i bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t...

31
I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. Scritto da Fabio Dei Lunedì 09 Novembre 2009 00:05 - I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico    Fabio Dei (Università di Pisa) (pubblicato in G. Montagnoli, a cura di, La violenza e il dolore degli altri , Pia, PLUS, 2008, pp. 69-94)  We feared them. They were cruel and hardhearted: even more than adults. They don’t know what is sympathy, what is good and bad. If you beg an older one, you may convince him to spare you, but the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have never learned it (Testimonianza di una donna della Sierra Leone, in Maxted 2003).  1. I bambini soldato e l’antropologia della violenza.   Il fenomeno dei bambini-soldato è uno degli aspetti delle cosiddette “nuove guerre” che più ha colpito l’opinione pubblica internazionale, e attorno al quale si sono maggiormente mobilitate le organizzazioni umanitarie, sul piano sia istituzionale che non governativo. Si tratta anche di un fenomeno cruciale per chi voglia comprendere la natura della violenza di massa nel mondo contemporaneo, da un lato, e dall’altro le forme del discorso e della comunicazione tramite cui tale violenza viene rappresentata. Le sintetiche e del tutto provvisorie riflessioni che proporrò in questo articolo sono condotte dal punto di vista dell’antropologia culturale, una disciplina che solo nell’ultimo decennio del Novecento ha cominciato ad occuparsi in modo sistematico del problema della violenza – che in precedenza aveva singolarmente ignorato. Rari e occasionali sono stati infatti i contributi antropologici allo studio delle guerre mondiali, dei movimenti rivoluzionari, della Shoah. Gli antropologi classici consideravano 1 / 31

Upload: others

Post on 14-Jul-2020

0 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico      Fabio Dei (Università di Pisa) (pubblicato in G. Montagnoli, a cura di, La violenza e il dolore deglialtri , Pia, PLUS, 2008, pp.69-94)  We feared them. They were cruel and hardhearted: even more thanadults. They don’t know what is sympathy, what is good and bad.If you beg an older one, you may convince him to spare you, butthe younger ones, they don’t know what is symphaty, what ismercy. Those who have been rebels for so long have neverlearned it (Testimonianza di una donna della Sierra Leone, in Maxted 2003).   1. I bambini soldato e l’antropologia della violenza.    Il fenomeno dei bambini-soldato è uno degli aspetti dellecosiddette “nuove guerre” che più ha colpito l’opinione pubblicainternazionale, e attorno al quale si sono maggiormente mobilitatele organizzazioni umanitarie, sul piano sia istituzionale che nongovernativo. Si tratta anche di un fenomeno cruciale per chi vogliacomprendere la natura della violenza di massa nel mondocontemporaneo, da un lato, e dall’altro le forme del discorso edella comunicazione tramite cui tale violenza viene rappresentata.Le sintetiche e del tutto provvisorie riflessioni che proporrò inquesto articolo sono condotte dal punto di vista dell’antropologiaculturale, una disciplina che solo nell’ultimo decennio delNovecento ha cominciato ad occuparsi in modo sistematico delproblema della violenza – che in precedenza aveva singolarmenteignorato. Rari e occasionali sono stati infatti i contributiantropologici allo studio delle guerre mondiali, dei movimentirivoluzionari, della Shoah. Gli antropologi classici consideravano

1 / 31

Page 2: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

di propria competenza le strutture “normali” e ordinarie della vitaquotidiana, non gli eventi straordinari delle guerre; del resto,svolgevano per lo più le loro ricerche in contesti sociali“pacificati” dal colonialismo. Le cose sono progressivamentecambiate con la decolonizzazione e con la diffusione in vaste partidel mondo di guerre civili e conflitti “a bassa intensità” nei quali ilconfine fra pace e guerra, fra militari e civili, e infine fra situazioniordinarie e straordinarie si è fatto assai più labile. La ricerca sulcampo si è necessariamente imbattuta nella violenza, o perlomenonel dialogo con popolazioni profondamente colpite dalla violenza;in certi contesti, è stato inevitabile praticare un “fieldwork underfire”, per citare il titolo di un libro pionieristico su questi temi(Nordstrom, Robben 1996). Negli ultimi anni si è dunquesviluppata una letteratura cospicua, costituita sia da contributietnografici su casi specifici sia da riflessioni teoriche edelaborazioni di categorie interpretative.     Quali sono le specificità dell’approccio antropologico? Hocercato di darne conto in un recente lavoro di maggior respiro (Dei2005), al quale rimando limitandomi qui a riassumere alcuni punticentrali. Intanto, ovviamente, va citata la centralità della ricercaetnografica. Il lavoro degli antropologi si basa di solito sulprolungato dialogo e sulla condivisione della vita sociale di gruppiche hanno vissuto e subito forme di violenza di massa; talvolta,sul dialogo con gli stessi esecutori della violenza, come nel casodi studi su alcuni gruppi terroristici o, appunto, con ex bambinisoldato. Ciò porta a cercare di capire la prospettiva interna degliattori sociali: il modo in cui la violenza assume significato per chila compie e per chi la subisce. In una prospettiva antropologica, lepratiche di violenza sono sempre pervase di significati culturali:non sono mai espressione di un puro furore “bestiale” eanticulturale. Ciò porta a interrogarsi fra l’altro sulla sintassisimbolica della violenza, sulle sue forme rituali, sul simbolismoche viene messo in atto anche e, anzi, soprattutto, nelle suemanifestazioni più atroci e cruente. Dall’altra parte, nello studio

2 / 31

Page 3: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

della comunità di sopravvissuti, la ricerca di un significato sta alcentro delle pratiche di resistenza alla violenza,  di elaborazionedel lutto, di ricostruzione di un ordine.  In realtà, il vero tema concui gli antropologi si confrontano è la costruzione sociale dellamemoria nei gruppi che hanno praticato o sono stati colpiti da unaviolenza radicale. Le fonti sono per lo più racconti collettivamenteplasmati che cercano di rendere commensurabile l’esperienza e didare un senso culturalmente accettabile a ciò che è accaduto. Perinciso, questi racconti non vanno necessariamente consideraticome realistici (un rischio metodologico in cui cadono talvolta iresoconti giornalistici o i report delle organizzazioni umanitarie).Come ha mostrato fra gli altri Michael Taussig (1984), i racconti ele testimonianze sono espressione di quella stessa “cultura delterrore” che la violenza ha creato, e la interpretano secondo lineesignificative che non sono necessariamente leggibili in termini dicorrispondenza fattuale.        Ovviamente, non meno costruite sono le rappresentazioniche di questa violenza, spesso (anche se non sempre)caratteristica dei paesi postcoloniali, circolano nella societàoccidentale, attraverso il giornalismo, i media e le campagne diazione umanitaria. Non di rado, la violenza degli altri vienedescritta con tratti barbarizzanti ed esotizzanti, ereditati dalleretoriche colonialiste ed orientaliste (anzi, la violenza efferata e leatrocità erano già uno dei luoghi comuni più ricorrenti deldiscorso orientalista, tanto che le guerre attuali possono apparirela conferma di stereotipi consolidati). È assai comune attribuire leguerre civili e i conflitti su base etnica all’esplosione di un odioancestrale di tipo “tribale” o “clanico”, secondo la visione cheArjun Appadurai (1997) ha definito primordialista: l’attrito di forzeidentitarie primitive e irrazionali  impedirebbe il progresso civile erazionale di questi popoli, trascinandoli sempre di nuovo nellabarbarie. Una tendenza, questa, che è stata alla base di crucialierrori nelle strategie di intervento e di peacekeeping da parte delleorganizzazioni internazionali (Kaldor). Per di più, le politiche di

3 / 31

Page 4: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

sensibilizzazione umanitaria hanno l’esigenza di ricorrere a formedi comunicazione di massa che portano a semplificare i problemi ea far leva su immagini e luoghi comuni che poco contribuiscono auna comprensione critica. Il modo in cui la società occidentale sipone “di fronte al dolore degli altri” è denso di ambiguità etiche epolitiche, come ha mostrato l’ultimo grande libro di Susan Sontag(200).    Come si comprende anche solo da questi brevi cenni, vi è unacostante tensione fra l’approccio “dall’interno” dell’antropologia,sensibile alle peculiarità delle condizioni culturali e dei sistemi disignificato locali, e quello universalista e oggettivistico delleistituzioni politiche e umanitarie internazionali. Probabilmente  latensione è strutturale: ciascuna delle due prospettive è legittima. Ilsapere antropologico non può fare a meno di calarsi nella densitàdei significati culturali, mentre le istituzioni umanitarie, sevogliono agire,  non possono evitare di assumere posizioniuniversaliste ed almeno in parte etnocentriche. È importante chequesti due livelli siano capaci di correggersi ed arricchirsi avicenda. Sta di fatto, comunque, che soprattutto negli ultimi anni ildiscorso antropologico sui problemi dei diritti umani ha teso acostruirsi in diretta polemica con il discorso delle istituzionicooperative e dei gruppi umanitari. È così, ad esempio, per lequestioni relative alla tortura e alle pratiche crudeli, inumane edegradanti” (Asad 19  ), alle mutilazioni genitali femminili(Pasquinelli 2007),  alla tutela dei diritti dei minori; ed è così per ilproblema dei bambini soldato, come mostra un recente eimportante libro di  David M. Rosen (2005) sul quale mi soffermeròfra un attimo. Ma cerchiamo intanto di mettere a fuoco dimensionie caratteristiche del coinvolgimento attivo dei bambini in eserciti egruppi paramilitari nelle guerre di fine Novecento e di inizio del XXIsecolo.   2. La dimensione e le caratteristiche del fenomeno: il punto divista umanitario.  

4 / 31

Page 5: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

L’ONU, l’Unicef e altre organizzazioni internazionali hanno tentatonegli ultimi anni un monitoraggio sistematico del fenomeno deibambini soldato, fornendone una definizione, stimandone ledimensioni quantitative sul piano globale e avanzando ipotesiriguardo alle cause e alle conseguenze. Tra i documenti piùsignificativi, i rapporti della Coalition to Stop the Use of ChildSoldiers [1] , che nelle edizioni del 2001 e del 2004 fornisconoampi dati non solo sui conflitti attivi o recenti che hanno vistoattivamente impegnati bambini come combattenti, ma anche sullasituazione dell’impiego in tempi di pace di minorenni negli esercitie nei corpi militari in oltre 180 paesi del mondo. Si tratta dipanorami ampi e dettagliati della situazione globale, costruiti sullabase di una rete diffusa di corrispondenti locali - anche se nonsempre risulta chiara la natura delle fonti utilizzate. Cercherò didarne una breve sintesi. Il rapporto del 2001  si apre conun’affermazione che sarà largamente ripresa nei più svariatidocumenti e siti web  negli anni successivi: “In ogni momento,più di 300.000 bambini sotto i 18 anni – ragazze e ragazzi –combattono come soldati con le forze armate governative o ingruppi armati ribelli, in più di 30 paesi in tutto il mondo…La granparte dei bambini soldato hanno tra i 15 e i 18 anni, ma il piùgiovane registrato in questo rapporto ha 7 anni” (Coalition 2001, p.10). La situazione viene quindi esaminata per aggregazione digrandi aree geografiche. La più problematica è rappresentatadall’Africa sub-sahariana, dove l’impiego di bambini in guerra haraggiunto grandi e drammatiche dimensioni soprattutto nel caso diconflitti civili come quelli di Sierra Leone, Liberia, Sudan, Uganda,Repubblica Democratica del Congo e altri, dove truppegovernative affrontano eserciti ribelli in un contesto didissoluzione dei legami sociali. Nel Medio Oriente i bambinisoldato sono stati usati largamente nel conflitto tra Iran e Iraq enella guerra civile libanese; oggi, per quanto la situazione siamigliorata, vi sono nuovi casi di coinvolgimento dei minori informe di guerriglia e di opposizione violenta, in particolare da

5 / 31

Page 6: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

parte di gruppi islamici (il Rapporto trascura tuttavia vistosamenteil coinvolgimento dei bambini nel conflitto israelo-palestinese esoprattutto nel terrorismo islamico; un punto sul quale occorreràtornare). Per quanto riguarda l’Asia,  come casi più vistosi diimpiego militare dei minori sono citati Afghanistan, Sri Lanka,Myanmar (ex-Birmania), oltre alle vicende legate al regimecambogiano dei khmer rossi. In America Latina, i recenti conflittiin Guatemala, Nicaragua e El Salvador hanno visto un ampiocoinvolgimento di bambini – i quali oggi, concluse le guerre,presentano forti problemi di reintegrazione. In Colombia e Perù ilproblema persiste, in relazione agli scontri tra forze armategovernative e ribelli. Nel resto del mondo, e al di fuori di situazionidi guerra, il Rapporto insiste in modo sistematico e dettagliatosulle pratiche di reclutamento nell’esercito di minorenni, ragazzi di16 o 17 anni.    Nel rapporto del 2004, la Coalizione riconosce l’impossibilità distabilire con esattezza il numero di bambini coinvolti nelle guerre,per la difficoltà di monitorare il fenomeno nelle zone più calde eanche perché in molti paesi l’assenza di sistemi affidabili diregistrazione anagrafica non consente di stabilire con esattezzal’età al momento del reclutamento.  Nel periodo 2001-2004 laconclusione di alcune guerre, come quelle di Angola e SierraLeone, ha portato alla smobilitazione di decine di migliaia diminorenni; tuttavia, la situazione è rimasta molto pesante o si èaddirittura aggravata in contesti africani come la Costa d’Avorio,l’Uganda del Nord, la Repubblica Democratica del Congo, il Darfur.    Questo, a grandissime linee, il panorama mondiale. Per qualimotivi e con quali modalità sono spinti o costretti i bambini acombattere? Il discorso umanitario si concentra su alcune principali motivazioni,  anch’esse costantemente ricorrenti neidocumenti e negli appelli. Intanto, si dà per scontato che l’impiegodi bambini come soldati sia un fenomeno recente, legato aimutamenti nella natura delle guerre di fine Novecento. Si tratta diguerre diverse da quelle classiche, che erano combattute da

6 / 31

Page 7: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

eserciti regolari rappresentanti di stati: sono coinvolti soggettidiversi e irregolari, che si affrontano in contesti di indebolimentodello stato, dei valori sociali e di dissoluzione della stessa eticamilitare. Non ci sono più regole, e si fa più incerta la distinzione fracivili e militari, fra situazioni di pace e di guerra. A ciò deveaggiungersi l’evoluzione tecnica degli armamenti: la diffusione diarmi leggere e di facile uso favorisce il loro impiego da parte deibambini. Di più: i bambini non sono reclutati solo come surrogatodi soldati adulti. Sono invece apprezzate le loro specifiche qualità,come l’adattabilità, la malleabilità, l’assoluta obbedienza agliordini, la facilità di indottrinamento. “Ubbidiscono agli ordini; nonsono preoccupati di tornare da una moglie o da una famiglia; nonconoscono la paura”, come si esprime un ufficiale dei ribellicongolesi (Maxted 2003, p. 60). In quanto alle modalità di arruolamento, questo è talvolta forzato,ottenuto cioè attraverso rapimenti o minacce ai bambini stessi oalle loro famiglie; talvolta è volontario. Ma il Rapporto usa semprequesto termine fra virgolette, ritenendo che la scelta di arruolarsisia comunque  sottodeterminata da fattori estranei alla scelta deiminori. Situazioni ambientali di povertà e pericolo, la crisi dellafamiglia e delle strutture tradizionali di supporto, l’assenza dieducazione e i processi di indottrinamento, il desiderio di vendettaper le uccisioni o le violenze compiute sui familiari, sono tra ifattori che possono spingere i minorenni ad aderire ai gruppiarmati. Talvolta, sembra non esservi altra scelta per lasopravvivenza. Anche in contesti non bellici, l’arruolamento diragazzi nelle forze armate avviene sullo sfondo di contesti sociali efamiliari degradati e violenti (Coalition 2004, p. 20).  Oltre che nelruolo di combattenti armati, i bambini – soprattutto i più piccoli –sono impiegati  in una serie di altre funzioni, dal lavoro forzato(come nelle miniere di diamanti della Sierra Leone) a compiti diportatori, staffette, spie, talvolta scudi umani (Coalition 2001, p.11). Dei bambini soldato fa parte un numero cospicuo di ragazze,spesso sottoposte anche a stupri e varie forme di sfruttamento

7 / 31

Page 8: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

sessuale. Per loro è particolarmente difficile la reintegrazionepost-bellica, dal momento che vengono spesso respinte perchéimpure dalla comunità di provenienza.       Molti rapporti giornalistici e umanitari riferiscono storieagghiaccianti riguardo l’iniziazione alla violenza e il reclutamentoforzato. Bambini e ragazzi sarebbero costretti a uccidere adulti delloro stesso villaggio, oppure compagni che hanno tentato la fuga.Coinvolgerli direttamente come protagonisti, per quantoinizialmente forzati, di pratiche cruente e disumane sarebbe unmodo per far loro oltrepassare irreversibilmente la linea dellaciviltà e della morale, per modificare in modo definitivo la loropersonalità e la loro appartenenza.  Del resto, storie di indicibile eraccapricciante violenza sono largamente diffuse fra lepopolazioni vittime, o soggette alla minaccia, di questo tipo diguerra civile – una guerra che cancella l’ordine culturaletradizionale. Le occupazioni dei villaggi da parte di gruppi diguerriglia sono rappresentate come vere e proprie feste di sangue;si riportano i più crudeli assassini, e soprattutto dettagli dipersone fatte a pezzi, persino di atti di cannibalismo, varie formedi violenza ritualizzata. Come ho già accennato, questi raccontinon sono necessariamente da considerare come realistici (cosache nei resoconti giornalistici si dà invece per scontata): essiesprimono piuttosto la cultura del terrore che circonda la praticadella guerra, sembrano rappresentare una sorta di terribilerepertorio mitologico, nel quale le storie della disumana crudeltàdei bambini giocano un ruolo centrale. Un punto sul quale tornerò.In questi racconti, così come nei report umanitari, è anchelargamente presente il tema della somministrazione ai minori dialcol e droghe, al fine di attutirne la sensibilità morale e, ancora, diprodurre mutamenti irreversibili della personalità. Questo punto èimportante perché contruibuisce a “discolpare” i bambini dalleloro azioni – in altri termini, a negare loro lo status di agenticonsapevoli e razionali.        Quali sono le conseguenze del vasto coinvolgimento dei

8 / 31

Page 9: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

bambini in guerra? Oltre all’ovvio rischio di rimanere uccisi e feriti,si insiste sull’assenza di educazione e di socializzazione e suldifficile reinserimento nella società a guerra ultimata. Aquest’ultimo punto, cioè ai progetti di smobilitazione ereinserimento, le associazioni umanitarie dedicano buona partedel loro sforzo. Ma il loro impegno maggiore consiste nellapressione sulle istituzioni politiche internazionali per l’adozione dimisure di condanna del fenomeno. La Coalition considera adesempio come un grande risultato, dovuto soprattutto allo sforzodelle associazioni umanitarie, l’adozione nel 2002 da partedell’ONU del Protocollo opzionale alla dichiarazione dei Dirittidell’infanzia: un documento che innalza da 15 a 18 anni l’etàminima per la partecipazione diretta ai combattimenti e per ilreclutamento obbligatorio da parte degli stati (i quali possono peròaccettare il reclutamento volontario dai 16 anni). Il Protocolloopzionale è il punto d’arrivo (per il momento) di una serie ditentativi di mobilitare il diritto internazionale contro l’uso deibambini in guerra: tentativi le cui precedenti tappe sono iProtocolli aggiuntivi alle convenzioni di Ginevra (1977), laConvenzione sui diritti dell’infanzia (1989), la Convenzione 182dell’Organizzazione internazionale del lavoro sul lavoro minorile.Molto importanti sono anche gli sviluppi del diritto penaleinternazionale, con lo Statuto di Roma del 1998 che istituisce laCorte Penale Internazionale e che definisce come crimine di guerrail reclutamento e l’impiego in combattimento di minori di 15 anni.La Corte ha aperto indagini su Uganda e Congo, mentre unTribunale Speciale è stato creato dall’ONU per i crimini di guerra inSierra Leone.   3. I tratti caratterizzanti del discorso umanitario.         Ho cercato di riassumere i principali elementi dellarappresentazione  umanitaria del fenomeno dei bambini soldato.Vediamo di commentarne alcune caratteristiche [2] :

9 / 31

Page 10: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

a)      In primo luogo, seguendo la definizione dellaConvenzione sui diritti dell’infanzia, “bambino” viene definito“ogni essere umano di età inferiore a diciotto anni”. Leassociazioni umanitarie definiscono dunque la loro posizionecome “straight-18”: nessun minorenne, senza eccezioni, dovrebbeessere arruolato o impegnato in operazioni belliche. Comeaccennato,  questo punto di vista si è progressivamente impostosui precedenti divieti, nel diritto internazionale, riguardanti i minoridi 15 anni (più verosimilmente definibili “bambini”), ed èconsiderato un fondamentale progresso dagli aderenti allaCoalition. Questa definizione universalista entra immediatamentein contrasto con un punto fondamentale della riflessioneantropologica sull’infanzia: il fatto, cioè, che essa è determinatastoricamente e culturalmente con modalità assai variabili. Nonoccorre ricordare come la categoria di “infanzia” che prevale ogginei paesi occidentali sia relativamente recente: per quanto unadistinzione sociologica dei bambini, dei ragazzi, degli adolescentio dei giovani dagli adulti ci appaia oggi naturale, essa è il frutto diprocessi storici contemporanei. Non sempre è stato così inEuropa, così come nelle altre culture del mondo. Tornerò oltresulla tendenza a universalizzare una concezione tutta occidentalee novecentesca dei bambini, come creature indifese da proteggeree da porre al centro del sistema dei sentimenti familiari e sociali.Basta per ora osservare che per la gran parte delle culture nonsembrano esistere gradi intermedi fra lo status di bambino equello di adulto; il passaggio avviene in modo netto attraverso lecerimonie di iniziazione, ben prima dei 18 anni. La lotta per ladifesa dell’infanzia mira ad estendere al mondo intero i diritti di cuii bambini godono nei paesi ricchi dell’Occidente, e di conseguenzaha bisogno di lavorare a partire da definizioni universali; maquesto le fa perdere di vista le peculiarità locali, i modi in cui lostatus dei bambini è riconosciuto e socialmente gestito in realtàdiverse. In altre parole, c’è una inevitabile tendenza etnocentricaconnessa alla rivendicazione universalista dei diritti; il che può

10 / 31

Page 11: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

portare a fraintendere la natura di alcuni problemi, a nondistinguere i più importanti dai meno importanti, e persino a voleraiutare gli altri malgrado loro stessi.  Naturalmente, non si vuoldire con questo che in alcune società è male che i bambini vadanoin guerra, mentre in altre è un bene o un male minore. Si tratta solodel fatto che la posizione straight-18 non è necessariamente ilmiglior punto di partenza per comprendere e valutare il problemadei bambini soldato sul piano globale (come non lo è, ad esempio,in relazione al problema del lavoro minorile). b)      Questi limiti della definizione emergono in un aspetto deirapporti della Coalition: l’applicazione del criterio straight-18rischia di mettere sullo stesso piano fenomeni di gravità e naturadiversa.  Ad esempio, il reclutamento volontario di diciassettenninell’esercito in tempi di pace è sistematicamente censito edeplorato, stato per stato; e finisce per apparire un problema dellastessa natura, sia pure di minore gravità, del reclutamento diquindicenni in contesti di guerra civile. In altre parole, l’eccessivaampiezza della definizione può far porre minore attenzione verso isuoi aspetti più drammatici e peculiari. Inoltre, nella lettura deirapporti è evidente quanto i problemi segnalati dipendano dagliorientamenti politici e ideologici dei corrispondenti locali.Prendiamo l’Italia. Nel rapporto del 2001 il problema più grave cheviene citato riguarda l’impiego di minori e persino di veri e propribambini nelle attività della criminalità organizzata; nel 2004 questoaspetto scompare del tutto, e ci si riferisce piuttosto, neldescrivere il contesto complessivo, a “un sistema della giustizia aldi sotto degli standard internazionali”, alla violazione di dirittiumani dei detenuti, alle violenze della polizia nelle manifestazionidi massa (citando il caso di Genova del 2001). Qual è il nesso tragli incidenti di Genova e i bambini soldato nel Congo o nel Darfur?La vaghezza di queste cornici di riferimento non sembracontribuire alla messa a fuoco del problema specifico. c)      Nei documenti umanitari, si dà per scontato che l’utilizzodei bambini soldato sia un fenomeno recente, legato

11 / 31

Page 12: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

all’imbarbarimento delle pratiche belliche nelle “nuove guerre”.“L’esclusione dei bambini dalla guerra – che è sempre avvenuta inogni cultura tradizionale – non è più garantita: molti bambini sonoanche esecutori di atrocità belliche e sono impiegati comecombattenti in oltre tre quarti dei conflitti armati nel mondo” ( www.sositalia.it). Affermazioni come questa sono ricorrenti e presentate comeautoevidenti. Storicamente e antropologicamente, tuttavia, sonoassai dubbie - soprattutto se utilizziamo una definizione dibambino come minore di diciotto anni. Si può quasi dire che èvero il contrario. Non solo in molte “culture tradizionali” il giovaneacquisisce normalmente il ruolo di guerriero; ma anche la storiaoccidentale è punteggiata di mitologie guerresche in cui i minori epersino i bambini sono eroici ed esaltati protagonisti. Fino aquanti anni fa ci si commuoveva nelle scuole leggendo “La piccolavedetta lombarda” di De Amicis? O con quale compiacimento sicitavano i ragazzi del ’99, o quelli della Resistenza che mentivanosulla loro età per farsi accettare dai partigiani? Questi e molti altripossibili esempi mostrano non solo che l’impiego bellico deibambini non è affatto nuovo, e che in passato non è stato affattoriprovato; dimostra, soprattutto, che le forme e i significati cheesso assume sono diversissimi a seconda dei contestistorico-culturali. Un punto di cui la cultura dei diritti umanidovrebbe tener conto nel valutare la natura odierna del problema.Resta comunque vero che, soprattutto nella sua declinazioneafricana subsahariana, il fenomeno è legato a un tipo particolare erelativamente nuovo di guerra.  d)      Un ulteriore assunto implicito e ricorrente è quello chepresenta i bambini soldato come soggetti puramente passivi:costretti ad arruolarsi per forza o per necessità, sono lo strumentoinerme delle strategie di adulti senza scrupoli. Anche quando sonoi bambini a commettere violenza contro persone indifese, li sipresenta sempre come vittime: anzi, farli diventare assassini,violenti e moralmente insensibili è l’estrema violazione dei loro

12 / 31

Page 13: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

diritti compiuta dagli adulti: l’estrema distorsione della loro naturadi bambini, cioè di creature indifese, deboli e innocenti.  In terminidi teoria sociale, ai bambini viene negata ogni forma di agency. Ilche è implausibile. Tanto più che l’odierna ricerca antropologicasui bambini insiste proprio – anche in relazione a fasce di etàmolto bassa – sull’attribuzione di agency; cioè sulla necessità diconsiderare i bambini soggetti attivi in grado di compiere scelte edi elaborare collettivamente modelli culturali e di comportamentoin certa misura autonomi rispetto a quelli adulti [3] . Senza negareovviamente la presenza di elementi coattivi, il ruolo dei bambininelle guerre non può esser pienamente compreso presupponendoin linea di principio una loro totale passività come attori sociali (siveda su questo punto Boyden, De Berry 2004, una raccolta dicontributi sui bambini soldato in Angola, Liberia, Uganda,Mozambico, Guatemala,  Giordania, Birmania, Kossovo,accomunati dall’attenzione alle attive strategie decisionali che ibambini – come singoli e come gruppo – mettono in atto neicontesti bellici). Fra l’altro, la negazione di agency contrastaspesso con  le visioni locali, ad esempio quelle delle vittime dellaviolenza giovanile. L’atteggiamento umanitario ha la conseguenzadi considerare i minorenni innocenti a priori, non riconoscendoliresponsabili delle violenze e delle atrocità che pure hannocompiuto. Si tratterebbe infatti di soggetti che non hanno rilevanzadal punto di vista della responsabilità sia legale che etica: unpunto che crea forti difficoltà nella gestione della giustizia e dellamemoria pubblica nei contesti postbellici[4].     e)      Un ultimo commento ai rapporti umanitari riguarda lemodaltà della loro costruzione e le fonti che utilizzano. Nontrattandosi di ricerche scientifiche, la metodologia non èesplicitata con chiarezza. Si parla di informazioni raccolteattraverso una rete globale di ricercatori collegati a organizzazioniassociate alla Coalizione; quest’ultima dichiara di aver formato il

13 / 31

Page 14: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

personale di ricerca e fornito le linee guida per le interviste e laraccolta dei fatti (Coalition 2004, p. 15).   Le interviste giocano unruolo particolare nell’intero rapporto: si tratta di brevi estratti, tuttiovviamente tradotti in un inglese standard, che sintetizzano inpoche righe gli aspetti più drammatici di storie di vita. “Quando ioe i miei fratelli fummo catturati, il LRA [Lord’s Resistence Army] cispiegò che non avremmo potuto servire tutti e cinquenell’esercito. Allora legarono i miei due fratelli più piccoli e cifecero guardare:  li picchiarono con dei bastoni finché morironoentrambi. Ci dissero che questo ci avrebbe dato la forza dicombattere. Mio fratello più piccolo aveva nove anni [Martin P.,bambino soldato all’età di 13 anni in Uganda]”. Questo è unesempio molto tipico, anche per la drammaticità della situazioneevocata (Coalition 2004, p. 19). Queste “interviste” sono introdottein modo impressionistico per rafforzare la denuncia con la diretta“voce” degli interessati, e per  mostrare la realtà della violazionedei diritti in tutta la sua atroce concretezza. Purtroppo nonsappiamo nulla di come le interviste sono state realizzate, da chi ein quale contesto, con quali criteri sono state registrate etrascritte, e così via. L’antropologia ha riflettuto molto sull’estremacomplessità dell’intervistare le vittime di violenze di massa esull’analisi della memoria traumatica [5] . Tutto ciò ci fa moltodubitare dello statuto conoscitivo di queste storie dell’orrore inpillole, raccontate in modo calmo e lineare, con uno stile dadeposizione di tribunale. Questa è davvero la “parola” dei bambini? Si può dare per scontata una lettura realista, o non sitratta invece di versioni - tra le tante - dei miti orrifici checircondano queste guerre, rappresentando anzi parte integrantedella cultura del terrore che le varie parti tentanoconsapevolmente di costruire? Certo, non si può chiedere che gliattivisti dei movimenti umanitari abbiano la stessa consapevolezzametodologica ed epistemologica degli etnografi: ma quando sipretende di cogliere dei dati oggettivi, un livello minimo di criticadelle fonti è irrinunciabile.    

14 / 31

Page 15: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

  4. La critica antropologica.      Dunque, il discorso umanitario sui bambini soldato è qualcosadi molto di più di una denuncia basata sull’oggettiva constatazionedi “fatti” inoppugnabili. È invece un complesso meccanismo cheda una estrema varietà di situazioni locali estrae e costruisce ununico fenomeno globale, basandosi su una peculiare concezionedell’infanzia e dei diritti. Tale concezione, per i suoi trattiuniversalistici e fortemente etnocentrici, contrasta in modoparticolare con la visione antropologica. Quest’ultima, comeabbiamo visto, insiste sulla estrema variabilità storica e socialedell’infanzia, sulla considerazione dei bambini come agenti socialiattivi, sulla irriducibile diversità dei contesti sociali e bellici, oltreche sulle grandi difficoltà metodologiche insite nel tentativo dicogliere l’esperienza soggettiva e culturale dei bambini soldato. Lacontrapposizione tra discorso umanitario e antropologico è statasottolineata con particolare forza, negli ultimi anni, da David M.Rosen, in alcuni articoli e in un volume di ampio respiro le cuiargomentazioni vorrei per un momento seguire.   Rosen parte proprio dall’intento di rovesciare i tre assuntifondamentali delle tesi umanitarie, che a) vedono i bambinisoldato come un fenomeno nuovo, legato all’imbarbarimentocontemporaneo della guerra; b) lo pongono in relazione alladiffusione di armi leggere; c) vedono i bambini soldato comevulnerabili vittime della manipolazione di adulti criminali. Per ilprimo punto, non gli è difficile trovare numerosi esempi storici diguerre “barbare” dove bambini e ragazzi sono largamenteimpiegati – un impiego palese e anzi celebrato nelle mitologiebelliche nazionaliste. Rosen cita la Guerra Civile americana come“guerra di soldati ragazzi”, ma nella storia europea non mancanocasi simili; in particolare, i movimenti di liberazione nazionaleattribuiscono di solito ampio spazio al sacrificio di giovanissimi ebambini (il caso già citato della Piccola vedetta lombarda, una

15 / 31

Page 16: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

lettura orrifica e disgustosa nell’ottica della sensibilità odierna, ètipico di un immaginario assai diffuso nell’età contemporanea, chedai nazionalismi classici passerà in eredità ai movimenti diliberazione dal colonialismo). L’idea che le guerre postcoloniali neipaesi del terzo e quarto mondo abbiano una peculiare natura“barbara”, che fa saltare le regole di “correttezza” vigenti nei piùclassici conflitti tra eserciti nazionali regolari, è poi vista da Rosencome puramente mitologica: anzi, l’ultima e più sofisticatastrategia di barbarizzazione degli altri, che assume le sembianzedella denuncia della violenza. Del resto, si può ricordare che leimmagini di una violenza terribile e disumana sono state dasempre uno dei grandi nuclei delle mitologie orientaliste; presentiampiamente nella letteratura di viaggio, esse hannoaccompagnato l’intera impresa coloniale, con un singolare effettodi mimesi tra la violenza attribuita ai selvaggi e quella che suiselvaggi veniva compiuta dalle truppe di occupazione. Non c’èdubbio che pregiudizi etnocentrici ed eredità dell’immaginarioorientalista pervadono in profondità le denunce umanitarie.Tuttavia, mi sembra anche difficile negare che vi siano importantipeculiarità in alcune dimensioni attuali del fenomeno dei bambinisoldato, e che queste si leghino a una natura particolare deiconflitti postcoloniali. Su questo punto tornerò in conclusione.     Quanto al ruolo delle armi leggere, Rosen mostra la suairrilevanza attraverso semplici dati sulle tecniche militari. Resta ilproblema della agency dei bambini, cui è dedicata la parte piùconsistente del libro, attraverso l’analisi di tre casi specifici emolto diversi l’uno dall’altro. Il primo riguarda i bambini e ragazziebrei dell’Europa orientale che, nel corso della seconda guerramondiale, scelsero di entrare nella Resistenza e di unirsi ai gruppipartigiani. Questa scelta, fatta spesso contro il parere dei genitorio delle autorità, si rivelò come la più razionale – di fatto, l’unica ingrado di offrire possibilità di sopravvivenza nel contesto dellaShoah.  Il caso interessa a Rosen perché mostra la capacità deiminorenni di assumere autonomamente decisioni, sulla base di

16 / 31

Page 17: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

una valutazione individuale della situazione ma anche di unacultura specifica (ad esempio quella dei gruppi giovanili sionisti esocialisti sorti prima della guerra). L’immagine dei bambini comesoggetti passivi, plasmabili a piacimento dagli adulti, risulta quiparticolarmente implausibile. Il secondo caso esaminato è quellodella Sierra Leone, uno dei contesti in cui il fenomenocontemporaneo dei bambini soldato si è manifestato nel modo piùdrammatico – soprattutto negli anni della guerra civile combattutatra le truppe governative e quelle del RUF, Il Fronte UnitoRivoluzionario (1991-2001). Tornerò oltre su alcune caratteristichedi questa forma di violenza, in cui sembrano in effetti presenti tuttii peggiori aspetti denunciati dai militanti per i diritti umani: ragazzie bambini rapiti e marchiati con il simbolo del RUF, iraccapriccianti riti di iniziazione in cui (si dice) che i bambini sonocostretti a uccidere pubblicamente membri della propria famiglia odel proprio villaggio, e così via. Per ora vediamo le argomentazionidi Rosen. Egli sottolinea in primo luogo come la presenza digiovani e bambini in guerra non sia una novità nelle societàafricane: è anzi una costante, sia nelle guerre precoloniali che neimovimenti di liberazione anticoloniale. Ciò è legato a una strutturademografica assai diversa da quella europea (ad esempio all’iniziodel XXI secolo il 55% della popolazione africana ha meno di 19anni; una percentuale  che scende al 28% negli Stati Uniti; Rosen2005, p. 92); e a una altrettanto diversa modalità di costruzione deiconfini tra infanzia e età adulta (rispetto alla quale la definizionestraight-18 non ha molto senso). In secondo luogo, le forme diviolenza che hanno caratterizzato la guerra civile (e, aggiungerei,le storie che se ne narrano) si collocano in una dimensione dilunga durata, collegandosi con la violenza che caratterizzava ilregime di schivitù in tempi coloniali: strappare gli individui esoprattutto i bambini alle proprie comunità, attraverso una “mortesociale” e una risocializzazione per mezzo di riti violenti, è proprioil tratto distintivo dello schiavismo (Ibid., p. 88). Infine, c’è unacontinuità più immediata e recente tra gli eccessi della guerra

17 / 31

Page 18: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

civile e la violenza sociale e politica che ha caratterizzato il paesenella fase prebellica, quando il partito al potere, l’APC (All People’sCongress) del presidente Siaka Stevens, ha promossosistematicamente la violenza di gruppi giovanili organizzati comestrumento di sostegno e di repressione delle opposizioni. “Leatrocità inflitte al popolo della Sierra Leone durante la guerra civile[…] rientravano nel catalogo della violenza politica già in tempo dipace” (Ibid., p. 117). Questa contestualizzazione non ènecessariamente incompatibile con le visioni della Coalition;tuttavia pone l’accento su fattori diversi: l’incommensurabilità conle concezioni occidentali dell’infanzia, la continuità storica e leeredità coloniali, il ruolo dello Stato (laddove le istituzioniinternazionali e in particolare l’ONU, “per ideologia e struttura,tendono a non occuparsi della violenza interna ai singoli stati epromossa dai governi” (Ibid., p. 123).    Infine, il caso del conflitto israelo-palestinese è oggetto diun’ampia discussione – anche qui, all’insegna delle evidenze dicontinuità storica. La ricostruzione di Rosen minimizza il ruolo chel’occupazione israeliana ha svolto nel suscitare certe forme di lottae resistenza armata dei palestinesi: “i bambini e i giovanipalestinesi sono stati in prima linea nella politica radicale e nellaviolenza armata organizzata contro il sionismo da prima del 1917,anno della dichiarazione Balfour. Le azioni estreme degli odiernibambini kamikaze hanno radici in una visione apocalittica dellapresenza ebraica in Palestina  - visione che portò giovani e adultiad avvicinarsi alla politica radicale molto prima che l’occupazioneisraeliana della West Bank e di Gaza stravolgesse le vite diisraeliani e palestinesi” (Ibid., pp.3-4). L’occupazione non avrebbefatto altro che aggravare l’atteggiamento radicale che fin dall’iniziole autorità religiose e politiche hanno mantenuto verso la presenzaisraeliana, considerata come una inaccettabile profanazione dellasacralità della patria. Nella lotta antisionista, la mobilitazione dellagioventù è stata teorizzata e praticata sistematicamente a partirealmeno dagli anni ’20, con la creazione di gruppi organizzati, forme

18 / 31

Page 19: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

di nazionalizzazione della militanza giovanile che nel ventennio trale due guerre traevano ispirazione dalle esperienze fascista enazista, e poi con i gruppi armati facenti capo all’OLP che siformano dopo la guerra dei sei giorni. Il dovere dei giovani diesporsi e persino di immolarsi eroicamente per la difesa dellapurezza (in senso sia religioso che nazionalistico) della patriaappare come un modello culturale molto forte e pervasivo, checontinua per tutta le seconda metà del Novecento a dominare lapolitica palestinese. Attorno a questo modello si forgiano i leader(come lo stesso Arafat, che inizia la propria carriera politica comebambino soldato); questo modello rappresenta lo sfondo dellaprima e della seconda Intifada, e influenza a fondo il fenomenocontemporaneo degli attentatori suicidi. Rosen sottolinea come ilmartirio dei bambini – interpretato come atto di purificazione dellapatria (proprio come la piccola vedetta lombarda) - sia onorato edesplicitamente incoraggiato non solo dal fondamentalismoislamico, ma da amplissimi settori della società e della culturapalestinesi, inclusa la televisione. “I servizi televisivi dell’Autoritàpalestinese elogiano le virtù del martirio, incoraggiandoesplicitamente i bambini a partecipare agli scontri con le forzeisraeliane”; da parte loro, Hamas e la Jihad islamica “onorano evalorizzano i giovani attentatori, celebrandone le azioni comeespressioni assertive dello sviluppo e della crescita dellacoscienza politica palestinese. In altre parole, inquadrano questiragazzi e ragazze nella lunga storia dei giovani martiri palestinesi”(Ibid, pp. 183, 185).        Fin qui Rosen. La sua lettura del caso palestinese è forseunilaterale, ma serve a mettere in evidenza una ulteriore tipologiadi bambini soldato, difficilmente rapportabile alle altre due cheabbiamo visto. Ci troviamo qui all’incrocio fra modelli di martirioreligioso e nazionalista e lo spirito delle lotte di liberazione – tutticomplessi culturali nei quali il sacrificio degli innocenti gioca unruolo centrale. E possiamo anche constatare la difficoltà che ildiscorso umanitario trova nel trattare questo caso. Nel rapporto

19 / 31

Page 20: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

della Coalition, ad esempio, il problema viene affrontato in modoambiguo. Si riconosce la presenza di una pedagogia del martiriogiovanile e infantile, che viene però attribuita solamente adHamas; si dà grande peso alle fonti e alle dichiarazioni ufficialidell’autorità palestinese; e, pur citando il coinvolgimento deibambini nelle attività terroristiche, si fa attenzione a giustificarlocome comprensibile reazione allo stato di povertà e frustrazionedel popolo palestinese. Citando un’inchiesta della CommissioneONU sui diritti umani, si afferma che i bambini sono sì “esposti auna forte propaganda antiisraeliana nella scuola e in specialicampi di addestramento; ma non si può ignorare che ledimostrazioni sono sostanzialmente il risultato dell’umiliazione edella frustrazione avvertita dai bambini e dalle loro famiglie dopoanni di occupazione” (Coalition 2001, p. 336).  Una sorta digiustificazione che non trova riscontro in nessun altro luogo delrapporto; anzi, l’unico punto in cui si riconosce ai bambini unaconsapevole agency politica.      .   5. La violenza e la costruzione sociale dell’infanzia.      Il fenomeno attulae dei bambini soldato ci si presenta dunqueall’intersezione di due discorsi, quello umanitario e quelloantropologico, che ne offrono visioni non facilmente compatibili [6]. La tensione fra questi due linguaggi o approcci risale almeno finoalla elaborazione della Dichiarazione universale dei diritti umani,con il rifiuto di accogliere i principi del relativismo culturaleproposti da Melville Herskowitz. “Costumi e valori sono relativi allacultura da cui derivano” – scriveva quest’ultimo, aggiungendo che“il rispetto per le differenze individuali implica quello per ledifferenze culturali” (Herskowitz 1947). Principi che, per laCommissione dei diritti umani ONU, rischiavano di indebolire ilprogetto di una concezione universale dei diritti, necessariamentefondata su valori che non possono ammettere eccezioni locali.

20 / 31

Page 21: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

 Ma la contrapposizione fra universalismo e relativismo ci appareoggi sotto una luce diversa: l’antropologia non ammette più unanozione essenzialista delle “culture” come quella  che faceva dasfondo alle concezioni di Herskowitz, e da cui si originavano iclassici paradossi del relativismo.  Il punto è un altro. Loevidenziava in modo particolarmente lucido Talal Asad, in unarticolo di dieci anni fa che discute criticamente proprio l’articolo 5della Dichiarazione dei diritti umani, quello che stabilisce che“nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o atrattamento o a punizioni crudeli, inumane e degradanti”.Ripercorrendo la storia delle imposizioni civilizzatricidell’Occidente coloniale nei confronti delle culture “barbare” e“primitive”, Asad fa notare come dietro le proibizioni della violenzaci fosse, più che la pietà per le vittime, la volontà di imporreuniversalmente un certo concetto di “cosa significa essereveramente umani”; vale a dire ciò che gli occidentali stessiconsiderano “standard civilizzati di giustizia e umanità”. Ladichiarazione dei diritti eredita almeno in parte questa tendenzacivilizzatrice, che fa tutt’uno con il dominio coloniale epost-coloniale. L’unica soggettività che il linguaggio umanitarioriconosce è quella di un individuo astratto giuridicamente definito,portatore cioè di diritti di carattere generale. Certo, il diritto nonpuò ammettere eccezioni: esso postula la tendenziale uguaglianzadegli individui che vi sono soggetti (la legge è uguale per tutti).Venir meno a questo principio provoca aberrazioni (viene in mentela recente sentenza di un tribunale tedesco che ha concesso leattenuanti a uno stupratore per le sue origini sarde; unaprovenienza etnica e culturale che, per il giudice, porterebbel’imputato a una particolare visione dei rapporti tra uomo e donna;Bua 2007).  Ma il problema è proprio la tendenza a rappresentarsi iproblemi della violenza nel mondo contemporaneo esclusivamentein termini di “diritti”. La “perenne lotta giuridica”, commenta Asad,“ è divenuta la modalità dominante dell’impegno morale” nelmondo globalizzato; ma tale appiattimento sulla dimensione

21 / 31

Page 22: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

giuridica può oscurare altri modi di sperimentare, giudicare etrattare socialmente la violenza. In altre parole, può oscurare lapossibilità di diversi linguaggi morali (Asad 1997, p. 208).     Riportiamo questa argomentazione al caso dei bambinisoldato. Ciò che è in gioco non è tanto la contrapposizione frauniversalismo e relativismo; piuttosto, si tratta di una critica amodalità superficiali e ingenue nell’impostare la dimensioneglobale del problema. La pretesa di imporre, come unoschiacciasassi, un’unica concezione dell’infanzia e un unicolessico morale portano a gravi distorsioni sia nella percezione delproblema che nelle presunte “buone pratiche” per la suarisoluzione. Sul piano conoscitivo, come afferma Rosen (2007,p.297), la visione umanitaria del problema è completamenteimposta dall’alto, e ha pochissimi rapporti con l’esperienza realedei bambini in guerra, come emerge ad esempio dai purtroppo rariresoconti etnografici adeguatamente approfonditi. Sul pianopratico, l’influenza dell’umanitarismo straight-18 può evere effettiambigui e dannosi non solo per il fatto di confondere problemi didiverso tipo e gravità, ma anche per la possibilità di introdurreeffetti distorcenti nelle situazioni locali. Ad esempio, come si èvisto, stabilire la non punibilità dei crimini compiuti da minorenni ericlassificare a priori questi ultimi come vittime può avereimplicazioni estremamente negative sia sui comportamenti inguerra sia sui processi di giustizia e riconciliazione.    Detto tutto questo, nulla impedisce in linea di principio che leanalisi etnografiche e antropologiche e le politiche umanitarie siintegrino e si supportino a vicenda. Lo stesso Rosen conclude ilsuo più recente contributo al tema auspicando una collaborazionedel genere, “in modo da creare approcci più efficaci in grado diproteggere i membri più vulnerabili della società e di dare allevittime della guerra il senso che giustizia sia stata fatta, qualunquesia il contesto culturale di riferimento” (Ibid., pp.304-5).  Tuttavia,insistere sul contrasto fra i due tipi di discorso è utile a valutarecriticamente il tema dei bambini soldato; a capire come quella che

22 / 31

Page 23: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

sembra la spontanea e naturale denuncia di un crimine orribile è inrealtà una categoria costruita su basi retoriche e politiche assaiprecise e tutt’altro che scontate. Ci serve un movimento riflessivo.Noi vediamo la cosa  da cittadini di una parte del  mondo che viveuna situazione di relativa pace e benessere, e che ha sviluppatouna sensibilità senza precedenti verso i diritti dei bambini; anzi,che ha posto i bambini al centro delle relazioni e dei sentimenti di“devozione” sociale, “costruendoli” (in forte contrastro con ilpassato) come creature deboli e indifese, bisognose di protezionee di costante attenzione e amore da parte degli adulti. Si tratta diuna struttura di sentimento che si è sviluppata nella seconda metàdel Novecento nei paesi industrializzati, a partire dai ceti medi einvestendo poi l’intera cultura di massa. Per dirla con le parole diun antropologo che si è occupato del problema in un altrocontesto di studi, “il bambino viene racchiuso in una assoluta edintensa adorante devozione”; una forma tardo-moderna di quelladevozione che in altre epoche storiche era proiettata nella sferareligiosa o in quella della passione romantica (Miller 1998, p. 166).A questa figura storicamente costituita di bambino si legano lepeculiari preoccupazioni educative, il controllo e la cura capillaredelle attività dei piccoli, le fobie sui loro consumi alimentari esull’esposizione a messaggi culturali, l’allarme sociale per ipericoli che possono correre; così come si legano i piccoli ritualidella vita quotidiana e del ciclo dell’anno, come i compleanni, idoni natalizi, le vacanze estive e così via. Le famiglie moderneorganizzano spesso la propria vita attorno alle (presunte) esigenzee desideri dei bambini – non viceversa, come è quasi semporestato in altre epoche storiche. Si pensi a come tutto ciò hacambiato radicalmente, nel giro di pochi decenni, la nostra stessapercezione della violenza nei confronti dei bambini. Le punizionicorporali, considerate normali e anzi sanamente educative fino anon molto tempo fa, fanno oggi scandalo e sono giuridicamenteperseguite. La possibilità che i bambini assistano a scene diviolenza in televisione è oggetto di un vero e proprio allarme

23 / 31

Page 24: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

sociale. Il bullismo nelle scuole è considerato fenomeno deviantee pericoloso. Tutto ciò ci sembra assolutamente naturale, ma èfrutto di una sensibilità sviluppata in poco più di una generazionein parti assai limitate del mondo.       Il discorso umanitario intende universalizzare questapercezione dell’infanzia. Ed è appunto questa percezione che ci faapparire così drammatico e mostruoso il problema dei bambinisoldato. La violenza dei bambini ci colpisce molto di più dellaviolenza sui bambini. Siamo preparati apensare i bambini come vittime inermi di una violenza che restaloro estranea;  abbiamo difficoltà a pensarli come carnefici,soggetti attivamente e moralmente coinvolti  nella violenza e nelmale.  Meglio ancora, visto che ci rapportiamo al fenomenosoprattutto attraverso le immagini massmediali, siamo preparatiad accettare le icone ricorrenti dei bambini affamati e denutriti, feriti, vittime dei bombardamenti e così via. Hanno invece uneffetto sgradevole e conturbante le immagini di bambini col mitra atracolla e la sigaretta in bocca, contrassegni di una maschilitàviolenta che associamo di solito agli adulti, e in cui il ruolo divittima sembra non trovare posto. Sentiamo in queste immaginiuna specie di insopportabile confusione categoriale: se c’è unaqualche ragione nel parlare di sentimenti devozionali verso ibambini, quello che sentiamo è un senso di sacrilegio eprofanazione.   È solo in questa prospettiva che si può accostare,come si fa nei report della Coalition, il problema dei bambinicombattenti nelle guerre africane con quello dei volontaridiciassettenni in Gran Bretagna- come se fossero questioni dellastessa natura, o almeno unite da una stessa logica.     Ed è in questa prospettiva che rischiamo di dimenticare unpunto di per sé assolutamente banale: non esiste un problema deibambini soldato distinto dal problema delle guerre e delladegradazione dei sistemi sociali cui il fenomeno si associa inalcune parti del mondo. In Africa, ad esempio, il coinvolgimentodei bambini in guerra si innesta su una profonda crisi della

24 / 31

Page 25: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

famiglie e delle strutture tradizionali della convivenza, dovute auna serie di cause tra le quali la diffusione dell’AIDS e i massiccifenomeni migratori (Maxted 2003). La guerra interviene adaccentuare questi processi. Rosen, nella sua vis polemica, sembranon cogliere interamente questo punto. Il desiderio di sottolinearela continuità con il passato lo porta a sottovalutare il ruolo delle“nuove guerre” e gli elementi di novità da esse apportate. Si trattadi conflitti che avvengono in un contesto di erosionedell’autonomia dello Stato, di crisi e frantumazione economica, ditracollo dei sistemi produttivi. Le tecniche di combattimento sonovolte alla destabilizzazione dei territori e perseguonosistematicamente una politica del terrore nei confronti dei civili. In altre parole, la guerra è volta alla distruzione dei mondi dellavita. Gli obiettivi della pulizia etnica o di una rifondazione radicaledelle strutture di potere implicano l’attacco alle struttureantropologiche più basilari della convivenza: i legami familiari, lasolidarietà delle comunità locali, le forme tradizionali di autorità edi legge morale sono sistematicamente distrutte da una violenzache sembra in grado di ripercorrere in senso inverso, con grandeprecisione, il lavoro della cultura.    Se c’è un tratto in comune tra i casi più drammatici di usomilitare dei bambini nella storia recente, dalla Cambogia di Pol Potalla Liberia di Charles Taylor, è proprio il contesto di consapevolee sistematico tentativo di smantellamento di un ordine etico eculturale profondamente radicato nel territorio. Tanto più profondele radici, tanto più forte la violenza necessaria per estirparle. Ilcoinvolgimento dei bambini è una conseguenza di questosmantellamento delle culture tradizionali, ed è al tempo stesso unostrumento per conseguirlo. In quest’ottica, si capisce forse meglioil significato culturale del repertorio di racconti orrifici (nonimporta quanto realistici o quanto mitologici) che si addensanoattorno alle esperienze di violenza dei bambini. I rapimenti, leviolenze come spettacolo pubblico di fronte alla comunità, lacostrizione a compiere violenza contro i membri della propria

25 / 31

Page 26: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

famiglia, gli anziani o le autorità del villaggio; c’è in tutto questo lanatura di riti iniziatici alla rovescia, il deliberato avvelenamentodella fiducia e della solidarietà nei legami primari, l’esplosione diun intero ordine sociale. Nei riti di iniziazione sono i bambini aprovare terrore verso gli adulti mascherati da spiriti. Nelle nuoveguerre sono gli adulti ad essere terrorizzati dai bambini armati,creature capricciose e onnipotenti che hanno arbitrio sulla vita esulla morte; sono gli anziani che devono prostrarsi dinanzi a loro.È una inversione di ruoli che rende irreversibilmente impossibile laconvivenza civile, creando ferite che neppure il tempo riesce arimarginare.     È in questo contesto che il fenomeno dei bambini soldatoemerge come problema drammatico – con caratteristiche che,contrariamente alle tesi di Rosen, sono piuttosto diverse rispettoal passato. Pensare di risolverlo attraverso la moratoria straight-18è, nel migliore dei casi, come curare il sintomo ignorando la causa.Il coinvolgimento dei bambini è il naturale strumento di unaviolenza contagiosa, che si insinua nella dimensione quotidiana ene erode le basi antropologiche, mettendo in crisi la stessadomesticità del mondo (da qui i suoi effetti surreali, acutamenteevidenziati da Taussig [1992]); una violenza che erodeprogressivamente i confini fra militari e civili, e  talvolta persinoquella tra vittime e carnefici. In questo contesto, può anche essereper i bambini una scelta più razionale combattere che non restarevittime inermi. L’alternativa all’arruolamento, per questi bambini,non sarebbe certo andare a scuola, festeggiare compleanni  eguardare i cartoni animati in tv – come sembra presupporre ildiscorso umanitario quando parla di “infanzia rubata”. Unamaggiore consapevolezza di questi aspetti aiuterebbe forse la lottaper i diritti a percorrere sentieri meno ideologici e più efficaci.     Riferimenti bibliografici Asad, T., “On Torture, or cruel, inhuman, and degradingtreatment”, in A.Kleinman, V. Das, M. Lock, eds., Social Suffering,

26 / 31

Page 27: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

Berkeley, University of California Press, pp. 285-308 [trad. tt. “Tortura e trattamenti inumani, crudeli e degradanti”, in F. Dei, acura di, Antropologia della violenza,Roma, Meltemi, 2005, pp. 183-213] Boyden, J., De Berry, J, eds., 2004, Children on the Frontline,Oxford-New York, Berghahn Books Basili, N., I rifugiati politici in Italia: aspetti antropologici, Tesi dilaurea magistrale in Discipline etnoantropologiche, Università diRoma “La Sapienza”, a.a. 2004-05 Bua, G., 2007, “Stupratore ma ha un’attenuante: è sardo”, LaNuova Sardegna, 12 Ottobre Cappelletto, F., ed., 2005, Memory and World War Two. AnEthnographic Approach, Oxford, Berg Coalition, 2001, Global Report on Child Soldiers 2001, London,Coalition to Stop the Use of Child Soldiers Coalition, 2004, Child Soldiers Global Report 2004, London,Coalition to Stop the Use of Child Soldiers Cohn, I.,Goodwin-Gill, G.S., 1994, Child soldiers. The role ofchildren in armed conflicts ,Oxford, Oxford University Press Dei, F., 2007, “Storia, memoria e ricerca antropologica”, in C.Gallini, G. Satta (a cura di), Incontri etnografici. Processi cognitivie relazionali nella ricerca sul campo ,Roma, Meltemi, pp. 40-67 Dei, F., a cura di, 2005, Antropologia della violenza, Roma,Meltemi Goodale, M., Merry S.E., eds., 2007, The Practice of HumanRights. Tracking Law Between the Global and the Local, Cambridge, Cambridge University Press Herskowitz, M., 1947, “Statement on Human Rights”, AmericanAnthropologist

27 / 31

Page 28: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

, 4, pp. 327-33 , [trad. it. “Dichiarazione sui diritti umani”, in A.Santiemma, Diritti umani, RIflessioni e prospettive antropologiche, Roma, EuRoma] Honwana, A., 2006, Child soldiers in Africa, Philadelphia,University of Pennsylvania Press Machel, G., 1997, Impact of armed conflict on children, New York,Unicef Malkki, L., 1995, Purity and Exile.: Violence, Memory, and NationalCosmology among Hutu Refugees in Tanzania,Chicago, University of Chicago Press Maxted, J., 2003, “Children and Armed Conflict in Africa”, SocialIdentities, 9 (1), 51-72 Miller, D., 1998, A Theory of Shopping, London, Polity Press [trad.it. Teoria dello shopping,Roma, Editori Riuniti, 1998] Peters, K., Richards, B., 1998a, “Fighting with open eyes: youngcombatants talking about war in Sierra Leone”, in P. Bracken, C.Petty, eds., Rethinking the Trauma of War, Free Assoc. Books,pp. 76-111 Peters, K., Richards, B., 1998b, “Why we fighgt: Voices of youthcombatants in Sierra Leone”, Africa, 68 (2), pp. 83-210.

Prout, A., James A. (eds.), Constructing and Reconstructing Childhood: Contemporary Issues   in the Sociology of Childhood , London-Philadelphia, FalmerPress, 1990

Rosen, D. M., 2005, Armies of the Young. Child Soldiers in Warand Terrorism , Piscataway, N.J., RutgersUniversity Press [trad. it. Unesercito di bambini. Giovani soldati nei conflitti internazionali, Milano, Cortina, 2007] Rosen, D.M, 2007, "Child soldiers, international humanitarian law,and the globalization of childhood”, American Anthropologist,

28 / 31

Page 29: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

109 (2), pp. 296-306  

Singer, P.W.,  2006, Children at war, Berkeley, University of California Press [trad. it. I signoridelle mosche. L’uso militare dei bambini nei conflitti contemporanei, Milano, Feltrinelli, 2006]

 

Taussig, M., 1984, “Culture of terror – Space of death: Roger Casament’s Putumayo report andthe explanation of torture”, Comparative Studies in Society and History, 26 (3), pp. 67-97; [trad.it. in F. Dei, a cura di, Antropologia della violenza, Roma, Meltemi, 2005, pp. 77-124 ].

 

Taussig, M., 1992, The Nervous System, New York-London, Routledge

Wessels, M., 2006, Child soldiers: From violence to protection,Cambridge, Mass., Harvard University Press West, H.G., “Girls with guns: Narrating the experience of war ofFrelimo’s female detachment”, Anthropological Quarterly, 73 (4),pp. 180-94 Wilson, R.A., ed., 1997, Human rights, culture and context:Anthropological perspectives , London,Pluto Press Wilson R.A., Mitchell, J.P., eds., 2003, Human rights in globalperspective. Anthropological studies of rights, claims andentitlements , Lndon,Routledge

29 / 31

Page 30: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

 

 

[1] Organizzazione con base in Gran Bretagna fondata nel 1998 da sei ONG internazionali:Amnesty Ingternational, Human Rights Watch, Save the Children, Jesuit Refugee Service,Quaker United Nations Service, Terres des Hommes, cui in seguito hanno aderito numerosealtre associazioni umanitarie.

[2] Si tratta di presupposti, argomentazioni o retoriche largamente diffuse nella letteratura suidiritti umani, troppo vasta per essere qui analizzata dettagliatamente. I prototipi di questo tipo didiscorso si possono trovare in studi degli anni ’90 come Cohn, Goodwin-Gill 1994 e Machel1997. Particolarmente influente è stato il lavoro di documentazione e diplomazia di GraçaMachel, già guerrigliera nella rivolta antiportoghese del Mozambico, vedova del primopresidente del Mozambico e poi moglie di Nelson Mandela, che ha contribuito a porre in primopiano il problema dei bambini soldato nell’agenda politica delle Nazioni Unite. Fra i contributi piùrecenti su questa stessa linea Singer 2006, Wessels 2006

[3]   È il tema della cosiddetta cultura bambina, per il quale si veda frea l’altro Prout, James1990.

[4] Un esempio eclatante riguarda le vicende postbelliche in Sierra Leone, dove moltiminorenni colpevoli di violenze e crimini di guerra sono riclassificati come vittime sulla base delcriterio straight-18; non solo non sono sottoposi a giudizio, ma hanno accesso ad aiuti e fondiinternazionali che non sono invece dispo nibili per le vittime dei loro crimini (v. in propositoRosen 2007, p. 304).

[5] Si vedano ad esempio in proposito Malkki 1995, Cappelletto 2005, Dei 2007; si veda ancheBasili 2006 per un’approfondita discussione dei meccanismi di costruzione delle memorietraumatiche dei rifugiati politici. Sul problema specifico della raccolta delle “voci” dei bambinisoldato v. Rosen 2005, pp. 2-3 nota; Peters, Richard 1998a,  1998b, West  2000, Honwana2006.

30 / 31

Page 31: I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico. 3.pdf · the younger ones, they don’t know what is symphaty, what is mercy. Those who have been rebels for so long have

I bambini soldato tra discorso umanitario e antropologico.

Scritto da Fabio DeiLunedì 09 Novembre 2009 00:05 -

[6] All’interno dell’antropologia culturale, il confronto critico con i linguaggi e le politiche deidiritti umani è stato al centro di una letteratura abbastanza ricca negli ultimi dieci anni. In questotesto non ho lo spazio per una rassegna accurata di questa discussione, il cui quadro emergead esempio dai contributi raccolti in Wilson 1997, Wilson, Mitchell 2003 e Goodale, Merry 2007.In quanto segue sviluppo solo alcuni aspetti del contrasto tra discorso antopologico eumanitario, più direttamente connessi al tema della violenza e della protezione dell’infanzia.

31 / 31