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Spedizione in abbonamento postale - Tabelle B - (Tassa riscossa) - autorizzazione rilasciata a IMREADY SRL - N. 881 del 06.02.08 della Direzione Generale PP.TT. della Rep. S. Marino ASSOBETON STUDI E RICERCHE Prove di carico su pilastri prefabbricati giuntati tramite ferri di ripresa inghisati Produzione di manufatti prefabbricati di elevate qualità e prestazioni mediante il processo di estrusione Valutazione della sicurezza in esercizio di un ponte ad arco-portale costruito per conci AMBIENTE IL CEN TC 350 Standard previsti e programma d'azione INSERTI Uso degli inserti per calcestruzzo in conformità alle normative vigenti DALL’UNIVERSITÀ Intervista a Nerio Tullini 1 2008 CONFINDUSTRIA Organo Ufficiale di ASSOBETON

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rivista prefabbricazione in c.a.

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Anno IV

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ASSOBETON

STUDI E RICERCHEProve di carico su pilastri prefabbricati giuntati tramite ferri di ripresa inghisati Produzione di manufatti prefabbricati di elevate qualità e prestazioni mediante il processo di estrusione Valutazione della sicurezza in esercizio di un ponte ad arco-portale costruito per conci

AMBIENTEIL CEN TC 350Standard previsti e programma d'azione

INSERTIUso degli inserti per calcestruzzo in conformità alle normative vigenti

DALL’UNIVERSITÀIntervista a Nerio Tullini

1 2 0 0 8

CONFINDUSTRIA

Organo Ufficiale di ASSOBETON

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1 - Industrie manufatti cementizi

Per questi motivi si è deciso di dare maggior risalto, attraverso la grafica di copertina, al logo dell’Associazione con l’emblema con-findustriale: in quest’ottica si comprende la scelta di riprodurre, tale e quale, la definizione istituzionale, Industrie Manufatti Cementizi, che ci caratterizza come Associazione Nazionale. Tale dicitura, invero, nella precedente denomi-nazione della rivista, non era richiamata e ciò ingenerava potenziale confusione con prefab-bricati di altra origine e composizione. Sul fronte dei contenuti, per contro, la strategia che ha fin qui caratterizzato il successo e l’ap-prezzamento della nostra rivista permane im-mutata, nell’ambito, ovviamente, di un costante e attento processo di miglioramento che si sviluppa anche attraverso il concreto contri-buto dei nostri assidui lettori e dei sempre più numerosi sponsor. Come è ben noto a tutti voi, la forza della nostra rivista risiede nella chiarezza di obiettivi che sono alla sua base: mi riferisco alla scelta strategica di rivolgersi unicamente al mondo della prefabbricazione da un lato ed alla co-pertura del mercato italiano, dall’altro; mercato che, peraltro, siamo convinti di raggiungere capillarmente. Confido che anche quest’ultima novità, frutto di un’attenta analisi maturata negli organi colle-giali di ASSOBETON, segni un’altra importante ed ulteriore tappa nel cammino di sviluppo del nostro organo ufficiale ed attraverso quest’ul-timo, grazie anche al prezioso contributo dei nostri sponsor, che non posso stancarmi di ringraziare, della nostra Associazione che ri-veste per tutti noi un ruolo di fondamentale importanza. n

L’Editorialedel Presidente

Atutti voi non sarà certamente sfuggita la novità che caratterizza il presente nu-mero della nostra rivista: mi riferisco al

cambio del titolo, dopo oltre tre anni di vita. A partire da questa edizione, infatti, l’organo ufficiale di ASSOBETON dismette la deno-minazione “Industrie della Prefabbricazione” per assumere quella di “Industrie Manufatti Cementizi”. Due le ragioni fondamentali alla base di questa svolta. La prima, legata alla decisione di assumere la completa titolarità della testata, sino ad oggi condivisa con un editore esterno, al fine di pervenire alla totale indipendenza operativa. Si chiude, quindi, con oggi, la fase connotata dalla condivisione con terzi delle politiche di comu-nicazione, politiche che considero strategiche per la nostra Associazione.La convinzione che il momento di questa importante svolta fosse giunto, è venuta dal successo fino ad ora conseguito dal progetto editoriale iniziato con la pubblicazione del primo numero della nostra rivista e che or-mai ha superato le incognite tipiche di ogni avviamento.La seconda è legata alla volontà di sottolineare l’appartenenza esclusiva ed immediatamente riconducibile ad ASSOBETON del nostro organo ufficiale.

(Renzo Bullo)

La nostra rivista si rinnova“

Editoriale4

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O M R OM A IS

Assobeton

Rendimento energetico degli edifici

AttuAlità

DAll’universitàIntervista a Nerio Tullini

di Andrea Dari

insertiUso degli inserti per calcestruzzo in conformità alle normative vigenti

di Roberto Ragozzini

AmbienteIL CEN TC 350 – Standard previsti e programma d'azione

di Gian Luca Baldo

stuDi e ricercheValutazione della sicurezza in esercizio di un ponte ad arco-portale costruito per conci

di Marcello Arici e Michele Fabio Granata

stuDi e ricercheProduzione di manufatti prefabbricati di elevate qualità e prestazioni mediante il processo di estrusione

di Roberta Alfani e Gian Luca Guerrini

stuDi e ricercheProve di carico su pilastri prefabbricati giuntati tramite ferri di ripresa inghisati

di Nerio Tullini e Luisfilippo Lanza

eDitoriAleIndustrie Manufatti Cementizi: il nuovo riferimento

di Andrea Dari

il commento Del Direttore

di Maurizio Grandi

l’eDitoriAle Del PresiDente

di Renzo Bullo

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106102

IMC n.1/2008

IndustrIe ManufattI CeMentIzIBimestrale - n. 1/2008

dIrettore responsabIleAndrea Dari

dIrettore edItorIaleMaurizio Grandi

CoMItato dI redazIoneRenzo Bullo, Giorgio Fontana,

Maurizio Grandi, Alessandra Biloni,Andrea Dari

segreterIa edItorIaleAlessandra Biloni

segreterIa dI redazIonePatrizia Ricci

redazIoneAndrea Dari, Patrizia Ricci,

Alessandra Biloni, Stefania AlessandriniStrada Cardio, 4 – 47891 Galazzano – RSM

Tel. 0549.909090 – Fax [email protected]

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20133 MilanoTel. 02.70100168 – Fax 02.7490140

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tuttI I dIrIttI rIservatI È vietata la riproduzione, anche parziale, del materiale pubblicato senza autorizzazione dell’Editore.Le opinioni espresse negli articoli appartengono ai singoli autori, dei quali si rispetta la libertà di giudizio, lasciandoli responsabili dei loro scritti.L’autore garantisce la paternità dei contenuti inviati all’editore manlevando quest’ultimo da ogni eventua-le richiesta di risarcimento danni proveniente da terzi che dovessero rivendicare diritti su tali contenuti.

staMpaStudiostampa sa

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Via Giacomo Zanella, 36 – 20133 MilanoPartita IVA 10372780154

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CondIzIonI dI abbonaMentoIl prezzo di abbonamento per l’anno 2008(5 numeri) è di 26.Il prezzo di una copia è di 10,50.Il prezzo di una copia arretrata è di 12,50.I prezzi sopraindicati si intendono IVA esclusa.Per informazioni: [email protected]

autorIzzazIone: Segreteria di Stato Affari Interni Prot. n. 73/75/2008 del 15/01/2008.Copia depositata presso il Tribunale della Rep. di San Marino

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ASSOBETON

STUDI E RICERCHE

Prove di carico su pilastri prefabbricati giuntati tramite

ferri di ripresa inghisati

Produzione di manufatti prefabbricati di elevate qualità

e prestazioni mediante il processo di estrusione

Valutazione della sicurezza in esercizio di un ponte

ad arco-portale costruito per conci

AMBIENTEIL CEN TC 350

Standard previsti e programma d'azione

INSERTIUso degli inserti per calcestruzzo in conformità

alle normative vigenti

DALL’UNIVERSITÀ

Intervista a Nerio Tullini

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CONFINDUSTRIA

Organo Ufficiale di ASSOBETON

108elenco soci

AssobetonNEWSTREET

come AssociArsi

PubblicAzioni Assobeton

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Il Congresso cambia format

Il Commentodel Direttore

Baveno (VB), 22 e 23 maggio 2008: luogo e data scelti dalla Giunta per la XIII edizione del Congresso Nazionale

ASSOBETON.Qualche novità, nel solco della continuità, per il format, rispetto alle edizioni di Roma 2004 e Siena 2006.Non cambiano durata e struttura delle due giornate in programma, confermando il giovedì ed il venerdì come i giorni più graditi della setti-mana. Siamo consapevoli, infatti, che, per quan-to l’evento sia straordinariamente importante per incontrarsi, conoscersi e dibattere (almeno una volta ogni due anni!) temi di comune inte-resse, la vita d’impresa oggi non conceda bat-tute d’arresto e la presenza dell’imprenditore in aziende come le nostre, per la maggioranza di tipo familiare, resti indispensabile.Da sottolineare, poi, l’importanza in tutti i nostri Congressi dell’appuntamento con il rin-novo degli organi istituzionali (Giunta, Consiglio Direttivo, Collegio dei Revisori Contabili e Collegio dei Probiviri): momento da non sotto-valutare, se vogliamo garantire nuova linfa vitale all’Associazione che, ispirandosi ai principi con-findustriali, vede nell’alternanza un aspetto di straordinario significato democratico e garanzia di continuità gestionale di lungo termine.Non cambia la formula del convegno previsto

per venerdì 23 maggio, dedicato ad un tema di interesse generale (la grande diversificazio-ne merceologica tra gli Associati non facilita, invero, tale scelta) dove al contributo di rela-tori di spicco seguirà una tavola rotonda a cui tutti gli Associati sono invitati a partecipare.Due, invece, le principali novità rispetto al passato.La prima: l’attenta valutazione delle due edizioni precedenti, condotta attraverso in-terviste ad Associati e Sponsor, ci ha indotti a considerare non indispensabile, soprattut-to per questi ultimi, l’allestimento di stand espositivi, facendoci optare, invece, per un maggior coinvolgimento del mondo della fornitura nei lavori congressuali.La seconda, di conseguenza, riguarda l’orga-nizzazione, nel pomeriggio di giovedì, di eventi paralleli dedicati alle specificità delle Sezioni di ASSOBETON. I Fornitori avranno l’opportu-nità di unirsi al dibattito, collegato, per quanto possibile, al tema centrale del convegno del giorno successivo. Riteniamo che questa inedita formula incontrerà il gradimento di molti Associati che avranno più probabilità di trovare nel Congresso temi di proprio specifico interesse. Il nostro Congresso deve crescere e pensiamo di dover sperimentare nuove soluzioni che rendano l’evento, con il tempo, un appuntamento irrinunciabile per tutti. Siamo convinti che il miglior parametro per valutarne il successo sia costituito dal nu-mero delle imprese partecipanti, comprese le non associate per le quali il Congresso può costituire una preziosa occasione di verifica. Importante sarà anche il numero complessi-vo delle presenze che verranno certamente incentivate con formule adeguate. ■

(Maurizio Grandi)

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1 - Industrie manufatti cementizi

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ASSOBETON

STUDI E RICERCHE

Prove di carico su pilastri prefabbricati giuntati tramite

ferri di ripresa inghisati

Produzione di manufatti prefabbricati di elevate qualità

e prestazioni mediante il processo di estrusione

Valutazione della sicurezza in esercizio di un ponte

ad arco-portale costruito per conci

AMBIENTEIL CEN TC 350

Standard previsti e programma d'azione

INSERTIUso degli inserti per calcestruzzo in conformità

alle normative vigenti

DALL’UNIVERSITÀ

Intervista a Nerio Tullini

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CONFINDUSTRIA

Organo Ufficiale di ASSOBETON

Gli autori su questo numero

Gian Luca Guerrini CTG Italcementi Group, Direzione Laboratori Bergamo [email protected]

Roberta Alfani CTG Italcementi Group, Direzione Laboratori Bergamo [email protected]

Gianluca Baldo Life Cycle Engineering – Torino [email protected]

Fabio Braccini Sezione Blocchi e Pavimenti ASSOBETON

Luisfilippo Lanza Tecnico Laureato Laboratorio Prove Materiali e Strutture Università di Ferrara

Giovanni Plizzari Professore Ordinario di Tecnica delle Costruzioni Università di Brescia [email protected]

Riccardo Cecconi Sezione Blocchi e Pavimenti ASSOBETON

Michele Fabio Granata Dipartimento di Ingegneria Strutturale e Geotecnica Università di Palermo [email protected]

Marcello Arici Dipartimento di Ingegneria Strutturale e Geotecnica Università di Palermo [email protected]

Nerio Tullini Professore Associato di Tecnica delle Costruzioni Università di Ferrara [email protected]

Andrea Dari IDRA S.A. [email protected]

Roberto Ragozzini Presidente Gruppo Inserti ASSOBETON

Patrizia Ricci IDRA S.A. [email protected]

Marco Savoia Professore Ordinario di Tecnica delle Costruzioni Università di Bologna [email protected]

1 - Industrie manufatti cementizi

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1 - Industrie manufatti cementizi

Dal 2008 inizia la pubblicazione di INDU-STRIE MANUFATTI CEMENTIZI, il nuovo organo ufficiale di ASSOBETON. La riviste nasce dalla positiva esperienza editoriale che l’Associazione ha maturato con Industrie della Prefabbricazione, con l’obiettivo di fornire all’intera filiera uno strumento di aggiornamento sui diver-si argomenti peculiari allo sviluppo del comparto. Lo stesso titolo, INDUSTRIE MANUFAT-TI CEMENTIZI, che è parte della deno-minazione istituzionale di ASSOBETON (Associazione Nazionale Industrie Manu-fatti Cementizi) evidenzia la vocazione specifica della rivista, pubblicata in sei numeri l’anno: cinque nel formato edito-riale di rivista e il sesto come Annuario del settore.Il Direttore Editoriale della Rivista, l’Ing. Maurizio Grandi, Direttore di ASSOBE-TON, ha il compito di guidare INDU-STRIE MANUFATTI CEMENTIZI, con l’obiettivo di:4 promuovere lo sviluppo associativo e

dare visibilità ad ASSOBETON;4 contribuire alla crescita tecnico – eco-

nomica delle aziende e del comparto;4 rappresentare un punto di incontro e

confronto per il settore;4 costituire la base di riferimento per

seguire l’evoluzione normativa.

LE CARATTERISTICHELa rivista mantiene il formato (A4), l’im-postazione grafica essenziale, la suddi-visione in aree tematiche e contiene alcune novità:4 ampliamento della sezione dedicata

agli speciali affinchè ogni numero rap-presenti al tempo stesso un aggior-nato strumento di informazione ed anche un documento di approfondi-mento da conservare;

4 maggiore spazio alle sezioni merce-ologiche di ASSOBETON e quindi ai diversi comparti che costituiscono il settore dei manufatti cementizi.

Le aree tematiche della rivista sono le seguenti:4 istituzionale, con gl i editor ia l i

del Presidente e del Direttore dell’Associazione;

4 il primo piano, con gli approfon-dimenti sui temi di particolare inte-resse al momento dell’uscita della singola rivista;

4 le interviste, in cui la rivista incon-tra importanti figure del settore;

4 gli articoli, che affrontano i diversi argomenti che riguardano il settore come la tecnologia, la produzione, il mercato, la sicurezza, la certificazione e la marcatura, l’ambiente, il controllo;

4 l’attualità, con le informazioni sui

di Andrea Dari

Industrie Manufatti Cementizi: il nuovo riferimento

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Industrie manufatti cementizi - 1

convegni e sugli eventi, i reportage, le notizie brevi sul settore e i comunicati redazionali delle aziende della filiera;

4 l’area ASSOBETON, con le infor-mazioni dirette dell’Associazione, come gli estratti che riprendono le attività svolte, l’elenco delle pubblica-zioni, le convenzioni.

La rivista non contiene articoli pubblire-dazionali, se non quelli specificatamente identificati nella sezione dedicata all’in-terno delle attualità. Questa scelta nasce dall’obiettivo di fornire al settore uno strumento professionale di informazione, in cui il lettore non sia fuorviato da arti-coli tecnici di matrice commerciale, che spesso trovano spazio su molte riviste tecniche. La preparazione degli articoli è affidata in parte a consulenti che collaborano con l’Associazione, in modo che ogni argomento sia trattato in modo spe-cialistico e mirato. La redazione della rivista, ad oggi composta da Alessandra Biloni, Patrizia Ricci e Stefania Alessandri-ni, è impegnata a raccogliere i contributi generati dai rapporti con l’industria e la ricerca pubblica o privata, nonchè l’analisi della letteratura internazionale.La redazione partecipa in prima persona ai principali convegni tecnici nazionali ed internazionali del settore, riportando sulla rivista gli estratti degli eventi e le pubblicazioni più interessanti. I Segretari delle Sezioni di ASSOBETON sono infine incaricati di mantenere uno stretto contatto con la rivista, con l’obiet-tivo di fornire argomenti relativi alle spe-cifiche tematiche che impegnano i diversi rami dell’Associazione. La rivista – oggi di esclusiva proprietà di ASSOBETON - viene pubblicata da IMREADY, casa editrice specializzata nel settore delle costruzioni e, in particolare, nelle pubblicazioni tecniche ed istituzio-nali di numerose associazioni settoriali.Direttore Responsabile della Rivista è l’Ing. Andrea Dari, da anni a fianco dell’As-sociazione nella realizzazione di iniziative editoriali.

LA DIFFUSIONELa rivista ha una diffusione molto mirata e specifica per il settore della prefabbri-cazione. Ogni numero viene inviato agli indirizzi presenti in un data base com-posto da:4 produttori di prefabbricati;4 tecnici e tecnologi;4 direzioni tecniche delle principali

imprese di costruzione italiane;4 rappresentanti della committenza

pubblica e privata;4 professori universitar i (di prima

fascia);4 biblioteche universitarie;4 pr incipali studi di progettazione

italiani;4 iscritti alle principali associazioni cultu-

rali del settore;4 laboratori certificati e principali labo-

ratori del settore;4 associazioni di categoria e territoriali

facenti capo a Confindustria;4 ordini e i collegi professionali;4 fornitori della filiera.

Editoriale 13

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LA PUBBLICITÀIl soggetto economico a cui si dovrà fare riferimento per le tutte le iniziative di advertising e sponsorizzazione sarà ASSOBETON, attraverso la propria socie-tà di servizi (Abes Srl) e l’azione commer-

ciale del partner IDRA (tel.: 0549 909090 – [email protected]).I prezzi delle pubblicità sono stabiliti attra-verso un listino trasparente, in cui gli scon-ti sono predefiniti in funzione del numero di pagine acquistate nel corso dell’anno.

Numero di uscite in un anno

POSIZIONIPRIVILEGIATE

POSIZIONIORDINARIE

IV copertina e pagina 1

II copertina, pagina 3 e III copertina

Pagine 2, pagina 11 e fronte III copertina

Interna

Ulteriore pagina interna (posizione a sinistra)

Mezza pagina

Fascetta fondo pagina (h = 8 cm)

Per associati (*)

Per associati (*)

Per associati (*)

Per associati (*)

Prezzo E/cad

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Prezzo E/cad

E 5.400

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* Il prezzo riservato alle aziende socie ordinarie di ASSOBETON (Produttori di Manufatti Cementizi) è al netto dei diritti di agenzia.

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IL LISTINO 2008

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Le caratteristiche

4 Editore: IMREADY Srl4 Formato: A44 Periodicità: 5 numeri l’anno4 Tiratura media: 4500 copie/numero4 Per informazioni: http://www.imready.it/Specifica-riviste/industriecementizi.html

Uscite 2008

Nel 2008 la rivista verrà pubblicata con questa frequenza:4 N. 1 (gen/feb 08) - (scadenza consegna pagine pubblicitarie: 31 gennaio)4 N. 2 (mar/apr 08) - (scadenza consegna pagine pubblicitarie: 31 marzo)4 N. 3 (mag/giu 08) - (scadenza consegna pagine pubblicitarie: 31 maggio)4 N. 4 (lug/ago 08) - (scadenza consegna pagine pubblicitarie: 15 luglio)4 N. 5 (set/ott 08) - (scadenza consegna pagine pubblicitarie: 15 settembre)4 N. 6 (nov/dic 08) - Annuario 2008 (scadenza consegna pagine pubblicitarie: 15 ottobre)

Editoriale 15

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Industrie manufatti cementizi - 1

17S t u d i e r i c e r c h e

1. INTRODUZIONENelle costruzioni ad ossatura prefabbri-cata il sistema di unione tra gli elementi determina in modo sostanziale le condi-zioni di funzionamento statico del siste-ma strutturale; per di più la connessione deve garantire un adeguato comporta-mento in servizio ed essere facilmente realizzabile. La progettazione dei colle-gamenti costituisce pertanto uno degli aspetti più importanti della progettazio-ne e le proposte di tipologie di unione tra gli elementi sono sempre state molto numerose [1, 2]. Inoltre le moderne disposizioni normative sulle costruzioni in zona sismica richiedono sistematica-mente un’adeguata duttilità strutturale ed il rispetto del criterio di gerarchia delle resistenze (capacity design). Nella consolidata esperienza neozelandese si prevede la realizzazione di telai prefab-bricati le cui unioni emulano un nodo gettato in opera [3 - 6], di conseguenza l’ampia esperienza già accumulata per le unioni gettate in opera si può estendere alle unioni di elementi prefabbricati. Nelle unioni tra segmenti di pilastro, o tra pilastro e fondazione, si possono

adottare giunti in cui le barre longitudinali sono opportunamente sovrapposte [1 - 10], oppure unite all’interno di manicotti riempiti in opera con malta [4] ovvero tramite idonei dispositivi in acciaio [11, 12]. Nelle ultime due tipologie occor-rono minori tolleranze di posa rispetto alla prima soluzione. Tuttavia tali unioni rappresentano una valida alternativa alle soluzioni tradizionali, come ad esempio quelle che prevedono pilastri monolitici a tutta altezza o inseriti in plinti a pozzetto. Nella Figura 8.11 riportata in [1] (si veda anche [2]) la continuità dell’armatura nell’unione tra pilastri viene assicurata inserendo le barre longitudinali superiori, opportunamente piegate, all’interno di tubi corrugati predisposti all’interno del pilastro inferiore, che vengono successi-vamente riempiti con malta. Il passo delle staffe viene ridotto nella zona di piegatu-ra e su tutta la lunghezza di sovrapposi-zione delle barre d’armatura. Nonostan-te la semplicità della soluzione proposta le indagini sperimentali svolte su tale tipologia di unione sono state limitate. Ad esempio in [7] sono descritte alcune prove di pressoflessione e si dimostra

di Nerio Tullini e Luisfilippo Lanza

Prove di carico su pilastri prefabbricati giuntati tramite ferri di ripresa inghisati

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18 S t u d i e r i c e r c h e

come tale giunto abbia una resistenza paragonabile a quella di un’analoga unio-ne monolitica, ma la rottura si concentra nel solo giunto di separazione. In [8] sono invece riportati gli esiti di alcune prove cicliche, anche in questo caso il danno non si estende lungo la colonna, come avviene per un’unione gettata in opera, ma si concentra nella zona di separazione tra gli elementi. Nelle speri-mentazioni svolte in [7, 8] i pilastri inda-gati avevano lato 200 mm e su un seg-mento di pilastro erano stati predisposti quattro tubi corrugati aventi diametro di 50 mm. Le dimensioni dei provini sotto-posti ad indagine non appaiono pertanto realistiche.Nella Figura 5.35 riportata in [4] si pro-pone un’unione più elaborata, le barre longitudinali inferiori sono inghisate all’in-

terno di tubi corrugati disposti nel pila-stro superiore; in adiacenza ad ogni con-dotto vengono poi collocate due barre di diametro minore, ma la cui area deve essere complessivamente maggiore di quella della barra inghisata. In tale tipolo-gia di unione le staffe devono presentare diametri di piegatura sufficientemente ampi per poter racchiudere i tubi corru-gati. Una tipologia di unione simile è stata indagata in [10], dove si riportano gli esiti di alcune prove cicliche svolte su pilastri, aventi lato 400 mm, connessi con la fon-dazione tramite diversi sistemi, anche in questo caso la soluzione con barre inghi-sate non comporta variazioni di resisten-za rispetto alle soluzioni tradizionali ed il danno si localizza nel giunto; inoltre, a fronte di una duttilità adeguata, si è osser-vata una minore capacità dissipativa.

Figura 1 – Disposizione delle armature negli elementi sottoposti alle prove di carico.

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Nella presente comunicazione sono riportate alcune valutazioni degli esiti delle prove di carico effettuate su ele-menti prefabbricati di c.a., di lato 500 mm, giuntati tramite ferri di ripresa inghisati (Figura 1). Le prove sono state eseguite presso il Laboratorio Prove Materiali e Strutture del Dipartimento di Ingegneria di Ferrara. Gli elementi sottoposti alle prove di carico sono stati sollecitati a tra-zione, flessione semplice e ciclica, presso-flessione, taglio. Ad eccezione della prova di trazione, la sezione avente resistenza minore è stata individuata in corrispon-denza della sezione giuntata.

2. DESCRIZIONE DEL SISTEMA DI GIUNZIONELa giunzione di pilastri prefabbricati in c.a. avviene tramite sovrapposizione delle barre longitudinali in corrispondenza del giunto, come descritto nel disegno ripor-tato in Figura 1. I ferri di ripresa vengono posizionati all’interno della gabbia d’ar-matura del pilastro “Maschio” tramite dime metalliche riutilizzabili e trovano alloggiamento nei tubi corrugati d’acciaio disposti nel pilastro “Femmina”. Dopo la realizzazione dei singoli elementi prefab-bricati si esegue l’unione dei pilastri iniet-tando malta all’interno dei tubi corrugati. Il giunto di separazione tra le sezioni di estremità dei pilastri prefabbricati, avente spessore di 10 mm, viene riempito di malta nello stesso momento in cui avvie-ne l’iniezione di malta nei tubi corrugati. Le barre longitudinali ed i ferri di ripresa hanno diametro di 20 mm e la lunghezza di sovrapposizione è di almeno 2.0 m (Figura 1). Inoltre, nella zona di sovrap-posizione si prevede un doppio ordine di staffe, con forma quadrata e a rombo, aventi diametro 8 mm e passo 100 mm per una lunghezza di almeno 2.1 m (Figu-ra 1). Il ricoprimento delle staffe è non inferiore a 40 mm, quindi i baricentri delle barre longitudinali disposte sul perimetro distano dai lati di circa 60 mm. I tubi cor-

rugati d’acciaio hanno diametro esterno di 63 mm, spessore pari a 0.8 mm e sono collocati a cavallo di due barre longitu-dinali; l’impiego di dime e contro-dime metalliche ha consentito di collocare con precisione sia i ferri di ripresa che i tubi corrugati, garantendo così una distanza minima tra i lati ed il baricentro dei ferri di ripresa circa pari a 80 mm. La disposizione dell’armatura riportata in Figura 1 rispetta le indicazioni del para-grafo 8 di [13], in particolare quelle con-cernenti la sovrapposizione delle barre, in quanto ad ogni ferro di ripresa inghisato corrispondono almeno due barre longi-tudinali disposte in modo tradizionale.

3. CARATTERISTICHE DEI MATERIALIIn occasione di ogni giorno di getto degli elementi prefabbricati è stato prelevato dall’impasto un quantitativo adeguato di conglomerato cementizio per la confe-zione di almeno due cubetti. Le prove sui cubetti di conglomerato cementizio sono state eseguite il giorno della prova di carico. Eseguendo la media su tutti i valori dei prelievi si ricava che la resisten-za cubica media a 28 giorni Rcm(28) = 65 MPa, mentre con riferimento al giorno della prova di carico Rcm = 70 MPa; quindi il conglomerato cementizio utilizzato può essere classificato come C50/60. Per la malta di inghisaggio la resistenza cubica media è risultata pari 76 MPa.Le barre di diametro 20 mm sono state qualificate come acciaio B450C, avente tensione di snervamento fym = 517 MPa, tensione di rottura ftm = 633 MPa e defor-mazione ultima di picco eu = 70‰. Per l’acciaio si adotterà, nelle analisi che seguo-no, un diagramma elastico-incrudente.

4. PROVA DI TRAZIONEIl provino è stato collocato sul pavimento del laboratorio interponendo alcuni rulli d’acciaio del diametro di 50 mm ed è stato sollecitato tramite due carichi posti a

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contrasto sulle selle dell’elemento (Figura 2). Il carico è stato realizzato facendo uso di due martinetti idraulici da 1000

kN. Preliminarmente è stato effettuato un ciclo di carico tra 0 e 150 kN, poi gli incrementi di carico sono stati applicati in modo da pervenire alla rottura in circa 2 ore.La prova di trazione accerta l’efficacia del sistema di trasferimento degli sforzi di trazione nella zona di sovrapposizione. Gli esiti della prova di laboratorio con-fermano l’efficienza del sistema di giun-zione; infatti la fessurazione si è concen-trata nella sezione di separazione degli elementi prefabbricati e tra la zona in cui terminava il raddoppio delle barre dispo-ste sui lati e prima dell’inizio della zona di inghisaggio, dove in effetti è avvenuta la rottura delle barre. La zona di sovrapposizione non presen-tava un significativo quadro fessurativo. Il massimo carico è risultato pari a 1672 kN, a cui corrisponde una tensione di trazione nelle barre pari a 666 MPa, con un incremento del 5% rispetto alla tensione di rottura ftm determinata sugli spezzoni di barre.Nelle Figure 3 e 4 sono riportati, al varia-re dello sforzo normale totale applicato al provino, gli andamenti delle deforma-zioni misurate all’estradosso del provino

Figura 2 – Prova di trazione: vista in pianta del provino.

Figura 3 – Prova di trazione: deformazioni in corri-spondenza del giunto.

0

200

400

600

800

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1600

1800

0,0 1,0 2,0 3,0 4,0 5,0 6,0 7,0

Deformazione [%]

Forza totale

[kN]

0

200

400

600

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1000

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1800

0,00 0,02 0,04 0,06 0,08 0,10 0,12 0,14

Deformazione [%]

Forza totale

[kN]

fase IIfase I

Figura 4 – Prova di trazione: deformazioni nella zona di sovrapposizione del segmento “Femmina”.

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in corrispondenza del giunto e nella zona di sovrapposizione del segmento “Fem-mina”. In Figura 3 viene anche rappresen-ta, con la linea tratteggiata, la stima della deformazione delle barre d’estradosso considerando la sezione del giunto costi-tuita dalle sole barre inghisate. La differen-za tra la deformazione misurata e quella stimata è imputabile allo scorrimento tra barre e calcestruzzo circostante, circa pari a 0.73% in corrispondenza dello snerva-mento delle barre inferiori.In Figura 4 si riportano anche le rette corrispondenti alla sezione interamente reagente (fase I) e fessurata (fase II costi-tuita complessivamente da 16 barre di diametro 20 mm). Pertanto nella zona di sovrapposizione si ha il tipico comporta-mento di un tirante di c.a., ossia superato il valore dello sforzo normale di prima fessurazione le deformazioni tendono gra-dualmente alla retta di fase II. Risultati ana-loghi sono stati rilevati anche nella zona di sovrapposizione del segmento “Maschio”.

5. PROVA DI FLESSIONENella prova di flessione il provino è stato sollecitato con due carichi verticali, dispo-sti ad una distanza di 0.60 m rispetto alla

mezzeria della trave ed a 1.40 m dagli appoggi. La prova è stata condotta in con-trollo di carico. Preliminarmente il carico è stato applicato ciclicamente 3 volte, con una forza sul singolo martinetto compre-sa tra 0 e 50 kN, e tra 0 e 75 kN nell’ul-timo ciclo, successivamente gli incrementi di carico sono stati applicati in modo da pervenire a rottura in circa 45 minuti. La rottura si è concentrata nella sezione di separazione degli elementi prefabbricati, con snervamento e rottura delle barre di armatura inferiori. Il momento flettente massimo è risultato pari a 352 kNm. Con riferimento al diagramma delle deforma-zioni di Figura 5, si possono assumere le seguenti deformazioni e tensioni alla quota delle barre di armatura:

e1 = 51.8 ‰, s1 = 566 MPa,e2 = 41.9 ‰, s2 = 556 MPa,e3 = 13.7 ‰, s3 = 528 MPa,e4 = 3.90 ‰, s4 = 518 MPa,ecu = 7.40 ‰ (valore misurato)

da cui segue una profondità dell’as-se neutro pari a x = 53 mm, valore minore della profondità delle fessure orizzontali presenti in zona compressa

Figura 5 – Prova di flessione: diagramma delle deformazioni a rottura.

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al termine della prova, e un momento resistente di calcolo pari a MRm = 315 kNm, inferiore di 10.5% rispetto al momento misurato. La differenza tra la deformazione massima stimata (e1 = 51.8 ‰) e quella misurata (e1 = 77 ‰)

è anche in questo caso imputabile allo scorrimento tra barre d’armatura e cal-cestruzzo circostante.Nelle Figure 6 e 7 sono riportati i dia-grammi momento-curvatura misurati in corrispondenza del giunto (cgiunto) e sulla trave in adiacenza al giunto (ctrave) nel tratto compreso tra i due carichi, sono inoltre riportate le rette che caratteriz-zano la sezione interamente reagente (fase I con pendenza Eci JI) e la sezione fessurata (fase II con pendenza Ecm JII). La sezione in adiacenza al giunto si com-porta come interamente reagente fino ad un valore del momento flettente di fessurazione Mcr , successivamente il dia-gramma ctrave si raccorda alla retta di fase II fino al raggiungimento del momento di snervamento. In altro modo si comporta invece la sezione del giunto, la cui rigidezza è circa pari a 0.36 Ecm JII, ridotto rispetto alla rigidezza di fase II a causa dello scorri-mento tra barre d’armatura inghisate e calcestruzzo circostante.Nella Figura 8 si riporta l’andamento dello spostamento misurato in mezze-ria, le rette che caratterizzano la sezio-ne interamente reagente (fase I) e la

0

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150

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350

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0,00 0,05 0,10 0,15 0,20 0,25

Curvatura [1/m]

Momento

[kNm]

III

χgiuntoχtrave

0.36 Ecm JII

Figura 6 – Prova di flessione: diagramma momento-curvatura in corrispondenza del giunto (cgiunto) e sulla trave in adiacenza al giunto (ctrave).

0

50

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0,000 0,002 0,004 0,006 0,008 0,010 0,012 0,014

Curvatura [1/m]

Momento

[kNm]

III

χgiunto

χtrave

0.36 Ecm JII

Mcr

Figura 7 – Particolare della Figura 6.

0

50

100

150

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400

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45

Spostamento [mm]

Momento

[kNm]

III

Mcr

Figura 8 – Prova di flessione: diagramma momento-freccia.

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sezione fessurata (fase II). Per momenti flettenti maggiori di Mcr la freccia deter-minata sperimentalmente ha andamento parallelo alla retta di fase II. Pertanto, in presenza di un modesto sforzo normale, gli schemi statici da adottarsi nell’analisi strutturale dei pilastri dovrebbero tene-re conto della maggiore deformabilità causata dall’introduzione del giunto, ma l’esiguo spessore non comporta sensibili variazioni della freccia; conseguentemen-te la deformabilità dei pilastri giuntati può essere valutata con il momento di inerzia della sezione fessurata, ossia JII @ 0.14 JI.

6. PROVA DI FLESSIONE CICLICANella prova di flessione ciclica il provino è stato sollecitato con due carichi verticali, disposti ad una distanza di 0.40 m rispet-to alla mezzeria della trave ed a 1.60 m dagli appoggi. La prova è stata condotta in controllo di carico e la rottura si è concentrata nella sezione di separazione degli elementi prefabbricati, con snerva-mento e rottura delle barre di armatura. Il momento flettente massimo è risultato pari a 268 kNm. Nella Figura 9 si riporta l’andamento dello spostamento s misurato in corri-spondenza del carico, le rette che carat-terizzano la sezione interamente reagen-te (fase I) e la sezione fessurata (fase II),

l’andamento della curva inviluppo dei cicli di isteresi, i cui valori sono anche in Tabella 1.Dalla Tabella 1 si può osservare che in corrispondenza dello snervamento (My @ 230 kNm) lo spostamento sotto il carico è pari a sy = 11.1 mm; men-tre per un momento di post picco di 256 kNm, e prima della rottura delle barre più esterne, lo spostamento può essere assunto pari a su = 35.0 mm

M[kNm]

s[mm]

drift[%]

c[1/m]

100201230248268256207213220

3.18.111.114.824.835.036.846.361.5

0.190.510.690.931.552.192.302.893.84

0.010.040.050.090.230.370.380.530.72

-101-200-230-247-264-240-223-232

-2.9-8.0-11.4-13.9-25.3-33.4-33.4-55.5

0.180.500.710.870.610.810.811.34

-0.02-0.03-0.06-0.09-0.24-0.39-0.39-0.68

M[kNm]

s[mm]

drift[%]

c[1/m]

-300

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-100

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100

200

300

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Spostamento [mm]

Momento

[kNm]

II

I

Figura 9 – Prova di flessione ciclica: cicli di isteresi momento-“spostamento sotto il carico”.

Tabella 1 – Valori del diagramma inviluppo dei cicli di isteresi.

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(drift = 2.19 %). La duttilità strutturale è pertanto pari a su/sy = 35.0/11.1 = 3.1 a cui corrisponde una duttilità sezionale cu/cy = 0.37/0.05 = 7.4. Valutando inve-ce lo spostamento in corrispondenza di un momento dopo quello di picco pari a 85% Mu @ 220 kN si ha su = 61.5 mm (drift = 3.84 %), per cui le dutti-lità strutturale e sezionale diventano rispettivamente su/sy = 5.5 e cu/cy = 14.4. Pertanto, in corrispondenza di un drift pari a 2.5%, rappresentativo della massima richiesta di spostamento relati-vo da parte del terremoto di progetto, il momento resistente si riduce meno del 15%.

7. PROVA DI PRESSOFLESSIONENella prova di pressoflessione il provino è stato sollecitato con due carichi ver-ticali, disposti ad una distanza di 0.30 m rispetto alla mezzeria della trave ed a 1.40 m dagli appoggi. Il carico orizzontale è stato realizzato tramite la tesatura di 12 trefoli sguainati normali 0.5”, ancorati a due piastre d’acciaio poste alle estremi-tà del provino (Figure 10 e 11). La forza orizzontale è stata misurata mediante due celle di carico, colloca-te all’interno della piastra d’ancoraggio dell’elemento “Femmina”. Pertanto su tale elemento il carico è stato trasmes-so in corrispondenza degli snodi sferici

delle celle di carico. La piastra d’acciaio sull’elemento “Maschio” è stata invece posta a contatto diretto con l’elemento. La prova è stata condotta in controllo di carico verticale. Preliminarmente il carico verticale è stato applicato ciclica-mente 3 volte, con una forza sul singolo martinetto compresa tra 0 e 70 kN.

Figura 10 – Prova di pressoflessione: vista in pianta e laterale del provino.

Figura 11 – Prova di pressoflessione: foto del provino prima della prova.

Figura 12 – Prova di pressoflessione: sezione di giunzione al termine della prova.

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Successivamente gli incrementi di carico sono stati applicati in modo da pervenire a rottura in circa 30 minuti. La rottura si è concentrata nella sezione di separazione degli elementi prefabbricati, con rottura del calcestruzzo compresso (Figura 12). Il momento flettente massimo è risultato pari a 619 kNm in presenza di uno sfor-zo normale di 1741 kN. Con riferimen-to al diagramma delle deformazioni di Figura 5 ed allo sforzo normale misurato al termine della prova, si possono assu-mere le seguenti deformazioni e tensioni alla quota delle barre di armatura:

e 1 = 19.8 ‰, s1 = 534 MPa, e 2 = 15.5 ‰, s2 = 530 MPa, e 3 = 3.10 ‰, s3 = 518 MPa,e4 = − 1.20 ‰, s4 = − 248 MPa,e cu = 6.20 ‰ (valore misurato)

a cui corrisponde una profondità dell’as-se neutro x = 100 mm, pari alla profon-dità delle fessure orizzontali presenti in zona compressa al termine della prova, e un momento resistente di calcolo pari a MRm = 613 kNm, poco inferiore al momento misurato. La differenza tra la

deformazione massima misurata (e1 = 34 ‰) e quella stimata (e1 = 19.8 ‰) è imputabile allo scorrimento tra barre inghisate e calcestruzzo circostante.Nella Figura 13 sono riportati i diagram-mi momento-curvatura misurati in corri-spondenza del giunto (cgiunto), le rette che caratterizzano la sezione interamente reagente (fase I con pendenza Ecm JI) e la sezione fessurata (fase II con pendenza Ecm JII). La sezione del giunto si comporta come interamente reagente solo per piccoli valori del momento flettente, a partire invece dal valore del momento di fessurazione Mcr la rigidezza diminuisce rispetto alla rigidezza di fase II, a causa dello scorrimento tra barre d’armatura inghisate e calcestruzzo circostante.Nella Figura 14 si riporta l’andamento dello spostamento misurato in corri-spondenza del carico e le rette di fase I e II. Con uno sforzo normale circa pari a 0.20 fcd Ac, come quello ultimo misurato, una buona approssimazione della defor-mabilità dei pilastri giuntati può essere ottenuta adottando un momento di inerzia pari a 0.30 JI.

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0,00 0,02 0,04 0,06 0,08 0,10 0,12 0,14 0,16

Curvatura [1/m]

Momento

[kNm]

II

I

χgiunto

Mcr

Figura 13 – Prova di pressoflessione: diagram-ma momento-curvatura in corrispondenza del giunto (cgiunto).

0

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Spostamento [mm]

Momento

[kNm]

II

I

Mcr

0.3 Ecm JI

Figura 14 – Prova di pressoflessione: diagramma momento-“spostamento sotto il carico”.

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Tale valore è in ottimo accordo con la prescrizione attribuite a pilastri gettati in opera riportate in [13]. Pertanto la maggiore deformabilità del giunto, avente però modesto spessore, non comporta significative variazioni di rigidezza globale rispetto ad analoghi elementi non giuntati.

8. DOMINIO DI RESISTENZA M-NIn Figura 15 i simboli indicano le coppie sforzo normale N e momento fletten-te M dedotte sperimentalmente nelle prove di trazione, flessione semplice, flessione ciclica e pressoflessione. Con riferimento alla sezione resistente di Figura 5, in Figura 15 sono riportati anche i domini di rottura M-N adottan-do sia i valori di progetto corrispondenti a un conglomerato cementizio C45/55 ed acciaio tipo B450C con compor-tamento elastico-perfettamente pla-stico, sia i valori medi delle resistenze, come indicato nei paragrafi precedenti; in par ticolare i valori medi utilizzati

per il conglomerato cementizio sono i seguenti:

fcm = 57.0 MPa, ec2 = 2 ‰, ecu2 = 7.0 ‰.

Come già segnalato in [7 - 10], la Figura 15 conferma che le connessioni effet-tuate con ferri di ripresa inghisati hanno una resistenza paragonabile a quelle rea-lizzate in opera, ossia le caratteristiche di sollecitazione di progetto possono essere valutate con i metodi tradizionali della teoria statica del cemento armato riportati in [13].

9. PROVA DI TAGLIOI l provino è stato sol lecitato con due carichi ver ticali F1 ed F2, disposti r ispettivamente ad una distanza di 0.10 m e 1.00 m rispetto alla mezze-ria del provino; le medesime distan-ze sono state assegnate anche agli appoggi (Figura 16). Nella sezione di separazione degli ele-menti prefabbricati è stata rimossa la malta nel giunto per una profondità non inferiore a 25 mm, con lo scopo di ridurre il contributo alla resistenza a taglio fornita dall’attrito tra le facce degli elementi. La prova è stata condotta in controllo di carico effettuando diversi cicli di carico e

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200

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600

800

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-2000 0 2000 4000 6000 8000 10000

Sforzo normale [kN]

Momento [kNm]

valori di progetto C45/55

valori medi

HEB

220

10 to

n

95 to

nIP

E 550

Appoggio con HEB220 e tondo Ø50mm

MASCHIO Tondo Ø50mm

Appoggio con HEB220 e tondo Ø50mm

Piastra di ripartizioneCella di carico 10 ton

FEMMINA

Martinetto idraulico F1 Martinetto idraulico F2

IPE 5

50

HEB

220

TAGLIO

100 10

10 100

Figura 15 – Dominio sforzo normale N e momento flettente M.

Figura 16 – Prova di taglio: disposizione del provino nel telaio di contrasto.

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scarico. Il carico verticale F1 è stato realiz-zato con un martinetto idraulico avente portata nominale di 1000 kN, ma effet-tiva pari a 933 kN. Il carico verticale F2 è stato invece realizzato con un martinetto idraulico avente portata nominale di 100 kN (effettiva pari a 101 kN).In vir tù della isostaticità dello schema statico di prova e trascurando il peso proprio del provino, è facile verificare che, nella sezione di separazione degli elementi prefabbricati, il taglio T ed il momento flettente M risultano:

T = 9/11 (F1 + F2),M = 0.9/11 (F1 – 10 F2)

dove M è espresso in kNm se F1, F2 sono in kN. Il taglio massimo è stato di 747 kN in corrispondenza di uno spostamento medio di 7.6 mm e un momento di 5.7 kNm. ll diagramma taglio-“spostamento relativo” tra gli elementi è rappresentato nella Figura 17. La massima forza tagliante che può esse-re trasmessa da tutte le barre di armatu-ra che attraversano il giunto per effetto “spinotto” può essere calcolata ipotiz-zandone lo snervamento a taglio tramite la seguente espressione:

Fum = 8 As(F20) fym/√3 = 749 kN,

praticamente coincidente con il valore misurato.

CONCLUSIONIL’esame della prova di trazione ha evidenziato che il trasferimento degli sforzi nella zona di sovrapposizione è completo ed efficiente; infatti la rottu-ra del provino è avvenuta al di fuori della zona di sovrapposizione delle barre. Gli esiti delle prove di flessione sempli-ce e pressoflessione hanno confermato che il sistema di giunzione consente il raggiungimento del momento fletten-

te resistente correlato alla sezione di giunzione. L’esame della prova di taglio conferma che tutte le barre longitudinali che attraversano il giunto sono in grado di sviluppare un taglio resistente. Infine la prova di f lessione cicl ica mostra che il comportamento istere-tico è stabile.In conclusione l’esame dei risultati delle prove di carico permette di affermare che il sistema di giunzione di pilastri prefabbricati in c.a. descritto nella pre-sente nota, e progettato in accordo con le disposizioni costruttive di [13], è effi-cace dal punto di vista della resistenza. Inoltre la maggiore deformabilità del giunto, avente però modesto spessore, non comporta significative variazioni di rigidezza rispetto ad analoghi elementi non giuntati, di conseguenza anche per essi è possibile adottare le indicazioni riportate in [13].Lo scorrimento delle barre di armatu-ra inserite all’interno dei tubi corrugati deve essere oggetto di ulteriori indagini,

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700

800

0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28

Spostamento [mm]

Taglio [kN]

Figura 17 – Prova di taglio: spostamento relativo tra gli elementi.

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28 S t u d i e r i c e r c h e

prevedendo eventualmente un par-ziale inghisaggio al fine d’aumentare la capacità dissipativa dell’unione, come descritto in [14] e recentemente ana-lizzato in [15].

RINGRAZIAMENTILe prove sperimentali sono state svol-te nell’ambito di un progetto di ricerca finanziato dalla società “Prefabbricati Morri s.r.l.” di Rimini. n

BiBliografia

[1] LEWICKI B. (Ed.) - 1982. Progettazione di edifici multipiano industrializzati. Milano, ITEC editrice.

[2] FIP (Fédération Internationale de la Précontrainte) - 1990. Handbook on practical design: Examples of the design of concrete structures. Thomas Telford Ltd., London.

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[15]RAYNOR D. J., LEHMAN D. E., STANTON J. F. - 2002. Bond-slip response of rein-forcing bars grouted in ducts. ACI Structural Journal 99 (5) 568-576.

Insieme...per costruire il Vostro futuro

Prefabbricati Morri s.r.l.

Via Marecchiese, 287Rimini - 47900 - RN ITALIATel. +39 0541727883 - Fax 0541727602www.prefabbricatimorri.com - e-mail: [email protected]

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Insieme...per costruire il Vostro futuro

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1. INTRODUZIONEL’estrusione è uno dei processi più innovativi messi a punto per produr-re materiali cementizi fibrorinforzati a basso spessore e ad elevate prestazioni, senza ricorrere all’utilizzo dell’amianto, prodotto vietato per motivi ambientali negli anni ’90 in diversi Paesi europei ed extraeuropei.Alcune delle tecniche tradizionali di produzione in continuo di composi-ti cementizi fibrorinforzati, come per esempio Hatschek, Magnani, Mazza e Reticem, permettono di produrre ele-menti semplici (lastre, pannelli piani ed ondulati, e tubi), mediante utilizzo di for-mulazioni rinforzate con fibre sostitutive dell’amianto, ma non sono applicabili per la realizzazione di manufatti a geometria più complessa.La necessità quindi di poter sviluppare una tecnologia ad elevata produttività per realizzare forme strutturali più com-plesse (profilati, elementi forati, tubi) a bassi spessori ed elevate prestazioni ha costituito uno dei motivi principali di studio di tale tecnologia.Tale tipologia di prodotti r isponde

peraltro alle esigenze di basso impatto ambientale (consumi energetici ridotti) e di elevato grado di riciclabilità, fattori di scelta che divengono sempre più decisivi nell’utilizzo di materiali strutturali di largo consumo.L’estrusione di paste cementizie era nota, negli Stati Uniti, già a partire dalla fine degli anni ’60 e prevedeva l’impiego delle seguenti materie prime: cemento, asbesto, silice, argilla, cellulosa modificata e acqua. Ognuno di questi materiali fornisce alla pasta una particolare caratteristica che rende il processo di estrusione possibile e realizzabile con una certa facilità. Dal cemento è infatti possibile ottenere un prodotto finito con la necessaria rigidità evitando ulteriori trattamenti, ad esem-pio di natura termica, semplicemente sfruttando la chimica delle sue reazioni di idratazione. Successivamente, l’estrusione senza amianto viene per la prima volta propo-sta negli Stati Uniti alla metà degli anni ’70 [1], utilizzando additivi plasticizzanti - condizione necessaria per ottenere paste estrudibili - in grado di agire da legante delle polveri anche in presenza di sforzi

di Roberta Alfani e Gian Luca Guerrini

Produzione di manufatti prefabbricati di elevate qualità e prestazioni mediante il processo di estrusione

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di taglio elevati. Uno dei primi agenti plasticizzanti è stato l’argilla; in seguito sono stati proposti polimeri naturali e sintetici di varia natura chimica. Attual-mente, vi sono molti prodotti a base di derivati della cellulosa, amidi, polisaccaridi e gomme naturali che possono essere utilizzati con cementi Portland per la tecnologia dell’estrusione.La ricerca ha ben presto evidenziato nella formulazione delle malte uno dei fattori-chiave del successo dell’estrusione. Infat-ti, sono stati individuati particolari additivi polimerici che lubrificano le particelle di cemento e di aggregato e conferiscono elevata plasticità e coesività agli impasti cementizi, tali da poter essere processati come i materiali ceramici o argillosi. Oltre all’aspetto innovativo legato ai materiali, in questi anni sono stati com-piuti significativi progressi dal punto di vista tecnologico. Le esperienze più impor tanti sono quelle effettuate in Giappone e negli USA. In Giappone, ove è molto sviluppato il settore della pre-fabbricazione ad elevata produttività, la tecnologia dell’estrusione è stata anche automatizzata con successo, al fine di minimizzare la manodopera che spesso influenza fortemente sia la qualità che i costi finali dei prodotti.Negli Stati Uniti, il gruppo del prof. S.P. Shah dell’ACBM ha ottenuto risultati significativi nel campo dei cementi fibro-rinforzati estrusi, che possono essere ulteriormente migliorati. Le formula-zioni sviluppate a base di ceneri volanti e di fibre polimeriche presentano una notevole duttilità, una buona resistenza a flessione, ma hanno ancora dei costi abbastanza elevati [2].Gli esempi di produzione industriale più significativi a livello internazionale (Tailandia, Australia, Giappone) riguarda-no attualmente l’estrusione di pannelli modulari per la costruzione di pareti prefabbricate [3], [4].In Italia non esistono attualmente pro-

duzioni industriali nel settore dell’estru-sione di prodotti cementizi, ma il grup-po Italcementi ha effettuato numerose esperienze su scala pilota industriale che preludono ad un futuro sviluppo indu-striale della tecnologia e del prodotto. In particolare, esperienze significative sono state effettuate nel campo della produ-zione di tubi per fognature (Figura 1) e di pannelli per l’edilizia civile ed industriale (Figura 2).

Ad esempio, nel caso dei tubi a spes-sore sottile per fognature, l’esperienza congiunta del CTG nel campo dell’inno-vazione dei materiali cementizi e della Società del Gres nel segmento di merca-to interessato, ha permesso di ottenere prodotti aventi le prestazioni rispondenti alla norma UNI-EN 588-1.

La formulazione di riferimento messa a punto presso i Laboratori CTG com-prende i seguenti ingredienti:4 cemento Portland, di classe di resi-

Figura 1 – Schema di processo di estrusione di tubi.

Figura 2 – Prototipo di pannello estruso e levigato, per divisori.

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1 - Industrie manufatti cementizi

32

stenza 42.5 o 52.5, secondo la norma EN 197-1;

4 aggregato fine di tipo calcareo o siliceo;4 additivo polimerico con funzione di

modificatore di reologia;4 fibre di rinforzo (cellulosiche, poli-

meriche oppure di vetro AR) – con funzione antifessurante e rinforzante;

4 eventualmente, aggiunte minerarie o pozzolaniche;

4 acqua.La formulazione viene poi ottimizzata in funzione di molti parametri, sia di tipo fisico-reologico, meccanico, tecnologico che economico, in relazione all’applica-zione desiderata.Questa tecnologia permette così di pro-durre manufatti a base di malte cemen-tizie delle quali non si sfruttano soltanto le classiche proprietà alla compressione, ma anche quelle a flessione e di resisten-za all’urto.L’esperienza maturata in questi anni a livello di formulazioni e di processo, anche in collaborazione con par tner industriali esterni, ha permesso al CTG di mettere a punto le specifiche per la definizione di un impianto per la produ-zione di manufatti aventi geometrie di complessità significative.

2. CARATTERIZZAZIONE REOLOGICA DEI MATERIALICondizione necessaria per ottenere malte estrudibili è l’utilizzo di uno o più agenti plasticizzanti in grado di agire da legante delle polveri anche in presenza di sforzi elevati, come quelli che si rag-giungono nel processo di estrusione. Il primo agente plasticizzante che è stato utilizzato nel processo di estrusio-ne è l’argilla; in seguito si sono cercati materiali alternativi che migliorassero proprietà quali compattezza, lavorabilità, stabilità di forma e finitura superficiale dei prodotti estrusi. Dal punto di vista della loro caratte-rizzazione, è stato anche necessario

mettere a punto delle metodologie di prova che non sono tradizionalmente utilizzate per i materiali cementizi, e questo al fine di determinare dal punto di vista reologico (scorrimento, coesio-ne, plasticità) le migliori formulazioni destinate ad essere poi estruse negli impianti industriali.Le proprietà fondamentali per poter estrudere manufatti a base di cemento sono infatti strettamente connesse con le proprietà reologiche ed in particolare sono relative a:4 buona dispersione dei componenti;4 buona plasticità e coesività delle miscele;4 soddisfacente “resistenza al verde”

dei manufatti estrusi, al fine del buon mantenimento della forma e della successiva manipolazione.

Qualora le formulazioni di partenza non soddisfino i requisiti reologici richiesti per tale processo, si osservano evidenti difetti nei manufatti estrusi riconducibili alla mancanza delle caratteristiche sopra descritte (Figura 3).

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Figura 3 – Alcuni difetti di manufatti cemen-tizi estrusi.

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I metodi reologici attualmente utilizzabili per la caratterizzazione reologica di com-posizioni cementizie sono stati sviluppati partendo da metodi già standardizzati per altri materiali (materie plastiche, argil-la, ceramici), in particolare si possono distinguere due gruppi, Tabella 1, [5]:a) metodi diretti (plasticimetro, scatola

di Casagrande, mescolatori strumen-tati, plasticorder), mediante i quali è possibile ottenere utili informazio-ni preliminari sul compor tamento chimico-fisico e tecnologico delle miscele;

b) metodi analitici (reometri capillare e rotazionale), mediante i quali è pos-sibile studiare la reologia dei siste-mi ed analizzare il comportamento dei materiali mediante l’esame delle curve di flusso [6].

3. DESCRIZIONE DEL PROCESSO DI ESTRUSIONEPer estrusione si intende generalmente un processo di formatura mediante il quale un materiale (in questo caso un impasto a base cementizia) viene sotto-posto ad una pressione di compattazio-ne e viene forzato a passare attraverso un’apertura di geometria definita, chia-mata filiera. L’operazione può essere effettuata mediante un sistema del tipo a vite elicoidale/cilindro, (Figura 4), oppure a pistone, (Figura 5). Un esempio tipico di estrusore a pistone utilizzato per mate-riali cementizi è il reometro capillare.In realtà, il processo completo di estru-sione, che trasforma le materie prime nel prodotto finito, è costituito da una serie di operazioni delle quali il passaggio nell’estrusore rappresenta lo stadio che fornisce al prodotto la forma richiesta. L’intero processo può essere suddiviso in diverse fasi di lavorazione (Figura 6):4 miscelazione a secco delle polveri

(dry mixing);4 miscelazione con acqua e additivi

organici (wet mixing);

Figura 4 – Estrusione bi-vite da laboratorio.

Figura 5 – Reometro capillare.

Figura 6 – Schema del processo di estrusione di tubi.

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4 omogeneizzazione, fino a formazione di pasta coesiva;

4 estrusione;4 taglio e movimentazione;4 maturazione.

3.1 Miscelazione a seccoL’omogeneizzazione delle materie prime in fase solida (cemento, sabbia e fibre) è necessaria al fine di assicurare un grado di dispersione elevato che garantisca l’ottenimento di una miscela il più pos-sibile omogenea, con una distribuzione granulometrica tale da minimizzare i vuoti interparticellari.Tale operazione, assieme al successivo “miscelazione con acqua”, viene nor-malmente eseguita con un mescolatore intensivo.

3.2 Miscelazione con acquaL’aggiunta dell’acqua e dell’additivo modificatore di reologia ha l’obiettivo di

rendere plastica e quindi estrudibile la miscela delle polveri.Durante questa fase, continua la misce-lazione dei solidi e inoltre deve essere garantita la distribuzione uniforme del liquido; il tempo necessario per raggiun-gere la situazione di omogeneizzazione ottimale dipende dalle caratteristiche intrinseche di ogni singolo materiale uti-lizzato per realizzare l’impasto.Talvolta, quando il rapporto acqua/solidi è molto basso, alla fine di questo stadio del processo, si ottiene un impasto a consistenza tipo terra umida.

3.3 OmogeneizzazioneLa compattazione serve per distruggere gli eventuali agglomerati ancora presenti dopo le precedenti fasi di miscelazione, ma soprattutto per assicurare la creazio-ne di un film liquido uniforme attorno ad ogni singola particella. La viscosità della fase liquida deve essere

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Metodo di prova Valori misurati o calcolati

Proprietà e caratteristiche correlate

Plastometro

Scatola di Casagrande

Mescolatore “High shear” strumentato

Plasticorder(Brabender)

Reometro rotazionale

Reometro capillare

Soglia di plasticità

Soglia di plasticità a taglio

Momento torcenteTemperatura

Momento torcenteTemperaturaSoglia di plasticitàPressione di estrusioneViscosità

ViscositàModulo elasticoModulo di perditaModulo di rilassamento

ViscositàPressione di estrusioneCurva di flusso

• Plasticità• Resistenza al verde

• Plasticità• Resistenza al verde

• Finestra di processabilità• Metodo del mescolamento

• Finestra di processabilità• Metodo del mescolamento Estrudibilità• Proprietà viscoelastiche

• Proprietà viscoelastiche

• Proprietà viscoelastiche• Sviluppo miscele• Estrudibilità• Produzione di campioni per prove fisiche e meccaniche

Tabella 1 – Metodi di prova reologici [5].

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sufficientemente elevata per evitare che, a seguito degli elevati sforzi, si osservi la segregazione dell’acqua (separazio-ne della fase liquida da quella solida) e una disuniformità nel bagnamento delle polveri.Nel caso del rapporto acqua/solidi molto basso, l’omogeneizzazione permette di ottenere la cosiddetta “transizione polve-re-pasta”, prima di alimentare l’estrusore. Per tale fase si utilizzano mescolatori ad elevato sforzo di taglio.

3.4 EstrusioneCome già detto, il processo di estrusione consiste nel forzare la pasta ad uscire da un foro opportunamente sagomato (filiera) attraverso l’applicazione di una pressione sufficiente a garantire lo scor-rimento della pasta.L’estrusore è composto da una prima vite di alimentazione, una zona di sotto-vuoto (per eliminare aria dall’interno dell’impasto) e da una vite di estrusione, che termina con una filiera che conferi-sce all’impasto la forma definitiva.Valori di pressione eccessivamente ele-vati comportano il blocco dell’estrusore (sulla filiera) e quindi del processo di pro-duzione, e possono derivare da caratteri-stiche dell’impasto non ottimali dal punto di vista reologico, oppure da fenomeni di riscaldamento locali che provocano l’indurimento dell’impasto stesso.Il prodotto estruso deve avere una suf-ficiente “resistenza al verde”, cioè deve essere in grado di mantenere la forma nelle fasi successive di taglio, movimenta-zione e maturazione. Le caratteristiche del prodotto finale dipen-dono principalmente dalla composizione della pasta, dalla geometria della filiera (manufatti di forma semplice o complessa) e dalle condizioni operative (pressione).

3.5 Taglio e movimentazionePer ottenere il prodotto finito delle dimensioni desiderate è necessario

tagliare il manufatto in uscita dall’estru-sore mediante opportuni sistemi, evi-tando di perturbare il manufatto stesso. Allo stesso tempo, il prodotto viene trasferito alla fase di maturazione, ove procede nel suo processo di irrigidimen-to ed indurimento.

3.6 MaturazioneCome tutti i manufatti a base di cemen-to, tale fase è molto importante per l’ot-tenimento delle prestazioni fisico-mecca-niche desiderate. Le condizioni ottimali di temperatura ed umidità rispondono ad un ciclo di trattamento che varia a seconda della composizione dell’impa-sto e della complessità geometrica del prodotto.

4. TUBI ESTRUSII tubi in fibrocemento estrusi a spes-sore sottile che sono stati sviluppati, rappresentano una soluzione alternati-va – per quanto riguarda l’applicazione per fognature non in pressione – ai tubi in PVC, in ghisa, in calcestruzzo e in gres, soprattutto nel campo dei diametri

Figura 7 – Prova a schiacciamento secondo UNI EN 588-1.

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nominali interni relativamente più bassi (150 - 400 mm).In seguito alla messa a punto del pro-cesso industriale, sono stati prodotti tubi di lunghezza fino a 5 metri, aventi spessori molto sottili, notevolmente inferiori a quelli in calcestruzzo di pari diametro, (Figura 7). A titolo di esem-pio, facendo riferimento alla norma UNI EN 588-1, per il diametro nomina-le DN200 lo spessore è di circa 14 mm, per la classe di resistenza 120 (corri-spondente ad una resistenza di 2400 kg/metro lineare). Il peso per metro lineare è di 20 kg circa, cui corrisponde un costo che si pone allo stesso livello del tubo in PVC di pari diametro nomi-nale (UNI EN 1401).Le proprietà fisico-meccaniche del mate-riale utilizzato per l’estrusione di tubi sono riportate in Tabella 2. Nella Figura 7 è mostrata la prova di schiacciamen-to secondo la norma UNI EN 588-1 (DN200).I tubi prodotti rispondono alla norma UNI EN 588-1 anche in termini di durabi-lità chimica e di resistenza in acqua calda.La tecnologia dimostra di essere a basso impatto ambientale, con costi energetici di produzione veramente limitati.

5. ALTRI MANUFATTI PER L’EDILIZIAA differenza dei tubi, in cui vengono richiesti dei materiali che, oltre ad esse-re estrudibili, devono possedere carat-teristiche meccaniche elevate (e per questo motivo, il costo della formulazio-ne è relativamente elevato), in questo caso l’obiettivo da raggiungere consiste nell’ottenimento di prodotti di qualità ad un costo per metro lineare che sia il più basso possibile. Per questo motivo è stato necessario svolgere una ricerca mirata alla mini-mizzazione dei costi delle formulazioni, soprattutto in relazione al contenuto dell’additivo modificatore di reologia che influenza in modo significativo il costo industriale finale del prodotto. Inoltre, molta attenzione è stata dedicata allo studio della “resistenza al verde” dei pro-dotti, al fine di ottimizzare le geometrie dei prodotti, minimizzando il loro peso, a geometria data. In alcuni casi, sono stati così ottenuti dei prodotti aventi percen-tuali di vuoto superiori al 70%, senza cedimenti significativi. Nelle Figure 8a-d sono mostrati alcuni esempi di prodotti estrusi, da destinare all’edilizia civile (pannelli, blocchi). Per tali

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Densità 2100 kg/m3

27-30 MPa

96-105 MPa

45 GPa

0.23

18%

>2400 kg/metro

0 litri/m2

0.04 litri/m2

Resistenza alla flessione (ASTM D790)

Resistenza alla compressione (UNI EN 196-1)

Modulo elastico flessionale dinamico (UNI 9771)

Modulo di Poisson

Porosità totale (MIP)

Resistenza allo schiacciamento tubo DN200 (UNI EN 588-1)

Tenuta idraulica tubo DN200 (UNI EN 295-3) - a 0.5 bar - a 0.75 bar

Tabella 2 – Proprietà fisico-meccaniche dei tubi estrusi.

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prodotti, si possono raggiungere valori di resistenza alla flessione su tre punti di 20 MPa, con valori di massa volumica di circa 2300 kg/m3.La tecnologia può essere così sfruttata per produzioni di elevata qualità, stan-dardizzata, e di notevole quantità (per una linea di produzione, si può arrivare a 10-12 ton/ora di prodotto, che equivale a circa 6 metri al minuto per un prodot-to che pesa circa 30 kg/metro lineare, allo stato fresco).Di seguito si riporta un elenco di pro-dotti cementizi estrusi già sul mercato:4 pannelli per partizioni verticali di edi-

fici civili ed industriali;4 pannelli per rivestimento facciate;4 pannelli per recinzioni esterne;4 davanzali di finestre;4 gocciolatoi per muri;4 profilati e cornici;

4 tubi distanziatori per casseforme;4 distanziatori per armature;4 lastre piane ed ondulate.Altri esempi di manufatti cementizi che potrebbero essere prodotti per estru-sione e trovare così applicazione nel campo dell’edilizia civile ed industriale:4 tubazioni;4 pannelli fonoassorbenti;4 elementi per solaio (pannell i e

blocchi);4 elementi per controsoffittature;4 tabelloni;4 pilastri per recinzioni;4 profili per cornici;4 casseforme permanenti, per pilastri e

per solai4 architravi;4 piastrel le per coper tura e per

pavimentazione;4 canalizzazioni elettriche.

a b

c d

Figura 8 – Esempi di prodotti estrusi.

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Una delle applicazioni più interessanti dei pannelli estrusi di cui in Figura 2 è il loro utilizzo per la realizzazione di facciate ventilate. All’ultima Fiera dell’Edilizia SAIE tenutasi recentemente a Bologna sono stati pre-sentati alcuni prototipi di pannelli estrusi di diversi colori e con diverse finiture superficiali (liscia, levigata e bucciardata) di cui nelle Figure 9 e 10.

6. RINGRAZIAMENTIGli autori desiderano ringraziare i signori Gianluca Lezzi, Marco Plebani e Nunzio Saccomandi del Laboratorio CTG di Bergamo per la loro fattiva collabo-razione nell’esecuzione delle prove di laboratorio, nonché per la loro proficua assistenza in fase di industrializzazione del processo. n

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BiBliografia

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logna dal 24-28 ottobre 2007.

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1. INTRODUZIONELa valutazione delle condizioni di sicu-rezza in esercizio di un ponte a conci in cemento armato precompresso è una tappa fondamentale del processo progettuale che porta alla concezione strutturale dell’opera. Tale valutazione non è però di immediata determinazio-ne, poiché è strettamente correlata ad una molteplicità di fattori progettuali e costruttivi. La concezione della struttura non può prescindere da una successiva corretta esecuzione delle scelte proget-tuali, fattore che concorre alla definizione finale della sicurezza di servizio. Essa va intesa sia in termini di stati tensionali e deformativi in esercizio che di durabilità dell’opera nel tempo. Il fattore tempo determina due aspetti fondamentali nella definizione e nella valutazione della sicurezza nello stato finale dell’opera. Il primo aspetto è quel-lo relativo alla previsione degli effetti di ritiro e viscosità. Il secondo aspetto legato al trascorrere

del tempo è invece quello che attiene alla durabilità dell’opera nella vita in ser-vizio, a costruzione conclusa. Il compor tamento delle strutture in cemento armato precompresso è infatti for temente influenzato dai fenomeni lenti dovuti a ritiro e viscosità, in virtù delle caratteristiche intrinseche delle strutture realizzate: qualità dei calce-struzzi, esecuzione dei getti e modalità di messa in opera. Inoltre le caratteristiche geometriche e statiche che l’intera opera va assumendo durante tutte le fasi di costruzione fino alla sua configurazione geometrica e statica finale, risultano di fondamentale importanza per la deter-minazione delle condizioni finali di eser-cizio (ponti a schema variato). La durabilità, invece, può e deve essere presa in considerazione fin dalla fase di progettazione iniziale, come parametro fondamentale, operando sulla struttura con opportuni accorgimenti mirati. Que-sti possono essere determinati sulla base di precedenti esperienze in esercizio di

di Marcello Arici e Michele Fabio Granata

Valutazione della sicurezza in esercizio di un ponte ad arco-portale costruito per conci

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ponti già costruiti, e devono permettere la riduzione degli interventi di manuten-zione, mitigando o affrontando gli effetti degli agenti aggressivi sui vari elementi strutturali. Ambedue questi aspetti del tempo coin-volgono dunque sia le fasi di progettazio-ne che quelle di esecuzione in cantiere dell’opera.I ponti a conci in c.a.p. che vengono costruiti con la tecnica cantilever (Figura 1) si realizzano generalmente a partire dalla testa delle pile per sbalzi successivi simmetrici oppure partendo dalle spalle per sbalzi compensati tramite opportuni contrappesi e/o tiranti che rendono gli appoggi di estremità a doppio effetto. Lo schema finale di esercizio più comune è quello di trave continua su più appog-gi, per cui da uno schema isostatico di costruzione (a mensola) pervengono ad uno schema iperstatico di esercizio. Il cambiamento dello schema statico avviene tramite la chiusura della cam-pata in mezzeria con il getto del concio di sutura. Nelle fasi costruttive a sbal-zo, i momenti negativi che si generano per effetto del peso proprio dei conci montati, vengono compensati da cavi superiori di precompressione. Esistono diverse tipologie di costruzione: i conci possono essere costruiti in opera su casseforme mobili a sbalzo, prefabbricati e assemblati con giunti bagnati cioè con

getti di sigillatura in situ o infine, a conci prefabbricati coniugati e chiavi di taglio. Nel caso dei conci gettati in opera le armature ordinarie sono passanti, per cui possono avere la funzione di armatura di ripresa per il concio successivo. Nei conci prefabbricati coniugati invece, non si hanno armature ordinarie passanti ma soltanto un’armatura attiva costituita dai cavi di acciaio armonico. In questo caso il getto del concio successivo, eseguito nel cantiere di prefabbricazione, viene effettuato contro la parete del concio precedente che funge da cassaforma in maniera tale da assicurare nella succes-siva fase di montaggio la perfetta coinci-denza delle superfici contigue dei giunti (conci coniugati). In questa modalità di costruzione è l’ar-matura di precompressione superiore passante, provvisoria e definitiva, che permette l’adesione ed il sostentamento dei conci montati, mediante l’introduzio-ne dello sforzo normale eccentrico nelle sezioni della mensola. Durante il montaggio a sbalzo viene interposto tra i conci uno strato di resina, la quale funge soltanto da sigillante. Una tipologia intermedia tra le due prece-dentemente descritte è quella dei conci prefabbricati a giunti bagnati; in essi le armature lente fuoriescono dai conci prefabbricati consentendo di realizzare la loro continuità nel giunto che viene gettato in opera (Figura 2).La differenza tra queste tipologie risulta fondamentale, oltre che per le modalità di costruzione e per l’attrezzatura neces-saria, anche per gli effetti della viscosità e per la loro previsione in fase di progetta-zione. Diverso è infatti il comportamen-to dei conci prefabbricati e maturati in stoccaggio prima della messa in opera, da quello dei conci gettati in situ e quindi della progressiva maturazione del calce-struzzo in opera concio per concio. In ogni caso, qualunque sia la modalità di realizzazione dei conci, se la costruzione

Figura 1 – a) Costruzione cantilever dei ponti a conci. b) Chiusura in mezzeria: cavi A di con-tinuità e cavi B di costruzione.

ba

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del ponte è a sbalzo, una volta comple-tate due stampelle contigue, con il getto e la maturazione del concio di sutura in mezzeria, la struttura assume la configu-razione di trave continua su più appoggi. Si genera così un momento positivo in campata per effetto dei carichi perma-nenti e variabili successivamente applica-ti, il quale va ripreso attraverso una pre-compressione inferiore di continuità. Si introducono dunque in campata dei cavi inferiori di precompressione che per-mettono di compensare le trazioni che si genererebbero all’estradosso inferiore della trave continua per effetto soprat-tutto dei carichi mobili in esercizio.A questo effetto si aggiunge anche quel-lo dovuto alla presenza dei fenomeni lenti ed in par ticolare della viscosità del calcestruzzo [1], la quale agisce su una struttura che nel corso delle fasi

costruttive cambia il suo schema da isostatico a mensola a trave continua. Il getto di sutura in mezzeria corrisponde all’introduzione di un vincolo posticipato di continuità, rispetto all’applicazione dei carichi da peso proprio e precompres-sione superiore, inducendo il fenomeno di ridistribuzione delle sollecitazioni. Di conseguenza, nasce al centro della cam-pata un’ulteriore aliquota di momento positivo che dipende proprio dai carichi da peso proprio e precompressione di montaggio e che risulta variabile nel tempo. Si tratta del fenomeno noto come “recupero del regime statico finale modificato”, ovvero del recupero di una parte delle sollecitazioni che sarebbe-ro nate nella struttura per effetto dei carichi permanenti applicati durante il montaggio, come se questa fosse stata fin dall’inizio costruita con il suo sche-ma finale di trave continua. Ciò è causa dell’incremento di momenti positivi in campata, i quali si sovrappongono a quel-li che nascono per i carichi permanenti aggiuntivi e i carichi mobili, dopo la chiu-sura. I cavi inferiori di precompressione devono dunque essere in grado di for-nire tensioni di compressione al lembo inferiore che contrastino questi effetti, i quali inducono tutti tensioni inferiori di trazione nelle sezioni al centro della campata. Il dimensionamento della precompres-sione va fatto dunque tenendo conto di due valutazioni differenti: i cavi superiori dipendono dai momenti negativi sugli appoggi (cioè nei conci in testa alle pile) che si generano nella fase di costruzione a mensola e nello schema finale continuo, per effetto dei carichi mobili; i cavi infe-riori invece dipendono dalle sollecitazio-ni nello schema di esercizio in cui sono applicati i carichi aggiuntivi permanenti e variabili, con un’attenta valutazione del recupero dovuto ai fenomeni viscosi.È tuttavia possibile utilizzare la tecnica di costruzione dei conci a sbalzo, adottan-

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Figura 2 – Conci per ponti in c.a.p.: a) conci a giunti bagnati con armatura lenta passante; b) conci coniugati con chiavi di taglio.

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do in fase di esercizio uno schema statico differente dal precedente e cioè a telaio, ovvero ad arco-portale con pile inclinate. In questo caso nello schema iniziale iso-statico a mensola le pile inclinate vengo-no sostenute da apposite pile provvisorie verticali che permettono la costruzione a sbalzo a partire dalla testa della pila. Una volta effettuata la chiusura in chia-ve, le pile provvisorie vengono rimosse mettendo in funzione il comportamento ad arco. Con tale schema, mentre per la fase di costruzione non cambia nulla di sostanziale rispetto al caso precedente, rimanendo tutte le sollecitazioni dello stesso tipo, il comportamento in fase di esercizio è completamente differente poiché l’effetto arco genera una note-vole aliquota di sforzo normale nella campata centrale. La dismissione delle pile provvisorie ed il conseguente funzio-namento ad arco [2] che viene attivato dal peso proprio che in costruzione si scaricava sui puntelli (pile provvisorie), permette di ottenere forti sollecitazioni permanenti di compressione a cui si sovrappongono tutte quelle dovute ai carichi successivi: permanenti aggiuntivi e di esercizio (in par ticolare i carichi mobili). Questa aliquota di sforzo nor-male consente una forte riduzione dei cavi inferiori di continuità e quindi esso può essere considerato come un bene-fico effetto sulla struttura, la quale può affrontare le trazioni al bordo inferiore in campata con una iniziale decompressio-ne delle sezioni ed un eventuale apporto di precompressione, piuttosto limitato, che serve praticamente ad affrontare soltanto i massimi effetti flettenti dei carichi mobili. Inoltre i carichi aggiuntivi distribuiti in campata permettono di ottenere, sempre per il comportamento ad arco-portale, uno sforzo normale di compressione associato ai momenti flet-tenti, con un generale beneficio per tutte le sezioni della campata interessata. Que-sto effetto si configura come una “pre-

compressione naturale” a cui le sezioni in campata sono soggette per effetto degli stessi carichi applicati sullo schema strut-turale finale. Anche in questo caso vanno considerati i fenomeni lenti sia nelle fasi di costruzione che di esercizio, essendo in questo caso doppio il cambiamento di schema statico, per aggiunta del vincolo posticipato in mezzeria e per la successi-va rimozione dei puntelli. Ma l’effetto dei fenomeni differiti nel tempo si risente in questo caso meno rispetto a quello della trave continua perché tali fenomeni si riferiscono a carichi da peso proprio distribuiti sull’intera campata, i quali a loro volta inducono lo sforzo normale per effetto arco. Ciò porta ad un genera-le incremento della sicurezza di servizio per le sezioni correnti, sia in termini di stati limite di esercizio, che di stati limite ultimi (di rottura delle sezioni). Natural-mente, la variazione dello schema statico in esercizio da quello a trave continua a quello ad arco-portale comporta un aggravio dei costi di costruzione dovu-to alla necessità di realizzare delle pile provvisorie, ma un beneficio in termini di quantità dei cavi di precompressione da utilizzare (in special modo per quelli inferiori di continuità) ed in termini di sicurezza strutturale per i successivi cari-chi di esercizio.Nel seguito tutti questi aspetti vengono messi in evidenza tramite un confronto tra due strutture a conci con schemi statici di trave continua e di arco-portale. A partire dal caso studio di un ponte a conci in c.a.p. con schema statico in esercizio di arco-portale a due cernie-re, verrà analizzata un’analoga struttura, eguale per luci e sezioni d’impalcato che presenti invece uno schema di trave con-tinua. Sarà così effettuata una valutazione comparativa dei due comportamenti sia nella fase di costruzione che in quella di esercizio a struttura ultimata e degli effetti che si generano sulle due strutture per la ridistribuzione delle sollecitazioni

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dovuta alla viscosità. La valutazione di questo fenomeno è affetta da notevoli incertezze dovute anche alle differenze di previsione tra i modelli di viscosità proposti dai vari autori e ciò comporta la necessità di dover considerare valori molto diversi delle sollecitazioni che nascono per il recupero viscoso. Per operare un dimensionamento della pre-compressione che permetta il pieno rispetto delle condizioni di sicurezza in costruzione ed in esercizio, è necessario considerare diverse ipotesi di recupero per viscosità sia nell’uno che nell’altro caso di schema statico adottato (a trave continua o ad arco), pervenendo ad una soluzione finale che soddisfi tutte le condizioni di sollecitazione possibili. Questa problematica legata ai modelli di previsione del fenomeno viscoso è stata messa in evidenza anche da Chiorino in [1]. Di seguito verrà dapprima pre-sentato il ponte oggetto dello studio e successivamente le ipotesi adottate per il confronto con l’analogo ponte a trave continua, con riguardo soprattutto alle tensioni normali per stati limite di eserci-zio e stati limite ultimi.

2. IL PONTE OGGETTO DI STUDIO E LE FASI COSTRUTTIVEQuesto studio parte dal progetto per la costruzione di due ponti gemelli a conci prefabbricati coniugati sulla valle del fiume Oreto, per il completamento del raddoppio dell’autostrada urbana di circonvallazione della città di Palermo. Lo schema statico finale di questi ponti è quello di arco-portale a due cerniere con pile inclinate. La campata centrale ha una luce di 122 metri tra le cerniere dell’arco e di 98 metri tra gli assi dell’at-tacco pile-impalcato. Le due campate di compensazione laterali sono molto più corte di quella centrale e sono lunghe circa 16 metri (Figura 3).L’impalcato ha un profilo con estradosso

inferiore variabile secondo una curva parabolica ed estradosso superiore pres-soché retto. Una lieve inclinazione longitudinale a doppia falda è stata prevista solo per lo scorrimento delle acque meteoriche. La sezione trasversale d’impalcato è un cassone monocellulare con larghezza complessiva di 9.75 metri (Figura 4) ed altezza variabile. Lo spessore della soletta superiore è fissa e pari a 26 cm, lo spessore della soletta inferiore è variabile con massimo di 90 cm sulle pile e minimo di 24 cm nella sezione di mezzeria della campata centrale.

La costruzione procede secondo le seguenti fasi.4 FASE 0: vengono dapprima realiz-

zate le spalle e le pile provvisorie. Le pile inclinate, prefabbricate, vengono posizionate in appoggio tra la som-mità della pila provvisoria ed il piede della spalla. L’impalcato viene costrui-to a partire dalla sezione di testa pila, posizionando i primi conci e solidariz-zandoli alla pila inclinata.

4 FASE 1: la costruzione dell’impalcato prosegue per conci coniugati montati con sbalzi simmetrici fino al comple-tamento della campata di compen-so (primi cinque conci). A questo

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Figura 3 – Schema generale del ponte.

Figura 4 – Sezione trasversale dell’impalcato.

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punto il concio finale della campata di compenso viene connesso alla spalla (Figura 5a).

4 FASE 2: la spalla viene precompressa ver ticalmente e viene completato il montaggio dei restanti conci della campata centrale per sbalzi asimme-trici; il compenso dei momenti dovuti al montaggio dei conci viene effettua-to tramite la connessione del concio di estremità della campata latera-le corta con la spalla precompres-sa (funzionamento a doppio effetto dell’appoggio sulla spalla, Figura 5b).

4 FASE 3: l’impalcato viene successi-vamente chiuso in mezzeria dopo il completamento dei due semi-ponti tramite il getto di sutura: il compor-tamento dell’impalcato è in questa fase a trave continua, poiché sono ancora presenti le pile provvisorie e le pile inclinate non sono ancora attive (Figura 5c).

4 FASE 4: dopo la rimozione delle pile provvisorie inizia il comportamento ad arco-portale ed il funzionamento delle pile inclinate. Si raggiunge così lo schema statico finale di esercizio. Il ponte viene completato per la successiva applicazione dei carichi mobili.

In esercizio, la struttura si comporta come un arco-por tale a due cernie-re ed i carichi che vengono applicati

sono quelli permanenti aggiuntivi dovuti alla pavimentazione ed alle finiture ed i carichi variabili, tra cui i carichi mobili, i carichi termici ed il sisma. Il dimensiona-mento dei cavi di continuità in campata al lembo inferiore viene effettuato pro-prio tramite la valutazione dei momenti flettenti positivi in fase di esercizio. In questo stadio progettuale risulta di fon-damentale importanza mettere in conto gli effetti della viscosità per la variazione di schema statico. Una prima variazione dello schema è dovuta al passaggio dal funzionamento a mensola delle prime fasi costruttive a quello del ponte chiuso a trave continua sulle pile provvisorie. Una seconda variazione si ha dopo inve-ce, con la dismissione dei puntelli, rag-giungendo lo schema ad arco. Per effet-tuare il confronto con lo schema statico a trave continua si considera il ponte di Figura 6, il quale è pensato costruito con le stesse modalità del precedente ma su pile verticali definitive. Nella Fase 2 (a mensola) viene mantenuto il funzio-namento a doppio effetto dell’appoggio sulla spalla per bilanciare i momenti di montaggio dei conci nella campata cen-trale di maggior luce.

Naturalmente la distribuzione delle luci, analoga a quella del ponte ad arco, è una scelta progettuale dovuta alla situazione ambientale in cui si colloca il ponte da costruire, anche se tale distribuzione non sarebbe ottimale per un ponte a travata costruito per sbalzi successivi, essendo le campate di compenso molto corte rispetto a quella centrale.

Figura 5 – a) Fase 1: costruzione per sbalzi simmetrici. b) Fase 2: costruzione della stampel-la asimmetrica. c) Fase 3: chiusura in chiave.

Figura 6 – Ponte a trave continua di confronto.

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3. VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEI FENOMENI LENTIGli effetti della viscosità del calcestruzzo possono variare in modo significativo sia le sollecitazioni che le deformazio-ni di una struttura soggetta a carichi permanenti nel tempo [3]. La viscosi-tà è responsabile di diversi fenomeni all’interno delle strutture: l’incremento delle deformazioni indotte dai carichi permanenti applicati, il rilassamento delle tensioni dovute a deformazioni per-manenti applicate e la ridistribuzione delle tensioni nel caso in cui intervenga una variazione dello schema statico per aggiunta di vincoli. È questo ultimo il caso in cui vincoli posticipati, cioè che sono stati aggiunti in fasi successive all’applicazione dei carichi permanenti, limitano le deformazioni di tipo elasto-viscoso che continuerebbero a manifestarsi se essi non fossero stati introdotti nella struttura. Ciò comporta come immediata conseguenza che le sollecitazioni tendono teoricamente, nel tempo, a quelle che la struttura avreb-be avuto se tutti i vincoli fossero stati pre-esistenti all’applicazione dei carichi, cioè a quelle sollecitazioni che possono essere valutate direttamente sullo sche-ma statico finale con i carichi applicati. Tale principio è noto come principio del parziale riacquisto dello schema statico modificato.Inoltre, gli effetti della viscosità, assieme a quelli prodotti dal ritiro, influenzano molto la durabilità a lungo termine delle strutture ed il rispetto dello stato limite di esercizio. Lo stato limite può essere inte-so sia come stato limite di deformazione, quando la viscosità del calcestruzzo ha principalmente un effetto di incremento delle deformazioni nel tempo, sia come stato limite di fessurazione, quando è invece la variazione del quadro tensiona-le ad essere maggiormente influenzata. Un esempio di influenza sullo stato limite di deformazione è quello del ponte sul

rio Sinigo (Figura 7), il quale dopo circa 20 anni dalla sua costruzione presentava al centro della campata una deformata permanente a cuspide dovuta anche ad un eccesso di deformazioni viscose nel tempo [4].

La teoria della viscosità lineare, utilizzata in questo studio per la valutazione degli effetti dei fenomeni differiti nel tempo, si basa su quattro teoremi fondamentali. Il primo teorema afferma che l’appli-cazione di azioni statiche (costanti o variabili nel tempo) produce l’insorge-re di deformazioni variabili e crescenti nel tempo per effetto della viscosità. Il secondo teorema afferma invece che l’applicazione di deformazioni imposte (costanti o variabili nel tempo) produce, per effetto della viscosità, lo sviluppo di tensioni variabili e decrescenti nel tempo. Il terzo e il quarto teorema forniscono

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Figura 7 – Il ponte sul rio Sinigo, costruito nel 1982. Deformata permanente nel 2004.

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invece la legge di variazione dello stato di sollecitazione conseguente ad una variazione singola o multipla di schema statico. Quando vengono aggiunti vincoli posticipati, le sollecitazioni nel tempo possono essere determinate attraver-so una combinazione lineare di quelle valutate sugli schemi elastici intermedi. I coefficienti di questa combinazione line-are sono i valori della funzione di ridistri-buzione nel tempo, la quale può essere ricavata attraverso le funzioni di viscosità fornite dai codici. I valori della funzione di ridistribuzione nel tempo x (t, t0, ti

*) esprimono la percentuale di recupero dello schema statico modificato, essendo t0 il tempo di applicazione dei carichi e ti

* il tempo di applicazione dell’i-esimo gruppo di vincoli posticipati. La funzione di ridistribuzione assume sempre valori tra x = 0 (condizione di recupero nullo delle sollecitazioni finali) e x = 1 (condi-zione di recupero totale). La sollecitazione finale è data dunque dalla somma di quelle elastiche valutate nello schema statico di partenza e delle differenze fra le sollecitazioni elastiche valutate fra ogni successivo schema ed il precedente, immaginando di aggiungere i vincoli prima dei carichi, combinate attra-verso i valori di x.Questi teoremi sono sempre validi quando le strutture sono viscosamente omogenee, ovvero presentano le stes-se caratteristiche in ogni elemento nei confronti della viscosità. Le strutture, invece sono in genere da considerarsi eterogenee e tale eterogeneità è dovuta alla presenza di materiali diversi, come acciaio e calcestruzzo, o all’associazione di parti di calcestruzzo che hanno dif-ferenti proprietà (differenza fra le età di getto e di maturazione delle varie parti). Quando le strutture non possono essere considerate omogenee, la valu-tazione degli effetti della ridistribuzione delle tensioni dovute alla viscosità è più complessa ed in genere non può essere

effettuata come semplice combinazione di soluzioni elastiche.Nel caso dei ponti a conci costruiti a sbalzo, le cause di non omogeneità nella valutazione degli effetti viscosi sono [3]:4 la presenza di armature (lente e di

precompressione) che induce diso-mogeneità all’interno della sezione;

4 i diversi tempi di getto dei vari conci e la possibile differenza dei tempi di maturazione fra un concio e un altro, che inducono disomogeneità nella stampella costruita;

4 la possibilità che le due stampelle del ponte possano essere realizzate in tempi differenti e fra di loro suc-cessivi [5].

Questo è un caso molto comune nella pratica poiché corrisponde all’utilizza-zione della stessa attrezzatura di cantie-re per la realizzazione sia dell’una che dell’altra stampella (asimmetria nei tempi di realizzazione delle due mensole).La non omogeneità delle sezioni dovuta alla presenza di armature può essere in genere trascurata perché di effetto abbastanza limitato [2]. Le altre cause che inducono disomogeneità invece, possono essere considerate solo con metodi numerici di analisi elasto-viscosa step by step o con metodi semplificati approssimati [3, 6]. Le cause di non omo-geneità sono maggiormente rilevanti nel caso in cui i conci non siano prefabbricati ma vengano gettati in opera, in quanto i tempi di maturazione dei getti devono essere necessariamente limitati e quindi la minore stagionatura dei conci esalta gli effetti di viscosità e anche le differenze di età di maturazione dei conci, assumono maggiore importanza. Viceversa, nel caso di conci prefabbricati si possono ottene-re dei tempi di maturazione maggiori e di conseguenza la risposta viscosa può essere contenuta in fase di costruzione e successivamente, in esercizio. Inoltre si riescono anche a ridurre le differen-ze di età di messa in carico perché si

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accelerano le operazioni di montaggio o si possono effettuare opportune pro-grammazioni fra tempi di produzione dei conci nel cantiere di prefabbricazione e tempi di montaggio.Se si ipotizza che tramite tali accorgimen-ti di maturazione e messa in opera dei conci prefabbricati, per il caso in studio, le stampelle possano essere considerate mediamente omogenee, si può trascu-rare sia l’effetto del differenziale di età di maturazione dei conci che della loro messa in carico, così come il differenziale tra la realizzazione delle due stampelle [1]. Nell’ipotesi di struttura omogenea e costruzione simmetrica delle mensole, la soluzione del problema si può ottenere direttamente dalla scrittura del terzo teo-rema della teoria elasto-viscosa lineare nella sua forma classica. Il vincolo postici-pato inserito con la chiusura in mezzeria impedisce l’incremento di rotazione rela-tiva fra le estremità delle due stampelle dovuto all’incremento di deformazioni per viscosità. Il vincolo reagisce con una coppia C(t) variabile nel tempo, la quale induce la ridistribuzione delle sollecitazioni. La Figu-ra 8a mostra l’andamento delle deforma-zioni senza l’aggiunta del vincolo mentre la Figura 8b mostra lo stesso andamento con vincolo posticipato presente.L’equazione di congruenza che risolve il problema è: (1)

Il primo membro dell’equazione è l’in-cremento di rotazione relativa a partire dal tempo t* in cui viene variato lo sche-ma statico, uguale a: (2)

in cui E28 è il modulo elastico di riferimen-to, g0 la rotazione elastica di estremità della stampella per effetto dei carichi ivi applicati al tempo t0, J(t, t0) la funzione di viscosità. Il secondo membro dell’equa-

zione (1) rappresenta invece la rotazione elasto-viscosa che va sviluppandosi nella sezione dove viene aggiunto il vincolo per effetto della nascente coppia C(t), dove g1 rappresenta la rotazione elastica di estremità della stampella per effetto di una coppia unitaria. La coppia C(t) può essere scritta tramite la seguente relazione: (3)

dove CelII è il valore della coppia nello

schema elastico finale, ottenuto applican-do il vincolo posticipato e considerando i carichi agenti dopo l’applicazione del vincolo. Inoltre x è la funzione di ridi-stribuzione valutata al generico tempo t > t*. Introducendo la posizione (3) nell’equazione di congruenza (1) si ottie-ne la seguente forma integrale: (4)

la cui integrazione numerica conduce alla determinazione della funzione di distri-buzione x(t, t0, t*) [1, 3]. Per permettere con semplicità ai ricer-catori ed ai progettisti l’integrazione numerica per i modelli di viscosità mag-giormente in uso, è stata creata una pagina web dalla quale può essere facil-mente scaricato un software di ausilio che fornisce i valori delle funzioni di viscosità e di ridistribuzione per i diversi modelli proposti dai differenti codici. La pagina web www.polito.it/creepanalysis è reperibile sul sito del Politecnico di Torino.

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0 0 28 1 *( ) ( *) ( , ) ( )

t

tt t E J t dCγ − γ = γ τ τ∫

0 0 28 0 0 0( ) ( *) [ ( , ) ( *, )]t t E J t t J t tγ − γ = γ −

0( ) ( , , *)IIelC t C t t t= ξ

0 0 0

*

( , ) ( *, ) ( , ) ( , , *)t

t

J t t J t t J t d t t− = τ ξ τ∫

Figura 8 – Effetto del vincolo posticipato in una struttura omogenea.

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Per effetto della ridistribuzione, la gene-rica caratteristica di sollecitazione S(t) assume la seguente espressione, per tempi maggiori di t*: (5)

con SIel e SII

el, sollecitazioni ottenute sullo schema elastico iniziale e finale.Se successivamente all’applicazione dei carichi, dopo una prima variazione di schema statico per l’aggiunta di un vin-colo posticipato ne segue una secon-da dovuta alla rimozione di un vincolo provvisorio (puntello) al tempo tR > t*, la distribuzione delle sollecitazioni cam-bia ulteriormente nel tempo [3, 7]. La somma delle sollecitazioni associate allo schema statico iniziale per effetto dei carichi ivi applicati e delle sollecitazioni variabili nel tempo prodotte dal vincolo posticipato determinano il fenomeno della ridistribuzione delle sollecitazioni. Se ad un tempo tR successivo a t* viene rimosso un vincolo che era stato applica-to sulla struttura solo provvisoriamente, perché venga mantenuto l’equilibrio nel tempo, la rimozione del vincolo equivale ad applicare sulla struttura una reazione pari a -R(t), in ogni tempo t > tR eguale e opposta a quella che esso continuereb-be ad esplicare se non venisse rimosso. La variabilità nel tempo della reazione dipende dalla ridistribuzione viscosa in atto nella struttura e dovuta al vincolo aggiunto in precedenza. La generica sol-lecitazione S(t) assume allora la seguente espressione [3]:

(6)

in cui il significato della simbologia è il seguente:SI

el, SIIel e SIII

el rappresentano rispettiva-mente le sollecitazioni elastiche indotte dai carichi nello schema strutturale iniziale

I, nello schema modificato con l’aggiunta del vincolo posticipato II e nello schema ulteriormente modificato con la rimozio-ne del vincolo provvisorio III, mentre RI e RII sono le reazioni del vincolo provvisorio ai carichi che generano tali sollecitazioni negli schemi I e II; x(t)=x(t, t0, t*) è la fun-zione di ridistribuzione e H(t-ti ) la funzio-ne a gradino di Heaviside. Quest’ultima è necessaria solo nel caso di rimozione del vincolo perché mentre x(t, t0, t*)=0 per t < t*, non accade che RI = 0 per t < tR.

4. VALUTAZIONI SULLA SICUREZZA DI SERVIZIO

4.1 Valutazioni allo stato limite di esercizioLe due strutture precedentemente descritte sono state analizzate per la valutazione della sicurezza allo stato limi-te di esercizio, secondo le indicazioni della normativa italiana vigente (DM 14/09/2005). Lo stato limite di eserci-zio è stato considerato con le seguenti ipotesi:4 comportamento lineare delle sezioni;4 tensione limite di trazione nulla,

sezione interamente reagente a compressione;

4 massima tensione di compressione nel calcestruzzo pari a quella limite per lo SL considerato: Rck/gc.

Attraverso tali posizioni è possibi-le costruire il dominio elastico di ogni sezione, per il quale le rette limite sono determinate dalle condizioni di tensione nulla al bordo superiore od inferiore della sezione o ancora per tensione pari alla massima di compressione. Di conseguenza, si può costruire un domi-nio compreso tra le quattro rette limi-te, il quale definisce uno stato limite di prima fessurazione o di eccesso di compressione nel calcestruzzo. Questo limite imposto alle tensioni è dovuto al fatto che nei ponti a conci prefabbricati coniugati non è ammessa alcuna tensio-

( ) 0( ) ( , , *)I II Iel el elS t S S S t t t= + − ξ

( ) ( ) ( )( ) ( ) ( *) 1 ( ) ( ) ( )el el el el el

II II I III II

RII

RS t S S S t H t t S S t t H t t

R

= + − ξ − + − − ξ + ξ −

( ) ( ) ( )( ) ( ) ( *) 1 ( ) ( ) ( )el el el el el

II II I III II

RII

RS t S S S t H t t S S t t H t t

R

= + − ξ − + − − ξ + ξ −

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ne di trazione, in quanto questa corri-sponderebbe all’apertura dei giunti tra i conci, non essendo presente armatura lenta passante. Le sezioni di maggiore interesse per le valutazioni allo SLE, che permettono il dimensionamento della precompressione superiore ed inferiore sono: la sezione di mezzeria della campa-ta centrale in corrispondenza del concio di sutura (momenti massimi positivi per effetto dei carichi di servizio) e quella di testa pila all’attacco con il primo concio d’impalcato (momenti massimi negativi). Altre sezioni interessanti sono quelle della campata di riva, che presentano una distribuzione molto diversa delle solleci-tazioni rispetto alla campata centrale. Per ogni sezione si sono considerate diverse ipotesi di ridistribuzione viscosa facendo riferimento a diversi modelli di visco-sità, al fine di considerare la situazione peggiore per il dimensionamento delle armature di precompressione superiore ed inferiore.Le ipotesi di base fatte in progetto sono le seguenti:4 i carichi agenti nelle fasi di costruzione

sono il peso proprio dei conci e la precompressione superiore;

4 i carichi permanenti considerati in fase di esercizio sono: la precompres-sione inferiore, i carichi permanenti aggiuntivi, le cadute di tensione della precompressione superiore ed infe-riore, gli effetti del ritiro, gli effetti di ridistribuzione per viscosità;

4 i carichi variabili considerati in eser-cizio sono: una variazione termica uniforme ed un gradiente termico, i carichi mobili.

I valori della funzione di ridistribuzione x necessari alla valutazione degli effetti viscosi, sono stati determinati per inte-grazione numerica ipotizzando un tempo di stoccaggio e quindi di carico t0 = 60 giorni per la successiva messa in opera nello schema a mensola ed un tempo di chiusura (fine costruzione delle stampel-

le e maturazione del concio di mezzeria) t* = 90 giorni, con immediata rimozione delle pile provvisorie (cioè tR = t*). Il calcestruzzo utilizzato è di classe fck = 40 MPa mentre i parametri necessari alla determinazione dei valori della funzione di ridistribuzione per i modelli considera-ti sono: 2Ac/u = 400 mm e RH = 80%. Si è operato nell’ipotesi semplificata di struttura viscosamente omogenea e contemporanea realizzazione delle due stampelle, trascurando la non omogenei-tà dovuta alla differenza di età dei getti e di realizzazione dei due semiponti. I modelli utilizzati per la determinazione della funzione x sono: il CEB Model Code 90 [8], il modello GL2000 [9] ed il modello B3 [10]. I valori ricavati a tempo infinito (100 anni, cioè 3.6∙104 giorni) sono riportati in Tabella 1.

I valori ricavati dai diversi modelli indi-cano che le previsioni di recupero dello schema statico modificato possono esse-re estremamente diversi, anche a partire dagli stessi dati iniziali. L’estrema incer-tezza nella determinazione delle solleci-tazioni permanenti in esercizio influenza for temente tutte le considerazioni in fase di dimensionamento della precom-pressione e di verifica delle sollecitazioni dovute ai carichi di servizio. In Figura 9 vengono riportati i diagrammi relativi ai percorsi di sollecitazione della sezione di testa pila entro il dominio M-N per i due casi di arco (indicato con l) e trave (indi-cata con n) e per il valore fissato della funzione di ridistribuzione x. Nella Figura sono stati indicati con l’apice i punti

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x (3.6∙104, 60, 90)

0.48

0.69

0.88

CEB Model Code 90

Modello GL2000

Modello B3

Tabella 1 – Valori della funzione di ridistribu-zione per diversi modelli di viscosità.

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dell’arco e con il doppio apice quelli della trave. I tratti del percorso delle solleci-tazioni corrispondono alla sequenza di applicazione dei carichi in costruzione:4 tratti 0-A’ e 0-A’’: applicazione del

peso proprio e della precompressio-ne superiore nello schema a mensola completo;

4 tratto A’B’: rimozione delle pile provvi-sorie (solo nel caso dell’arco-portale);

4 tratti B’C’ e A’’C’’: applicazione di precompressione inferiore, carichi permanenti aggiuntivi ed effetti delle cadute della precompressione e di ritiro del calcestruzzo; tali effetti ven-gono considerati agenti istantane-amente con il loro valore finale ad esaurimento del fenomeno (cioè a tempo infinito);

4 tratti C’D’ e C’’D’’: recupero per effet-to della viscosità, valutato con la rela-zione (6);

4 tratti D’E’ e D’’E’’: applicazione dei carichi mobili.

L’effetto dei carichi mobili nella struttura ad arco-portale è duplice, poiché influen-za sia il valore di momento flettente che il valore di sforzo normale per ogni sezione della campata. Per tenere conto di ciò dovrebbe costruirsi il dominio ela-stico definito da tutte le coppie (M, N) che nascono nella sezione considerata per ogni posizione del carico mobile. Per semplicità verrà qui considerato invece il dominio rettangolare circoscritto al dominio elastico delle coppie (M, N) e definito attraverso le rette parallele agli assi Mmax, Mmin, Nmax e Nmin. Per la verifica nei confronti del dominio di sicurezza allo stato limite, viene considerato il punto più svantaggioso cioè più esterno.Il diagramma di Figura 9, riportato per la sezione di testa pila, è necessario per il dimensionamento delle armature supe-riori di precompressione: si sceglie un numero di cavi per sezione tale da avere il punto più esterno del percorso di sol-lecitazione sul dominio, situazione che

corrisponde ad avere una delle tensioni limite nella sezione (in questo caso, nulla di trazione al bordo superiore).Nel caso dell’arco tale punto è quello che corrisponde alla fine della costruzio-ne a mensola, per cui la precompressione superiore viene dimensionata conside-rando come situazione più svantaggiosa quella di costruzione (A’). Nel caso della trave invece, il punto più esterno e quindi la situazione più svantaggiosa è quella di momento massimo negativo per carichi mobili (E’’). Ripetendo questa valutazio-ne per ognuno dei tre valori di ridistri-buzione, si è ottenuto che il diagramma di Figura 9 corrisponde ad una situazio-ne in cui la precompressione superiore nell’arco (necessaria in fase costruttiva) è affidata ad un numero di cavi ridotto del 25% rispetto a quella necessaria nella trave in fase di esercizio. In Figura 10 vengono riportati gli analo-ghi diagrammi per la sezione di mezzeria. In questo caso, il parametro di dimensio-namento è il numero dei cavi delle arma-ture inferiori a momento positivo. Risulta naturalmente che le situazioni più svan-taggiose sono sempre quelle in esercizio per i momenti massimi positivi dovuti ai carichi mobili (E’, E’’). Il diagramma di

Figura 9 – Sezione di testa pila. Riduzione precompressione supe-riore dell’arco: 25%.

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Figura 10 può essere ottenuto con una riduzione dei cavi di continuità in campa-ta nell’arco di circa il 50% rispetto a quelli necessari nella trave continua (B’C’). La for te riduzione del numero di cavi e quindi dello sforzo normale da indurre tramite la precompressione è conse-guente all’apporto di sforzo normale presente nel telaio con pile inclinate per effetto arco (A’B’). Tale aliquota riduce gli effetti dei massimi momenti positivi in campata dovuti ai carichi mobili median-te delle forti tensioni di compressione,

le quali a loro volta sono indotte sia dai carichi permanenti che dagli stessi carichi mobili distribuiti in campata.Un discorso diverso andrebbe però fatto per le sezioni della campata di riva, in cui lo sforzo normale d’arco non è presente. Tali sezioni beneficiano comunque della riduzione dei massimi momenti negativi sulle sezioni in testa alla pila causati dai carichi mobili, riduzione conseguente proprio all’effetto arco nella campata centrale. La riduzione dei momenti flet-tenti negativi per carichi mobili non è presente invece nella trave continua ove i massimi momenti negativi in eser-cizio risultano dunque molto più alti. In tali casi, per grandi valori della funzione di ridistribuzione, nella campata di riva della struttura ad arco-portale possono nascere dei momenti positivi che indu-cono trazioni inferiori, per cui è oppor-tuno prevedere nella campata laterale alcuni cavi inferiori che riducano gli effetti al bordo inferiore.I diagrammi delle Figure 9 e 10 sono dunque di riferimento per il dimensiona-mento della precompressione superiore e di quella inferiore. Ma una volta fissati il numero dei cavi e lo sforzo normale di precompressione da introdurre nelle sezioni, diverso sarà il valore delle solle-citazioni finali in esercizio al variare della percentuale di recupero. In Figura 11 è mostrato un diagramma per la sezione di mezzeria di arco e trave in cui, fissate le quote di precompressione superiore e inferiore per le due strutture in base alle considerazioni sopra esposte, le solleci-tazioni vengono messe a confronto per i tre diversi valori di x dovuti al modello di viscosità utilizzato.Le condizioni di sicurezza in esercizio variano al variare della quota di ridistri-buzione delle sollecitazioni: all’aumentare del valore di ridistribuzione, la distanza dalla retta limite del dominio di sicurezza aumenta nel caso dell’arco e diminuisce nel caso della trave. Questo fenomeno

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Figura 10 – Sezione di mezzeria. Riduzione precompressione inferiore dell’arco: 50%.

Figura 11 – Dominio della sezione di mezzeria di arco e trave. Confronto per diversi valori di ridistribuzione.

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è ancora dovuto allo sforzo normale dell’effetto arco, poiché una parte del recupero delle sollecitazioni è proprio il recupero dello sforzo normale derivante dal carico distribuito del peso proprio come se questo agisse direttamente sullo schema finale modificato (dopo l’aggiunta del vincolo posticipato e la rimozione dei puntelli provvisori) e quin-di risulta benefico per la struttura.

4.2 Valutazioni allo stato limite ultimoLa valutazione della sicurezza di esercizio non può comunque prescindere dalla verifica nei confronti dello stato limite ultimo delle sezioni, ovvero in condizione di rottura. Nel caso di sezioni precompresse, il con-tributo dello sforzo normale è decisivo per cui è necessario tenere conto dei domini di rottura M-N. I domini consi-derati per le sezioni analizzate sono stati tracciati sia per sezioni non armate (cioè non considerando il contributo a trazio-ne dell’armatura di acciaio armonico resa aderente) che per sezioni armate. Nelle successive valutazioni non si tiene invece

conto del contributo dell’armatura ordi-naria poiché questa non è passante nei giunti tra i conci. Prendendo come parametro di progetto la quantità di armatura di precompres-sione superiore ed inferiore scelta in fase di dimensionamento, come sopra visto, si tracciano in Figura 12 i domini corri-spondenti a Stato Limite Ultimo per arco e trave. La verifica delle coppie (M, N) a rottura va fatta per i tre diversi valori della funzione di ridistribuzione viscosa, considerando sempre gli effetti più svan-taggiosi dei carichi mobili. In Figura 13 è mostrata l’analoga verifica per la sezione di mezzeria della campata centrale. In ambedue le sezioni analizza-te, i punti relativi alle sollecitazioni nell’ar-co cadono sempre entro il dominio della sezione non armata mentre quelli delle sollecitazioni nella trave sono interni al dominio della sezione armata. Ciò indica che mentre la verifica a SLU nella strut-tura ad arco è soddisfatta anche senza considerare il contributo delle armature, al contrario nella trave, è sempre neces-sario mettere in conto tale contributo.

Figura 12 – Dominio di rottura per la sezione di testa pila per arco e trave. Verifica a SLU per diversi valori di recupero viscoso.

Figura 13 – Dominio di rottura per la sezione di mezzeria per arco e trave. Verifica a SLU per diversi valori di recupero viscoso.

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5. CONSIDERAZIONI SULLA DURABILITÀLe condizioni di sicurezza nella fase di esercizio della struttura dipendono non soltanto dalle previsioni progettuali ma anche dalla fase di esecuzione dell’opera e dalla successiva manutenzione. Un aspetto fondamentale è dunque quello della durabilità nel tempo, che è influenzata da tutti questi aspetti. I fattori di possibile deterioramento della struttu-ra che influiscono sui margini di sicurezza reali della struttura sono numerosi. Un’accurata scelta della qualità dei mate-riali in relazione alle condizioni ambien-tali e un idoneo piano di manutenzione periodica programmata diventano i passi fondamentali per assicurare la vita di servizio richiesta per i ponti in sede pro-gettuale. La durabilità delle strutture in cemen-to armato è governata principalmente dalla qualità dei materiali e in particolare dalla qualità del calcestruzzo, il quale va progettato in relazione all’ambiente, pre-vedendo il raggiungimento di adeguate resistenze, con contenuto in cemento e rapporti acqua/cemento tali da assicu-rare una bassa porosità e la capacità di contrastare la penetrazione degli agenti aggressivi. Inoltre, un importante fattore di durabili-tà è quello di assicurare idonei copriferri con spessori tali da scongiurare per quan-to possibile la corrosione delle armature (e per evitare la conseguente espulsione degli stessi). Occorre poi distinguere tra la durabilità potenziale del calcestruzzo previsto in sede di progetto e quella effettiva del calcestruzzo in opera. L’influenza dell’esecuzione e della messa in opera del calcestruzzo sulla durabilità risulta, infatti, della massima importanza. Generalmente le situazioni maggiormen-te critiche e i percorsi preferenziali per la velocità di avanzamento del degrado sono determinate dall’insufficiente com-

pattazione, dalla vibrazione non corretta, dalle soluzioni di continuità dei getti nelle riprese e dai vuoti nelle zone dove le armature risultano congestionate.Un aspetto fondamentale per la dura-bilità delle strutture in c.a.p. è inoltre la protezione contro la corrosione dei cavi di precompressione. L’uso di cavi ed armature di precom-pressione sensibili alla corrosione deve essere sempre evitata dal progettista e dal direttore dei lavori; inoltre acciai con una minore suscettibilità alla corrosione sono sempre da preferirsi a resistenze più elevate o a minori costi. Un secondo punto è poi l’efficienza del sistema utilizzato per la protezione dalla corrosione, le guaine e le iniezioni: il materiale dei condotti e maggiormente quello per le iniezioni deve essere accu-ratamente scelto, nel suo contenuto chi-mico, per eliminare tutti gli agenti corro-sivi o tali da favorire la corrosione, deve inoltre possedere una buona iniettabilità per eliminare i vuoti, la segregazione ed il bleeding. Infine la messa in opera del sistema di protezione deve essere in accordo con le regole dell’arte ed ese-guita da personale qualificato ed esperto. Nelle strutture a cavi interni purtroppo il deterioramento dei cavi non è visibile dall’esterno ed è quindi molto difficile da individuare e da valutare. Sulla base di approfondite investigazioni su numerosi ponti post-tesi costruiti tra il 1960 ed il 1990 in Gran Bretagna [11], vennero trovati seri problemi di corro-sione che richiesero la sostituzione e l’integrazione dei cavi. Fu allora aperta, nel 1992, dal Dipar-timento dei Traspor ti, una moratoria per la vulnerabilità delle strutture a cavi interni, dovuta all’elevato numero di casi di ammaloramento dei cavi, che portò alla determinazione di sottoporre tali strutture ad ispezioni accurate, perio-diche e sistematiche. La qualità degli acciai ad alta resistenza, la corrosione

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per fenomeni elettrochimici, l’esecuzio-ne di iniezioni imperfette con presen-za di vuoti e qualche volta con cloriti all’interno del materiale di iniezione, la consistenza e la qualità dei condotti, trovati talvolta pieni di acqua, risultaro-no le cause principali della velocità di avanzamento del degrado del sistema di post-tensione. Per contrastarne gli effetti si ritenne determinante aumentare la frequenza delle ispezioni necessarie per assicurare la sicurezza in servizio dei ponti esistenti. Le visite di ispezione e la manutenzione programmata diventa dunque un elemento fondamentale per il reale mantenimento delle condizioni di sicurezza in servizio che sono state previste durante la fase progettuale. In mancanza di questi accorgimenti, tutte le previsioni fatte in precedenza e basate sull’analisi delle sollecitazioni in esercizio ed agli stati limite ultimi, non potrebbero risultare attendibili, perché mancherebbe il necessario grado di affidabilità della struttura reale nel mantenimento delle condizioni di progetto.Nel caso dei ponti in studio, gli accorgi-menti assunti in sede di progetto, oltre a quelli inerenti la scelta dei materiali in relazione alle condizioni ambientali, sono stati principalmente:4 l’uso di calcestruzzo autocompattan-

te con resistenza Rck = 45 MPa per diminuire il divario tra la durabilità potenziale e quella in opera dovuta ad insufficiente compattazione;

4 l’utilizzazione di pellicole protettive esterne per ridurre i problemi di car-bonatazione del calcestruzzo nell’im-palcato;

4 l’adozione di acciaio inox AISI 304 L per le armature lente dei conci pre-fabbricati;

4 l’utilizzazione di guaine in PEAD, che non si corrodono, resistenti al pas-saggio degli ioni cloro e che non con-ducono elettricamente, insieme ad accurate iniezioni.

A tali accorgimenti tecnologici, che con-tribuiscono tutti all’incremento della durabilità in termini globali, è possibile associare un’ulteriore valutazione della sicurezza in esercizio, quando per effetto della corrosione, si abbia una drastica riduzione nel tempo della precompres-sione dovuta alla rottura di alcuni cavi ammalorati. Si propone quindi un’ulteriore verifica delle strutture in oggetto in cui sia consi-derata l’ipotesi che una parte dei cavi di precompressione superiori ed inferiori non sia più efficace.In Figura 14 viene tracciato il dominio di rottura per la sezione di testa pila con i punti relativi alle sollecitazioni di pro-getto a SLU per l’arco e la trave mentre in Figura 15 viene mostrato l’analogo dominio per la sezione di mezzeria. I punti indicati sono quelli relativi alle condizioni più svantaggiose per i tre casi visti di ridistribuzione viscosa. Le curve del dominio sono state tracciate in fun-zione del parametro k = Af/Af,iniz, dove si è indicato con Af l’area di armatura di precompressione che effettivamente

Figura 14 – Dominio SLU. Sezione di testa pila, confronto arco-trave.

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agisce nella sezione e con Af,iniz l’area iniziale predisposta in fase di progetto e determinata con il dimensionamento visto nei paragrafi precedenti allo stato limite di esercizio. Il parametro k = 0 indica l’assenza di armatura di precom-pressione (degrado totale), k = 1 l’ar-matura di progetto (rimasta integra) e k = 0.5 la presenza di metà dell’armatura attiva iniziale (parziale degrado dei cavi di precompressione). Tale parametro serve a definire il caso in cui l’armatura di pre-compressione (superiore nella sezione di testa pila ed inferiore in quella di mezze-ria) resti interamente efficace durante la vita utile della struttura o meno.La coppia (M, N) delle massime solleci-tazioni valutate allo SLU nella struttura ad arco-portale (punto 1) rientra entro il dominio in assenza di armatura, mentre quello corrispondente alla struttura con schema di trave continua (punto 3) è fuori dal dominio in assenza di armatura ma dentro il dominio in cui viene con-siderato il contributo a trazione dell’ar-matura di precompressione (v. paragrafo precedente). Per valutare la sicurezza

di servizio nei confronti della rottura di alcuni cavi di precompressione, vengono tracciate le curve con k = 0.5, corrispon-denti al dimezzamento della precom-pressione efficace; in tal caso tutti i punti (rispettivamente, punti 2 e 4) si spostano verso il limite del dominio. Il punto relativo alla struttura ad arco (punto 2) rimane ancora dentro il domi-nio ma è necessario mettere in conto il contributo a trazione dell’armatura. Per la trave invece, il punto 4 arriva sul domi-nio a rottura per k = 0.5. Ciò significa che il deterioramento per corrosione di una quantità di armatura di precom-pressione pari alla metà dei cavi passanti nella sezione, porta al limite la capacità portante della sezione e l’armatura viene impegnata a trazione per il mantenimen-to dell’equilibrio a rottura. Attraverso tali considerazioni è possibile valutare ciò che può accadere durante la vita utile della struttura nel caso di rottura per deterioramento di parte delle armature, cosa che comporta sia una caduta di precompressione nella sezione che una contemporanea riduzione del dominio allo SLU, cioè una riduzione delle riserve di sicurezza.

6. CONCLUSIONIIn questo studio sono stati evidenziati i fattori che concorrono alla determinazio-ne delle condizioni di sicurezza in eserci-zio per un ponte a conci prefabbricati coniugati in cemento armato precom-presso, costruito per sbalzi successivi.Le valutazioni condotte agli stati limite di esercizio e agli stati limite ultimi hanno tenuto conto della sequenza di costru-zione, fino al raggiungimento dello sche-ma statico finale. A partire dal caso di un ponte ad arco-portale a due cerniere, è stato effettuato un confronto con un’analoga struttura con schema finale di trave continua per la valutazione dell’effetto dello sforzo normale che si genera in campata per

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Figura 15 – Dominio SLU. Sezione di mezzeria. Con-fronto arco-trave.

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effetto arco. Si è rilevato che la “pre-compressione naturale” della struttu-ra ad arco-portale permette una forte riduzione dei cavi di precompressione di continuità in campata rispetto a quelli presenti nella trave continua corrispon-dente ed un generale beneficio in tutte le fasi di esercizio per le sollecitazioni dei carichi permanenti e variabili applicati. Particolare attenzione è stata rivolta alla valutazione degli effetti della viscosità sulle condizioni di sicurezza della strut-tura, in particolare per la ridistribuzione dovuta al cambiamento di schema statico durante la costruzione. È stato riportato

il confronto dei valori di sollecitazione dedotti con diversi modelli di viscosità, mettendo in evidenza le notevoli diffe-renze di previsione dovute alla formula-zione dei modelli di viscosità proposti in letteratura. Sono state anche evidenziate alcune considerazioni sulla durabilità di fonda-mentale importanza per il mantenimento delle necessarie condizioni di sicurezza in esercizio della struttura. Inoltre sono state analizzate le conse-guenze di un eventuale deterioramento dei cavi di precompressione nei due casi esaminati. n

BiBliografia

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INTRODUZIONEIl CEN TC 350 “Sustainability of con-struction works” è un Comitato Tecnico responsabile dello sviluppo di standard in grado di definire una metodologia armonizzata per la valutazione delle per-formance ambientali e dei costi dell’inte-ro ciclo di vita degli edifici così come gli aspetti riguardanti il comfort indoor. Fun-zione, struttura e obiettivi del CEN TC 350 sono stati oggetto di un precedente articolo1. In questa sede si descriverà il programma d’azione del Comitato unita-mente ai sette standard previsti.

STANDARD E TECHNICAL REPORTS DEL CEN TC 350Il Comitato CEN TC 350 prevede di approvare cinque Standard (1 - 5) e due Technical Reports (6 - 7):1 Sustainability of construction works –

Framework for assessment of buildings: standard generale, fornisce gli stru-menti necessari per l’integrazione dei tre aspetti per la valutazione della performance degli edifici, vale a dire ambientale, economico e salute &

comfort. Lo standard definisce i confini del sistema per l’analisi della perfor-mance integrata degli edifici nonché gli indicatori utili per tale analisi e descrive come questi debbano essere utilizzati.

2 Sustainability of construction works – Assessment of environmental per-formance of buildings – Calculation methods: standard che prende in considerazione la valutazione delle performance ambientali degli edifici descrivendo quali metodologie sia necessario adottare per tale analisi. Questa analisi è principalmente basata sulla Life Cycle Assessment (LCA). Il documento descrive i metodi di calco-lo per gli indicatori ambientali (definiti nello standard framework) in accordo al tipo di edificio e le varie fasi del ciclo di vita dell’edificio. Lo standard descri-ve i confini del sistema per la LCA e l’effetto della qualità dei dati sulla LCA.

3 Sustainability of construction works – Use of environmental product declara-tions (on products, processes or services): stabilisce le regole per la stesura delle

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Il CEN TC 350 Standard previsti e programma d’azionedi Gian Luca Baldo

1 Si rimanda all’articolo “Il CEN TC 350 – Funzioni, struttura e obiettivi” di Laura Peano e Gian Luca Baldo, Industrie della Prefabbricazione n.16/2007.

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Environmental Product Declarations2 (Dichiarazioni Ambientali di Prodotto - EPD) nel settore degli edifici, prodot-ti, processi e servizi. Questo standard fornisce quindi le regole per convertire le informazioni in EPD includendo i tre aspetti, ambientale, salute e comfort.

4 Sustainability of construction works – Environmental product declarations – Product category rules (on products, processes or services): fornisce le regole per la stesura dei Product Category Rules (PCR) applicabili al settore delle costruzioni, sia a prodotti che servizi e processi. Il documento PCR fornisce i requisiti per tutti i prodotti riguardanti gli edifici in accordo alle ISO 21930 e ISO 14025.

5 Sustainability of construction works – Environmental product declarations – Product category rules (on products, processes or services)- Communication

format: definisce e descrive i formati di comunicazione di un EPD a seconda del settore a cui è indirizzata, business o consumers.

6 Sustainability of construction works – Environmental product declarations – Methodology and data for generic data: descrive metodologie e fonti da usare quando si impiegano dati generici nelle EPD. Tale metodologia è conforme ai requisiti della ISO 14044.

7 Sustainability of construction works – Description of the building life cycle: descrive il ciclo di vita di un edificio. Non si tratta di un documento a sé stante bensì di un documento previsto dal Framework e che si svilupperà in accordo con esso. Questo documento si focalizza su processi e scenari relativi al ciclo di vita e descrive aspetti come ciclo di vita, performance tecniche e requisiti di performance.

Figura 1 – Definizione di Technical Specification (TS), Standard, Technical Reports [Fonte: MSA EN 45020:2001 “Standardization and related activities - General Vocabulary”].3

2 Si rimanda all’articolo “Gli strumenti per la comunicazione ambientale d’impresa” di Gian Luca Baldo, Industrie della Prefabbricazione n.14/2007. 3 Per approfondimenti si rimanda al paragrafo “Approvazione degli Standard del CEN TC 350”.

Uno Standard è un “documento approvato da un organismo ricono-sciuto, che fornisce, per uso comune, regole, linee guida o caratteristiche per attività o i loro risultati, finalizzati alla realizzazione del grado ottimale di ordine in un dato contesto”

Un Technical Specification (TS) è un “documento che defi-nisce i requisiti tecnici che deb-bono essere soddisfatti da un prodotto, processo o servizio”

Un Technical Report (TR) è un documento che prescrive i requisiti tecnici a puro scopo informativo

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Più precisamente gli standard del nuovo TC 350 utilizzeranno come sup-porto quelli ISO fornendo, in questo modo, un riferimento importante per l’integrazione degli aspetti ambientali e salutari dei seguenti Comitati ISO:4 ISO/TC 207 “Environmental mana-

gement”: r iguarda la valutazione delle performance ambientali di un edificio. Strumento base per tale analisi è la Life Cycle Assessment (LCA). Strumento fondamentale per la sua comunicazione è l’En-vironmental Product Declaration (EPD). Tutti gli standard dell’ISO/TC 207 sono generici dal momento che possono essere applicati a tutti i materiali, prodotti, servizi;

4 ISO/TC 59 “Standardization in the field of building and civil engineering”: emana standard riguardanti la soste-nibilità nel settore degli edifici e la pianificazione della vita di un edifi-cio;

4 ISO/TC146/SC6 “Air quality – Indoor air” and CEN/TC264 “Air quality”: sta sviluppando metodo-

logie per l’analisi dell’inquinamento dell’aria indoor.

Nella Tabella 2 si riporta per ciascuno standard il Working Group responsa-bile unitamente agli standard ISO di supporto.

PROGRAMMA D’AZIONEIl programma d’azione del TC 350 è suddiviso in tre sezioni.4 Sezione 1: riguarda l’edificio stesso

includendo lo standard “framework” per l’analisi delle performance inte-grate degli edifici e lo standard per la valutazione dell’impatto ambien-tale degli edifici. Inoltre la Sezione 1 riguarda l’uso delle dichiarazioni ambientali a livello di edifici.

4 Sezione 2: riguarda il settore dei prodotti da costruzione, includendo l’implementazione dello standard ISO 21930 dell’ISO/TC 59/SC e gli specifici Product Category Rules (PCR) per le dichiarazioni ambien-tali di prodotto.

4 Sezione 3: riguarda la descrizione del ciclo di vita di un edificio.

A m b i e n t e

00350001

00350002

00350002

00350004

00350005

00350006

00350007

prCEN/TS15643-1

CEN/TS350/WGN015rev1

CEN/TC 350WG3 N027

Projectreference

Currentstatus DeadlineTitle

Sustainability of construction works - Framework for assessment of integrated building

performance - Part 1: Environmental, health and comfort and life cycle cost performances

Sustainability of construction works - Assessment of environmental performance

of buildings - Calculation methods

Sustainability of construction works – Use of environmental product declarations(on products, processes or services)

Sustainability of construction works - Environmental product declarations -

Product category rules

Sustainability of construction works - Environmental product declarations -

Communication formats

Sustainability of construction works - Environmental product declarations -

Methodology and data for generic data

Sustainability of construction works - Description of the building life cycle

2007-09 (TS)2010 (EN)

2008-11 (TS)2010 (EN)

2010

2010-02

2010-04

2009-01

2009-01

UnderApproval

UnderDevelopment

UnderDevelopment

UnderDevelopment

UnderDevelopment

UnderDevelopment

UnderDevelopment

Tabella 1 – Standard del CEN TC 350 e loro stato attuale [Fonte: http://www.cen.eu].

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Industrie manufatti cementizi - 1

61A m b i e n t e

APPROVAZIONE DEGLI STANDARD DEL CEN TC 350 In accordo con le regole del CEN, un Technical Specification (TS) è un docu-mento normativo, una specie di standard preliminare. Il TS viene approvato sia tra-mite votazione per corrispondenza che durante una riunione convocata appo-sitamente. I membri del CEN/TC 350 hanno tempo tre mesi per consultarsi a livello nazionale e votare. Insieme al voto i membri possono esprimere anche i propri commenti. I voti ricevuti sono esa-minati dal CEN TC 350. Se la proposta di TS è approvata, il TS è reso disponibile dal Segretariato Centrale, dopo i possi-bili cambiamenti editoriali, e i commenti tecnici ricevuti sono discussi dal CEN/TC 350/TG “Framework” durante la fase successiva, la “fase EN” del documento. Se la proposta di TS fallisce il voto, il CEN TC 350 rimanda il documento al CEN/TC 350/TG “Framework” per la discus-sione dei commenti tecnici. n

Sections 1

Sections 2

Sections 3

Sections ResponsibleGroups

MainsupportingStandards

Items

Sustainability of construction works – Framework for assessment of buildings

Sustainability of construction works – Environmental product declarations – Product

category rules (on products, processes or services)

Sustainability of construction works – Description of the building life cycle

Sustainability of construction works – Environmental product declarations – Product category rules (on pro-ducts, processes or services)- Communication format

Sustainability of construction works – Environmental product declarations – Methodology and data for

generic data

Sustainability of construction works – Assessment of environmental performance of

buildings – Calculation methods

Sustainability of construction works – Use of environmental product declarations

(on products, processes or services)

ISO 15392 ISO 21932 ISO 21931

ISO/TS 21929

ISO 21930 ISO 14025

ISO 15686 SERIES

ISO 21930 ISO 14025

ISO 14040 ISO 14044

ISO 21931WG1

“Environmental Performance of

Buildings“

WG1 “Environmental Performance of

Buildings“

TC Task Group “Framework”

WG3 “Product Level”

WG2 “Building Life Cycle”

WG3 “Product Level”

WG3 “Product Level”

Tabella 2 – Standard del TC 350, Working Groups (WG) responsabili e standard ISO di supporto [Fonte: http://www.cen.eu].

Figura 2 – Approvazione degli standard dal TC 350.

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1 - Industrie manufatti cementizi

I n s e r t i62

Gli inserti utilizzati nelle strutture prefabbri-cate giocano un ruolo sempre più impor-tante nella progettazione strutturale poiché possono rappresentare i “punti deboli” della costruzione. All’insertistica nelle strutture prefabbricate il progettista deve dedicare particolare attenzione, curandone particolar-mente i dettagli, in modo da raggiungere un livello di sicurezza compatibile con quello che contraddistingue l’intera struttura. Questo aspetto assume importanza maggiore nei confronti delle prescrizioni imposte dalle nuove normative sul risparmio energetico, sul fuoco e sulla sismica, di recente pubblicazione. Queste norme, infatti, impongono ai prefab-bricatori scelte di carattere tecnico e adegua-menti importanti delle tipologie costruttive, impensabili soltanto qualche anno fa.Inoltre, il forte incremento degli incidenti sul lavoro, talvolta con conseguenze purtroppo letali, enfatizzati dai mass media e particolar-mente a cuore alle massime Istituzioni dello Stato, hanno riportato alla ribalta l’annoso problema della sicurezza nei cantieri mobili. In questo ambito si inseriscono per i prefabbrica-tori anche le problematiche inerenti la movi-mentazione dei manufatti e il loro montaggio.Per quanto riguarda l’adeguamento nor-mativo sul rendimento energetico in edili-zia introdotto dal Dlgs 192/05 e dalle sue successive modifiche ed integrazioni, si può

affermare che sia la metodologia costruttiva che la qualità intrinseca dei manufatti pre-fabbricati è stata effettivamente migliorata con indubbi e notevoli vantaggi per tutti.Da parte sua il prefabbricatore, grazie alle tecnologie offerte dal mercato dell’insertisti-ca, senza stravolgere i costi di produzione e le attrezzature in uso, ha risposto in modo adeguato ai mutamenti delle richieste di mercato, consolidando le proprie posizioni e aprendo nuovi orizzonti commerciali, con positivi riflessi sul fatturato e sulla redditività.Lo stesso dicasi per le problematiche lega-te alla normativa sismica; tutti gli attori sul mercato, dai prefabbricatori ai committenti, dai progettisti ai produttori di inserti, si sono rimboccati le maniche ed ognuno, per quan-to di propria competenza, ha alacremente lavorato per adeguarsi alla nuova mappatu-ra sismica e per rispondere efficacemente con soluzioni in grado di soddisfare i requisiti richiesti per tutti i nodi strutturali coinvolti.Le istituzioni tutte si sono prodigate a recepire, informare e coinvolgere tutte le figure profes-sionali coinvolte nell’edilizia; così le Associazioni di Categoria, gli Ordini Professionali e le Uni-versità, nel corso del 2007, hanno promosso e realizzato una serie di iniziative didattiche e divulgative su tutto il territorio nazionale.Anche sul tema della resistenza al fuoco le novità sono notevoli; alla fine di marzo sono

Uso degli inserti per calcestruzzo in conformità alle normative vigentidi Roberto Ragozzini

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Industrie manufatti cementizi - 1

stati infatti pubblicati due Decreti Ministeriali che riguardano direttamente le prestazioni di resistenza al fuoco delle costruzioni e la classificazione della resistenza al fuoco di pro-dotti ed elementi costruttivi. La legislazione in materia di sicurezza antincendio si è arricchita, nel mese di maggio, di un Decreto Ministeria-le che definisce gli aspetti procedurali e i cri-teri da adottare per valutare il livello di rischio e progettare le conseguenti misure compen-sative, utilizzando, in alternativa a quanto pre-visto dalla precedente normativa, l’approccio ingegneristico alla sicurezza antincendio.Le aziende del Gruppo Inserti, sensibili ai mutamenti del mercato, hanno, ognuna nella propria specializzazione, ricercato e messo a punto nuovi inserti industrializzati in grado di rispondere alle attuali pressanti richieste del mercato della prefabbricazione. Alcune soluzioni sono illustrate nel volume “Inserti per calcestruzzo – Manuale di pro-gettazione e utilizzo” presentato alla stampa tecnica di settore all’inizio dello scorso anno. Tipologie di collegamenti in grado di rispon-dere alle prescrizioni imposte dalle norma-tive per costruzioni in zona sismica sono state invece illustrate nel 2007 sulle pagi-ne dell’Organo Ufficiale di ASSOBETON, attraverso gli articoli redatti dall’Ing. Carlo Schiatti, consulente del Gruppo Inserti.L’evoluzione del mercato è sotto gli occhi di tutti; la diffusione dei pannelli a taglio termico, per esempio, ha trasformato un mercato di nicchia in mercato di massa. Il problema della sicurezza nel montaggio dei prefabbricati non è più rinviabile perché le autorità preposte alla sorveglianza dei cantieri, sollecitate dalle Istituzioni Nazionali, cominciano ad avere un atteggiamento sempre più intransigente, intra-prendendo iniziative che, oltre ad essere pesan-temente sanzionatorie, spesso e volentieri portano al blocco dei cantieri inadempienti.Da “esperto” del settore devo sottolineare che i prefabbricatori italiani sono, in Europa, i più sensibili ed accorti, avendo sin dal 1996, per primi, adottato soluzioni per la sicurezza con-formi alla norma EN 795; oggi, infatti, la maggior parte dei prefabbricatori prevede, sin dalla progettazione dei manufatti, le predisposizioni per allestire al montaggio le linee di sicurezza.

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Industrie manufatti cementizi - 1

Si può pertanto auspicare, per il mondo della prefabbricazione, che gli adeguamenti imposti in tutti i settori coinvolti avvengano senza stravolgimenti troppo penalizzanti sui costi di produzione, in quanto il più delle volte questi nuovi costi non possono essere trasferiti, in un mercato fortemente competitivo, alla committenza.Come nel 2007, il Gruppo Inserti, sempre attraverso le pagine dell’Organo Ufficiale di ASSOBETON, vuole offrire la più ampia collaborazione alla prefabbricazione italia-na mettendo a disposizione le proprie conoscenze e competenze. Quest’anno, grazie alla confermata collaborazione con l’Ing. Carlo Schiatti, cercheremo di appro-fondire e rispondere ai grandi temi del momento con articoli tecnici che saranno pubblicati sui prossimi quattro numeri della rivista e cioè:4 la rispondenza alle prescrizioni delle nor-

mative in materia di risparmio energetico (Dlgs 192/05 e smi);

4 la rispondenza ai nuovi decreti sulla resisten-za al fuoco delle strutture (DM 16/02/07, DM 09/03/07, DM 09/05/07);

4 la sicurezza nel montaggio e nella movi-mentazione degli elementi prefabbricati (Dlgs 494/96);

4 l’evoluzione delle norme in campo sismico.Attraverso queste pagine, Carlo Schiatti tratterà nel modo più esaustivo possibile le questioni legate all’interpretazione delle nuove normative, le problematiche pro-gettuali ed ogni altro aspetto rilevante per ciascuno dei citati argomenti.Tutte le aziende del Gruppo Inserti di ASSOBETON (Chryso Italia S.p.A., Edil-matic s.r.l., GL Locatelli s.r.l., Halfen-Deha s.r.l., Off. Mecc. Maffioletti Dario s.r.l., Rure-dil S.p.A., Tecnogrip s.r.l.) hanno qualificato una serie di prodotti che possono effica-cemente, in alternativa ai metodi tradizio-nali, risolvere tecnicamente e con vantaggi economici le problematiche dibattute.Come l’anno scorso, quando trattammo la normativa sismica, ci auguriamo che la qualità, la professionalità e gli spunti che vi trasmetteremo possano essere all’al-tezza delle vostre aspettative. n

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1 - Industrie manufatti cementizi

D a l l ’ U n i v e r s i t à66

1 Professore, prima di passare al tema centrale dell’intervi-sta, può presentarci la Facol-

tà in cui lei insegna?La Facoltà di Ingegneria nacque 13 anni fa ed è attualmente ospitata nel Polo Scientifico Tecnologico dell’Università di Ferrara. Le aule sono all’interno di un ex-zuc-cherificio, ristrutturato e adattato alle esigenze della didattica (Figure 1 e 2). A Ferrara la riforma del “3 + 2” è stata introdotta nel 1999 ed oggi proponiamo tre Corsi di Laurea triennali in Ingegne-ria Civile, dell’Informazione e Meccanica e sei Corsi di Laurea Magistrale. All’inizio del 2007 gli studenti erano complessivamente 2600; in particolare

gli studenti triennali di Ingegneria civile ed ambientale erano circa 550, mentre quelli della Laurea Magistrale in Inge-gneria Civile erano 200, comprensivi degli studenti fuori corso del vecchio

ordinamento. Tuttavia, a fronte di un così ragguardevole numero di studenti, sono solo 22 i docenti in ruolo che insegnano nell’area Civile. Per tale motivo, negli ultimi due anni accademici era stato introdotto un numero chiuso che poteva preserva-re un ottimo rapporto tra docenti e studenti, elemento che consideravamo nostro vanto. Ciò nonostante, a causa di alcune sen-tenze del TAR avverse al numero chiuso nei corsi di laurea non regolamentati in

Intervista aNerio Tullinidi Andrea Dari

Figura 1 – Polo Scientifico Tecnologico dell’Uni-versità di Ferrara. Fronte.

Figura 2 – Polo Scientifico Tecnologico dell’Uni-versità di Ferrara. Retro.

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Industrie manufatti cementizi - 1

67D a l l ’ U n i v e r s i t à

ambito europeo, siamo stati obbligati a rimuoverlo ed oggi abbiamo circa 150 matricole iscritte al primo anno di Inge-gneria civile e ambientale.

2 Di recente la riforma delle università ha toccato, nel vivo, gli ordinamenti che

dipendono dalla vostra Facoltà. Secondo Lei gli studenti riesco-no, con l’attuale programma, ad acquisire la necessaria conoscen-za tecnica per poter, una volta laureati, gestire con efficacia l’ar-gomento calcestruzzo? Ritiene possibile introdurre nel biennio di specializzazione un corso esclusi-vamente dedicato al calcestruzzo nelle sue diverse forme (materia-le, armato, precompresso, …)?Dopo la riforma del “3 + 2”, ora siamo chiamati nuovamente a riformare i piani degli studi, limitando il numero di esami complessivi che uno studente può sostenere. Tale circostanza è stata accolta favo-revolmente dal Consiglio di Corso di Laurea in Ingegneria Civile e, a partire dal 2010, proporremo un ordinamento didattico che restaura una situazione ante-riforma, ossia nel triennio si svilup-peranno solo le materie di base insieme alle discipline formative (Idraulica, Fisica Tecnica, Scienza delle Costruzioni) e, nel biennio di specializzazione, si intro-durranno le materie professionalizzanti, come ad esempio Tecnica delle Costru-zioni o Costruzioni Idrauliche. In tale modo speriamo anche di rimuo-vere la falsa impressione che la riforma del “3 + 2” ha generato, ovvero che sia facile conseguire una laurea in Ingegne-ria Civile. Inoltre ho, con rammarico, dovuto con-statare il drastico peggioramento della preparazione fisico-matematica degli studenti che provengono dalle scuole superiori, probabilmente a causa della soppressione degli esami di riparazio-

ne, che permette a molti di iscriversi a facoltà scientifiche senza avere saldato i debiti formativi acquisiti.Nei piani di studio in Ingegnera Civile esiste sicuramente un corso esclusiva-mente dedicato al calcestruzzo e, per tale materiale, la preparazione degli ingegneri è di solito maggiore rispetto a quella acquisita sul legno o la muratura. Ad esempio, io sono titolare del Corso di “Tecnica delle Costruzioni 2” svol-to nella Laurea triennale di Ingegneria Civile ed Ambientale e del Corso di “Costruzioni in c.a. e c.a.p.” nella Laurea Magistrale di Ingegneria Civile; entrambi i corsi sono da 6 crediti, a cui corrispon-dono circa 60 ore di lezione frontale, e dedico complessivamente al cemento armato 90 ore.

3 Nell’ambito della prefabbri-cazione avete in corso dei progetti di ricerca con impre-

se private? Come nascono queste collaborazioni?La maggior parte dei progetti di ricerca sulla prefabbricazione che ho svolto mi sono stati proposti direttamente dalle imprese e spesso gli approfondimenti sono stati sviluppati in seguito a richie-ste sollecitate da Direttori dei Lavori o da organi pubblici di controllo. La collaborazione che mi viene richiesta inizialmente consiste nell’esecuzione di prove sperimentali finalizzate a verifica-re l’efficacia di un prodotto, ma di solito suggerisco poi alcune modifiche al fine di migliorare le prestazioni del prodotto stesso. Ad esempio ho recentemente collabo-rato con un’impresa di prefabbricazione associata ad ASSOBETON nell’ambito dei collegamenti tra pilastri, o tra pila-stro e fondazione. Tale argomento è divenuto uno dei temi principali dell’edilizia prefabbricata in quanto la dimensione dei pilastri por-tanti prefabbricati è limitata dalle condi-zioni di movimentazione; conseguente-

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1 - Industrie manufatti cementizi

D a l l ’ U n i v e r s i t à68

mente devono essere realizzati pilastri di dimensioni relativamente ridotte, che devono essere poi oppor tunamente uniti. Inoltre, particolare attenzione deve essere rivolta alla progettazione delle unioni in zona sismica per garantire al giunto adeguata resistenza e duttilità. In tale ambito si segnalano numerose soluzioni, molte sono proposte senza un adeguato suppor to teorico-speri-mentale mentre alcune sono svolte in collaborazione con docenti di Tecnica delle Costruzioni. Queste ultime sono in genere alquanto dettagliate sia dal punto di vista delle indagini sperimentali sia delle interpre-tazioni teoriche, ma pur troppo sono ancora poco numerose. La collabora-zione con la suddetta è stata avviata grazie all’indicazione di un ingegnere laureatosi a Ferrara; i dettagli tecnici potranno essere letti nell’articolo pre-sente nella rivista1.

4 Può dare qualche consiglio alle industrie del settore su come avviare iniziative di

questo tipo?Come ho già accennato le ricerche che ho avviato nell’ambito della prefabbrica-zione sono state svolte in quanto spesso l’impresa era stata forzata a farlo; questo fatto si è poi trasformato in un’impor-tante opportunità. Consiglio per tanto di evitare di dare risposte frettolose alle richieste for-mulate dai propri interlocutori, ma di cogliere invece l’occasione di appro-fondire aspetti che sono stati solita-mente trascurati.

5 Che cosa le fa venire in mente la parola “innovazio-ne”, in relazione ai manufatti

cementizi?Nel campo dell’edilizia è particolarmen-

te sentita l’esigenza di realizzare struttu-re di qualità in tempi brevi; infatti anche il periodo di non disponibilità del bene legato ai tempi di costruzione risulta essere un costo importante. In quest’ottica diviene impor tante disporre di tecnologie costruttive in grado di accelerare i tempi di costruzio-ne garantendo anche una elevata qualità costruttiva. Recentemente sono rimasto notevol-mente impressionato dalle tecniche costruttive utilizzate per la costruzione della “Red Lines” della metropolitana di Dubai. La linea è lunga circa 50 km e gli impalca-ti dei viadotti sono realizzati con 11.400 segmenti prefabbricati larghi 10 m e lunghi 4 m (Figure 3 e 4); che vengono successivamente post-tesi. Le campate hanno luce variabile tra 24 e 72 m e in due giorni è possibile realizzare una

campata di 36 m. La prefabbricazione si estende poi anche ai casseri cementizi delle 1.225 pile e dei corrispondenti pulvini (Figure 5 e 6).

Figure 3 e 4 – Particolare dei segmenti prefab-bricati che realizzano gli impalcati dei viadotti della metropolitana di Dubai.

1 L’articolo a cui si fa riferimento è presente nella sezione “Studi e Ricerche” di questo numero.

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Industrie manufatti cementizi - 1

69D a l l ’ U n i v e r s i t à

In particolare, il getto di completamento del pulvino è sostenuto dal suo cassero autoportante ed inizialmente si richiede che il pulvino sia in grado di sostenere la trave di varo e l’impalcato (Figure 7 e 8),

per le successive condizioni di esercizio si procede alla post-tensione dei cavi. n

Figura 5 – Pulvino.

Figura 6 – Particolare dei casseri cementizi.

Figure 7 e 8 – Metropolitana di Dubai.

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L’obbligo della Marcatura CE per molti dei nostri prodotti è già in vigore. I prodotti che non esibiscono il marchio CE, ove obbligatorio, non possono essere immessi sul mercato.Nel corso del 2008 diverrà obbligatoria la Marcatura CE di diversi prodotti prefabbricati strutturali.

✔ Siete a conoscenza delle scadenze di legge?✔ Siete a conoscenza degli adempimenti previsti?✔ Siete a conoscenza dell’attività ASSOBETON in questo ambito?

Per informazioni:aSSoBeTon – ing. alessandra ronchetti

Tel. 02.70100168 – int. 216 – e-mail: [email protected]

MARCATURA CEELEMENTI PREFABBRICATI

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71A t t u a l i t à

Corso di QualifiCazione: Prove non distruttive e valutazione dei materiali nelle strutture esistenti in Cemento armatoBologna: metodo sClerometriCo, 31 marzo – 3 aPrile 2008 metodo degli ultrasuoni, 14 – 17 aPrile 2008

Il 19° Congresso Internazionale BIBM, la Fede-razione europea del settore della prefabbri-cazione, si terrà a Vienna dal 7 al 10 maggio 2008.Attraverso gli interventi di qualificati rela-tori, l’evento si propone di tracciare le linee dello sviluppo presente e futuro del settore dei manufatti a base cementizia sotto il profilo economico, tecnico, sociale ed ambientale.Come nelle passate edizioni, sono previ-ste attività parallele al Congresso: uno spa-zio dedicato all’esposizione fieristica, attività sociali ed un programma turistico per gli accompagnatori.

Tutte le informazioni su programma ed iscrizione al Congresso sono dispo-nibili, costantemente aggiornate, sul sito: www.bibm2008.com

ContenutiGli argomenti principali del programma posso-no essere così sintetizzati:4 sviluppo del settore sotto il profilo della

competitività, dello sviluppo tecnico e dell’at-tenzione alle tematiche ambientali;

4 sviluppo del contesto in cui si colloca l’indu-stria dei manufatti cementizi con particolare attenzione alle strategie dell’Unione europea (ambiente, sostenibilità, legislazione, normati-ve, costi burocratici, ecc.).

19° Congresso internazionale BiBmvienna, 7-10 maggio 2008

Industrie manufatti cementizi - 1

AIPnD Associazione ItalianaProve non Distruttive Monitoraggio Diagnostica

Alma Mater Studiorum Università di Bologna

DISTART Dipartimento di Ingegneria delle Strutture, dei Trasporti, delle Acque, del Rilevamento, del Territorio

La valutazione delle proprietà dei materiali è oggi un tema di grande attualità, in relazione agli adempimenti previsti dalle recenti disposizioni normative, che influenzano in maniera determi-nante la progettazione degli interventi sulle strut-ture esistenti. Il quadro normativo si è arricchito nel 2007 di nuove Linee Guida del Ministero dei Lavori Pubblici e di nuove norme EN che trat-tano espressamente questo argomento, aggiun-gendosi alle Norme Tecniche del 2005, alla bozza del nuovo testo uscita nel Dicembre 2007, alle disposizioni dell’Eurocodice EC8 e all’Ordinanza 3431/2005 PCM. Questo corso ha la finalità di fornire un quadro aggiornato della situazione e di formare professionisti e tecnici in grado di affrontare con competenza le rinnovate esigenze nel campo della diagnostica strutturale. Dopo un ampio approfondimento di queste tematiche e delle conoscenze generali, vengono trattati nello specifico il metodo sclerometrico e quello degli ultrasuoni. Il corso è rivolto a professionisti e per-sonale tecnico addetto al controllo di strutture all’interno di società, imprese ed enti pubblici, ma anche a giovani diplomati o laureati. Le lezioni in aula sono affiancate da una consistente attività di laboratorio, in cui i partecipanti hanno la possibili-

tà di utilizzare personalmente le apparecchiature operando su campioni di prova espressamente predisposti. Sono previsti test di autovalutazione consistenti in simulazione delle prove d’esame. L’attestato di partecipazione costituisce titolo di addestramento per chi, avendo maturato una adeguata esperienza, desidera ottenere la certificazione di livello 2 con valenza europea da parte di un organismo di certificazione accredi-tato dal SINCERT, ai sensi delle Norme UNI EN 473 e ISO 9712. A questo fine è prevista, per chi lo desidera, la possibilità di sostenere il relativo esame presso un centro autorizzato. n

Per informazioni rivolgersi a:

Sig.ra Maria Teresa Bazzani, AIPnD – BresciaTel. 030 3739173, Fax 030 3739176,[email protected]

Ing. Patrizia RicciTel. 339 8981251, [email protected]

Ing. Barbara BonfiglioliTel. 347 9077768, [email protected]

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72 A t t u a l i t à

1 - Industrie manufatti cementizi

Programma preliminare

8th May 2008SUSTAINABILITY – LIFE

BLOCK 2 - (ROOM I)

8th May 2008STANDARDS – CONCRETE

BLOCK 2a - (ROOM II)

13:00-14:30 13:00-14:30

“The European Construction Product Directive”

Mr. Vicente Leoz ArgüellezDG Enterprise and Industry

Direction I - Industries de la nouvelle approche,

tourisme et RSE

“Sustainable building and construction – a global challenge”Mr. Olivier Luneau,

Lafarge group’s Senior Vice President Sustainable Development and Public Affairs.

Chairman: UNEP SBCI (Sustainable Buildings & Construction Initiative)

“Sustainability and the concrete producer” Sustainability – the approach in the UK

concrete IndustryDr. Miles Watkins

Director of Group Environmental and Corporate Social Responsibility

of Aggregate Industries LtdChairman of the “sustainability committee”

of “British precast”

“Assessing sustainability of construction products: actual trends and alternatives”

Univ.-Prof. Dipl.-Ing. Dr. Peter Maydl, TU Graz, Institut für Materialprüfung und

BaustofftechnologieAustrian delegate CEN TC 350

“Product standards – a positive investment for the precast

concrete industry”Michel Vallés

chairman of CEN TC229

“Eurocodes – the evolution of a landmark in European

Standardisation”Jean-Armond Calgaro

chairman of CEN TC250; Ingénieur Général des Ponts et

Chaussées

“Standards – burden or necessity for a competitive economy”Dr. Juan Carlos López Agüí

President of CEN

BREAK / EXHIBITION

8th May 2008GENERAL OPENING - BLOCK 1 (ZEREMONIENSAAL)

10:00

Opening Ceremony“Welcome of the guests”

DI Gernot Brandweiner MBA – chief executive VÖB

“How does BIBM represent the interests of the precast concrete industry” Dr. Bernd Wolschner – CEO SW Umwelttechnik, President of BIBM

“Lisbon strategy and Envi-ronmental care - Contradiction or completion” Günter Verheugen (asked) - Vice President of the European Commission in charge

of Enterprise and Industry

“Success drivers and visions in Central and Eastern European countries”Dr. Wolfgang Reithofer – CEO Wienerberger AG

BREAK / EXHIBITION

12:00

12:00-13:00

14:30-15:30

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74 A t t u a l i t à

1 - Industrie manufatti cementizi

8th May 2008PARTNERS – NEEDSBLOCK 3 – (ROOM I)

9th May 2008MEEC – NEEDSBLOCK 4 (ROOM I)

8th May 2008TECHNIQUE – CONCRETE SOLUTIONSBLOCK 3a (ROOM II)

9th May 2008CONCRETE QUALITY – CONCRETE SOLUTIONSBLOCK 4a (ROOM II)

15:30-17:00

9:30-11:00

15:30-17:00

9:30-11:00

“The Social Dialogue Agreement “Respirable Silica Dust” – chance or bureaucratic threat?”Dr. Michelle Wyart Remy“European Industrial Mineral Association” – IMA Europe Secretary General

“Concrete Structures - No Limits for Innovative Construction Technologies”Univ.-Prof. DI Dr.-Ing. Johann Kollegger, TU Wien; Institute for structural engineering

“VERTICAL STREET”, or Kill your darlings.“KOBBEN” a sustainable a successful living quarter in Stockholm’s Hammarby Sjöstad. Göran Lundquist,Architect-award winning-researcher, author and president of CAN Architects AB

“Concrete Vision – future living in concrete house”Linda Persson, project leader – Swedish female network in the Swedish concrete association

Michael Schmidt – University of Kassel“Concrete of the future – high tech and sustainable”

“www.miljobasen.no – environmental information tool developed by the Norwgian Concrete Society, - with partners”Per JahrenP.J.Consult AS

“The new EU chemicals regulations and their consequences for the precast concrete industry”Eddy Dano, Managing Director of Fédération de l’industrie du Béton (FEBE) Belgium

“Industrial design of precast elements: Integrated data and information flow f rom planning to construction site”DI Gunther Wildermuth,General Manger, Nemetschek Engineering

“Social partnership – the better way to solutions”Dr. Christoph LeitlPresident of the Austrian Federal Economic Chamber; President of SME UnionHonorary President of Eurocham-bresChairman of Global Chamber Platform

Optimized Production of Precast Parts within an integrated Dataflow from Design to Construction Site” Dr. Christian HanserManaging PartnerSAA Software Engineering GmbH

“Future – mechanical engineering”Mr. Esa EnqvistElematic

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1 - Industrie manufatti cementizi

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“Concrete building solutions – sustainable and safe”Dr. Gösta Lindström, Strangbetong (Swedish Precast concrete Industry) The Swedish “Hammarby Sjostad project”

Silvain Dehaudt – CERIB“Evolution of materials – consequences for manufacturing precast concrete”

“New generation admixtures: essential components for a sustainable precast concrete industry”Roberta Magarotto, Head of Technology and Development BU Admixture Systems Europe

BREAK / EXHIBITION11:00-12:00

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9th May 2008SUSTAINABILITY – CONCRETE SOLUTIONSBLOCK 5 (ROOM I)

9th May 2008TECHNICAL FUTURE – SOLUTIONSBLOCK 5a (ROOM II)

12:00-13:30 12:00-13:30

“Technical Innovation – basis for sustainable development of “old” and “new” markets” Dkfm Andreas Kern, Hedelberg Cement AG, Member of the Managing Board; Europe - Central Asia; HTC Europe

“Precast From The Other Side Of The World”Simon Hughes, Hollow Core Concrete Pty. Ltd; Australia

“Multinational Management and Expertise - basis for sustainable develop-ment in “new” and “old” markets”Seppo Rajamäki, Consolis, Group Vice president, Baltic & Eastern Branch, Technological Functions

“Fire Safety Engineering: Balance between benefits and risks”Mrs. Fabienne Robert, CERIB Head of Fire Section, Products & Systems Division

“Regional enterprises – basis of sustainable development of the Middle and Eastern European markets”Marian Petre MilutPresident of National Union of Romanian EmployersPresident of Board of S.C. PREFAB S.A.

“Evolution of materials – consequences for manufacturing precast concrete” Silvain Dehaudt, CERIBDéveloppement Durable et Process

“Paving markets in central and eastern Europe”Mag. Robert Holzer, Semmelrock International

“Across the continents - Introduction of SCC in the “Prainsa Group”Hugo LasalaR&D ManagerGrupo PRAINSA, SpainANDECE.

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Industrie manufatti cementizi - 1

di Patrizia Ricci

Il XIII Congresso Nazionale ASSOBETON si terrà il 22 e 23 maggio 2008 a Baveno, presso il Grand Hotel Dino. Il successo del Congresso di un’Associazione è legato a vari

aspetti quali la scelta della sede, la durata, il tema del dibattito, la logistica, solo per indi-carne alcuni. Questo breve reportage sulla località scelta quale sede del Congresso, costituisce il primo di una serie di ar ticoli dedicati all’evento.

Xiii Congresso nazionale assoBeton: Baveno22 - 23 maggio 2008

9th May 2008MARKETS – SOLUTIONSBLOCK 6 (ROOM I)

14:30-16:00

“The little green book of precast concrete”Martin Clarke, British precast, chief executive

Pierre Brousse – Consolis Handing-over BIBM presidencySpeech of new president:“Future chances and challenges for the precast concrete industry”

Baveno e il suo territorio Itinerari, tradizioni, naturaBaveno si trova in Piemonte in provincia di Verbania, ad un’altitudine di m. 205 s.l.m. e conta poco meno di 5.000 abitanti. Rinomata stazione di villeggiatura già dal seco-lo scorso, come testimoniano le sontuose ville sparse sul suo territorio, tra cui: Villa Henfrey (oggi nota come Villa Branca) dove sono stati ospiti la Regina Vittoria d’Inghilterra e Lord Byron e Villa Fedora, appar tenuta al noto compositore Umberto Giordano, in cui onore ogni estate si tiene un festival di musica lirica,

classica e di danza. Nel centro storico del paese interessante è la visita della parrocchiale dei SS. Gervasio e Protasio, risalente ai secc. X-XI, con attiguo Battistero ottagonale e cam-panile romanico. Par ticolarmente apprezzata dai turisti è la piccola frazione di Feriolo, antica stazione di transito delle truppe romane dirette ai valichi alpini, che mantiene ancora oggi il suo carat-teristico aspetto di villaggio di pescatori e scalpellini.

Il Congresso infatti è, e deve essere, un’oc-casione per incontra-re colleghi e fornitori in un ambiente rilas-sato ed informale e, perché no, per sco-prire una cittadina posta sulla sponda occidentale del lago Maggiore, di fronte al golfo Borromeo, in un ter r i tor io insieme rivierasco e montuoso.

Una foto del Grand Hotel Dino, sede del Congresso.

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1 - Industrie manufatti cementizi

Scoprire la cittàTra sacro e profanoBaveno è ricca di angoli suggestivi, di spiaggette, tra le quali quella di Villa Fedora e di giardini

lussureggianti, impreziosita dal grazioso centro storico e dalla Chiesa Parrocchiale, un com-plesso monumentale che risale all’anno Mille, comprendente anche il Battistero, il campanile, il sagrato e la Via Crucis. Esistono, in Baveno cen-tro, due nuclei abitati che hanno almeno in parte conservato le caratteristiche del borgo antico. Questi agglomerati sembrano riproporre un modo di abitare molto diverso dall’attuale. I due nuclei si chiamano “Domo” e “Baitone”. Il nucleo di “Baitone”, a nord della chiesa, si articola in una serie di viuzze che scendono verso la strada del Sempione, dove vi è un edificio (ora restaurato) che fu nell’ottocento il più antico albergo del lago: “l’Albergo della Posta”, con la sosta dei cavalli. Qui soggiornavano quanti scendevano verso l’Italia dal Valico del Sempione. Si ricorda-no anche alcuni nomi celebri come Napoleone I, Schubert, Dumas e Churchill. Dal Sagrato della Chiesa (XII sec.), dedicata ai SS. Gervasio e Protasio, ci si addentra nel quartiere “Domo”, un agglomerato di case addossate l’una all’altra.

I cortili interni, i piccoli portici, i lunghi ballatoi di legno, i vicoli stretti e tortuosi, le ripide scale, le piazzette, le cappelle e i dipinti votivi, sono tutte parti integranti dell’alloggio, non inteso come uno spazio chiuso al mondo esterno.

Ne è un esempio la pittoresca casa Morandi di impianto settecentesco con scale esterne e ballatoi. Qui può essere più facile incontrarsi, partecipare ad una vita di comunità. Oltre il torrente Selvaspessa si trova la frazione di Oltrefiume; il borgo deve la sua origine agli

insediamenti dei cavapietre e degli scalpellini addetti all’estrazione ed alla lavorazione del granito rosa. Nel nucleo più antico, recen-temente restaurato, restano a testimoniare questo passato operoso, molti manufatti in granito inseriti come elementi architettonici delle case. Da non perdere, infine, la frazione di Feriolo che, pur mantenendo ancora oggi il suo

caratteristico aspetto di villaggio di pescatori e scalpellini, è divenuto uno dei poli del turismo all’aria aperta.

Chiesa SS. Gervasio e Protasio - Foto di Jean Pierre Strola

Casa Morandi - Foto di Jean Pierre Strola

Frazione di Oltrefiume - Foto di Jean Pierre Strola

Frazione di Feriolo - Foto di Jean Pierre Strola

Villa Fedora - Foto di Jean Pierre Strola

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Le escursioniPrendete... NOTA

> Le Isole BorromeeDa Baveno con battelli sia pubblici che pri-vati è possibile visitare queste tre splendide isole. L’Isola Superiore, detta dei Pescatori, l’Isola Bella che ospita il sontuoso palazzo Borromeo ed i famosi giardini terrazzati all’italiana e l’Isola Madre dove si potranno ammirare il giardino botanico, con le più svariate specie di piante rare ed esotiche, e l’antico palazzo con ambientazioni d’epoca.

> Lago Maggiore ExpressÈ la gita che riscuote maggior successo: si par te al mattino da Baveno con il treno alla volta di Domodossola, da qui con un suggestivo trenino si attraversa la Val Vigez-zo, non a caso detta dei Pittori, si entra in Svizzera passando per le Centovalli e si arriva a Locarno; dopo una visita alla città, nel pomeriggio si ripar te con il battello per ammirare tutto lo splendore dei pic-coli paesi, dei boschi e delle ville del Lago Maggiore.

> Villa Taranto I Giardini di Villa Taranto a Verbania sono uno dei complessi botanici fra i migliori del mondo. Molte migliaia di piante, impor tate da vari Paesi, e collezioni rarissime, alcune delle quali uniche in Europa.

> Il Mottarone e il Giardino Botanico Alpinia“La montagna dei due laghi”, così è chia-mato il Mottarone (m. 1491) per la sua par ticolare posizione da cui si può gode-re di un panorama davvero suggestivo che abbraccia sia il Lago Maggiore che il Lago d’Or ta. In località Alpino, è situato il Giardino Botanico Alpinia che copre una superficie di circa 40.000 mq. ed offre una vista spet-tacolare sul Golfo Borromeo e sulle cime della Valgrande.

> Orta San GiulioSi trova ad una trentina di chilometri da Baveno, sulle rive del lago omonimo, ed è una località tra le più antiche e meglio conservate della regione. Orta San Giulio è attraversata da caratteristiche stradine sulle quali si affacciano costruzioni di epoca medievale e barocca. Di fronte ad Orta sorge l’Isola di San Giu-lio, su cui è insediata una chiesa antichissi-ma, che si dice fu fondata da San Giulio in persona, nel IV secolo.

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> Macugnaga e il Monte RosaDista da Baveno una sessantina di chilome-tri e sorge alle pendici del Monte Rosa (m. 4.365), il secondo monte più alto d’Europa. Il borgo fu fondato dai “valser”, popolazio-ni germaniche che si insediarono sulle più impervie cime del territorio elvetico ma che, a causa di carestie, a volte sconfinavano nelle valli italiane; il fascino di Macugnaga è dovuto proprio alle tipiche costruzioni ed ai costumi di queste genti. Da qui è possibile raggiungere quota 2000 metri con la seggio-via del Belvedere ed addirittura il ghiacciaio a 3000 metri con le funivie Bill-Passo Moro.

Natura & sport1

Dal trekking alle escursioni in mountain bike, dal golf al parapendio…Laghi, fiumi, colline e montagne si offrono come scenario ideale per trascorrere giornate all’aria aperta fra natura e sport. In tutte le sta-gioni, Baveno offre, oltre alla piacevolezza del soggiorno, numerose escursioni via acqua o via terra alla scoperta del patrimonio naturalistico e la possibilità di praticare numerose attività

sportive e ricreative come trekking, mountain bike, golf, equitazione, vela, canoa, sub, sci nautico, pesca, bocce, calcetto, parapendio. Inoltre la pri-vilegiata posizione centrale di Baveno, punto di snodo verso l’Ossola, consente di raggiungere in breve tempo il Parco Nazionale della Val Grande, la più vasta area Wilderness d’Italia e delle Alpi, Macugnaga e il Monte Rosa, il Parco Naturale dell’Alpe Veglia e dell’Alpe Severo, la Val Formazza e la Val Vigezzo.

1 Tratto da Speciale Città di Baveno a cura di ML monti&laghi news di Rita Ghisalberti.

Block notes

> Road bookIn auto: da Milano con l’autostrada A8 Milano-Laghi, che si congiunge poi con la A26 in direzione Gravellona Toce, uscita Baveno. Da Torino con l’autostrada A4 e poi con la A26 in dire-zione Gravellona Toce, uscita Baveno.In treno: da Milano collegamenti sulla linea Milano Domodossola (Ginevra - Berna) direttamente alla stazione di Baveno con treni regionali ed interregionali oppure alla stazione di Stresa (km 3) con treni Inter-city, Euro-city e Cisalpino.Dall’aeroporto internazionale di Milano Malpensa: distanza da Milano Malpensa: 45 km – servizio bus navetta da marzo ad ottobre (prenotazione obbligatoria tel. 0039.0323.552172).

> InfoUfficio Turismo del Comune di Bavenotel/fax: 0039.0323.924632sito web: www.comune.baveno.vb.ite-mail: [email protected]

Distretto Turistico dei Laghitel.: 0039.0323.30416fax: 0039.0323.934335sito web: www.distrettolaghi.ite-mail: [email protected]

Si ringrazia l’Ufficio del Turismo della Città di Baveno per il materiale gentilmente concesso.

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di Giovanni Plizzari e Marco Savoia

È ormai pienamente riconosciuto che l’Italia ha assunto una posizione di rilievo, in ambito internazionale, nel campo del rinforzo struttu-rale mediante materiale compositi, sia per la presenza di un patrimonio edilizio particolar-mente vario ed importante che per la cono-scenza nel settore da parte dei ricercatori. Fanno parte del patrimonio edilizio italiano, infatti, sia costruzioni di rilevante importanza storica ed architettonica, che realizzazioni più recenti in muratura, in c.a., in c.a.p. ed in acciaio. La maggior parte di queste ultime ha superato abbondantemente i trent’anni di vita, per cui molte di esse necessitano di interventi più o meno urgenti di riabilitazione strutturale.L’esigenza ormai non più differibile dal punto di vista tecnico e lo stato avanzato delle cono-scenze nel settore in ambito nazionale hanno motivato, da parte del C.N.R., l’istituzione di uno specifico gruppo di studio per l’elabora-zione di un documento tecnico per la proget-tazione di interventi di riabilitazione struttura-le mediante FRP (Fiber Reinforced Plastics). Il documento redatto da tale gruppo di studio, il DT200/2004 “Istruzioni per la progettazione, l’esecuzione ed il controllo di interventi di conso-lidamento statico mediante l’utilizzo di compositi fibrorinforzati: materiali, strutture in c.a. e in c.a.p., strutture murarie”, risulta essere un documento assolutamente d’avanguardia, se confrontato con le più recenti istruzioni a livello interna-zionale (le americane ACI 440, le giapponesi JSCE, le europee FIP-CEB e molte altre). In particolare, tale documento, oltre ad avanzati e ben chiari criteri di dimensionamento per le strutture in calcestruzzo armato, ha affrontato per la prima volta anche alcuni temi di partico-lare importanza per il patrimonio edilizio ita-liano, quale ad esempio il rinforzo di strutture in muratura.Nella prima par te della giornata di studio del CTE sulla “Progettazione con i calcestruzzi (FRC) ed i compositi (FRP) fibrorinforzati”, dedi-cata a progettisti e operatori del settore civile, sono stati illustrati gli aspetti fondamentali del CNR DT 204, presentati da docenti di livello nazionale esperti del settore, tra i principali redattori del suddetto documento tecnico.Il Prof. Luigi Ascione, ordinario dell’Università di Salerno, ha aperto i lavori presentando le linee generali del presente documento tecnico nonché i lavori del C.N.R. in materia di Com-missione Norme.

Successivamente, i Proff. Claudio Mazzotti, Marisa Pecce e Roberto Realforzo, rispettiva-mente docenti presso le Università di Bologna, del Sannio e di Salerno, hanno presentato le norme riguardanti gli interventi di rinforzo per le strutture in calcestruzzo armato. Le pre-sentazioni hanno riguardato in primo luogo i materiali utilizzati per il rinforzo strutturale (tessuti, lamine, adesivi, etc.), i criteri generali di progettazione (nel contesto delle verifiche agli stati limite) e le verifiche nei riguardi della delaminazione del rinforzo dal supporto in calcestruzzo. Tali verifiche, di fondamentale importanza in quanto il distacco del rinforzo può provocare la crisi improvvisa della strut-tura rinforzata, sono alla base di tutti i criteri di progetto per il rinforzo strutturale con FRP. Sono state quindi illustrate le differenti metodologie di rinforzo per travi e pilastri in c.a. Nel primo caso, il rinforzo mediante FRP può essere efficace nei riguardi delle verifiche a flessione e a taglio. Nelle presentazioni dei docenti sono stati illustrati i criteri di dimen-sionamento e di verifica nei riguardi di tali sollecitazioni. È stato quindi trattato il caso del rinforzo di pilastri mediante fasciatura. In que-sto caso, il composito consente di confinare il calcestruzzo, aumentando la portanza del pilastro nei riguardi dei carichi verticali nonché un significativo aumento di duttilità nei riguardi di sollecitazioni di compressione e flessione ciclica, tipica dell’azione sismica.Il Prof. Elio Sacco dell’Università di Cassino, ha quindi trattato il problema del rinforzo di strutture in muratura. Sono stati descritti i criteri sia per il rinforzo localizzato, al fine di evitare specifici meccanismi di collasso deri-vanti da difetti di realizzazione della struttura, che rinforzi completi di edifici in muratura in un’ottica di adeguamento sismico (pareti, volte, colonne in muratura). In tale campo di applicazione, di grande importanza in Italia, le Linee Guida C.N.R. DT200/2004 rappresenta-no una sicura novità a livello internazionale.Ha concluso la serie di presentazioni l’illustra-zione, da parte dell’Ing. Antonella Giordano dell’Università di Salerno, di una serie di esem-pi applicativi nei quali sono state descritte ed applicate le tecniche di consolidamento strut-turale con materiali compositi.L’ing. Francesco Focacci, dell’IUAV di Venezia, ha successivamente presentato alcune nuove tecniche di rinforzo strutturale con l’uso di compositi a matrice cementizia.La seconda parte della giornata è stata invece

Progettazione strutturale Con i CalCestruzzi (frC) ed i ComPositi (frP) fiBrorinforzati alla luCe dei nuovi doCumenti normativigiornata di studio organizzata dal Cte al PoliteCniCo di milano - 23 novemBre 2007

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Industrie manufatti cementizi - 1

dedicata ad una diversa tipologia di compo-sito: il calcestruzzo fibrorinforzato (FRC) che rappresenta uno dei calcestruzzi ad alte pre-stazioni più promettenti nell’ingegneria delle strutture. In questo caso le fibre sono corte (l < 60 mm), discontinue e non sono applicate esternamente ad un elemento di calcestruzzo esistente ma sono inserite nella matrice di cal-cestruzzo fresco durante l’impasto.L’aggiunta di fibre disperse in una matrice cementizia ne modifica le proprietà meccani-che. In particolare, migliora il comportamento a trazione contrastando l’apertura progressiva delle fessure.Esistono diverse tipologie di fibra, alcune predi-sposte per migliorare soprattutto la resistenza al fuoco o alla fessurazione da ritiro, altre per conferire tenacità al FRC che, in questo caso, può essere utilizzato nelle applicazioni strut-turali. Una volta raggiunta la fessurazione della matrice, le fibre strutturali sono in grado di manifestare il proprio contributo, conferendo al composito una resistenza post-fessurazione assente nella matrice senza fibre.L’utilizzo di fibre (strutturali) in sostituzio-ne dell’armatura convenzionale, consente di ridurre i tempi di posa delle armature, i tempi di controllo del corretto posizionamento dell’armatura (richiesti alla D.L.), in aggiunta al risparmio dello spazio destinato allo stoccag-gio dell’armatura convenzionale (barre o rete elettrosaldata).I calcestruzzi fibrorinforzati sono già diffusa-mente impiegati nelle pavimentazioni indu-striali e per i rivestimenti delle gallerie ma stanno suscitando grande interesse anche nel settore della prefabbricazione.L’utilizzo dei calcestruzzi fibrorinforzati nella progettazione strutturale è ora facilitato dalle “Istruzioni per la Progettazione, l’Esecuzione ed il Controllo di Strutture di Calcestruzzo Fibrorin-forzato” del CNR (DT204/2006). Tali istruzioni, strutturate come gli Eurocodici, contemplano le principali verifiche agli stati limite di esercizio ed agli stati limite ultimi, in aggiunta alla dura-bilità, alla resistenza al fuoco ed al controllo di qualità.Anche questa seconda parte della giornata di studio ha avuto numerosi relatori che hanno contribuito attivamente alla stesura delle istru-zioni CNR DT204/206.Il Prof. Roberto Felicetti del Politecnico di Milano ha presentato i principali aspetti rela-tivi alla resistenza al fuoco degli FRC ed ha mostrato come alcune particolari tipologie di fibra possano aumentare la resistenza al fuoco dei FRC. Il Prof. Marco di Prisco, del Politecni-co di Milano, ha successivamente presentato il documento DT204/2006 del CNR, dedican-

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1 - Industrie manufatti cementizi

do particolare attenzione ai legami costitutivi del FRC ed al controllo di produzione del materiale.I principali aspetti tecnologici sono stati trattati dall’Ing. Stefano Cangiano che ha presentato le problematiche relative al mix design ed il metodo di prova per la classificazione del materiale, previsto dalla UNI 11039.Il Prof. Antonio Grimaldi, della seconda Uni-versità di Roma (Tor Vergata), ha mostrato un esempio di progettazione di una trave in c.a. con fibre, con particolare riferimen-to alla determinazione dei legami costitutivi (sulla base dei risultati delle prove con la UNI 11039), alla verifica a flessione e a taglio.La presentazione del Prof. Giovanni Plizzari, dell’Università di Brescia, ha riguardato i rivesti-menti di galleria, sia a segmenti sia tradizionali. L’utilizzo dei materiali innovativi nella realizza-zione dei rivestimenti per galleria è il tema di un progetto nazionale di ricerca (PRIN 2006), cofinanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca, che vede coinvolte cinque sedi universitarie italiane. Le fibre sono già diffu-samente utilizzate nel calcestruzzo proiettato per i rivestimenti di prima fase ma possono essere impiegate con successo anche nei rive-stimenti finali delle gallerie tradizionali, dove possono sostituire, in funzione della copertura del tunnel, una parte significativa dell’armatura convenzionale che, essendo curva, richiede tempi di posa ancora più lunghi. Le fibre sono già state utilizzate anche per la realizzazione di conci prefabbricati per rivestimenti di galleria, dove sono in grado di sostituire con successo l’armatura tradizionale posata per gli sforzi diffusi e garantiscono inoltre la presenza di un rinforzo anche in quegli spigoli che potrebbe-ro essere danneggiati da eventuali urti o nella fase di spinta dei martinetti.L’Ing. Claudio Failla, della Magnetti Building di Carvico (BG), ha successivamente presentato un sistema avanzato per la realizzazione del FRC nella centrale di betonaggio per la prefab-

bricazione e in aggiunta alcune grandi opere realizzate con calcestruzzo fibrororinforzato; tra queste, sono state presentate importanti pavimentazioni industriali, la grande platea di fondazione della Postdamer Platz di Berlino, alcune travi in c.a.p. di copertura di una piscina e la maestosa struttura a guscio del nuovo parco oceanografico di Valencia, in Spagna.La presentazione del Prof. Alber to Meda dell’Università di Bergamo ha riguardato la progettazione delle pavimentazioni industriali nelle quali le fibre sono già ampiamente uti-lizzate per sostituire totalmente l’armatura convenzionale (rete). I metodi di progetta-zione tradizionali non possono però essere utilizzati per un materiale che, come il FRC con bassi dosaggi di fibre, ha forti caratteristi-che di nonlinearità. Il Prof. Meda ha per questo presentato metodi di calcolo avanzati, previsti dalla DT204/2006, che consentono di sfrut-tare tutte le potenzialità che le fibre sono in grado di offrire.L’ultima (non per importanza) presentazio-ne è stata tenuta dall’Ing. Zila Rinaldi, della seconda Università di Roma (Tor Vergata) ed ha riguardato il ripristino di strutture in c.a. esistenti, perché non più idonee a portare i nuovi carichi di progetto (per esempio le azio-ni sismiche) o perché danneggiate dal tempo e dall’uso. Queste tecniche di rinforzo sono molto promettenti perché, oltre all’aumento della durabilità della struttura, reso possibile dall’alta qualità delle matrici FRC impiegate, sono particolarmente efficienti anche per le condizioni di esercizio delle strutture.In conclusione, i diversi interventi hanno evi-denziato le potenzialità di questi materiali innovativi che sono ormai una bella realtà per i costruttori ed i progettisti che possono anche avvalersi di valide istruzioni per la progetta-zione. La giornata di studio ha sicuramente fornito un aggiornamento tecnico-scientifico sugli aspetti fisici di alcuni importanti materiali innovativi per le applicazioni strutturali. n

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Industrie manufatti cementizi - 1

di Andrea Dari

Su una superficie di circa 85.000 metri quadri con oltre 1.700 espositori si è tenuta a Las Vegas, alla fine di gennaio, l’edizione 2008 di World of Concrete, “WOC” come viene chia-mata negli Stati Uniti. WOC è molto diversa

dalle fiere che si è abituati a vedere in Italia e in Europa. Innanzitutto è una manifestazione fie-ristica dedicata interamente all’industria delle costruzioni in calcestruzzo. Non sono quindi presenti altri settori affini, come quello della lavorazione degli inerti o del movimento terra, o almeno solo in modo molto marginale. Que-sta specializzazione ha portato WOC a pre-sentare non solo soluzioni per la parte interna del settore (macchine, impianti, additivi …), ma anche rivolte agli utilizzatori (prescrittori, pro-gettisti, imprese) ed a diventare, di fatto, una bandiera per la promozione del calcestruzzo come soluzione per le diverse esigenze del mondo delle costruzioni. Si può affermare che uscendo dal World of Concrete si prova il reale “desiderio di costruire in calcestruzzo”.

World of ConCrete 2008

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Le categorie rappresentate sono tante: i pro-duttori di macchine e impianti, di additivi, di fibre, di componentistica, di stampi per i cal-cestruzzi decorativi, di resine, di macchine per la lavorazione dei pavimenti, di prodotti per la gestione del parco macchine, di attrezzature di prova e controllo, etc. Sono invece presenti in modo ridotto le aziende che si rivolgono al settore della pre-fabbricazione. Questo perché negli Stati Uniti esistono altre manifestazioni più dedicate come il MCPX, (www.mcpx.org) dal 7 al 9 febbraio 2008 a Denver, in Colorado; il Precast Show (www.theprecastshow.org) organizzato dalla NPCA (National Precast Concrete Asso-ciation) a Houston, in Texax, dal 20 al 22 febbraio 2008. Molte le rappresentanze delle associazioni: tra le tante, Por tland Cement Association - PCA (produttori di cemento), National Ready Mixed Concrete Association - NRMCA (produttori di calcestruzzo preconfezionato), Precast/Prestressed Concrete Institute - PCI (produttori di prefabbricati), American Con-crete Institute - ACI, The Concrete Society (dalla Gran Bretagna) e molte altre ancora.La struttura espositiva è par ticolarmente attenta alle esigenze del visitatore. Le dimensioni medie degli stand sono ridotte, con allestimenti limitati. Questo approccio consente al partecipante di visitare la fiera in minor tempo e di individuare in modo più efficace le aziende da visitare. Molta l’attenzione invece dedicata al cliente, accolto sempre con grande entusiasmo per spiegare le caratteristiche dei prodotti/attrez-zature proposte. Di conseguenza negli stand, le aziende sono presenti con numerosi tecnici e poche hostess. Peraltro, ad ogni partecipante viene conse-gnato un badge di grandi dimensioni, che

consente un controllo veloce al momento dell’accesso e, quindi, riduce il problema delle file, e un badge magnetico. Questo secondo tesserino è particolarmente utile: quando un congressista visita uno stand non occorre registrane manualmente i dati o prendere il biglietto da visita. È sufficiente una lettura del badge magnetico da parte dell’espositore.Vengono inoltre adottate soluzioni cromatiche e di arredo che facilitano gli spostamenti dei visitatori e, allo stesso tempo, rendono più confortevole la sosta negli stand di interesse.Nell’area esterna sono posizionate due aree di prova, dedicate entrambe al settore delle pavimentazioni. Diverse le aziende italiane presenti alla manifestazione. Gli approfondi-menti con gli espositori hanno evidenziato una crescita della presenza della nostra industria e dei nostri prodotti in un mercato caratterizza-to da una forte crisi del residenziale (-27%) e una crescita dell’industriale.Qualche consiglio per chi vuole quindi visita-re il WOC nei prossimi anni: la fiera richiede almeno due giorni di visita e un trolley da riempire con la documentazione, le pubblica-zioni e i gadget che si trovano in abbondanza nei diversi stand. Il Convention Center si trova nella parte centrale di Las Vegas: gli alberghi più vicini sono il Treasure Island, il Wynn Las Vegas Hotel, il Venetian Resort Hotel Casino, il Palazzo. Da Las Vegas è possibile fare escursio-ni presso il Grand Canyon: si parte la mattina all’alba (le compagnie passano direttamente in albergo con lo shuttle a prelevare i clienti), con un aeroplano da circa 20 posti ci si trasfe-risce al Grand Canyon, dove si può compiere una escursione con l’elicottero, con la barca e a piedi. Nel caso si prenoti l’escursione con l’elicottero, conviene verificare prima la durata del volo: molto spesso si tratta di un giro di trasferimento di pochi minuti, mentre esistono soluzioni molto più articolate.

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1 - Industrie manufatti cementizi

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Se è possibile, conviene aggiungere un giorno per la visita degli hotel/resort di Las Vegas e un’ulteriore tappa, possibilmente nel parte orientale degli Stati Uniti, per spezzare il lungo

viaggio dall’Italia. Da non perdere gli spettacoli del Cirque du Soleil negli hotel di Las Vegas, ricordandosi di prenotarli alla partenza. n

Come si ricorderà, a partire dal 1o gennaio 2008 tutti gli impianti di produzione di calce-struzzo con processo industrializzato dovran-no possedere la certificazione del Sistema di Controllo di Produzione (FPC).Di seguito l’elenco completo degli Istituti attualmente autorizzati dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici a tale certifica-zione del Sistema di Controllo del Processo ai sensi del d.m. 14/09/2005:4 ABICert – Zona industriale Cuculo –

66026 Ortona (CH);4 Associazione ICIC – Via dei Mille, 23 –

00185 Roma;4 Bureau veritas Italia SpA – Viale Monza

261 – 20126 Milano;4 Geolab s.r.l. – Via De spuches s.n. – 90044

Carini (PA);4 ICIM – Piazza Armando Diaz 2 – 20123

Milano;4 ICMQ SpA – Via Gaetano De Castillia, 10

– 20124 Milano;4 ISTEDIL SpA – Via Tiburtina Km 18.300 –

00012 Guidonia Montecelio Loc. Setteville (RM);

4 Istituto Giordano – Via Rossigni, 2 – 47814 Bellaria Igea Marina (RN);

4 Rina SpA – Via Corsica, 12 – 16128 Genova; 4 SGS Italia SpA – Via Gaspare Gozzi, 1/A –

20129 Milano;

4 Tecno Piemonte Srl – Statale Valsesia, 20 – 28078 Romagnano Sesia (NO);

4 Tecnoprove Srl – Via dell’Industria, s.n. – 72017 Ostuni (BR);

4 TÜV Italia Srl – Via Carducci 125, pal. 23 – 20099 Sesto S. Giovanni (MI);

4 Veneta Engineering Srl – Via Lovanio, 8/10 – 37135 Verona.

Si ritiene utile ricordare che tale autoriz-zazione viene rilasciata dal Consiglio Supe-riore dei Lavori Pubblici per mezzo di un apposito Decreto emanato in seguito ad una istruttoria attuata dal Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore stesso. Per tanto il possesso di tale autorizzazio-ne data dal Decreto del Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici è indispensabile affinché l’Istituto possa a sua volta rilasciare una certificazione valida ai sensi del d.m. 14/09/2005. Altri Istituti hanno inoltrato la domanda di autorizzazione al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, alcuni di questi hanno già completato positivamente la fase di istruttoria da par te del Servizio Tecnico Centrale e sono in attesa di formalizzazio-ne attraverso il Decreto di cui sopra, per-tanto il suddetto elenco sarà suscettibile di aggiornamenti. n

elenCo degli istituti autorizzati Per la CertifiCazione del Controllo del ProCesso seCondo le norme teCniChe Per le Costruzioni (D.M. 14/09/2005) aggiornato al 23 gennaio 2008

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Scegli il cemento senza rischi

Nel rispetto del vostro operato è nato Cromino, un marchio di sicurezza creato da AITEC per difendere etutelare il vostro lavoro. In conformità alla normativa europea e nazionale, tutti i cementi commercializzatidalle nostre Associate hanno un contenuto di Cromo VI (esavalente) inferiore a 2 ppm, con la garanzia di un doppio controllo: uno interno ai nostri stabilimenti e l’altro affidato, in base ad un accordo volontario,ad un Ente pubblico esterno (ITC-CNR). Solo dopo questo processo ogni sacco di cemento potrà vantare il marchio di sicurezza Cromino.

Cromino, il marchio a garanzia del cemento a contenuto controllato di Cromo VI.www.cromino.it Cromino è un marchio registrato AITEC

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1 - Industrie manufatti cementizi

Nasce il nuovo marchio di sicurezza dei cemen-ti prodotti delle aziende associate AITEC, Asso-ciazione Italiana Tecnico Economica Cemento.

AITEC presenta un marchio di sicurezza e garanzia di conformità dei prodotti delle sue Aziende Associate rispetto alla normativa in materia di Cromo VI idrosolubile nei cementi. I cementi con marchio Cromino rispettano la normativa sul Cromo VI, sono controllati in riferimento ai livelli di Cromo VI da questa previsti e sono verificati e certificati da un organismo pubblico terzo. In conformità alla normativa europea e nazionale, tutti i cemen-ti prodotti e commercializzati dalle Aziende Associate hanno un contenuto di Cromo VI (esavalente) inferiore a 2 ppm (equivalenti a 2 mg per kg), con la garanzia di un doppio controllo: uno, interno agli stabilimenti, ad opera del produttore e l’altro affidato, in base ad un accordo volontario, ad un Ente pubbli-co esterno (ITC-CNR). Il doppio controllo permette al cemento delle aziende AITEC di vantare il marchio di sicurezza Cromino, gra-zie al quale da oggi è possibile per l’utilizzato-re finale riconoscere i cementi delle Aziende AITEC, garantiti appunto dal doppio controllo di sicurezza e certificati in riferimento alla conformità verso la normativa sul Cromo VI, rispetto a tutti gli altri.

I rischi derivanti dal Cromo VI e il quadro normativoIl contatto diretto con il cemento bagnato può avere conseguenze sulla pelle dovute anche alla presenza di Cromo VI idrosolubile che a contatto con la pelle non protetta può dar luogo nei soggetti sensibili, alla dermatite aller-gica. I cementi hanno contenuti di Cromo VI variabili a seconda della tipologia di cemento, delle materie prime impiegate e delle moda-lità di produzione. Per questo il contenuto di Cromo VI nel cemento è stato regolamentato dall’UE con la Direttiva 2003/53/CE, recepi-ta in Italia con il decreto del Ministero della Salute 10 maggio 2004. Dal gennaio 2005, il cemento e i preparati contenenti cemento non possono essere commercializzati o impie-gati se contengono, una volta mescolati con acqua, oltre 2 ppm di Cromo VI idrosolubile. La norma prevede una deroga solo nei casi in cui il cemento sia manipolato unicamente da macchinari, senza alcuna possibilità di contatto con la pelle.

Riduzione del cromo VI nei cementiPer la riduzione de l contenuto di Cromo VI nei cementi al di sotto del limite impo-sto dalla norma, le aziende AITEC si sono attrezza-te con sistemi per l’aggiunta di addi-tivi che fungano da agenti riducenti. L’effica-cia degli agenti riducenti è influenzata dalle condizioni di conservazione del cemento ed è limitata nel tempo. Per queste ragioni sull’im-ballaggio dei cementi AITEC figurano informa-zioni riguardanti la data di confezionamento del prodotto e le condizioni ed il periodo di conservazione che garantiscono l’efficacia dell’agente riducente.

I controlli sui cementi CrominoI controlli sul contenuto di Cromo VI nel cemento, effettuati dalle Aziende Associa-te AITEC all’interno dei propri stabilimenti, avvengono sulla base dello schema descritto dalla norma EN 196-10:2006 che prevede l’implementazione di un sistema di controllo del processo produttivo da parte del produt-tore e la redazione di un manuale di qualità di fabbrica. Inoltre Aitec, su base volontaria, ha incaricato ITC-CNR di sviluppare un sistema di valutazione esterno ed indipendente. ITC–CNR, Istituto per le Tecnologie della Costru-zione - Consiglio Nazionale delle Ricerche, è Organismo Notificato alla Commissione Europea. Il sistema di valutazione volontario è operativo dal 2006. Ciascuna delle Aziende Associate AITEC può fare richiesta ad ITC-CNR di attivare la valu-tazione della rispondenza dei propri cementi e leganti idraulici alle prescrizioni del DM 10 maggio 2004, secondo una procedura opera-tiva predisposta da ITC-CNR stessa e basata sulle norme tecniche vigenti. L’attività di valutazione, controllo e sorve-glianza dell’ITC-CNR dà luogo al rilascio di un “Documento di Valutazione” della risponden-za ai requisiti del DM 10 maggio 2004. Solo i prodotti delle Aziende Aitec sottoposti a questo doppio controllo possono vantare il marchio Cromino.

Per informazioni: www.cromino.it

Cromino, il Cemento a Contenuto ridotto e Controllato di Cromo

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Scegli il cemento senza rischi

Nel rispetto del vostro operato è nato Cromino, un marchio di sicurezza creato da AITEC per difendere etutelare il vostro lavoro. In conformità alla normativa europea e nazionale, tutti i cementi commercializzatidalle nostre Associate hanno un contenuto di Cromo VI (esavalente) inferiore a 2 ppm, con la garanzia di un doppio controllo: uno interno ai nostri stabilimenti e l’altro affidato, in base ad un accordo volontario,ad un Ente pubblico esterno (ITC-CNR). Solo dopo questo processo ogni sacco di cemento potrà vantare il marchio di sicurezza Cromino.

Cromino, il marchio a garanzia del cemento a contenuto controllato di Cromo VI.www.cromino.it Cromino è un marchio registrato AITEC

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1 - Industrie manufatti cementizi

L e A z i e n d e i n f o r m a n o90

Holcim S.p.A.

Holcim Aggregati, un mondo da esplorare!

Il processo produttivo degli aggregati è com-plesso e avvincente e proprio per permet-tere a professionisti e non solo di conoscere questo mondo, Holcim Aggregati ha creato un DVD che approfondi-sce le fasi di lavorazione di un sistema ideale.Il DVD L’uomo e la pie-tra, un mondo da esplo-rare si propone come guida virtuale chiara e diretta: dall’estrazione alla vagliatura, dal trattamento delle acque al recupero ambientale, aspetti che è possibile approfondire grazie a sezioni dedicate.Le cave coltivate da Holcim, secondo le direttive competenti, vantano caratteristiche qualitative eccellenti. La ricerca di qualità guida anche la scelta delle tecnologie, le più avanzate e le più sicure. Inoltre, l’adesione alle severe normative europee fa sì che Hol-cim attui tutte le misure per preservare la sicurezza dei lavoratori.Holcim Aggregati ha introdotto nei processi di produzione, macchinari e logiche rispon-denti alle esigenze di qualità, sicurezza e rispetto ambientale.Per tanto la riqualificazione dei territori interessati dall’attività produttiva avviene parallelamente ad essa, secondo modalità e tempi ben definiti.Grazie a questo DVD, Holcim conferma

ancora una volta di voler offrire strumenti semplici ed efficaci per permettere una conoscenza approfondita ed un contatto diretto con l’azienda.

Per ulteriori informazioniUfficio MarketingHolcim (Italia) S.p.A. – Via Volta, 122046 Merone (CO)e-mail: [email protected]

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91L e A z i e n d e i n f o r m a n oPiolanti S.r.l.

Piolanti S.r.l., leader nel settore ricambi, è in grado di offrire una gamma completa di componenti per gli impianti di produzione di calcestruzzo, per le pompe e le autobe-toniere di tutte le marche. Ad oggi il nostro staff, composto da più di cinquanta persone, opera con successo su tutto il territorio nazionale tramite funzionari di vendita con consolidata esperienza che sono costante-mente a contatto con nostri clienti italiani; il nostro ufficio estero esporta in oltre ottanta paesi diversi e la nostra attrezzata officina è sempre a disposizione dei nostri clienti per qualsiasi problema si presenti sulle loro mac-chine. Il forte dinamismo e la grande serietà che hanno sempre contraddistinto la nostra società, ci hanno permesso di diversificare la gamma dei nostri prodotti, facendo sì che da parecchi anni siamo in grado di proporre anche sistemi per il riciclaggio del calcestruz-zo di risulta e sistemi per l’abbattimento

delle polveri di cemento. La vendita di Veicoli Industriali nuovi “ASTRA” e la disponibilità di un vasto parco macchine plurimarche usate e revisionate, completano il profilo del-la nostra azienda. L’impegno societa-rio nel farsi carico e r icercare con continuità la sod-disfazione dei pro-pri clienti, è stato premiato nell’anno 2005 con la certifi-cazione del Sistema di Gestione per la Qualità conforme alla norma UNI EN ISO 9001:2000.

Per ulteriori informazioniPiolanti Srl

Via Martoni, 2147100 Forlì FC – Italy

Tel. 0039 0543 723373Fax. 0039 0543 725241

e-mail: [email protected] website: www.piolanti.com

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STRUTTURE PREFABBRICATE

TUBI A BASSA PRESSIONE

PALI

BLOCCHI E PAVIMENTI

CABINE ELETTRICHE

FIBROCEMENTO

TRAVERSE E ARMAMENTI FERROVIARI

MANUFATTI IN CALCESTRUZZO CELLULARE AUTOCLAVATO

TUBI PER ACQUEDOTTI

SOLAI E DOPPIA LASTRA

GRUPPO INSERTI PER MANUFATTI IN CALCESTRUZZO

ASSOBETON

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ASSOBETON

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Industrie manufatti cementizi - 1

Il 23 gennaio scorso è venuto a mancare il nostro Vicepresidente Roberto Manini, titolare della Manini Prefabbricati SpA.Di lui abbiamo potuto apprezzare l’entusiasmo, tipico della sua giovane età, con cui ha accettato di avere un ruolo attivo negli Organi Direttivi dell’Associazione e, allo stesso tempo, l’impegno e la capacità di fornire concreti contributi alla realizzazione dei programmi della Presidenza.Il Presidente, i Vicepresidenti, il Consiglio Direttivo, la Giunta, gli Organi Istituzionali e tutti gli Associati AS-SOBETON lo ricordano con profonda stima ed affetto.

La Direttiva 2002/93/CE sul rendimento energetico degli edifici è stata recepita in Italia dal Decreto Legislativo 19.08.2005 n. 192 “Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell’edilizia” e dalle sue disposizioni cor-rettive previste nel Decreto Legislativo 29.12.2006 n. 311 “Disposizioni corret-tive ed integrative al Decreto Legislativo 19.08.2005 n. 192” con l’obiettivo di fa-vorire il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici e contribuire alla diminuzione delle emissioni dei gas “climalteranti” associati al consumo di combustibili fossili.

1 FINALITÀ DEL DECRETO LEGISLATIVOIl decreto stabilisce i criteri, le condizioni e le modalità per migliorare le prestazio-ni energetiche degli edifici, contribuendo così all’obiettivo nazionale stabilito dal protocollo di Kyoto: la riduzione dell’8% delle emissioni di “gas serra” in Europa entro il 2010. Attualmente la produzione e la gestione degli edifici occupa il 44% del fabbiso-gno energetico nazionale di cui il 67% è imputabile al solo riscaldamento del settore residenziale.

Rendimento energetico degli edificiMurature in blocchi1

di Fabio Braccini e Riccardo Cecconi

1 La presente scheda tecnica blocchi n. 4 è stata pubblicata su Newstreet – anno IV, numero 8 – dicembre 2007, semestrale della Sezione Blocchi e Pavimenti di ASSOBETON.

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1 - Industrie manufatti cementizi

Nel recepire la Direttiva Europea, il D.L. 311/06 fissa un limite all’indice di prestazione energetica (Epi), calcolato solo per la climatizzazione invernale, e di trasmittanza termica U degli elementi edilizi disperdenti.

2 AMBITO DI INTERVENTOIl decreto si applica alla progettazio-ne e realizzazione di edifici di nuova costruzione ed alla loro certificazione energetica. Nel caso del le r istr utturazioni o ampliamenti si applica integralmente per edifici con superficie utile supe-riore a 1000 m2 e nel caso di amplia-menti con volume superiore al 20% del volume esistente, limitatamente all’ampliamento. Ogni edificio dovrà essere dotato di Attestato di Cer tificazione Ener-getica che sarà i l documento che attesterà le prestazioni energeti-che dell’edificio. Questo seguirà la seguente temporalità:4 a decorrere dal 01.07.2007 edi-

fici di superficie utile superiore a 1000 m2, nel caso di trasferimen-to a t itolo oneroso del l ’ intero immobile;

4 a decorrere dal 01.07.2008 edi-fici di superficie utile fino a 1000 m2, nel caso di trasfer imento a titolo oneroso dell’intero immo-bile con l’esclusione delle singole unità immobiliari;

4 a decorrere dal 01.07.2009 per le singole unità immobiliar i , nel caso di trasferimento oneroso.

3 CERTIFICAZIONE ENERGETICAOggi l ’Attestato di Cer tificazione Energetica è sostituito dall’Attestato di Qualificazione Energetica fino al 02.02.2008, asseverato dal Direttore Lavori. Data l’impor tanza attribuita al tema del risparmio energetico la Finanzia-ria 2007 ha introdotto sgravi fiscali e contributi con fondi pubblici, per accedere ai quali è necessario essere in possesso dell’Attestato di Qualifica-zione Energetica.

4 VALUTAZIONE DELLE PRESTAZIONI ENERGETICHELa valutazione delle prestazioni ener-getiche dell’edificio può essere ese-guita con una verifica completa cal-colando per l’edificio Epieff < Epilim (KW/m2/anno) e Ueff< 1,3 x Ulim.Si può altresì eseguire una verifica semplificata, valida nel caso in cui Svetri/Sutile< 0,18 dove basta rispetta-re Ueff < Ulim. Quindi il decreto fissa dei valori minimi per la trasmittanza dell’involucro, differenziando le pareti orizzontali da quelle ver ticali. In par-ticolare per quelle ver ticali si diffe-renziano i valori ulteriormente per le par ti opache e quelle trasparenti. Per le pareti esterne e confinanti con locali non r iscaldati i l D.L. 311/06 impone il rispetto dei seguenti valori, riferiti alla suddivisione del territorio Italiano ai sensi del DPR 412/93, con tre scadenze temporali:

TRASMITTANZA TERMICA DELLE STRUTTURE OPACHE VERTICALI

(D. Lgs. 311/06-Tabella 2.1, all.C)

ZONA CLIMATICA

A 0,85 0,72 0,62

B 0,64 0,54 0,48

C 0,57 0,46 0,40

D 0,50 0,40 0,36

E 0,46 0,37 0,34

F 0,44 0,35 0,33

Dal1 gennaio

2006U (W/m2K)

Dal1 gennaio

2008U (W/m2K)

Dal1 gennaio

2010U (W/m2K)

DECRETI DA RISPETTARE Il decreto si integra, e non sosti-tuisce, l’attuale normativa sul ri-sparmio energetico che fa capo alla Legge 9 gennaio 1991, n.10 “Norme per l’attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell’energia, di rispar-mio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia”, quin-di nell’applicazione restano validi molti decreti attuativi che devono essere assolutamente rispettati.

La nostra cultura di impresa è frutto di valori condivisi,

un patrimonio che rappresenta la solidità dell’azienda ed il nostro impegno

per il futuro. Da sempre abbiamo scelto di salvaguardare l’ambiente, attraverso il

recupero ed il riuso del territorio; di sviluppare le nostre idee investendo sulla ricerca

e sulla tecnologia; di instaurare rapporti di fiducia mantenendo una professionalità

costante e garantendo l’eccellenza dei nostri prodotti.

Colacem è oggi una delle realtà industriali più importanti d’Italia:

promuoviamo progresso e cultura aziendale, per la crescita delle nostre comunità.

I nostri valori costruiscono il futuro

Co

lace

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ffici

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Lore

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nic

azio

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blic

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La nostra cultura di impresa è frutto di valori condivisi,

un patrimonio che rappresenta la solidità dell’azienda ed il nostro impegno

per il futuro. Da sempre abbiamo scelto di salvaguardare l’ambiente, attraverso il

recupero ed il riuso del territorio; di sviluppare le nostre idee investendo sulla ricerca

e sulla tecnologia; di instaurare rapporti di fiducia mantenendo una professionalità

costante e garantendo l’eccellenza dei nostri prodotti.

Colacem è oggi una delle realtà industriali più importanti d’Italia:

promuoviamo progresso e cultura aziendale, per la crescita delle nostre comunità.

I nostri valori costruiscono il futuro

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Per le strutture di separazione tra edifici o unità immobiliari confinanti e per le pareti che delimitano verso l’ambiente esterno gli ambienti non dotati di impian-to di riscaldamento, nelle zone climatiche C-D-E-F per tutte le categorie di edifici (esclusa la E8) è fissato un valore massi-mo di trasmittanza U = 0.8 W/m2K.

4.1 CONSIDERAZIONI

SUI COEFFICENTI PER IL CALCOLO U (W/m2K)Di estrema impor tanza r isultano i valor i della conducibilità termica l (W/mK) dei mater iali , che sono l’input del procedimento analitico per la determinazione della trasmittanza termica, questi coefficienti possono essere tratti dalla UNI 10351 o da prove sperimentali. La conducibilità è una caratteristica propria del materiale ed è for temente vincolata alla densità e al contenuto di umidità del materiale stesso che può essere presente in esercizio. Infatti tanto più i materiali sono sen-sibili all’acqua (elevato contenuto di umidità), minore è la loro prestazione di isolamento termico. I risultati indicano come a parità di contenuto d’acqua, il laterizio rispon-da con una maggiore riduzione della resistenza termica rispetto al blocco in cls.Quindi nella scelta di un materiale bisogna tenere conto della sua igro-scopicità che ne influenzerà le presta-zioni termiche e la sua manutenzione nei confronti degli intonaci e pitture.

FLUSSO DI CALORE E UNITÀ DI SUPERFICIE La trasmittanza termica U è una proprietà che rappresenta il flusso di calore scambiato, per unità di superficie, attraverso una struttura separante due ambienti posti ad una differenza di temperatura di 1 K°. Tale proprietà termi-ca viene determinata attraverso procedimenti analitici in conformità “alle mi-gliori regole tecniche”, ossia alle norme emesse da organismi nazionali o co-munitari, così come specificato dal sopra citato decreto. Nella fattispecie tali norme sono: la UNI EN 1745 che prevede, oltre ad un metodo semplificato, anche l’utilizzo del codice di calcolo agli elementi finiti; la UNI 10351e la UNI 10355 che il decreto conserva valide come banche dati. La trasmittanza ter-mica U secondo il suddetto metodo semplificato viene introdotta dalla UNI EN ISO 6946, calcolando l’inverso della resistenza termica complessiva:

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dove:

hsi= coefficiente di scambio termico superficiale interno;

hse= coefficiente di scambio termico superficiale esterno;

si = spessore (in m) di ogni singolo strato costituente la parete;

li = conducibilità termica (in W/mK) di ogni singolo strato costituente la parete;

n

totale si i i sei 1R 1 h s 1 h

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Zone climatiche secondo il DPR 412/93.

1 - Industrie manufatti cementizi

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Altro fattore fondamentale è la capa-cità di traspirare della parete e quindi di curare il comfor t per l’utilizzato-re, evitando la formazione di umidi-tà superficiale che fa proliferare le muffe.

4.2 PONTI TERMICIPrimaria impor tanza è da prestare anche al la progettazione e real iz-zazione per evitare o contenere al massimo i ponti termici (secondo il Decreto la trasmittanza nei ponti termici “corretti” non deve superare

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Industrie manufatti cementizi - 1

Parete con blocchi climatici ed isolante a cap-potto, ottima soluzione per eliminare i ponti termici

Assorbimento per capillarità

A= blocchi in cls alleggeritoC= laterizio

Diagramma di risalita per capillarità

Blocchi in cls vibrocompresso idrofugati

Assorbimento capillare superficiale Cw,s < 0,8

Coefficiente di diffusione del vapore μ < 5/10

Modulo elastico E < 10.000 Mpa

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del 15% la Ueff) e quindi si deve ese-guire una progettazione integrata che tenga conto sì delle esigenze ener-getiche, ma anche di quelle statiche e acustiche , realizzando così degli edifici a prestazioni controllate, con costi inferiori.

4.3 COMPORTAMENTO ESTIVOIl Decreto si occupa principalmente della climatizzazione invernale e solo marginalmente di quella estiva, impo-nendo un valore di massa superficiale minima per le murature solo in zone con irradianza > 290 W/m2, pari a 230 kg/m2 (senza intonaco). Questo valore può senz’altro essere preso come buona regola per tutte le zone in quanto con una buona massa della parete si ottiene una ottima inerzia termica che permette un miglior com-fort e costi inferiori di climatizzazione estiva.

5 CONCLUSIONIL’attuale normativa ha avuto sicuramente il grande merito di portare all’attenzione una problematica, quella dell’isolamento termico degli edifici, che negli ultimi anni era stata visibilmente trascurata. Risul-ta evidente per questo motivo, come gran par te dell’industria di produzio-ne dei componenti per l’edilizia di oggi, è impreparata nel soddisfare i nuovi requisiti, creando una specie di gara al valore “migliore”. Le aziende associate ad ASSOBETON hanno da sempre portato avanti una politica di massima trasparen-za circa la divulgazione dei valori, politica che viene effettivamente premiata con le nuove normative. Per tutte queste ragioni ASSOBETON raccomanda ai professionisti di leggere in maniera “criti-ca” i valori che vengono divulgati, in vista anche della responsabilità che viene loro attribuita, onde evitare l’utilizzo di dati poco attendibili nella certificazione ener-getica dell’edificio. n

È l’Organo Ufficiale di ASSOBETON

(Associazione Nazionale Industrie Manufatti Cementizi).

La rivista è dedicata al settore della prefabbricazione per

approfondire e offrire il giusto spazio a tutto il comparto dei

prodotti prefabbricati di ogni genere e fattura, analizzandone

e descrivendone ogni aspetto: dalla fase iniziale di studio

delle materie prime, alla lavorazione e produzione, fino

alla realizzazione dell’oggetto e al mantenimento della sua

funzionalità operativa. La realizzazione e la cura degli articoli

sono il prodotto dell’opera di professori, docenti universitari,

tecnici, tecnologi, ingegneri professionisti, che, analizzando le

diverse tematiche trattate, permettono di dare uno sguardo a

360° comprensibile a tutti, anche ai non adetti ai lavori.

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TEL. 0549.909090 o all’indirizzo e-mail: [email protected]

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ASSOBETON

STUDI E RICERCHEProve di carico su pilastri prefabbricati giuntati tramite ferri di ripresa inghisati

Produzione di manufatti prefabbricati di elevate qualità e prestazioni mediante il processo di estrusione Valutazione della sicurezza in esercizio di un ponte ad arco-portale costruito per conci

AMBIENTEIl CEN TC 350 - Standard previsti e programma d'azione

INSERTIUso degli inserti per calcestruzzo in conformità alle normative vigenti

DALL’UNIVERSITÀIntervista a Nerio Tullini1

2 0 0 8

CONFINDUSTRIA

Organo Ufficiale di ASSOBETON

Ediltubi spa (TO) Impianto a torre modello HS 675 completo di n. 2 mescolatori APOLLO per la produzione di manufatti in cemento (pavimenti auto-bloccanti, blocchi per murature, cordoli e muretti contro terra).

Per realizzare i prodotti sopra elencati, occorre un impianto che abbia le seguenti caratteristiche:

• controllo accurato dell’umidità contenuta negli inerti; • dosaggio preciso della quantità di acqua; • controllo preciso del rapporto A/C attraverso le sonde

AQUAMAT posizionate sul fondo del mescolatore;• ottima miscelazione del mix-design attraverso

l’esclusivo principio asincrono e controcorrente tipico dei mescolatori SKAKO.

SKAKO Italia srl • Via Discesa Galatina, 10 • I – 81024 Maddaloni (CE)Tel.: +39 08 23 435 998 • Fax +39 08 23 203 970 • e-mail: [email protected] • www.skako.com

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Page 101: Imc 1

Ediltubi spa (TO) Impianto a torre modello HS 675 completo di n. 2 mescolatori APOLLO per la produzione di manufatti in cemento (pavimenti auto-bloccanti, blocchi per murature, cordoli e muretti contro terra).

Per realizzare i prodotti sopra elencati, occorre un impianto che abbia le seguenti caratteristiche:

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100

1 - Industrie manufatti cementizi

8ASSOBETONSezione Blocchi e Pavimenti

Newstreet, organo ufficiale della Sezione Blocchi e Pavimenti di ASSOBETON, rap-presenta il principale strumento di divulgazione di una corretta cultura, ingegneristica e architettonica, del massello autobloccante e del blocco in calcestruzzo. Questi ma-teriali da costruzione sono i protagonisti degli articoli e dei servizi scritti con dovizia di contenuti tecnici e architettonici, nell’intento di illustrarne le peculiarità in termini di versatilità di utilizzo, durabilità nel tempo, bassi costi di manutenzione, pregi estetici, rispetto dell’ambiente.La rivista contiene, inoltre, un inserto staccabile di carattere monografico, riservato di volta in volta a uno specifico argomento.

Sommario del numero 8 di Newstreet - Dicembre 2007

1 EDITORIALE Antonio Caberlotto

2 BLOCCHI Fiamme Gialle tra cielo e mare

Le sedi della sezione aerea a Bari della Guardia di Finanza e della sezione aerea di manovra a Grottaglie si dotano delle in-frastrutture indispensabili per condurre una lotta efficace alla criminalità mediterranea puntando sul blocco in calcestruzzo per le loro strutture.

testo di Gaetano Cafiero fotografie Impresa Gramegna

6 MASSELLI L’onda lunga di Fuksas

La “via Fuksas”: un chilometro e mezzo di strada sopraelevata, articolata attraverso un sistema di scale mobili e tapis-roulant, facilmente smontabile, manutenibile e ri-montabile, realizzata in masselli autobloc-canti per il nuovo polo fieristico di Pero-Rho, a Milano.

testo di Francesco Carelli di C. fotografie di Giuseppe Cella e Michela Gariboldi

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Page 103: Imc 1

101

Industrie manufatti cementizi - 1

12 BLOCCHI Che bella base per i volontari!

La nuova sede dell’Associazione Pubblica Assistenza della piccola città in provincia di Siena è “un monumento” al cls vibrocom-presso, all’assenza di costi di manutenzione e alla capacità di armonizzarsi con l’am-biente di questi materiali straordinariamen-te duttili.

testo di Valentina Gottipavero fotografie di Carlo Fantacci

15 MASSELLI Le colonne della Regina Viarum

Un grande centro commerciale con un iper Carrefour che si distingue grazie ai griglia-ti erbosi e ai masselli autobloccanti pro-prio là dove ha termine quella che è la più “storica” delle nostre “statali”, la numero 7, l’Appia.

testo e fotografie di Fabio Lazzarini

18 BLOCCHI Atelier per opere d’arte da diporto

Un “capannone industriale per la cantieri-stica navale”, realizzato in blocchi in cls, in-nalzato nella capitale mondiale della nau-tica di più alto livello per conto di un “pool” di cantieri tra i più famosi.

testo di Salvatore Brunello Consorti fotografie di Roberto Bregani

22 DIDATTICA&FORMAZIONE La sicurezza stradale in ambito urbano: un caso studio testo di Mauro Cozzi e Silvia Ghiacci elaborazione grafica e fotografie di Studio di Pianificazione urbana

26 SEZIONE B&P Fidenza Meeting: il massello che riqualifica i centri urbani

28 EVENTI&CONVEGNI Appuntamenti e opportunità da non perdere SCHEDA TECNICA Rendimento energetico degli edifici testo di Fabio Braccini e Riccardo Cecconi

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1 - Industrie manufatti cementizi

D a l e g g e r e102

Pubblicazioni ASSOBETON

ASSOBETONAssobeton1956-200650 anni tra storia e memoria

Associati:Euro 33,00 + IVA 4%

Non Associati:Euro 50,00 + IVA 4%

La Prefabbicazione in calcestrtuzzoGuida all’utilizzo nella progettazione

COPERTINA MORBIDAAssociati:Euro 14,00 + IVA 4%

COPERTINA RIGIDANon Associati:Euro 19,00 + IVA 4%

Manuale per la Prevenzione Antifortunistica nel Settore prefabbricati in C.A.

Associati:Euro 7,00 + IVA 20%

Non Associati:Euro 9,00 + IVA 20%

Annuario del settore della prefabbricazione 2006La vendita è realizzata direttamente da IDRA s.a.

Associati:Euro 15

Non Associati:Euro 45

SEZIONE TUBITubazioni in calcestruzzo Manuale di progettazione

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Tubazioni in calcestruzzoGuide e ManualeCD-ROM

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SEZIONE SOLAI E DOPPIA LASTRALa Carta del Solaio

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Page 105: Imc 1

Industrie manufatti cementizi - 1

103D a l e g g e r e

Inserti per calcestruzzo Manuale di progettazione e utilizzo

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GRUPPO INSERTI

1 - Industrie manufatti cementizi Industrie manufatti cementizi - 1

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EDIZIONE 1VOLUME 2Codice di pratica per la posa in opera di blocchi in calcestruzzo

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EDIZIONE 1VOLUME 3Raccomandazioni per l’impiego di elementi grigliati per pavimentazioni erbose e per il consolidamento dei terreni e criteri per la valutazione della di tali prodottiGratis

Progetto strade nuoveL’intervento di via Abate Zani a FidenzaDVD

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Codice di pratica per la manutenzione di masselli autobloccanti in calcestruzzo

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SottofondiCatalogo per il dimensionamento di pavimentazioni in masselli in ambito urbano

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Muratura di qualità in blocchi di calcestruzzo vibrocompresso.Storia, caratteristiche e progettazione

La vendita e realizzata direttamente da Pubblicemento Srl(P.zza Marconi, 28 - 00144 Roma;Tel. 0654210237; Fax 0659 15408).Gli ordini sono raccolti attraverso il sito www.progettoulisse.it

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Organo ufficiale della Sezione Blocchi e Pavimenti della ASSOBETON

Abbonamento gratutito mediante la registrazione sul sito www.assobeton.it - Sezione Blocchi e Pavimenti

1 - Industrie manufatti cementizi Industrie manufatti cementizi - 1

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SEZIONE BLOCCHI E PAVIMENTIEDIZIONE 1VOLUME 1Codice di pratica per la posa in opera di masselli autobloccanti in calcestruzzo

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Page 106: Imc 1

1 - Industrie manufatti cementizi

104 D a l e g g e r e

SEZIONE FIBROCEMENTOLa ventilazione delle coperture a falda protette con lastre ondulate in Fibrocemento Ecologicoe i suoi effetti sulle patologie da condensa

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Posa in Opera di Lastre Ondulate in Fibrocemento Ecologico

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Manuale per la installazione in sicurezza delle copertureRealizzate con lastre ondulate in fibrocemento ecologico

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Lastre ondulateLastre piane

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Edizione il Sole 24 OreLe coperture in lastre di fibrocemento

Disponibile presso le librerie il Sole 24 OrePer informazioni:[email protected]

Euro 33,00

SEZIONE STRUTTURECondizioni generali di appallto

Gratis

Linee Guida esplicative e interpretative della UNI 9502/2001Documento sperimentale

Gratis

Manuale d’uso e manutenzione (D.M. 3 dicembre 1987, n.39 par.6)

Gratis

Banca DatiASSOBETON SezioneProduttori StrutturePrefabbricateIndagine conoscitiva centri di produzione attività 2000

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Zero Energy System è la risultan-

te della combinazione degli additivi

d’avanguardia GLENIUM®ACE

e dell’innovativo calcestruzzo

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ricerca BASF.

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• aumentare la produzione

• eliminare il ciclo del vapore

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Via Vicinale delle Corti, 21I - 31100 Treviso T +39 0422 304251 - F +39 0422 [email protected] - www.basf-cc.it

Adding Value to Concrete

Imp Assobeton Braccini Cec.indd 104 13-03-2008 14:42:25

Page 107: Imc 1

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Adding Value to Concrete

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Page 108: Imc 1

La sottoscritta ditta ........................................................................................................................

con sede in ........................................................................................ Prov. ..................................

Indirizzo ....................................................................................... Cap ...........................................

Tel: ...................................... Fax: .................................... Email ...................................................

Part. IVA n° ....................................................................................................................................

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È INTERESSATA A RICEVERE INFORMAzIONI PER L’ADESIONE AD ASSOBETON. A TAL FINE FORNISCE LE SEGUENTI INFORMAzIONI

C.C.N.L. applicato ..........................................................................................................................

N° stabilimenti .................... e loro ubicazione:

.......................................................................................................................................................

.......................................................................................................................................................

.......................................................................................................................................................

.......................................................................................................................................................

Eventuale società controllante.......................................................................................................

Eventuali società controllate e/o collegate ....................................................................................

.......................................................................................................................................................

Aderisce all’associazione/unione degli industriali della/e provincia/e, quale/i?

.......................................................................................................................................................

.......................................................................................................................................................

Come associarsiASSOBETON

Imp Assobeton Braccini Cec.indd 106 13-03-2008 14:42:25

Page 109: Imc 1

ATTIVITA’ PRODUTTIVE: Numero complessivo dipendenti .......................................

Volume d’affari esercizio precedente ................................

❒ Strutture prefabbricate

❒ Pali

❒ Tubi a bassa pressione

❒ Blocchi e pavimenti

❒ Cabine elettriche

❒ Manufatti in calcestruzzo cellulare autoclavato

❒ Manufatti in Fibrocemento

❒ Traverse ed Armamenti Ferroviari

❒ Tubi per acquedotti

❒ Solai e Doppia Lastra

❒ Altro (specificare)

.......................................................................................................................................................

.......................................................................................................................................................

.......................................................................................................................................................

Persona da contattare: ......................................................................

Posizione in azienda: ......................................................................

DATA .......................... TIMBRO E FIRMA

Imp Assobeton Braccini Cec.indd 107 13-03-2008 14:42:25

Page 110: Imc 1

1 - Industrie manufatti cementizi

ASSOBETON

A. zAMBETTI SPA

A.L.C.O.S. PRODUzIONI SRL

A.V. STRUTTURE SPA

ALBI PREFABBRICATI SRL

ALFA SRL

ALTAN PREFABBRICATI SPA

ANTONIO BASSO PREFABBRICATI SRL

APEDIL SRL

AREA PREFABBRICATI SPA

AREA SPA

ASSOTUBI ECOLOGICA SRL

BARACLIT SPA

BATTILANA PREFABBRICATI SPA

BETA MANUFATTI CONGLOMERATI SRL

BETON 5 SRL

BETON PIAVE SPA

BETON RAPID SRL

BIANCO PREFABBRICATI SRL

BONETTI SPA

BOTTA SRL

C.A.P.P.A. SRL

C.C.G. QUERzOLI SCRL

C.E.I.S. TRADING SRL

C.M.C. SRL

C.P.C. COSTRUzIONE PREF. CEMENTO SPA

CANOVA SPA

CAPPELLARI SRL

CAPRESE SRL

CASITALIA SPA

CAV. CESTARO GUSTAVO SRL

CE.MA. CEMENTMANUFATTI SRL

CEMENTAL SPA

CEMENTUBI SPA

CLC SRL

CO.I.MA. PREFABBRICATI SRL

CO.MA.C. SRL

CODELFA SPA

COOPERATIVA PRECASA SCRL

COOPSETTE SCRL

COPREM SRL

COSTRUzIONI GENERALI BASSO CAV. ANGELO SPA

CREzzA SRL

CSP PREFABBRICATI SPA

D.M.P. DALLA MORA PREFABBRICATI SRL

DIODORO EDILFER SRL

GORLE

LIMBIATE

CALVENzANO

TREzzO SULL’ADDA

PONTE SAN GIOVANNI

RAMUSCELLO DI SESTO AL REGHENA

TREVISO

SORDIO

S. ANTONINO DI CASALGRANDE

CORNAREDO

ANzANO DEL PARCO

BIBBIENA STAzIONE

CORNEDO VICENTINO

SPIGNO SATURNIA

POzzALLO

NERVESA DELLA BATTAGLIA

PIAzzOLA SUIL BRENTA

MAzARA DEL VALLO

CASTENEDOLO

BRUSASCO

S. NICOLÒ A TORDINO

FORLÌ

PERGINE

MADONE

CARINI

FIORENzUOLA D’ARDA

POGGIO RUSCO

SERRAVALLE PO

SPINADESCO

PREGANzIOL

FRz. QUINTANO-CASTELLI CALEPIO

GENOLA

GRUGLIASCO

CARMIGNANO DI BRENTA

TRANI

CALTANISSETTA

TORTONA

FIUMICELLO

CADELBOSCO SOPRA

BOTTANUCO

POSTIOMA DI PAESE

GORDONA

GHISALBA

MUSILE DI PIAVE

ROSETO DEGLI ABRUzzI

BG

MI

BG

MI

PG

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BG

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BG

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Società Città Provincia

Associati

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Page 111: Imc 1

Industrie manufatti cementizi - 1

DUEGI PREFABBRICATI SRL

E.MA. PREFABBRICATI DI MASCAzzINI G. & C. SAS

ECOCEM SRL

EDIL LECA SPA

EDILBLOK SPA

EDILCEMENTO SPA

EDILFIBRO SPA

EDILKAP PREFABBRICATI SPA

EDILMANUFATTI SRL

EDIL-PREFABBRICATI SRL

EDILSOLAI SPA

EDILTUBI SPA

ERREVI SRL

ESSE SOLAI SRL

EUGANEA PRECOMPRESSI SPA

EUROBETON SRL

EUROCAP SRL

F.LLI ANELLI DI ANELLI ALVARO-BRUNO-ALBERTO E C. SNC

F.LLI MUNARETTO DI GIUSEPPE DIV. SUMMANIA B. SRL

F.M.C. PREFABBRICATI SRL

FERRARI B.K. SPA

FERRARINI SPA

FIBROTUBI SRL

G.E.D. SRL

GARDONI SRL

GAzEBO SPA

GENERALE PREFABBRICATI SPA

GIORNI OSCAR DI GIORNI MASSIMO & C. SNC

GRUPPO CENTRO NORD SPA

GRUPPO CI.VA. SPA

GUELFO TESTARMATA

GUERRINI PREFABBRICATI SPA

I.CI.ENNE. SRL

I.CO.B. SPA

I.L.C.E.A. SPA

I.L.CE.V. SPA

I.R.A.DEL. COSTRUzIONI SRL

ICEP SPA

IMPRESA PIzzAROTTI & C. SPA

IMPRESA TRE COLLI SPA

IN.PR.EDIL SRL

INDUSTRIE CEVIP SPA

IPA PRECAST SPA

IPIEMME SPA

ITALBLOK DI BERVICATO IURI & C. SAS

ITALCABINE SRL

ITALSLEEPERS SPA

ITER - COOP.VA RAVENNATE SCARL

LA CEMENTIFERA DI VEzzOLI M. & C. SNC

LANDINI SPA

LATERCEMENTI SPA

LECA SISTEMI SPA

LODOVICHI DOMENICO SPA

LOMBARDA PREFABBRICATI SPA

LOMBARDA SPA

FOSSANO

BUSCATE

OSIO SOTTO

VALVASONE

CASTELLI CALEPIO

GUBBIO

ARENA PO

BARGE

STATTE

MISTERBIANCO

CESENA

TROFARELLO

CASTELLO D’ARGILE

VIVARO DI DUEVILLE

TORRI DI QUARTESOLO

SALORNO

CASTELLETTO MONFERRATO

SANTARCANGELO DI ROMAGNA

zANÈ

VIGEVANO

LUGO DI GREzzANA

VERONA

BAGNOLO IN PIANO

PIEVESESTINA-CESENA

PANDINO

GATTEO

ELLERA

SANSEPOLCRO

BELFIORE

IVREA

ROMA

SANTHIÀ

AREzzO

CATANIA

ROVIGO

CAVARzERE

GUIDIzzOLO

MOLITERNO

PARMA

CARROSIO

MASSERANO

ROMA

CALCINATE

ALIFE

CAIVANO

ISOLA RIzzA

CATANIA

LUGO

PONTOGLIO

CASTELNOVO SOTTO

CASTELMINIO DI RESANA

RUBBIANO DI FORNOVO - SOLIGNANO

CHIUSI SCALO

MONTICHIARI

OSIO SOTTO

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PR

SI

BS

BG

Società Città Provincia

Associati

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Page 112: Imc 1

1 - Industrie manufatti cementizi

M.C.M. MANUF. CEMENTIzI MONTICONE SPA

M.G. PREFABBRICATI SRL

MA.CE.VI. SRL

MABO PREFABBRICATI SPA

MAGNETTI BUILDING SPA

MAGNETTI SPA

MANINI PREFABBRICATI SPA

MAPRE SRL

MARANIT SPA

MARGARITELLI ITALIA SPA

MARTINI PREFABBRICATI SPA

MC PREFABBRICATI SRL

MC-MANINI PREFABBRICATI SPA

MORETTA PREFABBRICATI DI MORETTA G. & C. SNC

MORETTI SPA

MOSER CESARE MANUFATTI IN CEMENTO SRL

MOzzO PREFABBRICATI SRL

MUSILLI SPA

NICO VELO SPA

NUOVA SUPERSOLAIO SPA

NUOVA TESI SYSTEM SRL

OPERE IDRICHE SPA

PAC - PREFABBRICATI ACCIAIO CEMENTO SRL

PADANA PANNELLI SPA

PALLAORO LIVIO & C. SNC

PAMA PREFABBRICATI SPA

PANNELLI SPA

PAVER COSTRUzIONI SPA

PAVIBLOK SRL

PICCA PREFABBRICATI SPA

PINTO GEOM. CESIDIO & C. SAS

PIRCHER SPA

PIzzUTI PRECOMPRESSI SRL

PIzzUTI PREFABBRICATI SRL

PRE SYSTEM SPA

PRECOMPRESSI SRL

PRECOMPRESSI VALSUGANA SPA

PREFABBRICATI CAMUNA SRL

PREFABBRICATI CARTIGLIANO SPA

PREFABBRICATI CIVIDINI SPA

PREFABBRICATI LAPREDIL DI BORGIANI C.A & C. SNC

PREFABBRICATI LP SPA

PREFABBRICATI MOIOLI SPA

PREFABBRICATI MORRI SRL

PREFABBRICATI PARA SNC

PREFABBRICATI PARMA SPA

PREFABBRICATI SGARIOTO SRL

PREFABBRICATI TONELLATO SAS

PREFABBRICATI zANON SRL

PREFABBRICATI zECCA SUD SPA

PREGECO PREFABBRICATI SPA

PRELCO ITALIA SRL

PRE-NOVA 76 DI zANNIN FERRUCCIO E FIGLIE SRL

PREP SRL

PROGRESS SPA

ASTI

CASTELVERDE

CIVITELLA IN VAL DI CHIANA

BIBBIENA STAzIONE

CARVICO

PALAzzAGO

SANTA MARIA ANGELI - ASSISI

SORDIO

POGGIO RENATICO

TORGIANO

MEDOLE

CARDANO AL CAMPO

SOMAGLIA

LOVERO VALTELLINO

ERBUSCO

zAMBANA

SANTA MARIA DI zEVIO

SAN VITTORE DEL LAzIO

FONTANIVA

LONATO

CASALE SUL SILE

ROMA

FARA VICENTINO

ACQUANEGRA SUL CHIESE

TRENTO

REzzATO

VEROLANUOVA

PIACENzA

SPECCHIA

LATINA - BORGO S. MICHELE

CASTELLANA GROTTE

CITTIGLIO

CROTONE

CROTONE

SEDEGLIANO

PONTENURE

FONTANIVA

GRATACASOLO

TORRI DI QUARTESOLO

OSIO SOPRA

TOLENTINO

BORGO A MOzzANO

BAGNATICA

RIMINI

FORLÌ

COLORNO

RAGUSA

MONTEBELLUNA

CITTADELLA

CASTELLALTO

VILLAFRANCA

MONTICHIARI

SEREN DEL GRAPPA

GUBBIO

BRESSANONE

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Società Città Provincia

Associati

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Page 113: Imc 1

Industrie manufatti cementizi - 1

R.C.L. SRL

R.P. ROBERTI & PAOLETTI SRL

RDB CENTRO SPA

RDB HEBEL SPA

RDB SPA

RECORD SPA

RIVOLI SPA

ROSSI TRANQUILLO NORD DI MASCARO GEOM. T. & C. SAS

S & T VARESE SRL

S.F.R. DI FRANzONI & C. SNC

S.I.C.E.P. SPA

S.I.P.A. SPA

S.I.P.C. SOLAI VARESE SRL

S.I.P.E. SPA

SAFAB SPA

SAN MICHELE SPA

SANTINELLO COSTRUzIONI SPA

SAR COSTRUzIONI PREFABBRICATE SRL

SEIEFFE PREFABBRICATI SPA

SELCE SPA

SENINI SPA

SERIO PREFABBRICATI SRL

SICAP SPA - DIVISIONE CEMENTISTI

SICEP SPA

SOCIETÀ ITALIANA LASTRE SPA

SOCIETÀ MERIDIONALE INERTI S.M.I. SRL

SOLAI VILLA SRL

SOM.MA. PREFABBRICATI SRL

SPAV PREFABBRICATI SPA

STAI PREFABBRICATI SRL

STERCHELE SPA

STYL-COMP SPA

TAV SOLAI DI IVANO BOSCAGLI & C.SNC

TCT SRL

TECNOCOMPONENTI SPA

TEGOLAIA SRL

TIDONA PREFABBRICATI SRL

TMC BERARDO SRL

TRACI SPA

TRAVERSUD SRL

TRAVI MILANO SRL

TRUzzI PREFABBRICATI SRL

UNIBLOC SRL

UNIPRE SRL

V.M.C. - VENETA MANUFATTI IN CEMENTO DI SILVANO,

PAOLO E SEVERINO MICHELETTO & C. SAS

VEGA PREFABBRICATI SRL

VELA SPA

VIANINI INDUSTRIA SPA

VIBRAPAC SPA

VIBROCENTRO SRL

VIBROTEK SRL

zANETTI SRL

zECCA PREFABBRICATI SPA

GORLAGO

FANO

MONTECATINI TERME

PONTENURE

PONTENURE

GARLASCO

RIVOLI VERONESE

MANTOVA

INDUNO OLONA

REzzATO

VERONA

BENEVENTO

VIGNATE

VICENzA

ROMA

MANERBIO

CASELLE DI SELVAzzANO

CASTIGLIONE DELLE STIVIERE

BONEA

MONSELICE

NOVAGLI MONTICHIARI

ROMANO DI LOMBARDIA

FORLÌ

BELPASSO

VEROLANUOVA

VASTO

TURBIGO

SOMAGLIA

MARTIGNACCO

ACQUANEGRA SUL CHIESE

ISOLA VICENTINA

zANICA

ASCIANO

BRINDISI

FIESSE

CASIER

RAGUSA

BUSCA

BATTIPAGLIA

MELFI

MILANO

POGGIO RUSCO

POGGIBONSI

SORDIO

CONTROGUERRA

CORTE FRANCA

ROMA

SOLARO

S. RUFINA DI CITTADUCALE

FAGGIANO

CAPRINO VERONESE

COSIO VALTELLINO

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Società Città Provincia

Associati

RESANA TV

Imp Assobeton Braccini Cec.indd 111 13-03-2008 14:42:25

Page 114: Imc 1

SocietàARCELORMITTAL VERDERIO SRL

ATECAP

BASF CC ITALIA SPA

CASAGRANDE SPA

CHRYSO ITALIA SPA

COLLE SPA

DLC SRL

EDILMAFER SRL

EDILMATIC SRL

EISEKO COMPUTERS SRL

GENERAL ADMIXTURES SPA

GL LOCATELLI SRL

HALFEN-DEHA SRL

HARPACEAS SRL

I.B.I. INDUSTRIE BLOCCHIERE ITALIANE SPA

ICT - INNOVATIVE CONCRETE TECHNOLOGIES SRL

IME SRL

LE OFFICINE RIUNITE - UDINE SPA

MAPEI SPA

MARCANTONINI SRL

OFF. MECC. MAFFIOLETTI DARIO SRL

OFFICINE MECCANICHE GALLETTI O.M.G. SRL

PLASTYBETON SRL

RUREDIL SPA

S.F. SISTEMI FOGNARI SCARL

SIDERURGICA LATINA MARTIN - S.L.M. SPA

TECNOGRIP SRL

TESEO SRL

W.R. GRACE ITALIANA SPA

XELLA ITALIA SRL

VERDERIO INFERIORE

ROMA

TREVISO

FONTANAFREDDA

LALLIO

LENTIAI

MILANO

MILANO

PEGOGNAGA

SAN MARTINO BUON ALBERGO

PONzANO VENETO

TURATE

URGNANO

MILANO

MILANO

PIACENzA

CAMPOGALLIANO

BASALDELLA DI CAMPOFORMIDO

MILANO

PASSAGGIO DI BETTONA

BRUSAPORTO

PONTE VALLECEPPI

MARENO DI PIAVE

SAN DONATO MILANESE

ROMA

CEPRANO

SAN GILLIO

TREMESTIERI ETNEO

PASSIRANA DI RHO

GRASSOBBIO

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Città Provincia

Soci Aggregati

1 - Industrie manufatti cementizi

Imp Assobeton Braccini Cec.indd 112 13-03-2008 14:42:26

Page 115: Imc 1

Cover_1_2008_IMC OK.indd 2 13-03-2008 14:47:40

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Anno IV

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ASSOBETON

STUDI E RICERCHEProve di carico su pilastri prefabbricati giuntati tramite ferri di ripresa inghisati Produzione di manufatti prefabbricati di elevate qualità e prestazioni mediante il processo di estrusione Valutazione della sicurezza in esercizio di un ponte ad arco-portale costruito per conci

AMBIENTEIL CEN TC 350Standard previsti e programma d'azione

INSERTIUso degli inserti per calcestruzzo in conformità alle normative vigenti

DALL’UNIVERSITÀIntervista a Nerio Tullini

1 2 0 0 8

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Organo Ufficiale di ASSOBETON

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