il sommelier n. 3 maggio giugno 2013
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La rivista bimestrale della F.I.S.A.R. Federazione Italiana Sommelier Albergatori RistoratoriTRANSCRIPT
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Rivista di enologia, gastronomia e turismo Anno XXXI - Numero 3 - Maggio-Giugno 2013
FEDERAZIONEI T A L I A N AS O M M E L I E R
FISAR presente a Vinexpo 2013
Partecipare a Vinexpo, per tutti i professionisti
del vino e degli alcolici, è vivere un momento forte nel cuore di un evento mondiale
che riunisce quasi 50 paesi espositori. Vinexpo rappresenta
un posto privilegiato per osservare le nuove tendenze ed
afferrare i mutamenti di un settore in piena evoluzione.
Si tratta altresì di un’opportunità unica
per allacciare nuovi contatti con i responsabili
del mercato.
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Lettera del Presidente: Mario Del Debbio Pag. 2La buona comunicazione al servizio del settore - Roberto Rabachino 6Fisar in Rosa 8News dall'Italia 70News dal Mondo 78In Famiglia 79Servizio Stampa Veronafiere 94La Segreteria comunica - Claudia Marinelli 96
ComuniCazione istituzionale
enoGastRonomia • tuRismo • CuRiosità
Grande qualità con tanti microclimi diversi: “La Doc Friuli Colli Orientali” Luca Iacopini e Massimo Bracci 66
sCienza • teCniCa • aPPRoFonDimenti
Carinzia da bere Enza Bettelli 12
Il fascino dell’abbinamento Lucio Chiaranda 14
I dintorni del vino Silvana Delfuoco 17
Il naso elettronico Roberto Giuffrida 21
Ecco a voi tutte le potenzialità di Doc Sicilia e Igt Terre Siciliane Antonio Iacona 24
El fuego, la tierra y el vento Michele Fabbrani 28
Cantina Iniesta Meritxell Falgueras 32
Il Nobile di Montepulciano: un vino, un terroir Alessandro Maurilli 34
L’essenza di un territorio: il Prosecco Superiore di Valdobbiadene - Roberto Donadini 38
Le Signore dello Champagne Giancarlo Roversi 44
Il Taurasi, orgoglio del sud dell’Italia Antonella Petitti 50
Terre di Toscana Luca Iacopini 53
Valtellina, la più estesa viticoltura verticale d’Italia Roberto Vitali 60
Intervista alla vincitrice di "Mastershef Italia” Seconda Edizione - Lara Loreti 64
Le notizie di enogastronomia e turismo a cura della redazione di Quality ADV 40
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Certo, è bene ricordarlo, i dati delle vendite
nazionali nel comparto vino non sono an-
cora confortanti. I consumi del vino pro
capite sono tuttora in calo, un fattore questo, le-
gato anche al mutamento socio-demografico del
paese che vede un innalzamento dell’età media
della popolazione e poi ci sono cinque anni con-
secutivi di crisi del settore, iniziata con il 2008,
che si fanno indubbiamente sentire. Tuttavia co-
nosciamo bene come la fiducia e le varie compo-
nenti emozionali giochino un ruolo determinante
nell’andamento economico di un paese. Studi
di esperti economisti dimostrano come le nostre
scelte di consumo siano molto più influenzate dal-
la fiducia che non dalle effettive risorse economi-
che a disposizione. Per questo sono convinto che
l’aria respirata al Vinitaly sarà determinante nella
scelta delle strategie commerciali delle aziende
italiane, almeno quelle del comparto vitivinicolo.
C’è voglia di ripartire, voglia di rifar decollare que-
sto mercato che, soprattutto nell’ultimo anno, ha
indubbiamente segnato una forte battuta di arre-
sto. Sorrette dai buoni risultati conseguiti sul mer-
cato estero, le aziende non aspettano altro che i
segnali giusti per tornare ad investire con fiducia
nel mercato interno. Una spinta decisiva la può e
la deve dare il governo appena insediato. Al di là
degli schieramenti politici l’obiettivo comune non
può che essere la tutela del lavoro attraverso il
sostegno e la promozione delle migliaia di grandi
e piccole imprese, molte delle quali rappresenta-
no l’eccellenza italiana nel mondo.
Della necessità di individuare gli strumenti giusti e
le azioni da intraprendere per favorire una nuova
crescita si è discusso a lungo nei tanti convegni
che hanno fatto da corollario alla fiera veronese.
Non sarà sufficiente infatti, attendere leggi e mi-
sure economiche ad hoc. Le aziende dovranno
essere capaci di andare incontro alle mutate esi-
genze dei consumatori le cui scelte sono e sa-
ranno sempre più accurate e compiute dopo at-
tente valutazioni. Ci sarà, in definitiva, sempre più
consapevolezza in ciò che stiamo acquistando. Il
mercato, con l’avvento di internet e soprattutto
con la diffusione degli smartphones e dell’infor-
mazione continua sta cambiando velocemente e
Un raggio di sole sulle vigne.la lettera del Presidente - mario Del Debbio
per comunicare con il Presidente Nazionale:[email protected]
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 32
Visitatori in crescita per il Vinitaly, l’estero che mantiene il suo trend positivo e la speranza di un periodo
politicamente stabile riportano finalmente un po’ di fiducia.“
”
Rivista di Enologia, Gastronomia e Turismo
Organo Ufficiale della F.I.S.A.R.Federazione Italiana Sommelier
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Luca Iacopini e Massimo Bracci
In copertina Elisa Potenza - attrice e sommelier.Foto per gentile concessione di Maurizio Brera.
ne uscirà vincitore chi saprà cavalcare e favori-
re questi cambiamenti non certo chi si limiterà a
subirli. Un ruolo fondamentale lo giocherà la co-
municazione o meglio l’uso che le aziende faran-
no dei nuovi strumenti di comunicazione. Inutile,
infatti, ricordare la crisi che ha colpito il mondo
dell’editoria. L’uso della carta stampata si va
sempre più riducendo complice anche un crollo
della raccolta pubblicitaria, (i dati ufficiali parlando
di un -25% per i periodici nazionali) anche se il
web è in fase stand by.
Pur se tutti sono consapevoli delle grandi poten-
zialità della rete queste restano ancora lontane
dall’essere sfruttate in pieno. In un recente forum
del MPS sono stati divulgati dati interessanti sugli
investimenti effettuati da un campione rappre-
sentativo di aziende del settore vinicolo. Tra il
54% delle aziende che decide di investire in co-
municazione a prevalere è proprio il web (51,8%).
Seguono le fiere italiane (39,3%), le riviste specia-
lizzate (37,5%) e le fiere estere (32,1%). Inferiori i
dati relativi ai mass media: la stampa generalista
è scelta dal 23,2% delle aziende; la televisione e
la radio dal 12,5%. Ancora di nicchia il fenomeno
dei social network: solo il 3,6% delle aziende ne
fa uso. Tra quelle che hanno concentrato i loro
investimenti promozionali sul web occorre nota-
re, però, che molte utilizzano questo strumento
come semplice vetrina statica dimenticando la
prima regola della rete: dinamicità. Se è vero che
la quasi totalità dei sondaggi presso i consuma-
tori indica la rete al primo posto tra le fonti usate
per il reperimento delle notizie è altrettanto vero
che aggiornare e movimentare le proprie pagine
web siano requisiti essenziali per un’azienda che
vuole essere cercata e trovata dagli utenti attra-
verso i motori di ricerca.
Un impegno, quest’ultimo, che anche la FISAR
vuole prendersi. Il futuro prossimo deve vederci
protagonisti in un grande progetto sulla comuni-
cazione digitale che ovviamente non può e non
deve sostituire quella cartacea ma che sicura-
mente può assecondarla se non addirittura favo-
rirla. Per citare uno dei colossi del’informazione
italiana, il Sole-24 Ore, che il 21 gennaio scorso
titolava: “Risposta innovativa alla crisi del com-
parto: il Sole 24 Ore inaugura la nuova era dell’in-
formazione digitale, al via la nuova organizzazione
integrata carta e digitale.”
Non voglio anticiparvi niente ma sono sicuro che
i prossimi mesi ci riserveranno qualche gradita
sorpresa. Intanto godiamoci questo raggio di
sole.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 34
i nuovi stand al vinitalyrinnovata la sensibilità della Fisar a favore del riciclatoStand FISAR Vinitaly 2013 realizzati da:FRANCO ROSSIResponsabile Stand Istituzionali [email protected]
GAIA [email protected]
Uno stand tutto al “naturale”,dove il cartone ha fatto da protagonista in una originale veste scenografica:
sagomato, dipinto, stampato.
Ma non solo questo.
È stato reso anche confortevoletrasformandolo in:
sedie, poltrone, tavoli.
Nelle immagini alcune delle varie fasi di montaggio
Si ringraziano per la collaborazione le Aziende: Scatolificio SCAT per avere fornito partedel cartone e MulTITRAnCIATI che in tempi brevissimi ha realizzato tutte le sagome presenti negli stand.
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Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3
La buona comunicazione al
servizio del settore
La comunicazione è stata, sin dalle origini, uno dei temi cruciali della filosofia:
la stessa idea di dialogo è un concetto filosofico.“
Editoriale del Direttore - Roberto Rabachino
6
”Per altro verso, noi viviamo nell’era della
comunicazione globale, profondamente
segnata dalle innovazioni tecnologiche.
Quale tipo di etica è necessario, in questa fase,
per fronteggiare le sfide della comunicazione,
dell’informazione e delle relative tecnologie?
Secondo una tradizione molto antica - che co-
mincia con Aristotele - le scelte morali non sono
come un regolo che si applica alla realtà dal di
fuori, ma sono esse stesse plasmate dalla realtà.
Il modo in cui vediamo le cose presuppone non
solo un mondo e degli interlocutori, ma anche
delle regole di comunicazione. La possibilità di
ragionare e di dialogare implica che si dia ascolto
e che si rispetti la posizione altrui. Ma è la stessa
tradizione linguistica e culturale in cui siamo cre-
sciuti, che presuppone virtù e valori.
L’etica della comunicazione sostiene che possia-
mo esplicitare questo insieme di valori.
Già Kant pensava che, quando riflettiamo moral-
mente, non possiamo non seguire le orme di una
ragione trascendentale. Per i teorici del discorso
questa ragione ha un aspetto più umile e comu-
ne, che si annida tra le pieghe del linguaggio ordi-
nario, ma che costituisce comunque il presuppo-
sto del dialogo e della comprensione. Per il solo
fatto che siamo esseri ragionevoli e comunicativi,
non possiamo non riconoscere principi e vincoli
morali. Eppure, talvolta la soluzione di un proble-
ma morale comporta un radicale riorientamento
del pensiero perché introduce un nuovo modo di
vedere, allo stesso modo delle risposte degli in-
dovinelli, che a volte possono rivelarsi totalmente
impreviste.
Fonte: L’etica della comunicazione Enciclopedia Multimediale
Perché dovremmo supporre di sapere sin dall’ini-
zio quali sono i confini della ragione morale, an-
ziché andare a scoprire di volta in volta come si
presentano i nuovi paesaggi morali? L’etica del
discorso non rischia di proporre ancora una volta
un mito delle capacità umane, una limitazione a
priori dei loro esercizi?
La società moderna è passata attraverso una
fase in cui la trasparenza dell’informazione veniva
vista come una conquista. Ciò è avvenuto per-
ché le società tradizionali erano prevalentemente
fondate sul segreto, basti pensare alle battaglie
contro i segreti di Stato e i poteri occulti portate
avanti dagli Illuministi del Settecento e dai suc-
cessivi movimenti democratici.
Al giorno d’oggi, invece, è presente il problema
opposto: viviamo in una società in cui l’effetto di
confusione o di manipolazione non è determinato
dalle cose che sappiamo, ma dalla mancanza di
discernimento tra le varie informazioni che rice-
viamo. La vera questione sta nella selezione, nel
grado di priorità da dare alle diverse informazioni
e, soprattutto, nella maggiore o minore legittimità
nel divulgare determinate notizie - una sfida etica
decisiva. La risposta che si può dare riguarda sia
la legislazione, sia la deontologia professionale: i
professionisti dell’informazione - giornalisti e ope-
ratori dei mass media - devono infatti munirsi di
una norma comportamentale molto più rigorosa
rispetto al passato. Non di rado, però, vediamo
accadere il contrario: con l’aumentare delle infor-
mazioni aumenta anche una certa “deresponsa-
bilizzazione” da parte di alcuni professionisti nella
divulgazione di certe notizie.
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Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3
La manifestazione tutta al femminile, or-ganizzata da Luisella Rubin referente na-zionale della Fisar in Rosa, ha richiamato
numerosi giornalisti nazionali ed esteri, esperti di settore, enoappassionati e televisioni. Il consigliere Rubin, nella sua presentazione, ha spiegato che la Fisar in Rosa è un progetto nazionale, pensato per valorizzare la figura della donna sommelier Fisar e per dare visibilità alle donne che operano nel vasto mondo enoico, attuando, a tal fine, iniziative volte alla divulgazione della cultura del vino, in cui le don-ne stesse sono protagoniste.Graziella Cescon vicepresidente Fisar, nel suo sa-luto iniziale rivolto a tutti i presenti, ha ringraziato le produttrici intervenute, sottolineando come la presenza femminile nel settore vitivinicolo, oggi, sia una realtà affermata. Ha, inoltre, dichiarato che, an-che nella nostra associazione, in questi ultimi anni, si è registrata una crescita significativa della com-
ponente femminile che rappresenta attualmente il 35% dei soci e che il progetto Fisar in Rosa è sicu-ramente un valore aggiunto per la nostra associa-zione.In un’atmosfera serena e gioiosa, sei vignaiole ac-comunate da una grande passione e sensibilità femminile, di fronte a un pubblico attento e cu-rioso, hanno dato vita ad un’emozionante Tavola Rotonda tutta “rosa”, condotta dalla nota giornali-sta Gladys Torres Urday, referente territoriale della Fisar in Rosa dell’Italia Nord Ovest. La moderatrice ha presentato di volta in volta le produttrici, che con vivo entusiasmo hanno fatto conoscere a tutti i presenti, vini di assoluta qualità, ottenuti dall’appassimento delle uve migliori, rap-presentativi di specifici territori dell’Italia del Nord, del Sud e del Centro, la cui degustazione è stata guidata con professionalità dalla sommelier nazio-nale Fisar Karen Casagrande.
Emozioni in… Rosa
Il Wine Tasting/Tavola Rotonda ”Vini passiti italiani…dolce passione!” è un importante evento targato
FISAR in ROSA realizzato al Vinitaly 2013 a Verona.“
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Gladys torres urday
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Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 9
Ha iniziato Elena Farina, rappresentante della terza generazione dell’azienda Farina, a raccontare il suo Recioto Classico della Valpolicella DOCG 2011, meraviglioso vino rosso dolce, giovane, dai deliziosi profumi floreali e fruttati. Un’eccellenza enologica veneta.Maria Ida Avallone ha proposto un Eleusi Passito Roccamonfina 2008 IGT, ottenuto da uve Falanghina 100%, della sua azienda campana Villa Matilde. Un’interpretazione sapiente di un grande vino, i cui profumi e sapori si identificano con la terra da cui proviene; una terra generosa, dove da una parte c’è il mare e dall’altra il vulcano spento di Roccamonfina.La produttrice Hilde Petrussa dell’azienda Vigna Petrussa, Colli Orientali del Friuli, ha stupito il pub-blico con il suo Picolit 2009, che ha rivelato subito al naso il suo inconfondibile carattere, derivante da un boquet complesso che lo rende davvero esclu-sivo.Apprezzatissimo il “Les Abeilles” 2004 da uve stra-mature di Muscat Petit Grain 100%, presentato da Eleonora Charrere, titolare dell’azienda di famiglia Les Cretes, Valle D’Aosta, prodotto da uve aroma-tiche bianche. Delizioso al naso e al palato.La degustazione del prestigioso Vin Santo del Chianti Classico “La Chimera”DOCG 1995, pro-posto da Laura Bianchi, produttrice della famosa tenuta agricola toscana Castello di Monsanto, ha entusiasmato i presenti per i suoi eccezionali profu-mi e sapori eleganti ed armoniosi.Ultima relatrice, di indiscussa fama, Josè Rallo, titolare dell’azienda siciliana Donna Fugata, con il
suo intervento appassionato ha trasmesso al pub-blico tutta l’energia ed il calore della terra del Sud. Energia e calore pienamente espressi dal “Ben Ryè”, Passito di Pantelleria DOC 2006, che la vi-gnaiola, alzando il calice, ha presentato, cantando un bellissimo brano, regalando a tutti i presenti un momento di grande emozione. Un’esperienza uni-ca in cui il vino e il canto si sono fusi magicamente, in un turbine di piacevoli sensazioni che hanno con-quistato il pubblico.Il Presidente Nazionale Fisar Mario del Debbio ha chiuso l’incontro, ringraziando tutti i partecipanti, le produttrici, Gladys Torres che con abilità e simpa-tia ha moderato i vari interventi, le sommelier per la loro professionalità ed eleganza dimostrata nel servizio dei vini, Luisella Rubin referente della Fisar in Rosa e Antonio De Vitiis, che ha curato la parte tecnica-logistica della manifestazione. Ha poi dona-to alle protagoniste dell’interessante ed avvincente evento al femminile un omaggio floreale ed un raffi-nato cavatappi con spilla Fisar. Il Presidente, infine, si è complimentato con Karen Casagrande per aver condotto, con competenza, un’affascinante degu-stazione di eccellenti vini, guidando tutti i presenti in un sorprendente percorso sensoriale.
FISAR in rosa
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3
Dolci, incisivi, solitamente relegati a fine pa-
sto, e spesso considerati morbidi esca-
motages da pubblico femminile, come se
fossero destinati a chi non riesce ad apprezzare vini
“di carattere”.
È stata sufficiente poco più di un’ora per dimostrare
come dietro quest’apparente teatralità di dolcezza
si nascondano semplicità e complessità al tempo
stesso, sfumature che trasudano luoghi, tradizioni
e culture centenarie, in pochi sorsi di estrema be-
vibilità.
Basta poco ed ecco che si creano abbinamenti
fantasiosi, non solo con peculiarità culinarie, ma
soprattutto a momenti della vita e di ogni giorno.
Recioto Classico della Valpolicella
DOCG 2011:
SEMPLICITà e NATURALEZZA nella bella
Verona, dove la nostra scena sale: nel bicchiere un
rubino intenso, la vivacità di un colore che anticipa
la ricchezza dei frutti rossi al naso, amarena, lampo-
ne e prugna matura, ricordo immediato degli aromi
primari della Corvina. Una confettura speziata da
un accenno di cannella, che immaginiamo concen-
trarsi sotto il sole nella parte più nobile del grappolo,
la “recia”, pochi acini che assimilano voraci aromi
e polifenoli. In bocca infatti è di grande struttura,
gli zuccheri si ingentiliscono con pacata amabilità
per lasciare posto all’acidità, segno di gioventù, ed
un tannino ancora vitale che lascia il palato asciutto
e toglie qualsiasi dubbio, non c’è alcuna stucche-
volezza. Crostata di lamponi per questo splendido
Recioto della Valpolicella, che dosa con maestria
bevibilità e dolcezza, il carattere di un rosso giova-
ne e la morbidezza degli zuccheri. L’interpretazione
giovane di un vino secolare.
Eleusi Passito Roccamonfina 2008 IGT:
PIACEVOLEZZA e DESIDERIO sotto il sole della
Campania: dai suoli sabbiosi di origine vulcanica,
incastonati tra cielo e mare, nasce un vino che ci in-
curiosisce immediatamente con i suoi riflessi dora-
ti. Scopriamo intensi i sentori dell’uva passita, fichi
secchi e albicocche disidratate si sciolgono veloci in
un miele floreale, mentre un soffio di mineralità sul-
furea ci accompagna tra i vigneti di Roccamonfina.
Gustiamo con piacere un accattivante equilibrio di
alcolicità e dolcezza che si espande in bocca come
un manto di velluto. L’acidità si affaccia timida per
stemperare questo trionfo di morbidezza, un vino
pastoso che si lascia masticare ancora e ancora,
evocando gli aromi fruttati della Falanghina. Anche
un caprino robusto e piccante si lascerebbe con-
quistare dalla magia vellutata di questo vino regale,
cantato nei secoli come nettare degli Dei. Un as-
saggio del Falerno dei nostri tempi.
Aprite orecchi, naso e bocca…
Il Wine Tasting/Tavola Rotonda “Vini passiti italiani…dolce passione!” È un importante evento targato
FISAR in ROSA realizzato al Vinitaly 2013 a Verona.“
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di Karen Casagrande - FisaR ambassador
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FISAR in rosa
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 11
Picolit 2009 Colli Orientali del Friuli DOCG:
ESPRESSIVITà e ISPIRAZIONE tra i Colli Orientali
del Friuli: un vino che si assapora con il naso, un
bouquet intrigante che si lascia scoprire a poco a
poco senza implodere immediato! Primavere di fiori
bianchi, miele e zagare, lasciano il posto a sentori
di melone bianco e litchis, mentre timide emergono
sullo sfondo le note speziate della paprika e dello
zafferano. Profumi delicati che non ci accontentano
al primo assaggio, mentre al palato spicca decisa
una nota di acidità che dona vigore e persistenza
al vino, e ne equilibra con maestria la dolcezza.
Arricchito dalla sua complessa mineralità, preziosa
eredità dei suoli d’origine, nel bicchiere rivela la sua
grandezza sebbene il nome possa trarci in inganno:
il Picolit, raro e unico già in vigna, dove solo pochi
piccoli fiori diventeranno acini succosi, potrebbe
accompagnare un momento intimo di scoperta e
meditazione del suo territorio, ma sicuramente ci
sorprenderà con la sua freschezza e aromaticità
anche con una gustosa fetta di Sachertorte, una
vena dorata immersa nel cioccolato più amaro.
“Les Abeilles”2004 :
ELEGANZA e PERSONALITà ci conducono in
un antro naturale della Val D’Aosta: le api succhia-
no con avidità il dolce liquido contenuto nei piccoli
grani di Uva Moscato, che maturano solitari all’inizio
dell’autunno. Una premessa idilliaca per il vino che
abbiamo nel bicchiere: riflessi di luce e profumo di
miele ci ricordano l’appassimento insieme alle note
di frutta matura, mentre ampliano con sorpresa
questo bouquet i profumi delle erbe spontanee,
salvia, timo e rosmarino. Ma è solo al palato che
questo passito rivela la sua forza. Mineralità e sa-
pidità stuzzicano immediatamente la lingua ed
espandono le sensazioni aromatiche, la dolcezza è
palpabile, in una nota che si allunga all’assaggio e
non ci stanca, mentre una retro olfatto balsamico,
di oli essenziali, chiude la degustazione e rimane in
bocca stemperandosi piacevolmente. Rotondità di
sapori e odori da gustare immersi nella natura con
un buon formaggio d’alpeggio.
Vin Santo del Chianti Classico “La Chimera”
DOCG 1995:
TRADIZIONE e MISTERO dalla Toscana più
amata: nel cuore del Chianti Classico fermenta si-
lenzioso nei caratelli, in un ininterrotto incedere e
arrestarsi, uno dei vini più cari della tradizione loca-
le. Ambrato impenetrabile che rivela la sua natura
ossidativa, nel bicchiere rotea un Vin Santo plasma-
to da diciotto lunghi anni, un rischio che valeva la
pena di correre per arrivare a questo punto. Non
solo un passito, che subito colpisce al naso con
la nota pungente di acidità volatile, ma anche un
antico medicamento che odora di profumi eterei e
penetranti, di tostato fermentato, tabacco, caffè,
cacao, immersi in una copiosa sensazione alcolica
che a poco a poco lascia emergere i fichi secchi,
quel ricordo lontano delle uve materne. Una com-
plessità di aromi terziari che in bocca predominano,
fra la spiccata nota acidica e un’attenuata dolcez-
za. Da abbinare ai pensieri della sera in compagnia
di un ottimo sigaro.
“Ben Ryè” Passito di Pantelleria DOC 2006:
FORZA ed ENERGIA emanate dai mari del Sud:
semplicemente Sicily! Concludiamo il nostro viag-
gio con un’istantanea di passione, carattere, fem-
minilità e dolcezza. Ecco il riassunto squisito di un
cammino sensoriale che attraversa la nostra peni-
sola. Pietra focaia, arbusti spontanei e note floreali:
la terra e l’uva di una realtà isolana unica. Arancia e
albicocca candite, datteri, fichi secchi, miele di aca-
cia: i grossi acini dello Zibibbo che appassiscono
sotto il sole. Tostato, fieno fermentato e macchia
mediterranea: evoluzione e maturazione. In bocca è
tangibile tutta la sua dolcezza e la sua espansione,
un gioco di equilibri di acidità e morbidezza in cui
le note aromatiche si susseguono e inebriano invi-
tandoci ancora all’assaggio. Il quadro evocativo di
uno scorcio naturale che ci avvolge come un canto,
musica per gli occhi, per il palato e ovviamente per
il cuore!
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 312
Tutto il territorio di questo piccolo lembo
meridionale dell’Austria è caratterizzato
dall’abbondanza di acqua che, guida alla
mano, è suddivisa in 1270 specchi d’acqua, 200
laghi balneabili, 8000 chilometri tra fiumi e torrenti
e numerose fonti termali. Non a caso Klagenfurt,
la capitale regionale, edificata intorno al XVI se-
colo da architetti italiani e chiamata anche la
Rosa del Wörthersee, vanta la spiaggia lacustre
più lunga d’Europa. I Carinziani sono molto orgo-
gliosi della purezza delle acque che bagnano la
loro regione e che definiscono addirittura potabili,
in particolare quelle del lago Weissensee (Lago
Bianco) poiché vi sono ammessi solo natanti a
remi o a motore elettrico.
Ma, anche se l’acqua, del rubinetto e non solo,
è davvero buona, in Carinzia si beve ovviamente
anche qualcosa di decisamente più forte. Come
la birra, che ha una lunga tradizione in Austria
(circa 1300 birrifici su tutto il territorio) e che
di recente ha visto il consumo pro capite degli
Austriaci sorpassare quello dei Tedeschi che da
sempre detenevano saldamente il primato. A
Villach la storica Villacher Brauerai da oltre 150
anni produce una birra chiara, corposa e con un
particolare gusto di malto, molto apprezzata an-
che in Italia, così come la Birra Rossa pensata
proprio per il mercato italiano. Comunque quella
Carinzia da bere
Birra, ovviamente, poi buon vino e sidro e distillati ricavati dall’ottima frutta coltivata nella valle Lavanttal. E non dimentichiamo l’acqua eccezionalmente pura
degli innumerevoli laghi e fiumi che punteggiano tutta la Carinzia.
“”
di enza Bettelli
Birra, ovviamente, poi buon vino e sidro e distillati ricavati dall’ottima frutta coltivata nella valle Lavanttal. E non dimentichiamo l’acqua eccezionalmente pura
degli innumerevoli laghi e fiumi che punteggiano tutta la Carinzia.
”
di Villach è una birreria che si può definire moderna
rispetto la Hirter, situata a Friesach e che da circa
750 anni produce birra tipo Pilsen, leggera e armo-
nica e con un delicato gusto di luppolo.
Ugualmente radicata è la vocazione austriaca per
i vini, soprattutto bianchi. Ma, malgrado la vitivini-
coltura della Carinzia abbia un migliaio di anni, la
tradizione si è andata perdendo con il tempo, fino
agli inizi degli anni Settanta, quando in tutta la re-
gione sono stati fatti i passi necessari per il ripristi-
no dei vecchi vigneti e l’impianto di nuovi con una
produzione oggi molto interessante, in particolare
per quanto riguarda i vini bianchi e quelli dolci. Tra
i bianchi, il più diffuso (oltre il 30% della produzione
della Carinzia) è il Grüner Veltliner che è affiancato
da Welschriesling, Rivaner, Weisser Burgunder e
Riesling. Per gustare il vino secondo il costume au-
striaco e carinziano, bisogna però fermarsi dai pro-
duttori e assaggiare nelle loro vinerie (Heurigen o
Buschenschanken) un bicchiere di quello buono,
accompagnato da piatti molto semplici che di soli-
to sono salumi e formaggi della regione, sempre di
grande qualità, e i Brezeln che aiutano a bere.
Per salire di gradazione basta spostarsi nel territo-
rio forse più fertile della pur fertile Carinzia, la valle
Lavanttal, caratterizzata da distese di frutteti dove
le mele (soprattutto Maschanska e Bohnapfel) fan-
no da base per sidro frizzante e distillati preparati
secondo le antiche ricette dei monaci di Sankt Paul.
Alla bevanda, servita ben fresca d’estate, è dedica-
to il sentiero del sidro (Mostwanderwegen), lungo il
quale sono situati molti locali e osterie caratteristi. I
18 chilometri del sentiero si possono percorrere a
piedi o con uno speciale trenino, il Mostlandexpress.
Con le mele si produce anche un insolito e delicato
spumante oltre all’aceto e al succo.
E volendo salire ancora di gradazione, da non per-
dere il distillato di pere che molti agriturismi produ-
cono in proprio, e lo specialissimo distillato di pino
cembro.
UNA GASTRONOMIA ANCORA ARTIGIANA
Indiscussa specialità della regione sono i Kärntner
Kasnudeln di pasta fresca simile a quella italiana
e che anche nel ripieno ricordano alcuni dei nostri
ravioli di magro. I Kasnudeln vengono preparati
con una grande varietà di farciture a seconda della
stagione e del territorio. I più famosi sono quelli di
patate profumati con la menta, ma i ristoratori della
Carinzia propongono sempre nuovi accostamenti
e servono la loro gamma di Nudeln in invitanti as-
saggi (Nudl-Kudl-Mudl). Altre specialità, nella valle
del Gail, sono lo Speck ottenuto da carne di maiali
allevati con cruschello d’orzo, patate, fieno e latte,
e l’Almkäse (formaggio di malga) prodotto a 1500
metri ancora con metodo tradizionale presso mal-
ghe come il caseificio-museo Alpe Tresdorfer Alm
che è anche il punto di arrivo della “mulattiera delle
malghe”. E dalle acque purissime della regione pro-
vengono molte specie di pesci che anche i turisti
possono pescare e fare poi cucinare dallo chef del
proprio albergo. Interessante la gamma dei pesci
affumicati mentre da trote e salmerini nella valle del
Möll e a Tainach si ricavano le uova, vendute in va-
setto come il caviale. Tutte queste specialità sono
ben accompagnate dall’ottimo pane che nelle mal-
ghe e agriturismi viene ancora preparato nel forno
a legno della casa. I dolci sono quelli tipici austriaci,
ma la Kärntner Reindling, una focaccia con cannel-
la, zucchero e uva sultanina, è la più tipica della
regione.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 13
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3
Con l’intento di ampliare l’offerta post qua-
lifica di sommelier, si è tenuto sabato 9
marzo un interessante incontro con la
speranza che possa essere il numero zero di un
prossimo format nell’ambito di attività didattiche
a livello nazionale.
Da un’idea del Consigliere Nazionale Giorgio
Pennazzato, realizzata con il contributo di Lorenzo
De Rossi, Delegato di Venezia, la giornata si è
svolta presso il Ristorante da Odino – Quarto
d’Altino VE – grazie alla fattiva collaborazione dei
titolari, prima tra tutti Antonella Zago. Si è trat-
tato di una giornata dedicata all’abbinamento
cibo/vino secondo le tecniche FISAR, era stato
scelto il pesce, rivolta a tutti quelli che vogliono
approfondire l’argomento, con il fine ultimo di sti-
molare alcuni di loro ad intraprendere la via della
docenza nei corsi di terzo livello.
Invitati come relatori Silvio Dalla Torre, del Centro
Tecnico Nazionale FISAR, per la parte dedicata
al vino e l’enogastronomo Giampiero Rorato per
la presentazione dei piatti.
Ospite della manifestazione il professor Roberto
Stevanato, ordinario di chimica presso l’Università
degli Studi di Venezia Ca’ Foscari, nonché diret-
tore del ‘Master per la valorizzazione del cibo e
del vino’ attivo sempre presso UniVe.
I cibi ed i vini sono stati testati dagli organizzatori
nel corso di due incontri preparatori al fine di ot-
tenere il miglior abbinamento possibile.
In questo è stata coinvolta Valentina Pasini, chef
del locale nonché specializzata presso la Scuola
Internazionale di Alta Cucina Italiana - ALMA di
Colorno, che con professionalità ha dovuto per
un giorno ‘piegarsi’ alle puntigliose richieste fatte
dagli organizzatori non dando pienamente libero
sfogo alla sua creatività.
Trattandosi dell’abbinamento dedicato al pesce
si è potuto creare un menù praticamente com-
pleto:
Antipasti
Ensemble di scampi crudi e carpaccio di bran-
zino di mare, “Canoce” e scampo bolliti con
schiacciatina di patate abbinati a Lugana Az. Le
Morette, Calamaretti saltati su lettino di spinaci
freschi e caramello di soja abbinati a Prosecco
Tranquillo Val de Brun Az. Astoria.
Il fascino dell’abbinamento
Giornata dedicata all’abbinamento cibo/vino, tema il pesce, rivolta a tutti quelli
che vogliono approfondire l’argomento.“
”
di lucio Chiaranda
14
Primi piatti
Risotto Carnaroli mantecato con vongole (o
cappe tonde) con olio al finocchietto e pinoli,
Paccheri con mazzancolle, seppia, e pomodoro
di Pachino abbinati a Soave Classico Suavia.
Secondi piatti
Filetto di branzino su branca di radicchio ab-
binato a Chardonnay Az. Le Monde;
Tonno dell’Alto Adriatico su dadolata di verdure
croccanti abbinato a Friulano Az. Mosole.
Dessert
piccola trilogia di cioccolato, piccola crema di
mascarpone e crostatina di mandorle abbinati a
Marsala Az. Buffa.
L’incontro si è aperto con i saluti di tutti gli orga-
nizzatori, Giorgio Pennazzato ha inoltre portato i
saluti del Presidente Nazionale Mario Del Debbio,
impossibilitato a presenziare per concomitanti ed
improcrastinabili impegni.
Si è quindi entrati nel vivo della giornata con
l’arrivo in sala del primo antipasto.
Ciascun piatto è stato accompagnato da
un’illustrazione sia delle caratteristiche della ma-
teria prima sia di quelle organolettiche ed anche
da note storico/aneddotiche che sono certa-
mente state utili ai partecipanti per meglio ricord-
are e focalizzare ciascun piatto.
Lo stesso dicasi per i vini, qui oltre che delle car-
atteristiche peculiari del vino stesso, si è parlato
anche della zona di produzione e delle peculiarità
del relativo territorio.
Questo ‘numero zero’ è servito agli organizzatori
per permettere la taratura e la messa a punto dei
vari aspetti della giornata e poter quindi proporre
questo format a livello nazionale, sotto l’egida del
CTN una volta recepito e deliberato, con l’intento
di dare a questi incontri una ulteriore valenza che
vada al di là di un semplice momento di convivia-
le incontro seppur di approfondimento.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 316
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 17
Il fascino imprevedibile di una bottiglia
All’inizio ricercata soprattutto come status
symbol per la sua fragile e preziosa bel-
lezza, che solo pochi potevano permet-
tersi, il più geniale tra i contenitori per il vino, la
bottiglia di vetro, continua tuttora ad esercitare il
suo fascino, spesso persino più coinvolgente di
quello del suo contenuto.
Qualche volta metafora del mondo e della vita
stessa, con la sua luminosa trasparenza o la sua
studiata opacità – pensiamo a che cosa ne ha
saputo fare un artista come Giorgio Morandi, non
a caso chiamato “il pittore delle bottiglie”- la bot-
tiglia di vetro ha spesso assunto vari e molteplici
significati. Può essere speranza di salvezza per
un naufrago sperduto su di un’isola deserta: il
classico “messaggio nella bottiglia”, perno di tan-
te avventurose vicende romanzesche. Oppure
custode di mirabolanti velieri, frutto di un hob-
by senza dubbio tra i più tranquilli e rilassanti ma
sempre meno praticato nei nostri frenetici giorni.
Ma può anche diventare pericolosa quando al
suo interno anziché un maestoso barolo d’anna-
ta o un effervescente champagne millesimé c’è
nascosto nientemeno che il diavolo, come rac-
conta con ironia Robert Luis Stevenson in una
sua favoletta ancora molto avvincente, su cui non
sarebbe male soffermarsi a riflettere.
Al di là delle tendenze estetiche e delle preferenze
stilistiche che mutavano attraverso i secoli, pote-
va capitare che al troppo costoso vetro venissero
sostituiti materiali più rozzi ma sicuramente più
robusti. È il caso, per esempio, della ceramica
vetrificata in uso soprattutto nella Renania del
XVII, che ben si prestava anche a essere decora-
ta. Ecco allora comparire le bellarmine, panciute
bottiglie che prendevano il nome dalla baffuta ma-
schera grottesca posta sotto l’imboccatura, che
fanno bella mostra di sé in alcuni celebri dipinti
di Vermeer. Il modello ispiratore era un italiano,
nientemeno che il cardinal Roberto Bellarmino,
passato alla storia soprattutto per il suo ruolo di
primo piano nel processo contro Galileo e par-
ticolarmente detestato nel Nord Europa per la
I dintorni del vino
Il vino non è semplicemente una bevanda,ma il centro di un rito che, per essere celebrato
nella sua piena eleganza,ha bisogno di oggetti indispensabili, che soltanto il gesto sicuro
di un autentico professionista sa come valorizzare. A cominciare dalla bottiglia...
“”
di silvana Delfuoco
sua rigorosa intransigenza nei confronti del pro-
testantesimo. Curioso modo per godere di un’al-
legra “bevuta”!
Ma qualunque fosse il tipo di bottiglia prescelto,
un problema annoso continuava a non trovare
soluzione: come impedire che il prezioso vino al
suo interno smettesse di essere così rapidamen-
te deperibile?
Ci vollero lo spazio di qualche secolo e un po’
di esperimenti condotti tra scienza e alchimia
perché infine si riscoprisse un fenomeno invece
già ben conosciuto dagli antichi padri: le reazioni
del vino in presenza o in assenza di ossigeno.
E quando, finalmente, si capì che il vino, come
la vita dell’uomo, riservava ancora soddisfazioni
inaspettate se poteva godere di un sereno invec-
chiamento, fu necessario trovare un modo per
chiudere ermeticamente la bottiglia, e al tempo
stesso escogitarne anche un altro altrettanto ga-
rantito per riuscire ad aprirla senza rischio.
Come spesso succede in questi casi, fu il biso-
gno ad aguzzare l’ingegno…
Qui ci vuole un cavatappi
Curiosamente, ma nemmeno poi troppo, se vo-
gliamo considerarla un’esasperazione del “furore
dionisiaco”, è stata l’arte della guerra a sugge-
rire l’idea vincente su come aprire una bottiglia.
No, non con la scenografica “sciabolata”, anco-
ra oggi qualche volta riservata agli champagne
delle grandi occasioni, consuetudine ereditata,
pare, dalle manie di grandeur degli ufficiali napo-
leonici, ma a qualcosa di molto meno teatrale.
Semplicemente, facendo ricorso agli strumenti a
vite utilizzati per recuperare pallottole e palle da
cannone rimaste incastrate nelle canne.
L’uovo di Colombo? Forse sì, ma bisognava
che qualcuno ci pensasse. Non conosciamo il
nome dello sconosciuto inventore, ma sappia-
mo che il primo brevetto del cavatappi risale al
18 Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3
1795, epoca piuttosto tarda nella storia del vino,
e che appartiene all’inglese Samuel Henshall.
Ne è conservato un bell’esemplare al Museo dei
Cavatappi di Barolo, nelle Langhe cuneesi, nato
dalla passione di un collezionista torinese, Paolo
Annoni, che ne ha raccolto esemplari di tutti i tipi
e di tutte le epoche, compreso quello, decisa-
mente poco funzionale, in legno e acciaio a forma
di T” di 1 metro di larghezza per 1,5 di lunghez-
za che campeggia proprio sopra l’ingresso del
museo! Ma non è certa questa l’unica stranezza
della collezione, esiste anche un’ “aristocrazia del
cavatappi”.
«Quasi sempre del tipo tascabile, oppure del tipo
pieghevole, - così ci ha spiegato lo stesso Annoni,
che fa volentieri da guida ai visitatori venuti a cu-
riosare tra i suoi tesori -il cavatappi prezioso, che
poteva essere d’oro, argento, avorio, madreper-
la, tartaruga, accompagnava il proprietario sia tra
le mura domestiche sia durante viaggi, pic-nic o
campagne militari. –- Anche se viaggiava accom-
pagnato dalla servitù e non stappava personal-
mente le proprie bottiglie, il cavatappi era ade-
guato al suo rango e spesso riportava incise le
iniziali del suo nome o lo stemma del suo casato.
In tempi più recenti ricordiamo i modelli creati da
Tiffany e Cartier, nonché quelli disegnati da stilisti
di moda di fama internazionale come Hermes e
Gucci». Per fortuna esisteva anche un cavatappi
“amico del maggiordomo”, come era conosciuto
in Inghilterra quello a due lame con cui questi po-
teva aprire le bottiglie, controllarne il contenuto,
ritapparle e presentarle apparentemente intatte
agli ospiti, sicuro della buona qualità del vino in
esse contenuto…
Perchè, al di là degli strumenti, della vitalità del
vino si occupano gli uomini, soprattutto quelli che
dell’arte sublime dello “stappo” hanno fatto una
professione che li impegnano per la vita: i som-
melier, ultimi veri Cerimonieri dei nostri tempi. Ma
questa è un’altra storia…
Per info sul Museo dei Cavatappi:
www.museodeicavatappi.it
20
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 21
Lo scorso primo aprile, la Home page di
Google annunciava un nuovo servizio in
versione Beta disponibile al download
per PC, Tablet e Smartphone: “Google Olezzo”.
Attraverso di esso, veniva scritto, avremmo po-
tuto sentire gli odori rintracciati e catturati in rete
e codificati via software, scegliendoli in un ampio
bouquet (cane bagnato, puzzola, vecchia camera
d’albergo, fiori...cabernet!). Il tutto semplicemen-
te avvicinando il naso allo schermo...un’enorme
pesce d’aprile del colosso del web di Mountain
View che in qualche modo però introduce ad un
argomento di grande interesse e attualità: la rea-
lizzazione di strumenti che possano coadiuvare e
sostituire funzioni vitali del nostro organismo e in
particolare del cervello.
Nel fake di Google, si immagina quindi un siste-
ma che ricerca, capisce, archivia e codifica odori,
e un sistema che li riproduce a distanza.
Questi sistemi di fatto rappresentano una nuova
frontiera tecnologica ancora tutta da esplorare,
dove i “pionieri” si muovono già da molto tem-
po sicuri dell’utilità e della convenienza dei loro
sforzi.
A partire dagli anni ottanta in varie parti del mon-
do sono iniziati gli studi per la realizzazione di un
naso artificiale che possa aiutare e sostituire l’uo-
mo per molte attività riguardanti l’olfatto, seguiti a
breve dai primi studi inerenti la realizzazione della
lingua artificiale.
Alla fine del secolo scorso una ditta della Silicon
Valley ha sviluppato un progetto estremamente
ambizioso: creare un sistema elettronico per ri-
produrre odori. In qualche modo ha catalogato
alcuni odori ritenuti essenziali e dalla combinazio-
ne di questi ha affermato che molti altri poteva-
no essere creati. Ha poi realizzato un oggetto da
collegare al computer contenente essenze base
che dosate e mescolate in modo automatico
creavano altri odori. L’oggetto è stato realizzato
e messo in commercio: fu un fiasco clamoroso,
classificato tra i primi 25 flop di sempre del mon-
do informatico. Eppure queste idee contengono
Il naso elettronico
«Sommelier» DuePuntoZero: il naso artificiale, una visione sul futuro prossimo, cos’è, come funziona, campi di applicazione. Implicazioni nel mondo del vino.
Stato dell’arte e studi in corso.
“”
di Roberto Giuffrida
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3
già i primordi di alcuni principi attualmente utiliz-
zati per quanto riguarda la clonazione sintetica
del sistema olfattivo
Prima di tutto bisogna partire dalla comprensione
del meccanismo base dell’olfatto: gas e molecole
volatili presenti nell’aria raggiungono attraverso le
nostre narici le cellule recettori che sono distribu-
ite su una superficie di qualche centimetro qua-
drato all’interno del nostro naso e si depositano
su di esse scatenando delle reazioni chimiche.
Gli stimoli ricevuti vengono trasportati attraverso
tessuti nervosi al nostro computer che si incarica
di discriminarle e catalogarle: il cervello.
Ma cos’è un naso artificiale-elettronico? È un
sistema complesso Hardware e Software che
dovrebbe consentire di discernere gli odori e ri-
conoscere anche la loro concentrazione.
Nel naso artificiale la parte Hardware, corrispon-
dente all’insieme di cellule recettori del naso, è
composta da particolari sensori che sono in gra-
do di catturare le particelle volatili degli odori e
da trasduttori che convertono le reazioni fisico-
chimiche in segnali elettrici. Questi vengono ela-
borati e rappresentati da programmi Software
mediante un computer, la cui azione corrisponde
a quella della nostra corteccia cerebrale.
Ad oggi questi programmi danno fondamental-
mente una rappresentazione grafica (immagine
olfattiva) della reazione di gruppi di sensori dif-
ferenti tra loro e consentono quindi un confronto
tra prodotti effettuando preventivamente un pe-
riodo di “training” del naso necessario a creare
dei campioni di riferimento.
Nei nasi da laboratorio, si introduce una quantità
ben definita di una sostanza da annusare in un
contenitore ermetico chimicamente inerte e con
un ago si aspira la parte volatile mentre con un
altro ago si compensa questo prelievo con aria
assolutamente pura. L’aria aspirata viene pom-
pata su una matrice di sensori che reagisce di
conseguenza e che è collegata ad un computer.
Sul computer, software che utilizzano algoritmi
che conducono alle teorie delle reti neuronali
realizzano la pattern recognition per separare le
classi di appartenenza dei vari odori.
I sensori a semiconduttori al metal-oxyd sono
quelli che attualmente hanno raggiunto una ma-
turità e stabilità maggiore e che vengono utilizzati
nei nasi artificiali in commercio (strumenti il cui
costo parte da 20-25 mila Euro). Funzionano se-
condo il principio che su un substrato di ossido
di stagno le particelle volatili che si depositano
causano una variazione di conducibilità elettrica
misurabile con i metodi classici dell’elettrotecni-
ca.
Sfruttando questi principi già da molti anni esisto-
no in commercio dei nasi che rivelano in modo
soddisfacente la presenza di un singolo gas in un
ambiente: rivelatori di fughe di gas (metano, mo-
nossido di carbonio), rivelatori di gas specifici che
si sviluppano dagli alimenti in varie fasi di matura-
zione o in decadimento (ammoniaca in industria
ittica o casearia). I miglioramenti attualmente in
analisi riguardano l’utilizzo di temperature eleva-
te e il drogaggio dei semiconduttori con elementi
come Palladio, Oro e Platino.
Ultimamente si sente parlare di nuovi sensori co-
struiti fissando film polimerici conduttivi su quar-
zi che variano la loro frequenza di oscillazione a
22
seconda delle molecole che vengono catturate.
Queste variazioni vengono poi misurate dal com-
puter. La tecnologia è ancora in via sperimentale
e presenta molti inconvenienti ma potrebbe per-
mettere la realizzazione di nasi più leggeri, por-
tatili e sensibili. Alcune Università molto attive in
America, Germania e Italia hanno un approccio
“biologico” e per creare i recettori utilizzano cel-
lule di mammifero o estratti ricavati da germi di
grano oppure hanno un approccio “nanotecno-
logico” studiando come realizzare stringhe con-
duttive di dimensioni ridotte.
Lo scopo finale è costruire strumenti da campo
a costo contenuto, cercando di miniaturizzare la
dimensione e i consumi dei nodi-sensori realiz-
zati sullo stesso chip; il che amplierebbe il target
dei possibili acquirenti. È ipotizzabile anche un
utilizzo wireless, con questi chip integrati nei tele-
foni cellulari per valutare, nella vita di tutti i giorni,
la qualità degli alimenti, dell’aria e diagnosticare
malattie.
Applicazioni pratiche dei nasi sono attualmente
in fase di perfezionamento: per la ricerca di so-
stanze stupefacenti (i cani utilizzati allo scopo che
hanno un olfatto fino a 100.000 volte più poten-
te dell’uomo, dopo poco tempo si “stancano” e
non sono più affidabili), rilevazione esplosivi, ri-
levamento inquinamento, durata ed evoluzione
organica degli alimenti shelf life, controllo con-
tinuo della qualità e purezza di alimenti (distillati
alcolici e latte), diagnosi malattie come diabete
(analisi dell’espirato e rivelazione dell’acetone),
melanomi, tumori del polmone. Ma veniamo agli
interessi specifici di noi Sommelier: in questi anni
i nasi elettronici sono stati utilizzati per varie ricer-
che anche nel mondo del vino, specialmente in
ambito universitario o in centri ed organizzazioni
finanziati da enti pubblici. Il loro utilizzo è però
differente da come ce lo possiamo immaginare.
Infatti al momento non esiste un naso elettronico
che ci possa segnalare la presenza di determina-
te caratteristiche olfattive tipiche, come ad esem-
pio “molto floreale”, “lievemente fruttato maturo o
acerbo”, “sentore vegetale, speziato”...
Gli studi riguardano comparazioni tra vini prove-
nienti dalle stesse uve, come ad esempio, tutte
le Barbera del Piemonte, confronti tra tipologie
differenti o annate diverse dello stesso vino per
capire quanto le loro differenze aromatiche siano
dovute al terreno, alla pianta e quanto al lavoro
dell’uomo. Ma riguardano anche l’evoluzione nel
tempo del vino a contatto con l’aria e il controllo
nei processi produttivi dei tappi di sughero per
individuare la presenza di muffe, funghi, TCA
e TeCA responsabili del famigerato “odore di
tappo”. I Panel di degustazione utilizzati finora
nell’analisi sensoriale hanno sicuramente alcuni
difetti oggettivi: difformità di giudizio, costo, tempi
di esecuzione elevati, variabilità dovuta alle con-
dizioni fisiche del singolo degustatore nell’istante
del test, elevata soggettività. Migliorare tutti questi
aspetti è un obiettivo che deve essere persegui-
to. Con un po’ di fantasia, immaginiamo un futuro
nel quale vengano scoperti sensori (o perfezionati
quelli esistenti) particolarmente sensibili e dal fun-
zionamento il più possibile costante e codificato
a livello mondiale. Immaginiamo una banca degli
odori di riferimento che contenga tutti gli odori
esistenti sulla terra (nessuno può sapere quanti
siano) e che ogni odore sia dato dal mix di mo-
lecole conosciute e i meccanismi della loro com-
posizione facilmente riproducibile. Immaginiamo
che tutti i nasi elettronici possano comunicare tra
di loro mediante una rete di connessione mon-
diale. Otterremmo un naso dalle caratteristiche
molto vicine al nostro, mai raffreddato, stanco o
influenzato da fattori esterni, e una “memoria ol-
fattiva” globale. Per la sua realizzazione la strada
da percorrere è ancora lunghissima e qualcuno
dice che sia un obiettivo difficilmente raggiungi-
bile. Fino ad allora comunque potremo discutere
col nostro vicino di degustazione sul profumo di
marmellata di rosa canina, sull’odore di pelliccia,
biancospino o della puzza di sottosella di cavallo
sudato senza timore di essere smentiti perché al
momento non esiste nessuno strumento più sen-
sibile e preciso di noi. E questo non è un pesce
d’aprile.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 23
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3
Ecco a voi tutte le potenzialità di Doc Sicilia
e Igt Terre Siciliane
I numeri? 300 milioni di bottiglie registrate con la vendemmia 2012, oltre 2 milioni di ettolitri di vino
e più di 30 mila ettari di vigneti. “”
di antonio iacona
24
La potremmo ribattezzare “l’Isola dei re-cord”, perché ai numeri che fanno storia ci ha abituato sin dall’antichità. Qualche
esempio? In Sicilia già nel VII secolo a. C. opere artistiche e figurative attestano l’esistenza di una solida viticoltura; ampeloliti (viti non classificate) sono state ritrovate attorno all’Etna, che fanno della provincia di Catania la più antica civiltà agri-cola siciliana; il Moscato di Siracusa risalirebbe al tempo delle prime colonie greche e sarebbe il vino più antico d’Italia; anche nella zona del messinese, poi, la viticoltura risale all’età Micenea e si traman-da che Giulio Cesare brindò al suo trionfo al Terzo Consolato con vino Mamertino, tipico dello Stretto di Messina. Dati storici certamente affascinanti, che ci aiutano a comprendere il contesto in cui ci troviamo e perché anche le vicende attuali, di questo terzo millennio alla riscoperta delle tradi-zioni, siano importanti e di portata storica. Oggi i numeri sono forse più freddi, quasi da consiglio d’amministrazione, ma stanno trainando il vino si-ciliano sui mercati internazionali più di quanto non
lo abbiano fatto in passato. La formula vincente avrebbe un nome: Doc Sicilia, appena costituita e già anch’essa Denominazione dei record. Con la vendemmia del 2012, infat-ti, saranno 70 milioni le bottiglie (la traduzione di 524.253 ettolitri di vino) che potranno fregiarsi del nuovo nato marchio a Denominazione di origine controllata. Un’annata, quella appena trascorsa, che scaturisce dal lavoro su 10.111 ettari, con 748.944 quintali di uva e 52.425.357 litri rivendicati come Doc Sicilia. Anche i dati più generali sono si-gnificativi, con la superficie iscritta alla Doc Sicilia di circa 26.000 ettari e con sempre nuove richieste di iscrizioni al marchio. Ciò significa che le potenziali-tà sono ancora più elevate rispetto a quelle appena sfruttate sui circa 10 mila ettari. A vigilare sulle certificazioni è stato incaricato l’Irvos (Istituto regionale vini e oli di Sicilia), oggi guida-to dal nutrizionista di fama nazionale Giorgio Calabrese
e fino a qualche mese fa retto dal commissario Dario Cartabellotta, adesso chiamato a ricoprire il ruolo di Assessore alle Risorse agricole e alimentari della Regione Siciliana. Certamente tutte figure con bagagli di esperienza che servono all’agricoltura dell’Isola, come quella del presidente di Assovini Sicilia e presidente del nascente Consorzio di tutela della Doc Sicilia, Antonio Rallo, che proviene da una delle più antiche famiglie produttrici di vino siciliano. Senza sbilanciarsi troppo, Rallo parla di “partenza buona” per il nuovo marchio Doc, citando già i primi successi: “Oggi – afferma il presidente – in com-mercio sono arrivate le prime bottiglie dei bianchi della Doc Sicilia e sicuramente al Vinitaly ci sarà molto di più”. E in merito al Consorzio, aggiunge: “I soci saranno circa 10 mila. Stiamo prevedendo un
sistema innovativo con la CLS informatica, azienda specializzata nei software per il settore vinicolo, che ci consenta di gestire agevolmente il notevole nu-mero di dati ed anche le prossime elezioni di questo importante organo. Tra un paio di mesi saremo in grado di procedere alle elezioni del nuovo Consiglio di amministrazione e del nuovo presidente.” Anche i numeri relativi alla vendemmia 2012 sono stati ela-borati con un sistema informatico, dal Sian (Servizio informatico agricolo nazionale).
Dati recenti sottolineano come la vitivinicoltura sia, con il suo 15% di produzione lorda, una voce im-
portante per la produzione agricola dell’Isola e non è un mistero che il vino siciliano sia molto richiesto soprattutto dai Paesi esteri. Da qui l’importanza di raccogliere e tutelare sotto il nuovo marchio Doc Sicilia e con il suo disciplinare tutti quei produttori che vorranno essere attori protagonisti di questa grande sfida sui mercati. “Ci avviamo – conclude Antonio Rallo – verso una valorizzazione della produ-zione che porterà finalmente reddito agli agricoltori e tutelerà ulteriormente i consumatori.”“L’Isola dei record”, scrivevamo all’inizio. Certo, lo confermano altri dati e un altro marchio significati-vo, quello della Igt Terre Siciliane che, con l’arrivo della nuova Doc, ha sostituito la vecchia Indicazione geografica tipica Sicilia. I numeri? Affascinanti qua-si come quelli appena citati: 300 milioni di bottiglie registrate con la vendemmia 2012, oltre 2 milioni di ettolitri di vino e più di 30 mila ettari di vigneti. E dopo i numeri, i nomi quasi poetici di una terra, è proprio il caso di dire, nata per ospitare il vino e gli dèi. Saranno infatti della famiglia Doc Sicilia vitigni storici e più moderni, autoctoni e giunti nell’Isola sfogliando le tante pagine di storia: per i bianchi, vitigni come Insolia, Catarratto, Grillo, Grecanico; per i rossi, Nero d’Avola, Frappato, Nerello mascalese e Perricone; per i rosati, Nero d’Avola, Frappato, Nerello mascalese e Perricone; poi, per gli spumanti bianchi, Catarratto, Inzolia, Chardonnay, Grecanico, Grillo, Carricante, Pinot nero, Moscato bianco e Zibibbo; per gli spumanti rosati, Nerello Mascalese, Nero d’Avola, Pinot nero e Frappato; e infine, con la specificazione di uno dei se-guenti vitigni: Inzolia, Grillo, Chardonnay, Catarratto, Carricante, Grecanico, Fiano, Damaschino, Viogner, Muller thurgau, Sauvignon blanc, Pinot grigio, Nero d’Avola, Perricone, Nerello cappuccio, Frappato, Nerello mascalese, Cabernet franc, Merlot, Cabernet sauvignon, Syrah, Pinot nero Nocera, Mondeuse, Carignano e Alicante.Vitigni che hanno fatto e continuano a fare la sto-ria enoica dell’Isola e che hanno dato vita alla Docg Cerasuolo di Vittoria e alle 22 Doc (Alcamo, Contea di Sclafani, Etna, Mamertino, Marsala, Menfi, Sambuca di Sicilia…, solo per citarne alcune), a cui oggi si ag-giunge un’altra Denominazione e un’altra pagina di storia, con un titolo che apre nuovi capitoli e nuovi scenari: la Doc Sicilia!
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 326
Antonio Rallo, foto di Anna Pakula.
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Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3
Il punto di partenza per un corretto approccio
alla malvasia di Lanzarote ci porta indietro di
quasi trecento anni, che – in realtà – nell’ot-
tica geologica è poco più di ieri: allora – e pre-
cisamente nel 1730 – una gigantesca eruzione
vulcanica, che durò ben sei anni, con l’attività
di oltre trenta “bocche da fuoco”, cambiò com-
pletamente i connotati dell’isola più a nord delle
sette Canarie, lunga poco più di 50Km e larga
16, coprendo interamente di lava lo strato roc-
cioso sottostante e dandole l’attuale fisionomia.
Grandi coni vulcanici e una larga spianata di
lava, è questo l’aspetto che caratterizza l’isola
il cui nome deriva probabilmente da Lancelotto
Malocello, nobiluomo genovese vissuto nel XIV
secolo, il quale – elaborando una carta nautica
dell’isola – le diede il suo nome. Altra ipotesi, cer-
tamente più suggestiva e più epica, è che il nome
derivi dall’inglese “ lance broken”, parole gridate
dal barone normanno Juan de Bethancourt, al
servizio della corona spagnola, il quale – dopo
aver conquistato l’isola – spezzò la propria lancia!
Lava, sole africano (siamo a meno di 70 miglia
marine dalla costa del continente nero) e un for-
te vento da Nord, che la sferza costantemente,
sembrerebbero fare di quest’isola una terra del
tutto inadatta alla coltivazione della vite. Ciò, in-
vece, avviene – peraltro con ottimi risultati – nella
zona centrale dell’isola, in una stretta valle pa-
rallela alla costa, la Geria, tra Mendoza e Yaiza,
tra i 200 e i 400 metri di altezza. In tale zona i
contadini seppero rovesciare i termini imposti
dalla natura e trasformare una terra difficile in una
grande risorsa economica. Il sistema è curioso
e sicuramente originale: nelle cavità lasciate dal-
le colate laviche o in fossati circolari, scavati nel
terriccio vulcanico – a volte anche a due metri di
profondità – protetti da muretti circolari o semicir-
colari in pietra detti zocos, viene depositato uno
strato di terra vegetale di alcuni centimetri. Sopra
la terra viene poi stesa una cappa di lapilli e cene-
ri vulcaniche triturate, chiamata rofa o picon. La
funzione di tale strato lavico è essenziale: durante
la notte la rofa – molto porosa – permette il pas-
saggio dell’umidità allo strato di terra vegetale,
l’accumula, mentre durante il giorno impedisce
l’evaporazione. Le radici delle viti si espandono
orizzontalmente – non trovando spazio verso il
basso – raccogliendo, così, la maggior quantità
d’acqua possibile. Le viti, a piede franco, sono
El fuego, la tierray el vento
L’origine della malvasia di Lanzarote non è certo sicura.Si ritiene che il vitigno sia stato importato nel XV secolo da Creta, anche in considerazione delle caratteristiche
del vino, che lo avvicinano a quello prodotto nella nota isola greca.
“”
di michele Fabbrani
28
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 29
rampicanti e – prive di qualsiasi sostegno – cor-
rono sul terreno, protette, una per una, dalle pa-
reti della buca (chiamata geria). Grazie a questa
tecnica si sono ottenute ragguardevoli estensioni
di vitigni, dalle cui uve bianche, normalmente ven-
demmiate dalla seconda metà di luglio alla fine di
agosto, si ricava una preziosa malvasia, poi vini-
ficata in moderne cantine (bodegas) e prodotta
nelle versioni seca, semidulce e dulce. La prima,
di gradazione alcolica dai 12 ai 13 gradi è di co-
lore giallo paglierino, con leggeri riflessi dorati, a
volte tendenti al verdognolo, limpido e brillante. Il
profumo è fruttato, con sentore di agrumi e mar-
cata impronta minerale; risulta al palato di gusto
pieno e fresco, leggermente sapido e di buona
acidità. Si accompagna perfettamente ai i frutti
di mare, il pesce ed i formaggi freschi. Ottimo,
invece, il semidulce - leggermente amabile, ma
molto equilibrato e con caratteristiche olfattive
che non differiscono molto da quelle della versio-
ne “ seco” – con i formaggi di media stagionatu-
ra. Infine la malvasia dulce, a volte ottenuta con
l’aggiunta di uve muscatel in percentuale fino al
10%, che le conferiscono un aroma di frutta ma-
tura, di fiori bianchi con sentori erbacei. Anche in
questo caso la terra ricca di minerali non manca
di farsi sentire, come non manca di farsi senti-
re la vicinanza del mare. La spiccata mineralità
compensa il dolce rendendolo un vino adatto ol-
tre che l’abbinamento ai “postres” (desser) anche
– come si dice – alla meditazione. Quasi a com-
pensare i problemi e le difficoltà di coltivazione
dovute ad un territorio certamente non facile, le
viti non devono combattere contro la filossera e
non è raro vedere piante, che pur avendo quasi
cento anni di età, mantengono la loro produttivi-
tà. Le rare annate particolarmente umide favo-
riscono, invece, lo sviluppo dell’oidio. L’origine
della malvasia di Lanzarote – il cui ceppo è quello
di Candia – non è certo sicura; si ritiene che il vi-
tigno sia stato importato nel XV secolo da Creta,
anche in considerazione delle caratteristiche del
vino, che lo avvicinano a quello prodotto nella
nota isola greca. Varie sono le bodegas (cantine)
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3
di produzione della Malvasia; tra le più note ricor-
diamo – senza alcuna presunzione di completez-
za - El Grifo, La Geria, Vega de Yugo, Rubicon
e Los Bermecos. A mio parere personale, un
posto a parte merita, però, per la elevata qualità
del prodotto e per la cura ed il costante impegno
ad applicare metodologie attuali alla lavorazione
di un prodotto tradizionale, la bodega Stratvs, la
cui cantina è stata da pochi anni completamente
rinnovata e colpisce per la bellezza degli elementi
architettonici. Una visita, accompagnati dal bra-
vissimo enologo - sempre presente in azienda -
ed una degustazione dei vini, affinati in eleganti
bottiglie, la cui etichetta riproduce la geria (cioè
la fossa dove cresce la vite), ci farà scoprire un
malvasia seco, che all’esame visivo si presenta di
colore giallo paglierino, limpido e privo di sospen-
sioni, mentre quello olfattivo evidenzia profumi di
qualità ,puliti e freschi, bouquet di fiori bianchi
e anice, pompelmo e mandarino e una elegan-
te nota minerale e salina…quasi come respirare
l’aria del mare dagli scogli. Al palato ritornano –e
si confermano – tutte le note di finezza percepiti
nella fase olfattiva, con aroma di mela fuji matu-
ra, d’albicocca, mandarino e pompelmo, avvolti
in un’intensa nota minerale. Notevole il malvasia
seco selecion Stratvs dal colore giallo tendente
al dorato, limpido e senza sospensioni. Erbe aro-
matiche, timo e cannella, pesca matura e ana-
nas, mandarino e pompelmo, miele e mostarda
con una fine e persistente nota di grafite. Al gu-
sto si percepisce un buon equilibrio tra acidità
e zuccheri e una corretta corrispondenza con la
fase olfattiva, pesca gialla, bucce di mandarino,
marmellata di pompelmo, miele e timo e un finale
sapido e minerale. Troviamo infine un malvasia
naturalmente dulce, che merita una menzione
particolare. Questi vini, abbinati ai prodotti locali
ed ai buonissimi formaggi – primi fra tutti quelli
di capra – rivelano un ulteriore interessantissimo
aspetto di quest’isola, gettata nell’Atlantico as-
sieme alle sue sei sorelle, molto più conosciuta
per il clima mite e le belle spiagge.
30
Amorim. We cork better. Bevi sempre in maniera responsabile.
Quella volta che hai cominciato a stappare e hai finito per stupire, Amorim c’era.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3
Cantina Iniesta
A me il calcio non piaceva. Rubavo le “patatas bravas” alle mie amiche mentre loro guardavano la partita in TV. “ ”
di meritxell Falgueras
32
Odiavo le volte in cui capitava una partita
nei giorni dei miei corsi di degustazione,
perché alla fine dovevo cancellarli. Non
avrei mai pensato, insomma, che un giorno mi
sarei interessata a questo sport. Per il mio primo
libro “Presume de Vinos en 7 días” il prologo lo
scrisse Joan Manel Serrat, poeta di sensazioni,
cantante raffinato e grande amante del mondo
del vino. Per questo mio secondo volume, un li-
bro pensato perché la gente impari di vino inna-
morandosene, nessuno mi sembrava adatto a un
buon mariage. “Ma se ce l’hai già nelle tue stesse
pagine”, mi ha detto un giorno un’amica. Ed è
proprio vero che a volte, pur avendo la risposta
proprio davanti al nostro naso, non riusciamo a
vederla. È sempre stato facile e gradevole avere
a che fare con Andrés Iniesta. Senza mai esita-
re, mostrandosi sempre disponibile, simpatico e
incredibilmente generoso, e senza nemmeno co-
noscermi, ha accettato di scrivere il mio prologo.
Ad una sola condizione: che andassi a vedere il
progetto a Fuentealbilla. La sua proposta mi la-
sciò “fuori gioco”. E così, detto e fatto. La gente
che lavora nella sua cantina sì che è la miglior
squadra del mondo: giovani e ampiamente pre-
parati, gente che lo ha visto crescere, gente del
suo paese natio. Persone affidabili e grandi pro-
fessionisti. Con radici così buone non posso che
augurare, a lui e ai suoi vini, che continuino ad
avere successo in tutto il mondo.
L’umiltà di Andrés gioca nel giudizio a favore sul
vino di Fuentealbilla, Ha un’anima, è sincero e
senza pretese. E gioca una partita importante:
quella di diffondere la cultura del vino con un lin-
guaggio comprensibile, in modo divertente, faci-
le, diretto, formativo e senza complessi di alcun
tipo. “La pasión va por dentro” (“la passione è
qualcosa di intimo”), recitano le bottiglie sotto la
marca “Corazón loco”, il bianco che raccoman-
do, nella versione catalana del mio secondo libro
“Los vinos de tu vida” (quella in castigliano vi sarà
servita in autunno), per accompagnare una parti-
ta di calcio in TV. Un vino di verdejo e sauvignon
bianco disinvolto, di facile mariage con amici, ta-
pas e goal. Per il finale di partita (o per il foie) il
Dulce Corazón con un lecca-lecca nell’etichetta
dello stesso odore di questo vino, da bere non
soltanto con il dolce. Finca el
Carril, la sua linea più alta, è la
scelta più curata e con la qua-
le può sfidare senza proble-
mi tutti i grandi vini della D.O.
Manchuela. Il più personale, il
Valeria, è un macabeo cullato
in botte e coccolato con lievi-
ti, dalla struttura delicata ma
con carattere. I rossi, dopo un
paio d’anni di allenamento nelle
botti, presentano un coupage
vincente, in cui le varietà autoc-
tone (tempranillo, bobal) e i loro
sfidanti internazionali (syrah,
cabernet sauvignon) giocano
la loro amichevole più prolifica.
Personalmente ritengo che il
tocco del Petit Verdot dia una
personalità e una rotondità tali
al vino preferito del giocatore,
l’Hechicero, da renderlo pia-
cevole in bocca. La novità: un
vino che si chiama come il mi-
nuto più famoso della squadra,
“116”, a dimostrazione che il
successo non si improvvisa,
ma è il frutto delle vigne di suo
nonno, annaffiate dal lavoro di
suo padre e celebrate dalle tan-
te coppe sollevate con orgoglio
da Andrés, con cui brindare ad
ogni vittoria.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3
Il disciplinare di produzione (il primo risale al
1966, mentre l’ultima modifica è del 2010),
racchiude tutte le peculiarità e le caratteristi-
che distintive di questo prodotto. A partire dal forte
legame con una zona di produzione molto circo-
scritta che comprende il solo territorio comunale
di Montepulciano escludendo la zona di pianura
della Valdichiana (un territorio che si estende in
16.500 ettari di cui solo 2.100 circa ricoperti da vi-
gneti). Sono infatti solo le vigne situate ad una al-
titudine compresa tra i 250 e i 600 metri sul livello
del mare che possono concorrere alla produzione
della Docg. Non è un caso che per questo si parli di
un vino di territorio, terroir lo chiamerebbero i fran-
cesi, che a Montepulciano si ritrova in alcune aree
particolarmente vocate e appositamente mappate.
Sono le stesse che in gergo vengono definite “micro
zone”, ovvero dei piccoli fazzoletti di terreno dove
oggi si concentra la maggior parte del “Vigneto
Nobile”, l’altra vera particolarità di questo vino. I vi-
tigni previsti dal disciplinare sono per lo più quelli
storici, autoctoni per chiamarli col giusto termine,
ed è per questo che prevale il Sangiovese (che a
Montepulciano prende il nome di Prugnolo Gentile)
che deve essere presente per almeno il 70 per cen-
to. Possono poi concorrere all’uvaggio del Nobile,
fino ad un massimo del 30 per cento, altri vitigni
a bacca rossa, cosiddetti complementari, idonei
alla coltivazione nella Regione Toscana. Tra questi
sono frequenti il Colorino, il Mammolo, il Canaiolo,
ma anche alcuni vitigni internazionali come il Merlot
o il Cabernet Sauvignon. Una volta terminato il lav-
oro nel vigneto il disciplinare regola quello di can-
tina, quindi non solo la lavorazione, ma soprattutto
l’affinamento, momento nel quale il Nobile acqui-
sisce da un lato le sue caratteristiche organolettiche
principali, le stesse che poi fanno sì che la qual-
ità di questo vino sia universalmente riconoscibile,
dall’altro la personalizzazione dei singoli produttori.
Le operazioni di vinificazione e di invecchiamento
devono essere effettuate in cantine situate nel ter-
ritorio di Montepulciano e l’invecchiamento deve
durare almeno due anni, conteggiati a partire dal
primo gennaio successivo alla vendemmia. Entro
questo periodo il produttore può decidere se far
maturare il Nobile per 24 mesi in legno, oppure 18
mesi in legno e i restanti in altri recipienti, oppure
almeno 12 in legno, sei in altri recipienti e sei in
Il Nobile di Montepulciano: un vino, un terroir
Sono numerose le particolarità che fannodel Vino Nobile un prodotto identitario, di carattere
e soprattutto fortemente legato al suo territorio di origine.“
”
di alessandro maurilli
34
bottiglia. Del Vino Nobile esiste da disciplinare an-
che la tipologia “Riserva”, che come dice il nome
stesso presenta un invecchiamento più lungo ris-
petto alla sua base. In questo caso sono almeno tre
gli anni di affinamento in legno e almeno sei mesi in
bottiglia.
Una fascetta, una storia
Il Vino Nobile di Montepulciano è stato il primo in
Italia a ricevere il più alto riconoscimento qualitati-
vo, ovvero la Docg (Denominazione di origine con-
trollata e garantita). A testimonianza di questo la
prima serie di fascette rilasciate dall’allora Ministero
dell’Agricoltura e oggi conservate scrupolosamente
nelle sedi del Consorzio del Vino Nobile. La storia
della fascetta AA 000001 è molto lunga. Sono in-
fatti occorsi circa undici anni di riunioni, incontri,
richieste da quando, nel lontano 1969, il Consorzio
fece richiesta della Docg (Legge 930/63), a quando
questa è stata riconosciuta nel 1980. Il Consorzio
del Vino Nobile, primo in Italia, diviene all’epoca
una vera e propria rompighiaccio nel mare della
burocrazia fino al 1978, data della pubblicazione in
Gazzetta della richiesta di modifica al disciplinare
del Nobile. Il 1 luglio 1980 fu l’allora Presidente della
Repubblica, Sandro Pertini, a firmare il decreto che
sanciva l’ottenimento della Docg per il Vino Nobile
di Montepulciano.
I numeri del Vino Nobile di Montepulciano
Su 16 mila ettari di superficie comunale, a
Montepulciano 2.600 ettari sono vitati. Questo vuol
dire che il 16% circa del paesaggio comunale è car-
atterizzato dalla vite. A coltivare questi vigneti oltre
250 viticoltori (sono circa 90 gli imbottigliatori in tut-
to) che ogni anno producono circa 55 mila ettolitri di
Vino Nobile e circa 18 mila destinati a divenire Rosso
di Montepulciano. Nel 2012 sono state immesse nel
mercato circa 7,6 milioni di bottiglie di Vino Nobile
e circa 2,6 milioni di Rosso di Montepulciano Doc.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 35
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 336
Per quanto riguarda il mercato del Vino Nobile si
conferma la tendenza all’esportazione con il 68%
(7 punti percentuali in più rispetto al 2012) di pro-
dotto mentre il restante 32% viene commercializ-
zato in Italia. Per quanto riguarda il mercato nazion-
ale le destinazioni di Vino Nobile vedono in testa la
Toscana con il 44,1%, seguita dal resto del centro
Italia (il 23,5%), mentre cresce sempre di più la ven-
dita diretta in azienda che dal 16% del 2011, passa
a quasi il 19 per cento con il 2012. Se il primo paese
di riferimento per l’export resta la Germania (44 per
cento), significativo il costante incremento del mer-
cato statunitense che nel 2012 ha assorbito il 17%
delle vendite. Il Benelux si attesta al 12 per cento
delle esportazioni, mentre in crescita anche il mer-
cato verso l’oriente che in tutto fa registrare circa
il 6% con una esponenziale crescita da parte del
Giappone (+30 per cento dal 2009 al 2012), mer-
cato verso il quale il Consorzio ha rivolto numerose
azioni di promozione.
Il “Salvasughero“: Montepulciano
diventa centro di raccolta del sughero
Raccogliere i tappi di sughero e riciclarli nel cam-
po della bioedilizia. È lo scopo del progetto “Qui si
ricicla il sughero” promosso dall’Associazione “A
Braccia Aperte”, di cui il Consorzio del Vino Nobile di
Montepulciano è entrato a far parte insieme a Wwf
Italia, Amorim Cork Italia, la cooperativa E.S.T.I.A e
il Centro Ricerche Sardegna.
Un progetto presentato pro-
prio durante l’Anteprima che
vede il Consorzio del Vino
Nobile farsi promotore nei
confronti dei consumatori
di vino di una campagna di
sensibilizzazione dei tappi
di sughero, materia sempre
più preziosa che può essere
reinvestita in altri settori una
volta recuperata. È a questo scopo che nasce il
“Salvasughero”, un box realizzato in carta riciclata
dall’azienda senese Ecobox Srl, leader nella pro-
duzione di scatole per il vino, che contiene circa 40
tappi di sughero. Una volta riempita, la scatola po-
trà essere riconsegnata all’Enoteca del Consorzio
e in cambio il consumatore riceverà una bottiglia di
Vino Nobile.
Il “Sistema Montepulciano”
“A Montepulciano, in coincidenza con i grandi even-
ti culturali, di spettacolo e popolari, si registrano
picchi di presenze di turisti e visitatori”. Lo afferma,
dati alla mano, Andrea Rossi, dal 2009 Sindaco
di Montepulciano e ideatore, nonché convinto as-
sertore, del cosiddetto “Sistema Montepulciano”.
A questa sigla, sintesi verbale di un ambizioso
progetto che, soli in quattro anni, ha già prodotto
importanti risultati, aderisce anche il Consorzio dei
produttori di Vino Nobile. Il “sistema” ha individuato
i punti di forza del territorio (essenzialmente patri-
monio culturale, ambiente, paesaggio e prodotti
originali e di qualità), ha riunito i soggetti pubblici e
privati che ne sono titolari o che, per la propria attiv-
ità, interagiscono con essi, ha concordato un piano
di salvaguardia e sviluppo e ha dettato le linee di
un’azione comune che consenta il raggiungimento
di quegli obiettivi. Dunque una sorta di “santa al-
leanza” tra Pubblica Amministrazione, istituzioni,
tessuto imprenditoriale e
cittadini stessi, rappresen-
tati nelle libere associazioni,
che opera in sintonia per lo
sviluppo e la crescita del ter-
ritorio. E per una terra che
da meno di venticinque anni
conosce il fenomeno del
turismo e che è riuscito a
trasformalo in un autentico
boom, facendo registrare un
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 37
costante aumento di presenze e la nascita di una
vera e propria categoria di nuovi imprenditori, poter
contare su una rete di collaborazioni che produce
anche eventi è un fatto molto importante. Oggi af-
fermare che in una bottiglia di Vino Nobile c’è tutta
la cultura di Montepulciano non è dunque una sem-
plice quanto suggestiva enunciazione: il pregiato ed
elegante rosso DOCG è realmente uno degli am-
basciatori di questo straordinario scrigno di ricchez-
ze che è il territorio. La disponibilità dei produttori
a lavorare per il territorio precede in realtà di molti
anni la creazione del Sistema Montepulciano che
ha avuto però il merito di formalizzare un rapporto
e rendere coerenti interventi altrimenti occasionali.
In quest’ambito si inquadrano soprattutto i restau-
ri di opere architettoniche, a cominciare dal rina-
scimentale Pozzo dei Grifi e dei Leoni, gioiello di
Piazza Grande, per finire con la Fortezza, grande
edificio di origine addirittura medievale che proprio
grazie all’impegno economico dei produttori di Vino
Nobile, congiunto con quelli del Comune, della
Regione Toscana e di altri partner, anche interna-
zionali, ha intrapreso un percorso di autentica rina-
scita che ne farà la sede di un autentico polo vinico-
lo ed economico del territorio. “Giorgio de Chirico.
Il ritratto - Figura e forma” è il titolo della mostra
che, dall’8 giugno al 30 settembre 2013, vedrà es-
poste proprio nella Fortezza di Montepulciano 68
opere del Maestro, provenienti dalla collezione della
Fondazione Giorgio e Isa de Chirico di Roma. La
mostra dedicata allo straordinario inventore della
pittura metafisica, arricchisce il ciclo delle esposiz-
ioni estive inaugurato nel 2011 con la collezione dei
Macchiaioli e proseguito lo scorso anno con “Il dra-
go e la farfalla. Immagini di Cina a Montepulciano”.
Un “passaporto” per l’enoturista
Tra le altre novità della stagione 2013 che vedono
impegnato il Consorzio del Vino Nobile c’è il cosid-
detto “Passaporto gastronomico”. Il turista non è
un semplice cliente ma è un ospite. La ristorazione
è un elemento fondamentale del turismo. Sono
questi i due principi a cui si ispira il Codice Etico
della Ristorazione, varato nel 2012 dal Comune di
Montepulciano. L’adesione ai principi del codice è
libera e volontaria. Alla base si pone la trasparenza
del rapporto tra esercente e avventore che con-
sente a quest’ultimo di individuare facilmente, at-
traverso il colore di un marchio di qualità apposita-
mente creato, il tipo di esercizio che ha di fronte. Il
Passaporto Gastronomico è lo strumento che viene
offerto ai visitatori per usufruire dei vantaggi offerti
da un sistema della ristorazione così concepito.
Distribuito gratuitamente presso i punti di informazi-
one turistica e nei locali aderenti, il Passaporto pre-
senta anzitutto gli esercizi che vantano il marchio di
qualità, fornendo le informazioni-base per la scelta
e il contatto. Contiene poi uno spazio in cui è pos-
sibile “certificare”, mediante un timbro, l’avvenuta
consumazione presso uno dei locali indicati. La
raccolta dei timbri consente di ricevere buoni e
facilitazioni per gli ingressi ai musei, alle mostre,
agli spettacoli, agli eventi, alle terme, agli impianti
sportivi ed alle mete più frequentate dai turisti, e,
dulcis in fundo, per degustazioni presso l’Enoteca
del Consorzio del Vino Nobile. La stessa struttura
sarà uno dei punti-vendita del Biglietto unico che,
fino al 23 settembre, consente di visitare alcune
tra le più attraenti risorse culturali e ambientali del
territorio: il Museo Civico – Pinacoteca Crociani,
di de Chirico , il Conservatorio di San Girolamo, la
torre del Palazzo Comunale e la mostra “La Chiana
dal Mare alle bonifiche. Storia di un fiume invisi-
bile” presso il Centro visite della Riserva Naturale
del Lago di Montepulciano. Il biglietto unico da
anche diritto ad una degustazione gratuita presso
l’Enoteca del Vino Nobile di Montepulciano e con-
sente di ottenere sconti presso gli esercizi aderenti
al Centro Commerciale Naturale.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3
Senza alcun dubbio il Conegliano
Valdobbiadene Prosecco Superiore è il
miglior vino con le bollicine nella provincia
di Treviso.
Originario esclusivamente dalla zona collinare ai
piedi delle Prealpi e a circa 50 km da Venezia,
si distingue per il profumo di fiori, il delicato sen-
tore del miele, della mela verde e selvatica che
si mescolano con i mille aromi vegetali e floreali,
il richiamo ideale ad una natura ricca e felice di
questo lembo del Veneto.
Il Conegliano Valdobbiadene nasce solo qui, in
L’essenza di un territorio: il Prosecco Superiore
di Valdobbiadene
Le colline di Conegliano Valdobbiadene un richiamo alla dolcezza,dai profumi al colore e dal perlage agli aromi.“ ”
di Roberto Donadini
38
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 39
quest’area unica per microclima e composizio-
ne dei terreni, l’eleganza, la freschezza, la vitalità
delle sue bollicine, sono il frutto finale di questo
territorio originale e unico nel suo insieme.
Le colline che da Valdobbiadene scendono dol-
cemente verso Conegliano sono unite da un sen-
so di pace e di serenità, il vino è frutto di un duro
lavoro considerato soprattutto che gran parte
delle vigne sono curate a mano e coltivate con
fatica fino ad altezze di 500 metri con pendenze
molto alte.
Nei tratti organolettici più evidenti, i colori tenui,
dalle tinte morbide e mai troppo intense, le sen-
sazioni olfattive delicate, e la loro sottile eleganza,
è davvero possibile leggere il territorio.
Oggi il Conegliano Valdobbiadene ha una vera
“carta d’identità” che lo segue in tutto il suo per-
corso dal vigneto alla bottiglia.
Le uve provengono da vigneti dell’area delimi-
tata per legge, ammesse solo le varietà di uva
Glera per un minimo dell’85% e delle varietà lo-
cali Verdiso, Perera, Bianchetta o Glera Lunga
e, per lo spumante, delle internazionali Pinot e
Chardonnay per un massimo del 15%; successi-
vamente la vinificazione eseguita secondo le nor-
me previste dal Disciplinare avvenire solo all’inter-
no dei comuni della zona DOCG e così vale pure
per l’imbottigliamento e la spumantizzazione.
Ad ogni fase della produzione, dal vigneto alla
bottiglia adeguate verifiche garantiscono tutto
il percorso del vino, al termine viene apposto il
contrassegno di Stato con un numero progressi-
vo rendendo così unico il prodotto finale.
Un calice di Prosecco Conegliano Valdobbiadene,
dal bel colore giallo paglierino leggero, imprezio-
sito dai riflessi verdolini, con le sue sottili bollicine,
può essere considerato davvero un esempio di
piacere perfetto.
I vini quindi si caratterizzano per profumi inten-
si, sentori di glicine
e fiori bianchi, frutta
con note tropicali,
pesca, albicocca, e
un leggero tono di
agrumi come sotto-
fondo.
Vivace è l’acidità,
beverino ma per nul-
la banale, piacevole
al palato, dalla strut-
tura ben equilibra-
ta che corrisponde
perfettamente alle
sensazioni visive e
nasali offrendoci ar-
monia nella degluti-
zione.
Dall’invitante mor-
bidezza alla leggera
salinità e con la mo-
derata alcolicità ci invita a degustarne un altro
calice.
Grazie alla sua freschezza ed eleganza ed alla
contenuta alcolicità si abbina con grande faci-
lità, risulta infatti il Prosecco ed in particolare il
Conegliano Valdobbiadene essere il simbolo
dell’aperitivo all’Italiana.
Grappolo di Glera
domenica 2 giugno. Per il long weekend tutta la Franciacorta
si metterà in festa per accogliere gli ospiti con una ricchissi-
ma serie di eventi, in un mix piacevole e sorprendente per
la regia dell’agenzia Chrysalis. Tutte le strutture associate
alla Strada (fra le prime nate in Italia, oggi presieduta da
Francesca Moretti) saranno aperte e organizzeranno visite
guidate, degustazioni e microeventi nelle cantine e nei labo-
ratori di prodotti tipici, stuzzicanti menu a tema in ristoranti
e agriturismo, passeggiate guidate a piedi, in bicicletta e a
cavallo. Per l’occasione, saranno realizzati speciali pacchetti
weekend in hotel, agriturismo, campeggio, dimore storiche
e bed & breakfast e sarà attivata la Franciacorta Card, che
permetterà di ottenere sconti e facilitazioni.
ASSOCIAZIONE STRADA DEL FRANCIACORTA
www.franciacortando.it
IL NUOVO PINOT DI KETTMEIRPresentato al Vinitaly il nuovo Pinot Nero Maso
Reiner Alto Adige D. O. C. Vinificato in rosso con
macerazione delle bucce, con aumento pro-
gressivo della temperatura di fermentazione
per arrivare a 25-27°C. Le temperature basse
all’inizio del processo permettono l’estrazione
delle sostanze coloranti tipiche del Pinot Nero
e la stabilizzazione delle stesse con i tanni-
ni propri dell’uva. A fine fermentazione il vino
giovane viene travasato in fusti di legno da 30
hl dove avviene l’affinamento per 12-15 mesi.
Di colore rosso rubino, con profumo fine, ca-
ratteristico del vitigno, con sentori di frutti di
sottobosco, di ciliegia e sfumature di vaniglia e tabacco. Il sa-
pore è asciutto, morbido, con retrogusto persistente e finale
lievemente speziato. Con un grado alcolico di 13,50% vol. è
ottimo con selvaggina di piuma, brasati e arrosti di carne rossa,
zuppe di legumi saporite, formaggi di medio stagionamento e
salumi altoatesini affumicati.
KETTMEIR S.P.A. - www.kettmeir.com
FIOCCO AZZURRO A PODERE LA REGOLAUn nuovo vino si affaccia nel mondo di Podere La Regola: il
Brut metodo Classico, interamente prodotto nell’azienda di
Riparbella (PI) in Val di Cecina. Base 80% Gros Manseng e
20% Chardonnay, ha un affinamento di 24 mesi sui lieviti, con
le notizie di enogastronomia e turismo
COLTERENZIO: QUALITà, TRADIZIONE E RISPETTO PER L’AMBIENTE Dall’unione di 28 piccoli vignaioli nasce nel 1960 la Cantina
Colterenzio. L’azienda altoatesina, che ora conta 300 appas-
sionati artigiani della vigna, rappresenta l’anello di congiun-
zione tra passato e presente, tra l’esperienza delle tradizioni
di una volta e la dedi-
zione dei viticoltori di
oggi. Da alcuni anni
Colterenzio porta
avanti un progetto di
sostenibilità dell’am-
biente non solo in campagna ma anche in cantina. La com-
pleta ristrutturazione della sede è stata ispirata a criteri di
compatibilità ambientale: negli edifici che la compongono
sono installati pannelli fotovoltaici e solari e si è lavorato per in-
tegrare nei processi produttivi, l’utilizzo di energie pulite; gran
parte dell’energia elettrica necessaria e 70% dell’energia ter-
mica utilizzata provengono da fonti rinnovabili. Una di queste
fonti è la tecnica del recupero del calore, dove il calore che
normalmente va a disperdersi nell’aria viene recuperato ed
usato per il riscaldamento dell’acqua. Attraverso dettagli ben
visibili anche dall’esterno, come l’utilizzo di legno e acciaio, si
riesce a trasmettere il legame molto forte con la tradizione e
la tecnologia.
Produttori Colterenzio Soc. Agr. Coop. - www.colterenzio.it
FRANCIACORTANDO 2013L’esibizione live di Francky Criquet “pittore visionario e sel-
vaggio”, le esperienze di social dining in location esclusive
di MA’ Hidden Kitchen, le sessioni di acquerello en plein
air. E ancora, la proiezione dei cortometraggi del Concorso
FranciaCORTI, la Mostra di fotografie di Pierpaolo Metelli in
omaggio alle origini del processo di
vinificazione e, per i bambini, spetta-
coli teatrali, laboratori creativi, nurse-
ry 0/3. Seguendo il tema della stra-
da, saranno l’arte, il cinema, il gusto
a fare da trait d’union all’edizione
2013 di Franciacortando, affermato
appuntamento primaverile organiz-
zato dalla Strada del Franciacorta, in
programma da venerdì 31 maggio a
a cura della redazione di
le notizie di enogastronomia e turismo
a cura della redazione di
da parte di tutte le principali riviste di vino del mondo.
Un’ennesima, autorevole conferma della sua unicità, che
consente di degustare ancora oggi un fantastico Porto di
oltre 150 anni, ottenuto da vecchie vigne portoghesi che oggi
non esistono più. Fondata nel 1692, la Taylor’s è da sempre
sinonimo di vini di Porto di eccellenza. Azienda ancora oggi
a conduzione familiare, proprietaria delle Quintas (tenute) più
pregiate della regione portoghese dell’Alto Douro, produce
le sue uve e i suoi vini di Porto con quella accuratezza e
quella competenza che la rendono assolutamente unica al
mondo. Fratelli Rinaldi Importatori - www.rinaldi.biz
IL VINO ON-LINE: PRESENTE O FUTURO?Leonardo Nicastro, Presidente e Ceo del gruppo pubblici-
tario Liquid, con lunga militanza in Armando Testa, afferma
con sicurezza: “Come in tutti i grandi cambiamenti nei mer-
cati, l'inarrestabile
crescita della rete
crea rischi e op-
portunità. Rischi
per chi compren-
de il cambiamen-
to dopo gli altri,
opportunità per
chi lo comprende
prima. È il tempo
il fattore chiave: la
corretta domanda da porsi non è tanto se il mercato del vino
sposterà la sua preminenza dal canale fisico al canale virtua-
le, ma quando questo accadrà. Sono fondamentalmente tre
le colonne portanti con le quali il mondo del vino è presente
in rete. 1) I portali, siti e social di informazione e divulgazione
enogastronomica e di turismo legato all'enogastronomia (un
buon esempio è turismodelgusto.com). 2) I wine blog. Qui
entriamo in canali se vogliamo più selettivi, ma sicuramente
più influenti. Senza necessariamente arrivare al miglior wine
blog del mondo (Jamie Goode's wine blog, secondo la Wine
Bloggers Conference), in Italia esistono moltissimi wine blog,
mediamente di qualità elevata. 3) L' e-commerce. Futuro?
Presente? Se dobbiamo guardare solo ai numeri, è futuro e
non presente. L'Italia è sicuramente ancora in ritardo rispetto
al resto del mondo e di conseguenza anche nel mercato del
vino ma, se io dovessi investire il mio denaro per sviluppare
un canale distributivo, non avrei alcun dubbio, punterei tutto
sull'e-commerce”.
un remuage effettuato rigo-
rosamente a mano e un do-
saggio “quasi zero” – come
spiegano Luca e Flavio Nuti,
i titolari – “per mantenere
intatte le caratteristiche del
territorio, influenzato dalla vi-
cinanza del mare e scelto fin
dai tempi degli etruschi come
terreno ideale per coltivare la
vite”. Di color paglierino chia-
ro con riflessi dorati, il perla-
ge è molto fine ed intenso, al
naso presenta piacevoli sentori di crosta di pane e note flo-
reali e fruttate, con prevalenza di fiori bianchi e mela renetta.
Al palato una spiccata acidità, ben bilanciata da una notevole
persistenza e sapidità, con evidenti note minerali. Ottimo come
aperitivo, è vino da tutto pasto ma si apprezza soprattutto ab-
binato a piatti di mare delicati.
PODERE LA REGOLA Soc. Agr. Semplice - www.laregola.com
TAYLOR’S SCIONNel 2008, presso le cantine di una famiglia di viticoltori della
Valle del Douro che stava terminando la propria attività,
la Taylor’s scoprì due botti molto vecchie, dal contenuto
assolutamente straordinario: un Porto risalente alla metà
del XIX secolo, cioè all’epoca precedente la fillossera, in
condizioni organolettiche ancora perfette. Nel 2009 acquistò
le due botti e decise di imbottigliarne il contenuto, e di venderlo
ai collezionisti di tutto il mondo con il nome di SCION. Dal
2013 un numero limitatissimo di bottiglie di Taylor’s SCION
è finalmente disponibile anche per l’Italia. La presentazione è
degna dell’unicità assoluta di questo Porto: il decanter da 75
cl. è in cristallo lavorato
a mano; l’astuccio
singolo che lo contiene
è in pregiato legno di
teak, riprende il design e
le finiture delle cassette
per vino in uso nel
XIX secolo e contiene
anche un libro illustrato
in edizione limitata
che racconta in tutti i
particolari il ritrovamento sensazionale delle due botti; ogni
astuccio è racchiuso in un’elegantissima confezione esterna
in cartone nero e sta ricevendo i giudizi più entusiastici
F.lli Rinaldi Importatori di Bologna si è affermata
nel tempo come una delle più dinamiche a ap-
prezzate Società di distribuzione di prodotti alco-
lici sul mercato italiano. Il suo portafoglio attuale
comprende vini, spumanti, champagne, distillati
e liquori, provenienti dall’Italia e dai principali
Paesi del mondo. In occasione del loro re-
cente accordo distributivo, è stato deciso
un innovativo restyling del marchio, delle
bottiglie e delle etichette, con l’obiettivo di
conferire un’identità allineata al concetto
più attuale e contemporaneo del Prosecco
e del suo consumo. Grande la soddisfazio-
ne di Giancarlo Moretti Polegato, Presidente
di Casa Gheller, “per la lunga esperienza e
tradizione di F.lli Rinaldi Importatori nel mondo delle bollici-
ne”. Aggiunge Giuseppe Tamburi, Presidente di F.lli Rinaldi
Importatori: “La splendida nuova veste della marca è l’auspi-
cio migliore per l’imminente, forte rilancio distributivo e d’im-
magine di Casa Gheller, uno dei nomi più autentici e gloriosi
nella produzione del Prosecco di altissima qualità”.
F.LLI RINALDI IMPORTATORI - [email protected]
RONER SUMMER MIXINGSulla scia del grande rinnovamento aziendale avviato lo
scorso anno, Roner continua a sorprendere con grandi no-
vità. Il claim aziendale “Artisti del gusto” trova la sua perfetta
declinazione nella nuova collezione di cocktail estivi. Una
raccolta di proposte fresche e fruttate per un estate a tutto
gusto e per tutti i gusti. I prodotti Roner entrano in smoo-
thies e long drink con idee intriganti e facili da realizzare,
elaborate in collaborazione con Stefano Renzetti, esperto
barman AIBES e con alcune tra le più importanti food blog-
ger. In occasione di Vinitaly, sono state presentate ufficial-
mente da un barman attraver-
so dimostrazioni e degustazioni
ma gli appuntamenti per poter
degustare i nuovi cocktail sono
tanti a partire da Fish&Chef in
programma a Malcesine dal 25
Aprile al 1 Maggio, Slow Fish a
Genova dal 9 al 12 Maggio fino
a Taste of Milano che si svolge-
rà dal 30 Maggio al 2 Giugno.
RONER DISTILLERIE S.P.A.
www.facebook.com/roner.distillerie www.roner.com
le notizie di enogastronomia e turismo
NEW ENTRY IN CASA MASCIARELLIUna grappa giovane, prodotta in numero limitato di botti-
glie numerate, ottenuta dalle migliori vinacce fresche di uve
Montepulciano d’Abruzzo distillate con metodo artigianale,
quindi con taglio manuale di testa, cuore e coda, entro 24
ore dalla svinatura. La prima Grappa Masciarelli è stata pen-
sata e voluta da Ma-
rina Cvetic Masciarelli
e distillata da Nannoni
Grappe. Colore bian-
co, trasparente, gusto fine e fragrante di grande armonia;
profumo fruttato con note erbacee molto fresche. Bella per-
sistenza. Di grande complessità aromatica, esprime le ca-
ratteristiche del vitigno d’origine portando con sé i profumi
dell’Abruzzo. “Un prodotto che va a coprire un segmento del
tutto nuovo per l’Azienda - sottolinea Marina Cvetic Mascia-
relli - e che da tempo desideravo produrre, anche perché la
grappa è sempre stata radicata nella mia cultura d’origine,
quella dei Balcani. Una grappa, questa di Montepulciano,
che è espressione di forte italianità e naturalezza, un prodot-
to di alta selezione e grandissima qualità che apre l’Abruzzo
all’universo delle grappe”. E in contemporanea alla prima
uscita della Grappa giovane già si annuncia per l’anno pros-
simo l’uscita della Grappa Riserva Marina Cvetic che sta
maturando in barrique e sarà pronta per Vinitaly 2014.
AZ. AGRICOLA MASCIARELLI S.a.S. - www.masciarelli.it
F.LLI RINALDI IMPORTATORI DISTRIBUISCE CASA GHELLERCompetenza antica e gestione moderna, attenta all’evoluzio-
ne del mercato, unite nel recente accordo per la distribuzione
in esclusiva del Prosecco siglato tra F.lli Rinaldi Importatori
e Casa Gheller, che prende il nome da una storica famiglia
di viticoltori in Valdobbiadene che producevano vini di parti-
colare qualità. Negli anni Ottanta la famiglia Moretti Polegato
– il più importante gruppo vinicolo dell’area del Prosecco –
rileva il marchio continuandone la tradizione: Valdobbiadene
Prosecco D.O.C.G. e Prosecco D.O.C., spumante e frizzan-
te, che Casa Gheller propone nella tradizionale legatura a
spago, omaggio alla consuetudine di legare i tappi del vino
leggermente frizzante destinato all’uso quotidiano con uno
spago per fissarli e per garantirne la tenuta. Nata nel 1957, la
a cura della redazione di
le notizie di enogastronomia e turismo
a cura della redazione di
SALOTTI DEL GUSTO A GIUGNO IL PRIMO APPUNTAMENTOSi alza il sipario su SALOTTI DEL GUSTO con la prestigiosa anteprima al Carlton Baglioni Hotel*****L di via della Spiga a Milano. La conferenza stampa nella lussuosa e gremita Sala Senato ha svelato i protagonisti del primo appuntamento in programma dal 22 al 24 giugno presso le raffinate strutture del Fanes Group a San Cassiano: 60 produttori vinicoli e agroalimentari a rappresentare il meglio di ogni distretto in Italia, oltre 400 etichette in degustazione, 40 Top Chef straordinari interpreti di originali ricette e abbinamenti, operatori nazionali e internazionali del mercato professional insieme per condividere, divulgare ed esportare la cultura del gusto italiano. Un nuovo format nel quale l’evento diventa “percorso”, ed il web ne è importante ed efficace motore. Tra le news, la partnership istituzionale della Regione Sicilia, che unisce idealmente l’Italia nella tutela dei prodotti di eccellenza, la diretta streaming dell’evento dalle telecamere di Gusto Channel, il libro CINEWINE a cura di F. Festuccia, Rai Tg2, e Raffaella Corsi Bernini, fondatrice del Circuito, che accosta emozionalmente i capolavori del cinema alle etichette dei 40 produttori. Bellezza e benessere in Spa, aperitivi al Maso, serate di gala al Rifugio ed un fil rouge che legherà altre prestigiose location; per il prossimo appuntamento i rumors dicono Capri...
www.salottidelgusto.com
LA MAREMMA SI RACCONTA NELLE ANTICHE PIAZZE DI GROSSETOLa Maremma si mostrerà al pubblico in tutto il suo fascino
in una lunga tre giorni 17-18-19 maggio con un grande salotto open air lungo le vie e le piazze più suggestive del centro storico di Grosseto che ne
rappresenta un po’ il cuore e la “capitale”. È MAREMMA WINE FOOD SHIRE, la prestigiosa vetrina dei vini, delle eccellenze agroalimentari e della cultura maremmana, ideato da Giovanni Lamioni, maremmano doc e presidente dalla Camera di Commercio di Grosseto che organizza la manifestazione in collaborazione con la Provincia e il Comune di Grosseto. MAREMMA WINE FOOD SHIRE, anticipata da una “preview” ad Albinia il 10 maggio, per la prima volta porta la Maremma toscana coi suoi prodotti e i suoi produttori (130 in totale), ma soprattutto uno stile di vita maremmano, dentro la cerchia delle possenti mura esagonali che racchiudono il suggestivo borgo medievale di Grosseto. Sarà una vera festa urbana ma anche rurale fatta anche di “wine tasting” e “classi del gusto” coordinate da Paolo Massobrio insieme a nomi come l’enologo di fama Graziana Grassini, Marco Lombardi con la sua “cinegustologia”, e molti altri. MAREMMA WINE FOOD SHIRE è anche un’occasione per diffondere e promuovere il brand Maremma a livello internazionale attraverso la presenza di oltre 50 operatori e buyers impegnati in un fitto programma di incontri b-2-b e visite guidate sul territorio.
ORARI venerdì 16.30 - 22.00; sabato e domenica 10.30-22.00
GUSTO IN SCENA NUMERI DA RECORDImportante successo per la quinta edizione di Gusto in Scena lo scorso marzo nella Scuola Grande San Giovanni Evangelista in Venezia, evento ideato e curato dal giornalista Marcello Coronini, sia per l'alto numero di visitatori, ben 3.400 di cui 70% operatori del setto-re, sia per la qualità degli espositori, 71 Aziende Vitivinicole e 30 Produttori di Gastronomia, sia per i contenuti della manifestazione, 21 Relatori di cui 19 Chef e 2 Nutrizioniste, e per gli eventi ad essa collegati, tra i quali il congresso di alta cucina con tema “cucinare con… cucinare senza… zucchero” e un workshop della Fondazione Italia-Cina. Di rilievo sono stati l’incontro con 50 chef dell'Ordine Internazionale dei Discepoli di Auguste Escoffier e la presenza attenta e partecipativa di oltre 200 studenti dell'ultimo anno delle Scuole Alberghiere, oltre a 15 Chef della Nazionale Italiana Cuochi. Ben 17 i buyers tede-schi e oltre 200 tra giornalisti, opinion leaders e bloggers. Di successo anche le visite al sito www.gustoinscena.it: 11.126 accessi di cui 6.298 visitatori diversi con 54.816 pagine visitate e 352.595 accessi alle diverse sezioni e pagine. A corollario, 23 tra grandi alberghi e ristoranti di Venezia hanno aderito a Fuori di Gusto, allestendo ben 69 cene in 4 giorni con 23 diversi menù, tutti “Gusto in Scena-style”. www.gustoinscena.it
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3
Se non si è fatta l’esperienza dal vivo si ri-
schia di non descrivere in tutte le sue sfu-
mature il fascino sottile di una delle regioni
più amate della Francia, quella dove nasce e da
cui prende il nome il più famoso vino del mondo.
Nel 2011 gli ettari coltivati a Champagne erano
33.564 di cui 22310 nella regione della Marne,
7.917 nell’Aube e 3.337 nell’Aisne e Seine et
Marne per una produzione complessiva di 386
milioni di bottiglie, una cifra da capogiro equiva-
lente a quasi 4 miliardi di flûtes di champagne
degustati nel mondo per un giro d’affari di 4, 4
miliardi di euro di cui la metà derivanti dall’espor-
tazione.
La regione Champagne non si compendia solo
nel suo spumeggiante simbolo, è molto di più. È
una terra ridente, verdissima, ritmata da un’inter-
minabile processione di vigneti che la fanno quasi
sembrare un immenso e ondulato giardino all’ita-
liana. Una terra ravvivata da città d’arte, sugge-
stivi borghi antichi, superbi castelli e belle ville e
case di campagna.
Ma, a parte le sue attrattive storiche e ambientali
e i tesori d’arte, la Champagne davanti al mondo
ha il grande merito di avere saputo carpire all’uva
quel miracolo di vino cui ha dato il nome. Un mi-
racolo propiziato dalla tenacia e dall’estro della
sua gente e che ha origine nel suolo stesso in cui
la vite affonda le sue radici. Perché questa ter-
ra non è lambita dalle brezze del Mediterraneo,
ma semmai dai venti del nord e sta più in alto di
Parigi verso est.
In Champagne i terreni sono grami, il clima ingra-
to con punte di freddo che scendono non di rado
sotto lo zero. Dedicarsi alla viticoltura in queste
condizioni richiede una forte dose di caparbietà,
quasi di eroismo, e un morale sempre saldo che
non si scoraggia davanti agli scherzi della mete-
orologia e alla severità dell’ambiente. Del resto,
Le Signore dello Champagne
Le protagoniste della storia e delle fortune del prezioso vino“ ”
di Giancarlo Roversi
44
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 45
come amano ripetere i nativi, a rendere inimita-
bile il loro vino è proprio il grado di “tribolazione”
della vite. La quale ha un “alleato occulto” che
si cela a pochi centimetri dalla superficie: uno
strato gessoso che permette il facile drenaggio
dell’acqua, intiepidisce il suolo e cede i suoi sali
minerali all’uva e infine al vino. Il ciclo è completo,
il miracolo è compiuto: un miracolo che si chia-
ma Champagne, simbolo di raffinatezza, di art de
vivre e di gioia.
Un mito, alla cui consacrazione hanno contribuito
e contribuiscono da protagoniste molte donne,
alcune legate da un singolare destino, quello di
avere portato avanti con genialità e intraprenden-
za l’opera iniziata dai loro mariti prematuramente
scomparsi. Sono le “vedove dello Champagne”,
donne di notevole charme, ma anche di intenso
carisma e di forte personalità. I nomi di queste
grandi veuves suonano familiari a chiunque ab-
bia dimestichezza con le più prestigiose marche
champenoises: Cliquot-Ponsardin, Pommery,
Laurent-Perrier, Bollinger, Duval-Leroy, Monnier,
Lanaud, Devaux...
La vedova più celebre dello Champagne, la pio-
niera e il simbolo più vivo dell’intraprendenza
matriarcale di questa terra, è certamente Nicole-
Barbe Ponsardin, andata sposa a François-Marie
Cliquot. Dopo la morte del marito nel 1805 pren-
de in mano, a soli 28 anni, le redini dell’azienda,
che migliora con l’acquisto di vigneti “grand cru”,
portandola al trionfo sui mercati esteri, in partico-
lare nella Russia zarista. Si deve a lei l’invenzione
del remuage, una tappa cruciale nella storia dello
Champagne. Si spense a 89 anni rimpianta da
tutti, specie dai suoi operai anziani per i quali ave-
va creato una delle prime case di riposo.
Oggi il suo mito rivive nelle bottiglie di “Veuve
Cliquot Ponsardin” e nel celebre ritratto di Léon
Cogniet, che la raffigura nobilmente assisa su un
maestoso scranno intenta a guardare con aria
rassicurante i bevitori del suo vino squisito.
Un’altra dama gloriosa dello Champagne è
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3
Jeanne Alexandrine Melin. Suo marito, Alexandre
Louis Pommery, scompare nel 1858 dopo 18
anni di matrimonio e dopo avere visto la nascita
di due figli, Louis e Louise.
Madame, anzi la veuve Pommery, di nobili origi-
ni, educata nei college di Parigi e dell’Inghilterra,
non si perde d’animo e nel volgere di qualche
decennio apre un negozio a Parigi, sul Boulevard
des Italiens, e crea uno dei Domaine più straordi-
nari della Champagne. Non solo per estensione
e qualità, ma anche per l’imponenza e la sugge-
stione delle cantine da lei create a 30 metri sot-
to il livello del suolo, recuperando, ampliando e
collegando l’antico complesso di cave (ben 120
!) scavate in età romana. Per accedervi fa costru-
ire un maestoso scalone di 116 gradini. E, da
donna colta e sensibile all’arte quale è, nel 1882
arricchisce le sale sotterranee con monumentali
bassorilievi dello scultore Navlet che danno un
senso di magnificenza all’insieme: un percorso di
18 km nel sottosuolo, fra migliaia di bottiglie (tra
cui alcune rarissime dell’800, prestigiose cuvée e
annate millesimate) e luci soffuse che producono
nei visitatori un’indimenticabile suggestione.
Nel 1878 a Reims apre i cancelli il nuovo gran-
dioso Domaine con gli edifici in stile elisabettiano,
visitabili dal pubblico, a testimonianza della voca-
zione universale della Maison.
“Ho voluto tutto questo - scrive madame Pommery
- come un libro aperto. Aperto sul mondo, aper-
to sul tempo. Lasciate il vostro segno come io
ho lasciato per sempre la mia impronta. Si abbia
il rispetto dovuto, come ho voluto che attestino
ogni giorno questi muri, al vino di champagne,
divenuto la nostra anima comune, la misura, oggi
e per sempre, della nostra arte”.
A farla entrare nella leggenda, assieme al suo me-
cenatismo e alla sua azione filantropica a favore
dei bambini disagiati, è la creazione nel 1874 del
primo “Brut” della storia dello Champagne, in pre-
cedenza piuttosto dolciastro e di alta gradazione:
il “Pommery Nature” che, con la sua gioiosa leg-
gerezza, segna lo stile e il successo della casa. E
che si riallaccia idealmente alla prestigiosa cuvée
del Pommery Louise, dedicato nel 1979 alla di-
namica figlia la figlia della grande vedova e con-
sistente in un assemblage di chardonnay (60%) e
pinot nero (40%).
Quello di Pommery è oggi uno dei più gran-
di e, certamente, il più bello dei vigneti della
Champagne: 300 ettari suddivisi tra sette villaggi
sui versanti della montagna di Reims, tutti classi-
ficati al 100%. Si tratta di una realtà eccezionale,
specie se si considera che sono solo 17 i villaggi
della regione ad avere ottenuto questa prestigio-
sa classificazione nella scala qualitativa.
Un’altra gloriosa vedova, un’altra palpitante sto-
ria: quella di Mathilde Émilie Perrier, che nel 1871
impalma Eugène Laurent, tragicamente scom-
parso sedici anni più tardi. Nelle sue mani la
Maison, nonostante le iniziali difficoltà finanziarie,
prende nuovo impulso, facendo un nuovo salto
di qualità dopo la prima guerra mondiale ed en-
trando a far parte del Gotha dello Champagne
a livello internazionale. A lei si deve la felice in-
tuizione di mettere sul mercato il primo vino di
Champagne senza zucchero, un antesignano del
“Brut Nature”. La presenza femminile alla guida
della celebre Maison prosegue oggi con le sorel-
le Stéphanie de Nonancourt e Alexandra Pereyre
de Nonancourt.
Il drappello di intrepide vedove che hanno inci-
so la storia dello Champagne comprende anche
Elisabeth Law de Lauriston-Boubersest, andata
46
a cura della redazione di
a cura della redazione di
Consorzio per la Tutela dei Vini Valpolicella“iconema Valpolicella”
Microclima, vitigni autoctoni, tradizione produttiva, bellezze naturalistiche, sto-
ria, arte, cultura: c’è tutto questo dietro ai cinque vini della doc Valpolicella.
Dalla consapevolezza del valore di questo patrimonio nasce il progetto del
Consorzio Tutela Vini Valpolicella denominato “iconema Valpolicella”, che intende il pa-
esaggio non solo come terreno produttivo, ma come luogo emozionale che amplia il significato della
zonazione fino ad arrivare alla definizione dei paesaggi viticoli della Valpolicella. Si tratta di una visione
olistica che dà nuovo rilievo all’attività di promozione del territorio e all’impegno per l’etica della pro-
duzione adottati negli ultimi anni. Valpolicella, Valpolicella Superiore, Valpolicella Ripasso, Amarone,
Recioto: vini fratelli perché figli degli stessi vitigni, ma con caratteri diversi capaci di accompagnare il
consumo quotidiano ma anche quello più raffinato e da meditazione; vini che esprimono con il loro
iconema un’originalità unica nel panorama enologico internazionale; vini legati al territorio ma sem-
pre più d’esportazione. Il successo della doc Valpolicella all’estero è trainato dall’Amarone; il grande
rosso amato nel mondo per la sua potente eleganza rappresenta nei principali Paesi di consumo
(Germania, Svizzera, Nord Europea, Nord America) circa la metà dell’export. Seguono Valpolicella
Ripasso e Valpolicella Superiore, a ulteriore dimostrazione dell’alto posizionamento di mercato dei
vini della denominazione.
CONSORZIO PER LA TUTELA DEI VINI VALPOLICELLAVia Valpolicella, 57 37029 San Pietro in Cariano (VR)
Tel. 045.7703194 - Fax 045.7703167 - E-mail: [email protected]
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 348
sposa nel 1923 a Jacques Bollinger. Dopo la sua
morte, nel 1941, si dedica anima e corpo alla
produzione di Champagne, difendendone i siste-
mi tradizionali, garantiti dalla vinificazione in fusti
di rovere.
Fra le pioniere figurano i nomi di altre protago-
niste: madame veuve Monnier, madame veu-
ve Devaux a Epernay, madame veuve Lanaud
a Lavize, Victorine Mongardien a Ambonnay,
Camille Olry della casa Roederer...
A ripercorrere idealmente la loro strada, in una
moderna prospettiva produttiva e imprenditoria-
le, ma facendo tesoro dell’esperienza di chi le ha
precedute, sono oggi altre energiche donne dello
Champagne. Per fortuna senza più lo stigma del-
la vedovanza se si eccettua Carol Duval-Leroy,
la cui azienda opera fino dal 1859 nel cuore della
Côte des Blancs. Nel 1991 con la morte del ma-
rito assume il timone della casa vinicola, che è
oggi fra le 10 grandi marche champenoises, una
delle non molte a capitale interamente familiare. È
stata anche la prima a ricevere la certificazione di
qualità ISO9002. Fra le altre moderne eroine van-
no ricordate: Eveline Roques-Boizel, dal 1973 a
capo della Maison di famiglia, risalente al 1834 e
custode di bottiglie millesimate di grande pregio;
Elisabeth Volleraux, Béatrice Cointreau, esponen-
te di una famiglia di lunga tradizione vitivinicola e
ora presidente della Maison Gosset; Marie-Nöelle
Ledru con sede operativa a Ambonnay; Chantal
Lassalle di Chigny-les-Roses, Isabele Mathieu
a Avirey Lingey, Virginie Taittinger, impeccabile
ambasciatrice dello Champagne, che inizia a oc-
cuparsi della casa che porta il nome della famiglia
fin dal 1986; Caroline Krug, attiva in azienda fino
dal 1993 e col DNA del celebre Chanpagne nel
sangue; Séverine e Caroline Launois, dell’omo-
nima casa a conduzioine familiare di Mesnil-
sur-Oger; Micheline Tarlant di Oeuilly; Elisabeth
Chartogne di Merfy.
Questa in sintesi la storia, letta al femminile, del
re dei vini: una storia di sacrifici, coraggio e ca-
parbietà, ma anche di amore, di passione e di
glamour.
Non solo Champagne
La Champagne è una regione impreziosita da an-
tiche città d’arte, anzitutto Reims con l’imponente
cattedrale gotica, per sei secoli sede dell’incorona-
zione dei Re di Francia (splendide vetrate dipinte
e magnifiche sculture fra cui l’Angelo sorridente),
il Palazzo arcivescovile del Tau e il suo prezio-
so museo, la Basilica di Saint-Remi del 1049, il
Museo di Belle Arti nell’ex abbazia di Saint-Denis
e una piccola “chicca”, la cappella dipinta nel
1959 dal pittore giapponese Lèonard Foujita. Poi
Troyes, col suo suggestivo centro storico costel-
lato di antiche case à colombages, ossia coi gra-
ticci di legno in bella vista, il Museo d’arte moder-
na e le sue grandi chiese arricchite da magnifiche
vetrate: Sainte Madeleine, S. Urban, capolavoro
dell’architettura gotica, e la cattedrale dei santi
Pietro e Paolo.
Senza dimenticare Epernay, con le sue belle case
di art deco e le sue celebri cave.
Infine, sconfinando nella vicina regione delle
Ardenne, verdissima, con campagne bucoliche,
tappe d’obbligo sono: il grandioso Forte di Sedan,
il più grande d’Europa, con una superficie di 35
mila mq su sette livelli, la cittadina di Charleville,
fondata dai Gonzaga di Mantova, suoi feudatari,
con una magnifica piazza seicentesca a portici
simile a quella dei Vosges di Parigi, e alcuni no-
tevoli musei.
Da non perdere la visita alla vicina Mézières e al
suo duomo gotico illeggiadrito da splendide ve-
trate policrome moderne di René Dürrbach.
Insomma la Champagne non è solo..
Champagne!
€
€
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3
Prima del 1970 (anno della DOC Taurasi)
la viticoltura irpina era legata ai pochi bla-
sonati nomi dei grandi vini italiani, perché
accennare a del Sangiovese o del Montepulciano
– seppure non ve ne fosse - bastava a vende-
re. E Taurasi era solo un paesino, non più me-
more dei fasti che l’hanno visto protagonista
di importanti parentesi storiche, come quella
dell’antica Taurasia distrutta dai Romani. Tranne
pochi illuminati, come le famiglie di produttori
Mastroberardino e Struzziero, fino agli anni dello
scandalo del metanolo gli autoctoni restarono un
patrimonio quasi sconosciuto.
In una lunga metamorfosi che ha coinvolto pro-
duttori e consumatori la viticoltura irpina ha con-
quistato lo spazio che meritava, dimostrando di
essere all�avanguardia. Conquistata la DOCG
nel 1993, Taurasi è stata l�unica denominazione
di origine controllata e garantita di tutto il centro
sud fino al 2003.
Alla base di tutto l�Aglianico, richiesto dal discipli-
nare con un minimo dell�85%. Celebrato, ama-
to quanto odiato e dibattuto, le sue potenzialità
sono ormai delle certezze. Si tratta di una delle
massime espressioni della viticoltura italiana, an-
che se ha un nome impronunciabile all�estero.
Ma lo si riconosce per caratteristiche audaci, per
Il Taurasi, orgoglio del sud dell’Italia
Un vitigno che non guarda al breve periodo,ma che gioca benissimo sul lungo.
Si tratta di un vero fuoriclasse, affermazione su cui convergono ampiamente tecnici e giornalisti di settore.
“”
di antonella Petitti
50
un�acidità da tenere a bada ed una struttura invi-
diabile. Un vitigno che non guarda al breve perio-
do, ma che gioca benissimo sul lungo. Si tratta di
un vero fuoriclasse, affermazione su cui conver-
gono ampiamente tecnici e giornalisti di settore.
Il nome
Il piccolo comune di Taurasi ha dato il nome alla
DOCG non perché fosse la zona più fortemente
vocata, ma per la presenza della sua storica ferro-
via, denominata addirittura la �ferrovia del vino�.
E� da lì che partivano grandi quantità di vino che
andavano a rinforzare le file dei vini francesi (in
particolare giungevano a Bordeaux), toscani e
piemontesi. Accadde soprattutto negli anni che
andarono dal concludersi dell’Ottocento ai primi
anni Venti, a quei tempi la fillossera aveva distrut-
to buona parte dell’Europa vitivinicola, mentre in
Irpinia arrivò soltanto negli anni Cinquanta.
Il territorio
Sono 17 i comuni della DOCG, che rappresenta-
no in pieno la Valle del Calore. Si tratta di Taurasi,
Bonito, Castelfranci, Castelvetere sul Calore,
Fontanarosa, Lapio, Luogosano, Mirabella Eclano,
Montefalcione, Montemarano, Montemiletto,
Paternopoli, Pietradefusi, Sant’Angelo all’Esca,
San Mango sul Calore, Torre le Nocelle e
Venticano. Senza far torto a nessuno, possiamo
affermare che è Montemarano la zona più inte-
ressante, con altitudini che vanno dai 400 ai 700
metri s. l. m.
Ancora oggi in questo areale si ritrovano suoli
di origine vulcanica e molto sabbiosi in cui la fil-
lossera non si propagò mai, ciò permise a molte
piante di Aglianico di continuare a vivere, por-
tando sino a noi meravigliosi esempi centenari.
Sono stati ritrovati ceppi che addirittura supera-
no i duecento anni. In Campania sono diversi gli
esempi di piccole aree salve da questo parassita,
che continuano a testimoniare una tradizione an-
tica, vegliando sul territorio.
Sistema di allevamento
Oggi i vigneti sono allevati sostanzialmente a
spalliera, con potature a cordone speronato e a
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 51
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3
guyot, ma in passato nella zona (è possibile riu-
scire a vederne ancora qualche testimonianza) vi
erano le “alberate taurasine”, risalenti alla scuo-
la etrusca. Viti che utilizzano alberi come tutori,
in questo caso si tratta quasi esclusivamente di
olmi. Modalità che permettevano colture con-
temporanee, oltre alle viti si coltivavano ortaggi
e a volte anche grano, sullo stesso fazzoletto di
terra. Tra i comuni in cui è possibile trovarne in
maggior numero vi è senz�altro Fontanarosa. Ma
è doveroso citare la modalità antica più diffusa
di allevamento della vite: lo �starsete�(o metodo
avellinese). Plinio il Vecchio definì queste vigne �a
compluvium�. Si tratta di vigne sorrette se non
da alberi, da pali bassi, come a formare una sor-
ta di stanza aperta verso il cielo. Un modo per
ottenere grande produttività, ma anche per assi-
curarsi coltivazioni promiscue.
Curiosità
Un periodo di invecchiamento obbligatorio di tre
anni (di cui almeno uno in botti di legno) per il
Taurasi “classico”. Un ulteriore anno di invecchia-
mento (di cui almeno 18 mesi in botti di legno) per
la tipologia “riserva”. Grazie ad un appassionato
gruppo di lavoro che si è stretto attorno ad una
serie di appuntamenti rivolti agli addetti ai lavori,
sotto il nome di �Taurasi Vendemmia�, una lunga
sessione tecnica ha acceso di recente i riflettori
sulle ultime 10 annate. Con un punteggio in ven-
tesimi, le annate che superano i 15/20 a partire
dal 1999 sono: il 1999, il 2001, il 2004, il 2005,
il 2007 ed il 2008. Il punteggio superiore va alla
2004 ed alla 2008, la prima risulta austera e da
lungo invecchiamento, la seconda armonica e di-
namica, con un grande potenziale evolutivo.
La vendemmia 2009 – invece - quantitativamente
ha registrato un segno positivo, seppure diminu-
iscono le produzioni destinate al Taurasi. Come
d’abitudine sono le ultime uve ad essere raccolte
in Campania, ed in media il risultato sembra po-
ter fare grandi promesse.
A segnare lo sviluppo vitivinicolo ed enologico
della zona è stato un uomo di grande cultura che,
nel 1879, ebbe la lungimiranza di dar vita all’Isti-
tuto Agrario di Avellino ad indirizzo Enologico.
Una scelta, quella di Francesco De Sanctis, che
ha permesso all’imponente patrimonio ampelo-
grafico di restare pressocchè intatto.
Ancora oggi l’Istituto forma agronomi ed enolo-
gi, i quali continuano a contribuire alla crescita
di uno dei territori più importanti per la viticoltu-
ra campana e italiana. In origine venne denomi-
nata �Regia Scuola di Viticoltura & Enologia di
Avellino”, l’artefice della diffusione di numerose
osservazioni scientifiche sul vino Taurasi.
52
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 53
Nei bellissimi ambienti dell’UNA Hotel
Versilia di Lido di Camaiore, in provincia
di Lucca si è svolta la manifestazione
Terre di Toscana, la vetrina più importante per
i vini Toscani. È stato presentato il meglio della
Toscana, le grandi e storiche aziende, le nuove
emergenti, le piccole famigliari, vini imperdibili,
vini da ritrovare, vini da scoprire. Tutti testimoni
di una vitivinicoltura ai vertici, quanto di meglio
sia oggi in grado di esprimere questa regione,
in rappresentanza di tutti i distretti che contano,
quelli storici e quelli inediti. È stata un’occasione
imperdibile per gli appassionati e per gli opera-
tori che ormai da anni scelgono questo appun-
tamento per avere un primo quadro sulle nuove
annate in commercio, in anteprima su Vinitaly. La
Fisar oltre a partecipare a questa manifestazio-
ne come servizio sommelier ha voluto organiz-
zare il 1° concorso fotografico: “Il mondo vinoin
bianco e nero”. Abbiamo incontrato Fernando
Pardini, giornalista enogastronomico e direttore
responsabile de L’AcquaBuona, la testata online
organizzatrice di Terre di Toscana, e gli abbiamo
rivolto alcune domande:
Come è nata l’idea di questa manifestazione
in Versilia?
Terre di Toscana nasce nel 2007 inserendosi
nell’ambito di un ciclo di eventi che abbiamo chia-
mato Orizzonti e Vertici, ideato a partire dal 2003.
Terre di Toscana
La vetrina più importante per i vini Toscanisi è svolta in Versilia: TERRE DI TOSCANA.
La Fisar in collaborazione per presentare le migliori eccellenze e organizza il concorso fotografico: “Il mondo vino in bianco e nero”.
“”
di luca iacopini
Direttore Fernando Pardini
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 354
Quel ciclo è nato con due o tre punti fermi a ri-
ferimento: proporre un tema enologico differente
ogni volta, contare sulla presenza diretta dei pro-
duttori, avere come teatro di rappresentazione
la Versilia, storica terra d’accoglienza, rivolgersi
sempre e comunque a un pubblico di appassio-
nati ed operatori. Terre di Toscana nacque con
l’intento di offrire uno spaccato variegato di ciò
che bolle in pentola nella vitivinicoltura d’autore di
quella regione. La prepotente affermazione della
prima edizione, con le insistenze “minacciose”
dei produttori stessi, ci hanno forzato a rompere
con la tradizione di Orizzonti e Vertici e a ripro-
porre nuovamente Terre di Toscana, prima con
cadenza biennale e poi con cadenza annuale.
Siamo arrivati alla 6° edizione di questa ma-
nifestazione: quali sono gli elementi di que-
sto successo?
Noi sosteniamo che TdT ha un solo segreto: la
straordinaria qualità del parterre. Riteniamo sia
davvero cosa rara poter incontrare nel medesi-
mo luogo e nella medesima circostanza un nu-
mero così nutrito e qualificato di vignaioli toscani.
Molti di essi non frequentano neanche più fiere
di settore più radicate e blasonate della nostra
per essere solo lì. Insieme al parterre una location
adeguata, bella, affascinante, logisticamente fa-
cile da fruire. Il traguardo dei quasi 3000 visitatori
dell’ultima edizione, di cui quasi la metà operatori
professionali, ci dicono che la strada è segnata,
che l’evento è stato capace di diventare adulto e
di fidelizzare un numero sempre crescente di visi-
tatori, visitatori che provengono oramai da molte
regioni italiane e anche dall’estero.
Come sta il vino Toscano oggi?
Mai stata più felice la combinazione fra qualità
tecnica e caratterizzazione organolettica nei vini.
Davvero un bel vedere, con un rintuzzamento
significativo dei cliché stilistici che avevano im-
perato e omologato la produzione toscana degli
anni ‘90, un provvidenziale ritorno al concetto di
naturalezza espressiva e bevibilità, di snellezza
ed equilibrio. Questo in via tendenziale, con le
ovvie e immancabili eccezioni. Dal punto di vista
commerciale ci sono molte differenze da zona a
zona. Anche se la tendenza delle denominazio-
ni più blasonate è quella di orientarsi soprattutto
all’estero e ,di recente , verso i mercati nuovi che
si stanno aprendo sia ad est che ad ovest. Inutile
negare che anche nel mercato dell’agroalimenta-
re la contingenza poco felice che sta attraversan-
do il nostro paese si fa sentire.
Per Lei è meglio berlo o descriverlo un vino?
Da scribacchino trovo insopprimibile l’esigenza
di raccontare una esperienza. Che nel mio caso
in fondo significa parlar di sé stessi, di come ti
senti in quel momento, intimo per definizione, in
cui ti immedesimi con il bicchiere che hai davanti.
Il fine ultimo di ogni buona bottiglia di vino è la
tavola, il connubio con i cibi. Per la nostra cultura
questo è. Vino e condivisione, vino e convivialità,
vino e piacere ludico e pagano sono insostituibili
binomi di gioia condivisa. Vino è inno alla vita, e
andrebbe sempre celebrato, indipendentemente
dal tasso di complessità o ambizione di quel bic-
chiere o di quell’altro. Bere vini che ti piacciono
regala un senso di appagamento difficilmente ri-
scontrabile in altri campi.
Quale il vino ideale per un
giornalista-degustatore esperto?
Non ho un vino ideale. Mi nutro di curiosità. La
nostalgia dei bei vini assaggiati, condivisi e che
non ho più, mi inquieta e mi fa struggere.
Ma muove la penna come nessun’altra cosa al
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 55
mondo. Così come mi fa muovere la penna il vino
inatteso, magari senza griffe, quello che scarta di
lato, fiero delle sue debolezze, sincero nella sua
espressività, via dalla pazza folla. Il vino che non
urla, ma che ti racconta in silenzio una storia che
ti segna. Struggente e vera come un diario par-
tigiano.
Nelle due giornate abbiamo degustato tanti bei
vini, molte belle scoperte, abbiamo voluto ripor-
tate alcune nostre sensazioni, in particolare:
Chianti Classico Riserva 2008
Castell’in Villa - Castelnuovo Berardenga (SI)
100% Sangiovese. Colore, rosso rubino con un
unghia aranciata. Al naso complesso, elegante,
frutto rosso, sottobosco, note speziate, elegante,
franco. Al palato molto fine, elegante, un corpo
strutturato con sentori di frutta evoluta ma con-
trastata da una ottima acidità e mineralità. Siamo
all’apice del sangiovese, grande bevibilità grazie
alla sua freschezza, con tannini terrosi, eleganti
che esplodono in bocca, lungo, eccellente.
Caberlot 2009
Podere Il Carnaciale - Montevarchi (AR)
Caberlot 100%. Il vitigno Caberlot è stato sco-
perto negli anni ’60 da una selezione massale
fatta sui colli Eugani. È un incrocio spontaneo
che combina le caratteristiche del cabernet e del
merlot. Coltivato esclusivamente qui e prodotto
solo in magnum. Colore rosso molto carico, im-
penetrabile. Al naso una ciliegia matura ma pre-
domina la speziatura con un evidente sentore di
pepe bianco e tabacco. Al palato asciutto, pieno,
di corpo, gradevolmente alcolico. Ritornano ama-
rene, spezie con note vanigliate. Finale lungo.
A Sirio 2008
San Gervasio, Palaia (PI)
Sangiovese 95% e Cabernet Sauvignon 5%. Il
nome dedicato al nonno fondatore dell’azienda.
Rosso rubino carico. Al naso predomina frutti
come la mora e la prugna con leggere note spe-
ziate di pepe verde. In bocca si conferma una
prugna matura e sentori minerali con tannini dol-
ci. Buona bevibilità con una nota più fresca dei
“cugini” del chianti classico grazie al microclima
più fresco delle colline pisane. In questa parte di
toscana il terreno è più sabbioso e calcareo, e
riesce a dare una bevibilità meno impegnativa;
strutturato ma non troppo con una equilibrata
mineralità.
Bolgheri Sassicaia 2009
Tenuta San Guido, Bolgheri (LI)
Cabernet Sauvignon 85% e Cabernet Franc 15%.
È sicuramente il brand dei vini italiani all’estero.
Colore rubino intenso e vivo, di buona concen-
trazione. Al naso approccio olfattivo interessante
con sentori di frutta come ribes rosso, tabacco,
cacao, liquirizia e note balsamiche, con note di
graffite in sottofondo. Al palato si conferma una
confettura di prugna e frutti di bosco, con note
speziate e balsamiche con punte predominanti di
pepe nero. Un corpo avvolgente che lo conduce
ad un finale anche sottile ma estremamente lun-
go. Il tannino è dolce e morbido grande massa
estrattiva, pieno e solido.
Nobile Montepulciano Riserva 2007
Contucci - Montepulciano (SI)
Prugnolo gentile 65%, Canaiolo nero e Colorino
35%. Rosso rubino tendente al granato. Al naso
evidenti sentori di mammola e prugna con fina-
le moderatamente speziato e leggere note di
tabacco. Al palato di corpo si percepiscono in
modo evidente sentori alcolici, è come masticare
delle more mature con una buona densità tanni-
ca, setosi e importante, persistente.
Brunello di Montalcino 2007
Poggio di Sotto - Montalcino (SI)
100% Sangovese Grosso. Colore rosso rubino,
tendente all’aranciato, il vero colore di un san-
giovese in fase di evoluzione. Amplio spettro di
profumi, pieno. I primi sono frutti rossi, visto la
giovinezza del vino, subito dopo sentiamo more,
sottobosco, spezie, cuoio. Scivola in bocca
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 356
elegante con tannini fini, setosi e lunghi. Dopo
alcuni attimi esplode con tutta la sua potenza, un
sangiovese fine, una buona acidità, note floreali
minerali, tabacco, cuoio, persistente, veramente
armonico in tutta la sua complessità. È prodotto
dal 1991 e oggi si dimostra di essere un leder.
Piropo 2009
Castello Potentino - Seggiano (GR)
Pinot Nero 100%. Il termine “Piropo” è un tipo
raro di granato, con tonalità porpora che veni-
va usato dagli scrittori rinascimentali come una
metafora per il vino toscano. Ha un colore tenue
leggermente scarico ma brillante. Un bouquet in-
trigante, viene fuori dopo alcuni attimi, è un vino
che si fa attendere, ma dopo ci riappaga. Intenso
molto schietto e di classe. È molto complesso
con odori frutta di bosco nera ma predominano
spezie, mineralità, freschezza. Al palato si confer-
mano tutti questi aromi oltre a elegante sottobo-
sco bagnato, un grande vino, soprattutto grande
finezza e elegante. Non pensavamo mai di trova-
re un pinot così elegante in toscana.
Vermentino Nero 2011
Terenzuola - Fosdinovo (MS)
Vermentino Nero per l’85% e altri vitigni racco-
mandati e autorizzati per la restante parte. Colore
rosso carico, vivo e brillante. Al naso sentori di
freschi di ribes. more nere e mirtillo. In bocca
si confermano frutti rossi intensi come ciliegie
e prugne con una buona mineralità finale, con
un corpo medio di buona bevibilità e fresco. È
un vitigno autoctono che trova casa solo tra la
Toscana e la ligura, rende i vino freschi, con una
bevibilità molto interessante.
Chianti Classico Bandini 2011
Villa Pomona, Castellina in Chianti (SI)
Sangiovese 95% e Colorino 5%. Rosso porpo-
ra chiaro. Prevalgono sentori floreali mammola,
successivamente si sviluppano piccoli frutti rossi
maturi insieme a sentori di mineralità, pietra fo-
caia. Al palato si confermano frutti la mora con
sentori floreali di violetta fragrante e dinamico.
Buon equilibrio tra i tannini, acidità e alcolicità
(non meno di 14,5°), buona bevibilità.
La Ricolma 2010
San Giusto a Rentennano - Gaiole in Chianti (SI)
Merlot 100%. Colore rubino carico, sembra una
spremuta di mora impenetrabile. Al naso intenso,
un’esplosione di frutta e fiori con note di mora,
amarena, prugna, viola e speziato. La Vaniglia
della barrique di affinamento dolce e delicata,
assolutamente non invasiva. In bocca grande
esplosione di confettura di more, prugne, mirtilli
neri. Al palato morbido si distribuisce in bocca in
modo elastico, equilibrato con un buona acidità
sapidità controllata con una persistenza intermi-
nabile. Equilibrato ed armonico il complesso.
Bolgheri rosso superiore Arnione 2008
Campo alla Sughera - Bolgheri (LI)
Cabernet Franc 50%, Cabernet Sauvignon 20%,
Merlot 20% e Petit verdot 10%. Il nome Arnione
deriva da un termine tecnico che indica le sfere di
alabastro che si trovano naturalmente nel terre-
no. Rosso rubino intenso, con riflessi tendenti al
granato. Al naso amplio, predominano frutti neri
maturi come mora, prugna e amarena, nel finale
sentori di spezie dolci, ampio, di buona comples-
sità. Al palato pieno ed armonico, di grande mor-
bidezza, si conferma la confettura di more con
sentori mentolati, tannini molto morbidi, dal finale
persistente.
Chianti Classico Riserva Cinquantenario 2008
Castello Monsanto - Barberino Val d’Elsa (FI)
Sangiovese 90%, Colorino e Canaiolo 10%. È
stato il primo chianti cru prodotto dal 1962 que-
sto è il vino celebrativo del 50°. Rosso rubino
tenue, al naso lampone, sentori di macchia, mu-
schio, corbezzoli, ginestra, minerale.
Al palato balsamico grande freschezza, con un
corpo strutturato, molto elegante e fine.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 57
Dopo alcuni secondi esplode in bocca in modo
pregevole con un bellissimo tannino setoso. Vino
fine e lungo che lascia un bellissimo retrogusto
elegante, armonico. Il finale è un insieme di sen-
tori di piante verdi mediterranee.
Pergole Torte 2010
Montevertine, Radda in Chianti (SI)
Sangiovese 100%. Rosso rubino violaceo brillan-
te. Al naso rosa, violetta e mammola, ciliegia, con
note fresche, poi escono note salmastre, tabac-
co e terra, elegante. Al palato frutti rossi giovani
come ciliegia e cassis e mora, con ritorni sapiti e
balsamici come mentolo, buona bevilità con una
lunga persistenza carnoso e denso con tannini
setosi e una bell’acidità, un vino giovane ma già
complesso con un finale lungo. Vero vino tradi-
zionale.
Vigna D’Alceo 2009
Castello dei Rampolla - Greve in Chianti (SI)
Cabernet Sauvignon 85% e Petit Vedot 15%.
Colore rosso porpora carico vivo. Al naso frut-
to rosso giovane, dal colore ci aspettavamo più
intenso, però schietto e sottile. Al palato frutti
maturi di amarena, note di cuoio e di cioccolato.
Vino caldo, rotondo di corpo, elegante, equilibra-
to dalla mineralità (data dal terreno calcareo di
natura galestrosa) franco, fresco e persistente.
Armonico e raffinato.
Flaccianello della Pieve 2009
Fontodi, Panzano in Chianti (SI)
Sangiovese 100%. Il nome prende origine dalla
millenaria pieve San Leolinino a Flacciano. Rosso
rubino intenso di grande concentrazione. Naso
aromatico amplio boquet, avvolgente che ricorda
ciliegia matura, la prugna, la mora di bosco, spe-
ziato, nel contempo fresco, floreale iris e mam-
mola. Successivamente si sviluppano profumi
terziari come note tostate, minerali e di ciocco-
lato. In bocca un enorme ricchezza di sapori di
frutta matura con tannini morbidi, contrapposta
ad un elegante sapidità. Un equilibrio quasi per-
fetto, tra corpo e mineralità. È Lunga la persisten-
za gusto olfattiva, percorsa da sensazioni calde.
Il Templare 2008
Montenidoli - San Gimignano (SI)
70% Vernaccia, 20% Trebbiano e 10% Malvasia
bianca. Il vino dei guerrieri monaci del medioe-
vo che veniva bevuto secondo necessità per
cacciare il freddo. Colore giallo carico brillante,
tendente al dorato, trasparente. Al naso inten-
so, sentori di frutta matura, mandorle, tostatura,
canditi e note di vaniglia. Al palato vino di corpo,
grasso si confermano sentori di mandorla, frutta
secca, agrumi, resina, grande corpo con eccel-
lente sapidità e mineralità, equilibrato, armonico.
È un vino persistente con un bel retrogusto ama-
rognolo tipico per questo vitigno.
Fortuni 2008
Podere Fortuna - San Piero a Sieve (FI)
Pinot 100%. Colore porpora. Al naso inizialmen-
te un po’ nascosto ma dopo alcuni secondi si
aprono con ricchi di profumi anche terziari profu-
mi di sottobosco, pelle “bagnata” e frutto rosso,
un bouquet di straordinaria finezza, eleganza più
che possenza. Al palato note minerali con una
buona acidità. Al palato fresco scivola per aprirsi
dopo alcuni attimi confermando da frutto di sot-
tobosco con buona mineralità. Un tannino pro-
nunciato che ci fa pensare che fra qualche anno
sarà un grande vino.
Chianti Classico Riserva Baron’Ugo 2009
Monterapponi - Radda in Chianti (SI)
90% sangiovese, 8% canaiolo e 2% colorino.
Colore rosso mattone carico tendente al granato.
Al naso una netta e piacevole speziatura ha ac-
compagnato un fruttato di ciliegie e mirtillo nero,
di frutta di bosco e confettura, con una nota
minerale di fondo. Al palato frutto maturo come
la marasca, ampio e caldo, ha riempito subito il
palato con tannini morbidi ed una bell’acidità a
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 358
stimolare la salivazione. È balsamico, ricco, dol-
cemente mentoso speziato di lunga persistenza.
Carmignano Terre a Mano 2009
Terre a Mano
Fattoria Bacchereto, Carmignano (PO)
Sangiovese 80%, Cabernet 10% e Canaiolo
10%. Colore rosso pieno. Naso frutta surmatura
come ciliegia, e frutti rossi di bosco quasi sotto-
spirito si apre con grande scadenza a molteplici
note speziate e tabacco dolce, complesso.
Al palato frutta matura con note di pepe, chio-
do di garofano: buona acidità a contrapporre un
vino di corpo. Sul finale vengono fuori note di
cuoio, con un gradevole retrogusto di rabarba-
ro dai tocchi leggermente balsamici, un tannino
vigoroso e al contempo docile e vellutato. Finale
lungo e piacevole
Palistorti di Valgiano rosso 2010
Tenuta Valgiano - Valgiano (LU)
Sangiovese 70% Marlot, Syrah e altri 30%. Colore
rosso rubino carico.
Al naso un sentore di frutti come more e prugne,
intenso, vivo. Al palato si confermano i frutti ma
si aggiungano anche mirtilli neri di bosco freschi
che ci indicano la giovinezza di questo vino; sa-
pido buona bevibilità ben bilanciato con tannini
fini, equilibrato.
Paleo Rosso 2009
Le Macchiole - Bolgheri (LI)
Cabernet Franc 100%. Colore pieno rosso rubi-
no. Ampio bouquet, note fruttate di ciliegia matu-
ra, lampone, mandorla, china con sentori alcolici.
Al palato toni vegetali con tannini fitti e morbidi
con note balsamiche, foglie di pomodoro, con
una buona sapidità e una intensa alcolicità, per-
sistente, interminabile. Vino di corpo che predo-
mina le sostanze morbide ma con una grande
beva ora e sicuramente anche fra alcuni anni,
equilibrato.
Cepparello 2009
Isole e Olena - Barberino Vald’Elsa (FI)
Colore rosso rubino brillante carico. Al naso rosa
canina, note di marmellata di ciliegia rossa, ra-
barbaro con finale floreale. Al palato confettura di
frutti come la mora e la prugna, pieno, equilibra-
to da una buona mineralità e freschezza, tannini
dolci e eleganti. È un vino armonico crediamo
che sia una fra le maggiore espressione del san-
giovese perché i tannini duri di questo vitigno qui
sono aggraziati in un modo unico.
Bolgheri Rosso Superiore,
Campo al Fico 2009
I Luoghi - Bolgheri (LI)
Cabernet Franc 80% e Cabernet Sauvignon 20%.
Colore rosso rubino carico brillante poco traspa-
rente. Al naso schietto, fine con sentori di piccoli
frutti rossi maturi, con sentori di liquirizia, tosta-
tura e mineralità. Al palato frutto maturo ottima
freschezza, sapido, note mentolate, balsamiche
e speziate, come pepe nero e liquirizia. Armonico
con un bellissimo ed elegante retrogusto.
Castello del Terriccio 2009
Castello del Terriccio - Castellina Marittima (PI)
Vitigni: Syrah 50%, Petit-Verdot 25% e 25% al-
tre uve rosse. Colore rosso rubino carico brillante
impenetrabile.
Al naso sentori fruttate mature di ribes, evidenti
note balsamiche, in modo particolare di eucalip-
tus, e speziate. Al palato si confermato le note
mentolate, rotondo, morbido, pieno, maturo, non
molto franco di grande estratto. Predominano le
parti morbide, ma buona bevilità.
Nocio dei Boscarelli 2008
Boscarelli - Montepulciano (SI)
Sangiovese 100%. Il cru dell’azienda prende il
nome dal vigneto storico. Colore rosso rubino
intenso con riflessi granati.
Al naso mirtillo e prugna di media maturazione,
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 59
sentori terziari come liquirizia, chiodo di garofa-
no, mallo di noce.
Al palato elegante note di frutta matura che ci
accompagnano per molti secondi, ampio, fresco
e minerale con una finezza finale molto precisa
e seducente particolare per questo territorio che
normalmente concede ai sangiovesi più corpo e
meno eleganza.
Veramente armonico e persistente.
Sangioveto 2009
Badia a Coltibuono - Gaiole in Chianti (SI)
Sangiovese 100%. Colore rosso rubino brillante
con unghia violacea. Al naso mammola e violetta
con frutti rossi molto giovani. Bocca carico ma un
evidente nota di freschezza, ricorda mora rossa
di bosco e ribes, un buon corpo, tannini giovani
morbidi, buona bevibilità derivata dalla sua acidi-
tà, persistente.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3
Vini di montagna, vini eroici quelli della
Valtellina, la regione vinicola più a nord
della Lombardia. Da secoli è terra di viti
e di vino. Sulla sponda destra del fiume Adda,
quella più esposta al sole, per una quarantina di
chilometri si susseguono, incuneati tra le rocce, i
vigneti terrazzati dove matura l’uva che ha rappre-
sentato e rappresenta ancora oggi una delle risor-
se più significative dell’economia agricola locale.
La passione e la fatica di intere generazioni di
uomini hanno permesso la coltivazione su que-
ste pendici scoscese di un vitigno nobile come
il Nebbiolo, chiamato localmente Chiavennasca
(varietà secondarie: Pignola, Rossola, Brugnola).
In passato grandi poeti come Carducci e persino
il sommo Leonardo Da Vinci sono rimasti affasci-
nati da questi luoghi aspri ma capaci di dare vita
a vini potenti.
La Denominazione Valtellina è l’unica ad aver
ottenuto due Docg coincidenti sia per viti-
gno che per territorio: Sforzato di Valtellina
Docg e Valtellina Superiore Docg (con le sot-
tozone Maroggia, Sassella, Grumello, Inferno e
Valgella). A questi vini si aggiungono il Rosso di
Valtellina Doc e l’Igt Terrazze Retiche di Sondrio.
Il tratto da Ardenno a Tirano, con Sondrio al
centro, gode di un irraggiamento particolare. I
filari, perfettamente allineati in balzi scoscesi e in
fazzoletti di terra riportata, sostenuti da muret-
ti a secco, esaltano l’ambiente. I terrazzamenti
sono uno spettacolo e al tempo stesso costitui-
scono una tutela per il territorio. La vite prospe-
ra grazie alle particolari condizioni ambientali e
alla fatica e passione di generazioni di vignaioli
Valtellina, la più estesa viticoltura verticale d’Italia
La Denominazione Valtellina è l’unica ad aver ottenuto due Docg coincidenti sia per vitigno che per territorio.“ ”
di Roberto Vitali
60
Vigneti in Valtellina
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 61
che, modificando il paesaggio agrario, hanno
creato la più estesa viticoltura verticale d’Italia.
VALTELLINA SUPERIORE DOCG
(Superficie iscritta all’albo vigneti 613 ettari)
Fa riferimento ad un’area estesa da Berbenno a
Tirano con una produzione massima di 8 tonnel-
late/ettaro. L’affinamento minimo è di 24 mesi, di
cui almeno 12 in botti di rovere. Il grado alcolico
minimo al consumo è del 12%. Da disciplinare,
percentuale degli uvaggi: 90% Nebbiolo, 10% altri
vitigni raccomandati ed autorizzati, non aromati-
ci. Resa da uva fresca a vino finito70%. Può ave-
re anche le denominazioni di cinque Sottozone:
SASSELLA
Ottenuto per vinificazione di almeno il 90% di uve
Nebbiolo e, massimo, il 10% di altri vitigni quali:
Brugnola, Rossola, Pignola. E’ prodotto con uve
della zona (estensione vitata di 130 ettari) fra il
Comune di Castione e il territorio ovest di Sondrio;
un’area impervia e soleggiata, che compren-
de la rupe del santuario mariano della Sassella.
Il vino è color rosso rubino tendente al grana-
ta con profumo intenso che si esalta con l’in-
vecchiamento. Armonico e secco al gusto,
leggermente tannico, viene affinato per alme-
no 24 mesi e con gradazione alcolica minima
del 12%. Raggiunge un’ottima maturità dopo
un invecchiamento di quattro, cinque anni e,
se mantenuto in buone condizioni di cantina,
si può conservare in bottiglia per lungo tem-
po. Si abbina particolarmente con piatti a base
di carni rosse, selvaggina, formaggi e salumi.
GRUMELLO
Viene prodotto nel versante a nord-est di
Sondrio (con un’estensione vitata di 78 etta-
ri) e prende il nome dal castello che domina la
vallata (fortezza del XIII secolo). Colore rosso
rubino tendente al granata. Caratteristiche ol-
fattive: profumo sottile ed intenso (la Brugnola
conferisce una sfumatura che ricorda la man-
dorla); caratteristiche organolettiche: asciutto
e vellutato. Il Grumello, ricco di fragranze, è più
sapido se ottenuto dalle uve della ben delimi-
tata area detta dei “Dossi Salati”. Classico ros-
so per piatti saporiti, in particolare risotti, po-
lenta taragna, sciatt, brasati e formaggi locali.
INFERNO
La sottozona, con nome tanto singolare
quanto affascinante, fa riferimento a picco-
li terrazzamenti vitati situati fra Poggiridenti e
Tresivio, in anfratti rocciosi e non facili da rag-
giungere, porzioni di versante dove in estate
le temperature sono particolarmente elevate.
L’Inferno è la più piccola delle sottodenomi-
nazioni, si colloca ad est del Grumello ed ha
un’estensione vitata di 55 ettari. Le uve del-
la zona dell’Inferno danno un vino di carattere,
adatto al lungo invecchiamento, di color rosso
rubino tendente al granata. Con l’affinamento
acquisisce particolari fragranze e si ammorbi-
disce. Il suo sapore è asciutto, armonico, leg-
germente tannico. E’ ritenuto il più austero fra
i Valtellina Superiore. Si abbina a carni rosse
arrostite, a selvaggina e formaggi stagionati.
VALGELLA
È la più vasta fra le sottozone del “Superiore” (con
un’estensione vitata di 137 ettari in zona Teglio).
In passato questo rosso veniva in gran parte de-
stinato all’esportazione nella vicina Svizzera. Il suo
Valtellina
nome deriva dal latino Vallicula, ossia vallicella.
Inizialmente si differenzia dalle altre sottodenomi-
nazioni, pur mostrando un carattere ben deciso,
per una certa morbidezza che comunque ne as-
sicura un’identica tenuta per l’invecchiamento.
Delicato all’olfatto, ha sapore secco, armonico e
rotondo. Fresche sensazioni floreali lo rendono
apprezzabile anche giovane. Ben si abbina ai piatti
di carni rosse, formaggi stagionati e viene soprat-
tutto proposto con le specialità gastronomiche
della valle: pizzoccheri, breasola, violino di capra.
MAROGGIA
La località Maroggia rientra nel territorio del
Comune di Berbenno in Valtellina e precede la
zona del Sassella. Il vino prodotto con le uve del
pendio soleggiato è di colore rosso rubino con ri-
flessi granati. Il sapore è armonico, asciutto e vel-
lutato. Prodotto in quantità limitata (25 gli ettari a
vigneto), il Maroggia è legato alla figura di Benigno
De’ Medici che nella metà del Quattrocento si
fermò appunto a Maroggia dove trovò ospitalità
e ristoro apprezzando in particolare il vino locale
definendolo “firmum et dulce”, ossia corposo ed
amabile. Come tutti i Valtellina Superiore, ben si
sposa coi piatti più saporiti della cucina locale, in
particolare con carni e formaggi.
LO SFORZATO DOCG
Lo Sforzato o Sfursat di Valtellina è il pri-
mo passito rosso secco italiano che van-
ta la “garantita”, ossia la Docg, ottenuta nel
2003 dopo un laborioso iter che ha visto
impegnati, col Consorzio, tutti i produttori.
Lo Sforzato è il frutto della selezione delle mi-
gliori uve Nebbiolo (grappoli spargoli e sani) che,
subito dopo la vendemmia, vengono stese su
graticci in locali asciutti e ben areati detti “frut-
tai”, inimitabile “genius loci” per la qualità dello
Sforzato . L’appassimento dura mediamente 110
giorni e quando, a fine gennaio, l’aria di Valtellina
ha completato il suo... lavoro, l’uva ha perduto il
40% del proprio peso, ha concentrato i succhi,
ha sviluppato particolari fragranze aromatiche
ed è pronta per la pigiatura. Seguono 24 mesi di
maturazione ed affinamento in legno e bottiglia e
solo a quel punto questo rosso caldo, figlio del
freddo, con grado alcolico minimo 14% è pron-
to per la degustazione. Il colore è granato scuro,
intensi i profumi.
Il Consorzio per la Tutela dei Vini di Valtellina, fondato
nel 1976, rappresenta dal 1997 la quasi totalità delle case
e aziende vinicole della provincia di Sondrio ed è, ad oggi,
l’unico consorzio italiano che possa fregiarsi di ben due
Docg coincidenti per territorio e vitigno: Valtellina Superiore
e Sforzato di Valtellina. Le sue finalità comprendono anche
aspetti strettamente legati al territorio, come dimostra la re-
cente istituzione della fondazione Provinea per la salvaguar-
dia dei terrazzamenti valtellinesi.
Riassumiamo in cifre la viticoltura
a Denominazione di Origine in Valtellina
1 DOCG Valtellina Superiore
1 DOCG Sforzato di Valtellina
1 DOC Rosso di Valtellina
1 IGT Terrazze Retiche di Sondrio
800 ettari vitati iscritti all’Albo dei Vigneti
2.042 viticoltori conduttori e/o proprietari
0,4 ettari la superficie media in conduzione
4.400 tonnellate, la produzione media di uva
30.000 ettolitri, la produzione media di vino
di cui:
20.000 ettolitri Valtellina Superiore e/o sottozone e Sforzato
7.000 ettolitri Valtellina DOC
3.000 ettolitri Sforzato DOCG
Soci: 939
Di cui 37 aziende vinicole
Dati aggiornati a Gennaio 2013
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 362
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Adora il vino rosso, se di Bolgheri è anche meglio, i piatti di carne, anche
se preferisce gli antipasti di pe-sce “tanti, vari e sfiziosi”. E ama il turismo enogastronomico. Professione avvocata, chef per passione. “Ma tra i fornelli o con un calice in mano mi sento più a mio agio che nelle aule di tribu-nale: più gente divertente e meno tensioni”. Tiziana Stefanelli, 42 anni romana, vincitrice del pro-gramma televisivo Masterchef, è stata guest star dell’edizione 2013 di Vinitaly a Verona, nello stand dell’azienda bolgherese
Campo alla Sughera. Un ap-puntamento che la Fisar non si è fatta scappare. Al termine di un emozionante cooking show, a cui hanno preso parte decine di visitatori della mostra vinicola, il presidente nazionale della Fisar, Mario Del Debbio, ha incontra-to la Stefanelli e le ha regalato un apribottiglia super chic. “Un piccolo omaggio - ha detto Del Debbio - in segno di amicizia da parte della nostra Federazione”. Un dono che l’avvocata chef ha molto gradito e che le sarà sicu-ramente utile, visto che proprio in queste settimane sta seguendo
un corso di formazione da som-melier. Lo racconta lei stessa.
“Il mio rapporto col vino? Il no-stro è un matrimonio felice che dura da 25 anni. Amo molto la cultura enologica e tutto ciò che ci gira intorno. È un mondo ricco e affascinante. Personalmente ho bevuto molto e visitato tante cantine. Ogni volta che con la mia famiglia andiamo a fare qual-che giro, soprattutto in Toscana, prediligiamo sempre posti dove poter visitare vigne o cantine. E sto educando anche mia fi-glia all’amore per il vino. Credo che sia fondamentale avvicinare i bambini e i ragazzi a questo mondo con un approccio cultu-rale positivo, anche per combat-tere i problemi dei giovani legati all’alcolismo”.
A Vinitaly, davanti a un pubblico di fan ma anche di addetti ai la-vori, la cuoca televisiva si è dedi-cata alla preparazione di un suo piatto forte: petti di piccione con salsa alla mostarda di Cremona e purea di patate affumicate. In una parola: Nike.
Intervista alla vincitrice di “Masterchef Italia”
Seconda Edizione
Tiziana Stefanelli: «Il mio rapporto col vino? Il nostro è un matrimonio felice che dura da 25 anni».“ ”
di lara loreti
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 364
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 65
Una prelibatezza, già sperimen-tata in tv, che è stata abbinata al vino bolgherese Adèo di Campo alla Sughera, annata 2010: un elegante mix di Cabernet Sauvignon e Merlot. Un succes-so non scontato. “Questo è un piatto particolare perché è fatto con un tipo di carne che non piace a tutti . Ha un retrogusto ferroso particolare – spiega l’av-vocata in grembiule – È come un vino d’annata: va saputo apprez-zare. Di certo questo vino l’ha valorizzato. L’abbinamento era perfetto”. Un complimento che va a lusingare il patron di Campo alla Sughera, Felice Tirabasso: “Il vino insieme al piatto è piaciu-to a tutti e questo ci riempie di soddisfazione. Ma del resto non avevamo dubbi: Tiziana è una garanzia. Questo è un connubio di cui siamo orgogliosi: la sua cu-cina esalta i nostri vini”. Il giorno dopo, la chef è stata protagoni-sta di un altro show con tanto di mistery box con ingredienti delle campagne livornesi, a sorpresa: “È la cosa più difficile che ci sia fare un piatto con ingredienti alla cieca, ma è anche la più stimo-lante”, ha commentato Tiziana.
Non solo cibo e non solo vino. A Verona la Stefanelli ha anche raccontato al suo pubblico qual-che retroscena di Masterchef. “Io e i miei concorrenti abbiamo im-parato molto durante il percorso e lo abbiamo fatto con la pratica: niente era preparato, tutti i piat-ti sono stati improvvisati, quin-di purtroppo nessuno di noi ha dato il meglio di sé”. L’avvocata ha avuto filo da torcere con i suoi rivali. “Cosa penso di Spyros? Non ho mai mangiato i suoi piatti – dice - Sono una fan di Danny D’Annibale (concorrente
dell’edizione 2012 di Masterchef ndr) e ho avuto il piacere di co-noscerlo quando avevo già vinto il programma, che però non era ancora andato in onda e quindi nessuno mi conosceva. E così, quando mi sono presentata a D’Annibale, l’ho fatto in anoni-mato, come sua fan. Poi, nel momento in cui lui ha scoper-to che ero la nuova vincitrice di Masterchef è rimasto felicemen-te sorpreso, e mi ha chiamato per farmi i complimenti. È una persona che apprezzo molto”.
Tiziana è un vero personaggio: amata e “odiata”, senza vie di mezzo. Molti l’hanno critica-ta accusandola di aver giocato scorrettamente nel corso del programma. Di certo il fatto di essere avvocata ha agevolato la sua notorietà. Cosa ne pen-sa l’interessata? “Non sono solo un personaggio e il mio mestie-re non c’entra niente. Sono una persona come tante e ora che sono conosciuta non è facile gestire la notorietà in famiglia. Non avevo pensato ai risvolti dell’essere famosa, ma non mi pento di niente – dice determina-ta - Quando Masterchef è anda-to in onda su Sky c’erano tanti detrattori, gente che mi criticava e che fomentava le polemiche, ma poi nella replica su Cielo il discorso è cambiato. La verità è che l’ostilità nei miei confronti è nata su facebook. E poi qualche media di basso profilo è andato dietro a questa onda. Ma chi mi ha conosciuto di persona mi ha apprezzato: nella vita reale sono circondata da gente che mi vuo-le bene e che mi ha manifestato solidarietà”.
Toga o grembiule, cosa sceglie
Tiziana? “Io sono un avvocato, in cucina sono una dilettante e tale resto. Non mi sento una chef: quelli veri fanno tanta gavetta nelle cucine: gestire una locanda è difficile e duro. Io ho fatto un percorso professionale diverso”.
La cucina però resta la sua gran-de passione, non solo da cuoca ma anche da “consumatrice”: “Amo molto Roy Caceres del ri-storante romano Metamorfosi e il Pagliaccio e poi il grande Heinz Beck. Tuttavia, credo che il pro-blema dei ristoranti stellati italiani sia che non hanno abbastanza caratterizzazione: dovrebbero avere una firma, come accade alle opere d’arte. Perché ogni vero piatto lo è”.Dopo l’uscita del suo libro, edi-to da Rcs, “Avvocato in cucina”, che è una raccolta di ricette, nel futuro della Stefanelli potrebbe esserci ancora la tv: “Sto trat-tando con alcune emittenti per un programma in cui mettere a frutto le mie attitudini non solo di cuoca, ma professionali di lega-le. Vedremo”. E le sorprese per i suoi fan non tarderanno ad ar-rivare.
A pochi chilometri da Udine e da loca-
lità balneari ben note ai turisti italia-
ni e stranieri, come Lignano e Grado;
dalle pendici del monte Bernadia, a nord,
fino allo Judrio che segna il confine tra le pro-
vince di Udine e di Gorizia, c’è solo l’imbaraz-
zo della scelta con microclimi diversi e unici.
Gli oltre 2000 ettari vitati di questo territorio sono
stati ribattezzati “Parco della vite e del vino”, feli-
ce sintesi di un progetto che vuole garantire alla
vitivinicoltura il massimo dello sviluppo nell’am-
bito di una gestione integrata delle risorse eco-
nomiche ed ambientali; una integrazione nella
quale il turismo enogastronomico ha una parte
importante. Probabilmente già i Celti, che occu-
pavano queste terre molti secoli fa, avevano ini-
ziato ad apprezzare e a coltivare la vite, giunta da
est, forse dalla Turchia. Certo è che i vini friulani
”
Arte, cultura, storia e, naturalmente, vino: a zona di produzione dei vini DOC “Friuli Colli Orientali”, che ha in Cividale del Friuli il suo capoluogo enologico ed il centro più conosciuto fuori dai confini regionali,
è ancora da scoprire dal punto di vista paesaggistico.
di luca iacopini e massimo Bracci
Grande qualità con tanti microclimi
diversi: “La Doc Friuli Colli Orientali”
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Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 366
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Albergatori Ristoratori
possono vantare oltre duemila anni di storia do-
cumentata: dal 180 avanti Cristo, ai Romani, al
Medioevo dove il vino friulano (non più in anfore,
ma in botti di legno) veniva trasportato nei paesi
del nord Europa.
Una tradizione vitivinicola secolare, fatta di espan-
sioni e ristagnazioni, che ha permesso infine ai
produttori del XX secolo, di avviare un nuovo e
fecondo periodo di espansione. L’ambito territo-
riale dei Colli Orientali del Friuli, è stato definito nel
1970 con l’approvazione del disciplinare di pro-
duzione della D.O.C.. Comprende l’intera forma-
zione collinare della porzione orientale della pro-
vincia di Udine che, partendo da nord, interessa i
territori dei comuni di Tarcento, Nimis, Povoletto,
Attimis, Faedis, Torreano, la parte est di Cividale,
San Pietro al Natisone, Prepotto. Quindi prose-
gue (direzione sud-ovest) verso Premariacco,
Buttrio, Manzano, S. Giovanni al Natisone e
Corno di Rosazzo.
La Doc può avere 20 indicazioni in base al vitigno
utilizzato, come Chardonnay, Sauvignon ma da
sottolineare i vitigni locali come Picolit, Verduzzo
Friulano, Pignolo, Refosco da peduncolo rosso,
Schioppettino, Tazzelenghe, etc. Esistono 5 sot-
tozone definite cru: Schioppettino di Prepotto,
Cialla, Pignolo di Rosazzo, Ribolla di Rosazzo,
Refosco di Faedis.
La caratteristica peculiare di queste sottozone è
che ammettono solo vitigni autoctoni e tipici della
zona. Si tratta di rilievi di altitudine compresa tra i
100 e i 350 metri s.l.m., omogenei tanto per con-
dizioni climatiche quanto per l’origine geologica.
In tempi lontani (35-55 milioni di anni or sono) la
pianura friulana era invasa dal mare e le coste
si trovavano quasi a ridosso delle attuali Prealpi
Giulie. Sul fondo di questa arcaica laguna, nel
corso dei millenni, si realizzò un lento processo
di sedimentazione che diede origine a imponen-
ti formazioni come le marne (argille calcaree) e
le arenarie (sabbie calcificate) dall’aspetto molto
tipico.
Terreni straordinariamente vocati alla viticoltura
per la loro giacitura e composizione. Una posi-
zione geografica ottimale per la viticoltura: le Alpi
Giulie alle spalle e il mare Adriatico di fronte.
Qui la vite trova riparo dalle fredde correnti del
nord e gode di una costante, benefica ventilazio-
ne. All’interno del comprensorio vi sono tuttavia
infiniti microclimi: più freschi e umidi a nord a ri-
dosso delle montagne; più miti e asciutti a sud.
Abbiamo degustato il Sacrirosso Rosso della
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 368
azienda delle Due Terre di Prepotto un assem-
blaggio di Schioppettino e Refosco.
Il comune di Prepotto, e situato sulle colline a
sud-est di Cividale, a ridosso del confine con
la Slovenia. Nel comune di Prepotto il vitigno
autoctono friulano principe è lo Schioppettino.
Riconosciuta anche dal disciplinare dal giugno
2008, è la sottozona “Schioppettino di Prepotto”,
riservata al vino prodotto esclusivamente nel ter-
ritorio comunale secondo quanto stabilito da un
rigido disciplinare di produzione.
Non è chiara quale sia l’origine del termine
Schioppettino, tanto che in alcuni testi le uve
vengono ancora descritte come Ribolla nera o
Pocalza, probabilmente il nome deriva dal fatto
che lo Schioppettino, caratterizzato da elevata
acidità fissa, dopo essere stato imbottigliato da
giovane e aver quindi completato la fermentazio-
ne malolattica in bottiglia, diventava leggermente
frizzante, dando l’impressione, sia all’udito che
in bocca, di scoppiettare a causa dell’anidride
carbonica sviluppata, ed anche dal medesimo
effetto prodotto dall’uva matura alla masticazio-
ne, “schioppettante” per la buccia tesa e spessa.
La sua caratteristica e quella di avere un sapore
molto pepato; tale tipicità è data dalla presenza
di alte concentrazioni nella bacca di Rotundone,
una molecola selezionata da una pianta sponta-
nea, l’erba “Pepa”.
L’assemblaggio è fatto con il Refosco dal pedun-
colo rosso. Un vitigno autoctono, considerato la
migliore varietà friulana a uva nera, la cui zona di
origine si ritiene essere compresa fra il Carso e
l’Istria. Già conosciuto nel 1700, negli ultimi de-
cenni si è molto diffuso in tutto il territorio regio-
nale. Nel bicchiere si presenta rosso rubino, cari-
co, vivo, impenetrabile. Al naso profondo, molto
schietto e di classe, complesso; sentori di frutto
rosso maturo, sottobosco, con note speziate di
pepe, molto elegante. In bocca si conferma la
ciliegia, la mora di bosco matura, leggere note
speziate e sentori vanigliati, caldo, pieno, franco.
Un vino morbido ed elegante grande bevibilità
grazie alla sua freschezza e mineralità con un fi-
nale tendente all’amaro. Un vino armonico in tut-
ta la sua perfezione. Un vino che si abbina molto
bene con molti piatti della tradizione di questa
zona anche speziati, a base di carne, magari ani-
mali da cortile, affettati e formaggi, stagionati e
speziati, ….e perché no! Un vino così si può bere
anche da solo. In questa zona molti vini arrivano
all’eccellenza per la loro qualità. Qui si trova un
perfetto equilibrio tra struttura e finezza, tra cor-
po e freschezza; fortunatamente questa parte di
Friuli è parte del territorio italiano.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 69
Suo nonno Ferruccio inventò il famoso vino dopo aver selezionato un particolare Sangiovese. Da allora la dinastia della più nobile delle vigne non ha più interrotto il lavoro di ricerca sul prodotto famoso nel mondo.
All'età di 91 anni è morto Franco Biondi Santi, definito il custode del Brunello di Montalcino e gentiluomo d'altri tempi. Fino ad oggi Franco Biondi Santi, figlio di Tancredi, era rimasto "il fedele e prezioso guardia-no intransigente della tradizione del Brunello, nell'azienda in cui il grande vino è nato".È infatti nella tenuta Greppo della famiglia Biondi Santi, a Montalcino, che il nonno di Franco Biondi Santi, il garibaldino Ferruccio, nell'Ottocen-to ha inventato il Brunello, intorno al 1870, dopo aver selezionato un par-ticolare Sangiovese e averlo vinificato in purezza, e dove Tancredi, figlio di Ferruccio, ha avuto il merito di siste-matizzare il protocollo di produzione, tanto che fu uno degli ispiratori e pro-motori del disciplinare. Tancredi, si ricorda ancora, "impresse un nuovo slancio alla produzione del Brunello, diventando, di fatto, l'am-basciatore di Montalcino e dei suoi vini. Introdusse la pratica della 'ricol-maturà delle vecchie Riserve (storica quella realizzata con lo scrittore Mario
Soldati e il maestro della critica eno-gastronomica italiana Luigi Veronelli), con vino della stessa annata (la prima volta nel 1927 per le Riserve 1888 e 1891) e fu l'artefice del Brunello di Montalcino Riserva 1955, l'unico ita-liano inserito dalla rivista Usa 'Wine Spectator' tra i 12 migliori vini del Novecento".Un "gentleman' del Brunello" rima-sto filo all'ultimo tra i suoi vigneti, che aveva esteso da 4 ettari agli attuali 25, curando anche la vendemmia 2012 della sua azienda. Un custode anche del suo territorio. Si era ado-perato per il recupero della bellissi-ma abbazia di Sant'Antimo, creando un'associazione ad hoc, e si era bat-tuto negli anni Novanta per impedire la costruzione di una discarica presso Montalcino. Nel 2004 era tornato a far parte del Consorzio, promuoven-do sempre la difesa del disciplinare."È scomparso uno dei simboli della qualità e dell'eccellenza del vino ita-liano nel mondo, sicuramente uno dei più importanti artefici del succes-so del Brunello di Montalcino a livello
internazionale. Grazie a lui il Brunello è uno dei marchi più noti e apprez-zati del made in Italy". Con queste parole il presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino Fabrizio Bindocci ricorda Franco Biondi Santi."Il Consorzio e tutto il territorio - ag-giunge Bindocci -, oltre a perdere un grande produttore, perdono un gran-dissimo uomo, dalla profonda sensi-bilità e umanità. A lui dobbiamo molto e siamo sicuri che il suo esempio e la sua bravura saranno portati avanti da coloro che gli succederanno alla guida dell'azienda"."Profondamente addolorato" si dice anche il sindaco di Montalcino Silvio Franceschelli per il quale Biondi Santi "ha dato tanto a questo territorio e grazie al quale Montalcino gode di un'immagine di altissimo profilo a li-vello internazionale. Un uomo che ha arricchito Montalcino, cosa di cui gli saremo sempre grati".
Fonte La Repubblica e Winenews
Muore Franco Biondi Santi, amico da sempre della FISAR
Franco Biondi Santi - Fotografia percorsidivino.blogspot.com
Newsdall'ITALIA
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 370
a cura di Roberto Rabachino
Queste le parole che nel loro
incontro all’Inferno Dante
(guelfo) e Farinata degli Uberti
(ghibellino) si scambiano, rivendicando
ognuno l’appartenenza alle due realtà
politiche che in Toscana a quei tempi
si contendevano la supremazia.
Parlano della battaglia di Montaperti
nei pressi di Siena in cui si era rinno-
vata l’eterna sfida tra i sostenitori del
Papa e quelli dell’Imperatore, con il
rispetto però nei confronti dell’avver-
sario dignitoso e orgoglioso dei propri
natali.
GUELFI-GHIBELLINI avversari eterni
con sfide continue ed allora perché
non rinnovare una sfida che, rispettan-
do la legge del contrappasso di Dante
non avesse invece un fine di solidarie-
tà e di aiuto nei confronti di chi ripone
la propria speranza di vita nella ricerca
scientifica?
È nata così tra le Delegazioni FISAR di
Antica Terra di Siena - Valdelsa (che si è
riappropriata del suo credo Ghibellino)
e Valdichiana (che si è vestita dei pan-
ni dei Guelfi) una sfida enogastrono-
mica svoltasi nelle suggestive sale
dell’Enoteca Italiana di Siena con il pa-
trocinio dell’Enoteca Italiana stessa e
dell’Associazione Cuochi Senesi.
In campo i due schieramenti hanno
dato il meglio di sè proponendo ai
commensali un menù ispirato a quel
momento storico, cercando e ripropo-
nendo antiche ricette a base di ingre-
dienti semplici e genuini.
(menu nelle pagine seguenti)
Il responso è stato affidato ad una
giuria tecnica d’eccellenza: i cuochi
Mario Neri, Pierluigi Stiaccini ed il gior-
nalista Enogastronomico Claudio Zeni
ed alla giuria popolare dei commensali
che hanno votato con monete coniate
degli stemmi delle due fazioni.
Newsdall'ITALIA
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 71
…Poi disse: fieramente furo avversi A me ed a’miei primi, ed a mia parte,
Sì che per due fiate li dispersi.S’ei fur cacciati ,ei tornar d’ogni parte,
Risposi lui,l’una e l’altra fiata;Ma i vostri non appreser ben quell’arte…
Montaperti a Tavola:la FISAR che dona…
L'intervento di Paola Celli Corsini - Vice Presidente di Sienail.
Newsdall'ITALIA
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 372
Il verdetto finale non ha decretato
perdenti dal momento che si sono
espresse: per i Guelfi la giuria tecni-
ca e per i Ghibellini la giuria popolare.
Quindi la parità degli sfidanti ha dato
un solo grande verdetto: solidarietà.
Infatti il ricavato della serata è stato de-
voluto tutto in beneficienza a Sienail
(Associazione Italiana contro le luce-
mie, linfomi e mielomi), Associazione
che, nata nel 1996 a Siena, è stata
dedicata fin dal primo momento al
supporto del centro di Ematologia del
policlinico Universitario.
Quale miglior risultato?
Alla serata in atto la Delegazione
Valdichiana ha voluto inserire la pro-
pria manifestazione PRIMAVERA IN
VALDICHIANA 2013 assegnando la
Storica targa del premio giunto alla
sua 31a Edizione all’Enologo Dott.
Esposito Amedeo “per il contributo
dato alla valorizzazione dei vini del ter-
ritorio della Valdichiana”.
Il Dott. Esposito, Cavaliere della Fisar,
ha ricoperto per moltissimi anni la
Carica di Delegato Fisar Valdichiana
ed ha voluto sottolineare il suo attac-
camento alla Federazione nel discor-
so di ringraziamento ai tanti Fisariani
presenti.
La serata si è conclusa con il dono di
una rosa bianca alle dame e con il rin-
graziamento a tutti coloro che hanno
contribuito a fare dell’evento un’occa-
sione di amore e di solidarietà nei con-
fronti di chi guarda il domani con gli
occhi della speranza e con il desiderio
di una vita normale.
Un grazie sentito ai ristoratori e agli
chef che hanno curato il servizio di cu-
cina, alle aziende vitivinicole, ai som-
melier delle Delegazioni Antica Terra di
Siena - Valdelsa e Valdichiana per l’ot-
timo servizio vini, ai soci fisariani ed a
tutti i partecipanti, a Sienail, ai partner
che hanno sostenuto l’iniziativa.
Come diceva Macchiavelli “Il fine giu-
stifica i mezzi…” ed un fine così nobi-
le non poteva che non affidarsi ad un
mezzo che non ha sicuramente avver-
sari nel diffondere una comunicazione
positiva e proficua tra chi siede ad un
tavolo dove armonia esiste anche tra
piatto e bevanda.
Newsdall'ITALIA
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 73
Per l’onore guelfo
RISTORANTE “LA NAVE”: Il grano etrusco tra il mare e i monti.
RISTORANTE “CHIAROSCURO”: Passatina di ceci e porcini
con stringhe di cotica in bianco
RISTORANTE PIZZERIA “NAPOLI”: Pollo in galera con olive nere e cipollotto di Certaldo
su crostone di pane di segale
Per l’onore ghibellino
RISTORANTE “OSTERIA DEL CASTELLO”:Medaglione di coniglio con misticanza e cipolla in salsa etrusca
RISTORANTE “CASALTA”: Tortello di ricotta con pesto leggero
di dragoncello e pecorino delle Crete.
RISTORANTE “MILLEVINI”: Bocconcini di cinta brasati
con tortino di erbe di campo
Dolci della tradizione senese
Pasticceria Senese e Pasticceria Le Campane di Siena
Vini in abbinamento. Aperitivo: Prosecco DOC - Italo Cescon - Roncadelle di Ormelle (Tv)
Antipasti: Vernaccia di San Gimignano DOCG “ISI 2011”
Az. Ag. Tofanari - San Gimignano (Si)
Primi Piatti: Chianti Colli Aretini - DOCG “Logge Vasari 2011”
Cantina dei vini Tipici dell’Aretino (Ar)
Secondi piatti: Vino Nobile di Montepulciano DOCG
“Duca di Saragnano 2010” - Barbanera - Cetona (Si)
Dessert: Elisir Vinpepato - Farmacia G. De Munari - Asciano (Si)
La sfida a colpi di forchetta...
Newsdall'ITALIA
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 374
Cibo Nostrum:la grande festa della cucina stellata siciliana a cura di Antonio Iacona
Ad essere servite a tavola as sieme al gusto sono state canche la cultura e le antiche tradizioni di questa terra, come rivelato dagli appuntamenti e dai menù proposti.
Immaginate uno scenario affa-scinante, circondato dal vulca-no più alto d’Europa, dal Mare
Jonio e che rappresenti al meglio tutto lo splendore del Mediterraneo. Immaginate per tre lunghe e piace-volissime giornate tavole imbandite con le migliori prelibatezze e con le produzioni di eccellenza dell’isola più grande del Mare Nostrum: la Sicilia. Immaginate, poi, che a riempire di raf-finatezza, eleganza e genuinità queste tavole siano stati alcuni degli chef più acclamati e premiati della cucina italia-na, già noti al grande pubblico per le loro bontà che si traducono in menù unici e originali nei rispettivi ristoranti di cui sono patron e titolari. Bene, se la vostra fantasia ha seguito attenta-mente questo percorso, allora siete giunti a Cibo Nostrum, la manifesta-zione ideata e realizzata dall’Associa-zione provinciale cuochi etnei, con il suo presidente chef Seby Sorbello,
in collaborazione con la Federazione italiana cuochi e con il sostegno de “Le Soste di Ulisse”. La tre giorni, dal titolo: “Fatti stellare dalla cucina sicilia-na” ha visto, infatti, dal 14 al 16 aprile, nella splendida location dell’Esperia Palace Hotel di Zafferana, nel cuo-re pulsante dell’Etna, riunirsi oltre un migliaio di partecipanti tra iscritti alla Federazione italiana cuochi e opera-tori del settore, chef, docenti e allievi di istituti alberghieri, produttori agro-alimentari e vitivinicoli e, soprattutto, giornalisti enogastronomici di fama nazionale e internazionale, esperti di cucina e rappresentanti di consor-zi a tutela dei prodotti di eccellenza. “Abbiamo raddoppiato i numeri della passata edizione e soprattutto abbia-mo registrato tanti nuovi consensi per le nostre produzioni eccellenti sicilia-ne” ha detto con soddisfazione l’orga-nizzatore, Seby Sorbello. Ad essere servite a tavola assieme al
gusto sono state così anche la cultura e le antiche tradizioni di questa terra, come rivelato dagli appuntamenti e dai menù proposti. Ad aprire le danze nella prima giornata è stato un “Pasta Party”, con timballo di anelli con le sar-de, sedanini alla norma, pennette fun-ghi e pistacchi, orecchiette con ragù del Mediterraneo e vellutata, festoni alle erbette provenzali, calamarata con cozze con datterino e mollica sapori-ta. E le insalate: porcini con rucola e pomodori secchi, zucchine con datte-rino e ricotta salata, fettuccine d’orto e bollito, julienne di verdure con mor-tadella e scaglie. Il tutto “bagnato” da un elegante Nero d’Avola e Frappato. E poi, la ricchezza della pasticceria si-ciliana: cannoli, tartufini, castagnole, tiramisù, arance. La Trinacria servita a tavola, insomma, come il pesce del Mare Nostrum, che è stato invece il protagonista indiscusso della cena, dal tema: “Sicilia crocevia di culture”, con
Newsdall'ITALIA
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 75
tocchetti di baccalà scottato alle erbe fini, con capperi e olive, cous-cous di pesce, totani agli agrumi, purè di me-lanzane. Ad accompagnare la cena è stato un raffinato Chardonnay, mentre spettacoli di danza del ventre e canta-storie siciliani intrattenevano gli ospiti tra una portata e l’altra. A intervallare gli appuntamenti gastronomici sono state piacevoli passeggiate sull’Etna e nella vicina Taormina. Ma numerosi sono stati anche i lavori tecnici all’in-terno dell’evento: ampia l’adesione ai laboratori della seconda giornata, cu-rati dalle Soat della Regione Siciliana e dedicati a tre prodotti siciliani: arancia rossa, frutta secca e formaggi d’eccel-lenza, mentre nel pomeriggio il conve-gno sul tema: “La cucina a km illimitati come veicolo del Made in Sicily nel mondo” ha visto interventi di assoluto prestigio per il settore, presentati dal volto Rai e noto giornalista studioso di storia delle tradizioni culinarie, Alex
Revelli Sorini. All’incontro sono inter-venuti il presidente nazionale della Associazione stampa agroalimentare italiana, la redattrice capo di “Turismo del Gusto” e Promotrice culturale del Pisco per il Consiglio Regolatore della Denominazione Pisco di Lima (Perù), Gladys Torres Urday, il direttore di “Cronache di Gusto”, Fabrizio Carrera, il presidente regionale dell’Associa-zione italiana celiachia, Leone Fabio, Enrico Briguglio e Giuseppe La Rosa, rispettivamente presidente e segreta-rio generale di “Soste di Ulisse”, ed i rappresentanti dei Consorzi per la tu-tela della mandorla di Avola, Corrado Bellia, e della vastedda del Belice e pecorino siciliano, Massimo Todaro. Attesi anche gli interventi degli chef stellati che poco dopo hanno prepa-rato la di gala.Già, perché uno degli appuntamenti di Cibo Nostrum 2013 è stata pro-prio la cena di gala che ha visto pre-senti tre chef stellati: Ciccio Sultano, chef-patron ristorante “ Il duomo” di Ragusa Ibla, 2 stelle Michelin; Massimo Mantarro, chef ristorante “Cerami San Domenico” di Taormina, 2 stelle Michelin; Pietro D’Agostino,
chef-patron ristorante “La Capinera” di Taormina, 1 stella Michelin; tre chef della Federazione Italiana Cuochi: Carmelo Trentacosti, chef-executive Grand Hotel “Villa Igea” di Palermo, componente NIC fino al 2012; Giuseppe Costa, chef-patron ristorante “Il Bavaglino” di Terrasini; Seby Sorbello, chef-patron ristoran-te “Parco dei Principi” di Zafferana Etnea, Presidente FIC PROMOTION; e un pasticcere, Giovanni Cappello, pastry-chef pasticceria “Cappello” di Palermo, componente NIC per 8 anni. Uno show cooking assolutamente af-fascinante, vera gemma per questa manifestazione, che si è infine con-clusa rivolgendo grande attenzione, anche nell’ultima giornata, al settore giovanile, premiando l’impegno delle giovani leve ai fornelli con il concorso di cucina calda per il Sud Italia “La cu-cina per celiaci”, mentre in contempo-ranea, dimostrazioni di preparazione di cucina, sculture di zucchero, di frut-ta e di vegetali, un pranzo a buffet con “Pani e cumpanaggiu” e un corso di cucina “Aperitivo Time” davano a tutti gli ospiti l’arrivederci all’edizione 2014 di Cibo Nostrum.
Chef Seby SorbelloPresidente Associazione ProvincialeCuochi Etnei
Newsdall'ITALIA
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 376
CARMELO TRENTACOSTILa semplicità, il rigore, il rispetto della materia prima, la cura dell’aspetto estetico nelle sue
forme e colori e le nuove tecniche di cottura determinano lo sviluppo di una cucina innova-
tiva che deve costantemente far riferimento alle tradizioni del territorio.
PASSATA DI TOPINAMBUR LEGGERMENTE AFFUMICATA, VELETTE DI CALAMA-
RO MARINATO ALL’ANICE STELLATO, CICORIETTA E FIORI DI ZUCCA SCOTTA-
TI, DATTERINO APPASSITO E CROCCANTE DI CARCIOFI CERDESI.
CICCIO SuLTANOLa Sicilia è la concentrazione di una cultura millenaria, di una diversità sia geologica che eno-
gastronomica, cresciuta nello splendore, nella contraddizione e nella sofferenza, trasmette
la sua storia nei piatti tanto che quello che per molte culture è strano per noi è quotidiano
GNOCCHI DI PATATE AL RAGUSANO DOP CON POLPETTINE DI SEPPIA E MAIALE,
GUAZZETTO DI PESCE E SALSA ALLA CARBONARA (DALL’ANTICA GELA AI
SAPORI DI ROMA.
PIETRO D’AGOSTINOPassione emozionale per il sapore e per la più genuina esaltazione delle materie prime,
protagoniste indiscusse di una terra florida e mistica: la Sicilia
INSALATA DI PESCE AZZURRO CON CIPOLLOTTO NOVELLO IN AGRODOLCE,
FINOCCHIO, ARANCE E MANDORLE.
MASSIMO MANTARROCultura, stagionalità, semplicità.
TOCCHETTO DI MERLUZZO DI LENZA IN COURT BOUILLON, MORBIDO
DI FINOCCHIO DOLCE, SAUTÉ DI FAVETTE E PISELLI DI PRIMAVERA CON
GUANCIALETTO DI MAIALINO AFFUMICATO, RIDUZIONE DI FONDO DI VITELLO
AL ROSMARINO.
Cibo Nostrum:
GIuSEPPE COSTALa mia cucina è basata sulle tradizioni della mia terra e le esperienze maturate in giro per
l’Italia
CANNELLONE RIPIENO DI RICOTTA CON GAMBERI ROSSI E LA LORO SALSA,
GERMOGLI DI SPINACI E BOTTARGA DI TUORLO D’UOVO MARINATO.
SEBY SORBELLOL’essenza dell’arte culinaria di un territorio dimora nell’utilizzo sapiente e consapevole dei
prodotti di eccellenza che questo propone.
TORTELLO DI PASTA CANNOLO CON MELENZANE ED ASPARAGI SELVATICI
SU QUADROTTO DI RICOTTA ALLA MAGGIORANA, CON ZESTE D’AGRUMI E
VELLUTATA DI POMODORINI DATTERINO ALLO ZAFFERANO. ARANCINO DI
RISO CON LACRIMA AL LATTE DI MANDORLA. LA PICCOLA BRIOCHE SICILIANA
CON GRANITA ALLA CANNELLA.
GIOVANNI CAPPELLOLa cultura del dolce, oltre ad essere arte unica, è la storia ed il patrimonio inestimabile di
questa nobile terra e dei suoi maestri pasticceri.
DELIZIA AL PISTACCHIO CON CROCCANTE ALLE MANDORLE E CIOCCOLATO.
MORBIDONE ALLA VANIGLIA CON GELATINA ALL’ARANCIA. GELATO ALLE
NESPOLE.
Newsdall'ITALIA
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 77
la grande festa della cucina stellata siciliana
Newsdal MONDO
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 378
Il Salone internazionale Vinexpo aprirà le sue porte a espositori e visitatori il prossimo 16 giugno e per cinque giorni offrirà
un vero e proprio giro del mondo enologico.
Questa edizione 2013 dovreb-
be ospitare più di 48.000
visitatori. Vinexpo è da anni
un validissimo punto di riferimento per
tutti i professionisti del settore dei vini
e degli alcolici, poiché è il posto per
eccellenza in cui sviluppare opportuni-
tà e scoprire nuovi prodotti; vi conver-
gono più di 150 nazionalità diverse.
Il 40% degli espositori, infatti, proven-
gono dall’estero - Germania, Stati Uni-
ti, Cile, Italia, Spagna... e per la prima
volta sarà presente anche un padiglio-
ne messicano. I produttori francesi, da
parte loro, hanno aderito numerosi; le
società di dimensione internazionale,
come Castel Frères o les Champagnes
Lanson affiancheranno altre società
dinamiche quali Domain edu Tariquet,
Gérard Betrand, Bernard Magrez. In
effetti, in un mondo in piena muta-
zione, gli attori del mercato hanno un
sempre maggior bisogno di punti di
riferimento per capire ed analizzare al
meglio i cambiamenti ma anche per
anticiparne i bisogni.
A Bordeaux, Vinexpo occuperà una
superficie di 90.000 mq, tra zone
espositive, giardini, il Club du Lac,
i ristoranti, le sale conferenza e de-
gustazione. Cominciate nel 2011 ed
accolte con grande entusiasmo, le
degustazioni, raggruppate sotto la
denominazione “Tastings by Vinex-
po” avevano richiamato più di 13.250
professionisti, venuti a condividere la
loro esperienza. In programma an-
che quest’anno, su più di 4.500 mq,
degustazioni, presentazione di nuovi
prodotti, conferenze e scambi tra pro-
fessionisti, con l’aggiunta quest’anno
di nuove sale.
Evento fortemente mediatico, la pre-
cedente edizione Vinexpo aveva ri-
chiamato 1245 giornalisti e prodotto
più di 2000 articoli in 54 paesi. Inoltre,
per l’undicesimo anno consecutivo,
Vinexpo ha affidato alla società The
International Wine and Spirit Research
la realizzazione dello studio dettagliato
sul consumo mondiale, la produzione
e gli scambi internazionali di vini e al-
colici e le previsioni a cinque anni.
Lo studio copre 28 paesi produttori e
114 mercati di consumo e se ne evin-
ce in particolar modo che il consumo
mondiale di vini è aumentato del 2,8%
tra il 2007 e il 2011, che il consumo
dei vini effervescenti è in continuo au-
mento, che il vino rosso è sempre al
primo posto nel consumo mondiale
e che nel 2011 più del 60% del con-
sumo mondiale di alcolici è avvenuto
nella zona Asia-Pacifico.La dimensio-
ne internazionale nella produzione e
nel consumo di vino e alcolici è sem-
pre più forte e la filiale Vinexpo OPver-
seas, leader in Asia con Vinexpo Asia-
Pacific ha contribuito a svilupparla.
Vinexpo 2013 di Bordeaux
Informazioni Vinexpo 2013Dove: Parc des Expositions de Bordeaux-LacQuando: da domenica 16 a giovedì 20 giugno 2013 Orari: da domenica 16 giugno a mercoledì 19 giungo, 8.30 – 18.30Giovedì 20 giugno: 8.30 – 16.30
Informazioni Fiere e Saloni in FranciaItalie-France Group66, Avenue des Champs Elysées 75008 ParisHotline France: +33 6 78 21 97 54Hotline Italia: +39 393 121 45 38
79Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 79
fin amiglia
Ad Alessandria si consegnano gli attestatie i riconoscimenti
Il 22 febbraio scorso, presso il ristorante “Osteria del po-
eta pescatore” in Paderna, si è svolta la cena organiz-
zata dalla Fisar Delegazione Autonoma di Alessandria
per celebrare la consegna degli attestati di partecipazione
ai 20 allievi che hanno frequentato l corso I livello somme-
lier svoltosi nell’autunno 2012.
All’interno della suggestiva location, un vecchio teatro tras-
formato in sala ristorante, i convitati hanno potuto appr-
ezzare piatti di ottima fattura ad esclusiva base di pesce
fresco, elaborati con sapiente maestria dal proprietario e
cuoco Federico. Indimenticabili la cima di mare e le tro-
fiette condite al sugo di pescatrice, radicchio e noci. Alle
portate sono stati abbinati vini bianchi dei colli tortonesi,
nel cui territorio si trova il locale. L’atmosfera di convivial-
ità ha contribuito a far sentire già appartenenti alla grande
famiglia Fisar i corsisti aspiranti sommelier, di cui ricordia-
mo i nomi: Ali Timis, Enrico Bonazzi, Roberto Loiacono,
Maurizio Denicolò, Silvio Davico, Sem Sicco, Adriano
Salandin, Francesca Gelso, Anna M. Pessina, Luisa
Lombardi, Clara Cicciarella, Matilde Benedetti, Giovanni
Camanzo, Ilaria Merlano, Valerio Bronzini, Serena Maria
Pasetti, Flavia Pillone, Michele Alessandro Arecco, Erika
Cuccu, Gilberto De Candia.
La Delegata Maria Pia Gori ha espresso le proprie con-
gratulazioni ai corsisti augurando loro il buon esito per i
successivi esami di II e III livello.
Nell’ambito della stessa manifestazione la Delegata
Maria Pia Gori ha altresì provveduto a consegnare i calici
d’argento a quattro sommelier della delegazione che ave-
vano raggiunto la quota dei quindici servizi prestati. Gli insig-
niti del riconoscimento sono Carmen Bagnasco, Ermanno
Matarazzo, Claudio Odino e Diego Trivellato. Non poteva
mancare il taglio della torta preparata per l’occasione con
tanto di riproduzione dello stemma della Fisar sulla glassa.
Notizia inviata dalla Delegazione FISAR Alessandria
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 38080
fin amigliaMira 16 e 17 Marzo 2013
2a Edizione de “I Fiumi del vino”
Nell’allestimento classico di
Villa dei Leoni a Mira è an-
data in scena la 2° edizione
della manifestazione organizzata dalla
delegazione FISAR di Venezia.
L’appuntamento fisso per tutti gli eno-
appassionati è stato portato quest’an-
no a due giorni, forti del consenso
ottenuto lo scorso anno e dell’alta
affluenza di pubblico che da tutto il
Veneto - e non solo - si è riversato nel-
la cittadina della riviera per conoscere
meglio vitigni, metodi classici e char-
mat e tecniche di vinificazione in uso
nelle zone vinicole italiane più vocate.
Fermo l’appuntamento con i vini nati
in prossimità dei fiumi italiani, ma non
solo, quest’anno il nostro viaggio
si è spinto sino al fiume Marne nella
Champagne e poi giù giù fino alle mal-
vasie di Lanzarote.
Sono queste ultime la prima novità di
quest’edizione e per studiarle meglio
sono stati proposti 2 laboratori didatti-
ci guidati da un enologo della cantina
“Stratus” e dal miglior sommelier di
Lanzarote, Gustavo Palomo, atterrato
in Laguna per l’occasione assieme ad
un’intera delegazione dell’isola spa-
gnola .... “El fuego, la tierra y el viento
convertidos en vino...” questo l’affa-
scinante slogan che ha accompagna-
to i vini durante il loro viaggio.
Il tutto è stato reso possibile grazie
all’appassionato e meticoloso lavoro
di ricerca nelle cantine di Lanzarote
di Michele Fabbrani, socio sommelier
della delegazione di Venezia.
Grande interesse per i 4 laboratori di-
dattici tenuti a bordo di un barcone
attraccato alle rive del fiume Brenta,
attrezzato per l’evento, a bordo del
quale si sono svolte anche le due de-
gustazioni “Champagne...qui si gu-
stan le stelle!” e “Cesarini Sforza, la
maison trentina da cui l’aquila spicca
il volo...”.
Nonostante lo scenario atmosferico
non proprio primaverile - nella tarda
mattinata di sabato ha iniziato addirit-
tura a nevicare...!!! - i saloni della vil-
la sembravano riscaldati dal cocente
sole di Lanzarote e dall’immagine dei
suoi ... fiumi di lava...!
Se allungare l’evento alla durata di un
week end poteva apparire, di que-
sti tempi, una difficile scommessa, a
buona ragione possiamo dire che gli
organizzatori hanno... centrato l’obiet-
tivo!!!
In particolare abbiamo registrato un
alto afflusso di giovani, complice an-
che il gemellaggio con Jam 2013, ras-
segna di mostre, incontri e concerti le-
gati al jazz, svoltasi in concomitanza.
Bella la sinergia venutasi a creare tra
i vari eventi organizzati da F.I.S.A.R.,
Comune e Pro-Loco di Mira.
Giusto compenso per la nutrita briga-
ta di sommelier e collaboratori (oltre
30, tra di essi anche Stefania Moro, 2°
migliore sommelier FISAR 2012) che
per 2 giorni, con diverse mansioni, ha
curato l’organizzazione, l’allestimento,
la mescita dei vini ed il servizio durante
le degustazioni guidate.
Un grazie sentito a tutti ed un arrive-
derci alla prossima edizione.
Notizia inviata da Cinzia Vanzan
per la Delegazione FISAR Venezia
81Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 81
fin amiglia
Grande affluenza allo stand del Coordinamento
Italia Centro, al TIRRENO CT, dietro l’abile regia
della Delegazione Versilia, si sono alternate varie
Delegazioni per cinque giorni, portando a Marina di Carrara
la cultura dell’enogastronomia in veste FISAR.
I sommelier FISAR hanno partecipato alla cerimonia di
inaugurazione, assieme alla Camera di Commercio di
Massa Carrara, e a tutte le massime cariche istituzionali
locali e regionali.
Hanno aperto la giornata di Domenica 3 Marzo interessan-
ti degustazioni guidate di rappresentanti delle Delegazioni
Valdelsa e Valdichiana, come Giuseppe Troilo e Roberto
Paoloni, con prelibatezze della Val di Merse e del Consorzio
Strada dei vini Senese-Aretini. Il pubblico è accorso nume-
roso, cogliendo un'ottima opportunità per apprezzare la
nostra terra e quello che sa offrirci
Lunedì 4 marzo la Delegazione di Pisa ha presentato al-
cuni birrifici artigianali del Centro Italia, coinvolgendo in
prima persona i rispettivi mastri birrai, autori di piccole
grandi bontà. La birra, come si sa, è orami fra le attrici
protagoniste sulle tavole degli italiani; ed è inevitabile de-
dicare un’intera giornata a questo prodotto, che dà grandi
soddisfazioni con tutte le sfaccettature di gusto, di colori
e di profumi. Tre i ‘marchi’ presentati in fiera: Birrificio del
Forte (Pietrasanta), Piccolo Birrificio Clandestino (Livorno),
Opificio Birrario (Crespina, Pisa).
Martedì 5 Marzo la Delegazione Versilia, non poteva non
dedicare una giornata di assaggi e di degustazioni alla ter-
ra che ci ha ospitati, In collaborazione con la Strada del
vino dei Colli di Candia e Lunigiana, sono stati proposti i
vini ed i produttori di questo splendido territorio che si con-
traddistingue dai monti e dal mare come limiti geografici, e
che si propongono con interessanti proposte inimitabili.
Mercoledì 6 Marzo Le Delegazioni di Livorno, Le Due Valli e
Costa Etrusca, hanno ospitato la Strada del Vino Costa de-
gli Etruschi con vini provenienti da Bolgheri, Val di Cornia,
Isola d’ Elba, e Terratico di Bibbona, in abbinamento a sa-
lumi e formaggi tipici di questo tratto di costa Toscana. Le
degustazioni guidate hanno proposto sia i Vermentini, che
i Rossi che con i loro profumi hanno interessato un fol-
to pubblico. I produttori presenti hanno potuto incontrarsi
sia con gli chef che si sono presentati allo stand, che con
amatori del gusto e del vino, scambiando opinioni e curio-
sità. Ospite d’eccezione il lo storico Liquorificio Borsi, di
Castagneto Carducci che produce elisir dal 1885
Giovedì 7 Marzo, la delegazione Versilia ha chiuso la
kermesse con una giornata dedicata alla Pizza e allo
Champagne, in collaborazione con il Ristorante Pizzeria
l’Apogeo.
Notizia inviata dal
Coordinamento FISAR Italia Centro
La FISAR al TIRRENO CT
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 38282
fin amiglia
Si è concluso con la consegna degli attestati di partecipa-zione al corso di Primo Livello
per Sommelier organizzato a Velletri dalla FISAR Federazione Nazionale Sommelier Albergatori e Ristoratori. La cerimonia si è svolta mercoledì 27 presso la prestigiosa sede dell’Au-la Magna dell’Unità di ricerca per le produzioni enologiche dell’Italia cen-trale, ove si sono svolte tutte le lezioni del corso, alla presenza del Delegato Fisar Roma Filippo Terenzi, di alcuni docenti del corso, Antonio Mazzitelli e Paolo Pietromarchi e da quanti han-no partecipato all’iniziativa formativa. “Siamo particolarmente soddisfatti – spiega Terenzi, Delegato responsabi-le della delegazione Fisar di Roma e Castelli Romani, – perché con l’avvio di questo corso la nostra delegazione ha voluto iniziare un percorso forma-tivo nella provincia di Roma ed eleg-
gere Velletri come sede dei Castelli Romani per formare nuovi sommelier. Inoltre, proprio in un territorio vocato al turismo e con una forte tradizione enogastronomica è necessario avere sommelier in grado di valorizzare le eccellenze del territorio.La serata si è svolta in clima di pia-cevole soddisfazione sia da parte dei docenti ma soprattutto da parte dei venti corsisti che hanno visto finalizzati gli sforzi e raggiunto il primo traguar-do per il conseguimento del diploma di sommelier. Diverse sono le motiva-zioni che hanno spinto i partecipanti ad iscriversi al corso ma tutte mos-se in primis da una forte passione e voglia di conoscenza del mondo del vino e dell’enogastronomia Negli ulti-mi anni, - come sottolineato da Paolo Pietromarchi, enologo e docente, - in Italia si è dimezzato il consumo di vino, attestandosi al di sotto dei 40
litri procapite annui. Sebbene il dato da un punto di vista commerciale non sia favorevole si è però assistito ad un innalzamento qualitativo delle produ-zioni. Proprio per questo in un terri-torio come quello dei Castelli Romani c’è sempre più bisogno di figure qua-lificate che sappiano comunicare ed apprezzare il vino. In effetti, oltre co-loro, e sono in tanti, che frequentano i corsi per arricchire il proprio bagaglio culturale, sempre più persone lo fan-no per cercare di trovare o per meglio qualificarsi, nel mondo lavorativo della ristorazione e dell’enogastronomia. I corsisti che hanno conseguito l’at-testato con ottimo profitto sono: Bologna Carlos, Calcagni Gianni, Cappello Maria Luisa, Ciavardini Gianni, Di Tullio Manuele, Fiacchi Sabrina, Just Ilse, Lucchini Ferruccio, Marinelli Francesca, Mele Matteo, Melluso Anna, Nemesi Francesco, Nemesi Giampaolo, Ofantino Marco, Palumbo Antonella, Pashuku Eduart, Pennacchini Rina, Proietti Ombretta, Rori Giuseppe, Serra Maria Cecilia. A tutti loro oltre che l’attestato profes-sionale anche un attestato di stima da parte dei dirigenti Fisar.Alla fine della cerimonia il tanto atte-so brindisi che ha suggellato un corso nel quale tutti i partecipanti sono stati coinvolti in un appassionato percorso sensoriale e l’appuntamento per tutti è stato fissato per il secondo livello nel mese di settembre, insieme all’inizio degli altri corsi.
Notizia inviata da Filippo Terenzi
della Delegazione FISAR Roma
Consegnati a Romagli attestati di primo livello
fin amiglia
Domenica 24 febbraio 2013,
nei rinnovati locali del Caffè
Ristorante Garibaldi, nel-
la splendida cornice di Piazza dei
Signori a Vicenza, si è svolta la ce-
rimonia ufficiale per la consegna
degli attestati e del tastevin ai quat-
tordici neo diplomati Sommelier
della Delegazione FISAR Vicenza.
È stata una Domenica di festa che
la Delegazione ha voluto dedicare ai
neo Sommelier ai quali è stato conse-
gnato dalle mani della Vicepresidente
Nazionale Graziella Cescon l’attestato
e il tastevin quale meritato simbolo alla
conclusione di un corso di terzo livel-
lo, sapientemente diretto dal Direttore
Andrea Fabio, nel quale si sono di-
stinti per un grado di preparazione
generale più che buono e in qualche
caso eccezionale: ciò è di buon au-
spicio per il futuro della Delegazione.
Le particolari attenzioni della Titolare
del locale Signora Pietrobuono
Manuela hanno reso particolarmen-
te accogliente il Ristorante - Caffè
Garibaldi , dove lo chef Giovanni ha
proposto un particolare menù con por-
tate di Sfogliatine al Tastasal con cre-
ma di Sedano Rapa, Maccheroncini
al torchio con fonduta d’Asiago e
Noci, Polenta e Baccalà alla Vicentina,
Tiramisù espresso “Principe”.
L’abbinamento dei vini, serviti al ta-
volo dagli stessi neo-Sommelier,
ha consentito a tutti di apprezzare
una particolare degustazione dello
Spumante Brut Riondo, del Tai Rosso
Colli Berici Cavazza e del Recioto
Spumante di Gambellara Cavazza.
La Delegazione è stata onorata del-
la presenza della Sign.a Graziella
Cescon, Vicepresidente Nazionale ac-
colta con la consueta simpatia da tut-
to il Consiglio di Delegazione. Dopo le
congratulazioni rivolte ai nei-Sommelier
la Sign. Graziella Cescon li ha invitati
a cogliere questo traguardo come un
punto di partenza al fine di approfon-
dire e divulgare la passione e compe-
tenza dell’affascinante mondo del vino.
La Vicepresidente Nazionale ha ri-
volto un particolare ringraziamento a
tutta la, ancor giovane, Delegazione
FISAR Vicenza, al Delegato Pierluigi
Rossato e tutto il Direttivo con l’in-
vito di proseguire e di impegnarsi
nel cammino così ben iniziato che
onora tutta l’Associazione FISAR.
Concludendo la manifestazione, il
Delegato FISAR Pierluigi Rossato,
ha salutato tutti i presenti e nel con-
gratularsi ancora una volta con i neo
Sommelier, ha rivolto loro l’invito di per-
severare nella formazione, partecipan-
do alle varie attività associative, al fine
di conseguire la giusta professionali-
tà che contraddistingue il Sommelier
FISAR. La Delegazione FISAR Vicenza
è pronta ad accogliere i Sommelier
che vorranno partecipare fattivamen-
te ai programmi definiti dal Direttivo.
Notizia inviata dalla
Delegazione FISAR Vicenza
Nuovi sommelier alla Delegazione di Vicenza
83Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 83
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 38484
fin amiglia
L’Università incontra la FISAR al Vinitaly
Da alcuni anni l’Università di
Ca’ Foscari – Venezia tiene un
Master dedicato alla “Cultura
del Cibo e del Vino”, sotto la direzione
dell’eminente prof. Roberto Stevanato
(docente di Biologia Molecolare) assi-
stito dalla prof.ssa Christine Mauracher
(docente di Economia e Marketing
Agroalimentare).
Quest’anno, grazie ai buoni rappor-
ti con il nostro Consigliere Nazionale
Giorgio Pennazzato,
il prof. Stevanato ha chiesto alla
Delegazione F.I.S.A.R. Venezia di gui-
dare e commentare ai “masterini” la
visita agli stand del Vinitaly.
Pertanto col supporto della Delegazione
di Venezia (che ha messo a disposi-
zione il proprio Responsabile Squadra
Sommelier, Franco Jurassich, ed il
valente Direttore di Corso, Marco De
Marchi) è stato organizzato il “Vinitaly
Tour”, nella visita di diverse aziende di
interesse nazionale.
Ad accogliere il gruppo in fiera ed a
fare gli “onori di casa” si sono pre-
stati il nostro Presidente Nazionale
Mario Del Debbio ed il dott. Roberto
Rabachino, in una allegra atmosfera di
reciproca intesa tra scienza, gusto ed
emozioni.
Il tour è iniziato con la visita alla po-
stazione dell’Azienda Bisol: il calice di
apripista al Vinitaly 2013 è stato l’esal-
tante brindisi con il Valdobbiadene
Superiore di Cartizze DOCG “Private
Cartizze” Non Dosato 2011, rifermen-
tato in bottiglia in versione Brut con
gradazione zuccherina di 4 grammi
per litro e 11 mesi di affinamento in
bottiglia.
Il gruppo è passato poi dal Veneto
all’Oltrepò Pavese: qui il Delegato di
F.I.S.A.R. Pavia Roberto Pace ha sug-
gerito la degustazione di un robusto
“blanc de noir” (Metodo Classico di
Pinot Nero), cui è seguito il passaggio
in Emilia Romagna per la degustazio-
ne di interessanti e moderne interpre-
tazioni di Lambruschi, Ancellotta e
Fogarina (chi non ricorda la canzone
dedicata a quest’uva che mette “el
fogo” nelle vene?).
Dall’Emilia Romagna, con “pochi
passi”, il gruppo è traghettato in
Sicilia, dove grazie alla cooperazione
di Vittorio Cardaci Ama e Gaetano
Prosperini, è stato possibile conosce-
re i vini dell’Etna e di Ragusa… e con
“qualche passo ancora” la visita è pro-
seguita verso i nobili bianchi dell’ Alto
Adige, contornati da alcune incursioni
nel Collio.
Infine, grazie alla preziosa ospitalità e
collaborazione di Massimiliano Masini
e Massimiliano Consorte, grandi amici
di F.I.S.A.R. Venezia, il gruppo è sta-
to accolto dal Direttore del Consorzio
del Vino Brunello di Montalcino dott.
Stefano Campanelli, per le degustazio-
ni di ben otto “Brunello di Montalcino”
nelle versioni tradizionali, biologiche e
moderne, presso il Consorzio omoni-
mo.
A ricordo di questo incontro il no-
stro Presidente ha donato al prof.
Stevanato un caratteristico cavatappi
Swarovsky.
Questa positiva esperienza ha per-
messo di consolidare i rapporti di
collaborazione tra F.I.S.A.R. e Master
Universitario di Cultura del Cibo e del
Vino, con interessanti sviluppi… ed il
prof. Stevanato, con nostro grande
piacere, ha annunciato il suo deside-
rio di iscriversi al prossimo corso per
Sommelier!
Notizia inviata da Franco Jurassich
della Delegazione FISAR Venezia
Vinitaly - Verona, 10 Aprile 2013 - foto Jimmy Pessina
85Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 85
fin amiglia
La Delegazione di Prato consegna gli attestatiIl ristorante Villa Le Farnete sorge a
Comeana nelle colline toscane; creato
all’interno dell’omonima villa rinasci-
mentale, domina dall’alto la pianura
che si estende tra Prato e Pistoia re-
galando una vista unica sul paesaggio
circostante.
È in questa location prestigiosa che il
13 Marzo 2013 la Fisar Delegazione
Prato ha consegnato gli attestati ai
26 corsisti che hanno superato con
successo la prova finale del corso di
primo livello per Sommelier.
Gli intervenuti sono stati accolti da un
ricco buffet di antipasti accompagna-
to da un Brut Metodo Classico dotato
di un perlage sottile e persistente e di
un bouquet fruttato arricchito da note
di lieviti.
Il delegato Alessio Vitale dopo i saluti
iniziali ha dato la parola al Sig. Josef
Reiterer titolare dell’azienda vinicola
ARUNDA che ha illustrato con com-
petenza e passione gli spumanti pro-
dotti.
L’azienda Arunda Cantina Talento è
una piccola realtà a conduzione fami-
liare che produce circa 80 mila bot-
tiglie l’anno; situata in località Meltina
(provincia di Bolzano) a 1200 metri di
altitudine è la cantina metodo classico
più alta d’Europa.
Si può quindi parlare a ragione di “bol-
licine di alta quota”.
La produzione è realizzata con la stes-
sa tecnica messa a punto 3 secoli fa
nella regione della Champagne: una
seconda fermentazione in bottiglia e
un lungo affinamento sui propri lieviti.
Le uve impiegate provengono da vi-
gneti selezionati sparsi in zone diverse
dell’Alto Adige.
Dopo gli antipasti la cena è proseguita
con un primo di Maccheroncetti saltati
in salsa di gamberi biondi marinati al
limone e capesante in abbinamento
con Cuvée Marianna Extra Brut, uno
spumante dal perlage vivace e dota-
to di un bouquet ricco di note floreali,
fruttate con sentori di miele e spezie
che ha dato il giusto risalto al piatto.
Il secondo: un cartoccio al branzino
su crema di ceci, olive taggiasche e
puntarelle all’acciuga ha richiesto uno
spumante di grande carattere, quale è
il Riserva Extra Brut Millesimato 2006.
In questa serata la Delegazione prate-
se ha avuto il piacere di ospitare la Sig.
ra Benedetta Leoni della Delegazione
ANT di Firenze.
La Fondazione Ant da oltre 30 anni
garantisce assistenza domiciliare gra-
tuita ai malati di tumore con migliaia di
interventi e offre progetti di prevenzio-
ne oncologica sempre gratuita.
Gli intervenuti alla cena hanno avuto
modo di dare il loro contributo parte-
cipando con entusiasmo alla lotteria
bandita per l’occasione, il cui incasso
è stato interamente devoluto alla fon-
dazione.
Al termine della serata gli attestati
sono stati consegnati dal Consigliere
Simona Orlandi e dal Sig. Josef
Reiterer fra gli applausi dei presenti.
Il servizio, impeccabile, è stato assicu-
rato dai Sommelier: Gionni Bonistalli e
Alessio Vitale.
Notizia inviata da Paola Cappellini
della Delegazione FISAR Prato
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 38686
fin amiglia
Presso la Fiera di Pordenone,
nel nuovo salone dell’Enoga-
stronomia, si è svolta dal 22
al 25 Marzo 2013 la prima edizione
di” Cucinare. Per piacere, per mestie-
re”, manifestazione dedicata all’agro-
alimentare, all’enologia e alle tecno-
logie per la cucina, organizzata da
Pordenone Fiere.
Numerosi sono stati gli eventi di que-
sta nuova kermesse, che ha visto
Slow Food e la Fisar di Pordenone im-
pegnati in una proficua collaborazione
volta a valorizzare i prodotti enoga-
stronomici di qualità e i migliori pro-
fessionisti della cucina italiana.
Sono stati oltre 120 gli appuntamen-
ti tra corsi di cucina, degustazioni di
cibo e vino, show cooking con i più
famosi chef stellati italiani, che han-
no presentato ricette rappresentative
della storia della gastronomia locale e
della tradizione friulana.
La squadra sommelier della Fisar di
Pordenone, guidata dal responsabile
Giordano Bazzo, ha prestato servizio,
con la consueta professionalità ed
eleganza, nei vari presidi Slow Food,
gremiti di appassionati, curiosi di co-
noscere i migliori abbinamenti cibo-
vino che di volta in volta venivano pro-
posti.
Grande successo hanno riscosso i no-
stri sommelier Bazzo, Berti, De Anna
e Moras, applauditi da un folto pub-
blico, nel servizio prestato durante lo
show cooking del famoso chef Carlo
Cracco, che ha presentato il suo noto
risotto con la farina di lenticchie, abbi-
nato ad un eccellente refosco dal pe-
duncolo rosso ed altri rinomati piatti.
Interessante l’intervento del giornalista
- enogastronomo fisariano Giampiero
Rorato al convegno dedicato alla
“Pezzata Rossa”e alla straordinaria
qualità della sua carne, utilizzata dai
migliori cuochi del Nordest nella ela-
borazione di deliziosi piatti tipici del
territorio, le cui ricette sono state spie-
gate ai numerosi visitatori presenti.
Il fisariano Mario Da Ros ha guidato
le degustazioni dei vini friulani, propo-
sti da produttori locali, illustrando con
dovizia di particolari le principali regole
di abbinamento cibo-vino.
Il consigliere nazionale Luisella Rubin,
ha incontrato allo Stand della Fisar,
allestito nel padiglione dell’enoga-
stronomia, il delegato Gino Rosset,
i consiglieri di delegazione Giordano
Bazzo e Graziella De Anna, con i qua-
li si è congratulata per l’ottimo lavo-
ro di squadra che la Delegazione di
Pordenone ha saputo svolgere con
grande impegno ed entusiasmo in
una manifestazione importante come
questa, che ha visto la presenza di
ben15.000 visitatori.
Notizia inviata da Graziella De Anna
della Delegazione FISAR Pordenone
La Fisar di Pordenone partecipa a “Cucinare. Per piacere, per mestiere”
Carlo Cracco e sommelier Fisar pordenone
87Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 87
fin amiglia
Le Delegazioni di Milano-
Duomo e Monza hanno
messo a disposizione la loro
consueta professionalità per la pre-
miazione del concorso “Talento cerca
Talento” promosso da Bisol in col-
laborazione con Affordable Art Fair,
presso la Design Library in Via Savona
a Milano.
Il concorso aveva lo scopo di avvicinare
Bisol ad un pubblico più giovane, alla
promozione dell’arte contemporanea
in Italia e alla creazione di una forma
d’arte enologica, nonché alla valoriz-
zazione del legame tra arte contem-
poranea ed impresa, come si spiega
nel bando del concorso. Così infatti,i
giovani artisti con età compresa tra i
18 e i 40 anni che hanno partecipato,
avevano il compito di creare un trittico
inedito che si accosti ai motivi dell’eti-
chetta di uno dei vini che rappresen-
ta l’eccellenza di Bisol, il “Millesimato
Talento Metodo Classico”, prodotto
da uve Pinot Bianco, Chardonnay e
Pinot Nero con un affinamento di 3
anni sui lieviti.
I giudici insindacabili dell’evento sono
stati: Gianluca Bisol - direttore genera-
le dell’azienda Bisol Viticultori, Marco
Trevisan – Direttore della Affordable
Art Fair Milano e Federica Lasi insieme
a Alex Natali – Designer per la comu-
nicazione visiva di Bisol.
Abbiamo avuto quindi il piacere di
poter allietare l’evento, per mano
dell’esperto Sommelier Matteo
Scianni, riservato esclusivamente ai
giornalisti e critici servendo “Vigneti
del Fol - Valdobbiadene Prosecco
Superiore D.O.C.G.” naturalmente di
produzione Bisol.
Durante l’evento alla presenza pro-
prio del direttore dell’Affordable Art
Fair Marco Trevisan, che ha tenuto
un discorso, si è svelato il vincitore
tra i finalisti: Enrica Contran, Daniele
Fabiani, Melania Tombari, ed è stata
proprio l’opera proposta dal secon-
do a vincere il premio messo in palio
cioè una somma di denaro di 1.000
€, 12 bottiglie di Riserva Brut, e un
week-end per due persone a Venissa.
Nella foto possiamo quindi vede-
re insieme al nostro Sommelier, la
Responsabile per le relazioni esterne
di Bisol Michela De Bona, il vincitore
del concorso “Talento cerca Talento”
Daniele Fabiani e di sfondo l’etichetta
vincitrice.
Notizia inviata da Piero Milo della
Delegazione FISAR Milano-Duomo
Le delegazione di Milano-Duomo e Monza a “Talento cerca Talento”
8888
fin amiglia
FISAR di Pisa e Litorale alla scoperta del Brunello di Montalcino
La FISAR di Pisa e Litorale, nel-la persona di Davide Mustaro, ha organizzato in collaborazio-
ne con il Consorzio del vino Brunello di Montalcino, all’interno del viaggio sulle tipicità italiane dei vini, un laboratorio di approfondimento sul Brunello con una degustazione di sei vini, guidata dal direttore del Consorzio Stefano Campatelli.Il Consorzio del Vino Brunello di Montalcino è nato nel 1967, all’indo-mani del riconoscimento della D.O.C., come libera associazione fra i produt-tori intenzionati a tutelare il loro vino ed a valorizzarne le caratteristiche. Esso ha quindi favorito la nascita di un tessuto produttivo fatto di aziende vecchie e nuove, piccole e grandi, uni-te da intenti comuni di rispetto della natura e aspirazione all’alta qualità del vino. Non si conosce bene l’origine del nome Montalcino, alcuni ritengo-no che derivi da Mons Lucinus, mon-te dedicato alla dea romana Lucina
(Giunone). Altri invece, ed è opinione maggiormente accettata, collegano il Mons Ilcinus (monte dei lecci) alla forte presenza di lecci nella zona, tra l’altro, nello stemma del comune di Montalcino, è visibile un leccio sopra tre monti. La vocazione del territorio di Montalcino a produrre vini di grande qualità è conosciuta da oltre duemila anni come attestano ritrovamenti ar-cheologici risalenti all’epoca etrusca. Nel Medioevo gli statuti comunali rego-lavano l’inizio della vendemmia e sulla bontà del vino prodotto esistono nu-merose testimonianze tra le quali quel-le di Blaise de Montluc (1553), del bo-lognese Leandro Alberti, dell’auditore granducale Bartolomeo Gherardini e non ultimo Charles Thompson (1744). La nascita del Brunello risale all’Otto-cento quando si iniziò a sperimentare la produzione di un vino rosso con le uve di una vite chiamata “Brunello” o “Brunellino” che verso la metà del se-colo viene identificata come una varie-
tà del Sangiovese: uva molto pregia-ta perchè capace di produrre vini da lungo invecchiamento, cioè vini rossi di altissimo pregio. Il padre precurso-re del Brunello di Montalcino è stato certamente Clemente Santi che si prodigò in maniera instancabile a mi-gliorare il prodotto tanto da ottenere nel 1869 in premio, per un suo vino scelto del 1865, la medaglia d’argento dal Comizio Agrario di Montepulciano. Fu l’inizio di molti altri riconoscimenti internazionali da Parigi a Bordeaux. Per molti anni il Brunello resta una ra-rità destinata a pochi raffinati, finchè nel 1966 esso non diventa un prodot-to DOC e l’anno seguente si istituisce l’omonimo consorzio. Nel 1980 arriva la prima DOCG e da quel momento tutte le sue bottiglie vengono chiuse dal contrassegno di Stato. La zona di produzione dei vini di Montalcino è solamente all’interno del Comune, un comprensorio di 24.000 ettari dei quali solo il 15% coltivato a vigneti: i confi-ni ricordano vagamente un quadra-to e sono limitati dai fiumi Ombrone, Asso e Orcia. La collina ha differenti ambienti pedologici, essendosi forma-ta in ere geologiche diverse. I terreni bassi sono formati dal trasporto di de-triti, mentre salendo si arricchiscono di scheletro, riducendosi lo strato at-tivo poiché i suoli si sono formati dalla decomposizione di rocce originarie, in particolare galestro e alberese. Il disci-plinare impone una produzione massi-ma per ettaro di 80 quintali di uve per ottenere 52 hl/ha di vino e regola l’im-missione in commercio, che avviene
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3
89Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 89
fin amiglia
il 1° gennaio del quinto anno dopo la vendemmia. In questo intervallo il vino deve trascorrere almeno 2 anni in bot-te di legno e almeno quattro mesi di affinamento in bottiglia che diventano sei mesi per il “riserva” che però en-tra in commercio l’anno successivo. Attualmente i produttori imbottigliatori sono 208. La degustazione guidata ha preso in esame solo DOCG. Sei le aziende scelte: Scopone, Fattoi Ofelio e figli, Castiglion del Bosco, Le Chiuse, Poggio Salvi e Corte dei Venti. I conve-nuti hanno disquisito sulle caratteristi-che organolettiche dei vini, analizzan-do e valutando attentamente le qualità olfattive e degustative, osservando le differenziazioni visive ed il retrogusto, gli aromi ed i sapori che variano, oltre che in relazione alle modalità di lavora-zione, anche in rapporto alla posizio-
ne dei vigneti sui diversi terreni ed alla quota altimetrica. Un laboratorio che ha approfondito gli aspetti meno noti di questo Brunello, contribuendo ad una conoscenza più larga e puntuale di un prodotto di vera eccellenza del territo-rio toscano. Al termine un liberatorio applauso è stato tributato al direttore del Consorzio in rappresentanza dei produttori che hanno permesso, con la loro sapienza e la loro passione al lavoro, di provocare emozioni e sen-sazioni veramente uniche, attraverso i vini, a tutti i partecipanti. Interessante la presenza di una produttrice, la sig.ra Tessie Baijens Genazzani, olandese, che avendo conosciuto Montalcino, decise di trasferirsi nel Bel Paese ac-quistando nel 1992 una casa di cam-pagna e l’anno seguente di iniziare l’avventura enoica fondando l’azienda
vinicola Scopone. Una testimonianza, la sua, sulla validità del laboratorio di degustazione che ha definito serio ed approfondito, complimentandosi sia con gli organizzatori che con la pla-tea per il livello degli interventi. Al ter-mine il Delegato Mariacristina Messina e Davide Mustaro, responsabile dei “Laboratori” hanno consegnato il tradizionale gagliardetto a Stefano Campatelli, direttore del Consorzio del Brunello di Montalcino a ricono-scimento del lavoro profuso in Italia e all’estero per la promozione non solo dei terroir, ma soprattutto di una cul-tura enoica, storica e essenzialmente di un modello sociale espressione di usi e costumi consolidatisi nel corso di secoli.
Notizia inviata da Tiziano Taccola
della Delegazione FISAR Pisa e Litorale
La FISAR “Le due Valli” con la FIC a Marina di Cecina
Le Associazioni FISAR (Federazione Italiana Sommelier Albergatori e
Ristoratori) Delegazione “Le due Valli” di Cecina e la FIC (Federazione Italiana Cuochi) della Provincia di Livorno, hanno effettuato una cena promozionale per il rinnovo della partecipazione associativa, rivolta ai propri Soci. La serata è stata organizzata presso il “Locale Associato FISAR” Ristorante”L’Acqua Pazza “ di Marina di Cecina. I Cuochi della FIC, Mario Carta, Andrea Banchieri e un numeroso staff di cucina, hanno preparato e presentato piatti invitanti ed i Sommelier FISAR “Le due Valli” C.S. Martina Caroti, Roberto Burgalassi e
Raffaele Nesti, hanno scelto i vini in abbinamento ed effettuato il servizio di sala.Il Delegato Fisar “Le due Valli”, Sabino Caroti, ha consegnato ai Soci Alessandro Dughera, titolare dell’Hotel “I Ginepri” di Marina di Donoratico e Matteo Gani, titolare del Ristorante Pinzagrilli di Guardistallo la targa di
“Locale Associato Fisar”.Il Segretario provinciale della FIC, Carlo Rampone, ha portato i saluti del Presidente. La serata, grazie anche alla partecipazione di numerosissimi Soci FIC e FISAR, ai quali va il ns ringraziamento, è stata piacevolissima. Un ringraziamento particolare a Gino Buonocore, Patron del Ristorante “L’Acqua Pazza”, che per la buona riuscita della manifestazione ha messo a disposizione la struttura e le attrezzature.
Notizia inviata dalla
Delegazione FISAR “Le due Valli”
9090 Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3
fin amiglia
Il Comune di Pisa ha voluto ono-
rare la FISAR con una maestosa
cerimonia tenutasi nel magnifico
Salone dell’Udienza, all’interno del
Palazzo Istituzione Cavalieri di Santo
Stefano, che si affaccia sull’omonima
piazza pisana, una volta centro pul-
sante di tutto il potere politico e milita-
re della Repubblica Marinara Pisana.
La manifestazione è stata fortemente
voluta dal vice-sindaco Paolo Ghezzi.
L’idea è nata a novembre 2012, alla
premiazione dei Pisani più Schietti, in-
torno alla tavola imbandita dove si de-
gustavano i vini premiati. Come sem-
pre accade nelle occasioni in cui la
“tavola” è il centro dell’attenzione e la
mente si libera delle preoccupazioni e
dei fardelli, Ghezzi ha voluto conosce-
re la storia della FISAR e grande inte-
resse ha suscitato in lui l’aver appreso
che proprio sul territorio pisano è stata
costituita formalmente con atto del 27
marzo 1972. Da qui la promessa di un
riconoscimento ufficiale del Comune
per i meriti acquisiti nei 40 anni di at-
tività, promessa, oltre che mantenuta,
ampliata ad un convegno centrato
sulle tematiche inerenti il mondo enoi-
co dal titolo: “La ricerca della qualità
del prodotto enologico per combat-
terne l’abuso” al quale sono interve-
nuti Graziella Baracchini Muratorio,
neuropsichiatra infantile, Claudio
D’Onofrio, responsabile del laborato-
rio di ricerche viticole ed enologiche
della Facoltà di Agraria dell’Università
di Pisa e Giancarlo Binelli Consigliere
del Collegio dei Probiviri in rappresen-
tanza del Presidente Nazionale Fisar
Mario Del Debbio, assente per la clas-
sica infuenza di stagione, e la delegata
provinciale Maria Cristina Messina. A
fare gli onori di casa, naturalmente, il
Vice-sindaco Ghezzi che ha aperto la
manifestazione illustrando le decora-
zioni artistiche della sala, con le pa-
reti completamente dipinte da Pietro
Paolo Lippi e Antonio Giusti con temi
marinareschi e la bellezza del soffit-
to intagliato, dorato e dipinto con le
Virtù cardinali di Ventura Salimbeni.
Oggi al centro del soffitto della sala
si trova il Trionfo di Santo Stefano di
Giovanni Camillo Gabrielli, che sosti-
tuì il Trionfo di Pisa, sempre opera del
Salimbeni, dopo che l’edificio diven-
ne di proprietà dell’Ordine. La paro-
la è passata quindi agli ospiti per gli
approfondimenti relativi al convegno.
Sono stati toccati i problemi legati
agli abusi dell’alcol, specialmente tra
i più giovani, e valorizzate le funzioni
dell’insegnamento al bere corretto nel
panorama delle oltre 5000 varietà di
vitigni stimati presenti nel mondo, di
cui circa la metà sono solo in Italia.
La facoltà di Agraria di Pisa, che può
vantare di essere stata la prima e più
datata del mondo intero, ha cataloga-
to circa 1000 aromi diversi dei frutti
derivati dalla viticultura, che è nata
circa 6-7 mila anni fa. Molta emozio-
ne tra il numeroso pubblico di fisariani
hanno suscitato le parole di Giancarlo
Binelli, che ha ricordato la nascita a
Pisa della Federazione che elesse pri-
mo presidente il commendatore Tullio
Venturini, titolare dello storico albergo
“Villa Kinzica”, dove fu stabilita la sede
sociale. Allora la denominazione era
Federazione Italiana Sommelieri tra
Albergatori e Ristoratori, proprio a si-
gnificare il taglio italiano del ruolo che
dovevano avere i Sommelieri. Oggi il
sostantivo ha ripreso la forma interna-
zionale e quel ”tra” è stato soppresso.
Gradito l’intervento di Umberto Ascani,
cofondatore, che ha ricordato un al-
tro grande presidente: Luigi Sestini
titolare del ristorante “Rustichello”, al
quale succedette Pianegiani, che al-
lora conduceva l’hotel “Arno”. Altro
nome non meno importante quello di
Luciano Chiti, ideatore della strada del
vino delle Colline pisane e del Chianti
delle Colline pisane, che proprio po-
che settimane fa è stato onorato con
l’inaugurazione della Galleria a lui de-
dicata nel Palazzo Blu. La delegata
Maria Cristina Messina ha contribui-
to a tenere alto il livello dell’emotività
percorrendo in modo sintetico, ma
molto toccante la storia dell’associa-
zione e degli uomini che hanno dato
spassionatamente il loro contributo.
Come non ricordare Lido Tridenti, pi-
sano doc, prima segretario e succes-
sivamente Presidente, che ha forte-
mente innovato la Fisar costruendola
regione per regione per consacrarla in
una dimensione nazionale di prestigio
e formando la figura del Sommelier
professionalmente all’avanguardia.
A Pisa si ricordano i 40 anni della FISAR
91Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 91
fin amigliaUn ringraziamento anche per l’Asso-
ciazione Cuochi Pisani, rappresentata
da Piero Pampana e per l’Accade-
mia della Cucina, rappresentata da
Umberto Moschini, oltre che per la
loro presenza, anche per la proficua
collaborazione che da sempre, in una
sinergia costante, permette la realizza-
zione di eventi enogastronomici nella
nostra città. Quindi ha preso la parola
l’anfitrione, il vice-sindaco Ghezzi che
ha avuto parole di elogio per tutti quelli
che hanno contribuito, e che tutt’ora
contribuiscono, al perdurare della vita
della Fisar, perchè questa associa-
zione assolve ad importanti funzioni
nella società, come quella dell’edu-
care al gusto ed ai sensi per l’inse-
gnamento del bere bene e misurato,
alla cultura degli abbinamenti enoga-
stronomici, alla conoscenza dei vini
e punto di riferimento dei produttori,
a creare eventi che contribuiscono al
miglioramento dei prodotti enoici per
l’eterna gara di assalto e penetrazione
nei mercati nazionali ed internaziona-
li, sottolineandone quindi l’importan-
za economica e promotrice di nuove
occasioni di occupazione. Anche per
queste motivazioni si è ritenuto giusto
consegnare un riconoscimento uffi-
ciale sia alla FISAR nazionale che alla
Delegazione Pisana e premiare con
una targa tutti i partecipanti all’inte-
ressante convegno. Quindi ha invitato
tutti al buffet per il brindisi con spu-
mante rigorosamente pisano ricavato
da uve di Trebbiano di San Miniato.
Notizia inviata da Tiziano Taccola
della Delegazione FISAR Pisa e Litorale
Nella foto da sx: Claudio D’Onofrio, Graziella Baracchini Muratorio, Giancarlo Birindelli, Paolo Ghezzi, Maria Cristina Messina, Umberto Ascani e Piero Ristori
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 39292
fin amiglia
La Delegazione di Lucca e Garfagnana consegna gli attestati
Venerdì 22 marzo, nell’elegante e accogliente risto-
rante “La Cantina delle Pianacce” a Ghivizzano-
Coreglia Antelminelli, locale associato F.I.S.A.R,
si è svolta la cena di fine corso. Il Delegato Piero Giampaoli,
assistito dal Segretario Roberto Toschi e dai Consiglieri
Luca Lugli e Pierluigi Michelini, ha consegnato gli attesta-
ti di partecipazione al corso di 1° livello ai seguenti cor-
sisti: Mazzola Maria Grazia, Bartolomei Andrea, Di Simo
Andrea, Carminati Alessio, Da Prato Zeno, Mei Lucia,
Angeli Martina, Coli Angela, Bertoli Elisabetta, Bertoli
Alessio, Lombardi Domenico, Lovi Anna, Pioli Maurizio,
Battaglini Amedeo, Pioli Paolo, Santi Daniele, Mezzasalma
Lorena, Roventini Mario, Bandini Manuela, Bellandi Elso,
Turriani Giulio, Mordini Antonio, Martinelli Eva. La Cantina
delle Pianacce, considerato un tempio del Gusto, è stato
inaugurato nel dicembre 2011 ed è gestito egregiamente
con stile ed eleganza da Tiziana Vincenzi e dallo chef plu-
ripremiato Mariano Rapaioli che abilmente prepara sempre
piatti nuovi della cucina tradizionale lucchese e garfagnina.
Nella loro cucina entrano solo prodotti genuini; la pasta è
fatta a mano ogni giorno ed il pane artigianale è lievitato
con pazienza ed è ottenuto dal lievito madre. Il menù del-
la serata, iniziato con uno sfizioso aperitivo, è proseguito
con Soufflè al formaggio di fossa con cruditè, ravioloni di
zucca gialla su pomodorini pachino e pinoli, pappardelle in
salsa ceci su ragù di cervo e trilogia di carni nelle diverse
cotture con verdure in tempura, patate tostate e sformato
di finocchietti, dolce e caffè. Il tutto accompagnato dagli
ottimi vini della Cantina Tolaini di Castelnuovo Berardenga-
Siena: Tolaini “Al Passo” IGT Toscana 2009, Tolaini Chianti
Classico Riserva DOCG 2009, Tolaini Valdisanti IGT
Toscana 2008 serviti dagli esperti sommelier Fisar, co-
ordinati dal capo servizio Claudia Ferroni. Rolando Bellandi
dell’Antica Norcineria di Ghivizzano-Coreglia Antelminelli è
stato un gradito ospite della serata. La cena è stata sug-
gestiva e ricca di emozioni, ed i corsisti, accompagnati da
parenti ed amici, si sono salutati con l’intenzione di riveder-
si al corso di 2° livello.
Notizia inviata da Toschi Roberto
della Delegazione FISAR Lucca-Garfagnana
93Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 93
fin amiglia
A Pisa la consegna degli Attestati di 2° Livello
Ai corsisti del secondo livello è stato consegnato l'attestato durante la tradizionale cena
di festeggiamento per la cerimonia, organizzata dal direttore del corso Barbara Poli. Una serata all'insegna dell'allegria tipica di queste situazioni che il succulento menu proposto dallo chef, nonché proprietario, Carmine Io-vine, ha reso interessante e piacevole al contempo e dove la saletta del risto-rante La Buca ha permesso una certa intima libertà, risultata propiziatrice di un clima amichevole che ha sciolto il formale rapporto insegnante- allievo. Dopo la nutrita fantasia di antipasti, Gamberone gratinato (eccezionale), Cozza ripiena, Tortino di pesce spada, Carpaccio di salmone fresco e cac-ciucchino su crostino, si è passati ai due primi piatti: Risotto alla pescatora e Paccheri alle triglie. Ottimo il risotto con i profumi del Tirreno e mantecato al punto giusto, mentre si è disquisito sulla delicatezza del sugo di triglia che si perdeva in bocca nella pienezza del pacchero al dente: per molti, forse, un tagliolino avrebbe esaltato maggior-mente la triglia. Mentre sulla fantasia è stato servito un Prosecco Valdob-biadene Superiore, il Valdo Cuvée 1926 11°, l'abbinamento con i primi sono stati abbinati nell'ordine con il Contrada di San Felice (Trebbiano e Chardonnay) e lo Steccaia dell'Az. La Regola (vermentino 85% resto Sauvi-gnon). Una ricca Grigliata mista di pe-sce, Scampo, Gamberone, Totano e
Filetto d'Orata ha deliziato i palati dei convenuti le cui papille gustative sono state ripulite dal Tonfo De'Massi, DOC Montescudaio della fattoria Santa Maria, ottenuto da uve di Trebbiano, Malvasia e Vermentino la cui vinifica-zione in bianco con separazione delle bucce e controllo della temperatura tra i 18 e 20 gradi centigradi produce una gradazione di 14,5° donando al vino corpo e sapidità, un sapore as-sai asciutto, dalla giusta acidità e con sentori netti e delicati di frutta bianca. Come dessert, al tradizionale gelato di Cantuccini della Casa, è stato aggiun-to un gustoso krafen alla crema guar-nito da cioccolato caldo. Il servizio vini è stato ottimamente espletato dal sommelier FISAR Andrea Somigli che ha terminato con il classico Vin Santo. Il momento didattico è stato gestito da Fabrizio Macchia che ha illustrato, col suo modo garbato ed allegro, le
caratteristiche dei tre vini di portata. Al
termine il delegato Mariacristina Mes-
sina, Barbara Poli e Fabrizio Macchia,
dopo aver elogiato gli apprendisti
Sommeliers ed illustrato le aspettative
cui sono chiamati per la specializzazio-
ne col terzo corso, hanno proceduto
alla consegna delle pergamene. Il de-
cano Angelo Bacci, oltre agli auguri di
rito, ha voluto ricordare come la figura
del Sommelier vada intesa come un
vate che ci dona sapientemente il suo
nettare, rendendo quasi mistico l'atti-
mo della degustazione e la graditudi-
ne di cui va gratificato per l'atmosfera
che riesce a creare. Questi i promossi:
Vincenzo Armenante, Giovanni Luigi
Cossi, Vittorio Faluomi, Carlo Franchi,
Renzo Gori, Antonio Malvoldi, Moreno
Ruberti, Valter Salvioli, Chiara Carmen
Scordari, Salvatore Sempito, Claudia
Togea e Salvatore Tortorella.
Notizia inviata dalla Delegazione FISAR di Pisa e Litorale
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3
A VINITALY BUYER INTERNAZIONALI IN AUMENTO SODDISFATTI GLI ESPOSITORI
Un’edizione che per gli espositori è andata oltre le più rosee aspettative vista anche l’aria di crisi
che si respira sul mercato interno. Giudizi positivi anche dagli operatori esteri,
con Europa e Cina in grande evidenza.I commenti di alcuni buyer russi e cinesi presenti alla rassegna.
“”
Servizio Stampa Veronafiere
94
Bilancio in attivo per Vinitaly 2013 con il suo
150.000 visitatori (+6% rispetto al 2012)
dei quali 50.000 esteri (+10%), ma so-
prattutto per gli oltre 4.200 espositori che
hanno avuto contatti business oltre le più rosee
aspettative.
“Un Vinitaly positivo, con tanti operatori italiani.
Parecchi i contatti nuovi con operatori cinesi,
russi e brasiliani, che sono i Paesi che ci interes-
sano a breve-medio termine. Ma questa edizione
del salone è stato anche ricco di iniziative, sia di
convegni che di incontri tecnici e finanziari”.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 3 95
A dirlo Rolando Chiossi, vicepresidente di Giv e di
Cantine Riunite Civ, cui fa eco Francesco Zonin,
vicepresidente Cantina Vinicola Zonin, per il qua-
le quello di quest’anno è stato un ottimo Vinitaly,
che ha dato positività al settore. “Molti gli opera-
tori dalla Cina – ha continuato Zonin – , speriamo
che sia un’opportunità per esportare in que-
sto grande mercato dove l’Italia è ancora poco
presente”.
Non si aspettava tanto entusiasmo Anna Abbona,
proprietaria di Marchesi di Barolo: “Un grande
Vinitaly, dove anche l’Italia ha dimostrato di re-
agire al momento. Noi abbiamo consolidato i
rapporti con i nostri buyer, ma siamo anche riu-
sciti a completare i contatti in alcuni mercati che ci
interessavano, come Francia, Giappone, Cina,
Singapore, Thailandia, Kazakistan, Russia,
Ucraina.
Bene la Cina, perché ci sta dando l’entusiasmo di
cui abbiamo bisogno in questo momento, con il
loro interesse per il vino italiano. L’appeal dell’Ita-
lia è proprio nei nostri prodotti unici e tipici, che
sono un punto di attrazione da valorizzare. Eventi
come quello di Vinitaly ci danno un bell’aiuto.
Molti appuntamenti anche per Planeta: “L’estero
continua a tirare – ha dichiarato Alessio
Planeta, proprietario e amministratore dell’omo-
nima azienda vitivinicola. Molti i buyer europei
specialmente da Gran Bretagna, Germania,
Svizzera, Centro ed Est Europa”.
Un Vinitaly oltre le aspettative per Luca Rigotti,
presidente del Gruppo Mezzacorona, “e
nonostante la crisi la risposta degli operatori è
stata importante, con molti esteri e molti addetti ai
lavori. Questo – ha proseguito Rigotti – ci ha
permesso di implementare ulteriormente i nostri
contatti anche nei Paesi dove siamo già presenti.
Mi pare ci sia stata più gente dello scorso anno,
quindi Vinitaly si conferma evento molto impor-
tante”.
Contenta di questa edizione di Vinitaly Albiera
Antinori, vicepresidente di Marchesi Antinori, “che
ha rinfrancato lo spirito anche riguardo al mer-
cato italiano. Abbiamo visto operatori provenienti
un po’ da tutto il mondo, meno dall’Asia, ma noi
siamo molto soddisfatti”.
A Vinitaly contatti, ma anche attività commer-
ciali, con Pietro Mastroberardino, dell’omonima
azienda vinicola – che ha affermato: “Alcuni
importatori hanno raddoppiato le previsioni di
fatturato per quanto riguarda le nostre referen-
ze anche in alcuni mercati europei come la Gran
Bretagna”.
Molti i contatti e le occasioni di business anche
sul fronte dei buyer esteri a Vinitaly: oltre a quelle
provenienti dall’Europa, si sono distinte le presen-
ze da Russia e Far East, con Cina in testa, seguita
dal Giappone.
Tra gli importatori cinesi, Edward Liu, titolare di
SinoDrink, specializzato in vino italiano con 50
aziende in portafoglio, ha dichiarato: “Il vino ita-
liano piace e l’apertura di molti ristoranti italiani in
Cina può dare una mano alla sua diffusione. Servono
però iniziative di promozione mirate, tasting
e traduzioni di libri sul vino per allargare il mer-
cato”.
L’importatore russo Andrey Golovchenko,
di PPPUDP-Product Supply Enterprise of
Administrative Department of the President
of the Russian Federation, che rifornisce
l’amministrazione russa ma anche distributori pri-
vati, ha spiegato: “A Vinitaly ho incontrato una
cinquantina di cantine, grandi e piccole realtà.
Era la mia prima visita alla manifestazione con
l’obiettivo di raccogliere un portafoglio di 500-
600 vini italiani di tutte le fasce di prezzo”.
È rimasta decisamente “impressionata” da
Vinitaly Janet Wang responsabile sviluppo
internazionale di Tmall, primo sito web b2c del
retail in Cina: “Tutti i grandi protagonisti del vino
italiano erano presenti ed è stata una grande oc-
casione per conoscerli personalmente ed iniziare a
stabilire contatti per favorire nuovi business tra
Italia e Cina”.
Prima volta a Vinitaly, invece, per Jared Liu, am-
ministratore delegato e fondatore di YesMyWine,
il più grande sito di e-commerce in Cina: “L’ho
trovata una Fiera di prim’ordine nel panorama
mondiale – ha commentato –. A partire da
oggi il vino italiano sarà protagonista in Cina.
Lanceremo da subito uno speciale dedicato ad
alcuni dei produttori presenti ad OperaWine”.
Il Sommelier Maggio-Giugno 2013 • n. 396
Abbiamo appena concluso il Vinitaly, salone internazionale del vino svoltosi a Verona, che ci ha visto impegnati in quei giorni con tut-
ta una serie di attività, di cui siamo stati protagonisti assoluti. Abbiamo iniziato i festeggiamenti dei 30 anni della nostra rivista Il Sommelier, ospiti nello stand del-la Carpenè Malvolti, per poi allietarci il palato con la degustazione organizzata dalla Fisar in Rosa, coor-dinata dal Consigliere Nazionale Luisella Rubin, “Vini Passiti Italiani ...che Passione!”. Successivamente ci siamo trovati di fronte ai produttori dei Balcani, riuni-ti per la prima volta, tutti insieme nella degustazione “il Vino come strumento di aggregazione fra i popo-li”, organizzata dal nostro Fisar Ambassador Roberto Rabachino e LVIA (ong Italiana che opera in Albania). Il nostro Salotto del Vino, attivo con più appuntamen-ti quotidiani, dove si sono alternati diversi Consorzi di Tutela del Vino, in questo spazio a loro dedicato, si sono affrontate tematiche riguardo l’impegno che i Consorzi mettono nella propaganda del vino stesso in Italia e all’Estero, alternato con piacevoli degustazioni a rappresentanza dei consorzi stessi. Momenti intensi e sentiti da tutti i nostri associati, i quali sono stati vera-mente tanti manifestando il loro entusiasmo con la loro presenza attiva a tutti gli eventi organizzati. Dopo pochi giorni ci siamo ritrovati a Firenze per l’ap-provazione del Bilancio 2012 e per la Riunione Annuale dei Delegati, forte presenza anche qui, segnale impor-tante che ci gratifica per gli sforzi che stiamo facendo per dare alla Fisar quell’immagine dinamica e attiva, di cui siamo fortemente sostenitori.
I temi trattati durante la riunione dei Delegati sono fon-damentali per questi cambiamenti in atto, la relazione del nostro CTN ci permetterà di portare avanti i pro-getti che abbiamo definito, dando così grosse oppor-tunità di crescita a tutti i nostri soci, dove il corso per aspiranti sommelier diventerà solo il primo gradino di formazione necessaria, per poi proseguire con percor-si sempre più professionalizzanti ed incisivi per la cre-scita eno-culturale di ognuno di noi. I temi che ho prospettato nella mia relazione durante la Riunione dei Delegati ritengo che trattino questioni di rilievo per la nostra associazione, e sono certa che daremo il giusto valore, nei prossimi mesi, al proget-to di sviluppo territoriale che dovrà tenere presente e consolidare le realtà che già ci sono, dare un forte im-pulso per lo sviluppo delle grandi aree metropolitane e riappropriarsi di zone che in passato erano molto forti, per riportarle alla stessa importanza di un tempo.Vorrei inoltre sottolineare l’impegno che ai nostri Sommelier è costantemente richiesto, ed a cui non si sottraggono mai, coordinati dal Consigliere Nazionale Luigi Mastrocicco, vorrei dedicare un enor-me GRAZIE per gli eventi appena conclusi come il Vinitaly e l’Assemblea Nazionale, e anche per le pros-sime manifestazioni, che ci vedranno impegnati con Slow Fish a Genova, Wine Town a Firenze, la Golf Cup Italia che si svolgerà su tutto il territorio nazionale, e al Festival della Melodia, manifestazione a carattere in-ternazionale che ci vede presenti per la prima volta a partire da questa edizione.
Abbiamo appena concluso il Vinitaly, salone internazionaledel vino svoltosi a Verona, che ci ha visto molto impegnati
in quei giorni con tutta una serie di attività, di cui siamo stati protagonisti assoluti.
“”
L’impegno e la costanzala segreteria Comunica - di Claudia marinelli
per scrivere al Segretario Nazionale:[email protected]
http://slowfish.slowfood.it/ / http://www.winetown.it/ / http://golfitaliano.it/ / http://www.melodiadelvino.it/
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Le funzioni del sommelierFisiologia dei sensiAnalisi SensorialeViticolturaEnologia (vinificazione bianchi)Enologia (vinificazione rossi e rosati)Enologia (spumanti)Enologia (vini speciali)Enologia (alterazioni, difetti e malattie)Legislazione vitivinicolaI distillatiLa Birra e le altre bevandeTEST FINALE
AlimentazioneMetodologia dell’abbinamento-successione dei vini e dei cibiGli antipastiI primi piatti, le salse, i condimentiIl pesceLe carniLe verdure, i funghi, i tartufi I formaggiI dolciLezione riepilogativaCucina del territorioESAME FINALE
piemonte, Valle d’Aosta, LiguriaLombardia, Trentino-Alto Adige, Emilia-RomagnaVeneto, Friuli-VeneziaGiulia Toscana, Umbria Marche, Lazio, Abruzzo, Molise Campania, puglia, Basilicata Calabria, Sicilia, SardegnaFrancia (Champagne, Borgogna, Alsazia)Francia (Bordeaux, Loira, Sud ovest) Francia (Rodano, provenza, Linguadoca, Rossiglione, Corsica) e portogallo Spagna, Germania e resto dell’EuropaLe Americhe oceania e AfricaTEST FINALE
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I Sommelier in possesso dell’Attestato di partecipa-zione ai Corsi C&d possono accedere a questo Albo seguendo il Corso predisposto in collaborazione con il CTN. L’iscrizione è subordinata al superamento dell’esame finale.
I Soci Sommelier in possesso dell’Attestato di par-tecipazione ai Corsi C&d possono richiedere l’iscri-zione all’Albo Relatori. L’iscrizione è subordinata al possesso di titoli specifici o al superamento di una prova di esame da sostenersi di fronte ad apposita Commissione. Le Sessioni di Esame sono calendariz-zate periodicamente dalla Sede Nazionale.
possono accedere a questi corsi i Soci Sommelier in possesso dell’Attestato di partecipazione ai Corsi C&d. A superamento della prova di esame finale vie-ne rilasciata la qualifica di degustatore Ufficiale.
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