mensile per insegnanti genitori e studenti...

68
Poste Italiane Spa - Sped. Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Roma T UTTOSCUOL A S CUOL A PERT A T UTTOSCUOL A MENSILE PER INSEGNANTI GENITORI E STUDENTI FONDATO DA ALFREDO VINCIGUERRA SETTEMBRE 2013 - NUMERO 534 - ANNO XXXVIII - EURO 3,50 Più servizi per le famiglie, più risorse per la scuola

Upload: vuthuy

Post on 15-Feb-2019

218 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Post

e It

alia

ne S

pa -

Sped

. Abb

. Pos

t. D.

L. 3

53/2

003

(con

v. in

L. 2

7/02

/200

4 n.

46)

art

. 1, c

omm

a 1,

DCB

Rom

a

TuTToSCuoLA

SCuoLAPeRTA

TuTToSCuoLAMENSILE PER INSEGN A NT I GEN I T OR I E ST UDENT I FONDAT O DA A LFREDO V INC IGUERR A

SE T TEMbRE 2013 - NUMERO 534 - A NNO x x x V I I I - EURO 3 ,50

Più servizi per le famiglie, più risorse per la scuola

Desidero acquistare: N. …… copia/e di “Teoria e pratica della comunicazione multimediale” a € 25,00 cad. + contributo spese di spedizione

Inviatela/e per: £ Posta ordinaria (aggiungere € 1,50) £ Corriere (aggiungere € 12,00)

Scelgo la seguente forma di pagamento:

£ Allego la fotocopia di versamento di € …………… sul c/c postale n. 96034004 intestato a Editoriale Tuttoscuola Srl

£ Allegofotocopiadelbonificobancariodi€……………intestatoaEditorialeTuttoscuolaSrl-BANCOPOSTAIBANIT13C0760103200000096034004

£ Vi autorizzo ad addebitare l’importo corrispondente sulla carta di credito*:

VISA MasterCard N. Data di scadenza

Codice di sicurezza Titolare Firma *GliordiniconCartadiCreditoprividifirmanonsonovalidi

£ Non allegando alcuna ricevuta di pagamento, pagherò il volume in contrassegno alla consegna (spese di spedizione per ricevente € 6,00) Nelcasoincuioccorrariceverelafattura,dovràessererichiestacontestualmenteall’ordineecomunquenonsuccessivamentealpagamento.Atalfinevafornitoilcodicefiscale.

Ente ...................................................................... oppure Nome ................................................................... Cognome ..........................................................................................

Professione (specificare) ...........................................................................................................................................................................................................................................

Via ............................................................................................... CAP ......................... Città .................................................................................... Prov. ........................................

P.I.** ..................................................................... C.F.** ............................................................. Tel. ............................................................ Fax..........................................................

E-mail ................................................................................................................... Firma ..............................................................................................................................................** nel caso in cui venga richiesta fattura GARANZIA DI RISERVATEZZA: EditorialeTuttoscuolagarantisce lamassimariservatezzadeidatipersonali fornitie lapossibilitàdi richiedernegratuitamente la rettificao lacancellazione.Leinformazionicustoditenelnostroarchivioverrannoutilizzatealsoloscopodiinviarepropostecommerciali,inconformitàallaL.196/2003sullatuteladeidatipersonali.

Nei cinque capitoli del libro si definisce la

comunicazione multimediale, collocandola all’interno

dei processi comunicativi interpersonali e di massa;

si tratta della comunicazione dall’ottica di chi riceve

un messaggio multimediale online e offline, ovvero

della fruizione; si delineano le fasi della progettazione

di un testo multimediale, dall’idea alla produzione;

si affronta la fase realizzativa con considerazioni

sull’immagine sonora, sull’immagine visiva e su

quella audiovisiva; si propone al lettore di esercitarsi

praticando l’impostazione di layout, la sintesi

monoconcettuale di brani testuali, la scelta di gamme

cromatiche e la descrizione di metafore, l’ideazione di

icone di navigazione.

Teoria e praticadella comunicazione multimediale

di Caterina Cangià

PrimaDidattica

Caterina Cangià

MULTIDEAEvery single bud’s an idea

Nei cinque capitoli del libro si definisce la comunicazione multimediale, collocandola

all’interno dei processi comunicativi interpersonali e di massa; si tratta della comuni-

cazione dall’ottica di chi riceve un messaggio multimediale online e offline, ovvero del-

la fruizione; si delineano le fasi della progettazione di un testo multimediale, dall’idea

alla produzione; si affronta la fase realizzativa con considerazioni sull’immagine sono-

ra, sull’immagine visiva e su quella audiovisiva; si propone al lettore di esercitarsi pra-

ticando l’impostazione di layout, la sintesi monoconcettuale di brani testuali, la scelta

di gamme cromatiche e la descrizione di metafore, l’ideazione di icone di navigazione. Caterina Cangià

Caterina Cangià, di educazione multilingue e multiculturale, è docente di Didattica

delle lingue moderne all’Università LUMSA di Roma. Pioniera della produzione mul-

timediale in Italia, la sua prima creazione, European Party, ha ottenuto il Gold Award

al Milia di Cannes nel 1995. Ha diretto per 18 edizioni il Festival del Teatro Didattico

in Lingua Straniera. I suoi corsi per l’apprendimento delle lingue – ICI JE VIS, pubbli-

cato dalla Université Saint Esprit di Kaslik (Libano), ENGLISH ON STAGE, pubblicato

dalla Giunti Scuola e CLICK! pubblicato da Multidea – sono la traduzione di anni di

studio, di ricerca e di vissuto condiviso con discenti di lingue e culture diverse. Ha

fondato “La Bottega d’Europa” per promuovere l’insegnamento delle lingue con il te-

atro e con il computer. Ha numerose pubblicazioni al suo attivo e più di 400 articoli

su riviste specializzate che trattano di educazione ai media e di didattica. Per Giunti

ha pubblicato L’altra glottodidattica, per Tuttoscuola Teoria e pratica della comuni-

cazione multimediale e Insegnanti D.O.C., per La Scuola Editrice Lingue Altre. Co-

noscerle e coltivarle e Lingue Altre. Insegnarle e impararle, per Multidea Old & New

media a misura di bambini, Glottotecniche e glottotecnologie e Didattica il LIM itata.

Teoria e praticadella comunicazione multimediale

Teo

ria

e p

ratic

a d

ella

co

mu

nic

azi

on

e m

ulti

med

iale

PrimaD8

C.C

angi

à

25 euro

Novità

3TuTToSCuoLA n. 534

BACK TO SCHOOL

Così com’è la scuola non funziona, almeno non come potrebbe e dovrebbe. Una scuola nella quale entrare in ruolo è un terno al lotto, tra graduatorie,

punteggi, certificazioni vere e false, corsi abilitanti seri e improvvisati, ricorsi al Tar, immancabili sanatorie, ineffabili provvedimenti ope legis. Una scuola dove si è sballottati da una sede a un’altra, dove è riservato lo stesso trattamento a chi lavora duro e con passione e a chi ha la testa altrove, dove si guadagna tutti una miseria. Dove la carta igienica e quella per le fotocopie le portano i genitori. Quello italiano è un si-stema di istruzione che soffre di un deficit di qualità e di equità, perché studiare a Caltanissetta non offre purtroppo le stesse opportunità che a Trento. Nel quale esiste una forte disparità di valutazione: come spiegare altri-menti che a Milano solo un maturando su 381 è valutato meritevole di lode, e a Crotone uno ogni 35? Come mai in Basilicata viene schierato un docente di sostegno ogni 1,5 studenti disabili e nel Lazio solo uno ogni 2,4 studenti disabili? Peraltro il 40% degli insegnanti di sostegno sono precari (in media, perché nella scuola dell’infanzia e primaria a Caserta lo sono il 3%, mentre a Cremona il 75%), e pertanto molto spesso cambiano sede, con inevitabili scompensi per i loro alunni già in difficoltà.

Eppure nessuna agenzia, come la scuola, tocca quo-tidianamente il 47% degli italiani (se agli operatori e agli studenti aggiungiamo i loro genitori) e l’avvenire di tutti. Perché allora non provare a ricostruirla? Per farlo va superato quel trasversale blocco conservatore, immobilista - di chi non ha interesse o convenienza al cambiamento - che l’ha ingabbiata negli ultimi decenni, e va posta (non solo a parole) la scuola tra le priorità nell’agenda del paese, perché occorrono più investimen-ti e più sensibilità per le questioni educative, anche per il loro indubbio nesso nel lungo termine con la crescita economica e sociale.

Per cambiare realmente la macchina organizzativa

della scuola e rilanciarla ci vorrebbero molte misure lungimiranti e un lungo arco di tempo. E soprattutto oc-correrebbe un cambio di prospettiva, sostituendo le lenti ormai appannate e deformanti con le quali si è soliti guar-

dare ai problemi della scuola. Certamente è indispensabile anteporre l’interesse sociale collettivo a quelli, pur rispettabili, delle singole categorie coinvolte, da tutelare con convinzione fino a quando non entrano in contrasto con quello collettivo. Ma niente paura, i primi a beneficiare di una scuola migliore saranno a regime coloro che ne fanno parte, e se mai si inizia…

E da dove cominciare? Essenzialmen-te occorre ribaltare il vecchio patto non scritto “ti offro un lavoro, ti pago poco ma ti chiedo un po’ meno”, sostituendo

alcuni piccoli privilegi “al ribasso” concessi nel tempo al personale della scuola per “indennizzarli” della bassa retribuzione, con un nuovo patto: più servizi da parte della scuola a favore delle famiglie, (che generano) più risorse per le scuole e per il personale.

Lo spazio per maggiori servizi (e quindi maggiore valore per la società) c’è, se si pensa che le scuole oggi tra chiusure pomeridiane e festive lavorano al 50 per cento o poco più del tempo potenziale. Quale impresa o istituzione potrebbe reggere viaggiando con il motore a metà dei giri?

Quanto alle risorse, sarebbero in buona parte autoge-nerate nelle modalità che vedremo e per il resto andreb-bero messi in pratica quei proclami sulla centralità della formazione e della conoscenza per lo sviluppo, affermati da tutti ma sempre dimenticati al momento delle scelte concrete.

E poi andrebbe adottata una governance del sistema più funzionale a questa nuova ottica, con un ulteriore scambio: più autonomia per gli istituti scolastici e più pubblica rendicontazione e controlli.

Ma entriamo in un maggior dettaglio. Per attuare il patto “più servizi e più risorse” va realizzato un piano in (almeno) sei punti.

per rilanciare la scuolae contribuire alla crescita del Paese

SEI IDEE

4 TuTToSCuoLA n. 534

BACK

TO

SCHO

OL

oggi le scuole sono chiuse agli studenti per molte ore al giorno durante i periodi di lezione e per mesi interi al di fuori. Di

conseguenza anche le disponibi-lità in termini di ore di lavoro del personale non sono ottimizzate. Non solo del personale docente, di cui si è discusso molto nei me-si scorsi (ma senza trovare una soluzione alternativa), ma anche del personale ausi-liario (i collaboratori scolastici o bidelli) e tecnico, che pur essendo tenuto ad essere in servizio anche se non ci sono lezioni, resta per lo più inoperoso quan-do non ci sono gli alunni. La scuola in fondo è una “fabbrica del sapere”, e per quanto diversa dalle altre fabbriche, vale anche per essa – con i dovuti adatta-menti – il concetto che il ciclo produttivo deve essere efficiente e utilizzare le strutture e le risorse al massi-mo della capacità e del rendimento. L’attuale modello organizzativo è ben lontano da questi parametri.

Ne risulta uno spreco enorme in termini di inutiliz-zo di capitale investito, per usare il lessico dell’eco-nomia aziendale (e quindi di locali, attrezzature, ma anche di professionalità e altre risorse intangibili). Si potrebbe utilizzare meglio l’inestimabile valore del capitale investito della scuola, rappresentato dagli edifici scolastici e dalle loro dotazioni (decine di migliaia, che per quanto a volte fatiscenti sono posti spesso in luoghi strategici e rappresentano il cuore pulsante di una comunità) e dall’organico (circa un milione di persone, nella maggior parte dei casi al-tamente qualificate), per offrire servizi aggiuntivi utili alla comunità. E’ come se chi amministra la scuola fosse seduto su un tesoro dalle enormi potenzialità e non ne fosse con-sapevole. O per meglio dire è il sistema di regole e consuetudini sul quale è stato costruito che impedisce di valorizzare al me-glio questa straordinaria (e sottovalutata) ricchezza strumentale e di intelligenza, al di là degli sforzi, resi all’interno di un sistema inefficiente, da parte degli attori della scuola.

Basta riflettere sul fatto che gli orari di funziona-mento delle scuole sono gli stessi di sessant’anni fa.

Ma nel frattempo la società è cambiata profondamen-te. Nella maggior parte dei casi entrambi i genitori

lavorano, in genere con orari più lunghi del passato, senza possi-bilità di seguire i figli se non la sera, nei fine settimana e durante le ferie, e quindi sono costretti a ricercare soluzioni alternative, che oggi trovano (chi può) nella

famiglia di provenienza e presso soggetti e agenzie prevalentemente privati, esterni alla scuola. Al con-tempo i giovani dell’era di internet, sempre connessi sui loro tablet, ricevono molti più stimoli, hanno maggiori esigenze formative, soprattutto quelle non formali, ben oltre il tradizionale “leggere, scrivere e far di conto”. Quest’ultimo deve sì restare il “core business” della scuola (e in questo quella ita-liana ha in media poco da invidiare ad altre), ma non basta più nel nuovo contesto. Le generazioni del 2000 sono chiamate a co-noscere e interpretare nuovi linguaggi, affrontare esperienze di apprendi-mento innovative, impegnare il cervello e il fisico in attività culturali, sportive, linguistiche, artistiche, che li preparino a una realtà molto più competitiva e glo-bale. Le famiglie cercano di soddisfare tutto ciò, nella maggior parte dei casi, accompagnando nel pomerig-gio i figli da una parte all’altra delle città e investendo

(dove c’è la disponibilità) molte risorse – oggi al di fuori della scuola – di tempo ed economi-che. Perché la scuola non occupa questo spazio? Completerebbe il proprio ruolo, rispondendo ad esigenze fondamentali espresse dalla società moderna. Ne ha le

capacità, le competenze, le strutture, gli spazi. Un esempio? Immaginiamo il genitore che si scapicol-la per portare (o far portare dai nonni o da altri) il figlio al corso di Judo, piuttosto che di pallavolo, e poi magari alla lezione di pianoforte. Se queste attività si svolgessero nella palestra e nelle sale della

UNOottimizzare l’utilizzo delle strutture scolastiche

Un enorme spreco di capitale investito inutilizzato

Gli orari di funzionamento sono quelli di 60 anni fa. Ma la società è cambiata profondamente

“Leggere, scrivere e far di conto” deve restare il “core business”, ma non basta più

La Quercetti &. C. è la storica fabbrica di giocattoli educativi che da oltre 60 anni sta dalla parte dei bambini, ideando e producendo un ricco catalogo di giocattoli dal carattere formativo, pensati per stimolare la creatività dei più piccoli e per soddisfare le loro esigenze di sviluppo. Dal 1950 l’Azienda torinese, famosa per l’invenzione dei colorati chiodini diventati un vero e proprio cult nel mondo del giocattolo, produce i suoi giocattoli interamente in Italia, continuando oggi ad essere una delle pochissime realtà del settore a poter vantare una produzione 100% Made in Italy.

I giocattoli educativi della Quercetti & C. arrivano anche a scuola! Quercetti mette a disposizione di tutti gli operatori del settore i suoi giocattoli proposti in assortimenti speciali per gruppi di bambini: perfetti per scuole, asili, comunità o famiglie particolarmente numerose. I prodotti della “Linea Scuola” Quercetti sono progettati e selezionati tenendo conto delle specifi che esigenze di crescita e sviluppo dei bambini attraverso le diverse età.

Nella Linea Scuola Quercetti c’è anche il più classico e amato dei suoi prodotti: i chiodini. Le infi nite possibilità combinatorie di questo gioco semplice e geniale favoriscono la creatività assecondando le esigenze espressive del bambino ed incoraggiandone il pensiero autonomo. Sono disponibili nel formato Chiodoni per i bimbi dell’asilo nido dai 12 mesi e più, fi no ai diametri più piccoli per i bambini delle scuole elementari. A disposizione di bimbi e maestre, in abbinamento con le apposite griglie, i chiodini diventano strumento di gioco, intrattenimento, insegnamento.

Disponibile sullo Store Scuola Quercetti anche un altro classico della storica fabbrica del chiodino: le letterine magnetiche, un altro gioco “Made in Quercetti” che ha caratterizzato il mondo del giocattolo. L’idea è quella di proporre la scrittura, la lettura, il far di conto come momento di gioco e creazione, tramite l’utilizzo di tanti elementi colorati, le letterine e i numeri magnetici, da attaccare e staccare sulle apposite lavagnette. Un modo giocoso per avvicinarsi allo studio. Il bambino, pur non sapendo ancora leggere, riconosce la scrittura. Per questo Quercetti ha pensato a una serie di giocattoli creativi che insegnino giocando, facilitando i complessi processi che portano al linguaggio scritto proponendo attività che sviluppino la motricità fi ne, il pregrafi smo e le abilità grafi che compositive, lasciando a disposizione materiali linguistici vicino alle loro esperienze e possibilità. Si stimolano così adeguatamente le facoltà cognitive per leggere, scrivere, comporre mosaici e far di conto. Le lettere e i numeri magnetici sono disponibili in abbinamento alle lavagnette magnetiche che possono anche essere disegnate con i gessetti colorati. Il retro si utilizza con i pennarelli a secco cancellabili, per mettere in pratica le prime conoscenze di scrittura. La linea dei giochi magnetici si amplia con la gamma Tablet, una nuova linea di lavagne dall’innovativo design senza spigoli, ancora più pratico e sicuro. Di questa linea fa parte anche il nuovo Tablet ABC, che insegna a costruire ciascuna lettera dell’alfabeto con pochissimi elementi geometrici. www.quercetti.com

QUERCETTI: A SCUOLA SI “GIOCA INTELLIGENTE”

Quercetti 534 (1 pag).indd 1 06/09/13 12.02

6 TuTToSCuoLA n. 534

DossierBA

CK T

O SC

HOOL scuola frequentata dal ragazzo, con personale interno

o esterno, l’organizzazione familiare e i costi sociali connessi ne beneficerebbero, e la scuola incamererebbe le entrate per l’affitto della palestra e/o per la retta dei corsi (certo, non tutti gli istituti sarebbero nelle condi-zioni di farlo da subito, occorre investire in ristrutturazioni e ma-nutenzione, ma questa può essere la strada, soprattutto organizzan-do i servizi nell’ambito di reti di scuole collegate).

Occorre reinventarsi, darsi nuovi modelli orga-nizzativi, arricchendo la missione tradizionale – che resta centrale e fondamentale: la trasmissione del sa-pere e dell’istruzione formale – con un ruolo formati-vo più ampio e ritagliato sui bisogni della comunità.

La scuola dovrebbe svolgere un ruolo propulsivo nell’integrazione tra l’educazione formale, centrata sugli obiettivi di apprendimento previsti dai piani di studio all’interno dell’orario scolastico, l’educazione non formale, che si realizza al di fuori del sistema formale ma ha importanti ricadute educative (per esempio corsi di formazione che non prevedono l’ac-quisizione di titoli di studio o qualifiche riconosciute, corsi per l’apprendimento delle lingue, dell’informa-tica e di qualunque altra competenza), e l’educazione informale, che comprende ogni processo, non legato a tempi o luoghi predeterminati, a seguito del quale l’individuo acquisisce di fatto, in modo cioè non intenzionale, abilità, conoscenze, attitudini, valori (esempi: interazioni entro e fuori della famiglia, espe-rienze legate al gioco, allo sport, all’associazionismo, alle letture, ai social network, alla musica, all’arte, all’edutainment etc.).

I sistemi scolastici, come quelli del Nord Europa, che si sforzano di integrare queste tre dimensioni dell’apprendimento portando dentro la scuola – ma al di fuori dell’orario di lezione – il maggior numero possibile di opportunità di educazione non formale e informale ottengono migliori ri-sultati anche per quanto riguarda le prestazioni relative all’istruzio-ne formale.

Questi sistemi non riproduco-no l’attività scolastica del mattino con semplici corsi di doposcuo-la, ma offrono agli studenti uno spazio diverso e complementare rispetto a quello scolastico formalizzato, con acquisi-zione di competenze trasversali che si rivelano effica-ci anche per migliorare i risultati scolastici.

La condizione è che gli studenti trovino dentro la

scuola, fuori dell’orario scolastico, l’ambiente e gli stimoli adatti a innescare tale processo di integrazio-

ne dell’educazione formale, in una cornice di rigore dello studio e dell’apprendimento. Istruzione non formale e informale che la scuola potrebbe erogare diretta-mente, attraverso proprio perso-nale, oppure appaltare a terzi che opererebbero all’interno delle strutture e nell’ambito e secondo i principi del piano dell’offerta formativa della scuola.

Insomma, una scuola utile, moderna, al servizio delle esigenze formative delle famiglie. Perché no? Bisogna puntare a cose semplici pensando in gran-de. E’ un bel ruolo, che apre un futuro di maggiore centralità alla scuola. Questa è la scommessa. Basta tagli all’istruzione (a parte gli sprechi, che sono da eliminare, ovviamente), la soluzione è nella direzione opposta: più servizi, più scuola. Certo, per realiz-zare tutto ciò ognuno dovrebbe dare qualcosa in più (a parte chi già dà il massimo). Ma così si creerebbero le oppor-tunità e le risorse per uno status più elevato. E siccome più servizi (pagati appunto dalle famiglie reindirizzando i soldi che ora versano ad altri soggetti) richiedono più forza lavoro, si acce-lererebbe anche lo sbroglio dell’inaccettabile matassa dei precari (parto infelice delle politiche di istruzione e del modello organizzativo attuali), creando pure le condizioni di fattibilità – professionali, di prestigio ed economiche – per attrarre all’insegnamento nuovi talenti.

Avvertiamo già le obiezioni degli scettici. Ri-nunciare alle ferie lunghe estive, restare a scuola il pomeriggio, quando siamo pagati una miseria per

un lavoro sempre più difficile e pesante?

Siamo tutti d’accordo che il lavoro degli insegnanti è mal retribuito, specie in rapporto a quanto sia delicato e complesso. Scandalosamente mal retribuito. Ma non è limitandone i carichi che si può ottenere un miglio-

ramento. Anzi, proprio accettando negli anni piccoli privilegi al ribasso, si è creata e diffusa questa situa-zione, che porta ad avere insegnanti insoddisfatti e una professione poco appetibile per le migliori giovani

La scuola svolga un ruolo propulsivo nell’integrare educazione formale, non formale e informale

Occorre darsi nuovi modelli organizzativi, arricchendo la missione tradizionale con un ruolo formativo più ampio

Basta tagli all’istruzione, la soluzione è nella direzione opposta: più servizi, più scuola

7TuTToSCuoLA n. 534

Dossier BACK TO SCHOOLrisorse. Forse è stato accontentato chi considerava la scuola un riempitivo rispetto alla “professione” di

moglie e madre di fa-miglia, o uno stipendio aggiuntivo, modesto ma sicuro, rispetto alla libera professione (ma-gari svolta in nero). Ma così si è fatto il male della scuola, il male dei tantissimi che con pas-

sione e convinzione hanno scelto questa professione intendendola come una missione. E che continuano a fare il proprio dovere contando su altri riconosci-menti, perché quello economico non è adeguato. Ma questo non è giusto.

Come se ne esce, tra l’altro in tempi di grave crisi economica? Difendendo delle comodità di piccolo ca-botaggio? Che non si sposano con criteri di efficienza e produttività, che dovrebbero sempre contraddi-stinguere un buon servizio pubblico? Ampliare il servizio mette nella condizione di poter pretendere di più e va nella direzione di creare le condizioni perché ciò possa essere riconosciuto. Secondo noi lo hanno capito i tantissimi che “tirano la carretta” nella scuola. Di questo è già convinta larga parte dell’opinione pubblica. Dobbiamo capirlo tutti.

Veniamo ora alle proposte operative. Attività e servizi aggiuntivi si potrebbero svolgere ampliando il calendario scolastico per così dire orizzontalmente, cioè tenendo aperte le scuole quando normalmente sono chiuse, e verticalmente, cioè allungando gli orari di funzionamento degli istituti nei giorni di lezione. Ad esempio al termine delle lezioni le scuole potrebbero organizzare dei summer camp per gli alunni della scuola dell’infanzia, primaria e media. Attività sportive, lezioni di informatica, di musica, di lingue straniere svolte divertendosi, laboratori

artistico-creativi per bambini (organizzati, perché no, anche da co-operative sociali gestite da studenti degli ultimi anni delle superiori o da giovani in attesa di altra occupazione). E poi lo svolgimento dei

compiti per le vacanze e i corsi di recupero e di ap-profondimento (vedi il punto successivo). Trattandosi di servizi aggiuntivi, le scuole potrebbero anche in questo caso richiedere (con meccanismi di esenzione

al di sotto di un certo reddito) un contributo alle fa-miglie (che spenderebbero meno in baby sitter, ripeti-zioni e corsi privati vari) o agli enti locali, generando risorse da reinvestire nelle scuole stesse oltre che in compensi aggiuntivi per il personale. Qualche scuo-la, soprattutto privata, specie nelle grandi città, già organizza iniziative simili. La rete delle scuole statali potrebbe generalizzare questo servizio.

Un maggiore utilizzo dei locali scolastici, e un impiego pieno dell’orario di lavoro del personale scolastico (durante tutto l’anno, ferie escluse), si potrebbero ottenere anche tenendo aperte le scuole nel pomeriggio, come avviene in altri Paesi. Questo significherebbe, come spiegato sopra, attrezzare gli spazi (tra i quali uffici per i docenti, dove possano svolgere il lavoro che già ora fanno a casa), orga-nizzare corsi e attività, offrire opportunità di libero incontro e di cooperative learning informale, etc. Gli istituti scolastici potrebbero così diventare centri di aggregazione per i giovani anche in orari extrascola-stici, un po’ come le parrocchie. Notevole sarebbe la valenza sociale di questi servizi, specie nelle aree di

maggiore emarginazione giova-nile, che rappresenterebbero un valido aiuto per i genitori.

In altre parole, se oggi il ser-vizio organizzato dalle scuole utilizza circa il 50% del tempo delle proprie strutture e poco più del tempo lavorativo dei propri

dipendenti, bisogna porsi l’obiettivo di incrementare queste percentuali attraverso servizi di formazio-ne complementari, ancillari, integrativi rispetto al servizio base. Quale valore aggiunto darebbe incre-mentare, ad esempio, dal 50 al 60% l’utilizzo com-plessivo di migliaia di scuole? Difficile da misurare, ma certamente significativo. Agli istituti verrebbe assegnato l’obiettivo di incrementare gradualmente queste percentuali di utilizzo, con un sistema di mo-nitoraggio sul raggiungimento degli obiettivi. Il rica-vato andrebbe a rafforzare la struttura patrimoniale e finanziaria degli istituti scolastici, oggi fragilissima: una parte delle risorse aggiuntive potrebbe anche essere destinata a un fondo scolastico per premi per il personale: in tale maniera si creerebbe una sorta di “partecipazione agli utili” da parte dei dipendenti, sul modello aziendale tedesco, che potrebbe coin-volgere e stimolare docenti e personale non docente.

Non ci si faccia sviare dalle similitudini utilizzate con il mondo dell’impresa, non c’è alcun influsso aziendalista, qui si sta parlando di innalzare il valore per la collettività di una grande agenzia sociale, che però deve porsi al passo con i tempi e non restare ancorata a schemi organizzativi e culturali superati.

Ampliare il calendario scolastico orizzontalmente e verticalmente

Siccome più servizi richiedono più forza lavoro, si assorbirebbero prima i precari

Le scuole potrebbero diventare centri di aggregazione per i giovani, come le parrocchie

8 TuTToSCuoLA n. 534

DossierBA

CK T

O SC

HOOL

ogni anno 120 mila studenti lasciano qual-siasi percorso educativo. E’ una catastrofe sociale e per la competitività del paese alla

quale assistiamo senza battere ciglio. Circa il 20% dei nostri 18-24enni sono in possesso al massimo della licenza media. Costruiamo così la società della conoscenza?

Quanto abbiamo speso nell’ultimo ventennio nella miriade di progetti contro la dispersione scolastica, con risultati evidentemente mode-sti? Purtroppo non esistono dati in proposito, e sarebbe molto interessante conoscerli. Bisogna fare di più per i ragazzi in difficoltà che prima o poi abbandonano gli studi. La nostra proposta è di ridurre drasticamente le bocciature attra-verso piani di studio più f les-sibili e personalizzati, criteri di valutazione che tengano conto dei passi avanti rispet-to alla situazione familiare e sociale di provenienza, e ab-binando le residue bocciature a corsi di recupero obbliga-tori e a sistemi di incentivi e

disincentivi.Tornando al maggior utilizzo delle strutture

scolastiche, andrebbe dedicato il periodo dalla fine delle lezioni (metà giugno) a fine luglio a rigorosi corsi di recupero per chi non ha pas-sato gli scrutini. A fine luglio (o a settembre) un nuovo scrutinio consentirebbe di non far perdere l’anno a coloro, o ad una parte di loro, che non sono stati promossi a giugno. Il tutto a costo quasi zero per le casse dello Stato, in quanto si utilizzerebbero le giornate lavorative previste dal contratto dei docenti, che andreb-bero in ferie come tutti ad agosto.

Anzi ci sarebbe un notevole risparmio com-plessivo attraverso la riduzione delle boccia-

ture. Ad oggi le r ipetenze solo nel primo biennio delle superiori (scuola dell’obbli-go, ricordiamolo) sono circa 185 mila: secondo uno studio dell’allora ministro dell’eco-nomia Padoa-Schioppa per la Finanziaria 2007, una ridu-zione del 10% porterebbe un

Sono loro che “fanno” la scuola. Certo, gua-dagnano poco. Il 10-15% in meno della me-dia dei colleghi europei.

Ma riallineare la retribuzione per tutti costerebbe oltre 3 miliardi di euro l’anno. Trop-po per l’Italia di questi anni. Né questo garantirebbe di per sé quel di più di motivazioni e stimoli, e l’attrazione verso l’insegnamento di

giovani eccellenti, che occorrerebbero per far compiere alla scuola uno scatto avanti.

Allora concentriamo le ri-sorse e gli sforzi per premia-re chi vuole dare di più. Va superata la concezione della carriera dei docenti legata solo all’anzianità di servizio.

Come? Ricorrendo a un si-stema di crediti formativi e professionali. Dieci

DUE

trE

lotta senza quartiere agli abbandoni scolastici

liberare e premiare le energiedegli insegnanti

Ridurre le bocciature attraverso piani di studio più flessibili e personalizzati e corsi di recupero

Aggiornamento, un diritto o un dovere per gli insegnanti?

9TuTToSCuoLA n. 534

Dossier BACK TO SCHOOLrisparmio potenziale di oltre 100 milioni di euro l’anno (infatti verrebbero costituite 650 classi in meno, con un risparmio immediato di 56 milioni e un effetto trasci-namento per l’intero quin-quennio che por terebbe il risparmio a regime appunto a oltre 100 milioni l’anno); ma buona parte dei posti di organico che si libererebbero andrebbe riconvertita in azioni mirate di recupero e rinforzo, con delle task force di docenti specializzati (e più remu-nerati) da impiegare nelle aree più emarginate, aumentando la qualità del servizio scolastico.

Il periodo tra metà giugno e fine luglio po-trebbe essere utilizzato anche a favore degli studenti che invece sono stati promossi, per iniziative di orientamento (alle medie per la scelta delle superiori, alle superiori per i per-corsi post secondari) e di approfondimento culturale. E infine potrebbe essere utilizzato a favore della professionalità degli insegnanti stessi per iniziative di formazione in servizio (senza assorbire tempo durante i periodi di at-tività curricolare).

In generale lo stop alle “ferie obbligate”, caso unico nel quale il datore di lavoro chiude bot-tega per un periodo molto superiore alle ferie concesse contrattualmente ai lavoratori (leggi il patto “a perdere” di cui sopra), consentirebbe

di allungare l’orario di fun-zionamento delle scuole (non delle lezioni), avvicinando-lo a quello di altri paesi. Più servizi, più risorse, ricordate?

Come ulteriore strumento di contrasto alla dispersione scolastica, per i ragazzi tra i

14 e i 18 anni si potrebbe ricorrere a incentivi e disincentivi, d’intesa con le famiglie. Per esem-pio: se non hai concluso l’obbligo scolastico non puoi comprare/guidare il motorino, o partecipa-re a programmi sportivi del Coni ecc.

Si potrebbe anche lanciare un programma di sostegno alle famiglie con difficoltà eco-nomiche (come è stato fatto in Brasile), o agli esodati o ai lavoratori in Cig, condizionando il sussidio al fatto che i figli continuino a studiare (condizione verificabile utilizzando in maniera appropriata l’anagrafe scolastica, finalmente disponibile).

Infine dopo la scuola dell’obbligo si potreb-bero elevare le tasse scolastiche, oggi irrisorie, oltre un certo reddito, e trasformarle in borse di studio, mirate soprattutto al recupero della dispersione scolastica.

Inutile dire che minore dispersione, studen-ti formati e orientati meglio (con meno fuori corso all’università) consentirebbero di rispar-miare in futuro sul sostegno sociale (sussidi di disoccupazione, Cig, etc). Prevenire è meglio che curare.

anni fa i maggiori sindacati erano pronti a in-traprendere questa strada, poi non se n’è fatto più nulla. Occorre abbandonare l’inafferrabile idea che la carriera e la retri-buzione dei docenti si possa-no differenziare, a parità di prestazioni, sulla base della valutazione del merito indivi-duale. Il merito va oggettivato e fatto coincidere con il pro-gressivo arricchimento del-la professionalità di base del docente (crediti formativi), da realizzare attraverso percorsi di formazione teorico-pratici in servizio e di ricerca azione (anche esterni alla scuola, presso Università, istituti di ricerca, etc), titoli di studio e di spe-cializzazione, partecipazione a concorsi ecc.

Ma l’accesso alle posizioni diverse da quella iniziale va programmato e subordinato all’ac-quisizione di ulteriori competenze ed espe-

r ienze cer t if icate (credit i professionali, da acquisire con il lavoro svolto in clas-se con gli allievi, attraverso funzioni di coordinamento dell’attività educativa, didat-tica e gestionale delle istitu-zioni scolastiche e incarichi speciali, come formazione di pari, tutorato, orientamento,

laboratori, biblioteca, disponibilità a lavorare in aree deprivate sul piano socio-culturale, par-tecipazione documentata a progetti di successo, inclusi – perché no – metodi di reputazione documentata come quelli sperimentati dal Miur

Fino a quando i docenti potranno permettersi il rifiuto di qualsiasi giudizio sul proprio operato?

Il risparmio andrebbe riconvertito in azioni di recupero, con task force di docenti specializzati

10 TuTToSCuoLA n. 534

DossierBA

CK T

O SC

HOOL con il progetto Valorizza, etc). Infine, anche se

non piace alla categoria, l’avanzamento di car-riera dovrebbe essere in alcuni passaggi cruciali subordinato o al superamento di specifiche pro-ve di idoneità tra chi ha ma-turato i crediti, oppure a una decisione motivata del Con-siglio di istituto. Nella prima ipotesi l’avanzamento di car-riera (e di retribuzione) sareb-be definitivo, nella seconda – che rappresenta una soluzione più radicale ma anche più coeren-te con il principio dell’autonomia delle scuole – invece sarebbe legato all’attività del docente in quella specifica scuola e al permanere delle condizioni che hanno giustificato la decisione del Consiglio di istituto (con il vincolo anche di un periodo minimo di permanenza nell’istituto, per contenere il fenomeno del carosello dei

docent i e fa-vorire il com-pletamento dei p r o g e t t i d i -dattici). Qua-le la garanzia che chi ha i l po t e re de c i -s i o n a l e n o n f a vo r i s c a i l

docente “amico”? Per rispondere, occorre an-ticipare quanto riportato al quarto punto del piano: il budget assegnato agli istituti scolastici sarà legato ai risultati da essi ottenuti, e quindi il Consiglio di istituto avrà tutto l’interesse ad attrarre e mantenere docenti preparati e moti-vati, come approfondito più avanti. In caso di trasferimen-to, il docente non si portereb-be diet ro automaticamente la condizione professionale ed economica di provenien-za, ma potrebbe far valere il suo curricolo e la sua carriera nella nuova scuola. Una pro-spettiva di questo genere si presterebbe bene, inoltre, a ripensare la mobilità dei docenti in termini di migliore incontro tra domanda delle scuole e offerta dei docenti, entrambe riferite a profili professionali non generici ma ben defini-ti nelle loro caratteristiche.

Fino a quando i docenti potranno permettersi il rifiuto totale di qualsivoglia forma di giudi-zio sul proprio operato? Così si vanifica ogni intervento volto ad incrementare i compensi

differenziandoli. E, come si suol dire, non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca…

Tutto ciò presuppone ovviamente un inve-stimento in formazione e ag-giornamento del personale: nessun sistema di valutazio-ne degli insegnanti e della scuola può essere avviato con successo se non vengono

rifondate le basi del livello di professionalità dei docenti in servizio. E a questo proposito andrebbe anche ripristinato e potenziato l’auto-aggiornamento, cioè il diritto degli insegnanti al rimborso per le spese di aggiornamento so-stenute in prima persona. Un benefit indivi-duale per gli insegnanti nella direzione della professionalità.

Molto tempo fa l’aggiornamento era obbliga-torio per gli insegnanti, ma poi nel tempo è stato trasformato da dovere in diritto. Con la conse-guenza che in troppi casi - con alcune lodevoli eccezioni come, ad esempio, quella della Pro-vincia di Trento, quella di “Generazione Web” della Regione Lombardia, o quella di grande prospettiva di ImparaDigitale - è venuta a man-care una sistematica azione di aggiornamen-to. Va ripristinato l’obbligo, rimettendo a ogni scuola la competenza nel decidere contenuti e modalità di aggiornamento, secondo indirizzi generali e con l’utilizzo di fondi messi a dispo-sizione dal Miur e dalle Regioni. E al contempo vanno ridotti gli adempimenti burocratici e impiegatizi che affliggono il lavoro dei docenti, rubando tempo ed energie all’attività didattica.

Infine nell’introdurre uno sviluppo nella carriera degli insegnanti va evitato l’errore capitale del mancato coinvol-gimento della categoria. Con-dividere vuol dire, prima di tutto, conoscere, partecipare ed essere coinvolti. Le poli-tiche scolastiche sono state

spesso decise in modo unilaterale, non accom-pagnate da un governo amministrativo in grado di creare condizioni di successo delle iniziative, e hanno sofferto di un deficit di partecipazione e di coinvolgimento che ha attenuato o annulla-to il merito delle scelte.

Nessuna riforma può avere successo se non vengono sviluppati nei docenti interesse e moti-vazione verso la propria professione (che indub-biamente deve essere legata ai risultati).

Ripristinare e potenziare l’autoaggiornamento

Vanno ridotti gli adempimenti burocratici e impiegatizi che affliggono il lavoro dei docenti

Va superata la concezione della carriera dei docenti legata solo all’anzianità di servizio

Il futuro è la nostra materia www.mondadorieducation.it

facilita l’apprendimento

Multidevice MultiMedialeOnline/Offline SincrOnizzabilePerSOnalizzabile www.mondadorieducation.it

proValo SUBito

Grazie ai nuovi strumenti del Me book, il libro di testo digitale di Mondadori education, è più facile accompagnare i tuoi studenti con BeS (bisogni educativi Speciali) durante il processo di apprendimento.

il Me book ha materiali rimpaginati ad alta leggibilità, permette di ingrandire il testo, sottolineare, inserire appunti vocali, inoltre grazie al sistema di sintesi vocale (text to speech) è possibile convertire il testo in audio.

il me book aiuta a mantenere alta la concentrazione, accresce coinvolgimento e autostima e facilita l’apprendimento.

Mantenerela concentrazionenon è piùun probleMa!

ME Book_TUTTOSCUOLA_07-13.indd 1 23/07/13 11:15

Il futuro è la nostra materia www.mondadorieducation.it

facilita l’apprendimento

Multidevice MultiMedialeOnline/Offline SincrOnizzabilePerSOnalizzabile www.mondadorieducation.it

proValo SUBito

Grazie ai nuovi strumenti del Me book, il libro di testo digitale di Mondadori education, è più facile accompagnare i tuoi studenti con BeS (bisogni educativi Speciali) durante il processo di apprendimento.

il Me book ha materiali rimpaginati ad alta leggibilità, permette di ingrandire il testo, sottolineare, inserire appunti vocali, inoltre grazie al sistema di sintesi vocale (text to speech) è possibile convertire il testo in audio.

il me book aiuta a mantenere alta la concentrazione, accresce coinvolgimento e autostima e facilita l’apprendimento.

Mantenerela concentrazionenon è piùun probleMa!

ME Book_TUTTOSCUOLA_07-13.indd 1 23/07/13 11:15

12 TuTToSCuoLA n. 534

DossierBA

CK T

O SC

HOOL

C i vuole un nuovo scambio: più autonomia per tutte le scuole, statali e paritarie (una vera autonomia, anche nel reclutamento

del personale), accompagnata da una parte dall’introduzione di una rigorosa valutazione dei risultati secondo crite-ri di accountability (render conto alla comunità del pro-prio operato), e dall’altra da selettivi incentivi per il mi-glioramento della qualità e dell’equità di tutte le scuole, statali e paritarie.

Incentivi assegnati, attra-verso la costituzione di un apposito Fondo per la qualità delle scuole, sulla base di indi-catori oggettivi del servizio reso dai singoli istituti (statali e non), e anche disincentivi e drastici interventi di riqualificazione (fino alla chiusura, come si fa negli USA, con as-segnazione di buoni studio alle famiglie) per le scuole che non raggiungono determinati standard di miglioramento in un certo arco di tempo. In tal modo si metterebbero le famiglie in condizione di scegliere la scuola per la qualità del servizio offerto, non per la proprietà.

Per inciso, in questo contesto, che lega il finanziamento alla qualità dei risultati, non avrebbe senso fare distinzioni tra scuole pa-ritarie e statali, e si potrebbe tradurre in atto quell’equilibrio tra scuole con ampia auto-nomia e pubblica rendicontazione (esami) di cui si parlò nel dibattito tra i Costituenti, ma che non è stato finora realizzato. A scapito di tut te le scuole, statali e paritarie.

Una regola è fondamenta-le: gli obiettivi da assegnare alle scuole e ai profili pro-fessionali dovrebbero essere collegati agli obiettivi strategici di sistema (come quelli di ampliamento dell’offerta di servizi, di un maggior utilizzo delle strutture scolastiche, di riduzione della dispersione, di

aggiornamento del personale, etc), e dovreb-bero valere come “missione” per le singole scuole e per il personale, in primo luogo per i dirigenti scolastici e per i docenti (che do-vrebbero essere, dove necessario, accompa-

gnati e assistiti dal centro). Se tutte o la maggior parte delle scuole avranno rag-giunto gli obiettivi ad es-se assegnate, saranno stati automaticamente consegui-ti gli obiet tivi di sistema (quelli, anch’essi da ren-dere misurabili, sulla base

dei quali si dovrebbe valutare l’operato del ministro dell’istruzione, e non osservando se abbia fatto o meno la “sua” riforma). Oggi non c’è questo collegamento diretto, e i vari attori del sistema operano in modo spesso inconsapevole, scollegato se non schizofre-nico. Solo una tale chiarezza di obiettivi, misurabili e strettamente monitorati, può ri-determinare una coerenza tra gli obiettivi del Paese e quelli del sistema educativo.

E inf ine, i r isultati delle scuole devono essere valutati. Va costruito un sistema di valutazione del tutto indipendente, non sot-toposto alla vigilanza del Miur. Lo statuto dell’Invalsi, che andrebbe dotato di risorse economiche e umane adeguate, dovrebbe essere ricalcato su quello dell’Istat.

Dovrebbe parallelamente essere rafforzato il servizio ispettivo. Aver lanciato l’auto-

nomia senza apprestare un sistema ispettivo adeguato ne ha compromesso gran par te del le potenzial it à . Servirebbero almeno mille ispettori in più (o dirigen-ti tecnici, come sono ora chiamati): oggi è previsto un organico di 300 unità,

ma sono in servizio meno di 100 titolari, più alcune decine di incaricati. A questa task for-ce è richiesto oggi un compito improbo: con-trollare quasi 25 mila istituzioni scolastiche,

qUattrOpiù autonomia, maggiori controlli e valutazione di sistema

Più autonomia per le scuole, anche nel reclutamento del personale, e più accountability

Un Fondo per la qualità delle scuole che assegni i fondi in base a indicatori oggettivi

Scuola 2.0il tablet non basta.

Magnetic Media Network aiuta gli istituti ad introdurre gli strumenti

digitali in maniera semplice ed effi cace, fornendo il supporto necessario

per sfruttarne al massimo tutte le potenzialità. Perché per passare al

digitale, comprare un tablet non basta.

Strumenti innovativi come i tablet stanno cambiando l’approccio alla didattica, a tutti i livelli: insegnamento ed apprendimento si sganciano dai tradizionali metodi per diventare più interattivi, coinvolgenti ed al passo con le esigenze della vita digitale e “mobile” di insegnanti, studenti e famiglie.

La gestione dei dispositivi può essere complessa per i “non addetti ai lavori”: come confi gurare i dispositivi? Come mettere in sicurezza i dati, in caso di smarrimento o furto? Come controllare le attività degli studenti durante le lezioni? Come accertarsi che la connettività sia adeguata e sempre funzionante?Per passare alle Classi 2.0 in maniera effi cace servono sistemi di gestione e controllo dei dispositivi ed un’adeguata infrastruttura di rete che si adatti in modo fl essibile alle peculiarità dei nuovi strumenti.

Come sostiene Damiano Airoldi, CEO di MMN: “L’adozione di un numero considerevole di oggetti informatici non può prescindere dalla creazione di un’infrastruttura di rete idonea a supportare il traffi co che verrà generato e da un apposito sistema di gestione degli apparati, sicuro e semplice. Le scuole hanno bisogno di identifi care un partner competente e di esperienza che le aiuti ad attrezzarsi al meglio”.

Docenti e studenti non devono occuparsi di questioni tecniche, ma concentrarsi sulla didattica e l’apprendimento. Ecco perché MMN, quale partner del Centro Studi Impara Digitale e struttura con esperienza consolidata nello sviluppo di progetti dedicati alle scuole, offre la propria ventennale competenza per:• studi di fattibilità e analisi personalizzate della

struttura informatica dell’istituto• fornitura di prodotti hardware e software• installazione di sistemi di sicurezza e controllo dei

dispositivi • gestione della rete per la connessione wireless• supporto tecnico e riparazioni in caso di

malfunzionamenti

Tablet sicuri e controllati dal docente, una adeguata connessione wireless, software e applicazioni per completare la vita scolastica dei diversi utenti ed un fornitore competente e di fi ducia: ecco cosa serve alla scuola 2.0!

Per informazioni:Magnetic Media Network SpA

Tel. 02 [email protected]

www.magneticmedia.com

MMN 534 (1 pag).indd 1 03/09/13 11.26

14 TuTToSCuoLA n. 534

DossierBA

CK T

O SC

HOOL di cui 8.500 statali e oltre 15 mila non statali,

tra paritarie e non. Pertanto ogni “ispettore” attualmente in servizio de-ve seguire in media circa 200 scuole (se anche fos-sero in servizio tutti i 300 ispettori previsti in organi-co, dovrebbero controllare in media 80 scuole a testa). In Inghilterra c’è un ispet-tore ogni 13 scuole, in Francia uno ogni 22 scuole.

Tra l’altro i dirigenti tecnici in Italia so-no chiamati a una pluralità di compiti. Non solo la vigilanza e il controllo sul sistema, ma anche l’assistenza tecnica alle scuole: per la formazione del personale, per il so-stegno all’innovazione scolastica e per la “promozione dei processi formativi” (es. ac-compagnamento alle numerose e periodiche riforme che investono il mondo della scuola, più o meno ad ogni cambio di ministro). Inoltre - co-me recita l’atto di indirizzo del ministro dell’istruzio-ne sulla funzione ispettiva tecnica (decreto n. 60 del 23 luglio 2010) - “vigilano sugli esami conclusivi dei cicli scolastici”. Che vuol dire in soldoni? Vigilare sugli esami di 570 mila studenti che concludono le scuole medie e 480 mila maturandi. Insomma i pochi ispettori in or-ganico si devono occupare, tra l’altro, di mol-tissime cose, e ciò impedisce di effettuare un numero adeguato di vere ispezioni nelle scuole. Viceversa sarebbe necessario svol-gere approfonditi audit nel maggior numero possibile di istituti scolastici, statali e non. Ciò consentirebbe di testare in un campio-ne significativo di scuole la corretta gestione e applica-zione delle regole, assicu-rando anche un deterrente a condotte improprie o scor-ret te, e di accompagnare le scuole nel loro percorso verso una piena (e controllata) autonomia.

Strana storia quella degli ispettori, sin-tomatica dell’assenza di disegno strategico nell’azione di governo in Italia. Negli anni ’90 l’organico nazionale dei dirigenti tecnici era di 695 unità. Nel 2000, ci sono stati due eventi molto importanti per la scuola: l’avvio

dell’autonomia scolastica (regolamento con-tenuto nel dpr 275/1999) e il riconoscimento

della parità alle scuole non statali (legge 62/2000).

Nell’uno e nell’altro ca-so i l sis tema scolast ico, r inunciando al monopolio centralistico statale, rico-nosceva alle scuole autono-mia e libertà d’azione: era

lecito aspet tarsi che al decentramento di funzioni e responsabilità e all’ampliamento dell’universo da controllare corrispondesse come contrappeso il rafforzamento del siste-ma di vigilanza e di controllo. A partire, è ovvio, dall’incremento del numero dei diri-genti tecnici.

Niente di tutto questo. Dal 2000 l’organi-co è andato diminuendo fino a scendere a 301 unità (teoriche, mentre sono circa 100 quelle effettive con circa 200 posti ad oggi

vacanti). In intere regioni, con centinaia di istituzio-ni scolastiche e migliaia di insegnanti, opera a volte un solo ispettore. Se si prende il caso del Lazio, dove vi sono ben 3.295 scuole sta-tali organizzate su 768 isti-

tuzioni scolastiche e 1.308 scuole paritarie, l’Ufficio scolastico regionale dispone ormai solo di un dirigente tecnico… Sempre meglio della Toscana, dove non ne è rimasto più nessuno! Solo un ispettore controlla le scuole marchigiane e uno quelle liguri, mentre l’Uf-ficio scolastico regionale del Piemonte può disporre di due ispettori.

Il concorso per reclutare nuovi dirigenti tecnici (con funzioni ispettive) è stato bandi-to quasi sei anni fa per coprire 144 posti va-

canti, ma si è concluso solo nella primavera di quest’an-no con circa 70 vincitori, che però non sono s t a t i ancora nominati. Si parla della prossima primavera… E nel frattempo sono diven-

tati vacanti per pensionamento altre decine di posti. Insomma invece di incrementare gli organici (ed espletare regolari concorsi periodici), da anni con miopia si preferisce risparmiare anche su questi posti di impor-tanza vitale per il buon funzionamento del sistema d’istruzione.

Statuto Invalsi ricalcato su quello dell’Istat e non sottoposto alla vigilanza del Miur

Collegare gli obiettivi da assegnare alle scuole agli obiettivi strategici di sistema

Rafforzare il servizio ispettivo con almeno mille ispettori in più

15TuTToSCuoLA n. 534

Dossier BACK TO SCHOOL

Se ne nascondono ancora tanti nell’elefan-tiaca e arcaica struttura della scuola italiana. Un

solo esempio, in par ticola-re nell’istruzione primaria, le cosiddette “microscuole”, quelle con meno di 50 alunni, che costano in termini di per-sonale il doppio delle altre (fino a 8 mila euro per alunno, contro i 3.500 euro di una scuola standard con 100 alunni). In Italia ce ne sono quasi 10 mila! (su circa 42 mila totali). In parti-colare nell’a.s. 2007/08 le scuole – quindi ples-si, sedi secondarie, etc – con meno di 50 alunni erano 9.892, e tutto fa pensare che non siano diminuite di molto. Solo alcune sono in luoghi isolati e vanno salvaguardate. Molte altre (pensateci, non esistono diecimila montagne o isole in Italia) si trovano in piccoli centri, nelle pianure, a pochi passi da altre scuole, do-ve c’è ragione-vole possibilità di accorpamen-to senza danno per le famiglie e senza far per-d e r e l’id e n t i t à delle scuole stes-se. Sono lì spesso per motivi storici o di campanile, se non per f ini ele t tora l i . Per dare un’idea del p o s s ib i le r i -sparmio, se gli enti territoriali ne chiudessero - l imit andosi ai casi più ge-stibili - una su

10, si risparmierebbero oltre 100 milioni di euro l’anno. Senza contare i proventi (o gli utilizzi al-ternativi) per tutti gli edifici liberati.

Come met tere in at to il piano? Andrebbe introdotto un vincolo nella programma-

zione dei servizi scolastici da parte dei Comuni (che hanno oggi la competenza a istituire scuo-le, ma non pagano il personale, che è a carico dello Stato: un tipico caso di “fare acquisti con la carta di credito di un altro”…). Il vinco-lo consisterebbe nel r i spe t to d i u n ce r to cos to standard per i l personale messo

a disposizione d a l l o S t a t o (ad esempio fino a 4 mila euro ad alunno, ad eccezione

delle scuole di montagna, nelle isole e altri casi particolari): situazioni che comportino un costo superiore allo standard dovrebbe-ro essere specificamente autorizzate dalla Regione e dagli Uffici scolastici regiona-li, ed eventualmente la differenza posta

a carico di quel Comune che ne richiede l’apertura.

E i risparmi ottenuti, da questa e da al-tre possibili misure, andrebbero reinvestiti in spesa “buo-na”, a partire da edilizia, banda larga, labora-tori, palestre, b i b l i o t e c h e ,

olt re allo svi-luppo profes-sionale dei docenti, progetti di ricerca-azione

per migliorare la didattica. E in un’area dove si chiudono una serie di microscuole, sarebbe simbolicamente bello avviare subito la costru-zione di una nuova scuola allo stato dell’arte, sicura e tecnologica.

ciNqUEindividuazione “chirurgica” degli sprechi e delle diseconomie

Quelle 10 mila microscuole che costano il doppio delle altre

Salvaguardare le scuole in montagna e nelle piccole isole, accorpare le altre

Reinvestire i risparmi in edilizia, banda larga, laboratori, palestre, biblioteche, etc

TuTToSCuoLA n. 534

DossierBA

CK T

O SC

HOOL

16

Banda larga per l’e-learning nelle scuole; cloud per la didattica; LIM ed e-book; nuovi setting di ap-prendimento... E’ il nuovo vocabolario della scuola

2.0. Esistono già scuole che lo parlano e soprattutto lo applicano, ma dietro le esperienze di frontiera si na-sconde un rischio: che il già grave divario tra scuole di serie A e di serie B, tra un nord e un sud della scuola (spesso anche se non sempre coincidente con la geogra-fia) si ampli ulteriormente fino a diventare incolmabile. I segnali sono chiari. Ci sono scuole, statali e non, che sono subissate dalle richieste di iscrizioni, e che sono costrette a prevedere prove di selezione all’ingresso, ed altre che offrono meno opportunità. Le Scuole 2.0 rischiano dunque di diventare di fatto scuole a numero chiuso, isole felici che potranno curare la formazione di un numero assai limitato di studenti italiani. Un Paese come l’Italia non può assumersi questa responsabilità, specie in un momento di crisi come l’attuale in cui si

deve puntare più che mai sulla qualità dell’istruzione e della formazione dei giovani (di tutti). Ad oggi le istituzioni scolastiche completamente digitalizzate dal ministero dell’istruzione sono 14 (su un totale di quasi 9 mila scuole statali). Occorre dunque trovare soluzioni affinché tutte le scuole siano messe in condizioni di cominciare a lavorare per la scuola 2.0, offrendola a tutte le famiglie che sono interessate, con le dotazioni tecnologiche necessarie e con docenti appositamente formati. Le possibilità per farlo, con risorse pubbliche e private, esistono, basta considerarlo una priorità e metterci un po’ di fantasia e ingegno nel ricercare le soluzioni. La scuola digitale può offrire un grande contributo al cambiamento del Paese, ed è un treno che non può essere perso, pena non solo l’ulteriore perdita di competitività, ma anche l’ampliamento di un divario tra nuove generazioni e istituzione scuola che potrebbe essere nel lungo termine esiziale per quest’ultima.

sEidigitalizzazione delle scuole (per tutti)

 

  

Nuovi Microscopi Digitali MultiFunzione per Didattica

 

 

 

 

 

 

 

 

     Dora Tecnologie ‐ Via Comasina, 99 – 20161 Milano ‐ Tel. 345 0486730  Fax 02/93881611   info@dora‐tec.com     www.dora‐tec.com

Stupefacente qualità dell’immagine Risoluzione fotografica fino a 12M pixels Schermo LCD 9” HD Acquisizione immagini, funzione

playback, clip video e snapshot in HD Osservazione in trasmissione e riflessione

in un singolo strumento ! Obiettivi ad alto e basso ingrandimento Memorizzazione su scheda SD Interfacce HDMI, USB e AV per

collegamento a dispositivi esterni (TV, proiettore, PC)

Kit per didattica comprensivo di Microscopio digitale, dispensa di microscopia e set di 25 vetrini preparati

 

La rivoluzione digitale nei progetti scolastici di Scienza e Tecnologia !

I nuovi microscopi digitali della serie TU Acox , hanno esteso il concetto tradizionale di osservazione microscopica grazie ad un metodo innovativo di imaging digitale. La visione diretta su schermo LCD risulta molto utile quando è richiesta l’osservazione da piu’ persone, ad esempio durante seminari in aule didattiche o esperimenti in laboratorio.

 

  

Nuovi Microscopi Digitali MultiFunzione per Didattica

 

 

 

 

 

 

 

 

     Dora Tecnologie ‐ Via Comasina, 99 – 20161 Milano ‐ Tel. 345 0486730  Fax 02/93881611   info@dora‐tec.com     www.dora‐tec.com

Stupefacente qualità dell’immagine Risoluzione fotografica fino a 12M pixels Schermo LCD 9” HD Acquisizione immagini, funzione

playback, clip video e snapshot in HD Osservazione in trasmissione e riflessione

in un singolo strumento ! Obiettivi ad alto e basso ingrandimento Memorizzazione su scheda SD Interfacce HDMI, USB e AV per

collegamento a dispositivi esterni (TV, proiettore, PC)

Kit per didattica comprensivo di Microscopio digitale, dispensa di microscopia e set di 25 vetrini preparati

 

La rivoluzione digitale nei progetti scolastici di Scienza e Tecnologia !

I nuovi microscopi digitali della serie TU Acox , hanno esteso il concetto tradizionale di osservazione microscopica grazie ad un metodo innovativo di imaging digitale. La visione diretta su schermo LCD risulta molto utile quando è richiesta l’osservazione da piu’ persone, ad esempio durante seminari in aule didattiche o esperimenti in laboratorio.

Dora Tecnologie 534 (0,5 pag).indd 1 04/09/13 10.07

In col laborazione con

Anche quest’anno LYRA (il brand di FILA dedicato al LYRA (il brand di FILA dedicato al LYRAdisegno artistico e alle belle arti) - in collaborazione con DeAgostini Scuola e con il patrocinio dell’Associazione Illustratori (AI) - promuove il Premio LYRA, il progetto-laboratorio dedicato alle scuole secondarie di primo e secondo grado che propone a docenti e ragazzi un concorso per incentivare lo sviluppo dell’espressione artistica.Giunto alla sua quarta edizione, il Premio LYRA, rinnova e consolida l’impegno del brand a sostegno del mondo della scuola, dei docenti e degli studenti. Titolo del concorso di quest’anno: “L’arte del sogno”,Il progetto ha l’obiettivo di aiutare gli studenti a immaginare a occhi aperti e a realizzare i propri sogni dando forma alle loro fantasie, di dare voce alle proprie aspirazioni e alle grandi e piccole utopie attraverso un disegno. Per supportare il percorso didattico di ragazzi e insegnanti è stato creato e sviluppato un kit per colorare i sognicomposto da : • una guida didattica con le istruzioni per partecipare al

concorso• un calendario con tutte le date della varie fasi del

lavoro• 1 astuccio per ciascun studente contenente materiale

per il disegno artistico (prodotti LYRA)

Una giuria di esperti giudicherà i lavori pervenuti e gli elaborati migliori vinceranno un viaggio per la propria classe (1 per le scuole medie e 1 per i licei) alla scoperta di una città d’arte italiana a bordo dell’Arte del Sogno special bus. Tutti i progetti presentati saranno pubblicati online sul sito fi la.it nella sezione ‘A scuola’ per essere votati dal pubblico. Le due opere più cliccate saranno premiate con workshop tenuti da illustratori AI.Quest’anno inoltre, ogni classe potrà produrre un video backstage per vincere una preziosa valigetta Prestige LYRA Rembrandt e, sulla pagina Facebook di LYRA, studenti e docenti troveranno news, consigli utili, e curiosità sui prodotti.

Fila 534 (1 pag) 02.indd 1 17/09/13 10.02

In col laborazione con

Anche quest’anno LYRA (il brand di FILA dedicato al LYRA (il brand di FILA dedicato al LYRAdisegno artistico e alle belle arti) - in collaborazione con DeAgostini Scuola e con il patrocinio dell’Associazione Illustratori (AI) - promuove il Premio LYRA, il progetto-laboratorio dedicato alle scuole secondarie di primo e secondo grado che propone a docenti e ragazzi un concorso per incentivare lo sviluppo dell’espressione artistica.Giunto alla sua quarta edizione, il Premio LYRA, rinnova e consolida l’impegno del brand a sostegno del mondo della scuola, dei docenti e degli studenti. Titolo del concorso di quest’anno: “L’arte del sogno”,Il progetto ha l’obiettivo di aiutare gli studenti a immaginare a occhi aperti e a realizzare i propri sogni dando forma alle loro fantasie, di dare voce alle proprie aspirazioni e alle grandi e piccole utopie attraverso un disegno. Per supportare il percorso didattico di ragazzi e insegnanti è stato creato e sviluppato un kit per colorare i sognicomposto da : • una guida didattica con le istruzioni per partecipare al

concorso• un calendario con tutte le date della varie fasi del

lavoro• 1 astuccio per ciascun studente contenente materiale

per il disegno artistico (prodotti LYRA)

Una giuria di esperti giudicherà i lavori pervenuti e gli elaborati migliori vinceranno un viaggio per la propria classe (1 per le scuole medie e 1 per i licei) alla scoperta di una città d’arte italiana a bordo dell’Arte del Sogno special bus. Tutti i progetti presentati saranno pubblicati online sul sito fi la.it nella sezione ‘A scuola’ per essere votati dal pubblico. Le due opere più cliccate saranno premiate con workshop tenuti da illustratori AI.Quest’anno inoltre, ogni classe potrà produrre un video backstage per vincere una preziosa valigetta Prestige LYRA Rembrandt e, sulla pagina Facebook di LYRA, studenti e docenti troveranno news, consigli utili, e curiosità sui prodotti.

Fila 534 (1 pag) 02.indd 1 17/09/13 10.02

18 TuTToSCuoLA n. 534

DossierBA

CK T

O SC

HOOL In conclusione, sei sentieri da

battere per dare un nuovo volto al-la scuola, per farla percepire come un soggetto vitale nel corpo della società. Tutto ciò richiede certa-mente un radicale e impegnativo cambio di mentalità. Vuol dire modificare, con coraggio, abitu-dini consolidate, “uscire dall’area di comfort”. Anche per i tanti che hanno sempre servito la scuola al massimo delle proprie capacità. E tuttavia occorre alzare gli occhi al traguardo che si può raggiungere: recuperare il riconoscimento di un ruolo strategico nella società, con tutti i ritorni (tra i quali quelli economici e di prestigio sociale per gli operatori scolastici) che ne conseguono. O continuare così, in una lunga e tormentata deriva di impoverimento e marginalizza-zione di una fondamentale istitu-zione qual è la scuola.

conclusione

EDIZIONI MUSICALI

Via Volturno, 80/Cigni - 20047 Brugherio (MI)Tel. 039.2871615 / 884360 - Fax 039.2871615

www.sinfonica.comCollane didattiche per il ciclo elementare e medio.

Raccolta per i primi corsi.Musica d’insieme ciclo medio.

Modern times - pressapoco blues/jazz...Solfeggi, trattati ed esercizi strumentali...

Distribuzione: Carisch - MilanoConsultare nel sito contenuto e prezzo di ciascun testo.

19TuTToSCuoLA n. 534

BACK TO SCHOOL

Anche quest’anno la Presidenza della Repubblica e il Ministero dell’Istruzione, dell’università e del-la Ricerca promuovono la Cerimonia di apertura

dell’anno scolastico, che avrà luogo a Roma, nel Cortile d’onore del Palazzo del Quirinale.Alla presenza di circa 2500 studenti provenienti da tut-te le regioni italiane, il Presidente Giorgio Napolitano e il Ministro Maria Chiara Carrozza rivolgeranno un messaggio augurale ai ragazzi, alle famiglie, agli in-segnanti, al personale della scuola.La Cerimonia ha acquisito negli anni una rilevanza sempre più significativa, rappresentando una delle occasioni in cui il Presidente della Repubblica rivolge una personale comunicazione alla Nazione. L’ufficia-lità dell’evento e la prestigiosa sede messa a disposi-zione dal Capo dello Stato evidenziano la centralità del ruolo della scuola nella vita e per lo sviluppo del nostro paese e sottolineano l’importanza dell’istruzione e del-la formazione per la crescita umana, civile e culturale delle giovani generazioni.Il messaggio del Presidente Giorgio Napolitano e il sa-luto del Ministro dell’Istruzione, dell’università e della Ricerca agli studenti e alle loro famiglie sarà trasmes-so nel corso della trasmissione “Tutti a scuola”, che an-drà in onda, come d’abitudine, in diretta su RAI 1. Come ogni anno, durante il programma televisivo, sarà data visibilità alle eccellenze e ad alcune delle esperienze migliori realizzate da singoli studenti, da classi e da istituti provenienti da ogni parte d’Italia.Alla Cerimonia, infatti, parteciperanno scuole di ogni ordine e grado selezionate attraverso un concorso

nazionale promosso dalla Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comu-nicazione del Miur con la collaborazione degli Uffici Scolastici Regionali. Le scuole scelte sono quelle che si sono particolarmente distinte nella realizzazione di progetti di significativo rilievo sui grandi temi della partecipazione attiva degli studenti e delle famiglie alla vita della scuola, dell’educazione alla legalità e alla cittadinanza attiva (Cittadinanza e Costituzione) e dell’intercultura.L’occasione sarà utile per ribadire, con le parole già pronunciate dal Presidente della Repubblica nel corso della precedente edizione, come “non ci si possa abban-donare alla sfiducia nelle nostre possibilità” e come proprio dal mondo della scuola provengano parole di speranza e fiducia nel futuro.La scuola è un elemento di identità e di forza fonda-mentale. È nella scuola che si cresce, che maturano le prime consapevolezze rispetto alle proprie capacità e rispetto alla società. e’ la scuola che lega i ragazzi a un territorio e lo qualifica come luogo in cui si può imparare ad essere buoni cittadini e lavoratori capaci. Queste le motivazioni per cui la Direzione Generale per lo Studente del Miur ha puntato negli anni a valoriz-zare sempre di più questa giornata di apertura che è uno dei momenti più importanti di incontro del mondo della scuola e di scambio tra gli studenti. È nel sistema educativo, infatti, che si sedimentano i diritti effettivi dei cittadini e acquistano sostanza i sogni dei nostri ragazzi che imparano a comprendere le differenze e a crescere come cittadini del domani.

“TuTTI A SCuoLA” CeRIMoNIA DI APeRTuRA ANNo SCoLASTICo 2013-2014

20 TuTToSCuoLA n. 534

DossierBA

CK T

O SC

HOOL NON C’è SpAziO

per SOgNidi Alfonso rubinacciLe dichiarazioni

non bastano piùTutti ci auguriamo che le di-

chiarazioni sulle linee program-matiche del ministro Carrozza, pronunciate lo scorso 27 giugno davanti alle Commissioni riunite del Senato e della Camera dei De-putati, possano realmente tradursi in un progetto concreto, capace non di ripetere quello che già si fa o a farlo meglio ma a dare uno sviluppo di futuro. Il Ministro ha definito “ineludibili” le tecnolo-gie, vera priorità l’edilizia scola-stica, decisiva la formazione degli insegnanti, urgente la semplifica-zione della normativa, strategica la lotta alla dispersione. La scuola, ha concluso il Ministro, “ dovrà essere sempre di più l’infrastrut-tura civile che simboleggia l’unità nazionale e diventa il presidio de-mocratico per formare la società del domani. Puntare sulla scuola e sull’università, anche come ascen-sori sociali, rafforzare la presen-za delle istituzioni formative nelle aree deboli del paese, significa per me incidere in profondità nel tessuto sociale”.

Le dichiarazioni del Ministro, certamente ampie, articolate e convincenti, non sembrano, però, sufficienti per superare le diffi-coltà e le debolezze di fondo del sistema educativo, per fornire ai giovani le competenze richieste oggi da chi decide di investire nel nostro paese. Preoccupa, infatti, l’assenza di condizioni per farle apparire realistiche e realizzabili.

Il futuro della scuola, e quindi

del paese, dipende dagli investi-menti, non solo finanziari, che si concretizzano e che sono decisi-vi per non subire passivamente le trasformazioni del nuovo mondo globale, per uscire da uno stato non rigoglioso, come testimoniano i dati OCSE, nonostante i più o meno recenti interventi di inno-vazione organizzativa ed ordina-mentale. Così come il ruolo del Governo e del Parlamento è es-senziale e centrale per “… tirare fuori il sistema scolastico dal non esaltante momento attuale”.

Politica, sindacato e amministrazione

Il nodo centrale è trovare una linea capace di dare una rispo-sta concreta ai molti problemi di modernizzazione e di superare un decennio di riforme che ha potu-to far conto solo su poche menti illuminate, insufficienti per la co-struzione di un ampio consenso delle diverse componenti coinvol-te nella erogazione del servizio d’istruzione. Responsabili politici ed amministrativi hanno spesso fatto ricorso a concessioni e com-promessi con le forze sociali che non sono, però, serviti a costruire consenso intorno al disegno rifor-matore e soprattutto non hanno ge-nerato spinte di prospettiva per il futuro. L’idea che la comunità sco-lastica possa essere tenuta insie-me anche con il ricorso a relazioni non fondate sulla condivisione del progetto politico “… va superata

con una rinnovata cultura della politica e della classe dirigen-te” (Giuseppe De Rita, Un’èlite comprensibile, il Mulino, 4/2012) che induca a ragionare in modo strategico sul futuro, facendo og-gi quanto occorre perché questo futuro ci sia. Altra condizione è uscire da “un sistema economico che è progressivamente sempre più prigioniero della necessità di finanziare uno stato provvidenza senza però che sia possibile chie-dere a nessuno di dare qualcosa in cambio di quello che si distribui-sce” (Paolo Pombeni, Sole24ore-Domenica del 23 giugno 2013). Accresce le difficoltà la mancanza di un élite intellettuale in grado di orientare la società parallelamente alla caduta delle ideologie, che pur con i loro difetti, avevano il pregio di indirizzare la comunità sociale entro parametri molto rigorosi. In-fine, il consolidamento della debo-lezza del sistema educativo trova una condizione facilitante dalla situazione di partiti, di organizza-zioni sindacali, di corpi professio-nali che sembrano aver smarrito la visione di interesse generale in favore di una corsa al consenso, inteso come “acquisto”. Se manca un orizzonte su cui concentrare lo sguardo, uno scenario in cui collo-carsi, la direzione verso cui anda-re, la scuola e i docenti navigano a vista.

Credito ai docenti: strumento d’innovazione a costo zero

Da troppo tempo la scuola non riesce più ad essere il motore dello

21TuTToSCuoLA n. 534

Dossier BACK TO SCHOOLsviluppo culturale e professiona-le dei giovani perché le condizio-ni del passato sono superate dai cambiamenti dell’economia, della società, della composizione demo-grafica, ma soprattutto, della tec-nologia e dell’innovazione sociale.

Qualunque comunità esige fidu-cia, ma decenni di dibattiti sulla crisi del sistema educativo han-no generato, purtroppo, sfiducia nell’opinione pubblica e alterato una corretta percezione della ca-pacità delle nostre istituzioni sco-lastiche di concorrere con successo allo sviluppo del paese. Con la scuola è necessario recuperare un rapporto di fiducia, avendo l’ac-cortezza di “definire un concetto di utilità adeguato alla rapidità delle condizioni di cambiamento” (Benedetto Vertecchi, L’Unità del 29 aprile 2013). Le nuove politiche dovranno nascere dal confronto sulle cose e non dalle opposte reto-riche. Abbiamo la necessità di far uscire la scuola dall’immobilismo per farle recuperare la capacità di configurarsi realmente come organizzatrice e promotrice delle energie culturali di cui il paese ha bisogno. Nel secolo scorso il perso-nale direttivo e docente della scuo-la seppe essere, anche sul piano comportamentale, all’altezza della sua funzione, del suo compito. Le energie umane e professionali in parte ci sono anche oggi, spetta al ministro Carrozza, all’Ammini-strazione saperle motivare non so-lo con la chiarezza delle politiche, ma anche e forse principalmente con la forza decisiva dell’esem-pio, della coerenza e delle parole. Non può essere questo governo a poter adottare riforme costose e politicamente impegnative da attuare in un tempo limitato. Nella situazione attuale, non c’è tempo di scrivere nuove riforme, piutto-sto bisogna portare a compimento quello che è già stato avviato, a co-minciare dall’organico funzionale e dall’aggiornamento in servizio del personale, da rinnovate forme

e modalità di selezione e recluta-mento, stabili nel tempo.

In situazione di crisi, è normale assicurare priorità ad alcuni punti chiave sui quali porre l’accento, ai mezzi per realizzarli pur in una visione di lungo termine, concen-trarsi su quanto si può realizzare davvero subito per ridare fiducia. Il Ministro farà bene a definire le azioni d’intervento, avvalendosi delle idee di quanti nei problemi quotidiani sono immersi (dirigenti e docenti), e a perseguire risultati immediatamente percepibili.

Occorre partire dai docenti più che dalle potenzialità di un futuro riordino ordinamentale per scopri-re la capacità di innovare, per far rinascere la fiducia nel futuro e la certezza di poter mettere a frutto il proprio lavoro.

Scuola partner leva d’innovazione

Un’Amministrazione compe-tente, capace di decidere e di agire, non può limitarsi a sottolineare carenze e ostacoli di leggi, rego-lamenti, pareri, circolari, ma è chiamata a indicare concretamen-te come possono essere applica-te per superare le difficoltà e per raggiungere i risultati. In sintesi, l’amministrazione non deve limi-tarsi a pubblicare le regole perché è al servizio della scuola e non viceversa.

La scuola va considerata come partner dell’Amministrazione, perché ne condiziona sempre più le scelte, con le sue scelte. Una volta compiute e condivise le de-cisioni occorre promuovere una gestione amministrativa adeguata di controllo di processi e tempi di realizzazione.

Le innovazioni più significati-ve avvengono con una filosofia fondata nel credere nelle cose impossibili e in un processo che contempli “fallimenti”, prima di arrivare all’obiettivo. Regina Du-can sostiene infatti che “le cose impossibili, divengono possibili

rimuovendo la paura del fallimen-to … non si possono temere le ca-dute, bisogna fare come i bambini quando imparano a camminare, che si alzano e ci riprovano”. Tra gli altri, questo è uno dei requisiti caratterizzanti il profilo professio-nale dei docenti, il cui possesso potrebbe essere verificato durante il percorso di selezione del per-sonale dirigente e docente: se hai consapevolezza degli errori, signi-fica che hai capacità imprendito-riale, sei predisposto all’avventura e sai osare più in alto.

Quanto più il governo sarà ca-pace di dare questi segnali tanto più potrà sostenere con forza il confronto con le parti politiche, sociali ed istituzionali.

Anche se la funzione della scuo-la non è quella di rincorrere le no-vità tecnologiche, tema cruciale della discussione non possono che essere i nuovi linguaggi, le nuove tecnologie in rapporto con la scuo-la, con il processo d’insegnamento/apprendimento.

Un dato, però, appare certo, le tecnologie impongono la forma-zione in servizio degli insegnanti, l’innovazione didattica e la ricer-ca sui metodi, sui linguaggi e sui saperi.

Un nuovo mondo che cer ta-mente genera problemi che non possono trovare una soluzione at-traverso l’intervento del solo Sta-to, ma anche attraverso l’azione di altri soggetti, oltre certamente ad università, istituti di ricerca, imprese, che, coinvolti nella ero-gazione del servizio d’istruzione, con i loro comportamenti di ascol-to e di rilancio delle spinte al cam-biamento, consentono di produrre soluzioni inaspettate, di respirare aria nuova, di darsi nuovi orizzon-ti. Sono questi i fatti che potrebbe-ro offrire alla comunità scolastica la possibilità di riappropriarsi del potere di “poter” contare e di ri-lanciare lo sviluppo del sistema educativo e di dare speranze per un futuro migliore.

Camplus offre agli studenti universitari lo spazio per un’esperienza di vita insieme, affinché in una comunità reale, fatta di ragazzi e adulti, l’originalità, la curiosità e la passione di ciascuno possano esplodere in un progetto di vita, presente e futuro, che ha più forza e più gusto perché condiviso. Una vita che si allarga al contesto circostante e costruisce uno scambio reciproco, di valore, con i quartieri, le istituzioni educative, le imprese, la società. A Milano, Torino, Bologna e Catania, le residenze universitarie Camplus sono angoli di vita pulsante per tutta la città, cantieri di costruzione di un futuro di qualità, per se stessi e per il mondo.

...E UNO SPAZIO DA CONDIVIDERE.

UNO STUDENTE CAMPLUS HA SEMPRE...

UNA PASSIONE DA APPROFONDIRE

UN VOLTO DA CUI IMPARARE

UN CONTESTO A CUI DEDICARSI

S EG U I C I S U

Pag.Pubb.TUTTOSCUOLA_OK.indd 1 30/04/13 15:21

23TuTToSCuoLA n. 534

Politica scolastica

Spesso ci si interroga su quali siano i fattori, esterni e interni alla scuola, che maggiormente

influenzano i processi di appren-dimento degli studenti. Fra quelli esterni, sappiamo bene quanto - troppo - conti l’origine socio-cul-turale: in Italia gli esiti scolastici sono pesantemente condizionati dal background familiare. Fra i fatto-ri interni, decisive sono la qualità dell’insegnamento e quella dell’or-ganizzazione della scuola: per en-trambe, però, non è stato finora possibile quantificare l’impatto sugli apprendimenti.

In una recente ricerca, abbiamo affrontato il ruo-lo dei dirigenti scolastici (DS) e delle scelte orga-nizzative delle scuole. Un ruolo in crescita nel nostro Paese: con l’autonomia scolastica, infatti, la figura del DS ha ricevuto almeno sulla carta poteri più ampi negli ambiti di gestione e organizzazione della scuo-la. La legislazione italiana ne descrive i compiti come quelli di un vero e proprio manager e lo inquadra nel-la dirigenza di Stato.

Anche in questo caso, però, ne sappiamo assai poco. Il punto è che, diversamente dal mercato, dove è dimostrato come la qualità della leadership, dell’orga-nizzazione manageriale e delle buo-ne pratiche organizzative possano fare la differenza nel successo delle imprese, nella scuola (e, in generale, nelle organizzazioni del settore pub-blico) misurare la bontà e l’impat-to delle pratiche manageriali è più complesso. In primo luogo, perché il risultato - la qualità scolastica - è

più difficile da definire e dunque da misurare; in secondo luogo, perché in Italia i DS e le scuole sono sot-toposti a una serie di vincoli nor-mativi e burocratici che ne limitano l’autonomia decisionale (ad esempio, nell’assunzione e gestione del perso-nale docente e non docente).

Per capirne un po’ di più, nella primavera del 2011, l’Università di Cagliari (con il sostegno finanziario della Regione Sardegna) e la Fon-

dazione Giovanni Agnelli hanno aderito al progetto internazionale World Management Survey in Scho-ols (WMSS), che estende alle scuo-le un sistema di valutazione delle abilità manageriali e della qualità dell’organizzazione già sperimen-tato con successo in altri settori. Il progetto, sviluppato da esperti di London School of Economics, Har-vard Business School e Stanford University, ha fin qui coinvolto sei

paesi avanzati: Canada, Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti, Svezia e, appunto, Italia, dove il gruppo di ri-cerca era costituito da Fabiano Schi-vardi (LUISS), Adriana Di Liberto, Marco Sideri, Giovanni Sulis (Uni-versità di Cagliari) e Gianfranco De Simone (Fondazione Agnelli).

La ricerca si è basata per la par-te italiana sulle risposte date da un campione rappresentativo di 338 di-rigenti di scuole secondarie di secon-do grado statali e paritarie nel corso di interviste che – seguendo un mo-dulo sostanzialmente comune a tutti

i paesi coinvolti – ricerca-vano elementi probanti sulle capacità manageriali e le scelte organizzative in diverse aree (modalità operative, monitoraggio, obiettivi, risorse umane e leadership: per dettagli sulle aree investigate e sulle coordinate metodo-logiche della ricerca si ve-dano documenti pubblicati sul sito della Fondazione Agnelli: www.fga.it).

Il primo e più elemen-tare risultato della ricerca non ci dà buone notizie. Secondo il metro adotta-to dall’indagine WMSS, infatti, i DS e la qualità

dell’organizzazione nelle scuole se-condarie di secondo grado italiane si collocano sui valori più bassi ri-spetto ai loro pari esteri: poco meno di 2, in una scala da 1 a 5 (cfr. Figura 1).

Del risultato italiano non brillante, ma forse non imprevisto, la ricerca dà, tuttavia, spiegazioni in qualche modo inattese. Si può, infatti, im-maginare che il divario di qualità organizzativa e manageriale delle

Ma i buoni dirigenti scolastici possono fare la differenza?

di Andrea Gavosto*

24 TuTToSCuoLA n. 534

Politica scolastica

scuole italiane rispetto agli standard internazionali sia attribuibile essen-zialmente a due fattori: (a) i vinco-li istituzionali, ad esempio, quelli derivanti da una legislazione sco-lastica pervasa da richieste di meri adempimenti formali oppure relativi all’impossibilità di scegliersi la pro-pria “squadra” di docenti e tecni-ci: vincoli che impediscono ai DS italiani di agire secondo le abilità manageriali realmente possedute e alle scuole di darsi assetti organiz-zativi più efficaci; (b) i processi di selezione, formazione iniziale e in ruolo dei DS, che possono non avere ricevuto le competenze per portare le nostre scuole a un livello adegua-to di qualità organizzativa. Quale dei due prevale? Siamo convinti che molti lettori scommetterebbero sulla maggiore incidenza del primo fatto-re, i vincoli istituzionali.

I dati raccontano, invece, un’altra storia. Se, infatti, la peggior quali-tà delle pratiche manageriali fosse

dovuta principalmente all’assetto istituzionale, che limita in modo de-cisivo l’autonomia dei DS, allora l’Italia dovrebbe accusare un mag-gior in ritardo negli ambiti nei quali i vincoli sono più stringenti, mentre dovrebbe allinearsi agli altri paesi negli altri ambiti, dove i vincoli pe-sano meno. Ma – un po’ a sorpresa – dalla ricerca non emerge una chiara associazione tra la rigidità dei vin-coli istituzionali e l’entità del ritardo. Sembrerebbe, anzi, che il divario ita-liano sia tanto più accentuato quanto meno stringenti sono i vincoli istitu-zionali e presumibilmente più libera è l’adozione delle pratiche manage-riali ritenute efficaci.

Crediamo, dunque, che il nostro ritardo abbia più a che fare con la selezione e la formazione dei DS e con i modelli culturali prevalenti, probabilmente non ancora in piena sintonia con i presupposti dell’auto-nomia scolastica. Questa afferma-zione si giustifica da un ulteriore approfondimento della ricerca, che offre motivo per guardare al futuro delle nostre scuole con maggiore ot-timismo. Abbiamo, infatti, scoperto che i DS entrati in ruolo più recen-temente, dopo la riforma dell’auto-nomia, ottengono sovente risultati superiori a quelli dei vecchi presidi in carica già prima dell’autonomia o nei primissimi anni della riforma,

Fig. 2

La fine della scrittura e della lettura cartacee sono ritenute da molti, nelle nostre scuole, la fine della ve-ra educazione delle nuove generazioni. Che ne sarà, si pensa, della tradizionale paideia senza più il libro? La tentazione apocalittica è molto più diffusa di quanto s’immagini. Viceversa, anche l’indulgenza al filonei-smo acritico e integrato non è meno presente. L’inizio dell’era digitale ritenuto alba delle più «magnifiche sorti e progressive» educative e didattiche. Il tablet al posto del libro, insomma, segno di un passaggio d’epo-ca, addirittura antropologica. Si è perfino inventata la discussa endiadi di «nativi digitali» per indicarla. Le istituzioni dovrebbero essere per loro natura rea-listiche e moderate. Capaci, cioè, di sintesi, di tenere insieme le diversità e gli opposti, fecondandoli a vicen-da. Che poi vuol dire capaci di stimolare nelle perso-ne la ri-assunzione creativa, nel presente, del meglio del passato per affrontare poi, tutti insieme, senza

improvvide inettitudini, le novità del futuro. Come abbiamo già evidenziato con un numero dedica-to, l’Assessorato all’istruzione di Regione Lombardia ha voluto improntare a questa filosofia, lo scorso an-no, l’iniziativa Generazione Web 1 e 2. Il bando metteva a disposizione dei con-sigli di classe, interessati ad introdurre modalità di lavoro didattico soltanto digi-tali, una significativa dotazione finanzia-ria (quasi 15 milioni di euro) per l’acquisto dell’hardware necessario ad ogni singolo studente. Sono state in questo modo sele-zionate le classi prime e terze di 331 isti-tuzioni scolastiche e formative lombarde che hanno lavorato un intero anno nella realizzazione del loro progetto volto a sostituire le pratiche della didattica tradizionale con quella digitale. Il bando prevede anche una premialità (per un totale di 500 mila euro), riservata ad almeno 10 classi-scuole

Formazione insegnanti Generazione Web Lombardia

di Valentina Aprea

25TuTToSCuoLA n. 534

Politica scolastica

caratteristiche socio-anagrafiche dei DS, caratteristiche delle scuole e dei contesti sociali e territoriali), gli studenti che frequentano scuole per le quali l’indagine rileva una migliore capacità manageriale dei DS e migliori modelli organizzativi nelle scuole ottengono risultati mi-gliori al test Invalsi.

L’impatto sugli apprendimenti è quantificabile nel 4,6% in più per tutti gli studenti al test Invalsi per ogni punto in più di abilità mana-geriale del DS e qualità organiz-zativa delle scuole. Si noti che un miglioramento di un punto nella scala WMSS vuol dire passare dall’abilità manageriale media di un DS italiano (circa 2) a quella media di un suo collega del Regno Unito (circa 3). Un incremento del 4.6% nelle competenze degli stu-denti italiani sarebbe, peraltro, suf-ficiente a chiudere il divario che ci separa dalla media internazio-nale in OCSE-PISA. Scegliendo,

in un processo di miglioramento che appare già in corso, bisogna, però, interrogarsi sulla rilevanza delle capacità manageriali dei DS e della qualità organizzativa delle scuole per gli apprendimenti degli studenti. Non ci basta, infatti, che le nostre scuole siano gestite in modo più efficiente: la nostra prima pre-occupazione è la loro efficacia.

A questo scopo, abbiamo ana-lizzato i risultati di apprendimento rilevati dalle prove Invalsi del 2011 per gli oltre 40.000 studenti delle classi seconde delle scuole superiori guidate dai DS del nostro campio-ne. Ci siamo concentrati sugli ap-prendimenti in matematica perché, in quella circostanza (era la prima volta che si facevano i test nelle su-periori), l’Invalsi ha ritenuto prefe-ribile rendere la prova di Italiano meno selettiva.

I nostri risultati dicono che, a pari-tà di altre condizioni (caratteristiche socio-anagrafiche degli studenti,

riuscendo a conciliare meglio di questi ultimi il ruolo di leader edu-cativo e quello di manager. Questo, in particolare, è vero per coloro che sono entrati in ruolo dopo il primo concorso ordinario per DS che ha verificato esplicitamente le capacità manageriali dei candidati, quello bandito nel 2004 e conclusosi nel 2006 (cfr. Figura 2).

Per cercare di capire in che mi-sura il ritardo italiano sia preoc-cupante e quali aspettative riporre

Fig. 1

che avessero alla fine documentato di aver lavorato con particolare qualificazione su uno o più dei seguen-ti aspetti:- trasformazione dell’ambiente di apprendimento (pro-gettazione, produzione e uso di e book disciplinari multimediali, e-Portfolio, analisi informatica delle prove di valutazione); - modalità digitali per l’accertamento delle competen-ze e degli apprendimenti; - innovazione nella gestione degli spazi e del tempo di insegnamento e apprendimento mediante l’applicazio-ne di nuove tecnologie della comunicazione; - uso delle tecnologie per la gestione dei gruppi di stu-denti (di livello, di compito o elettivi) e per la persona-lizzazione dei percorsi di apprendimento; - innovazione delle pratiche della funzione docente me-diante l’utilizzo delle strumentazioni infotelematiche; - formazione in e-learning dei docenti e documentazio-ne dei materiali impiegati; - agevolazione e semplificazione dei rapporti con le famiglie grazie alla comunicazione digitale e al tuto-raggio telematico dei docenti per i compiti domestici.Come si può agevolmente comprendere dalla lettura di questo elenco, si tratta di dimensioni che introducono forti elementi di discontinuità con le abitudini didatti-che più consolidate della nostra scuola.

L’intenzione di Regione Lombardia, del resto, è stata proprio quella di identificare, grazie a quest’inizia-tiva, paradigmi didattici innovativi da generalizza-re progressivamente. In fondo, il modo migliore per persuadere anche i più diffidenti che l’ingresso delle nuove tecnologie nell’insegnamento e nell’apprendi-mento scolastici non deprime, ma, ben impostato, an-zi, esalta la qualità, l’efficacia e la sistematicità della formazione delle nuove generazioni. In questo senso, diventano fondamentali due strategie. La prima è quella dell’esempio e della testimonianza. Servono docenti, allievi e famiglie che, avendo speri-mentato di persona la didattica digitale, documenti-no agli altri e dimostrino con buone argomentazioni quanto possa essere attraente e soddisfacente, quan-do è introdotta con competenza. A questo servirà non a caso la pubblicizzazione dei materiali elaborati dai docenti delle classi e dalle scuole che risulteranno in-serite nella graduatoria premiale del Bando Genera-zione Web e che l’Assessorato si impegna a valorizzare e a diffondere. La seconda strategia è quella della formazione dei docenti. Non si può realizzare nessun cambiamento, nella scuola, infatti, senza il diretto e protagonistico coinvolgimento di tutti i docenti. A questo proposito, la vecchia formula dei «corsi di aggiornamento» pensati

26 TuTToSCuoLA n. 534

Politica scolastica

affinché anche le figure di riferimen-to e a supporto del lavoro dei DS (il cosiddetto middle management della scuola) abbiano accesso a percorsi formativi specifici. Per quanto pre-parato, il DS da solo non può, infatti, mettere in atto le migliori pratiche organizzative, perché non basta la buona volontà di alcuni docenti ad aiutarlo. Infine, pur tenendo in do-vuta considerazione un’esperienza pregressa nella docenza, occorre de-finire in modo chiaro i percorsi di carriera all’interno della scuola per consentire un più rapido accesso alla professione di DS rispetto a oggi. Più esplicitamente, la dirigenza non può continuare ad essere solo una pro-spettiva di fine carriera per i docenti.

*direttore della Fondazione Giovanni Agnelli

quelli dei loro pari esteri.Per concludere. È certamente

positivo che un nuovo clima culturale e la formazione più mirata delle se-lezioni post-riforma abbiano già co-minciato a fornire le nuove leve di DS di strumenti migliori per affrontare le sfide educative di oggi. Ma non ci si può negare che il processo sia ancora molto lungo e richieda politiche ade-guate a sostenerlo nel tempo.

Ne indichiamo tre. Occorre alzare ulteriormente gli standard di sele-zione e formazione iniziale dei DS per assicurarsi che costoro siano in possesso delle giuste competenze manageriali, tipicamente assenti nei percorsi di formazione dei docenti. Non illudiamoci: un buon docente non diventa automaticamente un buon DS. Occorre, inoltre, agire

invece, la bocciatura come misura di un risultato di apprendimento non soddisfacente, si osserva che per ogni punto in più di abilità manageriali la probabilità per uno studente di non essere ammesso all’anno successivo si riduce del 3%.

Perché questo risultato ci sembra importante? Perché suggerisce che i DS e le scuole dove ci sono pratiche manageriali e organizzative migliori riescono a fare la differenza, nono-stante i vincoli istituzionali e di risor-se. Colmare il divario di competenza manageriale e qualità organizzativa rispetto ai sistemi educativi di altri paesi potrebbe, dunque, essere una delle leve a disposizione (non l’unica ovviamente) della politica scolastica per colmare il ritardo negli apprendi-menti degli studenti italiani rispetto a

a cascata da un organismo centralizzato e magari obbligatori si rivela da tempo un’arma spuntata. Nasce perciò da queste consapevolezze la nuova azione «Formazione insegnanti Generazione Web Lombardia» appena varata per l’anno scolastico 2013-2014 dalla Giunta regionale. Azione da conclu-dersi entro la fine dell’anno. Il bando finanzia fino a 22 mila euro progetti di attività formative a favore degli insegnanti di almeno 10 istituzioni scolastiche riunite a rete, ciascuna già beneficiaria degli inter-venti di Generazione web Lombardia 1 e 2. Compete alla rete di scuole progettare il percorso formativo e scegliere i formatori tra le seguenti categorie: a. docenti delle istituzioni scolastiche e formative che hanno partecipato alla sperimentazione di Ge-nerazione Web 1 e 2 e che magari hanno meritato le

quote premiali; b. esperti di ICT (information and communication technology) con esperienza nel settore dell’editoria elettronica o della didattica digitale; c. università e centri di ricerca che hanno lavorato e prodotto ricerche sulle tematiche afferenti l’ICT; d. esperti di ICT appartenenti ad associazioni pro-fessionali rappresentative dei docenti e/o dei diri-genti scolastici. Nessuna attesa miracolistica. Tuttavia, se si avrà la costanza di ripetere, migliorandole sulla base dei risultati ottenuti, l’esperienza di Generazione Web 1 e 2 e di Formazione insegnanti Generazione Web Lombardia, è lecito aspettarsi, nel giro di qualche anno, una scuola ancora più meritevole di stare nella parte alta di tutte le classifiche nazionali e internazionali riguardanti l’innovazione e l’appren-dimento degli studenti.Presupposto per interventi di tale portata sono lo stretto raccordo con il quale lavorano l’assesso-rato, che ha fortemente voluto queste innovazioni riuscendo anche ad ottenere nell’ultimo assesta-mento di bilancio regionale risorse aggiuntive per la formazione, ed il direttore dell’ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia Francesco De Sanctis, che collabora attivamente all’iniziativa che si inse-risce nel piano nazionale per la scuola digitale e la riconosce come opportunità di alto profilo che si in-tegra perfettamente con le iniziative di formazione del Ministero stesso.*Assessore Regione Lombardia

Alfonso Rubinacci

TeCNoLoGIeDOSSIER

Tuttoscuola è convinta della necessità di una profonda tra-sformazione del sistema educativo basata non su grandi disegni di nuove riforme , e su nuove leggi. Il problema

della “riforma” del sistema educativo non è una questione di migliori o di più efficaci policies, quanto piuttosto di una scuo-la che non accetta più sfide, quasi allergica al cambiamento.

Tuttoscuola vuole concorrere alla creazione di un ambiente favorevole all’innovazione, con la consapevolezza che la realtà scolastica è molto più complessa delle facili polemiche, ma per fortuna è anche più ricca.

Il corollario di questo convincimento è che dunque, dob-biamo prestare una nuova attenzione ai contesti scolastici,

alle reti di collaborazione, alla partecipazione civile, dove la contrapposizione si trasforma in “competizione cooperativa”.

Il percorso di documentazione e ricerca, avviato da tempo da Tuttoscuola, su significative esperienze di istituzioni sco-lastiche, alcune delle quali non coinvolte nei finanziamenti del Progetto Nazionale Scuola Digitale (PNSD), si propone di fornire materiale di studio, di confronto e di valutazione sull’impatto che la tecnologia ha nei processi d’insegnamento/apprendimento.

Nei contesti territoriali ci sono importanti esperienze e innovazioni, che bisogna mettere insieme, offrendo loro la possibilità di confrontarsi e dialogare a distanza. La scuola

esperienze a confronto: risultati e notazioni

28 TuTToscuolA n. 534

SpecialeTE

cNol

oGIE

digitale, che non è qualcosa di astruso o che riguarda solo alcuni, deve entrare nella vita di quanti a diverso titolo e ruolo operano nel-la scuola e per la scuola. Mettere in rete, in contatto tutte le isti-tuzioni scolastiche ha un effetto diretto e tangibile sulla qualità della innovazione tecnologia della scuola.

In Piemonte l’implementa-zione delle azioni cla@ssi 2.0 e [email protected] ha determinato un am-pliamento consistente della rete di scuole che possono impiegare le tecnologie. Complessivamente so-no 238 cl@ssi 2.0 e 2 scuol@ 2.0. Il numero dei docenti coinvolti nell’azione cl@ssi 2.0 è di 3157, di cui il 17% della scuola primaria, il 41% della scuola secondaria di primo grado, il 42% della scuola secondaria superiore.

“L’obiettivo principale dell’uf-f icio scolastico regionale del Piemonte - osserva il direttore ge-nerale Giuliana Pupazzoni - è di operare in continuità per offrire a un numero sempre maggiore di classi di utilizzare le tecnologie individuali nelle discipline di stu-dio curriculare Gli insegnanti, veri protagonisti dell’innovazio-ne, con convinzione, si sono messi in gioco. Ad essi si aggiunge il ruolo dei dirigenti scolastici che ha favorito l’uso e la diffusione delle tecnologie, reperendo fon-di e riconoscendo il lavoro degli insegnanti”.

“L’utilizzo delle TIC nella di-dattica, continua il direttore gene-rale Maria Luisa Altomonte, è un processo diffuso e “democratico” interessa tutte le discipline, e non come si potrebbe pensare unica-mente quelle tecnico-scientifiche. Software, prodotti multimediali e applicazioni sono disponibili e vengono quotidianamente utiliz-zati per l’italiano, la matematica, la tecnologia o la storia; assai vivace è la diffusione di buone pratiche “autoprodotte” da grup-pi di docenti”.

Intervista Prof.ssa Tiziana Calandri, dirigente scolastica Itis “Majorana” di Grugliasco

“una esperienza positiva”

L’ITIS “ettore MAJoRANA” di Grugliasco dal 2011 è Scuol@ 2.0. offre due indirizzi: elettronica ed elettrotecnica, Informatica e Telecomunicazioni, più un corso serale triennale per la specializzazione di elettronica. Il trend di iscrizioni è positivo:dalle iniziali 8 classi prime sono arrivate a 10 quest’ anno. La profssa Tiziana Calandri, dirigente sco-lastica dell’istituto “Majorana”, con tono pacato, arricchito da un sorriso rassicurante, nel corso del piacevole colloquio, spiega che il progetto rap-presenta una grande possibilità per gli studenti ma anche per i docenti. Le nuove tecnologie sono lo strumento per rispondere all’esigenza del cambiamento.

Professoressa Calandri, il modo di vivere delle persone è mutato e gli studenti hanno nuove opportunità di apprendimento. In che modo la scuola si sta muo-vendo per rispondere al cambiamento? Ho sempre creduto nel valore dell’attività di laboratorio, in cui l’esperienza concreta deve essere interpretata come contesto in cui l’agire stimola l’elaborazione di un pensiero e la costruzione di un processo di generaliz-zazione e di astrazione.Il mio passato, non lontano, di docente di chimica, conferma come la scelta del tipo di esperienza sia fondamentale per il successo formativo; didattica del fare, non solo per il raggiungimento di un risultato pratico (qualitativo o quantitativo) ma come lo strumento più adatto per raggiungere un obiettivo che trascende dall’evento e coinvolge un vero e proprio processo cognitivo.L’impiego delle risorse digitali si inserisce naturalmente in questa visione laboratoriale della scuola, conferendo spazi e strumenti ad ampio respiro, offrendo nuove opportunità in tutti i campi disciplinari.L’Itis Majorana partendo da questi presupposti, ha deciso di trasformare la scuola anche come ambiente: non più aule per ogni singola classe e laborato-ri separati per ogni disciplina, ma solo ambienti attrezzati, aule laboratorio specifiche per ogni materia.Tutte le aule vengono attrezzate con lavagne interattive multimediali, hanno la disponibilità di connessione wifi e sono dotate di un numero di dispositivi mobili (tablet o netbook) per i lavori di gruppo.Gli studenti, in base all’orario, ruotano nelle classi attrezzate per seguire le lezioni specifiche, mentre i docenti rimangono nelle aule del loro dipartimen-to, condividendo luoghi, strumenti e materiali, favorendo così il consolida-mento della comunità di apprendimento. Le aule sono personalizzate con gli strumenti tecnologici specifici per la ma-teria e offrono indiscutibili vantaggi organizzativi che migliorano il conte-sto di apprendimento e di insegnamento, rendendolo autonomo dal punto di vista delle attrezzature digitali, flessibile e adattabile ad ogni metodologia utilizzata, disponendo e orientando arredi e dispositivi in funzione delle di-verse esigenze (dalla lezione frontale al lavoro di gruppo).La vera opportunità di cambiamento, nella scuola, risiede sempre in un’inno-vazione didattica: sperimentare una didattica organizzata su aule destinate ai dipartimenti, e non alle classi, permette di conferire quella dimensione laboratoriale e operativa anche alle discipline considerate teoriche che pos-sono, talvolta, risultare oggi penalizzate dall’assenza di laboratori dedicati.

L’innovazione tecnologica costituisce solo una moda passeggera o avrà

29TuTToSCuoLA n. 534

SpecialeTECNOLOGIE

In Sicilia le istituzioni scolasti-che hanno usufruito nell’ultimo quinquennio di interventi diver-sificati e continui per la diffusio-ne delle TIC nella didattica sia attraverso l’accesso ad azioni e finanziamenti del MIUR che me-diante la partecipazione ai bandi delle azioni sostenute finanzia-riamente dal Fondo Sociale Euro-peo. A livello nazionale la Sicilia è la terza regione per numero di LIM acquisite con il piano “LIM in classe” con 3545 lavagne inte-rattive, divenute strumento quo-tidiano per l’attività didattica di migliaia di studenti. ll piano di diffusione delle LIM, ha raggiun-to 77.990 studenti e impegnato in attività di formazione in servizio ben 8464 docenti (Scuola Prima-ria 1.298 LIM, 28.556 studenti e 1.789 docenti; scuola secondaria di I grado rispettivamente 1.727, 37.994, 5.706; scuola secondaria di II grado, 520, 11.440 e 969). Il progetto Cl@ssi 2.0 coinvolge 34 classi di eccellenza (10 di prima-ria, 12 di secondaria di I grado e 12 di II grado) con 730 studenti e 240 docenti.

Il presente dossier documen-ta, sia pure in modo succinto, le esperienze di quotidiana pratica didattica innovativa legata alla tecnologia attraverso il racconto dei dirigenti scolastici, docenti, studenti e genitori dell’istituto “Majorana” di Grugliasco (Tori-no) e della scuola media di Rosso di San Secondo (Caltanissetta).

Le interviste riassumono le vi-cende che hanno portato all’at-tuale configurazione dell’utilizzo delle tecnologie in queste isti-tuzioni che, avendo ricadute sul modello di organizzazione sco-lastica, richiedono organici inter-venti di adeguamento alle nuove esigenze.

In questa prospettiva la tecno-logia non costituisce una nuova disciplina, non ha un valore per se stessa, ma è essa strumento per creare un nuovo ambiente di

conseguenze profonde nel delineare il nuovo volto della scuola in Italia? L’innovazione tecnologica, nel mondo reale, è vissuta da tutti (studenti, fami-glie e anche docenti) come normale quotidianità: tablet e smartphone porta-tili hanno oggi una potenza di applicazione superiore a quella dei server di pochi anni fa; documenti, foto, musica e video vivono in gran parte su sup-porti digitali; l’intrattenimento, il lavoro, la politica, la finanza e le relazioni sociali sono in gran parte veicolati da strumenti di comunicazione digitale. oramai è chiaro che l’innovazione tecnologica non è una moda passeggera. La scuola, talvolta diffidente verso le “nuove tecnologie”, deve interpretarla come uno strumento utilizzato, con intelligenza, per favorire la personaliz-zazione dei percorsi didattici che consentono di raggiungere il successo for-mativo dei ragazzi, sia con attività in presenza, sia con attività predisposte su apposite piattaforme on line. e’ uno strumento che non ha valore per se stesso, ma per gli obiettivi che permette di raggiungere e che richiede, per questo, la collaborazione di docenti disponibili ad aggiornare le proprie stra-tegie educative. La finalità della scuola rimane quella della formazione di cittadini dotati di spirito critico e di competenze.Dal punto di vista amministrativo, l’utilizzo di registri elettronici facilita la comunicazione con le famiglie e permette una notevole semplificazione sui processi burocratici di svolgimento delle attività di scrutinio e di formula-zione delle valutazioni intermedie, di elaborazione statistiche dei dati con possibili studi di processo.

Come le aziende produttrici di hardware e software dovrebbero aiutare diri-genti e insegnanti nello sviluppo digitale delle scuole? Quali secondo lei sono le priorità? Come dovrebbero organizzare il rapporto con le scuole? La collaborazione tra aziende e scuola sta migliorando, ma è chiaro che le necessità del mondo dell’istruzione sono diverse per ogni realtà, che cambia con le coordinate geografiche, con il tipo di scuola e, talvolta, all’interno di una stessa scuola. La strada da percorrere non può essere che quella di una stretta collaborazione tra scuola e aziende, per l’elaborazione di un prodotto estremamente flessibile e adattabile ai contesti dinamici. La scuola non deve essere un terreno di conquista per le aziende, ma un’opportunità per fare ricerca e sviluppo. uno dei problemi maggiori delle scuole è quello economico, pertanto risulta difficile una sperimentazione di qualsiasi tipo di soluzione che non sia gratuita e di facile gestione. Per fortuna, per le scuole, esiste una discreta offerta di software didattico gratuito di qualità, ma per l’hardware e per i software professionali le aziende potrebbero puntare con decisione a investire sulle scuole e sugli studenti. offrire i migliori strumenti tecno-logici agli studenti delle scuole è una forma di investimento e può rivelarsi un’ottima azione pubblicitaria. Nel nostro Istituto siamo abbonati al servi-zio DreamSpark di Microsoft che offre, a fronte di un costo molto contenuto, le licenze gratuite per i software di sviluppo e i sistemi operativi a tutti gli studenti e docenti. Per aiutare tutte le scuole del territorio in questa fase di adeguamento e innovazione tecnologica l’Itis Majorana opera da anni come centro di servizio, animazione e sperimentazione della rete Dschola, che è un’associazione di scuole con competenze tecniche di riferimento, che svolge la sua attività principalmente sul territorio piemontese.

Quanti docenti si sono attivati, quante classi, e in quali discipline osserva l’u-so più frequente delle tecnologie? Siamo un istituto tecnico e tutte le discipline utilizzano le nuove tecnologie. I docenti più attivi sono ovviamente quelli delle materie legate all’informa-tica, ma quest’anno tutti i docenti hanno utilizzato, ad esempio, il registro elettronico e la lavagna interattiva multimediale per la didattica. Gli am-bienti di apprendimento confermano un utilizzo distribuito dei dispositivi multimediali: dal laboratorio nuovo dell’articolazione robotica, dell’indirizzo di elettronica, attrezzato con strumentazioni più sofisticate ai laboratori di lingua inglese, per arrivare ai laboratori di fisica e di chimica.

Come avviene la gestione tecnica delle infrastrutture? Quali e quante figure

30 TuTToscuolA n. 534

SpecialeTE

cNol

oGIE

apprendimento in cui gli studenti trovano condizioni per lavorare insieme, per ricercare informa-zioni, per essere protagonisti del loro apprendimento, per entrare nel mondo del lavoro in modo consapevole.

Il racconto delle due esperien-ze, come di quelle precedenti già pubblicate da Tuttoscuola, con-ferma che le nuove tecnologie cambiano il modo di fare scuola, determinano il superamento della lezione frontale, impongono una ristrutturazione anche degli spazi e dei tempi scolastici. In questo modo la scuola viene trasformata da ambiente per l’insegnamento centrato sull’aula, in ambiente per apprendimento basato su uno spazio potenziato dalla rete e dal complesso delle dotazioni tecno-logiche e dei materiali didattici in essa contenuti.

Alcuni studenti sottolineano che l’innovazione tecnologica, uti-le e motivante, facilita la parteci-pazione attiva alla lezione, mentre i genitori ritengono che i nuovi linguaggi e i diversi ambienti di apprendimento hanno una ricadu-ta positiva sui livelli di apprendi-mento dei figli.

“La vera opportunità di cam-biamento - spiega la dirigente sco-lastica Tiziana Calandri dell’Itis di Grugliasco – risiede sempre in un’innovazione didattica: speri-mentare una didattica organizzata su aule destinate ai dipartimen-ti, e non alle classi, permette di conferire quella dimensione labo-ratoriale e operativa anche alle discipline considerate teoriche che possono, talvolta, risultare oggi penalizzate dall’assenza di laboratori educativi. Nelle aule dedicate ai dipartimenti sono fa-cilitati la raccolta, l’organizzazio-ne e la condivisione di materiali didattici tra gli insegnanti e dei risultati dei lavori degli studenti”.

Ciò richiede la collaborazione dei docenti disponibili ad aggior-nare le proprie strategie educative

sono dedicate? Quali sono attualmente le problematiche? Quali sono, al con-trario, gli aspetti tecnici che funzionano bene nella sua scuola?La gestione delle dotazioni dei singoli laboratori è seguita dai tecnici di labo-ratorio, coordinati dal responsabile di Rete e dai referenti di Laboratorio. un team di tecnici più esperto esegue i lavori di manutenzione e aggiornamento dei dispositivi di rete cablata, wireless e delle LIM con il coordinamento del responsabile di Rete e del docente distaccato sull’Ufficio Tecnico. Non abbia-mo contratti di manutenzione, le postazioni fisse vengono gestite con una par-ticolare configurazione software che richiede poca manutenzione.L’istituto è da anni un modello tecnologico di riferimento per tutte le scuole piemontesi, rete interna, connessione internet, server farm e wireless campus funzionano bene. L’obiettivo immediato è di aumentare il numero di persone competenti nella gestione della rete e delle postazioni, oltre che per ovvi moti-vi di comodità pratiche, per estendere il patrimonio di competenze.uno dei grandi problemi che stiamo affrontando, con l’ausilio di personale esperto esterno, è quello della conservazione dei dati multimediali, e mi rife-risco a pagelle, registri elettronici. Si è costituita una rete tra istituti che sono più avanti di altri nell’uso delle tecnologie e si sta sperimentando un possibile processo di archiviazione esterno.

Il rapporto tra studenti e dispositivi digitali qual è al momento: 1:1, 2:1?Le dotazioni della scuola sono 2:1 (per la maggior parte postazioni fisse suddi-vise in 20 laboratori), ma gli studenti possono portare i loro dispositivi mobili e usufruire del wireless campus.Dotare tutti gli studenti di un terminale (netbook o tablet) mediante appositi finanziamenti come quelli delle classi 2.0 è un percorso che anche noi abbia-mo sperimentato per una classe, ma che ci è sembrato poco sostenibile nel lungo periodo e per tutti gli allievi. Sta aumentando il numero degli studenti che vengono a scuola dotati di com-puter o di tablet e che sfruttano il collegamento alla rete wireless della scuola ( con un rigoroso sistema di controlli e di filtri) Partendo da una situazione favorevole di rapporto studenti/pc di 2:1 si è scelto di agevolare l’introduzione nelle classi del dispositivo personale dello studen-te fornendo, alle aule delle materie che non dispongono di laboratori (come Italiano e storia), una dotazione di Netbook per l’utilizzo individuale o a grup-pi. In pratica il passaggio da 2:1 a 1:1 è graduale e non obbligatorio per le famiglie, gli studenti che non dispongono di un proprio dispositivo possono usare i numerosi pc dei laboratori e i netbook di riserva presenti nelle aule, utilizzati tra l’altro anche dai ragazzi con disturbi specifici di apprendimento. I docenti, in funzione dell’adozione del registro elettronico avvenuta quest’an-no, sono stati già dotati di un netbook personale utilizzabile sia a casa che a scuola. Tutti ricaricano i computer portatili a casa e si presentano a scuola senza alimentatori e fili volanti.

Su quali tecnologie, visto anche i rapidi avanzamenti, la sua scuola ha deciso di acquistare o punterà da qui a breve?Proprio perché le tecnologie sono in continua evoluzione è strategico per una scuola evitare le tecnologie obsolete, per questo motivo tutte le LIM nel nostro istituto sono dotate di tecnologia Touch .Dal 2008 il nostro istituto è dotato di rete wireless e il nostro schedario sta diventando la rete; i materiali, organizzati nel “cloud”, sono accessibili sia da casa, sia da scuola con qualsiasi dispositivo. Per quanto riguarda i pc, come già anticipato, disponiamo di un elevato numero di postazione fisse e di un discreto numero di portatili dislocati nei vari ambienti,ma non riteniamo sostenibile l’acquisto da parte della scuola, di un dispositivo per ogni studen-te. Per i laboratori più tradizionali la tecnologia oggi offre potenti strumenti di acquisizione e analisi dei dati che un tempo erano disponibili solo nei la-boratori e centri di ricerca più avanzati: sono sensori didattici per gestire gli esperimenti di chimica, fisica, biologia, elettronica ed elettrotecnica, che dialogano direttamente con il pc, permettendo una veloce e corretta registra-zione dei dati sperimentali e una loro rielaborazione.

31TuTToSCuoLA n. 534

SpecialeTECNOLOGIE

che, come sottolinea in modo ri-corrente il ministro Carrozza “… devono essere messi in grado di utilizzare tutti gli strumenti e es-sere formati. Piuttosto che anda-re nelle scuole, dobbiamo andare negli insegnanti, su loro dobbia-mo investire e fare un grande sforzo formativo soprattutto do-po che sono stati presi” (Radio Anch’io del 10 luglio 2013).

“Il fatto stesso – incalza il diri-gente scolastico Enzo Cusimano della scuola media di Rosso di San Secondo– di utilizzare la tec-nologia e di utilizzarla bene im-pone non solo un aggiornamento delle conoscenze, dell’hardwa-re, degli applicativi in uso, ma una modifica radicale del ruolo tradizionale del docente: da di-spensatore di contenuti a quello di facilitatore che guida gli allievi all’acquisizione personale e criti-ca delle conoscenze”.

Le parole dei protagonisti dell’i-stituto piemontese e di quello sici-liano ancora una volta mettono in luce due piani di considerazioni.

Il primo si riferisce alla convin-zione, frutto di studi e di realiz-zazioni sulle grandi potenzialità delle tecnologie nella didattica con le ricadute che hanno su tutti gli aspetti organizzativi, fisici e relazionali della complessa realtà di ogni scuola. Il secondo, che può risultare sorprendente solo per chi non conosce bene la “scuola”, è l’enorme energia e vitalità delle comunità scolastiche, capaci di generare innovazione e ottenere risultati migliori condividendo visione del futuro ed esperienze.

Due parti importanti che Tut-toscuola vuole aiutare a far ca-pire e che dovrebbero essere il punto di partenza per nuove po-litiche dell’istruzione nel nostro paese proprio perché capaci di scardinare vecchi preconcetti, resistenze e sfiducia nella red-ditività degli investimenti nella scuola.

Se dovesse fare un bilancio dove posizionerebbe la sua scuola? Orientata alla rete Internet? Orientata alle applicazioni al fine di supportare gli apprendi-menti curricolari (software didattici)? Sebbene i software didattici e, soprattutto, quelli professionali siano il punto forte di tutte le scuole tecniche, la nostra scuola è molto orientata alla rete internet dove è possibile reperire qualsiasi tipo di documentazione tecnica aggiornata utile per le materie di indirizzo.

Qual è la sua opinione in merito ai libri digitali? Quale orientamento prevale nella sua scuola: acquistare materiali editoriali pre-definiti o auto-produrre materiali e metterli in condivisione? Quali dovrebbero essere le buone pratiche da favorire?I libri di testo digitali rappresentano l’evoluzione naturale dei libri di testo e molte case editrici sono già in grado di fornire ottimi testi cartacei dotati di supporto multimediale. Proprio questo Istituto ha organizzato, nel 2010, un importante seminario nazionale dove le principali case editrici presentavano i loro prototipi di libro digitale mostrandoli in azione su LIM e Tablet. Il mio lungo trascorso di docente mi ha insegnato che non esiste il libro di testo ideale per qualsiasi classe, ma che si integra, si sostituisce, si taglia secondo le esigenze della classe e, a volte, del singolo all’interno della classe. ecco per-ché credo fortemente nella valenza formativa del “libro” costruito dal docente stesso a seguito di un’analisi della situazione della classe, delle competenze da raggiungere e del percorso da seguire. L’elaborazione di un testo dinamico permette di variare sulla base delle esigenze didattiche e formative degli stu-denti, i contenuti da insegnare e le competenze da consolidare. Tale attività, possibile con l’ausilio delle nuove tecnologie, valorizza la funzione del docente e rende visibile l’individualizzazione del percorso formativo.

Con quali modalità formative le tecnologie possono diventare delle risorse importanti nella crescita professionale dei docenti?Il nostro piano formativo è partito con una formazione per tutti i docen-ti sull’utilizzo delle Lavagne interattive (LIM) e sull’uso delle piattaforme elearning. Ogni dipartimento gestisce le richieste di formazione specifica su software didattici e scientifici adatti alle diverse discipline mentre la figura strumentale per l’aggiornamento coordina e organizza corsi sulle modalità più attuali di insegnamento e apprendimento (cooperative lear-ning, costruzione della conoscenza, competenze, rapporti con studenti e genitori e così via ). Su questi stessi argomenti il nostro istituto organizza periodicamente seminari ed eventi aperti a tutte le scuole, come l’Italian Scratch festival che organizziamo tutti gli anni in collaborazione con l’As-sociazione Dschola.

32 TuTToscuolA n. 534

SpecialeTE

cNol

oGIE

Le tecnologie in classe, le tec-nologie di rete e i dispositi-vi mobili quali opportunità

di apprendimento offrono ai suoi studenti?

L’impiego delle strumentazio-ni e delle risorse digitali offre a tutti i campi disciplinari nuove opportunità:- flessibilità del supporto, con la

possibilità di impostare tutte le attività di elaborazione in prospet-tiva anche propedeutica;

- dimensione multimediale, con la possibilità di incrementare e integrare quantitativamente e qualitativamente i canali per l’in-segnamento e l’apprendimento;

- ipertestualità dei percorsi, con la possibilità di rappresentarsi e pra-tica la complessità e la dinamicità dei percorsi di costruzione della conoscenza;

- accesso alla rete Internet, con la possibilità di avere in aula “ac-cesso al mondo”, con particolare riferimento alle proiezioni degli enti e delle istituzioni - nazionali ed esteri - che producono cultura nel campo di riferimento della di-sciplina e in quelli contigui;

- praticare la media education, con la possibilità di sollecitare un ac-cesso consapevole e critico alle risorse di rete;

- accedere alla documentazione tec-nica presente in rete spesso più ag-giornata e completa delle edizioni cartacee.Introdurre questi valori aggiunti

nella didattica quotidiana, attrez-zando ogni aula e coinvolgendo tutti gli insegnanti e tutti gli studenti co-stituisce di per sé un’innovazione culturale strategica e strutturale e nel contempo potenzia tutte le pra-tiche didattiche e formative che si siano rivelate efficaci con gli attuali

dispositivi e le attuali risorse. Non richiede insomma alcuna accelera-zione ed alcuna forzatura metodolo-gica ed è quindi alla portata di tutti gli insegnanti.

Nello specifico abbiamo scelto so-lamente LIM dotate di tecnologia

Touch o Multitouch, abbinate a si-stemi operativi rigorosamente Mul-titouch. In questo modo le LIM sono utilizzabili con la medesima inter-faccia e gestualità già utilizzata uni-versalmente su tablet e smartphone.

I computer portatili degli studenti e dei docenti possono interagire di-rettamente con le LIM proiettando il loro ambiente di lavoro sulla LIM

Intervista al prof Dario Zucchini, docente responsabile del progetto

“Alla portata di tutti i docenti”di Paola Torre

33TuTToSCuoLA n. 534

SpecialeTECNOLOGIE

mediante la rete wireless. Questo consente agli studenti di chiedere il controllo remoto della LIM e al docente di passare il “gessetto” ad uno studente dotato di netbook per proiettare a tutta la classe il proprio desktop. Spesso si teorizza che il computer personale dello studente comporta maggiori rischi di isola-mento in classe mentre, con semplici soluzioni tecniche come questa, le tecnologie possono davvero ren-dere le lezioni più coinvolgenti e inclusive.

Da anni il servizio di connettività wireless realizzato al DopoScuola In Rete consente agli studenti ed ai do-centi di utilizzare i propri terminali portatili per connettersi alla rete da qualsiasi classe, laboratorio e anche negli spazi comuni della scuola. Ad oggi l’Istituto ospita più di 900 utenti sulla propria rete wireless e gli stu-denti possono accedere con qualsiasi dispositivo personale (smartphone con schermo maggiore di 5 pollici, tablet, netbook, notebook e console/mp3). Il servizio wireless campus viene anche utilizzato per il registro elettronico e per i telefoni cordless degli operatori scolastici.

La scelta di includere anche gli smartphone con schermo maggiore di 5 pollici all’interno del wireless campus è una azione strategica ed educativa per attrarre lo stesso stru-mento che gli studenti usano per co-municare nelle proprie reti sociali anche per lo svolgimento di compiti di studio e apprendimento. La pos-sibilità di estendere il tempo scuola mediante la piattaforma elearning consente agli studenti di accedere ai materiali delle lezioni e ai propri documenti sia da scuola che da casa e rivoluziona il modo di studiare a casa mettendo in contatto docenti e studenti anche quando non sono fisicamente e temporalmente vicini. (http://moodle.itismajo.it )

In linea con il paradigma del web 2.0, dove i contenuti sono generati dagli utenti, gli studenti possono do-cumentare e pubblicare direttamente sul sito web dell’Istituto le proprie

34 TuTToscuolA n. 534

SpecialeTE

cNol

oGIE

grazie all’assistenza e la formazio-ne, garantite sul territorio dal nostro Istituto e dalle altre scuole dell’Asso-ciazione Dschola.

L a q u a n t i t à d i d o t a -z i o n e t e c n o l o g i c h e qu a l e ruolo può svolgere nel migliora-mento della scuola e dei processi di insegnamento/apprendimento?

Nel nostro istituto la quantità di dotazioni tecnologiche è notevole:

all’Associazione Dschola e a un fi-nanziamento della Fondazione CRT la piattaforma web sperimentata dall’ITIS Majorana è stata trasfor-mata in un servizio utilizzabile gratuitamente da tutte le scuole del Piemonte (http://share.dschola.it). Ad oggi sono di più di 200 siti web scola-stici ospitati sul nostro server Share.Dschola, un progetto che ha saputo mettere a frutto sia il finanziamento ricevuto che le competenze, anche

esperienze e ricerche. Il sito web, realizzato utilizzando tecnologie intranet appositamente pensate per agevolare la partecipazione degli studenti e l’apprendimento coopera-tivo mediato dal web, consente un modello organizzativo basato sulla “redazione distribuita”, dove più per-sone (docenti, studenti, amministra-tivi, collaboratori esterni) possono lavorare contemporaneamente sul sito sia da casa sia da scuola. Grazie

Michele studente del 4° anno

luca studente del 2° anno

Come le tecnologie usate nella tua scuola hanno arricchito il tuo studio? Le tecnologie nella mia scuola sono riuscite ad ottimizzare il mio lavoro, basti pensare al wireless, un ottimo mezzo per la ricerca di contenuti sul web; grazie al wireless le persone che necessitano di andare su internet non sono bloccati in un aula, bensì si possono muovere in tutta la scuola continuando a navigare. Quest’anno siamo passati anche al registro elettronico dove vengono segnati: voti, compiti, avvisi e assenze; essendo accessibile anche fuori da scuola ci aiu-ta a tenerci informati sulla classe e sul nostro andamento scolastico. La scuola offre anche la possibilità di usare nel pomeriggio un laboratorio con accesso ad internet per poter studiare e preparare ricerche.

Come le tecnologie hanno cambiato, nella tua scuola, la lezione tradizionale? Con l’avanzamento delle nuove tecnologie molti pesi come i libri possono essere solo un ricordo. Noi studenti abbiamo la possibilità di portare il nostro computer portatile e/o tablet a scuola migliorando l’esperienza scolastica con contenuti multimediali, per questo motivo si è anche introdotta la LIM (Lavagna Interatti-va Multimediale) in ogni classe.

Nella tua scuola in quali situazioni le tecnologie sono dei distrattori? In quali sono un valido aiuto?Mentirei dicendo che tutte le tecnologie sono un valido aiuto, la scuola ha cerca-to di limitare l’utilizzo di tecnologie che distraggono dall’apprendimento come i cellulari/smartphone con schermo minore di 5 pollici bloccando la possibilità di registrarli al wireless della scuola. Gli altri dispositivi sono facilmente reg-istrabili potendo usufruire dopo la registrazione di una rete wireless connessa a una fibra ottica da un 1Gb/s.

Come le tecnologie usate nella tua scuola hanno arricchito il tuo studio? Le tecnologie informatiche hanno velocizzato l’apprendimento dandoci la possi-bilità di effettuare anche ricerche in modo rapido e potendo consultare più fonti talvolta scritte anche da nostri coetanei

Come le tecnologie hanno cambiato, nella tua scuola, la lezione tradizionale? Nella nostra scuola abbiamo tantissimi laboratori; ricordo che, in prima, duran-te l’ora di storia venivamo portati in un laboratorio informatico per creare degli schemi utili durante le interrogazioni con programmi di facile utilizzo, inoltre, grazie alla LIM di cui è dotato il laboratorio di chimica, rendono più compren-sibili le spiegazioni mostrandoci dei video o appunti di esperimenti già fatti.

Nella tua scuola in quali situazioni le tecnologie sono dei distrattori? In quali sono un valido aiuto?una tecnologia che distrae gli studenti non solo nella nostra scuola ma penso in tutte è il telefono cellulare in quanto vengano ormai usati più per i numerosi giochi disponibili on-line piuttosto che per chiamate e messaggi.

la PaRola a due studenti

35TuTToSCuoLA n. 534

SpecialeTECNOLOGIE

ergonomia e manutenzione sono fat-tori importanti spesso lasciati al caso se non al completo abbandono. In una situazione tipo l’ora di lezione in laboratorio dura in realtà pochi minuti (15-20 al massimo) tutto il resto del tempo il docente lo passa a ripristinare PC bloccati e mano-messi, a ricollegare stampanti, ad aggiornare quello che serve e a fare partire, in qualche modo, la lezione recuperando l’attenzione persa nelle

quasi 500 computer fissi distribuiti in 20 laboratori e una rete wireless che ospita 900 utenti ci hanno da sempre messo ai primi posti nel rap-porto pc/studente a livello europeo.

Ma la quantità, nelle scuole, non è sempre sinonimo di qualità: i labora-tori, il software e le connessioni de-vono essere affidabili e gli ambienti usabili ed accoglienti. Chi è stato in una scuola ed ha usato un labora-torio sa benissimo che affidabilità,

operazioni sistemistiche preliminari. E se, la tecnologia, non è acco-

gliente ed affidabile i docenti evi-tano prudentemente di utilizzarla, lasciando ai soli appassionati teme-rari l’utilizzo delle TIC. Per miglio-rare i processi di apprendimento di tutta la scuola la tecnologia deve, prima di tutto, funzionare molto be-ne ed essere sostenibile.

Si tratta di soluzioni squisitamen-te tecniche fondamentali per tra-sformare le tecnologie da possibile causa di distrazione a valido alleato nei processi di apprendimento. Per consentire anche alle altre scuole di beneficiare di queste innovazioni il Know-how necessario per la ma-nutenzione zero è stato pubblicato sul sito dell’associazione Dschola (www.associazionedschola.it/zero), così come il filtro internet è scari-cabile gratuitamente dal seguente indirizzo (www.associazionedscho-la.it/asso)

Come pensa l’integrazione delle tecnologie nella didattica della sua disciplina?

La materia che insegno è l’infor-matica e, quindi, l’integrazione è massima. Ma tutto l’Istituto, avendo le specializzazioni di informatica, telecomunicazioni, elettronica, au-tomazione e robotica è da sempre molto integrato con le tecnologie. Nel nostro caso la tecnologia non è solamente uno strumento trasversale e pervasivo ma l’asse portante delle nostre discipline. Discipline che, per poter essere adeguatamente inse-gnate ed apprese, richiedono neces-sariamente l’utilizzo intensivo dei laboratori e delle migliori tecnologie informatiche ed elettroniche.

Quello che andiamo a trasmettere, in laboratorio, ai nostri studenti non è “come si usa” ma è “come è co-struito” e “come si programma”. In pratica ci sforziamo di farli passare dall’altra parte dello schermo: non più semplici utenti delle tecnologie - dove sono già per loro natura bravis-simi - ma autori e protagonisti delle tecnologie che loro stessi usano.

anGela MadRe di un RaGazzo di 5°

i genitori e la tecnologia

Come suo figlio parla dell’uso delle tecnologie all’ITIS Majorana? Mio figlio è soddisfatto di tutta la tecnologia che il Majorana ha adottato negli ultimi anni, in special modo del registro elettronico che gli ha dato la possibilità di conoscere in tempo reale la sua situazione didattica.Anche il wireless campus e il sito internet gli sono stati molto utili, specialmente nell’uso, quando era possibile, delle lim.

Come le tecnologie possono aiutare i genitori a seguire meglio i figli nello studio?Grazie a queste tecnologie noi genitori abbiamo la possibilità di seguire i no-stri figli in modo più diretto, molti professori hanno dato la possibilità ai propri alunni di avere materiale didattico tramite contatti con l’uso di internet.I nostri figli non hanno avuto la possibilità di mentire né sui voti né sulle assen-ze e in special modo sul loro comportamento tenuto nelle ore di lezione, tante volte noi genitori non sapevamo quante note collezionavano i nostri figli, questo ci ha dato la possibilità di poter correggere leggermente i nostri figli.Sono contenta di tutto il cambiamento che sta avvenendo in questo istituto e spero che l’uso delle lim sia possibile per tutti gli studenti, penso che questa tecnologia crei molto più interesse da parte degli studenti.

36 TuTToscuolA n. 534

SpecialeTE

cNol

oGIE

Direttore Pupazzoni, il pro-getto di diffusione di classi digitali 2.0 e di scuola 2.0 a

che punto è? Quali le principali caratteristiche?

L’Accordo “Scuola Digitale” del 18 settembre 2012, firmato dall’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte, la Regione Pie-monte e il Ministero per l’Istru-zione, l’Università e la Ricerca, prevede l’implementazione del-le azioni [email protected], [email protected] e scuole di montagna.

Le scuole statali che hanno par-tecipato all’azione [email protected] sono state in tutto 223: il 68,5% appar-tiene al primo ciclo e la restante parte è costituita da istituti tec-nici e in numero inferiore licei. L’84% delle scuole ha partecipato al bando candidando due classi e il numero di classi candidate all’a-zione [email protected] è 411. Per quanto riguarda l’azione [email protected] , han-no inoltrato la loro candidatura 17 Istituzioni scolastiche, il 76,4% delle quali sono scuole secondarie di secondo grado.

Sono già state pubblicate le graduatorie regionali sia per le scuole statali e paritarie sia per le Agenzie Formative. Con i fondi del MIUR saranno finanziate 36 classi di scuola primaria, 36 classi di scuola secondaria di I grado, 48 classi di scuola secondaria di sec-ondo grado dislocate su tutto il ter-ritorio regionale e una [email protected], mentre con i fondi regionali 34 [email protected] di scuole secondarie di secondo grado paritarie e 28 [email protected] delle Agenzie formative.

Complessivamente, consideran-do anche le classi per le quali si è già conclusa la sperimentazione, il Piemonte conta 238 [email protected] e 2

scuole2.0.L’Ufficio Scolastico Regionale

per il Piemonte, al fine di offrire

a un numero maggiore di classi l’opportunità di sperimentare il progetto [email protected], ha stipulato

Intervista a Giuliana Pupazzoni, Direttore Generale reggente dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte

“Si migliora il fare scuola”

AzioniNumero di classi

finanziate e sperimentate

[email protected] statali (Accordo Scuola Digitale) 120

[email protected] di scuole secondarie di secondo grado paritarie (Accordo Scuola Digitale) 34

[email protected] delle Agenzie Formative (Accordo Scuola Digitale) 28

[email protected] che hanno concluso il percorso sperimentale 28

[email protected] del progetto regionale finanziati dall’Ufficio Scolastico Regionale 28

Totale 238

Giuliana Pupazzoni, Direttore Gene-rale dell’ufficio scolastico regionale della Liguria, è da marzo 2013 inca-ricata anche della reggenza di quello per il Piemonte. L’interlocuzione con il Direttore Pu-pazzoni, è finalizzata a raccoglie-re elementi conoscitivi sul contesto operativo e organizzativo della in-novazione tecnologica nella scuola piemontese, sulle valutazioni relative ai risultati raggiunti e sulle difficoltà incontrate, nonché sulle speranze che il progetto “scuola digitale” alimenta. La dssa Pupazzoni, fortemente convinta che la cooperazione interistituzionale è strategica in una moderna governance, ha costantemente promosso i rapporti e le collaborazioni con le Regioni ed il sistema delle autonomie locali nonché con i rappresentanti del mondo produttivo, delle Associa-zioni sindacali e sociali e professionali. Una dimensione che assume concretezza anche nel processo di implementazione del nuovo modello di scuola digitale.

37TuTToSCuoLA n. 534

SpecialeTECNOLOGIE

un Protocollo d’Intesa con la Re-gione Piemonte, il Comune di Torino e il Comune di Verbania finanziando altre 28 classi. La caratteristica principale del pro-getto è il supporto offerto da al-cune scuole secondarie di secondo grado piemontesi, i Centri SAS (Centri di Supporto, Animazione e Sperimentazione), a tutte le 28 classi sperimentali. Infatti i Centri SAS hanno supportato le scuole sia nella fase di progettazione del-la pila software che nella fase di realizzazione dell’infrastruttura informatica delle scuole; inoltre hanno formato i docenti coinvol-ti nel progetto. Inoltre, sono stati realizzati interventi on-site fina-lizzati allo studio della copertura wireless, agli aggiornamenti delle connessioni di rete, all’attivazione di un filtro per la navigazione pro-tetta e all’installazione di sistemi di condivisione dei lavori in rete. In sintesi, la caratteristica del no-stro progetto è “Le scuole per le scuole”.

Quanti docenti sono coinvolti, quante classi, e in quali discipli-ne osserva l’uso più frequente? Ad oggi qual è la percentuale di copertura nello sviluppo digita-le della scuola del Piemonte?

Il numero di docenti coinvolti nell’azione [email protected], è 3.157, di cui il 17% è assegnato alle clas-si di scuola primaria, il 41% alle scuole secondarie di primo grado e il 42% alle scuole secondarie di secondo grado (Fig.1).

L’obiettivo che si vuole raggiun-gere è coinvolgere tutti i docenti che lavorano sulla classe, utiliz-zando le tecnologie individuali e collettive in più discipline di stu-dio curriculari e non solo in attivi-tà progettuali ed extracurricolari.

Il rapporto tra studenti e di-spositivi digitali qual è al mo-mento: 1:1, 2:1, ecc?

Dal monitoraggio effettuato dal Gruppo di Coordinamento Regio-nale sulle [email protected] sperimentali è emerso che quasi tutte le classi hanno acquistato dei notebook o dei notepad per tutti gli studenti, al fine di favorire quel network di interazioni e contenuti, tra ragazzi e insegnanti, riconosciuto come uno dei presupposti principali del

1 Cultura digitale e trasformazione degli attori e dei contesti didattici. Un percorso di ricerca a partire dall’esperienza del pro-getto [email protected] in Piemonte, G. Taddeo e S. Tirocchi – componenti del Gruppo di coordinamento regionale.

rinnovamento della didattica in classe. Il loro utilizzo da parte del-le scuole è diversificato, alcune di loro per permettere una sorta di regia da parte dei docenti hanno preferito creare dei circuiti chiu-si attraverso delle infrastrutture di rete, altre invece hanno fornito ai ragazzi strumenti più leggeri e mobili permettendogli di portare a casa il “proprio” notebook e di uti-lizzarlo in maniera personalizzata.

Rispetto ad altre aree territoriali italiane e nel confronto con le na-zioni europee più avanzate dove possiamo posizionare il sistema scolastico piemontese rispetto alla diffusione e l’uso di tecnologie?

Rispetto al contesto nazionale, dalle elaborazioni dei dati sulle iscrizioni a.s. 2013/2014 effettuate dal MIUR, che mettono in rela-zione le preferenze dei ragazzi in uscita dalla scuola secondaria di I grado con le caratteristiche del tessuto produttivo delle singole re-gioni e incrociano le percentuali rilevate con gli ambiti settoriali e di specializzazione dei Cluster Tecnologici, risulta che tra le re-gioni specializzate nelle ICT/Tec-nologie per Smart Communities il Piemonte presenta il 19.7% di coerenza tra le scelte e le caratte-ristiche territoriali contro il 16,6% del valore nazionale.

Inoltre, permane il fil rouge in relazione alle importanti iniziative e alla visibilità a livello europeo della rete “Robotica a scuola”: si tratta di una rete di 16 istituti se-condari di II grado del Piemonte, che ha come obiettivo la creazio-ne di competenze trasversali che consentano di affrontare la sfida globale e di offrire un’opportu-nità formativa tale da riuscire a competere in un mercato del la-voro allargato, transnazionale, i cui confini sono determinati dalle opportunità e rischi derivanti dal-la concorrenza.

Negli ultimi due anni le scuole della rete hanno avuto l’opportu-nità di cimentarsi con successo in

Fig. 1 Percentuale di docenti assegnati alle classi che hanno concorso all'azione [email protected] per ordine di scuola

17%

41%

42%

Scuola PrimariaScuola secondaria di I gradoScuola secondaria di II grado

Fig. 1 Percentuale di docenti assegnati alle classi che hanno concorso all'azione [email protected] per ordine di scuola

17%

41%

42%

Scuola PrimariaScuola secondaria di I gradoScuola secondaria di II grado

Fig. 1 - Percentuale di docenti assegnati alle classi che hanno concor-so all’azione [email protected] per ordine di scuola

38 TuTToscuolA n. 534

SpecialeTE

cNol

oGIE

delle scuole, dell’insegnamento e i risultati di apprendimento degli studenti?

La mia percezione, suffragata dalle esperienze raccontate dai docenti delle [email protected] durante i momenti formativi e di incontro organizzati dall’Ufficio, è di un netto miglioramento della qualità del “fare scuola”. L’apprendimen-to così come la didattica sono oggi oggetto di profondi cambiamenti che sono legati alla rivoluzione digitale, ma anche all’affermarsi di nuove metodologie didattiche e di nuove forme di apprendimento. Cambia il contesto dell’insegna-mento in aula, da frontale e no-zionistico a interattivo e sociale. Nascono nuove didattiche che fa-voriscono la creatività, la ricerca e la scoperta, la sperimentazio-ne ma soprattutto la creatività, il coinvolgimento e la motivazio-ne degli studenti, con un nuovo ruolo, tutto da inventare, degli insegnanti.

L’arrivo del tablet e la sua ado-zione anche all’interno di mol-te realtà scolastiche ha impresso una accelerazione forte verso una evoluzione della scuola in senso digitale.

si sono messi in gioco. Il loro ruolo, in particolare, è stato fon-damentale per mettere in atto pro-cessi di cambiamento radicali, che hanno investito le dinamiche di in-segnamento e di apprendimento. Il tempo per apprendere e aggiornar-si dal punto di vista tecnologico, la capacità di mettersi in discussione e aprirsi al cambiamento, la capa-cità di ascoltare e imparare dagli alunni, la disponibilità a una rela-zione continua e innovativa nella pratica didattica con nuovi conte-nuti fanno dell’insegnante il vero protagonista dell’innovazione. Ad essi si aggiunge il ruolo dei diri-genti scolastici, infatti i risultati migliori sono stati ottenuti nelle classi dove il dirigente ha favorito e incentivato l’uso e la diffusione delle tecnologie reperendo altri fondi e riconoscendo il lavoro dei docenti. Infine l’ultimo elemen-to chiave, da non sottovalutare, è il ruolo dei genitori sempre più coinvolti e partecipi nel processo di crescita e di formazione dei fi-gli e favorevoli adozione di nuovi strumenti di apprendimento.

A suo avviso le tecnologie hanno migl iorato la qualità

una competizione internazionale, “Zero Robotics”, che ha consen-tito di testare il valore aggiunto delle competenze trasmesse de-gli attuali percorsi curricolari. Per ciò che concerne i risultati di sistema raggiunti e il contributo della rete “Robotica a scuola” si riscontra dai dati relativi alle iscri-zioni 2013/2014 un aumento del 6% degli iscritti rispetto allo scor-so anno scolastico. Tale aumento si inserisce in un trend crescen-te, già verificato con le iscrizioni del 2012/2013 (+8%): questi dati confermano che le scuole che ri-escono a creare un percorso curri-colare che, attraverso gli strumenti dell’autonomia e della flessibilità, certifichi competenze culturali avanzate e competenze innovati-ve pre-professionalizzanti, riesco-no ad essere attrattive in questa fondamentale fase della vita dello studente e in questo particolare momento storico-economico.

Quali fattori ad oggi han-no contribuito alla diffusione nelle scuole piemontesi delle tecnologie?

I protagonisti principali sono gli insegnanti che, con convinzione,

39TuTToSCuoLA n. 534

SpecialeTECNOLOGIELa scuola media “Rosso di San

Secondo”, frequentata da 565 alunni, si caratterizza per uno

spirito innovatore che investe i me-todi pedagogici e l’organizzazione dello spazio e del tempo alle esigen-ze di apprendimento dei ragazzi. Il dirigente scolastico Enzo Cusi-mano, determinato e convinto sul-la necessità di contenere il divario, fino a superarlo, tra esiti formativi e esigenze del contesto sociale è forte-mente impegnato a realizzare il pas-saggio a nuove strategie didattiche per cambiare il rapporto tra attività di ricerca e processo di trasferimen-to dei contenuti.

Professore Enzo Cusimano, quale può essere la frase simbolo della sua attività professionale di dirigente scolastico?

Non mi sono mai soffermato, prima d’ora, a pensare ad un frase o slogan che in un qualche modo sintetizzi ed esprima la mia attività di dirigente. Escludendo i termini di efficacia ed efficienza, che seb-bene debbano, a mio avviso, carat-terizzare l’attività di ogni dirigente, sono stati in tutti questi anni tanto abusati da sembrare quasi banali, potrei affermare che quasi tutta la mia attività di Preside, mi consenta di utilizzare questa notazione, si è svolta all’insegna del rispetto della persona, dell’innovazione e della ricerca della condivisione. In ogni caso credo che sarebbe più interes-sante chiedere come ci vedono gli altri e non come ci fa vedere il no-stro ego.

Come le aziende produttrici di

hardware e software dovrebbe-ro aiutare dirigenti e insegnanti

nello sviluppo digitale delle scuole? Quali secondo lei sono le priorità? Come dovrebbero orga-nizzare il rapporto con le scuole?

Quasi tutte le aziende del settore, anche in risposta all’input del MIUR con il Piano Nazionale “Scuola Di-gitale”, in questi ultimi anni stanno producendo hardware e software di notevole qualità con l’obiettivo di facilitare l’utilizzo del digitale nella didattica, le manifestazioni ABCD “Le aziende incontrano le cl@ssi2” tenutesi in questi due ultimi anni al-la Fiera di Genova ne sono un esem-pio. In quelle occasioni aziende e scuole hanno avuto modo di con-frontarsi e di stabilire contatti per eventuali collaborazioni. La priorità delle priorità è però la formazione dei docenti, dopo aver fatto le scuole 2.0 bisogna fare i docenti 2.0 e non è cosa da poco. Le aziende produttrici di software didattici e quelle che si occupano di editoria digitale debbo-no mantenere un rapporto di stretta collaborazione con le scuole, solo così è possibile tarare prodotti sem-pre aderenti ai bisogni delle scuole.

Quanti docenti si sono attivati, quante classi, e in quali discipline osserva l’uso più frequente delle tecnologie?

Questa scuola ha avviato un pro-prio percorso circa l’utilizzo delle nuove tecnologie molti anni addie-tro, siamo stati forse la prima scuola in Italia a dotarsi di registro elettro-nico e di servizi di messaggeria, nel corsi di questi anni grazie a FSE e FESR la scuola ha potuto arricchi-re la propria dotazione tecnologi-ca pertanto le tecnologie vengono utilizzate quotidianamente da tut-ti i docenti ed in tutte le classi. E’

però da precisare che l’utilizzo più intenso riguarda docenti ed alunni delle ex classi 2.0, in pratica 8 classi su 24. Da settembre prossimo con i fondi del progetto [email protected] tutte le classi entreranno a regime. Nessuna materia è esclusa dall’ utilizzo delle tecnologie ma è naturale che alcune discipline come Ed. Fisica e Musi-cale, in cui viene privilegiata l’ope-ratività, l’utilizzo delle tecnologie informatiche risulta ridotto rispetto a materie come matematica, inglese o italiano.

Come avviene la gestione tec-nica delle infrastrutture? Quali e quante figure sono dedicate? Quali sono attualmente le proble-matiche? Quali sono, al contrario, gli aspetti tecnici che funzionano bene nella sua scuola?

Nelle scuole del primo ciclo non vi sono le figure tecniche previste per le secondarie (aiutanti Tecni-ci ed assistenti di laboratorio) ed ogni scuola si arrangia come può, solo per una fortunata combina-zione questa scuola può avvalersi della collaborazione di un docente di informatica, esonerato dall’ in-segnamento per motivi di salute, e destinato alla gestione della rete e delle infrastrutture, senza di lui difficilmente potremmo mantenere gli attuali standard di efficienza. Se il MIUR vorrà promuovere la dif-fusione delle tecnologie in tutte le scuole dovrà dotare anche quelle del primo ciclo di figure professionali specifiche. Quasi tutte le problema-tiche sono legate alla possibilità di poter utilizzare una linea ADSL a banda larga perché i comuni, ai qua-li per competenza toccherebbe in-tervenire, (tutte le utenze sono a loro

Intervista al professor Enzo Cusimano, Dirigente Scolastico scuola media di Rosso di San Secondo

“un sapere molto più vasto”

40 TuTToscuolA n. 534

SpecialeTE

cNol

oGIE

arricchiti dagli alunni. Si costruisce così, giorno dopo giorno, lavoran-do in concerto docenti ed alunni, il libro di testo. Da quest’anno la “Rosso di San Secondo” parteci-pa al progetto “book in progress” all’interno di una rete di scuole del primo ciclo. Le scuole che aderisco-no alla rete metteranno insieme le loro migliori professionalità con l’ obiettivo di produrre libri digitali, ovviamente interattivi ed originali, e se tutto procederà come previsto per settembre 2014 dovremmo avere a disposizione i primi prodotti da con-dividere con tutte le scuole aderenti alla rete e non solo.

Le tecnologie in classe, le tec-

nologie di rete e i dispositivi mobili quali opportunità di ap-prendimento offrono ai suoi studenti?

Da un punto di vista semplice-mente quantitativo consentono l’ acquisizione di un sapere molto più vasto, qualitativamente permettono all’ alunno di essere soggetto attivo del percorso apprenditivo, trasfor-mandolo da consumatore a produt-tore di saperi.

Per quali materie possono esse-re più utili le tecnologie?

Per tutte le materie, ma non per tutti gli insegnanti, soprattutto per quelli, in genere i più anziani ma non sempre, che avendo scoperto la verità assoluta non sono disposti a mettersi in gioco.

Con quali modalità formative le tecnologie possono diventare delle risorse importanti nella crescita professionale dei docenti?

Il fatto stesso di utilizzarle e di utilizzarle bene impone non solo un aggiornamento delle conoscenze, dell’hardware, degli applicativi in uso, ma una modifica radicale del ruolo tradizionale del docente: da dispensatore di contenuti a quello di facilitatore che guida gli allievi all’acquisizione personale e critica delle conoscenze.

che si muovono in ambiente Apple.

Se dovesse fare un bilancio dove posizionerebbe la sua scuo-la? Orientata alla rete Internet? Orientata alle applicazioni al fine di supportare gli apprendimenti curricolari (software didattici)?

Una [email protected] che vuole per sua natura abbattere le barriere del-lo spazio del tempo (possibilità di apprendimento da qualsiasi luogo ed in qualsiasi momento), non può non essere orientata alla rete Inter-net così come altrettanto importanti sono gli strumenti (le App) che si utilizzano a supporto dell’apprendi-mento. Per quanto concerne le appli-cazioni la scuola da alcuni anni si è orientata verso i prodotti Apple. La scelta è stata determinata non solo dalla qualità dei prodotti, ma anche dalla vastissima quantità di App del settore education che noi già in parte conosciamo ed utilizziamo.

Qual è la sua opinione in merito ai libri digitali? Quale orienta-mento prevale nella sua scuola: acquistare materiali editoriali pre-definiti o auto-produrre ma-teriali e metterli in condivisione?

Se per libro digitale si intende la mera trasformazione del cartaceo in formato pdf allora la mia opi-nione è estremamente negativa, ma se, viceversa, si intendono prodot-ti interattivi che attraverso Link permettono approfondimenti allo-ra non c’è libro cartaceo che possa competere con loro. Basso costo, peso irrisorio, contenuti interattivi e possibilità di renderli vastissimi accedendo via internet ai vari set-tori della conoscenza, ne fanno uno strumento difficilmente superabile. La scuola da due anni, tranne alcune eccezioni, non adotta libri di testo preferendo produrre in proprio dei micro contenuti “pillole di sapere”, alcuni del tutto originali altri meno. I contenuti inseriti in piattaforma (il cloud di telecom) dai docenti vengo-no, sotto la loro guida, sviluppati e

carico) se ne guardano bene. Dicono per motivi di bilancio. Ad ogni buon conto considerato che anche il Co-mune di Caltanissetta, nonostante le reiterate e motivate richieste di intervento nulla ha fatto in proposi-to, (la scuola aveva anche proposto di dividere le spese), abbiamo de-ciso di dotarci di una connessione satellitare. Fra gli aspetti tecnici che meglio funzionano è sicuramente da rimarcare il supporto dato dal docente distaccato, grazie a lui riu-sciamo a contenere le spese per la gestione delle macchine in quanto facciamo in proprio la manutenzio-ne necessaria ed abbiamo, tranne eccezionali imprevisti, attrezzature in piena efficienza.

Il rapporto tra studenti e dispo-sitivi digitali qual è al momento: 1:1, 2:1,?

Il rapporto nella nostra scuola è di 2 a 1

Su quali tecnologie, visto anche i rapidi avanzamenti, la sua scuola ha deciso di acquistare o punterà da qui a breve?

Come ho già detto la scuola da molti anni utilizza le tecnologie in ambito didattico (LIM, Computer, vi-deoproiettori piattaforme didattiche, tablet), così come abbiamo utilizzato e confrontato gli ambienti Microsoft, Apple, Android. Alla luce della no-stra esperienza e dei nostri bisogni i prossimi acquisti riguarderanno:- il rifacimento del cablaggio in-

terno con cavi in fibra ottica supportato dalla copertura totale della scuola attraverso una rete WiFi

- l’acquisto di banchi che possono essere configurati in modo tale da permettere disposizioni diver-se a seconda delle necessità. Il concetto di “fluidità” (i contenuti fluidi ) cui punta la [email protected] non riguarda solo la didattica ma anche lo spazio e gli arredi.

- l’acquisto per tutti, docenti ed alunni, per raggiungere il rap-porto 1:1, di computer e tablet

41TuTToSCuoLA n. 534

SpecialeTECNOLOGIE

Intervista alla professoressa Lea Merlino, responsabile del progetto

“Ma servono didattiche nuove”di Paola TorreProf.ssa Merl ino come la

presenza di tecnologia nel-la sua scuola ha o sta mo-di f icando l’insegnamento e l’esperienza educativa degl i studenti?

Nella società odierna st r u-menti quali il PC, l’i Pad o il tablet, sono diventat i di uso quotidiano nella vita di ciascu-no di noi e, in modo particolare dei ragazzi, per cui ritengo che anche nell’azione didattica non si possa prescindere da essi.

Ma la rivoluzione digitale nel-la scuola si può attuare solo se oltre a Internet e ai tablet, nel-le classi, si attueranno da parte degli insegnanti metodologie didattiche nuove, abilitate dalle stesse tecnologie. Il docente de-ve allontanarsi da una didattica basata sul testo e avvicinarsi sempre più a una didat t ica a tutto tondo che affronti gli ar-gomenti e le tematiche da diver-se angolature, che tenga conto delle intelligenze multiple e che quindi valorizzi quanto più pos-sibile le differenti abilità e ca-pacità dei singoli alunni.

Le tecnologie in classe, le tecnologie di rete e i dispositi-vi mobili quali opportunità di apprendimento offrono ai suoi studenti?

La vecchia lezione frontale, t rasmissiva ed enciclopedica non va più bene, è necessario rendere attivi gli studenti. In-fatti una didattica della scoper-ta e della r icerca è molto più motivante di uno studio passivo e libresco, sia per gli studen-ti che per gli insegnanti. E le nuove tecnologie ci permetto-no di fare ciò, di sostituire le fredde e noiose lezioni frontali con stimolanti attività a cui gli

allievi partecipano in modo atti-vo commentando filmati o espe-rimenti, comunicando in lingua straniera con compagni di altre nazioni o svolgendo lavori di ricerca in gruppo socializzando e imparando a collaborare tra di loro. Attività che inducono ad accostarsi allo studio anche gli alunni poco motivati.

La quant ità d i dotaz ione tecnologiche quale ruolo può svolgere nel migl ioramento della scuola e dei processi di insegnamento/apprendimento?

E’ necessario inoltre smentire il concetto, diffuso a volte an-che tra i genitori, che con questo tipo di didattica si usi l’infor-matica f ine a se stessa, senza affrontare i contenuti. E questo non è vero: i contenuti classici vengono sempre affrontati ma semplicemente, da un’ottica di-versa. Si inizia la lezione col fare r icerca insieme in modo da far sì che siano gli studenti stessi a realizzare i contenuti, a partire dalle mappe (mentali e concettuali) che sono utilissime per il nuovo metodo di studio.

Inolt re sa rebbe oppor t uno cambiare anche le condizioni logistiche e organizzative de-gli spazi, servono ampie aule efficienti dotate della strumen-tazione informatica necessaria ( ma in questo noi ci possiamo ritenere fortunati avendo tutte le aule fornite di LIM e compu-ter) e sono richieste a noi inse-gnanti competenze sempre più specifiche,ma d’altra parte è ve-ro che è giusto rendere i ragazzi partecipi della loro formazione grazie anche ai lavori di ricerca volti a completare in modo per-sonale i contenuti proposti.

42 TuTToscuolA n. 534

SpecialeTE

cNol

oGIE

Fabio GiaMbRa studente dell’istituto

loRedana PaRdo GenitoRe di un alunno dell’istituto

FRancesca GRazia GenitoRe di un alunno dell’istituto

Come le tecnologie usate nella tua scuola hanno arricchito il tuo studio?Le tecnologie mi permettono di approfondire gli argomenti spiegati dai professori con ricerche a scuola e a casa. In tempo reale posso collegarmi ad internet e scaricare materiale per le lezioni.

Come le tecnologie hanno cambiato nella tua scuola la lezione tradizionale?Per alcune materie non portiamo più i libri, ma utilizziamo l’I Pad con i testi digitali. Sono avvantaggiato dal fatto che gli argomenti, spesso, sono presentati in power point e risultano più semplici da capire e da studiare.

Come suo figlio parla dell’uso delle tecnologie alla Scuola Media di Rosso di San Secondo?Mio figlio, parla con entusiasmo dell’uso degli strumenti tecnologici nello svolgimento delle lezioni e nello studio domestico poiché, sulla base della sua esperienza, rendono meno pesante il lavoro scolastico sia in classe, dove la lezione frontale è spesso sostituita da ricerche in gruppo condotte su Internet, dalla proiezione di filmati e da giochi didattici interattivi, sia a casa dove lo studio sui libri cartacei è sostituito dallo studio su libri digitali e dalla consultazione di vari siti che gli consentono di arricchire in modo partecipativo e critico i contenuti.

Come le tecnologie possono aiutare i genitori a seguire meglio i figli nello studio?Da genitore ritengo che uno strumento insostituibile sia il registro elettronico che ci consente di controllare quotidianamente l’iter scolastico dei nostri figli e di contribuire in sinergia con l’istituzione scolastica, al conseguimento dei risultati sperati . Nello studio domestico l’uso degli strumenti tecnologici,mi consente, seguendo da vicino e costantemente mio figlio nello svolgimento dei compiti,di guidarlo verso un uso personale e critico di tali strumenti che diventano quindi funzionali al processo formativo.

Come suo figlio parla dell’uso delle tecnologie alla Scuola Media “Rosso di San Secondo”? L’opinione di mio figlio è positiva; di certo l’utilizzo delle tecnologie ha modificato il metodo di lavoro sia a scuola sia casa, soprattutto in alcune discipline dove le lezioni sono presentate in formato multimediale.

Come le tecnologie possono aiutare i genitori a seguire meglio i figli nello studio?Riguardo a questa domanda mi viene in mente subito il registro elettronico, in uso in alcune scuole come la nostra, che permette ai genitori di avere il polso della situazione didattica e disciplinare dei propri figli. Non penso che le tecnologie possano migliorare il modo di seguire i figli nello studio, questo lo si può fare al di là degli strumenti di studio utilizzati dai ragazzi.

i genitori e la tecnologia

aMico caRlo studente dell’istitutoCome le tecnologie usate nella tua scuola hanno arricchito il tuo studio?Nella mia scuola studiamo grazie all’ausilio di molti strumenti tecnologici: la L.I.M.,il registro elettronico,la piattaforma Telecom e l’I Pad. Tutto ciò è stato stimolante e proficuo per il nostro studio perché grazie alla L.I.M. abbiamo avuto l’opportunità di esercitarci giocando e di vedere e commentare immagini e filmati molto interessanti. L’utilizzo della piattaforma, inoltre, ci ha consentito di contribuire attivamente allo svolgimento delle lezioni con frequenti ricerche, che ciascuno di noi ha caricato come contributi personali valutati dagli insegnanti, e di poter rivedere tutti gli argomenti studiati nel corso dell’anno scolastico.

Come le tecnologie hanno cambiato nella tua scuola la lezione tradizionale?L’uso degli strumenti tecnologici nella mia scuola ha reso le lezioni meno noiose,infatti con l’utilizzo costante della L.I.M. abbiamo seguito con maggiore interesse le spiegazioni degli insegnanti e abbiamo compreso meglio gli argomenti propo-sti grazie alla proiezione di avvincenti filmati e abbiamo fatto spesso dei giochi interattivi,specialmente di matematica e di grammatica. Inoltre con l’ausilio delle nuove tecnologie abbiamo potuto realizzare, nell’ambito del progetto eTwin-ning , un gemellaggio con una scuola finlandese che ci ha consentito di imparare l’inglese usandolo come reale mezzo di comunicazione,di compiere una sorta di viaggio virtuale in Finlandia e di conoscere usi e abitudini di vita diverse dalle nostre. L’I Pad ci ha consentito anche di lavorare in classe in piccoli gruppi aiutandoci a socializzare e a collaborare tra di noi e ci ha evitato di appesantire i nostri zaini con i libri.

la PaRola a due studenti

43TuTToSCuoLA n. 534

SpecialeTECNOLOGIE

Rispetto ad altre aree territo-riali italiane e nel confronto con le nazioni europee più avanza-te dove possiamo posizionare il sistema scolastico siciliano ri-spetto alla diffusione e l’uso di tecnologie?

Le scuole siciliane hanno bene-ficiato nell’ultimo quinquennio di interventi diversificati e continui per la diffusione delle TIC nella didattica sia attraverso l’acces-so ad azioni e finanziamenti del MIUR che nel 2008 ha avviato il piano “Scuola digitale”, che me-diante la partecipazione ai bandi delle azioni sostenute dal Fondo Sociale Europeo e dirette alle co-siddette “Regioni obiettivo”. Que-sti interventi hanno permesso di incrementare significativamente le dotazioni delle scuole e le com-petenze dei docenti siciliani. A li-vello nazionale la Sicilia è la terza regione per numero di LIM acqui-site con il piano “LIM in classe” con 3545 lavagne interattive che , nello spirito del piano “Scuola di-gitale”, sono divenute strumento quotidiano per l’attività didatti-ca di migliaia di studenti. Basti pensare che solamente il piano di diffusione delle LIM, ha raggiun-to 77.990 studenti e impegnato in attività di formazione in servizio ben 8464 docenti (Scuola Prima-ria 1.298 LIM, 28.556 studenti e 1.789 docenti; scuola secondaria di I grado rispettivamente 1.727, 37.994, 5.706; scuola secondaria di II grado, 520, 11.440 e 969).

L’altro progetto inerente le nuo-ve tecnologie e fortemente voluto dal Ministero, denominato Cl@ssi 2.0 , ha visto il coinvolgimento di 34 classi di eccellenza (10 di primaria, 12 di secondaria di I grado e 12 di II grado) con 730

studenti e 240 docenti; fra queste istituzioni scolastiche troviamo la secondaria di I grado “Rosso di San Secondo” di Caltanissetta che è stata selezionata per la parteci-pazione al progetto di eccellenza “Scuola 2.0”

Quale il rapporto studenti e dispositivi digitali? In quali di-scipline l’uso più frequente delle tecnologie?

Ritengo che la rivoluzione digi-

tale che si chiede alla scuola, non si debba ridurre - come tutti ormai hanno compreso - nel sostituire il cartaceo con il multimediale in una pura e semplice replica delle lezioni frontali di tipo trasmissivo, ma nell’ esplorare metodologie di-dattiche e potenzialità che riguar-dino tutti gli aspetti dei processi di insegnamento/apprendimento.

Penso alla grande opportunità di costruire forum e comunità di rete che, in orario pomeridiano, permettano di continuare il lavoro svolto in classe su piattaforme che consentano la condivisione dello

svolgimento dei lavori assegnati per casa o della preparazione del-le lezioni.

Penso anche a tutte le forme alternative alla documentazione cartacea che permettono non solo un risparmio sui costi, ma anche una progressione ed una evoluzio-ne continua nell’aggiornamento e nell’innovazione dei materiali di-dattici, come è il caso del progetto “book in progress”, ideato dall’I-TIS “Majorana” di Brindisi e che

vede la partecipazione di quat-tro scuole siciliane fra le quali il “Rosso di San Secondo”

I nuovi prodotti multimediali permettono, quindi, lo sviluppo di comunità di pratica in forme e con una diffusione che non era mi-nimamente pensabile sino a pochi anni addietro.

Tuttavia mi sento di dover dare un’ avvertenza sull’uso responsa-bile della Rete come fonte di infor-mazioni. Troppo spesso si è indotti a ritenere veritiero ciò che non lo è per assoluta carenza di presuppo-sti scientifici e per autorevolezza

La Sicilia terza regione per le LIM

Intervista a Maria Luisa Altomonte, Direttore Generale Ufficio Scolastico Regionale della Sicilia

L a d o t t s s a M a r i a L u i s a Al tomonte ,d i re t tore generale dell’USR per la Sicilia dal 1° Ago-sto 2011 vanta una lunga esperienza nell’amministrazione scolastica in diversi uffici del centro-nord (Ver-celli, Reggio Emilia, Bologna). Il suo impegno professionale è volto a ga-rantire il supporto necessario ai processi di cambiamento, a dare significatività all’operare delle scuole e degli uffici per trasformare nel più breve tempo possibile gli spazi di apprendimento

44 TuTToscuolA n. 534

SpecialeTE

cNol

oGIE

risultati di apprendimento degli studenti?

Indubbiamente è in atto una modificazione epocale delle me-todologie di insegnamento/appren-dimento anche se gli studi sulle ricadute nell’incremento dei livelli di apprendimento sono molto re-centi; occorre anche considerare che gli strumenti digitali e le rela-tive applicazioni sono in continuo e direi impetuoso divenire. Siamo passati dai computer da tavolo, al-le postazioni mobili, ai notebook, ai netbook, agli e-book per giun-gere agli Ipad. Ognuno di questi passaggi tecnologici, se da un lato ha avuto ed ha come protagonisti le menti flessibili e naturalmente “predisposte” dei nativi digitali, dall’altro - occorre non dimen-ticarlo - deve essere gestito da docenti mediatori didattici, la cui maggioranza, in Italia, si attesta in una fascia d’età compresa fra i 50 e i 60 anni e cioè quanto di più lon-tano dall’anagrafica del “nativo di-gitale”. Si tratta quindi di processi lenti, nei quali è più facile ed im-mediato incrementare le dotazioni di hardware delle scuole che non sollecitare la passione per l’inno-vazione nei nostri insegnanti.

anche all’attenzione dei lettori di questa rivista all’interno del Dos-sier sulla scuola siciliana presenta-to nel numero di gennaio.

Quali fattori ad oggi hanno contribuito alla diffusione nelle scuole siciliane delle tecnologie?

Oltre alle azioni di diffusione delle nuove tecnologie che ho già illustrato, i finanziamenti del FSE PON e POR per circa 70 milio-ni negli anni 2010 e 2011, hanno permesso di incrementare le do-tazioni tecnologiche e i laboratori multimediali per le scuole siciliane dei diversi gradi e di acquisire la-boratori e strumenti per l’appren-dimento delle competenze di base nelle istituzioni scolastiche. Men-tre il PON ha messo a disposizione delle scuole siciliane nel 2012 ben 9.185.824 euro per la realizzazione di ambienti dedicati per facilitare e promuovere la formazione per-manente dei docenti attraverso l’arricchimento delle dotazioni tecnologiche e scientifiche e per la ricerca didattica.

A suo avviso le tecnologie hanno migliorato la qualità del-le scuole, dell’insegnamento e i

stessa delle fonti. La questione del web search è fondamentale per in-dirizzare gli studenti ad orientarsi nella mole smisurata di informa-zioni che offre la Rete con un si-stema di web questions che se non viene opportunamente guidato, si rivela un formidabile boomerang anche nella ricerca delle informa-zioni più semplici. Bisogna cioè insegnare ai nostri studenti un uso responsabile e attento delle infi-nite risorse che internet mette a disposizione sulla via, non sempre lineare, della conoscenza.

Per rispondere alla seconda par-te della sua domanda, da quanto mi risulta, l’utilizzo delle TIC nel-la didattica è un processo diffuso e “democratico” interessa tutte le discipline e non come si potrebbe pensare unicamente quelle tecni-co-scientifiche. Software, prodotti multimediali e applicazioni sono disponibili e vengono quotidia-namente utilizzati per l’italiano, la matematica, la tecnologia o la storia;assai vivace è la diffusione di buone pratiche “autoprodotte” da gruppi di docenti, come ad esempio l’esperienza “Navi nella Rete “ della scuola di Marettimo (TP) che di recente è stata posta

Ogni persona ha un valore infi nito, a tutte le età, nelle più diverse condizioni. Un valore che si scopre attraverso rapporti e legami e si esprime in un preciso contesto. Nelle residenze universitarie Camplus, tutti gli aspetti della vita quotidiana, dallo studio allo svago, sono occasioni concrete per scoprire se stessi coltivando il proprio talento, come capacità unica di portare un contributo fruttuoso per il benessere e il futuro dell’intera società. A Bologna, Milano, Torino e Catania Camplus nasce dal bisogno degli studenti universitari di abitare ambienti belli ed accoglienti, funzionali alla gestione della quotidianità, ma, allo stesso tempo, luoghi di vita che favoriscano lo sviluppo di legami solidi per accompagnare la crescita verso la vita adulta. Camplus ha creato un nuovo concetto di residenzialità condivisa, in cui lo spazio è al servizio della persona e delle relazioni. Non solo un posto letto confortevole e la propria stanza per studiare e rilassarsi, ma spazi all’avanguardia per le diverse fasi della giornata: mensa per i pasti, aule per lo studio, palestra per lo svago, ingressi e zone relax, luoghi in rete da condividere, costantemente aperti ad un incontro culturale, architettonico e sociale con il territorio circostante. Grazie alle sue strutture Camplus offre agli studenti un’esperienza quotidiana da vivere insieme, affi nché nel rapporto con altri volti, in una comunità reale costituita da studenti e team Camplus, l’originalità di ciascuno possa esplodere in un progetto di vita, presente e futuro, che ha più forza e più gusto perché condiviso. Camplus parte dalla realtà di ogni studente, dalle sue attitudini e dalle sue domande, incoraggiando la nascita di iniziative e attività interne alla community o rivolte a tutta la città, momenti in cui la conoscenza è un valore condiviso anche nel tempo libero, e gli incontri sono momenti privilegiati di scoperta del mondo, per mettere a fuoco passioni e interessi. Tanti i progetti educativi di qualità attraverso i quali Camplus sostiene il percorso universitario, non volendo sostituirsi alla formazione accademica, ma percorrere la stessa strada nella ricerca della verità per la crescita della persona. Camplus si prende cura dei suoi ragazzi, del luogo in cui abitano, delle loro attitudini e delle loro aspirazioni. È possibile così Camplus si prende cura dei suoi ragazzidelle loro attitudini e delle loro aspirazioni. È possibile così Camplus si prende cura dei suoi ragazzi, delle loro attitudini e delle loro aspirazioni. È possibile così

, del luogo in cui abitano, delle loro attitudini e delle loro aspirazioni. È possibile così

del luogo in cui abitano,

educare gli studenti ad un impegno profi cuo per una crescita reale, invitandoli a prendersi cura, a loro volta, del proprio futuro. Grazie all’aiuto del team Camplus, gli studenti imparano un approccio effi cace alla professione, diventando adulti di valore, in grado di costruire percorsi innovativi per imprese e organizzazioni e di portare contributi positivi e a lungo termine nel mondo del lavoro e della ricerca.

Il Ca

mpl

us “

Bono

nia”

, nel

qua

rtie

re S

an V

itale

di B

olog

na

[email protected]

Residenzeuniversitarie

Ceur 533.indd 7 03/09/13 15.15

46 TuTToSCuoLA n. 534

Direttore Responsabile Giovanni VinciguerraComitato Scientifico

Giorgio Allulli - Dario Antiseri Antonio Augenti - Sebastiano Bagnara Giuseppe Costa - Gaetano Domenici

Paola Gallegati - Silvano TagliagambeCoordinatore Comitato Scientifico

Alfonso Rubinacci Segretario del Comitato

Paola GallegatiRedazione

Maurizio Amoroso Sergio Govi

Orazio NiceforoSped. Abb. Post. D.L. 353/2003

(conv. in L. 27/02/2004 N. 46) art. 1, comma 1 DCB Roma

Registrazione del Tribunale di Roma n. 15857 del 7-4-1975

Direzione, redazione, amministrazione TUTTOSCUOLA

Via della Scrofa, 39 - 00186 Roma tel. 06.68307851 - fax 06.68802728

http://www.tuttoscuola.com e-mail: [email protected]

Editrice Srl “EDITORIALE TUTTOSCUOLA” Via della Scrofa 39 - 00186 Roma

Progetto grafico Massimo Cerasi

Impaginazione Emilmarc srl

Stampa Grafiche Mazzucchelli S.p.A. Via Cà Bertoncina, 37/39/41

24068 Seriate (Bg) Tel. +39 035 29 21 300 www.mazzucchelli.it

Gli articoli possono essere parzialmente riprodotti

purché venga citata la fonte

Una copia arretrata 6 euro

I manoscritti e le fotografie anche non pubblicati non verranno restituiti

Questo numero è stato chiuso in tipografia il 26-8-2013

PeR Le InSeRzIOnI PUbbLICITARIe

COnTATTARe DIReTTAmenTeI nOSTRI UffICI

PeR AbbOnARSICOnTATTARe

I nOSTRI UffICI

ANNO XXXVIII - N. 534 - Settembre 2013 meNSILe - eUrO 3,50

numero 534

Settembre 2013

Post

e It

alia

ne S

pa -

Sped

. Abb

. Pos

t. D.

L. 3

53/2

003

(con

v. in

L. 2

7/02

/200

4 n.

46)

art

. 1, c

omm

a 1,

DCB

Rom

a

TuTToSCuoLA

SCuoLAPeRTA

TuTToSCuoLAMENSILE PER INSEGN A NT I GEN I T OR I E ST UDENT I FONDAT O DA A LFREDO V INC IGUERR A

SE T TEMbRE 2013 - NUMERO 534 - A NNO x x x V I I I - EURO 3 ,50

Più servizi per le famiglie, più risorse per la scuola

BACK To SCHooL3 SeI IDee PeR RILANCIARe

LA SCuoLA e CoNTRIBuIRe ALLA CReSCITA DeL PAeSe

4 oTTIMIZZARe L’uTILIZZo DeLLe STRuTTuRe SCoLASTICHe

8 LoTTA SeNZA QueRTIeRe AGLI ABBANDoNI SCoLASTICI

8 LIBeRARe e PReMIARe Le eNeRGIe DeGLI INSeGNANTI

12 PIu’ AuToNoMIA, MAGGIoRI CoNTRoLLI e VALuTAZIoNe DI SISTeMA

15 INDIVIDuAZIoNe CHIRuRGICA DeGLI SPReCHI e DeLLe DISeCoNoMIe

16 DIGITALIZZAZIoNe DeLLe SCuoLe (PeR TuTTI)

19 TuTTI A SCuoLA: CeRIMoNIA DI APeRTuRA ANNo SCoLASTICo 2013-2014

20 NoN C’e’ SPAZIo PeR SoGNIdi Alfonso Rubinacci PoLITICA SCoLASTICA

23 MA I BuoNI DIRIGeNTI SCoLASTICI PoSSoNo FARe LA DIFFeReNZA?di Andrea Gavosto

24 FoRMAZIoNe INSeGNANTI, GeNeRAZIoNe WeB LoMBARDIA

DoSSIeR TeCNoLoGIea cura di Alfonso Rubinacci

27 eSPeRIeNZe A CoNFRoNTo, RISuLTATI e NoTAZIoNI

28 uNA eSPeRIeNZA PoSITIVA

32 ALLA PoRTATA DI TuTTI I DoCeNTIdi Paola Torre

34 LA PARoLA AGLI STuDeNTI

35 I GeNIToRI e LA TeCNoLoGIA

36 SI MIGLIoRA IL FARe SCuoLA

39 uN SAPeRe MoLTo PIu’ VASTo

41 MA SeRVoNo DIDATTICHe NuoVedi Paola Torre

43 LA SICILIA TeRZA ReGIoNe PeR Le LIM

47 QuALI PRoVe INVALSI PeR IL SISTeMA NAZIoNALe DI VALuTAZIoNe?di Giorgio Allulli

49 uNA oPPoRTuNITA’ PeR I GIoVANIdi Maurizio Drezzadore GITe SCoLASTICHe

53 uN INIZIo D’ANNo CoN MILLe SPeRANZedi Ma. Am.

oBIeTTIVo DoCeNTe

62 TAVoLo o CoNSuLTA L’IMPoRTANTe e’ PARTeCIPARedi Rita Manzani Di Goro

SPoRT e DISABILITA’

64 SoTTo e SoPRA L’ACQuA

66 AFFIDIAMo ALL’euRoPA uN RuoLo PoLITICo PeR LA FoRMAZIoNedi Antonio Augenti

47TuTToSCuoLA n. 534

Politica scolastica

La pubblicazione del rappor-to Invalsi sui risultati delle prove di apprendimento di-

stribuite nel mese maggio 2013, al di là dei risultati di merito, che non mostrano grandi no-vità r iguardo alle prestazioni della scuola italiana, stimola al-cune considerazioni di carattere metodologico.

I n na n z i t u t to va d a to a t t o a l l’I nva l s i del la celerità con cui dà conto dei r isulta-ti e degli indubbi progressi realizzati per quanto riguar-da la metodologia di predisposizione, somministrazione e correzione delle prove, rispetto alle numerose incertez-ze metodologiche che si erano regi-s t ra te nel la fase di avvio di questa attività.

Tuttavia è oppor-tuno r ipensare le modalità di som-minist razione ed utilizzo delle prove di apprendimento, anche tenendo pre-sente la promulgazione del Re-golamento sul sistema nazionale di valutazione, che modifica no-tevolmente il contesto nel quale avvengono tali rilevazioni.

Attualmente le prove Invalsi sono somministrate ogni anno in Italiano e matematica:- a l l a f i n e d e l l a s e c o n d a

elementare- a l l a f i n e d e l l a q u i n t a

elementare- alla fine della prima media

- al la f ine del la terza media (durante gli esami di licenza media)

- alla fine della seconda secon-daria superiore

Queste rilevazioni permetto-no di avere ogni anno il quadro

del livello degli apprendimenti a livello nazionale e regionale, e di fornire alle scuole i dati rela-tivi ai livelli degli apprendimenti dei loro alunni, opportunamen-te trattati per prendere in con-siderazione il peso dello status socioeconomico familiare (che inf luisce sui risultati scolastici) e del cheating, ovvero dell’aiu-tino concesso dai docenti ai loro alunni, ammettendo copiature se non suggerendo addirittura le

risposte. In totale vengono pre-disposti, elaborati ed analizza-ti ogni anno 10 test, che sono somministrati su base nazionale, organizzando vasti campioni di controllo, che richiedono l’invio di osservatori esterni. Si tratta di uno sforzo molto rilevante sotto l’aspetto progettuale ed organiz-zativo, che però andrebbe riconsi-derato alla luce delle disposizioni

del Regolamen-t o e del le i n -d ic a z io n i che p r o v e n g o n o d a l l e s t e s s e rilevazioni:

innanzitutto la per iodicità an-nuale: i risultati a livello nazio-nale sono piut-tosto ripetitivi, non potendosi aspettare ovvia-m e n t e g r a n d i cambiamenti da un anno all’al-t r o; h a s e n s o sottoporre a ri-levazione tut t i gli anni 5 clas-si? Non sareb-be su f f ic iente int rodur re una

periodicità almeno biennale del-le rilevazioni (fatta eccezione ovviamente per la prova degli esami di licenza media)? Il re-spiro più lungo delle rilevazioni consentirebbe di avere tempi più distesi per la preparazione del-le prove; i docenti che volesse-ro utilizzare le prove negli anni “bianchi” potrebbero far riferi-mento a quelle degli anni pre-cedenti, attualmente disponibili sul sito Invalsi (che andrebbero

Quali prove Invalsi per il Sistema nazionale di Valutazione?

di Giorgio Allulli

48 TuTToSCuoLA n. 534

Politica scolastica

oscurate e resi disponibili solo alle scuole).

In secondo luogo le classi sot-toposte a rilevazione: ha poco senso sottoporre a test la prima media, un anno dopo il test con-dotto sulle quinte elementari. L’Invalsi propone di concentrare le due rilevazioni in una sola, effettuata in fase di avvio della scuola media, ma forse meglio sarebbe concentrarsi sulla classe terminale del ciclo elementare; i docenti della scuola media po-trebbero utilizzare questi risul-tati come prova d’ingresso degli alunni del nuovo ciclo.

Terzo, il rapporto si sofferma, com’è giusto, sui r isultati del campione di controllo. Sarebbe però interessante ricevere anche delle informazioni sui risultati delle classi non controllate, per-ché la differenza tra i due valori, quello del campione statistico e quello dell’universo delle scuole, ci darebbe la misura dell’affida-bilità dei risultati del test nel-la generalità delle scuole, dove non esiste controllo esterno. Si tratta di un’informazione molto importante, anche perché i risul-tati dei test saranno ovviamente alla base dei rapporti di autova-lutazione che le scuole saranno tenute a predisporre in base al regolamento del SNV, ed è ne-cessario sapere fino a che punto tali rapporti si baseranno su dati affidabili.

Quar to, manca ancora chia-rezza sulla questione del valore aggiunto: si stanno inserendo delle prove di ancoraggio (ovve-ro quesiti che si ripetono da una prova all’altra), ma ritengo che la misura di valore aggiunto più affidabile continui ad essere la posizione relativa dell’alunno e della classe rispetto al contesto nazionale e locale (al netto dello status socioeconomico); semmai le prove di ancoraggio, ripetute per lo stesso livello scolastico, potranno essere molto utili per

verificare progressi (o regressi) a livello di sistema da una rile-vazione all’altra.

Inf ine la preparazione delle prove da somministrare durante gli esami di licenza media e la quinta classe di scuola secon-daria (queste ultime in fase di introduzione): ferma restando l’importanza e l’utilità di que-ste prove per r iequi l ibrare i criteri di assegnazione dei voti d’esame, oggi fortemente diffe-renziati tra scuola e scuola, ed in par ticolare t ra Nord e Sud del Paese, come dimostrano le

indagini internazionali, e dun-que per restituire credibilità agli esami finali dei cicli scolastici, è assolutamente indispensabile che il loro livello di difficoltà, dato il peso che rivestono nella carriera scolastica degli alunni, sia at tentamente allineato t ra un anno e l’altro, per non creare vantaggi o svantaggi per le di-verse generazioni di alunni; da alcune osservazioni effettuate risulta invece che questa indi-spensabile precauzione non sem-pre in passato è stata perseguita a sufficienza.

49TuTToSCuoLA n. 534

Politica scolastica

La scarsa propensione a fare un monitoraggio delle politiche per il mercato del lavoro, in ragione

della quale in Italia si sono assunte nell’ultimo ventennio numerose ini-ziative legislative senza riscontrarne l’efficacia, pone oggi gli osservato-ri in un atteggiamento di cautela di fronte alle numerose proposte che l’agenda governativa di contrasto al-la disoccupazione giovanile sta pro-ponendo. Si deve tuttavia partire dal convincimento che nella inefficienza dei servizi per il lavoro si annida un pezzo di disoccupazione dei giovani che poi diventa cospicua se sommata alle disfunzioni del sistema scola-stico e che pertanto su questi temi non ci si può esimere dall’assumere nuovi provvedimenti.

Come è ben noto sul versante delle politiche attive non ci si può attende-re miracoli poiché la leva principale che può generare nuova occupazione dipende direttamente dai processi macroeconomici; è in stretta relazio-ne quindi con il rilancio dell’econo-mia e con i meccanismi di crescita del paese. Effetti che derivano dalle politiche di bilancio e di investimen-to pubblico. Quel che ci si aspetta pertanto è una azione di Governo che incidendo con immediatezza sulla maggiore emergenza del mo-mento, riguardante la disoccupazio-ne giovanile, sia attenta a riformare le leve di governo del mercato del lavoro. Come, infatti, non ricono-scere che su collocamento, forma-zione professionale, apprendistato in questi ultimi decenni il paese ha profondamente differenziato le sue performance tra Nord e Sud e tra le

Regioni? È sicuramente giunta l’ora di ridare unitarietà alle politiche at-tive con più energiche iniziative che possano consentire una più uniforme garanzia di trattamento e di tutela per tutti i giovani a qualsiasi territo-rio appartengano.

Emblematica a questo proposito la legge 196 del ’97. Nessuno può dubitare che aver posto fine al col-locamento statale, aver decentrato a Regioni e Province il compito del governo del mercato del lavoro, aver aperto ad agenzie private l’ambito di servizio per l’intermediazione e per il lavoro interinale, come fece op-portunamente Tiziano Treu durante la guida del Ministero del Lavoro, sia stata una buona riforma. Ma che ne è di tanto sforzo riformatore a quin-dici anni di distanza? Meno del 10 per cento dei rapporti di lavoro sono intermediati dai servizi, siano essi privati che pubblici. Questi ultimi poi non superano il 3 per cento di av-vii al lavoro. Potremmo continuare citando le parti inapplicate della ri-forma Biagi ed arrivare fino ai giorni nostri. A riprova che gli ostacoli nel nostro paese non si riscontrano sola-mente nelle resistenze conservatrici al rinnovamento del mercato del la-voro, ma, complice una burocrazia ormai soffocante, si finisce per non dare attuazione anche a quel poco di riforme che siamo riusciti a fare.

Il nodo di fondo pertanto è la man-canza di governo del mercato del lavoro in particolare su quei fronti che sono cruciali per l’occupazione

giovanile. Da un lato mancano stra-tegie per dar stimolo alla domanda di nuove attività nell’ambito del sistema produttivo, dall’altro non si incentiva la formazione nel produrre le cor-rispondenti competenze supportan-do in modo adeguato la transizione scuola-lavoro.

Questo nodo irrisolto sul governo del mercato del lavoro è frutto della stagione delle competenze concor-renti tra Stato e Regioni, avviata con la riforma costituzionale del 2001, che ha concorso non poco a rendere difficile la gestione delle riforme, ma ancor di più ha contribuito a con-solidare un clima politico visceral-mente contrappositivo nel quale chi si sedeva al governo delle istituzioni anziché dare concreta attuazione alle diverse stagioni di riforma ha eretto le barricate tra territori e Governo centrale. Non sorprende quindi che in questo clima abbiamo buttato via anni preziosi e ci troviamo a dover parlare di riforme con l’acqua al-la gola, dentro ad una crisi di una gravità senza precedenti nella storia unitaria.

E’ questa in fondo l’altra faccia del pericoloso declino a cui è espo-sta l’Italia, che evidenzia come la più impegnativa sfida che dobbiamo affrontare, impersonificata dalla glo-balizzazione e dall’accelerato svilup-po delle tecnologie della conoscenza, sia incommensurabilmente più grave quando investe un paese che non ha ancora saputo diventare sistema ed è ancora territorio di scorribande di interessi corporativi e di fazioni. La mancanza di una risposta fortemen-te unitaria del sistema Italia rende

uNA oPPoRTuNITà PeR I GIoVANI

Circolarità tra formazione e lavoro

di Maurizio Drezzadore*

50 TuTToSCuoLA n. 534

Politica scolastica

soddisfacenti risultati in termini di uniformità delle tutele e dei diritti, prima di tutto attraverso una dorsale informativa che favorisca l’intero-peratività delle banche dati centra-li e territoriali oggi esistenti, senza della quale ogni sforzo orientato a creare un sistema informativo nazio-nale dell’offerta e della domanda appare inesorabilmente destinato al fallimento. Nello sfondo del prov-vedimento legislativo appare quindi un intento lodevole volto a creare le premesse per un nuovo governo del

scorso anno. C’è in esso, infatti, l’in-tento di andare ad incidere su due direzioni fondamentali: riportare ad una regia nazionale le politiche del mercato del lavoro e promuovere processi di integrazione e di costru-zione di reti territoriali dalle quali ci si può ragionevolmente attendere una maggiore organicità capace di superare l’attuale frammentazione. E’ da augurarsi che non sia intac-cato il principio di sussidiarietà, sia quello istituzionale che quello so-ciale, ma che si possano conseguire

l’intero paese più ingessato e meno pronto a cambiare per crescere. Se-gno della forte inadeguatezza a inno-vare le istituzioni adeguandole ad un sistema economico e sociale che non è più nelle condizioni di arretratezza del dopoguerra.

Dentro a questo scenario risulta decisamente complesso porre le basi per una governance unitaria delle politiche attive, anche se nuovi ele-menti importanti sono presenti nel provvedimento di riforma del merca-to del lavoro varato nel giugno dello

L’eclissi del canoneC’è qualcosa che non convince nel dibattito sull’educazione occidentale. Per certi versi sembra che lo sviluppo dei sistemi scolastici costituisca un impegno prioritario per i responsabili politici dei diversi paesi, e che tale impegno trovi consenziente l’opinione pubblica. Lo sviluppo si gioverebbe, oltre che della sensibilità e dell’esperienza degli insegnanti, dell’apporto conoscitivo assicurato da un gran numero di ricercatori specializzati nei diversi settori della conoscenza educativa. Sembrerebbe, dunque, che esistano condizioni favorevoli per-ché alla crescita quantitativa, che ha caratterizzato lo svi-luppo culturale e la storia sociale degli ultimi secoli, segua un adeguamento qualitativo, conforme alle esigenze che si sono venute progressivamente manifestando e che è presu-mibile emergano in una prospettiva anche non lontana. Ma, d’altro canto, sono sempre più diffusi atteggiamenti critici. Ci si chiede quali siano gli effetti dell’educazione scolastica e se sia giustificato l’imponente impegno di risorse necessario per assicurare l’istruzione per un numero consistente di anni alla generalità di bambini e ragazzi.Negli ultimi decenni del Novecento si è affermata la convin-zione che il raggiungimento da parte dei sistemi educativi di traguardi apprezzabili potesse essere verificato attraverso la comparazione dei risultati di apprendimento conseguiti dagli allievi. Associando alla comparazione dei livelli di apprendi-mento l’analisi delle differenze che si riscontrano nei valori di alcuni indicatori di contorno (per esempio, il numero degli insegnanti o quello delle ore di lezione) si è ritenuto che fosse possibile stabilire quali fossero le scelte più adeguate a per-seguire intenti di qualità, orientando le decisioni politiche e rivedendo i modelli di funzionamento delle scuole.In un’attività complessa, com’è quella educativa, ogni apporto conoscitivo è utile, a condizione che si sia in grado di integrare

tale apporto con altri. È indubbio che le comparazioni abbia-no contribuito a porre in evidenza i punti di forza e quelli di debolezza dei singoli sistemi scolastici, almeno fino a quan-do i dati comparativi non sono stati assunti come principale criterio per formulare valutazioni (impropriamente definite di sistema, perché limitate alla considerazione di aspetti forma-li e per lo più ignare di quelli informali) sulla qualità dell’e-ducazione scolastica. Con gli anni, le valutazioni comparative hanno finito col prescindere dall’esplicitazione di un disegno culturale. Anzi, è avvenuto il contrario, e cioè che si affermas-se la necessità di compiere rilevazioni su aspetti generali delle competenze di base (la comprensione della lettura, la matema-tica e le scienze), prescindendo dagli aspetti specifici che iden-tificano nei singoli ambiti linguistici e culturali le attività di apprendimento. In altre parole, si è giunti a supporre capacità che prescindono dalle operazioni e dagli oggetti attraverso i quali sono acquisite. Dovremmo supporre, per esempio, una capacità di comprensione della lettura che prescinda dalla rilevanza che le letterature nazionali (o la storia, o il diritto, o l’arte, o l’organizzazione produttiva e via elencando) hanno avuto e hanno nel conferire significato ai testi. In altre parole, l’obiettivo più o meno consapevolmente e coerentemente perse-guito dalle politiche scolastiche di vari paesi industrializzati è diventato quello di migliorare la posizione nelle graduatorie internazionali. Non ci si chiede più quale sia il disegno educa-tivo che la scuola persegue, ma si ritiene importante figurare nelle posizioni elevate della graduatoria dei risultati o, quanto meno, di non scendere sotto il livello medio. In pratica, si con-siderano adeguati i risultati che non siano inferiori ad alcune soglie determinate empiricamente, anche se nessuno sarebbe in grado di affermare che quelle soglie corrispondano a profili educativi realmente apprezzabili. In breve, si è affermata una nozione dell’apprendimento sco-lastico indipendente dalla cultura attraverso la quale si tende

di Benedetto Vertecchi

51TuTToSCuoLA n. 534

Politica scolastica

ragione del quale l’intermediazione deve svolgersi con la supremazia dei servizi pubblici. Contesto questo che ha enormemente dilatato procedure e formalità burocratiche che hanno rappresentato un ulteriore ostacolo a rendere efficiente il mercato del la-voro. Ma anche l’ostacolo della per-sistente incertezza sulle competenze oggi in capo alle Province per la ge-stione dei CPI, senza che sia chiaro chi assorbirà questo compito al mo-mento dello scioglimento delle stes-se. Altri ostacoli sono rappresentati

Centri di ricerca. Reti che dovranno favorire un sostegno alla costruzio-ne, da parte di giovani, disoccupati e di lavoratori, di percorsi di appren-dimento formali, informali e non formali, individuando i fabbisogni di professionalità coerenti con lo sviluppo economico dei territori e garantendo la fruizione di servizi di orientamento lungo tutto il corso della vita.

Tutto questo trova nel suo percor-so attuativo molti ostacoli, tra cui uno tutto ideologico: il pregiudizio in

mercato del lavoro sostenuto da una visione di sistema.

In questo contesto si può svilup-pare una strategia vincente di inte-grazione dei servizi formativi e dei servizi per il lavoro capace di contra-stare il disallineamento tra la doman-da e l’offerta oggi esistente. Cosicché le reti territoriali, oltre a rinsaldare il legame tra istituzioni formative e servizi pubblici e privati per il la-voro, si potranno avvalere dell’ap-porto rilevante di imprese e Camere di commercio, nonché Università e

ad acquisire un determinato corredo di conoscenze. Si enfatiz-za l’importanza della capacità di comprendere il testo scritto, ma non ci si chiede perché, come e che cosa si proponga agli allievi di leggere. Si afferma la necessità che la razionalità matematica qualifichi il profilo degli allievi, ma si lascia che abitudini sociali indotte da pratiche consumiste prescindano dalla pratica effettiva di tale razionalità. Si esaltano le nuove conquiste della scienza, ma se ne banalizzano gli apporti o, peggio, si lascia spazio all’affermarsi di un pensiero magico, che elude le asperità della conoscenza richiamando categorie emozionali e suggestive.L’educazione dell’Occidente, che fin dal mondo antico ha svi-luppato proposte tese da un lato a promuovere la compren-sione dei repertori disponibili, e dall’altro all’acquisizione di nuova conoscenza, si trova ora di fronte ad un ribaltamento, per il quale si riconosce una assoluta priorità a categorie di per sé astratte. Non si capisce, infatti, che cosa sia la compren-sione senza che si indichi su che cosa tale capacità si debba esercitare. In realtà, se si analizzano gli aspetti metodologici e strumentali delle comparazioni che sono state all’origine del ribaltamento, si individua la presenza di una cultura non più rivolta a consentire il procedere di un disegno educativo, ma che accoglie, più o meno consapevolmente, istanze espres-se dal mondo della produzione. Tali istanze sono alla base di una globalizzazione educativa sempre meno sensibile ad una cultura non finalizzata. Quello che si afferma è il concetto dell’utilità a breve termine dell’apprendimento scolastico, ed è fin troppo evidente che tale utilità non può essere riconosciu-ta a quegli elementi culturali che possono segnare il profilo degli individui per il corso della vita, ma che non concorrono – se non in modi molto mediati – a qualificare la capacità di operare a fini produttivi.C’è da chiedersi che cosa resterà dell’educazione occidentale se il criterio dell’educazione dovesse continuare a essere la deculturalizzazione delle competenze. una ventina d’anni fa Allan Bloom (un filosofo e critico letterario dell’Università di Chicago) pubblicò un libro sul quale si sarebbe dovuto riflet-tere assai più di quanto non sia avvenuto. Si trattava di The

Western Canon: The Books and School of the Ages (New York, Harcourt Brace, 1994; trad. it. di F. Saba, Il Canone occiden-tale, Milano, Bompiani, 1996). Bloom intende l’occidente non come un riferimento geografico, ma come una rete immate-riale che collega le culture delle varie tradizioni linguistiche e letterarie. Secondo Bloom si può riconoscere una continuità di simboli, che costituisce il riferimento comune dell’educa-zione occidentale. omero è il padre dell’occidente perché sui poemi omerici si è sviluppata la capacità di comprensione di quanti hanno fruito di educazione formale, ma – si potrebbe aggiungere – anche di quanti non ne hanno fruito che di ri-flesso, per l’incidenza che i riferimenti culturali hanno avuto sulla sensibilità comune e sul modo di esprimerla attraverso il linguaggio. ovviamente, omero è solo agli inizi di un per-corso che, attraverso le culture del mondo antico, ha condotto al manifestarsi delle culture e delle lingue nazionali. Se ha un senso ritenere che l’europa non sia la semplice somma di un certo numero di sistemi economici e che il richiamo all’in-sieme dell’occidente non costituisca solo la rivendicazione del ruolo egemonico esercitato negli ultimi secoli, è perché la letteratura, la musica, le arti figurative, il pensiero filosofico e quello scientifico hanno rappresentato un sistema di valori condiviso.La rincorsa della categoria dell’utilità si è estesa, come non sarebbe potuto non essere, dalla proposta educativa rivolta a bambini e ragazzi ai requisiti richiesti nel profilo degli in-segnanti. Anche in questo caso si è operato un ribaltamento, per effetto del quale alla cultura si è sostituita una nozione della capacità di insegnare sempre più rarefatta, perché ri-volta a inseguire un’operatività mentale sempre più povera di riferimenti culturali. La crisi che l’educazione occidentale sta attraversando può essere contrastata a condizione di uscire dall’eclissi che impedisce di riconoscerne il canone: non si tratta di conservare gli elementi che nel corso dei secoli so-no stati presenti nel profilo delle élites sociali, ma di operare sui repertori del passato per dare solidità alle proposte per il futuro. E ciò vale per i bambini e i ragazzi come per i loro insegnanti.

52 TuTToSCuoLA n. 534

Politica scolastica

e nella salvaguardia dell’ambiente, nella produzione e nell’utilizzo delle nuove tecnologie della comunicazio-ne e dell’informazione. In Italia la scommessa è anche sulla crescita del manifatturiero, mentre dovrebbero riprendere a trainare le due filiere peculiari del turismo e della cultu-ra. Ma perché questi settori possano estendere la loro forza economica ed assicurare nuove prospettive oc-cupazionali per i giovani bisogna stimolarne la modernizzazione e l’innovazione.

Centrale verso questa strategia di creare nuova occupazione giovanile resta l’apprendistato. Sarebbe illu-sorio tuttavia pensare che bastino le misure economiche di agevolazione per rilanciare una tipologia contrat-tuale che negli ultimi dieci anni ha dimostrato pesanti limiti e ridondan-za di regolamentazione. Il successo dell’apprendistato sarà determinato dal concorso di molte componenti e primariamente dagli accordi con-trattuali che alleggeriscano il peso economico delle retribuzioni in rela-zione alla durata dei percorsi forma-tivi. La stessa Europa ce lo insegna. Nei paesi in cui l’apprendistato è un efficace canale formativo è anche un forte veicolo di inserimento la-vorativo dei giovani e l’investimento formativo viene valorizzato anche a scapito della prima retribuzione del giovane. Dove invece, Italia compre-sa, lo si è eccessivamente confinato alla dimensione di contratto di lavo-ro e se ne è sacrificata la dimensione formativa, l’istituto si inceppa e non favorisce più l’inserimento dei gio-vani al lavoro.

Infine, per tornare ai servizi, gio-verà ricordare che in Italia solo venti giovani su cento si rivolgono ai cen-tri per l’impiego, rispetto al cinquan-ta della Gran Bretagna e al settanta della Germania. Fra i laureati, la per-centuale italiana scende sotto il 10.

Una ragione in più perché i ser-vizi di placement siano efficace-mente insediati dentro le istituzioni formative.

*Presidente FORMA

mobilità. Come negli altri paesi an-che in Italia i giovani cambieranno posto nell’arco della loro vita lavora-tiva 12/15 volte e spesso questo cam-biamento non corrisponderà ad un avvicendamento nel medesimo set-tore, ma ad un cambio più struttura-le che richiama nuove competenze, conoscenze ed abilità. L’apprendi-mento permanente assume così ri-levanza e connotazioni significative e non può più essere confuso con la formazione continua che per sua stessa indole è rivolta a riqualificare lavoratori dipendenti che continuano ad operare nel medesimo contesto di impresa.

Non ha più senso pensare ad una scuola che prepari ad un solo lavoro, ma è sempre più necessario ripen-sare la formazione come un fatto ricorrente. Così gli attori della for-mazione non sono solo le istituzioni preposte, ma l’insieme variegato di ambienti che nel lavoro e nella vita sempre più assumono il significato di ambiti di apprendimento non for-male. Assistiamo già, ma sarà desti-nata a crescere, a quella circolarità tra formazione e lavoro che eviden-zia ruoli formativi multipli con la caduta di ogni rigidità di compiti, dove l’apprendimento sarà diffuso in una molteplicità di ambienti.

Nel prossimo decennio in Europa la nuova occupazione si svilupperà prevalentemente nei servizi sanitari e sociali, nelle energie rinnovabili

dalla scarsa dotazione strumentale e metodologica con cui si è lavorato fino ad oggi e spesso l’inadeguata preparazione delle risorse umane. Nonostante tutti questi limiti l’inte-grazione dei sistemi va perseguita con determinazione, ma soprattutto vanno concretamente sostenute le istituzioni scolastiche e formative che si vorranno cimentare con un nuovo protagonismo su tutta l’area dei servizi per il lavoro.

Bisognerà prendere atto che, data la frammentazione da cui si parte e gli scarsi risultati di quest’ultimo quindicennio, non è realistico mirare a riqualificare il sistema organizzan-dolo attorno al solo attore pubblico; molto più opportuno e utile sembra invece la promozione di nuovi spe-cialismi e la strutturazione di una gamma di nuovi servizi modulati su target specifici. In questa ottica la presa in carico dei giovani è più op-portuno avvenga ad opera delle stes-se istituzioni formative piuttosto che in altri sistemi e che lo sforzo rivolto a qualificare queste strutture vada sia nella direzione di riqualificare l’offerta formativa rendendola più coerente con il mercato del lavoro, sia nella direzione di insediare den-tro le istituzioni formative l’intera gamma dei servizi per il lavoro.

Come ormai ci segnalano le sta-tistiche dei paesi occidentali l’oriz-zonte lavorativo anche per i giovani italiani sta dentro una accentuata

53TuTToSCuoLA n. 534

Dossier Turismo scolastico

Che in tempi di crisi si tagli anche sulle gite scolastiche non deve sorprendere. Perché

non bisogna considerare solo le accresciute difficoltà economi-che di molte famiglie, ma occorre mettere nel calderone anche i gra-vosi tagli imposti alla scuola e in particolare a tutte le attività extra curricolari. Insomma un mix che avrebbe messo al tappeto chiun-que. E invece, in questa situazio-ne, i numeri del calo atteso e di

quello realmente registrato nella scorsa stagione non sono univoci. E c’è – in controtendenza - anche chi parla di aumento complessi-vo delle presenze, anche se con una capacità di spesa ridotta del singolo studente. Che vuol dire? Che si è optato, per esempio, per mete più vicine, che si è resta-ti preferibilmente in Italia, che

si sono fatte scelte diverse dagli anni passati e che sono stati privi-legiati parchi e fattorie didattiche piuttosto che più costose capitali europee.

Quello che invece lascia senza parole è un certo atteggiamento dei professori, che non solo sem-brano ancora manifestare un calo o addirittura una mancanza di vo-lontà di partecipazione, ma in pa-recchie occasioni hanno sfruttato il blocco delle gite scolastiche

Al fine di incentivare il turismo scolastico, naturalistico-cul-turale e sociale nel territorio silano, l’ente Parco Nazionale della Sila concede ogni anno un contributo economico pari al

90% delle spese di viaggio realmente sostenute a beneficio di Istituzi-oni Scolastiche, enti, Associazioni, Fondazioni e Cooperative, senza scopo di lucro. Si tratta di soggiorni o gite sociali organizzati nei periodi di bassa stagione: dicembre - maggio e settembre -novembre, da svolgersi presso strutture e/o consorzi di albergatori con sede nei Comuni del Parco Nazionale della Sila per la durata minima di 2 per-nottamenti.(per info sul bando www.parcosila.it/it/avvisi).

Programma di educazione ambientale e di incentivi al turismo scolastico,

per la terza età e per i diversamente abili nel Parco Nazionale della Sila

GITe SCoLASTICHeun inizio d’anno con mille speranze

Una crisi da combatteresoprattutto in classe

di Ma. Am.

54 TuTToSCuoLA n. 534

Turi

smo

scol

astic

o come forma di protesta contro i sacrifici imposti al mondo dell’i-struzione. Dimostrando, in que-sto modo, quanto meno poca lungimiranza e poca fantasia. Ma tant’è. Questo dimostra che c’è ancora da fare per riconoscere al viaggio d’istruzione quel ruo-lo fondamentale e insostituibile nel percorso educativo di uno stu-dente che esso realmente ha. Non solo perché completa la prepara-zione in classe, dando la possi-bilità di vedere da vicino quanto appreso sui libri, ma soprattutto perché costituisce un’occasione irripetibile per comprendere il si-gnificato più vero del viaggio, a prescindere dalla meta scelta e dagli specifici contenuti didattici proposti.

Va aggiunto che, in questa prospettiva, appare più che giu-stificata la richiesta al Governo di misure concrete che possano essere d›aiuto a scuole e fami-glie per tutelare e valorizzare il

Si apre nel cuore di Firenze uno sguardo dentro al genio di Leonardo da Vinci. Nei luoghi dei grandi del Cinquecento, Botticelli, Michelan-gelo, a due passi dai più importanti monumenti della cultura rina-

scimentale, uno scrigno custodisce esperienze preziose per chi voglia conoscere, imparare, vivere il più grande genio di tutti i tempi: Leonar-do da Vinci. La mostra permanente, svela al visitatore i grandi modelli delle macchine leonardiane, rigorosamente ricostruiti sulla base dei disegni dei codici ed offre un’esperienza reale del loro funzionamento e la più completa interattività con i loro meccanismi: un viaggio che va dall’intuizione geniale fino alla sua applicazione agli oggetti di oggi. Le sale sono state arricchite nel 2013 con un allestimento multimediale che rende l’esposizione molto più interessante e fruibile. Per queste ca-ratteristiche il Museo può diventare un importante luogo di incontro per gli appassionati di Leonardo e una base didattica unica nel suo genere per gli studenti di tutte le età.

Proponete ai vostri studenti una gita sorprendente, culturale e pedagogica nel cuore dei 33 et-

tari della rigogliosa vegetazione del Parc de la Villette.Visitate explorauna decina di mostre permanen-ti interattive vi aspettano per illustrarvi l’innovazione, la conquista dello spazio, la comprensione dell’universo, l’energia, la mobilità e i trasporti, la Terra e i satelliti, la matematica, i suoni… senza dimenticare le mostre temporanee della stagione 2013-2014 su economia, videogiochi, design o la voce. Continuate la vostra visita con un film spettacolare Al Planéta-rium, i film immersivi a 360° vi porteranno fino ai confini dell’universo. Alla Géode, le immagini mozzafiato IMAX® o 3D vengono proietta-te sullo schermo emisferico più grande d’europa! Cité des sciences et de l’industrie - 30, avenue Corentin-Cariou, 75019 Paris. Prenota-zione gruppi 0033.1.40.05.12.12 - [email protected] www.cite-sciences.fr

Alla Cité des sciences et de l’industrie potrete sperimentare le scienze

in modo del tutto nuovo!

LeoNARDo DA VINCI MuSeuM ACTIVITIeSIl museo delle grandi macchine interattive di Leonardo da Vinci

Leonardo da Vinci Museum ActivitiesVia dei Servi, 66/68R – 50122 FIReNZe

Info e Prenotazioni Gruppi – 055/282966 – [email protected] www.mostredileonardo.com

55TuTToSCuoLA n. 534

Dossier Turismo scolastico

viaggio di istruzione. E innanzi-tutto bisogna agevolare, anziché ostacolare, come spesso accade oggi, le gite scolastiche, moti-vando e incentivando i docenti, a cominciare dalla reintroduzione dell›indennità di missione e con lo sgravio di responsabilità.

Ma andiamo ai numeri. Secon-do Coldiretti il calo di partenze è stato attorno al 20 per cento. Col-diretti sottolinea che erano stati 930.000 gli studenti delle scuole superiori che nell’anno scolasti-co 2011/2012 avevano partecipato a una gita. In molti casi - con-tinua Coldiretti - sono gli stessi genitori a chiedere di eliminare le uscite extrascolastiche durante l’anno per contenere le spese, ma anche per evitare discriminazioni tra i ragazzi che non possono più permettersi di partecipare. Ma la vera scure - precisa Coldiretti – è rappresentata da una crescente indisponibilità dei docenti, che non si vedono più riconosciuta

Il Museo delle Cere, ispirato principalmente al periodo borbonico, si articola in varie sezioni riguardanti la storia e i personaggi che hanno dato lustro al Mezzogiorno d’Italia. Non si tratta di fare sem-

plicemente opera di conservazione bensì di offrire, a studiosi e non solo, un riferimento certo e affidabile per capire il nostro tempo. La prima sezione presenta i Re della Dinastia Borbone di Napoli, da Carlo fino a Francesco II con le rispettive consorti; le successive, invece, propongono un viaggio ideale nel tempo attraverso il mito, la storia, la “Questione meridionale”, il fenomeno del brigantaggio postunitario fino ad arriva-re ai tempi moderni con la presentazione di poeti (Salvatore di Giacomo), autori di teatro (Raffa-ele Viviani, eduardo De Filippo), che aprono la via agli uomini di spet-tacolo, con particolare riguardo al cinema. Troviamo, così, Totò, Vittorio De Sica e Mas-simo Troisi, che, con la loro “vis comica” han-no donato un pensoso sorriso agli spettatori di ogni età.

A Imperia, nella sede storica della Fratelli Carli, è aperto un mu-seo dedicato all’olivo e al suo frutto, considerato nei suoi aspetti storici, economi-

ci, botanici, colturali, tecnologici, commer-ciali, artistici e simbo-lici. Si scopre qui che la leggenda vuole che il primo olivo sia stato portato dalla dea Atena sull’Acropoli della città greca, o che elena e Cleopatra, per non parlare della dea Afrodite, dovevano parte della loro leggendaria bel-lezza ai cosmetici a base di olio d’oliva. Il Museo dell’olivo di Imperia, voluto dalla Famiglia Carli, raccoglie al suo interno alcune collezioni archeologiche private tra le più importanti d’Italia, oltre a documen-ti, libri antichi, strumenti agricoli, propri di tutte le grandi civiltà del Mediterraneo. Per le scolaresche ed i gruppi numerosi è necessaria la prenotazione. e’ prevista una breve lezione interattiva per imparare a conoscere ed apprezzare l’olio di oliva.Per info e prenotazioni: Tel. 0183295762 - [email protected] www.museodellolivo.com

Museo delle Cere

Museo dell’olivo

il tempio della musica rock si apre al mondo della scuola. anche per l’anno scolastico 2013/2014 gli hard Rock cafe italiani – localizzati a Roma, Firenze e Venezia – promuovono un originale progetto culturale dedicato a tutti i ragazzi delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado, arricchito da visite guidate, sessioni didattiche e in alcuni casi veri e propri “incontri speciali” con protagonisti del mondo della musica e del lavoro.

il rock, con tutte le sue implicazioni sociali e culturali, rappresenta da sempre un tema di grande interesse per gli adolescenti. l’obiettivo del progetto è quindi quello di favorire il loro naturale interesse, guidando i ragazzi verso un accostamento più equilibrato a questo genere musicale. nel contempo il progetto didattico di “school of hard Rock” va incontro ad un’esigenza particolarmente sentita nel mondo della scuola: la ricerca di momenti comuni che siano non solo formativi, ma anche originali, divertenti e aggreganti.

la prima parte degli incontri sarà interamente dedicata alla storia del marchio “hard Rock cafe” e al suo successo planetario: dagli esordi dei primi anni ’70 – quando Peter Morton e isaac tigrett scelsero di dedicare al rock il ristorante americano che si apprestavano ad inaugurare nel centro di londra – fino alle dimensioni attuali, con 164 locations in 54 paesi e con la più grande collezione di memorabilia: oltre 73.000 pezzi dal valore inestimabile, tutti legati alla storia del rock dagli anni ‘50 ai giorni nostri. Particolare attenzione verrà riservata ai valori sui quali hard Rock cafe ha posato le sue fondamenta e che ancora oggi guidano l’azienda. Valori riassunti nei quattro motti: “love all serve all”, “take time to be Kind”, “save the Planet” e “all is one”.

la seconda parte degli incontri permetterà invece di approfondire uno dei seguenti macro-argomenti*, che i docenti potranno scegliere in fase di prenotazione:

“Storia della Musica Rock”, dedicato agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, con possibilità di approfondimenti su singoli periodi;“Marketing” & “Marketing del Turismo”, dedicato agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado ad indirizzo tecnico;“Food & Beverage Management”, per gli studenti degli istituti alberghieri;“Be a Beatle”, per gli studenti delle scuole primarie.

*Presso Hard Rock Cafe Venezia il programma potrebbe avere un’organizzazione differente in accordo con il memo tour di questa sede.

il programma è completato da aneddoti sulla vita dei più celebri musicisti rock, da video musicali degli artisti e da giochi a squadre con premio finale personalizzato “hard Rock cafe”. Gli incontri, della durata di tre ore circa, si concluderanno tutti con un pranzo tipico della cucina americana a menu fisso. il pranzo è l’unico costo che verrà chiesto alle classi di sostenere.

il programma avrà luogo dal lunedì al venerdì e potrà essere svolto, su richiesta, anche in lingua inglese.

Gli “haRd RocK caFe” di RoMa, FiRenze e Venezia aPRono le PoRte aGli studenti italiani e PRoMuoVono un PRoGetto didattico oRiGinale e innoVatiVo

school of Hard rock

Per informazioni dettagliate sui programmi,

sul pranzo e sui prezzi, che possono variare

da locale a locale, rivolgersi a:

HARD ROCK CAFE ROMAdal lunedì al VeneRdì dalle 9.30 alle 18.00

Ilaria D’Alessio [email protected][email protected]. 06 4203051- tel. diretto 06 42030543 Fax 06 42030552

HARD ROCK CAFE FIRENZEdal lunedi’ al VeneRdi’ dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 18:00Gianna Cecchinato [email protected] tel. 055 277841 (ext 8122) - Fax 055 211186

HARD ROCK CAFE VENEZIAEnrico Ladisa [email protected]. 041 5220513Fax 041 5210486

58 TuTToSCuoLA n. 534

DossierTu

rism

o sc

olas

tico l’indennità di missione, nono-

stante debbano caricarsi di una pesante responsabilità, come di-mostrano i ripetuti e gravi episodi di cronaca.

Il risultato non è solo la dra-stica riduzione dei viaggi, ma - sostiene Coldiretti - anche un radicale cambiamento delle desti-nazioni, che privilegiano in misu-ra crescente le escursioni mordi e fuggi in giornata. Per tagliare i costi, nella stragrande maggio-ranza dei casi, si dice inoltre ad-dio alla pizzeria o al ristorante e si ritorna al pranzo al sacco, spes-so preparato direttamente dalla scuola o a casa dai genitori.

In questo contesto un vero boom si registra per il turismo ecologico ed ambientale, come dimostra il fatto che nei parchi e nelle aree protette il 20 per cento dei visitatori sono proprio i gio-vani in gita scolastica. La vera novità degli ultimi anni sono però le fattorie didattiche che si sono

Il Parco Naturalistico Archeolo-gico di Vulci si trova nel cuore della Maremma tosco-laziale,

nel comune di Montalto di Castro (VT). Da settembre a giugno il Par-co è la meta ideale di gite d’istru-zione giornaliere o di campi scuola di più giorni durante i quali i nostri ospiti, dai più piccini della Scuola dell’Infanzia agli studenti delle Superiori, sono impegnati in attività e la-boratori studiati per rispondere alle diverse esigenze degli studenti delle scuole di ogni ordine e grado. Dalle visite guidate agli scavi archeologici della città etrusco-romana, alla celebre Tomba François e al Museo Nazio-nale Archeologico del Castello della Badia ai laboratori di manipolazione, escursioni sensoriali e orienteering per osservare, analizzare e vivere la Natura; ed ancora archeologia sperimentale, ricette antiche, scavo simu-lato e laboratorio di restauro, perché la Storia è più divertente quando la si può “toccare con mano”! Per informazioni sulle attività didattiche e per le prenotazioni è possibile visitare il sito www.vulci.it , contattare il call center ai numeri 0766.879729 – 0766.89298 o inviare una mail a [email protected] Naturalistico Archeologico di Vulci – Montalto di Castro (VT)Aperto tutti i giorni; da ottobre a marzo 9,00-17,00; da aprile a settembre 10,00-18,00 - biglietteria: +39.0766.89298 - call center [email protected] - www.vulci.it

Ravenna è universalmente conosciuta come la città del Mosaico. essa custodisce degli straordinari monumenti dell’arte cri-stiana del V e del VI secolo, monumenti riconosciuti Patrimonio

dell’umanità per la ricchezza culturale e spirituale di cui essi sono testimonianza.L’Opera di Religione della Dioce-si di Ravenna Cervia valorizza e promuove i principali monumenti della città quali il Battistero Neo-niano, la Basilica di San Vitale, la Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, il Mausoleo di Galla Placidia, il Museo Arcivescovile al cui interno sono custoditi la splendida Cappella di Sant’Andrea, la cattedra d’a-vorio dell’Arcivescovo Massimiano, la croce argentea dell’Arcivescovo Agnello.Visitando il battistero, le basiliche, il mausoleo vari possono essere i percorsi da seguire, da quello storico che studia le vicende dell’Impero a quello artistico che riflette sul passaggio dall’arte romana all’arte bizantina, a quello iconografico simbolico che indaga le suggestive e profonde simbologie dei mosaici bizantini.Visitare Ravenna significa inoltre conoscere la storia non solo di una cit-tà, ma la storia di quell’impero di cui Ravenna è stata Capitale.

RAVeNNA

Parco Naturalistico Archeologico di VuLCI

59TuTToSCuoLA n. 534

Dossier Turismo scolastico

moltiplicate nelle campagne di-ventando le mete più gettonate delle gite, soprattutto da parte delle scuole primarie.

Più allarmata la Fiavet, secon-do la quale il crollo dei viaggi di istruzione è stato assai più grave, del 70 per cento, e mette a rischio fallimento 3000 imprese turisti-che. ‘’Il protrarsi del blocco delle attività extra curriculari - ha spie-gato Andrea Costanzo, membro della Giunta Fiavet Nazionale - utilizzato dai docenti come for-ma di protesta contro i tagli alla scuola, ha portato alla paralisi dei

un’uscita didattica a Gardaland SeA LIFe Aquarium rappresenta un’esperienza unica di apprendimento non convenzionale e una proposta di elevato valore didattico.

- Visite guidate a tema (dalla scuola dell’infanzia alla scuola seconda-ria di 2° grado)

- Laboratori (dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria di 1° grado)

- Approfondimenti interattivi (dalla scuola primaria alla scuola secon-daria di 2° grado)

L’elenco completo e il dettaglio delle attività, così come il catalogo Pro-getti didattici e viaggi d’istruzione 2013-2014, sono consultabili sul sito www.gardalandsealife.it (sezione Proposte Didattiche). Gli insegnanti hanno la possibilità di conoscere in anteprima la struttura e gli spazi dedicati alla didattica, prenotando una visita o iscrivendosi gratuita-mente a un open day (14 – 21 – 28 settembre), a un corso di aggiornamen-to (7 o 21 ottobre) o al convegno “Pimpa e la promozione della salute” (28 ottobre). Per informazioni e prenotazioni: Gardaland Resort Info Center - Tel. 045 6449777 - Fax 045 6401267e-mail [email protected] - web www.gardalandsealife.it

Gardaland SeA LIFe AquariumALLA SCoPeRTA DeI MARI

Il Museo Agusta viene inaugurato il 7 dicembre 2002 a Cascina Costa di Samarate in un edificio messo a disposizione dall’impresa Agu-staWestland, ma l’idea di costituire un luogo della memoria affonda

le sue radici nel lontano 29 Aprile 1977 e si identifica nell’esperienza del Gruppo Lavoratori Seniores Agusta (GLA). Il Museo raccoglie la sto-ria dell’impresa Agusta dal 1907 ad oggi. e’ suddiviso in due sezioni: una dedicata agli elicotteri: con modelli storici ed attuali, filmati ed un simulatore; la seconda è incentrata sulla parte motociclistica con gli originali delle moto Campioni del Mondo dal 1952 al 1974 e una signifi-cativa raccolta di tutta la produzione (1945-1977).Di notevole interesse la sezione dedicata alle trasmissioni principali degli elicotteri dall’AB47 alla trasmissione funzionante dell’eH101 all’interno della quale si può ammirare la precisione dei cinematismi meccanici che portano i 20.000 giri del motore ai 200 giri dell’albero rotante sul quale viene montato il mozzo rotore principale con l’assie-me pale.

Il Museo Agusta

60 TuTToSCuoLA n. 534

DossierTu

rism

o sc

olas

tico viaggi di istruzione. che hanno

subito un crollo del 70 per cen-to. Tutto questo sta mettendo a rischio le imprese specializzate nel settore. Il viaggio d’istruzio-ne rappresenta un importante momento di socializzazione e di arricchimento socio-culturale di tutti gli studenti di ordine e grado - ha aggiunto Costanzo – spesso costituisce la prima, a volte l’uni-ca, esperienza di viaggio all’este-ro. L’80 per cento di questi viaggi vengono da sempre effettuati in paesi Europei. E’ necessario per-ciò non negare questa opportunità ai nostri ragazzi e ancor di più riconoscere il ruolo educativo-didattico e il carico di responsabi-lità dei docenti accompagnatori”. Il turismo scolastico, con oltre diecimila addetti, ha un fatturato nazionale di 450 milioni di euro.

Secondo l’Osservator io del Touring, i dati del settore hanno registrato nel 2011-2012, prima del calo di quest’anno, una tenuta

Il Museo Tattile Statale omero, ospitato nelle settecentesche sale della Mole Vanvitelliana di Ancona, è un luogo unico in cui vivere un’esperienza didattica straordinaria. La collezione documenta

l’arte scultorea di tutti i tempi, dalle copie al vero della Grecia clas-sica, di Michelangelo e Canova alle sculture originali della sezione

contemporanea con De Chirico, Marini, Martini, Messina e molti altri. un Museo senza barriere, che promuove la fruizione multisensoriale all’arte attraverso visite bendate, animate e laboratori didattici accessibili alle persone con disabilità. Novità 2013/14 «L’Italia riciclata» di Mi-chelangelo Pistoletto e la mostra “Amaz-zonia: se tu fossi Indio”. Ingresso libero, costo attività 3 euro a persona esclusi docenti, disabili e accompagnatori. Per info www.museoomero.it.

“Un’ isola un continente” non e’ semplicemente uno slogan. La sardegna al centro del mediterraneo e’ stata oggetto di attenzioni fi n dall’antichita. Fenici, romani, genovesi, pisani, aragonesi piemontesi si sono avvicendati nell’isola lasciando tracce nella cultura e tradizioni popolari. I nuraghi, le domus de janas, i pozzi sacri, le numerose feste folkloristiche e i paesaggi mozzafi ato meritano la conoscenza di questa terra.

TOTEM TOURS SASVIA NAZIONALE 87 – 07021

CANNIGIONETEL. 078988259 FAX 078988153

[email protected]/ts1314.htm

Totem 534 (0,5 col).indd 1 17/09/13 10.27

61TuTToSCuoLA n. 534

Dossier Turismo scolastico

del viaggio di istruzione con il 24 per cento in più rispetto all’an-no precedente. 930.000 studenti delle scuole superiori di secon-do grado che hanno preso parte a una gita scolastica (equivalente a quasi il 50 per cento delle classi totali) su una domanda potenziale di 2,7 milioni di studenti, con un incremento del fatturato del set-tore di 270 mln di euro, rispetto ai 215 milioni dell’anno scolasti-co precedente (+25 per cento). Le destinazioni preferite dalle scuole superiori di secondo grado per le gite all’estero sono Praga, Bar-cellona e Berlino, seguite a pa-ri merito da Londra e Parigi. Le classi che invece hanno scelto di rimanere in Italia hanno mostrato di prediligere Roma, Firenze e Venezia, che torna al terzo posto dopo l’exploit di Torino nell’an-no scolastico 2010/2011, salita ai vertici della classifica sulla spin-ta dell’Anniversario dei 150 anni dell’Unita’ d’Italia.

Gita scolastica sulle montagne dove cent’an-ni fa scoppiò la Prima guerra mondiale. Laboratori didattici, visite guidate a mu-

sei, fortezze, castelli e trincee. Sistemazione in strutture specializzate nell’accoglienza degli studenti.In collaborazione con Trenitalia. 2 giorni/1 notte da € 68- una notte in pensione completa- percorso didattico al Museo Storico Italiano

della Guerra e visita alla Campana dei Caduti di Rovereto- visite guidate a Trento, al Forte Belvedere di Lavarone, al Sacrario

di Malga Zonta e a Base Tuono, o a Lusérn, l’isola linguistica tedesco – cimbra

- kit informativo3 giorni/2 notti da € 123Servizi aggiunti all’offerta base:- pranzo al sacco- itinerario alla scoperta delle trincee in Val di Gresta- visita guidata al Castello del Buonconsiglio di TrentoINFo e PReNoTAZIoNI: Tel. 0464 430363 – fax 0464 435528 [email protected] – www.visittrentino.it/grandeguerra

DALLA GueRRA ALLA PACeSoggiorni didattici in Trentino per il Centenario della Grande Guerra

Giacomo Puccini giunse a Torre del Lago nel 1891 e qui compose gran parte delle sue opere come La Bohème, Tosca, Madama Butterfly, La Fanciulla del West, La Rondine e il Trittico. Divenuta Museo dopo la

morte del Maestro, la casa conserva intatto l’aspetto originale. Nella Cap-pella sono custodite le spoglie mortali di Giacomo Puccini. Nel Museo è pos-sibile visitare lo studio con il pianoforte, i ritratti del compositore in varie epoche della sua vita, la maschera funebre proveniente da Bruxelles dove il musicista si spense nel 1924, la stanza della caccia con i fucili ed i trofei venatori e la veranda con i quadri degli amici pittori macchiaioli. Nel Museo è possibile ritrovare l’am-biente in cui viveva Giacomo Pucci-ni; nella stanze rimaste pressoché intatte si assapora l’atmosfera di questo luogo così unico, dove il Mae-stro trovava l’ispirazione per le sue melodie immortali. La Villa Museo Giacomo Puccini è aperta tutti i giorni, tranne il lunedì mattina, il mese di novembre e il 25 dicembre, con i seguenti orari:DICeMBRe-GeNNAIo: 10:00-12:40 & 14:00-17:20FeBBRAIo-MARZo: 10:00-12:40 & 14:30-17:50APRILe-oTToBRe: 10:00-12:40 & 15:00-18:20ultimo ingresso 40 minuti prima della chiusura. Visite ogni 40 minuti.INGRESSO: ADULTI € 7,00 - RAGAZZI da 7 a 13 anni (fino alla III me-dia) € 3,00 (per gli insegnanti in visita di istruzione è prevista la gra-tuità) - Gruppi di adulti min. 15 persone € 6,00 - Tel. e fax 0584 341445 email: [email protected] - www.giacomopuccini.it

Museo Villa PucciniTorre del Lago Puccini

62 TuTToSCuoLA n. 534

scuola e FaMiGlia

Forse pochi se ne sono accorti, ma con l’avvento del Cedolino unico e il pagamento diretto di stipendi e incentivi da parte del Tesoro, i genitori sono diven-

tati in un solo colpo i principali azionisti delle scuole. La cosa di per sé suscita ben poca preoccupazione: lungi dai tentativi di scalata che si temevano con la paventata apertura dei Consigli d’istituto agli esterni, è senz’altro rassicurante trovarsi ad avere a che fare con le famiglie, che - loro per prime - affidano alla scuola i loro beni più preziosi. E’ proprio la consapevolezza dell’importanza di ciò che c’è in gioco a motivare nuove forme di partecipazione: “Il gruppo di lavoro nasce dall’intuizione di riunire insieme tutti i Presidenti di Consiglio di istituto per mettere a fat-tor comune le esperienze e intervenire con competenza sulle questioni che riguardano la scuola” spiega Fausto Montanini, presidente della Consulta dei Presidenti di consiglio di istituto della provincia di Bergamo. ed è così che nel 2009/2010 i Presidenti di Modena e di Bolo-gna si mobilitano in merito al problema dei residui attivi che il Ministero tardava a versare alle scuole, anche su sollecitazione dello stesso personale scolastico. Nel 2012 a Bergamo la causa scatenante è invece la proposta di riforma degli organi collegiali (PdL 953), mentre a Trieste si costituisce ufficialmente il Coordinamento, già attivo dal 2007, “preso atto del comune intento di voler collabo-rare con i Dirigenti scolastici, con i docenti, con i col-laboratori scolastici e con le Istituzioni per una miglior qualità della scuola pubblica e dunque a favore dei bambini e dei ragazzi”. Le finalità sono quelle di svolgere un’azione di coordinamento tra i rappresentanti dei genitori; pro-muovere la cooperazione tra genitori e le altre componenti scolastiche; valo-rizzare il ruolo dei genitori eletti negli organi collegiali; favorire la raccolta e lo scambio di informazioni; collaborare con altre associazioni analoghe. Signi-ficativo il fatto che si resti aperti alla partecipazione degli altri genitori eletti e dei Presidenti decaduti che vogliano continuare a farne parte. Recentissimo

invece, nasce a Firenze nel giugno 2013 il Tavolo dei Pre-sidenti fiorentini e toscani sotto gli auspici della locale Associazione AGe.Ben presto i vari gruppi prendono consapevolezza che for-mazione e informazione sono la chiave di volta dell’intero sistema. ecco come Beppe Stefani, presidente del Coor-dinamento Provinciale dei Presidenti Consigli di Circolo d’Istituto e Comitati Genitori di Modena, racconta la loro storia: “Non esistendo una struttura a livello territoria-le che rappresentasse i genitori della scuola in quanto il Consiglio distrettuale era ormai venuto meno e il Forum istituito presso l’Ufficio scolastico provinciale (Fopags) all’epoca non era funzionante, i genitori decisero di invi-tare tutti i Presidenti dei Consigli di Circolo e d’Istituto e Comitati Genitori per discutere della situazione finan-ziaria delle scuole modenesi e in particolare dei ‘residui attivi’ e dei contributi volontari dei genitori”.A questo invito su 90 istituzioni scolastiche presenti nella Provincia di Modena risposero più di 40 scuole, un numero altissimo considerando che l’invito partiva da semplici genitori, che non avevano sulla carta titolo né autorità al-cuna. Iniziò così una serie di incontri con Ufficio scolasti-co provinciale, regionale e Ministero, fino a coinvolgere il Prefetto di Modena. “Tutta questa attività del Coordina-mento –prosegue Stefani- anche se non ha portato a risul-tati sul fronte rimborso residui attivi, ha innescato però alcune dinamiche virtuose collaterali molto interessanti e proficue. E’ iniziata una discussione approfondita sulla presenza dei genitori nel mondo della scuola, sulla legi-

slazione che disciplina tale presenza, sul ruolo svolto dalle Associazioni dei genitori, sui rapporti con l’istituzio-ne scuola (Dirigenti scolastici, Uffici scolastici, rappresentanze sindacali dei docenti) e sui rapporti con le isti-tuzioni locali (Assessorati all’istru-zione e Sindaci)”.Il Coordinamento ha messo così a fuoco alcuni punti fermi e delineato una strategia complessiva di azione:- nel mondo della scuola la sola prote-sta non basta- l’attività del coordinamento va rivolta soprattutto verso i genitori con un’opera costante, capillare e

Tavolo o consulta, l’importante è partecipare

di Rita Manzani Di Goro*

63TuTToSCuoLA n. 534

scuola e FaMiGlia

continua di informazione e formazione sul loro ruolo nella scuola - poiché l’ordinamento scolastico italiano riconosce uf-ficialmente come espressione associativa dei genitori le Associazioni del Fopags, il Coordinamento si prefigge di stringere rapporti di collaborazione con tali Associazioni per addivenire a un piano di azione comune sia verso l’isti-tuzione scuola che verso i genitori.Sono quindi stati realizzati corsi di formazione per geni-tori sul funzionamento degli organi collegiali e sui con-tributi volontari; sul Patto di corresponsabilità educativa insieme alle associazioni del Fopags e infine corsi di for-mazione sul bilancio scolastico. D’intesa con le associa-zioni del Fopags e con le altre associazioni genitori del territorio è nata poi l’iniziativa “Da genitore a genitore…” in favore delle scuole colpite dal terremoto che compren-de, accanto ad una raccolta fondi, una serie di progetti incentrati sul tema dell’educazione alla solidarietà.”Il Coordinamento –conclude Stefani- ha individuato nella corresponsabilità educativa il terreno fondamentale di incontro e di collaborazione tra le famiglie e la scuola. Il patto di corresponsabilità educativa (e le recenti linee gui-da sulla partecipazione dei genitori lo hanno riconferma-to) assegna alla scuola non solo il compito dell’istruzione ma anche quello della co-educazione delle nuove genera-zioni. Il genitore in questo nuovo contesto è chiamato a ri-coprire naturalmente un ruolo determinante e paritario, quello di co-educatore”.A Bergamo la Consulta nasce con il significativo slogan “Il Progetto più importante è il vostro: la Consulta è al vo-stro fianco per portarlo al successo”. La Consulta berga-masca si autodefinisce un gruppo di servizio in grado di offrire alle scuole del territorio una serie di opportunità e di modalità operative per meglio definire e realizzare i rispettivi PoF attraverso i Piani annuali con il metodo della Rendicontazione sociale. operativamente riscontra le esperienze, ne codifica il metodo e definisce un modello replicabile con relative istruzioni da restituire alle scuole che ne facciano richiesta. I tre ambiti di intervento su cui la Consulta può fornire servizi sono la formazione, la di-gitalizzazione e la raccolta fondi. L’anno 2013 si è finora caratterizzato principalmente per l’erogazione di corsi formativi rivolti a tutte le componenti della scuola. I pro-getti principali sono stati:- “Formazione alla Rappresentanza” rivolto agli studenti delle scuole superiori, che diventerà un corso formativo ‘itinerante’ (cioè a richiesta, scuola per scuola).- “Formazione al ruolo di Presidente del CdI” per appren-dere la metodologia corretta di gestione del ruolo. Questo corso si replicherà per tutti i nuovi Presidenti di volta in volta eletti al rinnovo dei Consigli di istituto.

- “Comprendere il Principio di Sussidiarietà” rivolto a tut-te le componenti della scuola, utile a fornire le motivazio-ni di base per spingere le persone a impegnarsi per il bene comune.“Nel periodo finale dell’anno 2013 –promette Montanini- oltre ai corsi formativi consolidati, orienteremo i nostri interventi e la maggior quantità di energie al supporto al-le scuole per l’argomento che più di ogni altro modificherà le strutture scolastiche e le loro modalità di erogazione dei servizi: gli obblighi di autovalutazione delle scuole (nuovo regolamento INVALSI). Ci si può chiedere come possiamo avere le competenze per realizzare tutto questo, ma il ‘trucco’ sta proprio nell’in-tuizione originale: mettendo assieme le esperienze si tro-vano le risposte e le forze per raggiungere ogni obiettivo. Nei gruppi di persone che gravitano attorno alla scuola esiste un patrimonio inestimabile di valori, competenze e professionalità che non sono né percepiti né valorizzati. La Consulta può trovare queste risorse (spesso tra i docen-ti), dare loro il valore che meritano e re-distribuire alla società servizi e benefici che diversamente vanno persi”.A Firenze l’iniziativa del Tavolo dei Presidenti è recentissi-ma, ma trae radici dall’ultradecennale impegno di Asso-ciazioni e Comitati di genitori. Per questo ci si è orientati da subito alla formazione: “Per collaborare con la scuo-la è fondamentale la consapevolezza dei ruoli –dichiara Bruno Lo Cicero, Presidente del Consiglio d’istituto di un comprensivo, che ha collaborato fattivamente con A.Ge. Firenze nell’avvio di questa iniziativa- poi occorrono com-petenze contabili e una presenza attiva nella definizione del Piano dell’offerta formativa”. A partire da settembre è previsto un laboratorio su organi collegiali e ruoli nel-la scuola in tre diverse zone della provincia, quindi a se-guire in gennaio un intervento su Programma annuale e contributo volontario dei genitori e in aprile un focus sul Piano dell’offerta formativa. In ogni incontro i genitori metteranno in pratica i contenuti teorici tramite attività laboratoriali, poi verranno assegnati i compiti a casa, consistenti nello stendere una breve presentazione di una situazione reale attinente al tema trattato, con le possibi-li strategie d’intervento da parte dei genitori. “Dopo numerosi anni di impegno all’interno della scuola, sia a titolo personale che attraverso l’Associazione e i Fo-rum provinciale e regionale, siamo sempre più convinti dell’importanza della formazione –commenta Claudio Borghesi, vicepresidente di AGe Firenze- Per questo ci sia-mo messi volentieri a disposizione, sia sotto l’aspetto or-ganizzativo sia quanto a materiali ed esperti. L’auspicio è che possa nascerne una nuova stagione di partecipazione dei genitori a scuola”.*Presidente Associazione Genitori A.Ge. Toscana

64 TuTToscuolA n. 534

Sport e Disabilità

“Sot to e sopra l’acqua” nasce da un’idea di col-laborazione tra la Canot-

tieri Armida e la UISP TORINO espressa durante il forum cittadino sullo sport e disabilità, tenutosi a Torino nell’ottobre 2012.

Il forum era stato fortemente vo-luto dall’Ass. allo Sport Stefano Gallo, in occasione della candi-datura di Torino a capitale Euro-pea dello Sport per il 2015, dove tutte le realtà che praticano sport paralimpici sul territorio della cit-tà si erano confrontate mediante

specifici tavoli di discussione. La Canottieri Armida e la UISP erano sedute allo stesso tavolo, assieme a Silvia Bruno, presidente del CIP PIEMONTE, e a Antonio Miletto membro della Giunta regionale del CIP PIEMONTE. L’acqua, comun denominatore del canottaggio e del nuoto, ha creato il feeling fra le due istituzioni, che si sono così candidate insieme nel novembre 2012 al bando CIP/MIUR per le scuole “LO SPORT PER TUTTI A SCUOLA”. Il bando promosso dal Ministero dell’Istruzione e dal CIP mirava a finanziare progetti di attività sportiva integrata, che

coinvolgessero tutti gli studenti.La Canottieri Armida e UISP

di Torino hanno proposto Sotto e Sopra l’Acqua, progetto di avvici-namento agli sport del nuoto e del canottaggio. Gli obiettivi metodo-logici del progetto sono l’attenzio-ne ad ogni diversità, la garanzia di pari opportunità di apprendimento e le piena inclusione nel contesto associativo di ogni gruppo e atti-vità. Paola Voltolina, membro del Consiglio Direttivo della UISP, dice “Senza tralasciare il grande piacere e benessere che l’elemento acqua offre ogni volta che ci tuf-fiamo sia in piscina sia al mare, il non avere paura dell’acqua è una condizione fondamentale per la si-curezza dell’essere umano” ed è un requisito indispensabile per il canottaggio, sia olimpico sia para-limpico, come ricordano Cristina Ansaldi e Francesca Grilli della Canottieri Armida. L’istituto sco-lastico coinvolto è stato la scuo-la secondaria di I grado NIEVO MATTEOTTI di Torino, la quale si distingue da numerosi anni nelle varie discipline sportive, grazie al-la attenzione della Dirigente Sco-lastica, Dr.ssa Capellino e dello staff insegnanti in toto.

La squadra di educatori della scuola crede nello sport come una disciplina educativa e formativa in-dispensabile per tutti gli studenti. I professori coinvolti direttamente sono stati quelli delle discipline

fisiche e di sostegno, tuttavia non ha risparmiato la partecipazione degli insegnanti di altre discipline, che hanno collaborato attivamente con l’organizzazione. Gli studenti coinvolti sono stati 250 di cui 8 con differenti disabilità.

Dapprima il programma del progetto si è realizzato attraverso i percorsi del nuoto, nelle acque della piscina Lido di Torino, dove si è sperimentato l’approccio alle acque libere, attraverso la cono-scenza dei sistemi di salvataggio, assieme a istruttori professionisti .

La fase del canottaggio si è svol-ta in lezioni nelle ore di educazione fisica presso la Canottieri Armida, dove gli studenti hanno potuto constatare come il canottaggio sia uno sport completo e adatto a tut-ti. Durante gli appuntamenti sono stati formati gli equipaggi para-limpici che si affronteranno duran-te il Trofeo dei Giovani a Torino, il 2 Giugno 2013. In imbarcazioni con timoniere e con 4 vogatori, composti dallo studente disabile e da altri 3 suoi compagni, gli stu-denti concluderanno il progetto con una cerimonia della consegna dei diplomi di partecipazione.

di Francesca Grilli

Sport e DisabilitàS

po

rt

e d

iS

ab

il

it

a’

Ho un po’ di difficoltà a inizia-re a parlare di Andrea Cadili, il disabile genovese che lo scorso 7 luglio ha nuotato dalla spon-da orientale a quella occidentale del Bosforo coprendo la distanza in soli 57 minuti e 4 secondi. Un tempo più che eccellente che po-ne Cadili al quinto posto assoluto nella classifica dei nuotatori diver-samente abili che hanno compiuto questa impresa.

Tornando quindi ad Andrea, do-po questo suo exploit ve lo potrei descrivere come una persona assa-tanata e mai sazia di vittorie, sem-pre col coltello fra i denti, come appare in una foto su Facebook.

Be’, direi che sicuramente il no-stro campione ha determinazione da vendere all’ingrosso e altret-tanto certamente gli piace vince-re, ma parlandogli si capisce che tutta questa aggressività non esiste e che quella foto è piuttosto uno

scherzo, una simpatica immagine stracolma di autoironia e del tutto innocua.

Oppure ve lo potrei dipingere come fanatico del nuoto, una per-sona che passa settecento ore al giorno in acqua, che parla e si interessa esclusivamente di nuo-to e di gare. Non c’è dubbio che per Andrea l’acqua e il nuoto rap-presentino una grande parte della sua vita, tuttavia lui ha anche un lavoro ed è vice presidente regio-nale del CIP Liguria. E ciò dimo-stra che Cadili sa integrare i suoi

molteplici impegni e che comun-que il fanatismo non fa parte del suo modo di essere.

E allora? Come ve lo descrivo l’Andrea? Cosa vi dico di lui?

Ecco, quello che maggiormente mi ha colpito quando gli ho po-sto qualche domanda circa la sua nuotata nel Bosforo è stata la sem-plicità e l’umiltà del suo racconto. Pareva che stesse parlando di una passeggiata in Corso Italia, il lun-gomare di Genova. E invece no. Invece si trattava di una nuotata di più di sei chilometri in mez-zo a correnti insidiose, ostinate e contrarie, fatta per gente esperta, fatta per nuotatori in gamba, fatta per veri professionisti.

E Cadili ha affrontato questa prova da vero campione quale lui è, con animo sgombro, la testa vuota da pensieri molesti o estra-nei, impegnato a nuotare e a dare il meglio di sé. Date queste premes-se, il successo non poteva manca-re, ed infatti il tempone registrato, inferiore di ben ventitre minuti ri-spetto alle più rosee aspettative, è lì a dimostrare la splendida forma psicofisica dell’atleta genovese.

Bravo Andrea, bravo perché ha fatto una grande impresa, ma bra-vo anche e soprattutto perché in tal modo è andato oltre il proprio handicap dimostrando che la rara malattia genetica che l’ha privato della vista, non lo ha certamente privato di forza d’animo e voglia di vivere.

di enrico Carrea

65TuTToSCuoLA n. 534

66 TuTToSCuoLA n. 534

La Scuola racconta l’Europadi Antonio Augenti

Affidiamo all’europa un ruolo politico per la formazione

L’appuntamento annuale con l’apertura delle scuole può essere vissuto, come si può

intuire, in modo diverso: carico di aspettative, con la speranza che tutto possa cambiare al meglio, o con atteggiamento routiniero o rassegnato di chi sa che chi è al governo del sistema educativo ha mani legate e nulla può operare, soprattutto in periodo di bassa na-vigazione economica.

Il rinnovo del rito si accompa-gna quest’anno alle dichiarazioni e agli intendimenti espressi dal nuovo Ministro italiano Carrozza, che sembrano andare in direzione ammissibile. Interventi in favore dell’edilizia scolastica, impegno significativo per la formazione dei docenti, lotta alla dispersione scolastica, promozione e sviluppo dell’istruzione tecnica superiore: queste le priorità di un programma governativo sul cui sfondo sembra di scorgere, anche per la personale identità professionale del nuovo Ministro, una visione internazio-nale ed europea nella quale collo-care l’analisi e i propositi politici. E’ opportuno notare che tali inten-dimenti collimano con altri espres-si nei cartelli di politica educativa adottati in molti altri paesi. Dagli Stati Uniti alla Spagna, dalla G. Bretagna alla Francia, ai paesi or-mai non più in via di sviluppo – In-dia, Cina, Brasile – ci si preoccupa sempre più, almeno nei proclami politici, di non lasciare indietro nessuno, di sviluppare un’educa-zione di qualità e più giusta, di co-niugare eccellenza e qualità.

Vi sono buone ragioni perché il Ministro Carrozza spinga perché

l’agenda politica europea, unita-mente ai piani d’investimento e di intervento sul tema dell’occupa-zione, di quella giovanile in par-ticolare, preveda e ponga in atto, ben oltre gli obiettivi fissati al 2010 e, successivamente, al 2020 dalle Istituzioni comunitarie, una grande mobilitazione di idee e di azioni in grado di ammodernare congiuntamente e liberare, con un forte riconoscimento delle auto-nomie, i sistemi educativi di que-sto Continente, e tentare di non dilazionare molto in là i risultati ai quali una siffatta visione può consentire di accedere. Ciò che si fa in ambito educativo, è ben noto, ha tempi lunghi e non possiamo permetterci di mettere sull’altare sacrificale molte leve giovanili.

Formazione ricca e di qualità, orientamento, alternanza e ap-prendistato, tirocini e potenzia-mento dei servizi per l’impiego sono indubbiamente i piani giusti sui quali declinare con maggiore determinazione, secondo quanto viene proposto da Adapt (l’As-sociazione per gli studi interna-zionali sul lavoro) anche per non perdere le opportunità che ven-gono offerte all’Italia dal progetto “Youth Guarantee” dell’UE.

In questa prospettiva almeno due istanze andrebbero fortemente ribadite: l’esigenza di uguaglian-za e quella intimamente correlata dell’ampliamento delle opportuni-tà di accesso all’istruzione.

I dati che corrono da tempo su scala mondiale attraverso le fonti di rilevazione più autorevoli ci di-cono che è enormemente aumen-tato ovunque il divario tra chi sta

in alto nella scala sociale e chi è spinto nella parte bassa. La diffe-renza la fa certamente la ricchez-za, il reddito, ma non solamente; viene in causa il potere e la possi-bilità di esercitarlo. Non è un caso se, tra le conseguenze della disu-guaglianza, secondo osservatori sensibili, si annovera il risorgere di movimenti politici e civili che agitano i temi della libertà, della democrazia e della solidarietà.

Altra istanza alla quale rispon-dere è quella di una più ampia liberalizzazione dell’accesso all’i-struzione. Per scongiurare il ri-schio dell’immoralità, osserva il premio Nobel J. E. Stiglitz, a tale risultato occorrerebbe tendere at-traverso scuole pubbliche e non profit, in grado di non lasciare ai margini larghe fasce della popola-zione giovanile. Questo motivo di rif lessione fa giustizia della tesi alla quale alcuni tengono, secon-do la quale la competizione e il mercato anche in ambito educa-tivo riuscirebbero nell’intento di selezionare il merito e di conte-nere le differenze. Si discute ora anche in Italia dei modelli delle “Grant Maintained Schools” in-glesi o delle “Charter Schools” americane.

Quel che è certo è che il dibat-tito sulla Scuola e sugli istituti di formazione dovrebbe finalmente tornare al centro di una strategia dell’UE per lo sviluppo economi-co e per la promozione cultura-le. Il nuovo Ministro italiano se ne faccia carico anche nella pro-spettiva della presidenza di turno che il nostro Paese è chiamato ad esercitare.

invitano gli studenti delle scuole superiori, i loro insegnanti e i loro presidi

a partecipare alla manifestazione

Giovedì 3 ottobre 2013, presso Unione Industriali di Torino Sala Giovanni Agnelli – Via Vela 17, Torino

L’Osservatorio nazionale sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca è un’iniziati-va promossa dalla Fondazione Intercultura in partnership con Fondazione Telecom Italia e con la col-laborazione del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca – Direzione Generale per gli AffariInternazionali e l’ANP – Associazione Nazionale Dirigenti e Alte Professionalità della Scuola.

Con il patrocinio di

www.fondazioneintercultura.org

PdfTuttoscuola2013-1 15-07-2013 12:20 Pagina 1

Tuttoscuola, forte dell’esperienza acquisita con la realizzazione del Rapporto nazionale sulla qualità nella scuola italiana, prova a rispondere a queste domande attraverso un Rapporto dedicato all’analisi dello stato di salute della scuola lombarda, fotografato in due graduatorie, una delle Province e la seconda dei Comuni. Le graduatorie derivano da 96 indicatori tratti dalle ultime rilevazioni ufficiali (MIUR, Ragioneria dello Stato, Istat etc). Una base di dati imponente, di decine di migliaia di dati, elaborati con rigore scientifico, da cui si ricava una approfondita e inedita radiografia del sistema scolastico della più popolosa ed economicamente sviluppata Regione italiana.

RappoRto sulla qualitànella scuolaQual è la Provincia, o il Comune lombardo con il migliore sistema scolastico?

Desidero acquistare: N. …… copia/e del Rapporto sulla qualità nella scuola in Lombardia a € 15,00 cad. + contributo spese di spedizione

Inviatela/e per: £ Posta ordinaria (aggiungere € 1,50) £ Corriere (aggiungere € 12,00)

Scelgo la seguente forma di pagamento:

£ Allego la fotocopia di versamento di € …………… sul c/c postale n. 96034004 intestato a Editoriale Tuttoscuola Srl

£ Allego fotocopia del bonifico bancario di € …………… intestato a Editoriale Tuttoscuola Srl - BANCOPOSTA Codice IBAN IT13C0760103200000096034004

£ Vi autorizzo ad addebitare l’importo corrispondente sulla carta di credito*:

VISA MasterCard N. Data di scadenza

Codice di sicurezza Titolare Firma * Gli ordini con Carta di Credito privi di firma non sono validi

£ Non allegando alcuna ricevuta di pagamento, pagherò il volume in contrassegno alla consegna (spese di spedizione per ricevente € 6,00)

Ente ...................................................................... oppure Nome ................................................................... Cognome .......................................................................................

Professione (specificare) ...........................................................................................................................................................................................................................................

Via ............................................................................................... CAP ......................... Città .................................................................................... Prov. .....................................

P.I. (obbligatorio) ..................................................................................................................... C.F. ................................................................................................................................

Tel. ............................................................ Fax.......................................................... ......................E-mail ...................................................................................................................

Firma ...........................................................................................................................................................................................................................................................................

Nelcasoincuioccorrariceverelafattura,dovràessererichiestacontestualmenteall’ordineecomunquenonsuccessivamentealpagamento.Atalfinevafornitoilcodicefiscale.GARANZIA DI RISERVATEZZA: Editoriale Tuttoscuola garantisce la massima riservatezza dei dati personali forniti e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione. Le informazioni custodite nel nostro archivio verranno utilizzate al solo scopo di inviare proposte commerciali, in conformità alla L. 196/2003 sulla tutela dei dati personali.

in Lombardia