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La economia dell’intangibile e la cultura come motore dello sviluppo post-industriale :

dalla mani-fattura alla mente-fattura

Le economie dell’intangibileIl turismo culturale

Distretti culturali e vie o routes della cultura

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Intangible ValuesValori intangibili

Not everything that counts can be counted and not everything that can be counted counts

Non tutto quello che conta si può contare e non tutto quello che si può contare conta

(Albert Einstein )

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ATTIVI INTANGIBILI

1941 :18%

2000 : 70%Microsoft : 90%

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Economie post-industriali

• Economía della conoscenza e della creatività• Società dell’informazione e era dell’accesso• Economia delle reti e del networking• Economia della innovazione e della scoperta• Economia della felicità e del well-being• Economia delle esperienze e delle emozioni• Economia del dono e della gratitudine• Economia sociale e della cooperazione, solidarietà e

terzo settore• Economia della sostenibilità (economy of enough)

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Il quadrante delle attività culturali e creative

Grafico n. 7 : El cuadro global de las actividades culturales y sistemas de su valorización

4

3

Entertainment Present

Past

Form

1

2

Function Education Entertainment

Language courses Creative holidays

Arts festivals

Arts exhibitions

Theme parks

Art galleries

Museums

Monuments Heritage

attractions

Folklore Festivals

Historical pageants

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L’elenco delle attività creative secondo ilNational Endowment for the Arts

(Stati Uniti)Il bellissimo “logo” del New Endowment for the Arts :

(Because a great country deserves great art : Perché un grande paese merita una grande arte : potrebbe essere invece lo

slogan dell’Italia, se il nostro paese fosse veramente responsabile e consapevole)

Un esempio di elenco :

la musicala danza

il drammal’arte popolare

l’architettura e le discipline affinila pittura

la sculturala fotografia

la grafica e l’artigianatoil designla moda

i cartoonstv, radio e musica registrata

arti collegate di presentazione, realizzazione, esecuzione ed esposizionestudio e applicazione delle arti all’ambiente

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ECONOMIA DELLE ESPERIENZEPine e Gilmore

FINO A '800 FINO A 1970 FINO A 2000 DOPO IL 2000 Offerta economica

commodity beni servizi esperienze

Economia agricola industriale servizio esperienze Funzione economica

estrarre fabbricare erogare mettere in scena

Natura dell’offerta

fungibile tangibile intangibile memorabile

Attributo chiave naturale standard personalizzato personale Metodo di fornitura

immagazzinato in massa

rinnovo scorte dopo la produzione

erogato a richiesta rivelato in un intervallo di tempo

venditore mercante produttore prestatore regista di esperienze

Acquirente Mercato (fisico) utilizzatore cliente ospite Fattori di domanda

caratteristiche tratti distintivi benefici Sensazioni emozioni

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LA STRADA DEL VALORE AGGIUNTO DEL CAFFE’ DAL PRODUTTORE AL CAFFE’ FLORIAN DI VENEZIA :

La evoluzione spettacolare degli attivi intangibili(da Pine & Gilmore)

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LA ECONOMIA DELLA FELICITA’ NON SEGUE LA CURVA DEL REDDITO : OCCORRE TRASFORMARE GLI INDICATORI DEL PIL DI UN PAESE (Prodotto Interno Lordo) in FIL (Felicità Interna

Lorda)( da Daniel Kahneman, Premio Nobel dell’economia 2002)

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GDP and Life Satisfaction in Cina : perché La ricchezza cresce in modo spettacolare

Ma la gioia di vivere diminuisce ?

Life satisfaction and GDP in China

60

100

140

180

220

260

300

340

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

% c

hang

e

GDP per capita

Life satisfaction

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Cultura è ricchezza

"For too long the range of values provided by culture attributes and artifacts has not been recognized: their role in job creation, social cohesion, tourism, and so on. Cultural preservation and renewal is not a luxury good, something to be done later. It is a productive sector."

• James D. Wolfensohn

Past-President World Bank

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Classifica dei PIL 2010 (secondo il Purchasing Parity Power)

• POSIZIONE NAZIONEPIL (IN MILIARDI DI EURO)• 1 STATI UNITI 14.256,275• 2 CINA 8.765,240• 3 GIAPPONE 4.159,432• 4 INDIA 3.526,124• 5 GERMANIA 2.806,226• 6 REGNO UNITO 2.139,400• 7 RUSSIA 2.109,551• 8 FRANCIA 2.108,228• 9 BRASILE 2.013,186• 10ITALIA 1.740,123

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Italia paese modellato dall’arte (Esempio bellissimo di questo concetto: il film dei Fratelli

Taviani “Good Morning Babylonia”)Il termini quantitativi,l’Italia ha :

• 1293 comuni con almeno un palazzo, un castello , un sito archeologico o un monumento di rilevanza significativa

• quasi 4000 musei con decine di milioni di pezzi d’arte• 90.000 chiese circa• 223 cattedrali• 40.000 fra rocche e castelli• 30.000 dimore storiche ( tra cui oltre 4.000 ville e dimore storiche

nei territori della Serenissima)• 30.000 circa archivi di rilevanza storico-culturale• biblioteche, molte delle quali con “fondi storici” spesso del tutto

sconosciuti• 4.000 giardini storici• 1.500 monasteri e conventi• 900 centri storici significativi• centinaia di parchi e archeologici

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Fattore di successo secondo FutureBrand 2010

Ranking Best Country Brand for 1 2 3 4 5 Art & Culture Italia Francia India Giappone Grecia Authenticity Giappone India Perù Cambogia Buthan Beach Tahiti Bermuda Aruba Barbados Bahamas Families Canada Australia Stati Uniti N.Zelanda Portogallo History Egitto India Perù Israele Italia Resort & Lodging Options Canada Tahiti Bahamas Stati Uniti Messico Natural Beauty Tahiti Costarica Canada N.Zelanda Fiji Nightlife Giappone Regno Unito Stati Uniti Brasile Tailandia Fine Dining Francia Italia Giappone Argentina Singapore Outdoor Activities & Sports Australia N.Zelanda Costarica Canada Aruba Rest & Relaxation Tahiti Barbados Aruba Fiji Bahamas Safety Canada Germania Giapone N.Zelanda Bermuda Shopping Singapore Stati Uniti Giappone Emirati A. Regno Unito Value for Money India Messico Tailandia Vietnam Bulgaria Ease of Travel Germania Irlanda Canada Singapore Bermuda Friendly Locals Fiji Iralnda Aruba Tailandia Bermuda Conferences Giappone Germania Singapore Stati uniti Regno Unito You Desire to Visit / Visit Again Australia N.Zelanda Maldive Tahiti Stati Uniti

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Il mercato dell’arte

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Il rating secondo il World Economic Forum 2010 : il turismo

In una indagine in cui il confronto viene effettuato tra “cluster” di indicatori, quelli sui quali l’Italia riceve una valutazione particolarmente negativa ( e che contribuisce ad abbassare molto il suo “posizionamento” nel sistema competitivo), sono (in ordine di peso negativo) :

• la competitività sui prezzi (occupa addirittura il 130 posto su 133 !)• il bassissimo grado di priorità con cui i governi considerano il

turismo (al 106° posto, 7 posti più in basso della Mongolia)• la competitività sulle risorse naturali (il 90°)• la qualità del nostro sistema educativo (l’84°)• la competitività sulla sicurezza (l’ 82°)

mentre è al posto n. 5 per le risorse culturali (anche se dovrebbe essere il primo, a giudicare dalla quantità e qualità che possiede : il primo posto è occupato dalla Spagna), e il 3° per le infrastrutture turistiche ( alberghi ecc.), nel quale la prima è la vicina Austria.

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Ma, se calcolassimo anche la cultura…38.000 miliardi di dollari ?

• Il nostro paese, introducendo parametri più “intangibili” al suo valore economico, è un paese che ha un potenziale infinitamente più grande delle sue effettive performance : basti pensare al patrimonio culturale, che fa dell’Italia il paese con la più alta densità di beni culturali ( sia di prodotto, come i monumenti, che di processo, come la creatività del design, degli eventi, del cinema….) nel mondo : per avere una idea più precisa di questo “capitale intangibile” (anche se purtroppo non valorizzato adeguatamente) il secondo paese per beni culturali è la Francia (quasi alla pari con la Spagna). Ma il rapporto tra l’Italia e la Francia (o la Spagna) su questo terreno è di sette a uno.

• Vale a dire che se gli italiani fossero bravi almeno come i francesi, che sono i più abili del mondo a valorizzare il loro patrimonio culturale, ricaverebbero un valore economico pari ad alcune centinaia di miliardi di euro all’anno, con benefici facilmente immaginabili sia sul piano della occupazione che sul piano della creazione di imprese “culturali”, di eventi, di ricchezza, di attrazione turistica e così via.

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C’è chi ha denti ma non ha pane, e c’è chi ha pane ma non ha denti

• Cosa fanno i ricchi della Silicon Valley, quando vogliono godersi i loro soldi ? Fanno la coda per assistere all’Otello

• Cosa fanno i ricchi cinesi quando vogliono godersi i loro soldi : fanno la coda per vedere e ascoltare Turandot

• Cosa farebbero gli sceicchi e gli emiri dei Paesi del Golfo: chiederebbero in prestito a pagamento i beni culturali e artistici che stanno da decine di anni sepolti nei nostri magazzini ( nei Musei italiani la media di opere abbandonate nei magazzini è pari al 65% del totale).

• Oppure ? Oppure “fanno le copie (falsi) di Venezia a Las Vegas o a Sichuan o a Doha : pur di far finta di essere in Italia, ossia nel paese della bellezza più alta del mondo, sono capaci persino di accontentarsi di brutte copie.

• E noi che abbiamo gli originali, che cosa facciamo ? Facciamo crollare la Casa dei Gladiatori di Pompei, oppure mandiamo in rovina le dimore storiche o guastiamo il paesaggio o roviniamo Napoli con le immondizie.

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Imprenditori di tutto il mondo unitevi

• E’ naturale che una organizzazione di “imprenditori”, che si affannano ogni giorno, pungolati talvolta duramente dalla concorrenza e dalla competitività, a creare valore, non può assistere a questo spreco immane, che fa aumentare la percentuale di debito sul PIL ( siamo ormai al 120%) e l’economia del futile e dell’inutile sta soppiantando, spesso in forme di criminalità vera e propria il valore creato da imprenditori e lavoratori con tanta fatica (non solo nel sud, ma anche nelle scommesse del calcio, nei bonus di ex-presidenti di grandi gruppi finanziari che rilevano 15 milioni di Euro in cambio di un solo anno di prestazione e così via)

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Come gli imprenditori possono contribuire all’industria culturale?Applicando ai beni culturali e alle imprese creative la loro

competenza imprenditoriale che consiste nel creare valore.

• Con la loro esperienza (italiana) e la cultura delle economie coalizionali (distretti, patti territoriali, ipa,pit,marketing territoriale integrato…): far nascere i “distretti culturali” anche con le “reti lunghe” della cultural routes

• Con la cultura del mecenatismo (articolo 38 della 342/2000 etc.: sfruttando tutti gli incentivi fiscali)

• Con la cultura manageriale (far fruttare il capitale culturale e il patrimonio con la competenza produttiva “trasferibile”)

• Gestione degli eventi (come quello di Capitale Europea della Cultura)

• Recupero di grandi parchi culturali (es. Portovecchio di Trieste) nelle industrie dismesse

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Impatto della cultura nello sviluppo

• Nuovi prodotti e servizi (compresi anche i servizi pubblici), orientando l’economia verso l’innovazione, stimolando la ricerca, ottimizzando il capitale umano, rafforzando i valori di brand e di comunicazione, ispirando le persone ad imparare a costruire comunità

• E’ una componente essenziale della economia post-industriale. Un’azienda o una impresa ha bisogno di qualcosa di più di un efficiente processo manifatturiero, di un controllo dei costi e di una buona base tecnologica per rimanere competitiva. Essa ha bisogno anche di un forte brand, di personale motivato e di un management che rispetta la creatività e comprende il suo processo. Esige anche lo sviluppo di prodotti e servizi che vadano incontro alla aspettative (esplicite e soprattutto implicite) dei clienti.

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La situazione globale dei settori culturali

– In generale i settori culturali sono stati meno sensibili alla crisi della media degli altri settori

– Le barriere di ingresso all’imprenditorialità culturale sono minori rispetto alla media degli altri settori

– Hanno un carattere molto più labour intensive degli altri settori produttivi

– I requisiti di investimento iniziale sono significa-tivamente più bassi.

– Il tasso di spravvivenza è maggiore della media – L’indice di redditività è leggermente inferiore alla

media, ma senza una grande varianza, ma con maggiore benessere organizzativo ed esistenziale

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Come venderci nel mondo?Il ricorso al mercato estero è essenziale per noi, almeno

per due motivi molto seri :

• il primo, perché l’intera capacità di spesa dell’Italia non è così grande come si crede, se paragonata alla capacità di rendita o di fruizione che avrebbe il patrimonio culturale del nostro paese. Basti pensare che per pareggiare l’intera capacità di spesa del nostro paese è sufficiente la capacità di spesa della sola città di New York

• il secondo, ancora più preoccupante, il consumo ( nel senso di fruizione “ pagata “ ) culturale degli italiani è bassissimo : al predominio del cinema, incontrastato fino agli anni ’70, è subentrato quello della televisione, dove il bene culturale appare in maniera sempre più ridotta, al crescere della offerta di “ entertainement “ di massa e di qualità scadente,compreso il gossip, che fattura, da solo, 10 miliardi di Euro all’anno . Solo un italiano su quindici assiste, almeno una volta all’anno, ad un concerto di musica classica : valori nettamente inferiori a paesi, come la Germania, la Francia, il Regno Unito, i paesi scandinavi , gli Stati Uniti e il Giappone. Il tempo dedicato giornalmente alla televisione come consumo è pari a 30 volte circa quello dedicato a manifestazioni culturali, visite a musei ecc. che, tradotto in chiaro, significa che abbiamo una esigua minoranza che ha una propensione significativa alla cultura e alla fruizione dei beni culturali e una grandissima maggioranza che non ne ha nessuna.

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Andare veloci verso una economia dei valori “intangibili” • Questo nuovo modello di economia non prevede un mero riferimento alla

crescita statistica dei flussi e dei valori di scambio puramente economici e monetari ( il cosiddetto PIL ), ma un orientamento alla produzione sistematica e diffusa di fattori integrati di benessere e di qualità della vita, di un valore aggiunto connesso con la produzione di “conoscenze” e di “esperienze”. Persino gli oggetti entrano in competizione tra loro sulla base del loro contenuto conoscitivo ed emozionale più che della loro funzione

• E’ infatti la sussistenza di questi fattori che rappresenta virtualmente un valore sempre più apprezzabile persino sul piano monetario, considerando la relativa rarità che nell’attuale panorama economico possiedono i sistemi produttivi che sanno mantenere la propria integrità e offrire , alla domanda crescente di genuinità di prodotti, di ambienti, di paesaggi e di stili di vita, una risposta soddisfacente e organizzata.

• Ogni area produttiva in uno scenario di globalizzazione, non può competere se non in regime di specificità non imitabile, e pertanto con una programmazione che adotta i paradigmi dello sviluppo locale e dello sviluppo sostenibile, con la valorizzazione delle tecnologie e delle risorse specifiche ( sviluppo endogeno). Il paradosso di Porter sta tutto qui : più il mondo si globalizza, più i “vantaggi competitivi” sono “locali, specifici, originali, autentici”.