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STRATEGIA EUROPEA IN MATERIA DI SICUREZZA UN’EUROPA SICURA IN UN MONDO MIGLIORE IT

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STRATEGIA EUROPEA

IN MATERIA DI SICUREZZAUN’EUROPA SICURA

IN UN MONDO MIGLIORE

IT

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STRATEGIA EUROPEA

IN MATERIA DI SICUREZZA

CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA

UN’EUROPA SICURA

IN UN MONDO MIGLIORE

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Numerose altre informazioni sull’Unione europea sono disponibili su Internet

via il server Europa (http://europa.eu).

Una scheda bibliografica figura alla fine del volume.

Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea, 2009

ISBN 978-92-824-2424-7

doi: 10.2860/14256

© Comunità europee, 2009

Riproduzione autorizzata con citazione della fonte

Printed in Belgium

STAMPATO SU CARTA SBIANCATA SENZA CLORO

Nota

Le istituzioni dell’Unione europea e gli Stati membri non sono vincolati dal

contenuto del presente opuscolo, che è stato preparato dal segretariato

generale del Consiglio.

Per maggiori informazioni si prega di contattare il servizio Informazioni al

pubblico dell’unità Comunicazione della direzione generale F, all’indirizzo

seguente:

Segretariato generale del Consiglio

Rue de la Loi/Wetstraat 175

1048 Bruxelles/Brussel

BELGIQUE/BELGIË

Fax +32 22814977

Internet http://www.consilium.europa.eu/infopublic

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La strategia europea in materia di sicurezza è stata adottata

nel dicembre 2003 ed è divenuta una pietra miliare nello

sviluppo della politica estera e di sicurezza dell’Unione

europea (UE).

Per la prima volta l’UE ha concordato una valutazione

congiunta della minaccia ed ha fi ssato obiettivi chiari per

portare avanti i suoi interessi in materia di sicurezza, in

base ai nostri valori fondamentali. Niente descrive meglio

le nostre aspirazioni del titolo della strategia: «Un’Europa

sicura in un mondo migliore» — che è il fi ne ultimo delle nostre azioni.

Cinque anni dopo, nel dicembre 2008, ho presentato al Consiglio europeo una

relazione sull’attuazione di questa strategia in seguito al mandato dei capi di Stato

o di governo. Questa relazione, intitolata «Garantire sicurezza in un mondo in piena

evoluzione» ed elaborata in associazione con la Commissione europea, esamina

come la strategia ha funzionato nella pratica, e che cosa si dovrebbe fare per miglio-

rarne l’attuazione. I capi di Stato o di governo hanno approvato quest’analisi.

Come vedrete voi stessi, molto è stato fatto in un breve periodo di tempo. Ma non

c’è spazio per il compiacimento. Continuiamo a fronteggiare molte sfi de complesse,

in un mondo in rapida evoluzione.

Sono convinto che l’Europa supererà queste sfi de, così come ha fatto in passato.

Javier Solana

Segretario generale del Consiglio dell’UE

Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune

Prefazione

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Fonti delle fotografi e

Pagina 3 Consiglio dell’UE — © Comunità europee

Pagina 10 Consiglio dell’UE — © Comunità europee

Pagina 15 © Commissione europea/ECHO/Adriaan Sullivan

Pagina 17 EULEX Kosovo

Pagina 25 © Comunità europee

Pagina 28 EUMM Georgia

Pagina 38 Consiglio dell’UE — © Comunità europee

Pagina 43 © Comunità europee

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Prefazione 3

RELAZIONE SULL’ATTUAZIONE DELLA STRATEGIA

EUROPEA IN MATERIA DI SICUREZZA

Garantire sicurezza in un mondo in piena evoluzione 7

UN’EUROPA SICURA IN UN MONDO MIGLIORE

Strategia europea in materia di sicurezza 27

Indice

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Sintesi

A cinque anni dall’adozione della strategia europea in materia di

sicurezza, l’Unione europea (UE) si trova ad aff rontare le maggiori

responsabilità della sua storia.

L’UE rimane un’ancora di stabilità. L’allargamento ha esteso la

democrazia e la prosperità nel nostro continente. I Balcani subiscono

una trasformazione positiva. La nostra politica di vicinato ha creato

un forte quadro di relazioni con i partner a sud e ad est ed esiste ora

una nuova dimensione con l’Unione mediterranea e il partenariato

orientale. Dal 2003 l’UE ha sempre più fatto la diff erenza nell’aff rontare

crisi e confl itti, in paesi come l’Afghanistan o la Georgia.

Eppure, venti anni dopo la fi ne della guerra fredda, l’Europa si trova

ad aff rontare minacce e sfi de sempre più complesse.

In Medio Oriente e altrove nel mondo vi sono ancora confl itti irrisolti,

mentre ne sono divampati altri, anche nelle nostre vicinanze. Il falli-

mento dello Stato mina la nostra sicurezza attraverso la criminalità,

l’immigrazione illegale e, più recentemente, la pirateria. Il terrorismo

e la criminalità organizzata si sono evoluti e presentano nuove minacce,

anche all’interno delle nostre stesse società. Il programma nucleare

iraniano ha fatto notevoli progressi, rappresentando un pericolo per

la stabilità nella regione e per l’intero sistema di non proliferazione.

RELAZIONE SULL’ATTUAZIONE

DELLA STRATEGIA EUROPEA

IN MATERIA DI SICUREZZA

Garantire sicurezza in un mondo in piena evoluzione

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La globalizzazione ha off erto nuove possibilità. La crescita elevata nei

paesi in via di sviluppo, guidati dalla Cina, ha strappato dalla povertà

milioni di persone. Tuttavia la globalizzazione ha anche reso le minacce

più complesse e interconnesse. Le arterie della nostra società, quali

i sistemi di informazione e l’approvvigionamento energetico, sono più

vulnerabili. Il riscaldamento globale e il degrado ambientale stanno

mutando il volto del nostro pianeta. La globalizzazione sta inoltre

accelerando il cambiamento dei rapporti di forze e sta mettendo in

evidenza le diff erenze di valori. Le recenti turbolenze fi nanziarie hanno

sconvolto allo stesso modo le economie sviluppate e quelle in via di

sviluppo.

L’Europa supererà queste nuove sfi de, così come ha fatto in passato.

Potendo contare su una gamma di strumenti unica, l’UE contribui-

sce già ad un mondo più sicuro. Abbiamo contribuito a raff orzare la

sicurezza umana, riducendo la povertà e la diseguaglianza, promuo-

vendo il buon governo e i diritti umani, fornendo assistenza allo

sviluppo ed aff rontando le cause profonde dei confl itti e dell’insicu-

rezza. L’UE rimane il più grande donatore per i paesi che hanno bisogno

di aiuto. Per una stabilizzazione duratura è necessario un impegno

a lungo termine.

Nell’ultimo decennio la politica europea comune in materia di

sicurezza e di difesa, quale parte integrante della nostra politica estera

e di sicurezza comune, ha acquisito esperienza e capacità, con oltre

20 missioni schierate in risposta a situazioni di crisi, dal consolidamento

della pace post-tsunami in Aceh alla protezione dei rifugiati in Ciad.

Questi risultati sono il frutto di un approccio europeo originale alla

politica estera e di sicurezza. Tuttavia non v’è spazio per l’autocom-

piacimento. Per garantire la nostra sicurezza e soddisfare le aspetta-

tive dei nostri cittadini dobbiamo essere pronti a infl uenzare il corso

degli eventi. Ciò suppone pensare in modo più strategico ed essere

più effi caci e visibili sulla scena internazionale. Otteniamo i migliori

successi quando agiamo in modo tempestivo e coerente, sostenuti

dalle necessarie capacità e dall’appoggio continuo dell’opinione

pubblica.

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Per avere carattere duraturo, le soluzioni ai confl itti devono associare

tutti gli attori regionali che condividono un interesse comune nella

pace. Governi sovrani devono assumersi la responsabilità delle conse-

guenze delle proprie azioni e condividere la responsabilità di proteg-

gere le popolazioni dal genocidio, dai crimini di guerra, dalla pulizia

etnica e dai crimini contro l’umanità.

È importante che tutti i paesi rispettino i principi fondamentali della

Carta delle Nazioni Unite e i principi ed impegni dell’Organizzazione

per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE). Dobbiamo aff er-

mare con chiarezza che il rispetto della sovranità, dell’indipendenza

e dell’integrità territoriale degli Stati nonché la pacifi ca risoluzione

delle controversie non sono negoziabili. Non si può permettere che

la minaccia o l’uso della forza militare risolva le questioni territoriali,

in nessuna parte del mondo.

Su scala mondiale, l’Europa deve guidare un rinnovamento dell’ordine

multilaterale. Le Nazioni Unite costituiscono il vertice del sistema inter-

nazionale. Ogni iniziativa intrapresa dall’UE nel settore della sicurezza

è stata connessa agli obiettivi delle Nazioni Unite. Abbiamo un’op-

portunità unica per rinnovare il multilateralismo, collaborando con

gli Stati Uniti e con i nostri partner in tutto il mondo. Per l’Europa

il partenariato transatlantico rimane un fondamento irrinunciabile,

basato su una storia ed una responsabilità condivise. L’UE e la NATO

devono approfondire il loro partenariato strategico per una migliore

cooperazione nella gestione delle crisi.

Negli ultimi cinque anni l’UE ha compiuto notevoli progressi. Viene

riconosciuto il nostro contributo importante ad un mondo migliore.

Tuttavia, nonostante tutti i risultati raggiunti, l’attuazione della

strategia europea in materia di sicurezza rimane in fi eri. Per realizzare

appieno il nostro potenziale dobbiamo essere più capaci, più coerenti

e più attivi.

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Il Consiglio europeo ha adottato la strategia europea in materia di

sicurezza nel dicembre 2003. Per la prima volta, ha stabilito principi

e fi ssato obiettivi chiari per portare avanti gli interessi dell’UE in materia

di sicurezza in base ai nostri valori fondamentali. La strategia adotta

un approccio globale e rimane pienamente pertinente.

La presente relazione non sostituisce la strategia europea in materia

di sicurezza, ma la raff orza. Off re la possibilità di esaminare come ci

siamo comportati nella pratica e cosa si può fare per migliorare la sua

attuazione.

Introduzione

L’alto rappresentante

dell’UE Javier Solana,

il presidente della

Somalia Sharif

Sheikh Ahmed e il

segretario generale

delle Nazioni Unite

Ban Ki-moon durante

la conferenza sulla

Somalia che si è tenuta

congiuntamente tra le

Nazioni Unite, l’Unione

europea e l’Unione

africana a Bruxelles

nell’aprile 2009

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La strategia europea in materia di sicurezza ha identifi cato una serie di

minacce e di sfi de per i nostri interessi in questo settore. Dopo cinque

anni non sono scomparse: alcune sono divenute più signifi cative

e tutte più complesse.

Proliferazione delle armi di distruzione di massa

La proliferazione da parte sia degli Stati che dei terroristi è stata indivi-

duata nella strategia europea come «potenzialmente la più importante

minaccia» alla sicurezza dell’UE. Tale rischio è aumentato negli ultimi

cinque anni, mettendo sotto pressione il quadro multilaterale. Mentre

la Libia ha smantellato il suo programma ADM (armi di distruzione di

massa), l’Iran e anche la Corea del Nord devono ancora conquistare

la fi ducia della comunità internazionale. Anche la probabile rinascita

dell’energia nucleare civile nei prossimi decenni costituisce una sfi da

per il sistema di non proliferazione, se non accompagnata dalle giuste

garanzie.

L’UE è stata molto attiva nei consessi multilaterali, in base alla strategia

ADM adottata nel 2003, e si è trovata al centro degli sforzi internazio-

nali volti ad aff rontare il programma nucleare iraniano. La strategia

enfatizza la prevenzione, attraverso gli accordi delle Nazioni Unite

e multilaterali, agendo quale donatore principale e lavorando con

i paesi terzi e le organizzazioni regionali per raff orzare le loro capacità

di prevenire la proliferazione.

Dovremmo proseguire questo approccio, con azioni politiche e fi nan-

ziarie. È fondamentale che la conferenza di verifi ca del trattato sulla

non proliferazione nel 2010 abbia successo, in particolare al fi ne di

raff orzare il regime di non proliferazione. Ci sforzeremo affi nché tale

conferenza, in modo equilibrato, effi cace e concreto, esamini i mezzi

I. Sfi de globali e minacce

di fondo

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per accelerare gli sforzi internazionali contro la proliferazione, prose-

guire il disarmo ed assicurare lo sviluppo responsabile degli usi pacifi ci

dell’energia nucleare da parte dei paesi che lo desiderino.

È inoltre necessario lavorare ulteriormente su questioni specifi che,

quali: sostegno dell’UE ad un approccio multilaterale al ciclo del

combustibile nucleare; contrastare il fi nanziamento della prolifera-

zione; misure in materia di biosicurezza e bioprotezione; contenere

la proliferazione dei sistemi di lancio, in particolare i missili balistici.

Dovrebbero cominciare i negoziati su un trattato multilaterale che

vieti la produzione di materiale fi ssile per le armi nucleari.

Terrorismo e criminalità organizzata

Il terrorismo, in Europa e nel mondo, rimane una notevole minaccia per

la nostra sussistenza. Vi sono stati attacchi a Madrid e Londra, mentre

altri sono stati sventrati, ed i gruppi endogeni svolgono un ruolo

sempre più attivo nel nostro continente. La criminalità organizzata

continua a minacciare le nostre società, con il traffi co di stupefacenti, la

tratta di esseri umani, il traffi co di armi, nonché la frode internazionale

e il riciclaggio di denaro.

Dal 2003 l’UE ha compiuto progressi nell’aff rontare entrambi, con

misure supplementari in seno all’Unione, a titolo del programma

dell’Aia del 2004, e con una nuova strategia per la dimensione esterna

nel settore GAI, adottata nel 2005. Ciò ha reso più facile proseguire

le indagini transfrontaliere e coordinare l’azione penale. La strategia

antiterrorismo dell’UE, adottata anch’essa nel 2005, si basa sul rispetto

dei diritti umani e del diritto internazionale. È articolata in quattro

linee d’azione: prevenire la radicalizzazione e il reclutamento e i fattori

che vi contribuiscono; proteggere gli obiettivi potenziali; perseguire

i terroristi; rispondere alle conseguenze di un attacco. Anche se l’azione

nazionale svolge un ruolo centrale, la designazione di un coordinatore

antiterrorismo è stato un importante passo avanti a livello europeo.

In seno all’UE abbiamo fatto molto per proteggere le nostre società

dal terrorismo. Dovremo raff orzare i dispositivi di coordinamento per

aff rontare un attentato terroristico grave, in particolare in caso di utilizzo

di sostanze chimiche, radiologiche, nucleari e connesse al bioterrorismo,

in base a disposizioni quali i dispositivi di coordinamento nella gestione

delle crisi e il meccanismo di protezione civile. È necessario lavorare

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ulteriormente sul fi nanziamento del terrorismo, insieme ad una politica

dell’UE effi cace e globale sullo scambio delle informazioni, che tenga

nel debito conto la protezione dei dati personali.

Inoltre, dobbiamo fare di più per contrastare la radicalizzazione e il

reclutamento, aff rontando l’ideologia estremista e lottando contro la

discriminazione. Il dialogo interculturale svolge un ruolo importante,

in consessi quali l’Alleanza delle civiltà.

Per quanto riguarda la criminalità organizzata, si dovrebbero appro-

fondire i partenariati esistenti con i nostri vicini e i partner fondamen-

tali, nonché nel quadro delle Nazioni Unite, aff rontando i fenomeni

migratori nonché la cooperazione di polizia e giudiziaria. È essenziale

l’attuazione degli esistenti strumenti delle Nazioni Unite sulla crimina-

lità. Dovremmo raff orzare ulteriormente il nostro partenariato antiter-

rorismo con gli Stati Uniti, ivi compreso nel settore della condivisione

e protezione dei dati. Dovremmo inoltre raff orzare la capacità dei nostri

partner in Asia meridionale e in Africa e dei nostri vicini meridionali.

L’UE dovrebbe sostenere gli sforzi multilaterali, principalmente nel

quadro delle Nazioni Unite.

Dobbiamo migliorare il modo di combinare la dimensione interna

con quella esterna. Sono necessari un miglior coordinamento, traspa-

renza e fl essibilità delle diverse agenzie, a livello nazionale ed europeo.

Questo punto era già stato individuato nella strategia europea in

materia di sicurezza, cinque anni fa. I progressi sono stati lenti ed

incompleti.

Sicurezza informatica

Le economie moderne dipendono fortemente da infrastrutture critiche

quali i trasporti, le comunicazioni e l’approvvigionamento energetico,

ma anche Internet. La strategia europea per una società dell’informa-

zione sicura, adottata nel 2006, mira a combattere la criminalità attra-

verso Internet. Tuttavia, gli attacchi contro sistemi informatici privati

o governativi negli Stati membri dell’UE hanno dato a tale questione

una nuova dimensione, quella di una nuova arma potenziale di tipo

economico, politico e militare.

È necessario lavorare ulteriormente in questo settore, al fi ne di ricer-

care un approccio globale dell’UE, prestare opera di sensibilizzazione

e raff orzare la cooperazione internazionale.

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Sicurezza dell’approvvigionamento energetico

Negli ultimi cinque anni sono aumentate le preoccupazioni per la

dipendenza energetica. Il calo della produzione in Europa signifi ca

che nel 2030 fi no al 75 % del petrolio e del gas dovrà essere importato.

Le importazioni proverranno da un numero limitato di paesi, molti

dei quali sono confrontati a minacce per la stabilità. Siamo quindi di

fronte a una serie di sfi de in materia di sicurezza che richiedono la

responsabilità e la solidarietà di tutti gli Stati membri.

La nostra risposta deve essere una politica energetica dell’UE che

combini le dimensioni esterna e interna. La relazione comune dell’Alto

rappresentante e della Commissione del giugno 2006 ne espone

i principali elementi. All’interno dell’Europa necessitiamo di un mercato

dell’energia più unifi cato, che presenti maggiore interconnessione con

particolare riguardo ai paesi più isolati, e di meccanismi anticrisi per far

fronte a temporanee interruzione dell’approvvigionamento.

È essenziale una maggiore diversifi cazione di combustibili, fonti di

approvvigionamento e rotte di transito, come lo sono il buon governo,

il rispetto dello Stato di diritto e gli investimenti nei paesi d’origine.

La politica dell’UE sostiene tali obiettivi attraverso l’impegno con Asia

centrale, Caucaso e Africa nonché attraverso il partenariato orientale

e l’Unione per il Mediterraneo. L’energia è un elemento molto impor-

tante nelle relazioni UE-Russia. La nostra politica dovrebbe vertere sulle

rotte di transito, incluso attraverso la Turchia e l’Ucraina. Con i nostri

partner, segnatamente Cina, India, Giappone e Stati Uniti, dovremmo

promuovere le energie rinnovabili, le tecnologie a bassa emissione di

CO2

e l’effi cienza energetica, insieme a mercati mondiali trasparenti

e ben regolamentati.

Cambiamenti climatici

Nel 2003 la strategia europea in materia di sicurezza ha già indivi-

duato le implicazioni dei cambiamenti climatici per la sicurezza. Dopo

cinque anni esse hanno assunto un nuovo carattere di urgenza. Nel

marzo 2008 l’Alto rappresentante e la Commissione hanno presen-

tato una relazione al Consiglio europeo che descrive i cambiamenti

climatici come «moltiplicatori di minacce». Le calamità naturali, il

degrado ambientale e la competizione per le risorse inaspriscono

i confl itti, soprattutto in situazioni di povertà e crescita demografi ca,

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con conseguenze umanitarie, sanitarie, politiche e di sicurezza, incluso

l’aumento della migrazione. I cambiamenti climatici possono inoltre

causare controversie su rotte commerciali, zone marittime e risorse in

precedenza inaccessibili.

Abbiamo potenziato la prevenzione dei confl itti e la gestione delle crisi,

ma dobbiamo migliorare le capacità di analisi e di allarme tempestivo.

L’UE non può farlo da sola. Dobbiamo intensifi care i lavori con i paesi

più a rischio raff orzandone la capacità di farvi fronte. Sarà essenziale la

cooperazione internazionale, con le Nazioni Unite e le organizzazioni

regionali.

Zimbabwe: distribuzione

di aiuti alimentari forniti dall’UE

e dal Programma alimentare

mondiale dell’ONU

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Nel nostro continente l’allargamento continua ad essere un potente

fattore di stabilità, pace e riforma.

I negoziati con la Turchia sono iniziati nel 2005 e, da allora, sono

stati aperti vari capitoli. I progressi nei Balcani occidentali sono stati

lenti ma continui. I negoziati con la Croazia sono molto avanzati. L’ex

Repubblica iugoslava di Macedonia ha ottenuto lo status di candidato.

Con gli altri paesi dei Balcani occidentali sono stati fi rmati accordi

di stabilizzazione e di associazione. La Serbia è vicina al soddisfaci-

mento di tutte le condizioni per passare a relazioni più approfondite

con l’UE. L’UE continua a svolgere un ruolo guida in Bosnia-Erzegovina

ma, nonostante i progressi, i leader politici locali devono compiere

maggiori sforzi per superare il blocco delle riforme.

Stiamo schierando l’EULEX, la più vasta missione civile della politica

europea di sicurezza e di difesa (PESD) ad oggi, in Kosovo, e continue-

remo a fornire un consistente sostegno economico. In tutta la regione

sono indispensabili relazioni di cooperazione e di buon vicinato.

È nel nostro interesse che i paesi che ci circondano siano ben governati.

La politica europea di vicinato (PEV), lanciata nel 2004, sostiene tale

processo. Ad est vi partecipano tutti i paesi ammissibili, ad eccezione

della Bielorussia con cui stiamo attualmente adottando iniziative in

tal senso.

Con l’Ucraina abbiamo fatto di più negoziando un accordo di associa-

zione di vasta portata ormai prossimo alla conclusione. Avvieremo

presto negoziati con la Repubblica moldova per un accordo analogo.

La sinergia del Mar Nero è stata avviata a integrazione delle politiche

II. Creare stabilità all’interno

e all’esterno dell’Europa

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bilaterali dell’UE in questa regione particolarmente importante per

l’Europa.

Sono sorte nuove preoccupazioni per i cosiddetti «confl itti congelati»

nei paesi orientali vicini dell’UE. La situazione in Georgia, riguardo

all’Abkhazia e all’Ossezia meridionale, è degenerata sfociando in un

confl itto armato tra la Russia e la Georgia nell’agosto 2008. L’UE ha

guidato la risposta internazionale attraverso una mediazione tra le

parti, aiuti umanitari, una missione di osservazione civile e un consi-

stente sostegno fi nanziario. Il nostro impegno continuerà svolgendo

un ruolo guida nel processo di Ginevra. Sta acquisendo slancio una

possibile soluzione del confl itto transdnistriano, attraverso la parte-

cipazione attiva dell’UE alla formula di negoziato 5+2 e alla missione

dell’UE di assistenza alle frontiere.

Il Mediterraneo, un’area molto importante e fonte di grandi opportu-

nità per l’Europa, pone ancora sfi de complesse, quali riforme politiche

insuffi cienti e migrazione irregolare. L’UE e vari partner mediterranei,

segnatamente Israele e Marocco, si stanno attivando per approfondire

EULEX — La missione

dell’Unione europea sullo

Stato di diritto in Kosovo

è la più grande missione

civile avviata a titolo

della politica europea

in materia di sicurezza

e di difesa

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le relazioni bilaterali. La PEV ha raff orzato riforme avviate inizialmente

nel quadro del processo di Barcellona nel 1995, ma i confl itti regionali,

uniti al crescente radicalismo, continuano a generare instabilità.

L’UE ha avuto un’importanza centrale negli sforzi volti a trovare una

soluzione per il Medio Oriente, attraverso il suo ruolo nel «Quartetto»,

la cooperazione con Israele e Autorità palestinese nonché quella con

Lega araba e altri partner regionali. L’UE è pienamente impegnata

nel processo di Annapolis a favore di una soluzione fondata sulla

coesistenza di due Stati e fornisce un sostegno fi nanziario e di bilan-

cio costante all’Autorità palestinese e un contributo allo sviluppo di

capacità, anche attraverso lo schieramento sul terreno di esperti giudi-

ziari, di polizia e di gestione delle frontiere. In Libano gli Stati membri

forniscono la base della missione di mantenimento della pace Unifi l.

In Iraq l’UE ha sostenuto il processo politico, la ricostruzione, lo Stato

di diritto, anche attraverso la missione Eujust LEX.

Dal 2003 l’Iran costituisce una crescente fonte di preoccupazione.Il

programma nucleare iraniano è stato oggetto di successive risoluzioni

del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dell’AIEA. Lo sviluppo di

una capacità militare nucleare costituirebbe un’inaccettabile minaccia

alla sicurezza dell’UE. L’UE ha seguito, insieme a USA, Cina e Russia, un

approccio duplice, basato nel contempo sul dialogo e su una crescente

pressione. L’Alto rappresentante ha fatto all’Iran un’off erta di ampia

portata per ristabilire la fi ducia e permettergli di rispettare gli impegni

con la comunità internazionale. Un eventuale proseguimento del

programma nucleare aumenterebbe invece la necessità di ulteriori

misure a sostegno del processo ONU. Nel contempo, dobbiamo colla-

borare con i paesi della regione, compresi gli Stati del Golfo, per costru-

ire la sicurezza regionale.

La strategia europea in materia di sicurezza ha riconosciuto che gli

interessi europei in materia di sicurezza vanno oltre le regioni limitrofe.

A tale riguardo l’Afghanistan è fonte di particolare preoccupazione.

L’Europa si è impegnata a lungo termine a favore della stabilità. Gli Stati

membri dell’UE forniscono un importante contributo alla missione

della NATO e l’UE è impegnata in materia di governance e sviluppo

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a tutti i livelli. La missione di polizia dell’UE è in fase di espansione.

Tali sforzi non saranno coronati da successo senza la piena titolarità

afghana e il sostegno dei paesi limitrofi , in particolare il Pakistan,

ma anche l’India, l’Asia centrale e l’Iran. In eff etti negli ultimi anni, le

prospettive di migliori relazioni tra l’India e il Pakistan hanno rappre-

sentato un elemento positivo del bilancio strategico.

Nesso tra sicurezza e sviluppo

Come riconosciuto dalla strategia europea in materia di sicurezza e dal

consenso in materia di sviluppo del 2005, uno sviluppo sostenibile non

è possibile senza pace e sicurezza così come senza sviluppo ed elimina-

zione della povertà non sarà possibile una pace duratura. Le minacce

alla sanità pubblica, in particolare le pandemie, minano ulteriormente

lo sviluppo. I diritti umani sono una variabile fondamentale di questa

equazione. In molte zone di confl itto o postbelliche dobbiamo far

fronte allo sconvolgente ricorso alla violenza sessuale come arma di

intimidazione e terrore. L’eff ettiva attuazione della risoluzione 1820

del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla violenza sessuale

nelle situazioni di confl itto armato è essenziale.

Il confl itto è spesso collegato alla fragilità degli Stati. Paesi come la

Somalia sono presi in un circolo vizioso di governance carente e confl itti

ricorrenti. Abbiamo cercato di rompere questo circolo vizioso, attra-

verso l’assistenza allo sviluppo e misure volte ad assicurare una migliore

sicurezza. La riforma del settore della sicurezza e il disarmo, la smobili-

tazione e il reinserimento sono un elemento fondamentale della stabi-

lizzazione e ricostruzione postbellica e sono state il fulcro delle missioni

in Guinea-Bissau o nella Repubblica democratica del Congo. I migliori

risultati si ottengono agendo in partenariato con la comunità interna-

zionale e le parti interessate locali.

Lo sfruttamento senza scrupoli delle risorse naturali è spesso all’ori-

gine stessa dei confl itti. Le risorse idriche e le materie prime suscitano

crescenti tensioni che richiedono soluzioni multilaterali. Il processo

di Kimberley e l’Iniziativa per la trasparenza delle industrie estrattive

forniscono un modello innovativo per aff rontare questo problema.

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Pirateria

La strategia europea in materia di sicurezza ha messo in rilievo la pirate-

ria come una nuova dimensione di criminalità organizzata. È anche il

risultato del fallimento degli Stati. L’economia mondiale riposa per

il 90 % del traffi co commerciale su quello per via marittima. Gli atti

di pirateria nell’Oceano indiano e nel golfo di Aden hanno reso tale

questione più pressante negli ultimi mesi e hanno inciso sull’inoltro

di aiuti umanitari alla Somalia. L’UE ha risposto, in particolare con

Atalanta, la prima missione marittima PESD, per scoraggiare la pirateria

al largo delle coste somale, unitamente ai paesi colpiti e ad altri attori

internazionali, compresa la NATO.

Armi leggere e di piccolo calibro (SALW), munizioni a grappolo e mine terrestri

Nel 2005 il Consiglio europeo ha adottato la strategia dell’UE volta

a combattere l’accumulazione e il traffi co illeciti di armi leggere e di

piccolo calibro (SALW) e relative munizioni. Nel contesto della sua

attuazione l’UE sostiene il programma d’azione dell’ONU in questo

settore. L’UE continuerà a sviluppare attività volte a lottare contro le

minacce costituite dalle SALW illecite.

L’UE ha fortemente appoggiato l’idea di un trattato internazionale sul

commercio delle armi e ha deciso di sostenere il processo verso la sua

adozione. L’UE è anche un importante donatore nell’ambito della lotta

antimine. Ha attivamente sostenuto e promosso in tutto il mondo la

convenzione di Ottawa sulle mine antipersona. La convenzione di Oslo

sulle munizioni a grappolo, approvata a Dublino nel maggio 2008,

rappresenta un importante passo in avanti per far fronte ai problemi

umanitari causati da questo tipo di munizioni, che costituiscono una

grave preoccupazione per tutti gli Stati membri dell’UE. L’adozione

di un protocollo su questo tipo di munizioni nel quadro dell’ONU che

coinvolgesse le principali potenze militari sarebbe un passo ulteriore

importante.

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Per far fronte al mutato contesto in materia di sicurezza dobbiamo essere

più effi caci nel nostro ambito, con i nostri vicini e nel mondo intero.

A. Un’Europa più effi cace e con maggiori capacità

La nostra capacità di far fronte alle sfi de si è evoluta negli ultimi cinque

anni e dobbiamo continuare su questa strada. Dobbiamo raff orzare la

nostra coerenza interna attraverso un migliore coordinamento istitu-

zionale e un processo decisionale più strategico. Le disposizioni del

trattato di Lisbona forniscono un quadro a tal fi ne.

Il nostro approccio deve mirare innanzi tutto a impedire tempestiva-

mente che le minacce diventino fonti di confl itto. A tal fi ne sono essen-

ziali il consolidamento della pace e la riduzione della povertà a lungo

termine. Ogni situazione richiede l’uso coerente degli strumenti

a nostra disposizione, compresa la cooperazione nel settore politico,

diplomatico, dello sviluppo, umanitario, di risposta alle crisi, econo-

mico e commerciale e di gestione civile e militare delle crisi. Dovremmo

inoltre ampliare le nostre capacità di dialogo e mediazione. I rappre-

sentanti speciali dell’UE esercitano l’ infl uenza dell’UE in varie regioni

colpite da confl itti. La società civile e le ONG hanno un ruolo fonda-

mentale da svolgere come attori e partner. Anche le nostre missioni di

osservazione elettorale, guidate da membri del Parlamento europeo,

apportano un importante contributo.

Il successo della PESD quale parte integrante della politica estera

e di sicurezza comune è comprovato dalla crescente richiesta della

nostra assistenza. La missione in Georgia ha dimostrato i risultati

che possiamo conseguire agendo collettivamente con la necessaria

volontà politica. Ma quanto più complesse sono le sfi de alle quali

far fronte tanto più dobbiamo essere fl essibili. Dobbiamo stabilire

III. L’Europa in un mondo in evoluzione

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le priorità dei nostri impegni, in funzione delle risorse. I gruppi tattici

e le squadre di reazione civile hanno migliorato la nostra capacità di

reagire rapidamente.

Strutture di comando adeguate ed effi caci e la capacità dei comandi

sono fondamentali. Occorre raff orzare la nostra capacità di associare le

competenze civili e militari dalla fase di progettazione di una missione

a quella di pianifi cazione e quindi di attuazione. Stiamo sviluppando

questo aspetto della PESD istituendo le strutture amministrative,

i meccanismi fi nanziari e i sistemi appropriati. Occorre altresì miglio-

rare la formazione, basandosi sull’Accademia europea per la sicurezza

e la difesa e sulla nuova iniziativa europea per lo scambio di giovani

uffi ciali, ispirata al programma Erasmus.

Dobbiamo continuare ad integrare le questioni relative ai diritti umani

in tutte le attività svolte in questo settore, comprese le missioni PESD,

attraverso un approccio incentrato sulla persona coerente con il

concetto di sicurezza umana. L’UE ha riconosciuto il ruolo delle donne

nel consolidamento della pace. L’eff ettiva attuazione dell’UNSCR 1325

sulle donne, la pace e la sicurezza e dell’UNSCR 1612 sui bambini e i

confl itti armati è essenziale in tale contesto.

Per quanto riguarda le missioni civili, dobbiamo essere in grado di

radunare personale qualifi cato che possegga una varietà di compe-

tenze e conoscenze, di dispiegarlo in tempi brevi e di sostenerlo

a lungo termine nel teatro delle missioni. Occorre una piena inter-

operabilità tra i contingenti nazionali. A tal fi ne, gli Stati membri si sono

impegnati ad elaborare strategie nazionali per la messa a disposizione

di esperti, accompagnati da personale più dispiegabile per il sostegno

alla missione, compresi la fi ssazione del bilancio e l’approvvigiona-

mento. Le modalità di messa a disposizione e di approvvigionamento

delle attrezzature dovrebbero essere rese più effi caci per consentire il

tempestivo dispiegamento delle missioni.

Quanto alle missioni militari, dobbiamo continuare ad accrescere

i nostri sforzi in materia di capacità, la collaborazione reciproca e le

modalità di ripartizione degli oneri. L’esperienza mostra che occorre

fare di più, in particolare per quanto riguarda le capacità essenziali

quali il trasporto aereo strategico, gli elicotteri, i sistemi spaziali e la

sorveglianza marittima (come indicato più dettagliatamente nella

dichiarazione sul raff orzamento delle capacità). Tali sforzi devono

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essere sostenuti da un’industria della difesa forte e competitiva in tutta

l’Europa, con maggiori investimenti in ricerca e sviluppo. Dal 2004,

l’Agenzia europea per la difesa dirige con successo questo processo

e dovrebbe continuare a farlo.

B. Maggiore impegno nei confronti dei nostri vicini

La politica europea di vicinato ha raff orzato le singole relazioni bilate-

rali con l’UE. Questo processo deve ora permettere di sviluppare l’inte-

grazione regionale.

L’Unione per il Mediterraneo, varata nel luglio 2008, imprime un nuovo

impulso politico al perseguimento di tale obiettivo nei confronti dei

nostri partner meridionali attraverso un’agenda ad ampio raggio

riguardante, tra l’altro, la sicurezza marittima, l’energia, le risorse idriche

e la migrazione. Un posto importante sarà occupato dal contrasto alle

minacce per la sicurezza, come il terrorismo.

Il partenariato orientale prevede una reale svolta nelle relazioni con

i nostri vicini orientali, con una signifi cativa intensifi cazione delle

relazioni politiche, economiche e commerciali. L’obiettivo è raff or-

zare la prosperità e stabilità dei paesi in questione e di conseguenza la

sicurezza dell’UE. Le proposte abbracciano un’ampia gamma di settori

di cooperazione bilaterali e multilaterali, comprese la sicurezza energe-

tica e la mobilità delle persone.

Una stabilità duratura nel nostro vicinato richiederà uno sforzo costante

da parte dell’UE, insieme con l’ONU, l’OSCE, gli Stati Uniti e la Russia. Le

nostre relazioni con la Russia si sono deteriorate in seguito al confl itto

con la Georgia. L’UE si aspetta che la Russia onori i suoi impegni in

modo tale da ripristinare la necessaria fi ducia. Il nostro partenariato

dovrebbe essere basato sul rispetto di valori comuni, in particolare

i diritti umani, la democrazia, lo Stato di diritto e i principi dell’econo-

mia di mercato, nonché su interessi e obiettivi comuni.

Occorre uno sforzo sostenuto per risolvere i conflitti nel Caucaso

meridionale, nella Repubblica moldova e tra Israele e gli Stati arabi. Qui,

come altrove, sarà determinante il pieno impegno assieme agli Stati

Uniti. In ogni caso, una risoluzione duratura deve riunire tutti gli attori

regionali. Paesi come la Turchia, l’Egitto, la Giordania, l’Arabia saudita

e il Qatar hanno svolto un ruolo sempre più importante nella regione,

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mentre altrettanto non vale per l’Iran. Si apre una particolare possibilità

di collaborare con la Turchia, anche attraverso l’Alleanza delle civiltà.

C. Partenariato per un multilateralismo effi cace

La strategia europea in materia di sicurezza invitava l’Europa a contri-

buire ad un ordine multilaterale più effi cace nel mondo. Dal 2003

abbiamo raff orzato i nostri partenariati al fi ne di raggiungere tale

obiettivo. Il partner centrale dell’Europa in questo ed altri settori sono

gli Stati Uniti. Quando hanno operato insieme, l’UE e gli Stati Uniti

hanno costituito una forza formidabile per il bene nel mondo.

Le Nazioni Unite costituiscono il vertice del sistema internazionale. Ogni

iniziativa intrapresa dall’UE nel settore della sicurezza è stata connessa

agli obiettivi delle Nazioni Unite. L’UE opera a stretto contatto con

l’ONU nei principali teatri, compresi il Kosovo, l’Afghanistan, la Repub-

blica democratica del Congo, il Sudan/Darfur, il Ciad e la Somalia, e ha

migliorato i legami istituzionali, conformemente alla dichiarazione

comune UE-ONU del 2007. Sosteniamo tutte e sedici le operazioni di

mantenimento della pace dell’ONU attualmente in corso.

L’UE e la NATO hanno collaborato bene sul campo nei Balcani e in

Afghanistan, anche se le relazioni formali non sono progredite.

Dobbiamo raff orzare questo partenariato strategico a benefi cio dei

nostri interessi comuni in materia di sicurezza, con una migliore coope-

razione operativa, nel pieno rispetto dell’autonomia decisionale di

ciascuna organizzazione, e con la prosecuzione dei lavori relativi alle

capacità militari. Dal 2003 abbiamo approfondito le nostre relazioni

con l’OSCE, in particolare in Georgia e nel Kosovo.

Abbiamo notevolmente ampliato le nostre relazioni con la Cina. I legami

con il Canada e il Giappone sono stretti e di lunga data. La Russia rimane

un partner importante per le questioni mondiali. Resta ancora un

margine di miglioramento delle nostre relazioni con l’India. Le relazioni

con altri partner, compresi il Brasile, il Sud Africa e, in Europa, la Norvegia

e la Svizzera, sono cresciute di importanza dal 2003.

L’UE collabora più strettamente con le organizzazioni regionali e in parti-

colare con l’Unione africana. Attraverso la strategia comune Africa-UE

sosteniamo il raff orzamento delle capacità africane nella gestione delle

crisi, anche per quanto riguarda le forze regionali di pronto intervento

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e l’allarme rapido. Abbiamo approfondito i legami con i nostri partner

dell’Asia centrale attraverso la strategia adottata nel 2007, con un dialogo

politico raff orzato e lavori su questioni quali le risorse idriche, l’energia,

lo stato di diritto e la sicurezza. L’UE ha inoltre sviluppato l’impegno

nei confronti dell’ASEAN, in riferimento a questioni regionali come la

Birmania, nonché nei confronti della SAARC e dell’America latina. La

nostra esperienza conferisce all’UE un ruolo particolare nella promo-

zione dell’integrazione regionale. Quando altri cercano di emularci, in

funzione della loro particolare situazione, dovremmo sostenerli.

Il sistema internazionale creato alla fi ne della seconda guerra mondiale

è sottoposto a pressioni su vari fronti. La rappresentanza nelle istituzioni

internazionali è messa in discussione. Occorre migliorare la legittimità

e l’effi cacia e il processo decisionale nei consessi multilaterali deve essere

reso più effi ciente. A tal fi ne sono necessarie una maggiore condivisione

delle decisioni e la creazione di un maggiore interesse per gli altri. Di

fronte a problemi comuni non vi sono alternative a soluzioni comuni.

Le principali priorità sono i cambiamenti climatici e la conclusione

del ciclo di Doha nell’ambito dell’OMC. L’UE conduce i negoziati per

un nuovo accordo internazionale sui cambiamenti climatici e deve

Scopo dell’operazione

«EU Navfor

Somalia — Operazione

Atalanta» è proteggere

le navi dagli atti

di pirateria e di rapina

a mano armata

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usare tutti gli strumenti a sua disposizione per pervenire ad un risul-

tato ambizioso a Copenaghen nel 2009. Dovremmo proseguire la

riforma del sistema dell’ONU, avviata nel 2005, e mantenere il ruolo

centrale del Consiglio di sicurezza e la sua responsabilità primaria per

il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali. La Corte

penale internazionale dovrebbe acquisire maggiore effi cacia, paral-

lelamente ad un incremento degli sforzi dell’UE volti a raff orzare la

giustizia e i diritti umani a livello internazionale. Dobbiamo adattare

il fondo monetario internazionale (FMI) e le altre istituzioni fi nanziarie

alle realtà moderne. Il G8 dovrebbe essere trasformato. Dobbiamo

inoltre proseguire gli sforzi collettivi volti a raggiungere gli obiettivi

di sviluppo del Millennio.

Tali questioni superano le frontiere, toccando sia la politica interna

sia la politica estera. Esse dimostrano infatti come nel ventunesimo

secolo sia vero più che mai che la sovranità implica responsabilità. Per

quanto riguarda i diritti umani fondamentali, l’UE dovrebbe continuare

a portare avanti l’accordo raggiunto in occasione del vertice mondiale

dell’ONU del 2005, secondo cui condividiamo la responsabilità di

proteggere le popolazioni dal genocidio, dai crimini di guerra, dalla

pulizia etnica e dai crimini contro l’umanità.

***

È fondamentale mantenere il sostegno dei cittadini al nostro impegno

a livello mondiale. Nelle democrazie moderne, in cui i media e l’opi-

nione pubblica svolgono un ruolo cruciale nella defi nizione delle politi-

che, l’appoggio dei cittadini è essenziale per continuare ad onorare

i nostri impegni all’estero. Dispieghiamo forze di polizia, giuristi

e soldati nelle zone instabili del mondo. Spetta ai governi, ai parlamenti

e alle istituzioni dell’UE comunicare in che modo ciò contribuisca alla

sicurezza interna.

Cinque anni fa, la strategia europea in materia di sicurezza ha defi nito

una visione del modo in cui l’UE avrebbe potuto contribuire ad un

mondo più giusto, più sicuro e più unito. Abbiamo percorso una lunga

strada in tal senso, ma il mondo che ci circonda cambia rapidamente,

con minacce che si evolvono e poteri in continuo mutamento. Per

costruire un’Europa sicura in un mondo migliore dobbiamo fare di più

per incidere sul corso degli eventi. E dobbiamo farlo subito.

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Introduzione

Mai l’Europa è stata così prospera, sicura e libera. Alla violenza della

prima metà del XX secolo è seguito un periodo di pace e stabilità senza

precedenti nella storia europea.

La creazione dell’Unione europea ha rappresentato l’elemento centrale

di questa evoluzione, trasformando le relazioni fra gli Stati e la vita dei

loro cittadini. Gli Stati europei si sono impegnati a risolvere le contro-

versie per via pacifi ca e a cooperare tramite istituzioni comuni. Nell’arco

di questi anni, con la progressiva diff usione dello Stato di diritto e della

democrazia, regimi autoritari si sono trasformati in democrazie sicure,

stabili e dinamiche. La successione degli allargamenti sta concretiz-

zando la visione di un continente unito e pacifi co.

Gli Stati Uniti hanno svolto un ruolo cruciale nell’integrazione europea

e nella sicurezza europea, in particolare tramite la NATO. Con la fi ne

della guerra fredda gli Stati Uniti si sono ritrovati in una posizione

dominante dal punto di vista militare. Tuttavia, nessun paese è in

grado, da solo, di aff rontare i problemi complessi di oggi.

L’Europa deve tuttora far fronte a minacce e sfi de alla sicurezza. Il

confl itto nei Balcani ha ricordato che la guerra non è scomparsa dal

nostro continente. Nell’ultimo decennio nessuna regione del mondo

è rimasta indenne da confl itti armati, i quali, nella maggior parte dei

casi, non sono stati confl itti tra Stati, bensì confl itti interni e le cui

vittime sono state per la maggior parte civili.

UN’EUROPA SICURA IN UN MONDO

MIGLIORE

Strategia Europea in materia di sicurezza

Bruxelles, 12 dicembre 2003

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Come unione di 25 Stati con una popolazione di oltre 450 milioni di

persone che produce un quarto del prodotto nazionale lordo (PNL)

del mondo e con un’ampia gamma di strumenti a sua disposizione,

l’Unione europea è, inevitabilmente, un attore globale. Nell’ultimo

decennio forze europee sono state schierate all’estero in luoghi molto

distanti dall’Europa, come Afghanistan, Timor orientale, Repubblica

democratica del Congo. La sempre maggiore convergenza degli

interessi europei e il raff orzamento della reciproca solidarietà dell’UE ci

rende un attore più credibile ed effi cace. L’Europa dovrà essere pronta

ad assumersi la sua parte di responsabilità per la sicurezza mondiale

e nell’edifi cazione di un mondo migliore.

Georgia: osservatori

dell’UE parlano con

sfollati all’interno

del paese in un centro

di raccolta

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Sfi de globali

Il contesto scaturito dalla fi ne della guerra fredda è caratterizzato da

un’apertura sempre maggiore delle frontiere e da un’indissolubile

interconnessione degli aspetti interni ed esterni della sicurezza. Il fl usso

di scambi e investimenti, l’evoluzione tecnologica e la diff usione della

democrazia hanno signifi cato per molti libertà e prosperità; altri hanno

percepito la globalizzazione come causa di frustrazione e di ingiustizia.

Questi sviluppi hanno altresì off erto ai raggruppamenti non statali un

margine maggiore d’intervento negli aff ari internazionali ed hanno

accresciuto la dipendenza europea da un’infrastruttura interconnessa

nel settore dei trasporti, dell’energia, dell’informazione ed altri, e la

conseguente vulnerabilità dell’Europa sotto questo profi lo.

Dal 1990 hanno perso la vita in guerra quasi 4 milioni di persone, per il

90 % civili. In tutto il mondo oltre 18 milioni di persone hanno abban-

donato la loro casa a causa di un confl itto.

In gran parte del mondo in via di sviluppo la povertà e la malattia

provocano innumerevoli soff erenze e danno luogo a pressanti preoc-

cupazioni in materia di sicurezza. Oltre 3 miliardi di persone, la metà

della popolazione mondiale, vivono con meno di 2 euro al giorno.

Ogni anno sono in 45 milioni a soccombere alla fame e alla malnutri-

zione. L’AIDS è attualmente una delle pandemie più devastatrici della

storia umana e contribuisce al collasso della società. Nuove malattie

possono diff ondersi rapidamente e diventare minacce globali. L’Africa

subsahariana è più povera oggi di quanto non fosse dieci anni fa. In

molti casi il fallimento economico è connesso ai problemi politici e ai

confl itti violenti.

I. Il contesto di sicurezza:

sfi de globali e minacce di fondo

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La sicurezza è uno dei prerequisiti dello sviluppo. I confl itti non solo

distruggono le infrastrutture, compresa quella sociale, ma incitano

anche alla criminalità, scoraggiano gli investimenti e impediscono

la normale attività economica. Vari paesi e regioni sono presi in una

spirale di confl itto, insicurezza e povertà.

La concorrenza per le risorse naturali, in particolare le risorse idriche,

che sarà aggravata dal riscaldamento globale nei prossimi decenni,

rischierà di generare altri sconvolgimenti e movimenti migratori in

varie regioni.

Un fattore di particolare preoccupazione per l’Europa è la dipendenza

energetica: l’Europa è infatti il principale importatore di petrolio e gas

al mondo. Circa il 50 % del consumo energetico dipende attualmente

dalle importazioni, una percentuale che salirà al 70 % nel 2030. La

maggior parte delle importazioni di energia proviene dal Golfo, dalla

Russia e dal Nordafrica.

Minacce di fondo

Se un attacco su vasta scala contro uno degli Stati membri è oggi

improbabile, l’Europa è comunque confrontata a minacce nuove, più

svariate, meno visibili e meno prevedibili.

Terrorismo: il terrorismo mette in pericolo la vita delle persone,

comporta costi ingenti, cerca di minare l’apertura e la tolleranza delle

nostre società e costituisce una minaccia strategica crescente per

l’intera Europa. Sempre più, i movimenti terroristici possono contare

su risorse fi nanziarie ingenti, sull’allacciamento in reti telematiche

e sono disposti a usare una violenza illimitata per causare un numero

enorme di vittime.

La più recente ondata di terrorismo ha portata globale ed è connessa

all’estremismo religioso violento. Essa scaturisce da cause complesse,

tra cui la pressione della modernizzazione, le crisi culturali, sociali

e politiche e l’alienazione dei giovani che vivono in società straniere.

Questo fenomeno è anche insito nella nostra stessa società.

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L’Europa è per tale terrorismo un obiettivo e nel contempo una base:

i paesi europei sono degli obiettivi e sono stati attaccati. Basi logistiche

di cellule di al Qaeda sono state scoperte nel Regno Unito, in Italia,

in Germania, in Spagna e in Belgio. Un’azione europea concertata

è indispensabile.

La proliferazione delle armi di distruzione di massa è potenzial-

mente la più importante minaccia alla nostra sicurezza. I regimi fondati

sui trattati internazionali e le disposizioni in materia di controllo delle

esportazioni hanno rallentato la diff usione delle armi di distruzione di

massa e dei relativi vettori. Stiamo entrando tuttavia in un’epoca nuova

e pericolosa che aumenta la possibilità di una corsa alle armi di distru-

zione di massa, specie nel Medio Oriente. I progressi compiuti nelle

scienze biologiche sono in grado di aumentare la potenza delle armi

biologiche negli anni a venire; anche gli attentati con sostanze chimi-

che e radiologiche costituiscono una seria possibilità. La diff usione

della tecnologia missilistica apporta un ulteriore elemento di instabilità

e potrebbe mettere l’Europa di fronte a un rischio crescente.

Lo scenario più terrifi cante è quello in cui gruppi terroristici si dotano

di armi di distruzione di massa. In questa ipotesi un piccolo gruppo

sarebbe in grado di infl iggere danni di portata possibile, in passato,

solo agli Stati e agli eserciti.

Confl itti regionali: problemi quali quelli del Kashmir, della Regione

dei Grandi laghi e della penisola coreana hanno un impatto diretto

e indiretto sugli interessi europei, come pure i confl itti più vicini a noi,

soprattutto in Medio Oriente. I confl itti violenti o congelati, che persi-

stono anche alle nostre frontiere, minacciano la stabilità regionale.

Essi distruggono vite umane e infrastrutture fi siche e sociali; minac-

ciano le minoranze, le libertà fondamentali e i diritti umani. I confl itti

possono portare all’estremismo, al terrorismo e al fallimento dello

Stato e forniscono opportunità per la criminalità organizzata. L’insi-

curezza regionale può alimentare la domanda di armi di distruzione

di massa. Il miglior modo per far fronte alle nuove minacce, spesso

sfuggenti, può talvolta consistere nell’aff rontare i problemi più antichi

della confl ittualità regionale.

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Fallimento dello Stato: il malgoverno (corruzione, abuso di potere,

debolezza delle istituzioni e scarsa assunzione di responsabilità) e i

confl itti civili minano gli Stati dall’interno. In alcuni casi, si è giunti al

collasso delle istituzioni pubbliche. La Somalia, la Liberia e l’Afgha-

nistan sotto i Talibani sono gli esempi recenti più noti. Il collasso

dello Stato può essere associato a minacce ovvie, quali la criminalità

organizzata o il terrorismo. Il fallimento dello Stato è un fenomeno

allarmante, che mina il buon governo mondiale e accresce l’instabilità

regionale.

Criminalità organizzata: l’Europa costituisce un obiettivo priorita-

rio della criminalità organizzata. Questa minaccia interna alla nostra

sicurezza ha un’importante dimensione esterna: il traffi co transfronta-

liero di stupefacenti, la tratta di donne, di migranti clandestini e di armi

rappresenta una cospicua parte delle attività delle bande criminali. La

criminalità organizzata può avere legami con il terrorismo.

Le suddette attività criminali si accompagnano spesso a Stati deboli

o in fallimento. In vari paesi produttori di droga i proventi della droga

hanno alimentato l’indebolimento delle strutture statali. I proventi del

commercio di pietre preziose, di legname e di piccole armi alimen-

tano i confl itti in altre parti del mondo. Tutte queste attività minano

lo Stato di diritto e l’ordine sociale stesso. In casi estremi, la criminalità

organizzata può giungere a dominare lo Stato. Il 90 % dell’eroina che

circola in Europa proviene dai papaveri coltivati in Afghanistan, ove

i proventi del commercio di droga servono a pagare gli eserciti privati.

La maggior parte è distribuita attraverso le reti criminali dei Balcani

che sono altresì responsabili di circa 200 000 delle 700 000 donne

vittime del commercio sessuale su scala mondiale. Una nuova dimen-

sione della criminalità organizzata che meriterà ulteriore attenzione

è l’aumento della pirateria marittima.

Questi diff erenti elementi messi insieme — il terrorismo dedito alla

massima violenza, la disponibilità di armi di distruzione di massa, la

criminalità organizzata, l’indebolimento dei sistemi statali e la priva-

tizzazione degli eserciti — potrebbero metterci di fatto di fronte a una

minaccia estremamente grave.

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Viviamo in un mondo che presenta al contempo le prospettive più

rosee che l’umanità abbia mai conosciuto ma anche le minacce più

gravi. Il futuro dipenderà in parte dalle nostre azioni. Dobbiamo al

tempo stesso pensare globalmente e agire sul piano locale. Per difen-

dere la sua sicurezza e promuovere i suoi valori, l’Unione europea si

prefi gge tre obiettivi strategici:

Affrontare le minacce

L’Unione europea si è impegnata attivamente per far fronte alle

minacce di fondo.

Essa ha risposto all’11 settembre con una serie di misure tra cui l’adozione del mandato di arresto europeo, iniziative per

la lotta al fi nanziamento del terrorismo e un accordo sull’as-

sistenza giudiziaria con gli Stati Uniti d’America. L’Unione

continua a sviluppare la cooperazione in questo settore e a

migliorare i suoi mezzi di difesa.

Ha perseguito per molti anni politiche contro la prolifera- zione. L’Unione ha appena approvato un ulteriore programma

d’azione che prevede iniziative per rafforzare l’Agenzia

internazionale dell’energia atomica, misure per rendere più

rigorosi i controlli sulle esportazioni e per trattare le spedizioni

e gli approvvigionamenti illegali. L’Unione è impegnata nel

raggiungimento dell’adesione universale ai trattati multila-

terali nonché nel raff orzamento dei trattati e delle relative

disposizioni in materia di verifi ca.

II. Obiettivi strategici

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L’Unione europea e gli Stati membri sono intervenuti per contribuire a far fronte ai confl itti regionali e per aiutare gli

Stati falliti a rimettersi in sesto, tra l’altro nei Balcani, in Afgha-

nistan e nella Repubblica democratica del Congo. Ripristi-

nare il buon governo nei Balcani, promuovere la democrazia

e mettere in grado le autorità locali di aff rontare la criminalità

organizzata è uno dei modi più effi caci di far fronte alla crimi-

nalità organizzata nell’ambito dell’Unione.

In un’epoca di globalizzazione, le minacce lontane devono preoccu-

parci al pari di quelle vicine. Le attività nucleari in Corea del Nord,

i rischi nucleari in Asia meridionale e la proliferazione in Medio Oriente

sono fonte di uguale preoccupazione per l’Europa.

I terroristi e i criminali sono attualmente in grado di agire su scala

mondiale: le loro attività in Asia centrale o nel Sudest asiatico possono

essere una minaccia per i paesi europei o i loro cittadini. Nel frattempo

la comunicazione globale accresce in Europa la sensibilità per i confl itti

regionali o le tragedie umanitarie ovunque nel mondo.

Il nostro concetto tradizionale di autodifesa, fi no alla guerra fredda

compresa, si basava sulla minaccia dell’invasione. Dinanzi alle nuove

minacce la prima linea di difesa sarà spesso all’estero. Le nuove minacce

sono dinamiche. I rischi di proliferazione aumentano nel tempo; se

incontrollate, le reti terroristiche si faranno ancor più pericolose. Il

fallimento degli Stati e la criminalità organizzata si diff ondono se li si

trascura, come abbiamo avuto modo di vedere in Africa occidentale.

Tutto ciò implica che dovremmo essere pronti ad agire prima che una

crisi insorga. La prevenzione dei confl itti e delle minacce non inizia

mai troppo presto.

Contrariamente alla minaccia visibile e imponente della guerra fredda,

nessuna delle nuove minacce è di natura puramente militare, né alcuna

di esse può essere aff rontata con mezzi solamente militari. Ciascuna di

esse richiede invece una combinazione di strumenti. La proliferazione

può essere contenuta mediante i controlli sulle esportazioni e contra-

stata con pressioni politiche, economiche e di altro tipo, trattando nel

contempo le sottostanti cause di ordine politico. Per la lotta al terro-

rismo può essere necessario combinare intelligence, mezzi di polizia,

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giudiziari, militari e di altro genere. Negli Stati falliti possono essere

richiesti strumenti militari per ripristinare l’ordine e aiuti umanitari per

aff rontare la crisi immediata.

I confl itti regionali richiedono soluzioni politiche ma nella fase succes-

siva al confl itto possono essere necessari mezzi militari ed effi caci

operazioni di polizia. Gli strumenti economici servono nella ricostru-

zione e la gestione civile delle crisi contribuisce al ripristino dei governi

civili. L’Unione europea è particolarmente ben attrezzata per far fronte

a queste svariate situazioni.

Costruire sicurezza nelle nostre vicinanze

Persino in un’epoca di globalizzazione la geografi a è ancora impor-

tante. È nell’interesse dell’Europa che i paesi che ci circondano siano

ben governati. I vicini impegnati in confl itti violenti, gli Stati deboli

in cui fi orisce la criminalità organizzata, le società disfunzionali o una

crescita demografi ca incontenibile alle sue frontiere sono tutti elementi

che creano problemi per l’Europa.

L’integrazione degli Stati aderenti aumenta la nostra sicurezza ma

ravvicina altresì l’Europa alle zone problematiche. Il nostro compito

consiste nel favorire l’esistenza di un cerchio di paesi ben governati

ad est dell’Unione europea e lungo il Mediterraneo, con cui possiamo

intrattenere rapporti stretti e cooperativi.

L’importanza di questo fattore è illustrato dai Balcani. Grazie ai nostri

sforzi in concertazione con gli Stati Uniti, la Russia, la NATO e altri

partner internazionali, la stabilità della regione non è più minacciata

dall’incombere di un grave confl itto. La credibilità della nostra politica

estera dipende dal consolidamento di quanto abbiamo realizzato nei

Balcani. La prospettiva europea off re sia un obiettivo strategico che

un incentivo alle riforme.

Non è nel nostro interesse che si creino nuove linee di divisione in

Europa dovute all’allargamento. Occorre estendere i vantaggi della

cooperazione economica e politica ai nostri vicini dell’est facendo

fronte ai problemi politici in tali regioni. È ora necessario dedicare un

interesse maggiore e più attivo ai problemi del Caucaso meridionale

che, a tempo debito, diventerà anch’esso una regione vicina.

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La soluzione del confl itto arabo-israeliano è una priorità strategica per

l’Europa, mancando la quale vi saranno poche possibilità di aff rontare

gli altri problemi del Medio Oriente. L’Unione europea deve mantenere

il suo impegno e la sua disponibilità a investire risorse nel problema fi no

alla sua soluzione. La soluzione dei due Stati, che l’Europa appoggia da

lungo tempo, è ormai ampiamente accettata. Per attuarla sarà necessario

uno sforzo unito e cooperativo da parte dell’Unione europea, degli Stati

Uniti, delle Nazioni Unite e della Russia nonché dei paesi della regione,

ma in primo luogo da parte degli stessi israeliani e palestinesi.

L’area mediterranea in generale continua a vivere gravi problemi di

stagnazione economica, disordini sociali e confl itti irrisolti. Gli interessi

dell’Unione europea richiedono un impegno costante con i partner

mediterranei, attraverso una cooperazione economica, di sicurezza

e culturale più effi cace nel quadro del processo di Barcellona. Occorre

anche prendere in considerazione un più ampio impegno con il mondo

arabo.

Un ordine internazionale basato su un multilateralismo effi cace

In un mondo di minacce globali, mercati globali e media globali, la

nostra sicurezza e prosperità dipendono sempre più da un sistema

multilaterale effi cace. Lo sviluppo di una società internazionale più

forte, il buon funzionamento delle istituzioni internazionali e un ordine

internazionale basato sul diritto sono il nostro obiettivo.

Siamo impegnati nella salvaguardia e nello sviluppo del diritto inter-

nazionale. Il quadro fondamentale in cui si collocano le relazioni

internazionali è la Carta delle Nazioni Unite. Il Consiglio di sicurezza

delle Nazioni Unite ha la responsabilità primaria del mantenimento

della pace e della sicurezza internazionali. Raff orzare le Nazioni Unite

e dotarle dei mezzi necessari perché esse assolvano alle loro responsa-

bilità e agiscano con effi cacia rappresenta una priorità dell’Europa.

Noi desideriamo che le organizzazioni, i meccanismi e i trattati inter-

nazionali siano in grado di far fronte alle minacce che incombono sulla

pace e la sicurezza internazionali e dobbiamo quindi essere pronti ad

entrare in azione quando le norme da essi sancite sono infrante.

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Istituzioni cardine del sistema internazionale quali l’Organizzazione

mondiale del commercio (OMC) e le istituzioni fi nanziarie interna-

zionali hanno esteso il numero dei loro membri. La Cina ha aderito

all’OMC e la Russia sta negoziando la sua adesione. Il nostro obiettivo

dovrà essere di ampliare l’appartenenza a tali organi mantenendone

al contempo il livello elevato.

Le relazioni transatlantiche sono da annoverare tra gli elementi essen-

ziali del sistema internazionale, non solo nell’ottica dei nostri interessi

bilaterali, ma anche del raff orzamento della comunità internazionale

nel suo insieme. La NATO è un’espressione importante di queste

relazioni.

Anche le organizzazioni regionali rinsaldano il governo globale.

Per l’Unione europea la forza e l’effi cacia dell’OSCE e del Consiglio

d’Europa hanno particolare rilevanza e altre organizzazioni regionali,

tra cui l’ASEAN, il Mercosur e l’Unione africana, danno un contributo

importante a un mondo più ordinato.

Una condizione dell’ordine internazionale basato sul diritto è che le

leggi evolvano in risposta a sviluppi quali la proliferazione, il terro-

rismo e il riscaldamento globale. Abbiamo interesse a sviluppare

ulteriormente le istituzioni esistenti come l’Organizzazione mondiale

del commercio e a sostenere quelle di recente costituzione, come la

Corte penale internazionale. La nostra esperienza in Europa dimostra

che si può aumentare la sicurezza mediante regimi di raff orzamento

della fi ducia e di controllo degli armamenti. Tali strumenti possono

anche dare un importante contributo alla sicurezza e alla stabilità nelle

nostre vicinanze e su più vasta scala.

La qualità della società internazionale dipende dalla qualità dei governi

che ne costituiscono le fondamenta. La miglior protezione della nostra

sicurezza è un mondo di Stati democratici ben amministrati. La diff u-

sione del buon governo, il sostegno alle riforme politiche e sociali, il

contrasto della corruzione e dell’abuso di potere, lo stabilimento dello

stato di diritto e il rispetto dei diritti dell’uomo rappresentano i mezzi

più effi caci per il raff orzamento dell’ordine internazionale.

Le politiche in materia di commercio e sviluppo possono essere

strumenti potenti di promozione delle riforme. In qualità di maggior

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fornitore mondiale d’aiuti pubblici e maggiore entità commerciale

mondiale, l’Unione europea e i suoi Stati membri sono in una posizione

favorevole al perseguimento di questi obiettivi.

Nell’ambito della nostra politica, da raff orzare ulteriormente, manten-

gono la loro importanza aspetti quali il contributo a un miglior governo

attraverso programmi di assistenza, la condizionalità e misure commer-

ciali mirate. Un mondo percepito come foriero di giustizia e opportu-

nità per tutti sarà più sicuro per l’Unione europea e i suoi cittadini.

Molti paesi si sono collocati al di fuori della società internazionale.

Alcuni hanno cercato l’isolamento, altri violano insistentemente le

norme internazionali. È auspicabile che questi paesi si riuniscano

alla comunità internazionale e l’UE dovrà essere pronta a fornire loro

assistenza. Coloro che non lo vogliono dovranno capire che hanno un

prezzo da pagare, anche nelle relazioni con l’Unione europea.

L’alto rappresentante dell’UE Javier Solana, il segretario di Stato degli Stati Uniti

Hillary Rodham Clinton, il ministro degli Esteri ceco Karel Schwarzenberg e il commissario

europeo per le Relazioni esterne Benita Ferrero-Waldner all’incontro con la stampa dopo

la riunione ministeriale UE-USA tenutasi durante la presidenza ceca dell’UE

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L’Unione europea ha compiuto progressi verso una politica estera

coerente e nella gestione effi cace delle crisi. Abbiamo posto in essere

strumenti che possono essere utilizzati con effi cacia, come è stato

dimostrato nei Balcani e altrove. Tuttavia, se dobbiamo dare un contri-

buto che corrisponda al nostro potenziale, dovremo essere più attivi,

coerenti e capaci. E dovremo operare assieme ad altri.

Più attivi nel perseguire i nostri obiettivi strategici. Ciò vale per l’intero

spettro degli strumenti a nostra disposizione per la gestione delle crisi

e la prevenzione dei confl itti, comprese le iniziative politiche, diplo-

matiche, militari e civili, commerciali e di sviluppo. Sono necessarie

politiche attive per far fronte a minacce nuove e dinamiche. Dobbiamo

sviluppare una cultura strategica che promuova interventi tempestivi,

rapidi e, se necessario, vigorosi.

Essendo un’Unione di 25 membri, con una spesa che supera i 160 milioni

di euro per la difesa, dovremmo essere in grado di condurre più opera-

zioni contemporaneamente. Potremmo apportare un particolare

valore aggiunto sviluppando operazioni che implicano capacità sia

militari sia civili.

L’UE dovrà dare il suo sostegno all’ONU, che fornisce risposte alle

minacce alla pace e alla sicurezza internazionali. L’UE è fermamente

impegnata a raff orzare la sua cooperazione con l’ONU per l’assistenza

dei paesi reduci da confl itti e ad aumentare il suo sostegno all’ONU

nelle situazioni di gestione a breve termine delle crisi.

III. Implicazioni politiche

per l’Europa

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Dobbiamo essere in grado di agire prima che si deteriori la situa-

zione dei paesi che ci circondano, quando si individuano segnali di

proliferazione e prima dell’insorgere di emergenze umanitarie. Un

impegno preventivo può eliminare più gravi problemi in futuro.

Un’Unione europea che assume maggiori responsabilità ed è più attiva

è un’Unione che gode di maggiore peso politico.

Più capaci. Un’Europa più capace è alla nostra portata, anche se occor-

rerà tempo per realizzare le nostre piene potenzialità. Le azioni già

avviate, tra cui la creazione di un’agenzia per la difesa, ci conducono

nella giusta direzione.

Per trasformare le nostre forze armate in forze mobili più fl essibili e per

consentire loro di aff rontare le nuove minacce, è necessario da un

lato aumentare le risorse per la difesa e dall’altro un loro più effi cace

impiego.

L’uso sistematico di strumenti comuni e condivisi ridurrebbe le

duplicazioni, le spese generali e, a medio termine, aumenterebbe le

capacità.

In quasi tutti i principali interventi, l’effi cienza militare è stata seguita

dal caos civile. Abbiamo bisogno di una maggiore capacità di utilizzare

le risorse civili nelle situazioni di crisi e post-crisi.

Più forte capacità diplomatica: ci serve un sistema che combini le

risorse degli Stati membri con quelle delle istituzioni dell’UE. Trattare

problemi che sono più remoti e più estranei richiede una compren-

sione e una comunicazione maggiori.

Le valutazioni comuni della minaccia costituiscono la migliore base

per azioni comuni. Ciò richiede un più intenso scambio di intelligence

tra gli Stati membri e con i partner.

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Nell’aumentare le capacità nei diversi settori, dovremo considerare

una più ampia gamma di missioni, che potrebbero prevedere azioni

congiunte in materia di disarmo, il sostegno ai paesi terzi nella lotta

contro il terrorismo e la riforma del settore della sicurezza, quest’ultima

nel contesto più ampio della costruzione istituzionale.

Gli accordi permanenti UE-NATO, in particolare gli accordi «Berlin Plus»,

aumentano la capacità operativa dell’UE e forniscono il quadro per il

partenariato strategico tra le due organizzazioni nella gestione delle

crisi. Ciò rispecchia la nostra determinazione comune di raccogliere

le sfi de del nuovo secolo.

Più coerenti. L’elemento essenziale della politica estera e di sicurezza

comune e della politica europea comune in materia di sicurezza e di

difesa è che siamo più forti quando agiamo insieme. Negli ultimi anni

abbiamo creato svariati strumenti, ciascuno con struttura e fi nalità

proprie.

La sfi da attuale è di riunire i diversi strumenti e le diverse capacità:

programmi di assistenza dell’Unione europea e il Fondo europeo di

sviluppo, capacità militari e civili degli Stati membri e altri strumenti.

Tutti questi strumenti possono avere un impatto sulla nostra sicurezza

e su quella dei paesi terzi. La sicurezza è la prima condizione per lo

sviluppo.

Le attività diplomatiche, le politiche in materia di sviluppo, commercio

e ambiente dovranno seguire gli stessi orientamenti. In una crisi l’unità

di comando è insostituibile.

Un miglior coordinamento tra l’azione esterna e le politiche in materia

di giustizia e aff ari interni è fondamentale nella lotta contro il terrori-

smo e la criminalità organizzata.

È necessaria una maggiore coerenza non solo tra gli strumenti dell’UE

ma anche per quanto riguarda le attività esterne dei singoli Stati

membri.

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È inoltre necessario attuare politiche coerenti su scala regionale,

specialmente in materia di confl itti. È raro che i problemi vengano

risolti sulla base del singolo paese o senza sostegno regionale com’è

variamente dimostrato dalle esperienze nei Balcani e nell’Africa

occidentale.

Cooperazione con i partner. Da soli possiamo risolvere pochi o addirit-

tura nessun problema. Le minacce sopra descritte sono minacce

comuni, condivise con tutti i nostri partner più vicini. La cooperazione

internazionale è una necessità. Dobbiamo perseguire i nostri obiettivi

sia attraverso la cooperazione multilaterale nelle organizzazioni inter-

nazionali sia attraverso i partenariati con altri attori cruciali.

Le relazioni transatlantiche sono insostituibili. Agendo insieme,

l’Unione europea e gli Stati Uniti possono costituire una forza formi-

dabile per il bene nel mondo. Il nostro obiettivo dovrà essere quello

di realizzare un partenariato effi cace ed equilibrato con gli Stati Uniti.

È una ragione di più per indurre l’UE a sviluppare ulteriormente le

proprie capacità e aumentare la sua coerenza.

Dovremo continuare a lavorare per rendere più strette le nostre

relazioni con la Russia, che rappresenta una componente di primaria

importanza per la nostra sicurezza e la nostra prosperità. Il rispetto dei

comuni valori ci farà progredire con più vigore verso l’obiettivo di un

partenariato strategico.

La nostra storia, la nostra geografi a e i nostri legami culturali ci mettono

in relazione con ogni parte del mondo: i nostri vicini del Medio Oriente,

i nostri partner dell’Africa, dell’America latina e dell’Asia. Queste

relazioni costituiscono un importante patrimonio da accrescere. In

particolare dovremmo cercare di sviluppare partenariati strategici con

il Giappone, la Cina, il Canada e l’India così come con tutti quelli che

condividono i nostri obiettivi e valori e siano disposti ad agire a loro

sostegno.

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Conclusione

Questo mondo presenta nuovi pericoli ma off re anche nuove oppor-

tunità. L’Unione europea ha la potenzialità di apportare un importante

contributo, sia per aff rontare le minacce sia per contribuire a realizzare

le opportunità. Un’Unione europea attiva e capace avrebbe un impatto

a livello mondiale e, in tal modo, contribuirebbe a un effi cace sistema

multilaterale capace di condurre ad un mondo più giusto, più sicuro

e più unito.

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STRATEGIA EUROPEA IN MATERIA DI SICUREZZA —

UN’EUROPA SICURA IN UN MONDO MIGLIORE

Lussemburgo: Uffi cio delle pubblicazioni dell’Unione europea

2009 — 43 pagg. — 14,8 x 21 cm

ISBN 978-92-824-2424-7

doi: 10.2860/14256

QC-78-09-568-IT-C

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-78

-09

-56

8-IT-C

ISBN 978-92-824-2424-7