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Appunti EducAzione & Diritti

In rete contro la dispersione scolasticaUno sguardo sul fenomeno a Milano

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La presente pubblicazione è stata curata da: Carlotta Bellomi

Contributi di: Guido Antonelli Costaggini e Carlotta Bellomi

Si ringraziano:Save the Children Italia e la Cooperativa E.D.I., tutte le persone che hanno direttamente e indirettamente reso possibile la realizzazione di questa pubblicazione, in particolar modo: Tibisay Ambrosini, Roberto Barbaglia, Giovanni Bido, Francesca Bilotta, Camilla Caccia Dominioni, Leonarda Campaniolo, Elisabetta Cargnelutti, Anna Tonia Gabrieli, Marina Gesmundo, Sabrina Giurato, Rosanna Martinicco, Maria Minervini, Paola Pozzi, Katherine Puglisi, Mariagrazia Sala, Marina Querciagrossa.

Grafica: Federica Scaraglio

Stampa: Litografia Pignacca

Pubblicato da:Save the Children Italia OnlusNovembre 2013

© Copyright 2013Save the Children Italia OnlusVia Volturno, 58 – 00185 RomaTel. +39 06.480.70.01Fax. +39 [email protected]

Ufficio di MilanoVia Stresa, 3 – 20125 MilanoTel. +39 02.670.78.446Fax. +39 02.671.99.525

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In rete contro la dispersione

scolasticaUno sguardo sul fenomeno a Milano

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Indice

Il Laboratorio Territoriale: un esperimento di analisi e azione in rete Pag. 3

I partecipanti: la rete interna Pag. 4

Dispersione scolastica: una definizione Pag. 7

I servizi sul territorio: la rete esterna Pag. 8

A rischio dispersione: problematiche e profili Pag. 18

Ipotesi di intervento e strumenti operativi Pag. 23

Conclusioni Pag. 27

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Nel 2013 Save the Children, in partnership con la Co-operativa E.D.I., ha promosso il progetto “A Più Voci”, con l’obiettivo di valorizzare la partecipazione dei ra-gazzi per contrastare la dispersione scolastica nel Co-mune di Milano (zone 8 e 9). Nel progetto si è ritenu-to funzionale valorizzare le potenzialità della “rete”, sia per conoscere in maniera più approfondita il fenomeno della dispersione scolastica a Milano, sia per individuare insieme sinergie per il suo contrasto. Il Laboratorio Ter-ritoriale, un percorso di approfondimento e co-forma-zione sul tema della dispersione scolastica, nasce quin-di in un’ottica di apertura della scuola al territorio ed al fine di promuovere la collaborazione tra le diverse agenzie educative.

Aperto a docenti, operatori sociali e rappresentati delle istituzioni del territorio, il Laboratorio prevedeva un’im-postazione esperienziale, con attività di gruppo ed eser-citazioni pratiche. Questo percorso, strutturato in cin-que incontri per un totale di 15 ore, si prefiggeva di approfondire la conoscenza sulle specificità del feno-meno della dispersione scolastica a Milano, analizzare i servizi attivi su questo tema nelle zone 8 e 9, indivi-duare buone pratiche e strumenti operativi per il suo contrasto.Nel perseguire questi obiettivi si è prima di tutto condi-viso il significato del concetto di “dispersione scolasti-ca”, identificato come un fenomeno sociale che fa rife-rimento sia alla “quantità” della frequenza scolastica ma anche alla sua “qualità” relazionale e didattica. Un altro passaggio importante di questo processo è stata la ri-costruzione di una prima fotografia dei servizi presenti sul territorio che si occupano di dispersione scolastica, collocandoli geograficamente nelle zone di intervento (mappatura) e specificandoli secondo due criteri (obiet-

Il Laboratorio Territoriale: un esperimento di analisi e azione in rete

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tivi e target). La conoscenza delle zone 8 e 9 è stata ul-teriormente approfondita a partire dall’individuazione delle aree che presentano – in base all’esperienza del gruppo – una maggior esigenza di copertura di servizi che operino nel contrasto alla dispersione scolastica. Una volta identificati gli obiettivi dei servizi, si è risali-ti alle problematiche a cui questi vogliono rispondere, per poi passare, come ultimo passaggio, alla ricostruzio-ne del profilo del “bambino/ragazzo a rischio” a partire dalle caratteristiche dei target a cui si rivolgono i servizi mappati. Negli ultimi incontri sono state infine svilup-pate le linee guida e gli strumenti operativi utili al con-trasto della dispersione scolastica in zona 8 e 9.La presente pubblicazione vuole fare in primis sintesi dell’esperienza, affinché il Laboratorio Territoriale pos-sa diventare un possibile percorso per chi vuole scom-mettere sulle potenzialità della rete per conoscere un fenomeno e il contesto in cui è radicato. In secondo luogo, aspira ad essere uno strumento operativo per tut-te le persone che si occupano di minori a rischio nelle zone 8 e 9. Infine, intende promuovere una riflessione sul senso e il significato di fare rete per contrastare la dispersione scolastica a Milano.

Il Laboratorio Territoriale ha visto la partecipazione di enti e associazioni che hanno messo a disposizione del gruppo i loro saperi e la loro esperienza sul campo. Durante il primo incontro, dopo la presentazione di ognuno degli enti presenti, il percorso è cominciato con una visualizzazione della “rete interna”, ovvero dei legami – formali e non formali – presenti all’interno del gruppo. Le collaborazioni che sostengono questa rete nascono dal comune lavoro con i minori a rischio di zona 8 e 9. Filo rosso di questa rete è l’educazione di bambini e ragazzi, promossa in contesti formali (scuole primarie e secondarie di I grado) e non formali (centri di aggregazione giovanile, gruppi sportivi, parrocchie), spesso in stretta sinergia con i Servizi Sociali di zona.

I partecipanti: la rete interna

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“In rete contro la dispersione scolastica” vuole essere un tentativo di sintesi di quanto emerso durante il Laboratorio Territoriale: l’analisi del fe-nomeno, il lavoro di mappatura e le linee guida riflettono quindi il vissuto e i punti di vista dei par-tecipanti al gruppo di lavoro.

n Cooperativa Diapason Dal 1985 progetta e gestisce, in collaborazione con di-versi interlocutori, progetti socio-educativi a favore di minori, disabili e famiglie in difficoltà; interventi di ani-mazione nei territori e nelle scuole inerenti a tematiche psicopedagogiche, interculturali, di orientamento; atti-vità formative e di consulenza rivolte ad enti pubblici, organizzazioni, gruppi di lavoro e singoli operatori.

n Cooperativa Spazio Aperto ServiziOpera a Milano e nella Provincia dal 1993, offrendo ser-vizi educativi, socio-assistenziali e specialistici conven-zionati, su appalto o richiesta privata. Realizza servizi per persone disabili, minori e famiglie in difficoltà, gra-zie alle competenze ed alla motivazione della base so-ciale, attingendo al patrimonio di valori sui quali è stata fondata.

n Fondazione Exodus Da 20 anni è impegnata a promuovere il benessere dei giovani, prevenendo manifestazioni di disagio e percor-si di devianza che hanno una ricaduta devastante non solo per i singoli ma anche per il contesto sociale a cui essi appartengono. Il contesto scolastico, e in partico-lare gli istituti che raccolgono la fascia più a rischio di dispersione ed emarginazione, è ritenuto strategico per intercettare situazioni bisognose di un intervento di pre-venzione primaria.

n Istituto Comprensivo Pertini Situato in zona 9 (periferia Nord di Milano, quartiere Bi-cocca), comprende dall’anno scolastico 2003-2004 due scuole dell’infanzia, tre scuole primarie e due scuole se-condarie di I grado. L’Istituto accoglie un’utenza molto eterogenea per estrazione sociale, culturale ed econo-mica, con aspettative e bisogni differenziati.

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n Istituto Comprensivo TrilussaNasce nell’anno scolastico 2000-2001,dall’accorpamen-to di tre plessi collocati a Quarto Oggiaro, quartiere del-la periferia milanese (zona 8). È una presenza che ha svolto e svolge una funzione sociale e culturale impor-tante nel territorio e possiede un patrimonio di espe-rienze di insegnamento, disponibilità e contatto sia con i bambini e le loro famiglie, sia con i partner territoriali.

n Istituto Comprensivo Val LagarinaSituato in zona 8 (Quarto Oggiaro), è composto da due scuole primarie e una scuola secondaria di I grado; quest’ultima si trova a fianco del Parco del Vivaio e a Vil-la Scheibler. L’Istituto, costituitosi nel 2000, collabora attivamente con le agenzie educative del territorio per la promozione e la crescita dei minori che lì risiedono. n Doposcuola “Tutti per uno!”Nasce nel 1998 e vive grazie alla presenza di volontari opportunamente coordinati e motivati a questo servi-zio. Il nome del progetto “Tutti per uno!” evoca la cen-tralità che si vuole dare ad ogni ragazzo coinvolto; il lavoro è pensato e svolto dalla Parrocchia Santa Lucia in sinergia con le scuole, i genitori e il territorio. La Parrocchia si impegna a promuovere nelle famiglie il valore dello studio, potenziare il servizio di recupero extra-scolastico e coordinarsi con il lavoro degli altri enti presenti sul territorio.

n Direzione Centrale Politiche Sociali e Cultura della Salute Settore Servizi per i Minori e per le Famiglie (zone 8 e 9)Si rivolgono a famiglie e minori in difficoltà offrendo diverse tipologie di interventi di sostegno (assistenza economica, assistenza domiciliare educativa e socio-as-sistenziale, tutoring educativo, servizi residenziali, Spa-zio Neutro e affido...) attivati in collaborazione con la rete dei servizi pubblici e privati presenti sul territorio.

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Il primo passaggio che i partecipanti al Laboratorio Ter-ritoriale hanno compiuto insieme è stato quello di ra-gionare sul significato del fenomeno della dispersione scolastica in contesti metropolitani periferici, con un’at-tenzione specifica agli studenti con cittadinanza non ita-liana. Costruire insieme una definizione di questo feno-meno sociale rispondeva all’esigenza, fondamentale per un gruppo di persone che non si conoscevano e che provenivano da contesti diversi, di condividere i termi-ni e i linguaggi utilizzati durante il laboratorio.

Questa condivisione ha definito un terreno concettuale comune sul quale stratificare tutte le informazioni rac-colte negli incontri successivi. Da un punto di vista più strettamente operativo, questa costruzione di una de-finizione condivisa è avvenuta attraverso tre passaggi.

Il primo, individuale, durante il quale ogni partecipante ha scritto cosa lui definiva come dispersione scolastica rispondendo alla domanda “Nel contesto in cui lavori/fai volontariato, quando ti trovi a parlare di dispersione scolastica con un collega, a quale fenomeno/evento fai riferimento?”.

Un secondo step dove in piccoli gruppi (eterogenei rispetto alla provenienza lavorativa e territoriale) si è passati dalle singole definizioni individuali ad una col-lettiva, quale prodotto del confronto tra i partecipanti.

L’ultimo passaggio ha visto una condivisione del lavoro dei piccoli gruppi che ha portato alla seguente versione finale del concetto di dispersione, sintesi dei punti di vista dei partecipanti al Laboratorio Territoriale.

Dispersione non è solo lasciare la scuola, ma frequentar-la con disinteresse, scarso investimento, noia, disturbo (relazionale), con numerose assenze e/o ritardi.

Dispersione scolastica:una definizione

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Disperso è anche l’alunno che non riesce a costruire un inizio di “progetto di vita”.

Sono cause di dispersione:

n Mancanza di autostima (anche per i rimandi degli adulti significativi e della società);n Assenza/disinteresse della famiglia. Fragilità della famiglia di origine. Difficoltà materiali, culturali, sociali della famiglia;n Carenze della scuola (strutturali, legate ai fondi …). La scuola spesso non sa “leggere” e non “sa rispondere” ai bisogni dei bambini/ragazzi;n Modelli sociali “facili” o più “accattivanti” (illegalità);n “Non c’ho sbatta!” (“non ho voglia”).

A partire dalla definizione di dispersione scolastica emersa, è stato chiesto ai partecipanti di condividere in che modo il proprio ente contrastava il fenomeno in questione.

In un secondo momento, la prospettiva è passata dal-la “rete interna” a quella “esterna”, ovvero ai servizi di contrasto alla dispersione scolastica presenti nelle zone 8 e 9. La “rete esterna” è stata sviluppata a partire dalla seguente domanda stimolo: “Nel mio lavoro di contra-sto alla dispersione, con chi collaboro?”. Di seguito sono riportati, in tabella, i nodi della “rete interna” ed “esterna”, specificati secondo i due seguenti criteri: target a cui è rivolto il servizio e relativi obiettivi educativi/formativi.

Sono stati inoltre aggiunti i riferimenti di contatto di ogni ente presente nella rete, così da rendere la mappa-tura uno strumento operativo a disposizione immediata dei partecipanti e di altri soggetti interessati e per valo-rizzare, inoltre, le risorse a disposizione in zona 8 e 9.

I servizi sul territorio:la rete esterna

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Terminato il lavoro di mappatura e partendo da questo stesso prodotto, è stato chiesto ai partecipanti di indica-re, secondo loro, quali fossero le aree di zona 8 e zona 9 poco raggiunte dai servizi di contrasto alla dispersione in rapporto alle esigenze/necessità espresse dalle stesse aree. Da questa riflessione di gruppo sono emerse come fortemente a rischio: via Vincenzo Da Seregno, via Bol-la, Bovisasca, Cimitero Maggiore, Musocco (zona 8) e viale Sarca (zona 9).

Riprendendo il lavoro della mappatura si è approfondi-ta ulteriormente l’analisi degli obiettivi dei servizi, allo scopo di risalire da questi alle problematiche presenti nei territori di riferimento. Con intensità e urgenze dif-ferenti, i problemi riguardano non solo il minore ma tut-ti gli attori sociali che ruotano intorno alla sua crescita: i genitori, i docenti, la comunità locale. Per quanto concerne le famiglie dei ragazzi a rischio di drop out, si è rilevato come queste presentino spesso problemi economici ed abitativi, oltre che inadeguatez-za al ruolo delle figure di riferimento (carenza relazio-nale, emotiva, gestionale, intellettiva). Con specifico riferimento ai nuclei di origine straniera, destinatari privilegiati del nostro progetto, si è evidenziato anche un limitato accesso ai servizi, una scarsa integrazione delle donne nel conteso sociale, una mancanza di so-stegno da parte della rete amicale/familiare, un’insuffi-ciente conoscenza del sistema scolastico italiano. I do-centi presenti al Laboratorio hanno anche indicato la mancanza di un’adeguata formazione a loro rivolta sulle strategie educative e di apprendimento, oltre che sui nuovi bisogni del tessuto sociale. Si è riscontrata, infine, la carenza di presidi educativi sul territorio, nonché la presenza di modelli culturali per i giovani che possono risultare devianti.Dagli adulti di riferimento si è poi passati successi-vamente ad analizzare le problematiche individuate come proprie del “minore a rischio di dispersione”o

A rischio dispersione:problematiche e profili

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già fuoriuscito dal percorso scolastico. Le problemati-che possono essere ricondotte a dinamiche di gruppo (problemi relazionali con adulti e con i pari) o a que-stioni individuali (assenza di motivazione e autostima, scarsa tenuta all’interno del contesto scolastico, diffi-coltà di apprendimento). Si evidenziavano, inoltre, per gli alunni di origine straniera, le difficoltà legate alla scarsa conoscenza della lingua italiana e alla mancata integrazione nel quartiere e a scuola.

Dopo questa prima panoramica sulle problematiche, si è chiesto ai partecipanti di descrivere i minori a rischio di dispersione scolastica, attraverso quattro dimensioni: cognitiva (cosa pensa); emotiva (quali le sue emozio-ni); familiare (quale il suo retroterra familiare); contesto socio-economico di provenienza. Operativamente si è utilizzata una sagoma rappresen-tate un ragazzo che riportava localizzate in parti spe-cifiche del corpo quattro domande, ognuna connessa ad uno degli aspetti sopra descritti, come da immagine seguente.

Cosa penso?

Cosa sento?

Com’è la mia famiglia

Come sarò a 18 anni?

Il contesto socio-economico

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Utilizzando quindi una tecnica di brain-storming ogni partecipante ha scritto su un post it le sue risposte alle domande presenti sulla figura per poi applicarle alla sa-goma stessa. Di seguito si riportano alcune definizioni emerse:

n Livello cognitivo: “Ho tanti pensieri, non riesco a studiare!” “Non sono capace, ho paura degli altri, non piaccio agli altri, gli adulti non capiscono niente” “Non sono capace o all’altezza delle aspettative”

“Perché gli adulti non capiscono ciò che so fare e mi piace fare?” “Mi annoio, non vedo perché dovrei farlo” “In tv la vita sembra facile” “Non sono capace e così non ci provo, solo i miei amici mi capiscono” “Non sono capace, non mi serve” “E’ colpa mia se mi trovo in questa situazione”

“Sono confuso, tutto sembra così a portata di mano ma non lo è”n Livello emotivo: “Vorrei piangere – allora spacco tutto!” “Provo tante cose, spesso non capisco perché e

non so con chi parlarne” “Che te lo dico a fare!, “Sono arrabbiato, ho paura, non mi fido!” “Mi annoio” “Qualsiasi cosa faccio non va bene” “Mi piace stare tranquillo con la play” “Volevo solo fare uno scherzo!” (dopo aver dato una pacca al compagno) n Prospettive future: “Sarò ricco” “Non mi vedo” “Ricco e famoso” “Voglio un figlio” “Boh, si vedrà!” “Avrò un lavoro che mi farà guadagnare tanti soldi” “Non riesco ad immaginarmi domani, figuriamoci a 18 anni” “Tranquillo?”

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“Tornerò nel mio paese e andrò via dall’Italia” “Sarò mamma, lavorerò e avrò la mia famiglia” “Trovo un lavoretto e mi arrangio”n Contesto familiare: “Sono i miei simili” “Sono dei disadattati” “Io non ho famiglia” “L’hanno messo dentro, la mamma piange. Invece io ci sono abituato, è così da quando sono nato. Maestra, che giorno è oggi? Mancano 22 giorni e poi esce mio papà” “Conflittuale, incostante” “Genitore assente per lavoro o carenza” “Famiglia allargata o sostitutiva” “Madri sole che si mettono alla pari con i figli e li coinvolgono nelle questioni economiche e affettive degli adulti” “Tanta gente, fratelli acquisiti e tanti, troppi genitori” “I miei genitori hanno bisogno di aiuto e mi sento responsabile” “Non mi considera, non mi crede” “Ha una mentalità diversa, ha bisogno del mio

aiuto, ha deciso il mio futuro” (per adolescenti di seconda generazione) “Mia madre non comprende il mio comportamento” n Contesto sociale: “Voglio l’ipad, il cellulare, il motorino, come faccio ad averli subito?” “Sono tutti sfigati” “Precarietà abitativa ed economica, madre invalida, papà spesso in carcere” “Devo essere come gli altri” “Io non esisto” “Pretenzioso, confuso. Non so cosa fare e cosa scegliere”

Per una più facile visualizzazione delle problematiche presenti in zona 8 e 9 e degli obiettivi perseguiti da-gli enti, si consulti la tabella di seguito riportata, sintesi delle strategie di intervento delle risorse attive sul ter-ritorio.

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n Promuovere il supporto educativo e il sostegno allo studio

n Sostenere gli studenti di origine straniera nell’apprendimento della lingua L2 n Offrire attività di mediazione linguistica e culturale n Favorire l’integrazione nel quartiere e nella scuola

n Offrire percorsi alternati laboratorio-scuola finalizzati al conseguimento della licenza media n Offrire percorsi formativi e professionalizzanti per minori a rischio

n Valorizzare le potenzialità degli studenti n Promuovere l’orientamento scolastico

n Offrire percorsi di formazione per docenti

n Sostenere le famiglie in difficoltà n Sostenere i genitori di origine straniera nell’apprendimento della lingua L2

n Garantire i diritti dei minori n Gestire le segnalazioni e le indagini

n Offrire servizi di assistenza alla persona n Offrire servizi di diagnosi funzionale e di presa in carico

n Supportare globalmente i minori n Promuovere il sostegno psicologico n Promuovere la motivazione n Favorire la socializzazione

n Promuovere attività ludiche e ricreative n Promuovere il diritto al gioco e alla fantasia n Offrire opportunità di svago n Offrire opportunità di apprendimento e relax n Offrire opportunità formative extracurriculari n Favorire rapporti intergenerazionali

n Difficoltà di apprendimenton Problemi relazionali con i pari e con gli adulti di riferimento n Disconoscimento del valore della scuola n Problemi economici e gestionali del nucleo familiare n Fragilità educativa nel nucleo familiare n Scarsa conoscenza lingua italiana n Scarsa conoscenza del sistema scolastico italiano

n Scarsa tenuta e frequenza scolastica n Scarsa propensione all’approccio teorico, nozionistico e strutturato proposto dalla scuola

n Scarsa propensione all’individuazione/valorizzazione delle specificità e delle risorse degli studenti n Scarsa conoscenza su tecnologie e nuovi bisogni del tessuto sociale n Assenza di aggiornamento su strategie educative adulto/minore, su strategie di apprendimento n Mancanza di adeguata formazione

n Problemi economici ed abitativi del nucleo familiare n Fragilità educativa nel nucleo familiare n Scarso accesso ai servizi n Scarsa integrazione delle donne di origine straniera n Mancanza di sostegno della rete amicale/familiare

n Degrado sociale n Inadeguatezza delle famiglie

n Numero insufficiente di specialisti in relazione al bisogno n Alta concentrazione di casi

n Famiglie poco presenti e non adeguate al ruolo n Modelli educativi e culturali distorti e asociali

n Carenza di esperienze formative, in particolar modo quelle che stimolano l’apprendimento.

OBIETTIVI PROBLEMATICHE

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L’ultimo passaggio del Laboratorio Territoriale ha pre-visto l’elaborazione di linee guida e strumenti operativi utili al contrasto della dispersione scolastica nelle zone 8 e 9. Il processo è stato strutturato in tre fasi:

n Una condivisione del significato di “buone prassi”, esperienze definite significative, efficaci,

sostenibili e riproducibili;

n Una individuazione delle azioni virtuose inerenti alla dispersione scolastica e sperimentate nel lavoro di rete delle zone 8 e 9;

n Una specificazione delle buone pratiche attraverso l’indicazione di alcuni strumenti operativi,

utili per la creazione di una vera e propria “cassetta degli attrezzi” (tool kit).

Prima di presentare il prodotto di questa fase del Labo-ratorio, nel gruppo dei partecipanti è emersa la necessi-tà di chiarirne un aspetto fondamentale.

Gli strumenti operativi indicati come i più efficaci nel perseguire le finalità di ogni linea guida, rimandano ad esperienze di eccellenza sperimentate spesso in momenti storici in cui le risorse a disposizione di chi operava nel contrasto alla dispersione scolastica erano maggiori di quelle disponibili oggi.

Si sottolinea questa consapevolezza per evitare il ri-schio che l’elenco seguente venga letto come una lista di “sogni impossibili”, ma sia piuttosto da stimolo per trovare soluzioni che consentano di replicare quegli strumenti (o simili) in condizioni di ristrettezze di risorse.

Ipotesi di interventoe strumenti operativi

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1. PROMUOVERE INTERVENTI STRUTTURATI, PERMANENTI E CONTINUI

Prevenire la dispersione scolastica richiede interventi di ampio respiro, che accompagnino i minori a rischio sin dai primi anni della scuola primaria e, allo stesso tempo, non si concludano con la scuola secondaria di I grado.

A tal fine è necessario un forte coordinamento tra le diverse agenzie educative, che devono farsi promotri-ci di percorsi personalizzati e in grado di incidere sulle molteplici dimensioni di crescita del minore.

Nella “cassetta degli attrezzi” troviamo:

➢n Patto di intesa condiviso e sottoscritto da studente, famiglia e servizi ➢n Figura del referente, necessaria per ogni contesto educativo frequentato dal minore➢n Diario di bordo, utile traccia del percorso di crescita di ogni bambino/ragazzo➢n Attività con fini relazionali, scolastici e personali

2. PROMUOVERE INTERVENTI SISTEMATICI TRA SCUOLA, FAMIGLIA E TERRITORIO

Una risposta sistematica prevede il coinvolgimento di tutti gli attori sociali che a vario titolo sono interessati al fenomeno della dispersione scolastica. Risulta quindi necessario rafforzare l’alleanza scuola-fa-miglia-servizio, mettendo il più possibile in comune gli obiettivi educativi e monitorando in itinere i progressi del minore a rischio.

Seguendo questa prospettiva il lavoro di rete risulta di fondamentale importanza per favorire lo scambio di in-formazioni e l’ottimizzazione delle risorse presenti sul territorio.

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Nella “cassetta degli attrezzi” troviamo:

n Figura del “genitore-animatore”, primus inter pares con funzioni di coordinamento all’interno del gruppo classe➢n Coinvolgimento di genitori/adulti di riferimento in eventi aggregativi e in azioni pratiche a favore dei figli (ad esempio: feste, attività di autofinanziamento, azioni di piccola manutenzione)➢n Iniziative dedicate alle famiglie (ad esempio: laboratorio mamma/papà e bambino)n Attività di confronto tra adulti su un tema legato alla genitorialità ➢n Eventi per promuovere coesione sociale (ad esempio: giornata del baratto)n Traduzione delle comunicazioni in diverse lingue➢n Valorizzazione dei volontari, anche attraverso formazioni congiunte tra le diverse associazioni➢n Tavolo di lavoro per promuovere scambi tra agenzie educative e operatori➢n Impiego di spazi non o sotto-utilizzati➢n Coinvolgimento del privato per proporre esperienze significative ai ragazzi

3. ATTUARE METODOLOGIE DI APPRENDIMENTO ADEGUATE AGLI ALUNNI

La didattica rappresenta un livello di prevenzione fon-damentale, di cui aver cura anche attraverso metodo-logie di lavoro basate sull’apprendimento cooperativo. Laboratori, lavori di gruppo, proposte didattiche costru-ite a partire dai saperi/curiosità dei minori stimolano e responsabilizzano la classe e i singoli alunni.

In quest’ottica, la scuola vuole essere un “mediatore culturale” dei diversi saperi extrascolastici, mentre il docente un professionista in continua formazione sui contenuti della disciplina e sui processi di apprendi-mento. La differenziazione delle attività, con un’at-tenzione particolare a quelle pratiche, può essere una

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strategia vincente per valorizzare le risorse di ognuno e promuovere le competenze sociali. Per i ragazzi che hanno superato l’obbligo scolastico è inoltre funzionale promuovere stage e corsi pratici di specializzazione, soprattutto se indirizzati ad una reale domanda lavorativa.

Nella “cassetta degli attrezzi” troviamo:

➢n Attività pratichen Creatività come canale di apprendimento (ad esempio: teatro, laboratori di cucina e informatica, attività di problem solving)➢n Insegnamento delle materie scolastiche attraverso esperimenti e giochi➢n Utilizzo di registri comunicativi vicini agli studenti (ad esempio: nuove tecnologie)➢n Protagonismo degli studenti durante le lezioni (ad esempio: lezioni tenute dagli allievi stessi)

4. CURARE LA VITA E LE RELAZIONI DI CLASSE

La qualità della vita di classe rappresenta un ulteriore deterrente alla dispersione scolastica. La continuità re-lazionale (tra pari e minore/adulto) e la promozione di dinamiche significative facilita infatti l’inclusione e l’accoglienza di tutti gli studenti all’interno del gruppo. La classe, vissuta come comunità d’apprendimento, è il luogo d’eccellenza per lo sviluppo delle autonomie e la promozione di diritti e responsabilità.

Nella “cassetta degli attrezzi” troviamo:

n Confronto tra pari e con gli insegnantin Condivisione delle regole n Comunicazione chiara (ad esempio: consegne di lavoro)➢n Esplicitazione delle singole difficoltà e loro risoluzione per il benessere globale del gruppo➢n Conoscenza interculturale per evitare fraintendimenti su comportamenti/abitudini

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5. SOSTENERE CON INTERVENTI SPECIFICI IL PERCORSO DEGLI STUDENTI IN DIFFICOLTA’

La dispersione scolastica si affronta anche con interven-ti specifici sui singoli alunni a rischio. Percorsi di accompagnamento allo studio scolastici ed extrascolastici possono offrire importanti momenti di supporto individuale sia in ordine agli apprendimenti che in ordine alla motivazione.

Nella “cassetta degli attrezzi” troviamo:

n Supporto individuale allo studion Intervento dei servizi tramite invii, segnalazioni, per corsi di accompagnamenton Azioni di monitoraggio che coinvolgono minore, famiglia, educatori

In questi anni di impegno contro la dispersione scola-stica abbiamo imparato che per promuovere realmente l’istruzione è necessario fare sinergia con diversi attori sociali, sostenere numerosi diritti, lavorare in molteplici contesti.

Contrastare efficacemente la dispersione scolastica im-plica il coinvolgimento di tutti gli attori sociali che a vario titolo sono interessati al fenomeno. Un impianto progettuale che prevede un intervento con studenti, docenti e famiglie deve inoltre essere sostenuto dallo sviluppo di reti di scuole e attori del territorio che agi-scano in misura sinergica per contrastare i fattori alla base del fallimento formativo.

Affinché gli studenti riconoscano nella scuola un conte-sto rilevante per la loro crescita è importante promuo-vere pratiche partecipative e inclusive all’interno degli Istituti. I consigli consultivi (organi permanenti di dialo-go tra studenti e docenti volti alla promozione del be-

Conclusioni

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nessere scolastico), i laboratori in classe (incontri fina-lizzati al rafforzamento della motivazione allo studio), le attività di peer education (azioni di sensibilizzazione tra pari) sono alcuni esempi di buone pratiche speri-mentate sul campo a tutela dei principi di non discri-minazione e partecipazione (CRC, 1989, Artt. 2 e 12).

Un ulteriore aspetto significativo è l’interazione tra con-testo scolastico ed extrascolastico, con attività che ven-gono avviate a scuola per poi proseguire al suo esterno, in modo da raggiungere i destinatari del progetto nei di-versi contesti di riferimento e mediante approcci diver-sificati. Un intervento multi-situato permette infatti di lavorare sulla coesione del gruppo classe sia in contesti di educazione formale (laboratori in orario scolastico) che non formale (campi scuola).

Tra i due contesti si posizionano i centri educativi, che vogliono accompagnare in un ambiente extrascolastico protetto gli studenti con difficoltà legate all’apprendi-mento, rafforzando le conoscenze apprese a scuola e promuovendo lo sviluppo di competenze di base.

Le indicazioni qui riassunte possono assumere una loro validità solo se declinate negli specifici contesti di intervento. Il Laboratorio Territoriale ha voluto scom-mettere su questo: ascoltare i vari attori della rete per conoscere meglio le caratteristiche della dispersione scolastica a Milano e promuovere l’integrazione delle risorse positive del territorio in un’ottica di contrasto congiunto al fenomeno.

Le considerazioni qui riportate nascono dalle esperienze maturate all’interno dei seguenti progetti di Save the Children, realizzati in scuole di ogni ordine e grado “In.Contro” Comune di Roma, 2010-2011 “W la Scuola” Comune di Napoli, 2011-2012 “Fuoriclasse” Comuni di Bari, Crotone, Napoli e Scalea, 2012-2015 “A Più Voci” Comune di Milano, 2013

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Note:

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Save the Children è la più grande organizzazione internazionale indipendente che lavora per migliorare concretamente la vita dei bambini in Italia e nel mondo. Esiste dal 1919 e opera in 119 paesi per garantire a tutti i bambini salute, protezione, educazione, sviluppo economico, sicurezza alimentare e pro-muovere la partecipazione di tutti i minori. Save the Children è stata costituita in Italia alla fine del 1998 come Onlus e ha iniziato le sue attività nel 1999. Oggi è una Ong riconosciuta dal ministero degli affari esteri. Da più di 10 anni lavora in Italia per proteggere i mino-ri, in particolare i minori migranti; per educare i ragazzi all’uso delle nuove tecnologie e contrastare la pedo-pornografia online; per promuovere i diritti dell’infanzia e combattere la povertà, l’abbandono scolastico e il disagio. Inoltre lavora per rispondere prontamente alle emergenze e supportare i bambini e le famiglie.

“A Più Voci” mira a favorire processi di integrazione nelle scuole attraverso il contrasto della dispersione scolastica, con particolare attenzione ai minori di origine straniera. Il progetto si caratterizza per due elementi: la promozione della partecipazione dei ragazzi e la valorizzazione della rete, quali strumenti efficaci di contrasto alla dispersione scolastica. “A Più Voci”, svolto in partnership con la Cooperativa E.D.I., si caratterizza per un approccio integrato, che coinvolge tutti gli attori sociali che a vario titolo sono interessati al fenomeno della dispersione scolastica: studenti, docenti, genitori, associazionismo e servizi sociali.

La pubblicazione dal titolo “In rete contro la dispersione scolastica” sintetizza il percorso svolto all’interno di un Laboratorio Territoriale finalizzato all’approfondimento del fenomeno della dispersione scolastica nella città di Milano e al suo contrasto attraverso un’azione di rete.

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Save the Children Italia Onlus

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Appunti EducAzione & Diritti

Spunti operativi e linee guida per la progettazione e l’attuazione di interventi educativi incentrati sulla Pedagogia dei Diritti. Appunti che sistematizzano l’esperienza di Save the Children sul campo con bambine, bambini e adolescenti; in contesti scolastici ed extrascolastici, grazie al lavoro di rete con docenti, educatori e famiglie.