata revisione del codicedeontologico, sulle modal ita di ac-cesso del magistrato alIa vita politicae amministrativa e suI rientro in ser-vizio di coloro che abbiano svolto un

    Come diceva mia nonna: gratta grattaesce il cosacco, aggiungo, magari!

    Scrive Gregorio Praderioguarda ad esempio la relazione eco-nomica del PGT, noto purtroppo chenessuna risorsa del Piano dei Servizie dedicata all'attuazione dei "raggiverdi", e che difficilmente questi po-tranno essere realizzati con ipro-venti degli oneri di urbanizzazione(pill eventuali extraoneri) perche isoli costi delle infrastrutture previstecome indispensabili per Ie trasforma-

    Scrive Vito Ayroldi

    mandato elettorale. Roma, 17 febbra-io 2010". Quanto sopra e stato di-chiarato alIa vigilia delle consulta-zioni in cui un Giudice, che avevasvolto delicate indagini a Bari, erastato candidato dall'IdV alle ammini-strative regionali in Puglia.Trovo sconsiderato pensare di poteraffidare la candidatura a Sindaco peril Centro Sinistra all'ennesimo magi-strato di cui e sconosciuto il profilopolitico come la Dr.ssa Livia Pomo-doro, attuale Presidente del Tribunaledi Milano. Ma quando questa citra eIe sue forze politiche di Sinistra capi-ranno che 1'ora delle scorciatoie edelle candidature "rapprensentative"e finita. Che bisogna prendersi delleresponsabilita a partire dalla promo-

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    Almeno quelli cavalcavano nellesteppe siberiane a - 20!

    zioni urbanistiche sono di molto su-periori agli oneri stessi. In conc1usio-ne ritengo che eventuali futuri inter-venti sull'argomento non possanoprescindere da una seria valutazionedel tema di quali risorse siano dispo-nibili per la realizzazione di questoprogetto.G.Praderio

    zione di una classe dirigente di parti-to che solo nella competizione eletto-rale puo temprarsi? Dirigenti politiciselezionati a partire da un processodemocratico e non cooptati.No, magari va bene anche cosi: tu-riamoci il naso e sosteniamo l'ultimasensazione di un PD con I'acqua alIagola. Ovviamente perderemo, e que-sta sconfitta sara politicamente inuti-le, perche la dr.ssa Pomodoro torneraalle sue faccende e la Sx avra persol'ennesima occasione di provare acamrninare con Ie proprie gambe.Sempre in attesa del prossimo "salva-tore". Continuiamo cosi che andiamobene. V Ayroldi

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    Per anni non abbiamo pill sentitoChopin, se non qua1che perla disse-minata qua e 1a nei programmi pot-pourri in cui va bene tutto, oppurenei bis per i quali i suoi brevi pezziadamantini sembrano fatti apposta.Questanno, grazie a1 bicentenariodella nascita (I? marzo del 2010,come si festeggiava lui, 0 22 febbraiocome scritto nei suoi atti di nascita edi battesimo"), 10 stiamo riscoprendoed e gioia per tutti. Un musicistagrandissimo, amato in modo sbaglia-to (forse per colpa delle svenevolifanciulle imposteci dal cinematogra-fo e dagli sceneggiati televisivi) dicui occorre ricostruire l'immaginecollettiva che ce 10 rende molle edesangue,Bene hanno fatto dunque le SerateMusicali a proporci due concerti, lIDOdopo l'altro, interamente dedicati alIasua musica, con due programmi mol-to ben congegnati e tali da offrire unspaccato ampio della sua ricca e ge-nerosa produzione. Sopratutto benehanno fatto ad affidarli a due pianistiche pin diversi di cosi non si possonoimmaginare: il cinquantenne franco-canadese Louis Lortie - che ha basa-to il programma su un'alternanza diBallate e Notturni con l 'aggiunta del-la Berceuse e della Barcarola opera60 - e la trentaduenne, cinese di Se-zuan (ricordate Brecht"), Sa Chen,che ha eseguito i 24 Preludidell' opera 28 e poi, anche lei, laBerceuse opera 57 - la do1cissimamusica che sta accompagnando lalettura di queste note - e la Barcarolaopera 60, sicche si e potuto fare unconfronto ravvicinato fra i due inter-preti.Mai raffronto si e presentato cosi si-gnificativo e istruttivo, con due Cho-pin talmente diversi tra loro che nonsi sarebbe neppure detto trattarsi del-

    RUBRICHEMUSICA

    Questa rubrica e curata da Paolo Violambriche0!arcipelagomilano.orgDue Chopin a confronto

    10 stesso autore. Diciamo subito cheLortie - che abbiamo tanto apprezza-to in altre occasioni, sopratutto inBeethoven - ci e parso in una seratanegativa: greve , senza quelle traspa-renze e liquidita che rendono unica lamusica di Chopin (le famose "caseatedi perle .. ."), una senorita molto tede-sea e nient 'affatto francese, per nullain sintonia con cio che stava suonan-do, tanto che non riusciamo proprio acapire come ilFinancial Times possaavere scritto di lui che "un Chopinmigliore di questo non pu o esseresentito da nessun'altra parte". Succe-de.La Sa Chen e stata al contrario sma-gliante: non possiamo dire perfetta(troppo impetuosa e poco controllatanelle parti concitate della partitura,qualche asprezza nel fraseggio, lllleccesso di pedale che 11atolto limpi-dezza al suono), ma quanta dolcezza,quanta riflessione, quanta nostalgia,sopratutto quale sentimento del dolo-re nelle sue note ...La differenza e diventata macrosco-pica nel confronto fra Ie due Berceu-ses. Come tutti sanno la berceuse euna ninna-nanna nata dalla tenerezzache Chopin - che non ha avuto figli -ha provato nei confronti di una bim-betta ospite, come lui, nella casa dicampagna della adorata George Sanda Nohant, nel cuore della Francia.Arturo Benedetti Michelangeli, Ar-thur Rubistein, Maurizio Pollini cihanno consegnato meravigliose e in-tramontabili interpretazioni dellaBerceuse, una pagina sublime dellamusica romantica; tutti e tre, pur conIe Ioro enormi differenze di caratteree di temperamento, affidano all'ar-peggio della mano sinistra il ritmorigoroso eppure carico di affetto dellaculla mossa dalla mana materna,mentre Ia mana destra insegue ilso-

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    gno della bambina, si alza fino allavertigine per afferrame il candore ela fantasia. L'interpretazione di Lor-tie di sublime non aveva assoluta-mente nulla: era cosi poco partecipa-ta e intiI~a che sull'ultima nota, inpianissimo, sulla quale sembra ad-dormentarsi anche la mamma e in unmagico s~1enzio si spegne il movi-mento della culla, ha ritenuto di cari-care I'immediato avvio della Barca-rola, creando una sorta di confusionefra il dorldolio della culla e quellodella gondola! Due mondi che nonhanno n~lla a ch e fare !uno conI' altro, due atmosfere e due mondisonori ch non possono essere messia confronto ne tantomeno omologatiattraversol la banale contiguita deidue ritmi.Tutt'altra musica, e il caso di dirlo, laBerceuse di Sa Chen che - incantata,commossa, intensa, anche cristallinanel cruciale passaggio centrale quan-do si ha 11'acme dellernozione - haripercorso le grandi interpretazionidel passato con una sua marcia inpill, que~la particolare do1cezza o-rientale (forse, chissa, l'anima buonadi SezJan ...) con qualche ecodell'aninjo polacco che Chopin hacoltivato ~ungo tutta la sua breve vita.E' sempre sorprendente ascoltarequesti artisti con gli occhi a mandorlache rnagari non riescono a esprimersicorrettamente nelle lingue occidentalirna poi s~ siedono al pianoforte e ciparlano 4lttraverso la musica esatta-mente nella nostra lingua, con grandeproprietal di Iinguaggio, ne diventanointerpret] fedeli, addirittura ci aiutanoa c ap i rl alAnche q~esto fa parte dei miracoli dicui e capace la grande musica, percui ci sembra sempre nuova e nonfiniremmo mai di ascoltarla.I

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    Debutta il 18 giugno Questi amatiorrori nell'ambito del festival "Davicino nessuno e normale" di Rena-to Gabrielli co n regia e interpretazio-ne di Massimiliano Speziali, due fi-gure importanti del teatro Italianocon temporaneo . Lo spettacolo andrain scena al Teatro La Cucina dell'exospedale psichiatrico Paolo Pini.Descritto come "anti-monologo perattore solo", "Questi amati orrori nonha personaggi, rna p ro me tte a pp ari-zioni; nan ha trama, r na v u ol e sensa;non ha scena, rna si fa spazio; non habudget, rna vanta un a r ic ch e zz a, Nonrappresenta nulla, pero cerca di faraeeadere qualcosa, e per questo habisogno della presenza attiva delpubblieo. E' solo grazie a tale pre-senza ch e ilnostro "lui" puo evocare

    Se avete intenzione di fare un viag-gio a Barcellona, una delle tappe chenon potete saltare e sieuramente laFundacio Joan Mira. Creata nel 1981dallo stesso Mira, la fondazione vo-leva essere un centro di aggregazionee di studio dell'arte contemporanea.In essa sono riuniti pili di 11.000pezzi: 5.000 disegni, pili di 200 di-pinti, opere grafiche, 150 sculture,ceramiche, arazzi e altre testimonian-ze di quell'artista poliedrieo e speri-mentatore ch e fu Mira. La maggiorparte di queste opere furono donatealla Fundaci6 direttamente dall'a-rtista, altre invece provengono dallecollezioni di Joan Prats, amico fra-terno, e di Pilar Juncosa, vedova diMira. Anche I'edificio e degno dinota. Si tratta infatti di un blocco incementa armato a vista, opera di Jo-

    TEATROQuesta mbrica e curata da Guendalina Murroni

    mbrichei7il.arcipelagomilano.orgframmenti di vita, ricordati 0 imma-ginati, che potrebbero appartenere achiunque. Questi frammenti scaturi-scono da figure bifronti, ectoplasrnitenuti assieme dal desiderio e chesvaniscono in un soffio d'abbandono:una madre e ilsuo bambino; un canee il suo padrone; una coppia di aman-ti; un dottore e il suo paz ien te ; unattore e chi 10osserva .. ." .Finisce questa settimana il Luoghicomuni Festival alia Triennale Bovi-sa e Teatro Ringhiera dopo un mesedi festival delle presentazioni di resi-denze lombarde e laboratori tra paro-la, immagine e movimento. Mercole-di 16 giugno andra in scena Nonsopporto pili . .. della compagniae.s.t.i.a. al Teatro Ringhiera, uno"sfogo semi serio di serie questioni di

    ArteQuesta rubrica e curata da

    Michele Santinoli

    Fundacio Joan Miro - Barcellonasep LIuis Sert, strutturato attomo a 2giardini con sculture di Mire e alberimedite rrane i . Innovativa l'imposta-zione delle sale, progettate con gran-di vetrate e colle gate con i giardiniesterni per sfmttare l'abbagliante lu-ce mediterranea e nel contempo perpermettere al visitatore di avere, traun' opera e l'altra, una vista mozza-fiato della citta, II percorso espositi-vo si snoda su tre piani e procede perordine cronologico. E' possibile se-guire i suoi primi passi nel mondodellarte, i suoi contatti con le avan-guardie di inizio secolo, fino ad arri-vare aIle sperimentazioni pili estremecon ogni tipo di materiale, passandoattraverso I'esilio volontario a Parigidurante la guerra civile spagnola.Pannelli descrittivi in ogni sala per-mettono al visitatore di capire 10 svi-

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    ogni giorno".Da vedere questa settimana:L'Elfo Puccini organizza Odin Tea-tret. Questa settimana, il16 giugnoandra in scena Judith, il 17 Itsi Bitsi,il 18 IIlibro di Ester e Sabatol9, Simangia! Un baratto culturale brutto,sporeo e cattivo al Piccolo TeatroGrassi.Dal 25 al 27 giugno Kafka sullaspiaggia - II viaggio di un Edipoquindicenne al Teatro Arsenale.Continua l'appuntamento con Ma-sterclass al Piccolo Teatro conl'incontro tra diverse scuole di teatrointemazionali.

    luppo del suo stile, molto lirico, ge-stuale, libero ma a110 stesso temporigoroso nell'uso del colore e delletelc di grande formato. Una partedell'edificio e dedicata aIle mostre diarte contemporanea, e un appositospazio, I'Espai 13, e un laboratorio disperimentazione e innovazione chepermette di far conoscere gli artistiemergenti pili originali.Troverete un ulteriore pretesto perfare una passeggiata fino alia Fonda-zione Mira, nel verde e nei panoramiche si POSS0110odere dalla collina diMontjuic.Fundacio Joan Mira. Barcellona. 0-rari: da ottobre a giugno 10-19; daIuglio a settembre 10-20. Giovedi 10-21.30. Domenica 10-14.30. Chiusolunedi. Biglietti : intero 8,50 ; ridot-to 6 .

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    Segnalazioni della settimanaPig Island - Paul McCarthy. Fino al41uglio.Fondazione Trussardi - Palazzo Cit-terio, Via Brera 14.Ogni giomo dalle 10 alle 20.Ingresso libero

    Ars - Artists in Residence Show. Fi-no al l l luglio.Fondazione Pomodoro. Via AndreaSolari,35

    Vi e un episodio di particolare inten-sita nell'ultimo film di AlejandroAmenabar "Agora", che narra la tra-vagliata storia di Ipazia, la scienziatavissuta ad Alessandria d'Egitto tra ilIV e il V Sec. d.C., vittima dell'in-tegralismo ideologico che trasformala citta, da simbolo della cultura, aluogo d'inaudita violenza. Mentre lasetta cristiana del Parabolani sta perconquistare i'egemonia politica, pie-gando Ie resistenze dei pagani e dellacomunita ebraica, anche il luogo chesembra essere I'unico inviolabile, labiblioteca del Serapeo, dove Ipazia ei suoi discepoli si sono rifugiati, vie-ne oltraggiato. E' in questo rapidosusseguirsi dei fotogrammi, che simanifesta un evento apparentementeinverosimile. Le immagini a campolungo inquadrano l'angosciosa fugadisordinata dei cittadini, restringen-dosi poi all'intemo della biblioteca,ove Ipazia, incurante degli eventi,raduna i suoi allievi esortandoli araccogliere dagli scaffali i preziosiscritti.Le sequenze del film, a questa punto,trasportano 10 spettatore dai fatti, alsentimento della protagonista; un attospirituale che evoca Ia consapevolez-za del pensiero: salvare il saperedall' ondata irrazionale dell' into l le-ranza ideologica, incline a distrugge-re violentemente tutto cia che non econforme aIla propria concezione.L' episodio, inducendo 10 spettatorealIa comm ozion e, d iv en ta n el con-tempo il terna centrale dell' opera: ildualismo tra scienza e integralismo

    Mercoledi - domenica dalle 11 aile19Giovedi dalle 11 aile 22Ingresso libero la seconda domenicadelmese.Intero: 8,00 I Due Imperi. Fino al 5 settembre.Goya e ilmondo modemo. Fino al 27giugno.Palazzo Reale. Piazza Duomo, 12.Lunedi 14.30-19.30Martedi/mercoledi/venerdi/domenica9.30-19.30

    CINEMA & TVQuesta rubrica e curata da Roberto Castelli

    "RIFLESSIONI SUL FILM AGORA"dogmatico. A questo punto tra i pro-tagoniosti del film, s'inserisce illi-bro, inteso come memoria consolida-ta, espressione del primario agireumano, 1atto del pensare, impressosul papiro. II pensiero e concepitocome fonte di civilta che Ipazia per-sonifica attraverso il desiderio diconservare quanto realizzato, tra-mandandolo ai posteri, affinche daIlaconoscenza del passato, scaturiscanonuovi saperi finalizzati al migliora-mento del consorzio umano e del suohabitat.Assistendo alle intense scene dell 'a-ssalto alla biblioteca di Alessandria,toma alla mente il capolavoro diUmberto Eco, "II nome della rosa":anche qui vi e un evento anaIogo.Guglielmo e il suo giovane discepo-10 , Adso, riescono a giungere nellaparte inaccessibile della bibliotecadell' abazia, ove sono custoditi i libriritenuti sacrileghi, quindi illeggibili.E' qui che Guglielmo scopre in padreJorge, l'artefice di una serie di delittiperpetrati per sottrarre al mondo Iaconoscenza.Di fronte all'improvviso incendio,emblematicamente inteso come ecpi-rosi, ossia, una distruzione universa-le, Guglielmo e Adso, incuranti dellefiamme, cercheranno di salvare al-meno pochi libri, piccoli frammentidi conoscenza, ma incommensurabilevalore dell'umana virtu che si con-trappone a ogni forma di oscuranti-smo.Analogo concetto e evidente in Ago-ra, un' opera che invita a riflettere su

    Giovedi e sabato 9.30-22.30Intero: 9,00 Ridotto: 7,50 Stanley Kubrick. Fotografo 1945 -1950. Fino a141uglio.Palazzo della Ragione, Piazza deiMercantiLunedi 14.30 - 19.30Giovedi 9.30 - 22.30Marte-di/mercoledi/venerdi/sabato/domenica 9.30 - 19.30Intero: 8,50

    diverse tematiche, ove emerge ilconcetto di relativizzazione della ra-gione umana , nella consapevolezzache il sapere non e un assoluto daporre aprioristicamente, ne tanto me-no da imporre, ma un filamento diluce da scoprire e trasmettere.Nell 'epoca della comunicazione vir-tuale, che nel Web trova il suo veico-10 primario, v' e da chiedersi se i duepunti centrali di Agora, possano esse-re proposti. Innanzitutto la capacitadi consolidare, cioe memorizzare equindi avere una modalita in grado ditrasmettere aile future generazioni,quanto ora viene realizzato. Illibro,in quanto materia, maIgrado l'im-perversare spietato del tempo e levicende umane che portano anchealIa sua distruzione, e tuttavia sopra-vissuto, diventando per I'appuntomemoria consolidata.La comunicazione virtuale, e altracosa: per la tecnologia non sara unproblema trovare il modo di conser-yare idocumenti digitaIi, quantunqueI'argomento e complesso, non tantosotto il profilo organizzativo, maconcettuale. II libro e un oggetto chesi tiene in mana e il rapporto tra lamano che regge e I' occhio che vede,e un evento non riducibile a IDla mo-dalita cinestesica, bensi antropologi-ca. Sara la stessa evoluzione dellacivilta a trasportare questa forma dimodalita, in un'espressione ove ilrapporto tra video e occhio, diverrasempre pill un evento spontaneo,quindi normale. Anzi, per certi aspet-ti, il Web, ha una maggiore capacita

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    di diffusione, per la sua natura "Ii-quida". L'impulso informatico, a dif-ferenza del libro, in un attimo attra-versa il globo intero, trasmettendoconoscenze nuove. II secondo puntoche il film propone, riguarda il prin-cipio di democrazia, su cui si fondaI'edificio della conoscenza. La storiaevidenzia epoche in cui determinateforme di potere, tendono a sottrarrela libera comunicazione.Internet, rappresenta a tale proposito,un'interfaccia: da un lato la forza

    tecnologica penetrativa in grado dioltrepassare ogni censura; dall'altrolato, vi e il rischio di un'incontrollatadiffusione di dati. Come sernpre, laquestione e risolvibile attraversol'attuazione di quel principio che epoi la base della civilta: ossia la co-stituzione e il rispetto di regole con-divise. In questo modo la conoscenzanon diventa ne un problema, ne tantomeno un lato oscuro da temere, allor-che it fine e l'acquisizione del benecomune.

    Gallery

    La strada che conduce al progresso,attraverso I' incontro tra passato epresente, non e lineare e spesse voltecontraddittoria: la storia ne e testi-mone. Poco pili di un secolo dopo Ievicende di cui Ipazia fu vittimadell'intolleranza dei parabolani, an-tepostisi alla scienza, ai monaci ama-nuensi, spettera l'alto compito di sot-trarre all' imperversare dell' orda bar-barica, isegni estremi della culturaclassica, da cui sarebbe nata unanuova civilta.

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    YOUTUBE

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    NICHI VENDOLA E LA SINISTRA A MILANOhttp://www.youtube.comlwatch?v=ljWjnxyaNBU

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    http://www.youtube.comlwatch/?v=ljWjnxyaNBUhttp://www.youtube.comlwatch/?v=ljWjnxyaNBU