intervista a sylvia whitman di shakespeare and co

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Elvira Grassi ha intervistato Sylvia Whitman, proprietaria della mitica libreria Shakespeare and Company di Parigi.

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Page 1: Intervista a Sylvia Whitman di Shakespeare and Co

elvira grassi | oblique studio 2011

sylvia whitmann,

e la libreria delle meraviglie

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© Oblique Studio, novembre 2011www.oblique.it

Sylvia Whitman, e la libreria delle meraviglieIntervista di Elvira Grassi

La foto di copertina e la foto a pag. 4 sono di Thomas PirelLe foto a pag. 3, 5, 7 e 9 sono di Umberto MajoranoLe foto a pag. 6 e 8 sono di Lauren Goldenberg

L’intervista è stata impaginata con QuarkXPress. Le font utilizzate sono Sabon e Trajan pro.

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La storia di Shakespeare & Company è celebrein tutto il mondo, direi quindi di partire dalpresente. Cosa significa oggi gestire una libre-ria indipendente in una grande città?Ti sono grata per aver sorvolato sulla storia dellalibreria… non sai quante volte l’ho dovuta rac-contare! Beh, al giorno d’oggi mandare avantiuna libreria indipendente in una città comeParigi è esaltante e sconfortante al tempo stesso.

Esaltante perché Parigi è una città straordinariaper gli amanti dei libri e sostiene fortemente lelibrerie indipendenti a differenza dei paesianglofoni dove il Net Book Agreement [accordoin base al quale le librerie potevano vendere soloal prezzo imposto dall’editore, NdR] è ormai unricordo e ci sono sempre più supermercati chevendono libri. Essere la proprietaria di Shakespeare& Company è particolarmente esaltante perché

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C’è una libreria a Parigi sul lungosenna, dalla parte opposta di Nôtre Dame, una libreria chenon appena varchi la porta verde ti lascia senza parole, come quando rimani sgomentodavanti alle sontuose vetrate multicolori della vicina cattedrale. Entri e vieni fagocitato dai

libri. Eh sì, ci sono libri ammucchiati dappertutto, sugli scaffali, per terra, sulle sedie, sui gradiniscricchiolanti delle scale di legno e nel sottoscala, dentro teche di vetro, sulle scrivanie, sui divani,sui letti, libri in lingua inglese e in altre lingue, nuovi e usati, preziosissimi, introvabili, illuminatida estrosi lampadari uno diverso dall’altro e in compagnia di maestosi specchi e di foto incorni-ciate di scrittori illustri, libri accumulati a partire dal 1951 quando George Whitman, nipote diWalt Whitman, americano del Massachusetts, dopo aver studiato alla Sorbonne e vissuto a lungoin una stanza d’albergo stipata di libri, decise di aprire una libreria riempiendola della sua biblio-teca personale – dopo che Ferlinghetti, suo amico, gli aveva detto quasi scherzando “perché nonapri una libreria inglese?” – e la chiamò prima Le Mistral poi Shakespeare & Company ereditan-do il nome dalla libreria dell’amica libraia e editrice Sylvia Beach (che ha il merito di esser statala prima a pubblicare l’Ulisse di Joyce, da altri editori ritenuta opera “incomprensibile” e “osce-na”). Libreria-casa, punto di ritrovo negli anni Sessanta di scrittori della Beat Generation tra cuiKerouac, Corso, Ferlinghetti e Ginsberg, la Shakespeare & Company è gestita oggi da SylviaWhitman, figlia di George, anche lei fedele all’adagio “non siate inospitali con gli sconosciuti,potrebbero essere angeli sotto mentite spoglie” attaccato sopra una porta della libreria.

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la libreria attira un sacco di giovani, e l’interes-se con cui la gente viene a trovarci ci dà la forzadi realizzare sempre nuovi progetti. Al contem-po è sconfortante perché i media e il marketingnon fanno che diffondere l’idea che il libro elet-tronico finirà per soppiantare il libro cartaceo(cosa a cui noi ci opponiamo con tutte le forze)e società come Amazon che non hanno personeche gli vendono i libri stanno spazzando via unsacco di librerie indipendenti. Noi, comunque,

cerchiamo di essere fiduciosi e rimaniamo ferminella convinzione che perfino con il significativoprogresso della tecnologia (ci tengo a precisareche non siamo contro la tecnologia!) ci sarà sem-pre un posto per luoghi come Shakespeare & Co.

Qual è la tua posizione nella guerra tra ebooke libro cartaceo?Sono due cose molto diverse e ritengo che pos-sano coesistere. Prendo in prestito le parole

ho sempre pensato che la nostra libreria

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dello scrittore Maurice Sendak: “È come farcredere che ci sia un terzo sesso. Non esiste unterzo sesso. Non c’è un altro tipo di libro! Unlibro è un libro!”. E comunque qui alla Shake-speare & Company non siamo dei vecchi matu-salemme! Abbiamo un sito, un account twitter,siamo su facebook, molti di noi hanno uniPhone. Non credo ci sia una guerra tra ebooke libro cartaceo. Magari un giorno venderemoanche noi ebook sul nostro sito. Ma per oranon ci entusiasmano. Non mi ci vedo a leggereAnna Karenina con una pubblicità che inter-rompe la lettura. Ci sono editori francesi che miconsiderano naïf perché ho scelto di non vende-re da subito ebook. Ma per il momento i tanticlienti che abbiamo sembrano pensarla comenoi, adorano l’energia che si respira qui (o inlibrerie simili alla nostra), partecipano ai varieventi che organizziamo, apprezzano i nostriconsigli di lettura eccetera eccetera. Non hovoglia di mettermi a vendere ebook perché tuttidicono che il libro di carta è superato e perchéa quanto pare stanno tutti seguendo questa stra-da. E poi non mi sembra che stia succedendoquesto.

“A wonderland of books”: così Henry Millerha descritto Shakespeare & Company. Da pic-cola ti sei sentita un po’ una Alice nel paesedelle meraviglie? Hai vissuto un’infanzia moltoparticolare, ti sei sentita diversa dai bambinidelle tua età?La descrizione che ne fa Miller è perfetta. Hosempre pensato che la nostra libreria sia usci-ta da una fiaba. E sì, mi sono assolutamentesentita come Alice nel paese delle meraviglie,e fin da quando avevo sei anni mi sentivo atutti gli effetti la proprietaria di questo mondo!In ogni caso non ho mai pensato di esserediversa dai miei amichetti di allora, per me erauna cosa normalissima dormire in una libreriae essere circondata da persone mai viste primache mi leggevano storie in ogni momento. Imiei ricordi sono un po’ confusi ma possosenz’altro affermare che è stata un’infanziafelice e popolata da un sacco di personaggiinteressanti.

sia uscita da una fiaba

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Quali erano gli scrittori chefrequentavano la libreria conpiù assiduità e che eri partico-larmente contenta di vedere?C’erano due scrittori che frequen-tavano la libreria assiduamente.Uno è un carissimo amico di miopadre, Lawrence Ferlinghetti(che tra l’altro ha la sua libreria aSan Francisco, la City Lights), erasempre molto ispirato e diver-tente al limite del sadismo. L’altroera Ted Joans, un poeta beatrelativamente sconosciuto, cheera capace di contattare chiun-que, in un tempo in cui nonc’erano ancora cellulari e email,informandoli che sarebbe venu-to in libreria ogni giorno a mez-zogiorno. Cantava canzoni,recitava poesie, copriva le miebirichinate, insomma ne face-va di tutti i colori. Era il miopreferito.

Sono mai venuti, che tu sappia,Alexander Trocchi (che vivevaa Parigi dove ha codiretto larivista letteraria Merlin che hapubblicato i lavori di SamuelBeckett e Jean-Paul Sartre) eJohn Cheever?So per certo che Trocchi è statoqui in libreria e che George[Whitman, nel resto dell’inter-vista Sylvia chiama il padre pernome] è stato un grande sosten-itore di Merlin. Di Cheever nonso nulla invece.

E che mi dici degli scrittoriamericani contemporanei, c’èqualcuno che viene spesso atrovarvi? Hai conosciuto Da-vid Foster Wallace?Quanto avrei desiderato cono-scere David Foster Wallace! Inlibreria i suoi libri vanno aruba, li comprano soprattutto

i clienti francesi. Mi ritengofortunata ad avere la possibili-tà di incontrare scrittori ameri-cani contemporanei, quelli chevengono a trovarci con più re-golarità sono Paul Auster, SiriHustvedt, AM Homes, Jona-than Safron Foer e NathanEnglander.

Quali sono gli scrittori che pre-ferisci (non solo americani)?In realtà non ho uno scrittorepreferito, mi lascio appassio-nare dallo scrittore che leggo almomento ma poi, terminatoquel libro, ne comincio unaltro e mi lascio affascinare daquest’altro autore! Ho appenafinito di leggere Edward StAubyn che è venuto di recentea fare un reading in libreria. Èun po’ l’Evelyn Waugh deigiorni nostri, adoro l’arguzia e

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a wonderland of books

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la limpidezza con cui tratta ar-gomenti considerati oscuri. Cisono scrittori poi (credo chesiano questi i miei preferiti) cherileggo spesso: Jeanette Win-terson, le poesie di Anne Sextone Rimbaud, Fitzgerald, in parti-colare Tenera è la notte, Pessoacon Il libro dell’inquietudine, eraccolte di favole, soprattutto lefiabe di Calvino.

Raccontami qualcosa invecedegli scrittori di passaggio cheospitate, come li selezionate, ecosa fanno loro per la libreria…So che li definite “tumbleweed”[la pianta tipica delle zone deser-tiche degli Usa che si stacca dalterreno e viene sospinta dal

vento in rotoli]. Sono passatianche scrittori italiani?In generale con quelli che voglio-no rimanere a dormire facciamouna breve chiacchierata e se cipiacciono – e se c’è posto natu-ralmente –, se riteniamo che pos-sano contribuire all’atmosferadella libreria con la loro creativi-tà, li ospitiamo con grande pia-cere. E poi siamo contenti dipoter aiutare qualcuno – questaè sempre stata la filosofia diGeorge: “Dai quello che puoi,prendi ciò di cui hai bisogno”.E infatti le persone che dormo-no in libreria si rendono utili peresempio occupandosi dell’aper-tura e della chiusura del negozioe rimanendo a disposizione dei

clienti per un paio d’ore al gior-no. Questo è un grosso aiutoper noi. Hanno alloggiato quianche scrittori italiani, di cuinon ricordo però il nome. Cipiace ospitare i tumbleweeditaliani, portano un sacco dienergia!

Quanti libri avete in libreria?Difficile da dire, è passato unbel po’ di tempo dall’ultimavolta che li abbiamo contati, epoi ci sono anche tutti i libridella biblioteca… quaranta-cinquantamila?

E qual è il libro più preziosoche avete?La prima edizione dell’Ulisse.

un libro è un libro!

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Quanta gente viene in libreria al giorno?La mattina apriamo alle undici e durante tuttoil giorno abbiamo un sacco di visitatori… pro-babilmente 150-200 al giorno.

In che consiste il festival letterario Festivalandcoche organizzate in libreria?Il festival l’abbiamo ideato per dare nuova linfaalla libreria e al quartiere. Di solito dura quattrogiorni e si tiene nel piazzale davanti alla libreria.Ogni volta scegliamo un tema diverso, e loesploriamo in vari modi. Per ora abbiamo fattoquattro edizioni. È gratuito e aperto a tutti.

La rivista fondata da tuo padre, The ParisMagazine, è cambiata molto da quando è pas-sata nelle tue mani?The Paris Magazine di George e la mia sonodue cose completamente diverse! D’altronde

rispecchiano le nostre personalità. Io mi sonorivolta all’editor Fatema Ahmed, che in prece-denza aveva lavorato per Granta, e il taglio cheabbiamo dato risente molto della sua mano. Larivista di George, probabilmente, era più anar-chica, bizzarra e bohémien della mia.

So che hai studiato in Inghilterra. Cosa ti seiportata dietro da quell’esperienza? Sai, è come se avessi dormito un lungo sognoprima di ritornare in libreria. Tutto ciò che hoimparato, l’ho imparato da George e qui allaShakespeare & Company. Forse la cosa princi-pale che mi sono portata dietro dalle mie espe-rienze passate è stata la mia parentesi teatrale…mi è stata d’aiuto qui.

In che senso?Ho fatto l’attrice di teatro in passato. E quello

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che mi ha detto George una volta lo sottoscrivo pienamente: la libreria è un palcoscenico e noisiamo tutti attori. Sai, ripensando al teatro, mi sarebbe piaciuto molto vestire i panni di Alice diAlice nel paese delle meraviglie e di Estella di Grandi speranze!

Ho letto di recente Al paese dei libri di Paul Collins, e ho ripensato all’esperienza di tuo padre che,con le dovute differenze, è altrettanto radicale e coinvolgente. Sei mai stata a Hay-on-Wye, la“Mecca dei bibliofili” sperduta nella campagna gallese?No, non ci sono mai stata ma non sai quanto mi piacerebbe. È sempre molto difficile per melasciare la libreria, ma voglio assolutamente andarci. Sembra un posto idilliaco… e poi ogni voltache vado fuori mi piace scovare librerie nuove, e Hay-on-Wye sembra la meta ideale per una bellavacanza.

Ma tu vivi in libreria?Ci ho abitato, ma non ce la faccio proprio, a differenza di George, a vivere senza privacy! Ora abitoproprio dall’altra parte del fiume, in ogni caso molto vicino alla libreria ma lontano quanto bastaper non sentirmi al lavoro quando me ne vado.

Qual è il consiglio più prezioso che ti ha dato tuo padre?È buffo, lui non è il tipo di persona che dà consigli, preferisce che le persone imparino da sole.Comunque, il consiglio più bello me l’ha dato quando ero seduta accanto a lui in ospedale dopoche ha avuto un ictus. Mi ha detto qualcosa come “leggi un libro al giorno”!

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