le carte nautiche dello stretto di messina: … · la conoscenza della navi-gazione dello stretto...

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303 Bollettino A.I.C. nr. 129-130-131/2007 LE CARTE NAUTICHE DELLO STRETTO DI MESSINA: TRADIZIONE E INNOVAZIONE THE NAUTICAL MAPS OF THE STRAITS OF MESSINA: TRADITION AND INNOVATION Paolo Mazzeo (*) (*) Dipartimento di Studi sulla Civiltà Moderna, Sezione Geografico-Antropologica, Facoltà di Lettere e Filosofia – Università degli Studi di Messina. Sommario Famoso fin dall’antichità per il ruolo chiave nelle rotte di grande comunicazione fra oriente e occi- dente e Sud – Nord del Mediterraneo, lo Stretto di Messina si pone oggi come fulcro e snodo del traffico navale di molteplice natura, da passeggeri e automezzi fra sponde calabresi e siciliane, a commerciale, dei container fino a diporto e perfino sportivo. La ricerca si propone di esaminare un progetto didattico per studenti dell’Istituto Tecnico Nautico “Caio Duilio” di Messina, attraverso lo studio e la lettura delle carte nautiche per una ottimizza- zione del traffico soprattutto alla luce della nuova tecnologia satellitare. La conoscenza della navi- gazione dello Stretto è di estrema importanza per la formazione degli studenti, che trovano nel loro territorio l’applicabilità delle teorie in un braccio di mare, talora oggetto di cronaca per incidenti anche gravi che rendono problematica la navigazione. Rimane, comunque, un luogo unico nel Mediterraneo per l’inestimabile valore paesaggistico e culturale. Abstract Famous since antiquity for their important position on the communication routes from east to west and from north to south in the Mediterranean, the Straits of Messina to this day play an important role for the sea traffic of various types, from passenger and vehicle boats and ferries between Sicily and Calabria, to commercial liners, containers, yachts and even speedboats. This research intends to examine a teaching project for the students of the “Caio Duilio” Nautical Institute of Messina, by means of the study and reading of nautical maps to improve traffic condi- tions in the Straits, especially in the light of new satellite technology. Knowledge of the navigation of the Straits is fundamental for the formation of students that will be able to apply the theories practically, in their own territory, to a stretch of sea, so often in the news for the numerous acci- dents, at times serious, that make navigation problematic. It is, however, a unique place in the Mediterranean both for its natural beauty and for its inestimable cultural value. Lo Stretto di Messina fin dall’antichità, ha sempre ispirato scrittori, poeti, pittori ed arti- sti vari per la sua splendida posizione geogra- fica e come punto strategico per la navigazio- ne, ma ancor di più per i miti e le leggende che lo hanno caratterizzato. Così, ad esem-

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Bollettino A.I.C. nr. 129-130-131/2007

LE CARTE NAUTICHE DELLO STRETTO DI MESSINA:TRADIZIONE E INNOVAZIONE

THE NAUTICAL MAPS OF THE STRAITS OF MESSINA:TRADITION AND INNOVATION

Paolo Mazzeo (*)

(*) Dipartimento di Studi sulla Civiltà Moderna, Sezione Geografico-Antropologica, Facoltà diLettere e Filosofia – Università degli Studi di Messina.

Sommario

Famoso fin dall’antichità per il ruolo chiave nelle rotte di grande comunicazione fra oriente e occi-dente e Sud – Nord del Mediterraneo, lo Stretto di Messina si pone oggi come fulcro e snodo deltraffico navale di molteplice natura, da passeggeri e automezzi fra sponde calabresi e siciliane, acommerciale, dei container fino a diporto e perfino sportivo.La ricerca si propone di esaminare un progetto didattico per studenti dell’Istituto Tecnico Nautico“Caio Duilio” di Messina, attraverso lo studio e la lettura delle carte nautiche per una ottimizza-zione del traffico soprattutto alla luce della nuova tecnologia satellitare. La conoscenza della navi-gazione dello Stretto è di estrema importanza per la formazione degli studenti, che trovano nel loroterritorio l’applicabilità delle teorie in un braccio di mare, talora oggetto di cronaca per incidentianche gravi che rendono problematica la navigazione. Rimane, comunque, un luogo unico nelMediterraneo per l’inestimabile valore paesaggistico e culturale.

Abstract

Famous since antiquity for their important position on the communication routes from east to westand from north to south in the Mediterranean, the Straits of Messina to this day play an importantrole for the sea traffic of various types, from passenger and vehicle boats and ferries between Sicilyand Calabria, to commercial liners, containers, yachts and even speedboats.This research intends to examine a teaching project for the students of the “Caio Duilio” NauticalInstitute of Messina, by means of the study and reading of nautical maps to improve traffic condi-tions in the Straits, especially in the light of new satellite technology. Knowledge of the navigationof the Straits is fundamental for the formation of students that will be able to apply the theoriespractically, in their own territory, to a stretch of sea, so often in the news for the numerous acci-dents, at times serious, that make navigation problematic. It is, however, a unique place in theMediterranean both for its natural beauty and for its inestimable cultural value.

Lo Stretto di Messina fin dall’antichità, hasempre ispirato scrittori, poeti, pittori ed arti-sti vari per la sua splendida posizione geogra-

fica e come punto strategico per la navigazio-ne, ma ancor di più per i miti e le leggendeche lo hanno caratterizzato. Così, ad esem-

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pio, per il mito di Colapesce, un pescatore, omeglio un uomo-pesce, che si inabissò nellaterza prova voluta dal re e non emerse piùper reggere l’Isola al posto della colonnalesionata di Capo Peloro (Majolino, 2007, p.63); per non dire di Scilla e Cariddi (che inrealtà sono grossi gorghi provocati dallemaree), i mostri descritti anche da Omeronell’Odissea, che custodivano lo Stretto nelpassaggio obbligato degli antichi navigantiche dalla Grecia volevano raggiungere Cu-ma; ed ancora la Fata Morgana, figura didonna, che emerge dalle profondità marine evive in uno splendido e ricco palazzo situatoin fondo allo Stretto (in realtà si tratta di unfenomeno ottico che avviene in alcuni giorniparticolarmente nitidi, durante il corso del-l’anno, quando le case si riflettono nel mare ele due sponde, calabrese e siciliana, sembra-no tutt’una); e poi il miracolo di San France-sco di Paola, che attraversa con il suo mantoil mare, e tanti altri personaggi mitoligici eleggendari come Peloro, Orione, Eracle etc.,legati sempre a questo braccio di mare moltoimportante per la navigazione.

Non solo artisti e poeti si sono interessatiallo Stretto di Messina, ma anche architetti,matematici, ingegneri e soprattutto sovraniche commissionavano spesso lavori di rileva-mento cartografico, anche per scopi militari aesperti e quotati studiosi.

In particolare, la produzione delle cartenautiche, tra XIV e XVIII secolo, è dovutaprincipalmente all’ambiente italiano, maior-chino, catalano e portoghese. Si deve notareche, per due secoli, esse mantennero caratte-ristiche costanti, poco accurate e prive diabbellimenti, spesso utilizzate per decorare lepareti di case e dimore principesche. Tra iprodotti più significativi ricordiamo l’AtlanteCatalano del 1375, della scuola di cartografianautica maiorchina; la “Carta pisana” ritenu-ta una delle prime (1290 ?), l’Atlante Nauticodel genovese Pietro Visconte del ‘300, com-posto da 6 fogli manoscritti con un diametro

medio di circa 37 cm., in cui sono delineate lecoste del Mediterraneo all’interno dello sche-ma costituito dalle rose dei venti.

Importante fu il ruolo dei portolani con ladescrizione dei porti e della costa, in generemolto accurata ed attenta, mentre innovativaper la navigazione del Mediterraneo fu l’in-troduzione della bussola, anche se rudimen-tale, ma il vero scopo delle carte nautiche fuquello di esemplificarne l’uso sulla base delleinformazioni fornite dai portolani. Alcunecarte sono prive delle proiezioni e del retico-lato per il calcolo delle coordinate geografi-che e si limitano alla descrizione delle pecu-liarità della costa. Molte critiche e discussionisuscita spesso la cartografia nautica fra glistudiosi esperti del settore per vari motivi: leorigini, la cronologia e l’importanza nellescuole cartografiche, le proiezioni e le varierappresentazioni nelle epoche precedenti. Indiscussione, nelle carte nautiche, le valutazio-ni quantitative delle distanze, anche se lecarte sono dotate di scale grafiche, per man-canza delle unità di misura adottate in rap-porto a quelle utilizzate (Lodovisi-Torresani,1996, pp. 45-53).

Sono stati sempre stretti i rapporti frastrategia, geografia e cartografia per quantoriguarda l’elaborazione delle carte da partedegli organi maggiori dei diversi Stati; infatti,gli incarichi venivano affidati sempre a perso-ne competenti come architetti, matematici edingegneri. Anche se spesso imperfette, lecarte sono state sempre strumento indispen-sabile per la conoscenza del territorio e dellecoste. I criteri che guidarono l’elaborazione diuna carta manoscritta possono costituire unenigma, ma si deve considerare che spessoavveniva in un’epoca in cui i nuovi procedi-menti cartografici stavano appena aggiornan-dosi e gli strumenti usati esigevano miracoli diaggiustamento (Dufour, 1995, pp.12-20).

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La cartografia ha assunto, nei diversimomenti storici, notevole importanza perquanto riguarda la navigazione. Infatti, lecarte nautiche, la cui produzione fu moltoricca in Sicilia tra il ‘500 e ‘600, erano in gene-re commissionate dal potere e a questo fun-zionali; spesso, erano tenute segrete, perchédestinate al controllo strategico del territorioisolano, minacciato dai continui assalti barba-reschi dal mare. L’apertura delle rotte atlanti-che aveva indotto lo spostamento dell’assegravitazionale dei flussi mercantili dal Medi-terraneo verso l’area del Mare del Nord,avviando la fioritura della grande produzionecartografica mittel-europea, ma segnando, altempo stesso, il declino di quella maiorchinae catalana. La produzione delle carte nauti-che nell’Isola si protrasse fino al ‘700, espres-sione della persistenza di modelli iconografi-ci codificati, ma anche della vivacità econo-mica delle città portuali isolane, sedi spessodi “officine” cartografiche (Polto, 2006,pp.5-6). I portolani descrivevano, con parti-colare attenzione, la morfologia costiera, ladirezione dei venti locali e soprattutto lapeculiarità degli approdi e dei flussi commer-ciali che li animano (Crinò, 1904). Dalle ori-gini, intorno al 1300 circa, la rivoluzioneapportata dall’invenzione della carta-portola-no non ha mai cessato di produrre i suoieffetti: diversificazione e aumento della pro-duzione cartografica, ampliamento dell’u-tenza. La divulgazione del portolano fu unfatto di civiltà, tanto importante sul pianosociale e spirituale quanto nel campo tecni-co (de La Roncière – Mollat du Juordin,1992, p. 26). Le carte nautiche del Mediter-raneo prodotte dal XIV al XVI secolo posi-zionavano e davano una forma alla Siciliaquasi identica a quella di Idrisi (Torre – Tri-marchi, 2007, pp. 58-60), riproponendo spes-

so gli errori tolemaici nell’orientamento delprofilo costiero dell’Isola, per l’eccessivainclinazione della cimosa tirrenica da NEverso SO e di quella ionica da NE versa SE(Lago, 1994). Nelle rappresentazioni carto-grafiche, lo Stretto di Messina, e naturalmen-te, il porto della città peloritana, assumonoun ruolo chiave per il movimento navale.Infatti, per la sua posizione baricentrica traNord Europa e Nord Africa e tra l’Oriente el’Occidente (Polto, 1999, p. 58), il porto diMessina era privilegiato per i traffici interna-zionali (Trasselli, 1955). Nel XVI secolo, cifurono degli episodi spiacevoli per quantoriguarda le incursioni barbaresche, divenutesempre più pressanti su tutta l’Isola, proba-bilmente per le disattenzioni della Coronaspagnola che, impegnata nel nuovo Mondoaveva trascurato il fronte nord-africano. Purtuttavia si deve osservare che la fioritura e laproduzione delle carte fu stimolata dalle gran-di scoperte geografiche e dalle nuove acquisi-zioni scientifiche. Di questo beneficiò anchela rappresentazione della Sicilia, la quale subìun processo evolutivo (Enrile, 1905; Polto,1999, pp. 51-52). In un secondo momento,tuttavia, la Spagna decise di approntare strut-ture difensive per tutto il territorio siciliano, ilquale offriva molteplici possibilità di incur-sioni dal mare per la sua stessa insularità(Dufour, 1992, p. 20).

Le carte nautiche comportano soprattuttol’indicazione di elementi naturali: i fiumi conle loro foci, i capi, le coste, le città con i porticinti dalle mura sormontate da bandiere estemmi (de La Roncière – Mollat du Jourdin,1992, p. 18). Esse, appaiono nei principaliporti del Mediterraneo sul finire del XIII se-colo e naturalmente in quello di Messina,nodo obbligato di transiti e traffici tra l’O-

1. I portolani e le carte nautichein Sicilia

2. Le “officine” di carte nautiche nella città di Messina

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riente e l’Occidente. Importanti sono le cartenautiche elaborate e prodotte nelle officinemessinesi, la cui diffusione culmina durante ilXVI secolo, quando migliora la tecnica di ela-borazione della loro costruzione. Sono dise-gnate su pergamena e offrono molte informa-zioni riguardanti la toponomastica, la lineacostiera e, mediante le fitte reti di linee, ladirezione dei principali venti (Ioli Gigante,1979, pp. 101-102). Tuttavia presentano delleimperfezioni dovute alla scala ed al miglioadoperato, anche se riportata in segmentidivisi in sezioni uguali.

I primi ad operare a Messina furono sicu-ramente Pietro e Jacopo Russo; infatti nelleloro opere, indicano come luogo di produzio-ne la città peloritana (Almagià, 1957, Trassel-li, 1972, p. 349) che era legata a Maiorca peri rapporti e gli scambi commerciali che lalegavano agli aragonesi sin dagli ultimi annidel XIII secolo. Forse per questo operarononella città dello Stretto, alcuni cartografi diorigine catalana o maiorchina. Un’altra “offi-cina” s’aggiunse intorno alla metà del ‘500 incittà, quella di Joan Martinez (conosciutomeglio per i suoi atlanti), con un’importanteproduzione (Caraci, 1935, p. 624). È possibi-le che fosse di origine catalana o maiorchina,anche se operò a Messina, come afferma eglistesso. Anche se nel campo dell’industria car-tografica la produzione di quel secolo fucopiosa, tuttavia, non diede un apporto dirilievo all’evoluzione della cartografia perchémanca di pregi di contenuto. L’officina carto-grafica degli Olives opera anch’essa in città erivela l’influsso maiorchino. Questo labora-torio continuerà ancora nella sua produzionecon i vari discendenti degli Olives, che mute-ranno il cognome in Oliva; inoltre, con Ioan-nes e Francisco si ha una svolta verso nuoveforme di produzione cartografica italiana.Questa caratteristica verrà portata avanti daaltri discendenti che operarono a Messina finoal 1673. Errori nelle carte degli Oliva furonoriscontrati per quanto riguarda la declinazio-

ne magnetica, anche se gli ultimi eredi (Placi-do Caloiro Oliva) cercheranno di correre airipari. Ma anche nelle officine per la produ-zione delle carte nautiche di Messina, verso lafine del XVII secolo, si incomincia a sentire ilprocesso di decadimento che interessa tutto ilMediterraneo. In più, nella città dello Strettopesa gravemente il drastico esito della rivolu-zione contro la Spagna del 1674-78, con riper-cussioni sulla città stessa e il suo importanteporto (Ioli Gigante, 1979, pp. 111-113).

La scienza cartografica si diffuse, con leimportanti tappe di Venezia, Genova e Mes-sina, nelle isole greche come nell’impero otto-mano, portando con sé le influenze iberiche.Il mercato delle carte nautiche appartenneper molto tempo agli Stati della corona di

FIGURA 1 – Jacobus Russus, Atlante, Messina, 1521,(cm. 40,7x 28), Carta 3v Coste del Mediterraneo(Modena, Biblioteca Universitaria Estense).

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Aragona, partendo da Barcellona, Palma diMaiorca fino a Messina per ritornare poi adaltre città della penisola italiana (de La Ron-cière – Mollat du Jourdin, 1992, p. 27).

Tra le carte nautiche se ne prenderanno inesame diverse, alcune delle quali prodotte aMessina nel periodo che va dal 1500 al1700, che rappresentano in generale il baci-no del mar Mediterraneo, in particolare laSicilia e lo Stretto di Messina. Nella primacarta appartenente all’Atlante di JacobusRussus, prodotta a Messina nel 1521, è illu-strato il bacino del Mediterraneo da “Mon-piler a S. Benetien”, con al centro la rosa deiventi con 32 raggi ed i punti nodali della retedei traffici navali. (figura 1 pag. 306)

L’Atlante marittimo della Sicilia del 1587

di Joan Martinez, disegnato a Messina, ècomposto da 21 fogli pergamenacei con 19carte in fogli doppi; nella tavola relativa allaSicilia, lo Stretto è ben raffigurato ed anchela trama urbana delle città principali sicilia-ne, tra cui Messina, risulta evidenziata quasiper indicarne le funzioni gerarchiche supe-riori (figure 2 e 3 pag. 307 e 308).

Un altro portolano prodotto nell’Isola èquello di Filippo Geraci, “Portulano delRegno di Sicilia”della fine secolo XVII, com-posto da 155 fogli di mm. 211x146, compren-dente alcuni trattatelli di carattere astronomi-co arricchiti da disegni acquerellati, ed unportolano (c. 28-143) corredato da sette tavo-le, in origine forse più numerose. Efficace latavola raffigurante la Sicilia, con al centro del-

FIGURA 2– Joan Martinez, Atlante Marittimo, Sicilia, 1587, (cm. 58x80), (Madrid Biblioteca Nazionale).

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l’isola una rosa dei venti ad otto punte da cuisi dipartono 32 raggi che toccano i marginidel foglio. (figura 4 pag. 309)

Bello anche il rilievo della costa messine-se, al centro della carta una rosa dei venti dacui si dipartono 16 raggi di colore rosso everde alternati, che arrivano fino ai marginidel foglio. Una punta di alabarda segnala ilNord. La scala è espressa in miglia. Il profilocostiero è sottolineato con inchiostro verde.La città all’estrema sinistra, è ritratta cintadalle mura in forma di parallelepipedo. Sullafalce, che delimita l’ansa portuale, si notanola Cittadella a pianta stellare, il Lazzaretto e ilforte di S. Salvatore. Alle spalle della cittàaccennato il rilievo dei Colli Peloritani.Lungo la cimosa costiera si scorgono sgrana-ti piccoli agglomerati, destinati, nei secoli, asaldarsi in un continuum insediativo. Adestra il Pantano Grande e il Pantano Picco-

lo, due laghetti di sbarramento costiero, checaratterizzano l’area di Capo Peloro (figura 5pag. 310). Particolarmente significativo, dun-que, nel passato, il ruolo delle carte nautichenella conoscenza della morfologia costiera enell’ampliamento delle rotte mercantili. Oggilo studio della cartografia nautica è appan-naggio di chi si prepara ad intraprendereun’attività legata al mare, come ad esempiogli allievi dell’Istituto Tecnico Nautico “CaioDuilio”, una struttura che raccoglie unapopolazione scolastica di un vasto territorio(Messina e provincia e parte di quella di Reg-gio Calabria) per una specializzazione incampo nautico.

La cartografia nella scuola di solito assu-me un ruolo marginale e spesso viene trala-sciata a favore di altre discipline, ma in effet-ti è dimostrato anche dagli eventi che è moltoimportante per la formazione degli allievi eper conoscere meglio il territorio circostante.Alcuni dirigenti scolastici e docenti sensibili aquesta disciplina sono disponibili affinchérientri a tutti gli effetti a far parte del mondoscolastico per un miglior funzionamento del-l’apparato didattico. Da questo il progettoper gli studenti dell’Istituto Tecnico Nautico,che mira, attraverso lo studio e la lettura dellecarte nautiche, ad ottimizzare al meglio iltraffico navale nello Stretto, sempre affollatofin dall’antichità, (figure 6 e 7 pp. 311 e 312)alla luce di nuove tecnologie. La conoscenzadella navigazione in questo braccio di mare, èdi estrema importanza per la formazionedegli allievi, che trovano nel loro territoriol’applicabilità di nuove teorie.

Anche se per i settori della cantieristica edella navigazione si parla di crisi, per quantoriguarda la provincia di Messina, la Sicilia e lastessa Italia, ricca di coste e di porti si registrauna piccola ripresa. Basti pensare all’areadello Stretto con le autostrade del mare, allerisorse naturali del territorio stesso, che inco-raggiano un turismo da diporto con la realiz-zazione di porticcioli turistici; numerosi quel-

FIGURA 3 – Joan Martinez, Atlante Marittimo, Sicilia,1587, (cm. 58x80), (Madrid Biblioteca Nazionale).Particolare ingrandito dello Stretto di Messina.

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li in progettazione lungo la sponda sicilianadello Stretto, altri nel mar Tirreno sarannorimodernati ed ampliati: Capo d’Orlando,S. Agata di Militello. L’Istituto Nautico findal 1922, ha formato con la capacità dei Diri-genti scolastici, del corpo docente e del per-sonale tecnico-ausiliario, molti Capitani ap-prezzati per la loro competenza e professio-nalità in Italia e all’estero. Molti di essi sono acapo di navi di notevole stazza (petroliere,porta containers, da crociera); altri sono im-pegnati in vari trasporti locali e regionali; altriancora nei bacini di carenaggio e nei numero-si cantieri navali italiani. Oggi questa profes-

sione ha aperto le porte anche al mondo fem-minile, con notevoli sforzi e per essere alpasso con le nuove esigenze di sviluppo delmercato e nella specializzazione del settoremarittimo oggi in ripresa. I nuovi porti am-modernati ed ampliati, come quello di GioiaTauro, uno dei più importanti del bacino delMediterraneo, fanno ben sperare a nuovisbocchi professionali per le future genera-zioni.

Gli allievi utilizzano la carta dell’IstitutoIdrografico della Marina – Genova – del1993, aggiornata con il fascicolo Avviso aiNaviganti al 2002,(24.7/23) per le loro eserci-

FIGURA 4 – Filippo Geraci, Portulano del Regno di Sicilia (fine del XVII secolo) (mm. 204x278; plica mm.84x261), (Palermo Biblioteca Comunale).

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tazioni, oltre a quelle della disciplina “Carteg-gio”. È una carta della serie internazionaledello Stretto di Messina con i mari Tirreno eIonio, con scala 1:30.000, lat. 38° 12’.

I fondali (in metri) sono riferiti al livellomedio delle basse maree sizigiali (Zo= 0,12m); le elevazioni, sempre in metri, sono riferi-te al livello medio del mare(quelli rappresen-tati a stampa con carattere diritto provengonodai rilievi antecedenti a quelli riportati sull’in-dice Grafico dei Rilievi). Le posizioni geogra-fiche sono riferite all’European Datum, quel-le ottenute con sistemi satellitari, riferite alSistema Geodetico Mondiale (WGS), devonoessere corrette di 0,06’ verso Nord e di 0,05’verso Est per essere riportate su questa carta.

È proibita la pesca a strascico e l’ancorag-gio e qualsiasi attività che interessi il fondomarino nella zona dei cavi sottomarini ( elet-trici e di telecomunicazione), compresa fra38° 10,75’ N e 38° 13,55’ N di latitudine.Un’ordinanza dell’autorità marittima regola-menta la pesca del pesce spada, diffusa prin-cipalmente nella riviera nord messinese(Ganzirri, Torre Faro). La linea di costanella zona di Capo Peloro, per l’azione com-binata delle correnti e delle mareggiate, pro-voca variazioni notevoli, anche in tempibrevi, all’andamento della stessa linea. Larappresentazione topografica interna è stataricavata dalle carte dell’istituto GeograficoMilitare di Firenze e si è utilizzata la proie-

FIGURA 5 – Filippo Geraci, Portulano del Regno di Sicilia, Messina (fine del XVII secolo), (mm. 204x272),(Palermo Biblioteca Comunale).

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zione di Mercatore. Evidenti i due grossicentri abitati, Messina e Reggio Calabria, conla pianta regolare a scacchiera in quantodistrutte dal terremoto del 1908, poi rico-struite seguendo la pianificazione di quelperiodo. Si notano anche i sobborghi delledue città ed altri comuni reggini come VillaSan Giovanni, Scilla, Campo Calabro. Inte-ressanti l’idrografia, molte sono le fiumaresulle due sponde, le coste prettamente bassee la morfologia (isoipse, equidistanza 100metri). Buone le vie di comunicazioni (stradecomunali, provinciali, autostrade e ferrovie)anche se alcune sono in fase di ammoderna-mento, come l’autostrada del Sole Salerno-Reggio Calabria, con tutti i disagi che com-porterà per entrambe le regioni, per quantoriguarda il traffico (gommato) e le lungheattese agli imbarcaderi.

La maggiore attenzione, da parte deidocenti dell’Istituto, verso il confronto, la let-

tura ed una eventuale verifica delle carte (fi-gure 8-9-10, pp. 313 e 314) è nata fra l’altrodal grave incidente verificatosi nello Strettodi Messina, nel gennaio 2007.

Il “Segesta Jet” (figura 11, p. 315) con 130passeggeri, per lo più pendolari, partito daReggio Calabria, è entrato in collisione con lanave mercantile porta container “Susan Bor-chard” (figura 12, p. 315), battente bandieredi Antigua e Barbuda di circa 130 metri, pro-curando quattro vittime, tutte componentidell’equipaggio. Al momento dell’impatto,l’aliscafo viaggiava a una velocità di 22,3nodi, mentre la nave mercantile era quasiferma; in transito si trovava anche la nave tra-ghetto Zancle di una società privata. Secondoalcune ipotesi, che devono ancora essere veri-ficate, probabilmente il Segesta non ha modi-ficato la propria rotta e velocità dall’uscita delporto di Reggio Calabria, per poter sfilare insicurezza di poppa alla Zancle, non accorgen-

FIGURA 6 – Pieter Mortier, Veduta di Messina nella metà del ‘500, Nuovean Theatre d’Italie, tomo III, Amster-dam 1704 - (incisione acquerellata).

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dosi che davanti c’era la Susan Brorchard,che, pur riducendo la velocità, non è riuscitaad evitare la collisione.

Naturalmente, c’è in corso un procedi-mento giudiziario, che esula ovviamente dallenostre competenze, ma cercheremo con l’aiu-to di alcuni docenti dell’Istituto esperti dicarte nautiche, di capire come si svolge il traf-fico navale in uno spazio di mare molto affol-lato, adesso ancor di più per la vicinanza delporto di Gioia Tauro, ultimamente in stato diampliamento e potenziamento arricchito dinuove e moderne strutture tecnologicamenteavanzate nel campo del trasporto marino. Lo Stretto di Messina ha una sua regolamen-tazione per il traffico navale, la pesca, i fonda-li e le varie condutture e cavi sottomarini chelo attraversano. Bisogna immaginare le spon-de calabrese e siciliana come i margini di

un’autostrada con in mezzo lo spartitraffico.Le navi provenienti da Nord verso Sud (MarTirreno-Ionio) devono percorrere una rottaobbligatoria, seguendo la linea centrale delloStretto (immaginaria) accostandosi verso lacosta siciliana, mentre quelle che arrivano daSud verso Nord (Mar Ionio-Tirreno) a quel-la calabrese.Le navi devono procedere nelle apposite cor-sie nella direzione generale del traffico, tener-si discostate, se possibile dalla linea centrale(o dalla zona di separazione del traffico).Devono inserirsi o lasciare la corsia di trafficoalle sue estremità, oppure entrare od uscireseguendo una rotta che abbia un piccoloangolo rispetto alla direzione generale deltraffico. Si deve evitare possibilmente l’attra-versamento delle corsie, ma se obbligati afarlo per vari motivi, bisogna attraversarle per

FIGURA 7 – Francesco Fergola, Lo sbarco borbonico a Messina, 1849, Napoli, Museo Nazionale di S. Martino –(olio su tela)

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quanto consentito dalla circolazione, conrotta perpendicolare alla direzione generaledel flusso del traffico.

Quando non si segue lo schema di separa-zione del traffico, se non per motivi eccezio-nali (pericolo immediato, operazioni dipesca), si deve procedere con prudenza, se sinaviga nelle zone terminali e non ancorare inzona la nave.

Le imbarcazioni devono mantenersidistanti dallo schema di traffico e, se in fase dipesca, non devono impedire il passaggio allenavi. Altri articoli regolano l’attraversamentodello Stretto di Messina: esistono dei punti diimbarco e sbarco di piloti della Capitaneria diporto, che molto esperti, guidano le grossenavi. Infatti il pilotaggio è obbligatorio per

tutte le navi mercantili di stazza uguale o su-periore a 15.000 tonnellate e per quelle chetrasportano idrocarburi o altre sostanze in-quinanti di stazza uguale o superiore a 6.000tonnellate (Istituto Idrografico della Marina,2001). I due punti sono collocati a Nord allargo della costa tirrenica siciliana e a Sud vici-no la costa calabra, in prossimità di Catona.

Sarebbe auspicabile che il punto d’imbar-co a Sud, fosse collocato ancora più a Sud allargo di Reggio Calabria, per l’entrata in fun-zione del nuovo approdo per le navi traghet-to di Tremestieri, per il collegamento tra Mes-sina e Villa San Giovanni per il gommato,posizionato a Sud della città del Peloro.

Le navi traghetto RFI “Bluvia” ( ex ferro-vie dello Stato) e private (Caronte e Tourist),

FIGURA 8 – Carta dello Stretto di Messina – GovernoItaliano- scala 1:50.000 del 1957 agg. 1964.

FIGURA 9 – Carta dello Stretto di Messina – Istituto Idro-grafico della Marina-Genova- scala 1:30.000 del 1993,aggiornamento fascicolo Avviso ai Naviganti 2002.

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che collegano Messina a Villa San Giovanni eReggio Calabria, devono dare sempre la pre-cedenza a tutte le navi in transito e seguiredeterminate norme. È interdetta la navigazio-ne alle navi mercantili di stazza lorda superio-re a 50.000 t. trasportanti idrocarburi o altresostanze nocive all’ambiente marino citatedalla Marpol 73/78. Esistono anche due cen-tri radar della Guardia Costiera, uno posizio-nato sui Peloritani in prossimità del forte O-gliastri, vicino alla città, ed un altro sulle pro-paggini delle colline che digradano verso il la-go di Ganzirri, in località Semaforo (zona mi-litare), che controllano sia lo Stretto di Messi-na che parte del mar Tirreno, probabilmentefino al porto di Gioia Tauro, per una maggio-re sicurezza per tutte le navi che transitano.

È evidente che esistono problemi di varietipologie (inquinamento, sicurezza, traffico),anche se si cerca di evitarli con nuovi ed effi-

caci provvedimenti. Il traffico è in costanteaumento sia per presenza delle navi che col-legamento Sicilia e Calabria che “tagliano” loStretto in modo trasversale, che per tutte lealtre, molto spesso con carichi pericolosi chelo percorrono da N. a S. e da S. a N.

Le carte nautiche, pertanto, dovrebberoessere degli strumenti di conoscenza non solodel mare ma anche del territorio con i litoralida salvaguardare nella loro complessità. Biso-gna sensibilizzare gli operatori del campo, ipolitici, gli amministratori locali e nazionalied anche i fruitori di questi servizi affinchè sipossano raggiungere finalità ed obiettivi perpoter meglio tutelare e studiare quest’areasottoposta sempre a maggiori pressioni ditraffico e quindi a molti rischi anche per l’am-biente e gli ecosistemi marini, unici in questotratto di mare.

In mancanza di soluzioni alternative, daparte degli organi governativi, bisogna trova-re delle soluzioni in campo locale e regionale,affinchè gli studenti del Nautico, una futuraforza lavoro, ben preparati da una scuola diantica tradizione che vanta grossi nomi nelcampo marinaro sparsi per tutto il mondo,possa essere impiegata per un migliore edefficace controllo del traffico navale. Questaofferta lavorativa potrebbe essere utile ancheai privati per il vario e funzionale ventaglio diattività marinare presenti sul territorio, checonferiscono particolarità e singolarità speci-fiche per tutta l’area dello Stretto.

I futuri Capitani sono sostenuti natural-mente dai docenti, tecnici, esperti e dal Diri-gente scolastico, prof.ssa Giuseppina Costa,sempre molto attenta alle varie problemati-che dell’Istituto (forniture di nuovi strumen-ti, carte nautiche aggiornate, apparecchiscientifici con tecnologie avanzate) utili per lapreparazione degli studenti e non ultimo peruna migliore formazione finalizzata all’ingres-so nel mondo lavorativo. L’incidente delloStretto ha stimolato lo studio della cartogra-fia nautica, mettendone in risalto l’importan-

FIGURA 10 – Da capo Cozzo a Capo Milazzo e Strom-boli, Istituto Idrografico della Marina, scala 1:100.000del 1994.

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PAOLO MAZZEO

FIGURA 11 – Aliscafo Fs “Segesta Jet”, al molo Colapesce nel porto di Messina, dopo l’impatto con la nave mer-cantile porta container. (foto Zuccaro)

FIGURA 12 – Nave mercantile “Susan Borchard”. Sulla prora appaiono evidenti i segni dell’impatto con l’aliscafo.(foto Zuccaro)

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za anche nelle scuole. In questo caso, si sonolette, studiate e commentate delle carte nauti-che con l’ausilio anche della carta topograficad’Italia, riguardante lo Stretto, prodotte dal-l’IGM di Firenze. Bisognerebbe, forse,potenziare lo studio della geografia e dellacartografia negli istituti tecnici e nei licei divario genere con dei programmi istituzionali.La possibilità di confrontarsi con la realtà delterritorio, anche di micro-aree, come lo Stret-to di Messina, però molto importanti dalpunto di vista economico ma anche paesaggi-stico, porterebbe a risultati sicuramente posi-tivi per gli studenti. Si potrebbero colmaredei vuoti nelle varie scuole di ogni ordine egrado con iniziative di studio “trasgressive”rispetto ai normali canali scolastici, con lacomplicità, l’esperienza, disponibilità e pre-parazione dei docenti.

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