introduzione - unich.it · 2018. 1. 8. · superiore (metameri superiori). ... arto inf. o sup.,...
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INTRODUZIONE
Le moderne conoscenze mediche, oggi hanno fornito prove
scientifiche in merito a questi argomenti:
- l’attivita’ fisica svolge un ruolo importante nel garantire una buona salute psico- fisica;
- una vita fisicamente attiva induce modificazioni ed adattamenti organici che hanno conseguenze positive sulla
funzionalita’di organi ed apparati:
- gli adattamenti indotti dall’attivita’ fisica sono relativamente stabili nel tempo;
- i benefici di una vita fisicamente attiva portano vantaggi anche all’eta’anziana;
- con l’esercizio fisico migliorano anche le capacita’ cognitive, la gestione dello stress, l’autostima e il rapporto con gli altri.
La popolazione che decide di intraprendere una qualsiasi attivita’
motoria e’ sempre maggiore e sempre piu’ informata ed esigente.
Il primo passo che si compie e’ quello di scegliersi una palestra
idonea con istruttori e personale professionalmente validi per
iniziare una serie di allenamenti.
La cultura sportiva e’ notevolmente cresciuta negli ultimi anni
grazie ai continui e incessanti messaggi mediatici; .
Paradossalmente ” l’uomo occidentale”, invece, ha notevolmente
ridotto la propria attivita’ fisica grazie (o per colpa?) alle
innovazioni tecniche degli ultimi decenni.
Oggi le nuove generazioni sono “orfane dell’Educazione Fisica
scolastica”, sostituita dall’apprendimento di varie discipline
sportive, in una sede come la scuola che invece dovrebbe essere
deputata all’educazione e non all’addestramento o all’avviamento
allo sport.
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Apparentemente istruiti ma a tutti gli effetti ignoranti, siamo
oppressi da modelli fuorvianti che enfatizzano l’immagine piu’
che il benessere, accogliamo a braccia aperte qualsiasi “nuova
moda” incuranti dei danni che spesso si celano dietro di esse.
Da questo quadro ne scaturisce che l’istruttore che per primo
raccoglie queste esigenze deve essere molto preparato nel valutare
il soggetto che si ha davanti.
La mancanza della motricita’ spontanea in eta’ giovanile unita alla
sedentarieta’ della maggior parte delle attivita’ lavorative e non
ultima da uno stile di vita imperniato sulla moda delle “happy
hours” fanno si’ che si ha davanti un soggetto giovane ma con
problemi posturali da anziano, con dorso curvo o con mal di
schiena.
ATTEGGIAMENTI VIZIATI – PARAMORFISMI –
DISMORFISMI
Le alterazioni morfologiche sono delle situazioni abnormi che si
ripercuotono sulla statica e sulla dinamica dell’organismo e si
verificano allorquando un qualsiasi fattore di disturbo interviene
su un soggetto con stati costituzionali predisposti.
La maggior parte delle alterazioni dell’eta’ evolutiva si vogliono
non conseguenti a carenze o a debolezze muscolari, ma dipendenti
da acquisizioni di schemi motori errati, fissati nel S.N.C. cui
consegue una mancata strutturazione dei meccanismi di controllo
neuromuscolare.
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Le alterazioni morfologiche generalmente si distinguono in:
atteggiamenti viziati: sono vizi estetici dell’adolescenza che
alterano la statica e la dinamica del corpo.
Paramorfismi: il significato etimologico del termine e’ “al di la’ “
(para) della forma (morfe). I paramorfismi sono caratterizzati da
modificazioni funzionali che comportano quasi sempre uno
squilibrio muscolare non irreversibile. Una razionale
chinesiterapia fornisce una reale possibilita’ di intervento.
Dismorfismi: sono alterazioni morfologiche in cui risulta
interessata la componente scheletrica, vanno trattati con
chinesiterapia e ortesi.
Le leggi dello sviluppo osseo
Lo scheletro e’ tanto piu’ malleabile quanto meno e’ ossificato,
cioe’ quanto piu’ il soggetto e’ giovane.
Facendo eccezione per le deformazioni di origine traumatica,
senile o infettiva, possiamo dire che ogni deformazione ossea ha
un’origine piu’ o meno diretta fra la nascita e il ventesimo anno, e
molto spesso fra i 7 e i 14 anni, sembrando questa eta’ essere l’eta’
morfologica per eccellenza, quella in cui la morfologia e
l’atteggiamento si determinano per l’avvenire.
Ma se la plasticita’ dello scheletro favorisce a questa eta’ le
malformazioni, tuttavia proprio grazie ad essa e’ piu’ facile
correggerle.
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Tutte le parti dello scheletro non si ossificano con la stessa
rapidita’:
- le costole si ossificano assai rapidamente ma restano malleabili grazie alle cartilagini costali.
- Il piede si ossifica piu’ velocemente della mano (i trattamenti del piede torto e del piede piatto devono essere molto
precoci)
- le epifisi e le metafisi fertili (vale a dire quelle che si ossificano in modo piu’ tardivo) sono situate vicino al
ginocchio e lontano dal gomito; sono la sede dei dolori della
crescita;
- Il bacino e’ interamente ossificato prima dei 20 anni;
- I corpi vertebrale hanno una crescita molto prolungata (25 anni);
- I due ultimi punti di ossificazione sono la clavicola nell’uomo e la zona pubica nella donna (26 – 27 anni)
Nel rachide ogni vertebra e’ sottoposta ad una pressione di una
certa entita’ costituita dal peso di tutta la porzione del corpo
superiore (metameri superiori).
Questo peso e’suddiviso in modo disuguale sulle due facce del
corpo vertebrale, corrispondente alla convessita’ ed alla concavita’.
La pressione diminuisce dal lato della convessita’, aumenta dal
lato della concavita’.
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AtteggiamentoParamorfismo Dismorfismo
Si verifica quindi una crescita asimmetrica della vertebra che
aumenta di piu’ dal lato convesso (vertebra cuneiforme), questo
fenomeno prende il nome di Legge di Delpech : dove maggiore e’
il carico, minore e’ l’osteogenesi.
Tale malformazione prende il nome di abbassamento romboidale
di Delpech.
Questo processo fissa la curvatura che non puo’, a fine crescita,
piu’ modificarsi e diventa allora una deformazione ossea.
Ogni volta che un osso e’ posto in una posizione abituale
anormale, la sua crescita diventa anormale e tende a deformarlo.
Questa deformazione, tuttavia non e’ irriducibile, a condizione che
venga trattata sufficientemente presto.
In palestra possono arrivare soggetti adulti con tale deformazione
ormai fissata da anni, in ottima salute e mediamente in forma, e’
opportuno che questi non svolgano esercitazioni tendenti a
sovraccaricare i corpi vertebrali dal lato sbagliato.
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Piu’ frequentemente tale situazione si ripete con soggetti di terza
eta’ che oggi sono sempre piu’ disposti alla pratica dell’attivita’
motoria.
Quando si parla di alterazioni posturali di solito facciamo
riferimento alle variazioni dell’allineamento dei vari segmenti
corporei ed alle alterazioni dell’equilibrio totale del corpo che
scaturisce da questo cattivo allineamento segmentario.
Tutti sappiamo che il perdurare di posizioni errate puo’creare, in
uno o piu’ distretti corporei, modificazioni della normo –
morfologia somatica.
Che cosa si intende per alterazione morfologica? Prendiamo un
segmento del nostro corpo, arto inf. o sup., colonna vertebrale,
mano,
ebbene ognuno di questi elementi prospetta un proprio asse
fisiologico; su tale asse si esprime la struttura anatomo –
fisiologica del segmento; su tale asse si esplicano i movimenti
propri del segmento stesso.
Se per una causa qualsiasi questo segmento o una parte di esso
fuoriesce da tale asse si ha una modificazione della forma naturale
del segmento, una alterazione morfologica.
Cio’ accade perche’intervengono leggi biomeccaniche che
avvicinano sempre piu’ quel segmento alla patologia
allontanandolo di conseguenza dal modello fisiologico.
Una posizione errata prolungata varia anche la normale postura e
mette in crisi le capacita’ di riequilibrio delle strutture posturali.
Ne derva che l’anomalo funzionamento dei meccanismi posturali
faciliterebbe l’aggravamento delle deviazioni primitive.
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Le posture scorrette comprendono tutte quelle posizioni difettose
che il corpo tende ad assumere quando e’ costretto per lungo
tempo all’immobilita’, e quelle anomalie di portamento che
conseguono ad una non corretta deambulazione.
Molto spesso queste, piu’ che fattori determinanti, altro non sono
se non le cause occasionali che tradiscono il manifestarsi di una
predisposizione latente.
Tali atteggiamenti, che non sono quindi alterazioni vere e proprie
dello scheletro osseo e del sistema muscolo – legamentoso, sono
contraddistinti dalla relativa facilita’con la quale il soggetto,
sollecitato a modificarli mediante semplici contrazioni muscolari,
riesce ad ottenere con piccolo sforzo di volonta’una quasi perfetta
autocorrezione temporanea.
Fin che tali alterazioni rimarranno allo stadio di atteggiamenti
viziati, il cui substrato risiede principalmente nell’espressione di
schemi motori e posture scorrette e nel permanere di uno squilibrio
neuro-muscolare, possono regredire e scomparire per azione delle
sole forze naturali insite nell’organismo soprattutto in fase
evolutiva, specialmente se stimolate in forma adeguata.(educazione
propriocettiva).
Al vizio di atteggiamento, quando non vengono prese in tempo
adeguate contromisure, segue un secondo periodo caratterizzato da
un graduale e progressivo irrigidimento muscolo-legamentoso,
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cosicche’ il soggetto, per quanto tenti, non riesce a rettificare in
modo soddisfacente il proprio portamento.
Si tratta dei paradismorfismi, che il Sorrentino defini’ un
“complesso di abiti morfologici paranormali, compresi tra i confini
della normalita’, cioe’ della fisiologia, e quelli della patologia,
cioe’della malattia propriamente detta”.
I paramorfismi formano dunque un capitolo di fisiologia
paranormale; cioe’ non e’ piu’ normale, ma non ancora
irrimediabilmente patologica.
Non sono altro che atteggiamenti viziati assunti di frequente e
mantenuti a lungo tempo per cui possono dar luogo a tensioni
muscolo-tendinee e a retrazioni capsulo-legamentose le quali
renderanno poi problematica la correzione, caratteristici dell’eta’
scolare, del periodo cioe’della piccola puberta’ e della crisi
puberale vera e propria.
E’ logicamente in questo periodo, in cui le resistenze organiche
vengono gradatamente diminuite dallo stato critico di quella che e’
stata definita la piu’ grave crisi organica di tutta la vita dell’uomo
(fase disorganica del Matthias), che trovano il terreno piu’ propizio
per instaurarsi.
La maggior parte di questi paramorfismi si preannunciano infatti
come atteggiamenti viziati, come vizi posturali che i giovani
assumono e mantengono perche’ stanno comodi in quella
posizione e perche’ alla prolungata permanenza nel banco della
scuola durante le lezioni e a casa davanti al computer o a studiare
non fa riscontro una adeguata attivita’ fisica compensativa.
Un altro fattore puo’ causare alterazione all’apparato muscolare ed
osteo-articolare : lo sviluppo esagerato di alcuni muscoli, che
divenuti ipertonici, (ipermorfismi del Lambertini), traggono a se’
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alcuni segmenti che invece dovrebbero rimanere in una
determinata posizione. L’ipertrofia esagerata dei muscoli pettorali,
per esempio, causata dall’esagerata pratica di uno sport quale i
grandi attrezzi (parallele, sbarra, anelli..) o causata da una
eccessiva attivita’ di potenziamento muscolare fatta in eta’troppo
giovane, determina sollecitazioni a livello muscolare ed articolare
che la struttura di un giovane in crescita non puo’ sopportare.
Sottovalutare l’importanza di un paramorfismo puo’ essere
imprudente per le gravi conseguenze che possono derivare da una
trascuratezza, a prima vista banale, e da una diagnosi troppo
superficiale.
Siamo, certo, di fronte ad alterazioni di grado modesto, a volte
apparentemente quasi insignificanti ma, appunto perche’ insorte
nel periodo delicatissimo della crescita, pericoloso campanello
d’allarme da non lasciare inascoltato.
Vediamo adesso come poter riconoscere con sicurezza un
atteggiamento da un’alterazione paramorfica .
Nel soggetto iperlasso, ipotonico, la presenza di vizi posturali, e
quindi l’assenza di deviazioni vertebrali vere e proprie, viene
posta in evidenza dall’adattamento delle curve alle diverse
posizioni e dalla loro estrema variabilita’.
Quando e’in piedi le curve si accentuano, quando e’ seduto si
invertono parzialmente.
Le flessioni del busto avanti e indietro consentono una grande
ampiezza di movimenti. Da un giorno all’altro, il soggetto muta il
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proprio atteggiamento: ora sta curvo, ora si raddrizza, anteriorizza
le spalle, le porta indietro, fa sporgere il ventre, lo fa rientrare.
Nel soggetto paramorfico, la zona interessata dalla alterazione
conserva le proprie caratteristiche e non subisce modificazioni di
rilievo: la cifosi si riduce ma non si corregge del tutto, la lordosi
tende sempre a riformarsi, anche in quelle bambine che flettono il
busto in avanti o mettendosi a sedere invertono talmente la curva
lombare da assumere, apparentemente, e temporaneamente, un
atteggiamento cifotico.
Le forme paramorfiche non trattate possono costituire il
presupposto perche’, secondo la legge del carico di Delpech, in
relazione a un’ anomala distribuzione del carico stesso, si alteri
l’osteogenesi nelle zone di accrescimento dello scheletro: ne segue
l’insorgenza di quelle gravi alterazioni delle forme corporee
definite “dismorfismi” per le quali, pur essendo di aiuto la
cinesiterapia, e’quasi sempre necessario ricorrere ai trattamenti
ortopedici.
Un semplice vizio di portamento, trascurato, puo’ diventare quindi
una vera e propria deformita’ con danno non solamente estetico,
ma con modifiche di struttura non limitate all’apparato osteo-
articolare.
Infine tutte le deformita’ idiopatiche in cui il vizio di postura
potrebbe risultare ininfluente, possono essere amplificate nelle
loro manifestazioni estetiche proprio dal perdurare di posture
scorrette.
Cio’ che differenzia l’atteggiamento dal paramorfismo e
quest’ultimo dal dismorfismo, sono le sue caratteristiche
strutturali.
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Il vizio posturale, l’atteggiamento cadente, e’ una perturbazione
percettivo-motoria; siamo di fronte cioe’ ad una insufficienza o
anomalia delle percezioni cinestesiche che portano ad una
anomalia dello schema corporeo. Vizio posturale correggibile
quindi volontariamente a livello psicomotorio.
Nella cifosi paramorfica non sono ancora compromessi i metameri
vertebrali, ma i legamenti possono causare un certo grado di
rigidita’; molto spesso inoltre l’interessato lamenta un deficit della
muscolatura dorsale che non e’ piu’ sufficiente a sorreggerlo: in
tale caso l’autocontrollo posturale risulta inefficace, se non viene
integrato da una serie di esercizi rieducativi volti, a seconda del
caso, a mobilizzare i segmenti rigidi o ad aumentare il trofismo
degli erettori del rachide.
Nel dismorfismo cifotico e’ in atto una vera e propria deviazione
dalla norma che :
- quando compromette in prevalenza i muscoli e i legamenti puo’ essere combattuta con una certa efficacia
(paradismorfismo).
- quando coinvolge preminentemente elementi ossei diventa difficile da trattare perche’ ha quasi sempre caratteristiche di
irreversibilita’
E’ la legge di Delpech prima citata:
nel rachide ogni vertebra e’ sottoposta ad una pressione di una
certa entita’costituita dal peso di tutta la porzione del corpo
superiore.
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Questo peso e’ suddiviso in modo disuguale sulle due facce del
corpo vertebrale, corrispondente alla concavita’ ed alla
convessita’: la pressione diminuisce dal lato della
convessita’,aumenta dal lato della concavita’ per cui si verifica
una crescita asimmetrica della vertebra che cresce maggiormente
dal lato convesso (vertebra cuneiforme) o che prende una forma
romboidale.
Si puo’ aggiungere: ogni qualvolta che un osso e’ posto in una
posizione abituale anormale, la sua crescita diventa anormale e
tende a deformarlo.questa deformazione, tuttavia, non e’
irriducibile, a condizione che venga trattata sufficientemente
presto.
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Scapole alate:
i monconi delle spalle si orientano all’interno e le scapole si
scollano.
Tale difetto e’ dovuto alla perdita di equilibrio fra i muscoli
pettorali e i m. trapezio , romboidi, gran dentato, predominano i
muscoli anteriori: pettorali, bicipiti omerali
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Atteggiamento lordotico
Puo’ essere a largo – medio- piccolo raggio, non esistono danni
anatomici e proprio perche’ atteggiamento puo’ essere reversibile
con una buona ginnastica
addominale. Le conseguenze dell’ A.L. sono :
distenzione eccessiva dei m.addominali
cifosi di compenso
algie vertebrali
la muscolatura spinale e’ ovviamente accorciata.
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Atteggiamento cifotico
E’l’aumento della cifosi fisiologica. E’ causata da comode
posture, se si interviene subito rimane un semplice vizio posturale
altrimenti puo’ sfociare in vere deformita’.
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Atteggiamento scoliotico
E’ definito anche scoliosi posturale o scoliosi funzionale. In questi
soggetti non si riscontra ne’ rotazione, ne’ curva ma una
instabilita’ posturale, se in carico compare una curva, essa in
scarico si annulla.
Triangoli
della
taglia
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Nelle foto precedenti sono rappresentate le scoliosi piu’ comuni e
le loro caratteristiche morfologiche nelle varie posizioni.
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LA SCOLIOSI
E’ UNA
DEFORMAZIONE
ANTERO POSTERIORE
IN LORDOSI
GENERATA
DA UN
MOVIMENTO DI
TORSIONE
Essa si sviluppa nello spazio, e’ dovuta ad un movimento di
torsione generalizzato su tutta la colonna vertebrale.
Questo movimento e’generato da una perturbazione localizzata
che provoca rottura dell’equilibrio del rachide.
Il movimento di torsione crea un dorso cavo che lo fa sembrare
una deformazione laterale.
In un secondo momento questo dorso cavo sara’ proiettato
posteriormente a seconda dell’aggravamento della curva, creando
una cifosi paradossa.
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LE DEFORMAZIONI TORACICHE
VIENE MODIFICATO L’ORIENTAMENTO DELLE
ARTICOLAZIONI COSTO-VERTEBRALI A CAUSA DEGLI
SPOSTAMENTI SUL PIANO ASSIALE.
•GIBBO POSTERIORE ED ANTERIORE
•LE COSTE SI VERTICALIZZANO
IRRIDUCIBILITA’
E DOVUTA ALLA MODIFICAZIONE DELLA MORFOLOGIA
DELLE VERTEBRE.
LE SCOLIOSI IDIOPATICHE SINO ALLA FINE DELLA
CRESCITA OSSEA HANNO UNA MOBILITA’
INTERVERTEBRALE FISIOLOGICA.
SONO MOBILI.
LA IRRIDUCIBILITA’ E DOVUTA ALLA MODIFICAZIONE
DELLA FORMA DELLE VERTEBRE.
L’EFFETTO DELLA
TORSIONE SULLE COSTE
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I muscoli antiversori:
- posteriormente: i muscoli
lombari
- anteriormente: il retto
femorale e lo psoas-iliaco.
I muscoli retroversori:
- posteriormente: il grande
gluteo, gli estensori della
coscia
- anteriormente: il retto
addominale.
La posizione del bacino e’ il fattore determinante per
l’allineamento posturale, sia corretto che scorretto, infatti: la
cintura pelvica trasmette l’azione gravitaria dal rachide agli arti
inf. Il carico proveniente dalla parte superiore si divide in due parti
e tramite le faccette art. sacroiliache, si scarica sulle teste femorali.
La forza gravante sul sacro, da in piedi, determina una leggera
anteroversione del bacino che a sua volta genera la lordosi
lombare fisiologica.
Angolo lombosacrale o sacrale (ALS) fisiologico, descritto
dall’intersezione di una linea parallela all’orizzonte con una
linea tracciata tangenzialmente e parallelamente alla base del
sacro. L’angolo lombo-sacrale ottimale è di circa 30°
30°
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Ginocchio valgo – varo – recurvato
Il ginocchio valgo
E’ una deviazione sul piano frontale, in cui i condili femorali
hanno la tendenza a toccarsi e i malleoli invece tendono ad
allontanarsi (generalmente quando questa distanza supera i 4-5cm)
Nell’adulto puo’ portare a fenomeni artrosici e con l’avanzare
dell’eta’ a usura della cartilagine articolare.
Il ginocchio varo
E’ una deviazione opposta a quella in valgo, sempre sul piano
frontale, nei casi gravi e’ associata ad una rotazione interna della
tibia. E’ un incurvamento a convessita’ esterna, non e’ una vera e
propria angolazione, quindi piu’ difficile da trattare in modo non
invasivo.
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Il ginocchio recurvato
E’ caratterizzato da una iper-estensione della gamba sulla coscia
e’fisiologico fino a 5 – 10 gradi oltre va trattato con tutori e
chirurgicamente.
Anche il piede puo’ presentare anomalie morfologiche e
strutturali: piede piatto, piede cavo, piede torto.
Il trattamento chinesiterapico, se avviene entro i 6-8 anni, puo’
dare ottimi risultati, dopo, per la precoce ossificazione, sara’ poco
efficace.
LE FUNZIONI DEL RACHIDE
La colonna vertebrale svolge funzioni di sostegno del tronco, del
capo e degli arti superiori e di protezione del midollo spinale, e,
grazie alla sua particolare struttura si comporta come un
sofisticatissimo ammortizzatore idraulico.
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STRUTTURA DELLE VERTEBRE
1, Corpo vertebrale; 2, arco posteriore; 3 - 4, apofisi
articolari; 5 - 6, apofisi trasverse; 7, apofisi spinosa.
SEZIONE DI DUE VERTEBRE SOVRAPPOSTE
1, Corpo vertebrale;
2, faccette articolari;
3, apofisi spinosa;
4, disco intervertebrale;
5, legamenti;
6, midollo spinale;
7, radici nervose.
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Il Gel del NUCLEO POLPOSO è un
mucopolisaccaride dotato di speciali proprietà
fisiche e chimiche.
E’ in grado di mantenere in equilibrio un suo
proprio bilancio idrico mediante l’assunzione
diretta di liquidi dall’esterno.
Mentre in un disco giovane ed integro il nucleo
polposo è molto ricco di acqua (80% a vent'anni),
con il progredire dell’età e con l’usura esso vede
ridursi la componente mucopolisaccaride e,
conseguentemente, la capacità del gel di assorbire i
liquidi, esso cioè, va incontro ad una parziale
disidratazione.
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La posizione in cui la colonna conserva la lordosi fisiologica
viene definita anche posizione neutra (B) perché costituisce la
posizione intermedia di equilibrio tra la flessione e
l’estensione. Il nucleo polposo del disco non viene spinto né
posteriormente (come avviene nella flessione)(A) né
anteriormente (come avviene nell’estensione)(C).
A B C
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Flessione negli
esercizi
Iperestensione negli esercizi
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Conformazione del legamento
longitudinale posteriore lungo il
rachide lombare e possibili
implicazioni di ordine
patologico. Da L1 a L5
l’ampiezza di questo importante
legamento va riducendosi
gradualmente, sì che –
procedendo dall’alto verso il
basso – risultano via via più
estese le aree postero-laterali
dell’interspazio non protette. Il
rischio dell’erniazione discale
lungo queste direttrici di minore
resistenza (indicate dalle frecce
rosse nello schema di destra)
risulta pertanto più pesante nel
tratto lombare che in quelli
sovrastanti e, nell’ambito del
tratto lombare stesso, ai livelli
più bassi.
La protrusione o l’ernia
discale si verificano più
frequentemente tra la
quinta vertebra lombare e il
sacro. Quest’ultimo disco è
soggetto a maggiore usura
sia perché sopporta il peso
di tutta la parte superiore
del corpo sia perché si trova
a livello della cerniera
lombosacrale, dove la parte
mobile della colonna si
unisce a quella rigida, l’osso
sacro.
In questo caso la lesione
discale può provocare una
lombosciatalgia; se, invece
l’ernia si verifica a livello
del 3° disco lombare, tra la
3° e la 4° vertebra, si ha una
lombocruralgia.