il serrano n.123

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Organo dell’Associazione Serra International Italia Rivista trimestrale n.123 Giugno 2011 Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c L. 662/96 - DCB Sicilia 2003 In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Poste eTelecomunicazioni di Palermo C.M.P. detentore del conto per restituire al mittente che s’impegna a pagare la relativa tassa Per sostenere le vocazioni sacerdotali La GMG fucina di vocazioni

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IL SERRANO: Organo dell’Associazione Serra International Italia

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Page 1: Il Serrano n.123

Organo dell’Associazione Serra International Italia • Rivista trimestrale • n.123Giugno 2011

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Per sostenere le vocazioni sacerdotali

La GMG fucinadi vocazioni

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PERIODICO TRIMESTRALE N. 123ASSOCIAZIONE SERRA INTERNATIONAL ITALIA

II trimestre - giugno 2011 (XXXV)sommario

In copertina: ffoottoo ddii RRoommaannoo SSiicciilliiaannii

Registrato presso il Tribunale di Palermo n. 1/2005Spedizione Abbonamento Postale Gr. IV

Pubblicità inferiore 50%

Direttore responsabileMimmo MuoloRedazioneRenato VadalàVia Principe di Belmonte, 78 - 90139 PalermoE-mail: [email protected] di DirezioneDonato Viti, Presidente del CNISMaria L. Coppola, V. Presidente del C.N.I.S.Vera Pulvirenti, V. Presidente del C.N.I.S.Dino Rocchi, V. Presidente del C.N.I.S.Mauro Tangerini, V. Presidente del C.N.I.S.Trustee italiani di Serra InternationalRedattori distrettuali(si veda il «Bellringers»)

Hanno inoltre collaborato a questo numero:Dante Vannini Giuliano FaralliAngelo Pomes Elsa SolettaBeniamino Calvello Stella LaudadioLaura Dellacasa Emanuele Costa

Norme essenzialiper redattori e collaboratori1. Inviare il materiale per la stampa entro e non

oltre il 31 Agosto 2011.2. Inviare i contributi all’e-mail sotto indicata.3. Inviare foto molto chiare con soggetti inqua-

drati da vicino.I redattori distrettuali, i collaboratori ed i VicePresidenti di Club responsabili delle comunica-zioni sono pregati di attivarsi per l’inoltro dibrevi cronache relative alle attività svolte daiClub e dai Distretti alla Segreteria di redazioneE-mail: [email protected]

StampaLuxograph s.r.l. - Palermotel. fax 091 546543(e-mail: [email protected])

Organo dell’Associazione Serra International Italia • Rivista trimestrale • n.123Giugno 2011

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Per sostenere le vocazioni sacerdotali

La GMG fucinadi vocazioni

Gli articoli pubblicati esprimono il pensierodei rispettivi autori e non rispecchiano neces-sariamente la linea editoriale della testata.La Direzione si riserva di pubblicare in tutto oin parte le foto, gli articoli e i servizi pervenu-ti, secondo le esigenze di spazio. Il materiale,anche se non pubblicato, non sarà restituito.

® 3 Uniti al Papa nella preghieradi Donato Viti

editoriale

® 28 Notizie ed iniziativedai club e distretti

® 35 Lettere al Direttorein dialogo

® 18 Eccomi!voci dai seminari

® 6 Un decennio per imparare ad educaredi Domenico Delle Foglie

® 8 Le piaghe di Junipero Serra furono stimmate?di Cosimo Lasorsa

® 10 XXV Congresso Eucaristico Nazionaledi Nina Fabrizio

vita della chiesa

® 4 Il Cardinale Rylko: La GMG fucina di Vocazionidi Mimmo Muolo

le interviste

® 12 Famiglie alla prova della fictiondi Daniela Delle Foglie

® 14 Ospitalità verso lo stranierodi Giuseppe Savagnone

® 16 Il progetto culturale della Chiesa e il Serradi M. Mu.

cultura

® 19 La vita come vocazionedi Maria Luisa Coppola

® 20 VII Concorso Scolastico Nazionaledi Stefania Careddu

® 22 Testimonianza e vocazione dei laicidi Sergio Borrelli

® 24 Serra Italia a Nomadelfiadi Sefora Sbaraglia

® 26 Via Discipulorumdi Stefano Rega

vita del serra

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Il 29 giugno del 2011 il Papa compie 60 anni di sacerdozio. Una ricor-renza che tutte le Chiese del mondo stanno vivendo in comunione orantecon il Pontefice, dimostrandogli così in maniera spiritualmente concreta l’af-fetto che i figli devono al Padre. Anche noi Serrani italiani vogliamo dimo-strare il nostro amore per il Vescovo di Roma, che in questi anni si è rivela-to un grande maestro nella fede, in continuità originale con il suo veneratopredecessore, Giovanni Paolo II, ora beato.

Benedetto XVI è maestro non solo perché è un grande teologo e un pro-fondo uomo di cultura. Ascendendo al soglio di Pietro egli ha dispensato almondo e alla Chiesa un Magistero intessuto soprattutto con l’esempio e conla fedeltà alla propria vocazione. Pensiamoci per un attimo: non deve esse-re stato umanamente facile per un uomo di 78 anni (quanti ne aveva almomento della sua elezione) dire ancora sì alla nuova chiamata di Cristo,quando ormai l’allora cardinale Ratzinger considerava concluso il servizio

per tanti anni prestato alla Chiesa come Prefetto dellaCongregazione per la Dottrina della Fede. Non deve esse-re stato facile caricarsi di una nuova è più impegnativaresponsabilità, la più impegnativa che possa capitare adun cristiano, cioè quella di governare la Barca di Pietro nelmare della storia. Un mare che, tra l’altro, in questo perio-do è stato sempre abbastanza agitato, sia per l’evolversidelle vicende politiche e civili, sia – soprattutto – per l’e-splodere della piaga della pedofilia, che molti mass mediacertamente malevoli hanno amplificato al di là del lecito.

Papa Ratzinger ha affrontato tutto con serena fermezza,dando prova di grande fede in Cristo, di umiltà e di buonsenso, non disgiunti da un notevole coraggio nell’ammette-re le colpe e nel chiedere scusa – lui del tutto innocente –per le colpe ignominiose commesse da altri.

Unirsi a Benedetto XVI nella preghiera per il suo 60° disacerdozio vuol dire dunque sostenerlo nel suo difficilecompito, fargli sperimentare la nostra vicinanza e amici-zia e soprattutto dire grazie a Dio per il dono che ha fattoalla Chiesa di un Pastore così amorevole, lucido e lungi-mirante.

Per noi Serrani, inoltre, è un modo per riscoprire – guar-dando al modo con cui il Papa vive la sua vocazione – lanostra vocazione e per continuare ad approfondirla e rin-novarla, in spirito di servizio alla Chiesa, ai sacerdoti e aquanti si preparano ad esserlo. Maria, madre delle voca-zioni, preghi sempre per il Papa e per tutti noi.

Donato Viti

editoriale

Uniti al Papa nella preghiera

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L’hanno definita in tanti modi. «La più bella invenzione di Giovanni Paolo II».«L’epifania del volto giovane della Chiesa». «La rivoluzione giovanile di Giovanni PaoloII». Ma per il cardinale Stanislaw Rylko, che la Giornata Mondiale della Gioventù l’havista nascere e crescere e che ha partecipato a tutte le edizioni, prima al fianco di PapaWojtyla, ora seguendo Benedetto XVI, la GMG è soprattutto un evento vocazionale ecome tale il Presidente del Pontificio Consiglio per i laici ne parla in questa intervista a“Il Serrano”, a poco più di due mesi dell’evento di Madrid 2011, dove il Papa incon-trerà nuovamente i giovani di tutto il mondo.

EEmmiinneennzzaa,, iinn cchhee sseennssoo llee GGmmgg ssoonnoo ssttaattee ee ssoonnoo aannccoorraa uunn eevveennttoo vvooccaazziioonnaallee??Le Giornate Mondiali si sono rivelate veri e propri «laboratori della fede» per milioni

di giovani di tutti i continenti. Quanti di essi, grazie a questi appuntamenti, hanno incon-trato Cristo che ha cambiato la loro vita. Quante scoperte importanti hanno fatto: soprat-tutto quella fondamentale della bellezza e della gioia di essere cristiani. Quante sceltevocazionali si sono realizzate: per il sacerdozio, per la vita consacrata, ma anche peril matrimonio cristiano. Possiamo dire che in questi 25 anni è sorta veramente una nuovagenerazione di giovani.

QQuuaallii ssoonnoo llee ccaarraatttteerriissttiicchhee ddii qquueessttaa ggeenneerraazziioonnee??Sono i giovani del sì a Cristo e alla sua Chiesa, giovani che hanno trovato nel suc-

cessore di Pietro un amico e una guida sicura per la vita. Per questo dobbiamo ringra-ziare il Signore per questo dono straordinario nato grazie all’intuizione di GiovanniPaolo II, che oggi continua attraverso l’opera di Benedetto XVI.

il serrano n. 1234

le interviste

Il Cardinale Ry!ko:«La GMG fucina di vocazioni»

di Mimmo Muolo

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LLeeii èè ssttaattoo ttrraa ii ccoollllaabboorraattoorrii pprriinncciippaallii ddeell BBeeaattoo PPaappaa WWoojjttyyllaa.. CChhii eerraa GGiioovvaannnniiPPaaoolloo IIII vviissttoo ddaa vviicciinnoo??

Era l’uomo e il Papa della speranza, sempre proteso verso il futuro. Come ha dettoil Santo Padre nella Messa della beatificazione, egli ha dato al Cristianesimo un rinno-vato orientamento verso l’avvenire. Dunque egli è stato innanzitutto un grande maestrodi speranza, la cui personale testimonianza continuerà, specie dopo questa beatifica-zione, a illuminare il cammino di fede di tanti nostri contemporanei.

ÈÈ qquuii aanncchhee iill sseeggrreettoo ddeell ssuuoo ssuucccceessssoo pprreessssoo ii ggiioovvaannii??Sì, i giovani davvero lo hanno percepito come un padre e un amico. Esigente, ma

sincero. Vorrei ricordare ciò che il Papa disse per spiegare le ragioni di fondo delleGmg: «Tutti i giovani devono sentirsi seguiti dalla Chiesa. Perciò, tutta la Chiesa, in unio-ne con il Successore di Pietro, si deve sentire maggiormente impegnata, a livello mon-diale, a favore della gioventù, delle sue ansie e delle sue sollecitudini, delle sue aper-ture e speranze, per corrispondere alle sue attese, comunicando la certezza che èCristo, la Verità che è Cristo, l’amore che è Cristo, mediante una appropriata forma-zione». Questo era Karol Wojtyla. E questo continuerà ad essere non solo nel cuore deigiovani, ma di tutti quelli che da ora in poi lo venereranno beato.

SSii pprreevveeddee cchhee aa MMaaddrriidd ssaarraannnnoo ppiiùù ddii uunn mmiilliioonnee eemmeezzzzoo ii ggiioovvaannii cchhee ssii rriiuunniirraannnnoo iinnttoorrnnoo aa BBeenneeddeettttoo XXVVII..CChhee ccoossaa ccii ssii ppuuòò aatttteennddeerree ddaallllaa nnuuoovvaa GGmmgg ddeell pprroossssiimmooaaggoossttoo??

Intanto vorrei far notare che sarà la prima Gmg ad avereGiovanni Paolo II tra i suoi santi patroni. In secondo luogosono certo che grazie alla parola e all’esempio di BenedettoXVI la fisionomia vocazionale della Giornata emergeràancora di più. Ci troviamo di fronte ad una vera e propria«emergenza educativa», come spesso sottolinea con preoc-cupazione il Santo Padre. Essa consiste nella crescente diffi-coltà che si incontra nel trasmettere alle nuove generazioni ivalori-base dell’esistenza e di un retto comportamento. È ilfrutto amaro di una società che del relativismo ha fatto il pro-prio dogma, la società liquida di cui parla il sociologoZygmunt Bauman. Società, cioè, senza certezze, che rifiutal’esistenza della verità e la sostituisce con il pluralismo delleopinioni. Ma quando si nega la verità, ogni sforzo educati-vo viene vanificato. Ad essere in crisi sembrano anche glieducatori stessi, spesso tentati – come dice il Papa – di «abdicare ai propri compiti edu-cativi». In tale situazione l’impegno della Chiesa per educare alla fede assume più chemai anche il valore di un contributo per far uscire la società in cui viviamo dalla crisieducativa che l’affligge. La Gmg si presenta, dunque, come una risposta realmente effi-cace alla crisi educativa, perché la forza del suo progetto pastorale sta soprattutto nellacentralità di Cristo. Ecco perché Madrid sarà un evento doppiamente vocazionale.Inviterà i giovani a cercare la loro vocazione, che sia al matrimonio o alla speciale con-sacrazione e richiamerà gli adulti alla loro vocazione educativa.

IIll SSeerrrraa CClluubb,, iinn qquueessttoo,, ppuuòò ddaarree uunn ccoonnttrriibbuuttoo??Sicuramente. La vostra associazione, composta di laici adulti nella fede, sempre vici-

ni ai seminari e ai seminaristi, può aiutare con l’esempio, la parola e il concreto soste-gno a far maturare quelle vocazioni di speciale consacrazione di cui la Chiesa oggi hatanto bisogno.

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le interviste

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il serrano n. 1236

vita della chiesa

Sostiene Charles Taylor che “se oggi Dio dovesse presentarsi sulla Terra, al massimogli chiederebbero i documenti”. Con la sua graffiante ironia, il filosofo canadese del“comunitarismo” sintetizza l’emergenza educativa in cui si dibatte soprattuttol’Occidente. Perché di questione educativa si tratta, se la stessa ipotesi di Dio non vienepiù affrontata; o peggio, viene vista come superflua. Non possiamo praticare l’eternogioco dello scaricabarile, non possiamo scaricare il senso del vuoto che ci pervadesulle spalle degli altri, non c’è nessuno da indicare come “nemico”. Il problema siamonoi. Il problema è la nostra incapacità di educare. Siamo noi i responsabili di quel cortocircuito che ha interrotto la trasmissione della fede “di generazione in generazione”.Presupposto indispensabile per quella rivitalizzazione della fede che ha visto protago-nisti, nei secoli, le diverse generazioni.

Ma oggi qualcosa di veramente grave dev’essere accaduto per spingere BenedettoXVI a porre l’urgenza della rievangelizzazione dell’Occidente, affidata alla cura di unnuovo dicastero vaticano; per muovere i vescovi italiani a dedicare il prossimo decen-nio pastorale al tema dell’educazione. Già il titolo degli Orientamenti pastorali,“Educare alla vita buona del Vangelo”, è una esplicita dichiarazione di intenti. Se l’e-mergenza educativa è un dato di fatto per la società secolarizzata nella quale siamoimmersi, è altrettanto vero che per i credenti non c’è alternativa alla riproposizione della

impararead educaread educare

Un decennio per imparare

di Domenico Delle Foglie

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vita della chiesa

“vita buona del Vangelo” come orizzonte di senso.Pertanto gli Orientamenti pastorali, pur effettuandouna ricognizione severa e realistica dei “nodi dellacultura contemporanea”, non indugiano nell’analisidei limiti costitutivi del nostro tempo, ma preferisco-no piuttosto lanciare ponti verso il futuro, a partiredalla centralità della figura di “Gesù maestro”.

Lo stesso cardinale Angelo Bagnasco, presi-dente dei vescovi italiani, parla di “arte delicata esublime dell’educazione” in cui i pastori riconosco-no “una sfida culturale e un segno dei tempi”. “Maprima ancora – precisa – una dimensione costituti-va e permanente della nostra missione di rendereDio presente in questo mondo e far sì che ogniuomo possa incontrarlo, scoprendo la forza trasfor-mante del suo amore e della sua verità, in una vitanuova caratterizzata da tutto ciò che è bello, buonoe vero”. Ecco, il bello, il buono e il vero. Categorieche ci richiamano alle “verità ultime”, non alle“penultime” sulle quali talvolta i cattolici si sonoadagiati, vittime spesso inconsapevoli dello spiritodel tempo.

Ecco, gli Orientamenti pastorali hanno certa-mente il merito di richiamarci tutti all’essenziale. Infondo è proprio la domanda più vera che sta nelprofondo dell’uomo che attende risposta. Unadomanda spesso neanche formulata, ma chesopravvive a tutte le spinte della secolarizzazione edella globalizzazione. Ma una domanda che vaaiutata a farsi strada nel rumore assordante e nelchiacchiericcio insopportabile che accompagna lavita personale e sociale. È la domanda di sensosulla propria vita.

Se al termine di questo decennio saremo stati ingrado di rivitalizzare la passione educativa che èsempre stata un tratto distintivo (quasi un habitus)per tutti i cattolici, di rimettere in moto (grazie anchealle famiglie) la trasmissione della fede di genera-zione in generazione, di rilanciare la centralitàdella parrocchia in questo cammino degli uomini edelle donne, di mettere in campo la nostra inesau-ribile fantasia pastorale, allora potremo dire di averrisposto all’emergenza del nostro tempo. Magarianche con la consapevolezza che tutto questo nonpotrà e non dovrà essere indifferente per la societàitaliana. Se fra dieci anni non saremo riusciti ainvertire questa tendenza alla fuga dall’educazio-ne, tipica della società italiana, non ci sarà alibirelativista in grado di tacitare le nostre coscienze oalleviare le nostre responsabilità personali e comu-nitarie. Soprattutto perché il cristianesimo del futurosarà sempre più frutto di una scelta e sempre menoun’eredità per nascita.

DDoommeenniiccoo DDeellllee FFoogglliiee,, bbaarree--ssee,, ggiioorrnnaalliissttaa,, èè iill pprreessiiddeenntteeddeell CCooppeerrccoomm ((CCoooorrddiinnaammeennttooddeellllee AAssssoocciiaazziioonnii ppeerr llaaCCoommuunniiccaazziioonnee)).. CCoommiinncciiaa llaaccaarrrriieerraa ggiioorrnnaalliissttiiccaa nneell 11997799aallllaa ““GGaazzzzeettttaa ddeellMMeezzzzooggiioorrnnoo””,, qquuoottiiddiiaannoo ddiiPPuugglliiaa ee BBaassiilliiccaattaa.. DDooppoo 1177aannnnii llaasscciiaa ccoonn llaa qquuaalliiffiiccaa ddiiccaappoorreeddaattttoorree cceennttrraallee..CChhiiaammaattoo nneell 11999966 aadd““AAvvvveenniirree”” ccoommee ccaappoorreeddaattttoorreecceennttrraallee,, ddooppoo ssoollii ttrree aannnnii nneeddiivveennttaa vviicceeddiirreettttoorree uunniiccoo.. NNeell22000055 gguuiiddaa llaa ccoommuunniiccaazziioonneeddeell CCoommiittaattoo SScciieennzzaa && VViittaa iinnooccccaassiioonnee ddeell rreeffeerreenndduumm ssuullllaapprrooccrreeaazziioonnee aassssiissttiittaa.. NNeellllaapprriimmaavveerraa ddeell 22000077 ssvvoollggee llaaffuunnzziioonnee ddii ccoooorrddiinnaattoorree ggeennee--rraallee ddeell FFaammiillyy DDaayy ee llaasscciiaa iillqquuoottiiddiiaannoo ““AAvvvveenniirree””..DDaallll’’oottttoobbrree ddeell 22000077 aa mmaagg--ggiioo ddeell 22001111 ddiirriiggee iill ssiittoo““PPiiùùvvooccee..nneett”” ((CCaattttoolliiccii iinn rreettee))..CCoonnttiinnuuaa llaa ssuuaa aattttiivviittàà ggiioorrnnaa--lliissttiiccaa ccoommee eeddiittoorriiaalliissttaa ppeerr iiqquuoottiiddiiaannii ““AAvvvveenniirree”” ee““GGaazzzzeettttaa ddeell MMeezzzzooggiioorrnnoo”” eeppeerr iill sseettttiimmaannaallee ““TToossccaannaaOOggggii””..

Page 8: Il Serrano n.123

il serrano n. 1238

vita della chiesa

L’attività missionaria di Padre Serra iniziò dopo l’evolversi di favorevoli circostanze.Siamo nel gennaio del 1749 quando Padre Serra, dopo aver assolto, a Palma di Maiorca,

l’incarico di professore di filosofia presso il convento S. Francesco, per tre anni, e di docentedi teologia presso l’Università, per cinque anni, cominciò a maturare l’idea di fare il grandesalto: servire le missioni francescane nel nuovo mondo e annunciare il Vangelo agli Indios.

Invocando l’intercessione di San Francesco Solano, Apostolo dell’America, inoltrò richiestaal Commissario Generale delle Famiglie Francescane per le Missioni nelle Indie per entrare afar parte del gruppo di missionari destinati alla evangelizzazione delle Americhe. Analogadomanda aveva inoltrato un suo confratello, Padre Francisco Palou, che gli sarà sempre moltovicino fino agli ultimi giorni di vita.

La prima risposta fu negativa essendo già stato raggiunto il numero dei trentacinque missionaridesignati a partire. I due francescani furono, pertanto, posti in lista di attesa per altre missioni.

L’attesa fu di brevissima durata perché cinque dei designati a partire, intimoriti dalla lun-ghezza del viaggio e dai rischi della navigazione, decisero di rinunciare e il 30 marzo 1749,domenica delle Palme, Padre Serra e Padre Palou, furono convocati d’urgenza per raggiunge-re Cadice, base di partenza per l’avventura verso le Americhe.

Lasciarono la comunità di San Francesco il 13 aprile e salirono su una nave in partenza daPalma per raggiungere Malaga, dove sbarcarono il 1 maggio. Il 7 maggio, con un pescherec-cio, giunsero a Cadice che rappresentava la prima meta del loro viaggio.

Il trasferimento successivo fu a Veracruz, con una navigazione avventurosa sulla nave Villasotache, partita da Cadice il 29 agosto, giunse a destinazione soltanto il 6 dicembre.

Inizierà da questa data il vero percorso missionario di Padre Junipero Serra. Pur con la stan-chezza della lunga e tormentata navigazione e la disponibilità di carri e cavalli per raggiun-gere il Messico, preferì proseguire a piedi, con il fedele Padre Palou, perché convinto che sidoveva servire Dio seguendo l’esempio dei primi apostoli.

Questo lungo cammino si concluse il 1 gennaio 1750 quando, dopo ben cinquecento chi-lometri percorsi a piedi, giunsero al Collegio di San Fernando a Città del Messico, con unamedia di venti chilometri al giorno.

In questi venticinque giorni non mancarono alcuni avvenimenti che attestano la incrollabilefede che Padre Serra ha avuto in Dio.

Un primo avvenimento si verificò quando giunsero a notte inoltrata presso un fiume, piuttostoprofondo, che bisognava attraversare. Senza la conoscenza del guado più favorevole, il rischiodi annegamento era molto alto. Dopo aver invocato l’aiuto della Madre di Dio avvertirono lapresenza, sull’altra sponda, di una persona che, avendo compreso le loro difficoltà, si affrettòa indirizzarli verso il punto più basso delle acque consentendo un facile attraversamento. Questoinaspettato salvatore, che era un cavaliere spagnolo, li ospitò nella sua casa vicina, dove i duefrati poterono cibarsi e trascorrere la notte che, se passata all’aperto, avrebbe potuto provoca-re la morte per assideramento a causa della tempesta di neve che era sopravvenuta.

Un secondo avvenimento si verificò in un altro momento del viaggio che, al contrario di quel-

Le piaghe di Junipero Serra,furono stimmate?

di Cosimo Lasorsa

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vita della chiesa

lo precedente, si svolgeva sotto un sole cocente. Oltre alla stanchezza,i due frati avvertivano una forte arsura che non poteva essere soddi-sfatta per mancanza d’acqua. Anche questa volta apparve un cava-liere che, resosi conto della loro sofferenza, diede ad ognuno unamelagrana che contribuì a togliere la sete e a dare nuove energie.

Riandando indietro con il pensiero, Padre Serra avvertì che tra idue cavalieri c’era una forte somiglianza e, forse, un’unica voce.

Fu durante questo viaggio di trasferimento che avvertì la prima dolo-rosa esperienza al piede. A pochi chilometri dalla meta finale, duran-te una sosta in una fattoria di passaggio, sentì, infatti, un irritante pru-rito al piede sinistro, che lo indusse a grattarsi, durante la notte, pen-sando che il fastidio fosse dovuto a una puntura di zanzara o di unaltro insetto. L’indomani il piede si presentava insanguinato e attra-versato da una profonda piaga.

Medicato il piede alla meglio, convinto che sarebbe guarito inbreve tempo, riprese il cammino per raggiungere, poco tempo dopo,Città del Messico.

La piaga non guarirà mai, anzi, con il trascorrere del tempo, si estenderàalla gamba, e sarà la maggiore afflizione per i rimanenti anni della sua vita.Offrendo questa sofferenza a Dio, non desisterà mai dal percorrere a piedimigliaia di chilometri per dedicarsi instancabilmente alla sua attività missionariadi evangelizzazione e di promozione umana in Messico e in California.

Nel mese di giugno 1750, mentre con Padre Palou era in cammino versoSantiago de Xalpan, i dolori al piede divennero sempre più lancinanti ma, con l’im-mensa fede che lo sosteneva, Padre Serra rifiutò l’aiuto di continuare il viaggio adorso di cavallo, preferendo giungere a destinazione sempre a piedi, con una vio-lenta infiammazione della piaga e il primo sintomo di rigonfiamento della gamba.

Gli avvenimenti più dolorosi si verificarono negli anni in cui la sua missioneera tutta spostata sulla California. Il 28 marzo1769, inizio del trasferimento perMonterey per aggregarsi alla spedizione spagnola del Governatore Gaspar dePortola, la piaga, che ormai si era definitivamente estesa alla gamba, non glidava tregua, tanto che lo stesso Governatore consigliò a Padre Serra di abban-donare la sua marcia verso il nord della California. Padre Serra rifiutò decisa-mente il consiglio rispondendo che aveva piena fiducia in Dio e continuò, traindicibili sofferenze, nella sua felice esperienza californiana.

Il 15 maggio, durante una sosta a San Juan de Dios, dopo essere partitida Vellicatà, Padre Junipero ebbe un riacutizzarsi del male così intenso daimpedirgli qualsiasi possibilità di deambulazione. Ai suoi compagni di viag-gio che gli consigliavano di ritirarsi, Padre Serra oppose, ancora una volta,un deciso rifiuto ma dovette subire il dolore ancora più forte di farsi traspor-tare per un lungo tratto disteso su una barella approntata per l’occasione.

L’episodio che suscitò maggiore meraviglia, durante uno dei tanti trasferi-menti in California, si verificò quando Padre Junipero, sempre tormen-tato dal dolore, si rivolse a uno stalliere, di nome Juan Antonio Coronelconfidandogli: “Figlio mio, non sapresti trovarmi qualche cura per lapiaga della gamba e del piede?”. Lo stalliere si era limitato a rispondere: “Padre, quale cura posso conoscere?Sono forse un chirurgo? Io sono solo uno stalliere e ho curato soltanto le ferite delle bestie”. Su richiesta di fraJunipero lo stalliere compose una pomata fatta di grasso ed erbe e la spalmò sulle parti doloranti del piede e dellagamba e, a quanto sembra, Padre Junipero potè dormire quella notte e riprendere il viaggio.

La domanda che ci si pone è: le piaghe del beato Junipero Serra possono essere riconosciute come stim-mate? Non sta a noi pronunciarci, ma sicuramente possiamo affermare che il nostro Protettore è stato “bene-detto” da Dio con il dono della sofferenza per aver dedicato tutta la sua vita alla diffusione del cristianesimo ealla redenzione delle anime.

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Si svolgerà nel segno dell’unità di Italia il congresso eucaristico nazionale diquest’anno dal titolo ‘’Signore da chi andrò? Eucaristia per la vita quotidiana’’. Unappuntamento che porterà ad Ancona tra il 3 e l’11 settembre presenze impor-tanti, tra cui spicca quella di Papa Benedetto XVI, e che si tiene ogni cinque anniper mettere al centro della vita cristiana il sacramento dell’eucaristia ma che que-st’anno, pur mantenendo alta la dimensione spirituale, non ha voluto trascurarel’aggancio con la storia, valorizzando il ruolo che gli stessi congressi eucaristicihanno avuto nella non sempre facile costruzione dell’unità morale e valoriale,dopo quella territoriale, del Paese.

‘’Da quando sono stati istituiti nel 1891 a Napoli, lo scopo principale percui si celebrano i congressi eucaristici è quello di tenere vivo il dono più gran-de che ci ha fatto Gesù Cristo, l’Eucaristia, che è il fondamento della nostrastessa fede, motivo per il quale la Chiesa si impegna a tenerlo vivo’’, spiegaa “il serrano” l’organizzatore dell’evento ecclesiale Marcello Bedeschi.Quest’anno però il congresso si pone in un ‘’momento particolare’’ che si èvoluto esaltare. ‘’Di solito la cadenza del congresso è quinquennale” – spie-ga Bedeschi –.

Quest’anno invece viene a cadere dopo sei anni perché studiando le crona-che del primo ‘’summit’’ eucaristico del 1891, convocato trent’anni dopo l’Unitàdi Italia, è emerso che si è trattato del primo grande evento popolare dopo PortaPia’’. Il legame profondo tra il popolo italiano e il popolo cattolico italiano, sot-tolinea ancora Bedeschi, ‘’è sempre stato caratterizzato da un solido sentimentounitario: pensiamo tra l’altro allo scambio continuo tra vescovi del Nord e delSud che ha contribuito a creare un tessuto unitario nella Chiesa come nella socie-tà’’. Già nel primo giorno lo storico Andrea Riccardi affronterà l’argomento inuna sua relazione.

il serrano n. 12310

vita della chiesa

Signore,da chi andremo?

Eucaristiaper la vita quotidiana

di Nina Fabrizio

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C’è poi un’altra dimensione che il congresso eucaristico di quest’annovuole esaltare, ed è quella del territorio. Non solo perchè l’evento che avràil suo centro principale ad Ancona coinvolge in realtà ben cinque diocesi:Loreto, Fabriano, Jesi, Senigallia e la stessa Ancona. Ma anche perchè uno

dei temi di cui si discuteràad Ancona con il contributodei sindaci e degli ammini-stratori locali, è quello dellacittadinanza declinato intutti i suoi molteplici aspetticome l’accoglienza e ildestino dei migranti futuricittadini italiani. ‘’Nonabbiamo convocato questocongresso solo per discute-re tra organizzazioni eccle-siali ma soprat-tutti per coin-volgere lepersone su

dei temi’’, fa notare Bedeschi. Quello della cittadinanza, rive-la inoltre, è emerso proprio durante un incontro di Benedetto XVIcon i sindaci dell’Anci in Vaticano. ‘’Il Pontefice è stato moltolieto di questa iniziativa voluta da tutta Italia. Del resto, il dilao-go con le istituzioni è importante perchè è lì’ che si concretiz-zano i temi e come le città devono rispondere ai bisogni dei cit-tadini’’. ‘’Non si tratta però di incontri sociologici – ci tiene aprecisare Bedeschi –. Tutto verrà visto alla luce dell’eucaristia cherimane l’asse portante dell’incontro’’. Gli altri temi del congresso, fis-sati già dall’agenda del Congresso di Verona del 2006, sono la vitaaffettiva, il lavoro e la festa, la fragilità umana, la tradizione e la citta-dinanza e saranno affrontati dal lunedì al venerdì. Sabato sarà inve-ce il giorno delle famiglie mentre la domenica ci sarà grande atte-sa per l’intervento del Papa che si caratterizzerà in due momen-ti importanti: la messa innnanzitutto e, successivamente nelpomeriggio, l’incontro con i rappresentanti dei sacerdoti, lefamiglie e, novità di quest’anno, le coppie di fidanzati.

Bedeschi spiega infine che cosa c’è dietro la sceltadella domanda che fa da titolo all’incontro di quest’an-no, ‘’Signore da chi andremo?’’ che l’apostolo Pietrorivolge a Gesù a conclusione del discorso sulla Parola eil Pane di vita. ‘’Ci troviamo in un momento di smarri-mento e per questo vogliamo sottolineare che l’eucari-stia diventa un elemento di forza nel quotidiano, ci tra-sforma tutti i giorni, non solo la domenica’’. Ma a checosa è dovuto questo smarrimento? ‘’Di fronte a realtànuove, di fronte alla crisi economica, di fronte a unatteggiamento pubblico non sempre sobrio e chetende a relativizzare i comportamenti morali un cri-stiano sente che, al contrario, il timone deve esseredritto e non ci possono essere tante morali ma unasola, quella del Vangelo di Gesù Cristo’’.

vita della chiesa

La Cattedrale di Ancona

Il Cardinale Angelo Bagnasco

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Famigliealla prova

della fiction

DDaanniieellaa DDeellllee FFoogglliiee

La fiction televisiva rappresenta oggi, nel mondo, una delle maggiori “story teller”della società contemporanea. Se in America la narrazione televisiva ha ormai superatoil grande cinema nella capacità di penetrare nelle fitte trame della modernità, per rac-contarne pregi e difetti, la fiction made in Italy non sembra possedere lo stesso corag-gio.

Le produzioni italiane si tengono più facilmente alla larga dall’affrontare di petto igrandi temi, che sono oggi sul tavolo del dibattito culturale, ma allo stesso tempo nonsi tirano indietro quando si tratta di dare spazio a modelli culturali di riferimento a voltediscutibili e altre volte totalmente vacui e passeggeri.

La famiglia è da sempre uno dei porti sicuri in cui uno sceneggiatore si può rifugia-re per dar vita al racconto di grandi storie. Quali se non i complessi rapporti familiarirappresentano il miglior materiale drammaturgico a disposizione di un autore?

Il nucleo familiare frequentemente bistrattato e troppo spesso abbandonato alla asso-luta mercé dei meccanismi da soap, rappresenta il protagonista ideale della lunga seria-lità televisiva: quelle fiction in grado di fidelizzare il pubblico con un alto numero di pun-tate.

In Italia gli esempi di maggior successo di fiction familiare sono due produzioni rispet-tivamente di Rai e Mediaset: “Tutti pazzi per amore” e “I Cesaroni”.

Se la prima ha indubbiamente fatto fare un salto in avanti alla fiction italiana in ter-mini di modalità narrative, mischiando i generi, dando spazio anche alla musica, laseconda ha rappresentato un vero cult tv, conquistando il grande pubblico, anche glispettatori più giovani, target di riferimento che fa gola ai pubblicitari. Questo però nonpuò oscurare gli aspetti più prettamente contenutistici delle due serie in questione.

Le famiglie raccontate, infatti, sono entrambe l’esempio perfetto del nuovo modellodi nucleo allargato: due genitori, divorziati e vedovi, decidono di formare una nuovafamiglia. Sotto lo stesso tetto si trovano così a convivere adolescenti e bambini che daestranei, spinti dalla contingenza, diventano fratelli e sorelle.

In tutte e due le fiction, però, accade anche l’imprevedibile, ma forse più che pre-vedibile, succoso inconveniente: ovvero l’innamoramento di un fratellastro e una sorel-lastra acquisita. È stato così per Marco ed Eva, la saga sentimentale de “I Cesaroni”,

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che ha appassionato il pubblico e che si è conclusa con la nascita di una bambina,frutto di questa unione.

Si tratta di un modello familiare certo esistente, ma ancora minoritario, forse non cosìspeculare a quella che è l’effettiva situazione del Paese reale. Le famiglie allargate esi-stono: non sempre, però, la loro esistenza è priva di ostacoli e di certo non rappresen-ta un idillio di facile gestione.

La famiglia tradizionale sembra non avere più appeal, se non in quelle fiction di rivi-sitazione storica o biografica. Un caso fra tutti: “Atelier Fontana. Le Sorelle della moda”che ha raccontato al grande pubblico di Rai 1 il bel rapporto tra le tre sorelle Fontana,unite nella passione per la moda. Esempio di connubio familiare e lavorativo.

Sono, infatti, solo le grandi produzioni della Rai quelle che ancora in qualche modocercano di restituire alla fiction il compito di raccontare i grandi temi. Lo fanno peròattraverso le biografie di grandi personaggi, che diventano così modelli di riferimentoalti, forse troppo irraggiungibili, distanti dalla vita di tutti i giorni.

La grande fiction risulta così essere troppo lontana dal suo pubblico, come unabrava maestra che però con difficoltà scende dalla cattedra e abbandona i manualipolverosi.

Succede così che il racconto della contemporaneità venga affidato a prodotti tal-volta poco edificanti. È il caso della fiction Mediaset: “Non smettere di sognare mai”.Serie che racconta l’ascesa di un’aspirante ballerina nel mondo dei talent show tele-visivi. Più che di racconto della realtà si tratta di racconto della tv della realtà. Unmondo in cui i valori “forti” sono il successo, l’ambizione, la voglia di riuscire a rea-lizzare i propri sogni di gloria. In un periodo di crisi economica e culturale, certamenterisulta più facile e fruttuoso riempire gli occhi del pubblico di polvere di stelle disto-gliendo l’attenzione dalle problematiche reali,dalla vita vera, che pocoviene oggi rappresentatadalla televisione.

La fiction italiana stacosì perdendo l’occa-sione di raccontare ilnostro Paese. Far riflette-re il pubblico, emozio-nando e divertendo lospettatore allo stessotempo. Manca incisivi-tà, si è persa di vista laposta in gioco dellagrande comunicazionedi massa, che non èstata, e non può essereridotta a pura rincorsaagli ascolti.

In conclusione, per ilbene stesso della tvgeneralista che resta ilmedia a più alta fruizio-ne popolare, è assoluta-mente necessario che lanarrazione televisiva tornia raccontare storie cherispecchino il Paese reale.

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legislativi, si pensi al “decreto sicurezza”che, nel 2009, ha trasformato in un reatopenale la clandestinità. In un passato nonlontano, tanti italiani hanno cercato fortu-na, esattamente come gli stranieri cheoggi bussano alle nostre porte, in Paesicome gli Stati Uniti, entrandovi clandesti-namente, senza essere mai consideratiper questo dei criminali. Il ministro Bossiha sostenuto che il caso è diverso, perchéi nostri non andavano là a compiere cri-mini (come si suppone facciano coloroche vengono in Italia). Ma basta avervisto «Il Padrino» o sapere qualcosa sulgangsterismo italo-americano per smentireclamorosamente questa giustificazione.

Ciò che lascia molto perplessi, di fronte a unasimile situazione, è la mancata reazione dell’opinionepubblica, in un Paese come l’Italia, dove la presenzacattolica è molto più diffusa che in altre nazioni euro-pee. I cattolici, è vero, si stanno battendo con ener-gia, e non da oggi, a difesa di alcuni “valori nonnegoziabili”. Ma l’impressione è che, da quando laformula è stata coniata, essa designi in primo luogo latutela della vita al suo inizio e al suo termine e quelladella famiglia fondata sul matrimonio tra persone disesso diverso. Di fatto, da quando si sono moltiplicatigli attacchi alla vita degli embrioni (legge sull’aborto,referendum sulla fecondazione assistita, introduzionedella pillola RU486, etc.) e a quella delle persone instato vegetativo (clamoroso il caso Eluana), è a questiargomenti che i mezzi di comunicazione e l’opinionepubblica cattolica hanno dedicato la loro attenzionein modo di gran lunga preponderante. Il solo temache, in termini di battaglia esplicita e senza quartiere,può essere assimilata a questa per i temi bioetici èstata quella a difesa della famiglia, contro i Pacs o

Il moltiplicarsi degli sbarchi di stranieri aLampedusa ha riacutizzato ed esasperato, in questeultime settimane, un atteggiamento di preoccupatareazione, in certi casi di espresso rifiuto, da parte diautorevoli esponenti politici della maggioranza algoverno, in particolare della componente leghista, edi una parte consistente dell’opinione pubblica italia-na, nei confronti degli “intrusi”.

Dicevamo che si tratta solo di un riacutizzarsi diatteggiamenti che ormai sono cronici nel nostro Paesee che si sono espressi sia in misure concrete che inprovvedimenti legislativi che non hanno precedentinella politica di altri Stati. Per quanto riguarda leprime, pensiamo alla linea dei cosiddetti “respingi-menti”, effettuati senza alcun preventivo controllo sullemotivazioni dei nuovi arrivati, in violazione della rego-la internazionale che prevede il diritto di asilo per gliesuli politici (e la recente scoperta delle camere di tor-tura di Gheddafi ci dà un’idea della sorte a cui abbia-mo condannato i “respinti”). Quanto ai provvedimenti

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Giuseppe Savagnone

Ospitalità versolo straniero

Cultura

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Ospitalità versolo straniero

dimenticato qualche mannello, non tornerai indietro aprenderlo; sarà per il forestiero, per l’orfano e per lavedova, perché il Signore tuo Dio ti benedica in ognilavoro delle tue mani. Quando bacchierai i tuoi ulivi,non tornare a ripassare i rami: saranno per il forestie-ro, per l’orfano e per la vedova. Quando vendem-mierai la tua vigna, non tornerai indietro a racimola-re: sarà per il forestiero, per l’orfano e per la vedova.Ricordati che sei stato schiavo nel paese d’Egitto; per-ciò ti comando di fare questo» (Dt 24, 17-22).

Gesù, nel NT, si è spinto fino a identificarsi conqueste persone: «Perché io ho avuto fame e mi avetedato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato dabere; ero forestiero e mi avete ospitato (…) In verità vidico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solodi questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me (Mt25, 35.40).

Non abbiamo il diritto di selezionare nellaRivelazione i “valori non negoziabili” che decidiamodi privilegiare, ignorando gli altri. E del resto lo stessonome di “cattolici”, di cui ci onoriamo, allude non auna universalità numerica (che non abbiamo), ma aquella qualitativa, valoriale (kata olon significa ingreco “secondo totalità”), per cui siamo rappresentan-ti di tutta la pienezza dei valori umani. Lo scandalodel nostro tempo rischia di essere quello di personeche difendono la vita dei nati e dei sani, pretendendodi condannare a morte i non nati e i malati terminali,e di altre – ma quelli saremmo noi! – che giustamentedifendono con energia queste categorie di viventi,restando invece molto tiepidi, quando non addiritturaostili, all’accoglienza nei confronti di chi è già nato enon è ancora in stato vegetativo.

Evidentemente non si tratta di chiudere gli occhisui problemi di ordine pratico, né di escludere a prio-ri misure che regolino il flusso migratorio. Il problemaè dell’atteggiamento con cui fare questo. Quello domi-nante in tanti, in troppi, oggi, in Italia, è di fastidio, diinsofferenza, di paura di perdere anche un briciolodell’opulenza (eccessiva) che caratterizza la nostrasocietà consumistica. Si può non voler essere cristiani,ma dire di esserlo solo perché si difende si difendonoalcuni aspetti della vita mantenendo, nei confrontidegli altri, un modo di pensare e di agire radical-mente antievangelico, non è coerente. Da questopunto di vista anche la situazione critica che si è venu-ta a determinare, nel nostro Paese, sul fronte dell’im-migrazione, è una prova, ma anche messaggio chenon dobbiamo trascurare. È un invito che Dio ci fa, inquanto singoli e in quanto società, a scegliere da cheparte stare. Sapendo che verrà un giorno in cui a Luidovremo rispondere di come lo avremo trattato nellapersona dei nostri fratelli più piccoli.

Dico, e in particolare conto l’ipotesi di una equipara-zione dell’unione tra omosessuali alla famiglia tradi-zionale.

Pensiamo anche noi che su questi temi siano inballo dei valori fondamentali, non solo per i credenti,ma per una civiltà che voglia dirsi umana. È in giocouna cultura della vita capace di rispettarne le manife-stazioni più fragili e più indifese, contro ogni logicache la riduca a mera funzione utilitaristica o edonisti-ca. Dove anche la difesa della famiglia nella sua strut-tura eterosessuale, contro l’adozione di figli da partedi genitori gay, per una loro gratificazione soggettiva,rientra a pieno titolo in questa prospettiva.

Ma il “valore non negoziabile” della vita umananon sussiste solo nel momento del suo concepimento ein quello del suo termine, bensì – come chiaramenteinsegna il magistero della Chiesa – “da” quel primomomento “a” l’ultimo, dunque anche in tutto l’arcointermedio.

In particolare per quanto riguarda l’accoglienzanei confronti degli stranieri, la Parola di Dio risuona,già nell’AT, come un monito terribile: «Maledetto chilede il diritto del forestiero, dell’orfano e della vedo-va!» (Dt 27,19). L’ospitalità non è un optional per il cri-stiano. Il forestiero ha diritto ad essere accolto comeun essere umano. Ed è un precetto vincolante dellamorale cristiana quello di dare il superfluo a chi haurgente bisogno del necessario. Lo dice, ancora unavolta, il Deuteronomio, con un richiamo all’esperienzapassata di debolezza e di bisogno, che vale non soloper gli ebrei, ma anche per noi italiani: «Non lederaiil diritto dello straniero e dell’orfano e non prenderaiin pegno la veste della vedova. Ricorderai che seistato schiavo in Egitto e che di là ti ha liberato ilSignore tuo Dio; perciò ti comando di fare questo.Quando, facendo la mietitura nel tuo campo, vi avrai

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Il progetto culturaledella Chiesa e il Serra

M. Mu.

cultura

umana – facendoli coincidere di fatto conl’umano tout court. Pensiamo al clamoresuscitato da autentiche battaglie di civiltàcome quella in occasione del referendumsulla legge 40. Pensiamo al “Family day”e allo spazio che le prese di posizionedei vescovi, e in particolare del cardinaleAngelo Bagnasco, attuale presidentedella Conferenza Episcopale Italiana,hanno sui media nazionali. Tutto l’operatodella Chiesa italiana, compresi gliOrientamenti per il decennio che stiamovivendo (centrati sull’emergenza educati-va) può essere iscritto nell’ampio orizzon-te del Progetto Culturale. Che in sostanzaha ridato ai cattolici del nostro Paese unaprecisa consapevolezza: come ha ricor-dato qualche settimana fa Benedetto XVIa Venezia, <il Vangelo è la più grandeforza di trasformazione del mondo>. E seè forza di trasformazione non può restare

Vorrei riprendere e sviluppare qui alcu-ne delle suggestioni dell’articolo di MariaLuisa Coppola, pubblicato sul numero diPasqua de “Il Serrano” sotto il titolo“Anche il Serra nel Progetto Culturaledella Chiesa italiana”. Parto da una con-siderazione di fondo. Negli ultimi ventianni l’intuizione del cardinale CamilloRuini che ha preso il nome di <ProgettoCulturale cristianamente orientato> è statain pratica la bussola che ha scandito larotta della comunità ecclesiale dellaPenisola. Il cardinale Ruini, all’epocaPresidente della Cei, era spinto da unaprofonda sintonia con il magistero diGiovanni Paolo II che, intervenendo allametà degli anni ’80 al Convegno eccle-siale di Loreto, auspicò per la fede cri-stiana la ripresa di un ruolo-guida all’in-terno della società italiana.

Il progetto culturale è dunque figlio diquell’auspicio, perché tanto GiovanniPaolo II, quanto il cardinale Ruini eranoconvinti – per dirla con Paolo VI – cheuna fede che non riesce a diventare cul-tura diffusa non è interamente pensata, néfedelmente vissuta.

I frutti di quella intuizione sono oggisotto gli occhi di tutti. Se in Italia la vocedei cattolici e della Chiesa è ancora alcentro del dibattito civile lo si deve pro-prio a chi ha fatto del Progetto Culturalela sua bandiera. Pensiamo all’importanzadi un quotidiano come Avvenire e all’inci-denza che hanno i mezzi di comunica-zione sociale riconducibili alla Cei.Pensiamo a come il Convegno ecclesialedi Verona ha ridisegnato gli ambiti dellavita ecclesiale - affettività, tradizione, cit-tadinanza, lavoro e tempo libero, fragilità

Il progetto culturale è fruttodi una maturazione lungaperché tanto Giovanni PaoloII, quanto il cardinale Ruinierano convinti – per dirlacon Paolo VI – che una fedeche non riesce a diventarecultura diffusa non è intera-mente pensata, né fedel-mente vissuta.

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cultura

nostro tempo una terribile alleanza tra imaestri di pensiero della cultura dellamorte e del relativismo e gli artisti. E glieffetti sul modo di vivere delle personesono stati dirompenti.

Ecco allora la mia modesta proposta:perché non facciamo diventare il SerraClub Italia, i suoi distretti, i suoi club altret-tanti laboratori viventi in cui sperimentareuna nuova forma di annuncio del Vangeloche passi anche attraverso i linguaggiartistici? Perché non immettere un tale fer-mento nelle nostre riunioni mensili, neicongressi distrettuali e interdistrettuali enello stesso congresso nazionale? Infondo la prova generale è stata fatta pro-prio nell’ultimo congresso, con la seratache ha visto in scena una grande attriceitaliana, Claudia Koll, ma non per recita-re brani scelti a caso, quanto per contri-buire al tema del congresso stesso propriotramite i testi proclamati nell’occasione. Intal modo veramente potremmo dire che ilSerra Club è nel Progetto culturale dellaChiesa italiana. Anzi, nel suo cuore.

chiuso nelle chiese o nella coscienza per-sonale dei fedeli. Anzi, deve entrare intutti gli aspetti dell’esistenza, traducendosiappunto in cultura diffusa.

È il grande sforzo che la Chiesa italia-na ha compiuto in questi anni. Uno sforzo– lo abbiamo già detto – premiato dabuoni risultati. Grande il fervore di inizia-tive e di studi. Resta però un punto sulquale c’è ancora molto lavoro da fare. EMaria Luisa Coppola lo coglie con lucidi-tà nel suo articolo, quando afferma che<diffondere la Bellezza con ogni forma diarte diventa un imperativo morale>. Ilmovimento suscitato dal ProgettoCulturale, infatti, si è espresso in pratica intutti i campi della cultura, ma un po’ menoin quello dei linguaggi e delle forme arti-stiche. Pittura, scultura, letteratura, archi-tettura, musica, cinematografia, fictionsono tutti ambiti nei quali immettere laforza del Vangelo, perché spesso anchele idee più belle e più grandi, se nonscendono a toccare il cuore, cioè l’emoti-vità, possono diventare infruttuose. Delresto, come documenta anche il serviziodi Daniela Delle Foglie che pubblichiamoin questo stesso numero a pagina…, nonè proprio tramite tali corde che si sonofatti passare stili di vita contrari alla BuonaNovella? Distruzione della famiglia, euta-nasia, aborto, questioni bioetiche: in tuttiquesti settori si è realizzata purtroppo nel

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Eccomi !Tu sei Sacerdote in Eterno”…questa solenne espressione èrisuonata nuovamente giovedì 5maggio 2011 nella ChiesaCattedrale di Aversa quando ilgiovane Antonio Raimondo hadetto “Eccomi” alla chiamata delSignore. S. E. Mons. AngeloSpinillo, da pochi mesi Vescovodella Diocesi Aversana, per laprima volta ha così imposto lemani e invocato lo Spirito Santosul novello Sacerdote. Si ripete il miracolo dellaChiamata, Dio non abbandona ilsuo popolo e continua a manda-re pastori per la sua Chiesa. DonAntonio è un giovane dal voltoluminoso e dal sorriso semprestampato sulle labbra, accoglien-te, gentile e mite; ha iniziato ilsuo cammino vocazionale pressoil Seminario Vescovile di Aversanel gennaio del 2004 continuan-do poi gli studi e la formazionepresso il Seminario InterregionaleCampano tenuto dai PadriGesuiti. Proveniente dalla comu-nità Parrocchiale di S. Pietro inParete (CE), svolge il suo ministe-

ro presso la Parrocchia S. Antimoin Sant’Antimo (NA).Come Rettore del Seminario,quando durante la celebrazionechiedo al Vescovo di ordinarlosacerdote e il Vescovo pubblica-mente vuole sapere se ne èdegno, mi sento preso da unagrande responsabilità: in questocaso, è stata confortata dal cam-mino limpido e lineare cheAntonio ha compiuto, con gran-de consapevolezza dell’impe-gno ecclesiale scelto e dellagenerosa offerta di sé dimostratain tanti momenti. I fedeli accorsiin Cattedrale, insieme con tantisacerdoti e seminaristi, hanno tri-butato uno scrosciante applauso

In questa rubrica vogliamo dare spazioai seminaristi e alle loro famiglie per conoscere il loro pensiero,

il loro modo di porgere la Parola di Dio. Li leggeremo con affetto e simpatia.

nel momento in cui è statoannunciato che Antonio ora èDon Antonio, Sacerdote in eter-no. “È la comunità ecclesialeche esprime un sacerdote e allacomunità ecclesiale il sacerdoteè mandato”, così il VescovoMons. Spinillo nella sua profon-da omelia ha affermato, descri-vendo la bellezza delSacerdozio e la sua dimensio-ne ecclesiale, per cui “ringra-ziamo il Signore, la famiglia, lecomunità ecclesiali, ilSeminario con i suoi formatoriper il dono di questo sacerdotee fiduciosi continuiamo a chie-dere al Signore operai per lasua Messe” .Un germoglio, custodito concura, sostenuto dall’incessantepreghiera e dall’affetto di noitutti, è fiorito; i frutti del suo cam-mino pastorale non tarderannoa vedersi perché don Antoniosarà tra la sua gente ad annun-ciare che la Parola di Dio èfonte di luce e di salvezza perogni viandante di questa terrache si lascerà conquistare dalladolcezza del Suo eterno mes-saggio.

Mons. Stefano Rega

Voci dai Seminari

Don Antonio Raimondo

voci dai seminari

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folla di credenti, oltre trentamila,da tutto il mondo, devoti che a Luisi rivolgono in attesa del miracolo,come quello che compì salvandouna catechista gravemente malata.Un uomo che è stato chiamato“L’apostolo delle vocazioni divine”,“servo di vocazioni divino”, unoche ha dedicato la sua vita “al ser-vizio delle vocazioni”, è per tutti uninvito a seguire il suo esempio e aspendere la nostra vita, a pregan-do per le vocazioni. (vedi l’art. sulportale)

Ancora il Cardinale AngeloAmato, delegato del Santo Padre,Benedetto XVI, ha presieduto ilsolenne rito della beatificazionedi Suor Maria Serafina del SacroCuore, al secolo Clotilde Micheli,il 28 maggio 2011, a Faicchio(Bn), nella Diocesi di Cerreto-Telese-Sant’Agata de’ Goti. Con ilCardinale Amato ha concelebratoil Vescovo della Diocesi, mons.Michele De Rosa con altri Vescovi

La Regione Campania è notaper il suo immenso patrimonio stori-co ed artistico, per l’unicità dei suoipaesaggi ammirati nel mondo, tracui la bellezza della costiera, dellesue isole e dei monti, piacevolmen-te sorprendente anche per il caloredella sua gente legata alle tradizio-ni religiose.

Negli ultimi tempi, i riflettori sisono accesi sugli esempi di duepersone che, educate alla vitabuona del Vangelo, hanno compiu-tamente vissuto la loro vocazionealla Santità, ad essere “operainella vigna del Signore”, lasciandoil segno tangibile di quanto hannoamato Gesù, dedicandogli l’interaesistenza. Don Giustino Russolillo,fondatore della Società delleDivine Vocazioni, è stato beatifica-to a Pianura (NA) il 7 maggio2011 dal Card. Angelo Amato,Prefetto della Congregazione dellecause dei Santi, durante una ceri-monia che ha visto accorrere una

La vita come vocazioneMaria Luisa Coppola

La Convention Internazionale che si sarebbe dovuta svolgere a Gerusalemmesarà tenuta invece ad Ottawa (Canada) dal 7 all’10 luglio c.a.

della Campania e di altreRegioni. A gioire in particolareper questo avvenimento ecclesialesono le Suore degli AngeliAdoratrici della SS.Trinità, allaquale appartiene la novellabeata. Ad esprimere la gratitudineal Santo Padre Benedetto XVI,èstata la Superiora generale dellaCongregazione delle Suore degliAngeli, Suor Michelina Acocella,e l’intera comunità della Diocesidi Cerreto, dove operò in modoesemplare, lasciando nella cittàdi Faicchio, in particolare, il pro-fumo della santità..

Ad essi si aggiungono i beaticampani Mariano Arciero diContursi Terme e Vincenzo Romanodi Napoli, i cui esempi luminosi difedele vocazione sono stati tratteg-giati nel saggio “Gocce di sorgen-te”: tutti insieme indistintamentesono per noi serrani modelli di virtùevangelica, la testimonianza cheadempiere in umiltà alla nostra mis-sione laica è guadagnarsi un pez-zetto di cielo, è dare significatoalla nostra fede non misurando ilcome ed il quando, ma vivendol’oltre come un sogno di Bellezzada cogliere nello sguardo e neigesti dei tanti germogli del giardi-no di Dio, che sono i nostri cariseminaristi.

vita del serra

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vita del serra

In un mondo sempre più interconnesso, dove dauna parte le relazioni sembrano facilitate e dall’altra igiovani spesso contano gli amici in base ai contattivisualizzati sul profilo di Facebook, ha ancora sensoparlare di amicizia? E, in questi nuovi scenari caratte-rizzati dalla comunicazione, c’è spazio per l’incontroautentico con l’Altro? Ad esprimere il loro punto divista sull’argomento e a raccontare il rapporto privile-giato con un amico speciale, Gesù, sono stati i par-tecipanti al VII Concorso Scolastico Nazionale indettodal Serra International Italia. Un evento che rappre-senta ormai da sette anni un filo diretto con il mondodegli studenti oltre che un’occasione per diffondere iprincipi cristiani nella cultura di oggi e per sensibiliz-zare le nuove generazioni alle vocazioni. Attraverso larelazione con gli altri e specialmente con Gesù, è pos-sibile infatti comprendere meglio se stessi e il ruolo chesi è chiamati a svolgere. In altre parole, l’amicizia puòaiutare a scoprire la propria vocazione. Così, come è

Nomadelfia, 12 giugno 2011

VIIConcorso Scolastico NazionaleConcorso Scolastico Nazionale

di Stefania Careddu

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avvenuto in passato, la manifestazioneha permesso ai ragazzi delle scuoleprimarie e secondarie di tutta Italia difar emergere idee e sensazioni su temicentrali e cruciali per l’essere umano,riflettendo sulla vita e sui valori chedovrebbero caratterizzarla a partire –stavolta – dall’impegnativa traccia:“Che cos’è secondo te l’amicizia? Tisenti amico di Gesù?”.

Con semplicità o con pensieri piùarticolati, ognuno ha cercato di rispon-dere e di descrivere quella che lavolpe del Piccolo Principe definiva lacapacità di “creare dei legami”. Unacapacità che non si limita alle relazio-ni terrene, ma che va oltre.

Ad impressionare la giuria è stato l’elaborato di Matilde Vittori del liceo scientifico di Montepulciano che haottenuto il primo premio per la scuola secondaria di II grado. Secondo posto per Maria Ilaria Allocco del “N.Jommelli” di Aversa, mentre terzi si sono classificati Carlo Laurino, Leonardo Dolce, Antonio Mastrangelo e VitoFoscolo dell’ITC di Potenza a pari merito con Paolo Metelli del liceo scientifico “Card. Ragonesi” di Viterbo eVincenzo Lo Schiavo del “Ettore Majorana” di San Giovanni La Punta, in provincia di Catania.

Per la scuola secondaria di I grado si è classificata prima Federica Boldorini della “Ungaretti” di Grossetoseguita da Beatrice Rossi della scuola media “Farini” di Mestre. Terzi ex-aequo Guglielmo Baldi della “G.Pascoli” di Grosseto e Tatiana Vian Olaya Nayireth della “F. De Santis” di Catania.

Per la freschezza e allo stesso tempo la profondità delle loro considerazioni, per la scuola primaria si sonoaggiudicati il primo premio Alberto Lalli della scuola Paolo VI di Roma, il secondo Fabiana Carone della scuo-la “E. De Amicis” di Oria (Brindisi) e il terzo a pari merito Victor Bruscella della scuola “Aldo Moro” di Altamura(Bari) e Rebecca Santonocito di Catania. Menzione speciale per Emanuele Caiazzo del “Card. InnicoCaracciolo” di Aversa.

Emozionati e visibilmente soddisfatti,i vincitori hanno partecipato, domenica 12 giugno, alla cerimonia dipremiazione che si è svolta a Nomadelfia, presso la comunità fondata da don Zeno Saltini a pochi chilome-

tri da Grosseto. Dopo la messa celebrata da donGian Paolo Marchetti, cappellano del Serra Club diGrosseto e Rettore del Seminario Vescovile diGrosseto, il Presidente Nazionale del Serra, DonatoViti, e il coordinatore della Commissione Cultura ePremi, Ernesto De Cesaris, hanno consegnato i premi:ai primi classificati è toccata una somma di denaroequivalente al costo di un computer portatile, aisecondi quella di una macchina fotografica digitale eai terzi il corrispettivo di un lettore Dvd. Quest’anno,infatti, si è preferito non dare regali che rischiavanodi essere dei semplici duplicati di oggetti che i ragaz-zi già possedevano, ma commutarli in un buonoacquisti.

La festa si è conclusa con un balletto proposto daigiovani di Nomadelfia e con la proiezione di un fil-mato su don Zeno: un uomo la cui vocazione alsacerdozio è maturata nella ricerca sofferta di unsenso più profondo da attribuire alla propria vita enell’incontro con gli altri, spesso umiliati, indifesi, vitti-me dell’ingiustizia.

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vita del serra

Testimonianzae vocazione dei laici

Il tema della conversazione, ha osservato preliminarmente don Leidi, si caratterizzaper la sua complessità e, nel contempo, per un indubbio fascino, riconducibili alla rile-vanza degli effetti indotti dal secolarismo, che permea il contesto sociale e culturale. Masi tratta di problemi che stimolano i credenti ad un coraggioso annuncio del Vangelo.Oggi ci rendiamo conto che l’uomo vive la fede in modo soggettivista ed emotivo, dis-taccato dalla realtà, incapace di distinguere il bene dal male, il vero dal falso. Maquando le sue esperienze non sono fondate su un “nocciolo di verità e oggettività”,diventano vaghe ed egli finisce con il naufragare di fronte alle prime difficoltà.

Dunque, i fermenti e le inquietudini della società ci affascinano e ci “costringono“ aripensare continuamente non soltanto i contenuti della fede, ma anche le modalità conle quali cerchiamo di trasmetterla. È sotto gli occhi di tutti la drammaticità dell’attualemomento storico: intorno a noi vediamo un vuoto esistenziale, trasversale ai vari livelliin cui si articola la società. Spesso l’uomo è svuotato di senso, non sa perché vive, néper quali motivi ha accolto una certa tradizione, o perché compie determinati atti.Come accennato, non sa più giudicare la realtà.

In sintesi, molte persone appaiono “anestetizzate” e infelici e il loro dramma non èsolo esistenziale, ma anche spirituale. Quella societas cristiana, che per tanti secoliaveva “protetto” la fede, è venuta meno. E i cristiani “superstiti” sanno che devono usci-re dal bozzolo rassicurante delle sacrestie per (ri)evangelizzare i loro fratelli. Se appro-fondiamo appena l’analisi, scopriamo che, dopo il crollo del regime sovietico, è emer-so un ateismo più rozzo! Prima della caduta del muro di Berlino[1] l’ateismo non era lasemplice negazione di Dio, ma una forma di antiteismo, cioè si poneva contro Dio, un“oppressore” inventato dai cristiani per negare l’autonomia dell’uomo.

In tale contesto l’apostolato dei laici si configurava con caratteri più definiti, quindiera più semplice. Era una testimonianza militante, che non poteva non contrapporsi allecrudeltà insensate delle ideologie e talvolta giungeva al martirio. Grazie alla matura-zione del contesto socio-culturale (che ha beneficiato delle aperture ecumeniche delConcilio Vaticano II) oggi questo apostolato militante è superato e la Chiesa è stimola-ta a diventare sempre più solidale con il mondo..

Nell’ambito degli incontri formativi del Serra di Genova Nervi, don Alvise Leidi - giovane sacerdote della diocesidi Genova, che oltre agli impegni pastorali (è viceparroco della parrocchia di San Tommaso apostolo a Genova),sta frequentando, presso la Pontificia Università della Santa Croce in Roma, un corso biennale di specializza-zione in Teologia dogmatica - ha condotto una riflessione sull’apostolato dei laici nella società post-moderna. Neoffriamo una sintesi ai nostri lettori, nell’intento di suscitare ulteriori approfondimenti e commenti, dato che in fondol’argomento riguarda da vicino anche l’impegno del Serra e dei Serrani nella Chiesa e nella società.

di Sergio Borrelli

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Ma le esigenze poste da un mondo sempre più secolarizzato richiedono che l’ope-ra di evangelizzazione sia curata con modalità nuove. Se il fallimento delle ideologienon suscita rimpianti, è altrettanto vero che molte persone, che avevano creduto in esse,si sono smarrite ed evidenziano una mancanza totale di senso. Diventa così inevitabilel‘adesione, forse inconsapevole, al clima di relativismo imperante. In tali condizioni, lanuova evangelizzazione, cui ciascuno di noi è chiamato, richiede una preparazione,anche teologica, più accurata, nonchè le capacità necessarie per comunicare i valoricristiani, senza lasciarsi imbrigliare dalla melassa relativista.

Oggi constatiamo che alla Chiesa viene riconosciuta libertà di parola e di azione,ma spesso a certe condizioni, cioè viene ristretta al solo ambito degli interventi di tiposociale. I cristiani,invece, oltre al doveroso impegno verso i più deboli, sono chiamatia testimoniare la fede in tutta la loro vita, anche quando parlare pubblicamente di Dionon è “politicamente corretto”. Per i laicisti d.o.c. la fede va bene se resta confinata inun ambito intimistico, e sempre che non ci permettiamo di giudicare ciò che ci circon-da. Va riconosciuto, peraltro, che a volte siamo noi a non avere il coraggio e/o la pre-parazione necessari per farlo.

Ma quali sono i luoghi concreti dell’apostolato? Don Leidi ha sottolineato il ruolo pri-mario della famiglia: prima ancora che dal sacerdote, il bambino impara a conoscereCristo e il suo Vangelo all‘interno della famiglia. Qui l’apostolato si esprime non solocon la preghiera, ma anche con gli esempi di amore reciproco, e verso Dio, che, purcon la fatica della convivenza e del lavoro quotidiani, provengono dai genitori. E si èconstatato che spesso le difficoltà ad evangelizzare la nostra cultura sono imputabili pro-prio alle insufficienti fondamenta della fede in famiglia.

Infine, don Alvise ha rimarcato la rilevanza, nella società, dell’apostolato affidato ailaici. È il laico, non il prete, che è presente, “in esclusiva”, in fabbrica, in ufficio, a scuo-la. In questi ambienti è fondamentale il suo ruolo, che non è di assumere atteggia-menti moralistici o di fare proseliti, ma di suscitare le domande ulti-me sul senso della vita e di portare la luce di Cristo. E oggi chi cista vicino, e ha il cuore ferito dalle durezze della vita, forse sisente toccato nel profondo se vede che la nostra fede ci da’qualcosa di bello e sostanziale, un fondamento che ci rendefelici, Gesù Salvatore.

In conclusione, le vie entro cui muoverci sono le vie dellabellezza e dell’amore, da interpretare in senso cristiano,quindi un amore concreto, che sa vivere la gioia e la soffe-renza. I laici sono protagonisti di questo apostolato e ne dannotestimonianza. E la via è Cristo, morto e risorto. Lamission dei laici è mostrare, nella quoti-dianità degli ambienti nei qualisono immersi, la bellezza diessere cristiani.

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Nomadelfia è il prolungamento e l’attuazione didon Zeno sacerdote e profeta. Una porzione diChiesa che annovera al suo interno chierici, mammedi vocazione, coniugi, uomini e donne non coniugatie minorenni facenti parte delle famiglie per affida-mento o per nascita.

Ma che cos’è Nomadelfia oggi?Il termine Nomadelfia deriva dal greco e significa:

legge di fraternitàUna popolazione comunitaria di famiglie che vivo-

no insieme con lo scopo di costruire una nuova civiltàfondata sul Vangelo. Al Vangelo infatti, fanno riferi-mento tutte le norme che regolano la vita personale,familiare e sociale di questa comunità di famiglie.

Oggi è una popolazione di circa 300 persone,60 famiglie, con sede in Toscana vicino a Grosseto.Per lo Stato Italiano Nomadelfia è un’associazionecivile ed è organizzata sotto forma di cooperativa dilavoro. Per la Chiesa è una parrocchia comunitaria eduna “Associazione privata tra fedeli”. Un paese dovetutti i beni sono in comune e non circola denaro

LE FAMIGLIELe famiglie sono aperte all’accoglienza di minori in

stato di disagio o di abbandono, La paternità e lamaternità sono esercitate “in solido” da tutti gli adulti,che si impegnano ad amare e a collaborare nell’edu-cazione di tutti i figli secondo una linea pedagogicacomune ispirata al Vangelo.

I GRUPPI FAMIGLIARIPer superare l’egoismo familiare don Zeno ha crea-

to i “gruppi familiari”, composti ciascuno da quattro ocinque famiglie che vivono insieme.

In un’abitazione centrale hanno in comune sala da

Domenica 12 giugno, giorno di Pentecoste si èsvolta a Nomadelfia, la comunità fondata da donZeno Saltini, la premiazione del Concorso ScolasticoNazionale del Serra International.

L’Associazione, che ha come scopo il sostegnodelle vocazioni sacerdotali, non poteva che essere dicasa in una popolazione che ha avuto come padre unsacerdote: Don Zeno Saltini.

Zeno Saltini (1900-1981), avvocato e poi sacer-dote, passa attraverso il fascismo, la seconda guerramondiale e le speranze del dopo guerra portandoavanti un tentativo di riforma sociale ed ecclesiale conla comunità di Nomadelfia da lui fondata.

Sacerdote dotato di spirito profetico, seguì coneroismo la sua vocazione sacerdotale, spendendosisempre a favore del prossimo specialmente verso gliultimi, con inesauribile dedizione e fedeltà cristiana.

Egli si proponeva di mettere in pratica il Vangelonon solo individualmente ma attraverso il tentativo dirapporti famigliari e sociali.

Già nel 1950 don Zeno a proposito del sacer-dozio diceva: “ Ho inteso il sacerdozio come unatto di amicizia con Cristo, per aiutare Cristo, perfargli un piacere da amico; e così la mia vita è stataimprontata a questo concetto” e continuava” Il miosacerdozio non è una comodità, non è la gioia diconoscere Cristo con la testa con l’intelligenza; nonè la gioia di conoscere Cristo con il sentimento, nep-pure nel culto, neppure nella Sacra Scrittura: il mioSacerdozio è la ripetizione dolorosissima della vitadi Cristo per combattere il mondo che distrugge lesue creature”.

Don Zeno era un sacerdote dalla contestazioneequilibrata. Se non è possibile realizzare il Vangelointegralmente nella società si chiedeva, allora si devecreare una nuova società, modellata sui valori dellaciviltà evangelica, attuata come modello conNomadelfia, la città dove la fraternità è legge.

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Serra Italiaa Nomadelfia

SSeeffoorraa SSbbaarraagglliiaa

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pranzo, cucina, laboratori, mentre ciascuna famigliaha le camere da letto in casette separate. Ogni treanni i gruppi familiari vengono ricomposti per frater-nizzare persone e famiglie senza condizioni.

IL LAVORONel lavoro è nata una soluzione sociale che supe-

ra il dualismo “padrone e operaio” ed anche le piùavanzate esperienze di compartecipazione e dicooperativismo: la fraternità.

I Nomadelfi lavorano nelle aziende, nei laboratori,negli uffici, nelle scuole della comunità.

Per risolvere il problema dei lavori stagionali,pesanti, ripetitivi si organizzano “lavori di massa” aiquali partecipa tutta la popolazione. Non esiste dis-occupazione.

LA SCUOLANella “scuola familiare”, riconosciuta per legge,

insegnanti sono gli stessi Nomadelfi; i figli sono obbli-gati a studiare almeno fino a 18 anni, e vengono pre-sentati come privatisti agli esami presso le scuole sta-tali. Una volta raggiunta la maggiore età sono liberidi rimanere oppure di lasciare Nomadelfia.

LE RISORSE ECONOMICHELe risorse economiche provengono dal lavoro dei

Nomadelfi, dai contributi di legge per i figli accolti edalla Provvidenza, specialmente attraverso le attivitàdi apostolato: stampa, ospitalità, incontri.

L’ORGANIZZAZIONE INTERNAÈ una democrazia diretta, nella quale tutti i membri

effettivi partecipano attraverso l’Assemblea ad appro-vare le leggi, a prendere le decisioni più importanti, arinnovare le cariche costituzionali.

NOMADELFIA È UNA PROPOSTANon è chiusa in se stessa, ma vive per gli altri.

Invita i cristiani a vivere coerentemente il Vangelo e inon cristiani a vivere la legge della solidarietà umanauniversale.

Nomadelfia non è solo un luogo geografico, ma èun luogo fatto di persone e non avrebbe senso se idue aspetti non fossero uniti.

Nomadelfia è nata da un sacerdote, don Zeno, equindi siamo stati ben lieti di ospitare il SerraInternational.

Questa vostra simpatia che poi si traduce in con-cretezza nei confronti dei sacerdoti, ha inNomadelfia, un luogo dove potersi collocare proprioperchè fondata da un sacerdote, perchè costituita daun popolo sacerdotale come siamo tutti, un popolo diDio in Gesù Cristo.

La scelta di Nomadelfia è stata anche una occa-sione che ci invita a ricordare due aspetti importantiper il futuro della Chiesa. In primo luogo la famigliache va sostenuta e sempre più valorizzata, perchèsenza famiglia anche le vocazioni mancano, e lefamiglie devono fare rete, devono fare amicizia, crea-re relazioni.

Nello stesso tempo don Zeno ci chiama allacoerenza tra la preghiera e la vita.

Questa è sempre stata la grande battaglia che donZeno ha sostenuto e vissuto in se stesso prima di tutto,e che l’ha portato a fondare Nomadelfia.

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Chiamati alla compassioneGesù raccontò: «Un uomo scendeva cui

Gerusalem- me a Gerico e incappò nei briganti che lospogliarono, lo percossero e poi se ne andarono,lasciandolo mezzo morto.

Per caso, un sacerdote scendeva per quella mede-sima strada e quando lo vide passò oltre dall‘altraparte.

Anche un levita, giunto in quei luogo, lo vide epassò oltre.

Invece un Samaritano, che era in viaggio, passan-dogli accanto lo vide e n‘ebbe compassione. Gli sifece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino;poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a unalocanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente,estrasse due denari e li diede all‘albergatore, dicen-do: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lorifonderò al mio ritorno.

Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo dicolui che è in-cappato nei briganti?».

Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui».(Lc 10.30-3 71)

Per riflettereLa missione del discepolo non consiste semplice-

mente nell’eseguire un ordine o nell’essere solo unostrumento passivo nelle mani di Dio. Il discepolo devefarsi coinvolgere pienamente dalla missione che com-pie, sapendo di essere egli stesso il Cristo che agiscein quel momento e in quel luogo.

L’atteggiamento, dunque, del discepolo è quello disentire la passione per il Regno, l’ansia dell’apostolo,la compassione per ogni uomo che necessita della sal-vezza, proprio sull’esempio di Cristo che si china sul-

Mons. Stefano Rega, Rettore del Seminario di Aversa,presenta la X tappa di un “Itinerario vocazionale” per l’uomo attraverso la meditazione

di alcune icone bibliche

1100aa IICCOONNAA:: IILL SSAAMMAARRIITTAANNOO

l’uomo sofferente nel corpo e nello spirito, che piangeper l’amico Lazzaro e sente compassione per le follestanche e sfinite. “Nella sua vita mortale egli passòbeneficando e sanando tutti coloro che erano prigio-nieri del male. Ancor oggi come buon samaritanoviene accanto ad ogni uomo piagato nel corpo enello spirito e versa sulle sue ferite l’olio della conso-lazione e il vino della speranza. Per questo dono dellatua grazia, anche la notte del dolore si apre alla lucepasquale del tuo Figlio crocifisso e risorto” (dalPrefazio Comune VIII).

Il discepolo è l’innamorato dell’uomo, di ogniuomo, è il cantore dell’amore, è colui che dell’amorefa l’ideale della sua vita. Solo chi ama può esserevero discepolo, perché a questi Gesù potrà chiedere“mi ami tu più di costoro?” (Gv 21,15).

“Compresi che la Chiesa aveva un cuore, e chequel cuore bruciava d’amore. Capii che solo l’amorefaceva agire le altre membra della Chiesa, che se l’a-more dovesse spegnersi, gli apostoli non annuncereb-bero più il Vangelo, i martiri rifiuterebbero di versare il

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Signore, dammi una sensibilità che vada incontro aicuori,Signore liberami dall‘egoismo,perché ti possa servire,perché li possa amare,perché ti possa ascoltare in ogni fratelloche Tu mi fai incontrare.

(Guglielmo Volpi)

loro sangue... Capii che l’amore racchiudeva tutte lealtre vocazioni, che l’amore era tutto, che abbraccia-va tutti i tempi e tutti i luoghi... in una parola che eraeterno... Allora, nell’eccesso della mia gioia delirante,esclamai: o Gesù, mio amore... la mia vocazione,finalmente l’ho trovata; la mia vocazione è l’amore!”(S. Teresa di Lisieux)..

Tutto ciò è perfettamente descritto in questa decimaicona della parabola del buon samaritano. Gli atti diquel Samaritano sono dipinti da Gesù con estrema raf-finatezza: si pensi che in poche righe si incontranovocaboli rari che mai più ricorreranno in tutto ilVangelo di Luca.

Appena vede quello sventurato, come dice l’origi-nale greco, le viscere del samaritano si commuovono(un amore “viscerale” come quello cantato dallaBibbia per Dio e dai Vangeli per Gesù). Il suo amoreè attivo: fascia le ferite, vi versa vino e olio secondole tecniche del pronto soccorso orientale, lo caricasulla sua cavalcatura, lo affida ad un locandiere ripe-tendo per due volte il verbo «prendersi cura» e impe-gnandosi persino per il futuro col versamento di duedenari, la paga di due giornate di lavoro per un brac-ciante.

È un amore personale come è sottolineato dall’insi-stenza con cui in greco è ripetuto il pronome perso-nale autòs; «passò accanto a lui, gli fasciò le ferite,caricatelo sul suo giumento, lo condusse alla locandae si prese cura di lui... Prenditi cura di lui».

Questo è il nostro dovere, il primo fra tutti: amare eservire con umiltà e in silenzio. Non c’è nessun pro-gramma più urgente di questo, nessun fine più grande.

Dunque fermati!, anche se hai fretta e ama...

Per pregareSignore, fammi buon amico di tutti,fa che la mia persona ispiri fiducia:a chi soffre e si lamenta,a chi cerca luce lontano da te,a chi vorrebbe cominciare e non sa come,a chi vorrebbe confidarsi e non se ne sente capace.Signore aiutami, perché non passi accanto a nessunocon il volto indifferente,con il cuore chiuso,con il passo affrettato.Signore aiutami, ad accorgermi subito:di quelli che mi stanno accanto, di quelli che sonopreoccupati e disorientati,di quelli che soffrono senza mostrarlo,di quelli che si sentono isolati senza volerlo.

Quando io mi sveglio,trovo Gesù in cielo lassù.Come quando io mi addormentoDico buonanotte a Gesù sulla stella lassù.Al mattino esco fuori, corro e l’abbraccioe fra di noi è una grande amiciziae che succederà mai tra di noiniente potrà succedereperché l’amore di Gesù è tutto per noi e non ha mai fine.E ci sono anche la Madonnina e Padre Pio con Dio.E sulla stella cometa, quando è buio, trovo lassù il mio angelo, il mio angelo custode.Sono tanti gli angeli e sai perché? Sono tanti i bambini che li trovano quando si svegliano.Sono gli angeli custodi inviati da Dio, insieme a Gesù,che con me legge e gioca anche a pallone. Io sfoglio le pagine e lo sento vicino,io tiro il pallone e lui mi ritira la palla,mentre sono con i miei amici,finchè mamma, cuore di Dio, non ci chiama per il pranzo,dove ancora chiediamo a Gesù di benedire la nostra giornata e il nostro cibo.E la famiglia, io con mamma, papà e mio fratello Angelo,con Gesù che ci guarda dall’alto, viviamo tutti felici e contenti.

Versi di un bimbodi scuola primarianel recenteconcorso scolastico del Serra

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Un nutrito gruppo di serrani senesi, con il loro Cappellano Mons. Lorenzo Bozzi, nel mese di maggio, è stato in pelle-grinaggio a Santiago di Compostela.

Si è trattato di un viaggio organizzato per ringraziare il Signore e per sciogliere un voto fatto per invocare la guarigionedi un componente del gruppo, colpito da una grave malattia e che oggi, sano, è nuovamente con noi.

La permanenza a Santiago è stata di pochi gior-ni, ma trascorsi intensamente, nei quali si sono visi-tate le numerose Chiese della Città compresa laCattedrale dove riposano le spoglie di SanGiacomo.

Durante il pellegrinaggio sono stati percorsi, apiedi, gli ultimi cinque chilometri del “Cammino diSantiago” che vanno dal Monte della Gioia allaCattedrale.

Il Cappellano, Mons. Bozzi, ha celebrato duemesse: una presso la Chiesa messa a disposizionedei serrani senesi dalle suore benedettine e l’altra,concelebrata in Cattedrale, alla presenza di oltremille fedeli giunti da ogni parte del mondo, conclu-sa con la spettacolare oscillazione del“Botafumeiro” un turibolo gigante, comandato daquattro uomini, che percorre un arco di oltre duecento metri tra le navate gotico romane spargendo ovunque un intenso pro-fumo di incenso.

Al termine il gruppo è rientrato in Italia, stanco, ma profondamente rigenerato nello Spirito.Dante Vannini

In pellegrinaggio a Santiago de Compostela

Il 9 Maggio presso il Seminario Regionale Vescovile Pio XII di Siena si è tenuta un’interessante conferenza sul tema:“Pastorale vocazionale ed orientamenti pastorali della chiesa italiana”. L’iniziativa, promossa dal Distretto 171, ha riscossoun grande successo. Alle 17,30 si è svolta nella Cappella del Seminario la Santa Messa; è stato Don Leonardo, vice presi-dente nazionale del CNV che ha celebrato l’Eucarestia con una cerimonia semplice, ma toccante, animata da tutti i semina-risti presenti. Successivamente il Governatore del Distretto Giuliano Faralli ha dato il via ai lavori, sottolineando l’importan-za di una stretta collaborazione tra il Serra Club ed il Seminario, per favorire e sostenere le vocazioni sacerdotali, scopo prin-cipale di Serra International. Monsignor Nico Dal Molin, presidente del CNV, previa introduzione di Monsignor Luca Bonari,ha iniziato la sua relazione sottolineando come ...“La voce del Signore che chiama, non vada affatto attesa come se dovessegiungere al nostro orecchio in qualche modo straordinario. Essa va piuttosto riconosciuta ed esaminata attraverso quei segnidi cui si serve ogni giorno il Signore per farci capire la sua volontà...” “...Siamo chiamati ad essere, in Gesù, uomini e donnedi liberazione, siamo pellegrini di libertà, che allarga gli spazi del cuore.. . ....Tutti insieme, prosegue don Nico possiamo met-terci in ascolto di Gesù, il Maestro, per imparare da Lui cosa significhi avere un cuore povero, riconciliato, purificato e sem-plificato... Non stiamo cercando superuomini o superdonne, cerchiamo persone capaci di esprimere la loro profonda umani-tà. Questo è un sì alla vita, e come dice Geremia, è un fuoco divorante, una sfida all’ultimo respiro. La conferenza si con-clude con un invito: “Non temere, lascia fiorire il tuo sì !” Nell’auditorium, gremito di persone, erano presenti i Presidenti deiClub del Distretto 171, il Rettore del Seminario Regionale di Assisi, mons. Nazzareno Marconi, giunto appositamente conuna rappresentanza di numerosi Seminaristi, il Cappellano del Serra Club di Grosseto, di Siena, di Montepulciano, oltre a tuttii sacerdoti, ai seminaristi di Siena, Pitigliano, Montepulciano, Massa Marittima, Grosseto ed il vice Rettore del Seminario diSiena don Gian Paolo Marchetti. Interessante il dibattito che ne è seguito.

Giuliano Faralli

Don Nico Dal Molin: lascia fiorire il tuo si

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Il Club ha realizzato un pellegrinaggio ad Assisi, “Con Francesco sulla via della vita bella e buona”, con la preziosaguida di Mons. Giuseppe Satriano, cappellano del Club.

Essere pellegrini significa mettersi in cammino per scoprire le radici profeonde del proprio essere ed iniziare un nuovoe più completo percorso di conversione. Con questo spirito i serrani aiutati e condotti per mano dal Cappellano Mons.Satriano, hanno intrapreso un cammino di grande spiritualità, ricco, intenso ed emozionante.

La forte motivazione e l’affiatamento tra i partecipanti si sono immediatamente evidenziati poiché don Giuseppe ha sot-tolineato, nella sua riflessione spirituale, l’essenza del pellegrinaggio, conducendo i partecipanti alla scoperta della propriavocazione alla vita credente, riflessa nella vita del Santo e nel suo cammino di conformazione a Cristo.

Nei tre giorni di condivisione, spiritualità, preghiera e allegra vita comunitaria, le visite ai vari luoghi francescani sonostate l’occasione propizia per arricchire lo spirito ed ossi-genare la mente ed il cuore, meditando su come i consiglievangelici vissuti da Francesco e Chiara costituiscano lesfaccettature imprescindibili di un’autentica vita cristiana.

Nella Basilica di Santa Chiara, il gruppo ha sostato inpreghiera davanti al “Crocifisso di San Damiano”,Crocifisso che parlò a San Francesco chiedendogli di“riparare” la Chiesa. L’attenzione dei pellegrini si è poisoffermata alla casa di San Francesco ed al Convento diSan Damiano, e alle pitture di Giotto e Lorenzetti, conte-nute nella Basilica inferiore di San Francesco. Un incon-tro con l’arte e con l’intimo bisogno di religiosità che haprocuranto un senso di forte appagamento e di vera gioia.

Si sono poi depositati nel cuore di ciascun partecipan-te, come perle preziose in uno scrigno, le visite e le rifles-sioni condotte nella Porziuncola e quelle nel Santuario deLa Verna nel quale San Francesco, nelle sue notti di pre-ghiera, di solitudine e di rapimento estatico, fu esauditodal Signore, vivendo quella mirabile comunione tra l’a-mato e l’Amante che lo portò ad essere segnato nel corpo dalle stesse piaghe del Crocifisso.

Il pellegrinaggio si è concluso con l’adorazione eucaristica al Miracolo Eucaristico di Lanciano, pregando per le voca-zioni e per i sacerdoti.

Angelo Pomes

Sulle orme di San Francesco

GGrroosssseettoo 448833Il I giugno presso il Seminario Vescovile di Grosseto, si è svolta la cerimonia di premiazione del concorso scolastico

organizzato, come ormai da oltre 25 anni, dal Club di Grosseto. Alla presenza del Vescovo, mons. Agostinelli, sono statipremiati i primi classificati della scuola primaria e secondaria di I grado. I lavori realizzati sono stati tanti e di alta qualità.Molto numerosi gli alunni delle scuole presenti con i loro insegnanti e i loro genitori. Il Vescovo, il Cappellano del club donGian Paolo Marchetti, e la Prof.ssa Maccherini, Presidente del Club, hanno sottolineato la grande sensibilità dei giovani ela profondità delle loro riflessioni sul tema dell'amicizia, sul quale questo anno dovevano cimentarsi.

È stato sottolineato come i giovani costituiscano, anche per la Chiesa, una risorsa ineguagliabile che merita tutta la nostraattenzione e la nostra cura. I temi proposti consentono di conoscere i loro sogni, le loro aspettative, i disagi che spesso vivo-no, ci portano a contemplare il loro meraviglioso stupore di fronte ai grandi perchè della vita e cercano di aiutarci a cono-scerli ancora meglio, al di là di tutte le apparenze. 1° Classificato scuola primaria Claudia Sanna (settore Letterario)-scuo-la primaria di via Jugoslavia, Sabrina Grazioli (settore artistico)-scuola primaria di via Einaudi; 1° classificato scuola secon-daria di I grado Irene Danielli (settore letterario)-scuola"Madonna delle Grazie", Angelica Baglioni (settore artistico)-scuo-la 'Ungaretti'

Premiazione del concorso scolastico

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Buon compleanno CelsoCon una conviviale presso la sede del club, i soci hanno calorosamente

festeggiato l’amico Celso Cosimini che ha raggiunto il traguardo dei primi centoanni, mantenendo vigoria nel corpo e lucidità di mente. Il festeggiato ha proce-duto al tradizionale taglio della torta, “immortalato” dalla foto, ed ha tenuto unbreve discorso di ringraziamento offrendo a tutti i soci un libretto cui ha volutoaffidare le sue memorie del Novecento.

Intagliatore del legno (aveva frequentato la scuola professionale diPonsacco), preparandosi privatamente è diventato maestro e per un certo periodoha mantenuto le due occupazioni; in seguito si è dedicato esclusivamente aglistudi ed all’insegnamento, spinto da una grande volontà di sapere e da vivaceinteresse anche per le innovazioni tecnologiche (imparò prestissimo ad usare lamacchina per scrivere e nel 1954 possedeva già in casa l’apparecchio telefonico).

Richiamato alle armi nel 1941, tornò dalla guerra nel 1944 e riprese ad inse-gnare arrotondando il magro stipendio con le ripetizioni.

Fu collaboratore di testate giornalistiche, Segretario della Mostra del Mobiliodi Cascina e, per otto anni, anche rappresentante di libri.

Nel 1946, candidato alla prima elezione del Consiglio Comunale di Cascina,risultò secondo; assessore della Pubblica Istruzione nella Giunta cascinese, mili-tò nelle file del PSI. Lasciò infine la politica nel 1948, in seguito alla morte dellamoglie Nella.

Direttore didattico, viceGiudice Conciliatore (incari-co che svolse sempre ispiran-dosi al Vangelo e al Codice),Presidente dell’AssociazioneCristiana Artigiani Italiani,della Sezione pisana Maestricattolici, della Federazioneitaliana Scuole materne (cheha lasciato nel 1996, a 85anni!), dell’Ente nazionale diAssistenza magistrale, divari Patronati scolastici....Tutto ciò, ed altro ancora non citato per esteso, gli è valso le due onorificenzedell’Ordine al merito della Repubblica Italiana: Cavaliere ed Ufficiale.

Grande anche il suo impegno nel Serra. Presentato al club di Pisa nell’anno1986/1987 da Tommaso Borgogni, esponente dell’Azione Cattolica, ne fu Presidenteper due anni consecutivi (1989/1990 - 1990/1991), promuovendo, con la consuetapassione ed intelligenza, diverse iniziative. Collaboratore della rivista “il serrano”, haseguito attivamente la vita dell’Associazione partecipando a quattro Convention(San Diego, Cleveland, Dallas e Genova), a due Congressi Nazionali (Collevalenzae San Giovanni Rotondo) ed al grande raduno serrano nell’udienza dedicata al movi-mento da Giovanni Paolo II. Da sei anni è entrato a far parte del club di Cascina,accolto da tutti i soci con sentimenti di stima e di profondo rispetto.

Significative sono le parole con cui Celso Cosimini conclude il breve opu-scolo: “Oggi che rivedo come in un film il lungo cammino percorso durante unsecolo, mi rivolgo a Dio creatore e lo ringrazio del bene e del male che mi hadato di vivere”

Il Serra Club di Viterbo è in gran-de fermento: in questi giorni ilVescovo Mons. Lorenzo Chiarinelliha lasciato la nostra Diocesi dopo tre-dici anni di lavoro generoso e tenace edi costante attenzione a tutti i proble-mi della vasta Diocesi.

Il Serra viterbese si unisce a tuttele 96 parrocchie, ai 108 Sacerdotidiocesani, i 124 Religiosi e 400Religiose e, ovviamente, a tutti gliabitanti di questa città nel formulareun sentito ringraziamento a Mons.Lorenzo ed un fervido augurio diulteriore buon lavoro.

La successione episcopale è orarappresentata da Mons. LinoFumagalli, definito nella nominadell’11 Dicembre 2010 da PapaBenedetto XVI “adorno di egregiedoti ed esperto delle realtà ecclesia-li”. Il Serra viterbese ha già avuto lagioia d’incontrarlo in varie circostan-ze, ultima delle quali è stata in occa-sione della premiazione dei vincitoridel concorso scolastico che si tenutol’11 Aprile u.s. in adesione al VIIConcorso bandito dal CNIS.

Per onorare il 150° anniversariodell’Unità d’Italia il Serra di Viterboha bandito un concorso a 12 borse distudio messe a disposizione dallaBanca di Credito Cooperativo diRoma per studenti delle ScuoleSuperiori Pubbliche inerente lo svol-gimento di un tema sul Risorgimento.Le borse di studio consistono inlibretti di risparmio dell’importo dimille euro ciascuno. Il tasso d’interes-se potrà essere aumentato in relazioneal profitto scolastico di fine anno.

Lo scopo di entrambi i concorsi èevidentemente quello di esaltare ivalori umani e cristiani sia dell’ami-cizia sia dell’amor di Patria.

Elsa Soletta Vannucci

VViitteerrbboo 443333Concorsoscolastico

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Lo storico Andrea Riccardi così ricorda Giovanni Paolo II: “È stato il Papa che ha viaggiato di più, che ha incontratopiù gente, che ha stretto più mani. Egli ci ha ricordato che un Cristianesimo senza radici è destinato a divenire irrilevante.È stato un uomo di grande passione umana, una passione radicata nella preghiera profonda”.

La beatificazione di Giovanni Paolo II, che il Suo successore Benedetto XVI ha presieduto il I° maggio, è un evento sto-rico che non ha precedenti. Karol Wojtyla è stato un autentico servitore di Dio, un appassionato testimone di Cristo, dallagioventù, fino all’ultimo respiro. Anche nella letteratura, nel teatro, e nella poesia, Giovanni Paolo II si è fatto portavocedella preghiera che salva l’umanità incatenata. Così alcuni dei Suoi versi dell’età giovanile “Egli ha cinto la mia giovinez-za di un ritmo stupendo / ha forgiato il mio canto sopra un’incudine di quercia / … Tu sei il più stupendo, onnipotente,Intagliatore di Santi”. In circa 27 anni di Pontificato – il terzo per durata nella storia dei Papi – Giovanni Paolo II, è statoun autentico dono d’amore alla Chiesa e all’umanità. La Sua vita, una sintesi ammirevole tra preghiera e azione. Difese talivalori con numerose e importanti encicliche, incontri, Lettere Apostoliche, seminando, in ogni regione della terra, ragionidi vita e di speranza. È riuscito a smuovere il cuore dei potenti, della povera gente, dei giovani. Benedetto XVI, il 28 apri-le 2005 – meno di un mese dalla Sua morte – ha concesso la dispensa pontificia per la causa di beatificazione, senza atten-dere i cinque anni richiesti dalla normativa vigente. Per il resto sono state osservate integralmente le comuni disposizionicanoniche per la beatificazione che è avvenuta in Vaticano il I° maggio. Mark Skwarnicki, l’intellettuale polacco da sempreamico di Wojtyla così ha commentato “la decisione di Benedetto XVI di proclamare beato il Suo predecessore non è sem-plicemente un atto formale, ma un evento spirituale che coinvolge tutta la Chiesa”. Un’ondata di commozione dalla Poloniaal mondo intero, come un fiume straripante di commozione e di gioia, ha accompagnato la notizia che il Pontefice salirà aglionori degli altari. “Quale personaggio – si è chiesto il vaticanista Zavattaro – è stato capace di coinvolgere milioni di gio-vani in un dialogo fatto non necessariamente di parole ma dove, gesti, sorrisi, sono diretti allo stesso tempo a tutti e ad ognu-no dei presenti?”. Il finale di quell’evento straordinario iniziato nel 1978, ha scritto in pochi giorni, pagine di misteriosodolore, e ha imposto un silenzio, sacro e solenne, al mondo intero. Poi è venuto il giorno delle esequie. Ed è stato il giornodel vento. L’abbiamo visto tutti: ha mandato all’aria gli zucchetti dei Cardinali, ha sollevato le loro casule rosse e, infine …ha chiuso il libro del Vangelo posto sulla bara del Papa.

L’Uomo dalla veste bianca continuerà a salire e a scendere dagli aerei, bacerà la terra, alzerà la mano e, obbediente alvento, arriverà ai confini della terra.

Stella Laudadio Celentano

L’attualità profetica di Giovanni Paolo II

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Il 15 Maggio 2011, i soci dei Serra Clubs dei Distretti69 e 70 hanno vissuto una giornata indimenticabile.

Dopo l’interessante conclusione del Congresso siamoscesi verso lo splendido Santuario della Madonna diVicoforte a Mondovì. Ad attenderci S. Em. CardinaleSeverino Poletto, Vescovo emerito di Torino, affabile contutti noi, come sempre. Toccante la celebrazione dellaSanta Messa; intensa e ricca di contenuti e stimoli l’ome-lia, fonte di meditazione per noi Serrani.

Il Cardinale ha condiviso il pranzo conviviale in spiri-to di semplicità ed amicizia in un agriturismo della zona. La sorpresa inaspettata è giunta al momento del commiato: ci ha“ringraziati” per il nostro operato da Lui definito “proficuo” e al contempo “silenzioso” e, imponendoci con autorevolezzadi restare seduti, è passato a salutare uno ad uno i presenti. Ma non solo; si è avvicinato ai commensali degli altri tavoliintrattenendosi con ciascuno di loro ed è uscito dalla sala accompagnato da un applauso nato spontaneo da tutti, Serrani enon, grati per quel gesto naturale di vero “Pastore” che conosce le sue pecore una ad una.

Congresso a Vicoforte

Laura Dellacasa Pittaluga

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SSaann MMiinniiaattoo 997788

In occasione della preparazione alla Santa Pasqua,Sabato 9 aprile 2011, in una luminosa giornata primaveri-le siamo stati ospiti della comunità dei Canonici Regolariche si ispirano all’Ordine Premonstratense fondato da SanNorberto nel secolo XII e seguono la regola diSant’Agostino al servizio della diocesi di Siena.

Questi religiosi, vestiti di bianco, danno voce e animaalle pietre dell’abbazia di Sant’Antimo e celebrano laliturgia con un canto antico, il gregoriano.

L’abbazia sorge in una piccola valle, attraversata daltorrente Starcia, affluente dell’Orcia, in provincia diSiena e quello che oggi vediamo è l’effetto finale diun’opera di ampliamento e abbellimento, iniziata intor-no al 1100, e voluta dai monaci benedettini che, qui,risiedevano fin dall’VIII secolo. La costruzione delnucleo primitivo sarebbe da ricondurre al culto dellereliquie di Sant’Antimo di Arezzo. Alla morte del santo,nel 352, alcuni devoti costruirono sul luogo del martirioun piccolo oratorio al fine di poter pregare sulla suatomba. In seguito i Longobardi, intorno all’anno 770,iniziarono la costruzione di un primo monastero bene-dettino. Carlo Magno, nell’781, seguendo la grande arte-ria di comunicazione creata dai Longobardi, (la“Francigena” ) giunse fino a Sant’Antimo e pose il suosigillo sulla fondazione di questo primo monastero anco-ra in costruzione. Di questa prima abbazia del VIII seco-lo ciò che rimane visibile esternamente è l’antica abside,denominata Cappella Carolingia. All’interno ci sonoaffreschi monocromi di Giovanni d’Asciano (secoloXV) che narrano la vita di San Benedetto. Attualmente èla sagrestia.

Ospitidei Canonici Regolari

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L’avv. Girolamo Petrachi,il nostro caro amico, sempreentusiasta militante del SerraClub di Matera, lo scorso 21maggio ha terminato la suavita terrena e serenamente siè spento.

Addio Girolamo! Il Padreceleste ti ha chiamato nellasua Casa e sei andato da Luiad occupare il posto cheaveva preparato per te. Ci hailasciato, ma i tuoi amici delSerra ti ricordano nei lorocuori perché, durante la tua presidenza, sei stato unasplendida guida per noi, ma soprattutto, sei stato d’esem-pio a tutti con la tua condotta coerente tra fede e vita vis-suta. Hai offerto il tuo servizio, in totale disponibilità, contanto amore verso la comunità ecclesiale e verso il prossi-mo. Ti sei fatto guidare dal lume divino che è fonte difede. Gli amici serrani vogliono condividere con te, nel-l’incontro con Cristo, il tuo patrimonio interiore.

Nella vita professionale forense, in special modo inquello di patrocinante penalista, eri spesso schierato indifesa del più debole, attento alle problematiche dellefasce sociali più bisognose ed emarginate. Senza dubbio tiispiravi al santo avvocato Alfonso de’ Liguori. Non avreb-be potuto essere diversamente, anche perché sei stato unterziario dell’Ordine Francescano Secolare, impegnato,come i tuoi confratelli, nel lavoro e nella famiglia, per rea-lizzare, in un mondo più giusto, la fraternità, la speranzaevangelica e la pace.

La tua figura di grande amico oggi ci appare più niti-da e chiara nella sovrabbondanza della “Grazia” che haiavuto il privilegio di ricevere anche nella tua cristiana esi-stenza terrena. La facilità di relazione verso gli altri, l’a-more incondizionato e la disponibilità che hai sempremostrato verso tutti, per noi che ti abbiamo conosciuto eche abbiamo avuto il privilegio della tua amicizia, sonoluce che ci indica la “Via” da seguire per raggiungere incompletezza la “Vita”. Anche la gravosa sofferenza chehai subito nell’ultimo periodo della tua esistenza terrena èstata il peso finale della tua “Croce” a definitivo e com-pleto compimento della missione che il “Signore” ti avevaqua giù affidato.

Accogliamo il messaggio che ci hai trasmesso.Cercheremo di seguire il tuo esempio, non solo nel Serra,ma anche nella nostra vita quotidiana, capaci di offrirefiduciosi il nostro servizio, animati da propositi di amore.

Gli amici del Serra Club di Matera

Esempio di vita cristiana

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CCaattaanniiaa 771177Nella accogliente cornice del Seminario Arcivescovile di Catania si è svolta la premiazione del concorso scolastico;

quest’anno il concorso era aperto non solo agli alunni delle superiori, ma anche a quelli delle scuole medie ed elementaridella Diocesi. Il tema, “L’Amicizia che cosa è secondo te? Ti senti amico di Cristo?”, era coinvolgente ed il gruppo dipartecipanti è stato di oltre settanta alunni. Il Presidente del Club, dott. Pierluigi Motta, ha premesso una breve illustrazionedel movimento “serrano”. Quindi, il Governatore, dott. Salvatore La Spina, ha fatto una sintesi della struttura operativa delSerra a livello Nazionale, di Distretto e di Club. Il vice Cappellano don Nunzio Capizzi ha, poi, accennato alla vita delSeminario ed alle attività che vi si svolgono. Infine la prof.ssa Matalone, presidente della Commissione che ha giudicato itemi, si è detta particolarmente lieta per la originalità degli elaborati, comunicando che tre dei lavori prescelti per lapremiazione erano stati classificati al terzo posto, ex aequo, a livello nazionale, fra i temi segnalati dai vari Serra Clubd’Italia È seguita la premiazione e la lettura di qualche brano dei temi vincitori. Particolarmente “delicati” ed originali alcunipensieri di una ragazzina di 3a media, Nayireth Tatiana Vian Olaya [cilena]: “…L’amicizia è una scatola di vetro piccola,trasparente, dove si conservano tutti i nostri pensieri, idee, affetto e amore… Sono pezzi di cuore che si tenta di evitare digraffiare… Gli amici sono quelli che staranno accanto a te quando gli altri non si accorgono nemmeno che sei caduto…L’amicizia è uno dei doni più belli che Dio ci ha lasciato da condividere… Io mi sento amica di Cristo perché con lui possoparlare ogni minuto, ogni secondo…

L’amicizia è una scatola di vetro trasparente

Luigi Motta

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I membri del Serra Club di Lugano, ospiti del Rettore del Seminario san Carlo, don Willy Volonté e dei seminaristi,hanno avuto la gioia di accogliere il past presidente di Serra International Dott. Cesare Gambardella, giunto da Palermo perpresentare la realtà e la presenza del Serra a livello mondiale. Una realtà, quella del Serra, presente in tutti i continenti, in42 paesi con oltre 800 clubs.

Il dott. Gambardella, durante il suo anno di presidenza internazionale, ha voluto visitare un gran numero di questi clubs,privilegiando soprattutto quelli più decentrati e che da tempo non erano stati visitati dai suoi predecessori. Una presenta-zione supportata dalla proiezione di una serie di significative fotografie che lo ritraggono in compagnia del Vescovo locale,del comitato esecutivo del Serra ospitante e dei soci serrani. Queste visite sono state l’occasione per rendersi conto di per-sona delle realtà locali nel campo della pastorale vocazionale, non tralasciando mai di visitare i Seminari delle Diocesi incui un Serra club è operativo.

Il Dott. Gambardella ha iniziato la sua esposizione raccontando della presenza attiva di ben tre Serra clubs inBangladesh, paese in cui i cattolici sono una piccola minoranza pesantemente discriminata. Dal Bangladesh a Macao, doveil Serra festeggiava il suo 30esimo di esistenza; a Hong Kong dove gli anni di presenza sono già 45, mentre in Tailandiasono attivi ben 20 club in 10 diocesi.

Commovente il racconto della nascita del Serra club a Singapore, composto essenzialmente da giovani professionisti cri-stiani molto impegnati: alla richiesta del loro Vescovo di aprire un club hanno deciso di fare una settimana di ritiro e 24 oredi adorazione continua per poter discernere la volontà di Dio riguardo a questa richiesta. Al termine del ritiro hanno dato laloro disponibilità all’apertura del Serra club e si sono messi a disposizione per la pastorale delle vocazioni.

In Canada, a Toronto, il club, grazie a una donazione, è proprietario di una casa, la "Serra House", che accoglie giovaniper un cammino di discernimento spirituale, primo passo verso una possibile vocazione. In Messico, a Merida, ci sono dueclubs di giovani talmente presi dal carisma del Serra che hanno coniato e vivono un "serra twenty-four hours", che signifi-ca fare pastorale vocazionale durante l'intera giornata, offrendo la propria testimonianza.

In Nigeria, ha incontrato – mostrando la foto - i 699 (!!) ragazzi del seminario maggiore. Significative anche le foto scattate nei paesi visitati in America latina: Venezuela, Cile, Argentina, Uruguay e Paraguay.

In America del Nord visitate Boston e New York, dove ha incontrato il consulente episcopale del Serra International S. Ecc.Mons. Timothy Dolan, Arcivescovo di New York, terminando il suo mandato con una visita alla tomba del Beato J. Serra.

Questa affascinante presentazione ha permesso di apprezzare la vitalità dello spirito serrano presente nei vari clubs adiverse latitudini e in differenti culture, ma che condividono tutti la stessa fede in Gesù risorto e l’impegno a favorire e soste-nere le Vocazioni. Anche tra i presenti si respirava una vera e forte esperienza di comunione.

Emanuele Costa

I club Serra nel mondo

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MMoonntteeppuullcciiaannoo 777700Il sette ottobre 2009, la Penitenzieria Apostolica, accogliendo la richiesta del Vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza, in

virtù della potestà conferitale dal Papa Benedetto XVI, ha concesso che dai primi vespri di Pentecoste (11 giugno 2011) conquale si aprirà il Giubileo della Chiesa concattedrale pientina, fino ai secondi vespri della solennità dell’Ascensione della BeataMaria Vergine dell’anno 2012 (15 agosto) col quale si chiuderà il Giubileo, i fedeli cristiani veramente pentiti possano lucrarel’indulgenza plenaria, che potranno applicare alle anime del Purgatorio sotto forma di suffragio, alle consuete condizioni fedel-mente osservate (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice).

Con la stessa lettera la Penitenzieria Apostolica ha concesso al Vescovo Rodolfo Cetoloni, che nella celebrazione dellaSanta Messa di apertura del Giubileo, impartisca a tutti i fedeli presenti che con animo disposto vi parteciperanno, laBenedizione Papale, con indulgenza plenaria.

Nella lettera il Vescovo comunica la notizia dell’apertura dell’Anno Giubilare, ed afferma: il mondo conosce e ammira labellezza architettonica e spirituale di Pienza, noi ne siamo i custodi e abbiamo per primi la grazia di vivere questo suo Giubileo.

L’indulgenza plenaria concessa dal S. Padre fino al 15 agosto 2012 sia accolta e vissuta con spirito di rinnovamento perchésiamo in pace con lui, pieni del suo amore e riconciliati dalla sua bontà. Il gesto straordinario dell’Indulgenza Plenaria in nostrofavore crei in noi generosità, dedizione, impegno al bene e carità. Il Santo Padre ha suggerito un triplice obbiettivo: far cre-scere nei cristiani le virtù soprannaturali della Fede, della Speranza e della Carità; consolidare i nostri comportamenti secondola via del Vangelo; rafforzare il vincolo dell’unità col Vescovo e con il Papa. È una Grazia grande! Non lasciamola passare inva-no! Alla comunità parrocchiale e alla città di Pienza, l’onore di questo impegno che li mette in prima fila; il grazie, fin d’ora,per tutto il calore umano e spirituale che sapranno offrire accogliendo le nostre persone e tutti quelli che, in questo anno, visi-teranno la loro Chiesa. Il loro esempio ci sia di sprone e di invito! Il nostro entusiasmo e la nostra adesione sia loro di confor-to e incoraggiante amicizia. Ringraziate con me il Signore. Preghiamo tutti per il S. Padre. Il Signore vi dia Pace! + Rodolfo Cetoloni, vescovo

A Pienza l’Anno Giubilare

PPootteennzzaa 771122Se è vero come è vero che, nella dovuta considerazione dei principi statutari del Serra, occorre andare primariamente

verso i nostri giovani, specie quelli ribelli, e testimoniare loro la bellezza della vita, la gioia del vivere, con se stesso e nellasocietà, e la bellezza del Vangelo; che occorre avere una relazione con loro ed essere pronti a disporci all’ascolto dei loroproblemi, sicuramente in noi troveremo tante risposte, ma siamo in grado di intercettare le vere domande?

Facendo tesoro di questi intendimenti, il Club, in quest’anno sociale, si è rivolto ai giovani delle Scuole di ogni ordinee grado del Comune di Potenza, invitandoli alla partecipazione al Concorso Scolastico 2010/2011, con il Patrocinio dellaProvincia di Potenza, finalizzato a promuovere la cultura cattolica ed evidenziare gli ideali dell’Associazione SERRA, daltema “L’amicizia cos’è, secondo te? Ti senti amico di Cristo?”

La Cerimonia di premiazione si è svolta il 7 maggio 2011, negli accoglienti locali del Museo Provinciale di Potenza.Apre la manifestazione il Presidente dott. Beniamino Calvello, con una breve considerazione sui valori dell’amicizia,

definendo la stessa amicizia come uno dei sentimenti più belli da vivere perché dà ricchezza, emozioni, complicità e, oltre-tutto, non costa niente. Grande cosa è l’amicizia, e quanto sia veramente grande non lo si può esprimere a parole, ma sol-tanto provare interiormente. Gli amici hanno bisogno uno dell’altro, per cui l’amicizia deve intendersi come una preziosacarezza di cui non si può fare a meno. È, quindi, intervenuto S.E. l’Arcivescovo Agostino Superbo, che, prendendo spuntoda alcuni brani del Vangelo, si è rivolto ai ragazzi invitandoli ad un profondo incontro con la sincera amicizia, specialmen-te con Cristo, perché è dall’incontro con Cristo che l’uomo può diventare pienamente se stesso ed amare realmente il pros-simo.

Successivamente gli alunni hanno tutti ricevuto il dovuto riconoscimento, con attestati e materiale didattico.Una buona riuscita dell’iniziativa, così come avvalorato da una docente di Religione che ha voluto esplicitare il suo pen-

siero con un messaggio indirizzato al SERRA CLUB di Potenza: “…con gioia e sincera gratitudine per l’iniziativa delConcorso sull’amicizia …i lavori dei ragazzi riflettono immediatezza e autenticità …è stata l’occasione per loro e per mestessa di interrogarci sulla relazione con Dio e con Gesù …per meglio chiarire e approfondire la relazione col Mistero econ Gesù ….una collaborazione questa, con le scuole, che facilita e contribuisce alla formazione integrale dell’alunno.”

Beniamino Calvello

Premiata “l’amicizia” nelle scuole

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in dialogo

Lettere al DirettoreGiovanni Paolo II: una vita di vocazione

Gentilissimo Direttore,Mi permetta di parteciparle alcune riflessioni sui meriti del prestigioso periodico da Lei diretto che da molti anni seguocon attenzione ed interesse.Mi preme, anzitutto, significarle il dono che la rivista possiede, quello di avere un collaboratore del lignaggio del prof.Savagnone, grande, preziosa risorsa da tenere ben stretta il più a lungo possibile. I suoi temi sviluppati, infatti, oltre cheattuali, sono sempre dettati sia da profonda sincerità e assoluta competenza, che da adeguato spirito ecumenico e sociale.Un plauso ritengo pure di estenderlo per la scelta, forse obbligata, di aver dedicato un suo spazio a GGiioovvaannnnii PPaaoolloo IIIIa cura di G. Gabrieli che ha ben sottolineato, tra l’altro, quanto il “percorso di quest’uomo sia stato una vita di voca-zione…” qualunque sia il pensiero del sig. Hans Küng, le cui opinioni fanno riflettere non poco.A tal proposito mi permetta di suggerirle per il futuro, uomini di rilievo come Raniero la Valle, Carlo Molari, LuigiAccattoli… e ove lo credesse opportuno, di dare spazio ad una “controparte”. Non ultimo, VViittttoorriinnoo AAnnddrreeoollii (di recen-te premiato dal Serra) per la sua coerenza di “fede” umana pur non essendo cattolico.Il profilo e le problematiche dei giovani, infine, caro Direttore, cui peraltro fa riferimento nel suo editoriale di marzou.s., si tengano spesso in buona evidenza non ultimo lo stimolo ad avvicinare il loro pensiero anche alle vvooccaazziioonniissaacceerrddoottaalliiMi permetta di osservare che riservare due pagine per la destinazione dell’otto per mille dell’Irpef, forse è stato un po’eccessivo: l’altra pagina, ben vistosa, poteva ospitare altro argomento pertinente alla pubblicazione.Per finire, caro Direttore, mi complimento anche per la rubrica “VVooccii ddaaii sseemmiinnaarrii“ altra sezione di rilevante anzi vitaleimportanza da coltivare: inviterei i rettori a proporre ai chierici di manifestare con certa frequenza, i loro pensieri, le lororiflessioni, i loro appagamenti, che serviranno, ne siamo certi, sia ai giovani come incoraggiamento a seguirli, sia a tuttinoi di una certa età…A questo proposito balza una idea, forse non peregrina: considerare, cioè, se sia il caso di dare una diffusione dellapubblicazione in alcune parrocchie (“scelte”); concordare con i parroci se tale “promozione” editoriale può essere dastimolo alla generazione di giovani nella misura di quante unità gravitano in quella zona parrocchiale. La pubblicazio-ne potrebbe anche essere elargita gratuitamente, ma pure tale decisione dovrà ben essere vagliata per i suoi vari aspet-ti, anche economici.Complimenti, infine, per le splendide foto di copertina di ottobre e marzo u.s.Molti cordiali saluti.

Tommaso Ciprì

Ringrazio sentitamente il lettore per i complimenti (che giro anche ai collaboratori citati e a tutta la Redazione) e per ipreziosi suggerimenti. Cercheremo di tenerne conto, compatibilmente con le esigenze complessive della nostra rivista.

VISITATE IL PORTALE: www.serraclubitalia.it ovvero com

Carissimi amici, mille grazie per la preziosa rivista ed il bellissimo contenuto! Tante benedizioni celesti!Molto grato

Ivan ZupanCappellano Serra Club Maribor - Slovenia

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